infierì sull abbazia Dove Fortebraccio · Avvenire 10/14/2011 Page : A27 Copyright © Avvenire...

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Avvenire 10/14/2011 Page : A27 Copyright © Avvenire October 14, 2011 8:06 am / Powered by TECNAVIA / HIT- Copy Reduced to 65% from original to fit letter page Loro Piceno e Lapedona, dove particolare lavorazione, questo tipo di ricetta venne osteggiata dal legislatore, fino al riconoscimento trovato sul libro menzionato è la crema di castagne al vino cotto. Per farla, si amalgamano 4 essere servita sia calda e sia fredda. Trovandovi nei pressi di Tolentino, merita tuttavia I « DI PIERO CHINELLATO na vallata lunga meno di trenta chilometri, tra i 150 e i 600 metri di quota, con appena 15mila abitanti, basta per raccogliere 3 comuni riconosciuti dal Touring Club con la "Bandiera arancione", il marchio più prestigioso di qualità turistico ambientale per i paesi dell’entroterra. E due di essi sono anche classificati tra i «borghi più belli d’Italia». Se a questo si aggiungono la presenza del parco archeologico più vasto delle Marche e di una splendida abbazia cistercense ancora abitata dai monaci e incastonata in una riserva naturale di 1.800 ettari, il successo di un weekend di scoperta è assicurato. Siamo a Sud di Macerata, nella valle del torrente Fiastra, e i trenta chilometri appartengono alla Strada provinciale 78, che congiunge il Maceratese ad Ascoli Piceno. Arrivando in auto, il punto naturale di accesso è l’uscita Macerata Ovest della superstrada (classificata come Ss 77 "della Val di Chienti") che da Civitanova Marche si inoltra verso l’entroterra e l’Umbria. Imboccata la Sp 78 in direzione Ascoli, dopo 4Km si incontra la maestosa abbazia cistercense di Santa Maria di Chiaravalle di Fiastra, dalla quale prende il nome l’omonima riserva naturale che comprende un bosco di 100 ettari, ultimo resto dei querceti che nel passato ricoprivano l’intera fascia collinare delle Marche. Fondata nel 1142 da monaci provenienti dalla Chiaravalle di Milano, l’abbazia è stata nel Medioevo un importantissimo centro spirituale ed economico. Il declino, che culminò con la distruzione nel 1422 della copertura della chiesa e con la dispersione dei monaci a opera del capitano di ventura Braccio da Montone, non si tradusse però in devastazione totale e perdita di memoria. Oggi il complesso monastico si presenta integro, a eccezione del lato Sud del chiostro dove il bel palazzo ottocentesco della famiglia Giustiniani Bandini, fronteggiato da uno splendido giardino di stile inglese, ha preso il posto di biblioteca, refettorio dei monaci e calefactorium. Ma gli altri ambienti tipici dei monasteri cistercensi sono stati salvaguardati: dalla grande chiesa abbaziale (col tetto rifatto a capriate in sostituzione delle volte a crociera distrutte da Braccio da Montone) al refettorio dei conversi, alla Sala del Capitolo, al Cellarium. E l’austero quadrato del presbiterio risuona ancora del canto gregoriano dei "monaci bianchi", ritornati nel 1985, dopo un’assenza di tre secoli, dalla medesima Chiaravalle di Milano da cui provennero i fondatori. Particolarmente suggestiva la Salve Regina intonata al buio, al termine della preghiera di Compieta, quale introduzione al grande silenzio notturno. A meno di 4 chilometri, collegate oltre che dalla strada anche da un sentiero che costeggia il torrente, da percorrere a piedi o in bicicletta, si incontrano le vestigia di Urbs Salvia, città romana il cui destino fu per Dante paradigma del disfacimento del U mondo classico: Se tu riguardi Luni e Urbisaglia / Come son ite e come se ne vanno / Di retro ad esse Chiusi e Sinigaglia / Udir come le schiatte si disfanno / Non ti parrà cosa nova né forte / Poscia che le cittadi termine hanno (Paradiso XVI, 73-78). L’area è salvaguardata da un parco archeologico nel quale risaltano l’anfiteatro, ancor oggi sede di una stagione teatrale classica estiva, il teatro, un tempio con criptoportico affrescato, ampie porzioni di mura, le suggestive cisterne sotterranee dell’acquedotto, fino al Museo archeologico statale che si trova nel centro del paese, ai bordi del quale si erge una rocca medievale. Riprendendo la strada in direzione Sud si può optare per il percorso lungo il crinale, un saliscendi tortuoso ma generoso di scorci incantevoli, che in circa 15 km raggiunge San Ginesio passando attraverso Colmurano, piccolo borgo accogliente e fervido di iniziative, oppure scegliere il percorso vallivo, più scorrevole, anche se costellato da numerosi speed check elettronici che sorvegliano il rispetto dei limiti di velocità. Ma ecco affacciarsi la cinta muraria che protegge San Ginesio, appena oltrepassata la quale si fa avanti l’antico Ospedale dei pellegrini del XIV secolo, raro esempio rimasto integro di domus hospitalis, edificio destinato ad accogliere i pellegrini in transito verso Loreto o verso Roma. Nella piazza principale lo sguardo è catturato dalla splendida facciata della chiesa collegiata, amalgama di romanico e di gotico, la cui trina della parte alta del frontespizio costituisce l’unico esempio di gotico fiorito nelle Marche. Nel raggio di poche centinaia di metri si incontrano la Chiesa di san Francesco (il cui maestoso impianto romano-gotico è tuttora visibile nell’abside, nel magnifico portale e nel ciclo di affreschi giotteschi), la pregevole Pinacoteca e il belvedere che si apre sullo splendido panorama dei monti della Sibilla. Una dozzina di chilometri ed ecco Sarnano, stazione termale e porta d’ingresso per i Sibillini, i «monti azzurri» citati da Leopardi. La salita lungo le vie che conducono alla sommità del borgo risalente al XIII secolo apre a un susseguirsi di scorci deliziosi, che compensano ampiamente lo sforzo dell’inerpicarsi. L’intero borgo è stato realizzato in cotto: dai muri portanti alle coperture a volta, così come pilastri, capitelli, pavimentazione. Giunti alla sommità, ci si trova nella Piazza non a caso chiamata "Alta" sulla quale si affacciano la chiesa di S. Maria di Piazza, il palazzo del Popolo (trasformato nel 1831 in teatro), il palazzo del Podestà, il palazzo dei Priori. Meritano una visita anche le raccolte allestite nell’ex convento delle Clarisse: la Pinacoteca (tra le cui opere spicca la Madonna con Bambino e angeli di Vittore Crivelli), il curioso Museo dei Martelli con circa 500 esemplari provenienti da 40 Paesi e rappresentanti oltre 100 mestieri, il Museo delle armi con circa 500 pezzi e quello dell’Avifauna, con più di 700 esemplari di uccelli. Fino al 6 novembre si può anche visitare la bella mostra su "Vittore Crivelli da Venezia alle Marche", con opere anche di altri pittori e scultori attivi nei centri più interni delle Marche nella seconda metà del XV secolo. Un parco naturale, una vasta area archeologica, opere di Lorenzo Lotto, affreschi giotteschi, la storica Tolentino e il borgo di Sarnano: risale al XIII secolo ed è tutto edificato in cotto na vita trascorsa tra Milano e A- rona (No), alla guida dell’azienda di famiglia che è tra le prime quattro al mondo nella produzione di torri di raffreddamento destinate a cen- trali elettriche, raffinerie, acciaierie, ma «dopo quasi cento anni siamo tornati al- la terra». Così esordisce Jurek Mosiewicz, ingegnere, figlio di un ufficiale del II Cor- po d’armata polacco che, dopo aver par- tecipato alla battaglia di Monte Cassino, transitò per le Marche innamorandosi di una ragazza di Loro Piceno (Mc) che sposò alla fine della guerra. «Amo mol- tissimo Milano e per lavoro ho girato tutto il mondo, ma questo posto bello, ricco di vestigia del passato, di cultura, di arte, per me ha davvero qualcosa di speciale. Siamo tornati qui, semplice- mente, per vivere meglio». Ed eccolo quindi, in uno splendido casale tra Urbi- saglia e Loro Piceno, per un «vivere me- glio» che si coniuga col vino, perché sui terreni appartenenti da secoli alla fami- glia materna, sette anni fa sono stati im- piantati vigneti ed è stata avviata una grande cantina (www.cantinalamurola.it) che coniuga nell’eccellenza tradizione e stato dell’ar- te dell’enologia. «Se – sottolinea l’inge- gner Mosiewicz – il vino buono lo fanno in tanti e, per questo, vendere vino è dif- ficilissimo, ho verificato che tutte le volte che riesco a portare un cliente qui, quel- lo è un cliente acquisito, perché il nostro vino, frutto di vitigni autoctoni, viene compreso e vissuto come un tutt’uno col suo territorio, che a 4 Km da qua, a Mo- gliano, nella chiesa arcipretale, ospita u- na splendida Assunta di Lorenzo Lotto, che vicinissime ha l’Abbazia di Fiastra, l’area archeologica di Urbisaglia e poi Monte San Giusto con la Crocifissione, altra grandiosa opera del Lotto, Tolenti- no con la basilica santuario di San Nico- la, Sarnano... È cioè un territorio con una densità e un’integrità che il visitatore percepisce immediatamente e che bene sono state comprese da inglesi e olande- si che vi hanno creato autentiche "colo- nie". Una bellezza e un’armonia espres- se anche da un artigianato che forse in I- talia trova eguali solo in Veneto e che è alla radice delle tante eccellenze produt- tive di questo territorio». Piero Chinellato U E per Plinio era la terra del vin cotto in viaggio con gusto APPU Cose «prem La catted inserita “testimo decision un iter a dall’arcid Bisignan “Bernard valori cu corso de custodit motivaz bruzio ra dell’inco apertura diversi, n cattedra presenza II, è stato «faro per Paesi» n fraterno moment anche pe interrelig riconosc Calabria dei patri di una cu Proge alla B Si chiam progetto brasilian realizzan insieme laborato Comuni cura di S inserito della 54e Internaz fa parte denomin progress conferen progetto altri, dal dalla psi vicepres Franca e Relig ai Mu «Qual è i natura e convegn Etnologi ARTE S Rimar novemb di vita” d sale di p Bari. Scu nel 1989 “Cristo r “Via Cru cattolica di Singa invece g grande m Baronio ai pover statue m a Cesen Pietrelci delle suo Giovann cattedra giugno, del Papa grande “ nella ba Val di Fiastra Nel cuore delle Marche, dominata dalla cistercense Santa Maria di Chiaravalle, nota per un’incursione del famoso capitano di ventura, fra resti romani e borghi medievali intatti I NOS WEEK incontri Ingegnere, gestisce ora l’azienda agricola ereditata dalla madre 27 Dove Fortebraccio infierì sull’abbazia di Paolo Massobrio Il «ritorno alla terra» del figlio del soldato polacco che si sposò a Loro Piceno e divenne industriale L’abbazia cistercense Santa Maria di Chiaravalle di Fiastra. Sotto un’immagine delle terme di Sarnano Jurek Mosiewicz

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cotti hanno il sapor loro,non quelli del vino».Con questo giudizio

Plinio il Vecchio diede la suavalutazione personale di unprodotto marchigiano, il vinocotto, che assaggiai per la primavolta proprio a Fiastra, nei localidel chiostro di questastraordinaria abbazia dovesovente vengono celebrati eventi,avendo a disposizione il parco, lesale e anche la foresteria che èdiventata un accogliente albergo.Venire qui è come trovarsiimmersi in un villaggio medievale,costruito dalla fede e dallapazienza dei monaci. Il vino cottoè una prelibatezza rara, che segnala tradizione di Comuni come

Loro Picenoe Lapedona,dove

domenica scorsa il sindaco hacelebrato la denominazionecomunale, censendo un valoreidentitario del proprio Comune.Per ottenere questo genere dispecialità che ha origini moltisecoli or sono, si procede allavendemmia e alla successivacreazione del mosto. Ma il mosto,a questo punto, viene messo in untradizionale caldaio di rame efatto cuocere. Nella tradizione siera soliti aggiungere anche le melecotogne al mosto in ebollizione,che portava il liquido a ridursi dicirca un terzo. Dopo averloraffreddato, il vino cotto venivamesso nelle classiche botticelle dilegno per la fermentazione el’affinamento. Data la sua

particolare lavorazione, questotipo di ricetta venne osteggiata dallegislatore, fino al riconoscimentodell’8 settembre 1999 quando undecreto annovera il vino cotto fra iprodotti agroalimentaritradizionali dellaRegione Marche.Tutto da leggere illibro scritto daFelicioni, Seghetti eMastrocola, il VinoCotto, dove si parlaanche dei beneficisalutistici di questoprodotto, che untempo venivabevuto caldo primadi andare a letto come rimediocontro il raffreddore. Consigliabileanche l’aggiunta di miele. Nonmale, poi, è il suo utilizzo incucina e una ricetta ghiotta che ho

trovato sul libro menzionato è lacrema di castagne al vino cotto.Per farla, si amalgamano 4cucchiai di farina di castagne e 4tuorli d’uovo più 4 cucchiai dizucchero. Quindi si mette in

pentola mezzolitro di latte interoa fuoco lento e siaggiunge ilpreparatomescolandoregolarmente colmestolo di legno.Una volta che lacrema ha assuntouna certaconsistenza, si

aggiunge un cucchiaio di vinocotto e un po’ di buccia di aranciagrattugiata. La crema, a questopunto, può essere guarnita ancoracon un poco di vino cotto per

essere servita sia calda e siafredda. Trovandovi nei pressi diTolentino, merita tuttaviaprendere in considerazionealcune eccellenze alimentari delMaceratese. Una riguarda iformaggi di Mario Dedoni, incontrada Calcavenaccio, dovenasce un pecorino saporito,ottimo, se stagionato, da accostareanche al Vino Cotto. Sempre aTolentino c’è una delle miglioricantine d’Italia, Il Pollenza che,quest’anno, con il suo Pollenza, dauvaggio bordolese, figura tra i 100migliori vini d’Italia di Papillon.Poco più in là, a Camerino, CasaFrancucci produce uno dei torronipiù buoni d’Italia, mentre in paesemerita una visita la salumeriaMontanari per il ciauscolo e ilmazzafegato, altre sontuosespecialità di questa terra.

DI PIERO CHINELLATO

na vallata lunga meno ditrenta chilometri, tra i 150 ei 600 metri di quota, con

appena 15mila abitanti, basta perraccogliere 3 comuni riconosciutidal Touring Club con la "Bandieraarancione", il marchio piùprestigioso di qualità turisticoambientale per i paesidell’entroterra. E due di essi sonoanche classificati tra i «borghi piùbelli d’Italia». Se a questo siaggiungono la presenza del parcoarcheologico più vasto delleMarche e di una splendida abbaziacistercense ancora abitata daimonaci e incastonata in unariserva naturale di 1.800 ettari, ilsuccesso di un weekend discoperta è assicurato. Siamo a Suddi Macerata, nella valle del torrenteFiastra, e i trenta chilometriappartengono alla Stradaprovinciale 78, che congiunge ilMaceratese ad Ascoli Piceno.Arrivando in auto, il puntonaturale di accesso è l’uscitaMacerata Ovest della superstrada(classificata come Ss 77 "della Valdi Chienti") che da CivitanovaMarche si inoltra verso l’entroterrae l’Umbria. Imboccata la Sp 78 indirezione Ascoli, dopo 4Km siincontra la maestosa abbaziacistercense di Santa Maria diChiaravalle di Fiastra, dalla qualeprende il nome l’omonima riservanaturale che comprende un boscodi 100 ettari, ultimo resto deiquerceti che nel passatoricoprivano l’intera fascia collinaredelle Marche. Fondata nel 1142 damonaci provenienti dallaChiaravalle di Milano, l’abbazia èstata nel Medioevo unimportantissimo centro spiritualeed economico. Il declino, che

culminò con la distruzione nel1422 della copertura della chiesa econ la dispersione dei monaci aopera del capitano di venturaBraccio da Montone, non sitradusse però in devastazionetotale e perdita di memoria. Oggi ilcomplesso monastico si presentaintegro, a eccezione del lato Suddel chiostro dove il bel palazzoottocentesco della famigliaGiustiniani Bandini, fronteggiatoda uno splendido giardino di stileinglese, ha preso il posto dibiblioteca, refettorio dei monaci ecalefactorium. Ma gli altriambienti tipici dei monastericistercensi sono stati salvaguardati:dalla grande chiesa abbaziale (coltetto rifatto a capriate insostituzione delle volte a crocieradistrutte da Braccio da Montone)al refettorio dei conversi, alla Saladel Capitolo, al Cellarium. El’austero quadrato del presbiteriorisuona ancora del cantogregoriano dei "monaci bianchi",ritornati nel 1985, dopo un’assenzadi tre secoli, dalla medesimaChiaravalle di Milano da cuiprovennero i fondatori.Particolarmente suggestiva la SalveRegina intonata al buio, al terminedella preghiera di Compieta, qualeintroduzione al grande silenzionotturno. A meno di 4 chilometri,collegate oltre che dalla stradaanche da un sentiero che costeggiail torrente, da percorrere a piedi oin bicicletta, si incontrano levestigia di Urbs Salvia, cittàromana il cui destino fu per Danteparadigma del disfacimento del

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mondo classico: Se turiguardi Luni eUrbisaglia / Come son itee come se ne vanno / Diretro ad esse Chiusi eSinigaglia / Udir come leschiatte si disfanno /Non ti parrà cosa nované forte / Poscia che lecittadi termine hanno(Paradiso XVI, 73-78).L’area è salvaguardatada un parcoarcheologico nel qualerisaltano l’anfiteatro,ancor oggi sede di unastagione teatraleclassica estiva, il teatro,un tempio concriptoportico affrescato,ampie porzioni di mura, lesuggestive cisterne sotterraneedell’acquedotto, fino al Museoarcheologico statale che si trovanel centro del paese, ai bordi delquale si erge una rocca medievale.Riprendendo la strada in direzioneSud si può optare per il percorsolungo il crinale, un saliscenditortuoso ma generoso di scorciincantevoli, che in circa 15 kmraggiunge San Ginesio passandoattraverso Colmurano, piccoloborgo accogliente e fervido diiniziative, oppure scegliere ilpercorso vallivo, più scorrevole,anche se costellato da numerosispeed check elettronici chesorvegliano il rispetto dei limiti divelocità. Ma ecco affacciarsi lacinta muraria che protegge SanGinesio, appena oltrepassata laquale si fa avanti l’antico Ospedaledei pellegrini del XIV secolo, raroesempio rimasto integro di domushospitalis, edificio destinato adaccogliere i pellegrini in transitoverso Loreto o verso Roma. Nellapiazza principale lo sguardo ècatturato dalla splendida facciatadella chiesa collegiata, amalgamadi romanico e di gotico, la cui trinadella parte alta del frontespiziocostituisce l’unico esempio digotico fiorito nelle Marche. Nelraggio di poche centinaia di metrisi incontrano la Chiesa di sanFrancesco (il cui maestosoimpianto romano-gotico è tuttoravisibile nell’abside, nel magnificoportale e nel ciclo di affreschigiotteschi), la pregevole Pinacotecae il belvedere che si apre sullo

splendido panorama dei montidella Sibilla. Una dozzina dichilometri ed ecco Sarnano,stazione termale e porta d’ingressoper i Sibillini, i «monti azzurri»citati da Leopardi. La salita lungole vie che conducono alla sommità

del borgo risalente al XIII secoloapre a un susseguirsi di scorcideliziosi, che compensanoampiamente lo sforzodell’inerpicarsi. L’intero borgo èstato realizzato in cotto: dai muriportanti alle coperture a volta, così

come pilastri, capitelli,pavimentazione. Giunti allasommità, ci si trova nella Piazzanon a caso chiamata "Alta" sullaquale si affacciano la chiesa di S.Maria di Piazza, il palazzo delPopolo (trasformato nel 1831 inteatro), il palazzo del Podestà, ilpalazzo dei Priori. Meritano unavisita anche le raccolte allestitenell’ex convento delle Clarisse: laPinacoteca (tra le cui opere spiccala Madonna con Bambino e angelidi Vittore Crivelli), il curioso Museodei Martelli con circa 500esemplari provenienti da 40 Paesi erappresentanti oltre 100 mestieri, ilMuseo delle armi con circa 500pezzi e quello dell’Avifauna, conpiù di 700 esemplari di uccelli.Fino al 6 novembre si può anchevisitare la bella mostra su "VittoreCrivelli da Venezia alle Marche",con opere anche di altri pittori escultori attivi nei centri più internidelle Marche nella seconda metàdel XV secolo.

Un parco naturale, unavasta area archeologica,opere di Lorenzo Lotto,affreschi giotteschi, la storica Tolentino e il borgo di Sarnano: risale al XIII secolo ed ètutto edificato in cotto

na vita trascorsa tra Milano e A-rona (No), alla guida dell’aziendadi famiglia che è tra le prime

quattro al mondo nella produzione ditorri di raffreddamento destinate a cen-trali elettriche, raffinerie, acciaierie, ma«dopo quasi cento anni siamo tornati al-la terra». Così esordisce Jurek Mosiewicz,ingegnere, figlio di un ufficiale del II Cor-po d’armata polacco che, dopo aver par-tecipato alla battaglia di Monte Cassino,transitò per le Marche innamorandosi diuna ragazza di Loro Piceno (Mc) chesposò alla fine della guerra. «Amo mol-tissimo Milano e per lavoro ho giratotutto il mondo, ma questo posto bello,ricco di vestigia del passato, di cultura,di arte, per me ha davvero qualcosa dispeciale. Siamo tornati qui, semplice-mente, per vivere meglio». Ed eccoloquindi, in uno splendido casale tra Urbi-saglia e Loro Piceno, per un «vivere me-glio» che si coniuga col vino, perché suiterreni appartenenti da secoli alla fami-glia materna, sette anni fa sono stati im-piantati vigneti ed è stata avviata unagrande cantina(www.cantinalamurola.it) che coniuga

nell’eccellenza tradizione e stato dell’ar-te dell’enologia. «Se – sottolinea l’inge-gner Mosiewicz – il vino buono lo fannoin tanti e, per questo, vendere vino è dif-ficilissimo, ho verificato che tutte le volteche riesco a portare un cliente qui, quel-lo è un cliente acquisito, perché il nostrovino, frutto di vitigni autoctoni, vienecompreso e vissuto come un tutt’uno colsuo territorio, che a 4 Km da qua, a Mo-gliano, nella chiesa arcipretale, ospita u-na splendida Assunta di Lorenzo Lotto,che vicinissime ha l’Abbazia di Fiastra,l’area archeologica di Urbisaglia e poiMonte San Giusto con la Crocifissione,altra grandiosa opera del Lotto, Tolenti-no con la basilica santuario di San Nico-la, Sarnano... È cioè un territorio con unadensità e un’integrità che il visitatorepercepisce immediatamente e che benesono state comprese da inglesi e olande-si che vi hanno creato autentiche "colo-nie". Una bellezza e un’armonia espres-se anche da un artigianato che forse in I-talia trova eguali solo in Veneto e che èalla radice delle tante eccellenze produt-tive di questo territorio».

Piero Chinellato

U

E per Plinio era la terra del vin cotto

Si ottiene dai mosti bolliti prima della fermentazionee risulta ottimo anche in cucina, per preparare dolci e col pecorino

in viaggio con gusto

APPUNTAMENTI

Cosenza, l’Unesco«premia» il duomoLa cattedrale di Cosenza è statainserita dall’Unesco tra i siti“testimoni di cultura e di pace”. Ladecisione è arrivata al termine diun iter avviato nel 2006dall’arcidiocesi di Cosenza-Bisignano e dal club Unesco“Bernardino Telesio” e premia «ivalori culturali e religiosi che nelcorso dei secoli la cattedrale hacustodito e testimoniato». Nellamotivazione si legge che il duomobruzio rappresenta «un simbolodell’incontro tra culture e diapertura a religioni e popolidiversi, nel segno della pace». Allacattedrale, consacrata nel 1222 allapresenza dell’imperatore FedericoII, è stato riconosciuto un ruolo di«faro per migranti dai diversiPaesi» nonché «luogo di incontrofraterno dove trovano spaziomomenti ed eventi culturali eanche per la preghierainterreligiosa». Si tratta del primoriconoscimento dell’Unesco inCalabria nell’ambito dei patrimoni testimoni di una cultura di pace. (A.Gu.)

Progetto disabilialla Biennale Arte

Si chiama “I/o_io è un altro” ilprogetto che l’artista italo-brasiliano César Meneghetti starealizzando dal marzo 2010 -su einsieme con - i disabili deilaboratori sperimentali d’arte dellaComunità di Sant’Egidio per lacura di Simonetta Lux. Il lavoro,inserito tra le attività educativedella 54esima BiennaleInternazionale dell’Arte di Venezia,fa parte della Biennale Sessiondenominata “Arte e alterità inprogress”. Oggi alle 14,30 nella salaconferenze della Biennale ilprogetto verrà illustrato, tra glialtri, dall’artista, dalla curatrice,dalla psicologa Alberta Basaglia,vicepresidente dalla FondazioneFranca e Franco Basaglia.

Religione e naturaai Musei Vaticani

«Qual è il rapporto tra religione,natura e arte?» È il tema delconvegno organizzato dal MuseoEtnologico dei Musei Vaticani(responsabile don Nicola Mapelli),e dalla International Society for theStudy of Religion, Nature andCulture. Ieri e oggi a Roma sonointervenuti studiosi da tutto ilmondo per discutere come lacoscienza ecologica nonappartenga solo alla culturaoccidentale ma anche alle altreculture e religioni. «Argomenticentrali della storia dell’umanità»,ha affermato il direttore dei MuseiVaticani, Antonio Paolucci. «Ciòdimostra che i Musei Vaticani sonoun laboratorio di ricercaall’avanguardia nelle scienzeumane», ha aggiunto Paoluccisottolineando che «l’attenzionedella Chiesa per argomenti comela natura e la tutela del pianeta èmolto antica, come lo è quella perle culture extraeuropee».

ARTE SACRA A BARI◆ Rimarrà aperta fino al 5novembre la mostra “Frammentidi vita” di Leonardo Lucchi, nellesale di palazzo Barone Ferrara aBari. Scultore di arte sacra, Lucchinel 1989 ha realizzato un primo“Cristo risorto” e un’imponente“Via Crucis” collocate nella chiesacattolica della Santissima Trinitàdi Singapore. La città di Cesenainvece gli ha commissionato ungrande monumento a don CarloBaronio, umile sacerdote deditoai poveri. In seguito, diverse altrestatue monumentali si collocanoa Cesena, come il “San Pio daPietrelcina” presso il conventodelle suore cappuccine e il “SanGiovanni Battista” nellacattedrale. Lo scorso giugno, in occasione della visitadel Papa, è stato esposto ungrande “Cristo Risorto” di Lucchinella basilica di San Marino.

Val di Fiastra Nel cuore delle Marche, dominata dalla cistercense Santa Maria di Chiaravalle, nota per un’incursione del famoso capitano di ventura, fra resti romani e borghi medievali intatti

I NOSTRIWEEK END

incontriIngegnere,gestisce oral’aziendaagricolaereditatadalla madre

27 VENERDÌ14 OTTOBRE 2011

Dove Fortebraccioinfierì sull’abbazia

di Paolo Massobrio

Il «ritorno alla terra» del figlio del soldato polacco che si sposò a Loro Piceno e divenne industriale

L’abbazia cistercense Santa Maria di Chiaravalle di Fiastra. Sotto un’immagine delle terme di Sarnano

Jurek Mosiewicz

La cattedrale di Cosenza