Protocollo d’intesa tra Acri e Forum Permanente del ... · COMITATO EDITORIALE ... volo...

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Anno III Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c legge 662/96 filiale di Roma Associazione fra le Casse di Risparmio Italiane U n innovativo accordo fra soggetti del privato socia- le per un piano di infra- strutturazione sociale del Mezzo- giorno. Le Fondazioni di origine bancaria e il mondo del Volontariato realizze- ranno insieme il “Piano di infra- strutturazione sociale del Sud”. L’intesa è stata firmata dal presi- dente dell’Acri, Giuseppe Guzzetti, e dai portavoce del Forum Perma- nente del Terzo Settore, Edoardo Patriarca e Giampiero Rasimelli e presentata alla stampa lo scorso 18 ottobre a Roma, nella sede dell’A- cri. All’accordo aderiscono e parte- cipano: Consulta Nazionale Perma- nente del Volontariato presso il Fo- rum; Convol - Conferenza Perma- nente Presidenti Associazioni e Fe- derazioni Nazionali di Volontaria- to; CSV.net - Coordinamento Na- zionale dei Centri di Servizio per il Volontariato; Consulta Nazionale dei Comitati di Gestione - Co.Ge.. Obiettivo dell’accordo è il raffor- zamento e la valorizzazione del- l’infrastrutturazione sociale del Mezzogiorno attraverso lo svilup- po di forti reti di solidarietà, il po- tenziamento di quelle esistenti, la creazione di nuove e il supporto al- la crescita di servizi di promozione e qualificazione del Volontariato, senza peraltro sostituirsi al neces- sario ruolo delle istituzioni pubbli- che. Per questo fine verranno mes- si a disposizione 323,7 milioni di euro una tantum nel 2006 e suc- cessivamente circa 40 milioni di euro all’anno. Una “cabina di regia” apposita- mente definita opererà per la crea- zione di soggetti stabili gestiti congiuntamente, in grado di pro- muovere e sostenere lo sviluppo della società civile e del Terzo Settore nelle regioni meridionali, in sinergia con i sistemi di welfa- re locale e sulla base di un’attenta analisi delle peculiarità territoriali riferite al contesto sociale, am- bientale e culturale, in un quadro di sviluppo sostenibile e di raffor- zamento delle istituzioni e della legalità. Un secondo obiettivo dell’accordo è il potenziamento del sistema dei Centri di Servizio per il Volonta- riato e dei Comitati di Gestione previsto dall’art. 15 della legge sul volontariato (266/91), attraverso la collaborazione tra tutti i sogget- ti coinvolti e un’integrazione di 10 milioni di euro all’anno in aggiun- ta alle risorse ordinariamente stan- ziate, al fine di soddisfare piena- mente le esigenze delle organizza- zioni di volontariato, in misura equilibrata a tutte le regioni del Paese. In questo quadro le Fonda- zioni e il mondo del Volontariato chiedono che non si proceda ad aggiustamenti estemporanei del sistema normativo e procedurale dei fondi speciali per il Volonta- riato di cui all’art. 15 della legge n. 5 settembre-ottobre 2005 Sommario Beni culturali, sviluppo e lavoro: i nodi vengono al pettine 4 IL PUNTO SU... Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna La Fondazione per le categorie sociali deboli 6 DAL SISTEMA SOCIALE Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste Il Trust, uno strumento innovativo a vantaggio della comunità 8 DAL SISTEMA LA FONDAZIONE PER IL TERRITORIO Ente Cassa di Risparmio di Firenze Il recupero di un giardino: il parco monumentale Bardini a Firenze 10 DAL SISTEMA ARTE E CULTURA E BENI AMBIENTALI Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì Marco Palmezzano: il Rinascimento nelle Romagne 17 DAL SISTEMA ARTE E CULTURA Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno Arte contemporanea come progetto educativo: la mostra di Afro a Livorno 19 Fondazione Cassa di Risparmio di Roma Musica Solidale 13 DAL SISTEMA ARTE E CULTURA Terzo Settore, risorsa per la Ricerca scientifica in Italia 15 DAL SISTEMA CONVEGNI Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia Marino Marini e il nudo 27 DAL SISTEMA ARTE E CULTURA Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì Quando vince la solidarietà 30 DAL SISTEMA SOCIALE Consulta delle Fondazioni Casse di Risparmio Umbre Finanza etica e strategia di comunicazione 31 DAL SISTEMA COMUNICAZIONE Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia Il Cavalier Perugino, tra classicismo e barocco 21 Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo 23 DAL SISTEMA I PROGETTI Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara 25 Fondazione Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza, Belluno e Ancona Il restauro della cappella di S. Antonio 28 Protocollo d’intesa tra Acri e Forum Permanente del Terzo Settore Insieme per il Sud e per la società civile: Fondazioni bancarie e volontariato

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Anno III Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c legge 662/96 filiale di Roma

Associazione fra le Casse di Risparmio Italiane

Un innovativo accordo frasoggetti del privato socia-le per un piano di infra-

strutturazione sociale del Mezzo-giorno.Le Fondazioni di origine bancaria eil mondo del Volontariato realizze-ranno insieme il “Piano di infra-strutturazione sociale del Sud”.L’intesa è stata firmata dal presi-dente dell’Acri, Giuseppe Guzzetti,e dai portavoce del Forum Perma-nente del Terzo Settore, EdoardoPatriarca e Giampiero Rasimelli epresentata alla stampa lo scorso 18ottobre a Roma, nella sede dell’A-cri. All’accordo aderiscono e parte-cipano: Consulta Nazionale Perma-nente del Volontariato presso il Fo-rum; Convol - Conferenza Perma-nente Presidenti Associazioni e Fe-derazioni Nazionali di Volontaria-to; CSV.net - Coordinamento Na-zionale dei Centri di Servizio per ilVolontariato; Consulta Nazionaledei Comitati di Gestione - Co.Ge..Obiettivo dell’accordo è il raffor-zamento e la valorizzazione del-l’infrastrutturazione sociale delMezzogiorno attraverso lo svilup-po di forti reti di solidarietà, il po-tenziamento di quelle esistenti, lacreazione di nuove e il supporto al-la crescita di servizi di promozionee qualificazione del Volontariato,senza peraltro sostituirsi al neces-sario ruolo delle istituzioni pubbli-che. Per questo fine verranno mes-si a disposizione 323,7 milioni di

euro una tantum nel 2006 e suc-cessivamente circa 40 milioni dieuro all’anno.Una “cabina di regia” apposita-mente definita opererà per la crea-zione di soggetti stabili gestiticongiuntamente, in grado di pro-muovere e sostenere lo sviluppodella società civile e del TerzoSettore nelle regioni meridionali,in sinergia con i sistemi di welfa-re locale e sulla base di un’attentaanalisi delle peculiarità territorialiriferite al contesto sociale, am-bientale e culturale, in un quadrodi sviluppo sostenibile e di raffor-zamento delle istituzioni e dellalegalità. Un secondo obiettivo dell’accordoè il potenziamento del sistema deiCentri di Servizio per il Volonta-riato e dei Comitati di Gestioneprevisto dall’art. 15 della legge sulvolontariato (266/91), attraversola collaborazione tra tutti i sogget-ti coinvolti e un’integrazione di 10milioni di euro all’anno in aggiun-ta alle risorse ordinariamente stan-ziate, al fine di soddisfare piena-mente le esigenze delle organizza-zioni di volontariato, in misuraequilibrata a tutte le regioni delPaese. In questo quadro le Fonda-zioni e il mondo del Volontariatochiedono che non si proceda adaggiustamenti estemporanei delsistema normativo e proceduraledei fondi speciali per il Volonta-riato di cui all’art. 15 della legge

n. 5 settembre-ottobre 2005

Sommario

Beni culturali, sviluppo e lavoro:i nodi vengono al pettine 4

IL PUNTO SU...

Fondazione Cassa di Risparmio in BolognaLa Fondazione per le categoriesociali deboli 6

DAL SISTEMA SOCIALE

Fondazione Cassa di Risparmio di TriesteIl Trust, uno strumento innovativoa vantaggio della comunità 8

DAL SISTEMA LA FONDAZIONE PER IL TERRITORIO

Ente Cassa di Risparmio di FirenzeIl recupero di un giardino: il parcomonumentale Bardini a Firenze 10

DAL SISTEMA ARTE E CULTURA E BENI AMBIENTALI

Fondazione Cassa dei Risparmi di ForlìMarco Palmezzano: il Rinascimentonelle Romagne 17

DAL SISTEMA ARTE E CULTURA

Fondazione Cassa di Risparmi di LivornoArte contemporanea come progettoeducativo: la mostra di Afro a Livorno 19

Fondazione Cassa di Risparmio di RomaMusica Solidale 13

DAL SISTEMA ARTE E CULTURA

Terzo Settore, risorsa per la Ricercascientifica in Italia 15

DAL SISTEMA CONVEGNI

Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoiae PesciaMarino Marini e il nudo 27

DAL SISTEMA ARTE E CULTURA

Fondazione Cassa dei Risparmi di ForlìQuando vince la solidarietà 30

DAL SISTEMA SOCIALE

Consulta delle Fondazioni Casse diRisparmio UmbreFinanza etica e strategia di comunicazione 31

DAL SISTEMA COMUNICAZIONE

Fondazione Cassa di Risparmio di PerugiaIl Cavalier Perugino, tra classicismoe barocco 21

Fondazione Cassa di Risparmiodi Cuneo 23

DAL SISTEMA I PROGETTI

Fondazione Cassa di Risparmiodi Carrara 25

Fondazione Cassa di Risparmio di Verona,Vicenza, Belluno e AnconaIl restauro della cappella di S. Antonio 28

Protocollo d’intesa tra Acri e Forum Permanente del Terzo Settore

Insieme per il Sud e per la società civile:Fondazioni bancarie e volontariato

2 settembre/ottobre 2005

VOLONTARIATO

266/91, bensì se ne persegua even-tualmente il miglioramento tramiteuna modifica organica della legge eche essa sia elaborata sulla base diun percorso partecipato da parte deivari soggetti interessati.“Con questo protocollo - ha dettoGuzzetti, presidente dell’Acri - si in-tende consolidare un’alleanza strate-gica tra le Fondazioni di origine ban-caria e i soggetti del Volontariato nelquadro dei generali rapporti con il

Terzo Settore. Il primo, fondamenta-le, frutto di questo accordo è il pianodi intervento congiunto nel Mezzo-giorno: una scelta di portata storica,che consentirà di costruire al Suduna solida rete di infrastrutturazionesociale capace di sostenere la comu-nità locale a partire dall’azione del

Volontariato stesso, in sinergia conle istituzioni pubbliche”.“Questo accordo - ha evidenziatoPatriarca, portavoce del Forum delTerzo Settore - si pone nel quadro disostegno e sviluppo dei welfare loca-li da noi auspicato e vede responsa-bilmente coinvolti tutti gli attori inogni fase del processo, permettendoil concretizzarsi di quel concetto vir-tuoso di sussidiarietà in cui da sem-pre crediamo”. La senatrice MariaGrazia Sestini, sottosegretario alWelfare, intervenendo alla conferen-za stampa, ha sottolineato che si trat-ta di “un accordo tra soggetti privatirispetto al quale il governo è un os-servatore attento e interessato”. Sitratta, ha spiegato, di un’iniziativache tocca “una preoccupazione cheabbiamo sempre avuto, cioè quella

di potenziare il volontariato al Sud”.La senatrice Sestini ha precisato che“non si tratta di una colonizzazione,bensì di una valorizzazione di poten-zialità che al Sud già esistono”. Haquindi ribadito che tutto questo nonè sostitutivo delle politiche sociali,ma solo complementare.

Le risorse oggetto dell’accordoSono oggetto del su descritto accor-do le seguenti risorse:a) 213,7 milioni di euro accantonati

dalle Fondazioni di origine banca-ria con i bilanci consuntivi 2000,2001, 2002, 2003, 2004, come in-disponibili, in conseguenza del-l’Atto di indirizzo “Visco” dell’a-prile 2001;

b) 110 milioni di euro relativi allaquota disponibile dell’1/15° dicompetenza degli ultimi consunti-vi, finalizzata per legge ai Csv,non ancora messa a disposizionedei Csv stessi;

c) accantonamento annuale della dif-ferenza che si determina tra il cal-colo dell’1/15° prima e dopo l’At-to di indirizzo Visco, stimabile incirca 50 milioni di euro annui.

COMITATO EDITORIALEGiuseppe Guzzetti,Antonio Patuelli,

Luciano Chicchi

DIRETTOREStefano Marchettini

DIRETTORE RESPONSABILEElisabetta Boccia

REDAZIONEAssociazione fra le Casse di Risparmio Italiane

Piazza Mattei, 10 - 00186 RomaTel. 06.68.18.43.87

[email protected]@acri.it

AUTORIZZAZIONEin a.p. art. 2 comma 20/c

legge 662/96 - Filiale di Roma

PROGETTO GRAFICO E STAMPAVarigrafica Alto Lazio

Zona Ind.le Settevene - 01036 NEPI (VT)Tel. 0761.527254 - Fax 0761.527783

CODICE ISSN 1720-2531

Gli articoli firmati riflettonoesclusivamente l’opinione dei

loro Autori e non necessariamentequella della Rivista o dell’ACRI

Errata CorrigeNel numero 4 di “Fondazioni” nel-le didascalie delle foto pubblicate apag. 3 è stato erroneamente ripor-tato il nome di “Cittadini” in luogodi “Vittadini”.

ACRI

Da sinistra: Giuseppe Guzzetti, Presidente dell’Acri, Maria Grazia Sestini, Sottosegretario al Welfaree Edoardo Patriarca, Portavoce del Forum del Terzo Settore, alla conferenza stampa che si èsvolta a Roma, nella sede dell’Acri, lo scorso 18 ottobre.

3settembre/ottobre 2005

VOLONTARIATOACRI

In ragione della forte condivisionedell’obiettivo dello sviluppo dellasocietà civile del Sud, le risorse dicui alla lettera a) e b) saranno desti-

nate esclusivamente al raggiungi-mento del Progetto Sud. Tali risor-se saranno attivate mediante un ta-volo tecnico-politico paritetico chedovrà definire l’articolazione e lecaratteristiche operative del proget-to. Per le somme di cui alla letterab) le parti si impegnano a promuo-

vere le modifiche normative e glialtri atti necessari a consentirne l’u-tilizzo. Le risorse annuali di cui alla lettera

c) saranno così ripartite:1) 40% pari a circa 20 milioni di eu-

ro annui per il Progetto Sud;2) 40% pari a circa 20 milioni di eu-

ro annui destinati sempre al Sudper sostenere le azioni e i servizi afavore del volontariato delle re-gioni meridionali, al fine di soste-

nerne la qualificazione e la pro-mozione, secondo i principi delsistema previsto dalla legge266/91, e con procedure che sa-

ranno definite di concerto tra i fir-matari ed aderenti al presente ac-cordo.

3) 20% pari a circa 10 milioni di eu-ro annui ad integrazione dellesomme destinate al finanziamentodei Csv per le finalità previste dal-l’art.15 legge 266/91. �

I FONDI SPECIALI PER IL VOLONTARIATO (EX L. 266/91)

I Fondi speciali per il volontariato sono stati introdotti dalla Legge 266 dell’11 agosto 1991 (art. 15) “al fine di isti-tuire, per il tramite degli enti locali, centri di servizio a disposizione delle organizzazioni di volontariato, e da que-ste gestiti, con la funzione di sostenerne e qualificarne l’attività”.Con essi il legislatore ha inteso costituire la dotazione finanziaria di un sistema articolato sul piano territoriale e isti-tuzionale, volto ad offrire alle organizzazioni di volontariato un concreto sostegno per la promozione e la qualifi-cazione della loro attività.In ognuna delle regioni italiane, e in Trentino Alto Adige distintamente per la Province Autonome di Trento e diBolzano, è istituito un autonomo fondo speciale, con cui vengono finanziate le attività dei Centri di servizio, orga-nismi appositamente istituiti in ambito regionale. Il finanziamento del sistema è garantito, in via esclusiva, dalleFondazioni di origine bancaria, a cui la legge impone di accantonare annualmente somme pari a un quindicesimodei propri proventi, al netto delle spese di funzionamento e di alcuni accantonamenti patrimoniali, e di destinarle auno o più Fondi speciali regionali, scelti secondo criteri indicati dalla legge stessa.Sino ad oggi (con gli accantonamenti previsti nei bilanci dal 2001 al 2004) le Fondazioni hanno stanziato per i Fon-di speciali per il volontariato oltre 707 milioni di euro. Di questi: 383 milioni circa sono stati già assegnati ai Fon-di regionali; 110 milioni sono ancora disponibili e in attesa di assegnazione (nelle more tecniche delle procedure diripartizione); mentre 213,7 milioni sono al momento accantonati ma indisponibili in relazione al contenzioso am-ministrativo insorto dopo l’emanazione dell’Atto Visco1.Il D.M. 8.10.1997, in attuazione del citato art. 15 della legge 266/91, disciplina operativamente il funzionamentodei Fondi speciali per il volontariato, individuando i compiti dei diversi soggetti coinvolti nel sistema e fissando leprocedure di accumulo e di utilizzo dei Fondi stessi.

1) La questione fu sollevata nel corso del 2001da alcuni Centri di servizio i quali impugnarono l’Atto di indirizzo del Ministero del Tesoro(recante indicazioni alle Fondazioni per la redazione del bilancio dell’esercizio 2000) con il quale era stato disposto, in conformità alla nuo-va normativa delle Fondazioni da poco introdotta, un criterio di calcolo dell’accantonamento al Fondo speciale che, nella sostanza, ridu-ceva di circa la metà la base di computo del “quindicesimo”. A seguito dell’incerta situazione venutasi a creare, in considerazione della so-spensiva del provvedimento ministeriale concessa dal TAR (e confermata dal Consiglio di Stato), la maggior parte delle Fondazioni ha de-ciso di effettuare, in aggiunta all’accantonamento determinato secondo l’indirizzo ministeriale, un ulteriore accantonamento integrativo pru-denziale, che sarà svincolato a conclusione del giudizio in atto. Nello scorso mese di giugno il TAR ha emesso la sentenza di primo grado, respingendo il ricorso dei Centri di servizio.

4 settembre/ottobre 2005

Inodi cruciali del dibattito in cor-so tra gli addetti ai lavori e abba-stanza noti all’opinione pubbli-

ca, ormai smaliziata anche dalla co-noscenza diretta di modelli di valo-rizzazione applicati in altri Paesi (so-prattutto di ambito anglosassone),sono riassumibili nell’espressionesovente utilizzata: “…è mai possibi-le che in Italia, Paese ricco di beninaturali, paesaggistici e culturali dif-fusi, e di valore inestimabile cometestimonianze peculiari della civiltàoccidentale, non si riesca a farne unodegli elementi trainanti della nostraattività produttiva?...” E da questaconsiderazione discende tutta unapanoplia di singole iniziative, o distrumenti/proposte quali “giacimen-ti, sistemi, reti, parchi e distretti cul-turali…” ai quali, a seconda dei casie delle circostanze, si attribuisconodoti taumaturgiche per la soluzionedei tanti problemi di un ambito chenon riesce ancora ad attivare le rica-dute attese e sul quale possono averesuccesso solo azioni di sistema diampio respiro.È ormai assodato che in un Paese co-me il nostro è improprio puntare al-lo sviluppo legato a produzioni indu-striali pesanti e che gli spazi di mer-cato vanno cercati soprattutto negliambiti della creatività e della qualitàin tutti i campi produttivi piuttostoche nella quantità, nonché sull’offer-ta di beni per loro natura non trasfe-ribili fisicamente, quali la natura, ilpaesaggio, i monumenti, le aree ar-cheologiche, i musei, gli eventi cul-turali, l’alimentazione e il folkloretradizionali, goduti in un ambientein cui si sono sedimentate nel corsodei secoli culture eterogenee ricchedi spessore e di manifestazioni di ec-cellenza. Ma i beni culturali e il pae-saggio sono in prima battuta un vin-

colo oneroso per chi li detiene e ligestisce, e se si vogliono conservarenella loro natura intrinseca vanno ri-spettate tutta una serie di regole e direstrizioni che ne rendono meno fa-cile la fruibilità secondo i canoni e leesigenze della nostra vita moderna.Quante battaglie sono state compiu-te in difesa delle antichità e del pae-saggio e quanti scempi sono staticompiuti dal secondo dopoguerra adoggi nel nostro Paese! La linea didemarcazione tra quanto era soprav-vissuto nei secoli e la fase della mas-siccia cancellazione di memorie col-lettive va identificata proprio con lafine della seconda guerra mondiale,momento in cui da un Paese sostan-zialmente agricolo (e arretrato sottomolti punti di vista) si è passati insessanta anni al livello di societàquale quella che viviamo oggi, conun’accelerazione che ha portato unconsiderevole progresso e un diffusobenessere, ma anche una forte perdi-ta di identità, un cambiamento neivalori di riferimento e l’omologazio-ne con forme e stili di vita in parteglobali e comunque molto sensibiliai modelli statunitensi. Quanto è an-dato perso non è più riproducibile, ipaesaggi sfregiati lo resteranno persempre, le coste urbanizzate in mo-do selvaggio e indecoroso rimarran-no tali e molte tradizioni di cui eraricco il nostro Paese sono scompar-se, ma siamo ancora in tempo a tra-durre quanto ancora abbiamo da vin-colo in risorsa, se sapremo effettiva-mente identificare i molteplici fatto-ri e le dinamiche complessive chepermettono tale operazione. Il siste-ma dell’offerta, infatti, ha nei beniculturali e nel paesaggio solo l’ele-mento di base dell’offerta stessa, chenon può essere goduta se non si dis-pone di strutture ricettive, di mezzi

di trasporto, di formule organizzati-ve, di tutti quegli elementi, insom-ma, che permettono, a chi voglia go-derne, di farlo a costi ragionevoli econ soddisfazione. La competizionesu questi fronti è molto accanita e ilconfronto con Paesi anche meno for-niti di noi di beni, ma con un ap-proccio più orientato alla soddisfa-zione dell’utenza (e costi dei servizie dei beni meno elevati) rischia divanificare il nostro vantaggio com-petitivo. Le professioni pertinenti laricerca, la tutela e, soprattutto, la ge-stione e la valorizzazione dei beniculturali vanno pertanto consideratecome gli elementi strategici della ca-tena produttiva, in quanto appare or-mai evidente che la progettazione ela messa in opera di programmi e at-tività che riescano a coniugare beniculturali e sviluppo sono possibilisolo se si utilizzano e valorizzano ibeni primari, ovvero le risorse uma-ne e professionali specializzate inquesto campo, da troppo tempo ne-glette nell’immaginario collettivo enel riconoscimento effettivo relativia professioni e mestieri. Questo te-ma è articolato in due aspetti princi-pali: un primo, relativo alla vera epropria identità primaria di coloro iquali lavorano nel settore, un secon-do alle differenti specializzazioni in-novative che si sono formate negliultimi anni, in cui si coniugano sape-ri umanistici a capacità manageriali.Se, pur con le diverse specializza-zioni, è chiaro a tutti, oggi, cos’è ecosa fa un medico, un avvocato, uningegnere, per citare alcune delleprofessioni più note e diffuse, cosìnon è se parliamo di un archeologo,di uno storico dell’arte, di un archi-vista o di un bibliotecario. È veroche anche all’interno di queste pro-fessioni sono molteplici le specializ-

IL PUNTO SU…

Beni culturali, sviluppo e lavoro:i nodi vengono al pettinedi Emilio Cabasino*

5settembre/ottobre 2005

IL PUNTO SU…

zazioni e differenti le funzioni chepossono essere svolte (per esempio,se ci si dedica ad attività di ricerca,di tutela o di gestione, come i diret-tori di museo), ma è anche vero chesi tratta di mestieri le cui peculiaritàrisultano oscure ai più e che difficil-mente sono associate idealmente aforme produttive o, ancor più, allosviluppo. Il secondo aspetto rilevan-te è che si sono ormai formati sulcampo o mediante corsi specialisticiprogettisti e manager capaci di idea-

re e gestire progetti di ampio respiroche uniscono beni culturali e svilup-po territoriale, ma questo è un temain cui giocano troppe variabili di di-verso genere, perché si riesca a con-solidare questa attività come vero eproprio mestiere. Non esistono, tral’altro, forme di raccordo tra doman-da e offerta di lavoro nel settore edesiste certamente una sproporzionetra laureati e diplomati nel settoredei beni culturali e reali sbocchi oc-cupazionali.Appare evidente, quindi, che il pas-saggio dei beni culturali da vincolo a

risorsa può avvenire solo mediantecospicui investimenti di mano pub-blica, integrati, da un impegno socia-le e istituzionale che si può manife-stare sotto molteplici forme. Non èpossibile immaginare interventi afavore di beni e attività culturalisenza un’ottica di sistema in cui sia-no coinvolte non solo le amministra-zioni pubbliche direttamente com-petenti, ma anche quelle responsabi-li per le attività produttive, il lavoro,il turismo, il tempo libero e il benes-

sere individuale e collettivo, perchésolo se si costruiscono azioni inte-grate sarà possibile raggiungere ri-sultati soddisfacenti e con benefici dilunga durata. In questo senso è pos-sibile identificare un ruolo rilevanteanche da parte delle Fondazioni diorigine bancaria, sotto un dupliceprofilo. Il primo, più evidente, èquello del sostegno di progetti fina-lizzati al recupero e valorizzazionedi beni culturali in cui sia esplicita-mente previsto l’impiego di profes-sionisti qualificati e attività di gestio-ne innovative ed efficaci. Il secondo,

meno evidente, ma non meno impor-tante anche sotto il profilo del loroposizionamento strategico all’inter-no del consorzio civile, è quello del-la preparazione e valorizzazione del-le proprie risorse umane specializza-te (uffici tecnici). La complessità delsistema appena descritto necessita,infatti, di una preparazione adeguata,caratterizzata dalla familiarità construmenti di lettura dei bisogniespressi dalla società e con strumen-ti idonei per la valutazione, il moni-

toraggio e la verifica dei risultati deiprogetti sostenuti con le erogazioniliberali. Le Fondazioni sono messedi fronte ad una sfida importante, masapranno certamente affrontarla evincerla grazie alle capacità struttu-rali e organizzative che hanno mo-strato di possedere nel corso delletrasformazioni che hanno caratteriz-zato la loro storia recente. �

*Socio fondatore e ricercatore diECCOM (Centro Europeo

per l’Organizzazione eil Management Culturale)

Emilio Cabasino, I mestieri del patrimonio. Professioni e merca-to del lavoro nei beni culturali in Italia, Franco Angeli, 2005.

I mestieri del patrimonio presenta la prima ricerca finalizzata ad in-dividuare e ad analizzare a 360° le professioni e il mercato del la-voro nei beni culturali in Italia. Colmando una lacuna nella biblio-grafia e negli studi di settore, in questo saggio si formula una pro-posta di tassonomia di professionalità di base e di attività peculiaridei beni culturali in Italia, entrando nel merito di ciascuna, racco-gliendo e segnalando le fonti ufficiali disponibili, utili a ricostruirneidentità, competenze e percorsi formativi. Il volume è articolato indue parti principali: in quella introduttiva si delinea un quadro ge-nerale di riferimento e le caratteristiche salienti delle dinamiche didomanda e offerta di lavoro in questo settore, mentre nella secondasi presenta un Repertorio di professioni, attività e mestieri. In ap-pendice si propone anche una traccia di “curriculum vitae” che pos-sa facilitare la presentazione di chi si offre sul mercato del lavoro(ivi compreso un bilancio di competenze pertinenti il settore) e lavalutazione dei CV da parte di chi offre occupazione in questo am-bito. Numerosi “box” sono dedicati ad approfondimenti ed esempli-ficazioni per illustrare in dettaglio aspetti concreti o particolari deitemi analizzati. La ricca bibliografia è completata da riferimentinormativi e da una scelta di siti internet ritenuti utili.

6 settembre/ottobre 2005

L’ampio ed articolato panora-ma di propositi, obiettivi, pro-grammi ed interventi cui si è

dedicata e si dedica la FondazioneCassa di Risparmio in Bologna, cor-risponde alla missione che le è pro-pria di sovvenire alle reali, difficili emolteplici esigenze della società ingenere e di quella bolognese in parti-colare: ma vuole anche affrontare inmodo “etico” i problemi con la com-piutezza delle analisi - non solo ter-ritoriali - sulle quali si basano i pro-pri interventi.Il dovere di intervenire a favore del-la società deve armonizzarsi conquello, altrettanto imperativo, di be-ne amministrare le risorse disponibi-li e di corrispondere agli obiettiviche gli Organi istituzionali, ciascunoal proprio livello di responsabilità,intendono perseguire.La riflessione che va fatta sulle situa-zioni che riguardano l’umanità piùbisognosa e sofferente è un momen-to di particolare significato per la vi-ta della nostra Fondazione. In essosono presenti sia il retaggio preziosodi un passato che fece sorgere neltempo le istituzioni bancarie da cui

le nostre Fondazioni derivano, sia ladomanda esigente di urgente soccor-so, di coinvolgente solidarietà, dicreativa promozione sociale che lasocietà attuale ci richiede.La nostra Fondazione intende impor-tante sviluppare il dialogo con la so-cietà civile e le istituzioni, già avvia-to nei tempi più recenti in diverse oc-casioni con l’obiettivo di ricercareun vivo rapporto con tutte le istanzeche si adoperano ogni giorno in mo-do diretto a favore delle persone: deidiversamente abili, dei giovani indisagio, degli esclusi e rimasti aibordi della strada, degli anziani solio in grave difficoltà, dei profughi edegli immigrati approdati attraversodiverse vicende nella nostra città enelle nostre case, ad integrare forzedi lavoro che non ci sono più.A fronte delle molteplici condizionidi disagio delle categorie deboli del-la società, la Fondazione perseguenon solo la finalità di dare concreterisposte alle necessità emergenti inmodo tumultuoso dal territorio, maanche quella di contribuire a risolve-re problemi legati alla assistenza allapersona, alla integrazione fra indivi-

dui, alla socializzazione dei giovanie degli anziani e in generale tutto ciòche può migliorare la qualità dellavita di quanti versano in condizionidi difficoltà. Pur non potendo affrontare tutti i te-mi e i problemi emergenti, si è peròmirato a creare una sensibilità com-plessiva, socialmente calata nel pro-fondo dei bisogni della gente, quasicome una rete di funzioni attraversola quale sensibilizzare positivamenteogni elemento dell’intera area civileinteressata.In questo modo la Fondazione tende,pur ricercando in prima istanza lacollaborazione con le istituzioni lo-cali territoriali, a provocare delle re-lazioni in loco, all’interno della so-cietà civile attiva, originando ancheautonome proposte, altrettanto orga-niche e altrettanto mirate, atte a su-perare numerose e complesse situa-zioni di emergenza sociale.A titolo esemplificativo va ricordatoche la Fondazione nel corso del bien-nio 2003-2004 ha concentrato sulsettore sociale circa il 25% delle pro-prie disponibilità, pari a oltre €

12.800.000 suddivisi in varia misuraper complessive 232 iniziative atti-nenti il mondo- degli anziani,- dei giovani e delle famiglie disa-

giate,- delle persone diversamente abili,senza trascurare iniziative di elevatovalore sociale condotte al di fuori delterritorio nazionale.Per il settore degli anziani si è cerca-to di perseguire una pluralità diobiettivi: supporto alle famiglie perl’assistenza, aiuti per il migliora-mento delle condizioni di salute,conforto per affrontare la non auto-sufficienza, la solitudine e i disagidelle età estreme: una serie cioè ditentativi tesi al complessivo miglio-

Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna

La Fondazione per le categorie sociali debolidi Giorgio Stupazzoni*

SOCIALEDAL SISTEMA

Parco Urbano, aree ricreative del Villaggio Senza Barriere “Pastor Angelicus”.

7settembre/ottobre 2005

ramento della qualità della vita del-l’anziano in un campo che rappre-senta - e rappresenterà sempre più -una delle emergenze sociali piùdrammatiche e di più difficile solu-zione.La diversità degli interventi ha con-tribuito via via a fare emergere prio-rità e scelte sempre più vicine ai bi-sogni della gente.Così la Fondazione ha perseguito an-che iniziative volte ad agevolareogni miglioramento del sistema in-frastrutturale cittadino, per ritrovarepercorsi funzionali alle globali esi-genze della comunità; nonché a so-stenere iniziative finalizzate a favori-re la socializzazione per gli anziani,ma specialmente per i giovani, attra-verso la disponibilità di struttureadeguate, aperte al pubblico ed adat-te ad ospitare attività culturali, for-mative e ricreative in molte aree cit-tadine, assolutamente prive di talistrutture.Non meno significativo è l’interven-to complessivo che la Fondazione hainteso riservare al mondo dell’handi-cap per promuovere la più ampiapossibile integrazione di essi nellasocietà: pur non potendo dare com-piute soluzioni ai molti e difficiliproblemi del settore, la Fondazioneha mantenuto attenzione a tutte lepossibili forme di intervento (assi-stenza, formazione, inserimento so-cietario, tutela, ecc.), nonché al so-stegno di strutture riabilitative e for-mative, capaci di fare raggiungerequella “autonomia” personale, cherimane uno degli obiettivi vitali perogni persona disabile.Altrettanto doveroso è il richiamoagli interventi di assistenza all’infan-zia, di sostegno alle famiglie in diffi-coltà economiche, nella ricerca diprevenire, eliminare o ridurre le con-dizioni di disagio individuale. Inquesto campo particolarissima atten-zione si è posta al mondo del disagiogiovanile, con ciò che esso porta consé (microcriminalità, abusi, maltrat-tamenti, emarginazione, ecc.), cosìcome si è portato grande interesse al-

le nuove povertà e a tutti i fenomenidi emarginazione di cui soffre oggila società.Infine è stato avviato anche un signi-ficativo lavoro in favore di zonesvantaggiate al di fuori del territorionazionale, garantendone peraltro unattento e preciso esame della affida-bilità degli organismi operanti e delcontenuto progettuale nonché dellavalenza dell’intervento.A titolo esemplificativo, si ricordal’intervento sostenuto a beneficiodella Fondazione Don Mario Cam-pidori Simpatia e Amicizia - Bolo-gna, € 170.000 per la sistemazionedel parco urbano e delle aree ricrea-tive del Villaggio Senza Barriere“Pastor Angelicus” al fine di conse-guire una maggiore integrazionedelle famiglie e persone con diverseabilità. La collocazione del Parco al-l’interno del Villaggio consente lafruizione al medesimo anche da par-te di persone esterne che possono in-contrarsi con gli ospiti consentendoil nascere di nuove e piacevoli rela-zioni. Nell’anno 2003 il VillaggioSenza Barriere ha registrato oltreduemilatrecento ingressi suddivisifra persone con handicap, familiaridi questi, accompagnatori, gruppiparrocchiali, volontari e visitatori.La realizzazione di detto Villaggioha preso avvio nel 1979 e oggi con-ta sei fabbricati con trenta apparta-menti di varia tipologia per una dis-ponibilità totale di 150 posti lettotutti concepiti sulle esigenze del dis-abile. Questo centro non è solo de-stinato ad accogliere persone conhandicap ma è un microcosmo dovetutti possono trascorrere il propriotempo libero avvicinandosi alla per-sona diversamente abile per cono-scerne i pregi umani e per avviareamicizie. Il Villaggio è un luogo direlazione sociale che consente aisuoi ospiti di trovare relax nella va-canza e nel gioco promuovendo lecondizioni perché la cultura dell’in-tegrazione nasca e si rafforzi contri-buendo così ad abbattere l’isola-mento in cui possono versare perso-

ne solo apparentemente “diverse”.Ed ancora la Fondazione Insieme Vi-ta - Comitato Provinciale C.S.I. -Bologna, € 150.000 per l’adegua-mento degli impianti sportivi del Vil-laggio del Fanciullo al fine di incre-mentarne la fruizione da parte di gio-vani, bambini, anziani, persone dis-abili, etc. Per la palestra sono attiva-ti corsi di pallavolo, pallacanestro,attività agonistica e ginnastica. Lapiscina viene invece impiegata percorsi di nuoto, nuoto libero, attivitàriabilitativa, pre-agonistica, forma-zione allenatori e tecnici del nuoto(CONI). Vi è inoltre la possibilità diimpiego degli impianti da parte digruppi, come le scuole, le associa-zioni formative giovanili e gli enti dipromozione sportiva, che svolgonoforme di attività organizzata. Infine va ricordato il “Progetto Anzia-ni”, questo avviato direttamente dallaFondazione con un impegno econo-mico che ha assunto nel tempo di-mensioni superiori a 4 milioni di eu-ro, finalizzato all’offerta - attraversoun’apposita Società strumentale - diservizi diversificati a favore della po-polazione anziana: dal Centro Diur-no, alla residenza protetta, a mini ap-partamenti indipendenti realizzati al-l’interno di una struttura di proprietàdedicata a Madre Teresa di Calcutta edi prossima inaugurazione (si prevedeper la primavera 2006), come purel’apertura di un centro di documenta-zione e formazione sulle tematiche at-tinenti alla terza e quarta età.In un mondo che domanda soprattut-to più umanità, più solidarietà, unamigliore relazionalità tra le persone,l’apertura di mente e di cuore versoogni persona in difficoltà, dovunqueessa si trovi, resta un segno distinti-vo per la nostra Fondazione: un se-gno iscritto fin dal principio in tuttala storia da cui deriviamo. �

* Professore e Coordinatore dellaCommissione istruttoria

“Interventi nel sociale” dellaFondazione Cassa di Risparmio

in Bologna

SOCIALEDAL SISTEMA

Per la prima volta in Italia,una Fondazione di originebancaria utilizza uno stru-

mento giuridico peculiare, di deriva-zione anglosassone, il trust, per ilperseguimento delle proprie finalitàistituzionali. La Fondazione CRTrieste infatti si èavvalsa di tale strumento per attua-re il progetto di ampliamento dell’a-silo nido “K. Strekelj” del Comunedi Duino Aurisina, sito nella provin-cia di Trieste.L’intervento, che prevede l’amplia-mento strutturale e funzionale dell’e-dificio per permettere di incrementa-re la ricettività del sistema dei servi-zi comunali alla prima infanzia conuna nuova “sezione lattanti” da 10posti, è stato presentato dal Presiden-te della Fondazione CRTrieste, Mas-

simo Paniccia, e dal Sindaco di Dui-no Aurisina, Giorgio Ret, assieme alSegretario Generale della Fondazio-ne, Paolo Santangelo, ed all’Asses-sore di Duino Aurisina all’istruzione,Tjasa Svara.È stato sottolineato come la peculia-rità dell’iniziativa non consista nel-l’intervento in sé, seppure di alto va-lore sociale, bensì nello strumentoinnovativo impiegato: il trust.“Nell’ambito della FondazioneCRTrieste” ha dichiarato il Presiden-te Paniccia “si è fatta sempre piùsentire l’esigenza non solo di pro-muovere e finanziare progetti, maanche e soprattutto di curarne diret-tamente la realizzazione e la gestio-ne. È quindi maturata l’idea che laFondazione, almeno per le iniziativedi maggiore rilievo, realizzi e gesti-

sca diretta-mente i pro-getti da essastessa avvia-ti e finanzia-ti, consen-tendo dicontenere almassimo itempi di rea-lizzazione egarantendoal contempouna equili-brata, corret-ta, efficienteed efficacegestione del-le proprie ri-sorse”.“Per fareciò” ha pro-seguito Pa-niccia “laFondazione

si sta adoperando al fine di indivi-duare gli strumenti maggiormenteefficaci: negli anni scorsi sono statecostituite due società strumentali,Iniziative Culturali S.p.A. e Svilup-po Trieste s.r.l., e ora utilizzeremo,primi in Italia, il trust, innovandonel’ambito applicativo”.Per la realizzazione di questa inizia-tiva il Comune di Duino Aurisina haapportato al trust il bene oggetto del-l’intervento, l’attuale asilo nido, e laFondazione le risorse necessarie alsuo ampliamento. Ad ampliamentoavvenuto l’asilo nido verrà restituitonella piena disponibilità del Comunedi Duino Aurisina.Il Sindaco Ret ha sottolineato la pro-ficua collaborazione instaurata inquesti anni con la Fondazione, cheha consentito di realizzare importan-ti iniziative in ambito sociale e cultu-rale.L’Assessore Svara ha invece messoin risalto come il desiderio di realiz-zare un intervento importante per lacittadinanza ha portato il Comune diDuino Aurisina ad adottare questostrumento innovativo, pressochésconosciuto in ambito pubblico, chepotrà in futuro divenire una nuovamodalità per dar voce a quei proget-ti di pubblica utilità che ciascunaAmministrazione intenderà realiz-zare.È stato infine evidenziato che, poi-ché il trust in questione ha ad ogget-to un diritto reale immobiliare, si èreso necessario tenere conto delleproblematiche attinenti alla pubblici-tà immobiliare proprie della provin-cia di Trieste, ove vige il sistema ta-volare.Nelle zone regolate dal sistema tavo-lare la pubblicità immobiliare ha in-fatti effetto costitutivo e non dichia-

8 settembre/ottobre 2005

LA FONDAZIONE PER IL TERRITORIODAL SISTEMA

Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste

Il Trust, uno strumento innovativo a vantaggiodella comunitàA cura della redazione di “Fondazioni”

Massimo Paniccia, Presidente della Fondazione CRTrieste.

rativo; è pertanto risultato decisivo ilprovvedimento del Giudice tavolarein merito all’annotazione nei libri

fondiari dell’atto di trasferimento delbene in capo al trustee.Con decreto del 23 settembre il

Giudice tavolare di Trieste, dott. Ar-turo Picciotto, ha disposto l’intavo-lazione del diritto di proprietà del

bene oggetto dell’intervento in capoal trustee. Si tratta di un provvedi-mento che certamente costituirà un

determinante contributo alla giuri-sprudenza italiana, in una materiasolo di recente applicazione nel no-

stro ordinamento e tuttora oggettodi ampio dibattito tra gli addetti ailavori. �

9settembre/ottobre 2005

LA FONDAZIONE PER IL TERRITORIODAL SISTEMA

SCHEDA ESPLICATIVA SUL TRUST

Per trust si intendono i rapporti giuridici istituiti da una persona, il costituente (settlor), con atto inter vivos o mor-tis causa, che pone alcuni beni sotto il controllo di un trustee nell’interesse di un terzo beneficiario o per un finespecifico. I beni del trust sono intestati a nome del trustee, ma costituiscono una massa distinta e non fanno partedel patrimonio del trustee stesso. Egli è investito del potere e onerato dell’obbligo di amministrare, gestire o dis-porre dei beni (anche, ove previsto, sotto il controllo di un soggetto denominato guardiano) secondo i termini deltrust e le norme particolari impostegli dalla legge scelta dal costituente. La legge 16.10.1989, n. 364 (entrata in vi-gore l’1.1.1992), che ha ratificato la Convenzione dell’Aja di data 1.7.1985, non ha introdotto nel sistema giuridi-co italiano una disciplina compiuta del trust, ma sono state dettate norme di diritto internazionale privato idonee arisolvere le difficoltà che si pongono in un ordinamento, come quello nazionale, che non conosce tale istituto. Iltrust non costituisce un autonomo ente giuridico basato sulla destinazione di un complesso di diritti al raggiungi-mento di uno scopo predeterminato (quale ad esempio la fondazione), ma un patrimonio separato istituito attraver-so un negozio giuridico unilaterale del disponente traslativo della titolarità di determinati diritti al trustee.Tale atto, a differenza di un negozio fiduciario, non è opponibile solo inter partes ma anche erga omnes, in parti-colare ai creditori del trustee, del disponente e dei beneficiari.Riguardo l’orientamento giurisprudenziale in materia, va osservato come la Corte di Cassazione non si sia ancorapronunciata sul punto, mentre sull’ammissibilità del trust interno si rinvengono numerose e recenti sentenze di me-rito (tra queste Corte di Appello Milano 6.2.1998, Tribunale di Roma 8.7.1999, Corte di Appello Firenze 9.8.2001,Tribunale di Bologna 1.10.2003 e Tribunale di Brescia 12.10.2004). L’ipotesi di realizzare un trust avente ad og-getto diritti reali immobiliari su beni siti in provincia di Trieste, ha reso necessario tenere conto delle problemati-che attinenti alla pubblicità immobiliare. La provincia di Trieste è infatti soggetta al sistema tavolare, per il qualela pubblicità immobiliare ha effetto costitutivo e non dichiarativo; diviene pertanto decisivo il provvedimento delGiudice tavolare in merito all’annotazione nei libri fondiari dell’atto di trasferimento di beni al trust, con il conse-guente acquisto del diritto in capo al trustee. A questo proposito si segnala che la più recente pronuncia intervenu-ta in materia (Giudice Tavolare di Trento, sezione distaccata di Cavalese, decreto di data 20.7.2004) si è conformataall’orientamento prevalente in dottrina e giurisprudenza, disponendo l’intavolazione di un trust interno. Nel decre-to del 23 settembre, il Giudice tavolare di Trieste, dott. Arturo Picciotto, dopo un’approfondita disamina degli orien-tamenti espressi dalla dottrina e dalla giurisprudenza sull’istituto, passa ad esaminare la compatibilità del trust inquestione con l’ordinamento giuridico italiano. In primo luogo si sottolinea come oggetto della pubblicità immobi-liare non è di per sé l’atto, quanto il suo effetto, nel senso che la trascrizione dell’atto è solo strumentale al fine del-l’opponibilità ai terzi del trasferimento della vicenda circolatoria che all’atto si ricollega. Il Giudice passa poi adesaminare - con esito positivo - la liceità in concreto dello strumento prescelto, verificando se con la sua adozioneci si sia proposti di derogare a norme imperative o a principi generali dell’ordinamento.Affrontando, infine, le problematiche squisitamente tavolari, il Giudice rileva che l’atto di trasferimento di proprietàdal disponente, Comune di Duino Aurisina, al trustee merita, anzi impone, la forma più completa di pubblicità ta-volare, quella dell’intavolazione. Ci si trova, infatti, di fronte ad una fattispecie di trasferimento inter vivos che nonsembra affatto legittimo limitare alla forma meno pregnante della pubblicità-notizia, sotto forma di annotazione, do-vendo piuttosto culminare nell’intavolazione del diritto reale. Il decreto del Giudice tavolare ha quindi disposto l’in-tavolazione del diritto di proprietà in capo al trustee, nella sua qualità di trustee del trust, e l’annotazione nel foglio“B” del libro fondiario degli elementi negoziali più salienti.

10 settembre/ottobre 2005

ARTE E CULTURA E BENI AMBIENTALIDAL SISTEMA

Il 4 ottobre 2005 è stato riapertoal pubblico il restaurato GiardinoBardini a Firenze, il più impor-

tante spazio di verde storico dopo ilParco delle Cascine e il Giardino diBoboli. Il significato di questa circo-stanza va chiarito alla luce di quantoè accaduto in un passato relativa-mente lontano ma anche in anni piùrecenti.Si deve innanzitutto precisare chequella che va sotto la denominazioneconvenzionale di “Parco” o “Giardi-no Bardini” è un’estesa proprietà di31.740 mq compresa tra la via di Co-sta San Giorgio, un tratto delle anti-che mura, aree verdi limitrofi e le viede’ Bardi e di San Niccolò. Possiamoosservare che è situata in posizionespeculare rispetto al complesso mo-numentale di Boboli da cui è separa-ta tramite il Forte di Belvedere. L’a-rea Bardini è posizionata inoltre sullastessa direttrice prospettica del Pontealle Grazie: chi attraversa infatti ilponte procedendo in direzione deiquartieri d’Oltrarno si trova dinanziPiazza dei Mozzi dove, in fondo, si

innalza la facciata neo-medievale delPalazzo Mozzi/Bardini che rappre-senta il primo dei tre elementi princi-pali di tale proprietà. Subito dietrol’edificio, si apre il Parco che costi-tuisce il secondo elemento: al suo in-terno è ubicata la Villa Manadora cherappresenta il terzo elemento.Ugo Bardini, figlio del celebre anti-quario Stefano Bardini scomparso

nel 1922, con lascito testamentariodel 23 ottobre 1963, assegnò Palaz-zo, Parco e Villa e quanto vi era con-tenuto alla Confederazione elveticaseguita, nella linea dei chiamati allasuccessione, dal Governo italiano edalla Santa Sede. Ugo Bardini moriva il 27 settembre1965. Il testamento veniva pubblica-to il 29 dello stesso mese. Dopo la ri-nuncia della Svizzera, con Decretodel Presidente della Repubblica del18 novembre 1971 venne formaliz-zata l’accettazione dell’Eredità Bar-dini da parte italiana. Il testamento imponeva all’accettantedi vendere il patrimonio mobiliareannesso alla proprietà e, con il rica-vato, di acquistare sul mercato nazio-nale o internazionale una o due opered’arte di eccezionale importanza daconservare nei Musei statali di Firen-ze. La clausola sarebbe stata in realtàonorata molti anni dopo, date le diffi-coltà oggettive che essa implicava,soprattutto per la sorte delle collezio-ni appartenute ai Bardini e di cui sivoleva evitare la dispersione.

Ente Cassa di Risparmio di Firenze

Il recupero di un giardino: il parco monumentaleBardini a Firenzedi Emanuele Barletti*

11settembre/ottobre 2005

ARTE E CULTURA E BENI AMBIENTALIDAL SISTEMA

Nel frattempo, il 22 ottobre 1983,presso l’Auditorium della Cassa diRisparmio di Firenze si teneva ilConvegno “L’Eredità Bardini. Pro-blemi e proposte di soluzione”, cheebbe il merito almeno di fare un pri-mo punto della situazione sulla vi-cenda e sulle sue prospettive future.Era anche la prima volta che la Cas-sa fiorentina in qualche modo venivacoinvolta grazie, in particolare, al-l’interessamento dell’avv. RaffaelloTorricelli, per molti anni Presidentedegli Amici dei Musei Fiorentini, as-sociazione che si è sempre adoperataper giungere alla soluzione dell’an-nosa questione. Gianni Conti, all’e-poca Assessore all’Urbanistica delComune, ebbe pure un ruolo impor-tante nel far sì che l’annosa questio-ne fosse compresa nell’agenda dellepriorità.Con provvedimento del Ministero peri Beni e le Attività Culturali del 2 apri-le 1990 tutta l’area Bardini fu dichia-rata di “particolare interesse” ai sensidella Legge 1089/39 e quindi sottopo-sta ai consueti vincoli di tutela.Nel 1995 l’Ente Cassa di Risparmiodi Firenze decise di partecipare co-me soggetto attivo allo scopo di por-tare un contributo sostanziale e pos-sibilmente risolutivo soprattutto perla futura destinazione d’uso del par-co e delle relative strutture immobi-liari. A tal fine promosse, con atto del

22 gennaio 1996, la costituzione diun organismo denominato “Fonda-zione Parco Monumentale Bardini”con il proposito dichiarato di « … re-staurare, attrezzare, valorizzare co-me spazio museale il parco del com-plesso Bardini e le sue pertinenze…». Nello stesso 1996 poteva finalmenteessere data piena attuazione alla vo-lontà testamentaria di Ugo Bardinimediante l’acquisizione da parte del-lo Stato di due capolavori dell’arterinascimentale italiana: la Madonnain Trono con S. Giovanni Evangeli-

sta di Antonello da Messina e loStemma Martelli di Donatello. Lastessa Amministrazione Statale pro-cedeva contestualmente all’opera-zione di riscatto delle raccolte, inmodo che restassero a Firenze man-tenendo pertanto la loro integrità.L’operazione fu resa possibile grazieall’impegno dell’allora Ministro peri Beni e le Attività Culturali AntonioPaolucci che riuscì così a sbloccarel’intera vicenda. Il 23 giugno 1998 fu formalizzata laConvenzione « … per la concessionein uso del complesso Bardini dal De-manio dello Stato alla FondazioneParco Monumentale Bardini …» perun periodo di 19 anni, salvo ulterioririnnovi. Nel documento sono ribadi-te le finalità istituzionali, tra cui fun-zioni di studio e di ricerca e l’utiliz-zazione dello spazio verde comecentro museale, teatrale e culturale,« … cerniera di un percorso di parti-colare pregio artistico e paesaggisti-co che colleghi luoghi emergenti diinteresse turistico …». A questo pro-posito è prevista la possibilità di « …realizzare un percorso continuo edunitario da Palazzo Mozzi a PalazzoPitti, tramite il Forte S. Giorgio oBelvedere e le sue pertinenze …».La Fondazione si impegnava dunque

Il quartetto d’archi dell’Orchestra da Camera Fiorentina, diretta da Giuseppe Lanzetta, nel giornodell’inaugurazione del Giardino Bardini.

12 settembre/ottobre 2005

« … ad eseguire le opere di manu-tenzione straordinaria necessarie perl’integrale recupero del parco e dellavilla Bardini con particolare riferi-mento agli aspetti relativi al consoli-damento strutturale, al restauro eadeguamento degli impianti tecnici,al restauro dei manufatti, siano essidi struttura e di arredo, ed al restaurodell’organismo vegetale che compo-ne il parco …», garantendo altresì leesigenze di apertura quotidiana alpubblico.Con l’11 gennaio 2000 la Fondazio-ne entrava formalmente in possessodell’intero complesso, escluso il Pa-lazzo Mozzi/Bardini che restava sot-to la gestione diretta dello Stato. Da questo momento iniziava, comeprevisto dalla Convenzione, la fasedi redazione dei progetti esecutiviper rendere fruibile il parco, gli edi-fici e gli elementi ornamentali pre-

senti al suo interno tra cui la casa delgiardiniere, la ‘Fontana del Leone’ ela ‘Fontana di Venere’ nel bosco al-l’inglese, la limonaia, la loggia e laterrazza del Belvedere, la scalinatabarocca e la grande Villa Manadora. Nell’autunno 2001 iniziavano i lavo-ri veri e propri. I lavori di ripristinodel parco hanno riguardato in questianni le tre componenti fondamentali,ossia il bosco all’inglese, la scalinatabarocca e il parco agricolo. Dato ilgrave stato di degrado a cui il com-plesso era stato ridotto a causa di de-cenni di abbandono, dopo la morte diUgo Bardini, si è dovuto procederead una approfondita analisi che con-sentisse di recuperare la dimensionestorico-archeologica del giardino re-stituendo visibilità e funzione ai varielementi architettonici e paesaggisti-ci, sottraendoli all’oblio al quale liaveva costretti la fitta vegetazione

spontanea cresciuta nel frattempo.Ciò ha portato alla luce significativielementi quali le fontane, il percorsodell’acqua nel bosco all’inglese, e lagrandiosa scalinata barocca, la cuiparete risulta costellata da numerosefontane.Al momento della presentazione delrestaurato Giardino Bardini riman-gono da completare i lavori di ri-strutturazione della Villa Manadorache è situata sul lato del parco cheguarda verso Costa San Giorgio.L’immobile è importante all’internodel progetto di completo ripristinodel complesso Bardini, in quanto do-vrà essere fulcro di attività e servizifunzionali alla vita del parco e ospi-tare realtà che in qualche modo da-ranno maggiore prestigio al com-plesso stesso.Finalmente si realizza anche il vec-chio sogno di Raffaello Torricelli distrappare all’incuria degli uominiquesto prezioso fazzoletto di verdecittadino per consegnarlo ai Fiorenti-ni che non sempre si sono dimostratidegni delle tante eredità ricevute, mache tuttavia, quasi sempre, sia purecon ritardo, hanno trovato le ragioniideali e le risorse per rimediare a dis-trazioni e vistosi vuoti di memoria.L’Ente Cassa di Risparmio di Firen-ze, tramite la Fondazione Bardini ePeyron, ha fatto la sua parte nellaconsapevolezza di poter recuperare,nell’interesse di tutti, un bene di taleentità ed importanza. �

*Ufficio stampa e comunicazioneesterna della Fondazione

ARTE E CULTURA E BENI AMBIENTALIDAL SISTEMA

13settembre/ottobre 2005

Il panorama generalmente un po’statico e conservatore della mu-sica colta romana è stato recente-

mente arricchito da nuove energie eda giovane entusiasmo a seguito delprepotente affacciarsi sulla scena diun nuovo complesso sinfonico stabi-le, l’orchestra sinfonica di Roma del-la Fondazione della Cassa di Rispar-mio di Roma. Il progetto nasce dalla constatazioneche nella capitale l’offerta musicalequalificata era monopolizzata da unpaio di organici di sicuro prestigio,ma insufficienti rispetto alla doman-da crescente, soprattutto da parte deigiovani, e dalla conseguente deter-minazione del Presidente della Fon-dazione, Prof. Avv. EmmanueleFrancesco Maria Emanuele, di offri-re una qualificata opportunità di ri-lancio alla musica sinfonica, inver-tendo la tendenza generale al pro-gressivo disimpegno nel settore daparte dei tradizionali sostenitori pub-blici.Per realizzare un’idea così comples-sa ed ambiziosa, che implica unamole notevole di professionalità ecompetenze specifiche nel campomusicale, la Fondazione Cassa di Ri-sparmio di Roma si è rivolta ad unpartner di consolidato prestigio nel-l’ambiente sinfonico romano, e cioèla Fondazione Arts Academy, autore-vole accademia musicale della capi-tale, dove si sono formate generazio-ni di giovani musicisti, fondata eguidata dal Maestro Francesco LaVecchia, direttore e fondatore di nu-merosi complessi musicali, con uncurriculum anche internazionale ditutto rispetto. Dalla comunione di in-tenti e dalla fortunata sintonia svi-luppatasi tra il Prof. Emanuele ed ilMaestro La Vecchia nasceva nel no-vembre del 2002 la Nuova OrchestraSinfonica di Roma, composta da cir-

ca 70 giovani professori al di sottodei 30 anni, selezionati attraverso unsevero concorso internazionale, eche già alla prima stagione di con-certi riusciva a far parlare brillante-mente di sé per le sue qualità tecni-che ed interpretative, la sua capacitàdi spaziare su tutto il repertorio clas-sico anche quello più ostico, il suoevidente entusiasmo e la sua energiatimbrica. Prendeva forma così unarealtà che costituiva un unicum inItalia, sotto un duplice profilo, quel-lo delle modalità di realizzazione, equello della sua particolare connota-zione sociale.Da un lato, infatti essa rappresentala prima orchestra sinfonica stabileinteramente finanziata da un sogget-to privato qual è la Fondazione Cas-

sa di Risparmio di Roma, invertendola tendenza dominante nel nostroPaese che ha costretto molti com-plessi orchestrali a sciogliersi, permancanza di adeguate risorse finan-ziarie. Inoltre, la realizzazione del-l’ambizioso progetto ha avuto un si-

gnificativo impatto anche a livellooccupazionale, in quanto ha offertoa diverse decine di giovani di talen-to l’opportunità di inserirsi e for-marsi all’interno di una compaginemusicale di grandi potenzialità, spa-lancando loro la possibilità di emer-gere personalmente nel difficile edaffollato mondo della musica cosid-detta “colta”.Ciò che tuttavia conferisce all’ideaoriginaria i tratti della assoluta novi-tà ed originalità sta nell’aver volutotrasmettere al progetto artistico lospecifico DNA filantropico dellaFondazione Cassa di Risparmio diRoma, quel patrimonio di esperienzadi solidarietà, cioè, che ha consentitodi irrorare il territorio di riferimentodi una miriade di interventi a favore

delle emergenze più gravi della col-lettività. Così, anche l’orchestra e lamusica da essa proposta sono dive-nuti strumenti per comunicare la vi-cinanza e la solidarietà della Fonda-zione verso i giovani, per avvicinarlia questo linguaggio ormai del tutto

ARTE E CULTURADAL SISTEMA

Fondazione Cassa di Risparmio di Roma

Musica SolidaleA cura della redazione di “Fondazioni”

L’Orchestra Sinfonica di Roma in concerto nella Basilica di S. Maria in Ara Coeli.

14 settembre/ottobre 2005

ARTE E CULTURADAL SISTEMA

trascurato dal nostro sistema scola-stico, verso gli anziani, le famiglie everso le persone in difficoltà. L’or-chestra, fin dalla sua stagione diesordio, accanto ai tradizionali con-certi nei teatri, ha infatti suonato gra-tuitamente in scuole, ospedali, chie-se, comunità di recupero, carceri, neltentativo di offrire qualche ora di se-renità e di gioia a tutti coloro che so-no stati colpiti da una qualche scia-gura, per portare la solidarietà, il ri-spetto e la considerazione della Fon-dazione per i loro problemi.Quando un progetto nasce da unapositiva intuizione, risponde ad unbisogno reale, raccoglie l’adesioneentusiastica di persone determinate eprofessionalmente qualificate, puòcontare su una solida tranquillità fi-nanziaria, significa che parte con lecarte in regola per avere successo,benché il risultato non sia affattoscontato, soprattutto in un settore co-sì delicato come quello della musicasinfonica. Ebbene, in questo caso lascommessa può dirsi senza alcundubbio vinta. L’Orchestra Sinfonicadi Roma è oggi giunta alla quartastagione di concerti, dopo aver af-frontato un repertorio vastissimo edaver superato la prova con l’esigentepubblico romano e la ancor più seve-ra critica musicale, che le hanno ri-

conosciuto di essere tecnicamentecresciuta in misura rilevante in cosìbreve tempo, tanto da collocarsi or-mai sullo stesso piano dei complessiorchestrali nazionali più famosi eblasonati. Durante la sua pur breve vita, essaha prodotto quasi il doppio di con-certi rispetto alle più prestigioseistituzioni sinfoniche nazionali, purdisponendo di risorse pari ad un de-cimo, ed in qualche caso un quindi-cesimo di quelle, e si è già affaccia-ta alla ribalta internazionale con di-verse tournées a seguito delle qualiha ricevuto giudizi estremamentelusinghieri. Ricordiamo la primatrasferta a San Pietroburgo, in occa-sione delle celebrazioni per i trecen-to anni della splendida città baltica;la seconda a Bruxelles presso la se-de dell’Unione Europea, per rappre-sentare l’Italia in concomitanza conil semestre di Presidenza del Consi-glio europeo; quella in Spagna, do-ve ha offerto all’Auditorium Nacio-nal de la Musica di Madrid, alla pre-senza della Regina Sofia, un concer-to di beneficenza per l’annuale“World in Harmony”; infine, latournée a Belgrado su espresso invi-to della maggiore autorità musicaledella città.Prima dell’inizio della corrente sta-

gione concertistica, l’Orchestra vole-rà oltreoceano per tenere una tournéein Brasile, nel corso della quale siesibirà presso le più prestigiose isti-tuzioni concertistiche di questo gran-de Paese, ed in particolare, a SanPaolo, Rio de Janeiro, Belo Horizon-te, Brasilia e Porto Alegre. La stagio-ne ufficiale di concerti, poi, proponeun ampio e diversificato repertorio,con una particolare attenzione al ge-nio di Mozart, in occasione dell’an-no a lui dedicato, con l’esecuzione diceleberrime opere mozartiane, larappresentazione de “Le nozze di Fi-garo”, in un nuovo allestimento inte-ramente prodotto dall’Orchestra Sin-fonica di Roma, e della pièce teatra-le “Epistolario mozartiano”. Il pro-getto si chiuderà il 27 gennaio 2006,giorno della nascita di Mozart conuna vera e propria maratona musica-le dal titolo “Tutti pazzi per Mozart”,con inizio dalle 16 fino alla mezza-notte. Per la stagione 2005-2006 l’Orche-stra Sinfonica di Roma si esibirà sot-to la guida del Maestro Francesco LaVecchia e di alcune tra le bacchettepiù famose al momento, tra cuiKrzysztof Penderecki, uno dei mas-simi compositori viventi, presso ilrinnovato e prestigioso Auditoriumdi Via della Conciliazione, una salaspecificamente sorta per la musica,acusticamente perfetta, con quasiduemila posti, con due appuntamen-ti fissi alla settimana, il primo la do-menica pomeriggio ed il secondo illunedì sera.L’Orchestra Sinfonica di Roma rap-presenta l’espressione matura e con-creta di come la missione filantropi-ca affidata alle Fondazioni di originebancaria sia in grado di rispondere areali esigenze della società civile,della quale queste realtà sono parteintegrante ed attiva, protagoniste, in-sieme alla galassia degli altri sogget-ti non profit, di una nuova stagionedi solidarietà che si coniuga con l’ef-ficienza e la trasparenza, in armoniacon la propria storia e la propria ori-ginaria vocazione. �

L’Orchestra Sinfonica di Roma durante un’esibizione al Campidoglio.

CONVEGNIDAL SISTEMA

Lo scorso 3 ottobre 2005 si èsvolto presso l’Aula Magnadell’Università Cattolica del

Sacro Cuore di Milano, il convegno“Terzo Settore, risorsa per la Ricer-ca scientifica in Italia” promossodalla Agenzia per le Onlus. L’incon-tro ha permesso un confronto e unoscambio tra i soggetti coinvolti sulversante della ricerca scientifica, edha consentito di verificare l’apportoda essa attualmente fornito. L’ele-mento che ha accomunato tutti gliinterventi è stata la volontà di unapiena collaborazione tra il settorepubblico e quello privato (profit enon profit) nella valorizzazione dellaricerca scientifica. Da più parti è sta-to affermato che essa contribuisceinfatti alla crescita civile e culturaledel nostro Paese, ed incrementa laproduzione di nuova ricchezza.Durante la mattinata, sono interve-nuti il presidente dell’Agenzia perle Onlus Lorenzo Ornaghi, coordi-

natore dei lavori, il prof. VittorioGrilli, Commissario Unico dell’Isti-tuto Italiano di Tecnologia e Diret-tore Generale del Tesoro, il dr. Um-berto Dosselli dell’Istituto Naziona-le di Fisica Nucleare, il DirettoreScientifico della FondazioneIRCCS Ospedale Maggiore, Policli-nico Mangiagalli e Regina ElenaFerruccio Bonino, l’ On. LetiziaMoratti Ministro dell’Istruzione,Università e Ricerca, il Presidentedell’ACRI l’Avv. Giuseppe Guzzet-ti, il dr. Gianmaria Galimberti con-sigliere dell’Agenzia per le Onlus eil Rettore dell’Università degli Stu-di di Milano Enrico Decleva. Haconcluso l’intervento l’On. GiulioTremonti, Vice Presidente del Con-siglio dei Ministri, Ministro dell’E-conomia e delle Finanze.Il dr. Ornaghi, presidente dell’Agen-zia per le Onlus, introducendo i la-vori della giornata, ha ribadito comeil Terzo Settore ed il Volontariato,

costituiscono una fondamentale ri-sorsa che la società civile mette adisposizione delle istituzioni pubbli-che e dello sviluppo del sistema eco-nomico produttivo. Per cogliere effi-cacemente queste positive opportu-nità, l’ Agenzia per le Onlus si è im-pegnata da tempo a riconsiderare ilrapporto fra l’odierna realtà degli en-ti senza fini di lucro e il sistema le-gislativo. Il presidente ha sottolinea-to come sia necessario un aggiorna-mento del concetto di “ricerca scien-tifica di interesse sociale”, alla lucedei recenti cambiamenti intervenutinella società e dei nuovi traguardiconseguiti dalle scienze. Il dr. Grilli, Commissario Unicodell’ Istituto Italiano di Tecnologia edirettore Generale del Tesoro, ha ri-levato l’importante sinergia tra Statoe privati (profit e non profit) nel set-tore della Ricerca e Sviluppo. Con-seguenza diretta dell’impegno di IITnella ricerca e nella produzione sularga scala vuole essere la nascita dinuove realtà industriali e il coinvol-gimento di sempre più numerosi set-tori dell’economia. Per conseguirequesto obiettivo, l’Istituto sviluppaprogetti di ricerca interdisciplinariguidati da ricercatori riconosciuti perl’eccellenza scientifica, supportati dapersonale tecnico di alta competenzaed istituisce percorsi formativi perricercatori in Nanobiotecnologie, inNeuroscienze e in Robotica. Il Com-missario dell’ ITT, ha evidenziato lemolteplici modalità di finanziamentoda parte dello Stato a favore della Ri-cerca; esse si possono distinguere indue tipologie principali; una di tipo“istituzionale” (dall’alto verso il bas-so) in cui il pubblico alloca risorseverso un singolo istituto il quale asua volta gestisce il cespite. La se-conda tipologia denominata di “tipocompetitivo”, utilizzata negli StatiUniti, affida ai singoli ricercatori i fi-

Terzo Settore, risorsa per la Ricerca scientifica in Italiadi Francesca Cigna

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nanziamenti. Le conseguenze dellascelta delle due metodologie sonodiverse, in Italia il modello “istitu-zionale”è quello tradizionalmenteusato ma in un’ottica di migliora-mento e di sviluppo, il secondo mo-dello (di tipo competitivo) adattatoalle diverse esigenze locali, potrebbecostituire un tentativo di deburocra-tizzazione del sistema di finanzia-menti alla Ricerca. L’Onorevole Letizia Moratti, Mini-stro dell’Istruzione, Università e Ri-cerca, ospite del convegno, ha rile-vato l’importanza del legame tra Ter-zo Settore e ricerca scientifica. IlProgramma Nazionale della Ricerca(PNR) recentemente approvato dalGoverno, considera determinante ilrapporto “non profit” e ricerca scien-tifica, la questione del contributo pri-vato alla R&S ha infatti assunto an-che in Italia un ruolo importante econtribuisce ormai in modo signifi-cativo al finanziamento delle attivitàdi ricerca. A documentare la attualedimensione del “non profit” ricorro-no sia le donazioni dei cittadini ita-liani che destinano, secondo un’in-dagine Doxa del 2002, 1,1 miliardidi euro a favore di associazioni chesi occupano di sanità e ricerca, sial’ultima rilevazione dell’ACRI, rile-va che una parte consistente delle ri-sorse delle Fondazioni bancarie sonoa favore della Ricerca. Le azioniprioritarie che il Governo sta portan-do avanti sono finalizzate principal-mente verso tre direttive: 1) Ricer-che per aumentare la competitivitàdel nostro sistema economico e pro-duttivo, 2) ricerche per migliorare laqualità della vita, 3) ricerche per as-sicurare lo sviluppo sostenibile. Tra-sversale a queste azioni deve esserconsiderata la formazione del capita-le umano. Il Rettore dell’Università degli Studidi Milano, Enrico Decleva, ricolle-gandosi ai temi esposti dall’ On. Mo-ratti, ha evidenziato il ruolo centralesvolto dall’Università come soggettoche fa ricerca ed ente da valorizzarenell’ottica della cooperazione e del

coordinamento con le altre Istituzio-ni. I finanziamenti al sistema univer-sitario, sono passati da 6,16 miliardidi euro (2001) a 7,028 del 2005, unincremento del 13,5% che ha per-messo inoltre l’inserimento di 8167docenti, il rientro di 321 studiosi ita-liani residenti all’estero, un incre-mento da 3000 a 8000 delle borse distudio per dottorati e assegnasti di ri-cerca. Il Presidente dell’ACRI l’Avv. Giu-seppe Guzzetti ha sottolineato l’im-portante ruolo svolto dalle Fonda-zioni bancarie nel sostegno alla ri-cerca scientifica. La presenza di si-gnificativi finanziamenti rivolti ver-so soggetti privati è un dato partico-larmente interessante che dimostrache i soggetti non-profit non svol-gono unicamente il ruolo di grantmaker ma che realizzano un’insosti-tuibile attività di performer della ri-cerca. All’interno del Terzo Settoreappare quindi importante operareuna distinzione che permetta di rile-vare bisogni e specificità sia di as-sociazioni che fanno raccolta fondi,sia di associazioni operative, impe-gnate direttamente nell’espletamen-to dell’attività di ricerca. Ma, al dilà dell’impegno quantitativo è im-portante considerare i diversi ruolisvolti dal “non profit”; esso svolgeun ruolo essenziale in tutti quei set-tori dell’economia dove se ne rendepoco efficiente la produzione trami-te mercato (ricerca sulle patologierare per le quali, a motivo del picco-lissimo numero di pazienti coinvol-ti, nessuna impresa investirebbe ri-sorse per sviluppare farmaci dedica-ti); appare indispensabile in tuttiquei settori in cui risulti utile sia uncoordinamento tra gli attori, sia ele-vati livelli di cooperazione al fine direalizzare obiettivi di interesse col-lettivo; infine è importante ricordareche il “non profit” gode di un evi-dente vantaggio rispetto ad altri po-licy maker: la struttura snella, la ve-locità del processo decisionale, lapresenza di minori vincoli burocra-tici, lo stretto contatto con la società

civile lo rendono un soggetto idealeper sperimentare nuove metodolo-gie di intervento e tempestive lineed’azione. La mattinata si è conclusa con l’in-tervento del Vice Presidente delConsiglio dei Ministri, Ministro del-l’Economia e delle Finanze l’On.Giulio Tremonti, ribadendo l’impor-tanza della valorizzazione della Ri-cerca scientifica in Italia, ha segnala-to due importanti interventi a favoredel comparto previsti nell’ambitodella legge finanziaria 2006. Talelegge introduce due strumenti di so-stegno alla ricerca. L’uno che preve-de la deducibilità totale del redditoimponibile delle erogazioni liberali,in favore di Università e Ricercascientifica, l’altro che prevede la de-stinazione a sostegno della Ricerca,oltre che del volontariato e dell’Uni-versità di una quota del 5 per milledell’imposta sul reddito delle perso-ne fisiche. L’ACRI, constatate le significativerisorse economiche ed operative pro-fuse dalle Fondazioni Bancarie nelsettore della Ricerca e Sviluppo hadato avvio alla formazione di unaCommissione Tecnica composta daesperti o referenti che operano nelleFondazioni nel settore in esame. L’o-biettivo di tale iniziativa è quello dicreare uno spazio d’informazione escambio dedicato alle principali ini-ziative delle Fondazioni nel settoredella Ricerca, Sviluppo ed Innova-zione, che evidenzi le diverse espe-rienze ed illustri le metodologie uti-lizzate. L’intento è quello di metterea disposizione delle Associate ACRIalcuni strumenti informativi per faci-litare la collaborazione fra esse e lacomunicazione verso l’esterno deiprogetti realizzati. Gli scopi dellacollaborazione, sono anche quelli diagevolare la conoscenza e la parteci-pazione delle Fondazioni bancariealle diverse attività in corso o diprossima realizzazione, disseminarei risultati dei progetti di ricerca ecreare le basi per la creazione di net-work di competenze. �

CONVEGNIDAL SISTEMA

ARTE E CULTURADAL SISTEMA

17settembre/ottobre 2005

Adicembre in mostra a Forlìal Complesso Monumentaledi San Domenico, 4 dicem-

bre 2005 - 30 aprile 2006, i “coloridalla purezza di alabastro” di Pal-mezzano.

Attesa e annunciata da tempo, prepa-rata da anni di ricerche e restauri, lamostra dedicata a Marco Palmezza-no aprirà finalmente le porte a di-cembre. La prima retrospettiva com-pleta che l’Italia dedichi al grandemaestro del Rinascimento sarà alle-stita dal 4 dicembre 2005 al 30 apri-le 2006, a Forlì nei locali riportati al-la vita dello storico Complesso Mo-numentale di San Domenico. In que-

sti anni, i colo-ri limpidi, dalla“purezza d’ala-bastro”, delleopere di Pal-mezzano spar-se in Romagnae presenti neipiù prestigiosimusei italiani estranieri, sonoemersi meravi-g l i o s a m e n t esconvolgent ida una campa-gna di restauriche ha pochiprecedenti per

ampiezza ed orga-nicità. A promuovere que-sto grande evento èla Fondazione Cas-sa dei Risparmi diForlì in collabora-zione con il Comu-ne di Forlì, con iMusei Vaticani, laDiocesi di Forlì ele Soprintendenzedi Bologna, di Bre-ra in Milano e ilPolo Museale diFirenze. La com-missione scientifi-ca che “firma” lamostra è compostada Antonio Paoluc-ci, Francesco Bu-ranelli, Jadranka

Bentini, Pier Giorgio Brigliadori,Gianfranco Brunelli, Matteo Ceria-na, Anna Colombi Ferretti, AndreaEmiliani, Vincenzo Gheroldi, Ga-briella Poma, Luciana Prati, AdrianoProsperi, Stefano Tumidei, TimothyVerdon, Giordano Viroli, FrancescoZaghini ed Ettore Torriani. L’allesti-mento, che si snoderà nelle grandisale di quella che fu la Biblioteca delConvento dei Domenicani, reca lefirme degli Studi Wilmotte & Asso-ciates (Parigi) e Lucchi & Biserni(Forlì). Più di 20 milioni di euro so-no stati investiti per trasformare l’excomplesso conventuale di San Do-menico, slabbrato dalle bombe, inuna sede museale ed espositiva nuo-va per concezione e tecnologia, sedeche proprio la sua mostra è destinataad inaugurare. L’intero territorio for-livese, dall’Alpe di San Benedetto al

Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì

Marco Palmezzano: il Rinascimento nelle RomagneA cura dell’Ufficio Stampa della Fondazione

Immacolata col Padre Eterno in gloria e i santi Anselmo, Agostino e Stefano,(cm 242x218) Forlì, Abbazia di San Mercuriale.

Sacra Famiglia, San Giovannino e Santa Caterina d’Alessandria(particolare del Volto della Vergine, cm 57x78), Collezione privatadella Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì.

18 settembre/ottobre 2005

ARTE E CULTURADAL SISTEMA

mare, ovvero le cosiddette “Terre delPalmezzano”, è profondamente coin-volto in questa esposizione.La mostra (catalogo Silvana Edito-riale) presenta sessantuno opere,spesso di grandi dimensioni, disloca-te fra gli anni novanta del Quattro-cento e i venti del Cinquecento. L’o-biettivo è quello di documentare lalunga prolifica attività del pittore at-traverso i suoi svolgimenti stilistici,attraverso le opere più significativedei suoi maestri, dei suoi affini e deisuoi compagni di strada. Con MarcoPalmezzano sono in mostra Melozzoda Forlì, Giovanni Bellini, Cima daConegliano, il Perugino, Antoniazzo

Romano, MarcoZoppo, Baldas-sarre Carrari, ilMaestro dei Bal-draccani, France-sco e BernardinoZaganelli, LucaLonghi, NicolòRondinelli, Giro-

lamo Marchesi,B a r t o l o m e oMontagna e Gi-rolamo Genga.“Lo stile di Mar-co Palmezzano -afferma Antonio Paolucci - è comeuna rosa dei venti i cui punti cardi-nali orientano verso i centri più si-gnificativi del Rinascimento padanoe centro italiano. Alla base c’è Me-lozzo da Forlì con la sua interpreta-zione magniloquente e nobilmenteretorica della poesia prospettica diPiero della Francesca e di Luca Pa-cioli, ma c’è anche il Giovanni Bel-lini della Pala di Pesaro e c’è, più in

generale, la familiarità con la pitturaveneziana contemporanea. Ci sonoasprezze ferraresi e morbidi ritmi dimatrice umbra. Ci sono tangenze erispecchiamenti con gli artisti roma-gnoli contemporanei, da NiccolòRondinelli a Baldassarre Carrari”.Grazie a prestiti molto importanti(dai musei di Baltimora, di Vienna,

di Dublino, Berlino Musei Vaticani,dagli Uffizi, da Brera, ecc.) la mostraricostruisce il percorso di Marco Pal-mezzano, radunando per la primavolta dalla città e dal territorio diForlì, dai musei italiani e stranieri ilmeglio della sua produzione. Un iti-nerario pittorico che ridisegna la sto-ria artistica delle Romagne fra XV eXVI secolo. �

Il battesimo di Gesù, (cm 90x70) Pinacoteca di Forlì.

Autoritratto (?), (cm 55x44) Pinacoteca di Forlì.

19settembre/ottobre 2005

Un decisivo approfondimentoalla conoscenza dell’artistaAfro Basaldella (Udine

1912 - Roma 1976) ci è venuto dallarassegna organizzata recentementedall’Amministrazione Comunale diLivorno che ha trovato nella Fonda-zione Cassa di Risparmi di Livornoun partner sensibile e generoso di-ventato, in questa occasione, non so-lo sponsor, ma anche coproduttore eorganizzatore della esposizione.La mostra, dal titolo “Afro. Meta-morfosi della figura. 1935-1955”, è

stata curata da Renato Miracco, incollaborazione con l’Archivio Afroed alcuni collezionisti italiani e stra-nieri.L’allestimento è stato realizzato nel-la nuova struttura espositiva, deno-minata “I Granai di Villa Mimbelli”,inaugurata, dopo un complesso re-stauro, nell’aprile 2004 per destinar-la ad accogliere le mostre tempora-nee organizzate dal Museo CivicoGiovanni Fattori.Con ben novantotto opere esposte,tra dipinti, acquerelli, tempere e di-

segni, eseguiti tra il1935 e il 1955, la ras-segna puntava a farconoscere soprattuttole opere, tutte straor-dinarie, di un artistapartecipe della scuolatonale romana, poiavvicinatosi a Scipio-ne e Mafai, prima diiniziare, attorno al1940, una lunga evo-luzione verso la pittu-ra astratta.Conosciuto e apprez-zato anche all’estero,in particolare negliStati Uniti d’America,Afro è uno dei mag-giori rappresentantidella pittura italianadel Novecento. A lui èstata recentemente de-dicata una piccola, masignificativa antologiapresso l’Istituto Italia-no di Cultura a Lon-dra, in occasione dellavisita ufficiale nel Re-gno Unito del Presi-dente della Repubbli-ca italiana Carlo Aze-

glio Ciampi.La mostra livornese ha ripreso ed al-largato considerevolmente l’antolo-gia londinese, mettendo a confrontol’esperienza artistica di Afro conl’ambiente dei suoi amici pittori ro-mani.“La pittura di Afro può essere inter-pretata in termini di luce. Una luceche sta dietro al colore, lo decanta,lo spinge avanti, se ne fa uno scher-mo, una bandiera. La luce in questosenso, ha una matrice impressioni-sta, ma la pittura di Afro non è unpostumo dell’impressionismo. Lasua proiezione in avanti conserva,nella frattura dei piani, la fratturacubista, lo spazio sconvolto e so-vrapposto, come le carte arruffatedal vento: come le foglie che il ven-to raccoglie e disperde”, con questeparole, nel 1973, Cesare Brandi pre-sentava un nucleo di dipinti di Afro,un artista italiano forse più famosoall’estero che in Italia; fama acquisi-ta dopo le numerose esposizioni alMuseum of Modern Art di NewYork e alla Catherine Viviano Gal-lery di New York.La rassegna è stata supportata effica-cemente dal monumentale catalogo -edito da Mazzotta e curato dallo stu-dioso Renato Miracco - che rappre-senta un indispensabile presuppostoper la piena comprensione delle ope-re, capace non soltanto di risponderealle disparate domande che insorgo-no nel visitatore, ma anche di evi-denziare quella griglia di relazioniche intercorrono tra le opere ed ilcontesto cui si riferiscono.Renato Miracco è riuscito, infatti, adabbreviare la distanza che separa leopere da chi le guarda, diffondendo-ne valori e contenuti, attraverso unaserie di riflessioni e analisi degli an-

Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno

Arte contemporanea come progetto educativo:la mostra di Afro a Livornodi Ida Ferraro

Il commercio, (Mercurio) 1940 - Olio su tavola, (150x92 cm)Collezione privata, Roma.

ARTE E CULTURADAL SISTEMA

20 settembre/ottobre 2005

ARTE E CULTURADAL SISTEMA

ni del passaggio dalla figurazione al-l’astrattismo, entrando nella nuovaalfabetizzazione della superficie pit-torica di Afro, caratterizzata da un’o-pera dove le immagini che ne scatu-riscono, dapprima nitide, lentamentesi scompongono in moduli cubisti fi-no ad approdare a una forma astratta.Con ciò riuscendo ad offrire la possi-bilità di un apprendimento sponta-neo e soprattutto motivato, suscitan-

do nel visitatore interessi ed interro-gativi.Con l’esposizione, oltre alle opere diAfro, sono stati presentati alcuni ca-polavori di proprietà del Comune diLivorno, di autori come Burri, Fon-tana, Manzoni, amici di Afro, suoicompagni di ‘viaggio’, protagonistidi quello che Moravia definiva “ilnuovo Rinascimento italiano”.Come ha scritto nella presentazione

al volume il Presidente della Fonda-zione Cassa di Risparmi di Forlì,Avv. Luciano Barsotti, si è trattato diuna rassegna che, a ragione, testimo-nia “il consistente impegno dellaFondazione, sia sotto il profilo pro-gettuale che organizzativo e finan-ziario, nella consapevolezza che Li-vorno possa ritornare ad essere unpunto di riferimento per la lettura diartisti e temi di arte moderna e con-temporanea, così legando, con un fi-lo ben saldo, le esperienze importan-ti della pittura dell’Otto-Novecento aquelle dei nostri giorni”.La Fondazione Cassa di Risparmi diLivorno ha intrapreso, dunque, lastrada dell’arte contemporanea, conlo scopo non solo di avvicinare so-prattutto i giovani ai linguaggi e aimodelli dell’arte, ma anche di sugge-rire processi immaginativi e creativi,idee, metafore, simboli desunti dal-l’universo artistico, attivando quelprocesso comunicativo volto ad aiu-tare l’uomo a relazionarsi con ilmondo circostante ed a valorizzare ilrapporto tra l’uomo e le cose. Tutto ciò nella convinzione che l’in-contro con l’arte possa diventareun’esperienza educativa capace disvelare nuove visioni, utili per com-prendere il significato della nostraesistenza e costruire un’identità per-sonale che è il fine di ogni processoeducativo. �

Il ragazzo col tacchino, 1954 - Pastelli su carta intelata (124x150 cm)Collezione privata, Roma.

21settembre/ottobre 2005

Tutto puote il Cerrini, ei nuo-vo Apelle, col pennel, coicolori, è quasi uguale, al

Gran Fabro del Cielo, e delle Stelle”(Giacinto Fieraboschi, 1656).Gian Domenico Cerrini, detto Il Ca-valier Perugino (1609-1681) dopoquattro secoli ritorna nella città nata-le con una grande rassegna mono-grafica, allestita nei saloni di PalazzoBaldeschi, nel cuore storico di Peru-gia. L’idea di dedicare un’esposizio-ne al Cavalier Perugino è nata dopoche la Fondazione Cassa di Rispar-mio di Perugia, promotore e sosteni-tore finanziario dell’iniziativa, ha ac-quisito tre importanti opere del mae-stro umbro. La produzione pittoricadi questo artista, infatti, proprio re-centemente è stata oggetto di unagiusta rivalutazione critica e di unnotevole interesse da parte del colle-zionismo e del mercato. La Fonda-zione Cassa di Risparmio di Perugiaha inoltre finanziato, proprio in occa-sione dell’esposizione perugina,un’importante campagna di restauridelle opere del Cerrini dimostrandoil costante impegno con il quale laFondazione persegue l’obiettivo disalvaguardare e valorizzare il patri-monio storico-artistico dell’Umbria,elemento imprescindibile della suaidentità storica e della sua coscienzacivile. La volontà di realizzare que-sta rassegna è stata stimolata anchedal desiderio di dare un giusto risal-to a un pittore apprezzato e cono-sciuto dagli specialisti del settore,ma quasi ignorato dal grande pubbli-co. “Per chi è abituato -scrive nellaprefazione al catalogo della mostraCarlo Coloaiacovo, Presidente dellaFondazione Cassa di Risparmio diPerugia- ad associare il meglio del-l’arte umbra e perugina ai periodimedioevale e rinascimentale, saràpiacevole scoprire quanto vitale sia

stata anche la civiltà artistica del Sei-cento, come dimostrano proprio leopere del Cerrini e le altre testimo-nianze d’età barocca che Perugia an-cora oggi conserva (e la cui visionecostituisce parte integrante di unamostra che è stata appunto concepitaalla stregua di un percorso cittadinoaperto a una molteplicità di sollecita-zioni storiche ed estetiche)”. Molti comunque gli elementi chefanno di questa mostra uno deglieventi più importanti della stagioneespositiva di quest’anno: ad esempioil fatto che essa coincida con l’aper-tura ufficiale del nuovo spazio Bal-deschi, edificio monumentale di pro-prietà della Fondazione, già dimoradi Baldo degli Ubaldi (celebre giure-consulto, che vi abitava nel 1361) esede di importanti collezioni d’arteprivate. Recentemente è stato sotto-posto a importanti interventi di re-stauro finalizzati a trasformarlo in unprestigioso centro espositivo, pressoil quale conservare la collezione

d’arte della Fondazione e ospitareeventi culturali ed esposizioni tem-poranee.Se si considera che le opere del Cer-rini delle quali abbiamo notizia e chesono giunte fino a noi sono circa cen-toventi, un altro grande risultato rag-giunto da questa mostra è che hamesso insieme fra tele, incisioni e di-segni una settantina di opere del pit-tore. Ciò consentirà “di mettere afuoco -spiega il curatore della mo-stra, Francesco Federico Mancini-più di quanto sia accaduto in passato,la fisionomia di questo notevolissimoe ingiustamente sottovalutato mae-stro del Seicento italiano. Ben quin-dici dipinti vengono presentati a re-stauro appena concluso, una loroanalisi “ravvicinata” permette di ap-prezzare la perizia tecnica dell’artistail quale, attraverso l’uso differenzia-to della materia cromatica, liquida etrasparente in taluni casi, densa e ca-rica di pigmento in altri, mise a pun-to un’ “armoniosa sua maniera assai

Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia

Il Cavalier Perugino, tra classicismo e baroccodi Elisabetta Boccia

Apollo e la Sibilla Cumana, olio su tela (101,6x134,6 cm), Perugia, Fondazione Cassa di Risparmiodi Perugia.

ARTE E CULTURADAL SISTEMA

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vaga nelle migliori sue opere per lograzioso girar delle teste, per la com-posizione, e pel colorito (L. Pascoli1730)”. Le opere provenienti da col-lezioni italiane e straniere e dallastessa Fondazione Cassa di Rispar-mio di Perugia delineano l’interopercorso pittorico dell’artista, daglianni della formazione umbra che in-clude suggestioni che spaziano dalloScaramuccia (da cui apprende i primielementi di disegno e pittura) al Ron-calli, dal Lanfranco al Guercino, dalDomenichino al Sacchi, fino ai capo-lavori del periodo romano, così ric-chi di suggestioni del secondo classi-cismo bolognese, ma ben dosati e in-formati di una nuova tensione emoti-va suggeritagli dal barocco. Gli studi

che hanno accom-pagnato la mostra equindi il catalogohanno contribuito afare altresì luce sufatti, vicende ecommittenze chehanno coinvolto ilCerrini lungo tuttala sua carriera. Im-portante ad esem-pio, si mostrò ilrapporto con Giu-lio Rospigliosi, fu-turo Papa Clemen-te IX, che gli com-missionò la decora-zione della cupoladi Santa Maria del-la Vittoria (1654-55), vicina allacappella Cornaro,dove il Berniniaveva da poco ese-guito la famosa

Estasi di Santa Teresa (1652), e doveCerrini insisteva in una decorazionedal senso spaziale “secco e arcaiz-zante”, per dirla con il Longhi, e cheproprio questo scatenò le critiche fu-renti dell’ambiente romano per una“ardita” realizzazione pittorica ri-spetto alle evoluzioni barocche. Mala “ventata barocca” lo travolseugualmente al suo ritorno a Roma daFirenze dove era si era rifugiato persfuggire alle critiche. I dipinti di que-sto periodo si caratterizzano per lapresenza di figure dai panneggi mol-to mossi, dalle forme in movimento edalle forti cromie che denunciano -come ha scritto Evelina Borea(1978)- “il cedimento lento ma pro-gressivo alle pressioni delle nuovetendenze”. L’occasione della mostraoffre anche l’opportunità di scopriredi Perugia un interessante spaccato,attraverso chiese, monumenti e mu-sei, della civiltà artistica seicentescadella regione umbra. �

Carità romana, olio su tela, (172x122 cm),Perugia, Fondazione Cassa di Risparmio diPerugia.

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Cristo e la Samaritana al pozzo, olio su tela, (235x304 cm), Roma, Galleria Nazionale d’ArteAntica, in Palazzo Barberini.

DAL SISTEMA

a cura di Francesca CignaI PROGETTI

DENOMINAZIONE PROGETTO RECUPERO DEL COMPLESSO MONUMENTALE DISAN FRANCESCO A CUNEO

Descrizione Sintetica Restauro e ristrutturazione del complesso monumentale diSan Francesco, del XIV secolo. Di proprietà del Comune, se-de del museo civico, diventerà un centro polifunzionale, perlo svolgimento di eventi culturali, mostre, convegni.

Settore Arte, attività e beni culturaliDurata Progetto pluriennale (2004-2007)Importo 2004 - 800.000 euro/anno,

2005 - 1.000,00 euro/anno2006 - 1.000,00 euro/anno2007 - 1.000,00 euro/anno

Anno prima delibera 2004Natura giuridica del soggetto beneficiario Ente pubblico territorialeOrigine del Progetto Progetto presentato da terziLocalizzazione Comune di Cuneo

FondazioneCassa di Risparmiodi Cuneo

La Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo considera il settore arte, attività e beni culturalitra quelli prioritari. Ad esso destina il 27% delle risorse disponibili, che per il 2005 ammontano complessivamen-te a 26,7 milioni di euro. Il piano programmatico triennale 2005-2007 ha confermato l’orien-tamento a dare la priorità alla realizzazione di interventi di ampio respiro, concordati con gliEnti locali. Il progetto in oggetto, si inserisce nel contesto di molti, analoghi interventi della Fondazioneper il restauro di chiese, in alcuni casi con nuove destinazione d’uso (musei, centri di incon-tro), ed inoltre risponde ad esigenze di promozione del territorio, attraverso una struttura ingrado di ospitare manifestazioni di visibilità nazionale.

GENESI DELPROGETTO

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24 settembre/ottobre 2005

DAL SISTEMA

Il complesso monumentale di San Francesco è una parte importante della storia della comu-nità cuneese. In stile romanico-gotico, fu costruito nel XIV secolo, con il contributo del Co-mune, dei nobili, delle corporazioni, della gente comune, che apprezzavano l’attività svolta daifrati francescani. Nel corso dei secoli vi furono realizzate significative trasformazioni: il por-tale gotico fu completato nel 1506, tra la fine del ‘600 e l’inizio del ‘700 furono costruite cin-que cappelle barocche.Vi sono affreschi del ‘400, decorazioni e dipinti del ‘500 e del ‘600.La decadenza del complesso ebbe inizio a fine ‘700, con la rivoluzione francese e l’età napo-leonica; soppressi gli ordini religiosi, la chiesa fu sconsacrata e destinata a diversi usi (ma-gazzino ad usi civili e poi militari). Dopo la seconda guerra mondiale si avviarono lentamen-te progetti di recupero; negli anni ’70, a cura del Comune, fu restaurata la chiesa e, nell’atti-guo convento, fu collocato il Museo Civico.Alla fine degli anni ‘90 si resero necessari nuovi, radicali restauri conservativi, essendo a ri-schio la stabilità dell’edificio. Realizzate le opere di consolidamento, il Comune di Cuneo ela-borò un ambizioso progetto, volto a fare di San Francesco, come alle origini, uno spazio frui-bile e vivo, nel quale ospitare i momenti più importanti della vita della comunità cittadina,creare eventi culturali (anche in rapporto al forte sviluppo delle facoltà universitarie) e dis-porre di un centro espositivo di livello europeo.

DESCRIZIONE ANALITICADELPROGETTO

L’intervento, con una stanziamento complessivo di euro 3.800.000, si inserisce nel contestodelle celebrazioni del 150° anniversario della Cassa di Risparmio di Cuneo, di cui il Comu-ne di Cuneo è tra gli enti fondatori.La Fondazione ha confermato il suo stretto legame con lacomunità cittadina, finanziando integralmente un progetto destinato a restituire all’anticosplendore un complesso monumentale di grande interesse storico e artistico, ed a promuoverelo sviluppo del territorio attraverso la realizzazione di un centro integrato di elevata qualità.

IMPATTO, RISULTATI, E PROSPETTIVE FUTURE

I PROGETTI

Il Portale e la Facciata del complesso monumentale di San Francesco.

25settembre/ottobre 2005 25

DAL SISTEMAI PROGETTI

La Fondazione C. R .di Carrara ha ribadito, nel documento programmatico previsionale 2005,l’intenzione di riservare particolare attenzione alle necessità emergenti delle strutture socio -sanitarie della provincia, impegnandosi con un particolare riguardo ed attenzione verso ilmondo degli anziani, sostenendo progetti ed iniziative tesi a migliorarne la qualità della lorovita. Questo obiettivo, concretizzatosi quest’anno con l’adesione al progetto su menzionato, siinserisce in una serie di interventi iniziati fin dal 1992, anno in cui la Fondazione si fece ca-rico del mutuo della “Casa di Riposo Regina Elena”, onorato fino al 1991 dalla Cassa di Ri-sparmio di Carrara. Dall’anno successivo, in seguito alla scissione tra Banca e Fondazione, fuquest’ultima che si impegnò per il pagamento delle rate residue del mutuo, assumendosi taleimpegno in conformità con gli scopi istituzionali insiti nella natura delle Fondazioni bancarie.La Fondazione ha continuato nel tempo ad erogare ininterrottamente contributi per il migliorfunzionamento della struttura, dei servizi e delle cure resi agli assistiti. La decisione di sostenere l’intervento a beneficio degli anziani malati di Alzheimer è stata pre-ceduta, da incontri con i rappresentanti della struttura comunale che ospita il Centro, nonchécon i professionisti tecnicamente incaricati del progetto, che hanno potuto illustrare dettaglia-tamente lo stesso, sia dal punto di vista strettamente socio - sanitario, sia ambientale ed archi-tettonico.

GENESI DELPROGETTO

Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara

DENOMINAZIONE PROGETTO CENTRO DIURNO PER MALATI DI ALZHEIMERDELLA CASA DI RIPOSO REGINA ELENA DI CAR-RARA

Descrizione Sintetica Acquisto arredi interni del Centro Diurno per i malati diAlzheimer

Settore Socio - SanitarioDurata Progetto PluriennaleImporto Euro 50.000,00 anno 2005Anno prima delibera 1992Natura giuridica del soggetto beneficiario Ente strumentale del Comune di CarraraOrigine del Progetto Progetto di origine internaLocalizzazione Provinciale. Comune di Carrara

Spazio esterno del Centro Diurno.

Spazi interni del Centro Diurno.

26 settembre/ottobre 2005

DAL SISTEMA

Il progetto del Centro tiene in considerazione la natura e il decorso della malattia. Essa, infat-ti, comporta una graduale perdita della memoria, disconoscimento di oggetti d’uso comune,dei luoghi, dei propri familiari, e tutte le azioni quotidiane, movimenti, identificazioni devonoessere riacquisite continuamente dal malato, finchè questo è possibile. Partendo proprio dall’ambiente costruito, dagli spazi, dalla gestualità quotidiana, da piccoli la-vori manuali che ancora possono essere condotti, si può trovare un “sistema” affinché quellepoche nozioni che ancora sono note ai pazienti possano essere trattenute il più a lungo possi-bile.L’area del Centro, è stata progettata e costruita in una sequenza di ambienti frazionati ed uti-lizzati in vari modi: palestra di riabilitazione, camere per la degenza, servizi igienici, etc. Mol-ti di questi ambienti si aprono su uno spazio verde, articolato tra vialetti ed aree a prato: il per-corso è delimitato su un lato da una passamaneria avente funzione di appoggio e sostegno pergli ospiti. Internamente i collegamenti tra le varie stanza avvengono attraverso un lungo cor-ridoio su cui si aprono i vari ingressi. La struttura può idealmente essere suddivisa in tre uni-tà distinte: Unità A : accesso al Centro e spazio di prima accoglienza in cui i malati possono accedere aglialtri ambienti mediante un percorso preferenziale e controllato.Unità B: vi si svolge l’attività prevalente del Centro. Uno spazio articolato in sezioni ben di-stinte. La prima è costituita da una grande sala a schema libero al cui centro è collocato unospazio di relazione ed animazione in cui gli operatori possono lavorare tenendo sotto control-lo tutta la sala. La seconda sezione è costituita dal percorso wandering (“vagabondaggio”), unpercorso libero, dove l’ospite può circolare intercettando tutte le aree ricreative e di soggior-no del Centro. La terza sezione è costituita da due altri ambienti posti in appendice alla strut-tura, utilizzati quali spazi comunitari, destinati ad attività di ascolto musica, attività collettivee di giardinaggio al chiuso. L’ultima sezione è costituita da due stanze ad uso cucina in cui gliospiti consumano i pasti. Il corpo principale del Centro è dotato di pareti a vetro che consen-tono agli operatori di non perdere mai di vista gli ospiti, qualora essi si spostassero nel giar-dino circostante.Unità C: si colloca negli spazi esterni che, utilizzati come luoghi terapeutici, permettono diprolungare l’attività svolta all’interno, correlando spazio interno ed esterno per garantire unacontinuità di percorso, tali da offrire agli ospiti direttrici di spostamento articolate ma sempli-ci da comprendere. Tale unità è completata da un giardino in cui il paziente si muove libera-mente tenendo sempre di vista l’ unità base di riferimento.Di notevole importanza il giardino di pertinenza della struttura vuol costituire uno spazio vi-tale ed indispensabile all’attività ed alla cura dei degenti, poiché diventa fonte di stimoli per-cettivi (colori, alternanza di luce ed ombra, cambiamenti stagionali, sensazione di fresco e cal-do) e di stimoli culturali, relativi cioè alle esperienze ed alla memoria di ciascuna persona(odori familiari, frutti sugli alberi, coltivazione di ortaggi).

DESCRIZIONE ANALITICADELPROGETTO

Il Centro Alzheimer è un luogo in cui poter studiare gli effetti delle stimolazioni causate dacondizioni ambientali. Esso si propone come un ambiente sociale e familiare in cui l’amma-lato possa riconoscersi, grazie alla riproduzione di spazi il più vicino possibile a quelli dome-stici (gli arredi e la presenza delle due cucine conferma la volontà di ricreare ambienti moltovicini a quelli di uso quotidiano).Altra peculiarità della struttura è quella di conservare il più possibile l’autonomia dell’ospi-te: l’uso della cucina terapeutica, di attrezzi per il giardinaggio (sia interno nella serra, cheesterno nelle apposite aree), la possibilità di svolgere attività comunitarie, sono segnali che de-notano quanto stia a cuore l’autosufficienza degli assistiti. Le prospettive future, nel rispetto dello slogan della Giornata Mondiale Alzheimer di que-st’anno “Noi possiamo fare la differenza”, vedono l’amministrazione della Casa di Riposo Re-gina Elena, grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Caparra, impegnata araggiungere la “personalizzazione” dell’assistenza in modo pieno ed in tempi brevi.

IMPATTO, RISULTATI, E PROSPETTIVE FUTURE

I PROGETTI

27settembre/ottobre 2005

ARTE E CULTURADAL SISTEMA

Fino al 31 dicembre la mostra“Marino Marini e il nudo”. Èallestita in Palazzo del Tau a

Pistoia. Esposte sculture, dipinti edisegni non visti da anni. È il terzodei progetti del Comune dedicati alsuo illustre concittadino, realizzatograzie al prezioso contributo dellaFondazione Cassa di Risparmio diPistoia e Pescia.

“La figura femminile sta nella nostranatura. È come uno che cerca il sole,è la stessa cosa”.Così scriveva Marino Marini a pro-posito di uno dei soggetti preferitidelle sue opere. E proprio “MarinoMarini e il nudo” è il titolo della mo-stra realizzata dal Comune di Pistoiae dalla Fondazione Marino Marini. Èallestita fino al 31 dicembre prossi-mo, nelle sale espositive del museomonografico dell’artista, che si trovaa Pistoia, sua città natale. Composta da quattordici sculture,venti dipinti e undici disegni per untotale di 45 opere, la rassegna è unarricchimento temporaneo della col-lezione permanente del museo. Inquesta occasione sono visibili moltedelle opere solitamente conservatenei depositi, alcune delle quali nonvengono esposte da oltre dieci anni.“Pistoia città d’arte - affer-ma il sindaco, Renzo Berti- con questa mostra rendeomaggio ad uno dei suoiartisti maggiori. Gli estima-tori di Marino troverannoopere straordinarie e l’e-sposizione rappresental’occasione per conoscereil museo che gli abbiamodedicato, ma anche le bel-lezze della nostra città”. Lamostra è nata anche con ilcontributo della Fondazio-ne Cassa di Risparmio di

Pistoia e Pescia, che è presente nelconsiglio di amministrazione dellaFondazione Marini, la quale ha con-tribuito finanziariamente alla realiz-zazione dell’iniziativa. La rassegna èil terzo progetto di un programmache mira a sviluppare la conoscenzadi alcuni temi fondamentali della ri-cerca artistica di Marino Marini, pro-tagonista indiscusso dell’arte del No-vecento. Insieme al cavallo e cavalie-re ed ai ritratti, sia la Pomona che ilnudo rappresentano infatti una delletematiche principali dell’artista, dasempre affrontata, ma mai indagataorganicamente. “A partire dal 2003 -spiega l’assessore alla cultura, Gio-vanni Capecchi - l’Amministrazionecomunale ha promosso, annualmen-te, una mostra tematica dedicata aMarino, allestita nel museo a lui de-dicato. In questo modo vogliamo va-lorizzare il Centro Marini e i dati diquesti ultimi due anni ci confortano:la mostra “Marino e il teatro” ha fat-to raddoppiare i visitatori del museo,un dato che è ulteriormente migliora-to con la mostra dello scorso anno su“Marino e il ritratto”. Il tema del nu-do viene declinato da Marino quasiesclusivamente al femminile: i suoinudi di donna sono solidi e abbon-danti, le superfici levigate e sensuali.

Tutta l’essenza della femminilità edella vita è racchiusa e significatanelle Veneri e nelle Pomone, trattedirettamente da un lontano passato,così lontano da affondare le proprieradici nel mito mediterraneo e solaredella classicità. I corpi di questecreature, torniti come frutti maturi,restano immuni dalla tragedia in-combente sul mondo, che l’artistaesprime pienamente con le sue figureequestri, specchio del suo crescentepessimismo per il destino dell’uomo.La Pomona, in piena antitesi con leopere che simboleggiano la tragicitàdella storia, resta sospesa nella sferadell’arte, simbolo incarnato di fecon-dità e vita. La postura dei nudi è sem-pre molto armonica, solidamente an-corata alla terra da cui questi corpisembrano sbocciare. L’equilibrio èperfettamente calibrato, non si av-vertono incertezze, l’antica ninfa deiboschi esiste naturalmente quale so-pravvissuto reperto di un’età dell’oroche con placida armonia di grandemadre, illumina il presente. La mo-stra “Marino Marini e il nudo” è cu-rata da Maria Teresa Tosi. �

* Responsabile dell’Ufficio Stampae Comunicazione del

Comune di Pistoia

Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia

Marino Marini e il nudodi Michela Puggelli*

Cariatide, 1950.

28 settembre/ottobre 2005

ARTE E CULTURADAL SISTEMA

Nell’ambito della consolidataattenzione da parte dellaFondazione Cariverona al

recupero dei beni culturali si inqua-dra il sostegno dato nel corso dell’ul-timo quinquennio alla Parrocchia diS. Fermo Maggiore in Verona per ilrestauro della Cappella di San-t’Antonio, intervento che havisto un impegno della Fonda-zione per un totale di 126.000euro.La Basilica di San Fermo, unadelle costruzioni religiose piùsignificative di Verona dallospettacolare complesso absi-dale affacciato su un giardinet-to nei pressi dell’Adige, erettodai Benedettini tra la fine del-l’XI e l’inizio del XII secolo,era costituita da due chiese so-vrapposte delle quali quellasuperiore era a tre navate, contre absidi piuttosto profonde,due cappelle nel transetto epreceduta da un atrio. La zonaabsidale della chiesa nel corsodel tempo è stata oggetto dinumerose trasformazioni. La“cappella di Sant’Antonio”,nella chiesa superiore di SanFermo Maggiore, si trova a si-nistra dell’altare maggiore.Nella trasformazione operatadai Francescani tra la fine delXIII e gli inizi del XIV secolo,la chiesa fu condotta ad un’u-nica navata, fu eliminato ilnartece con un notevole svi-luppo nel senso della lunghez-za e anche dell’altezza ed ebbeun transetto e tre cappelle absidali.L’abside maggiore venne in parte de-molita e ricostruita (su quella semi-circolare romanica), in forma poligo-nale a cinque lati mentre le due absi-di minori della costruzione romanicafurono modificate, innalzandole.

L’abside destra non fu interessatada modifiche fino al XVII secoloquando fu creata la “cappella degliAgonizzanti”, o della “Passione diGesù”.Dopo la chiusura dell’abside sinistra,operata dai Francescani, presumibil-

mente nella prima metà del XIV se-colo, la nuova cappella fu interessatada una serie di interventi di decoro,come la stesura di affreschi e forsel’inserimento di una tomba.La parete di fondo, in mattoni, fu ri-coperta da un primo strato di intona-

co ad affresco dal colore azzurro-grigio, forse con una decorazione ocon delle immagini e successiva-mente da un affresco (completamen-te visibile), con la “Crocifissione eSanti”, mentre il sottarco fu decora-to con busti di “Santi”, entro clipei

polilobati e due figure dì“Santi”, rispettivamente a si-nistra e a destra, parzialmentevisibili al di sotto della scial-batura a calce. La parete laterale sinistra pre-senta nella lunetta una decora-zione a trompe-l’oeil (forseeseguita a tempera), che fingeuna finestratura con il fondocielo, sotto vi è una decorazio-ne ad affresco: mostra un “Cri-sto Risorto”, tra due “Angeli”,svolazzanti su fondo nero-vite.Sulla parete di destra sono ri-apparsi invece gli affreschicon le “Storie di S. Antonio”.Il ciclo di affreschi trecente-schi che decorano la “Cappel-la di Sant’Antonio”, ora visibi-li grazie alla realizzazione diun complesso apparato mecca-nico che sposta le tele del Lo-catelli e la pala dei Liberale daVerona permettendo di vederegli affreschi retroposti, non so-no tutti riferibili allo stessomaestro. L’affresco con la“Crocifissione e Santi”, è diun autore che si esprime in unlinguaggio semplice e popola-resco. Le figure dei santi sonopiuttosto statiche e monumen-tali senza una particolare ener-

gia. I corpi sono sottolineati da pe-santi panni con pieghe mentre i voltimostrano una certa espressività nellosguardo. I colori sono piuttosto sobrie tipici dell’area veronese. Si puòipotizzare che della stessa mano o diun collaboratore siano le decorazioni

Fondazione Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza, Belluno e Ancona

Il restauro della Cappella di Sant’AntonioA cura dell’Ufficio Relazioni esterne della Fondazione

La Cappella di Sant’Antonio.

29settembre/ottobre 2005

ARTE E CULTURADAL SISTEMA

e i Santi presenti nell’intradosso del-l’arco della parete di fondo e di unaltro maestro, l’affresco con il “Cri-sto Risorto”, tra due “Angeli”, dellaparete laterale di sinistra.Tali affreschi mostranouna qualità pittorica in-feriore eseguita da uncollaboratore o da un ar-tista operante forse nellamedesima bottega. Perentrambi il linguaggioespressivo di questi af-freschi è strettamente dacondurre all’ambienteveronese intorno allametà del XIV secolo. La qualità elevata del-l’affresco della paretedestra, sposta sia l’ese-cuzione verso l’ambitodi un altra personalità ar-tistica più forte sia forseanche la datazione versoil settimo decennio del‘300. Le figure che ap-paiono nella parte bassa,al di sotto dello scialbo,sono inserite in un fon-dale architettonico e for-temente caratterizzate insenso espressivo. Più so-pra, personaggi femmi-nili appaiono affacciati afinestre, quasi inseriti inuna quinta architettoni-ca. Il linguaggio artisticoè vicino ai modi dello“Pseudo-Turone”, (unafigura fittizia sotto allaquale sono state raggruppati diversiaffreschi), e a quelli di Altichiero do-cumentato dal 1369 al 1384 (affre-

schi nel Palazzo di Cansignorio e af-fresco nella Cappella Cavalli, a San-t’Anastasia).I mutamenti successivi sulle struttu-

re della cappella, furono operate nelXVI secolo con l’inserimento nellaparete di fondo, di un altare proba-

bilmente ligneo, per collocarvi la ta-vola con “Sant’Antonio”, fra i “San-ti Zeno (?) e Niccolò”, di Liberale daVerona (inizio XVI secolo) e nel

XVII secolo con la posadi un paramento marmo-reo a specchiature nellequali furono inserite duetele di Giacomo Locatel-li rappresentanti la “Vi-sione di Sant’Antonio”, e“Sant’Antonio che con-fonde gli eretici con unmiracolo”, (sec. XVII), euna tela di un artistaignoto con l’Estasi diSant’Antonio”, (in basso,sotto lo stemma, vi è lascritta “Domenico d’Ar-co 1660”). Le lunette inalto furono ricoperte dadue dipinti di AntonioGiarola detto il CavalierCoppa con “Sant’Anto-nio che riattacca il piedead un ragazzo”, e “LaVergine col Bambino cheappare al Santo”, (sec.XVII). Nel 1649 fu eretto un al-tare marmoreo al posto diquello di legno realizzatonel ‘500 e vi fu posta lapala di Liberale. L’altareè intarsiato di marmi po-licromi a motivi geome-trici e floreali con partirealizzate in stucco. Gliangioletti in stucco sopral’altare barocco e le teste

di cherubini poste nel rivestimentomarmoreo, sono di Giuseppe Anto-nio Schiavi. �

Liberale da Verona (inizio XVI secolo), Sant’Antonio fra i Santi Zeno (?) eNiccolò.

30 settembre/ottobre 2005

L’immigrazione, l’impoveri-mento delle famiglie e il cre-scente numero di anziani rap-

presentano “la nuova questione so-ciale in Italia”, questione che inevi-tabilmente si incrocia con la difficol-tà di accedere al mercato della casa.Trovare una casa è sempre più diffi-cile per carenza di patrimonio pub-blico disponibile e per scarsa mobili-tà interna delle famiglie assegnata-rie. Di contro, il mercato privato, acausa dei costi molto elevati (sia conriferimento all’acquisto che alla lo-cazione), risulta inaccessibile per unnumero crescente di persone che so-no così esposte a “rischi di caduta”delle condizioni di vita e vulnerabili-tà economica e sociale. Oggi, non solo gli anziani, le giova-ni coppie, gli stranieri, sono assillatidal problema della casa, ma anche lefamiglie (magari con un solo redditoo con redditi precari), i nuclei mono-genitorali con minori a carico, i la-voratori in mobilità, gli ex pazientidelle strutture psichiatriche, ecc.Peraltro, il disagio abitativo si incro-cia con l’estensione della precarietàlavorativa, con le crescenti necessitàdi mobilità geografica, nonché con lariduzione delle forme di protezionepubblica e sociale, diventando perciòun fattore che partecipa al più com-plessivo processo di impoverimentoindividuale, familiare e, alla fine,collettivo.Per quanto riguarda l’immigrazionepoi, la casa rappresenta una delle ur-genze principali. L’Italia ha preso coscienza con gran-de ritardo di essere divenuta terrad’immigrazione di massa. E non-ostante il bombardamento ansioso dimessaggi negativi sugli immigrati,sta scoprendo che la stragrande e pa-cifica maggioranza di questi permet-

te alla nostra società di funzionare.Ma in un lungo e tortuoso viaggio traquesti “nuovi italiani” inevitabil-mente si scopre che, dalle loro storiepersonali e di gruppo, emergono nonsolo i fallimenti - i successi solo ra-ramente - ma anche irragionevolipaure, sospetti e, non di rado, odiorazziale.Sono in molti che, pur con un reddi-to fisso, sono male alloggiati, quelliconsiderati poveri sono di solito sen-za casa e le loro sistemazioni sonospesso peggiori e/o più costose ri-spetto a quelle accessibili agli italia-ni con le stesse caratteristiche di red-dito. Inoltre, se è vero che la condi-zione di irregolarità è un fattore im-portante dell’esclusione abitativa, èsignificativo come questa esclusioneriguardi anche gli immigrati regolarie con un lavoro.Precarietà, canoni sproporzionati,condizioni abitative degradate, so-vraffollamento sono le condizioni didisagio che spesso differenziano gliinquilini stranieri dagli italiani. Atutto questo va poi aggiunta la resi-stenza di molti proprietari ad affitta-re a stranieri e quindi, di fatto, l’ulte-riore restringimento di un’offerta giàdi per sé insufficiente per i bisogniabitativi degli immigrati.È inutile dire che per questa parte dipopolazione il problema della casa siinserisce all’interno di una compagi-ne più ampia di difficoltà (la lingua,la conoscenza delle opportunità of-ferte da un dato territorio, l’accessoad alcuni servizi, …). Inoltre, lamancata risoluzione del problemaabitativo (così come una modalità dirisposta non appropriata) genera acatena diseconomie e fatiche che in-cidono e si manifestano anche su al-tri capitoli di bisogno.Tra l’altro, in alcuni territori italiani,

a fianco della popolazione immigra-ta non italiana, troviamo anche gliimmigrati che provengono da altreregioni del Paese. Emilia Romagna,Lombardia, Veneto sono territori tor-nati al centro di movimenti migrato-ri, provenienti dal Centro e dal SudItalia, che sembravano essersi arre-stati: anche per queste persone si po-ne il problema di un alloggio capacedi incontrare le richieste e le risorsea disposizione.Di fronte a tutte queste carenze, direcente, la Fondazione Cassa dei Ri-sparmi di Forlì ha sperimentato, a li-vello locale, una nuova formula diintervento. Infatti, per perseguire l’obiettivodell’integrazione della popolazionestraniera immigrata a Forlì (5.743nuovi cittadini secondo gli ultimidati) e per bilanciare una povertàsempre più drammaticamente diffu-sa, anche tra la popolazione di origi-ne italiana, la Fondazione ha presen-tato il progetto “Territori dell’acco-glienza”.Si tratta di un percorso per la formu-lazione di un bando di finanziamentorivolto al sostegno di progetti abitati-vi socialmente orientati da realizzarenel territorio della provincia di Forlì.Tutto ciò integrando e affiancando idifferenti dispositivi presenti a livel-lo territoriale e introdotti dagli Entipubblici (Regione Emilia-Romagna,amministrazioni locali, ACER), dal-le istituzioni private e dalle organiz-zazioni del Terzo Settore per affron-tare la questione abitativa, promo-vendo nuove proposte in una pro-spettiva di supporto all’innovazionee alla sperimentazione. Con queste finalità, la FondazioneCassa dei Risparmi di Forlì ha resodisponibili per tale bando complessi-vamente due milioni di euro. �

Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì

Quando vince la solidarietàdi Maria Maresca

SOCIALEDAL SISTEMA

31settembre/ottobre 2005

COMUNICAZIONEDAL SISTEMA

Consulta delle Fondazioni delle Casse di Risparmio Umbre

Finanza etica e strategia di comunicazionedi Ida Ferraro

In questi ultimi anni non sonomancati fenomeni stravolgenti(risparmiatori traditi, crack,

ecc.), Enron, Parmalat e Cirio ne so-no un esempio. A catena si è deter-minato un contagio tra attori econo-mici differenti: si è dilatata la crisi,si è rovinato il marchio, si sono cor-rotti uomini di comando. E tutto ciòha assunto una dimensione diffusa. Se il clima dell’agire ha preso i trattidell’incertezza, gli errori di molti -ormai i casi non rappresentano piùun’eccezione - quanto comprometto-no la possibilità di voltare pagina?Una risposta ci può essere offertaproprio dal mondo delle Fondazionidi origine bancaria che, dopo una ri-flessione sulle proprie origini, comein un processo ricostruttivo della

personalità di un individuo, hannotrovato un modo di percepire insie-me la meta e di perseguirla con chia-rezza, sempre pronte ad accogliere lesorprese del loro ‘viaggio’, adeguan-dosi o cambiando rotta, ma sempreprendendosi cura di alcune sensibili-tà: quelle individuali innanzitutto, daconiugare, però, con una pratica or-ganizzativa che si fonda su valori,responsabilità ed etica per promuo-vere lo sviluppo delle comunità di ri-ferimento. Sviluppo inteso comeuna categoria complessa in cui si in-tersecano valori economici e socialie valori superiori di solidarietà, digiustizia, di pace.Ed è lungo questo percorso che leFondazioni hanno tratto una convin-zione profonda: la necessità dellaprospettiva europea per guardare al-le contraddizioni della globalizza-zione con la certezza che diritti e do-veri, giustizia e solidarietà, econo-mia ed etica debbano e possano con-vivere e valorizzarsi. Di qui l’incli-nazione naturale per una vera attivi-tà progettuale che nasce dalla capa-cità di formulare domande e dal co-raggio critico di selezionare quelleche possono - e che debbono - esse-re poste.Tutto ciò traspare dal lavoro di sinte-si contenuto nel Primo Rapporto sul-le Fondazioni delle Casse di Rispar-

mio Umbre finalizzato a celebrare ilprimo anno di lavoro della Consultadelle Fondazioni delle Casse di Ri-sparmio Umbre (Fondazione CRCittà di Castello, CR Foligno, CROrvieto, CR Perugia, CR Spoleto,CR Terni e Narni) che è stata costi-tuita il 3 aprile 2004 ad Orvieto inconcomitanza con la IV Giornatadelle Fondazioni.Oltre diciotto milioni di euro in ero-gazioni, con quasi 600 mila euro diaccantonamenti al fondo sociale peril volontariato e un patrimonio cheammonta a circa 950 milioni di eurocon una redditività media del patri-monio pari al 3,48%: è il bilancio an-nuo emerso dal Rapporto predispo-sto dalla Consulta delle FondazioniCasse di Risparmio Umbre.Come ha affermato il Presidente del-la Consulta, Torquato Terracina: “leFondazioni di origine bancaria sonocorpi intermedi che si pongono comeobiettivo lo sviluppo economico esociale del territorio dove operanoispirandosi, nella loro azione, alprincipio di sussidiarietà in base alquale ciascun soggetto collabora einteragisce con gli altri attori localiper il raggiungimento dei migliori ri-sultati. La presentazione di un Rap-porto annuale vuole andare incontroa un’esigenza di trasparenza e di in-formazione che costituisce anche la

32 settembre/ottobre 2005

base per creare un rapporto più stret-to con la collettività”.Un rapporto quest’ultimo che si rea-lizza trasmettendo alla gente la fidu-cia nelle energie e nelle capacità diquesti Enti che costituiscono unaprova tangibile e convincente di re-sponsabilità e di lungimiranza. Diqui la presentazione di un Rapportoannuale inteso come strumentostraordinario, un momentoper enfatizzare il proprio le-game con il territorio e il suopassato che viene custoditonon per preservarlo dall’o-blio, ma per cercare in esso ilfuturo. È questa un’iniziativa impor-tante che offre alle Fondazio-ni un’occasione in più per af-fermarsi come soggetto checontribuisce a migliorare laqualità della vita dei membridella società in cui è inserito.Ed è proprio con tale iniziati-va, dove ideali e concretezzasi fondono partendo dall’ana-lisi della complessità, chevengono poste le basi per unappuntamento annuale in cuiverranno illustrati i dati relati-vi all’attività delle Fondazio-ni CR Umbre esprimendo so-prattutto una grande fiducia:quella dei valori e dei dirittifondamentali (che nella CartaUE sono dignità umana, liber-tà, uguaglianza, solidarietà, cittadi-nanza, giustizia) che, al di là dellesoluzioni istituzionali, sono il verofondamento di ogni democrazia.Due sono i motivi che rendonoistruttiva la lettura di questo volumeche raccoglie una serie di analisi e di

riflessioni sull’attività delle Fonda-zioni di origine bancaria in generaleed, in particolare, su quella delleFondazioni CR Umbre.Il primo è che questo libro ci con-sente di conoscere le traiettorie e lecaratteristiche del processo di svi-luppo del territorio di competenza,nei suoi punti di forza e di debolez-za, nelle sue potenzialità e nelle sue

anomalie; traiettorie e caratteristicheche le Fondazioni hanno maturatonel corso della loro attività. Si trattadi una testimonianza tanto più inte-ressante in quanto getta una luce an-che sulla personalità di coloro chel’hanno rilasciata, sui loro orienta-

menti e sulla loro linea di condotta.Essa può perciò risultare utile in se-de di documentazione storica, perl’elaborazione di una tipologia del-l’associazionismo italiano, oltre checontribuire a dare visibilità a questiEnti al fine di ottenere il consensodell’opinione pubblica.Il secondo motivo, ed è certamente ilpiù pregnante, per cui va segnalato

questo Rapporto, riguarda lanatura e la sostanza delle indi-cazioni e delle proposte di so-luzioni ai problemi posti dallacollettività, ciò per venire acapo dei ritardi e dei problemidi fondo che assillano l’Italiache derivano dall’esiguità del-le risorse destinate alla ricercae alla formazione, all’istruzio-ne e alla cultura, all’innova-zione tecnologica, ecc.Si tratta, dunque, di un docu-mento efficace che dimostracome, con la capacità delleFondazioni di farsi carico dideterminate priorità sulla ba-se di confronti costruttivi e diprogrammi concreti, si possa-no realizzare importantiobiettivi che siano all’altezzaanche delle ardue sfide impo-ste dalla globalizzazione.Globalizzazione intesa comefenomeno multiforme conaspetti positivi e negativi chenon possono essere messi su

una bilancia ed essere valutati quan-titativamente. Essa richiede, invece,che le superiori esigenze di equità edi solidarietà da subito inducano apromuovere la tutela dei diritti fon-damentali attraverso istituzioni capa-ci ed efficaci. �

COMUNICAZIONEDAL SISTEMA