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Avvenire 12/31/2011 Page : A13 Copyright © Avvenire December 31, 2011 7:42 am / Powered by TECNAVIA / HI Copy Reduced to 49% from original to fit letter page DUE MESI FA LA TRAGEDIA SABATO 31 DICEMBRE 2011 13 Auto accatastate dopo la terribile alluvione dello scorso novembre Genova, allarme aziende «Peggio dell’alluvione c’è solo la burocrazia» Imprenditore: dicono d’aspettare, ma i miei clienti li devo fornire ora DA GENOVA DINO FRAMBATI due mesi dall’alluvione che a novembre ha colpito Levante e centro di Genova, sono ancora inattive centinaia delle quasi 1.300 imprese devastate dal nubifragio. Una catastrofe che ha provocato quasi cento milioni di danni con una media di circa 80 per ogni azienda o negozio finito sott’acqua. Uno scenario inquietante, dal quale molte attività sono destinate probabilmente a non risollevarsi più. Per contro ce ne sono invece altre che avrebbero già potuto riprendere il lavoro, avendone coraggio e volontà, ma mancanza di denaro ed eccessiva burocrazia per essere risarciti, pare facciano altrettanto danno che gli eventi meteo avversi. Caso emblematico è quello di Giancarlo Morgavi, 47 anni, titolare dell’azienda Zena, che produce magliette (ci sono anche quelle con lo stemma di Genova); tra i suoi clienti ci sono l’Amerigo Vespucci, alla quale fornisce felpe, la Marina Militare e la Guardia Costiera. «Distrugge più la burocrazia che l’alluvione», lamenta ed assicura che non vuole denaro a fondo perduto. «Mi serve solo un prestito - insiste - per poter ricominciare. Il 24 dicembre pensavo di scrivere a Babbo Natale... dopo aver già scritto al sindaco, al presidente della Regione e all’allora premier Berlusconi, spiegando la situazione della mia azienda». Sconsolato, ripete: «Dopo quasi due mesi dalla alluvione mi sento don Chisciotte contro i mulini a vento. Ho dovuto chiedere soldi a mia madre, ho cambiato sede perché ne ho trovata una in centro dove la proprietaria degli immobili mi ha affittato il locale senza pretendere garanzie. Ma mi servono i macchinari, che costano molto: uno di quelli per il ricamo può costare anche 16mila euro, quello per la stampa 12mila...». «Ho parlato con l’imprenditore Morgavi e lo capisco - replica l’assessore genovese al Commercio, Gianni Vassallo -, ma noi abbiamo fatto tutto ciò che era nelle nostre competenze, sospendendo la tassa sui rifiuti e sull’occupazione del suolo pubblico. Non abbiamo altro ed è questo il nostro dramma. Siamo l’unico ente accanto ai cittadini, ma senza fondi istituzionali per queste emergenze. Le competenze sono di governo e Regione». Per Morgavi e altri nelle sue condizioni il problema è legato ai tempi d’attesa per disporre del denaro già stanziato per loro: «Tante promesse da parte delle istituzioni ma finora non è arrivato nulla e non possiamo aspettare, pena la chiusura. Ho clienti importanti che devo fornire ora, non tra mesi, altrimenti perdo lavoro e clienti. Nessuno capisce che non posso aspettare i tempi burocratici della banca, il consiglio di amministrazione, e il 26 gennaio, quando la Regione Liguria lancerà il bando per le aziende che hanno avuto danni superiori a 30mila euro. Non m’importa che tale bando non possa essere fatto prima di gennaio perché si deve attendere l’autorizzazione a utilizzare i fondi europei.... ». E l’assessore regionale allo Sviluppo Economico, Renzo Guccinelli, conferma lo stanziamento di 5 milioni per le imprese con danni sotto i 30mila euro, ma aggiunge: «Verranno erogati con un bando e si aggiungono ai circa 30 milioni della riprogrammazione dei fondi europei per il piano operativo regionale. Decisione che spetta alla Commissione europea, entro gennaio». Morgavi è fuori di sé perché c’è anche dell’altro, oltre alla burocrazia: «Sono stufo di dover chiedere a tutti e sentirmi rispondere che non sanno che fare perché siamo sotto le feste e la gente è in ferie. Ma intanto, io, cosa faccio? Cosa aspetto?». E polemizza ancora con la civica amministrazione: «Voglio chiedere al sindaco di Genova come mai spende soldi per opere che poi non usa e per gli alluvionati non riesce trovare nulla. Voglio chiedere alla Camera di Commercio come posso essere aiutato, se nessuno mi sa consigliare cosa fare. Certo ci sono stati anche funzionari che si sono dimostrati vicini a realtà e vita quotidiana, banche che A mi hanno aiutato. La Caritas, che ha dimostrato vicinanza a famiglie ed aziende danneggiate». Ma c’è anche chi ha gettato la spugna, come Paolo Gusbeti, titolare di un negozio di cornici in via Fereggiano che non riaprirà e ha spiegato che per lui questo comporterà «grossissimi problemi personali». Attraverso un sito genovese ha lanciato anche un appello e chiesto che venga concesso un contributo a fondo perduto a chi, dopo aver perso tutto, non riesce a risollevarsi. Franco Agostini, vice segretario generale della Camera Commercio, fa intanto sapere che il 9 novembre è stato «stanziato un milione di euro» per «abbattere, per il primo anno, il tasso del 3% di pre- ammortamento». E conclude: «Senza voler giustificare nessuno, un po’ di tempo ci vuole però per le banche...». © RIPRODUZIONE RISERVATA Per i macchinari nuovi servono i prestiti che però non arrivano La Regione: il bando si può fare solo a fine gennaio la prevenzione IlVeneto cerca fondi per mettersi in salvo DA VICENZA FRANCESCO DAL MAS ciclopica la frana che minaccia di ca- dere dal Monte Rotolon, sopra Recoa- ro Terme (Vicenza). Sono milioni di metri cubi di terra, massi e roccia che mi- nacciano i duecento abitanti delle frazioni appena al di sotto. E ogni volte che piove ri- piombano nell’incubo dell’evacuazione. Al- larme che riguarda tutto il crinale, dall’alto Vicentino all’alto Bellunese perché, ad e- sempio, a Borca di Cadore il monte Antelao lascia cadere, quand’è sferzato dai temporali, quantità di detriti che vanno a minacciare il paese provocando continue frane e nume- rose vittime. Tra le soluzioni prospettate per arginare gli smottamenti c’è anche la co- struzione di un canale che però non può pre- scindere dalla demolizione di 12 villette. «Ma questi non sono che due dei mille pro- blemi di messa in sicurezza del territorio ve- neto - ammette Luca Zaia, presidente della Regione -. L’ingegner Luigi D’Alpaos, pro- fessore ordinario di idraulica all’università di Padova ha predisposto un piano d’inter- vento per 2 miliardi e 700 milioni di euro, tanto numerose e vaste sono le necessità». Solo quattordici mesi fa un pezzo di Regione - le province di Vicenza, Padova e Verona - ven- ne colpito da un’improvvisa alluvione. Lo Sta- to intervenne con 300 milioni di euro, in gran parte già distribuiti a famiglie e imprese o im- pegnati nei primi interventi di emergenza i- draulica. Secondo D’Alpaos sono ora neces- sarie le opere strutturali, ovvero 13 fra casse d’espansione e bacini di contenimento del- l’acqua che esonda dai fiumi. Ma i soldi non ci sono. «Nell’ultima seduta della giunta re- gionale, l’altro ieri - ricorda Zaia - abbiamo stanziato i primi 50 milioni, lo faremo ogni anno: una goccia nel mare delle necessità». È D’Alpaos ha studiato a fondo l’alluvione del 1966. «Se si ripetesse oggi, in Veneto e in Friu- li-Venezia Giulia - ci spiega - non si salve- rebbe nessuno. E da allora questo è il primo, importante stanziamento. È limitato, ma de- cisivo sullo stesso piano culturale: bisogna a- vere coscienza, soprattutto da parte delle i- stituzioni, che la sicurezza idraulica è un be- ne primario della collettività». Ad oggi sono in corso di realizzazione tre cas- se di espansione, che saranno pronte fra tre anni: a Caldogno (come sfogo del Timon- chio e dove la progettazione è più avanzata), a Trissino (per la sicurezza del bacino Agno Guà) e ad Arzignano a Riese Pio X e a Fonte (per ridurre la furia del Muson dei Sassi). «I bacini di laminazione sono molto più gran- di, contengono milioni di metri cubi d’ac- qua - spiega D’Alpaos - e l’attesa di queste opere dovrà protrarsi per dieci, venti anni. È importasnte, però, che si cominci, pro- grammando». L’ultimo bilancio del com- missario all’alluvione Perla Stencari, prefet- to di Verona, dà conto di 277 cantieri relati- vi alle piccole (o medie) opere, ad esempio il ripristino degli argini, con 202 già com- pletati e chiusi, 40 in corso, 35 da attivare se- condo le procedure di legge. A parte i 50 milioni previsti dalla Regione nel bilancio 2012, si può fare conto sui 60 milio- ni del decreto Milleproroghe (30 per il 2011 e 30 per l’anno prossimo), sui 45 milioni de- rivanti dall’accordo con il ministero per la Difesa del suolo, sui 60 milioni di fondi Fas, 17 circa della Ue. L’alluvione dell’autunno 2010 colpì 140 chilometri quadrati di terri- torio, cioè 14mila ettari, coinvolse 550mila cittadini, dei quali 14.113 evacuati dalle lo- ro case, 3.931 imprese con fermo dell’atti- vità, 327 Comuni che hanno segnalato dan- ni per un totale di 457 milioni, comprensivi di quelli ai privati, alle aziende e alle opere pubbliche. Ben 55 le strade regionali e pro- vinciali chiuse, mentre la stessa autostrada A4 è rimasta interrotta per quattro giorni; vi sono stati 52 tra frane e smottamenti, 29 e- sondazioni e allagamenti, 15 rotture di argi- ni, 230mila capi di bestiame annegati. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il governatore Zaia: contro esondazioni e frane c’è un piano d’intervento di quasi 3 miliardi. Abbiamo stanziato i primi 50 milioni, lo faremo ogni anno: una goccia nel mare I tempi lunghi della ricostruzione Il 24 di dicembre pensavo di scrivere a Babbo Natale spiegando la situazione riguardante la mia azienda Zena (quella delle magliette) distrutta dall’alluvione del 4 novembre. Forse speravo parafrasando un vecchio Film in “Miracolo in via Invrea”. Ma il giorno di Natale mi sono svegliato ed era rimasto tutto uguale e dopo 51 giorni dall’alluvione mi sento Don Chisciotte che lotta contro i mulini a vento. Il ridicolo di tutto questo e che nessuno capisce che io non posso aspettare i tempi burocratici della banca non posso aspettare che la Regione Liguria istruisca il bando per le aziende che hanno avuto danni superiori a 30 mila euro. Non posso aspettare perchè non ho soldi perchè ho perso tutto e non voglio mollare anche se sono stufo di dover chiedere a tutti e sentirmi rispondere che non sanno che fare che ora siamo sotto le feste e che la gente è in ferie. Voglio chiedere alla Regione come si fa ad istruire un bando per le aziende sotto i trentamila euro e all’interno chiedere una fideiussione per avere l’anticipo dei soldi. Voglio chiedere a sindacati, confesercenti e ascom dove sono in questi casi come possono lasciare sole tante realtà. Accanto a queste domande vorrei però ringraziare tante persone. Da Francesco Marenco della segreteria del presidente Burlando a Jacopo Riccardi della Regione Liguria. Il Banco di S.Giorgio che ha dimostrato come si possa essere comprensivi anche in questo momento. E la Caritas che è vicina alle famiglie e alle aziende danneggiate Giancarlo Morgavi L’APPELLO «DIMENTICATI DA TUTTI». NEL MESSINESE SI SPALA ANCORA Nel Messinese c’è chi spala ancora fango dalle strade, soprattutto a Barcellona Pozzo di Gotto e a Saponara, i comuni più colpiti dall’alluvione del 22 novembre. Le ruspe sono però ferme per mancanza di soldi. Non si hanno notizie sui fondi, né da Roma né da Palermo. I commercianti, che hanno subìto i maggiori danni, avrebbero gradito, come regalo di Natale, l’esenzione dal pagamento dei tributi. Ad oggi, però, non c’è. Anche le famiglie ospitate in albergo avevano chiesto di poter fare ritorno a casa, ma i tempi si allungano. Per il sindaco di Barcellona, Candeloro Nania, «il grande ritardo nell’emanazione dell’ordinanza è disdicevole». Ha anche scritto al presidente del Consiglio, Mario Monti, sollecitando il provvedimento che, tra l’altro, esenta le popolazioni dal pagamento delle tasse. Niente di più di ciò che «è stato fatto in altre parti d’Italia». La solidarietà, intanto, non si ferma. Ogni giorno da diverse parti dell’isola giungono prodotti di prima necessità. E ieri sera c’è stata una grande gara di solidarietà con un concerto benefico. Domenico Pantaleo © RIPRODUZIONE RISERVATA

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DUE MESI FALA TRAGEDIA

SABATO31 DICEMBRE 2011 13

Auto accatastate dopo la terribile alluvione dello scorso novembre

Genova, allarme aziende «Peggio dell’alluvione c’è solo la burocrazia»Imprenditore: dicono d’aspettare, ma i miei clienti li devo fornire ora

DA GENOVA DINO FRAMBATI

due mesi dall’alluvione che anovembre ha colpito Levante ecentro di Genova, sono ancora

inattive centinaia delle quasi 1.300 impresedevastate dal nubifragio. Una catastrofe cheha provocato quasi cento milioni di dannicon una media di circa 80 per ogni aziendao negozio finito sott’acqua. Uno scenarioinquietante, dal quale molte attività sonodestinate probabilmente a non risollevarsipiù. Per contro ce ne sono invece altre cheavrebbero già potuto riprendere il lavoro,avendone coraggio e volontà, ma mancanzadi denaro ed eccessiva burocrazia per essererisarciti, pare facciano altrettanto danno chegli eventi meteo avversi. Caso emblematicoè quello di Giancarlo Morgavi, 47 anni,titolare dell’azienda Zena, che producemagliette (ci sono anche quelle con lostemma di Genova); tra i suoi clienti ci sonol’Amerigo Vespucci, alla quale fornisce felpe,la Marina Militare e la Guardia Costiera.«Distrugge più la burocrazia chel’alluvione», lamenta ed assicura che nonvuole denaro a fondo perduto. «Mi servesolo un prestito - insiste - per poterricominciare. Il 24 dicembre pensavo discrivere a Babbo Natale... dopo aver giàscritto al sindaco, al presidente dellaRegione e all’allora premier Berlusconi,spiegando la situazione della mia azienda».Sconsolato, ripete: «Dopo quasi due mesidalla alluvione mi sento don Chisciottecontro i mulini a vento. Hodovuto chiedere soldi a miamadre, ho cambiato sedeperché ne ho trovata una incentro dove la proprietariadegli immobili mi haaffittato il locale senzapretendere garanzie. Ma miservono i macchinari, checostano molto: uno di quelliper il ricamo può costareanche 16mila euro, quelloper la stampa 12mila...».«Ho parlato conl’imprenditore Morgavi e lo capisco - replical’assessore genovese al Commercio, GianniVassallo -, ma noi abbiamo fatto tutto ciòche era nelle nostre competenze,sospendendo la tassa sui rifiuti esull’occupazione del suolo pubblico. Nonabbiamo altro ed è questo il nostrodramma. Siamo l’unico ente accanto aicittadini, ma senza fondi istituzionali perqueste emergenze. Le competenze sono digoverno e Regione». Per Morgavi e altri nellesue condizioni il problema è legato ai tempid’attesa per disporre del denaro giàstanziato per loro: «Tante promesse da partedelle istituzioni ma finora non è arrivatonulla e non possiamo aspettare, pena lachiusura. Ho clienti importanti che devofornire ora, non tra mesi, altrimenti perdolavoro e clienti. Nessuno capisce che nonposso aspettare i tempi burocratici dellabanca, il consiglio di amministrazione, e il26 gennaio, quando la Regione Ligurialancerà il bando per le aziende che hannoavuto danni superiori a 30mila euro. Nonm’importa che tale bando non possa esserefatto prima di gennaio perché si deveattendere l’autorizzazione a utilizzare ifondi europei.... ». E l’assessore regionaleallo Sviluppo Economico, Renzo Guccinelli,conferma lo stanziamento di 5 milioni per leimprese con danni sotto i 30mila euro, maaggiunge: «Verranno erogati con un bando esi aggiungono ai circa 30 milioni dellariprogrammazione dei fondi europei per ilpiano operativo regionale. Decisione chespetta alla Commissione europea, entrogennaio». Morgavi è fuori di sé perché c’èanche dell’altro, oltre alla burocrazia: «Sonostufo di dover chiedere a tutti e sentirmirispondere che non sanno che fare perchésiamo sotto le feste e la gente è in ferie. Maintanto, io, cosa faccio? Cosa aspetto?». Epolemizza ancora con la civicaamministrazione: «Voglio chiedere alsindaco di Genova come mai spende soldiper opere che poi non usa e per glialluvionati non riesce trovare nulla. Vogliochiedere alla Camera di Commercio comeposso essere aiutato, se nessuno mi saconsigliare cosa fare. Certo ci sono statianche funzionari che si sono dimostrativicini a realtà e vita quotidiana, banche che

A

mi hanno aiutato. La Caritas, che hadimostrato vicinanza a famiglie ed aziendedanneggiate». Ma c’è anche chi ha gettato laspugna, come Paolo Gusbeti, titolare di unnegozio di cornici in via Fereggiano che nonriaprirà e ha spiegato che per lui questocomporterà «grossissimi problemipersonali». Attraverso un sito genovese halanciato anche un appello e chiesto che

venga concesso uncontributo a fondo perdutoa chi, dopo aver perso tutto,non riesce a risollevarsi.Franco Agostini, vicesegretario generale dellaCamera Commercio, faintanto sapere che il 9novembre è stato «stanziatoun milione di euro» per«abbattere, per il primoanno, il tasso del 3% di pre-ammortamento». Econclude: «Senza voler

giustificare nessuno, un po’ di tempo civuole però per le banche...».

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Per i macchinarinuovi servono i prestiti che perònon arrivanoLa Regione: ilbando si può faresolo a fine gennaio

la prevenzione Il Veneto cerca fondi per mettersi in salvoDA VICENZA FRANCESCO DAL MAS

ciclopica la frana che minaccia di ca-dere dal Monte Rotolon, sopra Recoa-ro Terme (Vicenza). Sono milioni di

metri cubi di terra, massi e roccia che mi-nacciano i duecento abitanti delle frazioniappena al di sotto. E ogni volte che piove ri-piombano nell’incubo dell’evacuazione. Al-larme che riguarda tutto il crinale, dall’altoVicentino all’alto Bellunese perché, ad e-sempio, a Borca di Cadore il monte Antelaolascia cadere, quand’è sferzato dai temporali,quantità di detriti che vanno a minacciare ilpaese provocando continue frane e nume-rose vittime. Tra le soluzioni prospettate perarginare gli smottamenti c’è anche la co-struzione di un canale che però non può pre-scindere dalla demolizione di 12 villette. «Ma questi non sono che due dei mille pro-blemi di messa in sicurezza del territorio ve-neto - ammette Luca Zaia, presidente dellaRegione -. L’ingegner Luigi D’Alpaos, pro-fessore ordinario di idraulica all’universitàdi Padova ha predisposto un piano d’inter-vento per 2 miliardi e 700 milioni di euro,tanto numerose e vaste sono le necessità».Solo quattordici mesi fa un pezzo di Regione- le province di Vicenza, Padova e Verona - ven-ne colpito da un’improvvisa alluvione. Lo Sta-to intervenne con 300 milioni di euro, in granparte già distribuiti a famiglie e imprese o im-pegnati nei primi interventi di emergenza i-draulica. Secondo D’Alpaos sono ora neces-sarie le opere strutturali, ovvero 13 fra cassed’espansione e bacini di contenimento del-l’acqua che esonda dai fiumi. Ma i soldi nonci sono. «Nell’ultima seduta della giunta re-gionale, l’altro ieri - ricorda Zaia - abbiamostanziato i primi 50 milioni, lo faremo ognianno: una goccia nel mare delle necessità».

È

D’Alpaos ha studiato a fondo l’alluvione del1966. «Se si ripetesse oggi, in Veneto e in Friu-li-Venezia Giulia - ci spiega - non si salve-rebbe nessuno. E da allora questo è il primo,importante stanziamento. È limitato, ma de-cisivo sullo stesso piano culturale: bisogna a-vere coscienza, soprattutto da parte delle i-stituzioni, che la sicurezza idraulica è un be-ne primario della collettività». Ad oggi sono in corso di realizzazione tre cas-se di espansione, che saranno pronte fra treanni: a Caldogno (come sfogo del Timon-chio e dove la progettazione è più avanzata),a Trissino (per la sicurezza del bacino AgnoGuà) e ad Arzignano a Riese Pio X e a Fonte(per ridurre la furia del Muson dei Sassi). «Ibacini di laminazione sono molto più gran-di, contengono milioni di metri cubi d’ac-qua - spiega D’Alpaos - e l’attesa di questeopere dovrà protrarsi per dieci, venti anni. Èimportasnte, però, che si cominci, pro-grammando». L’ultimo bilancio del com-missario all’alluvione Perla Stencari, prefet-to di Verona, dà conto di 277 cantieri relati-vi alle piccole (o medie) opere, ad esempioil ripristino degli argini, con 202 già com-pletati e chiusi, 40 in corso, 35 da attivare se-condo le procedure di legge. A parte i 50 milioni previsti dalla Regione nelbilancio 2012, si può fare conto sui 60 milio-

ni del decreto Milleproroghe (30 per il 2011e 30 per l’anno prossimo), sui 45 milioni de-rivanti dall’accordo con il ministero per laDifesa del suolo, sui 60 milioni di fondi Fas,17 circa della Ue. L’alluvione dell’autunno2010 colpì 140 chilometri quadrati di terri-torio, cioè 14mila ettari, coinvolse 550milacittadini, dei quali 14.113 evacuati dalle lo-ro case, 3.931 imprese con fermo dell’atti-vità, 327 Comuni che hanno segnalato dan-ni per un totale di 457 milioni, comprensividi quelli ai privati, alle aziende e alle operepubbliche. Ben 55 le strade regionali e pro-vinciali chiuse, mentre la stessa autostradaA4 è rimasta interrotta per quattro giorni; visono stati 52 tra frane e smottamenti, 29 e-sondazioni e allagamenti, 15 rotture di argi-ni, 230mila capi di bestiame annegati.

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Il governatore Zaia: controesondazioni e frane c’è unpiano d’intervento di quasi 3miliardi. Abbiamo stanziato iprimi 50 milioni, lo faremoogni anno: una goccia nel mare

I tempi lunghidella ricostruzioneIl 24 di dicembre pensavo discrivere a Babbo Natalespiegando la situazioneriguardante la mia aziendaZena (quella delle magliette)distrutta dall’alluvione del 4novembre. Forse speravoparafrasando un vecchio Film in“Miracolo in via Invrea”. Ma ilgiorno di Natale mi sonosvegliato ed era rimasto tuttouguale e dopo 51 giornidall’alluvione mi sento DonChisciotte che lotta contro imulini a vento. Il ridicolo ditutto questo e che nessunocapisce che io non possoaspettare i tempi burocraticidella banca non posso aspettareche la Regione Liguria istruisca ilbando per le aziende che hannoavuto danni superiori a 30 milaeuro. Non posso aspettare perchènon ho soldi perchè ho persotutto e non voglio mollare anchese sono stufo di dover chiedere atutti e sentirmi rispondere chenon sanno che fare che orasiamo sotto le feste e che la genteè in ferie. Voglio chiedere allaRegione come si fa ad istruire unbando per le aziende sotto itrentamila euro e all’internochiedere una fideiussione peravere l’anticipo dei soldi. Vogliochiedere a sindacati,confesercenti e ascom dove sonoin questi casi come possonolasciare sole tante realtà. Accanto a queste domande vorreiperò ringraziare tante persone.Da Francesco Marenco dellasegreteria del presidenteBurlando a Jacopo Riccardi dellaRegione Liguria. Il Banco diS.Giorgio che ha dimostratocome si possa essere comprensivianche in questo momento. E laCaritas che è vicina alle famigliee alle aziende danneggiate

Giancarlo Morgavi

L’APPELLO

«DIMENTICATI DA TUTTI». NEL MESSINESE SI SPALA ANCORANel Messinese c’è chi spala ancora fango dalle strade, soprattutto a Barcellona Pozzo diGotto e a Saponara, i comuni più colpiti dall’alluvione del 22 novembre. Le ruspe sonoperò ferme per mancanza di soldi. Non si hanno notizie sui fondi, né da Roma né daPalermo. I commercianti, che hanno subìto i maggiori danni, avrebbero gradito, comeregalo di Natale, l’esenzione dal pagamento dei tributi. Ad oggi, però, non c’è. Anche lefamiglie ospitate in albergo avevano chiesto di poter fare ritorno a casa, ma i tempi siallungano. Per il sindaco di Barcellona, Candeloro Nania, «il grande ritardonell’emanazione dell’ordinanza è disdicevole». Ha anche scritto al presidente delConsiglio, Mario Monti, sollecitando il provvedimento che, tra l’altro, esenta lepopolazioni dal pagamento delle tasse. Niente di più di ciò che «è stato fatto in altreparti d’Italia». La solidarietà, intanto, non si ferma. Ogni giorno da diverse parti dell’isolagiungono prodotti di prima necessità. E ieri sera c’è stata una grande gara di solidarietàcon un concerto benefico.Domenico Pantaleo

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