Avvenire di Calabria n° 33-2013

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SETTIMANALE DELLE DIOCESI DI REGGIO CALABRIA-BOVA E LOCRI-GERACE www.avveniredicalabria.it e-mail: [email protected] Una copia E 1,00 - Abbonamento annuale E 40,00 Poste Italiane s.p.a. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n° 46) art. 1, comma 1, DCB/RC/91/2003 valida dal 25/02/03 ANNO LXVI - N. 33 - 21 SETTEMBRE 2013 DIREZIONE - REDAZIONE - AMMINISTRAZIONE 89132 Reggio Cal. - Via Pio XI, 236 - Telefax 0965.622005 Abbonamenti: ccp n° 12407896 In caso di mancato recapito restituire al C.P.O. di Reggio Calabria per la resa al mittente previo pagamento resi Il Convegno Diocesano Quando soffia il vento dello Spirito a pagg. 4-5 La Città di fronte alla Madre La Madre nel cuore della Città FILIPPO CURATOLA “L’ascesa” del Figlio e la “discesa” della Madre Un’icona che parla Una singolare coincidenza mi pare sia diventata quest’anno un segnale preciso per la nostra vita. Giorno 14 scorso, festa della Esaltazione della Croce, é stato quest’anno il secondo Sabato di Settembre, quello - come da tradizione - della Discesa in città del Quadro della Madonna della Consolazione. Noi reggini, quel giorno, abbiamo vissuto insieme l’“ascendere” del Figlio e il “discendere” della Madre. Il Figlio sulla Croce, quella di duemila anni fa, per il sacrificio cruento, rivissuto in maniera incruenta ogni giorno nel mistero della Divina Eucaristia; la Madre dentro le croci, piccole e grandi, della vita quotidiana. E ciò che unisce l’ascesa dell’Uno e la discesa dell’Altra é l’indissolubile, misterioso intreccio del dolore e dell’amore. Il Figlio sale, trafitto dal dolore, perché ama. E proprio perché ama, la Madre scende sui sentieri del dolore dei figli. Ma c’è, miei cari lettori (non dimenticatelo mai!), un duplice amore: un “amore che lega” e un “amore che libera”. L’amore che “lega” é quello comunemente più vissuto all’interno di una variegata miriade di rapporti umani: qualcosa che tu chiami “amore”, ma che alla fine - senza che tu lo voglia - ti rende “prigioniero”. L’amore che “libera” é quello che, se lo accogli, riesce a “spogliarti”. Ti spoglia di tutti gli orpelli che ti impediscono di essere “chi sei”. Apre le porte delle molteplici “prigioni”, dentro le quali ti trovi rinchiuso; e ti fa “respirare” l’aria della libertà. L’ascendere del Figlio e il discendere della Madre sono l’icona più alta dell’amore che libera. Dentro questo amore Madre e Figlio rivivono lo strazio della croce nell’incontro con gli scenari della nostra vita: i deserti, i silenzi, le miserie, gli orrori nascosti, la fame di avere, la voglia di apparire, i soprusi, le minacce, i delitti, la prepotenza, l’illegalità... I loro occhi, per altro, velati di lacrime ma aperti segue a pag. 16 servizi alle pagg. 8-9-10 Settimana dei Cattolici Italiani Da Torino la speranza della famiglia ritrovata servizi a pagg. 6-7 Il dolore della Chiesa reggina E' morto Mons. Caruso Locride La convocazione diocesana a pag. 12 Lo abbiamo appreso mentre eravamo già in stampa. E' morto mons. Caruso! Una figura sto- rica e straordinaria della chiesa reggina- bovese. Una figura assai vicina, tra l'altro, alla vita del nostro Set- timanale. Sul prossimo numero ne richiamere- mo il volto e la storia. Padre Catanoso Il ricordo di un testimone servizio a pag. 3 Le foto sono di Domenico Notaro Morosini Il messaggio agli studenti a pag. 16

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Anno LXVI - n° 33 - 21 Settembre 2013

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SETTIMANALE DELLE DIOCESI DIREGGIO CALABRIA-BOVA E LOCRI-GERACE

www.avveniredicalabria.ite-mail: [email protected]

Una copia EE 1,00 - Abbonamento annuale EE 40,00Poste Italiane s.p.a. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04n° 46) art. 1, comma 1, DCB/RC/91/2003 valida dal 25/02/03

ANNO LXVI - N. 33 - 21 SETTEMBRE 2013

DIREZIONE - REDAZIONE - AMMINISTRAZIONE89132 Reggio Cal. - Via Pio XI, 236 - Telefax 0965.622005Abbonamenti: ccp n° 12407896

In caso di mancato recapito restituire al C.P.O. di Reggio Calabriaper la resa al mittente previo pagamento resi

Il ConvegnoDiocesano

Quandosoffiail ventodello Spirito

a pagg. 4-5

La Città di fronte alla MadreLa Madre nel cuore della Città

FILIPPO CURATOLA

“L’ascesa” del Figlio e la “discesa”della Madre

Un’iconache parla

Una singolare coincidenzami pare sia diventataquest’anno un segnalepreciso per la nostra vita.Giorno 14 scorso, festadella Esaltazione dellaCroce, é stato quest’annoil secondo Sabato diSettembre, quello - comeda tradizione - dellaDiscesa in città delQuadro della Madonnadella Consolazione. Noi reggini, quel giorno,abbiamo vissuto insiemel’“ascendere” del Figlio e il“discendere” della Madre. Il Figlio sulla Croce, quelladi duemila anni fa, per ilsacrificio cruento, rivissutoin maniera incruenta ognigiorno nel mistero dellaDivina Eucaristia; la Madredentro le croci, piccole egrandi, della vitaquotidiana.E ciò che unisce l’ascesadell’Uno e la discesadell’Altra é l’indissolubile,misterioso intreccio deldolore e dell’amore. IlFiglio sale, trafitto daldolore, perché ama. Eproprio perché ama, laMadre scende sui sentieridel dolore dei figli.

Ma c’è, miei cari lettori(non dimenticatelo mai!),un duplice amore: un“amore che lega” e un“amore che libera”.L’amore che “lega” équello comunemente piùvissuto all’interno di unavariegata miriade dirapporti umani: qualcosache tu chiami “amore”, mache alla fine - senza chetu lo voglia - ti rende“prigioniero”. L’amore che “libera” équello che, se lo accogli,riesce a “spogliarti”. Tispoglia di tutti gli orpelliche ti impediscono diessere “chi sei”. Apre leporte delle molteplici“prigioni”, dentro le qualiti trovi rinchiuso; e ti fa“respirare” l’aria dellalibertà.L’ascendere del Figlio e ildiscendere della Madresono l’icona più altadell’amore che libera.

Dentro questo amoreMadre e Figlio rivivono lostrazio della crocenell’incontro con gliscenari della nostra vita: ideserti, i silenzi, lemiserie, gli orrori nascosti,la fame di avere, la vogliadi apparire, i soprusi, leminacce, i delitti, laprepotenza, l’illegalità... I loro occhi, per altro,velati di lacrime ma aperti

segue a pag. 16

servizialle pagg. 8-9-10

Settimanadei Cattolici

Italiani

Da Torinola speranzadella famigliaritrovata

servizia pagg. 6-7

Il dolore dellaChiesa reggina

E' mortoMons. Caruso

Locride

Laconvocazionediocesana

a pag. 12

Lo abbiamo appresomentre eravamo già instampa. E' morto mons.Caruso! Una figura sto-rica e straordinariadella chiesa reggina-bovese. Una figuraassai vicina, tra l'altro,alla vita del nostro Set-timanale. Sul prossimonumero ne richiamere-mo il volto e la storia.

Padre Catanoso

Il ricordodi untestimone

servizio a pag. 3

Le foto sono di Domenico Notaro

Morosini

Il messaggioagli studenti

a pag. 16

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Il vile gesto dell’incendio della chiesa

Vicini alla ChiesaOrtodossa

Attualità2 21 Settembre 2013

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Pubblicità in proprioQuesto numero è stato chiuso in tipografia il 18/09/2013 alle ore 10

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UNIONESTAMPAPERIODICAITALIANA

FEDERAZIONEITALIANASETTIMANALICATTOLICI

Il prof. Antonino Gatto,nostro “storico collaboratore”, èil nuovo Amministratore Unicodell’Azienda Trasporti perl’Area Metropolitana di ReggioCalabria.

Il prof. Gatto succedeall’Ing. Vincenzo Filardo - che,in seguito alle dimissioni diDemetrio Arena aveva assunto -in una fase delicata della vitadell’Azienda - l’onere dell’Am-ministratore unico, che siaggiungeva all’altro di DirettoreGenerale. Presentate adesso lesue dimissioni, dopo aver ope-rato con passione per salvarel’Azienda in un contesto diffici-lissimo, l’Ing. Filardo permaneovviamente nelle sue apprezza-te funzioni di Direttore Genera-le.

Il prof. Gatto, che gli succe-de quale Amministratore Unico,ha insegnato Economia Appli-cata all’Università di Messinaed attualmente insegna materieeconomiche nell’Università perStranieri e nell’UniversitàMediterranea della nostra Città.

E’ tra i soci Fondatori dellaBanca Popolare delle ProvinceCalabre, promossa dall’On.Giuseppe Reale e , tra gli altriincarichi, è stato componentedel Comitato Scientifico con-sultivo della Conferenza Epi-scopale Calabra. Più di recenteè stato Presidente f.f. di Fincala-bra.

In un breve indirizzo disaluto ai Dipendenti dell’Azien-da, il nuovo Amministratore, siè mostrato consapevole delledifficoltà che l’intero settore deltrasporto pubblico locale staattraversando, chiedendo perquesto la collaborazione di tuttoil personale. Indicando, quindi,alcuni valori che intende porre abase della sua attività al serviziodell’Azienda.

“Sono ben consapevole del-l’arduo ed impegnativo lavoro

che ci attende, ha dichiarato, e atale scopo procederò al più pre-sto ad una ricognizione genera-le delle attività in essere, al finedi poter avanzare proposte elanciare un segnale positivo e difiducia.

In tal senso, offro la mia

completa disponibilità all’interopersonale accogliendo tutte leindicazioni utili che mi verran-no date da ciascuno di Voi, alfine di operare in totale sinergia.

Sono convinto, infatti, chesolo attraverso un adeguatogioco di squadra si possanoaffrontare e risolvere anche lesituazioni più complicate.

Insieme opereremo per unrazionale utilizzo delle struttureesistenti e per il potenziamentoe la diversificazione dei servizisul mercato del trasporto pub-blico locale, dalla mobilità inte-grata terrestre a quella maritti-ma dello Stretto.

Comprendo il Vostro statod’animo, ha concluso. Tuttavia,proprio i periodi di “crisi”richiedono un maggiore impe-gno in termini di responsabilità,

Il nuovo Amministratore Unico dell’Azienda

Atam, Antonino Gatto auspicaun “adeguato gioco di squadra”

A Sbarre, nella zona sud della città di Reggio Calabria, si éverificato nei giorni scorsi un tristissimo e inqualificabileepisodio: un tentativo di incendio della bellissima chiesaortodossa. Un tentativo (che ha prodotto danni rilevanti,anche se fortunatamente parziali), sul quale si stanno svol-gendo le indagini opportune.L’assurdo episodio - che é avvenuto in pieno giorno, men-tre il parroco Daniele Castrizio celebrava la Divina Eucaristia- ha sconvolto i fedeli ortodossi; e via via che ne sono venu-ti a conoscenza anche tutti cittadini di Reggio. ”Non si può parlare bene di una città che brucia le chiese- questo il sofferto commento del parroco Daniele Castri-zio - credo che sia il caso di dare un segno, non per laChiesa ortodossa, ma per noi stessi, per i reggini, per averela possibilità di rialzarci”. Da più parti sono state espressi sentimenti di sdegno per ilvile gesto e di solidarietà verso i Cristiani Ortodossi, la cuipresenza é così apprezzata a Reggio specialmente dalla

Chiesa Cattolica, con la quale gli Ortodossi vivono in frater-na comunione.Giungano anche da queste colonne al carissimo Don Danie-le Castrizio e attraverso di lui a tutti i fratelli Ortodossi i sen-timenti dello stupore e della condanna più forte dellainqualificabile vigliaccheria; nonché della solidarietà piùviva della direzione, della redazione e dei lettori di questoSettimanale, quale segno dell’affettuosa vicinanza alla Chie-sa Ortodossa dell’intera Chiesa reggina-bovese.

Il Presidente della Giunta Regionale Giu-seppe Scopelliti ha partecipato nei giorniscorsi a Reggio Calabria all’inaugurazionedella nuova scuola per l’infanzia “France-sco e Domenico Scagliola” che confina conil neo centro civico di Ravagnese. L’istituto, che sorge su un’area comunale, èstato realizzato grazie alla generosità dellafamiglia Scagliola che ha totalmente finan-ziato l’opera. Alla cerimonia erano, fra glialtri, presenti l’Arcivescovo della DiocesiReggio Calabria-Bova Giuseppe FioriniMorosini, il presidente della Provincia diReggio Calabria Giuseppe Raffa, il Commis-sario Prefettizio del Comune di ReggioCalabria Giuseppe Castaldo, l’assessoreregionale alle Attività Produttive DemetrioArena, i consigliere regionali CandeloroImbalzano e Tilde Minasi, l’assessore pro-vinciale alla Cultura Eduardo LambertiCastronuovo e il consigliere provincialeMichele Marcianò. La targa con incisi i nomi dei fratelli “Fran-cesco e Domenico Scagliola” è stata sco-perta dal piccolo Francesco Scagliola. LaScuola per l’Infanzia, intitolata ai fratelliScagliola, accoglie ottanta bambini.Ecco di seguito l’intervento particolarmen-te significativo tenuto nella circostanza dalprof. Vincenzo Panuccio.“Questa occasione, nella data di riaperturadell’anno scolastico 2013-2014, appartienealla storia delle nostre anime, consideran-do che la nostra memoria è ben presentee viva. Questa facoltà così bella che il

Signore ci ha regalato, e che ci permette direndere più vicini quelli che amiamo E sen-tirci in comunione con loro nel nostrocuore, non avrebbe bisogno di parole che,come dice il filosofo, sono il vento dell’ani-ma, e come il vento sono passeggere. Oggi ricordiamo due cari amici, i fratelliDomenico e Francesco Scagliola, uniti nellostatus di educatori, di docenti di varie

generazioni di studenti a cui hanno profu-so, senza risparmiarsi , le basi della forma-zione . Ciò li accomuna nel ricordo e nellagratitudine, per gli esempi che hanno datoa intere generazioni.Domenico e Francesco ci hanno lasciatigiovani, ma la loro signorilità e laboriositàli vuole ancora oggi presenti tra noi, nelladenominazione di questa scuola per l’in-fanzia, la scuola Scagliola a loro dedicata,secondo una consuetudine cittadina cheha altri significativi esempi.Questa presenza si concreta non soltanto

nella memoria del loro stile di vita (bontà ,discrezione, delicatezza, profondità deglistudi e delle ricerche scientifiche, nelrispetto dei ruoli, etc.) ma anche nella crea-zione di questa costruzione, interamente egratuitamente donata, nata della integralegenerosità e disponibilità della famigliaScagliola, in sinergia col Comune che hamesso a disposizione il terreno, confinantecol nuovo Centro Civico di Ravagnese.La costruzione sarà immediatamente ope-rativa, colmando l’assenza di una struttura,reclamata da troppo tempo, dagli abitantidi una delle più grandi aree urbane cittadi-ne. Essa accoglierà generazioni di giovani,con le loro ansie, i loro riconoscimenti, leloro valutazioni , contribuendo sicuramen-te alla formazione degli uomini del futuro,con gli inevitabili problemi di una impreve-dibile società.Per tale motivo, questo appuntamentoodierno è molto importante per tutta lacomunità, e va visto al di là della suadimensione spaziale, in quella ,per cosìdire, verticale, di sviluppo dell’uomo, suquel modello che i due docenti ci hannodato, con le loro doti di serenità, di dialogocontinuo fra docente e discente, nel loroamore, che si protrae nella famiglia Sca-gliola. Messaggi da raccogliere nelladimensione umana, di quella dimensioneche essi hanno a braccetto travalicato nelmistero della morte e che consentono loro,certamente, in una nostra dimensione, disorriderci ancora” .

Il taglio del nastro è sempreun atto simbolico positivo per ilterritorio in cui insiste e per lacollettività. E ciò a prescinderedalla consistenza dell’opera rea-lizzata. E’ il sigillo finale adun’idea accarezzata, sviluppata,finanziata, che diventa realtà. Masoprattutto, in tanti casi, servizioall’utenza.

Dalle nostre parti (ma nonsolo a quanto pare) i tagli delnastro, ancorché ipotizzati da pro-getti appaltati e finanziati, avven-gono col contagocce e in più di uncaso dopo svariate vicissitudini eparecchi anni, rendendo talvoltal’opera già “superata”. Con gravedispendio di risorse economiche.Questo nella migliore delle ipote-si!

Se poi c’è di mezzo la sanitàlocale, il quadro, già frastagliato ecomplesso, diventa “anemico”,stante il deficit di ossigeno in cuiversa il pianeta sanità a Reggio edintorni (sebbene dreni oltre metàdel bilancio regionale, sic).

Frattanto, nonostante i “mas-sicci” paletti dell’omonimo tavo-lo, registriamo un importantetaglio del nastro in riva allo Stret-to.

Operato dal presidente Sco-pelliti, presente, tra gli altri, il neoarcivescovo di Reggio CalabriaBova, S.E. Mons. Morosini.

La buona novella coinvolgel’ospedale Riuniti di ReggioCalabria, segnatamente il repartodi ematologia, “una struttura sudue piani con un’area pediatrica”.Siamo al cospetto, ha sottolineatoil presidente Scopelliti, “di unreparto strategico per il territorio,apprezzato e riconosciuto anche alivello nazionale. Una struttura di

grande qualità, grazie anche allealte professionalità al suo internoed all’intensa opera del volonta-riato, dell’Ail in particolare”.

E’ un segnale importante perl’utenza. Sul tappeto rimangonoperò aperti altri problemi, peraltrodatati, che rischiano di renderelaborioso l’esercizio del dirittoalla tutela della salute dei cittadi-

ni.Pronto soccorso, Centro

Cuore, sono in cima alla lista. Nelprimo caso, il presidente Scopel-liti, ha sottolineato il recente“potenziamento grazie alla pre-senza di tre medici dell’Asp”.Non basta.

L’intenzione è di “alleggerir-ne il lavoro se il gruppo Giomiortopedico, così come ha affer-mato recentemente, aprirà unpronto soccorso ed il Policlinico“Madonna della Consolazione”farà lo stesso”.

Per il Centro cuore invece,“l’azienda ospedaliera ha pubbli-cato la manifestazione d’interesseche scadrà il 16 ottobre. Un inve-stimento di 10 milioni di eurocirca. Si cerca una società chedovrà offrire il service costituitoda medici, infermieri ed altro per-sonale specializzato, che consen-tirà di aprire la cardiochirurgiaall’interno degli Ospedali Riuniti.Reparto che sarà certamente ilfiore all’occhiello dell’azienda econtribuirà sicuramente a ridurrel’emigrazione sanitaria”. Già. Inballo ci sono parecchi milioni dieuro che la Calabria “gira” adaltre consorelle per prestazionisanitarie erogate ai calabresi.

Francesco Bolognese

Mons. Morosini ha benedetto la nuova struttura

Riuniti, inaugurato il reparto di ematologia

Presenti Scopelliti e Morosini - L’intervento del Prof. Vincenzo Panuccio

Inaugurata la Scuola per l’infanzia “Francesco e Domenico Scagliola”

di forza e di speranza. Non lasperanza “vana”, propria di chispera di vincere la Lotteria, maquell’atteggiamento spiritualeed umano per il quale, neltempo, tanti Uomini hanno lot-

tato per un futuro migliore, nonsolo per i propri figli ma per ifigli e le figlie di tutti. Nellaconsapevolezza che l’ATAM èun bene comune ed un patrimo-nio della nostra collettività.”

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Padre Catanoso - Luglio 1950 - Settembre 2013La testimonianza di Don Antonio Musolino

La 1ª Messa e l’augurio del PadreEra il 30 Luglio 1950: in

mattinata, in Duomo, la previstaOrdinazione sacerdotale. DonDemetrio Fortugno ed io, vestitiin camice e stola diaconale,attendevamo in presbiterio,stretti in un unico abbraccio deinostri familiari, parenti e amici.Non c’era un clima di festa: unmese appena era passato dallainaspettata morte dell’Arcive-scovo Antonio Lanza.

Il 21 Giugno mi aveva rice-vuto in udienza; mi aveva accol-to con grande paternità e avevavoluto fissare con me comegiorno dell’Ordinazione il 16Luglio. Dall’Ottobre 1938 era-vamo giunti al “traguardo” inquattro: gli altri due erano donLillo Altomonte e don GiuseppeAgostino, che sarebbero diven-tati presbiteri alcuni mesi dopo,raggiunto il limiti richiesto del-l’età.

La mattina del 22 Giugnol’arcivescovo Lanza morìimprovvisamente. Due Arcive-scovi, Montalbetti e Lanza, ave-

vano finito i loro giorni nel san-gue, seppure in modi diversi.

Sulle nostre teste sentimmoil calore delle mani consacrantidell’arcivescovo DemetrioMoscato, nuovo AmministratoreApostolico dell’Arcidiocesi.

Il 30 Luglio del 1950, tra itanti sacerdoti che furono pre-

senti al rito della nostra Ordina-zione Sacerdotale, ci fu anche ilCanonico Padre Gaetano Cata-

S. Gaetano Catanoso 21 Settembre 2013 3

SSiinnttiittii SSiinnttiittiiSSiinnttiittii

Come ogni anno – da quandoé stato elevato all’nore deglialtari – San gaetano Catanosoviene solennemente ricordatoe venerato nel Santuario delleSuore Veroniche, specialmentenei giorni che coincidono conla sua memoria liturgica,fissata al 20 Settembre di ognianno.Nei giorni scorsi, pertanto, dal16 al 20 Settembre, ilSantuario ha visto l’accorreredi tantissimi fedeli e devoti delSanto, che hanno vissuto unintenso Triduo di preparazionealla festa e poi la gioia dellaricorrenza liturgica. Si sono alternati nel presiederela Liturgia Sacerdoti diocesanicome il Parroco dell’omonimaparrocchia don Pino Sorbara, ilVicario generale Mons.Antonino Iachjino e donNuccio Cannizzaro, nella suaveste di Assistenteecclesiastico della Poliziamunicipale.Ma graditissima é stata anchela presenza, una sera, delvescovo di Oppido-Palmi,mons. Franco Milito. Oltreovviamente quella finale, assaiattesa, del nuovo arcivescovometropolita Mons. Morosiniche ha presieduto laconcelebrazione nel giornodella Festa liturgica di SanGaetano.Sul prossimo numero avremomodo di proporre su tuttoampi servizi.offriamo frattanto ai lettori unasingolare testimonianza, quelladi Don Antonio Musolino euna poesia dialettale deldiacono don Surace.

Rriggini vicini e luntaniIapriti i ricchi, e puru u cori

Faciti trasiri a razzia i nostra SignuriBandiatilu e’ quattru venti

P’ vulimtà divina, c’è na nova santitàDon Gaitanu previti chi nasciu cca’ è santu p’ l’eternità

Tanti sunnu i meriti ch’ presentali a DdiuMa i cchiu randi sunnu u Rrusariu e tanta, tanta umiltà.

A Virgini Maria ‘nei rissi: “Veni ‘cca,varda chi festa ti faci a to comunità”.

U Santu ‘ndi rassau na randi eredità.Liggendu a so vita, pari na rarità.

Quand’era figghiolu non vuliva sturià,so patri, n’omu patutu, ‘nei rissi: “Gaitanu

veni cca, pigghia a zzappa chi ti ‘mparu a laurà”.

Rrunchiau i spaddi u futuru cunfessuri e subitupinzau è megghiu mi viu chi voli nostra Signori.

‘Nto siminariu trasiu e a fedi sua crisciu.

Quandu u ficiru previti, virendu ‘nta facc’ ill’ominitanta povertà, ‘ncuminciau mi prea a divina paternità

cercandu pa’ genti nu pocu i serenità.

Non passau assa’ tempu chi ‘nta povertà‘ncuminciau mi viri u Redenturi ill’umanità,

a Veronica rissi è n’esempiu i santità.Si Ddiu voli, iapru na comunità,

mi iutu all’urtimi, chiddi chi non hannu comu campà.

Cusì nasciu ‘nta nostra città sta santa novità,crisciru i Veronichi e i Manila finu a ccà

ddiventaru na bella realtà.

Ora fannu festa, ringraziandu a Ddiu pi sta santitàe u patri ru celu i varda cu felicità.

Binirizioni e grazi prumetti in quantitàa tutti chiddi cu preunu vardandu a facci

du Redenturi ill’umanitàDiacono Don Rosario Surace

noso.L’avevo incontrato la prima

volta, all’età di 10 anni, nel mipaese natale, Villa san Giusep-pe. Il Padre aveva voluto farevisita a tre Suore, primo avam-posto di una nascente comunità,Le Veroniche, inviate dal Padrea raccogliere la fanciullezza più

povera e abbandonata per l’assi-stenza religiosa.

Il Padre volle anche che unpiccolo numero di Suore rag-giungesse dal paese ogni giornola frazione di Pettogallico.

E proprio lì lui, inaspettato,venne un giorno tra le sueSuore, atteso anche dai ragazzi edalle ragazze riuniti quasi in unoratorio. Eravamo in molti, loacclamammo: seduto su unacarrozza e avvolto nel suoimmancabile mantello, si avvi-cinò subito a noi, rallegrandosiche il prato cominciasse a fiori-re.

Portò via due fiori, dueragazze: Anna Postorino e RosaMazzacuva. Volarono, tra ilMarzo e il Settembre di quel-l’anno, alla prima Comunitàdelle Suore Veroniche.

PadreCatanoso, la memoria e la gioia

Il terzo fui io: il 4 Ottobredel 10938 si aprì per me il Semi-nario Diocesano. E qui rincon-trai il Padre come mio Confes-sore e Padre spirituale, sotto la

guida del santo ArcivescovoMontalbetti, per cinque lunghianni, con tanti altri ragazzivenuti da ogni dove, sia dallacittà che dai piccoli paesi aspro-montani... finché giunse il gior-no fatidico della solenne Ordi-nazione sacerdotale.

Nel cortiletto antistante lasacristia del Duomo, quel 30Luglio del 1950, in un clima dimassima calura estiva, apparveanche lui, Padre Catanoso. Mi siaccostò, con il volto appena sor-ridente, ma velato da una condi-visa mestizia; mise la manonella ben ampia saccoccia dellaveste talare e con grande umiltàtirò fuori un piccolo libretto. Melo porse: era un regalo per la miaprima Messa: aveva la fodera inpelle nera zigrinata e il tagliod’oro; anche il titolo era in lette-re dorate: “L’Imitazione di Cri-sto”.

Gli baciai la mano conimmensa gratitudine.

Aprendolo mi sorpreseroalcune sue parole, la sua paternadedica.

Eccola: “Al novello Sacer-dote Antonio Musolino unumile segno di affetto e distima, con l’augurio che cele-bri ogni Messa col fervoredella sua prima Messa. 30Luglio 1950.

In Domino. Padre Catano-so”

Ho conservato quel librettoper meditarlo nei giorni più dif-ficili degli oltre sessant’annidella mia vita sacerdotale. Oravoglio consegnarlo al piccoloMuseo di Casa Madre delleSuore Veroniche perché resti atestimonianza del grande pater-no affetto del Padre, oggi SanGaetano Catanoso.

A sessantatré anni dalla miaOrdinazione Sacerdotale questopiccolo fiore come mio rinnova-to grazie al Padre della miaanima sacerdotale.

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Convegno4 21 Settembre 2013

Il secondo e terzo giorno del Convegno Pastorale diocesano

Quando soffia il vento dello Spirito...Dopo la cronaca e ilcommento della nostraGaetana Covelli sul primogiorno del Convegno che haregistrato l’apprezzatarelazione di P. BartolomeoSorge s.j., ecco per i nostrilettori la cronaca del secondoe terzo giorno, per la pennastavolta del nostro GianniMarcianò.

Nella seconda giornatala relazionedi don Giannino Piana

Il convegno pastorale dioce-sano 2013 si celebra mentre è incorso l’Anno delle Fede, indettodal Papa emerito Benedetto, e laChiesa cattolica accoglie il donodi papa Francesco.

Uno dei motivi per l’indizio-ne dell’anno della fede è statoquello di fare memoria del cin-quantesimo dell’inizio del Con-cilio Vaticano II e della esigenzadi riprendere tra le mani le moti-vazioni che ne hanno accompa-gnato la celebrazione e soprat-tutto i documenti che ne costitui-

scono il segno permanente.Si diceva allora, siamo nei

primi anni sessanta, che la gran-de assise conciliare era una ven-tata di primavera nello SpiritoSanto, una risurrezione di Chie-sa stanca e rassegnata, ripiegatasu se stessa, incapace di leggerela realtà e i segni dei tempi.

Papa Giovanni XXIII avevarichiesto aperture ed aggiorna-mento, il Concilio ha dato rispo-ste di fedeltà e di novità, di rin-novamento pastorale.

Oggi Papa Francesco chiededi ripercorrere quelle strade indi-cando alla comunità cristiana levie della testimonianza e del dia-logo, della conversione e dellavita di comunione.

Il Convegno, iniziato con ilcontributo di Padre Sorge, di cuisi è detto nello scorso numero,sembra prenderne atto e i relato-ri non fanno mancare continuirichiami alla novità conciliareimpressa soprattutto nelle costi-tuzioni fondamentali.

Quest’anno, si vuole porreinterrogativi sull’impegno deicristiani nella città, sulla loro

tenza per questo impegno nondeve, tuttavia, fare dimenticareche ogni autonomia va ricon-dotta ad atteggiamenti etica-mente corretti perché la cen-tralità della persona umana, laricerca del bene comune, lasolidarietà soprattutto versochi più è in difficoltà. E’ com-pito dei cristiani testimoniareuna umanizzazione della vitadella polis, nella quale essistessi possono costruire unruolo complessivo di senso,fondato sulla ricapitolazione aCristo di tutte le cose.

La comunità cristiana è chia-mata ad una concreta testimo-nianza di Chiesa, capace di pre-sentare agli uomini di oggi la viadelle beatitudini, i veri valoriumani, quelli chi oggi hannobisogno di essere interiorizzatiper fare rinascere nuovi stili divita, capaci di ridimensionare ibisogni.

La comunità - ma anche ognisingolo credente - deve rendereragione del paradosso cristiano,quello del “chi perde la vita, latrova”, deve testimoniare ilrespiro escatologico, il “già e

non ancora”, deve educare aguardare alla città futura.

Il dibattito si fa dialogo suitemi concreti, operativi, perchési realizzi il rapporto vitale trachiesa e città.

Emerge la necessità di rico-

testimonianza, e lo si fa in conti-nuità con gli ultimi convegniche, sulla formazione e sul servi-zio, del singolo fedele e dellacomunità ecclesiale, hannoofferto già abbondanti indicazio-ni pastorali.

E’ il secondo giornodel Convegno

Il prof. Don Giannino Pianarelaziona sul rapporto tra laChiesa e la città, la polis.

Studioso della vita dellachiesa italiana del dopo-conci-lio, alla quale ha fatto dono dinumerosi studi e ricerche teolo-giche, è uno dei massimi espo-nenti della teologia morale.

I notevoli cambiamenti diquesti ultimi anni nella societàitaliana sono il quadro di riferi-mento nella lettura del rapportotra la chiesa e la città.

La secolarizzazione, la dimi-nuzione del senso del sacro, larivoluzione tecnologica capacedi trasformare la mentalità dellepersone, il costume e la stessavita sociale, il linguaggio della

comunicazione, il multiculturali-smo e la multi religiosità, rap-presentano i segni più evidenti diuna profonda trasformazionedella società. Sono aumentati ildisagio sociale, le difficoltà didialogo e di integrazione, chehanno portato ad atteggiamentidi arroccamento, di chiusura.

La stessa vita di fede vienespinta nel privato, la religionecioè come fatto privato.

Anche nella vita politica,con la fine del partito cattolico ela diaspora verso partiti diversiaddirittura contrapposti, sonoaumentati le difficoltà di comu-nicazione e di condivisioneanche di temi particolarmentevitali per il mondo cattolico.

Per questo non dovrebbemancare, secondo il relatore, unrecupero delle linee orientativeofferte dal Concilio, soprattuttonella Gaudium et Spes.

La riflessione sulla autono-mia delle realtà terrestri, sulnuovo ruolo del laico cui si chie-de di rappresentare la Chiesanella vita politica e sociale, l’esi-genza di formazione e di compe-

struire il tessuto valoriale dellasocietà a partire dalla comunitàcristiana.

L’accoglienza e la giustiziasociale devono essere testimo-niate dalla comunità ecclesiale.

Non solo denunce, ma rinun-ce ed annuncio: capacità di offri-re iniziative concrete di solida-rietà e di condivisione, esperien-ze di godimento di diritti , sceltecoraggiose di impegno e diresponsabilità, percorsi formati-vi, costruzione di una etica dellacomunicazione.

Alla città non deve mancarela proposta “politica” dellacomunità cristiana, la sua media-zione etica, la testimonianzacivile, la responsabilità e l’impe-gno dei cristiani.

Nella terza giornatal’interventodi Luciano Squillaci

Il Vescovo presiede la cele-brazione dei Vespri. La preghie-ra della Chiesa, come ognipomeriggio, si fa canto, parteci-pato e solenne, dei presenti, apre

il cuore e la mente all’ascoltodella Parola, prepara ai lavori delconvegno.

Prima di cominciare i lavori,l’assemblea accoglie una sentitacomunicazione del commissarioprefettizio. Il dott. Giuseppe

Castaldo si compiace per la par-tecipazione di tante persone.

Fa presente che la Commis-sione dal suo insediamento si ètrovata ad affrontare le graviemergenze presenti in tutti i set-

tori amministrativi, con unimpegno spesso duro e difficile,avendo come obiettivo la legali-tà e la trasparenza, ma ancheatteggiamenti di servizio e diattenzione ai cittadini.

La città, continua il Com-missario, vanta energie morali ecivili per rilanciarsi. L’acco-glienza, la solidarietà, l’espe-rienza dell’associazionismo,sono forza che permetterà allacittà di rialzarsi.

Conclude affermando che ilVangelo contiene i principi peruna sana gestione della città.

***

Ormai è tradizione che nelgiorno conclusivo sia presentatauna riflessione e una lettura deltema generale a partire dallarealtà pastorale diocesana ma

avendo come obiettivo l’indica-zione di nuove mete, di nuovitraguardi da offrire al discerni-mento del Vescovo per la pro-grammazione diocesana.

Il relatore di oggi è l’avv.Luciano Squillaci, il tema “Un

rinnovato impegno della comu-nità cristiana per educare allasocialità e alla partecipazione”.

Premette che la relazione èfrutto del contributo di tantisacerdoti e laici, ringrazia il

Signore perché mettere mano aduna relazione complessa e impe-gnativa ha significato per luispolverare la sua vita e rimpol-parla di contenuti, quelli dellacrescita e del confronto, quelliche si danno per scontati anchese continua a lavorare nello stes-so settore di impegno.

Con il videoproiettore ciha consegnato una significativaimmagine: uno zaino impolvera-to e vuota, simbolo di una vitaaccomodata e svuotata.

E per sollecitarci ad inoltrar-ci nella città, propone un branodi don Tonino Bello:

“Non possiamo limitarci asperare. Dobbiamo organizzarela speranza! Oggi dobbiamorimboccarci le maniche e met-terci, con umiltà e discrezione,

accanto ai tanti indifferentisenza Dio, senza codici, senzalavoro, senza progetti, senzaideali. Di qui, la necessità diinterrogarci su certe sceltepastorali, su certe operazioni

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Le foto sono di Antonio Marrapodi

Le foto sono di Domenico Notaro

Le foto sono di Antonio Marrapodi

Page 5: Avvenire di Calabria n° 33-2013

Convegno 21 Settembre 2013 5

Convegno Pastorale diocesano 2013

AAllccuunnee pprrooppoossttee ooppeerraattiivveeA livello parrocchiale e zonale:

- Incentivare, nelle diverse parrocchie, ildibattito culturale sui temi della sociali-tà e della partecipazione, attraverso le“sale della comunità”, recuperandone ilsignificato originario “hanno infatti il pre-gio di svolgere un’azione pastorale e cul-turale di ampio respiro, che coinvolgetutte le componenti della comunitàecclesiale e si rivolge, attraverso le varieforme della comunicazione sociale,anche a coloro che sono lontani dallafede ma mostrano interesse per i granditemi dell’esistenza umana… La saladella comunità deve diventare luogo diconfronto, di partecipazione di testimo-nianza, espressione di una comunitàviva e dinamica”.

- Revisionare il lavoro dei consiglipastorali, verificando se sono veramen-te strumenti di partecipazione e di cosasi discute in essi. Prevedere la partecipa-zione attiva negli organismi ecclesiali (ades. Consiglio Pastorale) di personeappartenenti alle cosiddette fasce debo-li, dei loro familiari, delle realtà che se neoccupano.

- Sperimentare forme di micro-welfaree servizi di prossimità nelle diverse par-rocchie atti a fornire risposta ai bisognimeno strutturati delle famiglie e dei cit-tadini e di cui le istituzioni, sempre piùschiacciate sulle grandi emergenze, nonriescono ad occuparsi. Favorire la forma-zione di caritas parrocchiali lì dove anco-ra non sono presenti, capaci di animarela comun unità alla testimonianza dellacarità, secondo le indicazioni del Motuproprio di Benedetto XVI. Individuare suiterritori delle diverse parrocchie un benecomune di cui prendersi cura al fine direstituirlo alla comunità.

- Assumere sino in fondo la responsa-bilità dei ragazzi che passano dallenostre parrocchie e dai nostri gruppi,pensando ad una pastorale realmentenuova che sappia coniugare testimo-nianza ed esperienze concrete. A tal fineprogrammare all’interno dei diversi per-corsi, una particolare attenzione educati-va alla socialità ed alla partecipazionecivica a partire dai più piccoli. Proporre,come attività ordinaria e permanentedelle parrocchie e dei gruppi, agli adole-

scenti ed ai giovani, tenuto conto deidiversi tempi di crescita, esperienze con-crete di servizio in realtà che si occupa-no di emarginazione e povertà. Per que-st’ultimo punto è possibile utilizzarel’esperienza delle Associazioni che sioccupano dell’educazione dei giovani eche già utilizzano il sevizio come stru-mento educativo. Ripartire dalla “strada”e dalla “piazza” intese come luogo diincontro, di confronto e di servizio,ponendole al centro della pastorale gio-vanile delle diverse parrocchie.

- Strutturare per ogni zona pastorale,anche attraverso la collaborazione conorganizzazioni non ecclesiali, percorsi diformazione annuali sulle tematiche deidiritti, della tutela dei bei comuni e dellademocrazia partecipata. La conoscenzadel territorio, delle dinamiche di trasfor-mazione sociale, dei bisogni, possonotrasformare il cristiano adattato in prota-gonista del cambiamento sociale.

- Rispondere all’urgenza che le nostrecomunità abbiano una conoscenza nonsuperficiale del fenomeno mafioso attra-verso l’attivazione di percorsi comunitari(zonali) di formazione specifica sui temidella corruzione, della ‘ndrangheta, del-l’omertà, della mafiosità, recuperando gliinsegnamenti del magistero e verifican-done l’effettiva realizzazione. Inoltreoccorrerebbe attivare una formazionesistematica per il clero, i seminaristi, icatechisti ed in generale gli operatoripastorali, con particolare riguardo aitemi dell’educazione alla legalità.

A livello diocesano:

- Strutturare, anche ricercando la colla-borazione con organizzazioni non eccle-siali (associazioni, Forum del Terzo Set-tore, CSV, ecc.), luoghi della partecipa-zione (ad es. case della sussidiarietà) alivello diocesano che consentano l’in-contro, il confronto e la condivisione suitemi della democrazia partecipativa edella tutela dei beni comuni. Luoghidove possa incentivarsi, sulla base di unprogramma annuale strutturato, il dibat-tito sui diritti, sulle povertà, sull’emargi-nazione, aperti a presbiteri, laici creden-ti e non credenti.

- Rinforzare l’Osservatorio permanen-te presso la Caritas attraverso il coinvol-gimento di professionalità specifiche e lacollaborazione con istituti universitari edi ricerca al fine di consentire un ade-guato monitoraggio dell’evoluzione deifenomeni sociali sul nostro territorio.

- Realizzare una banca dati diocesanasulle opere e sui servizi realizzati in favo-re dei poveri e degli emarginati, unavademecum capace di orientare i sacer-doti, i laici e gli operatori e di fornireinformazioni e risposte alle diverserichieste di aiuto che provengono dalterritorio.

- La nostra Diocesi possiede una ricchez-za importante nel lavoro dell’Istituto diformazione socio politica e della Consul-ta delle aggregazioni laicali, attraverso lecui variegate competenze e sensibilità èpossibile istruire un apposito Laborato-rio permanente diocesano sui temi deibeni comuni e della democrazia parteci-pata che abbia l’obiettivo di costruire unluogo aperto di confronto ed approfon-dimento, stimolare il dibattito e monito-rare i fenomeni territoriali. Un luogo che, integrato da operatorisociali, da persone impegnate nelle real-tà economiche ed imprenditoriali, aper-to anche a realtà non ecclesiali, al difuori di ogni appartenenza, possa porreal centro del dibattito il territorio, l’auto-governo e la partecipazione, a partire daitemi del 3° documento del Sinodo Dio-cesano da riprendere ed attualizzare. Ilsuddetto Laboratorio potrebbe inoltrestimolare sul territorio il dibattito sullapartecipazione civica alla vita della città,riscoprendo i significati e proponendomomenti di agorà con appositi eventi(annuali) che consentano un confrontoed un dibattito non accademico ma par-tecipato e concreto, sui temi della buonapolitica.

- Costituire un apposito “Sportello diadvocacy” a livello diocesano, fortedella presenza di professionisti volonta-ri dove far convergere le segnalazioni ele denuncie da parte delle diverse par-rocchie o gruppi e relative a violazionidei diritti, illegalità, soprusi, e finalizza-to a consentire interventi giuridici e“politici” di tutela ed accompagnamen-to.

che privilegiano più il salottoche la strada, più la vestaglia dacamera che il bastone del pelle-grino. Forse solo così ci predi-sporremo alla conversione, ebenediremo le inquietudini chel’hanno provocata”.

E’ un invito a benedire quel-l’inquietudine capace di spinger-ci verso l’altro, quell’inquietudi-ne che sola può farci recuperareil bastone del pellegrino, rispo-sto da troppo tempo nell’arma-dio, nascosto sotto il comododivano delle nostre rassicurantisacrestie.

La relazione inizia con lapresentazione dei numeri dellacrisi che sta attanagliando ilnostro paese.

I numeri sono ancora piùdrammatici se svelano i volti, lestorie, le esperienze, la vita dellepersone più toccate dalle diffi-coltà di una crisi economica e divalori.

I dati sono ancora di piùdolorosi se si riferiscono al terri-torio della nostra regione, dovemancano servizi sociali struttu-rati, dove la spesa sociale procapite è modesta rispetto allamedia nazionale, dove spesso lerisposte sono di tipo emergen-ziale. Se poi la nostra attenzionesi sposta ai comuni della Dioce-si, ci si accorge che otto comunisu 25 sono commissariati e moltialtri sono in situazione di pre-dissesto.

Gli Osservatori della Caritasdicono che sono aumentate note-volmente le richieste di aiuto difamiglie italiane prima estraneeal fenomeno povertà e che oggisi trovano senza lavoro in situa-zioni di assoluta deprivazione avivere il dramma dell’impoveri-mento al quale non erano assolu-tamente preparati.

“Anche il nostro essere Chie-sa si deve metter in discussione.Lavoriamo nel mondo “ovatta-to” delle nostre comunità, espesso non riusciamo ad entrarein contatto con la realtà che cicirconda, e prima di tutto con lasofferenza di chi ha bisogno.Rifuggiamo la sofferenza, e nonper paura o disinteresse.”

Non siamo più capaci diseminare speranza.

“Il territorio della nostraDiocesi vive un momento di dif-ficoltà senza precedenti. L’arre-tratezza socio-economica, l’im-mobilismo istituzionale, la man-canza di credibilità della politi-

nianze che danno vivacità aldibattito.

***

La riflessioneconclusivadel Vescovo Morosini

Il vescovo offre ai presenti, eattraverso di essi alla Diocesi,alcune riflessioni conclusive deilavori del convegno pastorale,

ca, la presenza sempre più fortedella criminalità organizzata,l’aumento esponenziale dellesituazioni di rischio, le povertàculturali ed economiche, sonoaltrettanti segnali di una crisiche potrebbe sembrare senzaritorno”.

Dobbiamo avere la forza dichiedere alla preghiera il corag-gio della speranza, per superareil disimpegno giustificato dal-l’essere cristiani minimalisti erituali, per trovare nei luoghisimbolo della nostra indifferen-za, Arghillà e tutte le periferiepovere e soffocate, l’energia peruscire dalle catacombe e dallatriste prassi di un cristianesimoadattato.

“La chiesa della carità èscomoda e inquietante, liberanella fede serva dell’amore: nonè la chiesa del compromesso odel disimpegno tranquillizzan-te”, così diceva il nostro Sinodo.

Oggi è fondamentaleavere gli strumenti giusti per“entrare nelle città”. La forma-zione permanente, l’aggiorna-mento costante, è parte integran-te della responsabilità del cristia-no, così come la formazioneattenta della comunità è elemen-to imprescindibile della pastora-le della Chiesa.

Si tratta di imparare a viverela profezia del quotidiano.

Se ancora oggi troppi sonogli steccati che alziamo tra dinoi, tra parrocchie, gruppi,aggregazioni, associazioni, allo-ra la prima testimonianza chedobbiamo portare nel mondo è latestimonianza della comunione.

Poi forti della nostra identità,non dobbiamo avere paura diconfrontarci con gli altri, dicostruire insieme una comunitàdiversa, migliore.

Lo richiede anche la nostraresponsabilità educativa.

Servono adulti testimonicoerenti, non infallibili, nonsuperuomini, ma persone piena-mente consapevoli della propriafragilità. Servono concrete espe-rienze di servizio per i nostrigiovani che hanno la necessità di“innamorarsi dell’altro” attra-verso il servizio. Pensare alleesperienze che vivono molti gio-vani della nostra Diocesi attra-verso i campi estivi di lavoro edi servizio. Chiedere a loro,guardare la pienezza dei lorocuori.

Luciano Squillaci concludeconsegnando al Vescovo un ven-taglio di proposte operative per ilivelli parrocchiale e diocesano.

Segue una appassionatasequenza di interventi. Sonocontributi sul tema e testimo-

alcune mete per la pastorale dio-cesana. Il tono è paterno e fami-liare.

Comincia richiamando unversetto di san Paolo, “quandosono debole, è allora che sonoforte” (2Cor 12,10), per indicareche la luce, anche se piccola,risplende ancora meglio quandola notte è profonda.

Ai fedeli della diocesi chiededi sentire, e di testimoniare, for-temente l’appello della speranza,perché solo Cristo ha vinto il

male e la morte. Nella fede delRisorto, va comunicata alla cittàla bella notizia: è possibile farce-la, è possibile rialzarsi.

Per questo, anzitutto:esorta la comunità cristiana a

vivere e rendere testimonianzadella comunione, dono di Dio:intanto gli uffici di Curia lavori-no in comunione, i consiglipastorali e degli affari economi-ci siano utilizzati correttamentecome luoghi di discernimento ededucazione alla vita comunita-ria;

venga riconosciuta l’autono-mia del laicato nel proprio speci-fico: famiglia, mondo del lavoroe delle professioni, vita di rela-zione, impegno civile e politico.In questi ambiti i laici sonoinviati a testimoniare la perennenovità del Vangelo, non solo conla buona volontà, ma con ade-guata formazione teologica epastorale. La Diocesi offre glistrumenti teologici e pastoraliper favorire questo obiettivo;

la Caritas sia ascolto edocchio del territorio, e costitui-sca degli Osservatori permanen-ti. Sarebbe ecclesialmente signi-ficativo il riconoscimento delministero della compassione;

urge passare dalla pastoraletradizionale alla pastorale dellamissione. Il documento deiVescovi italiani “Il volto missio-nario della parrocchia in unmondo che cambia” potrà essere

strumento utile per una rinnova-ta riflessione che aiuti il rinnova-mento;

va particolarmente curatal’evangelizzazione pre-sacra-mentale. In particolare la Cresi-ma recuperi la propria forzasacramentale e il significato delruolo dei padrini;

la catechesi metta al centrola figura di Gesù e la Sua Parola,sia di tipo catecumenale, con ilcoinvolgimento della famiglia,risorsa umana e pastorale. Lafamiglia deve essere aiutata arecuperare la propria dimensionedi chiesa domestica;

nel tempo in cui le chiese sisvuotano e le celebrazioni sonopoco partecipate, incoraggia lacomunità cristiana a non averpaura di essere minoranza, ma ariacquistare appieno la dimen-sione ecclesiale di lievito, nellaChiesa e nella società;

la legalità e la giustiziasociale siano temi di catechesi edi formazione. A tal propositopuò essere istituito un Corso distudi sui rapporti chiesa-ndran-gheta nell’ISSR.

Le Parole del Vescovo, ama-bili nella forma, concrete eimpegnative nei contenuti, sonoaccolte dall’assemblea con ilgrazie dell’applauso e con lariconoscenza di lode al SignoreGesù.

Il Convegno si conclude. Il Vescovo lo affida alla

intercessione della Madre dellaConsolazione.

Quando

DALLA QUARTA

Le foto sono di Domenico Notaro

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Cattolici Italiani6 21 Settembre 2013

La sabbia e la roccia. La sabbiache scivola fra le dita e laroccia sulla quale si puòcostruire. È felice la scelta delcardinale Angelo Bagnasco perdescrivere la crisi dell’umano edella famiglia, per indicare lavia d’uscita da quella stessacrisi. Ma ci vuole anche una grandedose di coraggio intellettualeper indicare, senza sconti,l’orizzonte culturale, sociale,antropologico che stasvuotando di senso ladifferenza tra uomo e donna,sta producendoun’assuefazione progressivaalla teoria dell’equivalenza deigeneri a scapito della ricchezzainsostituibile della differenza.Dire ai cattolici italiani, maanche a quella partedell’opinione pubblica italianaormai assuefatta allaprospettiva della uguaglianzasenza distinzioni, che lacomunità cristiana continuerà afronteggiare con dignità econsapevolezza, ma senzaarroganze, la teoria del genderanche nelle sue ricadutelegislative (unioni omosessualie legge contro l’omofobia)...ebbene questo vuol dire amarel’umano che è custoditogelosamente dalla famiglia edal matrimonio. Ma, al tempostesso, esprime un amore chenon è solo dei cattolici. Anzi, èdi tutto un popolo che il caloredella famiglia lo sperimenta; daquel calore ricava certezzeesistenziali, a quel calore portaogni giorno un piccolocontributo di energia, in quelcalore matura la ricchezza dellepersonalità individuali e dellerelazioni, attraverso quel caloreimpara ad assumersiresponsabilità che si rivelanopresto un vantaggio sociale.Affermare tutto questocomporta la consapevolezza diremare controcorrente sulpiano culturale, su quellosociale e, infine, politico,soprattutto nel suo riflessolegislativo. E comporta anche lascelta di ripercorrere la stradadella riconciliazione tra i generiattraverso “la roccia delladifferenza”, perché l’essereuomo e l’essere donna nonvengano polverizzati “in unindistinto egualitarismo checancella la differenza sessualee quella generazionale,eliminando ogni possibilità diessere padre e madre, figlio efiglia”. Il presidente della Cei, forteanche del richiamo di PapaFrancesco alla riconsiderazionedel ruolo degli anziani, dei

Da Torino la speranza di un dibattito senza pregiudiziali

Un contributo offerto con “dol-cezza” per “aprire un dibattitonon pregiudiziale”. È il com-mento “a caldo” dal sociologoSergio Belardinelli al terminedella prolusione del cardinaleAngelo Bagnasco, presidentedella Cei, alla 47ª SettimanaSociale dei cattolici italiani, sultema “La famiglia, speranza efuturo per la società italiana.

Il cardinale Bagnasco delineauna famiglia in crisi, deterio-rata dall’individualismo, mapure “antidoto alla stessacrisi”. Che ne pensa?Queste parole sono estremamen-te vere: la sociologia da anniparla di crisi dell’istituzionefamiliare, sottolineandone ladrammaticità perché questo èl’unico soggetto sociale in gradodi fronteggiare le molte crisi cheinvestono l’uomo. Perciò possia-mo dire che la Chiesa mostraquale sia l’unica chiave di acces-so per affrontare i problemi delnostro tempo in modo davvero‘umano’, cioè degno dell’uomo.Lo stesso termine famiglia,però, pare in crisi, messo indiscussione da quanti vorreb-bero diverse “forme” di fami-glia...La famiglia è una relazione ete-rosessuale sancita da un pattopubblico. Questa è la definizioneche l’antropologia e la sociolo-gia per lungo tempo ne hannodato. Voglio sperare che la dol-

cezza con cui il cardinale ne hasottolineato le fondamenta servaad aprire un dibattito non pregiu-diziale. Una ‘guerra civile’ sullafamiglia sarebbe devastante perla comunità. La sua grandezzanon sta in relazioni da ‘MulinoBianco’, ma nel fatto che - nono-stante le durezze e le asprezze -continua a essere un luogo privi-legiato nel quale le persone siaccolgono, si sentono amate,imparano ad affrontare il mondo,prendono coscienza della lorolibertà....Si è giunti a negare anche ildato di partenza: la persona èsessuata”. Questo ha dettoBagnasco riprendendo ildibattito sul gender. Vi è un’al-ternativa a questo relativismoesasperato?La prolusione ha inteso dare unimpianto antropologico alla Set-timana Sociale scegliendo iltema della differenza, declinatosu quello che è il vero crinale: ilmodo in cui negli uomini sicombinano natura e cultura,natura e libertà, natura e scelta.Bagnasco ha ricordato un’evi-denza antropologica di fondo:c’è un elemento non dipendenteda noi. La follia del nostrotempo è aver pensato che nel-l’uomo, essendo un animale cul-turale, la natura sia un optional.Non c’è niente di più drammati-co di quella che Hegel chiamava‘dialettica del riconoscimento’.La chiusura nell’individualismoè una delle più grosse follie delpensiero contemporaneo.La posta in gioco non è solo

per i cattolici...Gli altri non sono un limite perla nostra libertà, bensì coloroche la rendono possibile. I catto-lici non vogliono andare controla cultura moderna, ma indicarequella che è l’unica strada pervalorizzare la libertà e l’autono-mia dell’uomo, che sono proprioi vessilli di questa cultura. Il cri-stianesimo contiene un messag-gio universale, rivolto a tutti gliuomini.È possibile rendere concreta-mente la famiglia un “soggettoattivo” delle politiche sociali?Se in tanti anni non abbiamofatto passi avanti nella sussidia-rietà delle politiche sociali è per-ché per molti erano solo chiac-chiere di ‘cattolici da sacrestia’.Non è così, queste propostedevono diventare un patrimoniocomune e in questo chiediamol’aiuto di tutti perché la posta ingioco è il bene di ogni persona.Un pensiero, infine, per la“sofferenza di tante famiglie”e in particolare per quelle chehanno fatto esperienza della“lacerazione della vita matri-moniale”. Come la Chiesa puòfarsi sempre più loro prossi-ma?La Chiesa è già protagonistanella vicinanza e in più circo-stanze queste famiglie trovanoappoggio, parole di conforto,sostegno. Certo, si può faremolto di più, serve una consape-volezza diffusa e in questa dire-zione vanno anche le paroleodierne di Papa Francesco e delpresidente della Cei.

La sintesi dell’appuntamento

di Torino

La famiglia non èaffare privato

“Coraggio, avanti su questa strada con le famiglie!”. È ilsaluto, pieno di slancio e di affetto, che Papa Francesco,dopo l’Angelus del 15 settembre, ha voluto fare aimilletrecento partecipanti alla 47ª Settimana sociale diTorino, che era iniziata con un suo messaggio e proseguitacon la prolusione del cardinale Bagnasco. A conclusione dell’appuntamento domenicale con i fedeliin piazza S. Pietro, il Papa si è unito idealmente alla plateatorinese citando il tema della Settimana e rallegrandosi“per il grande impegno che c’è nella Chiesa in Italia con lefamiglie e per le famiglie e che è un forte stimolo ancheper le istituzioni e per tutto il Paese”. Famiglie e Paese: unbinomio che dal Teatro Regio, subito prima di ascoltare leparole di Francesco, si è sentito vibrare con forza: “Lafamiglia non è un affare privato”. È “la prima conclusione, il punto di non ritorno del nostrocammino”, ha detto tracciando le fila dei lavori LucaDiotallevi, vicepresidente del Comitato scientifico eorganizzatore. Ma, soprattutto, “ci costringe ad inserire nel dibattitopubblico italiano un elemento scandalosamente scorretto”.L’appuntamento, ha annunciato monsignor Arrigo Miglio,vescovo di Cagliari e presidente del Comitato scientifico eorganizzatore delle Settimane Sociali, è al 2017, percontinuare un cammino iniziato più di un secolo fa e cheha visto nella figura di Toniolo e nella città di Torino unsignificativo avamposto. Protagonisti, oggi come allora, i laici, chiamati a“combattere”, soprattutto in ambito politico, la “buonabattaglia” con “l’agonismo della libertà”. Ripercorriamo imomenti salienti della Settimana.

Il Papa e il CardinaleAl Teatro Regio, giovedì 13 i lavori cominciano con il mes-saggio inviato da Papa Francesco e la prolusione del cardi-nale Angelo Bagnasco, entrambi salutati da un calorosoapplauso della platea. “Un popolo che non si prende curadegli anziani e dei bambini non ha futuro”, dice il Papa, chetraccia subito un ritratto di famiglia partendo dalla Genesi:uomo e donna sono una “unità nella differenza”, che vivedella fecondità. Gli fa eco il cardinale Bagnasco, con unaprolusione tutta incentrata sulla ”roccia della differenza”,oggi minacciata dalla teoria del “gender”, che rischia di “pol-verizzare” la famiglia naturale fondata sul matrimonio fino ametterne in questione la stessa sopravvivenza. Altro perico-lo avvertito dal cardinale Bagnasco, anche questo in eviden-te consonanza con quanto contenuto nel messaggio delPapa, la “segregazione generazionale”: l’esperienza dellafamiglia è messa alla prova dall’”oscuramento della differen-za tra generazioni”, e “il livellamento delle generazioni è unproblema”, mentre “riannodare i fili del legame generaziona-le è oggi più che mai necessario”.

Le relazioni e i gruppi di studio La seconda giornata della Settimana è segnata dall’esordiodelle otto assemblee tematiche, precedute nella mattinatada una assemblea plenaria con tre relazioni introduttive. A delineare la fisionomia della famiglia a partire dalla Costi-tuzione è Lorenza Violini, ordinario di Diritto costituzionaleall’Università di Milano: “Ogni riflessione sul diritto deveripartire dalla grande questione di chi è l’uomo”, dicedenunciando gli “attacchi” alla famiglia che provengono dalfronte laicista. Una società che invecchia sempre di più, producendo sem-pre più squilibri, e giovani sempre più “persi”, o meglio infuga. È la fotografia del nostro Paese scattata da Giancarlo

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AA bboottttaa ccaallddaa

FRANCESCO ROSSI

La Mission

Riconciliare i generi e le generazioni

DOMENICO DELLE FOGLIE

bambini e dei giovani,individua una prospettiva diimpegno che va abbracciatadai cattolici con rigoreintellettuale, con generositàoperativa, con creativitàsociale. Si tratta, infatti, dioperare una tempestivariconciliazione tra generazioniche contesti apertamentequella “segregazione

generazionale” che ammorbala relazione fra adulti egiovani, quasi che davvero nonsi abbia nulla più da dirsi e dadarsi. La questione appare cosìin tutta la sua evidenzaeducativa. Non sarà possibileper i cattolici italiani piegarsialla logica della indifferenza trale generazioni, ma sarà unaloro cura creare ponti e spazi

di dialogo. Con la tenacia e ladedizione che i cattolici sannomettere in campo quandoprendono coscienza della sfidastorica portata alla capacitàdell’uomo di creare relazioni eattraverso queste di costruirecomunità. E la prima comunitàguarda caso è proprio lafamiglia, di cui la relazione èpilastro fondativo.

SSeettttiimmaannaa

SSoocciiaallee

Alla Settimana Sociale di Torino dedi-cata alla famiglia nel dibattito dei gruppi dilavoro ha destato grande interesse la relazionedel professor Gian Carlo Blangiardo, ordina-rio di Scienze statistiche all’Università diMilano-Bicocca, sui numeri delle famiglie inItalia. Il mio amico e maestro Rodney Starkama dire che in sociologia «chi non conta nonconta»: chi non parte dai numeri di rado dicecose rilevanti. E la sociologia ai suoi alboriottocenteschi non si chiamava neppure socio-logia: il nome usato era «statistica morale», aindicare fin da subito quanto fossero impor-tanti i numeri, cui pure – certo – non bisognafermarsi.

Oggi, però, siamo di fronte piuttosto astatistiche immorali. I numeri di Blangiardo

sono inesorabili. Il numero di residenti in Ita-lia aumenta, sia pure lentamente: dagli attualisessanta milioni viaggiamo verso i 62 milioniprevisti per il 2036. Tuttavia questo aumento èdovuto secondo Blangiardo «interamente»all’immigrazione: pur calcolando la riduzionenel numero d’immigrati dovuta alla crisi eco-nomica, nei prossimi cinquant’anni si prevedeche essi salgano da quattro a tredici milionimentre gli italiani presenti sul territorio scen-derebbero di nove milioni. Tra qualche decen-nio un abitante della penisola su cinque saràuno straniero senza passaporto italiano, emolti detentori di passaporti italiani sarannoimmigrati nati all’estero e che avranno ottenu-to nel frattempo la cittadinanza.

Benché, prosegue Blangiardo, il nume-ro degli stranieri che nascono nei nostriospedali sia «destinato a raddoppiarsi» neiprossimi cinquant’anni, questo dato «non sarà

sufficiente a compensare il forte calo dellenascite italiane: -127mila tra il 2012 e il 2064(-27%)», e già oggi il nostro tasso di natalità èil più basso del mondo. I bambini italianidiventeranno una specie in via di estinzione,ancorché nelle nostre strade vedremo ancoraun certo numero di bambini: stranieri.

In compenso, vedremo tanti vecchi. Giànel 2041 «la fascia di età più rappresentatanella struttura degli italiani diventerà quelladei settantenni». Oggi ci sono in Italia piùnonni che nipoti; dal 2028 ci saranno piùbisnonni – cioè italiani con più di ottant’anni– che pronipoti, cioè bambini di età inferiore adieci anni. La frazione di Pil destinata allepensioni dovrà anch’essa raddoppiare, nonessendo ipotizzabili senza determinare scon-volgimenti sociali e politici un ulteriore

Demografia: l’Italia non ha un futuroLLaa ssppiinnaa

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MASSIMO INTROVIGNE

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Page 7: Avvenire di Calabria n° 33-2013

Cattolici Italiani 21 Settembre 2013 7

“Il traguardo minimo di unmilione di firme è statosuperato ieri, ma l’impegnocontinua. Non possiamoaccontentarci di questorisultato, puntiamo a duecose: andare molto oltre ilmilione e far sì che tutti i 28Paesi europei raggiunganoalmeno il loro minimo”: cosìCarlo Casini, presidente delComitato italiano “Uno diNoi”, ha sintetizzato oggi aTorino, a margine dellaSettimana Sociale in corso alTeatro Regio, l’impegno perla tutela dell’embrioneumano in atto con la raccoltadi firme su scala continentalechiamata “Uno di Noi”. Benché in corso da qualchemese, la campagna diraccolta firme non è moltoconosciuta tra l’opinionepubblica, perché - ha notatoCasini - “non tutti i mezzi dicomunicazione sociale hannorisposto all’appello di farconoscere questa raccoltafirme che vuole difendere lavita, tutelando l’embrioneumano dal rischio dimanipolazioni e distruzioni.Oltretutto il sostegno deimass media sarebbe dovutoperché si tratta di una liberainiziativa di noi cittadinieuropei, trasversale edemocratica con lapartecipazione di tutti coloroche hanno a cuore la vitaumana fin dal suo inizio”.

Cosa chiede “Uno di Noi”

Essenzialmente “Uno diNoi” chiede alla Commissioneeuropea di farsi protagonistapromuovendo la tutela del con-cepito e la ricerca scientifica afavore della vita, della salutepubblica e dello sviluppo.

Superato il traguardo del milione di firme

Avanti con il clic day“Tutto ciò - spiega Casini -senza sacrificare gli embrioniumani, anzi tutelandoli ancoradi più in quanto sappiamo chesono già ‘uno di noi’, come diceil titolo che abbiamo scelto perla campagna”. Il presidenteCasini ricorda ancora che “laCorte europea di giustizia defi-nisce l’embrione umano comel’inizio dello sviluppo dell’esse-re umano. Quindi a questo rico-noscimento dovrebbe fareseguito un analogo disegno ditutela, specie di fronte a usi ano-mali degli embrioni su scalaeconomica o di ricerca scientifi-ca”. Un altro aspetto che fa dasostegno alla campagna europeaè che una volta riconosciuto ilvalore dell’embrione umano nepotrà venire di conseguenzaanche la sua tutela giuridica aipiù diversi livelli, delle diverselegislazioni nazionali e dellacornice del diritto europeo con-diviso a livello delle istituzionicomunitarie.

Come firmareentro il 31 ottobre

Durante la conferenza stam-pa di Torino, sono stati forniti idati più aggiornati circa le firmeraccolte su scala europea. “I datipiù significativi degli ultimigiorni - ha detto Casini - riguar-dano la Germania che ha supe-rato nettamente il proprio mini-mo raccogliendo oltre 82milafirme. Anche la Grecia sta cre-scendo e la Romania continuacon un impegno considerevole,al 270%. L’Italia mantiene ilsuo slancio avendo raggiunto i360mila firmatari, un primatoeuropeo, seguita dalla Poloniache ha toccato quota 165mila”.Dal canto suo, la portavoce delComitato, Maria GraziaColombo, ha ricordato la sca-denza del 31 ottobre per la rac-colta firme e gli appuntamentiin programma in questi ultimidue mesi: dal “clic day” euro-peo del 22 settembre all’impe-

gno del Forum delle associazio-ni familiari il 28 e il 29 settem-bre per la raccolta di firme nellepiazze. Più in là è in program-ma, con la prima settimana diottobre, la raccolta-firme nellescuole statali e paritarie. Altreoccasioni di raccolta saranno il26 e il 27 ottobre col pellegri-naggio a Roma delle famiglie eil pellegrinaggio a Lourdesdegli ammalati dell’Unitalsidurante lo stesso mese. Casiniha ricordato di “non sbagliare:gli unici documenti accettatidall’Europa sono la cartad’identità e il passaporto, diver-samente la firma è invalidata”.Il sistema per firmare più como-do è quello tramite il sito inter-net www.firmaunodinoi.it, colquale in pochi passaggi si puòfar pervenire direttamente alleistituzioni europee la propriafirma, autenticata in via direttagrazie all’apposizione dei datidel proprio documento d’identi-tà.

La sintesiBlangiardo, ordinario di scien-ze statistiche all’Università diMilano Bicocca. L’Italia, neiprossimi anni, dovrà fare i conticon “un potenziale produttivosempre più debole”, ammoni-sce il relatore, secondo il qualenei prossimi vent’anni il nostrowelfare avrà a che fare con “letrasformazioni delle strutturefamiliari correlate all’invecchia-mento della popolazione”. Altrofenomeno tipico del nostroPaese, la “fuga dei cervelli”:“mentre migliaia di persone sispostano verso il suo territorio,un importante flusso di italiani,per lo più giovani, percorre ilcammino inverso”. “La famiglia è destinata a torna-re al centro dell’attenzione siadella politiche sociali, sia delprocesso di sviluppo delPaese”. A fare questa previsione“politicamente scorretta”, dataper sicura “non nel breve, manel medio termine”, è StefanoZamagni, ordinario di econo-mia politica all’Università diBologna, secondo il quale “ilvecchio slogan, che si ripetestancamente dagli Anni Ottan-ta, per cui ‘la famiglia è finita’,

oggi non ha più senso”. Sabato14 le assemblee tematicheentrano nel vivo: tra le propo-ste, avviare un “new deal” ita-liano partendo dalla famiglia,riconoscere il “contributo socia-le” che le famiglie danno alloStato, rimodulare il fisco al cari-co familiare, promuovere un’ef-fettiva parità scolastica e favori-re il raccordo tra giovani e lavo-ro, oggi “totalizzante e svilito”,con “strategie integrate” chemigliorino i percorsi scolastici eformativi.

DALLA SESTA

Famiglia e Paesepossono (devono) crescere insieme

L’appuntamento è al 2017 - haannunciato monsignor Arrigo Miglio,presidente delle Settimane Sociali -per continuare un cammino iniziatopiù di un secolo fa e che ha visto nellafigura di Toniolo e nella città di Torinoun significativo avamposto. LucaDiotallevi: “La famiglia non è un affareprivato. È il punto di non ritorno delnostro cammino che ci costringe ainserire nel dibattito pubblico unelemento scandalosamente scorretto”

“Coraggio, avantisu questa stradacon le famiglie!”È il saluto, pieno di slancio e di affetto,che Papa Francesco, dopo l’Angelus, harivolto ai milletrecento partecipanti alla47ª Settimana Sociale di Torino, che erainiziata con un suo messaggio e prose-guita con la prolusione del cardinaleBagnasco. A conclusione dell’appunta-mento domenicale con i fedeli in piaz-za San Pietro, il Papa si è unito ideal-mente alla platea torinese citando iltema della Settimana e rallegrandosi“per il grande impegno che c’è nellaChiesa in Italia con le famiglie e per lefamiglie e che è un forte stimolo ancheper le istituzioni e per tutto il Paese”.

Famiglie e Paese: un binomio che dalTeatro Regio, subito prima di ascoltarele parole di Francesco, si è sentitovibrare con forza: “La famiglia non è unaffare privato”. È “la prima conclusione, il punto di nonritorno del nostro cammino”, ha dettotracciando le fila dei lavori Luca Diotal-levi, vicepresidente del Comitato scien-tifico e organizzatore. Ma, soprattutto,“ci costringe a inserire nel dibattitopubblico italiano un elemento scanda-losamente scorretto”. L’appuntamentoè al 2017 - ha annunciato monsignorArrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari epresidente delle Settimane Sociali - percontinuare un cammino iniziato più diun secolo fa e che ha visto nella figuradi Toniolo e nella città di Torino unsignificativo avamposto. Protagonisti,oggi come allora, i laici, chiamati a“combattere”, soprattutto in ambitopolitico, la “buona battaglia” con “l’ago-nismo della libertà”.

Un “new deal” sulla famiglia“La famiglia non è un affare privato”, el’architettura della famiglia “è una parteessenziale, ineliminabile, dell’architet-tura della civitas”. Nelle conclusioni diDiotallevi è risuonata, dall’inizio, la pro-lusione del cardinale Bagnasco, che findalle prime battute ha esortato la pla-tea a “provare ad ascoltare l’uomo e ladonna di oggi, senza pregiudizi o filtri

ideologici”. L’obiettivo: un “new deal”sulla famiglia, auspicato anche da Fran-co Pasquali, coordinatore di Retinope-ra. Prima mossa: un esame di coscien-za. Diotallevi è volutamente provocato-rio: “Cosa abbiamo fatto noi laici catto-lici italiani, in questi tre anni nella civi-tas e nella ecclesia, anni così difficili etalvolta drammatici. E ancora: “È inuti-le, o ipocrita, che i laici cattolici italianisi pongano la questione della famigliasenza porsi anche con schiettezza loStato in cui versa oggi il cattolicesimopolitico in Italia”.

I laici in prima fila“Se è vero che la famiglia non è unaffare privato, ma pubblico, ciò signifi-ca che il caso della famiglia ha moltiprofili, e sicuramente uno anche politi-co”. È una vera e propria “chiamata allearmi”, nella direzione pacifica di chiaccetta il dialogo e il confronto, quelladi Diotallevi. “Bisogna combattere”, e lapartita si gioca sul piano politico, è lìche vanno pensate con creatività le“azioni collettive”, che rimandano auna parola che è ricorsa molto di fre-quente nella Settimana Sociale: “Alle-anza”. Quello dei laici cattolici si profilacome “un impegno pesante e protrattonel tempo”. Inutile nascondersi, delresto, che “sono decenni che agli italia-ni viene negato di avere un votopesante almeno quanto quello chehanno i cittadini delle grandi democra-

CCaammppaaggnnaa

““UUnnoo ddii nnooii””

LUIGI CRIMELLA

CCoonncclluussiioonnii zie”. Vogliamo essere noi, invece, adecidere chi ci rappresenta, ne abbia-mo il diritto e il dovere.

L’agonismo della libertà“Bisogna combattere”, con “l’agonismodella libertà” di sturziana memoria econ la capacità di “convergere”. E laprima battaglia è quella di “continuaread affermare lo spirito e la lettera concui la nostra Costituzione riconosce idiritti e i doveri di quella particolareformazione sociale che è la famigliafondata sul matrimonio. Non possiamospaventarci né tacere di fronte a chipropone o minaccia di trasformare undiritto in un reato di opinione”. Masono tanti i temi sul tappeto, come “lavalenza pubblica dell’impegno educati-vo, la contestazione radicale che vaportata alla pretesa dello Stato di farsieducatore, la crisi dell’educazione allalaboriosità e all’intraprendere, il carat-tere ingiusto e inefficiente della pres-sione fiscale che oggi debbono sop-portare i contribuenti italiani e le lorofamiglie, la onerosità e gli aspetti spe-requativi del modello di welfare Statetuttora imperante”. Senza contare lo“sfruttamento” delle famiglie immigra-te e il degrado degli spazi urbani cheincide sulla qualità della vita, non solodelle periferie. Le Settimane Sociali, hadetto il Papa all’apertura di questa edi-zione, “sono state provvidenziali e pre-ziose, e lo sono ancora oggi”. Ancheper la loro capacità di “affrontare, e sepossibile anticipare, gli interrogativi ele sfide talvolta radicali posti dall’attua-le evoluzione della società”. “Coraggio,avanti”, il suo invito all’Angelus. Appun-tamento, allora, nel 2017.

aumento dell’età pensionabile otagli alle pensioni di chi oggi giàfatica a sopravvivere. Blangiardoritiene che le statistiche correntirispetto alla sempre maggiore dif-ficoltà di sostenere le pensioniaddirittura sottostimino il proble-ma, e che sia un’illusione otticaquella d’immaginare che le pen-sioni dei nostri vecchi le paghe-ranno gli immigrati. Infatti non siconsidera che anche gli immigra-ti invecchiano, e che esiste quelloche lo studioso chiama «invec-chiamento importato». I primiimmigrati cominciano ad arrivarealla pensione. Tra poco sarannouna massa di pensionati, che perdi più «ha avuto un lavoro regola-re solo in età matura», spesso consalario basso, così che i loro con-tributi certamente non pagheran-no le loro pensioni, che dovrannoessere sostenute da altri.?A causadell’«invecchiamento importato»il numero di pensionati raggiun-gerà il suo vertice nel 2030, quan-do andranno in pensione i figli delbaby boom degli anni 1960, masorprendentemente questo vertice«non sarà seguito dal declino checi si attenderebbe per via dellacaduta della natalità sviluppatasidalla metà degli anni ‘60». Infattilegioni di pensionati immigraticompenseranno la riduzione nelnumero di pensionati italiani,mantenendo il numero totale dichi fruisce di una pensionecostante.

Ma le cattive notizie nonfiniscono qui. Non bastasse ladrastica riduzione, da recordmondiale, del numero dei bambi-ni – che, ha rilevato Blangiardonella sua conferenza stampa, ben-ché sia vietato dirlo deriva ampia-mente dagli aborti – anche tra gliitaliani che, superando un veropercorso a ostacoli, sono riusciti anascere, molti rappresenterannosolo un costo per il sistema Paese– occorre mandarli a scuola ecurarli quando si ammalanoprima di entrare nel mondo dellavoro – ma non daranno poialcun contributo al Pil perché sene andranno all’estero. Non sitratta di aneddoti – molti hannoun vicino il cui figlio è andato alavorare a Londra o in America –ma di centinaia di migliaia di gio-vani, in gran parte laureati, che

Demografia

DALLA SESTA

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M. MICHELA NICOLAIS

Page 8: Avvenire di Calabria n° 33-2013

La Discesa del Quadro

Le tradizioni, il folklore e... la fede!

La Festa8 21 Settembre 2013

Venerdì 14 settembre 2013.Venerdì antecedente la “discesa”del Quadro della Madonna dellaConsolazione nella Basilica Cat-tedrale. L’orologio spirituale delpopolo reggino segna l’ora dellaVeglia mariana, l’ora dell’attesa.E come ogni altra attesa, e forseanche di più, anche questa della“calata ra Madonna”, anche que-st’anno, come ogni anno, è caricadi molteplici significati che nelcuore e nel volto di ciascuno sonodiversi, ma che in tutti sono per-meati dalla speranza, dalla certez-za, cioè, che lo sguardo della

Madre della Consolazione è rivol-to verso tutti e benedice chiunquea Lei si rivolge.

È questa la sensazione di chifacendosi pellegrino lungo ViaCardinale Portanova sale, a qual-siasi ora della notte e fin dal primopomeriggio, verso il colle del-l’Eremo; di chi si ferma a contem-plare lo scorrere di un popolo che,lo si legge nei volti, sa di trovaresu quel colle una presenza conso-

Morosini : il desiderio della gioia dentro un cammino faticoso, ma consolante ...

La Veglia all’Eremo, la notte e l’alba ...lante per la propria vita, una pre-senza che riempie il cuore di unasperanza e di una gioia umana-mente inspiegabili. Per questoogni anno il popolo di Reggio salesu quel monte.

E veglia. E prega. E attende. Veglia, prega e attende perché

sa che senza la Madre che dona ilFiglio non può avere e viverequella gioia che ciascuno deside-ra: la vera gioia, quella dellaPasqua, della Risurrezione.

E proprio della gioia pasqualeha parlato l’Arcivescovo di Reg-gio Calabria, Giuseppe FioriniMorosini, nella riflessione tenutaal termine del Rosario da lui pre-sieduto in una Basilica dell’Ere-

mo gremita di persone, oltre chedelle presenze dell’Arcivescovoemerito mons. Vittorio Mondel-lo, di numerosi sacerdoti, di reli-giosi e religiose che insieme a luihanno voluto pregare e vegliareper tutta la Diocesi Reggina.

«Abbiamo appena pregato -ha detto - i misteri della gioia. Lagioia verso quale tendiamo non èla gioia illusoria, è la gioia chedobbiamo costruire con il sacrifi-cio. Il messaggio della gioia che civiene dalla fede non è il messag-gio di chi ci dà la garanzia che,stando fermi ed addormentati,otteniamo la gioia eterna. La via

della croce, garanzia sicura per lanostra gioia senza fine, - ha conti-nuato mons. Morosini - è per noicristiani la chiave interpretativadella nostra vita.”

“Se il chicco in grano cadutoin terra non muore - ha continua-to - non porta frutto: questo è ilseme della gioia”. “La gioia - hapoi precisato - si conquista attra-verso il sacrificio: l’annunciazio-ne, la visita della Madonna aSanta Elisabetta, la nascita diGesù, la presentazione al tempio,lo smarrimento e il ritrovamentonel tempio. Noi li chiamiamomisteri della gioia, ma sappiamoche queste esperienze della Vergi-ne Santissima non hanno compor-

tato una gioia immediata. Pensateallo stato d’animo della Madrequando Gesù si perse. Pensate allanatività: Non c’era posto perloro.... Pensate alla gioia dell’in-contro con Elisabetta: partire dacasa ed andare a servire la cugina,nonostante la gravidanza. Questoè il mistero Pasquale che comin-cia già nell’esperienza concretadella Vergine Santissima».

Continuando la sua riflessionesulla gioia, l’Arcivescovo l’hadefinita come “compimento diuna vocazione che scaturisce daun travaglio”, che poi è la dinami-ca della fede pasquale: «Voi

mamme lo sapete, meglio di me.La gioia della maternità è la gioiadi una vocazione che si compie,ma che passa attraverso il trava-glio del parto. Voi sportivi vivetela gioia della vittoria: è la gioia diuna vocazione che, se non è pre-parata con la fatica dell’allena-mento, è una gioia irraggiungibi-le. Voi studenti non raggiungeretemai l’obiettivo di superare leprove, se non passate attraverso lafatica dello studio. Questo è ilmistero Pasquale che si deve com-piere anche in noi. La gioia cri-stiana è sempre legata alla fede!».

Gioia e vocazione, dunque,hanno un legame inscindibile etendono entrambe al compimento.

Di tutto ciò il modello pereccellenza, al quale guardare e dalquale dobbiamo imparare èMaria: «Vogliamo imparare daMaria - ha detto l’Arcivescovo - aguardare alla nostra vocazionecome singoli, come famiglia ecome società. Guardiamo a Maria- ha ancora esortato - per essereanche noi costruttori di gioia,costruttori di serenità attraverso ilsacrificio personale. Miei cari - hadetto con amore, ma con una forzae chiarezza precise - non illudia-moci: il Vangelo non ci garantisceuna gioia e una serenità senza la

Il saluto di Mons. Morisiniall’accoglienza del Quadro

“Ci siti puru vui!” ...Onorevoli Autorità e Fedeli tutti, E’ la prima volta in assoluto che partecipo a questa solennemanifestazione religiosa, e potete immaginare quale possaessere la mia commozione, anche perché questa primavolta è il primo atto solenne che compio come Vescovo diquesta santa Chiesa di Dio di Reggio-Bova. Ringrazio Dio e la Vergine Maria, che mi hanno dato questagioia, che reputo un grande dono di Dio per un pastore, ilquale, oltre che guidare la fede della propria gente, alimen-ta la propria fede da quella di coloro che gli sono stati affi-dati. Vedendo giungere in piazza questo straordinario corteo difede, che grida osannante a Maria, mi sono commosso. E’ commovente vedere anzitutto voi, cari portatori, i quali algrido: e griramulu cu tuttu u cori: ora e sempre viva Maria,ogni anno piegate le vostre robuste spalle sotto questopeso, che voi ritenete dolce e leggero per l’amore che por-tate a Maria. Voi portate sulle spalle l’immagine di Maria, main realtà è Lei che, come tenera Madre, porta tra le sua brac-cia tutti voi, le vostre famiglie, il vostro lavoro, le vostre spe-ranze; quasi a dirvi: grazie per quel che mi permettete di fareogni anno, scendendo dall’Eremo in Cattedrale. E’ commovente vedere la folla che segue il quadro dellaMadonna pregando e piangendo, osannante e imploranteallo stesso tempo. Voi cari fedeli portate nel cuore tante sof-ferenze e tante speranze. Alcuni di voi camminano scalzi,suscitando forse il risolino dei bempensanti per questogesto che può sembrare arcaico nella nostra società dellatecnica e della scienza; un gesto, però, che conserva ungrande fascino ed è molto eloquente nel dire la disperazio-ne umana e la speranza divina. Voi, cari fedeli, seguite Maria,ma in realtà, voi lo sapete bene, è Maria che in questo cam-mino di speranza vi guida e vi conduce, perché Ella con Cri-sto, viaggia con ciascun uomo nel cammino della vita. E’ commovente vedere qui i rappresentanti delle Istituzioni

civili, a conferma dell’identificazione della nostra Città inquesta immagine, dinanzi alla quale si può leggere unaparte rilevante della storia di Reggio. Anche per questoaspetto possiamo dire che non sono stati gli uomini a por-tare il Quadro lungo questi anni a Reggio, ma è stata Mariaa guidare il popolo nel suo difficile cammino lungo i secoli. Per il grande significato umano e religioso di questo incon-tro annuale tra la città e l’immagine di Maria, questa piazzaè chiamata proprio Piazza dell’Incontro. L’incontro di amoretra Maria e Reggio, che nessuno mai potrà scalfire. Ancora una volta, o Maria, tu vieni incontro alla città, alla tuaReggio, ai tuoi figli, che ti accolgono sempre con amore ecommozione, sapendo di poter riporre in te la loro fiducia esperanza. I tuoi figli di Reggio, o Maria, nei momenti difficilisi sono rivolti a te con l’interiore convinzione: sulu a maron-na ‘ndhi restau. A portarti su questo trono solenne, o Madre della consola-zione, ci sono queste persone che tu conosci nell’animo daanni. Essi rappresentano tutta la gente di Reggio, che sisente onorata di mettere a disposizione le proprie spalle perconsentirti di fare il tuo ingresso solenne nella nostra città emostrarti ancora quale madre e regina di essa. O Maria, in questo momento difficile della vita della nostracittà, dall’alto di quel quadro tu sembri dire a tutti noi, quasicome risposta di fede al nostro grido: sulu a maronna ‘ndhirestau, tu sembri dire a tutti, forse con materno tono di rim-provero: Nun sugnu sulu ieu che vi restai, ca ci siti puru vuiccu mia.Si, o Maria, noi accogliamo queste tue parole come richiamoforte alle nostre coscienze di credenti, perché assumiamonei confronti della nostra città la responsabilità di cittadini.Ci siti puru vui: Con queste parole ci dici che non possiamorinunciare alla speranza, che ci portiamo dentro come cri-stiani, e, quindi all’obbligo di annunciarla, secondo le paro-le di S. Pietro: voi dovete rendere ragione della speranzache è in voi. Ci siti puru vui. Ci esorti a riscoprire il gusto della partecipa-zione alla cosa pubblica, mettendo il bene comune sopra gliinteressi personali. Ci siti puru vui. Ci solleciti a purificare le nostre coscienzedall’apatia, dall’egoismo, dall’invidia. Ci siti puru vui. Ci gridi forte che non possiamo coniugare

ANTONINO IANNÒ

E’ tornata “Festa Maronna” con il suo folklo-re, le sue tradizioni, ma soprattutto la suareligiosità che tocca il culmine nella Proces-sione della Vara che parte all’alba del primosabato successivo all’8 settembre, giornodella natività della Vergine Maria e giungenella Cattedrale dopo circa quattro ore,attraversando la città dall’Eremo, lungo viaCardinale Portanova e il cuore di Reggioprima di giungere in Piazza Duomo: un rito,quello della processione, che si ripete, inin-terrottamente, dal 1636, un tragitto anticoquattro secoli, eppure giovane e fresco dientusiasmo per l’Avvocata del popolo reggi-no. Più di un centinaio di portatori si alternanosotto le stanghe di legno che devono soste-nere la pesante varia d’argento in una garadi orgoglio e di devozione fino all’arrivo.Sembra non manchi nessuno, dalle autoritàcivili insieme a personalità politiche chehanno atteso la consegna della Vara nellaPiazza del Popolo con l’Arcivescovo di Reg-gio Calabria, Mons. Giuseppe Fiorini Morosi-ni, i presbiteri, religiosi e religiose, diaconi etutte le associazioni laiche del reggino. Dopo la consegna da parte del superioredei Cappuccini, Padre Giuseppe Sinopoliall’Arcivescovo della città, la processione si èzittita in un fiume di fedeli, quasi scivolasse

sulle migliaia di teste che seguivano la sacraEffige: un contrasto tra il frastuono e ilrombo dei mortaretti che si sono susseguitinella discesa dall’Eremo e la compostezzadel corteo sul Corso Garibaldi.

Gruppi di fedeli che seguono la Vara intona-no il rosario a Maria della Consolazione inuna nenia che sa di antico e pur sempreattuale, di profondamente religioso e tradi-zionale: “Facitammilla Maronna mia, faci-tammilla pì carità”: è la grazia che si chiede

alla nostra Patrona con quella fede che dà lacertezza di ottenere, tra le lacrime che spun-tano al grido “Oggi e sempri, viva Maria!”. E mentre il Quadro, tra soste e riprese, attra-versa il centro di Reggio, con fermate d’ob-

bligo, di ricordo e dimemoria, si alza daglialtoparlanti posti lungo ilpercorso, il suono deicanti quasi perfetti delcoro della cattedrale cheinneggiano alla Madre diDio. Si legge sul viso dellagente la gioia di esserealla sequela di Maria, ci sisente fratelli, in quellafigliolanza che solo Cristopuò creare; è faticosoeppure si segue Cristo,molti a piedi nudi: unsacrificio materiale chevuole essere lo specchiodi una vita di privazioni,sì quelle sofferenze chesi offrono a Dio in cam-bio della gioia certa che

viene sempre dopo la croce: è il misteropasquale che si rinnova in chi ha fede in Luiche può tutto! A mezzogiorno la Sacra Effige si fa avanti in

MELINA CIANCIA

Per ragioni di spazio,offriamo nelle pagine 8-9-10, tra i tanti possibili, soloalcuni momenti che cisembrano particolarmenteforti relativi alla Festa dellaMadonna dellaConsolazione, dalla Vegliaall’Eremo alla solennecelebrazione del Martedìnella Basilica Cattedrale. A raccontare tutto ciò cheaccade, del resto, in uncontesto così singolarequale quello delle Feste diSettembre, non basterebbeun grosso volume. Ma anche da questi piccolisquarci al lettore éconsentito di entrare inqualche modo nel cuoredell’ evento.

servizio fotograficodi Adriana Sapone

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La Festa 21 Settembre 2013 9

“Soffia un vento a Parigi sta-sera … un vento che vento non è…”

Mentre il palato assaporal’aroma di un buon caffè e il pol-lice e l’indice della mano destraavvolgono un cornetto al ciocco-lato appena sfornato, le chiac-chiere da bar, nelle prime oremattutine di un uggioso martedì17 settembre 2013, catturanol’attenzione delle umane mentiche vanno risvegliandosi dopo iltorpore notturno.

La decadenza di un senatoredella Repubblica, le colpe diAtzori nella sconfitta col Trapani,il temporale che puntualmentecrea disagi e incidenti, i rincari

che hanno colpito noccioline epistacchi!

Qualcuno sfoglia i quotidianilocali e, inaspettatamente, nellediscussioni che si inerpicano trazucchero di canna, trecce e cap-puccini, s’insinua la curiosità:“Chissà cosa dirà oggi all’ome-lia l’Arcivescovo … è la suaprima festa Madonna!?” “Pureper il commissario Castaldo è …la prima … a Festa Madonna!”“Hai letto le polemiche riguar-danti … “

La chiacchierata prosegue inpiazza Duomo, poi sulla scalina-ta della Cattedrale: s’interrompedi colpo all’ingresso in Basilica. Ivolti restano ammaliati dallalucentezza della Venerata Effigedella Madonna della Consolazio-ne. Ci si sistema nei banchi; lasolenne Concelebrazione Eucari-stica ha inizio, è ora di abbando-nare i cicalecci per vivere laMessa!

La lunga processione diseminaristi, ministranti, diaconi,sacerdoti, vescovi, taglia in duela gran folla stipata nella Catte-drale!

Assieme al Padre Arcivesco-vo, Mons. Giuseppe FioriniMorosini, concelebrano l’Arcive-scovo Emerito di Reggio Cala-bria-Bova Mons. Vittorio Mon-dello, l’Arcivescovo Metropolita

La solenne Concelebrazione del Martedì - L’Offerta del Cero - L’Omelia di Morosini

La Città di fronte alla Madre, la Madre nel cuore della Città

collaborazione, la quale, qualoravenisse meno, renderebbe impo-tente anche Dio, sempre pronto adarci la sua consolazione, che èlegata, però, alla libertà dell’uo-mo, il quale, se accoglie il mes-saggio di Dio consola il fratello,

se non lo accoglie, la consolazio-ne diventa illusoria”.

Soffermandosi sulle paginebibliche appena proclamate,Mons. Morosini afferma cheMaria “ci coinvolge nella suamissione di consolare il popolo”.

Introduce, Padre Giuseppe,tre aspetti della Consolazione: lagiustizia, la solidarietà, la pro-clamazione della libertà deglischiavi e la scarcerazione dei pri-gionieri.

“La Madonna – proseguel’Arcivescovo – ci dice che laconsolazione dell’uomo passaattraverso il rispetto della giusti-

zia”.Ma, sottolinea, dopo aver

elencato vari e gravi casi diingiustizia, “di quale consolazio-ne possiamo parlare dinanzi allaMadonna, se non lottiamo control’ingiustizia e la risolviamo?

Dall’altare non possiamo vende-re illusioni. Bisogna correre airipari e rimediare: chi deve farlo,lo faccia senza indugio; soprat-tutto i cristiani, per coerenza conla propria fede. Sarà un segnaledi rinascita per la città. E questoappello lo rivolgo anche a quelleistituzioni che in qualunquemodo dipendono e vengonoricondotte alla Chiesa: diamol’esempio, se deve essere correttaqualcosa da parte nostra, pernon ingannare la gente condiscorsi spirituali vuoti e inutili”.

Passando al secondo aspettodella Consolazione, Mons. Arci-

di Cosenza-Bisignano Mons. Sal-vatore Nunnari, il Vescovo diOppido-Palmi Mons. FrancescoMilito e il Vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea Mons. LuigiRenzo.

Subito dopo il Segno diCroce fa il suo ingresso il CeroVotivo, annualmente offerto dallaCivica Amministrazione a MariaSS. Madre della Consolazione. Anome dell’AmministrazioneComunale è il commissario pre-fettizio dr. Giuseppe Castaldo aprendere la parola. Il commissa-rio Castaldo ripercorre gli undiciintensi mesi trascorsi a PalazzoSan Giorgio, ricorda il rapportodi collaborazione che si è venutoa creare con gli enti territoriali eregionali, sottolinea la disponibi-lità e la dialettica democratica

che ha caratterizzato l’atteggia-mento del popolo reggino neiconfronti del commissariamento,affida, infine, all’Avvocata Con-solatrice le sorti, i progetti, larinascita della società reggina.

La Solenne ConcelebrazioneEucaristica, resa ancor più sugge-stiva dalle melodie del Coro “SanPaolo”, diretto da Carmen Canta-rella, prosegue con la Liturgiadella Parola.

Alle ore 10,42 Padre Giusep-pe Fiorini Morosini, in piedidinanzi alla Cattedra, dettal’omelia nella sua prima “FestaMadonna” da ArcivescovoMetropolita reggino-bovese!

L’Arcivescovo, conscio delledifficoltà e delle amarezze cheangosciano il suo popolo, ideal-mente si pone in ginocchio,accanto ai suoi fedeli, ai piedi diMaria: “siamo qui convenuti acelebrare la nostra festa annuale,che muove tutta la città per farlastringere attorno all’immaginedella Madonna della consolazio-ne come non mai, per ricevere dalei quei gesti di consolazione chenon siano illusori, ma veri. Maenuncio subito sinteticamentel’idea di fondo di questa miaomelia: questi gesti veri di con-solazione da parte di Mariadipendono dal coinvolgimentodell’uomo, dalla sua volontà di

vescovo esorta ciascun fedele:“noi che non abbiamo alcuniproblemi dobbiamo soccorrerequelli che ce l’anno, affinchéquesti possano percepire che Dioc’è e li ama”. E ancora: “rivalo-rizziamo, fino a quando è possi-bile, uno dei grandi valori dellanostra terra: la cura dell’amma-lato e dell’anziano in casa. E’ ungrande gesto di amore lasciarlial calore delle mura domesti-che”.

Rammenta, il presule reggi-no, il gran lavoro svolto dalleassociazioni di volontariato e,rivolgendosi agli imprenditori,alle banche e a tutti i più fortuna-ti, li invita ad inserire nei lorobilanci la voce: la consolazionedi Maria.

Analizza, quindi, il terzo edultimo aspetto della Consolazio-ne: la proclamazione della libertàdegli schiavi e la scarcerazionedei prigionieri.

La nostra Reggio, sottolineaPadre Giuseppe, “non potrà mairinascere, se non ci liberiamodalla schiavitù di questa impo-stazione di vita basata sull’egoi-smo, se non riscopriamo la bel-lezza della partecipazione, deldialogo politico, del confrontodialettico, sempre rispettoso delpensiero altrui”.

“Da una impostazione egoi-stica – spiega l’Arcivescovo -nasce la schiavitù dello spacciodella droga, dell’usura, delgioco: la logica di questi mali èla stessa: vivere felici, senzalavorare, ma fare soldi alle spal-le degli altri. Sono schiavitùdalle quali la nostra città si develiberare. E sono schiavitù che, a

loro volta, creano la schiavitù dipersone innocenti”.

“Ma – ricorda Mons. Moro-sini – non possiamo non dedicareun’attenzione tutta particolarealla schiavitù dalla criminalitàorganizzata: intimidazioni, tan-genti, estorsioni, violenza,minacce”.

“La Madonna – concludel’Arcivescovo – ci consolerà e ciaiuterà a sconfiggere la crimina-lità organizzata, se noi lotteremocontro di essa. E la prima arma èla denuncia”. “Denunciate!!Denunciate!! - ha gridato il Pre-sule - I vantaggi economici che

ANTONIO MARINO possiamo trarre dalla commistio-ne con il crimine, non sarannomai fonte di gioia e di serenità,perché su di essi pesa la giustarepressione dello Stato”.

La Solenne ConcelebrazioneEucaristica prosegue il suo corso,sotto la mite guida di don GianniPolimeni, Prevosto della BasilicaCattedrale e Cerimoniere.

Al termine, dopo aver impar-tito la Benedizione Apostolica,Padre Giuseppe Fiorini Morosinisi concede al popolo: sorridente,abbraccia gli ammalati, bacia ibimbi, stringe le manzi deglianziani, benedice i giovani.

Lentamente la Basilica Catte-drale si svuota. E’ tempo di rien-trare a casa: magari prima unabreve sosta al bar per comperarele pastarelle, segno del giorno difesta. E al bar ancora un com-mento, una riflessione.

Mons. Morosini, da buondiscepolo di San Francesco daPaola, ha … quasi … con la suaomelia, dato i … “compiti a casa”ai suoi fedeli: facciamo in modoche la fantastica storia dellanostra vita sia vissuta con e pergli altri.

Soltanto così sarà davveroFesta di Madonna.

Soltanto così potremo, senzaarrossire, guardare quel Quadroe, con tutto il cuore, urlare:“Eccomi, ci sono anch’io a lotta-re con Te per il presente e il futu-ro della nostra Terra, dei nostrifigli!”.

E alle spalle dei reggini soffiaimpetuoso un vento, che, comenei versi della colonna sonora delcelebre “Commissario Maigret”,vento non è!

E’ il soffio del Concilio, è ilrespiro sereno di una Chiesa,quella reggino-bovese di Mons.Fiorini Morosini, che, comeMaria Madre della Consolazione,si fa pellegrina nelle case, nellevite degli uomini di oggi, per nar-rare il Mistero di quel bimbomorto in Croce e risuscitato dopotre giorni; un Mistero che dàforza e coraggio, ieri oggi e sem-pre!

Sul nostro sito on line il testo integraledell’omeliadell’ArcivescovoMorosini

servizio fotograficodi Domenico Notaro

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La Festa10 21 Settembre 2013

La Processione del Martedì

Scenari antichi e nuovi...Dalle 18 alle 21. Sono le tre

ore lungo le quali si é snodata lasolenne Processione del Marte-dì.

Tre i Vescovi presenti. Oltreil Metropolita Morosini, l’arci-vescovo emerito mons. Mon-dello e l’arcivescovo di Cosen-za mons. Nunnari.

Fittissima la folla di fedeliche ha accompagnato il passag-gio della Madre lungo la tradi-zionale Via del Corso Garibaldifino al rientro in Cattedrale.

Canti, preghiere, sguardi,lacrime, grida, attese. Comeogni anno, come sempre datempo ormai immemorabile.

Qualcosa di nuovo e diimprevisto comunque, que-st’anno, c’è stato. Si tratta dialcuni momenti daella proces-sione particolarmente singolari,

quelli lungo i quali il nuovoarcivescovo si è accostato -come aveva già fatto sabatomattina - a fianco dei Portatoridella Vara per diventare per unbreve tempo “uno di loro”(gesto compiuto stavolta anchedal Commissario Castaldo); edaltri lungo i quali ha sentito ilbisogno di essere fisicamentevicino a persone anziane o abambini ammalati o a ragazziche stanno per iniziare la scuo-la: un preciso simbolico aprirsidel nuovo vescovo agli scenaripiù diversi della vita della città.

Fino all’ultimo momentoquando - ormai tramontato ilsole - davanti alla folla di piaz-za Duomo, mons. Morosini si éperfino esibito nel canto di unmotivo degli anni ’70 che invi-tava alla speranza, prima diimpartire a tutti la benedizione.

fede e malaffare. Quante critiche riceve la Chiesa per questaconnivenza. O Madre, tu ci chiedi di interrompere questasciagurata e dannosa connivenza. Ci siti puru vui. Ci spingi, o Maria, ad andare avanti con fede,indicandoci in quella comunione di fede con gli apostoli nelCenacolo, la tua presenza di speranza e di vita. Allora tu davicoraggio a un manipolo di poveri uomini, distrutti dallapaura, a iniziare la grande avventura della predicazione delVangelo, che ha cambiato il mondo. Noi non abbiamo ilmondo davanti; abbiamo solo la nostra città. Reggio non arrenderti. Dinanzi all’immagine di Maria devipromettere a te stessa che scommetterai sulla speranza, sul-l’impegno, sulla rinascita, sul superamento delle conflittuali-tà, sulla comunione, sul futuro possibile. E’ un atto di amorealla città, che diventerà atto di amore a Maria. E siccome la speranza cristiana è frutto di impegno di fede,io, come pastore di questa Chiesa, voglio proporvi una breveinvocazione, che traggo dalla preghiera dei Vespri del giornodell’Immacolata: Trahe nos, Virgo Immaculata, post te cur-remus, in odorem unguentorum tuorum/Attiraci, VergineImmacolata; dietro di te noi correremo, rapiti dal profumodelle tue virtù. Sì, miei cari, di un cammino dietro alla Vergine, abbiamobisogno. All’inizio del mio ministero pastorale in mezzo avoi, ve lo ripeto con tutta la forza che ho nell’animo, contutta la speranza che porto nel cuore. Reggio ha bisogno diritornare al Signore, ai grandi valori cristiani, ad una grandee rinnovata testimonianza di vita. Miei cari fratelli, in questomomento storico difficile per la città, i cristiani cattolici devo-no dare una grande prova di coerenza. Maria ci dice: fate quello che Gesù vi dice di fare. Non pos-siamo gridare in piazza viva Maria, e poi aderire al male; nonpossiamo sfilare davanti al quadro e inviare baci e poi nonpurificare la propria condotta di vita: sarebbe il bacio diGiuda. Non possiamo sporcare l’immagine di Maria ponen-dola accanto alle armi nascoste o ai soldi rubati o estorti.Non possiamo gridare il viva Maria se poi attendiamo allavita degli altri con la droga, con l’usura, con le intimidazioni. No. Maria vuole da noi purificazione e rettitudine di vita. Miauguro che durante i pellegrinaggi che verranno fatti in Cat-tedrale, saranno molti i fedeli che si confesseranno, deci-dendo di cambiare vita. Un appello particolare faccio: a chipossiede armi, legalmente o illegalmente, dico: in nome diMaria, liberatevene, perché il possesso di un’arma significarischio del suo uso. La pace non si costruisce sulla paura, masulla gioia della vita. Miei cari, in questo momento, simbolicamente, mettiamocitutti sotto la vara di Maria. La prenderemo simbolicamentesulle spalle, quasi a dirle: O Madre noi accettiamo di cammi-nare sotto la legge di tuo Figlio Gesù, ricordando le sueparole: il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero. O Madre, aiutaci in questo cammino e in questo sforzo ditornare a vivere sotto la legge del Signore. Oggi e sempre, viva Maria!

== p. Giuseppe

Il senso della festa

A colloquio con la gente e coi pensieri

Una lacrima segna il volto della donnaalla mia destra: forse prega, supplica,affida, ringrazia. L’altra lì in fondo sorri-de e applaude a braccia alzate. Un’an-ziana di fronte a me sta recitando ilRosario e il giovane accanto a lei intonail canto suggerito dal coro. Una bambi-na manda bacini verso il Quadro con lamano sulla bocca e intanto quel signo-re non smette di riprendere col telefoni-no ogni immagine. Quella ragazza con-fessa i suoi peccati in ginocchio davantiad un sacerdote e i portatori urlano aduna sola voce: “Oggi e sempre, VivaMaria!”. E l’eco della chiesa risponde inegual maniera…

Mi trovo dentro la Cattedrale di Reg-gio Calabria, mentre entra la sacra effi-ge della Madonna della Consolazione,al termine della processione che ognianno si rinnova partendo dall’Eremo,sempre uguale e sempre diversa. Mipiace scrutare i volti delle persone chemi circondano e intuire i loro sentimen-ti, forse uguali ma, certo, anche diversidai miei. Intrattengo una breve conver-sazione con la donna alla mia sinistra, laquale suggerisce che, forse, tutta la follaogni anno si riunisce da ogni parte dellacittà per tale occasione perché “c’ètanto bisogno di conforto, coi tempi checorrono..”. Mi fermo a riflettere. Forse è vero, questa è certamente unadelle possibili interpretazioni: l’uomo,da sempre e soprattutto nel momentodel bisogno, avverte la necessità di chie-dere aiuto a Qualcuno più grande... Ma, ecco che ricordo: Dio abita nel

‘tuo’… sì! È questa la frase che mi capi-tò di leggere anni fa su uno striscioneall’ingresso di una chiesa. Mi colpì a tal

punto che la memorizzai ed oggi miritorna in mente.

E mi fa pensare che quell’applausoscrosciante, forte, duraturo, quasi fattocome con due sole mani da tutta quel-la folla, sia non solo una richiesta diconforto, ma anche il segno del grazieda tutti rivolto a quella piccola immen-

sa Madre che, più di duemila anni fa,ebbe il coraggio - nella libertà - di pro-nunciare il suo “sì” a Dio!

Senza quel ‘sì’ diMaria, Dio nonsarebbe venuto adabitare in mezzo anoi... Ecco il senso - pen-savo - delle proces-sioni religiose tradi-zionali, a volte criti-cate (ed anche giu-stamente) per quelche - in alcuni casi -sono diventate, mache restano pursempre ‘segno’ diqualcosa che va‘oltre’: all’inizio diogni processione viè la Croce, il simbo-lo del Cristo, Coluiche tutti siamochiamati a seguire;poi viene la Vergineoppure il Santovenerato, chediventano per noiesempio di vita daimitare; poi viene lafolla, che segueappunto l’esempio

della Vergine o del Santo portato in pro-cessione. Gridiamo, dunque, a Maria la nostragioia e ringraziamola coi nostri applau-si, con le nostre lacrime... ma seguiamo-la, imitando il suo ‘sì’! Perché, ogni volta che noi diremo il‘nostro’ piccolo sì, soprattutto se cicosta, Dio continuerà ad abitare inmezzo a noi!

Ci sitiDALL’OTTAVA

croce! Vogliamo essere felici nellaSocietà? Questa felicità si paga!Come? Mettendo il bene comuneal primo posto. In questo momen-to miei cari fratelli, mentre guar-diamo i problemi della nostracittà, mentre noi speriamo chequesta città possa superare questomomento difficile, dobbiamoessere disponibili a porre le condi-zioni perché questa gioia, la gioiadi una Reggio che rinasce, cheritrova la strada del progressosociale, politico, economico, fon-dato sulla comprensione e sullariconciliazione, si compia: dob-biamo metterci a disposizione,accettando di pagare quel pocoche ci viene chiesto perché il benecomune prevalga sugli interessipersonali».

Gioia, vocazione e impegnoconcreto, con Maria e in Maria,sono state le esortazioni dell’Arci-vescovo che già all’inizio del suointervento non ha nascosto la suaemozione nel vedere la fede dellagente di Reggio verso la Madredella Consolazione: «Partecipan-do per la prima volta a questaVeglia in questo Eremo, ho prova-to questa grande emozione: senti-re attraverso la vostra fede la pre-senza viva e consolatrice dellaVergine santissima».

Cominciato alle 21 il Rosariopresieduto dall’Arcivescovo si èconcluso alle 22.15.

Ma la preghiera è continuata

La Veglia

DALL’OTTAVA

piazza Duomo: uno scroscio dimani, un fragore di voci e, dopouna doverosa sosta per ripren-dere fiato, al suono della cam-panella di Don Gianni Licastro, iportatori della vara danno inizioallo spettacolo più emozionantedell’intera processione, la vola-ta: trenta secondi di felicità,ognuno trattiene il respiro e siscatena in un battimani da farbruciare la pelle. È una sensa-zione che solo i reggini possonoprovare, un volare in alto conLei che ci sorride sempre daquel Quadro che amiamo eveneriamo perché lo sentiamonostro come è nostra la Madon-na della Consolazione.

PALMA ARANITI

Le tradizioni

DALL’OTTAVA

fino all’alba quando, al terminedella S. Messa presieduta dall’Ar-civescovo di Cosenza, mons. Sal-vatore Nunnari - che, da reggino,ha parlato ai fedeli con il cuore inmano e la capacità di strappare lelacrime della gente - la venerataeffige della Madonna fra i canti ele preghiere è stata solennementeposta sulla vara processionale percominciare la sua discesa verso ilcuore della città e verso la madredi tutte le chiese, la Basilica Cat-tedrale, segno di quel viaggio chela Madonna fa continuamenteverso i nostri cuori, dove vuolerimanere per garantirci la presen-za del Figlio Gesù e farci gustareil vino della gioia e della festa.

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Gemellaggio 21 Settembre 2013 11

Il giorno 10 settembre alle ore11,00 presso la sala Mons. Gio-vanni Ferro, il MO.C.I. (Movi-mento per la Cooperazione Inter-nazionale) e l’Ufficio MissionarioDiocesano hanno organizzato ilConvegno dal titolo “Chiesacomunione e comunione tra lechiese”, in occasione del XXanniversario del gemellaggio tra lediocesi di Cyangugu (Rwanda) eReggio Calabria-Bova.

Due comunità ecclesiali che si

sono arricchite nell’arco di ven-t’anni coltivando la comunione econtribuendo a costruire quellepiccole comunità cristiane auspi-cate dal Sinodo dei Vescovi (XIIIAssemblea generale ordinaria2012,Instrumentum Laboris,cap.II,80-81) che con la nuovaevangelizzazione hanno l’impe-gno di diventare veri centri diirradiazione e di testimonianzadell’esperienza cristiana.

Ospite: S.E. Mons. JeanDamascene Bimenyimana, Vesco-vo della Diocesi di Cyangugu inRwanda, che ha presentato l’espe-rienza del gemellaggio di duechiese, diverse tra loro per lingua,cultura e costumi, ma accomunatedall’unica fede in Cristo Gesù.

Di rientro dalla visita nellecarceri, ha aperto i lavori il nuovovescovo della diocesi, S.E. Mons.Giuseppe Fiorini Morosini, con isaluti iniziali, una benedizione el’augurio di un proficuo incontro.Hanno presenziato all’incontro:Mons. Vittorio Mondello, vescovoemerito della Diocesi che ha

Il ricordo nella Sala Ferro presenti Morosini, Mondello e Bimenyimana

Il XX° del Gemellaggio tra le Diocesi di Cyangugu e Reggio Calabria-Bova

no a circa tre ore di macchina.Anche in Rwanda esistono le tipi-che contraddizioni tra una capitaleimmersa nella ricchezza con unaorganizzazione di tipo occidenta-le, e le periferie, in condizioni diestrema povertà. Inoltre le infra-strutture, i servizi e i mezzi di tra-

sporto, in alcune zone, sono estre-mamente carenti se non inesisten-ti. Sono facilmente intuibili, per-tanto, le enormi difficoltà che nederivano in tutti gli ambiti per chivive nelle aree depresse.

D’altra parte il Rwanda èreduce dal genocidio che, tra apri-le e luglio 1994, ha causato800.000 vittime, 2 milioni di pro-fughi e sfollati. Un Paese, rimasto

devastato, profondamente ferito, edeturpato, che è stato sostenutonella ricostruzione successivadalla comunità internazionale, eche ancora oggi fatica a realizzareuna democrazia pluralista e com-pletamente libera

avviato il gemellaggio venti annifa, il Direttore dell’Ufficio Missio-nario Diocesano, sac. Nino Russoe il Presidente del Moci, prof.Santo Caserta.

Sono state proiettate alcuneimmagini sulla realtà ruandese.Successivamente S.E. Mons. JeanDamascene Bimenyimana ha spie-gato in francese, con traduzionesimultanea del Direttore dell’Uffi-cio Missionario, che un verogemellaggio deve essere basato suquattro pilastri affinché sia profi-cuo:

- la conoscenza reciproca;

- i contatti costanti tra le dueDiocesi, alimentati anche da visitefrequenti sia da una parte che dal-l’altra;

- L’informazione costanteattraverso l’utilizzo dei media, e lacomunicazione tra le due Chiese(attraverso la corrispondenza o viacomputer);

- la solidarietà e la condivisio-ne.

La realtà sociale vissutaattualmente in Rwanda necessitadi molti servizi e di preghiera. Pertale motivo la realizzazione di unaparrocchia in questo territoriocostituisce un luogo di sviluppo,in quanto permette di realizzare uncentro per i bambini, garantendo-ne i servizi essenziali, i dispensariecc. Pertanto è importante riuscirea completarne la costruzione. Ledistanze, spiega il vescovo, sononotevoli: per raggiungere la cittàda alcune zone, e dalle campagnein particolare, occorrono fino asette ore a piedi, che corrispondo-

(fonte:www.misna.org, www.nigrizia.it).

Il prof. Santo Caserta, presi-dente del MO.C.I di Reggio Cala-bria, spiega che la chiesa reggina,dall’avvio del gemellaggio, è statasempre presente nelle vicendedrammatiche della Chiesa rwande-se e continua a sostenere, con lapreghiera e l’aiuto economico, losviluppo di quelle comunità. Tra le

realtà più significative realizzatenegli anni, ricorda la ricostruzionedell’ospedale di Mibirizi, ad operadella Caritas, l’accoglienza pressoil seminario della Diocesi regginadi quattro giovani, divenuti oggisacerdoti, la realizzazione delCentro disabili di Nkanka, leopere di assistenza di Mewzi, lecooperative di vedove di Cyangu-gu, le adozioni a distanza dei bam-bini poveri, le scuole di Nyabitim-bo, che sono coordinate dai volon-tari del MO.C.I. .

Mons. Vittorio Mondello haripercorso il cammino realizzatodalle due diocesi fin dal lontano1993, data del suo primo viaggioin Rwanda, dove ebbe un incontroristretto con il clero. La scelta diaccogliere l’iniziativa delMO.C.I., attraverso il coinvolgi-mento personale in questo proget-to lo aveva entusiasmato partico-larmente. Era già stato in Brasiledue volte ai tempi del suo governopastorale a Caltagirone (1983-1990), e desiderava realizzare unaesperienza missionaria nella Dio-cesi reggina. L’occasione gli fuofferta dal MO.C.I.. Decise per-tanto di sostenere l’iniziativa. Nel2001, in occasione della celebra-zione dei 100 anni dall’arrivo deimissionari nel 1901, effettuò ilsecondo viaggio e partecipò ad un

CINZIA SGRECCIA incontro tenutosi, in uno stadiogremito di persone, con i Vescovidi tutte le Diocesi del Rwandaconcelebrando una funzione in lin-gua Kenyota- ruandese, che duròcirca sei ore.

Una chiesa sicuramente diver-sa da quella europea, rispetto acostumi e cultura. Ma, ha spiegatoMons. Mondello, la bellezza delgemellaggio tra le due diocesiconsisteva e consiste ancora oggi,nello scambio dei carismi chearricchisce la fede:

una chiesa giovane, entusiastae fervente rwandese da una parte;dall’altra, una chiesa occidentaleorganizzata, con una lunga tradi-zione alle spalle, sebbene piutto-sto stanca, che ha bisogno diriscoprire la propria passione.

L’incontro tra la chiesa euro-pea e la chiesa africana, ha prose-guito Mons. Mondello, è il modomigliore per collaborare alla testi-monianza evangelica in entrambele realtà, vivendo con maggiorepienezza la fede in Cristo. Ha cita-to in proposito le parole di S.E.Morosini al Convegno pastoralediocesano tenutosi il giorno prece-dente: facendo riferimento ai cri-stiani, che in quanto tali, sono

chiamati a ‘mettere Cristo al cen-tro della propria vita’. Ha conclu-so il suo intervento impartendo labenedizione finale ai presenti.

Tra i presenti Marisa Tripodi,segretaria dell’Ufficio MissionarioDiocesano, la quale è rimasta par-ticolarmente colpita dalla dram-matica realtà presentata con le sli-des, in particolare dal problemadella carenza d’acqua, per cui tan-tissimi bambini di diversa fascia dietà, scalzi, trasportano a piedi perchilometri, taniche fino a ventilitri ciascuno, per poter permetterealle proprie famiglie di accedere aquesto bene così prezioso edessenziale. Difficoltà che sicura-mente la civiltà occidentale disco-nosce. Spesso questo bene prima-rio viene sprecato così facilmentenelle nostre società senza conside-rare la gravità delle conseguenzeche si arrecano anche in quei terri-tori.

Chiude i lavori del convegnoil prof. Santo Caserta il quale haringraziato tutte le persone, pre-senti e non, che hanno creduto econtribuito al progetto realizzato,perché senza il loro contributoniente sarebbe stato possibile. E’stata data una testimonianza difede matura, che ha permesso disviluppare, insieme, un percorsodi speranza. (Cinzia Sgreccia)

per mancanza di lavoro e soprat-tutto per sfiducia nell’Italia se nevanno, e non torneranno più.Tranne pochi ultraricchi, sonocostretti a rimanere in Italia inve-ce i pensionati, di cui i figli – chenon sono mai nati, o sono pochi acausa del «modello del figliounico» – si prendono sempremeno cura, così che deve occu-parsene lo Stato, con ulterioricosti per i contribuenti. «Va altre-sì osservato – aggiunge Blangiar-do – che la crescita degliultra85enni soli è più intensa perla componente maschile (+102%per gli uomini rispetto a +62%per le donne), ossia proprio incorrispondenza di quei soggettiche spesso hanno meno capacità,o semplicemente meno consuetu-dine, nel vivere in autonomia».

Blangiardo si rende conto

Demografia

DALLA SETTIMA che queste statistiche sono peri-colose, perché possono fare veni-re in mente a qualcuno «soluzioninon conformi alla dignitàumana», cioè l’eutanasia, cheproprio in questi giorni è rilancia-ta a gran voce dai Radicali. Cisono troppi vecchi? Ammazzia-mone un certo numero. Ma, aparte ogni ovvia considerazionemorale, la «soluzione» sarebbe dibreve periodo. Presto arriverannoalla pensione altri vecchi, e altriancora. Qualcuno proporrà diucciderli tutti?

L’unica soluzione razio-nale – e morale – è il rilanciodella famiglia. Blangiardo invitaa segnarsi la data del 2031, quan-do in Italia il numero degli adultiche vivono da soli (8,7 milioni)supererà il numero delle famiglie.E quando 6,4 milioni di coppie diconiugi italiani non avranno figli,iniziando una pericolosa marciadi avvicinamento al numero dicoppie con figli.

Mi capita spesso, in dibatti-ti pubblici, di spiegare che questestatistiche c’entrano molto con ildibattito in corso sulle unioniomosessuali. Se si diffondono piùmodelli alternativi di famiglia –non lo dico io ma i numeri – dimi-nuisce il numero di famiglie. Se sidiffondono più modelli alternatividi matrimonio, la confusionesociale sull’idea stessa del matri-monio fa diminuire i matrimoni.Meno matrimoni significa menofigli. Trovo quasi sempre qualchecortese oppositore che si alza e,con un sorrisetto ironico, mi fanotare che una donna non sposataè altrettanto capace di fare figli diuna donna sposata. Di norma rin-grazio l’interlocutore per la stra-ordinaria rivelazione – senza dilui, gli dico, non ci sarei mai arri-vato – ma gli spiego anche che stoparlando d’altro. Le donne nonsposate hanno la stessa possibilitàbiologica di fecondità delle donnesposate. Ma hanno un tasso difecondità molto più basso. Lodicono i numeri, in tutto il

mondo, e non c’è ideologia cheriesca a cambiarli. E il dato stati-stico non è poi così sorprendente.Fare un figlio non è un semplicefatto biologico. Senza prospettivedi stabilità e sicurezza per allevar-lo ed educarlo, è più difficile cheuna donna decida oggi d’intra-prendere quest’avventura, edeventualmente resista alle sirenedell’aborto.

Se non aumentano le nascitel’Italia muore. Muore per tutti,cattolici e laicisti, credenti e noncredenti, perché saranno i porta-fogli di tutti a doversi aprire permantenere legioni di pensionati,italiani e immigrati, e fare fronte atante crisi economiche determina-te dalla denatalità. Ma l’unicomodo di far aumentare le nasciteè scegliere – nella politica, nellacultura e anche nella Chiesa – lafamiglia. Quella fondata sulmatrimonio su un uomo e unadonna. Altro che mettere indiscussione il matrimonio e pen-sare a introdurre modelli alterna-tivi!

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Ordinazione Diaconale di Giovanni Piscioneri nella Parrocchia “Santa Maria di Portosalvo

Ti Servirò con gioia, Signore, nella tua casa

Locride12 21 Settembre 2013

Presso il Centro Pastorale diLocri si è conclusa la prima fasedella Convocazione Diocesanache ha per tema “Chiesa diLocri-Gerace in ascolto…”.Oltre 300 religiosi e laici, rap-presentanti delle parrocchiedella diocesi, hanno partecipatoai primi due giorni di lavori pre-sieduti dall’amministratore dio-cesano, monsignor CornelioFemia.

In mancanza del vescovo ètoccato a lui guidare la preghie-ra ed introdurre la Convocazio-ne, sottolineando che:“Per laprima volta celebriamo la Con-vocazione in assenza del vesco-vo e ciò rappresenta un’occasio-ne per dimostrare la capacitàdella nostra comunità di guarda-re avanti con grande responsa-bilità”. Monsignor Femia, espri-mendo parole di gratitudineverso monsignor Fiorini Moro-

sini, ha ricordato che la Chiesadi Locri-Gerace è in camminoed è grata ai Pastori che si sonosucceduti negli anni precedenti,portando avanti questo cammi-no: “le linee pastorali le abbia-mo impostate da anni –ha detto-e la linea di fondo rimane quel-

la di costruire comunità cristia-ne adulte”.

Il Direttore dell’Ufficio perla Pastorale, don GiuseppeDepace ha messo in risalto il“taglio particolare di questa

Convocazione, così pensata dalvescovo Fiorini Morosini,prima della sua promozioneall’arcidiocesi di Reggio Cala-bria-Bova. Ci vogliamo metterein ascolto della gente del nostroterritorio -ha detto- per racco-gliere suggerimenti, critiche

Lasciando Locri, prima diprendere possesso dellasede metropolitana diReggio Calabria – Bova,l’arcivescovo GiuseppeFiorini Morosini ha lanciatoil suo ulteriore appello afavore della Locride. Ungrido d’allarme indirizzato alPresidente della Repubblica,Giorgio Napolitano, al qualeha scritto che, a conclusionedel suo mandato di vescovodi Locri-Gerace, dopocinque anni, nella Locride lasituazione è peggioratasotto tutti i punti di vista. Inun amaro consuntivo, caricodi “preoccupazioni perquesta terra, che ho amatodi vero cuore e che hocercato di servire nelmigliore dei modi”,l’arcivescovo ha evidenziatocome “la crisi economica,che ha piegato l’Italia, hadistrutto completamenteogni velleità di rinascitaeconomica della Locride”; evia un elenco di quanto si èperso in termine di servizi edi occupazione: scuole,ospedali e uffici postalichiusi, treni soppressi,piccoli centri abbandonatied una povertà semprecrescente, come indicanoanche i dati delle caritas,parrocchiali e diocesana che“non riescono più a teneredietro alle richieste di cibi,medicine, viaggi e di altriaiuti sociali”.

Monsignor FioriniMorosini riferisce come datopositivo il fatto che nellaLocride negli ultimi anninon si sono registrati graviepisodi criminali e come “iltema della legalità vieneaffrontato con la dovutaattenzione da parte di tuttele agenzie educative”. Poi ilgrido più forte, il rammaricoper la politica che vieneadottata nei confronti diquesto territorio: “non è unapolitica di liberazione e diriscatto, perché incentrataprevalentemente sullarepressione”.

Dallo Stato si aspetta divedere un “volto amorevole:se il cittadino non è servito,non ama le Istituzioni, dallequali prenderà le distanze,ponendosi in una situazionedi odio e di conflittualità”.Secondo il presule “alcuniproblemi vanno affrontaticon coraggio e lungimiranzaa livello legislativo”. Lalettera si chiude con unpensiero ai giovani costrettiad andare via per costruirsiun futuro: per un vescovo,ha ripetuto ancora unavolta, “nella Locride non èdifficile parlare di‘ndrangheta. E’ difficile daresperanza”.

(G.L.)

proposte. Per sentire cosa la gente,

quella più lontana dalla Chiesa,si aspetta da noi”.

Per tale scopo, la primagiornata è stata caratterizzata dauna tavola rotonda, moderatadal vaticanista Enzo Romeo,

alla quale hanno partecipato:una famiglia (i coniugi Congiu-sta, genitori di un ragazzo mortodopo aver vissuto tra le soffe-renze essendo stato colpito dadistrofia muscolare); una giova-ne (Concetta Pelle, studentessapresso il Liceo Classico diLocri), un imprenditore (MarioDiano, tra l’altro presidente del-l’Associazione Albergatori),una sindacalista (Mimma Paci-fici, segretario provinciale dellaCgil) e un ex sindaco (IlarioAmmendolia, già presidentedell’Associazione sindaci dellaLocride).

Dai loro interventi sonoemerse numerose domande, sin-tetizzate da Enzo Romeo e donDepace, le quali saranno ogget-to degli incontri che si svolge-ranno a livello parrocchiali neiprossimi giorni, con l’obiettivodi formulare le proposte per ilnuovo anno pastorale.

Per la preparazione diquesti incontri si rivela moltoprezioso l’intervento del profes-sor Vincenzo Bova, docente diSociologia delle Religioni pres-so l’Unical, che ha caratterizza-to il secondo giorno della Con-vocazione.

Con molta franchezza ildocente ha detto: “Le comunitàecclesiali possono costituirsiattorno all’annuncio che Cristoconosce e salva l’uomo o posso-no farlo attorno a cento altre,talvolta nobili, ma in ultimaistanza secolari prospettive”, inquest’ultimo caso, nella miglio-re delle ipotesi di tratta di “cul-tura sociale o sapienza umana”.Il credente sa di avere un com-pito che gli è stato affidato ilgiorno del proprio battesimo:“custodire il deposito della fede.Suscitare una speranza vivibileper gli uomini e le donne di que-sto tempo e di questa terra”.Senza accontentarsi di un surro-gato del cristianesimo.

Il 30 settembre prossimosaranno presentate le proposteper il nuovo anno pastorale chesarà aperto con una solenneconcelebrazione, nella Catte-drale di Locri, presieduta damonsignor Femia.

Convocazione Diocesana 2013

La Chiesa di Locri-Gerace in ascolto …

“Grazia Amore e Comunione è il donoche vogliamo fare a Giovanni, in questogiorno, per il conferimento del ministe-ro del diaconato; siamo raccolti in que-sto luogo, Comunità orante perché que-sti doni dello Spirito possano scenderesu di lui, trasformarlo e renderlo idoneonell’esercizio di questo ministero”. Conqueste parole pronunciate da S. E.Mons. Giuseppe Fiorini Morosini, neoarcivescovo di Reggio Calabria-Bova,ha avuto inizio, presso la splendida Par-rocchia di Santa Maria di Portosalvo inSiderno, la solenne Liturgia per l’ordina-zione diaconale di Giovanni Piscioneri,alla presenza dei presbiteri, diaconi,accoliti, religiosi e religiose e con gran-de partecipazione di fedeli giunti dallaComunità di Agnana Calabra, paesenativo del giovane candidato.“Ti servirò con gioia, Signore, nella tuacasa” è stato l’ardente desiderio di Gio-vanni che ha lo ha portato fino al diaco-nato, che non si configura come diaco-nato permanente, ma come gradinoche apre agli altri due gradi del Sacra-mento dell’Ordine: il presbiterato el’episcopato. La storia della vocazione di GiovanniPiscioneri, come ha ricordato il Presule

nella sua omelia, è stata caratterizzatadall’attesa. Un’attesa cerchiata dalla sof-ferenza e segnata da un continuodiscernimento, che ha messo più voltein discussione il cammino intrapresodal giovane, ma come sottolineava S. E.nella sua omelia, gli ha fatto apprezzaremaggiormente il tesoro che andava cer-cando.

Un’attesa che ha bisogno di un con-trappeso: la disponibilità di fare di que-sto tesoro il senso della propria vita.Una vita aperta alla prospettiva deldono ricevuto, affinché questo dono delministero del diaconato porti frutti pri-mariamente nell’eletto stesso per poiidentificarsi nella missione di Cristo chesi è fatto uomo per salvare l’uomosecondo il disegno di Dio.Amore e fedeltà a Dio, amore e caritàverso i fratelli, nella logica del servizioche parte dal cuore di Cristo, è l‘obietti-vo verso il quale bisogna camminare everso il quale Giovanni si impegna congioia e trepidazione, promettendo filia-le rispetto e obbedienza al vescovo e aisuoi successori.La gratitudine e gli auguri per il neo Dia-cono don Giovanni, sono stati espressidall’arcivescovo a tutta la chiesa dioce-sana, ai genitori dell’eletto, alla Parroc-

chia di origine di Agnana Calabra , il cuiparroco, don Ombomi Zephirin ha prov-veduto personalmente al rito dellavestizione degli abiti diaconali all’inter-no della Celebrazione Eucaristica. Un particolare ringraziamento è statoespresso alle suore Ancelle dello SpiritoSanto per la loro calorosa presenza, aquanti hanno contribuito alla formazio-ne di Giovanni e al suo accompagna-mento spirituale, un grazie a padre GinoViscardi presente alla celebrazione eparroco ad Agnana Calabra negli anni diadolescenza del neo Diacono.I ringraziamenti infine, da parte di donGiovanni Piscioneri a tutti coloro che glisono stati vicini in questo tempo didiscernimento e di formazione, in parti-colare alla famiglia dei Cappuccini, a S.E. Morosini che ha accolto il suo vivodesiderio di entrare in Diocesi, alla suastessa famiglia, al Vicario generale dio-cesano, don Cornelio Femia, parrocodella chiesa dove è stata celebrata lafunzione liturgica e a tutta la ComunitàParrocchiale di Agnana Calabra.La nascita di nuove vocazioni che pos-sano aiutare la Diocesi nel cammino difede con umiltà e carità a servizio delpopolo cristiano, diventi segno visibiledell’amore di Dio che ancora una voltasi manifesta nella chiesa di Locri-Gera-ce.

Al termine del suoepiscopato a Locri,monsignor GiuseppeFiorini Morosini hascritto un’accoratalettera al Presidentedella Repubblica,manifestandopreoccupazione per ilterritorio della Locride.

Locridedimenticata

SILVANA STALTERI

Page 13: Avvenire di Calabria n° 33-2013

Il Festivaldella Pace

A Polsi la festa dell’Esaltazione della Croce

La croce, strumentodi gloria e di salvezza

Locride 21 Settembre 2013 13

Essendo rimasta vacante lasede della nostra diocesi dopo lapresa di possesso dell’Arcidioce-si di Reggio Calabria – Bova daparte di mons. Giuseppe FioriniMorosini, avvenuta ieri 9 settem-bre 2013, e non essendo perve-nuta da parte della Santa Sedenessuna nomina di Amministra-tore Apostolico, a norma delDiritto canonico, si è riunito ilCollegio dei Consultori, per pro-cedere all’elezione dell’Ammi-nistratore Diocesano che dovràreggere ad interim questa Sede.

Mons. Francesco Laganà,sacerdote più anziano per ordi-nazione nel Collegio dei Consul-tori (composto da mons. France-sco Laganà, mons. CornelioFemia, don Pietro Romeo, donAntonio Saraco, don GiuseppeGiacobbo, don Bruno Cirillo edon Alfredo Valenti) ha presie-duto la seduta, procedendo allalettura degli articoli riferiti aicompiti dell’AmministratoreDiocesano ed alle modalità perla sua elezione.

Il Collegio, con voto segreto,ha eletto unanimemente Ammi-nistratore Diocesano mons.Cornelio Femia.

Il Collegio ha assicurato lapreghiera e la piena collabora-zione all’eletto, mentre haespresso gratitudine per l’opera-to svolto da monsignor FioriniMorosini durante i suoi cinqueanni di Pastore della Chiesa diLocri-Gerace.

Dell’avvenuta elezione èstata informata la Congregazioneper i vescovi, la Nunziatura Apo-stolica in Italia, la ConferenzaEpiscopale Italiana, la Conferen-za Episcopale Calabra, la sedemetropolitana di Reggio Cala-

bria. Sua Ecc.nza l’arcivescovo

metropolita Giuseppe FioriniMorosini, appresa la notizia, si èrallegrato per tale decisione edha offerto la sua disponibilità evicinanza alla nostra diocesi,suffraganea di quella di Reggio

Calabria-Bova.La deliberazione del Colle-

gio dei Consultori è un segnoche va nella direzione della con-tinuità pastorale, in quanto mon-signor Femia è stato il vicariogenerale durante l’episcopato dimonsignor Fiorini Morosini.

Il neo Amministratore dioce-sano (aveva ricoperto la stessacarica dopo la promozione di

monsignor Giancarlo MartiaBregantini all’arcidiocesi diCampobasso-Bojano) ha accetta-to l’incarico e ha ringraziato ilCollegio dei Consultori confi-dando sulla disponibilità edaccoglienza da parte del clero,degli operatori di curia e nella

collaborazione di tutti.

* * *

Note biograficheMons. Cornelio Femia è nato

a Grotteria il 16.03.1940. Entrato nel Seminario Vesco-

vile di Locri, ha conseguito laLicenza Media presso la Scuola

Media “Maresca”; poi, dal 1956al 1962, a Reggio Calabria, pres-so il Pontificio Seminario “PioXI”, retto da PP Gesuiti, ha con-tinuato gli studi di Ginnasio e diLiceo con l’anno di Filosofia.

A Napoli, presso la Pontifi-cia Facoltà Teologica “S. Luigi”di Posillipo, ha frequentato icorsi accademici, conseguendola Licenza in Teologia Dommati-ca.

E stato ordinato sacerdote,da mons. Michele A. Arduino, aGrotteria, il 14.08. 1966.

I primi otto anni di sacerdo-zio, dal 1966 al 1974, li ha vissu-ti presso il Seminario Vescoviledi Locri, come vice Rettore einsegnante di lettere nella ScuolaMedia e nel Ginnasio Parificato“Giovanni XXIII” fino al 1969 epoi come Rettore del Seminarioe Responsabile della PastoraleVocazionale della Diocesi.

Dal 1971 al 1991 è statoinsegnante di Religione Cattoli-ca presso il Liceo ScientificoStatale “Zaleuco” di Locri epresso l’Istituto Magistrale Sta-tale “G. Mazzini”.

Nell’ottobre del 1974 è statonominato Parroco della ChiesaMatrice S. Nicola di Bari inMammola. Dall’ottobre 1996 èParroco dell’Arcipretura S.Maria di Portosalvo in Siderno.

E’ stato docente e Direttoredella Scuola di Formazione Teo-logica, successivamente elevataa Istituto di Scienze Religiose,riconosciuto dalla CEI.

Dal 1992 dirige l’UfficioScuola della Diocesi - SettoreInsegnamento della ReligioneCattolica.

E’ Vicario Giudiziale dellaDiocesi, membro del Consiglio

Monsignor Cornelio Femiaeletto Amministratore Diocesano

Oltre trecento persone in prevalenza intellettuali hannovissuto una straordinaria serata sotto le stelle all’insegnadell’amicizia, dell’allegria, della musica e della danza uni-tamente al dibattito sui temi dell’educazione, del lavoro,delle problematiche giovanili e della salute in occasionedel tradizionale Festival della Pace.Al centro della magica Serata una scelta Tavola RotondaCulturale composta dall’oculista Roberto Polito, dal dr.Consolato Squillace, dal dr. Pasquale Angiò, dal prof. Sal-vatore Zappia, alla quale è seguito un libero e interessan-te dibattito all’aperto con gli interventi, tra l’altro, del prof.Sante Squillace, della scrittrice Stefania Fascì, ins. Gabriel-la Filippone, Giuseppe Siciliano, l’italo-americano NickDama venuto da Chicago, della prof.ssa Maria Rocca Pisto,arrivata dagli U.S.A., di Salvatore Lascala, mentre le canzo-ni della cantante Katia Giordano Ceravolo hanno entusia-smato e allietato la folla presente. Ottima l’organizzazionetecnica di Corrado Fabiano e Peppe Cicciarello. Alla frene-tica tarantella e al ballo finale dei Giganti si è scatenata ladanza collettiva degli ultimi turisti che si sono stretti in unabbraccio ideale di gioia, immortalando l’Arrivederciall’estate 2014.I problemi del lavoro, dei giovani, della disoccupazione,della droga, della salute, della famiglia, della delinquenzae della corruzione, pubblicamente dibattuti saranno ades-so oggetto di un organico Documento-Appello che saràinviato al Governo, al Parlamento, ai Sindacati, alle Asso-ciazioni scolastiche e professionali, alla stampa e alle TVpubbliche e private.Il Festival, condotto dal giornalista e scrittore Nicola Chinè,si è svolto nella gremita Piazza Saverio Montalto di S. Nico-la d’Ardore fino alle ore piccole della notte.Hanno, inviato messaggi di compiacimento per l’eventol’arcivescovo di Reggio Calabria, Mons. Giuseppe FioriniMorosini, il presidente nazionale dell’Associazione ItalianaMaestri Cattolici, prof. Giuseppe Desideri, l’ArcivescovoAntonio Ciliberti e altre personalità.

Quest’anno, per la prima volta a Polsisi è celebrata una festa senza il vesco-vo. Dopo la promozione all’arcidioce-si di Reggio Calabria-Bova di monsi-gnor Fiorini Morosini, la sede di Locri-Gerace è rimasta vacante ed è toccatoa monsignor Cornelio Femia, ammini-stratore diocesano, presiedere i ritilegati ai festeggiamenti dell’Esaltazio-ne della Croce. Festeggiamenti iniziati con la vegliadella vigilia animata, come da tradi-zione, dalla comunità di Santa Cristinad’Aspromonte con in testa il parrocodon Giuseppe Ascone. E’ un privilegio che tocca a loro, per ilfatto che la “croce fiorita” di Polsi èstata ritrovata nel 1194, da un pasto-rello che era proprio di Santa Cristina.La veglia è stata un momento diintensa preghiera e riflessione che hacoinvolto tanti giovani. E i giovani sono stati protagonistianche durante la festa, portando inspalla la Croce fiorita di Polsi; quellacroce che, come ha ricordato il Retto-re don Pino Strangio, lo scorso annoera stata consegnata ai giovani di SanLuca, come segno di riscatto e di con-versione a vita nuova, dal vescovo Fio-rini Morosini. Molto partecipata la messa del giornodurante la quale monsignor Femia hainvitato i fedeli a “Guardare con fedealla croce, perché attraverso la crocearriviamo alla luce e alla gloria”. Conparole semplici ha spiegato che “Gesùè riuscito a stravolgere la croce, tra-sformandola da strumento di pena edi morte a strumento di gloria e di sal-

vezza”. Tutta improntata sul valoredella croce per i credenti la sua ome-lia, ma con un riferimento esplicito aquanti parlano di Polsi in terminidiversi da quelli improntati sulla fede:“Questa località ricca di storia, tradi-zioni, di conversione e di spiritualità–ha detto monsignor Femia- nonvenga mai turbata da giudizi o da pre-senze contrarie a questi significati”.Più volte ha fatto riferimento all’arci-vescovo Giuseppe Fiorini Morosini,così come ha fatto anche don PinoStrangio il quale ha detto: “Siamocerti che monsignor Morosini in que-sto momento sta pensando a noi enoi rivolgiamo il pensiero a lui con unapplauso”. La gente ha risposto inmodo sincero e corale, segno dellegame profondo che si è istaurato traPolsi e il neo arcivescovo di ReggioCalabria-Bova. Il rettore ha avuto parole di gratitudi-ne per monsignor Femia che ha accet-tato subito l’invito a recarsi a Polsi,così come ha ringraziato tutti i colla-boratori del Santuario che lavoranonel silenzio, i procuratori, i sacerdotiche dal mese di luglio hanno garanti-to la confessione di migliaia e miglia-ia di fedeli, le forze dell’ordine e,naturalmente, ha ringraziato tutti ipellegrini convenuti a Polsi. E’ calatocosì il sipario sui festeggiamenti diquest’anno, ci sarà un’appendice laprima domenica di ottobre con lasupplica della Madonna di Pompei,poi l’appuntamento al prossimoanno.

Giovanni Lucà

NICOLA CHINÈ

Presbiterale e del Collegio deiConsultori. E’ Canonico Tesorie-re del Capitolo Cattedrale.

Nel 1993 il S. Padre Giovan-ni Paolo II, su richiesta di mons.Ciliberti, lo ha insignito del tito-lo di “Monsignore”, come Cap-pellano di Sua Santità.

Il 22 gennaio del 2008 è statoeletto, dal Collegio dei consulto-ri, Amministratore Diocesanodella diocesi di Locri-Gerace.

Vicario generale durantel’episcopato di monsignor Giu-seppe Fiorini Morosini, dal 2008al 2013.

Page 14: Avvenire di Calabria n° 33-2013

MMeettttii iinn cciirrccoolloo ii ttuuooii TTaalleennttii

AACC’’ggoott TTaalleenntt !!

In occasione dei festeggiamenti in onore diSanta Maria e i XII Apostoli, patrona della città diBagnara, l’Azione Cattolica ha proposto unoshow rifacendosi al celebre evento televisivo Ita-lia’s Got Talent.L’evento, Ac’s Got Talent, è stato pensato sia perfar riflettere, attraverso le esibizioni dei concor-renti, sull’importanza di mettere a frutto ognitalento, dono donatoci dall’ alto; sia anche inonore del nostro amico Pippo Gambadoro, unodei grandi talenti e soci dell’AC, scomparso pre-maturamente, ma che ha lasciato un segno tan-gibile all’interno dell’associazione. Lo show si èaperto con la lettura di un celebre brano del Van-gelo, la parabola dei talenti, in cui viene messa inevidenza l’importanza di far fruttare ogni talentoche ci è stato donato. Durante la serata ognuno dei partecipanti hamostrato il proprio talento, esibendosi in vari

campi, sotto lo sguardo di una giuria, compostada Loredana Polimeni, Caterina Oliverio e Giu-seppe Cacciola, i quali hanno votato ogni singo-la esibizione per poi infine decretare un vincito-re.La vincitrice della serata é stata la giovanissi-ma Martina Alati. La serata é stata molto semplice, ma al contem-po ricca di contenuti apprezzati. I ragazzi, giovanie giovanissimi di AC con la loro spontaneità sonoriusciti a regalare uno spettacolo degno di que-sto nome, che sicuramente non sarà l’unico eultimo ma la continuazione di tante iniziative chel’Azione Cattolica Parrocchiale porterà avantisempre, guidati dall’unico motore che li spinge.Un ringraziamento particolare lo rivolgiamo alnostro Parroco, don Rosario Pietropaolo, che cisegue, ci incoraggia e ci sprona a mettere i nostritalenti a servizio gli uni degli altri.

Martina Alati

Bagnara Abbazia14 21 Settembre 2013

Come ogni anno a BagnaraCalabra il 15 agosto, solennitàdell’Assunzione di Maria, si cele-bra la festa patronale e si porta inprocessione per le vie principalidel paese il veneratissimo quadrodella Madonna che rappresenta laBeata Vergine Maria e i XII Apo-stoli.

Il 1 agosto ha inizio la quindi-cina durante la quale ci si preparaalla festa con le celebrazioniEucaristiche e la recita serale delSanto Rosario. In questi giorni sisvolgono varie iniziative moltedelle quali organizzate dall’ Azio-ne Cattolica parrocchiale.

I giovani dell’associazione,infatti, si impegnano a creare evendere delle lampade di carta daappendere nei balconi della par-rocchia come segno di devozionealla Madonna e in preparazionealla festa. Questa è un antica tra-dizione ripresa da alcuni anni chevede i davanzali dell’intera par-rocchia addobbarsi e illuminarsigrazie a queste lampade. Organiz-zano, inoltre, dei tornei di calciobalilla, ping pong e calcetto e gliadoratissimi “Giochi senza Quar-tiere”.

Essi si svolgono nella villacomunale e coinvolgono persone

di ogni età e appartenenti a qual-siasi quartiere. Quest’anno la 4^edizione di questi giochi perragazzi ha avuto, come sempre,un grande successo. Queste ini-ziative richiedono tempo e pas-

sione, ma ci aiutano a trascorrerecon serenità i giorni di prepara-zione alla solennità e permettono

a molta gente di partecipare inten-samente (anche con un semplicegioco) agli appuntamenti parroc-chiali.

Lo scopo di queste iniziativeè soprattutto stare insieme e con-

dividere la gioia della festa Patro-nale, facendo soprattutto divertirei bambini per abituarli e avvici-narli alla devozione a Maria. Igiovani hanno sempre trovato ilmodo giusto per accoglierli e farlistare bene con l’aiuto di Gesùunica meta per il loro cammino equello dell’intera Azione Cattoli-ca parrocchiale.

Graziana Musumeci

E C H I D E L L ' E S TAT E A S A N TA M A R I A E I D O D I C I A P O S TO L I

La marcia francescana ogni anno da ben33anni si svolge dal 25 luglio al 4 agosto.Essa non ò una vacanza estiva alternativa maun pellegrinaggio di penitenza che puòsegnare l’inizio di un cammino, che ti porta ariconoscere la bellezza e la fragilità della tuaumanità fino a donarti il 2 agosto nella picco-la chiesa della Porziuncola il perdono. Donoprezioso che San Francesco ha fervidamentedesiderato e ottenuto per tutti i pellegrini chequel giorno pentiti si fossero recati in quelluogo. La marcia si svolge in 10 giorni e sirivolge ai giovani dai 17 ai 35anni. I primi 5giorni ogni gruppo percorre a piedi un tragit-to prestabilito nel territorio della propriaregione. Quest’anno noi con i Frati Minori diCalabria siamo partiti da Villa S. Giovanni perpoi passare da San Roberto, da Sant’Alessio,da Gambarie, da Solano superiore fino adarrivare il 30 luglio a Bagnara. Tanta l’acco-glienza e l’ospitalità che ci hanno riservato neivari paesi, partecipando alla S.Messa ognigiorno e animando la sera le varie piazze cit-tadine. Grande l’emozione quando siamoarrivati a Bagnara: commovente l’accoglienzadel parroco don Sarino. Mi sono resa contoproprio in quei momenti che in realtà ciò cheunisce tutti ò lo stesso desiderio di incontra-

re il volto del Signore Gesù.Terminati i primi 5giorni dove prevale il cammino fisico, inizianoi 5giorni in cui i piedi si mettono da parte e ilcammino lo continua a fare solo il cuore. Ilpercorso riprende dal monastero delle claris-se a Rende: ogni loro parola mi avvolge comese fossi io l’unica destinataria. Giorno 1agostosiamo arrivati a La Verna luogo carico di spiri-tualità e di incanto, fino al 2 agosto con l’arri-vo alla Porziuncola.

Quest’anno ho fatto la marcia per la secondavolta e ripensando alla fine dell’esperienzadiciamo sempre di aver trovato una famiglia,degli amici, dei fratelli ma vorrei far capireche non ò automatico, non ò scontato cheaccada. Dipende da noi, da quanto siamocapaci di metterci in gioco, di donarci aglialtri... Alla marcia non ò tutto semplice, moltisono stati i momenti difficili sia dovuti allastanchezza per i tanti kilometri da percorrere,il dormire a terra con il sacco a pelo, la man-canza dei confort giornalieri.. sia dovuti al“turbamento“ del cuore, quando ti rendiconto delle tue debolezze, dei limiti tuoi e dichi ti circonda, dell’umanità fragile di chi pen-savi fosse indistruttibile. O quando dentro tecompaiono domande sul senso della tua vitae sul progetto che Dio ha su di te.In realtà però ò proprio in quei momenti, cheDio non ti lascia solo: ti mette accanto perso-ne che con il loro abbraccio, il loro sorriso, leloro parole, la loro storia personale rendonospeciali anche i momenti più faticosi. Saran-no giorni importanti nella misura in cui sapre-mo lasciarci andare all’incontro con Gesú. Ilripercorrere gli stessi luoghi di Francesco d’As-sisi, entrare tutti insieme per mano nella Por-ziuncola diventa un dono incomparabile, sevissuto nella pienezza della coscienza. Lamarcia ò stata l’esperienza che più ha arric-chito il mio percorso spirituale: posso dire disentirmi amata e cercata da Colui che mi hacreata; ed insieme si ò rafforzata in me lavoglia di donare agli altri la mia piccola vita.

Concetta Foti

Quando in primavera ho deciso di andare a Taizè, non immaginavo cheil fatto sarebbe diventato una pietra miliare nel percorso della mia vita.Avevo già vissuto esperienze come i pellegrinaggi, la marcia francesca-na e il cammino di Santiago... ma da un po’ di tempo sentivo crescere inme l’esigenza di un confronto diverso... volevo vivere dentro uno scena-rio “ecumenico”. Conoscevo Taizè dai canti che in parrocchia eseguiamo durante le vegliee sapevo anche che sitratta di una realtà chetenta di avvicinare levarie confessioni che siriconoscono nell’unicoPadre. Forse è stato pro-prio questo sentimento disolidarietà tra fratelli ecapacità di superare ledifferenze attraverso lostrumento bellissimodella preghiera ad inne-stare in me il desiderio diquest’avventura. Così, dasola (anche perché desi-deravo un’esperienza chemi permettesse di misu-rarmi con me stessa), hodeciso di partire aggregandomi ad una delle tante corriere che durantel’estate fanno da spola tra una qualsiasi città italiana e Taizè. L’arrivo in questa piccola comunità francese, dove regna sovrano ilsilenzio, non è stato particolarmente felice. Un temporale estivo stavainfatti sconvolgendo i ritmi pacati della preghiera comunitaria che rego-la la vita del luogo. Unica possibilità per evitare un bagno completo sottoil cielo era rifugiarsi in Chiesa. Era domenica 28 luglio ed in corso sistava tenendo la celebrazione eucaristica. Sono stata subito catapultatacosì nella dimensione Taizè: una dimensione che a dispetto delle misurereali del luogo è veramente cosmopolita. Fondamentale apparve subito la conoscenza della lingua inglese, la capa-cità di adattamento a situazioni di vita molto spartane (ma essenziali), lapossibilità di fare subito nuove amicizie. Non era infatti ancora termina-ta la Messa che già due tedeschi, tre polacchi e un’italiana (per fortuna)mi circondavano racchiudendomi in quello che sarebbe stato il mio grup-po di condivisione e altro per una settimana. Dopo la sistemazione nelle mitiche “baracche” capisco subito che il sog-giorno a Taizè sarebbe stato intenso! Tre appuntamenti comunitari quo-tidiani, uno la mattina alle 8.30, uno alle 12.30 e l’ultimo alle 20.30, epoi subito nei gruppi di catechesi, suddivisi per fasce d’età (perché lapopolazione di Taizè va dai gruppi famiglia con bambini anche sotto i 5anni agli adulti over 60). Per noi giovani fino ai 35 le catechesi eranoguidate dal fantastico Frere Paul: un monaco in borghese della comuni-tà che parla almeno 4 lingue perfettamente! E dopo le catechesi subitonei gruppi di condivisione dove ci si confronta sugli spunti dati dal Frere. Ma le possibilità per trascorrere la giornata anche solo con se stessi e ilPadre sono tante; e la bellissima scenografia del luogo, che si affaccia suuna sorgente naturale immersa nel verde della campagna, facilita que-st’incontro che si traduce spesso in una preghiera interiore e profonda.Possibili anche i colloqui personali con i Frere o le suore, tra le quali ladolcissima Suor Isabella, con cui mi sono confrontata. Sono contenta di aver vissuto questa esperienza che mi ha permesso dicrescere “dentro”, oltre che di conoscere Barbara, Tobias, Jens, Iwona,Kristof e tutti gli altri amici provenienti da luoghi diversi della Terra... evedere come attraverso vie sconosciute opera il Padre di tutti...

Antonella Molinaro

La Festa Patronale tra devozione, antiche tradizioni, giochi e gioia grande

Burrasca a Taizè…

Alla scuola di Francesco per ricevere il Perdono del Padre

Chi Crede Cammina

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L’ Associazione JapaleLaici Maristi per l’Africa

Nel contesto dei Campionati italiani Junior

Villa Arangea, successodell’Associazione Bocciofila

Lungola strada

Pensieriper il

viandantea cura di

FILIPPO CURATOLA

Cronache 21 Settembre 2013 15

Il cristianoin politica

Il credente, oggi più chemai, deve accettare ilrischio della caritàpolitica, sottoposta persua natura allalacerazione delle sceltedifficili, alla fatica delledecisioni non da tutticomprese, al disturbodelle contraddizioni e deiconflitti, al marginesempre più largodell’errore costantementein agguato...

***

... Il cristiano, in politica,imbocca in qualche modola Gerusalemme-Gerico;non disdegna di sporcarsile mani; non passa oltreper paura di contaminarsi;non si rifugia nei suoiaffari privati; non tiradiritto per raggiungere ilfocolare domestico, o lamistica solennità dellasinagoga. Fa come fece ilbuon Samaritano, per ilquale san Luca usa dueverbi splendidi: “Ne ebbecompassione” e “gli sifece vicino”...

***

... È un mestiere difficile,non c’è dubbio. Non soloperché richiede lacoscienza dell’autonomiadella politica da ogniipoteca confessionale e ilriconoscimento della sualaicità. Ma anche perchédeve evitare la tentazione,sempre in agguato,dell’integralismo:diversamente ridurebbe ilmessaggio cristiano a unaideologia sociale...

***

... Il cristiano che fapolitica deve avere nonsolo la compassione dellemani e del cuore, maanche la compassione delcervello. Analizza inprofondità le situazioni dimalessere. Paga dipersona il prezzo dellasolidarietà. Addita, intermini planetari e senzapaure, i focolai da cuipartono le ingiustizie, leviolenze, le guerre, leoppressioni, le violazionidei diritti umani...

***

... Sicché, man mano cheil cristiano entra inpolitica, dovrebbe di paripasso uscirne la mentalitàclientelare, la spartizioneoscena del denaropubblico, il fariseismoteso a scopi reconditi dipotere. Utopie? Forse. Macosì a portata i mano, chepossono finalmentediventare “carne esangue” sull’altare dellavita.

Si sono svolti a Roma i Campionati Italiani Junior, maschili efemminili presso il Centro Tecnico Federale: la città di ReggioCalabria ha partecipato con quattro formazioni, ovvero coppiedi ragazzi per categoria. Anche l’Associazione Bocciofila di Villa Arangea ha partecipatocon una coppia di ragazzi che si sono distinti per il loro impe-gno e per l’alto livelli di prestazione.I seguenti atleti reggini si sono classificati tra il quarto e l’ottavoposto, considerando la presenza ai campionati di oltre duecen-

tosettanta atleti, campioni regionali partecipanti: Ayz Zakaria,Latella Andrea, Santisi Francesca, Zumbo Manuela e CotroneoSharon. A parte Francesca Santisi che si può considerare una veterananella sua specialità, gli altri atleti erano tutti alla loro primaesperienza nazionale. Un grande plauso va rivolto alla societàBocciofila Villa Arangea che si prodiga, con progetti ed attivitàsportive, a portare in alto il gioco delle bocce. Difatti, è in can-tiere da alcuni anni, un progetto per insegnare il gioco dellebocce, come attività sportiva e attività fisica nelle scuole. Ha aderito a tale progetto la scuola media di Gallina e la scuo-la media di Pellaro e settimanalmente i ragazzi svolgono attivi-tà motoria nei campi di bocce, sotto la direzione di AntoninoCanale, vice presidente dell’associazione, che, grazie al suocostante impegno, ha creato un vivaio bocciofilo che rappresen-ta il futuro reggino per questa disciplina sportiva.

Melina Ciancia Nella foto i ragazzi campioni regionali

e gli accompagnatori Nino Canale e Kety Meduri

Domenica 15 settembre u.s.S.E. Mons. Giuseppe Morosiniha visitato la comunità parroc-chiale San Paolo alla Rotonda.Alle ore 17.30 è stato accolto

festosamente sul sagrato dellachiesa. Ad attenderlo oltre ilParroco e al gruppo dei mini-stranti, una larga rappresentanzadella comunità stessa.

Il neo Arcivescovo li hasalutati uno per uno e poi conloro ha fatto ingresso nell’arti-stico tempio.

Qui tutti insieme hannosostato per un breve momentodi adorazione, in ginocchiodavanti al tabernacolo, intonan-do un canto eucaristico. Subitodopo il gruppo si è trasferito nelsalone parrocchiale, dove si ètenuto l’incontro tra il nuovoPastore e il Consiglio PastoraleParrocchiale.

L’incontro è stato allargato,per l’occasione, anche a tutti icatechisti, educatori ACR,responsabili dei gruppi giovani-li ed adulti, capi scout, e nume-rosi responsabili e rappresen-tanti delle varie aggregazionilaicali presenti in parrocchia.

A prendere la parola perprimo il Parroco, che ha rivolto

a Mons. Morosini un messaggionel quale ha dato il benvenuto alnuovo Vescovo e ha presentatose stesso e la comunità a lui affi-data ormai da ben 18 anni. In

esso sono state descritte lenumerose attività pastorali espirituali e presentate tutte lerealtà che vivono e operano inParrocchia.

Al termine del suo saluto, hapreso la parola Paolo Panella,Segretario del Consiglio Pasto-rale, che - oltre al doverososaluto al neo-arcivescovo - hapresentato come il Consiglioopera e le linee direttive che lostesso segue per svolgere ade-guatamente il suo ruolo, inpiena collaborazione anche conl’altro organismo di partecipa-zione, fortemente voluto dalConcilio, che è il Consiglio pergli Affari Economici. Tutti imembri del Consiglio Pastoralesono poi intervenuti, dicendonome e cognome, incarico rico-perto e le attività che il grupporappresentato svolge.

Al termine del “consistente”giro, è toccata a Mons. Morosi-ni la parola conclusiva. In essa,con indescrivibile affabilità echiarezza, ha detto quanto

intende fare nei solo sette anni asua disposizione per svolgere“pienamente” il suo ministeroepiscopale e ha dato le lineeprogrammatiche da lui ritenute

indispensabili per il futuro dellaChiesa, non ultima, della nostraamata Diocesi.

Tale linee si possono riassu-mere in poche parole chiavi:prima in assoluto la formazionedei laici; quindi la testimonian-za di vita cristiana da parte ditutti i cattolici impegnati sianegli ambienti ecclesiali che in

La prima visita di Mons. Morosini ad una Parrocchia della Diocesi

S. Paolo alla Rotonda ha accolto con gioiail neo-Arcivescovo Metropolita

Ho conosciuto la spiritualità marista circadieci anni fa, e l’ho approfondita nei mieinumerosi viaggi in Africa presso le missioniMariste di Yaoundè e di Dakar.Nel 2009, su idea di Padre Damien Diouf,superiore dei Padri Maristi del Distrettod’Africa, abbiamo fondato l’AssociazioneJapale per sostenere le opere educative deiMissionari maristi. L’associazione è stata denominata Japaleche in lingua wolof del Senegal, significa“aiutare”, proprio l’obiettivo che ci siamoprefissati, allargando e coinvolgendo in que-sto progetto un gruppo di amici sostenitoridell’iniziativa. Pertanto si è sentita la necessità, una voltadenominati Laici Maristi per l’Africa, di fareun cammino di formazione Marista, secondoil carisma del fondatore della Congregazionedei Padri Maristi, Jean Claude Colin.Così abbiamo iniziato un percorso di fedeper poter entrare nella spiritualità dellaSocietà di Maria: un cammino in tre anni checonsta di tre tappe con l’aiuto di Padre Anto-nio Airò, responsabile del laicato Marista inItalia, e con la supervisione di una responsa-bile del laicato marista italiano, Maria GraziaAsti.La novità del Gruppo Japale, Laici Maristi diReggio Calabria, consiste nel fatto che, men-tre in ogni parte del mondo, precisamente intutti i continenti ci sono i Padri Maristi, cisono le suore missionarie, o le suore mari-

ste, qui invece a Reggio ci sono solo le lai-che mariste ma non c’è nessun consacrato osacerdote marista, pertanto ci appoggiamoalla parrocchia e ci facciamo seguire anchedai missionari che sono di passaggio dallanostra città.La spiritualità consiste nel vivere comeMaria, affidandosi a Lei e ponendo a fonda-mento della nostra vita i tre no di PadreColin (no al potere, no alla cupidigia, noall’orgoglio); vivendo nello spirito di miseri-cordia lo stile dello “sconosciuto e nascosto”,per essere come Maria sostegno della Chie-sa. La nostra Associazione Japale, con iniziativee progetti, sostiene le opere educative deiPadri maristi in Africa, aiutando i poveri eadottando a distanza bambini che nonavrebbe la possibilità di studiare. Il nostro cammino di formazione è triennalee si concluderà nel mese di marzo 2014 conl’adesione alla famiglia marista.Gli incontri quindicinali dell’anno2013/2014 inizieranno mercoledì 18 set-tembre alle ore 17,30 nella mia abitazionesita in Contrada Saracinello 45, Reggio Cala-bria.Dal mese di febbraio sarà aperto a tutti colo-ro che vorranno conoscere la spiritualitàmarista.

Melina Cianciae-mail: [email protected]. 3404924615 - 3313559054

quelli politici e sociali; terza,l’accoglienza piena del Magi-stero della Chiesa in merito atematiche di dottrina sociale,giustizia e legalità, così chequeste non rappresentino unasorta di “fissazione” del nuovoarcivescovo, ma una vera e pro-pria “coscienza cattolica” accol-ta, creduta e vissuta, per il benedella Chiesa stessa e dell’interasocietà nella quale viviamo.

Al termine dell’incontronell’auditorium, durante ilquale Mons. Morosini ha cala-mitato l’attenzione di tutti gliastanti, ci si è trasferiti in chiesae qui con tutta l’assemblea, rac-colta insieme numerosissima, siè celebrata la Santa Messa,all’inizio della quale, GiuseppeD’Agostino, Presidente Parroc-chiale dell’Azione Cattolica, harivolto a nome di tutta la comu-nità di San Paolo, l’ultimo “uffi-ciale” saluto al novello Arcive-scovo.

Nell’accorata omelia il Pre-sule prendendo spunto dallaliturgia della Parola della XXIVDomenica del T.O. è tornatosulle tematiche tante a lui care eche ormai, nonostante sianopassati soli pochi giorni dal-l’inizio del suo ministero epi-scopale in Diocesi, suonano allenostre orecchie come un forterichiamo e un pressante invito avivere da veri cristiani, a darecoraggiosa testimonianza dellapropria appartenenza a Cristo ealla Chiesa, senza mai vergo-gnarsi di andare contro corrente,di apparire fuori moda o addirit-tura fuori dal tempo, e limitan-dosi non solo a non approvare,denunciare, respingere, qualchevolta solo a parole, il male inogni sua forma, ma a vivere,sempre e comunque, secondo ilVangelo, memori che “o ci sal-veremo insieme o non ci salve-remo mai”!!!

Giacomo D’Anna

EEssppeerriieennzzee

Page 16: Avvenire di Calabria n° 33-2013

Ultimapagina16 21 Settembre 2013

Cari amici, sono padre Giuseppe, ilvostro nuovo Vescovo. Mentre stiamo riascoltando il primosuono della “campanella” dopoun’estate di sana distrazione ma“calda” per il clima e per l’incalzaredegli eventi mondiali, per la crisi delPaese e della Calabria, arricchitaanche dall’incontro e dal dialogofranco di papa Francesco con lenuove generazioni a Rio de Janeiro,auguro di cuore a tutti un vero buonanno scolastico. Provengo dalla vici-na terra della Locride e muovo i mieiprimi passi come padre e fratello inmezzo a voi. Vorrei consegnarvi solo poche paro-le. Tante sono quelle che dovrete leg-gere e studiare nel corso dell’anno, enon voglio appesantirvi ulteriormen-te. È una delle prime lettere che scri-vo e sono contento di poterla indiriz-zare al “mondo della scuola”. Nonper rimanere seduto in cattedra, maper starvi accanto là dove siete.

Caro studente, poche parole, dafratello a fratello, per dirti di viverequesto tempo con la fiducia di chinon si scoraggia, perché conosce unDio che si fida dell’uomo. È una sta-gione bella la tua, nella quale iltempo che “usi” per lo studio e l’ap-prendimento ti restituisce la consa-pevolezza che non c’è sogno che,nella fatica delle piccole cose, nondiventi occasione di cose grandi evita bella. Questo ancor di più se tucredi: in te, nella straordinaria gran-dezza dell’uomo, nella scelta di unDio che si fa piccolo e che ci insegna

che nella vita bisogna vincere il malee non l’altro, che è meglio essereinsieme che essere primi. Non ti ostacolino le ombre dellaumanità della Chiesa; ti illumini lafede di tanti credenti semplici, comeil nostro papa Francesco che, comevedi, è “straordinariamente” norma-le. Ti affido tre compiti (non storcere il

naso!): 1. vivi lo studio con serietà e impe-gno: da questo dipende il nostrofuturo; 2. crea buoni rapporti con i tuoi com-pagni e i tuoi insegnanti: lo “starebene con gli altri” è uno dei respiridell’apprendimento; 3. prega per la pace nel mondo e

perché questa nostra terra non si ras-segni mai alla morsa del male. Intelligenze pronte, spalle robuste,gambe che sanno reggere, mani chesanno aiutare i deboli: c’è bisogno digiovani così! Mi auguro di poterti incontrare, nonsolo nelle parrocchie, o nelle associa-zioni e movimenti cattolici e nelletante occasioni pensate per te alle

quali ti inviteremo, ma anche nei luo-ghi dove vivi: nella scuola, nella fami-glia, nello sport, nelle piazze e lungole strade.

Cari docenti, maestri, professori,poche parole anche a voi, per augu-rarvi un sereno lavoro in questa vigna

faticosa ed entusiasmante che è il“seminare futuro”. Vi auguro dilasciarvi ispirare da figure sante diuomini e donne che ci hanno prece-duto nella meravigliosa fatica del-l’educare. Ve ne indico due: San GiovanniBosco, con la sua formula “ragione,religione e amorevolezza”; San Fran-cesco da Paola, mio “ispiratore parti-colare”, con la sua carità compassio-nevole ed umiltà. Lo stile di questimaestri dell’educazione sia di orien-tamento e forza nel vostro servizio airagazzi. E, infine una parola a tutti voi, caridirigenti, operatori scolastici e perso-nale tecnico-amministrativo: il vostroservizio in “trincea” o dietro le quintesappia dare serenità e stabilità adogni azione educativa. Care comunità scolastiche – e ades-so una parola per tutti, come se mirivolgessi ad una sola famiglia – viauguro di vivere relazioni autentiche,di abbattere ogni finzione e persona-le protagonismo. Costruite rapportibelli perché in questo passaggiodella vita, specialmente voi che“lavorate nel futuro”, possiate costrui-re Verità. Per quanto mi riguarda, vigarantisco la mia vicinanza e il desi-derio di cercare il vostro sguardo, sianel silenzio della preghiera che nelleoccasioni di incontro personale cheavremo. Ne sono sicuro: questo midarà, quale riflesso dello sguardo diCristo, la formula giusta per esservipadre nello Spirito. Vi benedico di vero cuore, buonanno scolastico

== P. Giuseppe

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Mons. Morosini scrive agli studenti per l’inizio del nuovo Anno scolastico

Cari amici, sono padre Giuseppe...Un’iconaal sorriso, sono carichi disperanza, perché al Figlio ealla Madre non sfugge lastupenda bellezza di animenascoste, il silenzio di orantinegli spazi d’una piccolacasa o nel piccolo angolod’una chiesa, preti che sialzano all’alba econtemplano il mistero,malati che “soffrono” e“offrono” ad ogni istante,gente che lavora e fatica...bambini che si stringono allemamme, ragazze cheriescono a rimanere “pure”dentro un mondosvergognato...

La Madre “scende” perchiamarci a “salire”. Salire lìdov’é il Figlio. Perché é lì infondo la scelta della vitacristiana. “Chi vuol veniredietro a me rinneghi sestesso...”. E’ lì, su quell’aspro sentiero,che la Madre ci invita adaccogliere la “gioia” delFiglio. Pensare che non cipossa essere gioia, se nonrisolviamo prima i moltepliciproblemi del mondo,significa trovarsi col pensieroagli antipodi di Cristo. Eglinon é venuto per risolvere iproblemi del mondo; anzinon aveva dove posare ilcapo, avvertiva i discepoliche il mondo li avrebbeodiati perché non erano delmondo; ma diceva “Vi dò lamia gioia, perché la vostragioia sia piena”. Una gioia, che non venivadunque dalle “cose”, ma daqualcos’altro. Dal silenzio,magari. Dallo sguardo.Dall’incontro con Lui. Le cose quotidiane, iproblemi, le fatiche per dareun volto più sereno alla“città terrena” nonmancheranno di vederciimpegnati. Ma non lofaremo per “trovare” la gioia,ma per diffonderla semmai.

Perché, nondimentichiamolo, amici!, unacroce - piccola o grande -sfiora o trafigge la vita ditutti. Ma, se dalla croce togliCristo, il Risorto, non ti restache la croce; con Cristo,invece, la tua croce salesulla sua.E la “gioia”, che nasce dallacroce, non si spegne.Diventa una “piccolafiaccola” che entra nella vitadegli altri. Per questo nel cuore dellacittà, dal colle, é discesa laMadre.

DALLA PRIMA

Orario delle SS. Messe

La Domenica in Città07,30 Chiesa Sales - Cattedrale - S. Sebastia-

no al Crocefisso - S. Cuore - S. Luca -Arangea - S. Caterina

08,00 S. Paolo - S. Maria della Candelora - S.Lucia - S. M. del Soccorso - S. Pio X - S.Bruno - S. Giorgio Extra - S. Elia Profe-ta (Condera) - S. M. del Buon Consiglio(Ravagnese) - S. Antonio - San Sperato- S. Domenico

08,30 SS. Salvatore - S. Agostino - Eremo - S.Sperato - S. Nicola di Bari (Gallina) -Spirito Santo

09,00 S. Giorgio al Corso - S. M. Itria - Chiesadel Carmine - Chiesa Pepe - Chiesa S.Anna - S. Antonio - S. M. di Loreto

09,30 Cattedrale - S. Pio X - S. Cuore - San-tuario del Volto Santo - Cappella Ospe-dali Riuniti - S. Caterina - S. GiuseppeArtigiano - Annunziata - S. Maria dellaCandelora - S. Sebastiano al Crocefisso

10,00 S. M. della Cattolica dei Greci - S. Paolo- S. Giorgio Extra - S. Francesco daPaola - S. Lucia - S. Giuseppe al Corso- S. Sperato - S. Bruno - S. M. del Soc-corso - S. Luca - S. Antonio

10,30 Chiesa Sales (Rito antico) - Arangea11,00 Cattedrale - S. Giorgio al Corso - Otti-

mati - Eremo - S. Cuore - S. M. delBuon Consiglio (Ravagnese) - S. Nico-la di Bari (Gallina) - S. Domenico - S.Pio X

11,30 Giorgio Extra - S. Luca - S. Bruno - S.Paolo - S. Gaetano Catanoso - S. Mariadella Candelora - S. Antonio

12,00 S. M. della Cattolica dei Greci - SanSperato

12,30 S. Giuseppe al Corso18,00 S. Bruno - S. Giorgio Extra - S. Santo

(sabato) - Chiesa Sales (sabato) - S.Domenico - S. Nicola di Bari (Gallina) -S. Gaetano Catanoso - S. M. del BuonConsiglio (Ravagnese) - Gesù e Maria

18,30 S. Cuore - S. Luca - S. Elia Profeta(sabato sera a Condera) - Arangea - S.Pio X - S. Sebastiano al Crocefisso

19,00 Cattedrale - S. Paolo - Eremo - S. Lucia- S. M. del Divin Soccorso - S. Luca - S.Agostino - Pietrastorta (sabato) - S.Antonio - S. Caterina - S. M. Itria -SS.mo Salvatore - S. Maria della Can-delora - S. M. di Loreto

19,30 Ottimati - S. M. della Cattolica dei Greci- S. Giorgio al Corso

20,30 Ottimati

N.B. Per qualsiasi cambio di orario telefonare allo 0965.622005o scrivere a [email protected]

Lasciarsi interpellare dalleurgenze nel contesto che oggi sivive per essere capaci di darerisposte concrete alle speranze(bambini, ragazzi e giovani)della Calabria. E’ questol’obiettivo di fondo che hamosso gli oltre 500 Capi scoutdell’Agesci calabrese per la

Route regionale delle Comu-nità Capi che si è svolta dal 7all’11 Agosto 2013 presso lalocalità Cupone.

Si sono dati uno slogan, gliEducatori con il fazzoletto alcollo, per accompagnare il loropercorso di approfondimento:“Dalle piste ai sentieri sullestrade del domani” e la stradal’hanno vissuta realmente cam-minando, per i primi tre giorninel Parco Nazionale della Sila, evivendo appieno il dono dellanatura e sul senso del bello e delgratuito sul quale hanno inne-stato le riflessioni sulla risco-perta della propria identità(associativa ed educativa) perpoter costruire il progetto regio-

nale dei prossimi anni. Unasfida non certo facile ma possi-bile da realizzare - e non da soli,ma insieme ai contesti sociali,politici, culturali, e multietniciesistenti - in una terra dove loscoutismo vuole sempre più esempre meglio essere voce pro-fetica che propone, attraverso ilservizio, la collaborazione congli uomini e le donne di questotempo, mettendo al centro le

persone e rispettandone le iden-tità.

Testimonianza, appartenen-za, identità, ma anche famiglia,lavoro, fede, missione, profezia,corresponsabilità sono soloalcune delle parole che per mesihanno guidato la preparazionedelle Comunità Capi per poterarrivare all’evento con la capa-cità di confrontarsi con le altreComunità Capi della Regione eper poter indicare, nel Progettoregionale, la azioni e le scelte diservizio dei prossimi anni delloscoutismo calabrese.

Tre indirizzi di riferimen-to hanno dato vita ad altrettanti“cantieri del pensiero” suiseguenti temi: 1) Il Futuro che

ha radici nella nostra Storia; 2)Mai senza l’altro e l’Altro: èpossibile?; 3) Luoghi e NonLuoghi dell’Educazione: unpatto per le nuove generazioni.

Temi che sono stati introdot-ti la mattina del 10 Agosto daiResponsabili Regionali che sisono succeduti nel tempo allaguida dell’Agesci calabrese, daPadre Fabrizio Valletti al Prof.Pietro Fantozzi. Alla Route sonostati presenti il Capo Scoutnazionale dell’Agesci e il Presi-dente del Comitato Centrale atestimonianza della dimensione

associativa e dell’attenzionenazionale verso la Calabria; mapurtroppo - nonostante la rile-vanza dell’evento - non è statopossibile avere la presenza dinessun Vescovo calabrese,essendo ciascuno impegnato inaltri contesti.

“Essere profetici oggi signi-fica essere capaci di dire unaparola scomoda e denunciare leingiustizie e le connivenze cheoffendono l’uomo e offendonoDio, così come serve spenderela nostra vita nei contesti in cuisiamo chiamati. Per fare ciò è

Dal 7 all’11 Agosto 2013 oltre 500 capi scout sulle strade della Calabria

Identità ed appartenenza, l’Agesci progetta il suo futuroGINO ARCUDI necessario creare uno spazio

nuovo di vita e di pensiero, dovela generosità, la dedizione el’accoglienza sono fili retti dallasperanza, elemento fondamenta-le per proporre un’educazioneche produca cambiamento”.

Con queste parole i Respon-sabili e l’Assistente Ecclesiasti-co Regionali, Concetta Greco,Fabio Caridi e Don MassimoNesci, hanno invitato i Capi avivere la loro vocazione nellaprofezia, illuminando questotempo con l’unica Verità cheesiste.