Puglia d'oggi n. 23

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Questa testata non riceve contributi pubblici 22 giugno 2012 • anno III n. 23 nuova serie • 1 euro Settimanale a diffusione gratuita Fondato nel 1959 da Pinuccio Tatarella POSTE ITALIANE Spedizione in abb.to post. d.l. 353/2003 (conv. in legge 27 febbraio 2004 n. 46) art. 1 co. 1 - DCB BA www.pugliadoggi.it BARI - Edilizia giudiziaria Le responsabilità sono ben note. La soluzione di Laudati A PAG 6 LA NOSTRA PROPOSTA Riformiamo i Comuni: meno enti, meno casta, meno sprechi. Ecco come ALLE PAGG 8 E 9 L’ELZEVIRO Se la Grecia scomparisse Per un istante ho pro- vato a cancellare la Gre- cia dalla mia memoria. Come se non ci fosse mai stata. In quell’attimo sono spariti almeno 500 libri dagli scaffali della mia bi- blioteca. E altri due o tre- cento sono come sbiaditi, perdendo decine e decine di pagine. Il vocabolario è improvvisamente di- magrito, assottigliando- si. E nella mia memoria si sono aperte voragini di buio: non c’erano più alcune decine di filosofi, i maggiori poeti antichi, latini inclusi mentre i li- bri di storia sembravano accartocciarsi su se stessi, forse incapaci di narrare più nulla. La mia Deagostini in 22 volumi è diventata im- provvisamente la metà. Uno dei tomi si è come suicidato, buttandosi dal- lo scaffale più alto. Era il numero 10, Flys-Gion e finendo sul pavimento si è aperto proprio in corri- spondenza di Germania. Due colonnine, striminzi- te e anoressiche. E mentre l’angoscia mi prendeva al plesso solare, prima di perdere i sensi ho potuto leggere: “….piccola encla- ve dai curiosi costumi ar- caici, come il rutto dopo la birra…” Senza la Grecia, cara Angela, niente Kant, He- gel e Heidegger. Senza la Grecia non avresti nem- meno i contrappunti di Bach, la potenza civiliz- zatrice di Beethoven, i versi di Goethe. E noi infelici con voi. di Fortunata Dell’Orzo BARI - Gli ex colleghi accusano il sindaco di non aver trovato una soluzione per la sede di Via Nazariantz I Magistrati contro Michele Emiliano A PAG 6 FOGGIA - Il sindaco cerca di rabberciare la maggioranza. Fino a quando? Crisi, ora si naviga a vista A PAG 12 CERIGNOLA - Il piano è un atto politico assistito tecnicamente Le tante critiche al Prg A PAG 13 TARANTO - 190 milioni di euro per rilanciare l’economia cittadina Firmato l’accordo sul Porto A PAG 10 il corsivo di Enrico Ciccarelli Viviamo in tempi in cui il riuso e il riciclo sono delle necessità assolute. Se ne è avuto un ulteriore esempio in occasione degli Europei di calcio, duran- te i quali molti venditori ambulanti esponevano in vendita le bandiere di For- za Italia, che per la prima volta, in cotal guisa, han- no trovato un’autentica utilità sociale. La speran- za è che il nostro vivaio sforni e Prandelli convo- chi un calciatore che si chiami Silvio, così possiamo riciclare “Meno male che Silvio c’è”. L’EDITORIALE Il prezzo della libertà Scriviamo articoli da quasi mezzo secolo. Ci è capitato di doverne ri- spondere in Tribunale. Solo poche volte e sempre vittoriosamente. Ci provò anni fa l’avv. Domenico Romano, deputato socia- lista, per fatti che lo vide- ro coinvolto quando era un potentissimo vice pre- sidente della Regione Pu- glia. Assoluzione piena. Da un pò di tempo av- vertiamo una pressione giudiziaria, che riteniamo eccessiva. Pensiamo di scrivere correttamente e [...] Cerca di difendere il Consiglio a 78 ma perde su tutti i fronti. Ora anche il Governo gli impone il limite dei 50 Consiglieri Vendola sbugiardato Un’altra battaglia vinta. Per un piccolo giornale come il nostro è una sod- disfazione. Dopo la Corte costituzionale, anche il Governo ci ha dato ragio- ne. Ora sono tutti, o quasi, per il Consiglio a 50, ma, sino a ieri, eravamo solo noi a sostenerlo. Tutti, ma proprio tutti, hanno votato per 60 consi- glieri. Per calcolo e miopa. Insuperabile, come al solito, il Presidente Ven- dola, il più ipocrita di tutti. Ha dichiarato che costitu- irsi in giudizio innanzi a Corte Costituzionxale per difendere le ragioni del Consiglio a 50 sarebbe “eti- camente inopportuno”. Peccato che solo qualche mese fa ha avuto l’ardire di costituirsi in giudizio, proprio in Corte Costitu- zionale, per difendere le ragioni del Consiglio, non a 60, ma addirittura a 78. A PAG 4 A PAG 2

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Il numero di Puglia d'oggi del 22 giugno 2012

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Questa testata non riceve contributi pubblici

22 giugno 2012 • anno III n. 23 nuova serie • 1 euro Settimanale a diffusione gratuita

Fondato nel 1959 da Pinuccio Tatarella

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BARI - Edilizia giudiziaria

Le responsabilitàsono ben note.La soluzione di Laudati

A PAg 6

LA NOSTRA PROPOSTA

Riformiamo i Comuni:meno enti, meno casta,meno sprechi. Ecco come

ALLE PAgg 8 E 9

L’ELZEVIRO

Se la Greciascomparisse

Per un istante ho pro-vato a cancellare la Gre-cia dalla mia memoria. Come se non ci fosse mai stata. In quell’attimo sono spariti almeno 500 libri dagli scaffali della mia bi-blioteca. E altri due o tre-cento sono come sbiaditi, perdendo decine e decine di pagine. Il vocabolario è improvvisamente di-magrito, assottigliando-si. E nella mia memoria si sono aperte voragini di buio: non c’erano più alcune decine di filosofi, i maggiori poeti antichi, latini inclusi mentre i li-bri di storia sembravano accartocciarsi su se stessi, forse incapaci di narrare più nulla.

La mia Deagostini in 22 volumi è diventata im-provvisamente la metà. Uno dei tomi si è come suicidato, buttandosi dal-lo scaffale più alto. Era il numero 10, Flys-Gion e finendo sul pavimento si è aperto proprio in corri-spondenza di Germania. Due colonnine, striminzi-te e anoressiche. E mentre l’angoscia mi prendeva al plesso solare, prima di perdere i sensi ho potuto leggere: “….piccola encla-ve dai curiosi costumi ar-caici, come il rutto dopo la birra…”

Senza la Grecia, cara Angela, niente Kant, He-gel e Heidegger. Senza la Grecia non avresti nem-meno i contrappunti di Bach, la potenza civiliz-zatrice di Beethoven, i versi di Goethe.

E noi infelici con voi.

di Fortunata Dell’Orzo

BARI - Gli ex colleghi accusano il sindaco di non aver trovato una soluzione per la sede di Via Nazariantz

I Magistrati contro Michele EmilianoA PAg 6

FOGGIA - Il sindaco cerca di rabberciare la maggioranza. Fino a quando?

Crisi, ora si naviga a vistaA PAg 12

CERIGNOLA - Il piano è un atto politico assistito tecnicamente

Le tante critiche al PrgA PAg 13

TARANTO - 190 milioni di euro per rilanciare l’economia cittadina

Firmato l’accordo sul PortoA PAg 10

il corsivo

di Enrico Ciccarelli

Viviamo in tempi in cui il riuso e il riciclo sono delle necessità assolute. Se ne è avuto un ulteriore esempio in occasione degli Europei di calcio, duran-te i quali molti venditori ambulanti esponevano in vendita le bandiere di For-za Italia, che per la prima volta, in cotal guisa, han-no trovato un’autentica utilità sociale. La speran-za è che il nostro vivaio sforni e Prandelli convo-chi un calciatore che si chiami Silvio, così possiamo riciclare “Meno male che Silvio c’è”.

L’EDITORIALE

Il prezzodella libertà

Scriviamo articoli da quasi mezzo secolo. Ci è capitato di doverne ri-spondere in Tribunale. Solo poche volte e sempre vittoriosamente. Ci provò anni fa l’avv. Domenico Romano, deputato socia-lista, per fatti che lo vide-ro coinvolto quando era un potentissimo vice pre-sidente della Regione Pu-glia. Assoluzione piena.

Da un pò di tempo av-vertiamo una pressione giudiziaria, che riteniamo eccessiva.

Pensiamo di scrivere correttamente e [...]

Cerca di difendere il Consiglio a 78 ma perde su tutti i fronti. Ora anche il governo gli impone il limite dei 50 Consiglieri

Vendola sbugiardatoUn’altra battaglia vinta.

Per un piccolo giornale come il nostro è una sod-disfazione. Dopo la Corte costituzionale, anche il Governo ci ha dato ragio-ne.

Ora sono tutti, o quasi, per il Consiglio a 50, ma, sino a ieri, eravamo solo noi a sostenerlo.

Tutti, ma proprio tutti, hanno votato per 60 consi-glieri. Per calcolo e miopa.

Insuperabile, come al solito, il Presidente Ven-dola, il più ipocrita di tutti. Ha dichiarato che costitu-irsi in giudizio innanzi a Corte Costituzionxale per difendere le ragioni del Consiglio a 50 sarebbe “eti-camente inopportuno”. Peccato che solo qualche mese fa ha avuto l’ardire di costituirsi in giudizio, proprio in Corte Costitu-zionale, per difendere le ragioni del Consiglio, non a 60, ma addirittura a 78.

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2 venerdì 22 giugno 2012

Non siamo pratici di bestemmie, e quindi non sapremmo dare torto o ra-gione all’ex-premier Silvio Berlusconi quando affer-ma che ipotizzare l’usci-ta dall’euro “non sarebbe una bestemmia”. Di sicu-ro sarebbe una tragedia, specie se, come il Cavalie-re soggiunge, la fine della moneta unica, oppure la

creazione di un “eurino” senza la Germania fosse al servizio di una “svalu-tazione competitiva”. Na-turalmente non è il caso di essere eurofanatici: la moneta unica deve tro-vare delle sue specifiche garanzie di solvibilità, la Bce deve acquisire almeno alcune delle caratteristi-che della Federal Reserve statunitense, c’è bisogno immediato di una diversa

In primo piano

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La bestemmia e la tragediaIN ITALIA - Senza la moneta unica i cittadini italiani sarebbero colpiti dalla crisi in maniera molto più diretta e feroce

“Non si può sbattere la porta in faccia a Plato-ne”. Così Luigi Berlinguer al Parlamento Europeo commentava giorni fa l’appello sottoscritto da uomini politici e da grandi nomi della scien-za, della filosofia e della cultura italiana perché si rivedessero le draconiane condizioni del prestito salva-Grecia.

Questa iniziativa ge-nerosa di marca italiana, che è stata molto apprez-zata all’ombra del Parte-none, moltiplica le sue ragioni e la sua necessità dopo il risultato eletto-rale. Due mesi fa i Greci avevano votato con la pancia più che con la te-sta: un grido esasperato e nichilista, dal quale non venivano risposte possi-bili di alcun tipo.

Al fantasma urlante del default i cittadini el-lenici hanno aggiunto lo spettro incombente della

guerra civile. Il voto di domenica

scorsa, la rapida costitu-zione di un Governo di unità nazionale, sono sta-ti un autentico toccasana per questi spettri. Ma ora è necessario che l’Europa dia risposte diverse e mi-gliori da quelle tetragone della Reichkanzler Angela Merkel. A noi non piace il frusto teatrino che con-trappone un’Europa buo-nista e virtuosa ad una Germania insensibile ed avida: ma l’Europa unita smette di essere tale se fa la voce grossa con i picco-li e poi regala senza parti-colari contropartite cento miliardi di euro alla più ragguardevole Spagna.

Una firma apposta mentre i mercati ti ten-gono una pistola puntata alla tempia non è una fir-ma volontaria. L’Europa deve riempire al più pre-sto di contenuti il bentor-nato ai fratelli greci.

Bentornati in Europa,cari fratelli greci

il commento

di Enrico Ciccarelli

La frase di Berlusconi sull’uscita dell’Italia dall’Euroentra di diritto nel pantheon delle sue uscite insensategovernance bancaria e di una ripresa sostanziale e sostanziosa del processo di costruzione dell’unità politica europea (ed è tri-ste e paradossale che i Go-verni, invece di andare in questa direzione, mettano addirittura in crisi i princi-pi di Schengen). Con tutto questo, la sorridente irre-sponsabilità con cui Ber-lusconi ritiene accettabile una fiammata inflattiva entra nel pantheon delle sue uscite più insensate, superando persino la ce-lebre osservazione sulle pizzerie piene che smenti-vano l’esistenza della crisi.

Probabilmente il Cav, negli anni Settanta, in-tento com’era a costruire Milano Due e presumibil-mente ad accompagnarsi

con giovani donzelle di una certa attrattività, non si ricorda cosa davvero succedeva: l’inflazione a due cifre, con gli astrono-mici rendimenti dei titoli di Stato, lo schock petro-lifero della guerra del Kip-pur, portarono l’Italia al limite del precipizio.

Negoziammo con la Germania (già!) un ma-xiprestito garantito dalle riserve auree della Ban-ca d’Italia, proibimmo la circolazione dei veicoli la domenica, obbligammo gli esercizi commerciali a spegnere le insegne nelle ore notturne. Fu proprio l’austerity, come venne chiamata a far nascere le trasmissioni fiume della domenica pomeriggio, che servivano a tenere in casa

gli Italiani. Quella Quaresima fu

tollerata dal Paese non perché, come mostra di credere il ridanciano Ber-lusconi, l’inflazione non sia molto importante, ma perché c’era una cosa chiamata “scala mobile” che garantiva una notevo-le protezione dei salari e delle pensioni (e l’accordo dell’Eur fra Gianni Agnelli e Luciano Lama la elevò al suo massimo storico).

Né questo bastò a pro-teggere i mutui immobi-liari a tasso variabile, che diventarono rapidamente insostenibili; quanto alla svalutazione competiti-va, che permetterebbe ai nostri prodotti di aggredi-re con maggiore facilità il mercato tedesco o quello

statunitense, avrebbe la contropartita di un enor-me rincaro della bolletta energetica, la madre di tut-te le inflazioni. Bustepaga e pensioni sarebbero fla-gellate in termini di potere d’acquisto, senza contare l’impressionante incre-mento del fiscal drag, visto che le aliquote si applica-no ai redditi nominali, non a quelli effettivi. Insomma, a parte Silvio Berlusconi e pochi altri, questa illumi-nata strategia colpirebbe i cittadini italiani in modo molto più diretto e sangui-noso di quanto già non av-venga.

Forse l’idea in sé non è una bestemmia; ma la sua applicazione di impreca-zioni e bestemmie ne ge-nererebbe tante.

Milioni di famiglie italiane possiedono almeno un anima-le, eppure, soprattutto in questo periodo, cani e gatti vengono abbandonati su asfalti bollenti. Sono tantissime le persone che, per 7 giorni al mare o in montagna, can-cellano mesi o anni di coccole ricevute a costo zero.

Nessuna valigia per chi ha quattro zampe; l’estate per loro è la fine di giochi e corse nei parchi, pranzi e cene prelibate, scodinzolii all’apertura di una porta, cuscini e coperte, cucce e pedicure, guinzagli colorati, giocattoli sonori, ossicini di plastica da sgranocchiare, carezze e programmi tv, divani su cui saltare, tappeti da sfilare, cure e appuntamenti dal veterinario.

Tutto questo, molti di loro, potranno solo ricordar-lo, sul ciglio di una strada, attenti a non morire, atten-ti a non far morire.

Salgono in macchina facendosi spazio tra le vali-ge e, solo quando il rumore dell’acceleratore si spegne sulle ruote, capiscono che una nuova strada li attende.

Guardano gli occhi dei loro padroni tra lo stupore e il dolore, abbaiano e corrono fino a quando possono.

Piangono, anche.Non è una vacanza per gli amici pelosi, ma una

nuova vita, di fame e solitudine.Chi abbandona un animale, abbandona una parte

di se stessi, migliorata da chi, senza l’uso della parola, è capace di donare amore, senza mai chiedere e mai tradire.

Quello che i padroni ignorano, è che persino quell’abbandono gli sarebbe perdonato dai loro ani-mali.

V’è da chiedersi, poi, chi è da chiamare animale.

attualMente

di Annalisa Tatarella

Una stradasu 4 zampe

[...]di non travalicare mai i confini del diritto di cronaca. Qualcuno però non é dello stesso avviso.

A Foggia pare che penda un procedimen-to per il libro da noi edito,Toghe, patate e cozze, scritto da Franco Metta e Tommaso Fran-cavilla.

Sembra che l’azio-ne sia stata promossa nientemeno che da Al-berto Maritati, depu-tato pd ed ex sostituto procuratore.

A Bari pende azione civile contro Antonio Cantoro per la sua in-chiesta sul Petruzzelli. Parte lesa l’avv. Luigi Paccione.

Sempre a Bari ben due procedimenti ve-dono accusato Fabrizio Tatarella.

Querelante é niente poco di meno che Mi-chele Emiliano, nella sua impropria veste di presidente dell’Asi, sce-so in campo a difendere

la presunta onorabilità macchiata di Girolamo Pugliese, un Matusa-lemme della prima Re-pubblica, ancora a sti-pendio pubblico.

Ora ci giunge notizia di un altro procedimen-to penale.

Anche questa volta un mammasantissima, pare il Cavaliere del Lavoro Paolo Pizzarotti o qualcuno del suo co-dazzo.

Non ne sappiamo di più, ma avvertiamo giá uno zelo indagatorio, che ci sembra eccessi-vo. Hanno voluto sape-re anche i nostri numeri telefonici. Li abbiamo accontentati, ma non ci pare di star facendo nulla di grave. Stiamo solo tentando di scon-giurare una colossale speculazione edilizia. Pensavamo di avere i magistrati dalla nostra parte, non contro. Fa niente. È il prezzo della libertà.

T.

Il prezzo della libertà

l’editoriale SEgUE DA PAg 1

di Enrico Ciccarelli

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venerdì 22 giugno 2012 3In primo piano

La prossima campagna elettoralesarà sull’unità politica dell’Unione

GLI SCENARI - I cittadini sappiano essere saggi, evitando di fare lo stesso errore di ingovernabilità che tanti danni ha fatto in grecia

generale) contrari al patto atlantico in ossequio alle tesi dell’Unione Sovietica.

Per fortuna, e la sto-ria ci ha dato ragione, i primi hanno saputo go-vernare rac-cogliendo la maggioranza dei consensi elettorali con risultati invi-diati all’este-ro. Muoversi già da oggi su posizioni antieuropee come fanno Berlusconi e Grillo significa indebo-lire e quindi inficiare il difficile percorso del Go-verno Monti all’interno del contesto dell’Ue. Far balenare poi l’idea di ele-zioni anticipate a ottobre dopo una feroce campa-gna elettorale, contestan-do quanto fatto sin qui dall’esecutivo in carica, può demagogicamente portare qualche voto in più a chi si erge a pala-dino di quei ceti sociali che oggi soffrono per la politica del rigore. Rigore imposto dalle circostanze come primo baluardo per non far cadere l’Italia nel baratro.

Ma se così fosse, si può immaginare una ripresa

del nostro Paese affidan-do la guida del Governo a una maggioranza compo-sta da Idv, Cinque Stelle e parte (quella dei pasda-

ran berlusco-niani) del Pdl? Ci sa-rebbero tutte le condizioni per un suici-dio collettivo che non sal-verebbe più nessuno e saremmo co-stretti, come avvenuto in Grecia, a in-dire nuove

elezioni. Pd, Udc, Fli e altri reagiscano dunque da subito a tale scenario apocalittico; i cittadini sappiano essere, come sempre, saggi, non facen-dosi illudere da pifferai magici. Non dimentichia-mo che da due profonde crisi politiche ed econo-miche dei primi decenni del secolo scorso in Ger-mania e in Italia spun-tarono due uomini dal nulla, acclamati da folle plaudenti: uno era un semplice caporale e di-ventò il Fuhrer del Terzo Reich; l’altro era un mo-desto maestro elemen-tare e divenne il Duce. Il seguito lo conosciamo. Due popoli li osannarono

e dopo lutti e macerie li rinnegarono. Da noi due uomini ripercorrono quei primi successi: uno can-tava e suonava sulle navi da crociera ed è stato per anni presidente del Con-siglio dei Ministri; l’altro, comico dotato di grande oratoria populista, rischia di vincere le elezioni del 2013. Tutti costoro sono stati e sono, in momen-ti diversi, conseguenza dell’antipolitica.

Il Paese si era illuso, noi compresi, che Berlusconi per un verso, e Di Pietro

per un altro, fossero gli ar-tefici di una nuova stagio-ne politica ed economica per il Paese: la Seconda Repubblica. I risultati sono dinanzi agli occhi di tutti. Evitiamo che ai pri-mi due si aggiunga Grillo. Non avremmo la Terza Repubblica, ma quasi certamente l’Ultima Re-pubblica.

Un’ultima considera-zione su tutto: il caos e il caso non stanno gover-nando il mondo, ma lo stanno distruggendo...

* Europarlamentare Fli

Nel corso del dibattito svoltosi lo scorso 28 mag-gio dal titolo “The change we want” e al quale han-no partecipato esponenti di Fli, Udc e Api, ho fatto presente che la prossi-ma campagna elettorale avrebbe visto come pro-tagonisti quanti, nei loro programmi, avrebbero sottolineato l’ineludibi-le necessità di rafforzare l’unità politica dell’Unio-ne Europea. E ciò con in-cidenti riforme istituzio-

nali e dei trattati in vigore. Sul fronte opposto, ho detto, si porranno inve-ce quanti chiederanno a gran voce l’uscita dall’eu-ro con la riproposizione di monete nazionali (lira, dracma, eccetera), volen-do affossare l’attuale con-testo comunitario.

Abbiamo già vissuto storicamente una simi-le divaricazione subito dopo la seconda guerra mondiale, quando in Ita-lia ci si misurava tra par-titi (democratici) filoat-lantici e partiti (sinistra in

M u o v e r s i già da oggi su posizioni antieuropee

come Berlusconi e Gril-lo significa indebolire, e quindi inficiare, il diffici-le percorso del Governo Monti all’in-terno del contesto Ue

“Le tracce estratte quest’anno sono quelle che ognuno di noi avrebbe voluto avere”. Lo ha dichia-rato Chiara Muccigrosso, responsabile nazionale di Studenti Italiani.

“La fortuna è stata dalla parte dei maturandi. Sono certa che ognuno ha potuto scegliere il tema più adatto per dimostrare la propria maturità: dal-la prosa di Montale al rapporto tra i giovani e la crisi (con tanto di citazione di Steve Jobs), dalla responsabilità ed etica della scienza al tema del bene comune e individuale. Temi per la maggior parte attuali, con i quali i ragazzi si sono alla prova per dimostrare di aver acquisito competenze, ma soprattutto di aver sviluppato quella capacità cri-tica che la scuola dovrebbe stimolare”.

esami di maturita’

RIFORME - Quattro fiducie distinte ed approvazione prima del Consiglio Europeo

Lavoro, lunedì in AulaLa riforma del lavoro

approderà in Aula, alla Camera, la prossima set-timana. Si inizia lunedì 25 con la discussione generale, poi si voterà su eventuali pregiudiziali e intorno alle 18 il gover-

no porrà la questione di fiducia. Lo ha deciso la conferenza dei capigrup-po di Montecitorio. Le dichiarazioni di voto e il voto finale sono previsti il pomeriggio di merco-ledì 27 giugno a partire

dalle 17. Dunque entro il Consiglio europeo, che si terrà a Bruxelles il giorno successivo.

Dopo il voto di even-tuali pregiudiziali, intor-no alle 18 il governo porrà la questione di fiducia sul ddl Fornero che, come al Senato, sarà su 4 articoli con 4 voti diversi.

Le quattro fiducie, una per ciascuno degli arti-coli del testo, saranno votate tra il pomeriggio del 26 giugno (dalle 18) e la mattina del 27 giugno. Per accelerare i tempi, i gruppi parlamentari avrebbero dato il loro via libera a una autolimita-zione delle dichiarazioni di voto.

Le dichiarazioni di voto finali, trasmesse in diretta tv, avranno inizio a partire dalle 17. Il voto finale dovrebbe tenersi intorno alle 18.30.

“L’Italia è profonda-mente impegnata, come governo, in un’articolata riforma del mercato del lavoro”, assicura il mi-nistro del Welfare Elsa Fornero che aggiunge: “Sappiamo che la riforma andrà strettamente mo-nitorata nei suoi effetti” per raggiungere gli obiet-tivi prefissati. “Le regole del mercato del lavoro - ha sottolineato ancora il ministro - devono pun-tare all’inclusione ed al dinamismo”.

Gianfranco Fini è ‘’sod-disfatto’’ per l’iter acce-lerato sulla riforma del lavoro. ‘’L’auspicio del presidente del Consiglio -dice- è stato tradotto in realtà dalla capigruppo. Monti si potrà recare al vertice con il voto defi-nitivo del Parlamento e questo darà credibilità all’azione dell’esecutivo’’.

Silvio Berlusconi e Antonio Di Pietro

di Potito Salatto *

Come promotore del Comitato per la Memoria della Shoah, e dell’Associazione Testimoni della Shoah, ho ricevuto con profondo dolore la notizia di quanto ac-caduto al campo di concentramento di Fossoli, a pochi chilometri da Carpi, distrutto a causa delle scosse si-smiche dello scorso 29 maggio. Ho deciso di creare una pagina su Facebook per diffondere notizie e modalità su come sostenerlo. L’indirizzo è il seguente: http://www.facebook.com/sosteniamocampodiFossoli.

Le priorità sono chiare e ben evidenti, soprattutto a chi in queste zone abita: la possibilità per le persone di riprendere al meglio il corso normale della vita. Ma fin da ora dobbiamo domandarci cosa può significare la perdita del proprio patrimonio storico e culturale e preoccuparci perché non si faccia silenzio intorno ai crolli di monumenti e siti storici, che ci appartengono, come il campo di Fossoli. Dobbiamo far sapere che il campo c’è e che deve continuare ad esistere. Per questo eventuali donazioni possono essere fatte attraverso:

Fondazione per il recupero e la valorizzazione della memoria storica

Via Rovighi, 57 - 41012 Carpi (MO) ItaliaP.I. IT 02374890362IBAN: IT 15 Q 02008 23307 000040415238BIC SWIFT: UNCRITM10J1agenzia Carpi, Piazza MartiriCausale: UNA PIETRA PER FOSSOLI

Ettore Lomaglio Silvestri

Non dimentichiamoil Campo di Fossoli

dopo il terremoto in emilia

Tracce all’altezzadei nostri giovani

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4 venerdì 22 giugno 2012Regione PugliaIL NUMERO DEI CONSIGLIERI - Dopo la Corte Costituzionale, anche il governo ci ha dato ragione. Ora tutti sono per i 50 consiglieri?

Un’altra battaglia vintaIl guazzabuglio dei numeri. La legge nazionale dice che i consiglieri non possono essere più di 50, lo Statuto ne prevede 60, la legge elettorale 70

Un’altra battaglia vin-ta. Per un piccolo giornale come il nostro è una sod-disfazione.

Dopo la Corte costitu-zionale, anche il Governo ci ha dato ragione.

Ora sono tutti, o quasi, per il Consiglio a 50, ma, sino a ieri, eravamo solo noi a sostenerlo. Tutti gli altri no. Compreso il par-tito al quale appartenia-mo. Tutti, ma proprio tutti, hanno votato per 60 consi-glieri.

Per calcolo e miopa. Per calcolo, volendo avere die-ci chances in più di essere rieletti. Per miopia, pen-sando di gabbare la legge nazionale che impone il tetto massimo di 50 consi-glieri.

Ora fanno tutti, o qua-si, i pentiti. I più esilaranti sono i due capigruppo dei due più grandi

partiti, Rocco Palese del Pdl e Antonio De Caro del Pd. Entrambi hanno fatto a gara a dichiarare, l’uno prima dell’altro, che l’an-no scorso avevano presen-tato, entrambi, una propo-sta di legge per il Consiglio a 50, ma che, poi, per veni-re incontro alle proposte del Consiglio, avevano ac-cettato la mediazione a 60. Impudenti. Ma come, i due gruppi più numerosi del Consiglio concordano sui 50 e poi... mediano al rial-zo? E con chi? Ma ci faccia-no il piacere e ammettano onestamente che quelle due loro proposte erano solo uno specchietto per e allodole.

Loro hanno sempre vo-luto i 60 cosiglieri e hanno tutti votato per i 60.

Insuperabile, come al solito, il Presidente Vendo-la, il più ipocrita di tut-

deranno, Puglia d’oggi sostenne una lunga bat-taglia, chiedendo a Ven-dola di non costituirsi in giudizio, ma il Presidente si costituì ugualmente, disattendendo il nostro invito e infrangendo una consolidata prassi della Regione Puglia di restare indifferente e contumace nei giudizi elettorali, che riguardavano i consiglieri. Lui, no. Si costituì. A spese della Regione e per far pa-gare alla Regione il costo di ben 8 consiglieri in più. Un salasso di un milione di euro. Sventato dalla nostra opposizione in giudizio e da Corte Costituzionale, Tar e Consiglio di Stato, che ci hanno dato ragione.

Ora questo esercito di

costretti pentiti deve sbri-garsi. Non possiamo atten-dere la Corte, come qual-cuno improvvidamente suggerisce. Sarebbe non solo eticamente inoppor-tuno, come finalmente dice il convertito Vendola, ma politicamente e istitu-zionalmente pericoloso.

Attualmente la situazio-ne è a seguente.

La legge nazionale dice che i consiglieri non pos-sono essere più di 50, lo Statuto ne prevede 60 e la legge elettorale 70. Un guazzabuglio che pote-vamo fare solo noi, con lo zampino di Fitto, che cam-biò la legge elettorale, sen-za cambiare lo Statuto, e di Vendola, che ha cambiato lo Statuto, senza cambiare

la legge elettorale, e violan-do quella nazionale. Ora bisogna fare in fretta, per-chè se Vendola si dimette prima della scadenza na-turale, c’è il rischio che si vada a votare, senza sapere quale sarà il numero esatto dei consiglieri da eleggere. La nostra proposta è chiara e semplice.

Il Consiglio non atten-da la Corte costituzionale e vari subito la modifica dello Statuto e la nuova legge elettorale. Con 50 consiglieri. È una questio-ne di decenza e mi auguro che questa volta Fli possa dare l’esempio, presentan-do subito una sua legge e chiedendo al Presidente Introna di calendarizzarla al più presto.

di Salvatore Tatarella

L’Aula del Consiglio regionale. Poltrone e seggi da occupare. Quanti e con quale legge?

E’ stato aperto in Consiglio regionale il “cantiere” della nuova legge elettorale.

Il presidente Ono-frio Introna e l’Ufficio di Presidenza hanno “assegnato il lavoro” ai componenti del grup-po tecnico, costituito da funzionari della Pre-fettura di Bari e della struttura consiliare in-terna.

Dovranno adeguare la legge n. 2/2005, che regola le ‘regionali’ pu-gliesi, ha spiegato In-trona, “armonizzandola innanzitutto allo Statu-to, per superare i rilievi della Corte Costituzio-nale”.

Tra agli aspetti che dovranno essere af-frontati nel testo rifor-

mulato – che varrà per la prossima legislatura - spiccano l’esigenza di assicurare la governabi-lità, attraverso il premio di maggioranza alla co-alizione vincente, e di garantire l’equilibrio tra le sei circoscrizio-ni, senza penalizzare le province meno popo-late.

Definita l’ipotesi di testo, il gruppo tecni-co la proporrà all’at-tenzione dell’Ufficio di presidenza ed ai rap-presentanti dei gruppi consiliari, prima che sia avviata all’esame de-gli organi regionali per l’iter approvativo.

La nuova disciplina elettorale affronterà an-che i nodi relativi alla parità di genere.

Al lavoro per trovareun punto di intesa

legge elettorale

ti. Ha dichiarato che costi-tuirsi in giudizio innanzi a Corte Costituzionxale per difendere le ragioni del Consiglio a 50 sarebbe “eticamente inopportu-no”.

Sempre candido il no-stro poeta.

Peccato che dimentichi che solo qualche mese fa ha avuto l’ardire di costi-tuirsi in giudizio, proprio in Corte Costituzionale, per difendere le ragioni del Consiglio, non a 60, ma addirittura a 78.

Svergognato.Quella costituzione in

giudizio per sostenere la fondatezza dell’allarga-mento del Consiglio a 78 cosiglieri fu una vera ver-gogna, perchê schierava la Regione a difesa della pretesa illegittima di 8 c o n - siglieri, tutti di

sinistra, di entra-re in Consiglio per intrupparsi a sbafo nella già larga mag-gioranza del P r e s i d e n t e Vendola, solo adesso, ma per domani, convertitosi alla tesi di un Consi-glio “eti-c a m e n -te” piû

ristretto.Come i lettori ricor-

Piano di Rientro mo-dificabile? In molti con-tinuano a chiedere un ripensamento del Go-verno regionale.

“Alla luce dell’impat-to drammatico che la se-conda fase del Piano di Rientro sta avendo sulla popolazione pugliese e sull’assistenza sanitaria nella nostra regione e in considerazione delle tante istanze provenien-ti da tutto il mondo della sanità e delle Istituzioni, abbiamo scritto al Pre-sidente della Commis-sione Sanità chiedendo che, nell’ambito delle audizioni sul provve-dimento, calendariz-zate in Commissione a partire dal prossimo 27 giugno, oltre ai soggetti che faranno richiesta di

essere auditi, vengano convocati anche: Anci; Conferenze dei Sindaci delle 6 Province; Upi; Organizzazioni Sinda-cali; Direttori Generali e Collegi dei Revisori dei Conti delle 6 Asl, delle 2 Aziende Universitarie – Ospedaliere, dei due Irccs (De Bellis di Ca-stellana e Oncologico di Bari); Ordine dei Me-dici; Università di Bari e Foggia; Società scienti-fiche; vertici degli Enti Ecclesiastici (S. Giovani Rotondo, Miulli di Ac-quaviva, Cardinale Pa-nico di Tricase); Cittadi-nanza attiva – Tribunale del Malato; Aiop”.

Questa la richiesta dei capigruppo dell’op-posizione in Consiglio Regionale.

L’opposizione chiedenuove audizioni

piano di rientro sanitario

“L’affetto antico che mi lega alla città di Man-duria m’impone di es-sere presente alla ma-nifestazione pubblica a difesa del punto nascita dell’ospedale Giannuzzi che la sciagurata gestio-ne vendoliana vorrebbe impunemente scippare ad un territorio che, con grande senso di civiltà, ha recentemente dimostrato la grande generosità della sua popolazione“.

A dichiararlo è il con-sigliere regionale di Fu-turo e Libertà, Euprepio Curto.

“Il Giannuzzi – ha pro-seguito Curto – rappre-senta un punto di rife-rimento importante per un’area molto vasta della zona orientale della pro-vincia di Taranto. Scip-

parlo del punto nascita rappresenta una violenza politica inaudita rispetto alla quale faccio sentire la mia vibrata protesta.

A questo punto però – ha incalzato Curto – non è sufficiente l’azione dell’opposizione per mo-dificare il Piano di riordi-no ospedaliero. A Man-duria c’era anche Michele Emiliano. Chiedo a lui la stessa coerenza che ho chiesto l’altro giorno ad altri esponenti del PD”.

“Decidano – ha con-cluso Curto – da che par-te stare. Perché non si può venire a Manduria a protestare contro la deci-sione di Vendola di chiu-dere il punto nascita, e poi sostenerlo con propri uomini in Consiglio re-gionale”.

E il Pd? Manifesta contro il piano e in Aula lo vota

manduria - chiuso il punto nascite

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venerdì 22 giugno 2012 5Regione Puglia

E adesso arriva il bilancioREGIONE PUGLIA - Da dicembre Vendola parla di abbassare le tasse, ma la settimana scorsa la giunta le ha confermate tutte

Dieci giorni di afa e probabile tensione per il consiglio regionale, che entra in una delle fasi cru-ciali della sua attività: la sessione di bilancio.

Secondo quanto preve-de il regolamento, l’atten-zione di tutti gli organismi consiliari dovrà essere dedicata esclusivamente alla manovra finanziaria: martedì 26 e venerdì 29 giungo sono fissate le se-dute in Aula per l’esame e l’approvazione del ddl di assestamento e prima variazione al bilancio di previsione 2012 e del ren-diconto generale della Re-gione per l’esercizio 2011.

Lo ha comunicato il presidente del Consiglio

regionale Onofrio Intro-na, in avvio dei lavori del-la terza commissione, che ha definito le tappe per il confronto sulla fase due del piano di rientro sani-tario, che quindi andrà in pausa fino ai primi di giorni di luglio quando, passati i nuvoloni del bi-lancio, si tornerà a parla-re dei “soliti” argomenti, certamente non meno importanti per i cittadini pugliesi.

In relazione al provve-dimento, con interventi di riorganizzazione ospeda-liera sul territorio regio-nale, il presidente dell’As-semblea ha ribadito che si tratta di un documento “non ingessato, ma aperto a miglioramenti e modifi-che, purchè a saldi inva-

riati, dal momento che il riordino risponde a para-metri fissati dal governo nazionale”, come per i po-sti letto e i punti nascita.

“La bozza di piano è stata redatta sulla base di analisi di tecniche e di proiezioni dell’impatto territoriale, ma deroghe saranno sempre possibili in ragione di esigenze og-gettive e comprovate. Re-sta l’impegno a garantire la massima attenzione ad un atto di programma-zione urgente, dal quale dipendono i concorsi per almeno altre mille uni-tà, tra medici e infermie-ri nella sanità pubblica pugliese, una priorità, ricordo che vede concor-de l’intera Assemblea nel voler assicurare i tempi

più certi possibili, secon-do le legittime attese del personale interessato e dei candidati, ma anche nell’intesse degli utenti del servizi sanitario: i pa-zienti e i cittadini.

“Sulla riduzione pos-sibile e doverosa dei 338 milioni di euro l’anno di tasse regionali a carico dei pugliesi, sarebbe ora che il Governo Vendola passasse dalla immagina-zione e dalla narrazione agli atti concreti. Sono ormai sei mesi (dall’ap-provazione del Bilancio di previsione a dicembre) che il Presidente promet-te, l’assessore dice che ci sono tutte le condizioni tecniche per la riduzione, ma la Giunta solo la setti-mana scorsa ha assunto

la decisione politica di confermare tutte le tasse regionali in vigore. Col placet dell’intera mag-gioranza che, a quan-to sembra, nonostante ospedali chiusi e tasse re-gionali tutte confermate, si sarebbe ricompattata intorno al Governo Re-gionale”.

A sostenerlo è Rocco Palese, capogruppo Pdl a Via Capruzzi, che aggiun-ge: “Come diciamo ormai da un anno, e come pure l’assessore Pelillo ha spie-gato un paio di mesi fa, ci sono tutte le condizioni per diminuire subito in maniera robusta le tasse regionali in vigore e per eliminarle l’anno pros-simo. Se la matematica non è un’opinione, lo dicono le stesse cifre in-dicate dalla Giunta nella relazione al DDL di Ren-diconto finanziario gene-rale della Regione Puglia, laddove leggiamo che nel 2011 il disavanzo nei conti della sanità è sceso a 120 milioni di euro; sul 2012 la Puglia avrà una integrazione al Fondo

l’intervento di giammarco surico

“La partita del bilan-cio regionale si gioca sulla pelle dei pugliesi”. Ne è convinto il consi-gliere regionale di Futu-ro e Libertà, Giammar-co Surico, componente della Commissione Sa-nità della Regione Pu-glia che denuncia una situazione paradossale.

“Il banco rischia di saltare – affonda l’espo-nente Fli - perché l’am-montare del contenzio-so, che è di proporzioni inaudite e la mancata indicazione delle risor-se disponibili sul fondo rischi potrebbero fare da leva scardinante ad un bilancio che si mo-stra in tutta la sua fra-gilità: precario come i livelli essenziali di as-sistenza, ormai forte-mente compromessi a fronte di una pressione fiscale senza preceden-ti”.

“La diminuzione della perdita di eser-cizio, la riduzione dei costi in convenzione e i favolosi e sbandiera-ti risparmi sulla spesa farmaceutica – conti-nua - altro non sono che il frutto delle politi-che vessatorie sul piano

delle tasse (vedi ticket e tassa sulla ricetta medi-ca). Non vi è traccia di riduzione degli sprechi, mentre resta intatta la spesa per beni e servizi dove si annidano mag-giormente le sacche di gestione clientelare che mettono in crisi il sistema”.

Surico punta il dito anche contro i risparmi pari a 75 milioni di euro sul personale. “Quello che viene caricato sul-le spalle dei cittadini è un prezzo altissimo, in termini economici quanto sul piano del diritto alla salute. Alla riduzione di personale e dei costi in conven-zione corrisponde una poderosa contrazione dei servizi primari con la conseguente necessi-tà, da parte del cittadi-no, di rivolgersi altrove e, se è nelle condizioni di farlo, al privato. Op-pure alla buona sorte. Praticamente il cittadi-no paga una ulteriore tassa, non imposta for-malmente, ma sostan-ziale. Restiamo in at-tesa di conoscere i dati sulla mobilità passiva”.

“Non possiamo non chiedere maggiore chiarezza sulle ombre inquietanti che si al-lungano - conclude Su-rico - su un bilancio che resta al palo dell’incer-tezza, avvolto dalla di-somogeneità dei bilan-ci Asl che continuano a seguire ognuno pa-rametri diversi e a non essere certificati”.

Il bilancio sullapelle dei pugliesi

Primarie, naturale evoluzioneL’INTERVISTA - Cassano (Pdl): “C’è da riorganizzare e rilanciare il Pdl su tutto il territorio”

“Non è facile la suc-cessione alla leadership di un partito che da circa vent’anni si è identifica-to con una sola perso-na”. Sulle primarie “certo siamo tutti d’accordo, perché la politica deve tornare ai cittadini, agli elettori”.

Massimo Cassano, consigliere regionale e vice presidente del grup-po Pdl non ha dubbi nell’indicare Angelino Al-fano quale erede di Silvio Berlusconi.

“Ha tutta la mia stima e la mia fiducia” ci dice e quando gli chiediamo di Raffaele Fitto, cui lo sap-piamo legatissimo uma-namente e politicamente, “per Raffaele io vedo un futuro ai vertici del go-

verno guidato da Alfano. E comunque un ruolo di leader non glielo potrà negare nessuno”.

Le primarie sono la naturale evoluzione per un partito che, dopo la ventennale stagione del leader, ora ha bisogno come il pane di aprirsi alla società e al contributo di tutti. “Chi viene eletto dovrebbe essere al servi-zio di chi ha espresso il voto, perché incarna quei

bisogni, quelle esigenze, quella progettualità che delega. Io credo nella po-litica delle cose e dei fatti concreti e sento la neces-sità di essere vicino al ter-ritorio e alla sua gente e sento di dover rispondere solo a queste istanze. Cer-to il partito mi ha dato la possibilità di essere pre-sente concretamente e at-tivamente nelle politiche regionali e questo non lo dimentico. Come chiun-que sia stato eletto ai vari livelli politico-ammini-strativi. E oggi, con mol-ta franchezza, non vorrei ‘distarmi’ da questo im-pegno che svolgo con en-tusiasmo”. Insomma, pare di capire che a Massimo Cassano interessi poco o proprio per nulla uno scranno a Montecitorio o a Palazzo Madama.

Ma, primarie a parte, cosa vede nel futuro del Pdl, un nome nuovo, per esempio?

“Questa faccenda del nome non mi entusiasma e non mi appassiona, cre-do ci siano problemi più prementi e seri, come la riorganizzazione del par-tito e il rilancio su tutto il territorio della sua at-tività. Ripeto, dopo qua-si vent’anni non è facile neppure immaginare come si possa sostituire Berlusconi, un leader che è già entrato nella storia italiana e non solo. Ma il Pdl ha in sé tutta la forza non solo per continuare rinnovandosi, ma per ri-prendersi quel ruolo di ri-ferimento per la maggio-ranza del popolo italiano che non è mai stato e mai sarà di sinistra”.

Massimo Cassano

Il Consiglio Regionale della Puglia

Sanitario di 102 milioni di euro, quindi il 2012 si dovrebbe chiudere, nel-la peggiore delle ipotesi con 18 milioni di euro di disavanzo. Se dopo anni di lacrime, sangue, tasse e chiusure di ospedali, siamo quasi in pareggio – conclude Palese - per quale motivo dovrebbero essere confermate le tas-se? Per finanziare sprechi e cattiva politica? A no-stro avviso la Giunta può e deve subito diminuire le tasse regionali e garantire sin d’ora che le azzererà per il 2013”.

Lo vedremo tra pochi giorni in aula, quando non ci si potrà più na-scondere dietro le pro-messe e dietro le “carte” della Giunta.

di Roberto Mastrangelo

di Fortunata Dell’Orzo

“Un giorno la mano de-stra promette ed il giorno seguente quella sinistra tira il freno: siamo stanchi di questo balletto. Le tas-se vanno ridotte, i puglie-si se lo meritano per tutti i sacrifici fatti fino ad oggi”, è quanto sostiene in una nota Peppino Longo, con-sigliere Udc.

“Il governatore Ven-dola l’altro giorno aveva promesso che le tasse sarebbero state ridotte - prosegue Longo - l’as-

sessore Pelillo, invece, lo smentisce e vuole rinviare tutto al 2013. Ma governa-tore e assessori si guarda-no negli occhi? Prima di parlare si consultano? O credono di poter sempre prendere in giro i puglie-si? E’ arrivato il momento di togliere un po’ le mani dalle tasche dei cittadini e ridurre la pressione fisca-le visto, infatti, che si pre-annuncia un disavanzo di soli 18 milioni di euro in campo sanitario”.

Basta con le promesse, ora si riducano le tasse

la discussione sul bilancio

Giammarco Surico

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6 venerdì 22 giugno 2012Bari

Sull’edilizia giudiziaria barese abbiamo detto la nostra più di una volta. Le responsabilità sono ben chiare e coinvolgono entrambi i sindaci degli ultimi vent’anni, che han-no fatto peggio persino di quelli della prima repub-blica.

Per dirla tutta, il sociali-sta Franco De lucia gigan-teggia al loro confronto. Ai tempi della Bari da bere lottizzavano tutto e lottiz-zarono anche l’incarico di progettazione del secondo palazzo di giustizia. 7 pro-gettisti 7, per accontenta-re tutti, dal Pci al Msi, ma il problema, almeno, lo avviarono a soluzione.

Stavano i soldi, 100 mi-liardi dello Stato, affidata la progettazione, redatti progetto generale e primo stralcio esecutivo, ma tut-to si bloccò.

Al Comune era arrivato Simone Di Cagno Abbre-scia e a Bari prendeva cor-po tale ing. Michele Cuto-lo, che aveva già realizzato la Cittadella della Finanza.

Una debordante cola-ta di cemento, sfuggita a

ogni regola, perchè opera militare. Invece di indire la gara d’appalto del primo lotto, Di Cagno Abbrescia si fa infinocchiare con la ricerca di mercato.

È l’inizio di una tele-novela che ci fa perdere i cento miliardi dello Stato e ci avvita a Pizzarotti.

Poi arriva Michele Emi-lano. Si moltiplicano i giu-dizi, ma in sette anni il sin-daco sceriffo non tira fuori una soluzione alternativa e, sopratutto, non revoca la ricerca di mercato.

Oggi siamo con un pa-lazzo di giustizia con con-

tratto scaduto e che è un giorno a rischio crollo e l’altro no.

Soluzioni alternative almeno quattro, ma tut-te insufficienti, precarie e costose. Qualunque scel-ta provocherà polemiche, proteste e retropensieri. Una soluzione c’era, l’ave-va suggerita Antonio Lau-dati, l’ex ospedale militare Bonomo.

Un gioiello di archi-tettura littoria, proprietà pubblica della Difesa.

Non se n’è fatto nulla. Meglio tenerlo a marcire, come le caserme dismes-

se. Vuote. Magistrati, personale e

avvocati indignati, intan-to, sono sul piede di guer-ra e minacciano di tenere le udienze all’aperto.

Nel parcheggio, in mez-zo al mercato e difronte al cimitero. Una vergogna. Peccato, peró, che nessu-no si sia indignato anni prima, quando il palazzo fu sequestrato e confisca-to perchè abusivo.

Oggi l’avv. Cinzia Capa-no, deputato, alza il tiro e parla di corruzione. La te-lenovela continua.

Oggi tutti vogliono e chiedono una soluzione, ma trovarla è diventato oggettivamente difficile.

La cittadella di Pizza-rotti non può passare, perché illegittima. i soldi dello Stato non ci sono più, perchè sono andati persi, i fitti sono sempre più alti, per palazzi che, per lo più, sono inido-nei, carenti e insuffi-cienti.

Politici e amministra-tori non sanno cosa fare e come uscirsene. Bran-colano nel buio o sono dolosamente interessati a l’una o l’altra soluzio-ne.

Eppure una strada ci sarebbe. L’ha suggerita Antonio Laudati, il Pro-curatore Distrettuale an-timafia, che, per primo, aveva avanzato l’ipotesi del Bonomo.

Parziale, ma pur sem-pre pubblica e bella.

Non se n’é fatto nulla, ma è lo stesso Laudati a suggerire la soluzione definitiva.

Si chiama federali-smo giudiziario. La tesi di Laudati é che i beni e i capitali sequestrati alla malavita pugliese non debbano finire in un cal-derone unico nazionale, ma restare sul territo-rio, per essere gestiti da un’agenzia regionale.

È con quei capitali che potrebbe essere rea-lizzato il palazzo di giu-stizia. Opera pubblica, realizzata con progetto e appalto pubblico, finan-ziata con i proventi sot-tratti alla malavita. Una soluzione di alto profilo

simbolico. Naturalmen-te, non c’è stato un solo parlamentare pugliese che l’abbia sostenuta.

Qualche conticino vale la pena di farlo. Da quando é a Bari Laudati ha sequestrato alla ma-lavita beni per centinaia di milioni.

Per l’esattezza 500 il primo anno e 700 il se-condo. E se le premesse sono queste, tutto lascia supporre che non si fer-merà. Dove sono finiti e dive finiranno tutti quei soldi? Come e dove sono stati o saranno utilizza-ti? Possibile che lo Stato consenta che a Bari la giustizia venga ammi-nistrata in un palazzo inidoneo, pericolante e, per giunta, illegittimo?

Possibile che nessuno pensi di porre fine a que-sta vergogna? L’agenzia regionale, proposta da Laudati, richiede tem-pi lunghi e un procedi-mento legislativo? Bene, ma nessuno impedisce che intanto si possa sot-toscrivere un protocollo, che impegni il Ministero a destinare alla costru-zione del nuovo palazzo di giustizia di Bari tutti i proventi illeciti seque-strati alla malavita in Puglia.

Sarebbe fatta. Trovati i soldi, progetto, appalto e realizzazione possono essere fatti anche a tem-po di record.

Cosa aspettano i par-lamentari pugliesi, il sindaco Emiliano e il Presidente Vendola a muoversi in questa dire-zione?

La soluzione? L’ha trovata Laudati

il federalismo giudiziario

EDILIZIA GIUDIZIARIA - I sindaci degli ultimi 20 anni hanno fatto peggio persino di quelli della prima Repubblica

Le responsabilità sono notesimeone di cagno abbrescia (1995-2005)

In dieci anni ha perso 100 miliardi di contributo statale e ha avviato improvvidamente la ricerca di mercato suggerita da Pizzarotti

michele emiliano (2005 - 2012)

In sette anni non ha revocato la ricerca di mer-cato e non ha trovato una soluzione alterativa

La corte d’appello di Bari. In primo piano la statua che rappresenta la Giustizia

giustizia - ma anche loro non sono esenti da colpe

Magistrati sul piede di guerra contro Emiliano. Gli contestano di non aver trovato una soluzione.

Hanno ragione, come noi abbiamo spiegato più volte. Anche loro, però, hanno le loro colpe, e non sono lievi.

Oggi, il Procuratore Distrettuale Antonio Laudati, riferendosi alla sede di via Nazariantz, attacca: “Gli interventi manutentori, fatti e da farsi, non potranno mutare le caratteristiche deficitarie della struttura: anzi si tratta di uno spreco di danaro pubblico”.

Ha ragione anche lui, da vendere, ma lui non stava a Bari quando fu proprio la Commissione di manu-tenzione a esprimere parere favorevole su quell’edi-ficio.

Fu proprio un magistrato a sceglierlo e a pressare, perché il Comune lo rilevasse in fitto e apportasse le

modifiche strutturali richieste dalla Commissione di manutenzione. Dopo, ad opera di altri magistrati, si scoprì che l’edificio era abusivo. Ma la Commissione non fece mai ammenda.

Più duro il Procuratore Generale Antonio Pizzi, che nella guerra interna alla Procura si schierò con Scelsi contro Laudati. Per lui la sola società legittimata alla costruzione è la Pizzarotti, senza se e senza ma. Con toni decisamente più netti, Pizzi, anche lui arrivato a Bari dopo i fatti, si inserisce in continuità nel pensie-ro della Commissione che, sin dal primo momento, ha optato per la Cittadella.

Ed é proprio grazie a questa scelta che il Comune rallenta prima e blocca poi l’iter del secondo palaz-zo di giustizia di via della Carboneria, già finanzia-to e parzialmente progettato. E viene proprio dalla Commissione il suggerimento (e la pressione) per l’improvvido bando per la ricerca di mercato, che ha favorito Pizzarotti e bloccato qualsiasi altra scelta al-ternativa. Insomma, se ci troviamo in questo cul de sac, la colpa é di Emiliano, ma non solo.

I Magistrati contro Michele Emiliano

pizzarotti ricorre contro la vas

La Pizzarotti minaccia un nuovo ricorso giudizia-rio. Naturalmente al Consiglio di Stato, dove ha tro-vato sempre terreno fertile. La Pizzarotti non vuole sottoporre il progetto alla Vas. È una procedura previ-sta dalla legge, richiesta anche per interventi di gran lunga meno invasivi. Ma a Parma, e nella dependan-ce barese, non sono d’accordo. Quella procedura non s’ha da fare. Il perché non é ancora noto. Probabil-mente Pizzarotti sosterrà che tale adempimento non era stato richiesto dal Consiglio di Stato e, quindi, il Commissario Albenzio non poteva farlo. E, natural-mente, nemmeno la Regione. Insomma, tutto il ca-stello di Pizzarotti si regge solo e sempre su una serie di errori, che si vuole passati in giudicato e, quindi, immodificabili. A noi, invece, piace ancora pensarla con Bertolt Brecht “ci sarà pure un giudice a Berlino”.

Ci sarà pure un giudice a Berlino

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venerdì 22 giugno 2012 7Bari

Siamo stati i primi a raccontare della situa-zione ormai insostenibi-le e pericolosa del palaz-zaccio di via Nazariantz: che ormai ha i giorni contati. Per quanto l’Inail (controllore e con-trollato, in quanto pro-prietario dell’immobile) abbia rassicurato che non vi siano imminen-ti pericoli di crollo (sic), nessuno fra le centinaia di operatori di giustizia che quotidianamente passano la loro giornata lavorativa nel lugubre e scricchiolante edificio proprio di fronte al cimi-tero, sa di essere davvero al sicuro.

Il comune di Bari, un po’ in affanno, ha dovu-to ricorrere all’ennesima soluzione provvisoria con una ricerca di mer-cato per individuare una o più sedi alternative alla Procura guidata da An-tonio Laudati. Cercava stabili da affittare (e ri-condizionare) per trasfe-rirvi uffici e personale. Sono arrivate solo quat-tro offerte, di cui una è stata subito scartata.

Le tre rimaste corri-spondono alla sede ex Telecom a Poggiofranco, a Villa Patrizia, nei pressi di Santa Fara e al com-plesso edilizio Agorà, in via Fanelli, una spe-culazione edilizia finita male per il costruttore Rafaschieri. Ora in co-mune stanno vaglian-do, esaminando i pro e i contro, i costi di ristrut-turazione e di affitto (è probabile che alla fine saranno almeno due le sedi individuate con una spesa complessiva che

dovrebbe essere di poco inferiore a quanto la mu-nicipalità dava per il pa-lazzaccio cimiteriale, tre milioni di euro l’anno).

Altre ipotesi? Non si parla più dell’ex ospeda-le militare Bonomo (c’è da capire se a ritardare la decisione da parte del Ministero della Difesa ci sono anche pressioni da parte della lobby vicina all’ex ministro Larussa, a sua volta gran patron ufficioso di Pizzarotti) che comunque richiede-rebbe almeno due anni abbondanti di lavori, compatibili con la natu-ra storica e protetta dell complesso.

Certo che quella dell’edilizia giudiziaria è una telenovela infinita che Bari vive da lustri e che, per un verso o per l’altro, ha fatto perdere miliardi di vecchie lire e milioni di euro, fondi che invece erano stati destinati proprio a dota-re la città di un polo giu-diziario degno di questo nome.

Di certo c’è la iattanza con cui Pizzarotti, forte di una sentenza del Con-siglio di Stato, sta por-tando avanti il progetto faraonico della cittadella della Giustizia nei pressi dello Stadio San Nicola. L’ultimo baluardo è la regione Puglia: decisa a difendere fino in fondo l’ipotesi già concordata con Comune e Provin-cia di lasciare al Libertà il polo giudiziario re-staurando l’esistente e costruendo il nuovo pa-lazzo in via della Carbo-neria.

Fortunata Dell’Orzo

Per gli uffici la soluzionedi uno sdoppiamento?

il palazzo di via nazariantz

anche in Acquedotto pu-gliese dall’amministratore unico Franco Divella e che guadagnò al nostro Palese il soprannome di Quintino Sella della Puglia.

Attribuzione, come si vedrà in seguito, alquan-to impropria, ma, a quei tempi, stiamo nel 2003, a n d a v a n o molto in voga certe opera-zioni, cosidet-te di finanza creativa.

Grosse so-cietà e grandi banche, italia-ne e straniere, si presenta-vano a ignari e poco ferrati amministra-tori pubblici italiani e si in-caricavano di “risanare” i loro deficit.

Questi sparivano di bot-to dai loro bilanci, finendo diluiti in ratei ventennali e trentennali, a un tasso d’interesse apparente-mente vantaggioso. Il truc-co, naturalmente, c’era e probabillmente era con-tenuto in quelle clausole in lingua inglese, che il povero Palese non poteva

A proposito di soldi se-questrati e di crack greco, c’è un’inchiesta di Anto-nio Laudati, che merita di essere ricordata e, in qual-che modo, ripresa. È quella della Merrill Lynch, chiusa a fine febbraio. I giornali ne hanno parlato poco e solo per esaltare i meriti del Presidente Vendola e del suo Assessore Michele Pelillo. Quello del San Raf-faele di Taranto, tanto per intenderci.

Vendola, in verità, c’en-tra poco in questa vicen-da. Lui ne ha tratto solo i vantaggi, anche se, va am-messo, nella circostanza si è comportato con elegan-za. Non ha sparato a zero, come avrebbe potuto, contro i suoi predecesso-ri. Sopratutto sull’angelico Rocco Palese, che candi-damente aveva ammesso, in piena bufera elettorale, di non sapere cosa avesse firmato, perché “non co-nosceva l’inglese”. Stiamo parlando dell’ingente de-bito della Regione Puglia, che l’allora assessore al bilancio Rocco Palese ave-va negoziato e, a quanto si disse, “risanato” con l’in-glese Merrill Lynch.

Operazione replicata

Laudati. Il Procuratore Distret-

tuale, che evidentemen-te conosceva l’inglese ed anche un poco di finanza, ipotizzò a carico della Mer-rill il reato di truffa aggra-vata e, nei primi mesi del 2010, sequestrò due rate di debito, che la Regione si apprestava a pagare alla Merrill per poco più di 200 milioni di euro. Il sequestro é stato mantenuto, sino a quando la Merrill non si é “convinta” a espungere i titoli tossici, sostituendoli con titoli più sicuri.

A quel punto é stato rag-giunto l’accordo.

La Puglia continuerà a pagare il suo debito, ma dal suo futuro sono scom-parse le nubi greche.

Una volta tanto a Bari abbiamo fatto meglio di tutti gli altri. Frutto di un lavoro di squadra, nella quale proprio Laudati ha giocato un ruolo essen-ziale, non adeguatamente valorizzato dai media e da Vendola.

Laudati, però, ha fatto anche di più e meglio.

Quando ha sequestrato quei 200 milioni di euro, non se li è tenuti in Procu-ra. Ha convocato le banche locali, le ha esse in gara e ha depositato quei soldi presso l’istituto che gli ha riconosciuto l’interesse più alto.

Un profilo da manager, più che da Procuratore, tanto che, quando a feb-braio di quest’anno i 200 milioni sono stati disse-questrati e restituiti alla Regione, avevano fruttato un utile di circa 10 milioni di euro.

Un ottimo risultato. Da allora Laudati ha chiesto al Ministero di sapere cosa dovesse farsene di quei soldi. Sta ancora aspettan-

leggere. Non è questa la sede

per spiegare il complesso meccanismo dei “derivati”, questo il nome del prodot-to finanziario, offerto alla Regione, all’Acquedotto e a centinaia di ignari enti locali italiani, grandi e pic-coli, di destra e di sinistra. In questi “derivati” sono finiti anche molti titoli tossici greci e quando la Grecia stava per dichiarare default, il rischio era che il crack si estendesse a ca-tena, travolgendo tutti gli enti che li avevano in por-tafoglio, Puglia e Acque-dotto compresi.

Una provvidenziale clausola di salvataggio, però, proteggeva la sola Merrill Lynch, scaricando tutti i rischi della operazio-ne sugli enti, che la Merrill avrebbe dovuto “risanare”.

Sulla Puglia e sull’Ac-quedotto incombeva,

quindi, il ri-schio di una bomba a oro-logeria. Il me-rito di Vendo-la é quello di aver riaperto il negozia-to, al quale hanno attiva-mente ed ef-ficacemente c o l l a b o ra t o il Prof. Ugo Patroni Grif-fi, ordinario

di diritto commerciale dell’università di Bari e della Luiss di Roma e la Ifa Consulting di Verona.

C’é da aggiungere, però, e senza nulla togliere al loro valore professionale, che la vicenda pugliese, simile a tante altre, non si sarebbe chiusa favorevol-mente, se non vi avesse fatto ingresso un’inchiesta penale, avviata da Antonio

iniziativa del circolo fli bari citta’ metropolitana

Proseguono, come or-mai diventata consuetu-dine del venerdì pome-riggio, gli appuntamenti del Circolo Fli Bari Città Metropolitana.

Il tema del dibattito, aperto a tutta la cittadi-nanza, questa settimana verterà intorno al deli-cato tema del Decentra-mento e della città me-tropolitana.

Un tema complica-to su cui da tempo an-che il nostro giornale si

spende, avendo sposato la tesi della necessità dell’attuazione dell’Area Metropolitana.

Sarà questo il tema sul quale è chiamata a con-frontarsi anche l’asses-sore al decentramento di Bari Mara Giampaolo. L’incontro si inquadra nel ciclo di assemblee aperte, organizzato dal Fli Bari città Metropoli-tana.

L’appuntamento è per venerdì 22 giugno, alle

ore 19.00, nella sede di via Andrea da Bari, 157.

Nel dibattito si con-fronteranno la tesi dell’amministrazione comunale, che ha predi-sposto un nuovo regola-mento di decentramen-to municipale e quella di Fli, che auspica il pas-saggio alla città metro-

politana.Gli schemi attualmen-

te al vaglio dell’assem-blea cittadina prevedono la riduzione del numero delle circoscrizioni dalle attuali nove alle cinque. Dal canto suo il Pdl ha fatto una contropropo-sta, chiedendo l’adozio-ne di sei municipi.

Decentramento,se ne parla a Bari

do. Passi per un Governo

politico, che può avere le sue incertezze e i suoi tem-pi, ma un governo tecnico avrebbe dovuto rispondere ad horas.

Per una Procura, che ha sede in un immobile fati-scente, e che non ha i soldi per riparare le auto e pa-gare gli straordinari, c’era solo l’imbarazzo della scel-ta. Ma il Ministero tutt’ora nicchia. Allora, la soluzio-ne proviamo a cercarla noi, facendo nostra un’idea di Laudati.

Quei soldi restino in Puglia, là dove ingegnosa-

mente sono stati guada-gnati, e servano a finanzia-re la nuova sede del Palazzo di giustizia. Una prima tranche di finanziamento, da implementare con gli ulteriori introiti che la Pro-cura riuscirà a sottrarre alla criminalità pugliese.

Quest’anno è già a quota 800 milioni, e molto ancora resta da fare. Si muovano, dunque, i politici pugliesi e ottengano dal Ministero ciò che ci spetta. Altrimenti non ci resterà che conclu-dere che Laudati ha saputo fare meglio di loro e che loro, nonostante Laudati, non servono una mazza.

BARI - Cosa fare di quei soldi recuperati da Laudati? Possono essere destinati alla costruzione del nuovo palazzo di giustizia

Il procuratore manager e i 10 milioni della Merril Lynch

Nel 2003 an-davano molti in voga certe operazioni di

finanza creativa: grosse società si presentavano ad amministratori offren-dosi di risanare i loro de-ficit. Il trucco, naturalmen-te, c’era

Antonio Laudati

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8 venerdì 22 giugno 2012La proposta

salvo lodevoli eccezioni, non funzionano come do-vrebbero. Costano molto, ma offrono al cittadino servizi quasi sempre in-sufficienti. Bisogna porvi rimedio, e subito. Con un triplice obiettivo, recu-perare consistenti risorse finanziarie, per alleviare il pesante carico tributa-rio che grava sui cittadini, assicurare alla collettività servizi finalmente effi-cienti, di qualità e a costi

competitivi, introdurre nei Comuni vere norme di democrazia, legalità e alternanza.

Cominciamo dal nu-mero dei Comuni. 9000 enti ci sembrano oggetti-vamente troppi. In mol-ti paesi europei hanno proceduto recentemente a importanti riforme, ac-corpando e riducendo significativamente il loro numero.

Lo dobbiamo fare an-

1 - GLI OBIETTIVI - Bisogna moralizzare, snellire le procedure, ridurre le tasse, velocizzare le decisioni, ottimizzare i servizi

Riformare i Comuni: meno enti, meno casta, meno sprechi

Si discute tanto di riforme. Proviamo ad avanzarne una noi. Per cancellare del tutto la casta sprecona e sostitu-irla con tanti Cincinnato. Obiettivo: moralizzare gli enti, snellire le pro-cedure, ridurre le tasse, velocizzare le decisioni, ottimizzare i servizi, in-trodurre i controlli, ga-rantire l’alternanza, raf-forzare la democrazia. Ne vogliamo discutere?

L’Italia ha circa 9000 Comuni. Sono organizza-ti e gestiti tutti allo stes-so modo, dal più piccolo, una decina di abitanti, al più grande, Roma, con oltre due milioni e mezzo di abitanti. Vi sembra una scelta razionale? Certa-mente, no. Vediamo, allo-ra, cosa si potrebbe fare per rendere il sistema più efficiente, più democrati-co e anche molto più eco-nomico.

Oggi abbiamo 9000 sindaci, 9000 giunte co-munali, 9000 consigli co-munali, oltre ad alcune centinaia di consigli cir-coscrizionali, e molte de-cine di migliaia di aziende municipali, enti, consor-zi, distretti, ambiti e co-munità montane. Tutto questo macchinoso e ple-torico sistema produce al-cune centinaia di migliaia di amministratori pubbli-ci, con relative indenni-tà, missioni, gettoni, se-gretari, auto e telefonini di servizio. Una giungla, una palude, uno spreco. È questa la vera, e più nu-merosa, casta politica, ma nessuno ha il coraggio di disboscarla. Sarebbe una meritoria operazione a beneficio dei cittadini e della funzionalitá de-gli enti, ma a scapito dei partiti, che si vedrebbero privati di quel personale politico oggi indispensa-bile per raccogliere il con-senso sul territorio.

In compenso, Comu-ni e Aziende municipali,

che noi. Senza sopprimere al-

cun Comune, anche se piccolo o piccolissimo.

Da noi, il Comune ê l’ente più vicino al citta-dino.

È la sua storia, la sua comunità. Possiamo can-cellare tutto, persino le Regioni, ma i Comuni no. Che si fa, allora?

Semplice, si rende ob-bligatoria l’Unione dei Comuni.

Almeno per tutti gli enti al di sotto dei tremi-la abitanti. Sono più della metá, 4.500 circa. Se fos-sero obbligati tutti a rag-giungere la soglia minima di tremila anime, si ri-durrebbero a meno della metà. Un buon risultato, ma non il solo.

Tutti questi Comuni manterrebbero denomi-nazione, stemma e gon-falone, così come oggi, aggiungendo solo il nome dell’Unione.

In comune, però, do-

vranno mettere tutti i ser-vizi, una sola segreteria, un solo ufficio tecnico, un solo comando per i vigili urbani, e così via. Si otte-rebbe una ottimizzazione dei servizi, una riduzione dei costi e un minor nu-mero di dirigenti. Poi, ab-biamo altri 1000 e passa Comuni, con una popola-zione fra i 3000 e 5000 abi-tanti. Per questi il passag-gio all’Unione resterebbe facoltativo, ma Stato e Regioni potranno favorire la scelta, prevedendo con-tributi e facilitazioni per tutti i Comuni aderenti.

Questa riforma, previa approvazione di apposita legge, può essere attuata nel termine di due anni. Il procedimento per i Co-muni obbligati (quelli al di sotto dei 3000 abitan-ti) è attivato dai Comuni stessi, lasciando loro la libertà di scegliere con chi associarsi, mentre il monitoraggio sull’intera operazione resterebbe

alla Regione che, decor-so inutilmente il biennio, si sostituirebbe autori-tativamente ai Comuni inadempienti, portando a compimento il procedi-mento nell’ulteriore ter-mine di un anno.

Gli altri Comuni, sino a 5000 abitanti, potranno sempre optare per l’Unio-ne. Con vantaggi e contri-buti, se nel biennio, senza se successivamente.

Al termine del triennio di attuazione della rifor-ma, al posto degli attua-li 6000 e passa Comuni sotto i 5000 abitanti, po-tremmo avere, fra nuove Unioni e Comuni singoli, poco più di 2.000 enti.

Un bel risparmio. Una norma transitoria,

infine, dovrebbe congela-re tutte le amministrazio-ni in scadenza nel trien-nio fino all’insediamento della nuova governance delle Unioni. Che, come vedremo successivamen-te, sarà molto diversa.

Città metropolitane: via le Province3 - LE PROVINCE - Basta con il Comune imprenditore che fa clientelismo, accumula passivi e li scarica sui cittadini

Eliminati dalla quasi to-talità dei Comuni, i Consi-gli comunali sopravvivono solo nei Comuni con più di 30.000 abitanti, circa tre-cento, dai quali bisogne-rà, comunque, escludere Roma capitale e le cittá metropolitane, che avran-no una diversa governan-ce. In queste trecento città avremo, quindi, una du-plice governance, come ora: consiglio comunale e giunta, più o meno con le stesse funzioni di oggi, ma con numeri ridotti, sia per la giunta che per il consi-glio. Anche in queste città il sindaco viene eletto, a turno e per un anno, all’in-terno della Giunta. Salvato, in questo caso, il Consiglio comunale, perché i partiti, per il numero rilevante dei cittadini, possano avere una loro voce.

Le città metropolitane dovranno costituirsi nel termine di due anni. In difetto scatta il potere so-stitutivo delle Regioni, che hanno un altro anno per concludere il procedimen-to. Le città metropolitane decidono i confini, le com-petenze, i servizi, gli statu-ti e i regolamenti. I comu-ni aderenti non vengono soppressi, ma mantengo-no nome, stemma e gon-falone, aggiungendo solo la denominazione dell’au-

torità metropolitana. Ogni comune elegge i suoi orga-ni, in base alla sua popo-lazione, eccettuato il con-siglio comunale, che viene soppresso. Tutti gli eletti costituiscono il Consiglio metropolitano, che gover-na tutto il territorio della città metropolitana. Al suo interno sindaco e assesso-ri vengono eletti a turno e per la durata di un anno. In ogni Comune, sopravvi-vono gli organi eletti, che fungono da delegati del sindaco metropolitano.

Per Roma, infine, nel termine di un anno dovrá essere appovato uno sta-tuto speciale, che tenga conto del suo ruolo di ca-pitale e della presenza del Governo nazionale sul suo territorio.

La nuova governance

degli enti locali ha bisogno, ovviamente, di una nuova legge elettorale, che dovrá essere licenziata entro un anno. Ridotto al minimo il numero degli amministra-tori, é da presumere che si moltiplichino, invece, liste e candidature.

Per evitare un ingorgo paralizzante, bisognerà operare su due fronti: re-gole severe per la presen-tazione delle liste, con un sostenuto numero di firme e autentiche più rigorose, da un lato, doppio turno, dall’altro.

Entrambi i sistemi con-tribuiranno a restringere la scelta degli elettori. In par-ticolare, accederanno al doppio turno solo le liste, quindi anche piû di due, che avranno superato una certa soglia, che indiche-

rei nel 20/25%. In questo modo partiti, movimenti ed associazioni sarebbero costretti a candidare solo i migliori. La ineleggibilità per tutti di due mandati consecutivi garantirebbe, poi, un vero ricambio e so-pratutto la temporaneità degli incarichi.

Faremo tutti come Cin-cinnato, che, dopo aver servito la Repubblica ro-mana, seppe tornare ai suoi campi.

Le ultime due norme ri-guardano tutti gli altri enti locali e tutte le aziende di servizi dei Comuni. Fra i primi, ricordiamo le Pro-vince, i distretti, gli ambiti, le comunitá montane. Sa-ranno soppressi, senza ec-cezione alcuna. I Comuni, fuori dalle Unioni o dalle aree metropolitane, che vorranno gestire unitaria-mente alcuni servizi non economici potranno farlo realizzando societá di sco-po. In questo caso, però, non nomineranno nuovi amministratori, ma, ad amministrarle, saranno gli stessi sindaci dei Comu-ni coinvolti nelle societá di scopo. Senza gettone o indennitá aggiuntiva. La riforma, infatti, vieta ai sindaci, alle giunte e ai consigli di procedere a nomine di secondo livello. In ogni ente o società i Co-

Una veduta di Bari dall’alto. Presto sarà Area Metropolitana?

muni sono rappresentati solo ed esclusivamente dagli amministratori in carica, che non ricevono per questa attività sup-pletiva alcun ulteriore emolumento, perché lo Stato fissa inderogabil-mente il tetto di indennità e gettoni degli ammini-stratori, che non possono in alcuna maniera essere essere aumentati.

Tutte le aziende econo-miche dei comuni vanno, infine, privatizzate.

Basta con il Comune imprenditore, che lede il principio della libera con-correnza, gonfia le assun-zioni clientelari, accumu-la passivi e li scarica sul cittadino contribuente.

Per finire, la riforma reitroduce un sistema di controllo sugli enti locali, oggi inesistente e affidato impropriamente alle sole indagini penali delle Pro-cure.

Vanno istituite, invece, Commissioni regionali, assolutamente indipen-denti, con membri, presi dalla pubblica ammini-strazione e nominati dal Tar, dalla sezione regio-nale della Corte dei Conti, dal Procuratore Generale e dal Presidente della Cor-te d’Appello.

In carica per una sola volta e per cinque anni.

di Salvatore Tataella

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venerdì 22 giugno 2012 9La proposta

Abbiamo visto come, introducendo le Unioni dei Comuni, gli enti con popolazione sino a 5.000 abitanti possano ridursi a poco più di 2000. A que-sti va aggiunto un quasi pari numero di Comuni, con popolazione sino a 30.000.

Questa soglia segna una significativa diffe-renza nella governance degli enti locali. Per i Co-muni, situati al di sotto, come anche per le Unioni dei Comuni (in tutto cir-ca 4000 enti), è prevista una governace che, per comodità, definiremo ri-dotta. Diversa da quella, che chiameremo ampia, prevista per i Comuni più grandi, che sono poco più di trecento, dentro i qua-li andrà fatta un’ulteriore differenza per le cittá me-tropolitane e per Roma Capitale. Quest’ultima go-drà, infatti, di uno Statuto speciale. Ma andiamo con ordine.

Cos’è questa governan-ce ristretta per i Comuni al di sotto dei 30.000 abi-tanti? Recenti provvedi-menti legislativi hanno già ridotto il numero de-gli Assessori e Consiglieri comunali. Provvedimenti dettati solo dalla necessi-tà di comprimere le spese dei Comuni.

Decisioni giuste, ma insufficienti.

Le spese sono scese di poco e l’efficienza dei Comuni non è aumenta-ta. Bisogna, quindi, fare di più e abolire del tutto i Consigli comunali, pre-vedendo anche una di-versa forma di elezione dei sindaci e una diversa durata del loro mandato. Nessuno si scandalizzi e nessuno gridi a una lesio-ne di democrazia. Anzi.

Il risultato finale garan-tirà proprio una migliore democrazia, un’effettiva alternanza e l’elezione diretta di tutti gli ammini-stratori.

Il sistema attuale, che intendiamo modificare profondamente, consen-te ai cittadini di eleggere direttamente il sindaco e di contribuire alla for-mazione del consiglio co-munale. Il sistema, intro-dotto nel 1993, ha avuto un indubbio successo e, certamente, ha dato mi-gliori risultati del prece-dente, quando i sindaci erano eletti (e sfiduciati) dal consiglio comunale.

Con gli anni, però, il si-stema ha mostrato i suoi limiti. I sindaci hanno co-minciato a pensare sem-pre meno all’amministra-zione delle città e sempre di più alle loro personali carriere politiche, per questo spesso approfit-tando dell’ampio potere e della grande risonanza mediatica derivanti dalla carica sindacale. I consigli comunali, pensati dalla legge come organi di in-dirizzo e di controllo, non hanno saputo e potuto adempiere, né all’uno, né all’altro. Sostanzialmen-te privati di altre compe-tenze e, sopratutto, della

gestione, sono diventati, quasi ovunque, dequali-ficate arene di miserevoli scontri fra fazioni e luogo privilegiato per imboscate e ricatti ai danni dell’ese-cutivo. Necessaria, quindi, una radicale rivisitazione di entrambi gli istituti.

Dei consigli comunali si propone la soppressio-ne, ma non sarà soppres-sa la democrazia.

Anzi. I cittadini, invece che per il Consiglio co-munale, voteranno per la Giunta municipale. Sce-glieranno, così, diretta-mente gli assessori, che oggi sono scelti e sostituiti dal sindaco, dopo dure e, spesso, poco trasparenti trattative con i partiti e i consiglieri. Chi può one-stamente sostenere che questo sistema non sia piú democratico e trasparen-te, quando saranno pro-prio i cittadini, e non altri, a scegliere direttamente i loro amministratori?

Si può obiettare come la soppressione dei Con-sigli comporti anche la scomparsa delle minoran-ze e dei poteri di control-lo, ma è facile far rilevare come già oggi minoranze e Consigli non abbiano alcun valido strumento di controllo. Questa rifor-ma, invece, reintroduce le

2 - I COMUNI - Cancellare i Consigli comunali. I Cittadini scelgano direttamente la giunta. Sindaci a rotazione e per un solo anno

Più democrazia con la scelta diretta degli amministratori

Commissioni di controllo, delle quali ci occuperemo oltre. Nessun rimpianto anche per la scomparsa dei partiti, sopratutto nei piccoli e piccolissimi pa-esi, dove già di fatto non esistono più da un pezzo. Sono solo foglie di fico per coprire interessi con-solidati di piccoli gruppi, spesso anche solo fami-gliari. Una sorta di fran-chising partitocratico, dove ognuno si sceglie il marchio che piú gli aggra-da.

La novità più interes-sante riguarda, poi, il sin-daco.

Scompare il mito del sindaco scelto dai cittadi-ni e che oggi dura in cari-ca normalmente per cin-que o dieci anni. Nelle sue mani si concentra troppo potere e per troppo lungo tempo. Viene sostituito dalla Giunta Municipale, anch’essa eletta diretta-mente dai cittadini. Quin-di, un tasso di democrazia più alto, perché, invece del solo sindaco, ad essere eletta dai cittadini é tutta la Giunta. Le Giunte sa-ranno di numero ridotto, da un minimo di tre a un massimo di sette membri.

Le funzioni di Sinda-co sono svolte a turno e per un anno da uno dei componenti della Giunta, mentre tutti gli altri svol-gono le funzioni di Asses-sore. Ciliegina sulla torta, tutti i componenti della Giunta sono ineleggibili per due mandati conse-cutivi. Ogni cinque anni si cambia necessariamente, assicurando alla comu-nità una reale alternanza ed evitando che un potere esercitato troppo a lungo possa dar vita a una nuo-va casta.

Variante per le Unioni

di Comuni. Nelle Unioni, ogni Co-

mune elegge il proprio Sindaco, che, insieme agli altri, forma il Consiglio dell’Unione. Il Sindaco dell’Unione, che assume il titolo di Presidente, vie-ne eletto all’interno del Consiglio, sempre con la turnazione di un anno. Tutti gli altri membri del Con-siglio svolgono le funzioni di Asses-sori dell’Unione e, allo stesso tempo, di De-legati del Pre-sidente per il Comune di elezio-ne. An-che per loro le s t e s s e condizioni di incandi-dabilità per due mandati di seguito.

Questa è la go-vernance, che ab-biamo chiamato ri-dotta.

Si applicherà alla quasi totalità dei Comu-ni e a tutte le Unioni.

Il risultato più vistoso, ma non il solo, sarà una drastica riduzione di inu-tili e costose poltrone. Una casta di alcune centinaia di migliaia di consiglieri comunali sarà sostituita solo da alcune migliaia di amministratori e solo per cinque anni. Calcolate gli altri vantaggi: recupero di risorse finalizzate a una minore pressione tribu-taria, decisioni velociz-zate, certezza di pote-ri e responsabilità in capo a un solo orga-no, ottimizzazione dei servizi. Risultati non da poco.

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10 venerdì 22 giugno 2012Territorio

Un accordo da 190 mi-lioni di euro di investi-menti per ridisegnare il futuro del porto di Taranto. Questo l’accordo firma-to mercoledì scorso, alla presidenza del Consiglio dei Ministri, da Governo, Regione Puglia, Provincia, Comune e Autorità Por-tuale di Taranto, Sogesid, Ferrovie dello Stato e com-pagnie di navigazione e logistica impegnate nello scalo pugliese: Evergre-en, Tct, Luante Estate B.V. Gsi Logistic e i cinesi di Hutchison.

Gli interventi messi in previsione nell’accordo sono quelli di cui si par-la da anni: la nuova diga foranea di protezione del porto, la riqualificazione delle aree ricadenti nel Sin, il sito di bonifica di Inte-resse Nazionale, la ricon-figurazione della banchi-na del molo polisettoriale, l’ammodernamento della banchina e dei piazzali, il dragaggio dei fondali.

In base a questo accor-do le parti si impegnano a terminare gli interventi in 24 mesi e a garantire la mo-vimentazione di 1 milione di container nell’anno suc-cessivo al termine dei lavo-ri e, infine, a trasformare la mobilità di 160 lavoratori

della Evergreen in cassa in-tegrazione a rotazione.

Il Governatore pugliese Nichi Vendola ha saluta-to così l’iniziativa: “E’ una firma storica, destinata a cambiare radicalmente l’assetto trasportistico e infrastrutturale dell’intero mezzogiorno e non solo. Oggi finalmente possiamo dire di aver avviato la re-alizzazione di quello che potrebbe diventare il por-to commerciale di riferi-mento nel Mediterraneo”. “Una svolta per il Porto di Taranto destinato a diven-tare il vero hub italiano nel Mediterraneo - ha aggiun-to Vendola - un cambia-mento molto importante non solo per l’economia della città, ma anche per

Porto di Taranto, firmatol’accordo per il rilancio

TARANTO - 190 milioni di euro per gli investimenti in città. Presto la nuova diga, il molo polisettoriale, la banchina e il dragaggio

tutta la Puglia e per l’inte-ro mezzogiorno. Oggi, con la firma del protocollo che prevede investimenti cer-ti e tempi serrati, ci sono tutte le condizioni perché il porto di Taranto diven-ti, nel giro di due anni, il porto più infrastrutturato d’Italia, in grado così di generare nuova economia e nuova qualificata occu-pazione. Con il dragaggio poi diventerà l’unico porto italiano a poter ospitare le navi container di ulti-ma generazione e quindi anche il traffico inter-nazionale, quello che si muove da nord verso sud, dalla Cina cioè verso Rot-terdam, dovrà rivedere le proprie rotte. Taranto, al centro del Mediterraneo,

diventerà il cuore del com-mercio mondiale, in grado di intercettare i traffici in-ternazionali”.

Soddisfatti anche il sot-tosegretario al ministero dell’Ambiente, il foggiano Tullio Fanelli e il vicemi-nistro delle Infrastrutture e Trasporti, Mario Ciaccia, che nel marzo scorso ha inaugurato il primo can-tiere della piastra logistica di Taranto, la cui funzione, osserva, sarebbe stata va-nificata senza gli impegni messi nero su bianco, ieri,

in un crono programma dei lavori sulla cui attua-zione vigilerà il commissa-rio Lepre.

«Ora - aggiunge Ciaccia - si restituisce alla Puglia una grande possibilità di recupero, importante per l’Italia e l’Europa, che con-siderano strategico il Porto di Taranto».

Ora, la speranza è che questo investimento sia realmente il primo passo verso un cambiamento che la città di Taranto chie-de a gran voce da anni.

Dall’11 Luglio parte il Torino-Bari notturno. La società piemontese “Are-naways” collegherà tre volte a settima-na, il mercoledì, venerdì e domenica alle 21.45, con arrivo alle 9.30. Ritorno il giove-dì, sabato e lunedì con partenza dal capoluogo pugliese alle 21.12 per ar-rivare a Torino PortaNuo-va alle 9.40 del giorno dopo. I prezzi non sono certamente per tutti: si parte da un minimo di 112 euro. Molto presto, poi, comincerà ad ope-rare anche la più famosa «Ntv», società presieduta da Luca Cordero di Monte-zemolo. Nei giorni scorsi l’assessore re-gionale ai Trasporti Guglielmo Minervi-ni ha incontrato a Roma i top manager di Ntv: è solo l’ultimo di una serie di contatti che si vanno via via intensifi-cando. Non che occorra un particolare via libera regionale per i trasporti di tipo nazionale, ma le società ritengono utile accreditarsi presso le Regioni, tan-to più nel caso in cui sia diventato più difficile il loro rapporto con Trenitalia.

E questo è il caso della Puglia. Sicché si può dire con certezza che la presenza di Arenaways e di Ntv colmerà il vuoto creato su alcune tratte dal disimpegno

della società pubblica. E’ perciò molto probabile che le due società si al-terneranno per collegare nord e sud.

I treni privati di Mon-tezemolo, così, opere-ranno di giorno: sulla tratta verso Roma e ver-so il Nord, lungo la linea Adriatica. L’obiettivo è quello di conquistare

quei segmenti di mercato lasciati dalle Ferrovie dello Stato. Inoltre Minervini è pronto a chiedere ad Arenaways di al-lungare il percorso fino a Taranto.

Le ragioni sono intuibili e legate alle penalizzazioni subìte dal capoluogo jo-nico dopo i tagli di Trenitalia. Sembra scontato, infine, che sia Arenaways sia Ntv partecipino ai bandi per la gestione del trasporto regionale: dal 2014 termi-na l’affidamento diretto a Trenitalia e il sistema trasportistico regionale viene messo a gara.

Trasporto: ecco le prime alternative a Trenitalia

da luglio il bari-torino della arenaways

Nella giornata di domani, 23 giu-gno la Wall & Wall Sagl, produttrice e distributrice a livello mondiale di Bio-dry, dispositivo ecologico e bio-com-patibile contro l’umidità di risalita ca-pillare, ha organizzato un importante seminario formativo sulla tecnologia, l’applicazione ed i risultati del suo di-spositivo.

Il 23 Giugno 2012 dalle ore 09.30 alle ore 11.30 e, in seconda sessione dalle ore 16.00 alle ore 18.00, presso il Castello di Acaya, in Acaya, famosis-sima frazione di Vernole, vicino Lec-ce ed incantevole cornice per questo atteso evento in Puglia, si terrà il se-minario formativo avente per argo-mento: “il recupero degli edifici - il re-stauro, l’umidità di risalita: Patologie, diagnostica, soluzioni”.

Tecnologie innovative per il pro-sciugamento definitivo ed ecologico delle murature.

Il seminario divulgativo della nuo-va tecnologia brevettata Biodry vedrà la partecipazione onoraria della Vi-cepresidente e Assessore alla Cultura della Provincia di Lecce Simona Man-ca.

L’invito è rivolto alle aziende del settore edile, ai tecnici, agli operatori ed è aperto al pubblico.

Nel corso della manifestazione ver-rà spiegato ai tecnici del settore edile la tecnica utilizzata per la realizzazio-ne di un dispositivo di piccole dimen-sioni che, applicato sulle superfici, consente di invertire il flusso delle molecole eliminando definitivamen-te il problema dell’umidità capillare di risalita.

Biodry al Castello di Acayacon un seminario gratuito

edilizia

di Andrea Dammacco

grottaglie

Il Presidente della Repubblica, Gior-gio Napolitano, ha assegnato la me-daglia per la valenza artistica alla Mo-stra della Ceramica di Grottaglie. La medaglia verrà esposta in occasione dell’inaugurazione della manifestazio-ne, in programma domenica 24 giugno alle ore 18.30 nel Castello Episcopio.

Lo hanno annunciato durante la conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa, il sindaco di Grottaglie, Ciro Alabrese, e l’assessore comunale alla Cultura, Maria Pia Ettore, inter-venuti all’incontro con i giornalisti insieme a Daniela De Vincentis, re-sponsabile del settore Cultura-Turi-

smo-Musei Città di Grottaglie.La prestigiosa esposizione, che

comprende anche una sezione spe-ciale dedicata al grottagliese Luigi Motelese (1879-1952), tra i ceramisti capiscuola del Novecento, e un’instal-lazione museale all’aperto nel giardino Giacomo d’Atri, verrà inaugurata nel Castello Episcopio, domenica 24 giu-gno, alle ore 18.30, con la contestuale proclamazione e premiazione dei vin-citori, per protrarsi sino a domenica 16 settembre.

E’ possibile visitare la mostra utti i giorni compresi i festivi ore 10-13 e 17-22.

Domenica si inaugura la Mostra della Ceramica

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venerdì 22 giugno 2012 11Territorio

Da Marzo 2012 sono state diffuse misteriose versioni di un imminente 5° decreto Conto Energia, il Governo ha successi-vamente pubblicato la bozza ufficiale di tale de-creto, con l’introduzione dei registri per impianti superiori ai 12kW.

“Da parte del Governo nessun confronto con le associazioni di settore, unica concessione del ministero dello sviluppo economico è stato adem-piere all’obbligo di senti-re il parere delle regioni; il confronto è tutt’ora in corso, ci sono voci di pic-cole e poco significative concessioni da parte del governo, di fatto l’obietti-vo dichiarato di questo 5° conto energia è un netto ridimensionamento del settore fotovoltaico”.

“Si tratta dell’enne-sima posizione ideolo-gica del Ministero dello Sviluppo Economico – dichiarano Giuseppe Bratta e Francesco Ta-rantini, rispettivamente Presidente Sezione Ener-gia Confapi e Presidente Legambiente Puglia - per il quale le uniche fon-ti energetiche plausibili sono quelle fossili a tute-la dei soliti noti”.

“Oltre tutta l’indeci-sione degli annunci sul conto energia che lascia-no nell’incertezza solo 150.000 occupati, siamo “vivendo” il “dilettan-tismo” di uno sviluppo economico non in grado di pianificare se stesso”,

sottolineano i due. Alcuni esempi di lavo-

ro quotidiano che vivono gli operati delle rinnova-bili:

1) centinaia di impian-ti fotovoltaici subiscono ritardi nell’allacciamento alla rete.

2) Da pochi giorni è stata pubblicata la nor-ma tecnica CEI 0-21 che sancisce le regole di con-nessione in vigore dal 1 Luglio 2012. Il primo ef-fetto è che un impianto perfettamente in regola il 30 giugno non lo è più il giorno dopo.

3) La stessa norma in-troduce l’obbligatorietà della prova del sistema con una costosissima apparecchiatura che ad oggi non è reperibilE, sa-ranno in commercio for-se a fine Luglio 2012.

4) i moduli e gli inver-ter fotovoltaici, per acce-dere all’incentivo del 2° semestre 2012, dovranno avere tutte necessarie certificazioni: ad oggi non si conosce se le certi-ficazioni dei componenti installati saranno consi-derate valide e sufficienti dal GSE.

“Confapi e Legam-biente per scongiurare il caos totale del settore delle rinnovabili- conclu-dono Bratta e Tarantini- chiedono a gran voce al Governo di rispettare al-meno il patto stretto con le Regioni, apportando le modifiche alle bozze richieste entro la fine di giugno”.

Normative nel “caos”il Governo intervenga

energie rinnovabili

Pompeo Camero si di-mette e la crisi si apre uf-ficialmente in seno alla maggioranza di centrode-stra del Consiglio provin-ciale di Barletta-Andria-Trani.

Il presidente Ventola dichiara di cadere dalle nuvole e di non sapere realmente il motivo del-le dimissioni di Camero seguite alla diserzione in aula de “La Puglia Prima di Tutto” al momento del voto del rendiconto di Gestione 2011: “solo oggi, tutto d’un tratto, sento parlare di questioni poli-tiche, legate pretestuosa-mente all’approvazione del consuntivo per l’anno 2011: anno in cui, è bene ribadirlo, la Puglia Prima di Tutto è sempre stata al nostro fianco ed ha con-diviso ogni nostra scelta. E’ evidente - ha poi prose-guito Ventola - che ad agi-tare gli animi nella Puglia Prima di Tutto non sono le problematiche emerse dal Rendiconto approva-to quest’oggi (altrimen-ti sarebbero rimasti in aula ed avrebbero votato contrariamente senza ri-schiare di far decadere il numero legale) ma vi è al-tro di cui per il momento non ci è dato sapere”. In realtà, una prima ipotesi sul dissenso de La Puglia

Si apre la crisialla Provincia

BAT - Camero si dimette dopo la diserzione de “La Puglia Prima di Tutto” al momento del voto di bilancio

Prima di Tutto possiamo avanzarla. Forse Camero non è pienamente d’ac-cordo con le mancate di-missioni di Gigi Riserbato da Presidente del Consi-glio Provinciale e detiene tutt’ora il doppio incarico di Presidente del Consi-glio Provinciale e Sindaco di Trani?

Da parte del Partito di Camero viene un chiari-mento: “Purtroppo – scri-vono Francesco Spina (commissario provinciale del partito), da Vincen-zo Valente (capogruppo consiliare in Provincia), Gianni Abascià, Leonar-do Lonigro, Alfonso Russo e Pompeo Camero - non hanno trovato ascolto le rimostranze e le solleci-tazioni de La Puglia pri-ma di tutto a rendere più efficiente l’azione ammi-

nistrativa che ha visto il congelamento per l’anno 2011 di circa 4,5 milioni di risorse pubbliche non utilizzate a vantaggio del-la comunità provinciale. Né hanno trovato riscon-tro i richiami de La Puglia prima di tutto a porre par-ticolare attenzione sulla legittimità degli atti di bilancio consuntivo alla stregua del parere dei re-visori contabili. Pertanto, il partito al fine di prose-guire la propria battaglia per la moralizzazione del-la vita pubblica (elimina-zione dei doppi incarichi, riduzione degli sprechi e legalità in ogni atto am-ministrativo), comunica il coerente atto di dimissio-ni del proprio assessore provinciale Pompeo Ca-mero”. E’ chiaro, in ogni caso che Ventola cerca di

legittimare al massimo li-vello la contrarietà al pia-no di riordino cercando di scaricare tutte le respon-sabilità sulla lentezza am-ministrativa e burocratica della regione non inqua-drando i reali problemi intorno al Consiglio. L’ar-gomento, molto delicato, pone sul banco un’ade-guata scorta di “munizio-ni” all’agguerrito gruppo della Puglia prima di tut-to. Riserbato, comunque, se non dovesse cedere sul doppio incarico, sarebbe considerato il responsa-bile dello scioglimento del consiglio provinciale e della Giunta. Ed è quindi per avere di questi pro-blemi, legati ad ulteriori interessi personali, che abbiamo voluto la sesta provincia?

Andrea Dammacco

Page 12: Puglia d'oggi n. 23

12 venerdì 22 giugno 2012

per rappresaglia al tran-sfuga Santaniello, e suc-cessivamente l’accordo di secondo turno con Mon-gelli.

L’Udc e il Pd erano gli azionisti di riferimento di questo patto, a suo tem-po benedetto da Massimo D’Alema e Pierferdinando Casini.

Ma oggi non ne rima-ne che cenere: perché sull’Udc si è abbattuto il ciclone Cera, con la fuo-riuscita dell’80% della precedente classe dirigen-te del partito e la nascita dell’Udcap; perché Lucia Lambresa ha abbandona-to la Giunta; perché il Par-tito Democratico non ri-tiene più vitale il rapporto con gli elettori moderati del centro, o almeno non con quelli di un partito re-gionale di scarso avvenire.

Il Partito Democratico, e soprattutto la sua com-ponente diessina, ha così ripreso l’antico uso di es-sere forza egemone della coalizione, specie quan-do si tratta di urbanistica (è a dire quando bisogna dialogare con i poteri for-ti della città) e di gangli vitali della governance cittadina. Su questi due argomenti, passaggio in Giunta delle integrazioni al Documento Program-matico Preliminare e con-

Foggia

IL COMMENTO

Al fiancodelLastaria

di Fabrizio Tatarella

La battaglia che la comunità lucerina sta facendo a difesa del suo presidio ospedaliero, minacciato di un irra-gionevole ridimensio-namento dal cosiddetto piano di riordino della Giunta Vendola, non può che vederci prota-gonisti di un convinto sostegno. Non solo per-ché i locali esponenti di Futuro e Libertà hanno partecipato con con-vinzione e con grande sacrificio personale alla clamorosa inizia-tiva della sciopero della fame, non solo perché il rapporto fra il rispar-mio atteso e i prevedibi-li danni alla salute del territorio sono del tutto squilibrati, ma anche e soprattutto perché si pone una urgente que-stione di consapevolez-za e di equità. Nessuno può contestare lo squi-librio delle risorse oggi esistente fra l’assistenza per acuti e i servizi di territorio; né può essere derogabile o differibile l’esigenza di risparmia-re il più possibile in un settore che è da tempo il tallone d’Achille della spesa pubblica regiona-le. È però importante ragionare alla luce di criteri oggettivi: il noso-comio di Lucera non è solo e non è tanto al ser-vizio della popolazione del centro svevo, ma è il centro gravitazionale di una vasta area mon-tana con situazioni di viabilità altamen-te problematiche e del tutto priva di alterna-tive. La vasta area della Capitanata è da tempo distinta in tre macro-aree, ossia il Gargano, il Tavoliere e i Monti Dauni. È ragionevole immaginare un sistema ospedaliero che preveda tre ospedali pubblici in una di queste tre ma-croaree e nessuno nelle altre due? I Monti Dau-ni, fra l’altro, non pos-sono contare nemmeno su una grande struttura “privata” come quella di Casa Sollievo della Sof-ferenza. Non pretendia-mo di essere esperti di sanità: sappiamo però che procedendo a spiz-zichi e mozzichi non si va da nessuna parte. Difendere il Lastarìa significa difendere quel sano principio ammi-nistrativo che si chiama programmazione.

Mongelli, oramai siamo alla navigazione a vista

LA CRISI POLITICA - Il tentativo di rabberciare la coalizione potrebbe servire a galleggiare fino a settembre

di Claudio Aquilano

Il sindaco di Foggia Gianni Mongelli ha sfog-giato ottimismo e diplo-mazia, ma appare diffici-le che il violento strappo consumato dai socialisti e dagli esponenti dell’Unio-ne di Capitanata possa rientrare in modo indo-lore. A parte le specifiche conflittualità interne che in entrambe queste forze politiche riguardano la delegazione assessorile (due sono gli assessori del Ps, tre quelli dell’Udcap), sembra essersi sfilacciato il rapporto fiduciario con il primo cittadino. In realtà i socialisti di Lello Di Gio-ia sono sempre stati degli “antipatizzanti”, anche per contare fra i suoi rap-presentanti in Consiglio quell’Angelo Benvenuto, ex-assessore al Bilancio, che è stato il più strenuo difensore della continuità con l’esperienza Ciliberti.

Ad essere franato è l’asse con i centristi, ed in particolare con il loro massimo leader, Franco Di Giuseppe. Va detto che la storia è confusa assai: tre anni fa la consumata abilità del vecchio espo-nente democristiano ave-va fatto pescare all’Udc il jolly di Lucia Lambresa, appoggiata come sindaco

Un po’ irritante e un po’ comica, la pretesa dell’Italia dei Valori di svolgere a porte chiu-se il raduno tenuto alla Provincia di Foggia alla presenza di Antonio Di Pietro e del com-missario regionale Di Stanislao. Irritante per-ché l’uso privatistico di una struttura pubblica, ancorché conforme ai regolamenti, ha evi-denti caratteristiche di inopportunità; irritante tanto più perché i gior-nalisti che si è preteso di lasciare fuori della porta erano stati regolarmen-te invitati con tanto di comunicato stampa.

Ma soprattutto comi-ca, sia perché l’esigua partecipazione testimo-niava dello scarso inte-resse raccolto dall’ini-ziativa fra i militanti (ed a maggior ragione

nell’opinione pubblica) sia perché non si vede cosa di talmente riser-vato avessero da dirsi i dipietristi.

Lo diciamo perché la violentissima faida che ha opposto l’ex-mam-masantissima dell’Idv dauna Orazio Schiavone al commissario regiona-le, che ha provocato la fuoriuscita del primo, non ha avuto alcunché di tacito o di implicito:

entrambi si sono “lan-ciati le forme in faccia”, come si dice in gergo, senza lasciare niente di nascosto.

L’idea che un parti-to in crisi di consensi e con una classe dirigente verticalmente spaccata debba chiudersi a riccio e non far entrare nessu-no sembra appartenere alla storia dell’umori-smo. Macabro, ovvia-mente.

Pochi Valori a porte chiuseper un partito in piena crisi

foggia

tinuità dell’incarico di Franco Mastroluca come presidente del Consorzio per l’Area di Sviluppo In-dustriale, si è consumata la crisi. Il sindaco non è riuscito o non ha voluto accontentare nemmeno la richiesta minimale di un rinvio della nomina for-mulata dall’Udcap. Si ri-cucirà? Non è impossibile che un punto di mediazio-ne sugli interessi fondiari

ed edilizi si possa trovare: benché il mercato immo-biliare sia da tempo saturo e fermo, prosegue infatti, in una sorta di coazione a ripetere, l’impulso specu-lativo alla realizzazione di nuovi alloggi; ma fra zone F, riammagliamento, hou-sing sociale ed altre ame-nità, a nessuno è proibito sognare.

Molto più difficile la ricucitura dei rappor-

ti politici. Anche qui, lo spauracchio delle elezioni anticipate, che segnereb-bero il sicuro non ritorno di molti consiglieri dell’at-tuale maggioranza, po-trebbe favorire un rappat-tumarsi della coalizione. Difficile però immaginare un rilancio: al massimo un assetto di galleggiamento per tirare a campare fino a settembre o fino alla fine dell’anno. Vale la pena?

i nostri atleti alle olimpiadi

Saranno tre gli sportivi foggiani che faranno parte della rappresentativa az-zurra alle Olimpiadi di Londra.

Si tratta della ti-ratrice di carabina Eliana Nardelli, del tiratore di pistola Francesco Bruno, del-lo schermidore Luigi Samele.

Un tris che porta Foggia al primo posto fra le città pugliesi per numero di olimpionici. An-che Fabrizio Tatarella ed Umberto Candela, coor-dinatori provinciale e cittadino di Futuro e Libertà per l’Italia, hanno voluto inviare le loro felicitazio-ni ai tre atleti, ed in particolare allo schermidore Luigi Samele,. “Per uno sportivo” afferma Tatarella “non c’è soddisfazione maggiore. La maglia azzur-ra che Luigi e gli altri indosseranno nella più pre-stigiosa delle competizioni esalta il loro valore e il loro sacrificio, ma contribuisce anche a valorizzare quel prezioso tessuto di associazionismo e di pra-tica sportiva, che con poco aiuto e a volte nel tota-le disinteresse delle istituzioni, promuove crescita sociale ed umana.

Sono tre i foggiani a cinque cerchi

Eliana Nardelli

Page 13: Puglia d'oggi n. 23

venerdì 22 giugno 2012 13

Nel 1995 fu affidata al Dipartimento di Progetta-zione di Architettura del Politecnico di Milano la re-alizzazione del nuovo Pia-no Regolatore Comunale. Angelo Torricelli, proget-tista incaricato, Antonio Monestiroli e Vincenzo Donato, responsabili scientifici.

Cerignola

Barbanente e il Pd criticano il Prg

La riqualificazione non va affidata ad esperti che non conoscono le realtà del territorio

I residenti di Viale di Levante sono esausti. Commercianti com-presi. Nei pressi dell’ex “Pasticceria Stella”, il tanfo è ammorbante.

I quattro bidoni pre-senti, piazzati proprio davanti ad un super-mercato, non sono sufficienti a contenere i rifiuti delle molteplici attività e delle centina-ia di residenti dell’area.

I bidoni, oltre che infelicemente posizio-nati, sono, oggettiva-mente, davvero pochi, considerato che vi confluiscono gli scarti dello stesso supermer-cato, di una cartolibre-ria, di una pescheria, di una macelleria, dei venditori improvvisati di frutta, nonché quelli dei residenti di Viale di Levante e di Via Igle-sias.

“L’aria è irrespirabi-le, e ci sono persone, tra cui un cittadino cardiopatico, che non riescono ad aprire le finestre, per il cattivo odore, e sono ora co-strette a soffrire il cal-do nelle proprie case”, è il racconto di una dottoressa abitante in uno dei condomini in-teressati dal problema.

“La maggior parte dei giorni, quando i quattro bidoni si ri-empiono fino all’or-lo, siamo costretti a lasciare i rifiuti lungo il marciapiede” è la testimonianza di un commerciante. Quan-do proviamo, con un bastone, a rovistare tra carte, cartacce e rifiuti

organici, tutti abban-donati frettolosamen-te per terra, siamo co-stretti ad allontanarci, perché uno sciame di api e mosche si celava al di sotto di essi.

“La puzza è così forte che entra nel su-permercato, e molti clienti preferiscono non fermarsi per fare la spesa”, ci confida il titolare del negozio di alimentari. E, non di rado, si vedono anche scarafaggi, da quelle parti.

Ci sono state molte proteste dei residen-ti e dei commercian-ti: tra le altre cose, è stata presentata una petizione, con oltre cinquanta firme, per sensibilizzare l’ammi-nistrazione e chiede-re un intervento della SIA.

Senza alcuna rispo-sta. Nei giorni in cui la situazione diventa in-sostenibile, sono i ne-gozianti stessi, a cer-care di ripulire la zona. Il problema, dunque, è rappresentato dallo scarso igiene e dalla annosa mancanza di una disinfestazione; e ci si interroga sull’iner-zia degli amministra-tori.

Eppure, come la-mentano gli abitanti, siamo in pieno centro cittadino. La situazio-ne è davvero increscio-sa. L’amministrazione dovrebbe dare delle risposte immediate, e porre un freno a que-sto degrado.

Carlo Dercole

Viale di Levante e l’igiene che non c’è

la denuncia di cittadini e commercianti

Il Piano fu adottato dal Consiglio Comunale nel 1999. Approvato dalla Re-gione Puglia nel 2004. Am-pie furono le critiche su questa scelta che non dava spazio ai tecnici locali.

Ma la volontà era evi-dentemente proprio quella di evitare questi ultimi non perché non capaci. Era me-glio evitare il contatto im-mediato con cittadini inte-

ressati a nuove costruzioni. Durante un dibattito orga-nizzato di recente dal PD si è parlato di “Rigenerazione Urbana”.

Le conclusioni dell’in-contro sono state affidate all’assessore regionale alla Qualità del Territorio, An-gela Barbanente, la quale ha precisato che «la riquali-ficazione non va affidata ad esperti che non conoscono

di Enzo Pece

Mi per... Metta, dottoressa Gentile.Che Le salta in mente?Convoca un convegnone… one...

one per rigenerare la città.Lo convoca il lunedì alle 20, con la

partita degli azzurri alle 20.45.Un modo per scoraggiare la parte-

cipazione?O forse la maniera per verificare la

fedeltà dei Suoi adepti ?Che già vedo offendere mogli e figli,

perché infuriati nella prospettiva di non vedere giocare i nostri Totò.

Che vedo rispolverare da sopra l’ar-madio l’antica radiolina;

cercare in fretta le pile giuste; schiacciarsi le dita nel tentativo di in-castrarle nell’apposito spazio.

E, infine…Impazzire per trovare un posto ido-

neo, dove nasconderla.Nella fodera della giacca?Nella falda del cappello?Nella mutanda con filo auricolare

che risale tra le natiche e raggiunge la recchia?

E come fingere indifferenza, mentre De Rossi calcia, Pirlo passa, Totò tira?

Mi perquisirà Elena? E’ l’angosciosa domanda!

E se mi scopre, che mi fa ? Mi esilia nell’area –DEM?

Mancare? Assentarsi? Trovare un pretesto?Non sia mai.Michelino e Roccuccio, in agguato,

farebbero di tutto per far notare l’as-senza.

Ma, forse, nulla di tutto questo è vero.

Mi per Metta, dottoressa,ho capito:quale disorganizzazione, quale di-

strazione, quale approssimazione!Era tutto previsto e voluto:voleva essere solamente sicura,di finire in questa rubrica…

Franco Metta

Il convegnone...one e la partita dell’Italia

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le realtà del territorio». Su come vada appron-

tato un piano di sviluppo urbanistico, la Barbanente afferma che «il ruolo dei tecnici va ricondotto nel proprio alveo: il Prg è un atto politico assistito tec-nicamente. Talvolta capita che gli stessi amministra-tori non immaginino le conseguenze di tali deci-sioni».

Si ride, anzisi piange

Il Sindaco Gianna-tempo continua la sua professione di “comi-co”. Tira fuori dal cilin-dro l’ennesima man-drakata. Nomina tutti i suoi consiglieri “mezzi assessori”. Li delega in qualche settore solo per dargli un minimo di visibilità. Praticamen-te uno zuccherino. I 4 del Gam sono strafelici. Dopo due anni di crisi perenne, il rilancio del-la giunta con l’ingres-so dei nuovi assessori. L’importante è andare avanti. Non andare a votare prima del tem-po. E’ la cosa impor-tante per tutti. Sindaco ed assessori. Intanto la Città ride…anzi piange.

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14 venerdì 22 giugno 2012

Dopo le seconde ele-zioni di domenica scorsa, dopo tutte le polemiche sulla sua capacità di for-mare un Governo stabile il leader del partito con-servatore Nea Dimokratia (Nuova Democrazia), An-tonis Samaras, 61 anni, ha giurato poche ore fa come nuovo primo ministro del paese davanti al presi-dente della repubblica.

“Con l’aiuto di Dio - ha dett Samaras - faremo ogni sforzo per far uscire il paese dalla crisi. Do-mani chiederò al governo di lavorare duro per dare una speranza tangibile al popolo greco”.

Il nuovo governo conta sull’appoggio dei sociali-sti del Pasok e della sini-stra moderata di Dimar-ma non sulla coalizione della sinistra radicale, Syriza. In merito alla ri-nuncia di Syriza di far parte del Governo, Evan-gelosVenizelos, il leader socialista greco, ha di-chiarato:

“È una vergogna che Syriza rifiuti di prendere parte al governo” e non si assuma “la responsabilità di rinegoziare il bailout, le misure per uscire dalla crisi”.

Perché, secondo Veni-

La Grecia ha un nuovo governoper provare a superare la crisi

EUROPA - Antonis Samaras ha giurato come primo ministro del Paese. Ora per lui l’impegno di rinegoziare i debiti

zelos: “La cosa più impor-tante non è il governo, ma la formazione di un team di negoziazione naziona-le”.

Nel frattempo si sareb-be gia’ trovato un accordo sul nome del nuovo mini-stro delle Finanze: mol-to probabilmente sarà il presidente onorario della Banca di Grecia, Vassilis Rapànos, già consigliere del ministro delle Finan-ze tra il 2000 e il 2004, quando la Grecia entrò nell’euro e truccò i con-ti. Rapànos avrà un ruolo importantissimo nella ne-goziazione degli accordi della Grecia con Ue e Fmi. Comunque al prossimo

incontro dell’Eurogruppo andrà ancora il ministro delle finanze ad interim, Giorgos Zanias.

La Grecia tira un sospi-ro di sollievo e con lei tut-ta l’ Europa che domenica con il fiato sospeso aspet-tava il verdetto!

I problemi rimangono tutti, gli accordi devono essere onorati ma forse dopo queste elezioni di buona volonta’ la Germa-nia si fara’ un esame di co-scienza e dara’ piu’ tempo al popolo greco per rialza-re la testa!

Nel frattempo come a farlo di proposito nei prossimi giorni saranno proprio la Germania e la

In vista del Consi-glio Europeo del 28-29 giugno, il Ministro de-gli Affari Europei, Enzo Moavero, ha partecipa-to ad un incontro con l’intera delegazione italiana al Parlamento Europeo a Bruxelles, nel corso del quale ha chiarito la linea d’azio-ne che il governo Monti sta seguendo e quella che seguirà nel corso nell’importante appun-tamento europeo di fine mese. La prossima riunione del Consiglio vedrà, infatti, i diversi capi di Stato e di gover-no impegnati su mol-tissimi fronti: quadro finanziario pluriennale, strategia per la cresci-ta, andamento del six pact, del two pact, riso-luzione del dibattito sul fiscal compact, sugli Eurobond e sui loro sur-rogati, i Project bond. Ed ancora, la questione dell’aumento di capita-le della BEI, dell’unione bancaria, e della stabi-lità finanziaria ma, so-prattutto, la capacità di avere risultati concreti sulla maggior parte, al-meno, di questi temi.

Il Ministro Moavero, rispondendo alle nu-merose domande degli europarlamentari, ha spiegato che i temi sui quali l’Italia punterà maggiormente riguar-deranno: “L’aumento di capitale della BEI, i Project Bond, la crea-zione di un rapporto, da parte della Com-missione, riguardante un maggiore coordi-namento del mercato interno e del lavoro ed, infine, la stesura di una roadmap relativa all’unione bancaria, o per meglio dire, finan-ziaria.” Il primo punto

vorrebbe dire andare incontro alle PMI ed alle regioni in via di svi-luppo, temi molti cari all’Italia. Per quanto ri-guarda i Project Bond il Ministro ha detto che il governo italiano sup-porterà l’avviamento di una fase pilota affinché possano essere testa-ti, direttamente con il mercato, sia a livello europeo che extraeuro-peo, i reali benefici che questi finanziamenti sono in grado apporta-re al mercato. Il rappor-to su mercato interno e del lavoro dovrebbe mirare ad una portabi-lità dei diritti sociali a livello europeo ed an-che ad un maggiore ri-conoscimento dei titoli universitari e professio-nali. Infine Moavero, invitando tutti i depu-tati ad una riflessione bipartisan, ha parlato di “fondamentale unio-ne finanziaria, oltre che bancaria, per uscire più forti di prima da que-sta crisi”. D’altronde, di questo stesso argomen-to si occuperà anche il quartetto formato da Barroso, Van Rompuy, Junker e Draghi in seno al prossimo Consiglio degli Affari Generali.

Fondamentale an-che il vertice di Roma fra i quattro paesi più importanti della zona euro, Italia, Francia, Germania e “l’autoin-vitata” Spagna, per cercare di fare il punto sulle strategie anti-crisi da adottare attraverso un’attività di coopera-zione.

Ma la situazione interna al Bel Paese? Come ha detto anche il Premier Monti: “L’Italia ce la sta facendo e non perché lo dice la Mer-kel”. È pur vero, però, che la strada verso la crescita è ancora più in salita di quanto il gover-no tecnico avesse pro-spettato al momento dell’incarico anche se, riportando ancora le parole del Primo Mini-stro italiano, “il proble-ma è che ci siamo allon-tanati dal baratro, ma il baratro si è allargato”.

Sveva Biocca

L’Italia protagonistaal Consiglio Europeo

verso il consiglio europeo

Paradosso europeo: poco più di un milione di abitanti, un’econo-mia che va a rotoli, forse peggio di quella spagnola, ma da luglio Cipro sarà alla guida dell’Unione Europea!

A causa dell’invasione milita-re turca, è divisa al suo interno dal 1974, nonostante i soli 9 km² di superficie, fa parte dell’Unione Europa dal 2004 ed è nella mone-ta unica dal 2008, e ad oggi, Cipro, rappresenta un curioso caso nel critico scenario europeo.

Da una parte dal 1 luglio sarà Presidente di turno della Ue e fino alla fine dell’anno avrà anche la re-sponsabilità dell’agenda europea.

Dall’altra le banche arrancano ed il bisogno di aiuti si avvicina sempre di più.

L’agenzia di rating internaziona-le Moody’s ha, infatti, deciso di ta-gliare il rating di Cipro di due pun-ti, da Ba1 a Ba3, ma non è un caso se tutto questo va di pari passo con l’acuirsi della crisi della vicina terra ellenica.

Questo piccolo Stato membro, a causa dei legami fortissimi con Atene, subisce le conseguenze del-la disastrosa crisi economica greca.

Pochi numeri fanno capire la gravità della situazione: l’intero valore dell’economia nazionale è pari a 17,3 miliardi di euro, l’espo-sizione di Cipro verso le banche greche è calcolata in circa 23 mi-liardi di euro. Si è venuto a creare, quindi, un paradosso che sta por-tando la terza isola più grande del Mediterraneo sull’orlo del baratro.

Dopo Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna, quasi sicuramente, an-che Cipro usufruirà degli aiuti di “madre Europa” per evitare il col-lasso.

Però, anche sul fronte aiuti, c’è una curiosità; l’assistenza finan-ziaria potrebbe non essere di com-petenza esclusiva Ue ma, come ha dichiarato anche il ministro agli Affari Europei cipriota, Andreas Mavroyiannis: “Tutte le opzioni sono sul tavolo”.

Non è escluso, infatti, che i fi-nanziamenti possano arrivare an-che da Pechino e Mosca per un ammontare di circa 4 miliardi di euro. Aiuti euro-asiatici quindi? Staremo a vedere.

Sveva Biocca

Cipro, sull’orlo del fallimentoe prossimo alla Presidenza Ue

unione europea

Grecia a sfidarsi agli Eu-ropei 2012, la partita dello spread, come è stata su-bito nominata, non sarà solo una qualificazione alle semifinali ma una vera e propria battaglia psicologica vista l’antipa-tia dei greci nei confronti della cancelliera Merkel la quale sarà presente al match. La presenza del-la Merkel, vista come la responsabile delle misu-re di austerity imposte al paese, accresce il signi-ficato politico della sfida fra i due paesi della Ue. “Sicuramente – ha dichia-rato la Merkel – sarà una partita emozionante e co-retta” .

Nicosia, la capitale di Cipro

Il Ministro Enzo Moavero

di Eliona Cela

Page 15: Puglia d'oggi n. 23

venerdì 22 giugno 2012 15Spettacoli e Cultura

I dialoghi del cambiamentoEVENTI - L’undicesima edizione dell’appuntamento di Trani. A confronto per costruire linee comuni di cultura e di sviluppo

Nello scenario unico, al tempo stesso raccolto e spazioso, silente e pro-tettivo del Castello Sve-vo e del centro storico di Trani, anche quest’anno

Il mondo globalizzato messo sotto scacco dalla crisi economica e finan-ziaria.

Il sistema del lavoro e del welfare dell’occi-dente che ormai fatica a sopportare i colpi della

Il dialogo “La crisi sulla pelle” con Brutti, Zanchini e Viale

di Roberto Mastrangelo

conversano

Secondo appuntamento della Rassegna “Mu-sica Sotto il Castello” di Conversano. Organiz-zata da Insomnia Cafè in collaborazione con l’associazione culturale PugliaVox e MàS Agency di Conversano; ad esibirsi questa sera alle ore 21,30, ci sarà la band CASA BABYLON Nel cor-so della serata ci sarà la festa Heineken, con in palio 2 biglietti per l’Heineken Jammin Festival.

Casa Babylon è un progetto nato dalla colla-borazione di 9 musicisti dalla decennale espe-rienza, provenienti dai più disparati generi musicali (latino, pop, funky, rock, popolare) e accomunati dall desiderio di riproporre lo spet-tacolo di Manu Chao e Radio Bemba Sound Sy-stem dal vivo. Da Clandestino a Malavida alla Rumba de Barcelona, lo spettacolo si completa di un’ora e mezza circa di emozioni.

Inizia con il botto, dunque, l’estate in uno dei paesi della Provincia di Bari che maggiormente presta attenzione al calendario degli eventi esti-vi. Cultura e spattacolo per due mesi ricchi di appuntamenti.

ha riscosso un particola-re successo “I dialoghi”, la manifestazione giunta alla sua undicesima edi-zione dalla ormai conso-lidata struttura.

Da un lato, il rifiuto della velocità, della su-

modernità. Il Mezzogiorno italia-

no e le sue prospettive tra riscatto e difficoltà.

Tutti segnali di un fe-nomeno immenso, dai tratti sempre più diffusi ed evidenti: il cambia-mento.

Ecco il grande filo ros-so che ha portato a Trani grandi protagonisti della cultura, del mondo poli-tico, del lavoro, della ri-cerca.

Cambiamenti che av-volgono la società in ogni suo più recondito ango-lo, insidiandone fonda-menti che fino a ieri ri-tenevamo indiscutibili e naturali.

Cambiamenti che non conoscono confini e interessano la politica, l’economia, la cultura, la tecnologia, lo stato so-ciale. Cambiamenti tanto inevitabili quanto ancora indefiniti, in cerca di ri-sorse, energie, modelli, approdi.

Tante le prospettive da cui partire per declinare

Uno dei momenti più attesi, partecipati e seguiti dell’undice-sima edizione dei Dialoghi è sta-to il confronto tra il Ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca, e il segretario generale di Fiom-CGIL, Maurizio Landini.

Il tema era davvero ampio e complesso, si è parlato di dise-guaglianze, di crisi della rappre-sentanza politica e sindacale, svalorizzazione del lavoro, di mer-cificazione dei lavoratori, di come contemperare i diritti dei lavora-tori con le esigenze delle imprese e del mercato.

Il tutto in un clima di assoluta costruttività, dove non è neces-sario sovrastare “l’avversario”, ma confrontarsi alla ricerca di punti di incontro possibili.

Landini ha dichiarato che “l’Europa ha fatto la moneta ma non ha costruito lo stato sociale dove non c’era” e si è soffermato diffusamente sulla necessità di una legge sulla rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro e su un piano straordinario di investi-mento pubblico e privato.

Su queste e altre questioni cruciali, Landini ha incontrato il

pieno sostegno del Ministro Fa-brizio Barca, che ha sottolineato come “abbiamo lasciato degene-rare le strutture dello Stato in una maniera che non ha paragoni in nessun’altra democrazia”.

Strutture degenerate che han-no portato a ritardi su ritardi nella competitività dell’intero sistema-Italia e che ora pesano come ma-cigni sui processi di rilancio.

E’ stato un momento altamen-te culturale, non soltanto per la qualificata partecipazione, ma soprattutto perchè, per una volta, si sono lasciate fuori dalle mura del castello le urla in stile “Porta a Porta”.

Dialogare è possibile, è dovero-so, è indispensabile.

r.m.

Barca e Landini: come superare le diseguaglianze

l’incontro tra il ministro barca e il leader della fiom

Stasera musicasotto il Castello

perficialità, del rumore, protagonisti fin troppo invadenti della conver-sazione contemporanea (virtuale e non).

Dall’altro, l’apertura alla riflessione e al con-fronto intellettuale, sot-to forma di “dialogo” tra ospiti che – partendo an-che da posizioni opposte – non cercano di distrug-gere l’avversario, ma di ragionare su un’idea, un punto di vista, una sug-gestione.

E di cose su cui dialo-gare, riflettere, elaborare nuove strategie o sempli-cemente soffermarsi per qualche piacevole ora all’ombra del Castello ce n’e sono state, eccome.

Il Mediterraneo scos-so dalla primavera araba e dalla tempesta che si è abbattuta sui paesi euro-pei che si affacciano sul suo bacino.

L’Italia delle disuguaglianze. Ne hanno discusso Fabrizio Barca, Emilio Carnevali e Maurizio Landini

questa traccia. Con even-ti che hanno coinvolto l’intera città pugliese con tavole rotonde sul futuro della fotografia e dell’in-formazione (settori in cui gli effetti del cambia-mento tecnologico sono particolarmente radica-li), incontri con gli scrit-tori (da un big del noir all’italiana come Massi-mo Carlotto alla giovane Sara Root), appuntamen-ti cinematografici (a cura del Circolo “Dino Risi”) e una serie di spettacoli live, tutti virati al femmi-nile, con protagoniste la giovane cantante puglie-se Erica Mou, la narratri-ce cagliaritana Betti Pau, l’artista italo-somala Saba Anglana.

Ed ancora, workshop e laboratori di letture per una offerta di riflessione culturale davvero a tutto tondo che fa dire, a con-suntivo, che “I dialoghi” del 2012 hanno raggiun-to ormai una maturità ed un consolidato tale da porli ai primi posti del cartellone culturale esti-vo dell’intera Regione, e non solo.

I dialoghi sono sta-ti tanti, tutti affollati da spettatori interessati e partecipi, ed hanno vi-sto alternarsi sul palco del Castello Svevo stu-diosi di altissimo livello culturale e intellettua-le: filosofi (Roberta De Monticelli, Umberto Galimberti, Sergio Gi-vone), sociologi (Franco Cassano), economisti (Giovanni Vecchi, Guido Viale), storici (Luciano Canfora, Gabriele Nis-sim), antropologi (Marc Augé), politici (Fabri-zio Barca, Ministro per la Coesione territoriale, Massimo Brutti), gior-nalisti (Armando Massa-renti, Marino Sinibaldi, Emil Abirascid, Pietro Del Soldà, Marco Demar-co, Piero Dorfles, Paolo Flores d’Arcais, Antonio Pascale, Giorgio Zanchi-ni, Jacopo Zanchini).

bari

Dal 23 giugno al 5 agosto arriva a Bari il Summer Music Village. Il Lun-gomare Imperatore Augusto si chiu-de al traffico e si apre alla musica, ai festival, ai film, all’animazione e agli stand, con un grande contenito-re culturale inedito per il capoluogo pugliese. Un progetto che nasce dalla volontà dell’Amministrazione Co-munale di valorizzare e qualificare il lungomare come luogo di sociali-tà ed incontro, punto di riferimento principale per un’autentica estate musicale barese.

Cuore pulsante del Summer Mu-sic Village, sarà un grande palco alle-stito nel piazzale Cristoforo Colom-bo, nei pressi dell’ingresso principale del Porto di Bari.

Intorno ai grandi eventi ospitati sul palco, sorgeranno le strutture del villaggio.

Un polo di attrazione culturale cittadino, che ospiterà un ampio pro-gramma di attività culturali, fra i qua-li spiccano alcuni festival consolidati dell’estate barese: la Festa dei Popoli (23 e 24 giugno), Di Voce in Voce (28 e 29 giugno), Bari in Jazz (dal 3 al 6 lu-glio), L’Acqua in Testa (13 e 14 luglio), Menu Kebab (20 e 21 luglio).

All’interno di questi festival, o come eventi singoli, ci saranno con-certi di artisti italiani e internaziona-li. Tra gli ospiti Ambrogio Sparagna con lo spettacolo “Vola Vola Vola” che vedrà la partecipazione di Francesco De Gregori (29 giugno), Afterhours (26 giugno), Sharon Jones & The Dap-Kings (14 luglio), Maria Joao, Raiz & Radicanto (28 giugno), Radiodervish (17 luglio), Rimbamband, L’Orche-stra della Notte della Taranta diretta da Ludovico Einaudi (30 giugno).

Da domani sera il lungomarediventa Summer Music Village

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16 venerdì 22 giugno 2012Cinema

ca, degne di un genitore di un tale calibro. Ispira-to a una serie di omicidi seriali accaduti nella re-altà e nello stesso Texas, il film é scritto da Don F. Ferrarone, ex agente della Dea che nel 1969, fu tra-sferito in quel luogo per occuparsi di traffico di droga. Il film della Mann è un lavoro cupo, duro, maschio, a tratti anche intenso, concentrato su una serie di delitti im-

La locandina del film di Mel Gibson

Un solido thrillerda una storia vera

Diretto dalla figlia del grande regista di “Man-hunter”, “Heat” e “Strade violente”, Ami Canaan Mann, qui al secondo lun-gometraggio, dopo l’invi-sibile “Morning” (2000).

Questo solido thril-ler é passato abbastanza inosservato alla scorsa edizione della Mostra del cinema di Venezia, uscito in sordina sugli schermi

Usa, merita attenzione almeno da noi, data la sua uscita quasi estiva e priva del pubblico e del succes-so che merita.

Certo, è facile vedersi spalancare le porte con un papà di tale calibro, ma nonostante ciò, la gio-vane regista riesce a far intravedere diverse qua-lità.

Questo torbido noir ambientato nel profondo Texas ha diversi motivi di

LE PALUDI DELLA MORTE (TEXAS KILLING FIELD) - Buon lavoro della giovane e promettente regista Mann

CorsoCerignola (Fg)

Benvenuto a bordoh 18:40 - 20:20 - 22:10

Men in Black 3 (3D)h 18:10 - 20:10 - 22:10

Il pescatore di sognih 18:15 - 20:15 - 22:15

Città del CinemaFoggia

La bella e la bestia 3Dh 16:00 - 17:50 - 19:40 - 21:30

Lorax - Il guardiano della forestah 16:00 - 18:00 - 20:00

Quella casa nel boscoh 18:00 - 22:10

GalleriaBari

Le paludi della morteh 16:10 - 18:20 - 20:30 - 22:40

Rock of Agesh 17:45 - 20:15 - 22:45

Il Dittatoreh 16:40 - 18:30 - 20:45 - 22:35

di Michele Falcone

REGIA: Ami Canaan MannSCENEGGIATURA: Don FerraroneATTORI: Sam Worthington, Jeffrey Dean Mor-

gan, Jessica Chastain, Chloe Moretz, Stephen Gra-ham, Jason Clarke, Annabeth Gish

PRODUZIONE: Forward Pass, Gideon Produc-tions, Infinity Media, QED International, Watley Entertainment

DISTRIBUZIONE: 01 DistributionPAESE: USA 2011DURATA: 105 Min

la scheda - le paludi della morte

interesse. Ispirato a fatti real-

mente accaduti. L’ispet-tore della Omicidi Mike Sounder, un texano pian-tagrane, e il suo collega Brian Heigh, originario di New York, sono chiama-ti in aiuto dall’ex moglie di Mike, l’ispettore Pam Stall, per risolvere il caso di una ragazzina la cui macchina abbandonata è stata trovata nei Killing Fields.

I Killing Fields sono una spianata costiera paludosa (che tutti di-cono essere infestata dai fantasmi) dove sono stati ritrovati i corpi di quasi sessanta vittime, per lo più giovani donne...La giovane regista dirige con stile sicuro e adulto, la de-strezza con cui si misura soprattutto negli insegui-menti sono da antologia dimostrando una certa maturità cinematografi-

pressionanti che attana-gliano sin da subito i due protagonisti del film, Sam Worthington e Jeffrey Dean Morgan, entrambi aiutati da una tostissima poliziotta interpretata da Jessica Chastain.

Insomma una buona opera seconda per una futura e speriamo pro-mettente giovane regista che porta il fardello di un cognome troppo altiso-nante in una Hollywood ammazza talenti.