Puglia d'oggi n. 36

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21 ottobre 2011 • anno II n. 36 nuova serie • 1 euro Fondato nel 1959 da Pinuccio Tatarella POSTE ITALIANE Spedizione in abb.to post. d.l. 353/2003 (conv. in legge 27 febbraio 2004 n. 46) art. 1 co. 1 - DCB BA www.pugliadoggi.it LECCE Il convegno e il comizio del Terzo Polo che vuole cambiare l’Italia SPECIALE ALLINTERNO L’INTERVISTA Emiliano a tutto campo tra secessione, manovra e rapporti con i partiti A PAG 4 LECCE - Riparte dal Sud il Terzo Polo. Sabato mattina il convegno al Teatro Politeama. Nel pomeriggio Casini, Fini, Lombardo e Rutelli in piazza Libertini Corsa alla presidenza Anci, ha perso Raffaele Fitto o Michele Emiliano? Sia pure per soli mille voti in più, ma alla fine ha vinto pur sempre Michele Iorio. Nonostante le diverse inchieste della magistra- tura, che a breve potrebbe assumere clamorose deci- sioni, lo sperpero gravissi- mo e continuato di pub- bliche risorse, che fanno del piccolo Molise la re- gione più spendacciona d'Italia e le voragini del si- stema sanitario regionale, che dispensa a tutti una cattiva assistenza, ma in compenso arricchisce molto i soliti noti, Michele Iorio, per la terza volta, è stato rieletto governatore del Molise. E con lui vince sopra- tutto anche Silvio Berlu- sconi, sebbene il suo no- me fosse stato prudenzial- mente cancellato dal sim- bolo elettorale del Pdl. Sarà pure una piccolis- sima regione, con un nu- mero di elettori pari a quelli della sola città di Ba- ri, ma faremmo un grave errore ad archiviare que- sto risultato come irrile- vante ed ininfluente per le sue modeste dimensioni. Il voto del Molise, inve- ce, deve avviare una seria e urgente riflessione. Nel Terzo Polo innanzitutto, ma non solo. Pierferdinando Casini e Leonardo Cesa hanno in- dubbiamente ragione a sottolineare il peso deter- minante dell'Udc. Senza i loro voti, Iorio (e Berlusco- ni) non avrebbero mai vinto. I numeri lo dimo- strano inequivocabilmen- te. Ma, proprio per questo, c'è da chiedersi se Casini, in cuor suo, abbia vera- mente una qualche buona ragione per sentirsi soddi- sfatto. [...] L’EDITORIALE di SALVATORE TATARELLA La lezione del Molise Settimanale a diffusione gratuita - Questa testata non riceve contributi pubblici La Puglia non è soltanto Nichi Vendola e Mi- chele Emiliano. Certo loro sono i cavalli di razza, ma insieme a Loro la nostra regione esprime an- che altre interessanti personalità, collaudate da tempo o emerse più recentemente. Da France- sco Schittulli a Domenico Di Paola, da Massimo Ferrarese ad Adriana Poli Bortone. Come si stan- no muovendo? Come stanno costruendo il loro futuro politico ed elettorale? GIUSEPPE ROMANO A PAG 5 Il grande puzzle della politica MOVIMENTI E PARTITI Una batosta, ma per chi, il Ministro o il Sindaco? Futuro e Libertà è una comunità che può dirsi erede legittima di Alleanza Nazionale e del grande filone sto- rico-politico della destra nazionale italiana. Ma non sia- mo soltanto questo: ci sono tra noi molti giovani, molte persone del tutto nuove alla politica e che nella nostra proposta vedono anzi una buona ragione per accostarsi alla politica. La politica vera, quella che antepone la Pa- tria ad ogni altra considerazione, che è nata per servire e per dare, non per prendere. L’EDITORIALE di FABRIZIO TATARELLA Fli con il Terzo Polo al servizio della Puglia e del Sud A PAG 22 A PAG 10

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Il numero 36 del settimanale Puglia d'oggi

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21 ottobre 2011 • anno II n. 36 nuova serie • 1 euro

Fondato nel 1959 da Pinuccio Tatarella

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LECCE

Il convegno e il comiziodel Terzo Polo che vuole cambiare l’Italia

SPECIALE ALL’INTERNO

L’INTERVISTA

Emiliano a tutto campotra secessione, manovrae rapporti con i partiti

A PAG 4

LECCE - Riparte dal Sud il Terzo Polo. Sabato mattina il convegno al Teatro Politeama. Nel pomeriggio Casini, Fini, Lombardo e Rutelli in piazza Libertini

Corsa alla presidenza Anci, ha perso Raffaele Fitto o Michele Emiliano?

Sia pure per soli millevoti in più, ma alla fine havinto pur sempre MicheleIorio.

Nonostante le diverseinchieste della magistra-tura, che a breve potrebbeassumere clamorose deci-sioni, lo sperpero gravissi-mo e continuato di pub-bliche risorse, che fannodel piccolo Molise la re-gione più spendaccionad'Italia e le voragini del si-stema sanitario regionale,che dispensa a tutti unacattiva assistenza, ma incompenso arricchiscemolto i soliti noti, MicheleIorio, per la terza volta, èstato rieletto governatoredel Molise.

E con lui vince sopra-tutto anche Silvio Berlu-sconi, sebbene il suo no-me fosse stato prudenzial-mente cancellato dal sim-bolo elettorale del Pdl.

Sarà pure una piccolis-sima regione, con un nu-mero di elettori pari aquelli della sola città di Ba-ri, ma faremmo un graveerrore ad archiviare que-sto risultato come irrile-vante ed ininfluente per lesue modeste dimensioni.

Il voto del Molise, inve-ce, deve avviare una seria eurgente riflessione. NelTerzo Polo innanzitutto,ma non solo.

Pierferdinando Casini eLeonardo Cesa hanno in-dubbiamente ragione asottolineare il peso deter-minante dell'Udc. Senza iloro voti, Iorio (e Berlusco-ni) non avrebbero maivinto. I numeri lo dimo-strano inequivocabilmen-te.

Ma, proprio per questo,c'è da chiedersi se Casini,in cuor suo, abbia vera-mente una qualche buonaragione per sentirsi soddi-sfatto. [...]

L’EDITORIALE

di SALVATORE TATARELLA

La lezionedel Molise

Settimanale a diffusione gratuita - Questa testata non riceve contributi pubblici

La Puglia non è soltanto Nichi Vendola e Mi-chele Emiliano. Certo loro sono i cavalli di razza,ma insieme a Loro la nostra regione esprime an-che altre interessanti personalità, collaudate datempo o emerse più recentemente. Da France-sco Schittulli a Domenico Di Paola, da MassimoFerrarese ad Adriana Poli Bortone. Come si stan-no muovendo? Come stanno costruendo il lorofuturo politico ed elettorale?

GIUSEPPE ROMANO A PAG 5

Il grande puzzledella politica

MOVIMENTI E PARTITI

Una batosta, ma per chi,il Ministro o il Sindaco?

Futuro e Libertà è una comunità che può dirsi eredelegittima di Alleanza Nazionale e del grande filone sto-rico-politico della destra nazionale italiana. Ma non sia-mo soltanto questo: ci sono tra noi molti giovani, moltepersone del tutto nuove alla politica e che nella nostraproposta vedono anzi una buona ragione per accostarsialla politica. La politica vera, quella che antepone la Pa-tria ad ogni altra considerazione, che è nata per serviree per dare, non per prendere.

L’EDITORIALE

di FABRIZIO TATARELLA

Fli con il Terzo Polo al servizio della Puglia e del Sud

A PAG 22 A PAG 10

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2 Puglia d’oggivenerdì 21 ottobre 2011

Il caso Anci

Puglia d’oggiFondato nel 1959

da Pinuccio Tatarella

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Reg. ROC n. 10029 del 10/06/2008

Questo periodico èassociato all’Unionestampa periodica italiana

A Brindisi, al congressonazionale dell'Anci, nonha perso Michele Emilia-no. Non ha perso nemme-no il Sud, la cui bandiera

era stata inopportuna-mente alzata per sostene-re in un'assemblea a mag-gioranza nordista la can-didatura del sindaco diBari.

Il vero sconfitto, invece,ha un nome e un volto chevi sorprenderà. Si chiamaRaffaele Fitto, fa il Mini-stro di Silvio Berlusconi espera di tornare a fare ilGovernatore a Bari, da do-ve fu scacciato sei anni fada un outsider di nomeNichi Vendola.

Vi spieghiamo il come eil perchè.

Raffaele è un politicogiovane, freddo e astuto.Figlio d'arte, ha sentito erespirato politica sin daquando i suoi coetaneigiocavano solo con i ba-locchi.

Sempre attentissimo anon scoprire le sue carte,raramente rilascia intervi-ste e dichiarazioni. Ancheper questo, i giornalistinemmeno lo inseguono.Chi volesse sapere cosapensi il giovane ministrodell'attuale difficile mo-mento politico non trove-rebbe materiale per sod-disfare la sua curiosità.

Questo, però, non si-gnifica che Fitto non stiapensando al futuro e alsuo, innanzitutto. Anzi,su questo fronte, è da tem-po molto attento e attivo,non trascurando, come alsolito, alcuna opzione.

Se il Pdl sopravviveràalla morte politica di Ber-lusconi, anche lui resteràsaldamente in sella. InPuglia controlla militar-mente tutto il partito e aRoma è molto vicino siaad Angelino Alfano che aRoberto Formigoni.

Chiunque vinca, Fitto

sarà nel board del nuovoPdl. Nella ipotesi opposta,e per noi più probabile,che il Pdl imploda e sifrantumi in mille pezzi,Fitto, diversamente datutti gli altri leadervdelPdl, ha già pronto il suopartito, la Puglia prima ditutto, nel quale lo segui-rebbero fedelmente nonpochi parlamentari, con-siglieri regionali e ammi-nistratori pugliesi. Con lo-ro, e grazie a loro, sarà ingrado di sedersi a tutti itavoli e trattare il suo fu-turo.

È proprio pensando alsuo futuro che RaffaeleFitto ha giocato a Brindisiuna singolarissima parti-ta, appoggiando disinvol-tamente la candidatura diMichele Emiliano a Presi-dente nazionale dell'Anci,l'associazione di tutti i co-muni italiani.

Una partita difficile ecomplicata, sopratuttoperchè era già nota datempo la straordinaria vo-glia del sindaco di Bari disuccedere, invece, a NichiVendola alla guida dellaRegione Puglia. Puntare adue importanti poltronedi vertice, oltre che al seg-gio parlamentare, nell'ar-co temporale di soli due,

massimo, tre anni scarsiera un traguardo arduoanche per un personaggioambiziosissimo e piglia-tutto come Michele Emi-liano. Bisognava, dunque,scegliere, o l'Anci o la Re-gione. L'una escludeval'altra.

La presidenza della Re-gione Puglia era indub-biamente la scelta più ap-petibile, per l'enorme po-tere gestionale e di imma-gine che assicura, e anchela più facile e naturale.

Chi nella coalizione dicentrosinistra avrebbepotuto opporsi al Presi-dente regionale del Pd?

Chi avrebbe potuto ne-gare al sindaco della cittàcapoluogo l'approdo allaRegione?

Evidentemente, nessu-no. Per la presidenza del-l'Anci, invece, bisognavafare i conti con i partiti na-zionali e con le loro cor-renti interne, con i sindaci

Corsa alla presidenzaAnci: ha perso Fittoo Michele Emiliano?Delrio ha stoppato il Ministro che ora deve rimeditare sul suo futuro politico

di GIUSEPPE ROMANO

Le dinamiche politiche regionali dopo le elezioni per la presidenza dell’Associazione dei Comuni

Fitto, Vendola ed Emiliano, il triangolo politico pugliese

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delle altre grandi città, Fi-renze, Milano e Torino intesta, e con le più forti eorganizzate Anci del nord.La scelta, quindi, sembra-va scontata, ma qualcunoha fatto cambiare idea aEmiliano, solleticando lasua incontrollabile ambi-zione. Qualcuno gli ha ri-cordato il Ministro EnzoBianco. Arrivò ad occupa-re la poltrona di Ministrodegli interni al Viminale,

passando, appunto, dallapresidenza dell'Anci, co-me sindaco di Catania.Ministero.

Ecco la parola magica,che ha cambiato i piani ele scelte di Michele Emi-

liano. Cosa vuoi che sia lapoltrona di Presidentedella Regione Puglia, a co-spetto di un Ministero?Agli Interni, o magari allaGiustizia?

Restava, è vero, il nododei voti necessari. Quellidei sindaci di sinistra nonsarebbero bastati, ancheperchè al nord erano giàscesi in campo competi-tors assai più forti, come isindaci di Reggio Emilia e

di Torino. È qui, che entra in gio-

co Raffaele Fitto. Anche ilPdl avrebbe potuto votareper Emiliano. In nome delSud. Seguono febbrilicontatti, vengono coin-

volti i vertici dei partiti, daAlfano a Bersani, sembra-va cosa fatta, ma il pianotanto caro a Fitto non ave-va fatto i conti col sindacodi Reggio Emilia, Grazia-no Delrio, e con il forte or-ganizzazione delle Anciregionali del nord. Bersa-ni viene costretto alla con-ta interna e Michele Emi-liano, sia pure per soli trevoti, ne esce sconfitto.

Solo lui ? No. Il vero sconfitto è

un altro e, sorprendente-mente, si chiama RaffaeleFitto. Il perchè è prestodetto.

Se il Pdl, come è ormaicerto, perderà le prossimepolitiche, Raffaele Fittoassai difficilmente si ac-concerebbe a trascorrereuna legislatura da peonesnei banchi dell'opposi-zione. Non è per lui, non èstato costruito per questo.

Quando alle regionalidel 2000 perse contro Ven-dola non restò in Regione,come aveva promesso, afare il suo dovere di oppo-sitore.

Dopo meno di un anno,lasciò l'ingrato compito aRocco Palese e trasmigròcomodamente in Parla-mento, per fare il Mini-stro. Per questo, da tem-po, pensava a come fare lo

3Puglia d’oggi venerdì 21 ottobre 2011

Il caso Anci

stesso percorso, ma all'in-contrario. Da Ministro aGovernatore, per tornarea Bari, dove in questi seianni si è fatto vedere po-chissimo, ma dove è pursempre forte il suo poterepersonale, come ancherecentemente ha volutodimostrare, lasciando laPrefettura del capoluogosenza titolare per oltre seimesi, fino a quando nonha vinto il suo personale epoco elegante braccio diferro con Alfredo Manto-vano, suo competitor lec-cese.

A sbarrargli la stradaquesta volta non ci sareb-be stato più quel NichiVendola, che proprio a luideve la sua improvvisa evertiginosa ascesa. Ven-dola vuol fare addiritturail premier e, se non glieloconsentiranno, farà certa-mente il Ministro. DietroVendola, però si affaccia-va minacciosa, irruente egiocosa l'ombra ingom-brante di Miche Emiliano.Per Fitto un avversario, sepossibile, ancora più osti-co di Vendola. Cosa fare,allora?

Semplice. Solleticarel'ambizione di Emiliano,facendogli balenare l'ideadel Ministro, via Anci. Ciera riuscito Bianco, pote-

va riuscirci anche Emilia-no. Ci sono stati contatti,c'è stata un'intesa ? Nonlo sapremo mai. Entram-bi, se interrogati, neghe-rebbero anche l'evidenza,e i fatti da noi raccontatihanno una loro stringenteed evidente razionalità. Acontorno, valgano anche ibuoni rapporti che, da uncerto momento, Fitto hacominciato a tessere contutti i partiti di centro de-stra, suoi necessari alleatinella scalata alla Regione.

A cominciare dall'Udc,nei cui confronti sono sta-ti subito abbassati i tonifortemente polemici diprima, durante e dopo leregionali, sino ad auspi-care il suo rientro nellamaggioranza governativa.

Anche nei confronti diFli i toni in Puglia sonostati sempre assai soft,anche quando al centro ein Parlamento la polemi-ca fra Pdl e Fli ha cono-sciuto pagine assai viru-lente.

Sia nell' Udc, che in Fli,infine, Fitto ha anche ami-ci personali molto in-fluenti, che, a ricostruirela vecchia maggioranza dicentrodestra, non se lo fa-rebbero dire due volte.

Piano perfetto e allean-za vincente, della quale

Fitto, come nella prece-dente edizione, sarebbestato il padrone incontra-stato. A rovinare tutto, pe-rò, ci ha pensato quel te-stardo del sindaco di Reg-gio Emilia.

Sbarrando la strada aEmiliano, Graziano Delrioha stoppato sopratuttoRaffaele Fitto, che dovràseriamente rimeditare ilsuo futuro.

Perchè Emiliano, anchese oggi lo nega, si dimette-rà da sindaco per candi-darsi al Parlamento e daquella posizione, comin-cerà la sua lunga campa-gna elettorale, per con-quistare la Regione. Sullasua strada, però, non in-crocerà Fitto.

Perchè, se conosciamobene Raffaele, a lui le sfideforti e incerte non piac-ciono.

Contro Vendola, un an-no fa avrebbe dovuto gio-carsela lui, perchè era ilnumero uno del Pdl, per-chè era ministro in caricadi un governo ancora spu-meggiante, perchè dovevacancellare l 'onta dellasconfitta del 2000. Non sela sentì e mandò avanti ilfedele Rocco Palese. Lomandò al macello. Anchequesta volta si ripeterà. Labattaglia non è per lui.

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4 Puglia d’oggivenerdì 21 ottobre 2011

In Puglia

Se la mancata nomina apresidente dell’Anci, en-nesima puntata della sualunga vicenda di odio eamore con il Partito De-mocratico, lo ha fiaccato,Michele Emiliano non lodà a vedere: si presenta alcronista in abito blu divelluto a coste sottili e ca-micia bianca senza cra-vatta in una mattinata diinizio settimana, irta diimpegni, riunioni, direttetelevisive. L’approccio èquello di sempre: spiglia-to, a tratti un po’ guasco-ne, poco incline alla diplo-mazia. Il tratto di un meri-dionale che preferisceavere qualcosa da direpiuttosto che da ridire.

Sindaco Emiliano, ilrapporto Svimez chiari-sce in modo abbastanzanetto che l’impatto dellamanovra economica sarà

molto più serio al Sud cheal Nord. In pratica, in ter-mini di tagli di spesa, saràsoprattutto il Mezzogior-no a contribuire all’azze-ramento del deficit. Chene pensa il sindaco di Ba-ri?

“Penso non da oggi chese le politiche meridionalidei Governi nazionali (inrealtà senza particolaridifferenze fra destra e sini-stra) dovessero continua-re ad essere quelle degliultimi quindici anni, pro-babilmente al Sud comin-cerebbe a convenire unasorta di secessione morbi-da, almeno dal punto divista fiscale. Ritengo unabarzelletta un’idea di Sta-to federale basata sulle at-tuali Regioni, ma in unasuddivisione del Paese intre grandi macroaree, lamacroarea meridionaleavrebbe possibilità di granlunga superiori al passato,se si realizzassero certecondizioni”.

Ad esempio?“Ad esempio una parte-

cipazione equa, cioè basa-ta sul numero degli abi-tanti, alla ripartizione delpatrimonio dello Stato, siadal punto di vista materia-le che azionario. E la pos-sibilità di riscuotere le tas-se, fermo restando il con-tributo pro quota al bilan-cio federale. Ma se avessi-mo la possibilità di intro-durre una fiscalità di van-taggio per le imprese, digestire in proprio intesecon altre realtà europee,potremmo far valere inmodo competitivo il mi-nor costo che sosteniamoper la gestione dei servizi(che pesa circa il 25-30%in meno che al Nord) el’assoluta ricchezza delnostro patrimonio stori-co, artistico e paesaggisti-co. Sarebbe un modo perfare sì sacrifici, ma alme-no per noi stessi, a diffe-renza di quanto avverreb-be nello scenario descrittocon precisione dallo Svi-mez”.

È una proposta politi-camente aggregante?

“Di sicuro è una propo-sta che risponde ad un’esi-genza diffusa. A me pareche, al di là dei partiti e deicontenitori, salga dall’opi-nione pubblica la richie-sta di un’azione specificadelle personalità e dei sog-getti politici in favore delMezzogiorno. Sarebbe

sbagliato ignorarla”.Anche l’iniziativa che si

svolgerà sabato a Leccead iniziativa del Terzo Po-lo va in questa direzione.Come la giudica?

“Molto positivamente,perché mi sembra utile ri-scoprire l’aspetto pro-grammatico e propositivodella politica. Il Terzo Poloe i suoi leader hanno mo-strato fin qui un’apprezza-bile chiarezza di idee. Spe-ro che il dialogo e il con-fronto con il centrosini-stra non li porti ad esserecontagiati da quella illu-sione che mi pare un po’ ilpunto debole della miacoalizione: l’idea cioè chevincere le elezioni sia piùimportante che governa-re. Spero che non si avven-turino anche loro su que-sta strada”.

A proposito di governa-re, lei come sindaco haanche compiuto scelteimpopolari (penso a traf-fico e parcheggi). Però èstato rieletto con il 60%dei voti. Allora non è veroche al Sud “chiedi una lirae perdi un amico”?

“Non posso negare che,anche a causa dell’impie-tosa riduzione dei trasferi-menti statali, abbiamodovuto chiedere ai cittadi-ni sacrifici di ogni sorta, ele assicuro che è una cosache mi pesa personalmen-te. Ma so che nel farlo hoanche adempiuto ad unaprecisa richiesta di quantisette anni fa mi elesserosindaco. Non volevano, ibaresi, una città senza re-gole e invivibile: volevanouna città che facesse pattichiari, che mostrasse ilsenso e la ragione dei sa-crifici che imponeva. Per

questo, ad esempio, la Zo-na a Traffico Limitato èstata istituita da oltre unanno, ma solo in questigiorni attiviamo le teleca-mere di sorveglianza, cheovviamente comporte-ranno un maggior nume-ro di multe. Ma è sbagliatostabilire le sanzioni primadi favorire le abitudini.Perché le leggi che funzio-nano sono quelle che i cit-tadini fanno proprie, dicui capiscono la sostan-ziale opportunità. È perquesto che sono rammari-cato del fatto che il Gover-no proceda per tagli linea-ri, senza consentire ai Co-muni virtuosi di redistri-buire ai cittadini quelloche dai cittadini è statomeritato. Per questo, mal-grado il nostro bilanciopiù che sano, la manovraci costringerà a ridurre alminimo le risorse per lacultura e quelle per il co-siddetto welfare non es-senziale. La popolarità e ilconsenso –tuttora moltoalti, del che ringrazio- nondipendono dal fatto cheun sindaco blandisca i cit-tadini, ma che essi si sen-tano ascoltati e rispettati.Finora ci siamo riusciti”.

Tutti ritengono che leisarà il prossimo presi-dente della Regione Pu-glia. I meno convinti sem-brano gli uomini del suopartito, il Pd. È pensabileun presidente Emilianonon sostenuto dal Pd?

“Non sa che chi entraPapa in conclave ne escecardinale? Attualmentesono piuttosto impegnatoa fare il sindaco di Bari.Quando avrò smesso, mivenga a trovare e rispon-derò alla sua domanda”.

di ENRICO CICCARELLI

Michele Emiliano in posa accanto al gonfalone di Bari

Bari - L’ingresso di Palazzo di Città

Bari - Il lungomare cittadino

“Se va avanti così, forseè meglio una secessione”

Il Sindaco di Bari su manovra, buona amministrazione e rapporto agrodolce con i partiti

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4 Puglia d’oggivenerdì 21 ottobre 2011

In Puglia

Se la mancata nomina apresidente dell’Anci, en-nesima puntata della sualunga vicenda di odio eamore con il Partito De-mocratico, lo ha fiaccato,Michele Emiliano non lodà a vedere: si presenta alcronista in abito blu divelluto a coste sottili e ca-micia bianca senza cra-vatta in una mattinata diinizio settimana, irta diimpegni, riunioni, direttetelevisive. L’approccio èquello di sempre: spiglia-to, a tratti un po’ guasco-ne, poco incline alla diplo-mazia. Il tratto di un meri-dionale che preferisceavere qualcosa da direpiuttosto che da ridire.

Sindaco Emiliano, ilrapporto Svimez chiari-sce in modo abbastanzanetto che l’impatto dellamanovra economica sarà

molto più serio al Sud cheal Nord. In pratica, in ter-mini di tagli di spesa, saràsoprattutto il Mezzogior-no a contribuire all’azze-ramento del deficit. Chene pensa il sindaco di Ba-ri?

“Penso non da oggi chese le politiche meridionalidei Governi nazionali (inrealtà senza particolaridifferenze fra destra e sini-stra) dovessero continua-re ad essere quelle degliultimi quindici anni, pro-babilmente al Sud comin-cerebbe a convenire unasorta di secessione morbi-da, almeno dal punto divista fiscale. Ritengo unabarzelletta un’idea di Sta-to federale basata sulle at-tuali Regioni, ma in unasuddivisione del Paese intre grandi macroaree, lamacroarea meridionaleavrebbe possibilità di granlunga superiori al passato,se si realizzassero certecondizioni”.

Ad esempio?“Ad esempio una parte-

cipazione equa, cioè basa-ta sul numero degli abi-tanti, alla ripartizione delpatrimonio dello Stato, siadal punto di vista materia-le che azionario. E la pos-sibilità di riscuotere le tas-se, fermo restando il con-tributo pro quota al bilan-cio federale. Ma se avessi-mo la possibilità di intro-durre una fiscalità di van-taggio per le imprese, digestire in proprio intesecon altre realtà europee,potremmo far valere inmodo competitivo il mi-nor costo che sosteniamoper la gestione dei servizi(che pesa circa il 25-30%in meno che al Nord) el’assoluta ricchezza delnostro patrimonio stori-co, artistico e paesaggisti-co. Sarebbe un modo perfare sì sacrifici, ma alme-no per noi stessi, a diffe-renza di quanto avverreb-be nello scenario descrittocon precisione dallo Svi-mez”.

È una proposta politi-camente aggregante?

“Di sicuro è una propo-sta che risponde ad un’esi-genza diffusa. A me pareche, al di là dei partiti e deicontenitori, salga dall’opi-nione pubblica la richie-sta di un’azione specificadelle personalità e dei sog-getti politici in favore delMezzogiorno. Sarebbe

sbagliato ignorarla”.Anche l’iniziativa che si

svolgerà sabato a Leccead iniziativa del Terzo Po-lo va in questa direzione.Come la giudica?

“Molto positivamente,perché mi sembra utile ri-scoprire l’aspetto pro-grammatico e propositivodella politica. Il Terzo Poloe i suoi leader hanno mo-strato fin qui un’apprezza-bile chiarezza di idee. Spe-ro che il dialogo e il con-fronto con il centrosini-stra non li porti ad esserecontagiati da quella illu-sione che mi pare un po’ ilpunto debole della miacoalizione: l’idea cioè chevincere le elezioni sia piùimportante che governa-re. Spero che non si avven-turino anche loro su que-sta strada”.

A proposito di governa-re, lei come sindaco haanche compiuto scelteimpopolari (penso a traf-fico e parcheggi). Però èstato rieletto con il 60%dei voti. Allora non è veroche al Sud “chiedi una lirae perdi un amico”?

“Non posso negare che,anche a causa dell’impie-tosa riduzione dei trasferi-menti statali, abbiamodovuto chiedere ai cittadi-ni sacrifici di ogni sorta, ele assicuro che è una cosache mi pesa personalmen-te. Ma so che nel farlo hoanche adempiuto ad unaprecisa richiesta di quantisette anni fa mi elesserosindaco. Non volevano, ibaresi, una città senza re-gole e invivibile: volevanouna città che facesse pattichiari, che mostrasse ilsenso e la ragione dei sa-crifici che imponeva. Per

questo, ad esempio, la Zo-na a Traffico Limitato èstata istituita da oltre unanno, ma solo in questigiorni attiviamo le teleca-mere di sorveglianza, cheovviamente comporte-ranno un maggior nume-ro di multe. Ma è sbagliatostabilire le sanzioni primadi favorire le abitudini.Perché le leggi che funzio-nano sono quelle che i cit-tadini fanno proprie, dicui capiscono la sostan-ziale opportunità. È perquesto che sono rammari-cato del fatto che il Gover-no proceda per tagli linea-ri, senza consentire ai Co-muni virtuosi di redistri-buire ai cittadini quelloche dai cittadini è statomeritato. Per questo, mal-grado il nostro bilanciopiù che sano, la manovraci costringerà a ridurre alminimo le risorse per lacultura e quelle per il co-siddetto welfare non es-senziale. La popolarità e ilconsenso –tuttora moltoalti, del che ringrazio- nondipendono dal fatto cheun sindaco blandisca i cit-tadini, ma che essi si sen-tano ascoltati e rispettati.Finora ci siamo riusciti”.

Tutti ritengono che leisarà il prossimo presi-dente della Regione Pu-glia. I meno convinti sem-brano gli uomini del suopartito, il Pd. È pensabileun presidente Emilianonon sostenuto dal Pd?

“Non sa che chi entraPapa in conclave ne escecardinale? Attualmentesono piuttosto impegnatoa fare il sindaco di Bari.Quando avrò smesso, mivenga a trovare e rispon-derò alla sua domanda”.

di ENRICO CICCARELLI

Michele Emiliano in posa accanto al gonfalone di Bari

Bari - L’ingresso di Palazzo di Città

Bari - Il lungomare cittadino

“Se va avanti così, forseè meglio una secessione”

Il Sindaco di Bari su manovra, buona amministrazione e rapporto agrodolce con i partiti

5Puglia d’oggi venerdì 21 ottobre 2011

In Puglia

Il puzzle della politica puglieseed il grande valzer delle punte

Tante le personalità in gioco, da Schittulli alla Poli Bortone, da Ferrarese a Di Paola

Partiti, movimenti ed associazioni che si muovono nella galassia dei partiti, dentro e fuori dagli schieramenti

La Puglia politica non èsolo Nichi Vendola e Mi-chele Emiliano.

Certo, loro sono i caval-li di razza. Il primo ha bat-tuto l'enfant prodige delcentro destra, la "protesidi Berlusconi", il giovanis-simo e belloccio RaffaeleFitto, che Il Cavaliere nel2000 preferì al più maturoSalvatore Distaso, mentreil secondo, subito dai De-mocratici e senza un suopartito alle spalle, sbara-gliò a Bari tutti i suoi av-versari, conquistando alprimo turno una città tra-dizionalmente di destra,che Pinuccio Tatarella ave-va eletto a laboratorio del-le sue strategie politicheinclusive.

Insieme a loro la Pugliaesprime anche altre inte-ressanti personalità, col-laudate dal tempo o emer-se più recentemente.

È il caso di FrancescoSchittulli e di DomenicoDi Paola a Bari, di AdrianaPoli Bortone a Lecce e diFerrarese a Brindisi. Tutti acapo di partiti, movimentie associazioni nuove dizecca e tutti, eccetto DiPaola, già affermatisi elet-toralmente con ottimi ri-sultati. Schittulli Presiden-te della Provincia a Bari,Ferrarese Presidente aBrindisi, e la Poli leader diun movimento con ambi-zioni extraregionali. DiPaola, invece, ha fondatoper ora solo una sua asso-ciazione e non nascondela voglia di scendere incampo anche lui. In piùoccasioni precedenti èspesso finito fra i probabi-li candidati di ogni tipo dielezione, ma, o per suascelta o per il veto di altri,vi ha sempre rinunciato.Ora pensa che sia arrivato

il suo turno.Se Vendola e Emiliano

alle politiche salgono sultreno per Roma, il primoper fare il premier o il mi-nistro e il secondo per pre-pararsi alle regionali del-l'anno dopo, cosa farannoSchittulli, Poli Bortone,Ferrarese e Di Paola ? Cosapensano, quali idee e qua-li progetti coltivano ? Co-me si stanno organizzan-do, con quali obiettivi econ quali alleanze? Abbia-mo cercato di saperne dipiù ed ecco cosa abbiamoappurato.

Cominciamo da Schit-tulli.

La sua candidatura allaProvincia fu sponsorizzatada Raffaele Fitto. Non permerito, simpatia o vici-nanza, ma solo perchè nelPdl Raffaele non avevanulla di meglio. Visti i ri-sultati, fu una delle sue po-che mosse azzeccate.Schittulli, grazie a un pu-gno di voti personali, e adalcune candidature sot-tratte alla sinistra, vinse alprimo turno.

Da allora, però, ha co-minciato a pensare in pro-prio. Pur restando fedele alcentrodestra, più di unavolta ha mandato segnaliinequivoci al Pdl e allostesso Fitto, reclamandouna più ampia libertàd'azione.

Non c'è voluto moltotempo e pure Schittulli si èfatto un suo partito, contanto di sede provinciale edi liste, consiglieri e am-ministratori in vari comu-ni del barese. L'ambizioneè di andare ben oltre. Perfare cosa? Le voci più ac-creditate lo danno in corsaper il Comune di Bari. LaProvincia conta poco e luistesso si vedrebbe bene

nei panni del successore diEmiliano.

Tutto il suo staff spingeper questa soluzione, maSchittulli pensa concreta-mente a una carta di riser-va. La corsa per il Comunepotrebbe rivelarsi difficol-tosa ed irta di ostacoli, enon solo. Schittulli temeanche che le politichechiuderanno un ciclo, perinaugurarne un altro. Es-serci sarebbe importante.Per ottenere un posto si-curo in lista Schittulli faràpesare i voti del suo movi-mento e non è detto che lascelta cadrà sul Pdl. Le car-te in mano al Presidentesono più di una. Fitto è av-vertito.

A mordere il freno a Ba-ri è anche Domenico DiPaola.

Di lui si parla in ognielezione, ma non se n'èfatto mai niente. Su di luipesano pesanti veti incro-ciati. Fitto non lo vuole nelcentrodestra e Emilianonon lo vuole nel centrosi-nistra.

Lui, per la verità, nonapparterrebbe nè all'uno,nè all'altro schieramento,ma allo stato solo Vendolalo candiderebbe volentie-ri. Per il momento Di Pao-la ha solo un'associazione,di eccellenze, a sentir lui,ma null'altro.

Pesano, invece i veti al-trui. Quello di Fitto, che glirimprovera di averlo tradi-to, restando agli Aeroportidi Puglia, e di aver finan-ziato Nichi Vendola, suoavversario. Quello di Emi-liano, che non lo ha volutonemmeno nel consiglio diamministrazione del Tea-tro Petruzzelli, nonostanteil generoso contributo di800.000 euro versato, e poiritirato, da Di Paola.

Che farà l'ex managerdella Svim?

Visti i precedenti ritiri,molti pensano che saràcosì anche questa volta. Anoi, invece, piace pensareil contrario. Di Paola hapoco più di sessant'anni.Questa è la sua ultima oc-casione. Perderla signifi-cherebbe rinunciare persempre alla sua voglia dipolitica. Se gli sarà sbarra-ta la strada della Regione,si candiderà al Comune.Con chi, ancora non si sa.

Da Bari a Lecce, per tro-vare già in campo l'ex ladydi ferro della destra salen-

tina. Adriana Poli Bortoneha, infatti, già annunciatola sua candidatura a sin-daco.

Innanzitutto controPaolo Perrone, sindacouscente e già suo vice.Questo, però, è anche ilpunto debole della suacandidatura. L'Adriana,come la chiamano affet-tuosamente i suoi sosteni-tori, deve, infatti, chiarirele vere motivazioni dellasua discesa in campo, ov-vero se si candida per farenuovamente il sindaco, ose le basta far perdere Per-rone, spianando la stradaal candidato della sinistra.

La Poli, inoltre, deve an-che chiarire il perimetrodella sua coalizione, at-tualmente alquanto con-traddittorio.

Da un lato sta controFitto, Perrone e, quindi,contro il Pdl, ma dall'altrosta con Miccichè e, quindi,anche con Berlusconi, chedel Pdl è il capo indiscus-so. Questa ambivalenzaporta a pensare che la Polinon abbia per nulla rinun-ciato all'idea di tornare inParlamento e ciò di fattoindebolisce la sua candi-datura a sindaco, ritenutada alcuni osservatori solostrumentake ad altri obiet-tivi. Peccato, perchè seAdriana facesse capire atutti che realmente vuoletornare a indossare la fa-scia tricolore, la partita sa-rebbe chiusa per tutti.

Infine, Brindisi, dovel'altro inquieto è Ferrare-se. Poteva essere un candi-dato del centrodestra, ma

Fitto, cedendo a Gino Vi-tali, suo proconsole brin-disino, non dette il con-senso e Ferrarese finì colcentrosinistra, allargatoall'Udc, la formula chetanto piace a MassimoD'alema.

Fra i tanti errori di Fittoin Puglia, quindi, non c'èsolo quello di aver spiana-to la vittoria a Vendola edEmiliano, ma anche quel-lo di aver saldato l'Udc alPd.

Questa alleanza oggi aBrindisi è messa in discus-sione da Uccio Curto, l'exsenatore di An, oggi consi-gliere regionale dell'Udc.Curto, ricollegandosi allalinea nazionale di Pierfer-dinando Casini, ha soste-nuto che anche a Brindisibisogna costruire il Terzopolo.

Con Ferrarese, natural-mente, ma non con il Pd.La cosa non è stata saluta-ta di buon occhio dal Pre-sidente della Provincia eha alimentato qualchepolemica all'interno del-l'Udc. La querelle è desti-nata a rientrare, ma è evi-dente che Ferrarese gio-cherà un ruolo fondamen-tale nella scelta del candi-dato sindaco e dell'allean-za che lo sosterrà.

di GIUSEPPE ROMANO

L’ingegner Domenico Di Paola

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6 Puglia d’oggivenerdì 21 ottobre 2011

Rapporto Svimez

I segnali sono forti, chia-ri ed inequivocabili. Il Sudmarcia zoppo rispetto allealtre zone d’Italia, pur al-l’interno di una grave crisinazionale. Siamo l’anatrazoppa di un paese in reces-sione, e rappresentiamo iltallone d’achille di unaeconomia che da un latonon riesce a superare unperiodo di criticità che vaben oltre i tre anni, e dal-l’altro porge il fianco a po-litiche “protezionistiche” e“federalistiche” che tantoappeal hanno nel più fio-rente nord’est e che rap-presentano lo zoccolo du-ro della politica nel territo-rio (ma non a Roma) dellaLega di Umberto Bossi.

La grave recessione cheha colpito l’economiamondiale nel biennio2008-2009 si è abbattutapesantemente sull’intera

economia nazionale, e hamostrato i suoi effetti piùpesanti, in termini di im-patto sociale sui redditidelle famiglie e sulla occu-pazione, nelle regioni delMezzogiorno. La lenta edifficile fuoriuscita dallacrisi dell’Italia ha interes-sato soprattutto le aree delNord del Paese mentre ilSud, dopo la flessione del2009, appare nel 2010 an-cora in stagnazione.

Inizia così il rapportopreliminare dello Svimezche ha analizzati i dati sul-lo sviluppo e sull’occupa-zione nel 2010 in Italia.

Una forbice che si è de-cisamente allargata e duevelocità di ripresa tra il set-tentrione ed il Sud che so-no segnali preoccupantiche non possono non farriflettere la politica, e so-prattutto la politica delMezzogiorno.

Un Sud in affanno, checresce poco e male, e chemolto probabilmente,sempre secondo le stimedell’Istituto, per il 2011 po-trebbe anche avere un se-gno negativo, facendo regi-strare un regresso propriomentre ci sarebbe bisognodel maggior impulso pos-sibile per riprendere loslancio dopo anni diffici-lissimi.

I dati relativi all’occupa-zione sono disarmanti. AlSud non c’è lavoro, e so-prattutto per i giovani e perle famiglie monoreddito èuna vera e propria manna-ia sul futuro.

Com’è possibile, infatti,pensare ad un futuro inquesta situazione? Comegarantirsi una famiglia,una abitazione, per nonparlare di un mutuo e di unrapporto equo con il credi-to?

Secondo valutazioni dipreconsuntivo elaboratedalla SVIMEZ, nel 2010 ilprodotto interno lordo (aprezzi concatenati) è au-mentato nel Mezzogiornodi un modesto 0,2%, cherecupera solo parte dellaforte caduta dell’anno pre-cedente (-4,6%), e che ri-mane inferiore, di circa unpunto e mezzo percentua-le, a quella nel resto delPaese (1,7%).

Le regioni del Sud han-no risentito dello stimolorelativamente inferiore ri-spetto al resto del Paesedella domanda estera maanche della diminuzionedella loro competitività sulmercato interno.

Invece che rimanerneisolato, Il Mezzogiorno hadunque subito più del Cen-tro-Nord le conseguenzedella crisi: una cadutamaggiore del prodotto, una

riduzione ancora più pe-sante dell’occupazione.Questo processo di declinopotrà essere interrotto soloin presenza di una adegua-ta domanda privata e pub-blica che attenui gli effettidi breve periodo della crisiindotti dai processi di ri-strutturazione e, nel medioperiodo, favorisca una ri-presa duratura della pro-duzione e nella creazionedi posizioni lavorative sta-bili e efficienti.

Il pericolo è che, man-cando tale stimolo, la per-dita di tessuto produttivodiventi permanente, ag-gravando i divari territoria-li già gravi nel Paese.

Se si osserva l’andamen-to dei consumi finali inter-ni nel periodo 2000-2010,si nota come la loro cresci-ta media per anno sia statanel Mezzogiorno (0,3%)poco meno della metà diquella del Centro-Nord(0,7%). La dinamica dellaspesa della pubblica am-ministrazione è stata simi-

le nelle due aree e ancheparticolarmente elevata:1,4% al Sud, 1,6% nel restodel Paese.

Le differenze sono inve-ce rilevanti per quanto ri-guarda la spesa delle fami-glie, che nel periodo è cre-sciuta in media d’anno nelCentro-Nord dello 0,5%,mentre è lievemente dimi-nuita nel Mezzogiorno (-0,1%).

Una chiara indicazionedelle difficoltà delle fami-glie meridionali a sostene-re il livello di spesa, chevanno al di là della con-giuntura ma che sembranoulteriormente aggravarsinella fase più recente, inconseguenza delle consi-stenti perdite di posti di la-voro, che al Sud, più chenel resto del Paese, spessoriguardano l’unico percet-tore di reddito dell’interonucleo familiare.

Il Mezzogiorno, tra il2008 ed il 2010 registra unacaduta dell’occupazionedel 4,3%, a fronte dell’1,5%

Si allarga la forbice con il Nord,urgente un piano per il rilancio

Occupati a picco, crescita minima, stime in perdita. La situazione del Sud è grave

di ROBERTO MASTRANGELO

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7Puglia d’oggi venerdì 21 ottobre 2011

Rapporto Svimez

del Centro-Nord. Delle 533mila unità perse in Italia,ben 281 mila sono nel Mez-zogiorno. Nel Sud dunquepur essendo presenti me-no del 30% degli occupati

italiani si concentra il 60%delle perdite di lavoro de-terminate dalla crisi. Da unlato, si è ristretta la base oc-cupazionale stabile (-4,3%), dall’altro, ed in mi-sura più accentuata, sonodiminuiti i lavoratori atipi-ci (-4,6%). Di poco più con-tenuta è in media la cadu-ta della componente auto-noma (-3,3%) che rifletteuna leggera ripresa nellaseconda parte del 2010 nelnumero di artigiani, picco-li imprenditori, professio-nisti e lavoratori parasu-bordinati.

Sono problemi grandis-simi, urgenti, reali e pres-santi che richiedono lamassima attenzione daparte del Governo centralee dei governi locali.

Stato e Regioni non pos-sono non partire da questoquadro disarmante. Il Sudè in forte affanno, e nellasfida di rilancio a cui siamochiamati a partire da que-sti mesi non possiamo ar-rivare impreparati.

Per questo è necessarioe urgente pensare ad unimmediato e serio piano dirilancio per il Mezzogior-no, mettendo da parte be-ghe e divisioni politiche, eper una volta almeno cer-cando di mettere in secon-do piano allungamenti dei

IL COMMENTO DELLA SVIMEZ

L’evoluzione sperimen-tata in quest’ultimo qua-driennio dall’economiaitaliana pone in risalto,dunque, la particolare de-bolezza delle misure anti-cicliche e i ritardi nell’at-tuazione dei processi di ri-forma che dai primi anniDuemila sarebbero statinecessari per adeguare ilsistema produttivo allenuove condizioni compe-titive determinatesi con laglobalizzazione e conl’adesione all’Euro.

Questo processo di de-clino potrà essere interrot-to solo in presenza di unaadeguata domanda priva-

ta e pubblica che attenuigli effetti di breve periododella crisi indotti dai pro-cessi di ristrutturazione e,nel medio periodo, favori-sca una ripresa duraturadella produzione e la crea-zione di posizioni lavorati-ve stabili e efficienti.

Il pericolo è che, man-cando tale stimolo, la per-dita di tessuto produttivodiventi permanente, ag-gravando i divari territo-riali già marcati nel Paese.

Il punto da cui partire, èche l’intero sistema pro-duttivo nazionale necessi-ta di invertire il declino.Una politica che miri a so-

stenere e rafforzare l’esi-stente è del tutto insuffi-ciente.

Occorre quindi proce-dere a sostanziali modifi-che del modello di svilup-po dell’economia italiana,la cui immanente “ineffi-cienza dinamica”, in ter-mini di specializzazione,capacità competitiva e in-ternazionalizzazione, è,per l’appunto, all’originedel declino che tocca an-che le regioni del Nord.

Tale obiettivo non puòessere trascurato neppurein questa difficilissima fa-se economica e finanzia-ria.. Si rafforza proprio oral’urgenza di rilanciare lacrescita del Paese, soprat-tutto alla luce della deboledinamica dei consumi(particolarmente bassa alSud per effetto dell’inde-

bolimento dei redditi dellefamiglie) e della modestaripresa degli investimenti.

In questo quadro, l’im-patto delle recenti mano-vre estive – adottate comedrastica risposta alla ne-cessità di un rientro daldebito – rischia non solo difrenare la crescita nazio-nale ma anche di risultareassai gravoso per l’econo-mia e la società meridio-nali anche in quanto“shock asimmetrico” dalpunto di vista territoriale,per gli effetti deflazionisti-ci più intensi in un’area dieconomia debole, menocapace di reagire attraver-so la ricerca di sbocchicompensativi sui mercatiinternazionali.

DALLA RELAZIONEDI RICCARDO PADOVANI

DIRETTORE SVIMEZ

Necessari nuovimodelli di sviluppo

processi, prescrizioni brevie intercettazioni.

E’ proprio dal Sud, infat-ti, che bisogna ripartire perrilanciare il nostro interosistema produttivo. Conpolitiche mirate e con in-vestimenti una volta tanto

adeguate agli sforzi e allereali necessità di un terri-torio. Non cattedrali neldeserto, o miraggi propu-gnati per farsi belli agli oc-chi degli elettori, ma seriinterventi di sostegno al-l’occupazione, di sostegno

alle imprese, di sostegno alreddito, di rimodulazionefiscale, di lotta agli sprechiin ogni dove (a cominciaredalla politica, ma non so-lo), di riqualificazione am-bientale, di sviluppo turi-stico. I temi sul piatto della

bilancia del Mezzogiornosono tanti e tutti seri e for-ti.

Il Sud, anzi, l’Italia ha ur-gente bisogno di aiuto. I se-gnali sono tanti e sono for-tissimi. Vogliamo darci unasvegliata?

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8 Puglia d’oggivenerdì 21 ottobre 2011

Rapporto Svimez

Se volessimo parlare di“questione Meridionale”arriveremmo buoni ultimi.Sono praticamente cento-cinquant’anni che si parladel Mezzogiorno d’Italiacome un “problema” o una“questione”.

Il dato di partenza piùconcreto possibile, allora,non può che essere il rap-porto diffuso recentemen-te dalla Svimez, in cui sianalizzano i dati sullo svi-luppo (o sul ritardo nellosviluppo) delle Regioni delSud Italia in paragone siacon il resto della Nazionesia con l’Europa, di cui sia-mo parte interlacciata econnessa.

Il tutto naturalmente al-l’interno di uno scenario dicrisi che al tempo stessorappresenta non solo unpunto di partenza, o di ri-partenza, ma una oppor-

tunità buona per affronta-re e (speriamo) risolvereproblemi che in passatonon si sono mai voluti dav-vero mettere sul tavolodella politica.

Le cifre sono chiare.Reddito pro capite basso,investimenti insufficienti,disoccupazione alta, gio-vani che non trovano lavo-ro, e quando lo trovano è

mal pagato se non in nero.Questo il dato di partenzaper un problema di cuinon soltanto l’Italia devefarsi carico, ma su cui nonpuò restare inerme nem-meno l’Europa, che di“Sud” da gestire e da rilan-ciare ne ha molti, di diver-so tipo e di diversa struttu-ra.

Ma se pare lecito parlare

di una Italia a due velcoità,di diversificazione delleopportunità di rilancio, distagnazione e di rallenta-mento complessivo, è purvero che limitare i proble-mi nelle strette cornici diuna “questione meridio-nale” appare riduttivo ri-spetto alla complessità delproblema, alla sua globali-tà ed alla sua stessa natura.

Il Sud non è uno Stato ase’ stante, non è una Re-pubblica Indipendente(come pure in molti, dalleAlpi al Mediterraneo au-spicherebbero), ma un tut-t’uno con lo Stivale.

Con l’attuazione, sia purparziale ed a macchia dileopardo del federalismotanto sbandierato dalla Le-ga Nord, viene fuori unquadro che non deve spa-ventare, anzi.

Le Regioni, le entità ter-ritoriali sono chiamate adessere protagoniste delproprio sviluppo, dellacrescita economica e so-ciale dei loro abitanti, albenessere del tessuto eco-nomico, al riconoscimen-to dei diritti nella cornicedei doveri di tutti i cittadi-ni e di ogni azienda che havoglia di investire, o finan-che che vuole continuare asopravvivere e dare lavoro.

E lo Stato, allora, qualeruolo deve avere?

Un ruolo di quadraturadel cerchio, di omogeneiz-zatore di opportunità, diparificatore di diritti e didoveri.

Compito dello Stato èquello di farsi carico, allo-ra, di tutti i bisogni di tuttii territori e di ogni legitti-ma e ponderata istanzache dalla periferia arriva

nella Capitale.Senza arroccarsi sulle

proprie debolezze ne’ innarcisistica posizione diautoesaltazione.

Piani per il Sud, nuoveCasse del Mezzogiorno,gestioni straordinarie del-l’ordinarietà, emergenzecontinue, temporaneitàpermanenti... basta conquesta litania che ormai dàdi tappo e si riduce siste-maticamente nel solitoteatrino delle parti!

Noi, tutti gli italiani, ab-biamo bisogno di un Go-verno che governi, di unesecutivo che sappia pren-dere le decisioni in tempirapidi e certi, di un Parla-mento forte e territorial-mente rappresentativoche sappia farsi carico deiproblemi reali dell’Italia,che sono tanti e sono gravi,e sappia produrre leggicondivise e coerenti conuna visione pragmatica edunitaria della nostra Na-zione.

Bisogna rilanciare tuttal’Italia, e in quest’otticaanche il Sud.

Senza lasciare indietronessuno, ma senza nem-meno vanificare gli sforzidi quanti cercano, col su-dore e con le proprie lacri-me, di fare qualcosa di po-sitivo.

Sud, problema o risorsa?Quando la politica nicchia

I problemi sono tanti e sono seri. Serve un Governo che sappia governare e decidere

di NICOLA PUGLIESE

Roma - La Camera dei Deputati durante i lavori parlamentari

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9Puglia d’oggi venerdì 21 ottobre 2011

Rapporto Svimez

“Berlusconi ha paragonato ilsuo Piano per il Sud al “New De-al” di Roosevelt, al “Piano Mar-shall”. Il Mezzogiorno ha senzadubbio bisogno di molto più diuna boccata di ossigeno per di-ventare competitivo con il Cen-tro-Nord. Cambiamenti radicaliche non si possono comprare,anche mettendo sul piatto mi-

liardi di euro”.È una bocciatura senza appel-

lo quella del console statunitensea Napoli, J. Patrick Truhn, al Pia-no per il Sud lanciato dal premiernell’estate 2009. Un argomentodi cui si occupano diversi cablo-grammi di quel periodo diffusi daWikileaks.

Il diplomatico Usa sente aria di

bluff, al punto che i suoigiudizi sono durissimi.“Manca la volontà poli-tica di combattere lacriminalità organizzatacon risorse adeguate eper lo sviluppo servonouna leadership forte, lalegalità e la volontà deicittadini di farsi caricodella responsabilità delcambiamento». Tuttiingredienti che il con-sole non vede: «Ancoranon sento parlare dellevere cose di cui il Sudavrebbe bisogno”.

L’economia del Mezzogiorno“è in triste calo da più di un de-cennio, la crescita è quasi pari azero, la disoccupazione cronica”,continua Truhn. C’è poi “la po-tente criminalità organizzata, lapolitica locale corrotta, gli spre-chi, gli enormi debiti delle ammi-nistrazioni centrali e comunali,gli atteggiamenti culturali di di-sprezzo verso lo Stato di diritto eil governo, ma favorevoli ai clan».Problemi che non si risolvono so-lo col denaro: «Il Sud è l’unica re-gione in cui l’Ue fa piovere fondiper lo sviluppo da decenni e lacrescita economica continua adessere in ritardo». Perché nellamigliore delle ipotesi i finanzia-menti «tornano a Bruxelles per-ché inutilizzati», nella peggiore«finiscono nella mani della cri-minalità o dei politici corrotti».

Le regioni più povere d’Italia

«sono tutte al Sud e in media laricchezza pro capite è inferioredel 50-60 per cento rispetto aquella del Nord», continua il con-sole. «Nel Mezzogiorno vive il 37per cento degli italiani che peròcontribuiscono al Pil per appenail 24 per cento. Oltre un quartodella popolazione è al di sottodella soglia di povertà, con con-sumi, produzione e reddito trequinti di quelli nazionali». La di-soccupazione è elevata, «per igiovani oltre il 20 per cento, col ri-sultato che in Calabria e Campa-nia il tasso di emigrazione è diquattro persone l’anno ogni mil-le abitanti, soprattutto laureati”.

Gli investimenti diretti esterisono insignificanti, “in termini divalore monetario, la metà dellogià scarso 1 per cento nazionale».Università e centri di ricerca “ab-bondano” ma non l’innovazione

visto che «in questo decennio ilSud ha prodotto in media 5,8 bre-vetti ogni milione di abitanti sui60 totali dell’Italia”.

L’associazione AmmazzateciTutti “ci ha detto che l’economiaillegale, soltanto in Calabria è 8volte maggiore di quella legale”.

La vera risorsa del Sud potreb-be essere il turismo ma secondoConfindustria “solo il 14 per cen-to degli stranieri che visitanol’Italia si avventurano nel Meri-dione”.

Per gli Usa “manca l’adeguatoapproccio ricettivo, a partire dal-la conoscenza delle lingue, cui siaggiungono i problemi burocra-tici”.

Il console Truhn ritiene che al-la base del Piano per il Sud ci “so-no le elezioni del prossimo anno”,quelle del marzo 2010, “con lequali il centrodestra spera di con-quistare un certo numero di am-ministrazioni meridionali oranelle mani del centrosinistra”.

Un'operazione riuscita solo inparte: si votava in 13 Regioni el'opposizione venne riconferma-ta in 7 sulle 11 in cui governava(comprese Puglia e Basilicata).Campania e Calabria passaronoinvece al centrodestra, che in to-tale vinse in 6 Regioni. Per Truhn,pesa infine “la crisi finanziariamondiale che, assieme al debitopubblico italiano pari a 1.708 mi-liardi di euro (oggi sopra quota1.911, ndr), rendono impossibileaffrontare il problema Sud”.

I NUMERI MIGRATORI

Nel 2009 sono partiti dalMezzogiorno, in direzioneCentro-nord, circa 109milaabitanti e dal 2000 al 2009 sene sono andati in ben 583mi-la.

A fare i conti della 'fuga dalSud' è sempre il rapporto Svi-mez.

In testa alle partenze ci so-no la Campania e Napoli. I mi-granti sono sopratutto uomi-ni, mentre i laureati sono il21%.

Una partenza su tre (33.800)riguarda la Campania, 23.700provengono dalla Sicilia,19.600 dalla Puglia, 14.200

dalla Calabria. La meta piùambita è la Lombardia che haattratto nel 2009 quasi un mi-grante su quattro. Per Abruz-zo, Molise e Cmpania la primaregione resta il Lazio.

A livello locale, le perditepiù forti si sono registrate aNapoli (-108mila), Palermo (-29mila), Bari e Caserta (-15mi-la), Catania e Foggia (-10mila).Colpiti anche Torre del Greco(-19mila), Nola e Aversa (-11mila), Taranto (-13mila).

C’è da chiedersi i motivi diquesto che potrebbe esseredefinito come neo-fenomenomigratorio?

Esercito in marciaverso Settentrione

LE REAZIONI DEI SINDACATI

“Il Rapporto Svimez di que-st'anno è la cronaca di un riscat-to mancato che rende evidentel'inefficacia del Piano per il Sudancora una volta annunciato dalGoverno”. Così Serena Sorrenti-no, Segretario Confederale dellaCgil sul Rapporto Svimez 2011,nel quale emerge un Mezzogior-no in recessione, che continua acrescere meno del centro-nord,dove lavora ufficialmente menodi un giovane su tre e dove il tas-so di disoccupazione reale sa-rebbe del 25%.

La Sorrentino poi si è soffer-mata sull’indebolimento dellastruttura demografica che emer-ge dal Rapporto.

“Il Sud - dichiara - cresce me-no, paga di più la crisi e soffre lacarenza di infrastrutture mate-riali ed immateriali, servizi e si-stema delle conoscenze. Gli ef-fetti sulla condizione sociale del-

le popolazioni meridionali pro-voca, come mette in evidenza ilrapporto, un progressivo inde-bolimento della struttura demo-grafica”.

“Senza politiche per l'occu-pazione - prosegue ancora lasindacalista della Cgil - per don-ne e giovani vi è solo la stradadella migrazione o la povertà edil sommerso. Il Sud in Europa èl'ultima area in ritardo di svilup-po, ripartire dagli investimentipotrebbe dare uno scatto com-petitivo all'intero sistema Paese.Alla luce dei decreti sul federali-smo e dei tagli della manovraeconomica il sistema delle Auto-nomie Locali non sarà in gradodi assicurare servizi minimi allapopolazione con un ulteriorepenalizzazione delle condizionidi vita e di sviluppo”.

“Ci sono scelte che sono per-seguibili da subito e che produr-

rebbero effetti positivi per l'oc-cupazione e il sostegno ai con-sumi, ma nel piano sud e neiprovvedimenti sul lavoro conti-nuiamo ad intravedere scelteche vanno nel senso delle politi-che di annuncio e di un modellodi sviluppo low coast in cui sa-crificare diritti. Intervenire perfar aumentare la ricchezza pro-dotta e la redistribuzione di ri-sorse nel sud vorrebbe dire -conclude Sorrentino - salva-guardare la coesione sociale esoprattutto far ripartire l'econo-mia italiana”.

“Il rapporto Svimez dimostranero su bianco la totale disatten-zione, tranne che a parole, per ildestino e i problemi del Mezzo-giorno sia da parte dei governi diqualsiasi colore sia da parte del-l'intera classe politica, un ab-bandono speculare al fenomenodell'inattività dei giovani disoc-cupati meridionali e al prolifera-re del lavoro irregolare”.

Questa la dura accusa di Gio-vanni Centrella, segretario gene-rale dell'Ugl, che sottolinea co-me “soprattutto per il Mezzo-

giorno siano assolutamente per-tinenti le parole pronunciate direcente dal Cardinale Bagnascoil quale, invitando ad ‘atti di co-raggio’ e a purificare l'aria, haposto l'attenzione sulla questio-ne morale, anch'essa alla base,come quella economica e politi-ca, del doppio declino di un ter-ritorio ricco di potenzialità”.

“Da meridionale e da sinda-calista - conclude Centrella -non sto invocando aiuti ne' assi-stenza, vorrei piuttosto che tuttala classe dirigente del Sud conuno scatto di orgoglio e in vistadi prospettive piuttosto inquie-tanti si dichiarasse pronta ad in-tervenire concretamente. Le piùdifficili vertenze industriali sononel Mezzogiorno e rivelano l'av-viarsi di un declino dal qualenon si potrà uscire senza un attocomune e condiviso di assolutaresponsabilità”.

Infine il commento di Gu-glielmo Loy, Segretario Confede-rale Uil. “Il lavoro prima di tuttoperché non c’è crescita senza la-voro e non c’è lavoro senza cre-scita. In un momento di estrema

difficoltà finanziaria come l’at-tuale spetta alla politica tutta,na-zionale e locale, passare dalleparole ai fatti, indirizzando le ri-sorse verso le vere emergenzedel Mezzogiorno, a partire dal-l’occupazione giovanile e fem-minile e concentrandole su po-chi e selezionati progetti in gra-do di costruire interventi coe-renti, rendendo ad esempio fi-nalmente operativo il credito diimposta per la nuova occupazio-ne.

Occorre, inoltre, investire nel-le infrastrutture, quantificandole risorse disponibili per finan-ziare le opere già cantierabili chaabbiano una valenza sovra re-gionale.

Se è condivisibile l’idea se-condo la quale non ci può esserecrescita aumentando il debitopubblico, è altrettanto vero che,da una parte, non si possonosprecare le risorse europee spen-dendole poco e male e, dall’altra,non è più tollerabile che le risor-se nazionali destinate al Mezzo-giorno vengano utilizzate per fa-re cassa”.

Per il Sud servono attidi coraggio e moralità

Piano per il Sud, altro che “New Deal”Le dure critiche del console stanutinense di Napoli Trhun al piano varato nella scorsa estate

“Manca la volontà politica di combattere la criminalità organizzata con risorse adeguate, e per lo sviluppo servono legalità e responsabilità”

Silvio Berlusconi

Page 10: Puglia d'oggi n. 36

10 Puglia d’oggivenerdì 21 ottobre 2011

Speciale

L’EDITORIALE

[...] La vittoria delMolise ha dato nuova-mente fiato al Pdl e a Sil-vio Berlusconi. Quel mi-gliaio di voti in più puòavvalorare nell'imma-ginario collettivo che ilPdl ce la possa ancorafare, nonostante il gravefallimento del governoe l'inarrestabile parabo-la discendente del Ca-valiere. Da ieri le sireneche vogliono riassorbirel'Udc nell'area di gover-nno si sono fatte più in-sistenti e più speranzo-se di mandare a gambein aria il progetto di unTerzo polo alternativoagli altri due, per il qua-le da tempo si spendePierferdinando Casini,insieme a Fini, Rutelli eLombardo, e per il qua-le sabato saremo tutti aLecce.

Basta la cancellazio-ne del nome di Berlu-sconi dal simbolo delPdl per giustificare laconfluenza dell'Udc sulpartito berlusconiano?Bastano due poltroneassessorili nella perife-ria della più piccola re-gione italiana per met-tere in forse il progettostrategico del Terzo po-lo? Senza fraintendi-menti e con molta one-stà, credo fermamentedi no.

La vicenda molisanadeve insegnarci molto,perchè proprio questeelezioni saranno presead esempio da chi, so-pratutto nel Pdl, vuoleminare e neutralizzarela prospettiva vincentedel Terzo polo. Guar-dando al Molise, infatti,sarà molto facile argo-mentare che il Terzo po-lo non esiste e non hafuturo, perchè, fra Iser-nia e Campobasso, ab-

biamo fatto di tutto e dipiù per darci la zappasui piedi: l'Udc si è al-leata con il Pdl, l'Api conil Pd e Fli non ha trovatodi meglio che dividersifra l'uno e l'altro schie-ramento. Vogliamo con-tinuare così? Mi augurodi no.

Le elezioni politicheanticipate nell'apriledel 2012 sono una ipo-tesi sempre più concre-ta. Vogliamo presentar-ci uniti alle politiche e inordine sparso alle am-ministrative e negli entilocali? Qualcuno pensache questa confusioneci possa tornare utile?Penso proprio di no.

Capisco che in questiultimi tre anni, Udc eApi abbiano pensatosopratutto alla soprav-vivenza. Capisco che loabbia fatto anche Fli al-le ultime amministrati-ve. In quei contesti le al-leanze a strategia varia-bile possono aver avutoanche una qualche giu-stificazione. Ora nonpiù. Il Terzo polo o si faovunque, o non esiste.

Mi auguro, allora, chea cominciare dalla Pu-glia, dove il Terzo polopuò aspirare a giocareuna partita da protago-nista, si proceda subitoa costituire in ogni pro-vincia un coordina-mento del Terzo polo,per preparare unitaria-mente e sin da ora lecandidature e le listeper le amministrative diprimavera. Ulteriori ri-tardi e tergiversazioninon sarebbero più giu-stificabili e anche la ma-nifestazione di Lecceperderebbe gran partedelle sue motivazioni.

SALVATORE TATARELLADEPUTATO EUROPEO

PRESIDENTE ASSEMBLEANAZIONALE FLI

La lezionedel Molise

SEGUE DA PAG 1

Terzo Polo unitoper una nuova ItaliaSuperare il bipolarismo muscolare per costruire la Seconda Repubblica

Un’alternativa possibile per rompere la gabbia del berlusconismo

Nella realtà politica at-tuale prende piede sem-pre più la “possibilità po-litica” del Terzo Polo.

Per il momento lo spa-zio in cui esso si muove èancora presunto e poten-ziale, essendo ancora inuna fase costitutiva dellapropria stessa strutturapolitica ed organizzativo-territoriale, ma lo sta fa-cendo certamente conl’obiettivo di arrivare aduna maturazione repenti-na.

Sia chiaro, il successopolitico del Terzo Polo simisurerà sulla capacità diraggiungere un risultatoattorno al 15/20%, un ri-sultato che diventa sicu-ramente decisivo. Inoltre,con questa forza elettora-

le, si andrebbe verso unarottura del bipolarismoitaliano della Seconda Re-pubblica, con un proba-bile ritorno agli accordipost-elettorali tra forzepolitiche per decidere lafisionomia del governo. Inquesto scenario, un “go-verno di responsabilità”può anche essere l’esitodelle elezioni, soprattuttoin una fase economica co-sì turbolenta ed incerta.

Ed infatti per Casini ecompagnia, compreso Fi-ni, il bipolarismo ha falli-to. Futuro e Libertà so-stiene di lavorare per laTerza Repubblica e nonper spostare indietro lelancette dell’orologio al-l’epoca della prima re-pubblica. Il grande pro-

blema è far ripartire un’al-ternativa possibile perrompere la gabbia del ber-lusconismo e offrire unaprospettiva credibile alpaese. Legalità, unità na-zionale, valorizzazionedel merito, selezione de-mocratica dei gruppi diri-genti, diritti civili. Questaè la proposta politica diFli e del Terzo Polo, unaproposta che sta diven-

tando sempre più credibi-le e che viene sempre piùaccettata dalla gente. I da-ti più recenti parlanochiaro: al momento lacoalizione raggiunge cir-ca il 12% dell’elettorato edè destinata a crescere poi-ché i probabili astenuti e i“non so” riguardano an-cora più del 40%. Votere-mo a breve e la vera novi-tà politica sarà il Terzo Po-

di ANDREA DAMMACCO

NELLE NOSTRE REGIONI

Col precipitare deglieventi nazionali e unoscenario che potrebbecontemplare tutto (dal ti-ramm'innanzi, alle Poli-tiche subito o a un esecu-tivo di transizione) a ca-scata gli effetti si riper-cuotono sul sud, areaelettoralmente non mar-ginale.

Ai vecchi motivi di at-trito, legati essenzial-mente a differenti conce-zioni della politica e delleistituzioni, se ne è ag-giunto ora uno molto piùconcreto e tangibile: il fe-deralismo.

O meglio, il rischio chedalla fase delle enuncia-zioni di principio e deidiscorsi alati su solida-rietà e responsabilità, sipassi alla bassa cucinadei decreti delegati, contagli e sacrifici per tutti,tanto più grandi quantopiù in passato si è speso,

sprecato ed evaso. Un ri-schio che la crisi econo-mica internazionale hareso più acuto, e che po-trebbe pesare soprattut-to sul Sud, non già comerisultato di una volontàpolitica anti-meridiona-le, ma come conseguen-za aritmetico-contabiledel fatto che lì, nelle re-gioni del Mezzogiorno, esegnatamente in quelledi mafia, si concentranola maggior parte dellestorture della Pubblica

amministrazione. E poiché è nel Sud che

i partiti del Terzo poloraccolgono la maggiorparte dei loro voti, eccoche le frizioni fra il duoBerlusconi-Bossi, preva-lentemente insediato alNord, e il duo Fini-Casi-ni, prevalentemente in-sediato al Sud, trovanouna seconda, ben piùcorposa, sorgente di ali-mentazione: accanto alleantiche diversità nel mo-do di stare nelle istituzio-

ni, le nuove diversità le-gate agli interessi e ai ter-ritori rappresentati. Inquesto senso il Terzo po-lo potrebbe diventare ilcollettore di due diversisegmenti elettorali: i mo-derati, à la Indro Monta-nelli, culturalmente didestra ma insofferentidel radicalismo anti-isti-tuzionale di Berlusconi; ei nemici del federalismo,che molto si preoccupa-no della coesione nazio-nale ma ancor più temo-no la chiusura dei rubi-netti della spesa pubbli-ca nel Sud.

Udc, Futuro e Libertà,Alleanza per l’Italia e Mo-vimento per le Autono-mie ritengono che il Ter-zo Polo «si presenterà co-me l’alternativa tanto alcentrodestra, quanto alcentrosinistra. Partendodall’analisi di una situa-zione drammatica in Ita-lia e peggio nel Sud, ilTerzo Polo scalda già imuscoli in occasione del-le prossime amministra-tive”.

ANDREA DAMMACCO

Adesso il Sud può davveroripartire dal Terzo Polo

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10 Puglia d’oggivenerdì 21 ottobre 2011

Speciale

L’EDITORIALE

[...] La vittoria delMolise ha dato nuova-mente fiato al Pdl e a Sil-vio Berlusconi. Quel mi-gliaio di voti in più puòavvalorare nell'imma-ginario collettivo che ilPdl ce la possa ancorafare, nonostante il gravefallimento del governoe l'inarrestabile parabo-la discendente del Ca-valiere. Da ieri le sireneche vogliono riassorbirel'Udc nell'area di gover-nno si sono fatte più in-sistenti e più speranzo-se di mandare a gambein aria il progetto di unTerzo polo alternativoagli altri due, per il qua-le da tempo si spendePierferdinando Casini,insieme a Fini, Rutelli eLombardo, e per il qua-le sabato saremo tutti aLecce.

Basta la cancellazio-ne del nome di Berlu-sconi dal simbolo delPdl per giustificare laconfluenza dell'Udc sulpartito berlusconiano?Bastano due poltroneassessorili nella perife-ria della più piccola re-gione italiana per met-tere in forse il progettostrategico del Terzo po-lo? Senza fraintendi-menti e con molta one-stà, credo fermamentedi no.

La vicenda molisanadeve insegnarci molto,perchè proprio questeelezioni saranno presead esempio da chi, so-pratutto nel Pdl, vuoleminare e neutralizzarela prospettiva vincentedel Terzo polo. Guar-dando al Molise, infatti,sarà molto facile argo-mentare che il Terzo po-lo non esiste e non hafuturo, perchè, fra Iser-nia e Campobasso, ab-

biamo fatto di tutto e dipiù per darci la zappasui piedi: l'Udc si è al-leata con il Pdl, l'Api conil Pd e Fli non ha trovatodi meglio che dividersifra l'uno e l'altro schie-ramento. Vogliamo con-tinuare così? Mi augurodi no.

Le elezioni politicheanticipate nell'apriledel 2012 sono una ipo-tesi sempre più concre-ta. Vogliamo presentar-ci uniti alle politiche e inordine sparso alle am-ministrative e negli entilocali? Qualcuno pensache questa confusioneci possa tornare utile?Penso proprio di no.

Capisco che in questiultimi tre anni, Udc eApi abbiano pensatosopratutto alla soprav-vivenza. Capisco che loabbia fatto anche Fli al-le ultime amministrati-ve. In quei contesti le al-leanze a strategia varia-bile possono aver avutoanche una qualche giu-stificazione. Ora nonpiù. Il Terzo polo o si faovunque, o non esiste.

Mi auguro, allora, chea cominciare dalla Pu-glia, dove il Terzo polopuò aspirare a giocareuna partita da protago-nista, si proceda subitoa costituire in ogni pro-vincia un coordina-mento del Terzo polo,per preparare unitaria-mente e sin da ora lecandidature e le listeper le amministrative diprimavera. Ulteriori ri-tardi e tergiversazioninon sarebbero più giu-stificabili e anche la ma-nifestazione di Lecceperderebbe gran partedelle sue motivazioni.

SALVATORE TATARELLADEPUTATO EUROPEO

PRESIDENTE ASSEMBLEANAZIONALE FLI

La lezionedel Molise

SEGUE DA PAG 1

Terzo Polo unitoper una nuova ItaliaSuperare il bipolarismo muscolare per costruire la Seconda Repubblica

Un’alternativa possibile per rompere la gabbia del berlusconismo

Nella realtà politica at-tuale prende piede sem-pre più la “possibilità po-litica” del Terzo Polo.

Per il momento lo spa-zio in cui esso si muove èancora presunto e poten-ziale, essendo ancora inuna fase costitutiva dellapropria stessa strutturapolitica ed organizzativo-territoriale, ma lo sta fa-cendo certamente conl’obiettivo di arrivare aduna maturazione repenti-na.

Sia chiaro, il successopolitico del Terzo Polo simisurerà sulla capacità diraggiungere un risultatoattorno al 15/20%, un ri-sultato che diventa sicu-ramente decisivo. Inoltre,con questa forza elettora-

le, si andrebbe verso unarottura del bipolarismoitaliano della Seconda Re-pubblica, con un proba-bile ritorno agli accordipost-elettorali tra forzepolitiche per decidere lafisionomia del governo. Inquesto scenario, un “go-verno di responsabilità”può anche essere l’esitodelle elezioni, soprattuttoin una fase economica co-sì turbolenta ed incerta.

Ed infatti per Casini ecompagnia, compreso Fi-ni, il bipolarismo ha falli-to. Futuro e Libertà so-stiene di lavorare per laTerza Repubblica e nonper spostare indietro lelancette dell’orologio al-l’epoca della prima re-pubblica. Il grande pro-

blema è far ripartire un’al-ternativa possibile perrompere la gabbia del ber-lusconismo e offrire unaprospettiva credibile alpaese. Legalità, unità na-zionale, valorizzazionedel merito, selezione de-mocratica dei gruppi diri-genti, diritti civili. Questaè la proposta politica diFli e del Terzo Polo, unaproposta che sta diven-

tando sempre più credibi-le e che viene sempre piùaccettata dalla gente. I da-ti più recenti parlanochiaro: al momento lacoalizione raggiunge cir-ca il 12% dell’elettorato edè destinata a crescere poi-ché i probabili astenuti e i“non so” riguardano an-cora più del 40%. Votere-mo a breve e la vera novi-tà politica sarà il Terzo Po-

di ANDREA DAMMACCO

NELLE NOSTRE REGIONI

Col precipitare deglieventi nazionali e unoscenario che potrebbecontemplare tutto (dal ti-ramm'innanzi, alle Poli-tiche subito o a un esecu-tivo di transizione) a ca-scata gli effetti si riper-cuotono sul sud, areaelettoralmente non mar-ginale.

Ai vecchi motivi di at-trito, legati essenzial-mente a differenti conce-zioni della politica e delleistituzioni, se ne è ag-giunto ora uno molto piùconcreto e tangibile: il fe-deralismo.

O meglio, il rischio chedalla fase delle enuncia-zioni di principio e deidiscorsi alati su solida-rietà e responsabilità, sipassi alla bassa cucinadei decreti delegati, contagli e sacrifici per tutti,tanto più grandi quantopiù in passato si è speso,

sprecato ed evaso. Un ri-schio che la crisi econo-mica internazionale hareso più acuto, e che po-trebbe pesare soprattut-to sul Sud, non già comerisultato di una volontàpolitica anti-meridiona-le, ma come conseguen-za aritmetico-contabiledel fatto che lì, nelle re-gioni del Mezzogiorno, esegnatamente in quelledi mafia, si concentranola maggior parte dellestorture della Pubblica

amministrazione. E poiché è nel Sud che

i partiti del Terzo poloraccolgono la maggiorparte dei loro voti, eccoche le frizioni fra il duoBerlusconi-Bossi, preva-lentemente insediato alNord, e il duo Fini-Casi-ni, prevalentemente in-sediato al Sud, trovanouna seconda, ben piùcorposa, sorgente di ali-mentazione: accanto alleantiche diversità nel mo-do di stare nelle istituzio-

ni, le nuove diversità le-gate agli interessi e ai ter-ritori rappresentati. Inquesto senso il Terzo po-lo potrebbe diventare ilcollettore di due diversisegmenti elettorali: i mo-derati, à la Indro Monta-nelli, culturalmente didestra ma insofferentidel radicalismo anti-isti-tuzionale di Berlusconi; ei nemici del federalismo,che molto si preoccupa-no della coesione nazio-nale ma ancor più temo-no la chiusura dei rubi-netti della spesa pubbli-ca nel Sud.

Udc, Futuro e Libertà,Alleanza per l’Italia e Mo-vimento per le Autono-mie ritengono che il Ter-zo Polo «si presenterà co-me l’alternativa tanto alcentrodestra, quanto alcentrosinistra. Partendodall’analisi di una situa-zione drammatica in Ita-lia e peggio nel Sud, ilTerzo Polo scalda già imuscoli in occasione del-le prossime amministra-tive”.

ANDREA DAMMACCO

Adesso il Sud può davveroripartire dal Terzo Polo

11Puglia d’oggi venerdì 21 ottobre 2011

Speciale

In Puglia sta progressiva-mente affermandosi una re-altà importante quale quel-la del terzo polo. Stando agliultimi sondaggi, sebbenesiano solo dei calcoli freddie provvisori poiché granparte dell’elettorato è anco-ra fortemente indeciso, iltrend risulta positivo per ilTerzo Polo e sfavorevole peril centrodestra. L’elemento“politico” che balza più fa-cilmente all’occhio di chilegge questi dati è il crollodel Pdl che al momento sa-rebbe sotto il 26 per cento(25,92) mentre il Pd rag-giungerebbe quota 27,47per cento. Non è di gran lun-ga superiore la performan-ce della Lega che finirebbeben sotto il 10 per cento(9,05). Positivi i risultati diIdv e Sel, rispettivamenteall’8,3 e al 7 per cento.

Quanto al Terzo Polo ingenerale registrerebbe il 7per cento per l’Udc e il 3,3per Fli.

Il comportamento di vo-to degli elettori è sintomati-co del fatto che essere nuovinello scenario politico nonè facile. Le aspettative dellagente sono costruite in mo-do bipolare.

Ciò che ne consegue è ladeduzione che un partitonuovo e terzo, rispetto a duerealtà più “antiche” quali Pde Pdl, che voglia competerenel gioco elettorale deve es-sere capace di fidelizzareuna fetta di elettorato inmodo da sottrarla alla com-petizione bipolare. Per que-sto i coordinatori regionalipugliesi dei partiti che com-pongono il Terzo Polo (Api,Fli, Mpa e Udc) hanno av-viato anche in Puglia «un'at-tività di strutturazione del-l'area politica, in vista anchedei prossimi appuntamentielettorali». Lo scrivono inuna nota i coordinatori re-gionali dell'Api, Pino Pisic-chio, di Fli, Francesco Divel-la, dell'Mpa, Rocco Pignata-

ro, e dell'Udc, Angelo Sanza.Essi riconoscono la necessi-tà di consolidare il processodi insediamento nel territo-rio dell'area politica del Ter-zo Polo così da operare perun più intenso raccordo trale esperienze dei singolipartiti, anche in vista dellescadenze elettorali dellaprimavera 2012.

Inoltre i coordinatori deipartiti del terzo polo, dopoaver esaminato la situazio-ne politica, economica e so-ciale del territorio puglieseed esprimendo giudizi co-muni sulla palese condizio-ne di criticità in cui versa laregione hanno dichiarato diessere sulla stessa linea dipensiero e desiderano farnascere una piattaformaprogrammatica comuneispirata ai principi liberali,cattolico-democratici, ri-formisti in cui l'area del ter-zo polo pugliese possa rico-noscersi.

ANDREA DAMMACCO

lo. Appena questo avràsuperato alcuni problemi,tra cui la fisionomia forte-mente pluralistica deisuoi interpreti e il proble-ma della leadership (ma

grazie al dialogo che i varipartiti stanno avendo,questo si sta superando),tenderà ad allargarsi ver-so gli scontenti e gli in-soddisfatti del Pd e Pdl.

Con tutta probabilità na-scerà un’alleanza di cen-tro inedita e, come chie-dono gli imprenditori, at-tenta al merito e all’eco-nomia.

In Puglia maggioriopportunitàdi crescitaAvviata una attività di coordinamentoanche in vista delle prossime elezioni

Si lavora insieme per consolidare il radicamento territoriale

Anche partendo dallamancata elezione di Mi-chele Emiliano a presi-dente dell’Anci si arrivaallac onclusione del fal-limento della politica re-gionale e per il Mezzo-giorno in generale dimo-strata dal Partito Demo-cratico, così come dal-l’assenza di coraggio delPdl.

E’ per questo cheemerge forse l’esigenzadi un Terzo Polo forte edunito, per rappresentarequelle istanze che altro-ve non solo non trovanorisposte, ma continuemortificazioni.

“La mancata elezionedel sindaco Emiliano apresidente dell'Anci rap-presenta l'ennesima oc-casione persa per il Mez-zogiorno e la confermadi un Pd spaccato al suointerno che non riesce aritrovare l'unità nemme-

no su scelte strategichedove sono in gioco gli in-teressi del territorio e losviluppo di una parte delPaese”.

Lo ha detto il presi-dente del Gruppo Udcalla Regione Puglia, Sal-vatore Negro, commen-tando il risultato del-l'elezione del nuovo pre-sidente dell'Associazio-ne Nazionale ComuniItaliani.

“Il Nord porta a casaun'altra vittoria conl'elezione del sindacoDelrio, a cui non possia-mo che rivolgere i nostri

auguri di buon lavoro -ha sottolineato il capo-gruppo Udc - mentre alSud non resta che in-ghiottire l'amaro bocco-ne. E' evidente che c'èuna parte del Pd mossoda logiche che pocohanno a cuore lo svilup-po del Mezzogiorno”.

“Tutto questo - ha evi-denziato Negro - raffor-za l'idea che, tra un cen-trodestra di Governo sot-to il perenne ricatto del-la Lega secessionista eun Partito Democraticoche non nasconde le suelacerazioni interne econtribuisce a dare unamano al partito di Bossiper ad allargare il divariotra il nord ed il sud delPaese, l'unica alternati-va valida resta quella delTerzo Polo, fatto di gentecon la testa sulle spallein grado di ricucire l'Ita-lia”.

L’unica alternativa fatta da chi ha la testa sulle spalle

IL COMMENTO

Salvatore Negro - Udc

Page 12: Puglia d'oggi n. 36

Puglia d’oggi venerdì 14 ottobre 2011

Page 13: Puglia d'oggi n. 36

Puglia d’oggi venerdì 14 ottobre 2011

Page 14: Puglia d'oggi n. 36

Futuro e Libertà e ilTerzo Polo hanno sceltoLecce come la secondatappa del nostro girod’Italia, dopo l’evento diRoma dell’estate scorsa.La scelta non è casuale,trattandosi di una delle

Città più belle d’Italia epiù importanti del Sud.

Qualche anno fa Lecceè stata laboratorio, per ladestra italiana, e ritenia-mo possa tornare ad es-serlo. Ma soprattutto daLecce FLI e il Terzo Polovogliono lanciare unmessaggio chiaro al pae-se intero: se il Sud non si

si rialza, se il Sud non tor-na a camminare e magari- tra qualche anno - acorrere, la ripresa del-l’Italia, la crescita invoca-ta da tutti sarà una chi-mera, un sogno irrealiz-zabile.

Sul punto dobbiamodire due cose chiare: lavecchia politica cliente-lare è fallimentare. E il fe-deralismo, quello vero, èun’opportunità.

Il vecchio politico me-ridionale che gestiva ilpotere con il suo giro diclientele è ancora pur-troppo una realtà. Ma sitratta di una realtà fuoritempo massimo. Con laglobalizzazione, piacciao meno, anche il Sud gio-ca sullo scenario europeoe internazionale con lestesse regole dei nostriamici francesi, tedeschi o

spagnoli. Ecco perché ilvecchio modo di fare po-litica è fallimentare. Il re-cente studio SVIMEZ ciha rivelato che da qui al2050 ben due milioni emezzo di giovani lasce-ranno il Sud. Una classedirigente che non si in-terroga su questo grandetema, che non indica so-luzioni e ricette chiare erealizzabili, commette unduplice danno: contro ilnostro Sud e contro i no-stri figli. Come ha dettoFini a Napoli, “l’Italia ri-schia grosso se continuaa importare braccia edesportare cervelli". Dob-biamo invertire la rotta.

È il momento della re-sponsabilità, anche per imeridionali e per la clas-se dirigente del Sud: e ilfederalismo è altra sfidada accettare e rilanciare.

Il vero federalismo, ov-viamente. Non quelloconsociativo targato Le-ga, Pd e Pdl che aumente-rà tasse (specie al Sud) espesa pubblica (soprat-tutto al Nord). Un federa-lismo solidale e respon-sabile, capace di metterein concorrenza virtuosale tante differenti realtàbel nostro bellissimo Pae-se, sempre e comunquein una cornice unitaria.Ormai anche i leghisti so-no consapevoli che la Pa-dania è una balla propa-gandistica.

La crescita dell’Italia eil futuro del nostro Paesesono le due sfide che ab-biamo dinanzi. Due sfideche FLI e il terzo polo de-vono raccogliere e vince-re. Partendo da Lecce.Partendo da Sud. Dire-zione futuro.

14 Puglia d’oggivenerdì 21 ottobre 2011

Speciale

Negli ultimi dieci annipiù di 500.000 giovanihanno lasciato il Sud. Unnumero impressionan-te. E secondo lo SVIMEZ,nei prossimi anni saràanche peggio.

L’attuale classe diri-gente meridionale hafallito. Malgoverno delterritorio e irrilevanza aRoma sono due colpenon cancellabili. E il mo-mento di sostituirli. Dirottamarli. I giovani me-ridionali devono pren-dere consapevolezzache le sfide del futuronon potranno vincerlechi attualmente ci go-verna, ma solo una clas-se dirigente nuova, di-versa, con facce e ideenuove. Capace di essereesempio, capace diprendere decisioni, purdolorose, nell’interessedella nostra Patria e delnostro Sud.

A Lecce FLI e il TerzoPolo dovranno lanciaresfide chiare alla nostragenerazione, oggi di fat-to non rappresentata.Partendo dalle proposteconcrete per il futuro:come il contratto di ap-prendistato senza tassea carico delle impreseche vogliono assumeregiovani, come l’innalza-mento dell’età pensio-nabile per liberare risor-se per creare un fondogiovani per favorire l’oc-cupazione giovanile, co-me l’Agenzia futuro chedeve garantire i giovani

geni che chiedono allebanche un prestito perindustrializzare la pro-pria idea brevettata.

Concretezza, chiedela mia generazione. Edesempi positivi. Su que-sto Gianfranco Fini, ilnostro leader, non è se-condo a nessuno. La suabattaglia sulla legalità, lasua attenzione verso la“generazione futuro”, lasua capacità di immagi-nare il futuro, parlano dasole e ci danno la forzadi proseguire il nostroimpegno politico. Chedeve essere “servizio”,nel senso più alto e no-bile. Servire la nostraterra, la nostra Patria.Per immaginare il futuroe costruirlo. Per cambia-re la nostra Italia, checosì come è non ci piace.Crediamoci! Ce la fare-mo.

GIANMARIO MARINIELLO

Ecco la Generazione Futuroche vuole cambiare l’Italia

L’INTERVENTO

Gianmario Mariniello

Italo Bocchino - Fli

Parte finalmente laFondazione GiuseppeTatarella. Presidente èl'avv. Nicola Buccico, giàsenatore della Repubbli-ca, Presidente del Consi-glio Nazionale Forense emembro del ConsiglioSuperiore della Magi-stratura.

Vice Presidenti l'ing.Lorenzo Ranieri e l'im-prenditore Giulio Dilo-

nardo. Completano ilconsiglio di amministra-zione la prof. Angela Fi-lipponio Tatarella e l'on.Salvatore Tatarella. LaFondazione avrà sede inBari alla via Piccinni, 97.

La Fondazione si po-ne come luogo di incon-tro, di studio e di ricerca,restando estranea a ognipolemica contingente estrumentalizzatrice.

Parte la Fondazione Tatarella, il presidente è Nicola Buccico

A BARI

Da Lecce passa la nuova politicaDal Salento l’appello: “Se il Sud non si rialza la ripresa dell’Italia sarà una chimera”

E’ arrivato il momento della responsabilità anche per i meridionali e soprattutto per la classe dirigente del Sud

di ITALO BOCCHINO

Nicola Buccico

Page 15: Puglia d'oggi n. 36

15Puglia d’oggi venerdì 21 ottobre 2011

Speciale

Partire da Lecce per par-lare del Sud, dei suoi pro-blemi e delle sue grandiopportunità. Un Conve-gno organizzato da Udc,Fli, Api e Mpa per riflettereinsieme sulle migliori stra-de da intraprendere percercare le risposte giustealle tante domande che,soprattutto dalle nuovegenerazioni, vengono po-ste alla politica.

Domande non soltantodi carattere generale, o dipuro esercizio intellettua-le.

In ballo c’è il futuro stes-so dei giovani, i loro pro-getti, la possibilità di qua-lificarsi, di trovare un lavo-ro vero e gratificante, dipoter essere ripagati pertutti i loro sacrifici, di po-ter pensare ad una fami-glia, alle proprie spese. Inuna parola soltanto, al lorofuturo.

L’incontro si svilupperàdurante tutta la mattinatapresso il Teatro PoliteamaGreco di Lecce, prima fasedell’importante giornataterzopolista che si conclu-

derà con l’appun-tamento di PiazzaLibertini del primopomeriggio (af-fluenza alle ore15:30, inizio del co-mizio alle ore16:00) con inter-venti congiunti dei4 principali leader:Gianfranco Fini,Pier FerdinandoCasini, RaffaeleLombardo e Fran-cesco Rutelli.

Persone e per-sonalità che arri-vano da esperien-za politiche tra lo-ro diversissime,ma che hannoscelto di persorre-re insieme questo tratto distrada nel momento forsepiù importante della storiapolitica recente del nostroPaese.

Il programma del con-vegno al Politeama verròaperto alle ore 10:00 dal-l’editoriale di Claudio Sca-mardella, collega e Diret-tore Responsabile delNuovo Quotidiano di Pu-

glia. A seguire verrà pre-sentato il Rapporto Svimez2011, con particolare at-tenzione ai giovani ed alleloro opportunità, da partedi Luca Bianchi, vicediret-tore della Svimez. Alle ore11:00 prenderà via il dibat-tito vero e proprio. Sonoprevisti gli interventi diGiovanni Alucci, ammini-stratore delegato del Con-

sorzio Agrori-nasce (Eroiquotidiani: ilprimato dellaLegalità), Ma-risa GrassoRaciti (Edica-re i giovani,costruire lapace), Dome-nico Menniti,amministra-tore delegatoHarmont &Blaine (Il co-raggio di in-novare: dalSud al mon-do), MarcelloTortora, am-ministratoredelegato Me-

dias (Scommettere sul ta-lento, inventare il futuro) eFrà Giuseppe De Stefano,della Comunità Frontiera,Città dei ragazzi di Mola diBari (La sfida di un proget-to educativo, per e con igiovani). Dopo gli inter-venti dei relatori ci saràspazio per le domande equestioni poste dai giova-ni del Terzo Polo, con al

centro del dibattito il cam-biamento possibile del no-stro futuro. Nel pomerig-gio poi l’atteso appunta-mento di Piazza Libertinicon l comizio dei leaderdel Terzo Polo.

Nel corso di una confe-renza stampa di presenta-zione della giornata salen-tina, svoltasi nella sededell'Udc di Lecce, i coordi-natori provinciali del TerzoPolo hanno spiegato lemotivazioni del perché diquesta unione in cui unodegli obiettivi è ridare cre-dibilità ai partiti.

Una credibilità che se-condo Salvatore Ruggeridell'Udc ormai non hannopiù i partiti del centrode-stra al Governo e a tal pro-posito ha dichiarato: “Leelezioni sono imminenti.A dicembre Umberto Bos-si toglierà la spina per poiripresentarsi alle urnesfruttando l'attuale leggeelettorale che gli permet-terà di scegliere, ancorauna volta, da chi farsi rap-presentare in Parlamento”.

Dai temi nazionali a

Salento capitale del Terzo PoloSabato mattina a Lecce il convegno su Sviluppo, Giovani e Opportunitò di crescita- Nel pomeriggio i leader politici quelli locali in cui Ruggeri

ha sottolineato comel'amor tra Udc e Io Sud,della senatrice AdrianaPoli Bortone, par essereterminato per via dellescelte nazionali (da mesi asostegno dell'operato delGoverno di Berlusconi) eleccesi. Qui, infatti, la de-cisione del presidente diIo Sud di volersi candidareper le primarie all'internodel centrodestra, secondoRuggeri “evidenzia unavolontà della senatrice divoler rientrare nella coali-zione del Pdl”.

Sulla stessa lunghezzad'onda il coordinatoreleccese di Futuro e Liber-tà, Paolo Pellegrino chenel ricordare il perché deldistacco dal Pdl, ha poibattezzato la nuova alle-anza politica, “Siamo piùdi una coalizione”.

Infine, la sorpresa, inrappresentanza dell'Alle-anza Per l'Italia, Enzo Rus-so, ex esponente del Parti-to Democratico che è ri-tornato così al fianco delsuo leader, Rutelli, dopol'esperienza nella Mar-gherita poi confluita nelPd e che ha dichiarato:“Un ritorno a far politica ilmio dopo essere stato, piùche in un partito, in un ag-gregazione che non mirappresentava”.

Page 16: Puglia d'oggi n. 36

16 Puglia d’oggivenerdì 14 ottobre 2011

Speciale

L’Italia è da tempo fla-gellata dallo stesso ciclo-ne economico che sta tor-mentando il mondo e chesolo momentaneamenteha lasciato in pace i co-siddetti BRIC (Brasile, In-dia, Cina). Una crisi che èsoprattutto figlia del ca-pitale parassitario finan-ziario e che ben poco ha ache vedere con una visio-ne autenticamente libe-rale della cosa pubblica edell’economia.

Non vi sono segnali cheil governo Berlusconi stiareagendo come si deve oche abbia una qualcheidea in proposito. L’isola-mento stesso dell’Italiadai vertici Franco tede-schi la dice lunga sullaconsiderazione di cui go-de non solo il nostro ese-cutivo in generale, ma ilnostro ministro dell’eco-

nomia in particolare. Apochi chilometri da noic’è un grande ed anticopaese, la Grecia, che for-nirà materia di studio eapprofondimento aglistudenti di economia po-litica e politica economi-ca di tutto il mondo ap-pena avrà fatto default,fallimento, nella partico-lare accezione di questotermine inglese che ab-biamo imparato a usarecon i calcolatori.

Sarà drammaticamen-te interessante assistere aun fallimento di Stato inepoca di globalizzazionee chissà se i fautori delpiù mercato e meno statosi convinceranno final-mente che uno stato nonè un’azienda e che i citta-dini non sono solo con-sumatori, utenti, clienti equant’altro.

L’Italia è molto vicinaalla Grecia, e non solo intermini storico-geografi-

ci. Abbiamo indicatori daincubo, quanto a disoc-cupazione giovanile, PILche non sale, enti localimassacrati dai tagli, ser-vizi pubblici allo sbando,

famiglie intere alimenta-te dai nonni e follie sepa-ratiste e razziste di unpartito al governo. In re-altà noi stiamo vivendo ildopoguerra: quello dopo

la guerra al buon senso eal bene comune condottada questo ultimo tremen-do esecutivo targato Sil-vio Berlusconi/UmbertoBossi.

La cosa che più spa-venta è che nessuno ab-bia le idee chiare di comese ne uscirà, Se il centrodestra attuale non rap-presenta più da tempo ilcentro destra votato nel2008, il centrosinistra unpo’ anomalo e acefalo delduo Bersani/Di Pietropiù che chiedere a granvoce le dimissioni delPremier, non riesce a fare.E il rendersi conto che laprincipale forza dell’op-posizione vagola nellenebbie brumose dell’in-certezza e dell’afasia inun momento come que-sto, non è precisamenteun’iniezione di ottimi-smo.

Ma che fecero gli italia-ni nel dopoguerra? Si mi-

Ed ora un cambio di prospettivaNon vi sono segnali che il Governo stia reagendo come si deve alla crisi globale

L’Italia è molto vicina alla Grecia. Abbiamo indicatori da icubo su disocuppazione, Pil, servizi pubblici e tagli

di FORTUNATA DELL’ORZO

Montecitorio - Possono i nominati andare oltre gli steccati?

sero insieme e si conta-rono. Il 2 giugno del 1946mandarono giustamentea mare il re e si diederoun’assemblea costituen-te che, dai liberali veri diCroce ai comunisti veridi Togliatti scrissero laCostituzione e fondaro-no la repubblica Italiana.Ci volle coraggio e visio-narietà, e un’immensa fi-ducia in se stessi e nel fu-turo. Certo gli Americanici aiutarono un po’, manon possiamo certo rin-graziare gli americaniper la nostra Carta fon-damentale. Quella è tuttanostra.

Chi sono quegli uomi-ni e quelle donne oggi, ingrado di avere lo stessocoraggio, la stessa visio-narietà, la stessa fiduciain se stessi e nel Futuro?Il dibattito è aperto: unparlamento di nominati,la maggioranza dei qualiscelti personalmente daBerlusconi, potrà trovarela forza di andare oltre glisteccati ed ascoltare ilgrido di allarme che si le-va da ogni parte del pae-se?

Dovessero esserci, es-si, chiunque essi siano eda qualunque parte pro-vengano, meriteranno lagratitudine di tutti noi.

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16 Puglia d’oggivenerdì 14 ottobre 2011

Speciale

L’Italia è da tempo fla-gellata dallo stesso ciclo-ne economico che sta tor-mentando il mondo e chesolo momentaneamenteha lasciato in pace i co-siddetti BRIC (Brasile, In-dia, Cina). Una crisi che èsoprattutto figlia del ca-pitale parassitario finan-ziario e che ben poco ha ache vedere con una visio-ne autenticamente libe-rale della cosa pubblica edell’economia.

Non vi sono segnali cheil governo Berlusconi stiareagendo come si deve oche abbia una qualcheidea in proposito. L’isola-mento stesso dell’Italiadai vertici Franco tede-schi la dice lunga sullaconsiderazione di cui go-de non solo il nostro ese-cutivo in generale, ma ilnostro ministro dell’eco-

nomia in particolare. Apochi chilometri da noic’è un grande ed anticopaese, la Grecia, che for-nirà materia di studio eapprofondimento aglistudenti di economia po-litica e politica economi-ca di tutto il mondo ap-pena avrà fatto default,fallimento, nella partico-lare accezione di questotermine inglese che ab-biamo imparato a usarecon i calcolatori.

Sarà drammaticamen-te interessante assistere aun fallimento di Stato inepoca di globalizzazionee chissà se i fautori delpiù mercato e meno statosi convinceranno final-mente che uno stato nonè un’azienda e che i citta-dini non sono solo con-sumatori, utenti, clienti equant’altro.

L’Italia è molto vicinaalla Grecia, e non solo intermini storico-geografi-

ci. Abbiamo indicatori daincubo, quanto a disoc-cupazione giovanile, PILche non sale, enti localimassacrati dai tagli, ser-vizi pubblici allo sbando,

famiglie intere alimenta-te dai nonni e follie sepa-ratiste e razziste di unpartito al governo. In re-altà noi stiamo vivendo ildopoguerra: quello dopo

la guerra al buon senso eal bene comune condottada questo ultimo tremen-do esecutivo targato Sil-vio Berlusconi/UmbertoBossi.

La cosa che più spa-venta è che nessuno ab-bia le idee chiare di comese ne uscirà, Se il centrodestra attuale non rap-presenta più da tempo ilcentro destra votato nel2008, il centrosinistra unpo’ anomalo e acefalo delduo Bersani/Di Pietropiù che chiedere a granvoce le dimissioni delPremier, non riesce a fare.E il rendersi conto che laprincipale forza dell’op-posizione vagola nellenebbie brumose dell’in-certezza e dell’afasia inun momento come que-sto, non è precisamenteun’iniezione di ottimi-smo.

Ma che fecero gli italia-ni nel dopoguerra? Si mi-

Ed ora un cambio di prospettivaNon vi sono segnali che il Governo stia reagendo come si deve alla crisi globale

L’Italia è molto vicina alla Grecia. Abbiamo indicatori da icubo su disocuppazione, Pil, servizi pubblici e tagli

di FORTUNATA DELL’ORZO

Montecitorio - Possono i nominati andare oltre gli steccati?

sero insieme e si conta-rono. Il 2 giugno del 1946mandarono giustamentea mare il re e si diederoun’assemblea costituen-te che, dai liberali veri diCroce ai comunisti veridi Togliatti scrissero laCostituzione e fondaro-no la repubblica Italiana.Ci volle coraggio e visio-narietà, e un’immensa fi-ducia in se stessi e nel fu-turo. Certo gli Americanici aiutarono un po’, manon possiamo certo rin-graziare gli americaniper la nostra Carta fon-damentale. Quella è tuttanostra.

Chi sono quegli uomi-ni e quelle donne oggi, ingrado di avere lo stessocoraggio, la stessa visio-narietà, la stessa fiduciain se stessi e nel Futuro?Il dibattito è aperto: unparlamento di nominati,la maggioranza dei qualiscelti personalmente daBerlusconi, potrà trovarela forza di andare oltre glisteccati ed ascoltare ilgrido di allarme che si le-va da ogni parte del pae-se?

Dovessero esserci, es-si, chiunque essi siano eda qualunque parte pro-vengano, meriteranno lagratitudine di tutti noi.

Diciamo intanto chel’Italia sta a bipolarismocome il governo del Ca-meroun (il più corrotto almondo) alla trasparenza.Sono stati scritti trattati atonnellate su questo, mabasta ripercorrere un po’più seriamente la storiadella Repubblica Italianaper capire che, come si di-ce a Bari, non è per noi.

Dopo 17 anni di berlu-sconismo sia politico siaantropologico possiamoaffermarlo con serenacertezza. Chi invocava ilbipolarismo (e di conse-guenza ha introdotto ilmaggioritario) si sarà purreso conto che se ti capitaun personaggio come ilcavaliere che, anche gra-zie ad una sinistra incapa-ce, trasforma Palazzo Chi-gi in una dependance diArcore, la democrazia è arischio. Silvio è andatoaddirittura oltre: ha rein-trodotto il proporzionalecon il listino bloccato euna serie di premi di mag-gioranza (specie al sena-to) che in pratica consen-tono alla minoranza nu-merica di diventare mag-gioranza parlamentare. Eil gioco è fatto.

Chi voleva il bipolari-smo per garantire la go-vernabilità, oggi rimpian-ge (speriamo) il tempo incui ogni legislatura pote-va finire prima, si avevaquasi un governo all’anno(con l’eccezione del qua-driennio craxiano, guardache combinazione). Da 17anni abbiamo un bipola-rismo zoppo: da una par-te il monoblocco del par-tito azienda di Berlusconialleato con una sua pro-prietà privata ormai, la le-ga. E dall’altro una sini-stra senza le sinistre, al-leata con un partito per-sonale (Idv è Di Pietro): irisultati sono sotto gli oc-chi di tutti, e al di là dellemiserie umane che han-no trasformato il nostropremier in una barzellettainternazionale, la paralisipiù grave riguarda pro-prio la crisi economica. Il

17Puglia d’oggi venerdì 21 ottobre 2011

Speciale

IL COMMENTO

La trappola logica èquella della simmetria:l’idea che gli interessidel Mezzogiorno vada-no difesi con lo stessoruvido integralismocon il quale la Lega di-fende gli interessi delNord.

Contrapporre allepiccole patrie delle vallisubalpine quelle dei li-torali campani e puglie-si, dell’impervio Sannioe d’Aspromonte.

Sulla scorta di questoapparente buonsensosi moltiplicano le for-mazioni politiche che,in modo più o menocredibile, dal Movimen-to per le Autonomie a IoSud e Forza del Sud, sipropongono di suonarela squilla della riscossameridionale per com-battere la trazione nor-dista che non solo il Go-verno Berlusconi, ma lapolitica italiana degliultimi vent’anni, hannopalesemente mostrato.In realtà questa impo-stazione è del tutto fal-lace: con buona pacedei neoborbonici e del-le ricostruzioni un po’pasticcione alla PinoAprile, la debolezza delMezzogiorno non èun’invenzione dei per-fidi santuari ambrosia-ni, ma una triste edamara evenienza dellastoria e della geopoliti-ca.

La perifericità rispet-to alle grandi vie di co-municazione, il lungoletargo borbonico, chefu attenuato ma noncontraddetto dalle revi-viscenze della secondametà del XVIII e dallaprima del XIX (con inmezzo il colpo mortale

della rivolta sanfedistadel Cardinal Ruffo) l’an-damento episodico etroppo parziale dell’in-dustrializzazione e per-sino della trasforma-zione imprenditorialedell’agricoltura, la di-stanza geografica dailuoghi cruciali dello svi-luppo europeo hannoreso da gran tempo ilMezzogiorno una realtàvassalla, con qualcheisolata disfida di Barlet-ta in cui far rilucere lepatrie virtù, ma pocoaltro.

Il meridionalismo,da Guido Dorso a Nitti,da Gramsci a TommasoFiore non ha mai avutoambizioni separatiste:è stato piuttosto, comeannota Beppe Vacca,l’unico pensiero politi-co postrisorgimentalecapace di porsi il pro-blema di come tenereinsieme un Paese stori-camente duale. Senzal’Italia, il Mezzogiorno èdestinato ad essere ter-ra di conquista dellepotenze europee, e se-gnatamente dell’Inghil-terra (e non per casol’avventura separatistadi Finocchiaro Aprileebbe forti aderenze alForeign Office, comedocumenta GiovanniFasanella ne “Il golpeinglese”), esattamentecome la secessione pa-dana è funzionale allestrategie neoasburgi-che coltivate da unaparte della classe diri-gente tedesca. L’unicapossibilità che abbia-mo per essere liberi esovrani in casa nostra èessere cittadini italiani.Possibilmente di un’Ita-lia migliore.

Lo specchioe la trappoladi ENRICO CICCARELLI

Terzo Polo, perchènon ne possiamoproprio fare a menoDopo diciassette anni di berlusconismo possiamo affermarlocon serena certezza: il bipolarismo non è adatto agli italiani

Primaria urgenza è una riforma elettorale che possa garantire la rappresentatività in Parlamento

governo del fare è il realtàil governo del forse. Con ildefault che è diventato in-cubo concreto anche pernoi.

A questo punto urge fa-re almeno due cose: ten-tare una riforma del siste-ma elettorale che ripristi-ni un minimo di vera rap-presentatività popolare inparlamento, e costituireun bel blocco al centro, ingrado di mantenere la go-vernabilità e una rappre-sentanza per quella partedi moderati italiani, at-tualmente in fuga da uncentro destra ormai di-ventato partito personale

del premier.Certo la politica non è

come stare in cucina epreparare una ricetta: male premesse perché que-sto blocco al centro nascaci sono tutte. GianfrancoFini è stato il primo a di-stinguersi e distanziarsi inmodo irreversibile dalpartito che pure avevacontribuito a fondare, Ca-sini di si rifiutò di salire sulpredellino perché, conogni buona ragione, sape-va che i partiti non si fon-dano così. Dall’altro bloc-co poi si è staccato Rutellie adesso con l’arrivo diMontezemolo che si è por-tato appresso una testapensante come quella diNicola Rossi, il terso Polo èqualcosa in più di un au-spicio.

Ora si tratta di far ripar-tire la politica, quella vera:

che di bunga bunga, inter-cettazioni, barzellette suRosy Bindi e gaffe sesqui-pedali ne abbiamo davve-ro tutti abbastanza.

In Parlamento già sa-rebbe possibile una mag-gioranza diversa: molti frai deputati e i senatori elet-ti nel PDL sono del tuttoscontenti della deriva sfa-scista che ha preso un go-verno ormai alla paralisi esappiamo, dalle ultime vi-cende della fiducia cheBerlusconi è costrettoogni volta che ne ha biso-gno a remunerare con pol-trone di sottogoverno chigli vende il voto.

E per questo, da partedei leader del terzo polo,un tentativo andrebbe fat-to. Una conta e poi unaverifica della fiducia. Lastrada per il Colle non èdistante da Montecitorio.

di FORTUNATA DELL’ORZO

Palazzo Chigi - La sede del Governo

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18 Puglia d’oggivenerdì 21 ottobre 2011

Speciale

Tutti la vogliono, per-sino il PDl che per boc-ca di Angelino Alfano,ex Ministro della Giu-stizia, ed attuale segre-tario del Popolo dellaLibertà, eletto con unapercentuale che avreb-be fatto invidia a Ceau-sescu, l’ha di recente in-vocata. Ma come do-vrebbe essere questabenedetta legge?

Intanto ricordiamoche sono state raccolte1.200.000 firme perl’abrogazione chirurgi-ca di alcuni strategiciarticoli della legge at-tuale con il conseguen-te ritorno al Mattarel-lum, la vecchia leggeche era impiantata sulmaggioritario correttocon una quota di pro-porzionale.

L’UDC l' Udc ha giàdepositato due propo-ste di legge elettorale inParlamento, una di tipotedesco, l' altra corretti-va del Porcellum con l'eliminazione del pre-mio di maggioranza e l'introduzione di duepreferenze, nel rispettodel criterio di genere.

Il Pd ne ha presenta-ta un’altra che semplifi-ca il sistema preveden-do un 70% di maggiori-tario a doppio turno eun 30% di proporziona-le. Lo schema prevedecome ulteriori norme,la parità di genere nellacomposizione delle li-ste e una serie di in-compatibilità e ineleg-gibilità.

Il Pdl, invece, hal'idea di una legge elet-torale che, sulla base diquella attuale, prevedail voto di preferenza per

i 2/3 degli eletti e la re-stante quota scelta conliste bloccate, lasciandoperò l’indicazione delcapo della coalizioneche, in caso di vittoria,dovrebbe automatica-mente diventare il capodel governo.

Queste le proposte incampo, che sembranodifficilmente armoniz-zabili: ecco perché lascelta di un puro e sem-plice ritorno ad un mag-gioritario che ha co-munque dato buonaprova di funzionamen-to sembra la meno diffi-cile e dannosa da prati-care.

A guardarlo oggi, ilParlamento sembra co-munque incapace di ge-nerare una buona leggeelettorale in grado di fardimenticare i guasti chela legge porcata ha pro-vocato nel sistema dellapolitica italiana: e que-sta situazione di parali-si riguarda anche temicaldissimi come la crisieconomica, i provvedi-menti per lo sviluppo, levere riforme della Giu-stizia e degli enti Locali.

Una nuova legge elet-torale dovrebbe co-munque prevedere unosbarramento e l’impos-sibilità di creare nuovigruppi parlamentari ol-tre quelli contemplatidalle stesse liste pre-sentate (e che abbianosuperato lo sbarramen-to), mentre l’indicazio-ne del premier potreb-be solo peggiorare quel-la personalizzazionedella politica che hacontagiato persino unpost comunista comeNichi Vendola.

Legge elettorale,tutti la vogliono

IL COMMENTO

di FORTUNATA DELL’ORZO

Il Sud al centrodell’agenda politicasenza indugiareIndispensabile eliminare gli sprechi, rivedere i programmi di spesa, migliorare la lotta alla corruzione e cancellare i tagli

L’INTERVENTO - Le proposte del Nuovo Polo in Parlamento per rimettere in moto il Mezzogiorno

Bisogna avviare subitouna manovra di risana-mento finanziario e di ri-lancio della crescita, inparticolare per il sud Ita-lia. Per realizzare questiobiettivi è indispensabileprocedere ad una profon-da e incisiva spending re-view che identifichi ed eli-mini gli sprechi, riveda iprogrammi di spesa nonpiù attuali, bonifichi laspesa pubblica eliminan-do costi di intermediazio-ne politica e aree grigie trapolitica ed economia, in-

troducendo stringenti mi-sure anticorruzione. Van-no abbandonati i tagli li-neari che hanno devasta-to settori essenziali qualila scuola, l’università, laricerca e penalizzato ilmeridione. Solo un'inter-vento selettivo e radicaleconsentirà il reperimentodelle risorse necessarie siaper il risanamento che perla crescita del mezzogior-no. Il nostro obbiettivo èquello di passare dalloStato erogatore ad un Sta-to regolatore, anche e so-

pratutto per il sud. Per rientrare nei vincoli

europei, l’Italia dovrà rea-lizzare per vent’anni, ma-novre di riduzione del de-bito pari a circa 40 miliar-di di euro l’anno; entro il2014 dovrà predisporreun’ulteriore manovra dipari importo per ridurre ildeficit e realizzare il pa-reggio di bilancio. Tuttociò mentre la crescita eco-nomica è stagnante, au-menta la disoccupazioneassieme al divario traNord e Sud. Il Nuovo Poloritiene che la politica delgoverno rischia di portareil Paese in una gravissimacrisi recessiva, in cui lascarsa crescita aggraveràla crisi finanziaria alimen-tando una pericolosissi-ma spirale. Per questo,proponiamo misure spe-cifiche, indispensabili an-che per rimettere in motoil sud Italia.

1) Una legge sulla fisca-lità di vantaggio degli in-vestimenti produttivi, conun’articolazione diversatra Nord e Sud in relazioneai diversi livelli di disoccu-pazione nelle aree del Pae-se.

2) Rimettere in moto leinfrastrutture con parti-colare riguardo al Mezzo-giorno dove è indispensa-bile aumentare capacitàdi spesa e qualità dei ser-vizi pubblici.

3) Un intervento di so-stegno della patrimonia-lizzazione delle impreseattraverso la detassazionedegli utili reinvestiti.

4) Il rilancio delle libe-ralizzazioni ormai blocca-te da anni nei servizi, pub-blici e privati, nelle pro-fessioni, nelle attivitàcommerciali per ridurre icosti della P.A. delle im-prese e delle famiglie,creare nuove opportunitàdi lavoro.

5) Immediate misure diriduzione fiscale per le fa-miglie (introducendo ilfattore famiglia) e per leimprese attraverso la ri-duzione dell’IRAP che conil federalismo fiscale ri-schia, al contrario, di au-mentare

6) Una forte iniziati-va mirata al contrasto del-la povertà che sta inve-stendo ceti che preceden-temente ne erano al ripa-ro.

7) Investimenti stra-ordinari in favore della ri-cerca pubblica e privata.

8) Un piano straor-dinario per i giovani(istruzione, merito, lavo-ro, casa, nuove opportu-nità)

Il governo attualmentein carica non prevede in-terventi destinati a dareluogo ad una crescita piùvigorosa dell’economia,in particolare al sud. Siproclama il rafforzamen-to della concorrenza e del-la competitività, ma nonsi indicano strade concre-te ed incisive.

Nulla è stato fatto peragevolare la crescita occu-pazionale dei giovani delnostro meridione. La di-socuppazione al sud èun'emergenza drammati-ca a cui bisogna far fronte,dando un futuro concretoalle nuove generazioni al-l'interno del loro territo-rio e contrastando il feno-meno della fuga di cervel-li.

E' dunque necessarioprevedere precise misurea sostegno della crescita,condizione indispensabi-le per la stessa stabilità deiconti pubblici, per il ri-spetto dei vincoli dell’ap-partenenza all’Euro e peril rilancio del nostro Mez-zogiorno.

* DEPUTATO API

di LINDA LANZILLOTTA *

Linda Lanzillotta - Api

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18 Puglia d’oggivenerdì 21 ottobre 2011

Speciale

Tutti la vogliono, per-sino il PDl che per boc-ca di Angelino Alfano,ex Ministro della Giu-stizia, ed attuale segre-tario del Popolo dellaLibertà, eletto con unapercentuale che avreb-be fatto invidia a Ceau-sescu, l’ha di recente in-vocata. Ma come do-vrebbe essere questabenedetta legge?

Intanto ricordiamoche sono state raccolte1.200.000 firme perl’abrogazione chirurgi-ca di alcuni strategiciarticoli della legge at-tuale con il conseguen-te ritorno al Mattarel-lum, la vecchia leggeche era impiantata sulmaggioritario correttocon una quota di pro-porzionale.

L’UDC l' Udc ha giàdepositato due propo-ste di legge elettorale inParlamento, una di tipotedesco, l' altra corretti-va del Porcellum con l'eliminazione del pre-mio di maggioranza e l'introduzione di duepreferenze, nel rispettodel criterio di genere.

Il Pd ne ha presenta-ta un’altra che semplifi-ca il sistema preveden-do un 70% di maggiori-tario a doppio turno eun 30% di proporziona-le. Lo schema prevedecome ulteriori norme,la parità di genere nellacomposizione delle li-ste e una serie di in-compatibilità e ineleg-gibilità.

Il Pdl, invece, hal'idea di una legge elet-torale che, sulla base diquella attuale, prevedail voto di preferenza per

i 2/3 degli eletti e la re-stante quota scelta conliste bloccate, lasciandoperò l’indicazione delcapo della coalizioneche, in caso di vittoria,dovrebbe automatica-mente diventare il capodel governo.

Queste le proposte incampo, che sembranodifficilmente armoniz-zabili: ecco perché lascelta di un puro e sem-plice ritorno ad un mag-gioritario che ha co-munque dato buonaprova di funzionamen-to sembra la meno diffi-cile e dannosa da prati-care.

A guardarlo oggi, ilParlamento sembra co-munque incapace di ge-nerare una buona leggeelettorale in grado di fardimenticare i guasti chela legge porcata ha pro-vocato nel sistema dellapolitica italiana: e que-sta situazione di parali-si riguarda anche temicaldissimi come la crisieconomica, i provvedi-menti per lo sviluppo, levere riforme della Giu-stizia e degli enti Locali.

Una nuova legge elet-torale dovrebbe co-munque prevedere unosbarramento e l’impos-sibilità di creare nuovigruppi parlamentari ol-tre quelli contemplatidalle stesse liste pre-sentate (e che abbianosuperato lo sbarramen-to), mentre l’indicazio-ne del premier potreb-be solo peggiorare quel-la personalizzazionedella politica che hacontagiato persino unpost comunista comeNichi Vendola.

Legge elettorale,tutti la vogliono

IL COMMENTO

di FORTUNATA DELL’ORZO

Il Sud al centrodell’agenda politicasenza indugiareIndispensabile eliminare gli sprechi, rivedere i programmi di spesa, migliorare la lotta alla corruzione e cancellare i tagli

L’INTERVENTO - Le proposte del Nuovo Polo in Parlamento per rimettere in moto il Mezzogiorno

Bisogna avviare subitouna manovra di risana-mento finanziario e di ri-lancio della crescita, inparticolare per il sud Ita-lia. Per realizzare questiobiettivi è indispensabileprocedere ad una profon-da e incisiva spending re-view che identifichi ed eli-mini gli sprechi, riveda iprogrammi di spesa nonpiù attuali, bonifichi laspesa pubblica eliminan-do costi di intermediazio-ne politica e aree grigie trapolitica ed economia, in-

troducendo stringenti mi-sure anticorruzione. Van-no abbandonati i tagli li-neari che hanno devasta-to settori essenziali qualila scuola, l’università, laricerca e penalizzato ilmeridione. Solo un'inter-vento selettivo e radicaleconsentirà il reperimentodelle risorse necessarie siaper il risanamento che perla crescita del mezzogior-no. Il nostro obbiettivo èquello di passare dalloStato erogatore ad un Sta-to regolatore, anche e so-

pratutto per il sud. Per rientrare nei vincoli

europei, l’Italia dovrà rea-lizzare per vent’anni, ma-novre di riduzione del de-bito pari a circa 40 miliar-di di euro l’anno; entro il2014 dovrà predisporreun’ulteriore manovra dipari importo per ridurre ildeficit e realizzare il pa-reggio di bilancio. Tuttociò mentre la crescita eco-nomica è stagnante, au-menta la disoccupazioneassieme al divario traNord e Sud. Il Nuovo Poloritiene che la politica delgoverno rischia di portareil Paese in una gravissimacrisi recessiva, in cui lascarsa crescita aggraveràla crisi finanziaria alimen-tando una pericolosissi-ma spirale. Per questo,proponiamo misure spe-cifiche, indispensabili an-che per rimettere in motoil sud Italia.

1) Una legge sulla fisca-lità di vantaggio degli in-vestimenti produttivi, conun’articolazione diversatra Nord e Sud in relazioneai diversi livelli di disoccu-pazione nelle aree del Pae-se.

2) Rimettere in moto leinfrastrutture con parti-colare riguardo al Mezzo-giorno dove è indispensa-bile aumentare capacitàdi spesa e qualità dei ser-vizi pubblici.

3) Un intervento di so-stegno della patrimonia-lizzazione delle impreseattraverso la detassazionedegli utili reinvestiti.

4) Il rilancio delle libe-ralizzazioni ormai blocca-te da anni nei servizi, pub-blici e privati, nelle pro-fessioni, nelle attivitàcommerciali per ridurre icosti della P.A. delle im-prese e delle famiglie,creare nuove opportunitàdi lavoro.

5) Immediate misure diriduzione fiscale per le fa-miglie (introducendo ilfattore famiglia) e per leimprese attraverso la ri-duzione dell’IRAP che conil federalismo fiscale ri-schia, al contrario, di au-mentare

6) Una forte iniziati-va mirata al contrasto del-la povertà che sta inve-stendo ceti che preceden-temente ne erano al ripa-ro.

7) Investimenti stra-ordinari in favore della ri-cerca pubblica e privata.

8) Un piano straor-dinario per i giovani(istruzione, merito, lavo-ro, casa, nuove opportu-nità)

Il governo attualmentein carica non prevede in-terventi destinati a dareluogo ad una crescita piùvigorosa dell’economia,in particolare al sud. Siproclama il rafforzamen-to della concorrenza e del-la competitività, ma nonsi indicano strade concre-te ed incisive.

Nulla è stato fatto peragevolare la crescita occu-pazionale dei giovani delnostro meridione. La di-socuppazione al sud èun'emergenza drammati-ca a cui bisogna far fronte,dando un futuro concretoalle nuove generazioni al-l'interno del loro territo-rio e contrastando il feno-meno della fuga di cervel-li.

E' dunque necessarioprevedere precise misurea sostegno della crescita,condizione indispensabi-le per la stessa stabilità deiconti pubblici, per il ri-spetto dei vincoli dell’ap-partenenza all’Euro e peril rilancio del nostro Mez-zogiorno.

* DEPUTATO API

di LINDA LANZILLOTTA *

Linda Lanzillotta - Api

19Puglia d’oggi venerdì 21 ottobre 2011

Speciale

Nicola Rossi, senatoreeletto nelel file PD, è oggitransitato nel gruppo mi-sto ed è una delle testepensanti che Luca Corde-ro di Montezemolo ha vo-luto accanto a sè per la na-scita di Italia Futura. Gliabbiamo posto qualchedomanda cui ha rispostocon la precisione e la chia-rezza che lo hanno semprecontraddistinto

Quali sono secondo Lei,le colpe più imperdonabi-li del Governo nei con-fronti del Sud?

“Aver affermato conchiarezza nel "Piano per ilSud" che le politiche per ilMezzogiorno messe incampo negli ultimi 15 annisono state un completofallimento ma non avernetratto tutte le implicazionipossibili invertendo radi-calmente la rotta”.

Siamo tutti in attesa del"piano di sviluppo" delGoverno. Secondo Lei,

riusciranno in poche set-timane a fare quello chenon hanno fatto da quasisette anni di ininterrottogoverno del centro de-stra?

“Le premesse sono tut-t'altro che positive. In buo-na sostanza sono settima-ne che la maggioranza sisforza di capire quale im-posta sia meglio introdur-

re per finanziare la cresci-ta. Di tagli alla spesa non sisente nemmeno l'odore.Più in generale, è l'ideache la crescita possa esse-re ottenuta accrescendo laspesa pubblica apparequanto meno molto debo-le”.

Vede possibile un'ade-sione di Italia Futura alterzo Polo?

“Una risposta a questadomanda sarà possibile see quando Italia Futura saràun soggetto politico. Cosache oggi non è”.

Dal sud non sono maipartite,se non nel primis-simo dopoguerra, spinteseparatiste o autonomi-ste. Eppure qualcuno co-nidera necessarie dellemisure anti-leganord. Leicome la vede?

“Male. Il Mezzogiornod'Italia deve proporsi, persalvare se stesso e l'Italia,di dare una prospettiva al-l'intero Paese e non solo di

difendere se stesso. Da cir-ca vent'anni nessun meri-dionale è stato Presidentedel Consiglio o anche solocandidato alla Presidenzadel Consiglio (e i romaninon sono meridionali).Contrapporre un locali-smo all'altro non gioveràmai al Mezzogiorno chedeve, invece, trovare il co-raggio di smettere di guar-darsi l'ombelico e di pro-porre una strada all'interoPaese. Per far questo devecominciare a parlare il lin-guaggio della verità, so-pratutto circa le condizio-ni del Mezzogiorno stesso.Non di soffici narrazioniha bisogno il Mezzogiornoma di ruvida concretezza”.

Cade il governo: si votao si tenta un governo tec-nico?

“I tempi sono essenzia-li. La risposta dipende,credo, proprio dalla sceltadei tempi”.

FORTUNATA DELL’ORZO

“Non soffici narrazioni, ma ruvida concretezza”

L’INTERVISTA - Parla Nicola Rossi, che Montezemolo ha voluto accanto per la nascita di Italia FuturaSCHEDA - I leader del Terzo Polo

Gianfranco Fini: la sua è la proposta più visionariae futurista. Gli sono accanto, senza tuttavia rinuncia-re al diritto di critica, un pool di giovani e giovanissi-mi giornalisti che con il giornale online, Il Futurista,spingono a manetta sulla rottura totale e irreversibilecon Berlusconi e con le logiche del partito personale.Senza rinnegare le radici profonde della destra italia-na, Fli appare la formazione centrista meno prigio-niera di schematismi e veti.

Francesco Rutelli: alla lunga è venuta fuori la suaanima lib-lab che poco si accorda con quanto resta diPci nel Pd (e con Vendola il dialogo appare impossibi-le), ma anche con il cattolicesimo sia della Bindi, siadi Fioroni. In fondo Francesco è un ex radicale, checrede nelle grandi battaglie libertarie ma che oggi hamaturato un senso dello stato e delle istituzioni mol-to prossimo a quello di Fini.

Pierferdinando Casini: Insieme a Fini è un gran-dissimo ed super esperto “animale politico” italiano.Gli va dato atto d’aver compreso per tempo l’involu-zione catastrofica del berlusconismo. In questo caso,aver difeso a spada tratta l’autonomia dell’UDC, haconsentito successivamente anche a Fini di sganciar-si dal carrozzone berlusconiano.

Luca Cordero di Montezemolo: l’ultimo arrivato, fadiscorsi di buon senso e non si è ancora chiaramentepronunciato a favore di una sua presenza nel TerzoPolo. Non si capisce ancora se il suo è un messaggiosettoriale (imprenditori e basta) o se possa avere rica-dute più popolari e meno elitarie. Ha colpito il suo in-dividuare un Matarrese D.O.C. come Salvatore, figliodi Michele e nipote di Antonio e Vincenzo, come refe-rente per la Puglia, visto che cercava gente “che nonavesse precedenti in politica”. E’ più probabile che sivoglia muovere più a livello di lobby che di partecipa-zione elettorale. Lo scopriremo solo vivendo.

NIicola Rossi - Gruppo Misto

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20 Puglia d’oggivenerdì 21 ottobre 2011

Speciale

Abbiamo sentito an-che il Presidente dellaProvincia di Bari France-sco Schittulli.

Presidente, domandaretorica: il Sud è un pro-blema o una risorsa?

“Una risorsa, senzadubbio. Diventa un pro-blema per chi non se necura, come quelli dellaLega Nord, per esempio”.

Siamo bravi, intelli-genti ed industriosi. Maperché abbiamo ancoratanti problemi?

“Non facciamo squa-dra, non facciamo siste-ma. Viviamo spesso pri-gionieri delle nostre invi-die e diuna competitivitàsbagliata. Dovremmomutuare dal Nord lo spi-rito di cooperazione e dicollaborazione che scon-figge l’egoismo o che co-munque ne riduce i disa-stri. Qui ne avremmograndemente bisogno,non solo in economia:pensi a cosa sarebbe lanostra rete dei servizi, acome riusciremmo a sur-rogare le inefficienze delsistema sanitario, se soloci impegnassimo un po’”.

E al Ministro Fitto?

Non rimprovera nulla?“Io sono molto amico

di Raffaele Fitto e a suotempo gli ho anche dettoche doveva battersi dipiù, impegnarsi di più.Mettersi un po’ più di tra-verso al ministro Tre-monti e ai freddi calcoli.Credo che da qualchetempo a questa parte lostia facendo. Si è spesomolto perché in Pugliaarrivassero i fondi FAS”.

E il suo movimento?Come intende portarloavanti?

“Dobbiamo radicaliz-zarci, essere presenti sututto il territorio regiona-le, essere vicini ai cittadi-ni che vogliano impe-gnarsi per il bene comu-ne. Noi siamo un movi-mento indipendente chelavora solo per la Puglia,una regione meridionale

che ha caratteristiche as-solutamente peculiari edifferenti da quelle di al-tre regioni meridionalicome la Calabria, la Sici-lia o la Campania. Unadelle nostre battagie saràquella di abrogare, oltrealle province, anche leregioni a statuto specia-le, vere fonti di sprechi eprivilegi, ormai ingiusti-ficabili”.

E il terzo Polo? Lei co-me vede un’adesione delsuo movimento al terzoPolo?

“Siamo indipendenti,gliel’ho detto. Noi siamocattolici laici, innamoratidel bene comune e di chifa politica come servizioe non come esercizio diinteressi personali. An-dremo con chi rispettaquesti nostri principi.Non siamo né indignati,né rassegnati

Che succede nel 2012,si vota?

“Io dico di no, in parla-mento c’è troppa genteche mira solo al vitalizio ealla pensione. Perché maidovrebbero andare a ca-sa?”

FORTUNATA DELL’ORZO

Movimento indipendenteche lavora per la Puglia

L’INTERVISTA A FRANCESCO SCHITTULLI

Francesco Schittulli

Nella nostra inchiestasul Sud abbiamo rivolto al-cune domande a CarmeloPatarino, parlamentare diFuturo e Libertà e Respon-sabile del Partito di Finiper la Provincia di Taranto.

Partiamo dalla situa-zione del Sud. Quali se-condo lei sono i punti dimaggior crisi?

"Innanzitutto il lavoro,la preoccupazione magi-gore, a mio modo di vede-

re, oggi è un ritorno delfernomeno dell’emigra-zione. L’intero Mezzogior-no sta subendo un vero sa-lasso, e questa volta anco-ra più preoccupante diquello dell’inizio del ‘900.Un secolo fa chi emigravaera generalmente un citta-dino pressocchè analfabe-ta, che era disposto a farequalunque lavoro, anche ipiù umili, pur di mantene-re se stesso e la sua fami-glia. L’emigrante di oggi èdi solito in possesso di unalto titolo di studio, cono-sce le lingue e l’informati-ca, e di solito studia lonta-no da casa pesando nonposo sulla sua famiglia.Questi soldi di tante fami-glie del Sud ahimè vengo-no investiti lontano danoi”.

Parla della fuga di cer-velli?

“Certo. I giovani per tro-vare un lavoro dignitosoaltrettanto spesso devono

restare lontano dal Sud.Da noi non mancano lebraccia, ma i cervelli. Lanostra realtà che avrebbebisogno di crescita, di svi-luppo, e quindi delle suerisorse più interessanti edattive, comincia a vedereproprio questa mancan-za".

E come agire per argi-nare questo fenomeno asuo avviso?

“Dovrebbero essere tut-ti più presenti: Istituzionilocali, magistratura, ordiniprofessionali, Camere diCommercio, Sindacati, ca-tegorie professionali... tut-ti quanti insieme per faresistema. Bisogna attivare estudiare progetti seri permettere in movimento lamacchina di un Mezzo-giorno che non h a nullada invidiare a nessuno.Dobbiamo dare serie op-portunità ai nostri giovaniper non farli emigrare edanche per farli tornare.

Così potremo essere com-petitivi non solo in Italia,ma nell’intero mercatoglobale”.

Cosa si può concreta-mente fare per rilanciarel'economia del Sud?

“Intanto basta a quelloche è accaduto fin qui, concontinui interventi a fon-do perduto che spessohanno ingrassato aziendedel Nord senza ricadutesul nostro territorio. Ser-vono dei progetti condivi-si, anche se portano dei sa-crifici. Si pensi all’età pen-sionabile e all’opportunitàdi elevarla. Questa solu-zione non la disdegnamo,ma deve avere una suafunzione. Se ci viene dettodi lavorare un paio di anniin più, ma questo sacrifi-cio produce un risparmioda utilizzare come fondoper agire sull’occupazionegiovanile, io credo che sipotrebbe realizzare”.

Altre cose da fare?

“Bisogna creare infra-strutture. Pensiamo a Ta-ranto. Abbiamo il porto,l’aeroporto... potenzialitànon sfruttate e non tradot-te in sviluppo e crescita. Sesi mettesse in condizioni ilporto di attrarre le grandinavi sulle rotte commer-ciali internazionali, se siutilizzasse l’aeroporto diGrottaglie per incentivare ivoli commerciali o i volicharter, se si potrebberocreare opportunità pertutta la nostra economia.Pensiamo all’agricoltura.Per qualità non dobbiamoavere paura di nessuno.Ma siamo distanti dai mer-cati. Ecco che lavorare sul-le infrastrutture significaavvicinare i mercati”.

Un cambio di prospet-tiva, dunque.

“E’ necessaria una nuo-va mentalità, ci vuole unarivoluzione culturale, cheesiste quando a concepirlaè il sogno ad alimentarla è

la passione ed a svolgerlasono i giovani, che devonopartecipare alla politica, sevogliono impossessarsi,come devono, del propriofuturo. E’ indispensabilepartecipare alla vita politi-ca e sociale. Questa è la ri-voluzione di cui abbiamobisogno”.

Ritiene che Fli possarappresentare tutte que-ste necessità?

“Noi Fli siamo in gradodi fornire tutte questeaspettative. Siamo un par-tito giovane, che nasce percontestare un sistema chenon andava più. Abbiamorinunciato a posizioni cer-te per fare questa scelta.Diversamente la genteavrà sempre meno fiducianelle istituzioni e si allar-gherà una crisi che oggicome oggi non è soltantoeconomica, ma anche divalori. Ed è la politica a do-ver dare queste risposte.Non c’è un’altra strada”.

Lavoro e politica per i nostri giovaniCarmelo Patarino parla dei possibili scenari per rimettere in moto il Mezzogiorno

“E’ necessaria una rivoluzione culturale che esiste quando a concepirla è il sogno e ad alimentarla è la passione”

di ROBERTO MASTRANGELO

Carmelo Patarino - Fli

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20 Puglia d’oggivenerdì 21 ottobre 2011

Speciale

Abbiamo sentito an-che il Presidente dellaProvincia di Bari France-sco Schittulli.

Presidente, domandaretorica: il Sud è un pro-blema o una risorsa?

“Una risorsa, senzadubbio. Diventa un pro-blema per chi non se necura, come quelli dellaLega Nord, per esempio”.

Siamo bravi, intelli-genti ed industriosi. Maperché abbiamo ancoratanti problemi?

“Non facciamo squa-dra, non facciamo siste-ma. Viviamo spesso pri-gionieri delle nostre invi-die e diuna competitivitàsbagliata. Dovremmomutuare dal Nord lo spi-rito di cooperazione e dicollaborazione che scon-figge l’egoismo o che co-munque ne riduce i disa-stri. Qui ne avremmograndemente bisogno,non solo in economia:pensi a cosa sarebbe lanostra rete dei servizi, acome riusciremmo a sur-rogare le inefficienze delsistema sanitario, se soloci impegnassimo un po’”.

E al Ministro Fitto?

Non rimprovera nulla?“Io sono molto amico

di Raffaele Fitto e a suotempo gli ho anche dettoche doveva battersi dipiù, impegnarsi di più.Mettersi un po’ più di tra-verso al ministro Tre-monti e ai freddi calcoli.Credo che da qualchetempo a questa parte lostia facendo. Si è spesomolto perché in Pugliaarrivassero i fondi FAS”.

E il suo movimento?Come intende portarloavanti?

“Dobbiamo radicaliz-zarci, essere presenti sututto il territorio regiona-le, essere vicini ai cittadi-ni che vogliano impe-gnarsi per il bene comu-ne. Noi siamo un movi-mento indipendente chelavora solo per la Puglia,una regione meridionale

che ha caratteristiche as-solutamente peculiari edifferenti da quelle di al-tre regioni meridionalicome la Calabria, la Sici-lia o la Campania. Unadelle nostre battagie saràquella di abrogare, oltrealle province, anche leregioni a statuto specia-le, vere fonti di sprechi eprivilegi, ormai ingiusti-ficabili”.

E il terzo Polo? Lei co-me vede un’adesione delsuo movimento al terzoPolo?

“Siamo indipendenti,gliel’ho detto. Noi siamocattolici laici, innamoratidel bene comune e di chifa politica come servizioe non come esercizio diinteressi personali. An-dremo con chi rispettaquesti nostri principi.Non siamo né indignati,né rassegnati

Che succede nel 2012,si vota?

“Io dico di no, in parla-mento c’è troppa genteche mira solo al vitalizio ealla pensione. Perché maidovrebbero andare a ca-sa?”

FORTUNATA DELL’ORZO

Movimento indipendenteche lavora per la Puglia

L’INTERVISTA A FRANCESCO SCHITTULLI

Francesco Schittulli

Nella nostra inchiestasul Sud abbiamo rivolto al-cune domande a CarmeloPatarino, parlamentare diFuturo e Libertà e Respon-sabile del Partito di Finiper la Provincia di Taranto.

Partiamo dalla situa-zione del Sud. Quali se-condo lei sono i punti dimaggior crisi?

"Innanzitutto il lavoro,la preoccupazione magi-gore, a mio modo di vede-

re, oggi è un ritorno delfernomeno dell’emigra-zione. L’intero Mezzogior-no sta subendo un vero sa-lasso, e questa volta anco-ra più preoccupante diquello dell’inizio del ‘900.Un secolo fa chi emigravaera generalmente un citta-dino pressocchè analfabe-ta, che era disposto a farequalunque lavoro, anche ipiù umili, pur di mantene-re se stesso e la sua fami-glia. L’emigrante di oggi èdi solito in possesso di unalto titolo di studio, cono-sce le lingue e l’informati-ca, e di solito studia lonta-no da casa pesando nonposo sulla sua famiglia.Questi soldi di tante fami-glie del Sud ahimè vengo-no investiti lontano danoi”.

Parla della fuga di cer-velli?

“Certo. I giovani per tro-vare un lavoro dignitosoaltrettanto spesso devono

restare lontano dal Sud.Da noi non mancano lebraccia, ma i cervelli. Lanostra realtà che avrebbebisogno di crescita, di svi-luppo, e quindi delle suerisorse più interessanti edattive, comincia a vedereproprio questa mancan-za".

E come agire per argi-nare questo fenomeno asuo avviso?

“Dovrebbero essere tut-ti più presenti: Istituzionilocali, magistratura, ordiniprofessionali, Camere diCommercio, Sindacati, ca-tegorie professionali... tut-ti quanti insieme per faresistema. Bisogna attivare estudiare progetti seri permettere in movimento lamacchina di un Mezzo-giorno che non h a nullada invidiare a nessuno.Dobbiamo dare serie op-portunità ai nostri giovaniper non farli emigrare edanche per farli tornare.

Così potremo essere com-petitivi non solo in Italia,ma nell’intero mercatoglobale”.

Cosa si può concreta-mente fare per rilanciarel'economia del Sud?

“Intanto basta a quelloche è accaduto fin qui, concontinui interventi a fon-do perduto che spessohanno ingrassato aziendedel Nord senza ricadutesul nostro territorio. Ser-vono dei progetti condivi-si, anche se portano dei sa-crifici. Si pensi all’età pen-sionabile e all’opportunitàdi elevarla. Questa solu-zione non la disdegnamo,ma deve avere una suafunzione. Se ci viene dettodi lavorare un paio di anniin più, ma questo sacrifi-cio produce un risparmioda utilizzare come fondoper agire sull’occupazionegiovanile, io credo che sipotrebbe realizzare”.

Altre cose da fare?

“Bisogna creare infra-strutture. Pensiamo a Ta-ranto. Abbiamo il porto,l’aeroporto... potenzialitànon sfruttate e non tradot-te in sviluppo e crescita. Sesi mettesse in condizioni ilporto di attrarre le grandinavi sulle rotte commer-ciali internazionali, se siutilizzasse l’aeroporto diGrottaglie per incentivare ivoli commerciali o i volicharter, se si potrebberocreare opportunità pertutta la nostra economia.Pensiamo all’agricoltura.Per qualità non dobbiamoavere paura di nessuno.Ma siamo distanti dai mer-cati. Ecco che lavorare sul-le infrastrutture significaavvicinare i mercati”.

Un cambio di prospet-tiva, dunque.

“E’ necessaria una nuo-va mentalità, ci vuole unarivoluzione culturale, cheesiste quando a concepirlaè il sogno ad alimentarla è

la passione ed a svolgerlasono i giovani, che devonopartecipare alla politica, sevogliono impossessarsi,come devono, del propriofuturo. E’ indispensabilepartecipare alla vita politi-ca e sociale. Questa è la ri-voluzione di cui abbiamobisogno”.

Ritiene che Fli possarappresentare tutte que-ste necessità?

“Noi Fli siamo in gradodi fornire tutte questeaspettative. Siamo un par-tito giovane, che nasce percontestare un sistema chenon andava più. Abbiamorinunciato a posizioni cer-te per fare questa scelta.Diversamente la genteavrà sempre meno fiducianelle istituzioni e si allar-gherà una crisi che oggicome oggi non è soltantoeconomica, ma anche divalori. Ed è la politica a do-ver dare queste risposte.Non c’è un’altra strada”.

Lavoro e politica per i nostri giovaniCarmelo Patarino parla dei possibili scenari per rimettere in moto il Mezzogiorno

“E’ necessaria una rivoluzione culturale che esiste quando a concepirla è il sogno e ad alimentarla è la passione”

di ROBERTO MASTRANGELO

Carmelo Patarino - Fli

21Puglia d’oggi venerdì 21 ottobre 2011 Europa

L'Europa deve migliorarele sue infrastrutture e perquesto motivo la Commis-sione europea ha presenta-to un piano di investimentipari a 50 miliardi di euro de-stinato a migliorare le retieuropee di trasporto, ener-gia e digitali. Una cifra im-portante che contribuirà acreare posti di lavoro e a raf-forzare la competitività del-l'Europa nel momento incui ne ha più bisogno. Que-sto cosiddetto "meccani-smo per collegare l'Europa"finanzierà progetti checompletano i collegamentimancanti delle reti in que-stione, cercando di renderel’economia europea più ver-de, grazie all’introduzionedi modi di trasporto meno

inquinanti, collegamenti afascia larga ad alta velocità eun uso più esteso delle ener-gie rinnovabili in linea conla strategia Europa 2020. Perfacilitare il finanziamento,la Commissione ha, inoltre,adottato i Project Bond cioèi prestiti obbligazionari peril finanziamento che daran-no garanzie al fine di attrar-re i finanziamenti privatiper i progetti.

Una parte molto impor-tante degli investimenti, cir-ca 31,7 miliardi di euro, so-no destinati ad ammoder-nare le infrastrutture di tra-sporto europee, costruire icollegamenti mancanti edeliminare le strozzature. InEuropa i sistemi di trasportosi sono tradizionalmentesviluppati lungo assi nazio-nali, per cui, al momentodella pianificazione, della

gestione e del finanziamen-to dei progetti transfronta-lieri l'Ue dovrà svolgere unruolo cruciale di coordina-mento tra gli Stati membri.

Una rete ben funzionante èfondamentale per migliora-re il mercato unico e perpromuoverne la competiti-vità. Rientrano in questi fi-

nanziamenti i corridoi, fa-mosi in Italia per la questio-ne della TAV. Dopo una lun-ga trattativa tra Roma e Bru-xelles, saranno 15 le opere

infrastrutturali italiane in-serite nell'elenco delle prio-rità europee.

Nello scorrere la lista del-le opere prioritarie, spicca laconferma del collegamentoNapoli - Palermo (grazie al-la pressione degli eurode-putati meridionali che ave-vano inviato una lettera diprotesta a Barroso) conl'esclusione del Ponte sulloStretto. Riconfermata l'im-portanza della Torino - Lio-ne, mentre viene sottolinea-ta la necessità del potenzia-mento della rete della ferro-via Napoli - Reggio Calabriae Napoli - Bari.

Secondo gli addetti ai la-vori il bilancio per l'Italia èpositivo, ma l'esclusione delPonte sullo Stretto viene let-ta come l'ennesima sconfit-ta del Governo italiano insede europea.

di VINCENZO MATANO

Reti di trasporto, l’Unione ci ripensaQuasi trentadue miliardi di euro per le infrastrutture. Ma non c’è il Ponte sullo Stretto

La protesta degli eurodeputati italiani costringe la Commissione a rivedere gli orientamenti iniziali. Ora è previsto molto di più per il Sud

Dopo ritardi, polemicheiniziate nel 1998 e un bug-det spropositato ma so-prattutto dopo una fortepressione politica final-mente oggi Galileo vedra’ l’orbita. I suoi primi due sa-tellitti sono pronti sullarampa di lancio del poligo-no spaziale francese diKourou, in Guyana fissatoper oggi alle 12.34 ora ita-liana.

I due satelliti Galileo so-no i primi della costellazio-

DECISIVA L’OPPOSIZIONE DI OLANDA E FINLANDIA. E CI RIMETTONO I TULIPANI

SONO TRENTA IN TUTTO. SARANNO LANCIATI ENTRO IL 2014

Finalmente in orbitai satelliti di Galileo

Il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina. L’Europa lo snobba

David Sassoli e Mario Mauro, protagonisti della protesta

ne che comprende 27 sa-telliti più tre di riserva. Tut-ti si prevede siano lanciatiper la fine del 2014. «Giàdall’anno prossimo conl’invio della seconda cop-pia uguale a quella ora sul-la rampa, - nota Jean-Jac-ques Dordain, direttore ge-nerale dell’Esa - potrannoiniziare i primi servizi siapure limitati. “ A bordoogni Galileo ha installatol’orologio atomico più per-fezionato mai realizzatoper lo spazio. Costruitodall’italiana Selex assicurauna precisione al miliarde-simo di secondo. Il loro rit-mo, dal quale dipende lamisura esatta della posi-zione, sarà controllato dalcentro di Telespazio al Fu-cino che gestisce in orbitaanche la costellazione. Unsecondo centro di control-lo che garantisce continui-tà di sorveglianza in ognisituazione è inoltre attivoin Germania, vicino a Mo-naco di Baviera. Galileo è larisposta dell'Unione euro-pea al dominio americanodei sistemi GPS e non soloporterà alla creazione diposti di lavoro, ma aiuteràanche l'Europa a fare la suaentrata in nuovi mercati e astabilire degli standard nelsettore della navigazionesatellitare. Ora prima dicantare vittoria aspettiamoil lancio di questo primopomeriggio e incrociamole dita che questa volta Ga-lileo non subisca altri ritar-di e che ci permetta final-mente di usufruire dei suoiservizi che vanno dalla si-curezza al quel segnaleGPS che finora parlava soloamericano eliona cela

Niente Schengen per Ro-mania e Bulgaria . E’ quantoe’ stato deciso dal Consiglioeuropeo a Bruxelles tra millepolemiche e forte delusioneda parte dei due paesi. Lapresidenza polacca dell’Unione europea lo ha con-fermato durante i lavori delConsiglio Giustizia e Affariinterni. “'Non e' stato possi-bile raggiungere una deci-sione sull'allargamento diSchengen'', ha detto il mini-stro degli Interni polaccoJerzy Miller. ''Erano state fat-te delle promesse e quellepromesse sono state viola-te'', ha sottolineato Miller,

dicendosi ''triste'' per ilmancato accordo in Consi-glio, dove ad opporsi sonostate Olanda e Finlandia. Maquello che manca è la fiduciapolitica infatti per allargarel’area Schengen serve il con-senso di tutti i Paesi giàmembri, per ora pesa il vetodei governi di Amsterdam eHelsinki . “Abbiamo osserva-to che negli ultimi mesi Sofiae Bucarest hanno fatto enor-mi progressi nella lotta allacorruzione e dal crimine or-ganizzato'', ha ribadito ilministro degli Interni polac-co ricordando che da aprile''Bulgaria e Romania stanno

proteggendo il confine ester-no dell'Ue. ''Stiamo usandola loro assistenza, ma non glipermettiamo di entrare -hadenunciato Miller- e questoe' contrario ai principi di so-lidarieta' europea''. Il no al-l’allargamento è stato deplo-rato anche dalla Commissio-ne Europea. “. "La Commis-sione ha gia' mandato diver-se missioni in Bulgaria e Ro-mania, e le conclusioni sonoche questi due paesi sonotecnicamente pronti per en-trare a far parte di Schengen.Posso mandare altre missio-ni, certo, ma questa e' unaquestione di fiducia politi-

ca.” ha commentato la com-missaria Cecilia Malmstro-em. Ed è proprio per paurache i confini non siano ri-spettati e che manchino lemisure di sicurezza cheOlanda e Finaldia sono con-trari all’ entrata dei due pea-si. Nel frattempo, forse, perritorsione, il governo rume-no tiene fermo al confine dasettimane una dozzina di ca-mion olandesi carichi di tu-lipani, per presunti controllifitosanitari. I romeni voglio-no dimostrare che sono bra-vi nel proteggere i loro confi-ni ma lo scherzetto rischia dicostare caro ad Amsterdam,visto che l’anno scorso l’ex-port di tulipani in Romania èstato di circa 700mila euro.Lasituazione non sembra do-versi smuovere e nel frat-tempo aspettando il prossi-

mo marzo per un riesame eche i rossi tulipani possanoentrare in Romania il Gover-no di Bucarest ha definitoquello olandese “ un gover-no ostaggio della politica an-ti-europea di un partitoestremista” eliona cela

Jerzy Miller

Romania e Bulgariafuori da Schengen

Page 22: Puglia d'oggi n. 36

22 Puglia d’oggivenerdì 21 ottobre 2011

[...] Il glorioso vessiloche fu di Giorgio Almiran-te ed è oggi di GianfrancoFini non è contraddetto,ed è anzi accresciuto e ar-ricchito da queste presen-ze. Perché nella storia deidiversi partiti nei quali deldopoguerra la destra ita-liana si è incarnata è sem-pre stata presente l’ideache la politica non fosseun luogo autosufficiente,che il partito non fosseuno strumento di dominioda cui guidare la società.

Per questo ci siamochiamati “movimento”, epoi “alleanza”, ed ora “fu-turo”. Perché il nostroobiettivo non è la conqui-sta del potere, ma l’orga-nizzazione della forza,dell’impegno e delle ideedi tanti per conseguire ilbene comune.

Per questo il Terzo Poloè una scelta di legittimadifesa: non difesa nostra,ma dei cittadini-elettori.

Quei cittadini che sonostati spogliati del diritto discegliere i propri rappre-

sentanti, che possono par-tecipare alla vita politicasolo come claque del po-tente di turno. Siamo al-leati di quei moderati chehanno capito prima di noil’involuzione autoritaria edisperata del berlusconi-smo, che hanno capitoprima di noi che la casacomune dei moderati erala caserma di un uomo so-lo. Siamo con loro, siamodisponibili a lavorare contutti per salvare l’Italia,che viene prima di tutto,ma siamo e restiamo unaforza politica di centrode-stra. Siamo nati per co-struire un centrodestra ve-ro e rinnovato negli uomi-ni e nelle idee.

La nostra battaglia ser-virebbe a poco se noi nonvolessimo mettere la no-stra forza e le nostre idee alservizio della Puglia e delSud. Noi difendiamo que-sta terra d’Italia e d’Euro-pa, crediamo nelle suepossibilità di sviluppo.Non ci appartengono né lalamentela piagnona, né ilvittimismo. Chiediamo,però, esigiamo che le ca-

pacità del nostro territorionon vengano calpestateda una politica incapace,da governi nazionali e re-gionali al di sotto di ognisospetto, da una burocra-zia irresponsabile e impu-nita.

Abbiamo una grandeUniversità, contornata dauna rete di centri di for-mazione e di ricerca pura

ed applicata che fa invidiaa molte aree del Mezzo-giorno. Abbiamo un arti-gianato che tiene botta, uncommercio che stringe identi ma c’è. E abbiamo,triste doverlo ripetere, ilparadosso di un’elevataqualità delle risorse uma-ne, specie giovanili, insie-me a una capacità di as-sorbimento del mercato

del lavoro che è ai minimitermini.

Servono atti di corag-gio: che gli imprenditori,ma anche le banche, lasmettano di pensare che lacosa migliore da fare è co-struire un bel palazzo; cheil sistema della formazio-ne non proceda per auto-riproduzione e cooptazio-ne, ma per scelte basatesul merito; che il panicodella crisi non si traduca inuna ulteriore mortifica-zione del lavoro e delle suetutele.

Questo non è solo unproblema etico: sottopa-gare, sfruttare, negare di-gnità al lavoro significaanche avere un prodottodi pessima qualità, perde-re competizione, disper-dere valore aggiunto.

La mia convinzione èche mediamente la consa-pevolezza della necessitàdi questi atti di coraggiosia viva e presente nelmondo produttivo.

Il problema è la latitan-za della politica. Negarel’Agenzia Nazionale per laSicurezza Alimentare aFoggia è un atto delittuo-so, perché il territorio hatutte le dotazioni e le op-portunità per farla funzio-nare bene. Colpita dallostupido fanatismo leghi-sta, l’Authority è stata af-fossata dalle alte burocra-zie ministeriali, che nonvolevano certo rinunciaread una torta così cospicua.

Allo stesso modo miopesi è comportata la RegionePuglia per quanto riguar-da la pianificazione diArea Vasta: centralismoanziché autonomia, sceltedi vertice anziché parteci-pazione. Non pretendia-mo di fare tutto da soli: igrandi processi comincia-no da piccoli gesti, anche iveicoli più grandi hannobisogno di un motorino diavviamento. Noi dobbia-mo esserlo

Noi abbiamo spiccato ilvolo, e tutto lascia pensareche sarà un volo di lungadurata e di grandi altezze.In un Paese che sforna unpartito ogni due giorni,Futuro e Libertà ha altreidee ed altre ambizioni.Non ci siamo costruiti lapiccola frazione dove stareper conto nostro, magarisulla scorta di un richiamodella foresta, di uno scattoidentitario o ideologico.

Nel nostro nome è il no-stro destino. Noi difendia-mo la libertà e il futuro,cioè cose che devono ap-partenere a tutti, non sol-tanto a noi.

Noi siamo una propo-sta, o almeno un’occasio-ne di riflessione per quan-ti sono disgustati dalla po-litica, per quanti hannocreduto sinceramente allepromesse di un uomo ri-velatosi inadeguato, pertutti quelli che amano laPuglia e l’Italia.

FABRIZIO TATARELLA

Fli con il Terzo Polo al servizio del Sud e della Puglia

L’EDITORIALE - Nel nostro nome è il nostro destino. Difendiamo la Libertà e il Futuro di tutti

SEGUE DA PAG 1

Gianfranco Fini

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23Puglia d’oggi venerdì 21 ottobre 2011 Il Congresso di Fli

Spiace che le polemi-che pretestuose di qualcu-no vogliano gettare ombresul primo congresso pro-vinciale di Futuro e Liber-tà in Capitanata.

In realtà l’assise, orga-nizzata e celebrata in tem-

pi da record, ha mostratonon solo uno stato di salu-te invidiabile, con un par-tito che, ad onta della re-cente costituzione, è giàpresente e strutturato nel-la maggior parte dei centridi Capitanata, ma anchedi essersi guadagnato il ri-spetto e la considerazionedi tutta la società politica(e non solo) del territorio

provinciale. La sfilata di ospiti che

hanno portato il propriosaluto all’assemblea con-gressuale è stata davveroimpressionante, com-prendendo il segretarioprovinciale del Partito De-mocratico, ben quattroconsiglieri regionali, unprestigioso esponente diSel come il presidente del-

la Fiera Cannerozzi, i rap-presentanti di Io Sud, For-za del Sud, Alleanza diCentro, Socialismo Dau-no, il sindaco di FoggiaGianni Mongelli, il Rettoredell’Università GiulianoVolpe, e poi ancora l’Ugl,Democrazia e Legalità etanti altri.

Ma il “prodotto interno”non è stato di minore qua-lità con l’ampia e applau-dita relazione di FabrizioTatarella e il corposo in-tervento di Rino Lamaruc-ciola, il sindaco di PietraMontecorvino, persona ir-reprensibile e unanime-mente stimata, che pur-troppo, per ragioni statu-tarie e regolamentari, nonha potuto partecipare allacompetizione per la se-greteria.

L’esito del voto, ove sifosse svolto, appariva pe-raltro scontato: il capillareed intenso lavoro svoltoda Fabrizio Tatarella inquesto anno di forzata ge-stione commissariale glihanno guadagnato sim-patie e consensi un po’ intutti i circoli.

Un lavoro e dei risultatiche con troppa facilità so-no accantonati o rimossida chi gli rimprovera erimprovera a Fli un atteg-giamento “dinastico”. Fac-ciamo fatica a capire per-ché dovrebbe essere unacolpa portare un cognomeche significa molto per ladestra pugliese ed italia-na, specialmente se quelcognome lo si è onorato elo si onora con un impe-gno strenuo e costante,privo di qualsiasi contro-partita o privilegio.

Comunque, senza attri-buire eccessivo peso aquanti sono abbonati allapolemica, sottoscriviamole parole di Francesco La-salvia, di Generazione Fu-

turo: Da più parti si senteparlare di “modello Fog-gia” per la dedizione , l’im-pegno e i risultati raggiun-ti dal partito: ecco è arri-vato il momento di non ri-lassarsi , non lasciarsi di-strarre da polemiche inu-tili e continuare a confer-marci modello per le altrerealtà.

Si avvia una nuova fase,da domani dovremo di-mostrare di essere la novi-tà per tutti gli elettori dicentro-destra, delusi dalPdl, ma anche essere pun-to di riferimento per quelnumero, purtroppo eleva-tissimo, di cittadini chehanno perso ogni rappor-to e fiducia con la politica.

Fli a Foggia, buona la prima ora si deve restare “modello”

FUTURO E LIBERTA’ - Fabrizio Tatarella eletto per acclamazione dopo un anno di commissariato

di ENRICO CICCARELLI

Due momenti del recente congresso di Fli di Capitanata

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