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GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 - 37125 VERONA - I - TEL. 0458352317 /e-mail:[email protected] / Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n.46) Art. 1, comma 1, DCB VR MENSILE DI ECONOMIA E ATTUALITÀ DI SETTORE daily news: www.corriereortofrutticolo.it THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET | ANNO XXXIV Nuova serie Settembre 2020 Euro 6,00 8 PROTAGONISTI GIORGIO MERCURI La Puglia nel cuore PAG.41 IL CROLLO PAG. 19 FRUTTA ESTIVA Emilia Romagna mai così in basso. E dopo le drupacee c’è la crisi delle pere IL RILANCIO PAG. 37 UVA DA TAVOLA La Sicilia aumenta le superfici e cerca sinergie con i produttori pugliesi

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M E N S I L E D I E C O N O M I A E A T T U A L I T À D I S E T T O R E

daily news: www.corriereortofrutticolo.itTHE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET | ANNO XXXIV Nuova serie Settembre 2020 Euro 6,00

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PROTAGONISTIGIORGIOMERCURI La Puglia nel cuorePAG.41

IL CROLLO • PAG. 19FRUTTA ESTIVAEmilia Romagna mai così in basso. E dopo le drupaceec’è la crisi delle pere

IL RILANCIO • PAG. 37UVA DA TAVOLALa Sicilia aumenta le superficie cerca sinergie con i produttori pugliesi

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CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

3www.corriereortofrutticolo.itsettembre 2020

Comincia a delinearsi il PNRR, or-rendo acronimo per indicare il Pia-no Nazionale Rilancio e Resilienza,che non è altro che l’insieme deiprogetti con cui l’Italia vuole spen-dere la pioggia di miliardi del Reco-very Plan. Il governo, la ministraTeresa Bellanova in primis, parla di“agroalimentare protagonista delPNRR e del Patto per l'export”. Tra

le priorità indicate dalla ministra (sostenibilità, bio-diversità, lotta al dissesto idrogeologico, digitalizza-zione, infrastrutture materiali e immateriali, agricol-tura 4.0) l’ortofrutta - finora davvero la Cenerentoladelle politiche governative - guarda con fiducia maanche preoccupazione alle “proposte in grado di in-tercettare gli obiettivi strategici contenuti nei diversidocumenti di indirizzo e programmazione elaboratidalla Commissione Europea, come il Green Deal,Farm2Fork, Biodiversità”. Questi progetti comunita-ri si devono necessariamente incrociare con quellache la stessa ministra chiama “giusta difesa del red-dito”. L’ortofrutta italiana, in campagna, sta perden-do produzioni, superfici e valore per un combinatodisposto di fattori meteo-climatici, di mercato, diconcorrenza dentro e fuori la UE, di scarsi controllialle frontiere, di incapacità del settore di fare lobby epressione sui decisori politici. Tutto questo va di paripasso con la sostanziale mano libera di cui gode laGDO, le cui politiche (prezzi, promozioni sottocosto,marketing) se ne infischiano (tranne casi rarissimi)delle esigenze di sopravvivenza della produzione, al-la faccia di tutte le normative sulle pratiche sleali.Quindi il tema per l’ortofrutta sta nel nuovo acroni-mo PNRS, Piano Nazionale Rilancio e Sopravviven-za, che non può prescindere da una ritrovata compe-titività delle imprese al Nord come al Sud. Non ci po-trà essere sostenibilità senza competitività, GreenDeal e Farm2Fork dovranno essere declinati lungoquesto asse, altrimenti sarà l’inizio della fine. E nonilludiamoci che la politica faccia tutto da sola, serviràuna forte pressione delle rappresentanze dell’orto-frutta (privati, cooperative, Op, Mercati) che dovran-no trovare coesione e spirito di squadra attorno all’u-nico momento istituzionale che il settore ha a dispo-sizione: il Tavolo Nazionale, che va fatto funzionare,che non va lasciato galleggiare, come si è fatto finora. Quanto al Patto per l’export bisogna davvero che lapolitica faccia sul serio. Sul Corriere online abbiamorivelato che - al contrario di quanto affermano i co-municati ministeriali - nemmeno un chilo di susineitaliane è stato esportato finora in Brasile e così saràfinché non verrà approvato un nuovo protocollo(causa un pasticcio legato alla pubblicazione delprovvedimento sulla Gazzetta Ufficiale brasiliana).

Poi sull’apertura di Taiwan alle nostre mele, il proto-collo c’è ma il dossier va completato con le visite de-gli ispettori in Italia. Quindi neppure un chilo di me-le è stato ancora esportato verso Taipei. Da un comu-nicato del sottosegretario L’Abbate dal titolo: “Orto-frutta: innovazioni agevolative e sostegno all’exportper il rilancio del comparto” ( 23 settembre) si lasciaintendere grande attenzione verso il comparto, usci-to invece bastonato dal DL Rilancio con l’esclusionedagli sgravi previdenziali per i primi sei mesi 2020,escluso dalla misura “decontribuzione Sud” e beffatocon la riduzione del credito d’imposta per la sanifica-zione dal 60 promesso al 9 per cento. Si aggiunge poila ciliegina sulla torta dell’esclusione delle cooperati-ve dagli sgravi previdenziali per una questione di co-dici Ateco. Ma non basta. Sempre nel comunicato ministerialedel 23 settembre si parla “di introdurre innovazioniagevolative” per le organizzazioni di produttori orto-frutticoli e loro associazioni , ma gli interessati - danoi interpellati - dicono di non essere a conoscenza dialcuna agevolazione e di non sapere assolutamentenulla. Sempre dal sottosegretario L’Abbate appren-diamo che per la cimice “c’è una disponibilità attualedi 150 milioni a fronte di richieste di danni per 180milioni”. Valori chiaramente inadeguati rispetto aidanni, ma noi eravamo rimasti a una disponibilità di110 milioni (80 + 30), quindi i 150 non ci tornano.Poi per i danni da gelo sulle drupacee, per cui sonostati stanziati 10 milioni nel decreto maggio, “ una so-luzione adeguata potrebbe essere fornita dalle Regio-ni, anche indirizzando, tramite le misure dei Pro-grammi di sviluppo rurale, le scelte degli agricoltoriverso varietà con una maggiore resistenza al freddo”,scrive L’Abbate. Prima di avere in produzione nuovevarietà ci vogliono anni, tutti lo sanno, intanto i dan-ni sono qui e adesso, e sono catastrofici. I 10 milioninon bastano, si parla di nuovi stanziamenti nel De-creto agosto (dai 10 ai 25 milioni) , intanto la frutti-coltura del Nord scivola verso l’anno zero, con tuttoquello che ciò comporta per tutta la filiera. Vedere inaffanno l’Emilia Romagna della frutta e le sue strut-ture fa capire la gravità della situazione. Sarebbe co-me se in Trentino Alto Adige entrassero in crisi i Con-

✍ Lorenzo Frassoldati

Ortofrutta e Recovery Plan

ANCORA LUI?Il redivivo Alfonso Pecoraro Scanio a Cibus Forum hadichiarato: “L’agroalimentare italiano sia leader an-che in sostenibilità”. Perché, non lo è già? Ma dove vi-ve APS? *

PUNTASPILLI

segue a pag. 5

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3www.corriereortofrutticolo.itsettembre 2020

Comincia a delinearsi il PNRR, or-rendo acronimo per indicare il Pia-no Nazionale Rilancio e Resilienza,che non è altro che l’insieme deiprogetti con cui l’Italia vuole spen-dere la pioggia di miliardi del Reco-very Plan. Il governo, la ministraTeresa Bellanova in primis, parla di“agroalimentare protagonista delPNRR e del Patto per l'export”. Tra

le priorità indicate dalla ministra (sostenibilità, bio-diversità, lotta al dissesto idrogeologico, digitalizza-zione, infrastrutture materiali e immateriali, agricol-tura 4.0) l’ortofrutta - finora davvero la Cenerentoladelle politiche governative - guarda con fiducia maanche preoccupazione alle “proposte in grado di in-tercettare gli obiettivi strategici contenuti nei diversidocumenti di indirizzo e programmazione elaboratidalla Commissione Europea, come il Green Deal,Farm2Fork, Biodiversità”. Questi progetti comunita-ri si devono necessariamente incrociare con quellache la stessa ministra chiama “giusta difesa del red-dito”. L’ortofrutta italiana, in campagna, sta perden-do produzioni, superfici e valore per un combinatodisposto di fattori meteo-climatici, di mercato, diconcorrenza dentro e fuori la UE, di scarsi controllialle frontiere, di incapacità del settore di fare lobby epressione sui decisori politici. Tutto questo va di paripasso con la sostanziale mano libera di cui gode laGDO, le cui politiche (prezzi, promozioni sottocosto,marketing) se ne infischiano (tranne casi rarissimi)delle esigenze di sopravvivenza della produzione, al-la faccia di tutte le normative sulle pratiche sleali.Quindi il tema per l’ortofrutta sta nel nuovo acroni-mo PNRS, Piano Nazionale Rilancio e Sopravviven-za, che non può prescindere da una ritrovata compe-titività delle imprese al Nord come al Sud. Non ci po-trà essere sostenibilità senza competitività, GreenDeal e Farm2Fork dovranno essere declinati lungoquesto asse, altrimenti sarà l’inizio della fine. E nonilludiamoci che la politica faccia tutto da sola, serviràuna forte pressione delle rappresentanze dell’orto-frutta (privati, cooperative, Op, Mercati) che dovran-no trovare coesione e spirito di squadra attorno all’u-nico momento istituzionale che il settore ha a dispo-sizione: il Tavolo Nazionale, che va fatto funzionare,che non va lasciato galleggiare, come si è fatto finora. Quanto al Patto per l’export bisogna davvero che lapolitica faccia sul serio. Sul Corriere online abbiamorivelato che - al contrario di quanto affermano i co-municati ministeriali - nemmeno un chilo di susineitaliane è stato esportato finora in Brasile e così saràfinché non verrà approvato un nuovo protocollo(causa un pasticcio legato alla pubblicazione delprovvedimento sulla Gazzetta Ufficiale brasiliana).

Poi sull’apertura di Taiwan alle nostre mele, il proto-collo c’è ma il dossier va completato con le visite de-gli ispettori in Italia. Quindi neppure un chilo di me-le è stato ancora esportato verso Taipei. Da un comu-nicato del sottosegretario L’Abbate dal titolo: “Orto-frutta: innovazioni agevolative e sostegno all’exportper il rilancio del comparto” ( 23 settembre) si lasciaintendere grande attenzione verso il comparto, usci-to invece bastonato dal DL Rilancio con l’esclusionedagli sgravi previdenziali per i primi sei mesi 2020,escluso dalla misura “decontribuzione Sud” e beffatocon la riduzione del credito d’imposta per la sanifica-zione dal 60 promesso al 9 per cento. Si aggiunge poila ciliegina sulla torta dell’esclusione delle cooperati-ve dagli sgravi previdenziali per una questione di co-dici Ateco. Ma non basta. Sempre nel comunicato ministerialedel 23 settembre si parla “di introdurre innovazioniagevolative” per le organizzazioni di produttori orto-frutticoli e loro associazioni , ma gli interessati - danoi interpellati - dicono di non essere a conoscenza dialcuna agevolazione e di non sapere assolutamentenulla. Sempre dal sottosegretario L’Abbate appren-diamo che per la cimice “c’è una disponibilità attualedi 150 milioni a fronte di richieste di danni per 180milioni”. Valori chiaramente inadeguati rispetto aidanni, ma noi eravamo rimasti a una disponibilità di110 milioni (80 + 30), quindi i 150 non ci tornano.Poi per i danni da gelo sulle drupacee, per cui sonostati stanziati 10 milioni nel decreto maggio, “ una so-luzione adeguata potrebbe essere fornita dalle Regio-ni, anche indirizzando, tramite le misure dei Pro-grammi di sviluppo rurale, le scelte degli agricoltoriverso varietà con una maggiore resistenza al freddo”,scrive L’Abbate. Prima di avere in produzione nuovevarietà ci vogliono anni, tutti lo sanno, intanto i dan-ni sono qui e adesso, e sono catastrofici. I 10 milioninon bastano, si parla di nuovi stanziamenti nel De-creto agosto (dai 10 ai 25 milioni) , intanto la frutti-coltura del Nord scivola verso l’anno zero, con tuttoquello che ciò comporta per tutta la filiera. Vedere inaffanno l’Emilia Romagna della frutta e le sue strut-ture fa capire la gravità della situazione. Sarebbe co-me se in Trentino Alto Adige entrassero in crisi i Con-

✍ Lorenzo Frassoldati

Ortofrutta e Recovery Plan

ANCORA LUI?Il redivivo Alfonso Pecoraro Scanio a Cibus Forum hadichiarato: “L’agroalimentare italiano sia leader an-che in sostenibilità”. Perché, non lo è già? Ma dove vi-ve APS? *

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5www.corriereortofrutticolo.itsettembre 2020

8Direttore responsabile:

Lorenzo Frassoldati

Redazione:Emanuele Zanini

Hanno collaborato:Chiara Brandi, Mariangela Latella,

Stefania Tessari

Sede operativavia Fiordiligi, 637135 Verona

Tel. 045.8352317-Fax045.8307646

e-mail: [email protected]

EditoreGemma Editco Srl

Coordinatore editorialeAntonio Felice

Comitato di indirizzoDuccio Caccioni, Antonio Felice,

Lorenzo Frassoldati, Corrado Giacomini,

Claudio Scalise (coordinatore)

Sede legale e amministrativa:via Fiordiligi, 6 - 37135 Verona

E-mail: [email protected]

P.IVA 01963490238

Fotocomposizione e stampa:Eurostampa Srl - via Einstein, 9/C

37100 VeronaAutorizzazione Tribunale di Vero-

na n. 176 del 12-1-1965

Chiusura in redazione il 25.09.2020

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

S O M M A R I O

La stagione delle fiere online. Il bilancio di Macfrut Digital PAG. 25

EDITORIALEOrtofrutta e Recovery Plan 3

CONTROEDITORIALEBonifiche Ferraresi e Consorzi Agrari. Ecco cosa succede 7

NOTIZIARIO 9

DISTRIBUZIONE&MERCATIEsselunga, primo semestre di crescita malgrado il lockdown 48

Famila, negli ultimi dieci annimai un risultato così buono 57

Mercati: Bologna, Parma, Cesenae Rimini verso l’aggregazione 59

ATTUALITÀMele, la vivacità delle impreseoscura il lieve calo produttivo 17

Il tracollo della frutta estivaEmilia Romagna mai così giù 19

Kiwi colpito dalla moria delle piantema il giallo salva la produzione 21

L’export è in recupero, peròla Spagna è di un altro pianeta 23

FIERE, online si può 25

FOCUS PERE Dal 2019 al 2020 la musicanon cambia: 2 anni negativi 29

FOCUS UVA DA TAVOLA 33

Copertina - ProtagonistiGIORGIO MERCURIIl coraggio di crederci 41

PRIMO PIANO IV GAMMA/2Serve una nuova normativa 41

IV e V Gamma restano centralinelle strategie di Lidl Italia 49

La Linea Verde, un managera garanzia del cambio generazionale 53

FOCUS POMODORO DA INDUSTRIA 61

PRIMO PIANO TECNOLOGIE 65

sorzi e la melicoltura.Concludendo: non sottovalutia-mo la gravità dell’emergenza cau-sata dal Covid e le difficoltà delgoverno di operare in situazionieccezionali, ma il mondo dell’or-tofrutta attende da anni una at-

tenzione dedicata all’altezza delsuo peso economico, sociale eambientale. Fa sorridere vederequesti politici che si intestano isuccessi dell’export (come fossemerito loro) e poi non perdonooccasione per penalizzare le im-prese, mettere lacci e lacciuoli,

affogarle nella burocrazia e neicontrolli, dimenticando il proble-ma di fondo del settore: la com-petitività delle imprese (costo dellavoro, pressione fiscale, ecc).

[email protected]

segue editoriale

THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET | ANNO XXXIV Nuova serie Settembre 2020

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Famila, negli ultimi dieci annimai un risultato così buono 57

Mercati: Bologna, Parma, Cesenae Rimini verso l’aggregazione 59

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Il tracollo della frutta estivaEmilia Romagna mai così giù 19

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L’export è in recupero, peròla Spagna è di un altro pianeta 23

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FOCUS PERE Dal 2019 al 2020 la musicanon cambia: 2 anni negativi 29

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FOCUS POMODORO DA INDUSTRIA 61

PRIMO PIANO TECNOLOGIE 65

sorzi e la melicoltura.Concludendo: non sottovalutia-mo la gravità dell’emergenza cau-sata dal Covid e le difficoltà delgoverno di operare in situazionieccezionali, ma il mondo dell’or-tofrutta attende da anni una at-

tenzione dedicata all’altezza delsuo peso economico, sociale eambientale. Fa sorridere vederequesti politici che si intestano isuccessi dell’export (come fossemerito loro) e poi non perdonooccasione per penalizzare le im-prese, mettere lacci e lacciuoli,

affogarle nella burocrazia e neicontrolli, dimenticando il proble-ma di fondo del settore: la com-petitività delle imprese (costo dellavoro, pressione fiscale, ecc).

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di Corrado Giacomini *

Kilometro zero, made in Italy, filiera, sostenibilità so-no parole magiche a cui è affidato il futuro della no-stra agricoltura. Le condivido e le approvo, tuttaviadelle parole magiche bisogna sempre stare attentiperché il loro fascino rischia alle volte di far perderedi vista la realtà a cui vengono sovrapposte.A fine luglio si è parlato molto della iniziativa di Fe-derico Vecchioni, perché è lui il grande manovratore,che attraverso un aumento di capitale di CAI (Con-sorzi Agrari d’Italia) è riuscito a far conferire i ramid’azienda di quattro Consorzi Agrari (Adriatico, Cen-tro Sud, Emilia e Tirreno) e, sottoscrivendo con B.F.-Bonifiche Ferraresi SpA una quota di 61 milioni di eu-ro pari al 36,79%, è diventato primo socio di CAI e neha assunto il controllo con un accordo para-sociale.Nel testo con cui B.F. SpA presenta l’iniziativa, stascritto che con tale operazione la società “realizza unaltro pilastro del proprio piano industriale consoli-dando la sua vocazione di hub strategico e dimo-strandosi capace di generare valore per tutti i propristakeholder dall’integrazione virtuosa della filiera ali-mentare 100% italiana dalla terra al cibo”. Come sivede, anche in questo caso è la parola magica “filiera”,che fornisce la giustificazione all’operazione.A questo si può aggiungere la dichiarazione del presi-dente di Coldiretti, Prandini, che afferma: “Con il 75%del mercato degli agrofarmaci e il 63% di quello dellesementi nelle mani di sole tre multinazionali a livellomondiale è evidente la necessità per l’Italia di raffor-zare il sistema dei Consorzi Agrari che sono l’unicastruttura degli agricoltori italiani in grado di sostene-re il potere contrattuale delle imprese agricole”.Insomma, l’operazione di CAI rientra nel disegnocomplessivo di Coldiretti di cui i punti di riferimentosono Filiera Italia, B.F. SpA e i Consorzi Agrari. E’ unamacchina imponente quella che Coldiretti ha messoin piedi, dove non è ben chiaro quale sarà il ruolo del-l’organizzazione professionale rispetto a Filiera Italia,che sta diventando un protagonista sempre più im-portante nei rapporti di filiera, e ai due strumentioperativi: uno nel mercato finanziario del Paese e l’al-tro nel mercato dei prodotti e dei fattori di produzio-ne dell’agricoltura.La parola “filiera” mi ha spinto a riprendere in manoil testo della delibera del 12 novembre 2019 dell’Au-torità Garante della Concorrenza e del Mercato concui viene comminata una sanzione di 150 mila euro aSIS, Società Italiana Sementi SpA, controllata da B.F.SpA, che ne detiene il 42,2% mentre il restante 57,8%risulta ripartito tra vari Consorzi Agrari. Come molti

ricorderanno la sanzione è la conclusione di una lun-ga istruttoria dell’Antitrust promossa da alcune orga-nizzazioni agricole per pratiche ritenute scorrette nel-la commercializzazione della semente del grano duroSenatore Cappelli da parte di SIS, licenziataria in viaesclusiva dei diritti di moltiplicazione e commercia-lizzazione del seme concessi da CREA, che ne detienela titolarità.E’ abbastanza singolare che l’Antitrust si sia mossanei confronti di SIS in base all’articolo 62 del DecretoLegge 24 gennaio 2012, n.1, che tutti ricordano comeuno strumento nato a difesa degli agricoltori contro lostrapotere delle controparti nei tempi di pagamento enell’esercizio di alcune pratiche sleali. Singolare per-ché SIS è certamente la più importante impresa se-mentiera nazionale, ma è controllata da B.F. SpA, chesi dichiara ispirata nei suoi obiettivi di gestione dallatutela degli interessi del mondo agricolo, e ha nel con-siglio di amministrazione, oltre al presidente, alcunimembri indicati dalla Confederazione Nazionale Col-tivatori Diretti. In qualche giornale di settore è statoscritto che la sanzione di 150 mila euro era forse trop-po bassa, in realtà l’Autorità Antitrust ha comminatoa SIS il massimo della sanzione amministrativa pre-vista dalla legge per tre distinte condotte: la generaleimposizione del vincolo di filiera chiusa quale pre-condizione per la fornitura di sementi; discriminazio-ni e dinieghi ingiustificati di fornitura delle sementi;aumenti ingiustificati dei prezzi delle sementi. Stru-menti di questi condotte sono stati molte volte i Con-sorzi Agrari, che sono tra i principali canali di com-mercializzazione delle sementi di SIS.Nel testo del provvedimento la SIS giustifica il suocomportamento sostenendo che il rapporto con i for-tunati acquirenti, visto che in molti casi avvenivanodiscriminazioni e dinieghi sulla base, ad esempio,della iscrizione a una o all’altra organizzazione pro-fessionale agricola, avveniva nell’ambito di una “filie-ra chiusa”. C’è quindi anche la variante di “filierachiusa” nella parola magica che dovrebbe concorrerea rilanciare la nostra agricoltura. Non è chiaro cosavoglia dire, ma sarebbe bene che Filiera Italia e ancheB.F. SpA chiarissero che proponendo rapporti di filie-ra non si rischia di finire in una “filiera chiusa”.Qualcuno potrebbe sostenere che il caso di SIS è unerrore dovuto all’entusiasmo di disporre in via mono-polistica di un seme molto importante come il granoduro Senatore Cappelli. Non mi pare che le condottedi SIS sanzionate dall’Autorità Antitrust siano da mi-nimizzare con riferimento al ruolo che Coldiretti conla sua Filiera Italia e B.F. SpA con la nuova CAI si pro-pongono di svolgere nell’agricoltura italiana.

*economista agrario

Bonifiche Ferraresi e Consorzi Agrari. Ecco cosa succede

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di Corrado Giacomini *

Kilometro zero, made in Italy, filiera, sostenibilità so-no parole magiche a cui è affidato il futuro della no-stra agricoltura. Le condivido e le approvo, tuttaviadelle parole magiche bisogna sempre stare attentiperché il loro fascino rischia alle volte di far perderedi vista la realtà a cui vengono sovrapposte.A fine luglio si è parlato molto della iniziativa di Fe-derico Vecchioni, perché è lui il grande manovratore,che attraverso un aumento di capitale di CAI (Con-sorzi Agrari d’Italia) è riuscito a far conferire i ramid’azienda di quattro Consorzi Agrari (Adriatico, Cen-tro Sud, Emilia e Tirreno) e, sottoscrivendo con B.F.-Bonifiche Ferraresi SpA una quota di 61 milioni di eu-ro pari al 36,79%, è diventato primo socio di CAI e neha assunto il controllo con un accordo para-sociale.Nel testo con cui B.F. SpA presenta l’iniziativa, stascritto che con tale operazione la società “realizza unaltro pilastro del proprio piano industriale consoli-dando la sua vocazione di hub strategico e dimo-strandosi capace di generare valore per tutti i propristakeholder dall’integrazione virtuosa della filiera ali-mentare 100% italiana dalla terra al cibo”. Come sivede, anche in questo caso è la parola magica “filiera”,che fornisce la giustificazione all’operazione.A questo si può aggiungere la dichiarazione del presi-dente di Coldiretti, Prandini, che afferma: “Con il 75%del mercato degli agrofarmaci e il 63% di quello dellesementi nelle mani di sole tre multinazionali a livellomondiale è evidente la necessità per l’Italia di raffor-zare il sistema dei Consorzi Agrari che sono l’unicastruttura degli agricoltori italiani in grado di sostene-re il potere contrattuale delle imprese agricole”.Insomma, l’operazione di CAI rientra nel disegnocomplessivo di Coldiretti di cui i punti di riferimentosono Filiera Italia, B.F. SpA e i Consorzi Agrari. E’ unamacchina imponente quella che Coldiretti ha messoin piedi, dove non è ben chiaro quale sarà il ruolo del-l’organizzazione professionale rispetto a Filiera Italia,che sta diventando un protagonista sempre più im-portante nei rapporti di filiera, e ai due strumentioperativi: uno nel mercato finanziario del Paese e l’al-tro nel mercato dei prodotti e dei fattori di produzio-ne dell’agricoltura.La parola “filiera” mi ha spinto a riprendere in manoil testo della delibera del 12 novembre 2019 dell’Au-torità Garante della Concorrenza e del Mercato concui viene comminata una sanzione di 150 mila euro aSIS, Società Italiana Sementi SpA, controllata da B.F.SpA, che ne detiene il 42,2% mentre il restante 57,8%risulta ripartito tra vari Consorzi Agrari. Come molti

ricorderanno la sanzione è la conclusione di una lun-ga istruttoria dell’Antitrust promossa da alcune orga-nizzazioni agricole per pratiche ritenute scorrette nel-la commercializzazione della semente del grano duroSenatore Cappelli da parte di SIS, licenziataria in viaesclusiva dei diritti di moltiplicazione e commercia-lizzazione del seme concessi da CREA, che ne detienela titolarità.E’ abbastanza singolare che l’Antitrust si sia mossanei confronti di SIS in base all’articolo 62 del DecretoLegge 24 gennaio 2012, n.1, che tutti ricordano comeuno strumento nato a difesa degli agricoltori contro lostrapotere delle controparti nei tempi di pagamento enell’esercizio di alcune pratiche sleali. Singolare per-ché SIS è certamente la più importante impresa se-mentiera nazionale, ma è controllata da B.F. SpA, chesi dichiara ispirata nei suoi obiettivi di gestione dallatutela degli interessi del mondo agricolo, e ha nel con-siglio di amministrazione, oltre al presidente, alcunimembri indicati dalla Confederazione Nazionale Col-tivatori Diretti. In qualche giornale di settore è statoscritto che la sanzione di 150 mila euro era forse trop-po bassa, in realtà l’Autorità Antitrust ha comminatoa SIS il massimo della sanzione amministrativa pre-vista dalla legge per tre distinte condotte: la generaleimposizione del vincolo di filiera chiusa quale pre-condizione per la fornitura di sementi; discriminazio-ni e dinieghi ingiustificati di fornitura delle sementi;aumenti ingiustificati dei prezzi delle sementi. Stru-menti di questi condotte sono stati molte volte i Con-sorzi Agrari, che sono tra i principali canali di com-mercializzazione delle sementi di SIS.Nel testo del provvedimento la SIS giustifica il suocomportamento sostenendo che il rapporto con i for-tunati acquirenti, visto che in molti casi avvenivanodiscriminazioni e dinieghi sulla base, ad esempio,della iscrizione a una o all’altra organizzazione pro-fessionale agricola, avveniva nell’ambito di una “filie-ra chiusa”. C’è quindi anche la variante di “filierachiusa” nella parola magica che dovrebbe concorrerea rilanciare la nostra agricoltura. Non è chiaro cosavoglia dire, ma sarebbe bene che Filiera Italia e ancheB.F. SpA chiarissero che proponendo rapporti di filie-ra non si rischia di finire in una “filiera chiusa”.Qualcuno potrebbe sostenere che il caso di SIS è unerrore dovuto all’entusiasmo di disporre in via mono-polistica di un seme molto importante come il granoduro Senatore Cappelli. Non mi pare che le condottedi SIS sanzionate dall’Autorità Antitrust siano da mi-nimizzare con riferimento al ruolo che Coldiretti conla sua Filiera Italia e B.F. SpA con la nuova CAI si pro-pongono di svolgere nell’agricoltura italiana.

*economista agrario

Bonifiche Ferraresi e Consorzi Agrari. Ecco cosa succede

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9www.corriereortofrutticolo.itsettembre 2020

Male i primi due mesi estivi per iconsumi di ortofrutta. Luglio haconfermato infatti l’andamentonegativo di giugno, con i consumidi ortofrutta in caduta libera. Laconferma è arrivata dall’Osserva-torio di Mercato di CSO Italy sul-la base delle rilevazioni GFK. Ladomanda a luglio si è attestata a476 mila tonnellate, -4% rispettoall’anno precedente e -12% se ilconfronto avviene con riferimen-to allo stesso mese del 2016. Unaflessione che - sottolinea lo studio- ha interessato in modo trasver-sale l’intero Stivale: -3% NordOvest, -4% Nord Est, -5% Centro+ Sardegna, -6% Sud + Sicilia.Anche in termini di valore si evi-denzia un calo: - 4%, con prezzimedi tuttavia pari a 1,85 euro/kg(+1% su luglio 2019) superiori del12% sul 2016.Nel dettaglio la frutta è la compo-nente che ha patito di più con un-6% su luglio 2019, per un totaledi appena 274 mila tonnellate ac-quistate, e un ammanco in termi-ni assoluti di oltre 16 mila tonnel-late. Nel raffronto con il 2016 lacontrazione dei volumi è addirit-tura del 16%. Si tratta di una si-tuazione complessa, in parte do-vuta ad una frenata della doman-da iniziata fin dalla primissimafase post-lockdown, legata al calodel potere di acquisto degli italia-ni, in parte riconducibile allascarsità di prodotto disponibile

sul mercato a causa delle gelate difine marzo.Tra le specie frutticole la situazio-ne è negativa per albicocche, conammanchi nei volumi pari al22%, nettarine (-11%) e ciliegie (-27%). Le pesche, tra le drupacee,sono le sole a reggere il confrontocon il 2019, eguagliando le quan-tità del luglio dell’anno scorso. Dasegnalare l’andamento insolitodell’anguria, in calo del 3%. Ecce-zioni in positivo per meloni(+3%), banane (+2%) e uva da ta-vola, vero ‘outsider’ del mese, cheha raddoppiato i quantitativi pas-sando da 4 a 8 mila tonnellate.Secondo quanto emerge dall’Os-servatorio di Mercato CSO Italy, ivolumi di ortaggi acquistati nelperiodo in esame hanno raggiun-to le 202 mila tonnellate, -3% ri-spetto a luglio 2019 e -5% sullostesso mese del 2016. Il prezzomedio in questo caso si è attesta-to a poco oltre 1,80 euro/kg, cor-rispondente al 6% in meno ri-spetto al 2019, quando le quota-zioni medie avevano raggiunto1,93 euro/kg, un indice comun-que ben al di sopra di quanto re-gistrato nel triennio 2016-2018pari a 1,73 euro/kg.Dall’analisi dell’Osservatorioemerge che anche la frutta e laverdura confezionate hanno per-so quote di acquisto: il peso fisso(confezionato) passa da 93 a 88mila tonnellate nel luglio 2020 (-5% sul 2019) a fronte di un au-mento di prezzo medio di acqui-sto del 3%. Anche sul fronte delbio, infine, è segnalato un genera-le calo dei consumi: rispetto al lu-glio 2019 sono state acquistatecirca 2.400 tonnellate in meno (-

8%), nonostante la diminuzionedel prezzo medio del 3% attesta-tosi a 2,08 euro/kg.Questo il commento della respon-sabile dell’Osservatorio e diretto-re di CSO Italy, Elisa Macchi:“Abbiamo avuto un’estate carat-terizzata da produzioni contenu-te. Albicocche, pesche e nettarine,susine hanno registrato cali mol-to importanti che hanno innesca-to un innalzamento del prezzodovuto proprio alla minore offer-ta e se scendiamo nel dettaglio ilcalo generale del consumo è frut-to di prodotti, ad esempio comenettarine o albicocche, che hannosubìto un innalzamento consi-stente del prezzo attorno al 30%.Siccome in questo momento citroviamo a chiederci quali effettila pandemia porterà sui consumianche nel medio termine, si fasempre più forte il timore che idisagi sociali che l’emergenza sa-nitaria ha purtroppo portato pos-sano ora e in futuro riversarsi suuna maggiore attenzione al prez-zo nella scelta d’acquisto”.

Un nuovo progetto per dare im-pulso e sviluppo commerciale aun segmento dalle promettentiprospettive come quello delle me-le snack. È questo l’obiettivo diSnacking Project, la nuova so-cietà consortile fondata da treaziende italiane leader del settoremelicolo: Rivoira G. & F.lli di Ver-

Consumi: nei primi due mesi d’estateortofruttain caduta libera

Rivoira, VIP e VOGsul mercatocon la prima varietàdi mela snack

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Male i primi due mesi estivi per iconsumi di ortofrutta. Luglio haconfermato infatti l’andamentonegativo di giugno, con i consumidi ortofrutta in caduta libera. Laconferma è arrivata dall’Osserva-torio di Mercato di CSO Italy sul-la base delle rilevazioni GFK. Ladomanda a luglio si è attestata a476 mila tonnellate, -4% rispettoall’anno precedente e -12% se ilconfronto avviene con riferimen-to allo stesso mese del 2016. Unaflessione che - sottolinea lo studio- ha interessato in modo trasver-sale l’intero Stivale: -3% NordOvest, -4% Nord Est, -5% Centro+ Sardegna, -6% Sud + Sicilia.Anche in termini di valore si evi-denzia un calo: - 4%, con prezzimedi tuttavia pari a 1,85 euro/kg(+1% su luglio 2019) superiori del12% sul 2016.Nel dettaglio la frutta è la compo-nente che ha patito di più con un-6% su luglio 2019, per un totaledi appena 274 mila tonnellate ac-quistate, e un ammanco in termi-ni assoluti di oltre 16 mila tonnel-late. Nel raffronto con il 2016 lacontrazione dei volumi è addirit-tura del 16%. Si tratta di una si-tuazione complessa, in parte do-vuta ad una frenata della doman-da iniziata fin dalla primissimafase post-lockdown, legata al calodel potere di acquisto degli italia-ni, in parte riconducibile allascarsità di prodotto disponibile

sul mercato a causa delle gelate difine marzo.Tra le specie frutticole la situazio-ne è negativa per albicocche, conammanchi nei volumi pari al22%, nettarine (-11%) e ciliegie (-27%). Le pesche, tra le drupacee,sono le sole a reggere il confrontocon il 2019, eguagliando le quan-tità del luglio dell’anno scorso. Dasegnalare l’andamento insolitodell’anguria, in calo del 3%. Ecce-zioni in positivo per meloni(+3%), banane (+2%) e uva da ta-vola, vero ‘outsider’ del mese, cheha raddoppiato i quantitativi pas-sando da 4 a 8 mila tonnellate.Secondo quanto emerge dall’Os-servatorio di Mercato CSO Italy, ivolumi di ortaggi acquistati nelperiodo in esame hanno raggiun-to le 202 mila tonnellate, -3% ri-spetto a luglio 2019 e -5% sullostesso mese del 2016. Il prezzomedio in questo caso si è attesta-to a poco oltre 1,80 euro/kg, cor-rispondente al 6% in meno ri-spetto al 2019, quando le quota-zioni medie avevano raggiunto1,93 euro/kg, un indice comun-que ben al di sopra di quanto re-gistrato nel triennio 2016-2018pari a 1,73 euro/kg.Dall’analisi dell’Osservatorioemerge che anche la frutta e laverdura confezionate hanno per-so quote di acquisto: il peso fisso(confezionato) passa da 93 a 88mila tonnellate nel luglio 2020 (-5% sul 2019) a fronte di un au-mento di prezzo medio di acqui-sto del 3%. Anche sul fronte delbio, infine, è segnalato un genera-le calo dei consumi: rispetto al lu-glio 2019 sono state acquistatecirca 2.400 tonnellate in meno (-

8%), nonostante la diminuzionedel prezzo medio del 3% attesta-tosi a 2,08 euro/kg.Questo il commento della respon-sabile dell’Osservatorio e diretto-re di CSO Italy, Elisa Macchi:“Abbiamo avuto un’estate carat-terizzata da produzioni contenu-te. Albicocche, pesche e nettarine,susine hanno registrato cali mol-to importanti che hanno innesca-to un innalzamento del prezzodovuto proprio alla minore offer-ta e se scendiamo nel dettaglio ilcalo generale del consumo è frut-to di prodotti, ad esempio comenettarine o albicocche, che hannosubìto un innalzamento consi-stente del prezzo attorno al 30%.Siccome in questo momento citroviamo a chiederci quali effettila pandemia porterà sui consumianche nel medio termine, si fasempre più forte il timore che idisagi sociali che l’emergenza sa-nitaria ha purtroppo portato pos-sano ora e in futuro riversarsi suuna maggiore attenzione al prez-zo nella scelta d’acquisto”.

Un nuovo progetto per dare im-pulso e sviluppo commerciale aun segmento dalle promettentiprospettive come quello delle me-le snack. È questo l’obiettivo diSnacking Project, la nuova so-cietà consortile fondata da treaziende italiane leader del settoremelicolo: Rivoira G. & F.lli di Ver-

Consumi: nei primi due mesi d’estateortofruttain caduta libera

Rivoira, VIP e VOGsul mercatocon la prima varietàdi mela snack

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NOTIZIARIO CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

10 www.corriereortofrutticolo.it settembre 2020

Abbiamo intervistato DomenicoPaschetta (nella foto), presidentedell’OP Ortofruit Italia di Saluz-zo, una delle più interessantirealtà ortofrutticole piemontesi.Ecco domande e risposte.

Nell’ultimo quinquennio sappia-mo che l’impegno di OrtofruitItalia a favore della sostenibilitàè stato uno dei punti cardine del-la strategia aziendale. Una scel-ta premiante?"Abbiamo cercato di risponderealla crisi del settore con impor-tanti scelte di diversificazioneproduttiva che hanno saputo da-re concretezza alla nostra grandefede nella territorialità con inno-vazione varietale, eccellenza qua-litativa e sicurezza alimentare.Gli ultimi cinque anni ci hannoin effetti visti al centro di unatransizione verso un’economiasostenibile ed efficiente, la cosid-detta green-economy, definendol’ossatura di un diverso modellodi sviluppo economico. Una stra-tegia ambiziosa e al contempodifficile, sicuramente di medio-lungo periodo, che oggi si portadietro cambiamenti radicali avantaggio di tutto il percorso difiliera, e che ci identifica come'sistema agricolo diversificato',caratterizzato cioè da una parti-colare attenzione alla produzionelocale, alla pratica degli agricol-tori, ai principi dell’agro-ecolo-gia e agli approcci in grado di li-mitare le esternalità ambientalinegative e impattanti".

Oggi siete considerati tra i mag-giori specialisti dei piccoli fruttia livello italiano e non solo: que-sta nuova identità è legata al vo-stro impegno nella sostenibilità?"La strada della diversificazioneche abbiamo imboccato ci haguidati verso una nuova specia-lizzazione produttiva che, nel

corso dell’ultimo quinquennio,ha modificato profondamente l’i-dentità di un territorio che va dalBasso Monviso al Pinerolese. Larappresentanza del nostro panie-re di prodotti - che integra l’atti-vità di oltre 500 aziende agricole- è così passata dal 10% al 60% dipiccoli frutti (oltre a frutta mag-giore e ortaggi), con un’ulteriore'innovazione nell’innovazione':quella dell’introduzione di Nergi,il nuovo baby frutto made inItaly, promosso dai maggiori nu-trizionisti italiani come su-perfood e recentemente eletto'frutto della ricerca' grazie allacollaborazione con la Fondazio-ne Piemontese per la ricerca sulcancro di Candiolo".

Sostenibilità e innovazione van-no a braccetto con il vostro ripo-sizionamento imprenditoriale:com’è possibile estenderle a tuttii vostri 500 associati?“Sostenibilità e innovazione sono

il frutto di un lungo percorso diricerca e sperimentazione avvia-to da anni con il DISAFA (Dipar-timento Scienze Agrarie e Fore-stali dell’Università di Torino)che, in virtù della costante inte-razione con lo staff della profes-soressa Cristiana Peano e grazieall’attività del laboratorio per-manente ospitato nel nostro ma-gazzino di Peveragno, ci ha per-messo in primis di migliorare lagestione dei piccoli frutti nellediverse fasi della filiera, arrivan-do a valorizzare l’immagine delprodotto naturale rendendolo'interamente biodegradabile', co-me testimoniato dal brand disuccesso 'Delizie di bosco delPiemonte - zero emissioni'. Ilcoinvolgimento del tessuto pro-duttivo è a monte di questo lavo-ro e avviene grazie al nostro pro-gramma Premium, ad uso esclu-sivo dei nostri soci: un vero eproprio tutoraggio aziendale 4.0che va dalla progettazione degliimpianti all’assistenza tecnica,fino al supporto verso gli istitutidi credito convenzionati per inuovi investimenti".

In che modo il progetto Pre-mium raggiunge poi il consu-matore finale?"Da parte di Ortofruit Italia l’as-sunzione dell’innovazione soste-nibile come modello imprendito-riale passa inevitabilmente an-che dal merchandising, dall’a-tu-per-tu con il consumatore e, nonultimo, dalla valorizzazione deireparti ortofrutta come locationin cui comunicare i valori saluti-stici, ambientali e sociali dei no-stri prodotti al cliente finale. Perquesto la partnership con il pro-getto produttivo internazionaleBerryway ci ha permesso diestendere la nostra offerta di pic-coli frutti dalle varietà esclusive atutti i dodici mesi dell’anno".

Cinque anni di innovazione a Ortofruit ItaliaIl presidente Paschetta: “Un percorso vincente”

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11www.corriereortofrutticolo.itsettembre 2020

zuolo (Cuneo), VIP di Laces (Bol-zano) e VOG di Terlano (Bolza-no).Il sodalizio firmato da queste treimportanti realtà ha preso il vianel 2017 grazie alla comune colla-borazione con IFO, azienda fran-cese specializzata nella ricerca esviluppo di nuove varietà di mele,che ha consentito l’accesso ad unesclusivo progetto di breeding perla selezione di mele di calibro na-turalmente piccolo. Si tratta difrutti con una forma naturale cheli rende adatti ad essere consu-mati come spuntino, ideali dasgranocchiare fuori pasto, duran-te i viaggi, nelle piccole pause, maanche perfetti da mangiare ascuola come alternativa gustosa esalutare agli ipercalorici snack in-dustriali.Dopo il primo accordo, Rivoira,VIP e VOG si sono garantite con-giuntamente la licenza esclusivaper le varietà ritenute più interes-santi allo sviluppo commerciale.Da allora, dopo approfonditi testsu una decina di selezioni indivi-duate dal progetto di breeding, èstata scelta una prima varietà dadestinare agli impianti commer-ciali. La naturale conseguenza èstata la nascita di una Società di-stinta, per dare solidità e conti-

nuità al progetto."Aggregarsi per guardare avanti efare innovazione è fondamentalee la nascita di questa nuova realtàne è la dimostrazione”, commen-ta Thomas Oberhofer, già presi-dente di VIP e oggi presidente diSnacking Project. “Vogliamo ga-rantire ai consumatori la possibi-lità di gustare mele di qualità e al-lo stesso tempo innovative, idealiper i diversi momenti della lorogiornata, che accompagnino inmaniera semplice e immediatatutte le loro attività, sia tra le mu-ra domestiche che fuori casa”."Ora bisogna guardare al futurocon energia e ottimismo, perchéquesto è un progetto a lungo ter-mine”, commenta Georg Kössler,presidente di VOG. Dello stesso

avviso anche Marco Rivoira, am-ministratore delegato dell’omoni-mo gruppo piemontese: "Adessoil progetto entra nel vivo e iniziala fase più delicata con i primi si-gnificativi test di mercato di otto-bre, grazie alle prime migliaia dichili raccolti quest’anno in Pie-monte e in Alto Adige. Siamopronti e stiamo procedendo spe-ditamente attraverso un precisopiano commerciale".La prima varietà scelta per il pro-getto snacking è una mela a buc-cia gialla (nella foto), raccolta giàa fine agosto, dolce e croccante,perfetta per il consumo nei mesiautunnali ed invernali. I primi li-mitati volumi raccolti sono desti-nati a test di degustazione che sisvolgeranno in punti vendita se-

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zuolo (Cuneo), VIP di Laces (Bol-zano) e VOG di Terlano (Bolza-no).Il sodalizio firmato da queste treimportanti realtà ha preso il vianel 2017 grazie alla comune colla-borazione con IFO, azienda fran-cese specializzata nella ricerca esviluppo di nuove varietà di mele,che ha consentito l’accesso ad unesclusivo progetto di breeding perla selezione di mele di calibro na-turalmente piccolo. Si tratta difrutti con una forma naturale cheli rende adatti ad essere consu-mati come spuntino, ideali dasgranocchiare fuori pasto, duran-te i viaggi, nelle piccole pause, maanche perfetti da mangiare ascuola come alternativa gustosa esalutare agli ipercalorici snack in-dustriali.Dopo il primo accordo, Rivoira,VIP e VOG si sono garantite con-giuntamente la licenza esclusivaper le varietà ritenute più interes-santi allo sviluppo commerciale.Da allora, dopo approfonditi testsu una decina di selezioni indivi-duate dal progetto di breeding, èstata scelta una prima varietà dadestinare agli impianti commer-ciali. La naturale conseguenza èstata la nascita di una Società di-stinta, per dare solidità e conti-

nuità al progetto."Aggregarsi per guardare avanti efare innovazione è fondamentalee la nascita di questa nuova realtàne è la dimostrazione”, commen-ta Thomas Oberhofer, già presi-dente di VIP e oggi presidente diSnacking Project. “Vogliamo ga-rantire ai consumatori la possibi-lità di gustare mele di qualità e al-lo stesso tempo innovative, idealiper i diversi momenti della lorogiornata, che accompagnino inmaniera semplice e immediatatutte le loro attività, sia tra le mu-ra domestiche che fuori casa”."Ora bisogna guardare al futurocon energia e ottimismo, perchéquesto è un progetto a lungo ter-mine”, commenta Georg Kössler,presidente di VOG. Dello stesso

avviso anche Marco Rivoira, am-ministratore delegato dell’omoni-mo gruppo piemontese: "Adessoil progetto entra nel vivo e iniziala fase più delicata con i primi si-gnificativi test di mercato di otto-bre, grazie alle prime migliaia dichili raccolti quest’anno in Pie-monte e in Alto Adige. Siamopronti e stiamo procedendo spe-ditamente attraverso un precisopiano commerciale".La prima varietà scelta per il pro-getto snacking è una mela a buc-cia gialla (nella foto), raccolta giàa fine agosto, dolce e croccante,perfetta per il consumo nei mesiautunnali ed invernali. I primi li-mitati volumi raccolti sono desti-nati a test di degustazione che sisvolgeranno in punti vendita se-

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lezionati. Per il packaging è stata,per ora, scelto un flowpack in li-nea. Nei prossimi anni il progettosi arricchirà con la selezione di al-tre varietà rosse e bicolori, a rac-colta tardiva e adatte ad una con-servazione più lunga. L’obiettivo,infatti, è quello di garantire aiclienti un’ampia e completa gam-ma di mele snack al fine di esserepresenti nei punti vendita per 12mesi l’anno.

La campagna 2020 delle melebiologiche di Brio è partita già ainizio agosto con le produzioni dipianura della Romagna e del Ve-ronese ed è proseguita con le va-rietà trentine della CooperativaMezzacorona e, per la prima vol-ta, grazie al nuovo accordo dicommercializzazione, con le melepiemontesi prodotte da LagnascoGroup."Abbiamo stretto un importanteaccordo di commercializzazioneper le produzioni biologiche conLagnasco Group - commentaMauro Laghi, responsabile com-merciale di Brio SpA -. Si tratta diun tassello essenziale per la no-stra strategia che punta a garanti-re al cliente un’offerta completalungo tutta la finestra commer-ciale della campagna melicola”.“Siamo convinti che per andarelontano sia necessario collabora-re, mettendo in comune i punti diforza per essere sempre piùperformanti sul mercato - com-menta da parte sua Simone Ber-nardi, amministratore delegato diLagnasco Group -. Con Brio è na-ta una sintonia immediata: con-dividiamo con la realtà di Zevio lafilosofia della trasparenza, dellaqualità e dell’attenzione al benecomune e sono convinto che que-sta collaborazione porterà fruttiimportanti. Abbiamo accettatocon entusiasmo la proposta arri-

vata da Brio e stiamo risponden-do con tutta la nostra passione eprofessionalità: la creazione dinetwork virtuosi, ne sono convin-to, è la strada maestra per co-struire un nuovo approccio all’or-tofrutta che sappia rispondere al-le sfide di un mercato in costanteevoluzione”.Va in questa direzione anche l’ac-cordo fra Agrintesa, cooperativadi riferimento per Brio, e la Coo-perativa Mezzacorona: "Si trattadi una partnership consolidata -riferisce Cristian Moretti, diretto-re generale di Agrintesa -. La

realtà trentina ha affidato la ge-stione della propria produzionebiologica ad Agrintesa scegliendodi avvalersi delle nostre strutturespecializzate per la gestione dellereferenze bio per la lavorazione eil confezionamento che avvengo-no nella nostra struttura di Zevio,alimentata anche mediante ener-gie rinnovabili, e affidando ilfronte commerciale a Brio".

Romagnoli Spa ha chiuso il 2019con un fatturato di 44,5 milioni dieuro, segnando un incrementodel 33,5% rispetto all’anno prece-dente. Un risultato importante per l’a-zienda bolognese che, nell’ultimoanno, ha registrato anche l’au-mento dell'8% delle quantità dipatate commercializzate (da se-me, consumo e trasformate) su-perando le 60 mila tonnellate eha continuato a crescere all’estero(6% del fatturato).La performance dell’azienda nelcorso del 2019 ha avuto riflessipositivi anche sul fronte dei prez-zi delle patate consegnate in con-to deposito nell’ambito dell’Ac-cordo Quadro: alla 1.a qualità èstata riconosciuta la cifra di 350euro alla tonnellata con un incre-mento del 3% sui valori di liqui-dazione della campagna 2018.“Lo straordinario risultato rag-giunto nel 2019 rappresenta pernoi la conferma che la direzioneintrapresa è quella giusta - sotto-linea Giulio Romagnoli, ammini-stratore delegato di RomagnoliSpA -. Puntare su qualità, soste-nibilità e innovazione è il nostromodo di guardare al futuro inmaniera consapevole, con l’obiet-tivo di condividere con l’intera fi-liera, dal produttore al consuma-tore, un impegno che si concretiz-za in prodotti di eccellenza. Dallenuove varietà resistenti ai princi-

Le mele biologichedi Lagnascosul mercatoa marchio Brio

L’innovazionepremia Romagnoli:il fatturato crescedel 33% in un anno

È scomparso il 20 agosto all’etàdi 72 anni Gianni Bonora (nellafoto). Era da tempo gravemen-te malato. Imprenditore e ma-nager molto attivo nel settoreortofrutticolo, aveva fondato,guidandolo per molti anni, CPRSystem, l’innovativa aziendaromagnola produttrice di cas-sette di plastica riutilizzabilicon sede a Gallo, nel Ferrarese.Numerosi i messaggi di cordo-glio, a partire da quelli dellastessa azienda che aveva fonda-to. Sul profilo facebook di CPRsi è letto: "Ciao Gianni. Haimesso tutta la tua energia, ca-parbietà e determinazione inun progetto visionario e rivolu-zionario come CPR. Grazie".

LUTTOAddio a BonoraAveva fondatoCPR System

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lezionati. Per il packaging è stata,per ora, scelto un flowpack in li-nea. Nei prossimi anni il progettosi arricchirà con la selezione di al-tre varietà rosse e bicolori, a rac-colta tardiva e adatte ad una con-servazione più lunga. L’obiettivo,infatti, è quello di garantire aiclienti un’ampia e completa gam-ma di mele snack al fine di esserepresenti nei punti vendita per 12mesi l’anno.

La campagna 2020 delle melebiologiche di Brio è partita già ainizio agosto con le produzioni dipianura della Romagna e del Ve-ronese ed è proseguita con le va-rietà trentine della CooperativaMezzacorona e, per la prima vol-ta, grazie al nuovo accordo dicommercializzazione, con le melepiemontesi prodotte da LagnascoGroup."Abbiamo stretto un importanteaccordo di commercializzazioneper le produzioni biologiche conLagnasco Group - commentaMauro Laghi, responsabile com-merciale di Brio SpA -. Si tratta diun tassello essenziale per la no-stra strategia che punta a garanti-re al cliente un’offerta completalungo tutta la finestra commer-ciale della campagna melicola”.“Siamo convinti che per andarelontano sia necessario collabora-re, mettendo in comune i punti diforza per essere sempre piùperformanti sul mercato - com-menta da parte sua Simone Ber-nardi, amministratore delegato diLagnasco Group -. Con Brio è na-ta una sintonia immediata: con-dividiamo con la realtà di Zevio lafilosofia della trasparenza, dellaqualità e dell’attenzione al benecomune e sono convinto che que-sta collaborazione porterà fruttiimportanti. Abbiamo accettatocon entusiasmo la proposta arri-

vata da Brio e stiamo risponden-do con tutta la nostra passione eprofessionalità: la creazione dinetwork virtuosi, ne sono convin-to, è la strada maestra per co-struire un nuovo approccio all’or-tofrutta che sappia rispondere al-le sfide di un mercato in costanteevoluzione”.Va in questa direzione anche l’ac-cordo fra Agrintesa, cooperativadi riferimento per Brio, e la Coo-perativa Mezzacorona: "Si trattadi una partnership consolidata -riferisce Cristian Moretti, diretto-re generale di Agrintesa -. La

realtà trentina ha affidato la ge-stione della propria produzionebiologica ad Agrintesa scegliendodi avvalersi delle nostre strutturespecializzate per la gestione dellereferenze bio per la lavorazione eil confezionamento che avvengo-no nella nostra struttura di Zevio,alimentata anche mediante ener-gie rinnovabili, e affidando ilfronte commerciale a Brio".

Romagnoli Spa ha chiuso il 2019con un fatturato di 44,5 milioni dieuro, segnando un incrementodel 33,5% rispetto all’anno prece-dente. Un risultato importante per l’a-zienda bolognese che, nell’ultimoanno, ha registrato anche l’au-mento dell'8% delle quantità dipatate commercializzate (da se-me, consumo e trasformate) su-perando le 60 mila tonnellate eha continuato a crescere all’estero(6% del fatturato).La performance dell’azienda nelcorso del 2019 ha avuto riflessipositivi anche sul fronte dei prez-zi delle patate consegnate in con-to deposito nell’ambito dell’Ac-cordo Quadro: alla 1.a qualità èstata riconosciuta la cifra di 350euro alla tonnellata con un incre-mento del 3% sui valori di liqui-dazione della campagna 2018.“Lo straordinario risultato rag-giunto nel 2019 rappresenta pernoi la conferma che la direzioneintrapresa è quella giusta - sotto-linea Giulio Romagnoli, ammini-stratore delegato di RomagnoliSpA -. Puntare su qualità, soste-nibilità e innovazione è il nostromodo di guardare al futuro inmaniera consapevole, con l’obiet-tivo di condividere con l’intera fi-liera, dal produttore al consuma-tore, un impegno che si concretiz-za in prodotti di eccellenza. Dallenuove varietà resistenti ai princi-

Le mele biologichedi Lagnascosul mercatoa marchio Brio

L’innovazionepremia Romagnoli:il fatturato crescedel 33% in un anno

È scomparso il 20 agosto all’etàdi 72 anni Gianni Bonora (nellafoto). Era da tempo gravemen-te malato. Imprenditore e ma-nager molto attivo nel settoreortofrutticolo, aveva fondato,guidandolo per molti anni, CPRSystem, l’innovativa aziendaromagnola produttrice di cas-sette di plastica riutilizzabilicon sede a Gallo, nel Ferrarese.Numerosi i messaggi di cordo-glio, a partire da quelli dellastessa azienda che aveva fonda-to. Sul profilo facebook di CPRsi è letto: "Ciao Gianni. Haimesso tutta la tua energia, ca-parbietà e determinazione inun progetto visionario e rivolu-zionario come CPR. Grazie".

LUTTOAddio a BonoraAveva fondatoCPR System

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pali agenti patogeni, al residuozero, dall’adozione di packagingsostenibili per l’ambiente, allecertificazioni per la sicurezza e laqualità dei processi di lavorazio-ne e confezionamento dei prodot-ti, abbiamo strutturato un siste-ma sinergico di azioni che per noirappresenta l’unica via possibileper guidare un cambiamento po-sitivo continuando a crescere”.Tra le tipologie di prodotti piùvenduti, il 2019 ha confermato ilsuccesso delle patate Selenella edella Patata di Bologna DOP,marchi che incontrano sempremaggiore gradimento da partedei consumatori, grazie ai valoridi qualità, territorialità e sosteni-bilità su cui si fondano i due con-sorzi, di cui Romagnoli SpA è so-cio fondatore.Risultati più che positivi sono sta-ti ottenuti anche sul versante del-la certificazione Global GAP delleaziende agricole nelle filiere pro-duttive, con l’80% delle aziende eil 90% della produzione certifica-te.

L’attesa è stata breve. Red CircleInvestments, holding del GruppoDiesel - Renzo Rosso (nella foto),ha collocato il 14% di EcorNatu-raSì. Ha anticipato la notizia lastampa trentina perché tra i duecompratori il principale è trenti-no. Il 9% delle azioni di EcorNa-turaSì in mano a Renzo Rosso èstato infatti acquistato da Bio Ini-ziative Srl, società collegata alladiocesi di Trento, mentre il 5% èstato rilevato da una holding lus-semburghese, la Luisante SA. Lerimanenti quote di EcorNaturaSìin mano a Red Circle Invest-ments, pari a un ulteriore 12%,sono state distribuite tra i soci diEcor. Tra queste, la quota mag-giore è stata assorbita dall’azien-da agricola trevigiana Ulirosa,

collegata alla Ariele Holding delsocio di riferimento Gabriele Na-villi, mentre una piccola quota èstata comperata da Alpa, societàdel gruppo lombardo ParaviciniCrespi. Il socio Invest Tre di Ros-si Cairo è rimasto in Ecor ma si ètenuto fuori dall’operazione di ac-quisto.Il fatturato di EcorNaturaSì è sot-to i 400 milioni di euro (il 2018 siè chiuso a 389 milioni). Non èperò dato sapere il prezzo di ac-quisto delle quote, complessiva-mente pari al 26%, che Rossi ave-va deciso di cedere a inizio estate,formalizzando la rottura con ivertici del Gruppo Ecor, avvenutaproprio, a quanto pare, sulla vi-sione strategica della gestione edegli obiettivi. Renzo Rosso è vi-cino al mondo del biologico edera entrato nel 2014, con entusia-smo, in Ecor desideroso anche dilasciare una sua impronta nellagestione. Evidentemente qualco-sa è successo, a partire dai risul-tati del 2018 e del 2019 non parti-colarmente brillanti o comunquenon rispondenti alle aspettative.Il 2018-19 è stato certo un bien-nio in cui il biologico è cresciutoin Italia ma ciò è avvenuto quasiesclusivamente nella (e grazie al-la) grande distribuzione conven-zionale e alle sue marche privatea scapito delle catene specializza-te come NaturaSì. I motivi sonosemplici ed essenzialmente ricon-ducibili alla capillare presenzadella GDO in tutte le aree del Pae-se e alle economie di scala che laGDO riesce a realizzare accor-ciando il divario tra i prezzi dei

prodotti bio e quelli convenziona-li. La reazione delle catene spe-cializzate, al momento, non è sta-ta in effetti all’altezza della situa-zione per cui oggi la sfida si pre-senta ardua. A quanto pare Rossosi è sfilato per queste ragioni, an-che se va detto che il GruppoEcorNaturaSì controlla 500 puntivendita tra diretti, indiretti e infranchising, e rimane, nonostanteuna certa flessione del fatturato el’indebitamento, solido e impo-stato su princìpi che sono i valoridel biologico e il rispetto dell’am-biente.

Nasce la filiera dell’arachide ita-liana, una leguminosa di cui oggisi sono perse le memorie contadi-ne, ma che fino agli Anni Settantavantava nicchie di eccellenza indiversi areali vocati della Peniso-la. Il progetto, presentato il10 set-tembre a Bologna, nasce dalla vo-lontà di riscoprire un prodottotanto pregiato quanto richiestodal mercato e colmare così un so-stanziale vuoto di offerta nazio-nale. L’idea imprenditoriale è diSIS, Società Italiana Sementi,realtà del gruppo agroindustrialeBF SpA (Bonifiche Ferraresi), cheha coinvolto Noberasco qualepartner commerciale del progettoe Coldiretti.“Quello che presentiamo oggi nonè solo il lancio di un prodotto de-cisamente rivoluzionario per l’a-grifood come l’arachide italiana -ha spiegato l’amministratore de-legato Mattia Noberasco, che rap-presenta la quarta generazioneimprenditoriale della famiglia,intervenendo alla conferenzastampa di lancio - ma un progettoche unisce innovazione, qualità,trasparenza e forte impegno adinvestire sul territorio. Vogliamocreare una linea di prodotti madein Italy e grazie a questi accordi di

Renzo Rossofuori dal GruppoEcorNaturaSì.Ha ceduto il 26%

Intesa tra SIS,BF e Noberasco.In Italia si tornaa produrre arachidi

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filiera, che seguono pedissequa-mente quello che noi chiamiamo‘metodo Noberasco’, perseguia-mo il nostro impegno di educarea stili alimentari salutari il consu-matore, che sempre di più vuoleessere, ed è, parte integrante discelte consapevoli che partonodalla terra fino ad arrivare allaspesa, quindi alla tavola”.La filiera dell’arachide italiana di-venta realtà dopo oltre tre anni dilavoro. Si tratta di un programmaambizioso che parte con circa 18ettari di terreno dedicato alla pro-duzione e circa 8 ettari per la pro-duzioni di semi."L’arachide è una coltura impe-gnativa quanto remunerativa conrese per ettaro tra i 20 e i 25 quin-tali e prezzi alla produzione di cir-ca 250 euro a quintale”, ha spie-

gato Mauro Tonello, presidentedi SIS. “Se il mercato ci sosterrà -ha aggiunto - in pochi anni sare-mo in grado di soddisfare il fabbi-sogno nazionale che equivale allaresa di circa 30mila ettari di im-pianti”.Il progetto è ancora in fase di svi-luppo e le idee per espandere ilbusiness non mancano. Si stapensando a diversi tipi di impie-go, dagli snack alle creme spal-mabili, fino a pallet per bruciato-ri con gli scarti delle bucce, maanche ad alternative bio.“Il primo raccolto di arachidi100% tricolori dal seme allo scaf-fale dimostra la grande capacitàdi innovazione dell’agroalimenta-re made in Italy e risponde alladomanda di quell’82% di italianiche cercano sugli scaffali prodottinazionali per sostenere l’econo-mia e l’occupazione del Paese”, hadichiarato Ettore Prandini, presi-dente di Coldiretti nel sottolinea-re al contempo che ci sono ancoramolto margini di crescita, e nonsolo in termini di volumi. Ungrande spazio aperto è dato dalletecnologie: ad oggi non si trovanomacchinari italiani adatti a que-sto tipo di produzione, le macchi-ne utilizzate in campo da SIS so-no infatti brasiliane. (c.b.)

Cambio della guardia nell’ufficiocentrale di Fruitimprese a Roma.Carlo Bianchi, 63 anni, lo storicocoordinatore dell’Associazionenazionale degli esportatori e im-portatori ortofrutticoli italiani, èandato in pensione. Al suo posto,nel segno della continuità di ge-stione, Pietro Mauro, che a suavolta vanta una lunga esperienza -che dura da oltre vent’anni - all’in-terno dell’organizzazione, nata nellontano 1935, divenuta ANEIOAnel 1949 e infine Fruitimprese nel2008. Bianchi, che continuerà acollaborare con Fruitimprese, erainvece all’interno dell’Associazio-ne da quasi quarant’anni. Ha vistosuccedersi cinque presidenti:Quinto Antonio Agostini ad EnnioPizzoli, e poi, come coordinatore,Pino Calcagni, Gino Peviani e l’at-tuale presidente, Marco Salvi. ACarlo Bianchi il ringraziamentodella nostra redazione per la di-sponibilità e la correttezza dimo-strate. A Pietro Mauro i miglioriauguri di buon lavoro.

FruitImprese: lasciaCarlo Bianchi,Mauro diventacoordinatore

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ATTUALITÀ

La produzione di mele nella UE,con circa 10 milioni 700 mila ton-nellate, evidenzia nel 2020 unalieve flessione, pari all'1%, rispet-to ai volumi del 2019 e scende del4% se viene paragonata con lamedia del triennio 2017-19. Suquesto dato, presentato al conve-gno Prognosfruit del 6 agosto,svoltosi online, ha certamente in-fluito il clima. Gelate si sono veri-ficate infatti nel centro Europa edin alcuni casi anche in Francia,Spagna e Italia. Andamento cli-matico avverso per Austria, Croa-zia ed Ungheria. In ripresa inve-ce, dopo uno scarso 2019, l’offer-ta in Scandinavia e Paesi Baltici.Alternanza produttiva in Francia,Spagna e Portogallo.Sul piano varietale si registraun’importante riduzione per Gol-den (-13% sul 2019) e per il grup-po Jonagold (oltre il -20%), quasistabile il gruppo Red Delicious.Continua a salire Gala, che gua-dagna il secondo posto in classifi-ca (+4%), così come cresce ilgruppo delle nuove varietà.La Polonia si conferma primoproduttore europeo con circa 3milioni 400 mila tonnellate e se-gna un +17% rispetto al 2019 maun -4% rispetto alla media recen-te (2017-19). La produzione po-lacca attesa per questa stagione èstata limitata dalle gelate prima-verili e nel corso dell'estate dallagrandine; presenta un calibronella media ma una percentualedi prodotto da destinare alla tra-sformazione più elevata delloscorso anno (55% dell’offerta nel2020 contro il 50% del 2019).Per l’Italia è stimata una produ-zione di 2 milioni 80 mila tonnel-late, in genere di buon calibro,con -1% sul 2019 e +3% sulla me-dia del periodo 2017-19. Per laFrancia le stime indicano 1 milio-ne 430 mila tonnellate, -13% ri-spetto alla passata stagione e leg-

germente sotto la media recentema di buon calibro. Sia in Italiache in Francia si sono registratiproblemi in fioritura sulla varietàGolden. Ancora in lieve calo laproduzione in Germania, che concirca 950 mila tonnellate, segna -4% sul 2019. In più marcato calola produzione in Spagna, con me-no di 470 mila tonnellate, -16%sull’anno precedente a causa diun inverno mite e danni da gran-dine durante il mese di giugno.Al di là delle statistiche, il settoremelicolo in Italia sembra stia at-traversando un periodo di transi-zione con una serie di cambia-menti nelle aree più vocate ovve-ro l’Alto Adige, il Trentino e il Pie-monte. I grandi produttori sonoattentissimi al rinnovamento va-rietale, alla sostenibilità ambien-tale degli impianti e agli assettiorganizzativi. L’anno del Covid,del resto, ha accelerato la rifles-

sione sulle strade da perseguireda qui al prossimo futuro così co-me le azioni tese soprattutto adiniziative di rete, per esempio sul-la produzione di nuove varietà.In Piemonte il colosso Rivoira haconfermato il progetto delle nuo-ve varietà dolci di origine brasi-liana (Luiza, Venice e M1009). Edopo averne acquisito i diritti hadato il via a una serie di impor-tanti investimenti. Luiza è statapresentata il 3 settembre a circa200 produttori a Verzuolo, in unopen day in cui si è potuto osser-vare da vicino la nuova varietàsulle prime 200 piante coltivatecome test di prova. Ma la presen-tazione ufficiale delle nuove va-rietà è prevista a fine anno; ilbrand, che sarà lo stesso per tut-te, verrà divulgato nel 2021. L’an-no successivo saranno commer-cializzati i primi volumi significa-tivi. L’obiettivo del Gruppo pie-

La varietà Gala protagonista dell’apertura di stagione. Però si cercano alternative

Mele, la vivacità delle impreseoscura il lieve calo produttivo

Nuove iniziative e nuovi impianti dall’Alto Adige al Piemonte.Rivoira lancia le mele dolci brasiliane con tre varietà

sotto uno stesso marchio. Gullino più forte nel biologico

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La produzione di mele nella UE,con circa 10 milioni 700 mila ton-nellate, evidenzia nel 2020 unalieve flessione, pari all'1%, rispet-to ai volumi del 2019 e scende del4% se viene paragonata con lamedia del triennio 2017-19. Suquesto dato, presentato al conve-gno Prognosfruit del 6 agosto,svoltosi online, ha certamente in-fluito il clima. Gelate si sono veri-ficate infatti nel centro Europa edin alcuni casi anche in Francia,Spagna e Italia. Andamento cli-matico avverso per Austria, Croa-zia ed Ungheria. In ripresa inve-ce, dopo uno scarso 2019, l’offer-ta in Scandinavia e Paesi Baltici.Alternanza produttiva in Francia,Spagna e Portogallo.Sul piano varietale si registraun’importante riduzione per Gol-den (-13% sul 2019) e per il grup-po Jonagold (oltre il -20%), quasistabile il gruppo Red Delicious.Continua a salire Gala, che gua-dagna il secondo posto in classifi-ca (+4%), così come cresce ilgruppo delle nuove varietà.La Polonia si conferma primoproduttore europeo con circa 3milioni 400 mila tonnellate e se-gna un +17% rispetto al 2019 maun -4% rispetto alla media recen-te (2017-19). La produzione po-lacca attesa per questa stagione èstata limitata dalle gelate prima-verili e nel corso dell'estate dallagrandine; presenta un calibronella media ma una percentualedi prodotto da destinare alla tra-sformazione più elevata delloscorso anno (55% dell’offerta nel2020 contro il 50% del 2019).Per l’Italia è stimata una produ-zione di 2 milioni 80 mila tonnel-late, in genere di buon calibro,con -1% sul 2019 e +3% sulla me-dia del periodo 2017-19. Per laFrancia le stime indicano 1 milio-ne 430 mila tonnellate, -13% ri-spetto alla passata stagione e leg-

germente sotto la media recentema di buon calibro. Sia in Italiache in Francia si sono registratiproblemi in fioritura sulla varietàGolden. Ancora in lieve calo laproduzione in Germania, che concirca 950 mila tonnellate, segna -4% sul 2019. In più marcato calola produzione in Spagna, con me-no di 470 mila tonnellate, -16%sull’anno precedente a causa diun inverno mite e danni da gran-dine durante il mese di giugno.Al di là delle statistiche, il settoremelicolo in Italia sembra stia at-traversando un periodo di transi-zione con una serie di cambia-menti nelle aree più vocate ovve-ro l’Alto Adige, il Trentino e il Pie-monte. I grandi produttori sonoattentissimi al rinnovamento va-rietale, alla sostenibilità ambien-tale degli impianti e agli assettiorganizzativi. L’anno del Covid,del resto, ha accelerato la rifles-

sione sulle strade da perseguireda qui al prossimo futuro così co-me le azioni tese soprattutto adiniziative di rete, per esempio sul-la produzione di nuove varietà.In Piemonte il colosso Rivoira haconfermato il progetto delle nuo-ve varietà dolci di origine brasi-liana (Luiza, Venice e M1009). Edopo averne acquisito i diritti hadato il via a una serie di impor-tanti investimenti. Luiza è statapresentata il 3 settembre a circa200 produttori a Verzuolo, in unopen day in cui si è potuto osser-vare da vicino la nuova varietàsulle prime 200 piante coltivatecome test di prova. Ma la presen-tazione ufficiale delle nuove va-rietà è prevista a fine anno; ilbrand, che sarà lo stesso per tut-te, verrà divulgato nel 2021. L’an-no successivo saranno commer-cializzati i primi volumi significa-tivi. L’obiettivo del Gruppo pie-

La varietà Gala protagonista dell’apertura di stagione. Però si cercano alternative

Mele, la vivacità delle impreseoscura il lieve calo produttivo

Nuove iniziative e nuovi impianti dall’Alto Adige al Piemonte.Rivoira lancia le mele dolci brasiliane con tre varietà

sotto uno stesso marchio. Gullino più forte nel biologico

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montese è di raggiungere i 200ettari di produzione entro il2024. Marco Rivoira afferma:"Oggi in Europa, e in Italia, siamoarrivati ad una produzione recorddi Gala, su cui è in atto una guer-ra commerciale sui prezzi. Il no-stro obiettivo è differenziarcipuntando sempre all’alta qualitàcon una mela premium. Per que-sto nel giro di cinque anni dimez-zeremo i volumi di Gala a favoredi Luiza, che matura nello stessoperiodo e che mostra caratteristi-che straordinarie. Ma con le trecultivar sotto il medesimo mar-chio permetteremo ai nostriclienti di disporre di una melapremium per 10-12 mesi l’anno”.Mentre porta avanti un progettocosì importante e innovativo, Ri-voira guarda anche “fuori di casa”con il progetto sulla mela snackche rafforza i rapporti già in attocon i consorzi altoatesini VIP eVOG.La vivacità della fase in atto nellamelicoltura piemontese è confer-mata da un produttore che credenel biologico, si sta impegnando adiventare polo aggregante sul ter-ritorio e punta su varietà ad altaproduzione e insieme ad alta qua-lità organolettica. Ci riferiamo al-la Gullino di Saluzzo che prevedequest’anno un aumento produtti-vo del 50% con 6 mila tonnellatedi mele biologiche. Così GiovanniGullino commenta l’accordocommerciale raggiunto con i ro-

magnoli di Canova, società delGruppo Apofruit licenziataria delmarchio Almaverde Bio per l’or-tofrutta: “Abbiamo scelto di strin-gere questo accordo per le reci-proche sinergie, per fare sistemae combattere la concorrenza este-ra, perché condividiamo i valoricommerciali e agricoli che vivia-mo con la stessa etica e passione.Ritengo che Almaverde Bio rap-presenti il traguardo dell’agricol-tura biologica italiana oggi, so-prattutto in termini di garanzia alconsumatore. Il nostro obiettivo èdare il top della qualità biologicae una tracciabilita sicura e com-pleta”.Il biologico ha nel comparto meleil suo leader italiano ed europeoin VIP Val Venosta, con una pro-duzione stabile oltre le 30 milatonnellate. Il VIP sta compiendouna vera e propria rivoluzione,con un progetto che integra tutti ipassaggi della lavorazione, della

commercializzazione e della pro-mozione al fine di dare al clienteun servizio personalizzato al top.“Vogliamo essere il First ClassApple Partner", affermano senzamezzi termini dal direttore gene-rale Martin Pinzger al direttorecommerciale Fabio Zanesco, alresponsabile marketing Benja-min Laimer. Ed è diventato unimpegno quotidiano distinguersinell’efficienza del servizio, dandoper scontata una qualità superio-re, a livello non solo italiano maeuropeo e globale. Intanto il VIPsta rafforzando la linea delle melecoltivate senza diserbanti, unaevoluzione della produzione inte-grata, che dal 2018 ad oggi ha re-gistrato un incremento del 15%delle aree dedicate. Le erbe infe-stanti vengono combattute con lafrantumazione e senza l’uso di al-cun tipo di erbicida, il che la dicelunga sull’attenzione in Val Veno-sta alla salvaguardia dell’ambien-te e alla salute dei consumatori.La stagione delle mele sta appenaappena entrando nel vivo in que-sti ultimi giorni di settembre incui scriviamo. Sul prossimo nu-mero della nostra rivista è previ-sto un Focus Mele che ci permet-terà, a stagione produttiva e com-merciale più avanzata, un’analisiben più approfondita, ed estesa aprotagonisti come Melinda eMarlene, senza dimenticare altri,come quella nicchia tutta partico-lare che è la mela Annurca. (a.f.)

La Val Venosta ha lanciato il suo piano ambizioso:

diventare per i distributori il “First Class Apple Partner”

in grado di fornirenon solo alta qualità

ma anche i servizi più efficienti sul mercato interno e internazionale

Marco Rivoira, dell’omonimo Gruppo piemontese, Fabio Zanesco di VIP Val Venosta e Giovanni Gullino della Gullino Srl

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ATTUALITÀ

Un tracollo per la frutta estiva del-l’Emilia Romagna. Una produzio-ne così bassa forse non si era maivista in una regione che per lafrutta estiva aveva per tradizioneun ruolo dominante nel nostroPaese.Giancarlo Minguzzi, presidente diFruitimprese Emilia Romagna, inuna dichiarazione del 16 settem-bre descrive con esattezza la si-tuazione: "La campagna dellafrutta estiva 2020, che si avvia aconclusione, ha confermato uncrollo produttivo che si è tradottonella mancanza di prodotti inEmilia Romagna del 70-80% del-le produzioni di drupacee, quindialbicocche, susine, pesche e netta-rine che sono sempre state il ful-cro della nostra economia frutti-cola (le aziende più fortunate so-no state colpite per il 30%, altrehanno visto azzerata la produzio-ne, n.dr.). Un disastro economicoper noi frutticultori e le nostrestrutture. Sarebbe ridicolo parlaredi prezzi, che ovviamente sonoaumentati, quando é mancato il‘moltiplicatore' che é la produzio-ne. La frutticoltura emiliano-ro-magnola vede l’anno-zero. Dopole gelate primaverili sono arrivatevecchie e nuove fitopatie, mentreda giugno in poi sono caduti pe-santemente i consumi”.Minguzzi ricorda poi che in 15 an-ni l’ortofrutta emiliano romagno-la ha perso oltre 19 mila ettari,con un’accelerazione drammaticanegli ultimi anni. La peschicolturada sola in 10 anni ha perso 15 mi-la ettari. Una perdita di valoreinestimabile per il territorio, intermini di posti di lavoro e di red-ditività per le aziende, con riflessipesanti su tutti i settori a monte ea valle dell’impresa agricola. allacrisi della frutta estiva si sono ag-giunte le gravi difficoltà che han-no investito la pericoltura roma-gnola, che è la prima in Europa, a

causa del flagello della maculatu-ra bruna.E la Regione cosa fa? "Apprezzia-mo - risponde Minguzzi - gli an-nunci fatti dall’assessore regiona-le Alessio Mammi per il ristorodei danni e la riattivazione del Ta-volo tecnico per la gestione dell’e-mergenza fitosanitaria già ope-rante per la cimice asiatica. Peròservono interventi immediati estraordinari, di cui non vediamotraccia. Bisogna aiutare gli agri-coltori e le strutture ad investire acosti contenuti e in questa dire-zione avevamo chiesto il taglio deicontributi sulla manodopera e loslittamento delle rate dei mutui.Nulla di tutto ciò si è visto, anzi.Nel DL Rilancio la frutticoltura ètra le poche filiere escluse dall’e-sonero dei contributi previdenzia-li e assistenziali per il primo se-mestre 2020. Decisione immoti-vata e inaccettabile”.

Minguzzi rivolge un appello allaGiunta regionale, ai parlamentaridella regione, ai vertici delle asso-ciazioni agricole: “Serve rimedia-re agli errori fatti e intervenire su-bito con misure di sostegno alleaziende frutticole, pena la soprav-vivenza di un comparto che valeun quarto della ricchezza verdedella regione. Sentiamo parlare inogni sede di sostenibilità e GreenDeal. Su questo fronte il nostrosettore è da sempre in prima lineaed ha anticipato lo spirito delGreen Deal e la strategia delFarm2Fork annunciata dall’Unio-ne Europea. Siamo campioni disostenibilità che per noi si chiama‘filiera corta’, riforniamo diretta-mente le catene della GDO e iMercati generali. Ma dobbiamotutti capire che non c’è sostenibi-lità ambientale senza redditivitàper le imprese, che sono il cuoredel sistema.

Il tracollo della frutta estivaEmilia Romagna mai così giù

Crollo produttivo per le drupacee con mancanza di prodotto del 70-80%. Non meglio le pere colpite dalla maculatura bruna.

Chiesti interventi urgenti al governo regionale

Giancarlo Minguzzi, presidente di Fruitimprese Emilia Romagna

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ATTUALITÀ

Un tracollo per la frutta estiva del-l’Emilia Romagna. Una produzio-ne così bassa forse non si era maivista in una regione che per lafrutta estiva aveva per tradizioneun ruolo dominante nel nostroPaese.Giancarlo Minguzzi, presidente diFruitimprese Emilia Romagna, inuna dichiarazione del 16 settem-bre descrive con esattezza la si-tuazione: "La campagna dellafrutta estiva 2020, che si avvia aconclusione, ha confermato uncrollo produttivo che si è tradottonella mancanza di prodotti inEmilia Romagna del 70-80% del-le produzioni di drupacee, quindialbicocche, susine, pesche e netta-rine che sono sempre state il ful-cro della nostra economia frutti-cola (le aziende più fortunate so-no state colpite per il 30%, altrehanno visto azzerata la produzio-ne, n.dr.). Un disastro economicoper noi frutticultori e le nostrestrutture. Sarebbe ridicolo parlaredi prezzi, che ovviamente sonoaumentati, quando é mancato il‘moltiplicatore' che é la produzio-ne. La frutticoltura emiliano-ro-magnola vede l’anno-zero. Dopole gelate primaverili sono arrivatevecchie e nuove fitopatie, mentreda giugno in poi sono caduti pe-santemente i consumi”.Minguzzi ricorda poi che in 15 an-ni l’ortofrutta emiliano romagno-la ha perso oltre 19 mila ettari,con un’accelerazione drammaticanegli ultimi anni. La peschicolturada sola in 10 anni ha perso 15 mi-la ettari. Una perdita di valoreinestimabile per il territorio, intermini di posti di lavoro e di red-ditività per le aziende, con riflessipesanti su tutti i settori a monte ea valle dell’impresa agricola. allacrisi della frutta estiva si sono ag-giunte le gravi difficoltà che han-no investito la pericoltura roma-gnola, che è la prima in Europa, a

causa del flagello della maculatu-ra bruna.E la Regione cosa fa? "Apprezzia-mo - risponde Minguzzi - gli an-nunci fatti dall’assessore regiona-le Alessio Mammi per il ristorodei danni e la riattivazione del Ta-volo tecnico per la gestione dell’e-mergenza fitosanitaria già ope-rante per la cimice asiatica. Peròservono interventi immediati estraordinari, di cui non vediamotraccia. Bisogna aiutare gli agri-coltori e le strutture ad investire acosti contenuti e in questa dire-zione avevamo chiesto il taglio deicontributi sulla manodopera e loslittamento delle rate dei mutui.Nulla di tutto ciò si è visto, anzi.Nel DL Rilancio la frutticoltura ètra le poche filiere escluse dall’e-sonero dei contributi previdenzia-li e assistenziali per il primo se-mestre 2020. Decisione immoti-vata e inaccettabile”.

Minguzzi rivolge un appello allaGiunta regionale, ai parlamentaridella regione, ai vertici delle asso-ciazioni agricole: “Serve rimedia-re agli errori fatti e intervenire su-bito con misure di sostegno alleaziende frutticole, pena la soprav-vivenza di un comparto che valeun quarto della ricchezza verdedella regione. Sentiamo parlare inogni sede di sostenibilità e GreenDeal. Su questo fronte il nostrosettore è da sempre in prima lineaed ha anticipato lo spirito delGreen Deal e la strategia delFarm2Fork annunciata dall’Unio-ne Europea. Siamo campioni disostenibilità che per noi si chiama‘filiera corta’, riforniamo diretta-mente le catene della GDO e iMercati generali. Ma dobbiamotutti capire che non c’è sostenibi-lità ambientale senza redditivitàper le imprese, che sono il cuoredel sistema.

Il tracollo della frutta estivaEmilia Romagna mai così giù

Crollo produttivo per le drupacee con mancanza di prodotto del 70-80%. Non meglio le pere colpite dalla maculatura bruna.

Chiesti interventi urgenti al governo regionale

Giancarlo Minguzzi, presidente di Fruitimprese Emilia Romagna

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21www.corriereortofrutticolo.itsettembre 2020

ATTUALITÀ

Il trentanovesimo incontro IKO(International Kiwifruit Organi-zation), che avrebbe dovuto te-nersi in Nuova Zelanda, è statoorganizzato quest’anno in video-conferenza, nelle giornate del 16 e17 settembre, offrendo comunqueuna buona opportunità di scam-bio e confronto sulla coltura delkiwi. Hanno partecipato le dele-gazioni di Nuova Zelanda, Cile,Italia, Grecia, Spagna, Portogallo,Francia. Per l’Italia ha partecipa-to CSO Italy, socio di IKO, insie-me ad una nutrita presenza di as-sociati: Agrintesa, APO Conerpo,Consorzio Jingold, Frutta C2, Na-turitalia e Spreafico.Tra gli argomenti discussi, le pre-visioni di produzione dell’Emisfe-ro Nord, che vedono in Europauna produzione stimata in circa707 mila tonnellate, il 6% in piùdell’anno scorso. In Italia è previ-sta un’offerta in lieve incremento,con circa 327 mila tonnellate, chesegna un +3% su un 2019 defici-tario. Cresce anche l’offerta dellaGrecia, che si porta a quasi 272mila tonnellate, +10% rispetto al-la stagione passata. Segno positi-vo anche per Portogallo e Spagna,mentre sembra flettere del 6% laproduzione in Francia.Tornando all’Italia, la crescita èdettata dallo sviluppo del kiwi apolpa gialla, che quest’anno do-vrebbe raggiungere le quasi 80mila tonnellate, segnando un+35%, grazie anche ai nuovi im-pianti che entrano in produzione,mentre per il verde si prevede an-cora una volta una riduzione del-la produzione, pari al 4% rispettoal minimo storico dell’anno pre-cedente, a causa dei danni da ge-lo, della perdita di superfici delkiwi verde dovuta in particolarealla moria delle piante e danni daasfissia radicale che incidono an-che selle rese produttive dellepiante. Oggi si può considerare

che in Italia il 75% degli impiantisia a polpa verde, il 24% a polpagialla e circa 1% a kiwi rosso.Sul piano commerciale l’occhioquest’anno è puntato sulla Gre-cia, che in breve tempo ha vistocrescere i propri impianti fino araggiungere quest’anno quasi 11mila ettari di kiwi in produzione,con quantità dunque destinate a

crescere anche in un futuro pros-simo.In concomitanza con il diffonder-si dell’epidemia da COVID-19 so-no state segnalate da tutti i parte-cipanti al vertice IKO buone ri-chieste del mercato.Tornando al preoccupante feno-meno della moria delle piante dikiwi verde, il fenomeno si è diffu-so a partire dal 2012 nella zonadel Veronese, per poi interessarealtre importanti aree di coltiva-zione del kiwi, come il Piemonte,il Lazio e il Friuli Venezia Giulia;ma la presenza recentemente èsegnalata anche in Calabria,Campania e Basilicata. E’ senzadubbio un fenomeno moltopreoccupante, che sulla base del-le stime di CSO Italy dal 2012 adoggi ha interessato circa 4.500 et-tari che non sono più produttivi,senza considerare le superfici akiwi che si trovano in uno stato disofferenza, con rese ben lontanedal potenziale.

Kiwi colpito dalla moria delle piantema il giallo salva la produzione

Le previsioni di IKO indicano una crescita del 6% in Europa e del 3% in Italia, quest’ultima esclusivamente dovuta alla varietà

gialla che rappresenta il 24% degli impianti. Il rosso è all’1%

Kiwi verdi e gialli. La varietà verde rappresenta il 75% ma è in continuo calo

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ATTUALITÀ

Il trentanovesimo incontro IKO(International Kiwifruit Organi-zation), che avrebbe dovuto te-nersi in Nuova Zelanda, è statoorganizzato quest’anno in video-conferenza, nelle giornate del 16 e17 settembre, offrendo comunqueuna buona opportunità di scam-bio e confronto sulla coltura delkiwi. Hanno partecipato le dele-gazioni di Nuova Zelanda, Cile,Italia, Grecia, Spagna, Portogallo,Francia. Per l’Italia ha partecipa-to CSO Italy, socio di IKO, insie-me ad una nutrita presenza di as-sociati: Agrintesa, APO Conerpo,Consorzio Jingold, Frutta C2, Na-turitalia e Spreafico.Tra gli argomenti discussi, le pre-visioni di produzione dell’Emisfe-ro Nord, che vedono in Europauna produzione stimata in circa707 mila tonnellate, il 6% in piùdell’anno scorso. In Italia è previ-sta un’offerta in lieve incremento,con circa 327 mila tonnellate, chesegna un +3% su un 2019 defici-tario. Cresce anche l’offerta dellaGrecia, che si porta a quasi 272mila tonnellate, +10% rispetto al-la stagione passata. Segno positi-vo anche per Portogallo e Spagna,mentre sembra flettere del 6% laproduzione in Francia.Tornando all’Italia, la crescita èdettata dallo sviluppo del kiwi apolpa gialla, che quest’anno do-vrebbe raggiungere le quasi 80mila tonnellate, segnando un+35%, grazie anche ai nuovi im-pianti che entrano in produzione,mentre per il verde si prevede an-cora una volta una riduzione del-la produzione, pari al 4% rispettoal minimo storico dell’anno pre-cedente, a causa dei danni da ge-lo, della perdita di superfici delkiwi verde dovuta in particolarealla moria delle piante e danni daasfissia radicale che incidono an-che selle rese produttive dellepiante. Oggi si può considerare

che in Italia il 75% degli impiantisia a polpa verde, il 24% a polpagialla e circa 1% a kiwi rosso.Sul piano commerciale l’occhioquest’anno è puntato sulla Gre-cia, che in breve tempo ha vistocrescere i propri impianti fino araggiungere quest’anno quasi 11mila ettari di kiwi in produzione,con quantità dunque destinate a

crescere anche in un futuro pros-simo.In concomitanza con il diffonder-si dell’epidemia da COVID-19 so-no state segnalate da tutti i parte-cipanti al vertice IKO buone ri-chieste del mercato.Tornando al preoccupante feno-meno della moria delle piante dikiwi verde, il fenomeno si è diffu-so a partire dal 2012 nella zonadel Veronese, per poi interessarealtre importanti aree di coltiva-zione del kiwi, come il Piemonte,il Lazio e il Friuli Venezia Giulia;ma la presenza recentemente èsegnalata anche in Calabria,Campania e Basilicata. E’ senzadubbio un fenomeno moltopreoccupante, che sulla base del-le stime di CSO Italy dal 2012 adoggi ha interessato circa 4.500 et-tari che non sono più produttivi,senza considerare le superfici akiwi che si trovano in uno stato disofferenza, con rese ben lontanedal potenziale.

Kiwi colpito dalla moria delle piantema il giallo salva la produzione

Le previsioni di IKO indicano una crescita del 6% in Europa e del 3% in Italia, quest’ultima esclusivamente dovuta alla varietà

gialla che rappresenta il 24% degli impianti. Il rosso è all’1%

Kiwi verdi e gialli. La varietà verde rappresenta il 75% ma è in continuo calo

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ATTUALITÀ CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

22 www.corriereortofrutticolo.it settembre 2020

A fine settembre il Comitato fito-sanitario nazionale che ha sede alministero dell’Agricoltura ha an-nunciato l’istituzione di un grup-po di lavoro tecnico-scientificoper contrastare la 'moria di kiwi',coordinare le attività di ricerca edefinire linee guida per la gestio-ne di questa emergenza. Parteci-peranno al gruppo di lavoro i ser-vizi fitosanitari di Lazio, Veneto,Piemonte, Friuli Venezia Giulia,Emilia-Romagna e Calabria. Lasindrome della ‘moria del kiwi’non è ascrivibile direttamente adun organismo nocivo né ad alcu-na calamità naturale o evento cli-matico avverso. Al ministero siafferma che è all'esame l’istituzio-ne di uno specifico fondo a soste-gno delle imprese colpite, mentredalle aree di produzione sale lapreoccupazione e si richiedono"interventi urgenti".Sul fronte export, è da segnalateche il 25 agosto è stato firmato al-la Farnesina l’Addendum al pro-tocollo per l’esportazione di kiwiin Cina, che - secondo una notaministeriale - "semplifica e velo-cizza le operazioni di esportazio-ne dei kiwi nazionali verso questoimportante mercato". L’occasio-ne della firma è stata fornita dallavisita a Roma della delegazionecinese guidata dal ministro degliEsteri Wang Yi. In particolare,l’intesa "estende le possibilità dieffettuazione del trattamento afreddo contro gli organismi noci-vi, necessario per consentire l’e-sportazione, non solo in magazzi-no prima della spedizione ma an-che durante il viaggio in nave, ri-ducendo di almeno due settimanei tempi necessari, nonché sempli-ficando le procedure di certifica-zione".

Cambio al vertice del GruppoApofruit. Il consiglio di ammini-strazione del gruppo cooperativoromagnolo, tra le più grandirealtà ortofrutticole italiane edeuropee (con un fatturato di 310milioni di euro, n.d.r.), con sedecentrale a Cesena e centri di riti-ro e lavorazione in diverse regio-ni italiane, ha conferito a Erne-sto Fornari (nella foto) l’incaricodi direttore generale, già ricoper-to da Ilenio Bastoni negli ultimisei anni insieme alle cariche, dal2018, di presidente di Almaver-de Bio e Origine Group.Ernesto Fornari, 61 anni, roma-gnolo, cresciuto professional-mente all’interno del Gruppo,vanta una consolidata esperien-za e una profonda conoscenzadelle dinamiche del mondo dellaproduzione, del mercato e dellerelazioni con la base sociale.Membro della direzione genera-le, ha guidato per 23 anni la con-trollata Canova Srl, società com-merciale del Gruppo specializza-ta nel settore del biologico che,nel 2019, ha superato i 90 milio-ni di fatturato.Lo stringato comunicato ufficia-le di Apofruit in data 17 settem-bre ha inevitabilmente sollevatovarie congetture sui motivi chehanno portato alla fine anticipa-ta (rispetto alla scadenza natura-le) della gestione Bastoni. Nes-suna precisazione è stata fornitainfatti da Apofruit fino al 30 set-tembre.La decisione è certamente matu-rata su uno sfondo difficile: quel-lo della crisi della frutticolturadell’Emilia Romagna, con cam-pagne produttive negative che sisono susseguite fino all’estate2020 quando pesche e nettarinehanno registrato perdite di pro-dotto che mediamente in regionevanno dal 70 all’80%, senza con-tare che un altro grande prodot-

to territoriale come la pera è sta-to colpito dalla maculatura bru-na, che ne sta rovinando que-st’anno la produzione. Tra i mol-ti produttori in difficoltà ci sonocertamente anche i soci Apofruit,già destinatari di liquidazioni,decise dal Gruppo nel corso del-l’ultima assemblea, giudicatebasse, e messe in relazione nonsolo alle difficoltà appena citatema anche ad alcune specifichevalutazioni e decisioni aziendali,in particolare con alcuni investi-menti che non avrebbero dato irisultati attesi, dall’operazioneSFT, alla fine saltata, all’acquisi-zione della Secondo Piraccini.L’ultimo fatturato Apofruit haregistrato una flessione del 5% afronte di un calo dei volumi lavo-rati a doppia cifra (-12%). L’utilenetto era stato di 463 mila euro,la metà circa del 2018. "E' statoun anno di sfide in cui la coope-rativa ha avviato un percorso diefficientamento dal punto di vi-sta di un’organizzazione più fles-sibile e in un’ottica di conteni-mento dei costi - aveva commen-tato Ilenio Bastoni -. Abbiamomesso in campo il Piano strate-gico 2020-22 che ha proprio l’o-biettivo di adeguare l’organizza-zione ai cambiamenti delle pro-duzioni, per trovarci pronti adaffrontare e a rispondere alle dif-ficoltà del mondo agricolo”.La commercializzazione delGruppo ha come mercati di de-stinazione quello nazionale per il55%, quello estero per il 45%.

Apofruit: Ernesto Fornari è il nuovo direttore generale

Facilitata l’esportazione di kiwi italiano in Cina

con l’accordo firmato a Romail 25 agosto: il trattamento

a freddo ora è possibiledurante il viaggio in nave

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23www.corriereortofrutticolo.itsettembre 2020

ATTUALITÀ

La bilancia commerciale del pri-mo semestre dell’ortofrutta nonsi discosta dal trend del primo tri-mestre: crescita in valore (+7,6%quasi 163 milioni in più) mentre ivolumi calano del 6 per cento. Ilvalore dell’export supera i 2,3 mi-liardi di euro. Lo ha reso noto il16 settembre Fruitimprese sullabase dei dati Istat. Le importazio-ni viceversa crescono sia in volu-me (2,6%) che in valore (6,5%).Le quantità importate (circa 2milioni di tonnellate) superanoancora una volta le quantitàesportate (1,6 milioni), mentre avalore l’export supera l’import dipoco più di 100 milioni. Il saldocommerciale sul primo semestre2019 ritorna dunque positivo per102 milioni.Nel semestre caratterizzato dallockdown da pandemia Covid-19è interessante notare che non visono state ripercussioni negativesull’export che, invece, ha incre-mentato il fatturato del 7,6% a 2,3miliardi per una quantità di 1,6milioni di tonnellate.In volume segno negativo perfrutta fresca (-10,6%) e frutta sec-ca (-9,2%), in lieve ripresa gliagrumi (1,7%). In valore anda-mento positivo per tutte le voci,dagli agrumi (21,3%), alla fruttasecca (15,9%), a legumi-ortaggi(7,4%).Per quanto riguarda le importa-zioni l’Italia ha acquistato dall’e-stero circa 2 milioni di tonnellatedi ortofrutticoli per un valore dioltre 2,2 miliardi di euro. In valo-re forte crescita dell’import diagrumi (65,6%), cresce la fruttafresca (10,4%), diminuiscono le-gumi-ortaggi (-14,2%). In volumecrescono gli agrumi (31,3%), frut-ta secca (7,4%) e tropicale (7,2%).Positivo il commento del presi-dente di Fruitimprese Marco Sal-vi: "I dati rilevano la comprovatacapacità delle imprese italiane di

essere protagoniste sui mercatiinternazionali, nonostante ildrammatico calo produttivo deiprincipali prodotti di stagione e ledifficoltà logistiche per rifornire imercati esteri e garantire le forni-ture, incontrate nel periodo dilockdown”.Un breve paragone con la Spa-gna. Le esportazioni spagnole difrutta e verdura nel primo seme-stre del 2020 sono diminuite del3,5% in volume e sono cresciutedel 9,5% in valore rispetto allostesso periodo dell’anno scorso,per un totale di 7,2 milioni di ton-nellate e 8,5 miliardi di euro(8.564 milioni di euro), secondo idati del Dipartimento delle doga-ne e accise, rielaborati da FEPEX.A maggio e giugno si sono regi-strati forti diminuzioni in volu-me. Le esportazioni di ortaggi so-no diminuite dell’1,4% in volumerispetto allo stesso periodo del2019, per un totale di 3,3 milioni

di tonnellate, e il valore è salitodel 5,5% a 3.728 milioni di euro.Diminuito il volume di esporta-zione delle principali verdure co-me pomodoro, cetriolo, lattuga ecavolo. Le vendite di pomodoro sisono attestate a 459.231 tonnella-te, l’8% in meno rispetto al primosemestre del 2019, con un miglio-ramento a valore del 2%, raggiun-gendo i 586 milioni di euro. Perquanto riguarda la frutta, nel pri-mo semestre dell’anno, le venditeall’estero sono state pari a 3,8 mi-lioni di tonnellate, il 5% in menorispetto allo stesso periodo del-l’anno precedente e il valore ècresciuto fortemente, del 13% a4.835 milioni di euro. Spicca laperformance positiva della fruttacon nocciolo, in particolare la pe-sca, con 132.578 tonnellate(+11%) e 185,5 milioni di euro(+32%) e la nettarina, con135.819 tonnellate (+9%) e 209milioni di euro (+30%).

L’export è in recupero, ma la Spagna è di un altro pianeta

Il primo semestre si è chiuso con una crescita in valore delleesportazioni italiane di ortofrutta del 7,6%. La bilancia

commerciale è tornata positiva. Spagnoli a +9,5%

“Il ruolo fondamentale del settore ortofrutticolo nella nostra economiapurtroppo non viene riconosciuto dalla politica. Dobbiamo sottolinea-re come al danno causato dalla mancata inclusione della filiera orto-frutticola tra quelle beneficiarie della decontribuzione prevista dal De-creto Rilancio, è seguita la beffa del credito di imposta per le spese disanificazione ed acquisto dei dispositivi di protezione, che è passatodal 60% annunciato dal presidente Conte a reti unificate al 9% dei co-sti sostenuti”. Questo l’amaro commento del presidente di Fruitimpre-se Marco Salvi alle decisioni politiche di metà settembre. Salvi ha pun-tualizzato: "Gli imprenditori del settore ortofrutticolo che continuanoa prodigarsi per garantire agli italiani la fornitura di prodotto fresco,sostenendo ingenti costi per la sanificazione e garantire la sicurezzadei propri lavoratori, non potranno beneficiare che di aiuti irrilevanti".

Politica e ortofrutta:dal danno alla beffa

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La bilancia commerciale del pri-mo semestre dell’ortofrutta nonsi discosta dal trend del primo tri-mestre: crescita in valore (+7,6%quasi 163 milioni in più) mentre ivolumi calano del 6 per cento. Ilvalore dell’export supera i 2,3 mi-liardi di euro. Lo ha reso noto il16 settembre Fruitimprese sullabase dei dati Istat. Le importazio-ni viceversa crescono sia in volu-me (2,6%) che in valore (6,5%).Le quantità importate (circa 2milioni di tonnellate) superanoancora una volta le quantitàesportate (1,6 milioni), mentre avalore l’export supera l’import dipoco più di 100 milioni. Il saldocommerciale sul primo semestre2019 ritorna dunque positivo per102 milioni.Nel semestre caratterizzato dallockdown da pandemia Covid-19è interessante notare che non visono state ripercussioni negativesull’export che, invece, ha incre-mentato il fatturato del 7,6% a 2,3miliardi per una quantità di 1,6milioni di tonnellate.In volume segno negativo perfrutta fresca (-10,6%) e frutta sec-ca (-9,2%), in lieve ripresa gliagrumi (1,7%). In valore anda-mento positivo per tutte le voci,dagli agrumi (21,3%), alla fruttasecca (15,9%), a legumi-ortaggi(7,4%).Per quanto riguarda le importa-zioni l’Italia ha acquistato dall’e-stero circa 2 milioni di tonnellatedi ortofrutticoli per un valore dioltre 2,2 miliardi di euro. In valo-re forte crescita dell’import diagrumi (65,6%), cresce la fruttafresca (10,4%), diminuiscono le-gumi-ortaggi (-14,2%). In volumecrescono gli agrumi (31,3%), frut-ta secca (7,4%) e tropicale (7,2%).Positivo il commento del presi-dente di Fruitimprese Marco Sal-vi: "I dati rilevano la comprovatacapacità delle imprese italiane di

essere protagoniste sui mercatiinternazionali, nonostante ildrammatico calo produttivo deiprincipali prodotti di stagione e ledifficoltà logistiche per rifornire imercati esteri e garantire le forni-ture, incontrate nel periodo dilockdown”.Un breve paragone con la Spa-gna. Le esportazioni spagnole difrutta e verdura nel primo seme-stre del 2020 sono diminuite del3,5% in volume e sono cresciutedel 9,5% in valore rispetto allostesso periodo dell’anno scorso,per un totale di 7,2 milioni di ton-nellate e 8,5 miliardi di euro(8.564 milioni di euro), secondo idati del Dipartimento delle doga-ne e accise, rielaborati da FEPEX.A maggio e giugno si sono regi-strati forti diminuzioni in volu-me. Le esportazioni di ortaggi so-no diminuite dell’1,4% in volumerispetto allo stesso periodo del2019, per un totale di 3,3 milioni

di tonnellate, e il valore è salitodel 5,5% a 3.728 milioni di euro.Diminuito il volume di esporta-zione delle principali verdure co-me pomodoro, cetriolo, lattuga ecavolo. Le vendite di pomodoro sisono attestate a 459.231 tonnella-te, l’8% in meno rispetto al primosemestre del 2019, con un miglio-ramento a valore del 2%, raggiun-gendo i 586 milioni di euro. Perquanto riguarda la frutta, nel pri-mo semestre dell’anno, le venditeall’estero sono state pari a 3,8 mi-lioni di tonnellate, il 5% in menorispetto allo stesso periodo del-l’anno precedente e il valore ècresciuto fortemente, del 13% a4.835 milioni di euro. Spicca laperformance positiva della fruttacon nocciolo, in particolare la pe-sca, con 132.578 tonnellate(+11%) e 185,5 milioni di euro(+32%) e la nettarina, con135.819 tonnellate (+9%) e 209milioni di euro (+30%).

L’export è in recupero, ma la Spagna è di un altro pianeta

Il primo semestre si è chiuso con una crescita in valore delleesportazioni italiane di ortofrutta del 7,6%. La bilancia

commerciale è tornata positiva. Spagnoli a +9,5%

“Il ruolo fondamentale del settore ortofrutticolo nella nostra economiapurtroppo non viene riconosciuto dalla politica. Dobbiamo sottolinea-re come al danno causato dalla mancata inclusione della filiera orto-frutticola tra quelle beneficiarie della decontribuzione prevista dal De-creto Rilancio, è seguita la beffa del credito di imposta per le spese disanificazione ed acquisto dei dispositivi di protezione, che è passatodal 60% annunciato dal presidente Conte a reti unificate al 9% dei co-sti sostenuti”. Questo l’amaro commento del presidente di Fruitimpre-se Marco Salvi alle decisioni politiche di metà settembre. Salvi ha pun-tualizzato: "Gli imprenditori del settore ortofrutticolo che continuanoa prodigarsi per garantire agli italiani la fornitura di prodotto fresco,sostenendo ingenti costi per la sanificazione e garantire la sicurezzadei propri lavoratori, non potranno beneficiare che di aiuti irrilevanti".

Politica e ortofrutta:dal danno alla beffa

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ATTUALITÀ

Piraccini soddisfatto. Parla di “ri-sultato straordinario” e ringrazia“gli espositori che hanno credutoe condiviso con noi questa bellaesperienza. Macfrut Digital è unprogetto molto innovativo, percerti aspetti visionario, nel qualetutti i partecipanti hanno toccatocon mano le grandi potenzialità,sia per quanto riguarda l’area dibusiness che di comunicazione”. I dati emessi dagli organizzatorisono i seguenti: 32.212 presenzenei tre giorni (8-10 settembre),18.164 visitatori unici professio-nali, 49% di visite dall’estero, 208mila pagine visualizzate, undiciForum tecnici in buona parteoverbooking (il limite era di 300partecipanti); 530 i moduli per400 espositori, il 40% dei qualioltre confine.Però non sono mancati i problemi- lo confermano gli stessi organiz-zatori - "in particolare la mattinadel primo giorno, dovuti princi-palmente alle connessioni diutenti che utilizzavano protezioni

nei loro sistemi operativi o nellereti di connessione, oppure nonvenivano utilizzati dispositivi ido-nei. Dal pomeriggio di martedì 8le criticità si sono in gran parte ri-

solte, dando accesso ai B2B ancheai dispositivi mobili”.“È evidente che siamo stati pio-nieri di un progetto delle grandipotenzialità - ha sottolineato ilpresidente di Cesena Fiera -. Il fu-turo va in questa direzione e l’or-tofrutta italiana deve assoluta-mente stare al passo con i tempiveloci che cambiano, soprattuttoin un periodo come questo carat-terizzato dalla limitazione deglispostamenti. Abbiamo ricevutonumerosi apprezzamenti perquesta nuova avventura. Il futurodel progetto lo decideremo insie-me agli operatori del settore”.Lo stesso Renzo Piraccini, a con-suntivo di Macfrut Digital, ha for-nito le date della prossima edizio-ne fisica di Macfrut: Rimini 4-6maggio 2021.Con il supporto dell’agenzia Om-

Il marchio di Macfrut Digital.Sopra, lo staff della fiera che ha por-tato a termine una edizione comple-tamene diversa dalle precedenti

Fiere, online si può

MACFRUT DIGITAL. Il bilancio della prima edizione elettronica

Il debutto digitale di Macfrut ha aperto una strada nuovadimostrando l’utilità di una piattaforma che ha ancora

margini di miglioramento. Una scelta coraggiosa e saggia

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ATTUALITÀ

Piraccini soddisfatto. Parla di “ri-sultato straordinario” e ringrazia“gli espositori che hanno credutoe condiviso con noi questa bellaesperienza. Macfrut Digital è unprogetto molto innovativo, percerti aspetti visionario, nel qualetutti i partecipanti hanno toccatocon mano le grandi potenzialità,sia per quanto riguarda l’area dibusiness che di comunicazione”. I dati emessi dagli organizzatorisono i seguenti: 32.212 presenzenei tre giorni (8-10 settembre),18.164 visitatori unici professio-nali, 49% di visite dall’estero, 208mila pagine visualizzate, undiciForum tecnici in buona parteoverbooking (il limite era di 300partecipanti); 530 i moduli per400 espositori, il 40% dei qualioltre confine.Però non sono mancati i problemi- lo confermano gli stessi organiz-zatori - "in particolare la mattinadel primo giorno, dovuti princi-palmente alle connessioni diutenti che utilizzavano protezioni

nei loro sistemi operativi o nellereti di connessione, oppure nonvenivano utilizzati dispositivi ido-nei. Dal pomeriggio di martedì 8le criticità si sono in gran parte ri-

solte, dando accesso ai B2B ancheai dispositivi mobili”.“È evidente che siamo stati pio-nieri di un progetto delle grandipotenzialità - ha sottolineato ilpresidente di Cesena Fiera -. Il fu-turo va in questa direzione e l’or-tofrutta italiana deve assoluta-mente stare al passo con i tempiveloci che cambiano, soprattuttoin un periodo come questo carat-terizzato dalla limitazione deglispostamenti. Abbiamo ricevutonumerosi apprezzamenti perquesta nuova avventura. Il futurodel progetto lo decideremo insie-me agli operatori del settore”.Lo stesso Renzo Piraccini, a con-suntivo di Macfrut Digital, ha for-nito le date della prossima edizio-ne fisica di Macfrut: Rimini 4-6maggio 2021.Con il supporto dell’agenzia Om-

Il marchio di Macfrut Digital.Sopra, lo staff della fiera che ha por-tato a termine una edizione comple-tamene diversa dalle precedenti

Fiere, online si può

MACFRUT DIGITAL. Il bilancio della prima edizione elettronica

Il debutto digitale di Macfrut ha aperto una strada nuovadimostrando l’utilità di una piattaforma che ha ancora

margini di miglioramento. Una scelta coraggiosa e saggia

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nibus, che ha vissuto da vicinoquesta interessante e coraggiosaesperienza, abbiamo sentito variespositori: prevalgono i commen-ti neutri, sono stati registraticommenti non del tutto positivima ci sono anche commenti net-tamente positivi. La valutazione è

legata alle aspettative di ognuno.Le aziende soddisfatte sono prin-cipalmente medie aziende di pro-duzione che si sono preparateprogrammando incontri businessche poi sono effettivamente avve-nuti secondo programma, ad ec-cezione del primo giorno, quando

si sono presentati appunto pro-blemi tecnici per chi si collegavada smartphone (problemi risoltinel pomeriggio-sera dello stessogiorno).Ecco la valutazione che ha fattoOmnibus di Macfrut Digital. L’i-dea della fiera virtuale può essere

DIS

TR

IBU

ZIO

NE

& MERCATI

di Lorenzo Frssoldati*

Ogni fiera ha un lato A e un lato B. Il lato A è quellopubblico, degli interventi ufficiali, degli appelli, del-le strette di mano, dei sorrisi, dei tagli del nastro; illato B è il non-detto, quello che tutti pensano mache non viene esplicitato, i retro-pensieri dietro isorrisi.Ora non c’è dubbio che, Covid a parte, questo Mac-frut Digital, esperimento coraggioso “che butta ilcuore oltre l’ostacolo”, arriva mentre il settore del-l’ortofrutta sta accumulando tante e tali criticità dacomprometterne il futuro. I problemi sono di dueordini: di mercato-prezzi-consumi-export e di pro-dotto (calamità, fitopatie, perdita di prodotto e disuperfici).La ministra Bellanova, cui va tutta la nostra simpa-tia, ha fatto il suo mestiere. In occasione di MacfrutDigital ha parlato di rilancio e internazionalizzazio-ne e ha chiamato il settore ad un patto: “La nuovapolitica agricola, le scelte di innovazione, la ricerca,il futuro verde: per mettere a valore tutte le nostreeccellenze e le nostre imprese è necessario l’impe-gno di tutti”. Ha anche evocato il Tavolo ortofrutti-colo nazionale, di cui avevamo perso le tracce, cita-to per i (pochi) successi sul fronte dell’apertura dinuovi mercati. L’ortofrutta deve poi essere “prota-gonista nel patto per l’export e nella spesa collegataper oltre 1 miliardo di euro. Possiamo e dobbiamomigliorare la nostra presenza nei mercati esteri e farvalere la forza del marchio Italia nel mondo”. Anchequi parole e cifre di impatto, però finora di questoprotagonismo nel patto per l’export non ci sononeppure le premesse (sperando di essere smentito).La verità è che sul fronte export siamo tornati indie-tro ai livelli del 2015, sotto i 5 miliardi di euro, e cheormai l’import è strutturalmente superiore all’ex-port (in quantità). Stiamo diventando importatorinetti di ortofrutta fresca, questo lo scenario. Le im-prese restano attive, dinamiche, innovative ma de-vono confrontarsi tutti i giorni con le lacune del no-stro sistema politico-diplomatico che non aiuta nel-l’apertura di nuovi mercati, con una GDO sempre

più aggressiva e che fa quello che vuole, con consu-mi che battono in forte ritirata, con leggi e normeche disegnano una gabbia burocratico-autorizzativache dissuade e crea ostacoli anziché rimuoverli. Eche dire delle norme di ristoro post-Covid, che han-no escluso l’ortofrutta? La misura “DecontribuzioneSud” (sconto del 30% dei contributi previdenziali eassistenziali per tutti i dipendenti nelle aree piùsvantaggiate del Paese) ha escluso il lavoro agricolo.L’ortofrutta è stata ugualmente esclusa da analogoprovvedimento di riduzione del costo del lavoroprevisto dal DL Rilancio (426 milioni di esonericontributivi previdenziali e assistenziali). Le impre-se chiedono meno tasse, meno burocrazia, ridurre ilcosto del lavoro (per favorire quello legale e stron-care l’illegalità) e qui invece si va in “direzione osti-nata e contraria”, per citare De André. Si rafforzacosì la competitività delle imprese? Ma di cosa stia-mo parlando…Non ci nascondiamo che per il “patto” invocato dal-la ministra serve la concorde volontà di un compar-to frammentato e diviso, che fa fatica a stare insie-me in squadra, ma spetta alla politica chiamareognuno alle proprie responsabilità, non acconten-tarsi di sopravvivere. Non c’è una cabina di regiadell’ortofrutta italiana con cui dialogare proficua-mente? C’è però un nocciolo duro di rappresentan-za formato dalla cooperazione-Aci, da Fruitimprese,dalle Unioni delle OP e dai Mercati Generali con cuicostruire un dialogo proficuo e che rappresenta ilmade in Italy dell’ortofrutta a pieno titolo. Si parladi una Europa che vuole puntare all’auto-approvvi-gionamento alimentare. L’ortofrutta è poi al centrodella strategia Farm2Fork e del Green Deal. Ci sonotanti fronti su cui lavorare per ridare all’ortofrutta lacentralità che merita, per contrastare la perdita divalore che dura dal 2019. Serve la volontà di fare sulserio, di parlare per atti concreti, di mettere in agen-da pochi punti e darsi i tempi per raggiungerli. Dif-ficile? Certamente, in un Paese in campagna eletto-rale permanente, ma non c’è alternativa se non ras-segnarsi al declino.

[email protected]

Cara Ministra, bene il suo intervento al Macfrut Digitalma adesso facciamo il “patto” di fare finalmente sul serio

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ATTUALITÀ

un buon supporto alla fiera fisica,ma certamente non è stata svilup-pata a sufficienza, in questa pri-ma esperienza, per poterla sosti-tuire. Nonostante sia stata ap-prezzata l’intuitività e la chiarezzadell’organizzazione della piat-taforma, concepita in modo sem-plice e funzionale, si può dire chein generale l’esperienza di navi-gazione sia stata tuttavia poco in-terattiva. Si ha avuto come l’im-pressione di visitare un sito inter-net (o meglio, più siti internetaziendali) e non, come ci si sareb-be potuto aspettare, di muoversiall’interno della riproduzione vir-tuale di una fiera. Inoltre, per ra-gioni strutturali gli stand sono ri-sultati molto simili gli uni agli al-tri; in pochi sono riusciti a trova-re il modo di distinguersi e rende-re personale il proprio stand.Infine, per quanto riguarda laraccolta dei contatti, nei padiglio-ni pochissimi hanno pubblicatoun indirizzo personale e nessunoun nominativo di riferimento.Macfrut Digital 2020 avrebbe ri-sentito dunque di un deficit di in-terattività ma anche di un deficitdi trasparenza poiché i dati suicontatti (anche semplicementedel loro numero) erano unica-mente nelle mani del gestore. Lepresenze dei Paesi esteri andreb-bero valutate per il loro livello diinteresse sotto il profilo della do-manda e dell’offerta produttiva,tecnologica e commerciale.Omnibus non ha bocciato questaprima edizione di Macfrut Digi-tal, ritenendo che le prossime edi-zioni, se ci saranno, non potrannoche registrare un miglioramento.Macfrut è partito per primo neldigitale in Europa e questo, oltrea una scelta saggia e coraggiosa,rappresenta un vantaggio compe-titivo sulle altre fiere continentali.La sintesi di questa valutazione è:Macfrut Digital dovrebbe andareavanti in parallelo alla fiera fisica,magari sfasata di sei mesi rispet-to a quest’ultima per prendereentrambe le principali stagioniproduttive e commerciali dell’or-tofrutta.

Ci sono, come abbiamo scritto,anche valutazioni nettamente po-sitive. Un importante espositoreha così espresso le sue conclusio-ni: "Macfrut Digital è stato unesperimento ben riuscito, con iproblemi legati al fatto di esserestati pionieri tra le fiere europee,ma con il merito di aver intuitoprima di altri l’impossibilità disvolgere la fiera in presenza in si-curezza totale. E soprattutto con

il merito di aver preso una deci-sione immediata, rischiosa, cheperò ha dato modo alle aziendeespositrici di maturare la parteci-pazione e di familiarizzare conquesta modalità nell’arco di mesi.Da subito Macfrut ha intuito lanecessità, in questo particolaremomento, del ricorso al digitaleper dare continuità ai rapporticostruiti negli anni con i suoiespositori e di fornire loro unostrumento che può diventare unvalido affiancamento per le fieretradizionali, non un sostituto, siachiaro. La fiera è per sua naturain presenza, il rapporto con iclienti, una stretta di mano (chechissà quando torneremo a daresenza diffidenza), far degustareun prodotto ad un potenzialenuovo partner commerciale sonoelementi imprescindibili della fie-ra; così come tutto il corollario disocialità: incontrarsi nella halldell’hotel o a cena. Ecco, rispettoa queste modalità di incontroconsolidate, la fiera digitale e gliincontri in video chat restano unpo’ freddi, la distanza si percepi-sce. Ma ciò nulla toglie al valoredi questo primo Macfrut Digital”.E’ uscito allo scoperto ma senzasbilanciarsi troppo Claudio Dal-l’Agata, il direttore di Bestack, inun intervento analitico dal qualeestrapoliamo alcuni passaggi."Che Macfrut Digital ci aspettava-mo e che Macfrut Digital è stato?È stata un’edizione soddisfacen-te? Questa - scrive Dall’Agata - èla domanda che in questi tre gior-ni in tanti si sono posti, indipen-dentemente da quale parte la siguardasse: l’ente fiera che l’ha or-ganizzata, gli espositori che han-no investito o i visitatori che han-no tentato di entrare. Solo se l’a-nalisi viene fatta tenendo conto diquesti tre punti di vista può esse-re di reale utilità per migliorare infuturo. Sì, perché una delle pietremiliari del marketing attiene alconcetto di soddisfazione e lasoddisfazione è direttamente col-legata all’aspettativa che ogni sin-golo ha in merito a un fatto, unevento, un prodotto".

Fissata al Singapore Expo dal18 al 20 novembre prossimi,Asia Fruit Logistica è stata an-nullata nella versione fisica. Lafiera si svolge in formato digita-le nelle stesse date prendendo ilnome di Asia Fruit LogisticaOn, con questa “on” che sta peronline. Il Coronavirus così haspinto un’altra importante ini-ziativa fieristica dedicata all’or-tofrutta a svolgersi in modalitàvirtuale. Una frenata da unaparte, un’accelerazione dall’al-tra: ma la conversione al digitalnon è facile né scontata. La de-cisione presa da ProduceEvents GmbH è stata soffertaquanto inevitabile, anche per-ché le autorità di Singapore nonoffrono alcuna garanzia di fles-sibilità in fatto di sicurezza sa-nitaria e di rispetto delle regole.Un no all’ultimo momento del-le autorità di Singapore allosvolgimento della fiera avrebbecomportato conseguenze orga-nizzative catastrofiche. Megliouscire dall’incertezza e correreai ripari. La versione digitale èin costruzione, affidata a un’a-zienda di software asiatica. Irapporti economici con gliespositori che già avevano pa-gato, spesso con largo anticipo,l’adesione alla fiera fisica sonoin corso.

Anche AsiaFruit Logisticain digitale

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un buon supporto alla fiera fisica,ma certamente non è stata svilup-pata a sufficienza, in questa pri-ma esperienza, per poterla sosti-tuire. Nonostante sia stata ap-prezzata l’intuitività e la chiarezzadell’organizzazione della piat-taforma, concepita in modo sem-plice e funzionale, si può dire chein generale l’esperienza di navi-gazione sia stata tuttavia poco in-terattiva. Si ha avuto come l’im-pressione di visitare un sito inter-net (o meglio, più siti internetaziendali) e non, come ci si sareb-be potuto aspettare, di muoversiall’interno della riproduzione vir-tuale di una fiera. Inoltre, per ra-gioni strutturali gli stand sono ri-sultati molto simili gli uni agli al-tri; in pochi sono riusciti a trova-re il modo di distinguersi e rende-re personale il proprio stand.Infine, per quanto riguarda laraccolta dei contatti, nei padiglio-ni pochissimi hanno pubblicatoun indirizzo personale e nessunoun nominativo di riferimento.Macfrut Digital 2020 avrebbe ri-sentito dunque di un deficit di in-terattività ma anche di un deficitdi trasparenza poiché i dati suicontatti (anche semplicementedel loro numero) erano unica-mente nelle mani del gestore. Lepresenze dei Paesi esteri andreb-bero valutate per il loro livello diinteresse sotto il profilo della do-manda e dell’offerta produttiva,tecnologica e commerciale.Omnibus non ha bocciato questaprima edizione di Macfrut Digi-tal, ritenendo che le prossime edi-zioni, se ci saranno, non potrannoche registrare un miglioramento.Macfrut è partito per primo neldigitale in Europa e questo, oltrea una scelta saggia e coraggiosa,rappresenta un vantaggio compe-titivo sulle altre fiere continentali.La sintesi di questa valutazione è:Macfrut Digital dovrebbe andareavanti in parallelo alla fiera fisica,magari sfasata di sei mesi rispet-to a quest’ultima per prendereentrambe le principali stagioniproduttive e commerciali dell’or-tofrutta.

Ci sono, come abbiamo scritto,anche valutazioni nettamente po-sitive. Un importante espositoreha così espresso le sue conclusio-ni: "Macfrut Digital è stato unesperimento ben riuscito, con iproblemi legati al fatto di esserestati pionieri tra le fiere europee,ma con il merito di aver intuitoprima di altri l’impossibilità disvolgere la fiera in presenza in si-curezza totale. E soprattutto con

il merito di aver preso una deci-sione immediata, rischiosa, cheperò ha dato modo alle aziendeespositrici di maturare la parteci-pazione e di familiarizzare conquesta modalità nell’arco di mesi.Da subito Macfrut ha intuito lanecessità, in questo particolaremomento, del ricorso al digitaleper dare continuità ai rapporticostruiti negli anni con i suoiespositori e di fornire loro unostrumento che può diventare unvalido affiancamento per le fieretradizionali, non un sostituto, siachiaro. La fiera è per sua naturain presenza, il rapporto con iclienti, una stretta di mano (chechissà quando torneremo a daresenza diffidenza), far degustareun prodotto ad un potenzialenuovo partner commerciale sonoelementi imprescindibili della fie-ra; così come tutto il corollario disocialità: incontrarsi nella halldell’hotel o a cena. Ecco, rispettoa queste modalità di incontroconsolidate, la fiera digitale e gliincontri in video chat restano unpo’ freddi, la distanza si percepi-sce. Ma ciò nulla toglie al valoredi questo primo Macfrut Digital”.E’ uscito allo scoperto ma senzasbilanciarsi troppo Claudio Dal-l’Agata, il direttore di Bestack, inun intervento analitico dal qualeestrapoliamo alcuni passaggi."Che Macfrut Digital ci aspettava-mo e che Macfrut Digital è stato?È stata un’edizione soddisfacen-te? Questa - scrive Dall’Agata - èla domanda che in questi tre gior-ni in tanti si sono posti, indipen-dentemente da quale parte la siguardasse: l’ente fiera che l’ha or-ganizzata, gli espositori che han-no investito o i visitatori che han-no tentato di entrare. Solo se l’a-nalisi viene fatta tenendo conto diquesti tre punti di vista può esse-re di reale utilità per migliorare infuturo. Sì, perché una delle pietremiliari del marketing attiene alconcetto di soddisfazione e lasoddisfazione è direttamente col-legata all’aspettativa che ogni sin-golo ha in merito a un fatto, unevento, un prodotto".

Fissata al Singapore Expo dal18 al 20 novembre prossimi,Asia Fruit Logistica è stata an-nullata nella versione fisica. Lafiera si svolge in formato digita-le nelle stesse date prendendo ilnome di Asia Fruit LogisticaOn, con questa “on” che sta peronline. Il Coronavirus così haspinto un’altra importante ini-ziativa fieristica dedicata all’or-tofrutta a svolgersi in modalitàvirtuale. Una frenata da unaparte, un’accelerazione dall’al-tra: ma la conversione al digitalnon è facile né scontata. La de-cisione presa da ProduceEvents GmbH è stata soffertaquanto inevitabile, anche per-ché le autorità di Singapore nonoffrono alcuna garanzia di fles-sibilità in fatto di sicurezza sa-nitaria e di rispetto delle regole.Un no all’ultimo momento del-le autorità di Singapore allosvolgimento della fiera avrebbecomportato conseguenze orga-nizzative catastrofiche. Megliouscire dall’incertezza e correreai ripari. La versione digitale èin costruzione, affidata a un’a-zienda di software asiatica. Irapporti economici con gliespositori che già avevano pa-gato, spesso con largo anticipo,l’adesione alla fiera fisica sonoin corso.

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"Detto questo - prosegue Dall’A-gata - ci sarà certo il tempo perl’analisi tecnica: limiti e bug dellapiattaforma digital, il nostro esse-re più o meno smart nel navigarcidentro, il grado di apertura diquesta fiera, quanti buyer c’eranoe quanti incontri sono saltati, laqualità delle persone presenti ne-gli stand a disposizione per i B2B,la facilità di accesso dei singoli vi-

sitatori, come è stata promossa evisitata la fiera, le relazioni svi-luppate e soprattutto il businesseffettivamente fatto. Certamenteil confronto non può essere fattocon tutto ciò a cui siamo stati abi-tuati in passato e quindi dimenti-chiamoci le dinamiche dell’edi-zione classica in presenza. Pro-viamo a uscire dalla logica delconfronto e misuriamo questa

fiera digital in termini assoluti.Per quello che è valsa, per glispunti e per i risultati che ha por-tato”. A un giudizio conclusivoDall’Agata non arriva, ma le suepremesse sono interessanti per-ché aiutano a impostare l’argo-mento in modo corretto, un argo-mento che guarda al futuro e sulquale le conclusioni sono oggi im-possibili.

Alla fine anche Fruit Attractionha alzato bandiera bianca. La fie-ra spagnola è on line con unevento virtuale lungo un mese,partito il primo ottobre. La pros-sima edizione fisica di Fruit At-traction, invece, si terrà l’annoprossimo dal 5 al 7 ottobre 2021,come annunciato da Jorge Bro-tons, presidente del Comitato or-ganizzatore e di Fepex.Una decisione, ha spiegato il co-mitato organizzatore, “che arrivadopo mesi di monitoraggio e va-lutazione approfondita dell’evo-luzione della situazione nel mon-do, dell’imprevedibile evoluzionedelle misure di controllo dellapandemia nei diversi Paesi e del-la volontà permanente di affron-tare le sensibilità e le esigenzedell’intera comunità fieristica diFruit Attraction”.L’evento digitale si chiama FruitAttraction Live Connect, e sichiuderà il 31 ottobre. Si tratta diuna piattaforma tecnologicaavanzata che può sfruttare un si-stema di intelligenza artificialeper generare migliaia di riscontridiretti e “brand awareness” per leaziende e i loro prodotti con ac-quirenti, distributori e commer-cianti di 160 Paesi. Gli organizza-tori la definiscono “la più granderete e comunità professionale almondo specializzata nel settoreortofrutticolo”, realizzata contutte le funzionalità “per genera-re e promuovere nuove opportu-

nità di acquisto e di vendita tra iprofessionisti di tutto il mondo,permettendo ai partecipanti diarricchire la loro rete di contatti,effettuare video-chiamate e crea-re B2B con sistemi di chat in di-retta, organizzare sessioni e di-mostrazioni da parte delle azien-de espositrici e ospitare video edocumenti tecnici su prodotti eservizi”.Online sono previsti il BiofruitCongress, il World Fresh Forum(con sessioni specifiche con ibuyer di Stati Uniti, India, Cina,Giappone e Emirati Arabi Uniti)e il Grape Attraction Congress.Non c’è una scadenza per le iscri-zioni che possono essere effet-tuate anche a fiera in corso magli organizzatori stimano che lapartecipazione degli espositorisarà ridotta della metà rispettoalla fiera fisica. “Il concept dellepiattaforma - ha confermato Ma-ria Martinez De Velasco, direttri-ce commerciale di Fruit Attrac-

tion Fresh Produce, nella webi-nar di presentazione a fine set-tembre - è nato con l’idea di dareuna continuità all’attività dellacommunity globale del settoreortofrutticolo, soprattutto in unmese chiave come quello di otto-bre. Di fatto, abbiamo realizzatouna sorta di ibridazione com-merciale con un sito che da un la-to permette di realizzare incontriB2B, creare nuovi contatti, ag-giornarsi sulle ultime innovazio-ni e novità, ma anche di creare epersonalizzare il proprio profilo,con la possibilità di aggiornarloin qualunque momento. Non bi-sogna pensare a questa piattafor-ma come ad una fiera tradiziona-le. È, piuttosto, una sorta di so-cial network e va usata allo stes-so modo, connettendosi quandosi vuole, in qualsiasi momentodella giornata, da qualsiasi di-spositivo, per fare dei check suglisviluppi o aggiornare il proprioprofilo”.

Fruit Attraction si è arresa al Covid-19Si svolge online per tutto il mese di ottobre

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

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PE

RE

FOCUS PRODOTTO F

Emanuele Zanini

Non c'è pace per il mondo dellepere. Dopo la terribile stagionedell'anno scorso, anche quest'an-no si profila un'annata da ricor-dare, ma ancora una volta in ne-gativo. Sono molteplici i fattoriche hanno inciso negativamentesul comparto, che oltre al mal-tempo, con le gelate della scorsaprimavera, e alla produzione net-tamente più bassa rispetto allamedia, ha dovuto fare i conti conparassiti e malattie, a partire dal-la maculatura bruna e pure l'al-ternaria, a cui si somma la cimiceasiatica.Insomma uno scenario dramma-tico a cui dover far fronte, pun-tando innanzitutto su ricerca e in-novazione, oltre che sul sostegnodelle istituzioni. Una delle areepiù colpite da questi fenomeni èstata senza dubbio l'Emilia Ro-magna, con la Regione che hapromesso indennizzo dei danni,tavolo tecnico per la gestione del-le emergenze fitosanitarie e risor-se straordinarie per un rilanciodel settore.Nel frattempo le aziende stringo-

Dal 2019 al 2020 la musica non cambia: 2 anni negativi

Per le Pere IGP dell'Emilia Romagna le note positive della stagione ar-rivano dalle “new entry”, ovvero Carmen e Santa Maria, le pere estiveche hanno dato l’avvio ad una buona campagna produttiva, accompa-gnata da una domanda vivace sul mercato e buone quotazioni. Pollicein su anche per la raccolta della Williams, la prima delle varietà au-tunnali, con qualità eccellente e anch’essa molto richiesta ed apprez-zata dai consumatori. Più difficile la situazione per l'Abate Fetel. “Perl'Abate la produzione dell’Emilia Romagna, anche quest’anno, è falci-diata da avversità climatiche e ambientali che ne limitano i volumi”, af-ferma il presidente del Consorzio Pera dell’Emilia Romagna IGPAdriano Aldrovandi. “Abbiamo una forte incidenza di danni da macu-latura bruna, un micidiale parassita fungino, che quest'anno ha trova-to terreno fertile”.Anche per Aldrovandi “in questo momento, ricerca e innovazione so-no prioritarie per mettere a punto tutte le migliori tecniche per farfronte a questi problemi e la Regione Emilia Romagna sta lavorando apieno regime su questo fronte che sto seguendo passo passo. Credomolto nella ricerca e credo nel lavoro, fatto assieme da tutta la filiera,per uscire da queste difficoltà. Ma si deve fare presto e prendere lastrada giusta, altrimenti perdiamo la leadership produttiva”.Aldrovandi aggiunge come quest’anno verrà portato a termine il pro-getto di promozione nell’ambito del PSR della Regione Emilia Roma-gna che prevede una comunicazione rivolta ai giovani consumatori permezzo dell’utilizzo principalmente dei social e attraverso eventi di pre-sentazione del prodotto realizzati in modalità tale da mettere in con-tatto produzione, distribuzione e consumatori. (e.z.)

Si punta sulle nuove varietàcome Carmen e Santa Maria

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FOCUS PRODOTTO F

Emanuele Zanini

Non c'è pace per il mondo dellepere. Dopo la terribile stagionedell'anno scorso, anche quest'an-no si profila un'annata da ricor-dare, ma ancora una volta in ne-gativo. Sono molteplici i fattoriche hanno inciso negativamentesul comparto, che oltre al mal-tempo, con le gelate della scorsaprimavera, e alla produzione net-tamente più bassa rispetto allamedia, ha dovuto fare i conti conparassiti e malattie, a partire dal-la maculatura bruna e pure l'al-ternaria, a cui si somma la cimiceasiatica.Insomma uno scenario dramma-tico a cui dover far fronte, pun-tando innanzitutto su ricerca e in-novazione, oltre che sul sostegnodelle istituzioni. Una delle areepiù colpite da questi fenomeni èstata senza dubbio l'Emilia Ro-magna, con la Regione che hapromesso indennizzo dei danni,tavolo tecnico per la gestione del-le emergenze fitosanitarie e risor-se straordinarie per un rilanciodel settore.Nel frattempo le aziende stringo-

Dal 2019 al 2020 la musica non cambia: 2 anni negativi

Per le Pere IGP dell'Emilia Romagna le note positive della stagione ar-rivano dalle “new entry”, ovvero Carmen e Santa Maria, le pere estiveche hanno dato l’avvio ad una buona campagna produttiva, accompa-gnata da una domanda vivace sul mercato e buone quotazioni. Pollicein su anche per la raccolta della Williams, la prima delle varietà au-tunnali, con qualità eccellente e anch’essa molto richiesta ed apprez-zata dai consumatori. Più difficile la situazione per l'Abate Fetel. “Perl'Abate la produzione dell’Emilia Romagna, anche quest’anno, è falci-diata da avversità climatiche e ambientali che ne limitano i volumi”, af-ferma il presidente del Consorzio Pera dell’Emilia Romagna IGPAdriano Aldrovandi. “Abbiamo una forte incidenza di danni da macu-latura bruna, un micidiale parassita fungino, che quest'anno ha trova-to terreno fertile”.Anche per Aldrovandi “in questo momento, ricerca e innovazione so-no prioritarie per mettere a punto tutte le migliori tecniche per farfronte a questi problemi e la Regione Emilia Romagna sta lavorando apieno regime su questo fronte che sto seguendo passo passo. Credomolto nella ricerca e credo nel lavoro, fatto assieme da tutta la filiera,per uscire da queste difficoltà. Ma si deve fare presto e prendere lastrada giusta, altrimenti perdiamo la leadership produttiva”.Aldrovandi aggiunge come quest’anno verrà portato a termine il pro-getto di promozione nell’ambito del PSR della Regione Emilia Roma-gna che prevede una comunicazione rivolta ai giovani consumatori permezzo dell’utilizzo principalmente dei social e attraverso eventi di pre-sentazione del prodotto realizzati in modalità tale da mettere in con-tatto produzione, distribuzione e consumatori. (e.z.)

Si punta sulle nuove varietàcome Carmen e Santa Maria

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no i denti e cercano di parare icolpi come possono. Ma si sonogià registrati diversi casi di im-prese agricole che hanno decisodi estirpare piantagioni di AbateFetel, la “regina” delle pere emi-liano romagnole e non solo, incerti areali letteralmente spazzatavia dai problemi fitosanitari e inparticolare dalla maculatura bru-na e il marciume “calicino” chenon hanno lasciato scampo.Luca Granata, direttore del con-sorzio Opera, conferma il caloproduttivo: “La produzione diquest'anno è la seconda più bassada almeno dieci anni dopo quellarecord del 2019, che è stata la piùbassa in assoluto. Per quanto ri-

guarda le perdite di produzione ei danni subìti la situazione è piut-tosto variegata da zona a zona. Idanni sono stati comunque consi-stenti e prevediamo che molto piùprodotto del normale andrà perforza di cose destinato all'indu-stria”. “Il calo produttivo - precisa Gra-nata - incide quasi esclusivamen-te sull'Abate che da sola rappre-senta comunque il 50% dei volu-

mi”. Dal punto di vista commer-ciale, aggiunge il manager diOpera, “l'offerta bassa dovrebbeaiutare a sostenere i prezzi, chesono discreti, al momento legger-mente più bassi rispetto a quellidell'anno scorso”. Opera prose-gue nella propria attività di co-municazione e promozione attra-verso i principali canali, massmedia e social. “Inoltre - chiude ildirettore generale - prosegue lostudio su ricerca e sviluppo dinuove varietà e di soluzioni agro-nomiche efficaci ai problemi chestiamo riscontrando in questi ul-timi anni, sperimentando nelcontempo nuove tecniche di con-servazione del prodotto”.Alessandro Zampagna, direttoregenerale del Consorzio OrigineGroup, analizza la campagna:“Dopo una stagione nella normasulle pere estive, la situazione èdecisamente cambiata, con duesituazioni molto differenti perWilliams e Abate. Sulla prima va-rietà abbiamo riscontrato unaproduzione molto buona, con ca-libri molto sostenuti, in alcuni ca-si fin troppo. A dir poco deluden-te invece l'andamento produttivoper la seconda tipologia, con resemolto scarse per prodotto di pri-ma categoria. Si sperava in un ri-torno alla normalità dopo un2019 disastroso ma purtroppo,come sappiamo, così non è stato”.Da punto di vista commerciale,riferisce Zampagna, “i riscontrisono abbastanza positivi, anchese è presto per avanzare qualchegiudizio dal momento che siamoancora a inizio campagna autun-nale. Sulle varietà estive nel com-plesso il mercato ha risposto piut-tosto bene, anche se forse in ma-niera un po' più lenta rispetto alprevisto. Nella seconda metà disettembre siamo entrati in unafase importante, con una parten-za discreta ma penalizzata dalcaldo. La partita decisiva si giocacomunque tra ottobre e novem-bre”. Sugli allarmi lanciati da piùfronti sulla produzione, Zampa-gna ammette che “sarà difficilerecuperare valore in campagna,

Stagione più che positiva per le pere Coscia di Parlapiano Fruit di Ri-bera (Agrigento). Un prodotto che anno dopo anno si distingue peruna crescita costante delle produzioni e una crescente attenzione daparte delle distribuzione organizzata. A confermarlo è Paolo Parlapia-no, responsabile vendite e marketing dell'omonima azienda siciliana.“La produzione è in crescita grazie all'immissione di nuovi impianti.Siamo riusciti inoltre a prolungare il calendario di vendita, anche perl'aumento delle richieste. Il mercato ha risposto bene. Siamo moltosoddisfatti dell'andamento produttivo e commerciale dell'annata (chesi chiude ai primi di ottobre, ndr)”, spiega Parlapiano. “Non è mancata la concorrenza interna, specialmente di altri areali si-ciliani che hanno immesso sul mercato a loro volta pere coscia sebbe-ne con un livello qualitativo inferiore rispetto al nostro prodotto di Ri-bera e prezzi più bassi, non in linea con la qualità premium che siamoin grado di garantire. La dolcezza e gradevolezza al palato della peracoscia di Ribera non è paragonabile con le altre produzioni. Il nostroterritorio è unico e particolarmente vocato per la produzione di questaparticolare tipologia di pera che, ripeto, trova riscontri positivi”.(em.zan.)

In Sicilia la varietà Cosciaregistra un bilancio positivo

Le valutazioni di Luca Granata, Alessandro

Zampagna e del presidente dell’OI Pera Gianni Amidei

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con due annate consecutive cosìdifficili. L'Abate è in sofferenzama non scomparirà”.Nel frattempo per Origine Groupprocede a passo spedito il proget-to Fred, la varietà rossa con i pri-mi impianti pilota piantati su die-ci ettari, situati principalmente inEmilia Romagna. “La produzioneentrerà nel vivo fra tre, quattroanni - afferma Zampagna - mal'interesse per la varietà c'è. Sia-mo fiduciosi”.Nel frattempo non si è attenuatala preoccupazione dell'Organizza-zione Interprofessionale sullacronica crisi del comparto. Gian-ni Amidei, presidente dell'OI Pe-ra conferma i timori di fine ago-sto, quando la riunione del Comi-tato di coordinamento nel fare ilpunto della situazione già regi-strava le grandi difficoltà confer-mate (e aggravate) nelle settima-ne successive. Sono molti i pro-getti di ricerca in atto, sui quali

anche l’OI Pera si è impegnata,che però ancora non stanno dan-do risposte e soluzioni ai proble-mi. La soluzione migliore a questiproblemi, secondo l'interprofes-sione, non potrà che essere un ap-proccio integrato fra diverse tec-niche, ma in un momento di ecce-zionale negatività come quello at-tuale e si sottolinea, senza alter-native, è indispensabile richiede-re e ottenere in fretta l’uso ecce-zionale di alcuni prodotti che ri-velano una certa efficacia. Questatuttavia non potrà che essere unasoluzione temporanea, di breveperiodo ma è assolutamente indi-spensabile per fronteggiare l’e-mergenza in atto.“Ormai da anni - dichiara Amidei- a fronte di sempre maggiori pro-blemi fitosanitari, dovuti anche aicambiamenti climatici e a nuoviorganismi nocivi, è in atto una di-minuzione costante della dispo-nibilità di molecole autorizzate ed

efficaci. Senza le necessarie e vali-de alternative è indispensabile ri-chiedere la deroga all’utilizzo dialcune di queste sostanze e comeOI Pera siamo impegnati a pre-sentare le richieste alle istituzionipreposte, affinché l’iter si svolganei tempi più rapidi possibili”.“Nella negatività del periodo -conclude Amidei - le grandi diffi-coltà hanno senza dubbio creatouna nuova e maggiore coesionefra tutto il mondo produttivo, maanche della ricerca e questo è dibuon auspicio per l’ottenimentodei risultati. Tutti le più impor-tanti aziende della produzione,del commercio e della trasforma-zione, che siedono nel tavolo del-l’OI Pera chiedono pertanto fer-mamente alle istituzioni inter-venti concreti e immediati perevitare la scomparsa della peri-coltura in Emilia Romagna, culladella produzione nazionale ed eu-ropea”.

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con due annate consecutive cosìdifficili. L'Abate è in sofferenzama non scomparirà”.Nel frattempo per Origine Groupprocede a passo spedito il proget-to Fred, la varietà rossa con i pri-mi impianti pilota piantati su die-ci ettari, situati principalmente inEmilia Romagna. “La produzioneentrerà nel vivo fra tre, quattroanni - afferma Zampagna - mal'interesse per la varietà c'è. Sia-mo fiduciosi”.Nel frattempo non si è attenuatala preoccupazione dell'Organizza-zione Interprofessionale sullacronica crisi del comparto. Gian-ni Amidei, presidente dell'OI Pe-ra conferma i timori di fine ago-sto, quando la riunione del Comi-tato di coordinamento nel fare ilpunto della situazione già regi-strava le grandi difficoltà confer-mate (e aggravate) nelle settima-ne successive. Sono molti i pro-getti di ricerca in atto, sui quali

anche l’OI Pera si è impegnata,che però ancora non stanno dan-do risposte e soluzioni ai proble-mi. La soluzione migliore a questiproblemi, secondo l'interprofes-sione, non potrà che essere un ap-proccio integrato fra diverse tec-niche, ma in un momento di ecce-zionale negatività come quello at-tuale e si sottolinea, senza alter-native, è indispensabile richiede-re e ottenere in fretta l’uso ecce-zionale di alcuni prodotti che ri-velano una certa efficacia. Questatuttavia non potrà che essere unasoluzione temporanea, di breveperiodo ma è assolutamente indi-spensabile per fronteggiare l’e-mergenza in atto.“Ormai da anni - dichiara Amidei- a fronte di sempre maggiori pro-blemi fitosanitari, dovuti anche aicambiamenti climatici e a nuoviorganismi nocivi, è in atto una di-minuzione costante della dispo-nibilità di molecole autorizzate ed

efficaci. Senza le necessarie e vali-de alternative è indispensabile ri-chiedere la deroga all’utilizzo dialcune di queste sostanze e comeOI Pera siamo impegnati a pre-sentare le richieste alle istituzionipreposte, affinché l’iter si svolganei tempi più rapidi possibili”.“Nella negatività del periodo -conclude Amidei - le grandi diffi-coltà hanno senza dubbio creatouna nuova e maggiore coesionefra tutto il mondo produttivo, maanche della ricerca e questo è dibuon auspicio per l’ottenimentodei risultati. Tutti le più impor-tanti aziende della produzione,del commercio e della trasforma-zione, che siedono nel tavolo del-l’OI Pera chiedono pertanto fer-mamente alle istituzioni inter-venti concreti e immediati perevitare la scomparsa della peri-coltura in Emilia Romagna, culladella produzione nazionale ed eu-ropea”.

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È una campagna ricca di contrad-dizioni e di complicazioni quelladell’uva da tavola made in Italy.Nonostante il calo produttivo el’elevata qualità che ha raggiuntoil prodotto quest’anno, grazie allecondizioni climatiche favorevolidi un’estate calda e secca che hapermesso di ottenere acini gran-di, ben pigmentati e con un eleva-to grado zuccherino, si registranocali sui prezzi fino al 20% rispettoall’anno scorso.Secondo APEO, l’Associazionedei produttori e degli esportatoriortofrutticoli, quest’anno la pro-duzione di uva da tavola italiana èdiminuita, complessivamente, dicirca il 20%. Una combinazioneperfetta per il mercato: menoprodotto, qualità eccellente. Ep-pure, quando si passa alle con-trattazioni le quotazioni non si al-lineano con le premesse.Le remunerazioni sono stabili perla prima qualità e per la qualità‘premium’, mentre precipitanoper la qualità medio bassa cherappresenta mediamente unquarto della produzione con datopiù o meno incidente in base allezone e alle aziende di produzione.Quest’ultima tipologia di prodot-to, inoltre, deve competere con gliimportatori stranieri che stannogiocando al ribasso fino anche a50 centesimi in meno al chilo.“La produzione pugliese - affer-ma Giacomo Suglia, presidente diAPEO -, che equivale al 70% diquella nazionale, quest’anno è sti-mata in circa 600 mila tonnellate,contro le 700 mila di media an-nuale. Questo in parte è dovuto allento ma progressivo abbandonodei vigneti pugliesi con un tassodel -1% l’anno per mancanza diredditività. Le nostre piante han-no più di 20 anni e dovrebberoessere rinnovate. Ma il processo

stenta a decollare. Ci vuole liqui-dità e i tempi non sono quelli giu-sti. Neanche per chiedere finan-ziamenti pubblici, consideratoanche l’epilogo fallimentare deibandi PSR in Puglia. L’agricoltu-ra e, in particolare, la filiera del-l’uva da tavola, hanno bisogno diun sostegno concreto e preciso daparte istituzionale, quale, adesempio, l’esenzione contributi-va. L’Erario già incassa l’Iva al22% per tutte le attività. Il restodovrebbe essere resettato”.“Il calo produttivo - precisa Mas-similiano Del Core, responsabilecommerciale di Pignataro nonchépresidente della neonata Com-missione Nazionale dell’Uva da

Tavola - si concentra soprattuttonelle produzioni precoci ed è sta-to causato dalle gelate dei mesiprimaverili. Tuttavia, la produ-zione aggregata è in crescita del5-10%”.Oltre ai farraginosi e onerosi am-biti fiscali, a fare da zavorra aquella che, per contro, avrebbetutte le caratteristiche per essereuna campagna perfetta, sonoprincipalmente le politiche di‘every day low price’ delle insegnedella grande distribuzione chepuntano a creare maggiore afflus-so di consumatori, in epoca postCovid caratterizzato da famigliepiù povere, attraverso continuepromozioni. Si registrano, inol-

Una stagione con due mercatiPenalizzata la qualità standard

Uva da tavola pugliese in diminuzione rispetto alla campagna 2019. Sotto, Giacomo Suglia presidente di APEO e Massimiliano Del Core, responsabile commerciale della OP Pignataro e neo-presidente della Commissione Nazionale Uva da Tavola

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È una campagna ricca di contrad-dizioni e di complicazioni quelladell’uva da tavola made in Italy.Nonostante il calo produttivo el’elevata qualità che ha raggiuntoil prodotto quest’anno, grazie allecondizioni climatiche favorevolidi un’estate calda e secca che hapermesso di ottenere acini gran-di, ben pigmentati e con un eleva-to grado zuccherino, si registranocali sui prezzi fino al 20% rispettoall’anno scorso.Secondo APEO, l’Associazionedei produttori e degli esportatoriortofrutticoli, quest’anno la pro-duzione di uva da tavola italiana èdiminuita, complessivamente, dicirca il 20%. Una combinazioneperfetta per il mercato: menoprodotto, qualità eccellente. Ep-pure, quando si passa alle con-trattazioni le quotazioni non si al-lineano con le premesse.Le remunerazioni sono stabili perla prima qualità e per la qualità‘premium’, mentre precipitanoper la qualità medio bassa cherappresenta mediamente unquarto della produzione con datopiù o meno incidente in base allezone e alle aziende di produzione.Quest’ultima tipologia di prodot-to, inoltre, deve competere con gliimportatori stranieri che stannogiocando al ribasso fino anche a50 centesimi in meno al chilo.“La produzione pugliese - affer-ma Giacomo Suglia, presidente diAPEO -, che equivale al 70% diquella nazionale, quest’anno è sti-mata in circa 600 mila tonnellate,contro le 700 mila di media an-nuale. Questo in parte è dovuto allento ma progressivo abbandonodei vigneti pugliesi con un tassodel -1% l’anno per mancanza diredditività. Le nostre piante han-no più di 20 anni e dovrebberoessere rinnovate. Ma il processo

stenta a decollare. Ci vuole liqui-dità e i tempi non sono quelli giu-sti. Neanche per chiedere finan-ziamenti pubblici, consideratoanche l’epilogo fallimentare deibandi PSR in Puglia. L’agricoltu-ra e, in particolare, la filiera del-l’uva da tavola, hanno bisogno diun sostegno concreto e preciso daparte istituzionale, quale, adesempio, l’esenzione contributi-va. L’Erario già incassa l’Iva al22% per tutte le attività. Il restodovrebbe essere resettato”.“Il calo produttivo - precisa Mas-similiano Del Core, responsabilecommerciale di Pignataro nonchépresidente della neonata Com-missione Nazionale dell’Uva da

Tavola - si concentra soprattuttonelle produzioni precoci ed è sta-to causato dalle gelate dei mesiprimaverili. Tuttavia, la produ-zione aggregata è in crescita del5-10%”.Oltre ai farraginosi e onerosi am-biti fiscali, a fare da zavorra aquella che, per contro, avrebbetutte le caratteristiche per essereuna campagna perfetta, sonoprincipalmente le politiche di‘every day low price’ delle insegnedella grande distribuzione chepuntano a creare maggiore afflus-so di consumatori, in epoca postCovid caratterizzato da famigliepiù povere, attraverso continuepromozioni. Si registrano, inol-

Una stagione con due mercatiPenalizzata la qualità standard

Uva da tavola pugliese in diminuzione rispetto alla campagna 2019. Sotto, Giacomo Suglia presidente di APEO e Massimiliano Del Core, responsabile commerciale della OP Pignataro e neo-presidente della Commissione Nazionale Uva da Tavola

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tre: una certa incostanza negli or-dini, l’elevata competitività dellaconcorrenza straniera (Grecia,Egitto e Turchia) sui prodotti diqualità medio-bassa, la vetustà diparte degli impianti pugliesi cherendono sempre meno e un certorallentamento delle operazioni dilavorazione-distribuzione, causa-to dalle regole Covid che rappre-sentano, per contro, il fronte del-la nuova éra produttiva con cui ilcomparto, impreparato inizial-mente, deve e dovrà fare i conti,volente o nolente.Per contro, uno dei vantaggi diquesta campagna, oltre alla qua-lità superiore dell’uva (sia con se-mi che senza semi), è la scarsapresenza sugli scaffali della fruttaestiva per mancanza di prodotto,come nel caso delle pesche e dellenettarine, o per scarsa qualità, co-me nel caso di alcune tipologie diangurie.Intanto, grandi venti di novitàsoffiano sul polo produttivo pu-gliese che con Grape&GrapeGroup, votato allo sviluppo di va-rietà senza semi 100% made inItaly, e la nascita della Commis-sione Nazionale Uva da Tavola,sta mettendo a segno i colpi fina-li di una strategia univoca di valo-rizzazione delle varietà italiane

(vecchi e nuove) che sta iniziandoa raccogliere i primi successi.Innanzitutto, le varietà brevettateda Grape&Grape, quest’annohanno fatto il botto sul mercato."In particolare, per la varietàStella®-Luisa che comunementechiamiamo Luisa - spiega il diret-tore di Grape&Grape Alberto Ma-strangelo -. È un’uva bianca conseme erbaceo e quindi digeribile,che rappresenta un equo compro-messo tra le uve con semi e le api-rene. Sul mercato è riuscita aspuntare prezzi superiori alla me-dia che oscillavano tra gli 80 cen-tesimi e un euro al produttore.Quest’anno la richiesta di Luisa èstata superiore del 25% rispettoalla disponibilità dei portinnesti edel materiale vegetale da vivaio.In questa campagna siamo arri-vati a circa 135 ettari piantati conuna produzione media per ettarodi 300 quintali, ma prevediamo,per l’anno prossimo, di riusciread installare tra i 15 e i 40 nuoviettari”.Quello che rende questa varietàparticolarmente appetibile per iproduttori, oltre ad avere il semeerbaceo (leit motiv della campa-gna promozionale di Coop di que-st’anno che l’ha sostenuta con loslogan ‘Luisa, l’uva dal seme mor-

bido’), è il retrogusto moscato edun livello zuccherino tra i 16 e i 20gradi Brix.Stanno andando molto bene an-che le altre varietà: Apulia, la più‘vecchia’ delle apirene di Gra-pe&Grape, che sta per raggiunge-re la soglia dei 200 ettari piantatied è caratterizzata da una shelf li-fe che arriva fino a tre mesi, eFiammetta, varietà rosso brillan-te con una elevata resa, entratanel mercato dalla campagna2018-2019 con 30-40 ettari e ar-rivata oggi ad una produzionequasi triplicata (100 ettari).“Quest’anno - precisa Mastrange-lo - stiamo registrando due nuovevarietà apirene (Musa, bianca, eAisha, rossa) e abbiamo selezio-nato in campo altre cinque culti-var che si sono dimostrate moltointeressanti. Tra queste una bian-ca medio tardiva che potrebbe es-sere interessante per il mercatobritannico (e in genere nordeuro-peo), dove dobbiamo recuperareterreno e dove sono preferite leuve bianche con una pigmaneta-zione tendente al verde ed un altogrado Brix”.Uno dei gruppi che maggiormen-te crede nella sfida diGrape&Grape è quello di Pignata-ro che ha ormai convertito con le

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(vecchi e nuove) che sta iniziandoa raccogliere i primi successi.Innanzitutto, le varietà brevettateda Grape&Grape, quest’annohanno fatto il botto sul mercato."In particolare, per la varietàStella®-Luisa che comunementechiamiamo Luisa - spiega il diret-tore di Grape&Grape Alberto Ma-strangelo -. È un’uva bianca conseme erbaceo e quindi digeribile,che rappresenta un equo compro-messo tra le uve con semi e le api-rene. Sul mercato è riuscita aspuntare prezzi superiori alla me-dia che oscillavano tra gli 80 cen-tesimi e un euro al produttore.Quest’anno la richiesta di Luisa èstata superiore del 25% rispettoalla disponibilità dei portinnesti edel materiale vegetale da vivaio.In questa campagna siamo arri-vati a circa 135 ettari piantati conuna produzione media per ettarodi 300 quintali, ma prevediamo,per l’anno prossimo, di riusciread installare tra i 15 e i 40 nuoviettari”.Quello che rende questa varietàparticolarmente appetibile per iproduttori, oltre ad avere il semeerbaceo (leit motiv della campa-gna promozionale di Coop di que-st’anno che l’ha sostenuta con loslogan ‘Luisa, l’uva dal seme mor-

bido’), è il retrogusto moscato edun livello zuccherino tra i 16 e i 20gradi Brix.Stanno andando molto bene an-che le altre varietà: Apulia, la più‘vecchia’ delle apirene di Gra-pe&Grape, che sta per raggiunge-re la soglia dei 200 ettari piantatied è caratterizzata da una shelf li-fe che arriva fino a tre mesi, eFiammetta, varietà rosso brillan-te con una elevata resa, entratanel mercato dalla campagna2018-2019 con 30-40 ettari e ar-rivata oggi ad una produzionequasi triplicata (100 ettari).“Quest’anno - precisa Mastrange-lo - stiamo registrando due nuovevarietà apirene (Musa, bianca, eAisha, rossa) e abbiamo selezio-nato in campo altre cinque culti-var che si sono dimostrate moltointeressanti. Tra queste una bian-ca medio tardiva che potrebbe es-sere interessante per il mercatobritannico (e in genere nordeuro-peo), dove dobbiamo recuperareterreno e dove sono preferite leuve bianche con una pigmaneta-zione tendente al verde ed un altogrado Brix”.Uno dei gruppi che maggiormen-te crede nella sfida diGrape&Grape è quello di Pignata-ro che ha ormai convertito con le

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uve apirene (sia italiane che stra-niere), il 60-70% della produzio-ne, arrivando a 100 ettari com-plessivi di seedless.“La nota dolente dei prezzi - pre-cisa Del Core - che mortifica la fi-liera, è legata principalmente al-l’incertezza da parte della doman-da e quindi, a cascata, della distri-buzione. Nessuno sa come an-dranno avanti gli acquisti. Capi-sco le promozioni per creare piùmarginalità ed incrementare levendite ma questo genera unagrande incertezza sui mercati an-che in considerazione che la filie-ra italiana sta cambiando, che sisono fatti investimenti in passatoe quindi manca liquidità e che leuve apirene che oggi il mercato ri-chiede, hanno bisogno di maggio-ri cure con un conseguente au-mento dei costi. Per questo quan-do si parla di prezzi al produttorea 80 centesimi, non penso chepossano essere considerati soddi-

sfacenti, perché tolti i costi, alproduttore non restano che 40centesimi. Ho sentito anche diforniture che lasciavano al pro-duttore 30 centesimi netti. Co-munque, siamo molto fiduciosisull’ultima parte di campagna, aottobre, quando la domanda sa-lirà e la competizione allenterà.In quel caso auspico che l’ottimaqualità dell’uva di quest’anno, siapremiante per noi produttori”.Fortunatamente il maltempo deidue weekend di inizio e metà set-tembre non ha toccato le produ-zioni che ormai sono tutte sottotelone o sotto tunnel, eccetto chepiccoli fenomeni sparsi dicracking sull’uva Italia in alcunezone del sud-est Barese."In realtà si auspicava un po’ dipioggia - commenta Nicola Coni-glio, amministratore delegatodell’omonima srl pugliese - per ri-dare vigore alle piante, stressateda quattro mesi di siccità assolu-

ta. In alcune zone del sud-est Ba-rese abbiamo avuto fino a 100mm di pioggia che è stata bensopportata dal terreno calcareofatto da pietre e terra e dal climaben ventilato”. "Per quanto riguarda la miaazienda - precisa Coniglio - que-st’anno i prezzi sono stati del 15%più alti perché trattiamo solo pro-dotti di prima scelta e prodottipremium che hanno avuto unaqualità eccellente a fronte di unnetto calo dei volumi. In partico-lare, le uve con semi hanno regi-strato un calo di resa del 30%,mentre quelle senza semi si sonoassestate tra il -20 e il -30%. Lasiccità prolungata sta creandoqualche problema di disidratazio-ne degli acini alla bianca senzasemi. Ne sono interessati la metàdei lotti produttivi con una ridu-zione del 4-5% degli acini perogni partita. Ma nulla di troppopreoccupante. Il vantaggio è che acausa del Covid, le uve che arriva-no da oltremare viaggiano con tresettimane di ritardo per cui ciaspettiamo che a novembre ci siamolta richiesta di uva bianca sen-za semi. Attualmente i prezzi alproduttore per le nostre uve van-no dai 70-75 centesimi per la pri-ma qualità a oltre un euro per lesenza semi colorate premium”.Le più grandi realtà dell’uva da ta-vola pugliese, da Orchidea Fruttaa OP Giuliano Srl a Giacovelli, so-no piuttosto abbottonate, di po-che parole, perché la campagna èin pieno corso e la sfida è aperta.Accomuna queste realtà tuttaviauna valutazione: quest’anno forsecome mai prima l’uva da tavola haavuto due mercati; uno per l’uvadi massa, con semi ma anche sen-za semi, che va male e subisce unaforte pressione sui prezzi; uno perl’uva di qualità che va bene, è re-munerativo, soprattutto per lenuove varietà senza semi. Confer-ma in pieno questa analisi, peresempio, Nicola Giuliano dellaOP Giuliano Srl che gestisce milleettari a uva da tavola e può essereconsiderato, senza tema di errore,il primo produttore italiano.

Per la Lozupone Import Exportsrl di Rutigliano, particolarmen-te impegnata sui mercati esteri,abbiamo sentito il titolare NataleLozupone. “Quella in corso - ciha detto - sarà una campagna si-curamente da ricordare, non so-lo, fortunatamente, per il Covid-19, ma per l'innovazione varieta-le e l’apertura di nuovi mercati.Inghilterra, Portogallo e Poloniasono solo alcuni dei nuovi mer-cati della nostra azienda e stan-no registrando un trend positivo.Anche i mercati per noi tradizio-nali come Francia, Olanda e Ger-mania, dove esportiamo più del70% delle nostre uve, registranoun aumento sia pur lieve deiconsumi con prezzi leggermentepiù alti per le uve di qualità extrama molto più bassi per le uvestandard rispetto al 2019".Gelate tardive, peronospora epiogge improvvise avevano inne-

scato una serie di preoccupazio-ni a livello produttivo già nellaprima parte della stagione maciò non ha impedito la produzio-ne di uve di alto pregio. "La qua-lità delle uve medio tardive - pre-cisa infatti Natale Lozupone - èal top e le richieste sono in au-mento da fine settembre sicura-mente per mancanza di altre re-ferenze con diversa stagiona-lità".A fine settembre la Lozupone staraccogliendo maggiormenteCrimson, Italia, Red Globe, Pa-lieri, Apulia e Autumn Pearl, l'ul-tima arrivata tra le varietà mediotardive senza semi rosse, conuna bacca di grandi dimensioni,croccante e dal sapore fruttato edelicato. Nei prossimi anni l’a-zienda sarà in grado di commer-cializzare le varietà del Consor-zio NuVaUT di cui fa parte.

C’è chi ha aperto nuovi mercaticome la Lozupone di Rutigliano

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Mariangela Latella

La Sicilia spinge sull’espansionedelle superfici e aderisce ufficial-mente alla Commissione Nazio-nale Uva da Tavola dopo una se-rie di incontri avvenuti quest’e-state tra i costitutori pugliesi e irappresentati dei due consorzi diMazzarrone e Canicattì. Obietti-vo: introdurre sempre di più leuve apirene senza rinunciare alletradizionali, come l’Italia, la Vit-toria o la Red Globe, che sonomolto apprezzate dai mercati diexport, primo fra tutti la Francia.Il rinnovamento varietale, per ilquale il polo siciliano ha accettatola mano tesa dei pugliesi, serviràa completare il processo innovati-vo della filiera avviato con l’in-stallazione massiva di serre e l’in-troduzione dei primi esperimentidi agricoltura di precisione. Fragli altri obiettivi proposti dallaCommissione e ritenuti prioritarianche dai produttori siciliani, lamessa in piedi di una sorta dibanca dati che possa rappresen-tare una bussola per le impresedel settore che allo stato attuale simuovono in ordine sparso sulmercato con risultati spesso in-giustamente divergenti e preva-lentemente legati alla capacità dicontrattazione della singolaazienda o gruppo oppure ancoraal relativo peso nei rispettivi ca-nali di distribuzione.“La stagione, al momento, sta an-dando abbastanza bene - affermaSalvatore Novello, titolare dell’o-monima azienda Novello & C. diMazzarrone, in provincia di Cata-nia -. Il prodotto di quest’anno èeccellente a differenza di quellodell’anno scorso. Lo evinciamodall’aumento dei consumi che siattesta intorno al 15-20%. Siamostati avvantaggiati da una stagio-ne estiva asciutta e dalla mancan-za di concorrenza per la scarsità

dei volumi della frutta estiva ingenerale, come ad esempio le pe-sche. Per cui quest’anno non c’erabisogno di buttare il prezzo a ter-ra. Però, nella generalità dei casi,registriamo prezzi più bassi di 10centesimi rispetto all’anno scorsocon picchi anche di 20 centesimiin meno. I produttori di uva diprima qualità stanno riconoscen-do accettabile il prezzo di 70-90centesimi al chilo, mentre per laqualità cosiddetta standard, cherappresenta tra il 20 e il 30% deivolumi totali, si vende a 50 cente-simi. In questo senso, serve ur-gentemente uno strumento chefaccia da termometro di mercato,che dica alle aziende agricole, perogni singola varietà, quanti volu-mi sono stati prodotti, a quantovengono venduti e soprattuttoche qualità hanno. Serve per per-metterci di orientare al meglio le

nostre scelte. Per questo abbiamodeciso di aderire alla Commissio-ne Nazionale Uva da Tavola nellasperanza che questo strumento,di cui esistono altri modelli peraltre filiere, arrivi da questo fron-te, il prima possibile. E poi, serveuna regia unica che da un latoorienti la filiera anche nei rappor-ti con i prodotti di importazione eche, dall’altro, ci dia la possibilitàdi fornire uva da tavola 360 gior-ni l’anno senza farci concorren-za”.La Sicilia, dopo tre anni di cam-pagne da dimenticare per i pro-blemi di cracking, di tenuta deiprodotti e persino, come l’annoscorso, di problemi commerciali,quest’anno ha maturato la svoltaproduttiva ossia la possibilità -sempre più condivisa - di aprirsialle uve senza semi. “Pur essendomolto legati alle tradizioni - pre-cisa Gianni Raniolo, presidentedel Consorzio Uva IGP di Mazzar-rone - dobbiamo cambiare peradeguarci a quello che richiede ilmercato anche perché, stanti cosìle cose, le uve tradizionali sonosempre meno remunerative. Lefaccio un esempio. Per produrreun chilo di uva Italia spendo 50centesimi, quest’anno anche dipiù perché abbiamo dovuto to-gliere gli acini piccoli per miglio-

La Sicilia aumenta le superficie si allea ai produttori pugliesi

Salvatore Novello dell’omonima azienda, Lorenzo Bellassai dell’import-export Bellassai e, sotto, Gianni Raniolo, del Consorzio Uva IGP di Mazzarrone.

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La Sicilia spinge sull’espansionedelle superfici e aderisce ufficial-mente alla Commissione Nazio-nale Uva da Tavola dopo una se-rie di incontri avvenuti quest’e-state tra i costitutori pugliesi e irappresentati dei due consorzi diMazzarrone e Canicattì. Obietti-vo: introdurre sempre di più leuve apirene senza rinunciare alletradizionali, come l’Italia, la Vit-toria o la Red Globe, che sonomolto apprezzate dai mercati diexport, primo fra tutti la Francia.Il rinnovamento varietale, per ilquale il polo siciliano ha accettatola mano tesa dei pugliesi, serviràa completare il processo innovati-vo della filiera avviato con l’in-stallazione massiva di serre e l’in-troduzione dei primi esperimentidi agricoltura di precisione. Fragli altri obiettivi proposti dallaCommissione e ritenuti prioritarianche dai produttori siciliani, lamessa in piedi di una sorta dibanca dati che possa rappresen-tare una bussola per le impresedel settore che allo stato attuale simuovono in ordine sparso sulmercato con risultati spesso in-giustamente divergenti e preva-lentemente legati alla capacità dicontrattazione della singolaazienda o gruppo oppure ancoraal relativo peso nei rispettivi ca-nali di distribuzione.“La stagione, al momento, sta an-dando abbastanza bene - affermaSalvatore Novello, titolare dell’o-monima azienda Novello & C. diMazzarrone, in provincia di Cata-nia -. Il prodotto di quest’anno èeccellente a differenza di quellodell’anno scorso. Lo evinciamodall’aumento dei consumi che siattesta intorno al 15-20%. Siamostati avvantaggiati da una stagio-ne estiva asciutta e dalla mancan-za di concorrenza per la scarsità

dei volumi della frutta estiva ingenerale, come ad esempio le pe-sche. Per cui quest’anno non c’erabisogno di buttare il prezzo a ter-ra. Però, nella generalità dei casi,registriamo prezzi più bassi di 10centesimi rispetto all’anno scorsocon picchi anche di 20 centesimiin meno. I produttori di uva diprima qualità stanno riconoscen-do accettabile il prezzo di 70-90centesimi al chilo, mentre per laqualità cosiddetta standard, cherappresenta tra il 20 e il 30% deivolumi totali, si vende a 50 cente-simi. In questo senso, serve ur-gentemente uno strumento chefaccia da termometro di mercato,che dica alle aziende agricole, perogni singola varietà, quanti volu-mi sono stati prodotti, a quantovengono venduti e soprattuttoche qualità hanno. Serve per per-metterci di orientare al meglio le

nostre scelte. Per questo abbiamodeciso di aderire alla Commissio-ne Nazionale Uva da Tavola nellasperanza che questo strumento,di cui esistono altri modelli peraltre filiere, arrivi da questo fron-te, il prima possibile. E poi, serveuna regia unica che da un latoorienti la filiera anche nei rappor-ti con i prodotti di importazione eche, dall’altro, ci dia la possibilitàdi fornire uva da tavola 360 gior-ni l’anno senza farci concorren-za”.La Sicilia, dopo tre anni di cam-pagne da dimenticare per i pro-blemi di cracking, di tenuta deiprodotti e persino, come l’annoscorso, di problemi commerciali,quest’anno ha maturato la svoltaproduttiva ossia la possibilità -sempre più condivisa - di aprirsialle uve senza semi. “Pur essendomolto legati alle tradizioni - pre-cisa Gianni Raniolo, presidentedel Consorzio Uva IGP di Mazzar-rone - dobbiamo cambiare peradeguarci a quello che richiede ilmercato anche perché, stanti cosìle cose, le uve tradizionali sonosempre meno remunerative. Lefaccio un esempio. Per produrreun chilo di uva Italia spendo 50centesimi, quest’anno anche dipiù perché abbiamo dovuto to-gliere gli acini piccoli per miglio-

La Sicilia aumenta le superficie si allea ai produttori pugliesi

Salvatore Novello dell’omonima azienda, Lorenzo Bellassai dell’import-export Bellassai e, sotto, Gianni Raniolo, del Consorzio Uva IGP di Mazzarrone.

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rare la qualità finale. Adesso asettembre la vendiamo a 60-80centesimi al chilo il che significa,che tolti i costi, al produttore nonrimangono che venti centesimi se

tutto va bene, ma se si tolgono gliammortamenti per gli investi-menti sostenuti, la cifra che rima-ne si avvicina al ‘guadagno zero’.Tutto ciò è assurdo. Confidiamo,

comunque, nella parte finale del-la campagna che speriamo di po-tere prolungare fino a dicembre,per spuntare prezzi migliori”.Mentre la Puglia rallenta sulle su-

Il consumo c’è, le richieste ci so-no ma le politiche della GDO di‘every day low price’, ispirate alsostegno dei consumi in tempipost Covid-19, mandano in soffe-renza le quotazioni dei produtto-ri di uva da tavola del polo di Ca-nicattì. I prezzi oscillano, in pie-na campagna, tra 40 centesimiall’ingrosso per la qualità mediobassa, che non ripagano assolu-tamente i produttori, fino all’1,50euro per quella premium che,per contro, garantisce discretimargini.Ce ne parla Salvatore Lodico(nella foto), presidente del Con-sorzio di Uva di Canicattì, inun’intervista esclusiva per il Cor-riere Ortofrutticolo.

Presidente, come sta andando lacampagna dell’uva da tavola diCanicattì?“Grazie alle condizioni meteoperfette di un’estate secca que-st’anno l’uva di Canicattì ha unaqualità eccezionale con un gradozuccherino che oscilla tra il 17 e i23 gradi Brix ed un sapore dimoscato. Veniamo da due annipessimi, un po’ per il crackingcausato dalle piogge dell’annoscorso, e un po’ per i grandi sbal-zi di temperatura. Speriamo chequest’anno si riesca a trovare laquadra anche se i volumi sonodel 15% inferiori rispetto all’annoscorso e le stime, a 20 giorni dal-l’inizio della raccolta di uva Ita-lia, che proseguirà fino a novem-bre, ci dicono che, nella miglioredelle ipotesi, si chiuderà in pari,con margini ridottissimi”.

Di quanto si riducono le quota-

zioni, rispetto all’anno scorso?“Di un 15-20% in meno. Oggimediamente si vende all’ingros-so tra i 40 e gli 80 centesimi alchilo reso, ossia consegnato aldistributore da cui bisogna poidetrarre tutti i costi. Per cui, ilprezzo, per essere remunerativoper il produttore, deve partire da70 centesimi al reso. Per la fasciabassa di qualità, che rappresentail 20-25% della produzione sia-mo piuttosto bassi con 40 cente-simi reso, nonostante la doman-da ci sia e le richieste di mercatocorrano”.

Da cosa dipende?“Dalle politiche di prezzo bassopraticate dalle insegne per soste-nere i consumi delle famiglie inquesta fase post-covid. Ma debboprecisare una cosa. La fascia ex-tra di prodotto sta soffrendo po-co perché si vende discretamen-te. Fino anche a 1,50 euro reso alsupermercato. Quella che soffremaggiormente è la fascia bassadi qualità come le dicevo, per laquale, tolti i costi, rimangono ap-pena 20 centesimi al produttoreche non bastano neanche a co-prire le spese”.

Che percentuale sui volumi tota-li rappresenta la fascia extra?“Siamo sul 10-15% circa. Parlia-mo di prodotti che hanno ungrappolo che va da 800 grammia 1,2 chili, un’acinatura da 21 a24 ed un grado zuccherino deci-samente superiore a 16. Su 14mila ettari di vigneti che produ-cono circa 500 mila tonnellate diuva, parliamo di 73.500 tonnel-late di fascia extra destinati pre-valentemente all’export soprat-tutto verso la Francia. Poi abbia-mo un prodotto standard, diqualità buona che rappresenta il60% del totale dei volumi pro-dotti e che trova spazio nei cana-li della GDO nazionale come Car-refur, Auchan, Coop, Conad e Es-selunga con quotazioni all’in-grosso intorno agli 85 cent. Ma losa qual è il mio primo indicatoreper capire se la qualità dell’uva èbuona?”.

Quale?“Il fatto che sia consumata sulnostro territorio e quest’anno ilmercato locale funziona benissi-mo. L’anno scorso, assolutamen-te, non si vendeva in zona comequest’anno”. (m.l.)

L’”every day low price” piace alla GDOma meno ai produttori di uva di Canicattì

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perfici, quest’anno la Sicilia ha re-gistrato un secco aumento con ot-tomila ettari vitati solo nel polo diMazzarrone e circa 12 mila stima-ti in quello di Canicattì. Siamoben al di sopra dei 10 mila com-plessivi tradizionalmente attri-buiti alla filiera produttiva dell’I-sola. Questo significa che i duepoli produttivi italiani si stannoavvicinando oltre che per tipolo-gia di prodotto anche per esten-sione delle superfici. Un dato danon sottovalutare in tempi in cuiproprio la Puglia sta lanciandol’operazione aggregativa e di va-lorizzazione del prodotto nazio-nale, con l’Università di Cataniaper l’innovazione varietale a sup-porto del Grape&Grape Group, econ la costituzione della Commis-sione nazionale cui i player parte-cipano in base al loro peso pro-duttivo.“Nelle ultime campagne - chiari-sce Lorenzo Bellassai, ammini-stratore unico della ditta di im-port-export Giovanni Bellassai diMazzarrone - abbiamo preferitoridurre i volumi che commercia-lizziamo e concentrarci di più sul-la qualità. In questi anni di crisi,può risultare dispendioso oltreche rischioso, commercializzaregrandi volumi. Quest’anno, contutte le precauzioni del caso, stia-mo vivendo alti e bassi. È statauna stagione precoce ma in lineacon le altre per i volumi; i prezzisono leggermente più bassi ma cisi difende con le quantità che perle varietà precoci sono state del20% in più, proprio per l’anticipodi stagione”.Del clima secco stanno benefi-ciando le varietà autunnali, comeItalia e Red Globe, ma il mercatostenta a decollare anche per l’ef-fetto collo di bottiglia di questafase della stagione in cui c’è lacompresenza di tanti operatori,soprattutto stranieri, quali Gre-cia, Turchia, Moldavia e i Paesidell’ex Jugoslavia che, ad esem-pio, propongono uva da tavola a60 euro/kg all’ingrosso.Uno dei modi allo studio in Siciliaper battere la concorrenza, è

quello di produrre in serra varietàche i Paesi nordafricani o medio-rientali non riescono a ottenereper le loro alte temperature, diffe-renziandosi così sul mercato.Questo punto è stato uno degli ul-teriori motivi di coesione con ilprogetto della Commissione na-zionale che punta anche all’inno-vazione varietale made in Italy.“Il periodo clou della campagna -chiosa Bellassai - è il mese di ot-tobre. Questa è una fase in cui cisono tante uve di qualità stan-dard che vincono per forza sulprezzo. Quando comincerà a farefreddo, i prezzi si livellerannoperché la qualità di quest’annodei nostri prodotti in serra è ec-cellente, con un grado Brix tra 19e 22. Noi esportiamo il 70% delnostro prodotto, soprattutto inFrancia, Germania e Inghilterra,mentre per il 30% vendiamo sui

canali della GDO italiana essendofornitori ufficiali di MD Italia.Facciamo anche qualcosa all’in-grosso con i mercati di Bologna eMilano per il rifornimento di al-cuni dettaglianti, spesso negozi incentro città. Trattandosi di nic-chie di mercato, dove l’uva vienevenduta a scaffale anche a prezzielevati, la qualità deve essere ec-cellente. Il nostro punto forte so-no le varietà storiche, Italia, Vit-toria e Red Globe che pochi rie-scono a fare come noi anche per-ché abbiamo tecniche produttiveche si tramandano di generazionein generazione da 70 anni. Dob-biamo puntare sulle varietà che cigarantiscono, in Sicilia, una sta-gionalità di 7-8 mesi l’anno. Perquest’anno stimiamo un aumentodi fatturato del 30% rispetto al-l’anno scorso”.

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perfici, quest’anno la Sicilia ha re-gistrato un secco aumento con ot-tomila ettari vitati solo nel polo diMazzarrone e circa 12 mila stima-ti in quello di Canicattì. Siamoben al di sopra dei 10 mila com-plessivi tradizionalmente attri-buiti alla filiera produttiva dell’I-sola. Questo significa che i duepoli produttivi italiani si stannoavvicinando oltre che per tipolo-gia di prodotto anche per esten-sione delle superfici. Un dato danon sottovalutare in tempi in cuiproprio la Puglia sta lanciandol’operazione aggregativa e di va-lorizzazione del prodotto nazio-nale, con l’Università di Cataniaper l’innovazione varietale a sup-porto del Grape&Grape Group, econ la costituzione della Commis-sione nazionale cui i player parte-cipano in base al loro peso pro-duttivo.“Nelle ultime campagne - chiari-sce Lorenzo Bellassai, ammini-stratore unico della ditta di im-port-export Giovanni Bellassai diMazzarrone - abbiamo preferitoridurre i volumi che commercia-lizziamo e concentrarci di più sul-la qualità. In questi anni di crisi,può risultare dispendioso oltreche rischioso, commercializzaregrandi volumi. Quest’anno, contutte le precauzioni del caso, stia-mo vivendo alti e bassi. È statauna stagione precoce ma in lineacon le altre per i volumi; i prezzisono leggermente più bassi ma cisi difende con le quantità che perle varietà precoci sono state del20% in più, proprio per l’anticipodi stagione”.Del clima secco stanno benefi-ciando le varietà autunnali, comeItalia e Red Globe, ma il mercatostenta a decollare anche per l’ef-fetto collo di bottiglia di questafase della stagione in cui c’è lacompresenza di tanti operatori,soprattutto stranieri, quali Gre-cia, Turchia, Moldavia e i Paesidell’ex Jugoslavia che, ad esem-pio, propongono uva da tavola a60 euro/kg all’ingrosso.Uno dei modi allo studio in Siciliaper battere la concorrenza, è

quello di produrre in serra varietàche i Paesi nordafricani o medio-rientali non riescono a ottenereper le loro alte temperature, diffe-renziandosi così sul mercato.Questo punto è stato uno degli ul-teriori motivi di coesione con ilprogetto della Commissione na-zionale che punta anche all’inno-vazione varietale made in Italy.“Il periodo clou della campagna -chiosa Bellassai - è il mese di ot-tobre. Questa è una fase in cui cisono tante uve di qualità stan-dard che vincono per forza sulprezzo. Quando comincerà a farefreddo, i prezzi si livellerannoperché la qualità di quest’annodei nostri prodotti in serra è ec-cellente, con un grado Brix tra 19e 22. Noi esportiamo il 70% delnostro prodotto, soprattutto inFrancia, Germania e Inghilterra,mentre per il 30% vendiamo sui

canali della GDO italiana essendofornitori ufficiali di MD Italia.Facciamo anche qualcosa all’in-grosso con i mercati di Bologna eMilano per il rifornimento di al-cuni dettaglianti, spesso negozi incentro città. Trattandosi di nic-chie di mercato, dove l’uva vienevenduta a scaffale anche a prezzielevati, la qualità deve essere ec-cellente. Il nostro punto forte so-no le varietà storiche, Italia, Vit-toria e Red Globe che pochi rie-scono a fare come noi anche per-ché abbiamo tecniche produttiveche si tramandano di generazionein generazione da 70 anni. Dob-biamo puntare sulle varietà che cigarantiscono, in Sicilia, una sta-gionalità di 7-8 mesi l’anno. Perquest’anno stimiamo un aumentodi fatturato del 30% rispetto al-l’anno scorso”.

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Lorenzo Frassoldati

Sempre un passo avanti, cercan-do cose nuove, differenziandol’offerta, facendo dell’innovazio-ne una bussola per crescere. Euna grande passione per il terri-torio e per gli ortaggi, che sonostati sempre al centro dei suoi in-teressi. E la capacità di lavorarein staff, valorizzando gli uomini emotivando i collaboratori, tro-vando nella cooperativa la formasocietaria migliore per crescereinsieme, per non lasciare indietronessuno. Così la coop Giardinet-to, fondata nel 1983 nell’entroter-ra foggiano, a Orsara di Puglia, inquello che una volta si chiamavaSubappennino Dauno e oggiMonti Dauni, celebrerà i 40 anninel 2022, sempre con GiorgioMercuri fondatore-presidente (enostro Protagonista di settem-bre). “E’ sorprendente - esordisce -.Siamo alla terza generazione del-le famiglie che crearono con me

questa realtà; stanno entrando inipoti dei fondatori. I soci sono150 su 1200 ettari, quindi piccoli,piccolissimi produttori. Sa questo

che significa?”Me lo dica lei..“Che oggi non solo quegli agricol-tori hanno avuto la possibilità di

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Il coraggio di crederci

GIORGIO MERCURI. Quarant’anni d’impegno per la Daunia

Fondatore-presidente della cooperativa Giardinetto, Mercuri hapromosso una costante evoluzione dell’orticoltura nel Foggiano

garantendo la continuità a 150 aziende giunte alla terza generazione

Giorgio Mercuri mentre illustra le strategie della cooperativa alla base produttiva

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Lorenzo Frassoldati

Sempre un passo avanti, cercan-do cose nuove, differenziandol’offerta, facendo dell’innovazio-ne una bussola per crescere. Euna grande passione per il terri-torio e per gli ortaggi, che sonostati sempre al centro dei suoi in-teressi. E la capacità di lavorarein staff, valorizzando gli uomini emotivando i collaboratori, tro-vando nella cooperativa la formasocietaria migliore per crescereinsieme, per non lasciare indietronessuno. Così la coop Giardinet-to, fondata nel 1983 nell’entroter-ra foggiano, a Orsara di Puglia, inquello che una volta si chiamavaSubappennino Dauno e oggiMonti Dauni, celebrerà i 40 anninel 2022, sempre con GiorgioMercuri fondatore-presidente (enostro Protagonista di settem-bre). “E’ sorprendente - esordisce -.Siamo alla terza generazione del-le famiglie che crearono con me

questa realtà; stanno entrando inipoti dei fondatori. I soci sono150 su 1200 ettari, quindi piccoli,piccolissimi produttori. Sa questo

che significa?”Me lo dica lei..“Che oggi non solo quegli agricol-tori hanno avuto la possibilità di

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Il coraggio di crederci

GIORGIO MERCURI. Quarant’anni d’impegno per la Daunia

Fondatore-presidente della cooperativa Giardinetto, Mercuri hapromosso una costante evoluzione dell’orticoltura nel Foggiano

garantendo la continuità a 150 aziende giunte alla terza generazione

Giorgio Mercuri mentre illustra le strategie della cooperativa alla base produttiva

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COOP GIARDINETTOLa Soc. Coop. Giardinetto è natanel 1982 dalla aggregazione diun insieme di produttori agrico-li specializzati nella coltivazionedi prodotti ortofrutticoli, conl'intento di organizzare la pro-duzione e la commercializzazio-ne dei prodotti agricoli ottenutidalle coltivazioni dirette prodot-te nel bacino del territorio di Or-sara di Puglia, Troia, Bovino eFoggia. I prodotti freschi sonoprincipalmente: asparagi verdi,asparagi violetti, carciofi, cavo-li, broccoletto, finocchio, pomo-doro ciliegino, pomodoro allun-gato, melanzane, peperoni,prezzemolo, sedano, spinacio,zucchine. Una vasta superficie coltivataad orticole nel bacino del terri-torio di Foggia, 150 produttoriagricoli associati, 2 magazzinidi lavorazione: questi sono i nu-meri della Cooperativa Giardi-netto che completa il quadro conuno staff tecnico specializzatoper il controllo delle produzioni,linee di lavorazione automatiz-zate e l'applicazione di un Ma-nuale Qualità, a garanzia di uncontrollo totale della filiera.Giardinetto è un vero e propriosistema integrato che cura ogniaspetto: dalla semina al raccol-to, dallo stoccaggio al condizio-namento. Tutte le produzioni so-no sottoposte a rigidi controlliper assicurare la completa ade-sione ai disciplinari e al manua-le di produzione Qualità Certifi-cata che contraddistinguono lacooperativa. Le superfici sono:1.200 ettari di orticole e 2.000ettari di cereali.Il territorio si è dimostrato par-ticolarmente vocato alla coltiva-zione dell’asparago verde. Lasperimentazione dei primi im-pianti di asparago in questa zo-na ha inizio nel 1983 e lo svilup-po della coltivazione ha permes-so alla cooperativa un ruolo da

protagonista nell'areale foggia-no. Grazie alle caratteristichechimico-fisiche e strutturali delterreno e al favorevole ambienteclimatico, l’asparago della Coo-perativa Giardinetto si differen-zia dall'asparago prodotto nellealtre parti d'Italia per il gambodi colore interamente verde e to-talmente commestibile, tanto dameritarsi l’appellativo di aspa-rago tutto verde della Daunia.Tutti i prodotti commercializza-ti dalla Cooperativa Giardinettovengono venduti a marchio APOFoggia, Giardinetto, AnticheConserve Contadine e vanno inGDO.Negli ultimi anni l’intera filieraGiardinetto ha implementatomoderni strumenti tecnologiciper un ciclo di produzione real-mente sostenibile. Dalla produ-zione di energie rinnovabili alletecniche di irrigazione, dallaraccolta di dati attraverso l’im-piego di droni e tecnologie GPS,alla loro analisi: tutto questopermette di minimizzare l’im-patto ambientale e cogliere frut-ti più forti e sani.Fare parte della CooperativaGiardinetto significa condivide-re una filosofia prima ancorache un obiettivo di business. Lacooperativa Giardinetto offre lapossibilità ai propri soci di con-tribuire a diverse filiere d’eccel-lenza. Tutti i prodotti lavoratidall’azienda pugliese Farris,controllata da Giardinetto, so-no coltivati su terreni della coo-perativa. Inoltre, l’adesione e lapartecipazione attiva alle variefiliere permettono alle materieprime dei soci di essere trasfor-mate in prodotti di elevata qua-lità.

FARRISFarris Srl è una controllata diCoop Giardinetto. Negli stabili-menti di Orsara di Puglia si la-vorano e trasformano gli ortag-

gi freschi e di qualità forniti daisoci di Giardinetto in prodottidisidratati, semi-dry e surgelati.L’impianto Farris, innovativo eflessibile, permette di ottenereprodotti stabilizzati e dalle ca-ratteristiche nutrizionali e orga-nolettiche pressoché identiche alprodotto fresco. “L’impegno e lapassione che ogni giorno mettia-mo nel nostro lavoro - è scrittosul sito Farrisnet.it - ci hannopermesso di ottenere il presti-gioso certificato di EccellenzaItaliana e Ambasciatori del Ma-de in Italy. Un riconoscimentoche sottolinea il legame e l'orgo-glio che ci lega alla nostra ter-ra”.I prodotti disidratati sono idealiper risotti, cous cous, zuppe, in-salate e snack. Grazie al proces-so di disidratazione gli ortaggiarrivano a perdere fino al 95%del loro peso, questo garantisceun vantaggio per lo stoccaggio eun incremento significativo del-la shelf life, mantenendo intattele proprietà organolettiche e nu-tritive. La flessibilità dell’im-pianto produttivo ci permette direalizzare prodotti con un gradodi umidità flessibile e controllatoper soddisfare i bisogni di ognisingolo cliente.I prodotti semi-dry IQF sonoideali per topping di pizze, farci-ture, sandwich, conserve, vellu-tate e creme. Il metodo di lavo-razione semi-dry IQF (Indivi-dually Quick Freeze) prevedel’abbattimento del prodotto fre-sco a temperature comprese trai -18° e i -30°. Questo permettedi mantenere il massimo livellodi conservazione delle proprietànutritive e organolettiche, conuna elevata shelf-life.Su richiesta, tutti i prodotti Far-ris possono essere realizzati conmetodo biologico. Il giro d’affaricomplessivo di Giardinetto-Far-ris è attorno ai 15 milioni di eu-ro l’anno.

CHI è :-)

lasciare le aziende ai propri figli onipoti, ma soprattutto con quei10-12 ettari aziendali si riesce aportare avanti la famiglia e non ècosa da poco di questi tempi e inqueste zone. Qui siamo nelle areeinterne della Daunia, non nel Ta-voliere fertile e irriguo, ma nel-l’entroterra verso la zona monta-na. Negli anni ’80 non c’era possi-bilità di sopravvivere, mai e poimai i soci fondatori avrebberopensato che i loro nipoti avrebbe-ro continuato a fare gli agricolto-ri, a coltivare la terra.”

E invece?“Siamo stati fino agli anni Due-mila la prima realtà nell’asparagoverde, i primi a portare l’asparagoverde in Puglia, i primi ad utiliz-zare le macchine da raccolta elet-triche, i primi a pensare che faresoltanto fresco non era sufficien-te. Bisognava evolversi in qualco-sa di diverso, nel trasformato; eoggi produciamo prodotti unicinella filiera delle orticole rispettoa quello che il mercato chiede”

La grande Puglia degli ortaggi,non solo freschi, ma evoluti versoil semi-secco, il disidratato, cuo-

re dell’attività della collegataFarris…“Il disidratato non l’abbiamo in-ventato noi, è uno dei metodi piùantichi di conservazione. Noi ab-biamo realizzato solo una forteinnovazione tecnologica sul dryfood, e siamo gli unici in Europa afarlo. Giardinetto produce, Farristrasforma. In questi anni siamostati capaci di utilizzare tutte le ri-sorse comunitarie a disposizioneper fare investimenti, abbiamoutilizzato l’OCM dal 1997 comecooperativa. Abbiamo puntato suinvestimenti ‘buoni’, non per aiu-to al reddito o per comprare lepiantine, perché quelli secondonoi sono soldi bruciati. Abbiamoinvece usato le risorse OCM peracquistare macchine innovativeche ci mettessero in condizione diprodurre al minor costo”

Giardinetto fa il 70% di export eFarris il 95%… sono numeristraordinari per questo territo-rio. Il segreto?“Qui l’orticoltura è cresciuta tan-tissimo, prendendo progressiva-mente il posto della bieticoltura:Foggia è la prima provincia inItalia per l’asparago verde; per ilbroccoletto siamo il secondoareale europeo dopo Murcia. Poispinaci, carciofi, cavolfiori, finoc-chi, sedano, pomodori…dietroquesto boom c’è un sistema ag-gregato che è cresciuto e si èrafforzato. Prima qui si produce-va e il prodotto prendeva poi stra-de diverse (Campania o EmiliaRomagna) per essere lavorato ecommercializzato, adesso il 90-95% della produzione è lavorata evenduta qui, creando lavoro, op-portunità imprenditoriali e la-sciando il valore sul territorio.”

Verrebbe da dire: qui la coopera-zione è un modello, siete statidavvero bravi…“Sul territorio siamo un riferi-mento per le liquidazioni di qual-siasi prodotto, ma continuo a di-re: non siamo stati bravi, abbia-mo investito bene ecco perché li-

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Coltivazione di cavolfiore della Giardinetto. La cooperativa è prima in Italia per l’asparago verde e seconda in Europaper il broccoletto. L’esportazione di ortaggi copre il 70% della produzione. L’integrazione con Farris è strategica

Giadinetto produce e Farristrasforma. La secondaazienda del Gruppo è

impegnata nella produzione di ortaggi disidratati

per l’industria alimentare

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lasciare le aziende ai propri figli onipoti, ma soprattutto con quei10-12 ettari aziendali si riesce aportare avanti la famiglia e non ècosa da poco di questi tempi e inqueste zone. Qui siamo nelle areeinterne della Daunia, non nel Ta-voliere fertile e irriguo, ma nel-l’entroterra verso la zona monta-na. Negli anni ’80 non c’era possi-bilità di sopravvivere, mai e poimai i soci fondatori avrebberopensato che i loro nipoti avrebbe-ro continuato a fare gli agricolto-ri, a coltivare la terra.”

E invece?“Siamo stati fino agli anni Due-mila la prima realtà nell’asparagoverde, i primi a portare l’asparagoverde in Puglia, i primi ad utiliz-zare le macchine da raccolta elet-triche, i primi a pensare che faresoltanto fresco non era sufficien-te. Bisognava evolversi in qualco-sa di diverso, nel trasformato; eoggi produciamo prodotti unicinella filiera delle orticole rispettoa quello che il mercato chiede”

La grande Puglia degli ortaggi,non solo freschi, ma evoluti versoil semi-secco, il disidratato, cuo-

re dell’attività della collegataFarris…“Il disidratato non l’abbiamo in-ventato noi, è uno dei metodi piùantichi di conservazione. Noi ab-biamo realizzato solo una forteinnovazione tecnologica sul dryfood, e siamo gli unici in Europa afarlo. Giardinetto produce, Farristrasforma. In questi anni siamostati capaci di utilizzare tutte le ri-sorse comunitarie a disposizioneper fare investimenti, abbiamoutilizzato l’OCM dal 1997 comecooperativa. Abbiamo puntato suinvestimenti ‘buoni’, non per aiu-to al reddito o per comprare lepiantine, perché quelli secondonoi sono soldi bruciati. Abbiamoinvece usato le risorse OCM peracquistare macchine innovativeche ci mettessero in condizione diprodurre al minor costo”

Giardinetto fa il 70% di export eFarris il 95%… sono numeristraordinari per questo territo-rio. Il segreto?“Qui l’orticoltura è cresciuta tan-tissimo, prendendo progressiva-mente il posto della bieticoltura:Foggia è la prima provincia inItalia per l’asparago verde; per ilbroccoletto siamo il secondoareale europeo dopo Murcia. Poispinaci, carciofi, cavolfiori, finoc-chi, sedano, pomodori…dietroquesto boom c’è un sistema ag-gregato che è cresciuto e si èrafforzato. Prima qui si produce-va e il prodotto prendeva poi stra-de diverse (Campania o EmiliaRomagna) per essere lavorato ecommercializzato, adesso il 90-95% della produzione è lavorata evenduta qui, creando lavoro, op-portunità imprenditoriali e la-sciando il valore sul territorio.”

Verrebbe da dire: qui la coopera-zione è un modello, siete statidavvero bravi…“Sul territorio siamo un riferi-mento per le liquidazioni di qual-siasi prodotto, ma continuo a di-re: non siamo stati bravi, abbia-mo investito bene ecco perché li-

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Coltivazione di cavolfiore della Giardinetto. La cooperativa è prima in Italia per l’asparago verde e seconda in Europaper il broccoletto. L’esportazione di ortaggi copre il 70% della produzione. L’integrazione con Farris è strategica

Giadinetto produce e Farristrasforma. La secondaazienda del Gruppo è

impegnata nella produzione di ortaggi disidratati

per l’industria alimentare

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quidiamo sempre qualcosa piùdegli altri ai soci. Ci confrontiamocol mercato straniero da sempre.Noi abbiamo esportato fin daglianni ‘80 e ’90, eravamo una dellepochissime realtà cooperative afarlo. E continuiamo ad esportare, il nostro mercato interno è limi-tatissimo, sul fresco siamo al 30%e sul trasformato al 5%”.

Parliamo di innovazione, partia-mo dal fresco…“Giardinetto aderisce alla OPAPO Foggia (di cui Mercuri è vi-cepresidente da sempre, ndr).Siamo ancora tra i primi produt-

tori di asparagi. Quando abbiamocominciato a produrli, ci diceva-no che eravamo pazzi, perché isuoli qui non erano adatti, eccete-ra. Invece questa pazzia ha porta-to la provincia di Foggia a diven-tare la prima produttrice di aspa-rago verde d’Italia, a volte essereun po’ folli serve… Giardinettoconferisce il 40-45% della suaproduzione a Farris. I prodottifreschi vengono esportati verso ilCentro e Nord Europa, tranne laGermania, che riteniamo un mer-cato povero, dove tutti scaricanoe c’è troppa competizione. Il fre-sco in Italia prende solo la stradadella GDO”.

Sul fresco il mercato è moltocompetitivo…“E noi cerchiamo di fare cosesempre diverse da quelle che fan-no gli altri , ad esempio l’aspara-go viola. Adesso che tutti fannoasparagi verdi, noi diversifichia-mo sulla frutta, sul melograno, oimpianti super-intensivi di man-dorli. Comunque sempre prodottio destinati alla GDO oppure rila-vorati da Farris. E come innova-zione ricordo gli impianti irrigui agoccia operativi fin dal 1983 perrisparmiare acqua in queste zonesiccitose dove non c’è il supportodei Consorzi di bonifica. Qui di-sponiamo solo di acqua di falda opiccoli invasi.”

L’innovazione vincente di Far-ris?“Sul progetto Farris, in pratica lacostola industriale di coop Giar-dinetto, abbiamo iniziato a lavo-rare nel 1997, poi il progetto è di-ventato operativo dal 2004 grazieai fondi per l’imprenditoria gio-vanile. C’era un po’ di diffidenzaverso noi giovani agricoltori su unprogetto industriale così ambizio-so… Adesso lavoriamo molto conGermania, Gran Bretagna, Au-stralia, USA, Giappone. I nostriclienti sono aziende legate allemultinazionali, molto esigenti.”

Torniamo sull’innovazione…“Siamo unici in Europa sui pro-

GIORGIO MERCURIUna vita da imprenditore agri-colo e un forte impegno nellacooperazione in un territorio, laPuglia, ricco di risorse naturalie umane. Giorgio Mercuri nascea San Giorgio La Molara (Bene-vento) il 27 novembre 1963; vivea Foggia con la moglie Carmene le due figlie.Nel 1982, a soli 19 anni, dà vitaalla Cooperativa ortofrutticolaGiardinetto, di cui è tuttora pre-sidente, a Orsara di Puglia, nelFoggiano, territorio leader nellaproduzione di ortaggi e verdurefreschi. Da una felice intuizionenasce qualche anno dopo, sem-pre nel Foggiano, la Farris, im-presa specializzata nella produ-zione di ortaggi e verdure disi-dratate per la fornitura all’in-dustria alimentare. È inoltre vi-ce presidente dal 1992 dell’APOFoggia, uno dei Consorzi orto-frutticoli più importanti delMezzogiorno.Dagli anni Duemila si impegnaattivamente nel mondo dellacooperazione agroalimentare.Nel 2007 diventa presidente diConfcooperative Foggia, caricache rivestirà fino al 2020. Nelluglio 2010 viene eletto vicepre-sidente di Fedagri-Confcoope-rative, guidata da Maurizio

Gardini. Il 2 ottobre 2013 succe-de a Gardini come presidente diFedagri-Confcooperative, laprincipale organizzazione dirappresentanza della coopera-zione agroalimentare italiana,con 3.500 cooperative aderentiche associano 440 mila produt-tori che generano un fatturatocomplessivo di 26,6 miliardi dieuro.Dal novembre 2013 è anche allaguida dell’Alleanza delle Coope-rative Agroalimentari (Fedagri-Confcooperative, LegacoopAgroalimentare e Agci-Agrital).

CHI è :-) dotti disidratati perché noi pro-duciamo verdure precotte disi-dratate, quindi prima cotte poidisidratate. Basta poi aggiungereacqua bollente per poterle man-giare. Questa è una innovazionenostra esclusiva; chi vuole unprodotto precotto per accompa-gnare piatti pronti come zuppe ,minestre veloci deve rivolgersi anoi. Poi siamo leader assoluti co-me pomodori e pomodorini tra-sformati per la preparazione dipiatti pronti surgelati e come con-dimenti per pizze e surgelati. Ag-giungo che il nostro semi-dry èl’unico a poter essere utilizzatosenza pastorizzazione o sterilizza-zione, perché lo facciamo in soli45 minuti contro le 13 ore deglialtri grazie a macchine capaci diprodurre in tempi brevissimi”

In sintesi la vicenda Giardinetto-Farris cosa dimostra?“Che bisogna investire bene, nonbuttare i soldi pubblici o comuni-tari, che bisogna guardare sem-pre un passo avanti degli altri,che nel mondo cooperativo gli uo-mini soli al comando non funzio-nano, serve un gruppo coeso, ser-ve la buona volontà di tanti perottenere risultati.”

Solo questo?“No, dimostra anche che in agri-coltura il valore aggiunto non c’èpiù, che bisogna andare a cercarlonel trasformato, nell’innovazione.

Noi siamo ben patrimonializzati, isoci credono nel percorso che ab-biamo fatto, nella gestione. Se siconsidera che negli ultimi 5 anniin Puglia non c’è stato un PSR ap-provato, noi andiamo comunqueavanti con capitali nostri per con-tinuare ad investire. I nostri costidi produzione del fresco ci metto-no fuori gioco non solo qui al SudItalia ma anche al Nord, in parti-colare nelle coltivazioni tradizio-nali: il valore aggiunto arriva dalservizio, dall’innovazione, dallenovità che puoi dare al mercato eche il mercato chiede, il tutto aprezzi competitivi.”

La Puglia, finora nota per l’uvada tavola, è diventata anche lacapitale degli ortaggi. Il futuro?“Siamo tra le prime 5 regioni d’I-talia per il nostro sistema agrico-lo e abbiamo ancora tanto da da-re. Siamo una regione che ha svi-luppato negli ultimi dieci anniuna forte vocazione alla trasfor-mazione. Una regione lunga, ingrado di coprire tutto il panora-ma agroalimentare italiano, dalvino all’olio ai cereali agli ortaggialla frutta. E’ chiaro che questacrescita non dipende solo da noima dalla capacità politico-ammi-nistrativa che ad oggi non c’è,non si è dimostrata all’altezzadelle opportunità che l’Europa cimette a disposizione. In una vi-sione di competitività la Pugliacomunque ha tante chances non

solo verso il Nord d’Italia e l’Eu-ropa. C’è un mercato che si staaprendo a sud della nostra Italia.Mi riferisco al Nord Africa, alMedio Oriente, mercati a noi vici-ni. Se ci organizziamo, se mettia-mo in campo infrastrutture im-portanti (penso al porto di Taran-to su cui si sta lavorando), la Pu-glia ha grandi chances per far cre-scere tutti i suoi territori.”

Ripensando al passato?“Quando siamo partiti con le ver-dure disidratate i miei soci chie-devano: e chi se le mangia? Inve-ce la nostra storia dimostra chec’è un mondo che ha bisogno dicibo, che non mangia come noi,che ha una diversa cultura machiede prodotti sicuri, di qualità,controllati, a residui zero, biologi-ci. La nostra sicurezza alimentareè apprezzata anche dall’altra par-te del mondo, se comprano le no-stre verdure disidratate non è uncaso. Le vendiamo anche in Israe-le che è un Paese all’avanguardiain tutto…”

Concludendo sul piano persona-le, a cosa ambisce Giorgio Mer-curi?“A dedicarmi di più alla miaazienda, ai miei 16 ettari di terre-no coltivati ad ortaggi e cereali.Qui passo tutto il mio tempo libe-ro, mi piace sperimentare, inno-vare. Riscopro la passione deimiei anni giovanili”.

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La sede di Farris, costola industriale di coop Giardinetto. Fondata nel 2004, esporta dall’Europa al Giappone, agli USA

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dotti disidratati perché noi pro-duciamo verdure precotte disi-dratate, quindi prima cotte poidisidratate. Basta poi aggiungereacqua bollente per poterle man-giare. Questa è una innovazionenostra esclusiva; chi vuole unprodotto precotto per accompa-gnare piatti pronti come zuppe ,minestre veloci deve rivolgersi anoi. Poi siamo leader assoluti co-me pomodori e pomodorini tra-sformati per la preparazione dipiatti pronti surgelati e come con-dimenti per pizze e surgelati. Ag-giungo che il nostro semi-dry èl’unico a poter essere utilizzatosenza pastorizzazione o sterilizza-zione, perché lo facciamo in soli45 minuti contro le 13 ore deglialtri grazie a macchine capaci diprodurre in tempi brevissimi”

In sintesi la vicenda Giardinetto-Farris cosa dimostra?“Che bisogna investire bene, nonbuttare i soldi pubblici o comuni-tari, che bisogna guardare sem-pre un passo avanti degli altri,che nel mondo cooperativo gli uo-mini soli al comando non funzio-nano, serve un gruppo coeso, ser-ve la buona volontà di tanti perottenere risultati.”

Solo questo?“No, dimostra anche che in agri-coltura il valore aggiunto non c’èpiù, che bisogna andare a cercarlonel trasformato, nell’innovazione.

Noi siamo ben patrimonializzati, isoci credono nel percorso che ab-biamo fatto, nella gestione. Se siconsidera che negli ultimi 5 anniin Puglia non c’è stato un PSR ap-provato, noi andiamo comunqueavanti con capitali nostri per con-tinuare ad investire. I nostri costidi produzione del fresco ci metto-no fuori gioco non solo qui al SudItalia ma anche al Nord, in parti-colare nelle coltivazioni tradizio-nali: il valore aggiunto arriva dalservizio, dall’innovazione, dallenovità che puoi dare al mercato eche il mercato chiede, il tutto aprezzi competitivi.”

La Puglia, finora nota per l’uvada tavola, è diventata anche lacapitale degli ortaggi. Il futuro?“Siamo tra le prime 5 regioni d’I-talia per il nostro sistema agrico-lo e abbiamo ancora tanto da da-re. Siamo una regione che ha svi-luppato negli ultimi dieci anniuna forte vocazione alla trasfor-mazione. Una regione lunga, ingrado di coprire tutto il panora-ma agroalimentare italiano, dalvino all’olio ai cereali agli ortaggialla frutta. E’ chiaro che questacrescita non dipende solo da noima dalla capacità politico-ammi-nistrativa che ad oggi non c’è,non si è dimostrata all’altezzadelle opportunità che l’Europa cimette a disposizione. In una vi-sione di competitività la Pugliacomunque ha tante chances non

solo verso il Nord d’Italia e l’Eu-ropa. C’è un mercato che si staaprendo a sud della nostra Italia.Mi riferisco al Nord Africa, alMedio Oriente, mercati a noi vici-ni. Se ci organizziamo, se mettia-mo in campo infrastrutture im-portanti (penso al porto di Taran-to su cui si sta lavorando), la Pu-glia ha grandi chances per far cre-scere tutti i suoi territori.”

Ripensando al passato?“Quando siamo partiti con le ver-dure disidratate i miei soci chie-devano: e chi se le mangia? Inve-ce la nostra storia dimostra chec’è un mondo che ha bisogno dicibo, che non mangia come noi,che ha una diversa cultura machiede prodotti sicuri, di qualità,controllati, a residui zero, biologi-ci. La nostra sicurezza alimentareè apprezzata anche dall’altra par-te del mondo, se comprano le no-stre verdure disidratate non è uncaso. Le vendiamo anche in Israe-le che è un Paese all’avanguardiain tutto…”

Concludendo sul piano persona-le, a cosa ambisce Giorgio Mer-curi?“A dedicarmi di più alla miaazienda, ai miei 16 ettari di terre-no coltivati ad ortaggi e cereali.Qui passo tutto il mio tempo libe-ro, mi piace sperimentare, inno-vare. Riscopro la passione deimiei anni giovanili”.

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La sede di Farris, costola industriale di coop Giardinetto. Fondata nel 2004, esporta dall’Europa al Giappone, agli USA

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Mariangela Latella

“Una nuova normativa sulla IVGamma. È quello che serve perfare ripartire il settore”.Così Andrea Montagna, presiden-te di UIF IV Gamma, Unione Ita-liana Food, nonché CEO di Bon-duelle, commenta il segnale d’al-larme lanciato a fine agosto daConfagricoltura che denunciavaimportanti riduzioni delle venditecon il 30% delle famiglie che hadiminuito gli acquisti di IV Gam-ma e, cosa ancor più grave, unaperdita di penetrazione del mer-cato del 10%. Tanti sarebbero in-fatti i consumatori che in questogiro di boa pandemico, avrebberoabbandonato definitivamente gliacquisti delle insalate in busta.

Presidente Montagna, stupisceche la denuncia di Confagricoltu-ra non sia stata fatta congiunta-mente con UIF. Il comparto pro-duttivo non è poi così grande inItalia con un migliaio di aziendeproduttrici e, al massimo, uncentinaio di trasformatori.“Ognuno deve fare il suo mestie-re. Noi di UIF rappresentiamo ilmondo dell’industria e quindidella trasformazione”.

Ma il mondo dell’industria è le-gato a doppio filo a quello dellaproduzione in campo. Insomma,la barca è la stessa.“Noi come UIF, con le nostreaziende associate, abbiamo por-tato avanti un lavoro anti-crisicongiunto con UNAPROA e persuo tramite abbiamo mantenutoun dialogo costante con la parteagricola”.

Anche perché i vertici di UNA-PROA guidano Oasi e Sole e Ru-giada, le due OP che rifornisconorispettivamente Bonduelle, pri-mo associato UIF, e La Linea

Verde, secondo, che da soli fannoil 70% del fatturato del mercatoitaliano. Però la rappresentati-vità di Confragricoltura riguar-da il 60% del totale delle aziendeproduttrici. In ogni caso, presi-dente Montagna, come commen-ta i dati di crisi lanciati da Con-fagricoltura? Li avete condivisi?“Noi ci basiamo sui dati di Nielsenche fotografano la situazione dimercato nel canale retail. I calidelle vendite sono purtroppo unarealtà grave ma stiamo anche re-gistrando delle timide riprese inqueste ultime settimane. Dopo il -20% della fase acuta della pande-

Serve una nuova normativaVertice ministeriale entro ottobre

La prima gamma si è salvata dalla crisi delle insalate in busta e della V Gamma.Andrea Montagna ha chiesto un incontro al ministero per cambiare le regole

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Mariangela Latella

“Una nuova normativa sulla IVGamma. È quello che serve perfare ripartire il settore”.Così Andrea Montagna, presiden-te di UIF IV Gamma, Unione Ita-liana Food, nonché CEO di Bon-duelle, commenta il segnale d’al-larme lanciato a fine agosto daConfagricoltura che denunciavaimportanti riduzioni delle venditecon il 30% delle famiglie che hadiminuito gli acquisti di IV Gam-ma e, cosa ancor più grave, unaperdita di penetrazione del mer-cato del 10%. Tanti sarebbero in-fatti i consumatori che in questogiro di boa pandemico, avrebberoabbandonato definitivamente gliacquisti delle insalate in busta.

Presidente Montagna, stupisceche la denuncia di Confagricoltu-ra non sia stata fatta congiunta-mente con UIF. Il comparto pro-duttivo non è poi così grande inItalia con un migliaio di aziendeproduttrici e, al massimo, uncentinaio di trasformatori.“Ognuno deve fare il suo mestie-re. Noi di UIF rappresentiamo ilmondo dell’industria e quindidella trasformazione”.

Ma il mondo dell’industria è le-gato a doppio filo a quello dellaproduzione in campo. Insomma,la barca è la stessa.“Noi come UIF, con le nostreaziende associate, abbiamo por-tato avanti un lavoro anti-crisicongiunto con UNAPROA e persuo tramite abbiamo mantenutoun dialogo costante con la parteagricola”.

Anche perché i vertici di UNA-PROA guidano Oasi e Sole e Ru-giada, le due OP che rifornisconorispettivamente Bonduelle, pri-mo associato UIF, e La Linea

Verde, secondo, che da soli fannoil 70% del fatturato del mercatoitaliano. Però la rappresentati-vità di Confragricoltura riguar-da il 60% del totale delle aziendeproduttrici. In ogni caso, presi-dente Montagna, come commen-ta i dati di crisi lanciati da Con-fagricoltura? Li avete condivisi?“Noi ci basiamo sui dati di Nielsenche fotografano la situazione dimercato nel canale retail. I calidelle vendite sono purtroppo unarealtà grave ma stiamo anche re-gistrando delle timide riprese inqueste ultime settimane. Dopo il -20% della fase acuta della pande-

Serve una nuova normativaVertice ministeriale entro ottobre

La prima gamma si è salvata dalla crisi delle insalate in busta e della V Gamma.Andrea Montagna ha chiesto un incontro al ministero per cambiare le regole

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mia siamo passati al -16% di luglioe al -10% di agosto. Mentre dopoil 23 agosto la riduzione degli ac-quisti si è assestata al -4,6%”.

Il canale retail è fuor di dubbio ilprincipale distributore di IVGamma ma se consideriamo an-

che l’export e il Food service, leperdite del settore sono statemaggiori. Corretto?“Certo. Direi che complessiva-mente possiamo considerare laperdita del food service tra il 25 eil 30% perché il dato varia in basealle catene della ristorazione, ad

esempio, o ai bar che registrano,purtroppo maggiori difficoltà.Considerati questi canali, la per-dita del settore causata dal Covidpuò essere stimata intorno aduna media generale del 20%”.

In che modo UIF, che fa del dia-logo con la politica una delle suemission principali, intende farefronte a questa crisi di settore?“Il dialogo con la politica ora è so-prattutto finalizzato a rivedere lanormativa di IV Gamma. L’obiet-tivo è quello di convocare, entroottobre, un tavolo di lavoro mini-steriale, presso il dicastero dell’A-gricoltura, al quale invitare tuttigli attori, incluso il mondo delladistribuzione, per studiare unanormativa che faccia un passoavanti sul fronte della food safetye anche per migliorare la catenadel freddo, riducendo quindi glisprechi”.

In che modo?“Ad esempio abbassando la tem-peratura di conservazione che lalegge attuale fissa ad 8°, di mododa poter garantire una maggioreshelf-life, un fattore che è statotra le principali discriminanti difronte alla domanda altalenantedei mesi scorsi”.

Quali prospettive prevede per ilsettore? Come cambierà lo scac-chiere dopo la batosta Covid?“Sinceramente non prevedo gran-di cambiamenti. Ne ho confermanon solo dal confronto con gli as-sociati UIF, ma anche dai mieicontatti diretti con il mercato.Certo bisogna intervenire”.

Se questa crisi, definita struttu-rale dagli operatori, dovesseportare a riconversioni produtti-ve e quindi ad una riduzione del-le fonti di approvvigionamentoper l’industria, potrete conside-rare la possibilità di trovarenuovi fornitori, magari anche al-l’estero?“Lo escludo perché l’offerta dimateria prima in Italia è comun-que superiore alla domanda”.

Il saldo tra chi acquista e chi nonacquista IV Gamma è diventatonegativo durante il Covid. Vale adire che, a fronte di una quota diacquirenti pari al 13% che di-chiarano di mantenere una pro-pensione positiva nei confrontidel ready-to-eat fresco, si è regi-strato un valore più alto di coloroi quali ne hanno ridotto l’acqui-sto (16%), con una differenza ne-gativa (-3 punti percentuali) rile-vante in rapporto, in particolare,a frutta e verdura di I gamma(saldo positivo di 17 punti per-centuali).Lo rivela Salvo Garipoli, direttoredi SGMarketing, nel corso delwebinar ‘Freschi al supermerca-to: qualità, territorio e innovazio-ne in ortofrutta’, organizzato daMarca by BolognaFiere e IPLCItalia in collaborazione con IRI eSGMarketing.“Questo dato - spiega Garipoli - cidà la misura del corto circuitoche si è registrato nella IV e VGamma nel durante e nel postpandemia. Pur trattandosi diprodotti ortofrutticoli freschi oda fresco, queste categorie hannosubìto una riduzione consistentenelle vendite a fronte degli ottimirisultati relativi alla I gamma checontinua a vantare un invidiabileposizionamento in rapporto altema del salutismo e dunque asostegno del benessere di chi laconsuma. Nel caso della V Gam-ma, ad esempio per i succhi, si è,di fatto, bloccata una storia chefaceva presagire ad una happyend, e questo a causa, tra le altre,

della riduzione di occasioni diconsumo extra-domestiche. Peril fresh cut di frutta e verdura, c’èstato una sorta di disallineamen-to tra la riduzione delle frequen-ze di acquisto e la capacità distoccare prodotto in frigo a causadella ridotta shelf-life”.Durante il Covid-19, il consuma-tore ha prediletto acquisti “sicu-ri”, semplificando e accelerandoil processo di spesa e chi ne hapagato le conseguenze è stato loshopping d’impulso e dunque ilsegmento a più alto valore ag-giunto.“Nel contesto di mercato attuale -afferma Garipoli - emerge un gapinformativo e operativo da col-mare attraverso la cooperazionetra il mondo della produzione equello della distribuzione anchein considerazione del fatto che,come hanno rivelato i dati di IRI,la MDD incide per il 59,4% a va-lore nel settore della IV Gamma.Questa categoria si posiziona in-fatti al primo posto tra i prodottiortofrutticoli a marca del distri-butore a peso imposto, generan-do un fatturato di 359 milioni dieuro”.“Una cooperazione che deve por-tare, attraverso la garanziaespressa dalla marca, al raccontoutile del prodotto quale espres-sione concreta di valori condivisie a sostegno del valore generato”,precisa Garipoli. Tra gli strumen-ti di comunicazione preferiti daiconsumatori, spicca il ruolo delpunto vendita (36%)e del volan-tino promozionale (24%). (m.l.)

Garipoli (SGMarketing): “C’èun gap informativo da colmare”

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Il ruolo della IV e V Gamma nellestrategie di un colosso della di-stribuzione nazionale come LidlItalia. È il tema di questa intervi-sta in esclusiva concessa a Fresh-CutNews e che riprendiamo vo-lentieri sulla nostra rivista. Ha ri-sposto alle domande Alessia Bo-nifazi, responsabile Comunicazio-ne & CSR di Lidl Italia, andandoanche oltre e facendoci scoprire lestrategie generali di Lidl nel no-stro Paese.

Quali sono i progetti di categorymanagement relativi al settoredel ready-to-eat per la vostra in-segna?“I prodotti di IV e V Gamma sonoin crescita perché intercettanodue trend molto forti in questomomento: da un lato, la crescitadel fresco e della frutta e verdurain particolare, dall’altro il sempremaggiore gradimento che incon-trano i cosiddetti prodotti ad altocontenuto di servizio, articoli cioèche vengono incontro alle nuoveesigenze di consumo dei clientiche vogliono piatti pronti in pocotempo, buoni e bilanciati da unpunto di vista nutrizionale. È perquesto, che nel nostro nuovo for-mat, presentato a luglio scorso nel

punto vendita di Milano via delleForze Armate, abbiamo dato piùspazio a questa categoria portan-dola all’ingresso del punto vendi-ta con banchi frigo e cartellonisti-ca dedicata”.

Quali sono i progetti di privatelabel per IV e V Gamma di Lidl?“L’assortimento Lidl si componeper oltre l’85% di prodotti a mar-chio del distributore. Una sceltaben precisa che ci consente di of-

frire prodotti di qualità, realizzatiin stretta collaborazione con i for-nitori, ad un prezzo conveniente.Nel comparto IV e V gamma leprivate label Lidl trovano la loromassima espressione, sono infattipresenti quasi esclusivamenteMDD”.

Avete in previsione il lancio dinuove referenze, inclusi gliestratti a freddo?“La IV e la V Gamma hanno, ed

Gli italiani sono pronti a rinunciare a tutto tranneche al cibo. A dirlo è il Rapporto Coop 2020 chescatta la fotografia delle intenzioni dei consumatori.La buona notizia per il settore è che, secondo lo stu-dio, i consumi di ortofrutta, almeno nelle intenzio-ni, aumenteranno. Sono propensi a farlo i due terzidelle famiglie. Una convinzione che coinvolge alme-no l’83% degli operatori. Meno positive le notizieper il comparto della IV e V Gamma, dal momentoche un italiano su tre, nelle intenzioni, è disposto a

tagliare la spesa sulle insalate in busta e sui piattipronti. Si nota una straordinaria inversione di ten-denza rispetto alla fotografia scattata appena un an-no fa. Allora era fuga dai fornelli, un fenomeno chein realtà continuava da 20 anni. Complice il lock-down invece gli italiani hanno rimesso le mani inpasta e anche nel postcovid il cook@home è una co-stante che spiega la forte crescita nelle vendite degliingredienti (+28,5% in GDO) a fronte della contra-zione dei piatti pronti (-2,2%).

Il Rapporto Coop conferma il ritorno ai fornelli

IV e V Gamma restano centralinelle strategie di Lidl Italia

Il colosso distributivo tedesco crede nel recupero del comparto enel suo rapido ritorno alla crescita nel mercato italiano.

Sono 660 i punti vendita nel nostro Paese e 50 apriranno a breve

Alessia Bonifazi, responsabile comunicazione & CSR di Lidl Italia

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Il ruolo della IV e V Gamma nellestrategie di un colosso della di-stribuzione nazionale come LidlItalia. È il tema di questa intervi-sta in esclusiva concessa a Fresh-CutNews e che riprendiamo vo-lentieri sulla nostra rivista. Ha ri-sposto alle domande Alessia Bo-nifazi, responsabile Comunicazio-ne & CSR di Lidl Italia, andandoanche oltre e facendoci scoprire lestrategie generali di Lidl nel no-stro Paese.

Quali sono i progetti di categorymanagement relativi al settoredel ready-to-eat per la vostra in-segna?“I prodotti di IV e V Gamma sonoin crescita perché intercettanodue trend molto forti in questomomento: da un lato, la crescitadel fresco e della frutta e verdurain particolare, dall’altro il sempremaggiore gradimento che incon-trano i cosiddetti prodotti ad altocontenuto di servizio, articoli cioèche vengono incontro alle nuoveesigenze di consumo dei clientiche vogliono piatti pronti in pocotempo, buoni e bilanciati da unpunto di vista nutrizionale. È perquesto, che nel nostro nuovo for-mat, presentato a luglio scorso nel

punto vendita di Milano via delleForze Armate, abbiamo dato piùspazio a questa categoria portan-dola all’ingresso del punto vendi-ta con banchi frigo e cartellonisti-ca dedicata”.

Quali sono i progetti di privatelabel per IV e V Gamma di Lidl?“L’assortimento Lidl si componeper oltre l’85% di prodotti a mar-chio del distributore. Una sceltaben precisa che ci consente di of-

frire prodotti di qualità, realizzatiin stretta collaborazione con i for-nitori, ad un prezzo conveniente.Nel comparto IV e V gamma leprivate label Lidl trovano la loromassima espressione, sono infattipresenti quasi esclusivamenteMDD”.

Avete in previsione il lancio dinuove referenze, inclusi gliestratti a freddo?“La IV e la V Gamma hanno, ed

Gli italiani sono pronti a rinunciare a tutto tranneche al cibo. A dirlo è il Rapporto Coop 2020 chescatta la fotografia delle intenzioni dei consumatori.La buona notizia per il settore è che, secondo lo stu-dio, i consumi di ortofrutta, almeno nelle intenzio-ni, aumenteranno. Sono propensi a farlo i due terzidelle famiglie. Una convinzione che coinvolge alme-no l’83% degli operatori. Meno positive le notizieper il comparto della IV e V Gamma, dal momentoche un italiano su tre, nelle intenzioni, è disposto a

tagliare la spesa sulle insalate in busta e sui piattipronti. Si nota una straordinaria inversione di ten-denza rispetto alla fotografia scattata appena un an-no fa. Allora era fuga dai fornelli, un fenomeno chein realtà continuava da 20 anni. Complice il lock-down invece gli italiani hanno rimesso le mani inpasta e anche nel postcovid il cook@home è una co-stante che spiega la forte crescita nelle vendite degliingredienti (+28,5% in GDO) a fronte della contra-zione dei piatti pronti (-2,2%).

Il Rapporto Coop conferma il ritorno ai fornelli

IV e V Gamma restano centralinelle strategie di Lidl Italia

Il colosso distributivo tedesco crede nel recupero del comparto enel suo rapido ritorno alla crescita nel mercato italiano.

Sono 660 i punti vendita nel nostro Paese e 50 apriranno a breve

Alessia Bonifazi, responsabile comunicazione & CSR di Lidl Italia

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Stefania Tessari

La IV Gamma dall’osservatoriodi OrtoRomi. Facciamo il puntocon Fabio Ronco (nella foto), di-rettore commerciale della Coo-perativa Agricola con sede a Bor-goricco (Padova), tra i leader dimercato nel settore specifico eoperante anche nella V Gamma,nei piatti e nelle zuppe pronte, enegli estratti di frutta freschi. Il manager delinea lo scenario dimercato da inizio anno: "Gen-naio e febbraio, per quanto ci ri-guarda, al di là dei dati di merca-to, erano cominciati piuttostobene - afferma Ronco - mostran-do dati di crescita. A marzo ab-biamo avvertito le prime eviden-ti difficoltà legate alla pandemia,che hanno fatto sì che la situazio-ne progressivamente si arenasse.Ciò che è accaduto nei mesi dilockdown è ormai evidente a tut-ti: la diminuzione dei dati d’ac-quisto ha portato ad un significa-tivo e perdurante calo delle ven-dite della IV Gamma”.“Anche per quanto riguarda i no-stri prodotti - precisa il direttorecommerciale di OrtoRomi - ab-biamo dovuto registrare un caloevidente nel mese di aprile, chesi è fatto via via più consistentenei due mesi successivi. Il trendpiù negativo, e il dato più bassodi fatturato in assoluto, lo abbia-mo vissuto nel mese di giugno,dato inaspettato, se si pensa al-l’allentamento delle rigide regoleimposte nel lockdown”. La situazione ha cominciato a vi-vacizzarsi nuovamente nel mesedi luglio, facendo intravedere ti-midi segnali di ripresa. “Siamoriusciti a chiudere luglio semprecon un numero negativo ma conun importante risalita dei nume-ri - afferma infatti Ronco -. Nelmese di agosto, abbiamo assisti-to poi ad un primo segno positi-

vo, se pur di poco, dato sopra lamedia, osservando le statisticheNielsen relative alla IV Gamma.Credo si sia verificata un’inver-sione di tendenza in concomitan-za con il fermento di Ferragosto”.Dopo l’excursus generale sugliultimi mesi, siamo entrati conRonco nel dettaglio delle singolefamiglie di prodotti: “Le insalatein busta sono interessate da unaripresa molto importante. Ilmondo delle ciotole sta attraver-sando ancora una fase negativa,ma sempre più vicina ad una fa-se di pareggio. Per quanto ri-guarda le zuppe, si tratta di unmercato relativamente nuovoper noi, dove l’affollamento dicompetitors è importante, conun leader incontrastato, ma stia-mo cominciando a dire la nostrae stiamo viaggiando ad un +3%.Dunque, al di là dei mesi fatidici,possiamo dire di esserci ripresipresto”.L’area più deficitaria, secondoRonco, come suffragato dallestatistiche, è quella del mondodegli estratti di frutta fresca: “Sulmercato di questi prodotti l’e-mergenza Covid-19 ha impattatoin modo molto negativo. Il seg-mento è arrivato a perdere il50%. Per quanto ci riguarda, ab-biamo toccato punte vicine aquesta quota. Via via stiamo risa-lendo. Abbiamo chiuso agostocon un -20. Ad ogni modo, pensoche anche questo mercato si pos-sa e si debba riprendere”. Lo scenario dei rapporti versol’estero ha purtroppo anch’essorisentito dell’effetto pandemia,ma anche lì c’è ripresa. AffermaFabio Ronco: "Il nostro fatturatoverso l’estero pesa per circa il10% del totale. Durante il lock-down i rapporti verso l’estero sisono inevitabilmente fermati.Ora sono ripresi, ma ancora nona livello ottimale poiché, in que-

sta stagione, gli stati verso cuiesportiamo possono contare sul-le produzioni locali e noi non ab-biamo unità produttive all’este-ro”. Una scelta coraggiosa di OrtoRo-mi, considerata l’incertezza delmercato determinata dal lock-down e dalla fase successiva, cheRonco sottolinea, è quella legataai lanci di nuovi prodotti. Traquesti: le ciotole a sola base vege-tale, senza arricchitori animali,valorizzate da un dressing esclu-sivo, i nuovi aceti Calvè aroma-tizzati; o il Guacamole, un pro-dotto dall’utilizzo trasversale.Importante anche il riscontro dialcune rivisitazioni di piattipronti estivi (ad esempio il RisoVenere con le verdure). “A mag-gio abbiamo buttato il cuore ol-tre l’ostacolo”: OrtoRomi, infatti,ha scelto di operare dei lanci pre-visti, originariamente per marzo,presentando i prodotti online aiclienti, da remoto: “Ritengo siaciò che ci sta aiutando a vedere ilritorno dei numeri positivi. Nonci siamo spaventati, abbiamo in-vestito sul futuro”. Altri lanci previsti per i prossimimesi? Cosa riserva il futuro? Ri-sposta conclusivo del direttorecommerciale di OrtoRomi: “Ilnostro marketing si sta impe-gnando in una campagna, inchiave di rivisitazione più at-traente e attrattiva di prodottigià esistenti. Stiamo lavorando aprogetti legati alla sostenibilità,che vedranno la luce nel 2021,presumo prima della prossimaprimavera”.

OrtoRomi riparte lanciando nuoviprodotti. Parola di Fabio Ronco

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avranno anche nel prossimo futu-ro, un ruolo di crescente impor-tanza per Lidl perché ben si adat-tano alle esigenze dei nostri clien-ti e di nuclei familiari tendenzial-mente sempre più ristretti. Perquesto, abbiamo gradualmenteaumentato lo spazio espositivo e ilnumero di referenze. Inoltre, sia-mo sempre alla ricerca di prodot-ti che soddisfino i nuovi trend diconsumo come, appunto, glismoothies già presenti da qualchetempo nel nostro assortimento”.

Quali progetti di riposiziona-mento, dopo che il Covid ha spin-to a ridisegnare lo scacchiere delcanale retail?“Sicuramente c’è stata una cresci-ta importante dell’online. Abbia-mo stretto, oltre un anno fa, unimportante accordo di collabora-zione con l’ex Supermercato24,che ora si chiama Everli, per laconsegna a casa della spesa trami-te i loro personal shopper. Attual-mente il servizio è disponibile inmolte province italiane, con l’in-tenzione di coprire l’intera rete.Durante le prime settimane dipandemia, abbiamo registrato,come tutto l’e-commerce in gene-rale, un significativo incrementodell’attività che ora si sta stabiliz-

zando. La spesa tramite e-com-merce diventerà sempre di piùun’abitudine consolidata per unafetta importante dei clienti."Recentemente abbiamo annun-ciato un piano di aziendale deno-minato “Lidl per l’Italia” fondatosu tre pilastri: investimenti im-mobiliari per oltre 400 milioni dieuro con l’apertura prevista di 50nuovi punti vendita entro la finedell’esercizio fiscale, diversi inter-venti di restyling della rete esi-stente e importanti investimentinella logistica; la creazione dinuovi posti di lavoro con oltre2.000 assunzioni previste perl’anno in corso; la valorizzazionedella filiera agroalimentare italia-na anche attraverso l’export di ol-tre 1,6 miliardi di euro di prodottimade in Italy nei quasi 11 milapunti vendita dell’insegna nelmondo”.

Un piano veramente importante.Con il boom dei negozi di prossi-mità prevedete di acquisire pic-coli negozi per avere un vostropunto di prossimità come fannoad esempio Coop e Pam?“In 28 anni di presenza in Italia econ oltre 660 punti vendita at-tualmente operativi, siamo sem-pre cresciuti in modo endemico,

senza acquisire altre catene. Neigrandi centri urbani, come Mila-no, abbiamo introdotto, già da unpaio di anni, un format metropo-litano che si sviluppa su due livel-li per inserirsi al meglio nei conte-sti cittadini. Grazie a questo svi-luppo verticale, infatti, l’edificioutilizza meno suolo ed è più facileda collocare in spazi “stretti” co-me quelli delle grandi città. È sta-to pensato e progettato per le cittàsecondo le recentissime disposi-zioni sul contenimento del consu-mo del territorio ed è in linea congli odierni parametri di eco-soste-nibilità degli immobili”.

Come si gioca sul territorio ita-liano la concorrenza con il vostrostorico competitor Aldie?“Ogni player che opera nella GDOmerita rispetto e attenzione, mapreferiamo concentrarci su di noi.Siamo in Italia da 28 anni e, an-che in questo anno difficile, ab-biamo annunciato l’apertura di50 nuovi punti vendita confer-mando il nostro impegno ad inve-stire nel nostro Paese. Questo si-gnifica avere ancora ampi margi-ni di crescita grazie al positivo ecrescente riscontro dei nostriclienti che ci scelgono con fidu-cia”.

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avranno anche nel prossimo futu-ro, un ruolo di crescente impor-tanza per Lidl perché ben si adat-tano alle esigenze dei nostri clien-ti e di nuclei familiari tendenzial-mente sempre più ristretti. Perquesto, abbiamo gradualmenteaumentato lo spazio espositivo e ilnumero di referenze. Inoltre, sia-mo sempre alla ricerca di prodot-ti che soddisfino i nuovi trend diconsumo come, appunto, glismoothies già presenti da qualchetempo nel nostro assortimento”.

Quali progetti di riposiziona-mento, dopo che il Covid ha spin-to a ridisegnare lo scacchiere delcanale retail?“Sicuramente c’è stata una cresci-ta importante dell’online. Abbia-mo stretto, oltre un anno fa, unimportante accordo di collabora-zione con l’ex Supermercato24,che ora si chiama Everli, per laconsegna a casa della spesa trami-te i loro personal shopper. Attual-mente il servizio è disponibile inmolte province italiane, con l’in-tenzione di coprire l’intera rete.Durante le prime settimane dipandemia, abbiamo registrato,come tutto l’e-commerce in gene-rale, un significativo incrementodell’attività che ora si sta stabiliz-

zando. La spesa tramite e-com-merce diventerà sempre di piùun’abitudine consolidata per unafetta importante dei clienti."Recentemente abbiamo annun-ciato un piano di aziendale deno-minato “Lidl per l’Italia” fondatosu tre pilastri: investimenti im-mobiliari per oltre 400 milioni dieuro con l’apertura prevista di 50nuovi punti vendita entro la finedell’esercizio fiscale, diversi inter-venti di restyling della rete esi-stente e importanti investimentinella logistica; la creazione dinuovi posti di lavoro con oltre2.000 assunzioni previste perl’anno in corso; la valorizzazionedella filiera agroalimentare italia-na anche attraverso l’export di ol-tre 1,6 miliardi di euro di prodottimade in Italy nei quasi 11 milapunti vendita dell’insegna nelmondo”.

Un piano veramente importante.Con il boom dei negozi di prossi-mità prevedete di acquisire pic-coli negozi per avere un vostropunto di prossimità come fannoad esempio Coop e Pam?“In 28 anni di presenza in Italia econ oltre 660 punti vendita at-tualmente operativi, siamo sem-pre cresciuti in modo endemico,

senza acquisire altre catene. Neigrandi centri urbani, come Mila-no, abbiamo introdotto, già da unpaio di anni, un format metropo-litano che si sviluppa su due livel-li per inserirsi al meglio nei conte-sti cittadini. Grazie a questo svi-luppo verticale, infatti, l’edificioutilizza meno suolo ed è più facileda collocare in spazi “stretti” co-me quelli delle grandi città. È sta-to pensato e progettato per le cittàsecondo le recentissime disposi-zioni sul contenimento del consu-mo del territorio ed è in linea congli odierni parametri di eco-soste-nibilità degli immobili”.

Come si gioca sul territorio ita-liano la concorrenza con il vostrostorico competitor Aldie?“Ogni player che opera nella GDOmerita rispetto e attenzione, mapreferiamo concentrarci su di noi.Siamo in Italia da 28 anni e, an-che in questo anno difficile, ab-biamo annunciato l’apertura di50 nuovi punti vendita confer-mando il nostro impegno ad inve-stire nel nostro Paese. Questo si-gnifica avere ancora ampi margi-ni di crescita grazie al positivo ecrescente riscontro dei nostriclienti che ci scelgono con fidu-cia”.

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Settembre si è aperto con signifi-cativi cambiamenti all’internodella prima industria italiana del-la IV Gamma, il Gruppo La LineaVerde. In due giorni l’azienda haemesso altrettanti comunicati.Partiamo dall’ultimo, che iniziacosì: “Il 2020, contrassegnatodalla pandemia da Covid, costrin-ge inevitabilmente il Gruppo LaLinea Verde a rallentare il suopercorso di sviluppo, ma senzaintaccare il valore dei ricavi”. Ilcomunicato è accompagnato dauna foto e da un commento delCEO, Domenico Battagliola.Il secondo dà notizia della nomi-na del manager Mirco Gilioli apresidente del gruppo brescianoal posto del fondatore GiuseppeBattagliola precisando che il pas-saggio di consegne permetterà aGiuseppe Battagliola di “portareavanti nuovi progetti personali” eche lo stesso passaggio ha l’obiet-tivo di avviare il cambio genera-zionale, che vedrà protagonistiAndrea e Carlo, cugini e figli deifratelli Giuseppe e Domenico Bat-tagliola che nel 1991 diedero av-vio all’impresa agroalimentarecon sede a Manerbio.Ma andiamo con ordine. Ovvero,torniamo alle cifre. I risultati ot-tenuti all’estero e grazie all’exportdall’Italia – assicura l’azienda –hanno permesso in questo 2020di mantenere il livello di fatturatoe il portafoglio clienti. Sul fronteexport, il Gruppo segna il proprioingresso sul mercato olandese,grazie all’avvio di una significati-va collaborazione con un clientetra i più affermati operatori nelladistribuzione locale. La LineaVerde ha diffuso i dati del bilan-cio 2019, che ha chiuso con unfatturato di gruppo pari a 322 mi-lioni di euro, in crescita del 10%sull’esercizio precedente (293 mi-lioni di euro), confermando iltrend positivo che ha visto negli

La Linea Verde, un managera garanzia del cambio generazionale

Presentata ufficialmente a Mar-ca 2019, è arrivata in GDO lanuova gamma di insalate freschedi IV Gamma DimmidiSì nell’in-novativa confezione biodegrada-bile e compostabile, Un SaccoGreen. La proposta è il frutto diun progetto tutto italiano e ami-co dell’ambiente: un primo pas-so tangibile in risposta alle atte-se del consumatore sempre piùsensibile alle tematiche ambien-tali, in particolare a quelle legateal packaging.La gamma Un Sacco Green è ca-ratterizzata da un sub-brand for-te e didascalico; ha una graficachiara, evocativa e virata su codi-ci colore che rimandano al mon-do della sostenibilità. La nuovabusta, grazie all’innovativo ma-teriale bio-plastico biodegrada-bile e compostabile di cui è fatta,ha un aspetto lattiginoso chespicca a scaffale. Questa eviden-te differenziazione aiuta i consu-matori, a colpo d’occhio, a capireche è diversa dalle altre e che varaccolta nell’umido di casa e poinella raccolta organica. Dopo iltrattamento di smaltimento di-venterà, infatti, compost ovvero

concime.Un Sacco Green gioca, quindi,anche un ruolo educativo dialo-gando costruttivamente con iconsumatori, chiamandoli all’a-zione: la catena virtuosa iniziatadall’azienda, infatti, si chiude so-lo se anche loro smaltiranno cor-rettamente la confezione.Il packaging di Un Sacco Greennasce da un impegnativo proget-to di filiera completamente ita-liana che ha visto al fianco delproject leader La Linea Verde,Novamont, Ticinoplast e CartonPack. Grazie a questa stretta col-laborazione made in Italy, il Ma-ter-Bi®, ovvero l’innovativa bio-plastica di Novamont che utiliz-za risorse rinnovabili per forniresoluzioni a ridotto impatto am-bientale, arriva per la prima vol-ta nel mercato dell’ortofrutta fre-sca pronta al consumo.A garanzia di biodegradabilità inun impianto di compostaggio in-dustriale, la confezione reca ilmarchio OK compost INDU-STRIAL. È una certificazione chevalorizza Un Sacco Green, è at-tribuita da TUV Austria ed è va-lida a livello europeo.

DimmidiSì più sostenibilecon il nuovo packaging green

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ultimi anni il gruppo protagoni-sta del settore della produzione diIV Gamma e della produzione dipiatti pronti freschi. Il Gruppo èinfatti il quarto operatore euro-peo nel mercato della IV Gamma,presente in oltre 25 Paesi ed ope-rante con oltre 60 operatori delsettore. Crescono le vendite sui

mercati esteri, primo fra tutti ilmercato spagnolo dove il Grup-po, attraverso le Controllate Ve-getales Línea Verde Navarra S.A.e Productos Naturales de La VegaS.L., consegue un fatturato pros-simo ai 100 milioni di euro, in-crementando le proprie perfor-mance rispetto all’esercizio pre-

cedente.Agli ampliamenti produttivi si af-fiancano investimenti agricolicon campi e serre dedicati allacoltivazione delle insalate. Anchein questo ambito gli investimentiintrapresi coinvolgono temi di re-sponsabilità sociale d’impresa.“Non ci si dimentica mai di esse-re agricoltori prima di tutto e dilavorare attraverso una filieracorta e trasparente” dichiara Do-menico Battagliola. Intanto ilGruppo prosegue il piano di inve-stimenti in marketing con l’inten-to di massimizzare la notorietàdel brand DimmidiSì, che a oggisi attesta a un livello dell’80% co-me certificato dall’Istituto di ri-cerca internazionale GFK.“I numeri promuovono la nostrastrategia di consolidamento edespansione del business, ma nonpensiamo certamente solo a quel-li. I nostri investimenti non sonosolo strutturali, infatti, ma anchemirati alla crescita del nostro ca-pitale umano, con nuove assun-zioni, percorsi di formazione especializzazione del personale peraffrontare sempre meglio le sfidedel futuro. L’incremento dellaforza lavorativa 2019 totale nelGruppo è stato di 308 unità –precisa Domenico Battagliola -.Mettere in sicurezza le personedurante il picco dei contagi è sta-ta una delle prime azioni intra-prese, con smart working e im-plementazione delle misure di si-curezza nei reparti produttivi,poiché l’azienda non ha mai fer-mato l’attività”.Ma chi è il nuovo presidente?Mirco Gilioli collabora con La Li-nea Verde dal 1994 e ha parteci-pato attivamente alle tappe sa-lienti che hanno portato alla crea-zione del gruppo. Tecnologo ali-mentare di formazione, il suo am-bito lavorativo è sempre stato le-gato ai reparti di Ricerca&Svilup-po e Qualità e ha contribuito allarealizzazione di tanti progetti si-gnificativi: dalle zuppe ai succhi ebevande, ai piatti pronti. Inoltre èconsigliere nel consiglio di ammi-nistrazione dal 2006.

La società CdP, nata da duerealtà storiche del commercioortofrutticolo dell’Emilia Roma-gna, la Di Pisa, rappresentata daRiccardo Di Pisa, e la Coferasta,rappresentata da Matteo Luder-gnani, ha acquisito il 33% diNuova Ivi Srl, che opera nel set-tore della IV Gamma, garanten-do - si legge in una nota azienda-le - “un’accurata selezione di ma-terie prime con una lavorazionerigorosamente a mano di tutti iprodotti”.Dopo la creazione del brand StaiFresco, specializzato nella forni-tura di ortofrutta fresca al setto-re horeca e alle aziende che vo-gliono aumentare il livello diwelfare interno, CdP ha allargatocosì il controllo della filiera gra-zie alla collaborazione con Nuo-va Ivi, giovane società in crescitadi Copparo, in provincia di Fer-

rara. “La scelta di entrare in par-tecipazione con Nuova Ivi ri-sponde alla necessità di ampliareil ventaglio di offerta mantenen-do un controllo diretto dell’inte-ra filiera e garantire così un’altaqualità sia a livello prodotti che alivello servizi”, si legge ancoranella nota. “Oggi più che mai, ladirezione è quella di una gestio-ne completa dell’intera filiera,dalla produzione alla commer-cializzazione, nell’ottica di un si-stema integrato in grado di ri-spondere in maniera efficientead ogni richiesta di mercato”.I soci della Nuova Ivi, con l’in-gresso della CdP, sono saliti atre, ognuno con una quota pari-taria del 33%. Nuova Ivi è moltoimpegnata nell’innovazione enella diversificazione di un’offer-ta ad alto contenuto di servizio,che comprende la V Gamma.

Anche Di Pisa e Coferastaentrano nella IV Gamma

acquisendo il 33% di Nuova Ivi

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Numeri positivi per Esselunganella prima parte dell’anno, no-nostante gli effetti negativi delCovid. Il consiglio di amministra-zione riunitosi a Limito di Pioltel-lo, presieduto da Marina Caprot-ti, ha esaminato e approvato larelazione semestrale al 30 giugnoscorso.Il Gruppo ha realizzato venditeper 4.061 milioni di euro, in cre-scita dello 0,9% rispetto al corri-spondente periodo 2019, malgra-do gli effetti negativi del lock-down nei mesi di marzo e aprile.Se si escludesse l’andamento del-le vendite dei bar e delle profu-merie, che sono rimasti chiusi percirca due mesi, la crescita di Esse-lunga si attesterebbe a circal’1,9% rispetto al corrispondenteperiodo 2019.I prezzi a scaffale hanno registra-to un’inflazione dell’1,7% a frontedel 3% di inflazione ricevuta daifornitori. È stata mantenuta laconvenienza relativa nei prezzi divendita con quasi 3 punti percen-tuali sotto la media del mercato(fonte NRPS Nielsen). Tale con-venienza relativa è rimasta co-stante negli ultimi anni. In parti-colare sono stati erogati sconti aiclienti per oltre 675 milioni di eu-ro, per mantenere il livello di con-venienza nella difficile fase eco-nomica del Paese.Il margine operativo lordo “adju-sted" del primo semestre è pari a395,9 milioni di euro (9,7%) ri-spetto ai 379,4 milioni di euro(9,4%) del corrispondente perio-do 2019. Tale margine include icosti straordinari per gli inter-venti Covid-19, a salvaguardiadella sicurezza di clienti e dipen-denti.Nel corso del primo semestre so-no stati aperti due nuovi negozi, aMilano in viale Tibaldi e a Bar-zanò (Lecco), acquisiti a febbraioda Margherita Distribuzione SpA

e ristrutturati in due mesi. A giu-gno 2020 è stato aperto il secon-do laEsse a Milano in via Mel-chiorre Gioia.Gli investimenti sono stati pari a126,8 milioni di euro mentre mi-gliora la posizione finanziarianetta.

“È stato un semestre particolar-mente difficile a causa del Covid19 - commenta Sami Kahale, am-ministratore delegato Esselunga-. Le nostre priorità sono statequelle di tutelare la salute e la si-curezza dei clienti e delle nostrepersone e di mantenere la conti-nuità operativa in un periodo digrandissime incertezze. Per ga-rantire tutto ciò, abbiamo investi-to oltre 13,5 milioni di euro,escluse le donazioni e gli aiuti al-le comunità che sono state signi-ficativamente aumentate. Sul pia-no commerciale siamo stati forte-mente penalizzati dal periodo dilockdown durante il quale oltre il50% dei nostri clienti non è potu-to uscire dal proprio Comune diresidenza, nel rispetto delle di-sposizioni dei decreti e delle ordi-nanze regionali; di conseguenzanon ha potuto recarsi nei nostrinegozi per fare la spesa. Tuttavia,le vendite di Esselunga sono cre-sciute dell'1,9% rispetto all’annoscorso. Considerato il contesto,possiamo dirci soddisfatti dei ri-sultati ottenuti”.

Esselunga, primo semestredi crescita malgrado il lockdown

Alcuni negozi sono rimasti chiusi, molti clienti sono stati bloccati in casa per due mesi: ma nonostante tutto l’insegna milaneseè cresciuta dell’1% sul 2019 e ha investito 127 milioni di euro

Marina Caprotti. Da quando la figliadel fondatore ha preso in mano le redini del Gruppo i dubbi sul futurosono stati messi da parte. Esselungacontinua a crescere

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Famila, l’insegna nazionale di Se-lex Gruppo Commerciale, è en-trata nell’autunno di un anno im-pegnativo con il miglior risultatodell’ultimo decennio: +9,3% a pa-rità di rete. Un dato ancor più po-sitivo se confrontato con il merca-to (Iper+Super) che ai primi disettembre era al +1,2%."Le crescite che stiamo consoli-dando nel 2020 sono il risultatodi un lavoro di squadra che ha vi-sto, prima di tutto, i collaboratoridei punti di vendita protagonisticoraggiosi e positivi nella fase piùcritica della pandemia - commen-ta Maniele Tasca, direttore gene-rale Selex Gruppo Commerciale -. Raccogliamo il frutto del rinno-vamento della rete e di anni di la-voro dedicato a garantire qualitàe convenienza ai nostri clienti conservizi e prodotti in continuo ag-giornamento. I programmi di svi-luppo non si fermano e prevedo-no, oltre l’apertura di nuovi su-permercati e superstore, la cresci-ta dei Famila Market, nuovo for-mato di prossimità lanciato lo

scorso anno”. La previsione di unandamento positivo per l’ultimotrimestre dovrebbe portare ad un+12,8% di fatturato a fine anno,circa 2.200 milioni (1.950 milioninel 2019). Da nord a sud della Pe-nisola Famila è tra le insegne piùnote nel panorama della distribu-zione moderna nazionale.Sono quattro le declinazioni pre-senti nel gruppo: Famila, Super-store, Iper e Market; quest’ulti-ma, nata nell’estate 2019 dalla

volontà di intercettare una fasciadi consumatori attenti alla prossi-mità (negozi di medio/piccole di-mensioni) ma al tempo stesso esi-genti in termini di completezzadella spesa e con assortimentiadattati a differenti esigenze. Tut-ti i format Famila, insieme alle al-tre insegne del terzo Gruppo del-la distribuzione moderna italia-na, partecipano alla grande cam-pagna sconti Prova&Risparmia,fino all’8 novembre.

Famila, negli ultimi dieci annimai un risultato così buono

Alla faccia della crisi, l’insegna, parte del Gruppo Selex, è cresciutadel 9,3% nei primi otto mesi dell’anno a parità di rete su una

media dell’intero settore che si è fermata all’1,2%

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Emanuele Zanini

L’Emilia Romagna dei Mercati farete puntando a creare una dellerealtà mercatali più grandi e or-ganizzate d’Italia. I Centri agroa-limentari di Bologna, Parma, Ri-mini e Cesena sono pronti ad ag-gregarsi in un’unica realtà, a par-tecipazione pubblica, che sarà ingrado di sviluppare un fatturatodiretto di oltre 20 milioni di euro,un patrimonio di 100 milioni dieuro e un fatturato aggregato di500 milioni di euro, con volumicomplessivi che non sono lonta-nissimi da quelli sviluppati daimercati più grandi, come Roma eMilano. Una realtà per la quale siprevedono investimenti per al-

meno 10 milioni di euro.La collaborazione tra i quattromercati all’ingrosso emiliano ro-magnoli si è rafforzata lo scorsoanno quando la Regione EmiliaRomagna ha deciso di uscire dal-la proprietà, quindi di cedere lequote di partecipazione. A quelpunto sono iniziate nuove inteseper realizzare un’integrazione so-cietaria tra i quattro Mercati,ognuno con le proprie peculiarità.Un progetto sviluppato progressi-vamente e ormai ad uno stadio

molto avanzato, a tal punto che siprevede che la newco possa esse-re operativa già dall’inizio del2021. In una prima fase l’opera-zione dovrebbe essere a controlloprincipalmente pubblico, mentrein un secondo momento potrebbeesserci l’apertura ai privati e allapossibilità di una quotazione inBorsa.“L’idea - spiega Alessandro Bonfi-glioli, direttore generale delCAAB, il Centro Agroalimentaredi Bologna - è di realizzare un’a-

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Mercati: Bologna, Parma, Cesenae Rimini verso l’aggregazione

Una semplice rete di imprese oppure una newco dicoordinamento? La scelta dovrebbe avvenire a breve. Bonfiglioli: “Metteremo in comune i servizi dall’amministrazione alla logistica”

Sostenibilità ambientale e pro-dotti salutistici. Sono i caposal-di che muovono il progetto diErbert, nuovo concept storeaperto a Milano, poco dopo lafine del lockdown. L’ortofruttaè al centro della filosofia di unsupermercato “eco-friendly”:frutta e verdura (di tantissimevarietà diverse) arrivano fre-sche tutte le mattine, da pro-duttori che lavorano in biologi-co o biodinamico, le specialitàdel forno sono fatte con farineintegrali e lievito madre, la car-ne è da filiera controllata e ani-mali allevati all’aperto e il pescepescato nel rispetto dell’am-biente e della stagionalità. C’è ilcomparto di gastronomia fre-sca, con piatti pronti, fra cuitante opzioni vegane, studiatida un nutrizionista.

Erbert,il supermercatoeco-friendly

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zienda multi-stabilimento, di uti-lizzare in comune dei servizi cen-trali, dei sistemi informativi, lalogistica, l’amministrazione, an-che attraverso nuovi processi didigitalizzazione. Tutto quello cheserve per la governance dell’a-zienda può essere utilizzato inmaniera congiunta mentre suisingoli Mercati faremo investi-menti ulteriori per ammodernarlie creare migliori condizioni per leaziende insediate affinché operi-no in maniera ancora più efficien-te”.Ancora da definire la forma giuri-dica che gestirà la strategia deiquattro centri agroalimentari,che rimarranno comunque indi-pendenti tra loro, ognuno con leproprie peculiarità. Verranno, senecessario, ammodernati o am-pliati. È probabile verrà creata,appunto, una società unica perconcretizzare l’aggregazione.“L’obiettivo dell’integrazione -

precisa Bonfiglioli - è principal-mente di fornire un servizio mi-gliore alle imprese insediate: daigrossisti ai produttori, alle azien-de di servizio e altre”.“Dal continuo confronto tra lequattro realtà - aggiunge Bonfi-glioli - è emerso come molte atti-vità migliorerebbero se realizzate

assieme. Un fattore rafforzatodalla crisi che ha accelerato que-sta necessità di fare rete, perchéavere dimensioni più ampie èsempre più importante per rima-nere competitivi, affrontandouniti la sfida dei mercati”.E proprio in termini di export einternazionalizzazione, la nuovasinergia porterà a nuovi progettiin Cina e in Medio Oriente, dovela nuova aggregazione dei quattroMercati, si appoggerà a piattafor-me logistiche già presenti in locoma gestite direttamente per svi-luppare nuovi business anche inquelle aree. “Inizieremo con unprogetto negli Emirati Arabi aDubai e in Arabia Saudita, a Jed-dah, dove si sta creando un nuovoMercato - annuncia Bonfiglioli -.In Cina stiamo portando avantiun piano strategico che farà per-no su Pechino”. Le partnership inMedio Oriente potrebbero con-cretizzarsi entro il 2021.

Alessandro Bonfiglioli, direttore generale di CAAB Bologna

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A campagna praticamente conclu-sa restano, per il pomodoro da in-dustria, i temi di fondo. Storicaeccellenza dell’agroalimentaremade in Italy, la filiera del pomo-doro da industria sconta ancoraun livello reputazionale inadegua-to su cui è necessario lavorare. Iltema è affrontato dall’ANICAV,l’Associazione Nazionale Indu-striali Conserve Alimentari Vege-tali. “Per dare nuova immagine alpomodoro trasformato, abbiamocambiato il nostro paradigmaoperativo, cercando di passare daun’attività meramente associativaa una pro-attività a sostegno ditutto il sistema. Purtroppo ciscontriamo a volte con l’incapa-cità della filiera di fare sistema”,dichiara il direttore generale ANI-CAV, Giovanni De Angelis.La soluzione sembra chiara manon immediata: il comparto devefare ancora i conti con alcuni pre-giudizi devastanti, uno su tutti ilbinomio “pomodoro-caporalato”.Secondo quanto emerso da unarecente indagine commissionatada ANICAV al Reputation Institu-te, società leader mondiale specia-lizzata in corporate reputation,l’82% degli intervistati associa ilpomodoro ad un sistema di illega-lità in cui la manodopera viene re-clutata dai caporali e pagata cifreassolutamente non congrue e di-gnitose. “Si tratta di un’opinione

sedimentata, frutto di un’inesattapercezione e di un’informazionenon sempre corretta”, commentail direttore. Ciò che il consumato-re non sa, infatti, è che la raccoltadel pomodoro da industria è per-lopiù meccanica, le sole eccezionisono riconducibili ai territori incui il suolo argilloso impedisce ilpassaggio della macchina in casodi stagioni particolarmente piovo-se. In generale, tuttavia, nel di-stretto del Nord la raccolta è100% meccanizzata mentre al Sudtale percentuale è compresa tra il90 e il 95%. L’impiego di manodo-pera, dunque, negli anni si è ridot-to notevolmente a vantaggio dellalegalità. “Tra l’altro per noi dell’in-dustria la raccolta meccanica èpreferibile rispetto a quella ma-nuale, poiché il bracciante racco-glie ‘per sradicamento e scuoti-

mento’ lasciando terra e fogliametra i pomodori con conseguenzesul peso dei bins, dunque sul co-sto del trasporto, e sui tempi di la-vorazione industriale”, aggiungein merito De Angelis.Una seconda minaccia, che dopoanni di smentite è sempre prontaa far tremare il comparto, è legataalla questione ‘concentrato di po-modoro cinese’. “In questo senso -ha spiegato il direttore ANICAV -mi preme specificare che i deriva-ti del pomodoro venduti sugliscaffali della GDO sono ottenutida prodotto 100% italiano. Che siparli di pomodoro cinese per i pe-lati, la polpa e i pomodorini è as-surdo. Dal concentrato, sia essoimportato o realizzato in Italia,non si possono ottenere prodottisolidi proprio perché liquido; sa-rebbe come pretendere di ricavare

I piani di ANICAV per rilanciareun’eccellenza del made in Italy

Giovanni De Angelis, direttore generale di ANICAV

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grappoli d’uva da una bottiglia divino”.Esistono altri due motivi chesmentiscono questa insinuazione,uno legato alle esigenze di conser-vazione: il pomodoro deve essereprocessato entro le 24 ore daquando è stato raccolto, immagi-nare che ciò avvenga con materiaprima cinese o di altro Paese an-che vicino, sarebbe praticamenteimpossibile, se non economica-mente insostenibile; il secondo re-lativo al regime di TPA (traffico diperfezionamento attivo) o tempo-ranea importazione, attraversocui viene importato circa il 90%del concentrato di pomodoro daPaesi extracomunitari, Cina com-presa. In base a questo sistema ilconcentrato – prodotto liquido –entra temporaneamente nel terri-torio nazionale a scopo di perfe-zionamento (lavorazione, trasfor-mazione o riparazione), per poiessere ri-esportato verso Paesidell’Africa e Medio Oriente con ladicitura in etichetta “confezionatoin Italia”. Tutto il percorso è docu-mentato e sottoposto a controllida parte della Guardia di Finanza,delle Dogane e delle autorità sani-tarie.Uno scenario complesso, che di-venta ancor più difficile sul pianointernazionale, dove la competi-zione è elevatissima e il prestigiodi questa filiera è per certi versi arischio. Un esempio su tutti, le ac-cuse di dumping che di tanto intanto arrivano da alcuni Paesi,quali l’Australia; una critica piùvolte giudicata dallo stesso De An-gelis come “una questione mera-mente politica, fondata sulla vo-lontà del governo australiano di

tutelare la produzione e la trasfor-mazione interna”.Per risollevare l’immagine delcomparto agli occhi dell’opinionepubblica e rimandare di fatto leaccuse ai mittenti, ANICAV datempo si è impegnata su più fron-ti mettendo a punto codici etici eprogetti per il monitoraggio e latutela delle produzioni. Oltre a seguire specifiche linee dicondotta e disciplinari di produ-zione e certificazioni, si sta lavo-rando per il riconoscimento di unregime facoltativo di certificazio-ne per la filiera italiana del pomo-doro da industria, ai sensi del Re-golamento (UE) 1305/2013, oltrea portare avanti due importantiprogetti. Il primo, in essere ormaida 7 anni, è dedicato alla rilevazio-ne satellitare dei campi al CentroSud per mappare le produzioni, lostadio di maturazione dei prodot-ti per la raccolta e, di conseguen-za, fornire informazioni fonda-mentali per il reclutamento e lamobilità da e per i campi dellamanodopera, intervento inseritonel più ampio progetto FI.LE. (Fi-liera Legale) finanziato con le ri-sorse del “PON Legalità” con ilcoinvolgimento dei Ministeri del-l’Agricoltura, Interni e Lavoro concapofila la Borsa Merci di Union-camere. L’altro è in fase di avvia-mento in Emilia-Romagna, dovesi sta implementando un secondo

programma di monitoraggio viasatellite, per la verifica dell’aspet-to qualitativo dei pomodori colti-vati tra le province di Parma, Pia-cenza e Ferrara.“Si tratta di progetti che perseguo-no un obiettivo di miglioramentoverticale del sistema in entrambi ibacini produttivi a vantaggio ditutti gli stakeholder, anche inun’ottica di semplificazione delloscenario. Dati e statistiche condi-visi e inconfutabili sono infattiutili laddove industria e produzio-ne talvolta faticano a fare sistemaper le difficoltà legate al numerodi interlocutori. Al Nord il con-fronto è tra quindicina di OP e cir-ca 25 industrie conserviere men-tre al Sud il rapporto è di circa 30OP a fronte di 85-90 trasformato-ri, perlopiù di medio piccole di-mensioni, basti pensare che le pri-me 20 realtà fanno l’80% circadella produzione trasformata fi-nale”, precisa De Angelis.Sul fronte internazionale lo stessoobiettivo di promozione e suppor-to alla filiera è perseguito da ANI-CAV grazie a due progetti realiz-zati nell’ambito del Regolamento1144/2014 e finanziati dalla stessaassociazione per circa 6 milioni dieuro nel triennio 2020/2022. Ilprimo per il mercato americano“Greatest Tomato from Europe”,dove è forte il problema dell’Ita-lian Sounding, mentre l’altro ri-volto a Cina, Corea del Sud eGiappone, “Red Gold from Euro-pe”, con lo scopo principale dieducare i consumatori locali al-l’acquisto dei derivati di pomodo-ro e, al contempo, accrescere econsolidare l’export in questearee.

Dal caporalato al concentratodi pomodoro cinese: tutte le ombre da spazzare viaper la buona reputazione

di una leadership nazionale

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grappoli d’uva da una bottiglia divino”.Esistono altri due motivi chesmentiscono questa insinuazione,uno legato alle esigenze di conser-vazione: il pomodoro deve essereprocessato entro le 24 ore daquando è stato raccolto, immagi-nare che ciò avvenga con materiaprima cinese o di altro Paese an-che vicino, sarebbe praticamenteimpossibile, se non economica-mente insostenibile; il secondo re-lativo al regime di TPA (traffico diperfezionamento attivo) o tempo-ranea importazione, attraversocui viene importato circa il 90%del concentrato di pomodoro daPaesi extracomunitari, Cina com-presa. In base a questo sistema ilconcentrato – prodotto liquido –entra temporaneamente nel terri-torio nazionale a scopo di perfe-zionamento (lavorazione, trasfor-mazione o riparazione), per poiessere ri-esportato verso Paesidell’Africa e Medio Oriente con ladicitura in etichetta “confezionatoin Italia”. Tutto il percorso è docu-mentato e sottoposto a controllida parte della Guardia di Finanza,delle Dogane e delle autorità sani-tarie.Uno scenario complesso, che di-venta ancor più difficile sul pianointernazionale, dove la competi-zione è elevatissima e il prestigiodi questa filiera è per certi versi arischio. Un esempio su tutti, le ac-cuse di dumping che di tanto intanto arrivano da alcuni Paesi,quali l’Australia; una critica piùvolte giudicata dallo stesso De An-gelis come “una questione mera-mente politica, fondata sulla vo-lontà del governo australiano di

tutelare la produzione e la trasfor-mazione interna”.Per risollevare l’immagine delcomparto agli occhi dell’opinionepubblica e rimandare di fatto leaccuse ai mittenti, ANICAV datempo si è impegnata su più fron-ti mettendo a punto codici etici eprogetti per il monitoraggio e latutela delle produzioni. Oltre a seguire specifiche linee dicondotta e disciplinari di produ-zione e certificazioni, si sta lavo-rando per il riconoscimento di unregime facoltativo di certificazio-ne per la filiera italiana del pomo-doro da industria, ai sensi del Re-golamento (UE) 1305/2013, oltrea portare avanti due importantiprogetti. Il primo, in essere ormaida 7 anni, è dedicato alla rilevazio-ne satellitare dei campi al CentroSud per mappare le produzioni, lostadio di maturazione dei prodot-ti per la raccolta e, di conseguen-za, fornire informazioni fonda-mentali per il reclutamento e lamobilità da e per i campi dellamanodopera, intervento inseritonel più ampio progetto FI.LE. (Fi-liera Legale) finanziato con le ri-sorse del “PON Legalità” con ilcoinvolgimento dei Ministeri del-l’Agricoltura, Interni e Lavoro concapofila la Borsa Merci di Union-camere. L’altro è in fase di avvia-mento in Emilia-Romagna, dovesi sta implementando un secondo

programma di monitoraggio viasatellite, per la verifica dell’aspet-to qualitativo dei pomodori colti-vati tra le province di Parma, Pia-cenza e Ferrara.“Si tratta di progetti che perseguo-no un obiettivo di miglioramentoverticale del sistema in entrambi ibacini produttivi a vantaggio ditutti gli stakeholder, anche inun’ottica di semplificazione delloscenario. Dati e statistiche condi-visi e inconfutabili sono infattiutili laddove industria e produzio-ne talvolta faticano a fare sistemaper le difficoltà legate al numerodi interlocutori. Al Nord il con-fronto è tra quindicina di OP e cir-ca 25 industrie conserviere men-tre al Sud il rapporto è di circa 30OP a fronte di 85-90 trasformato-ri, perlopiù di medio piccole di-mensioni, basti pensare che le pri-me 20 realtà fanno l’80% circadella produzione trasformata fi-nale”, precisa De Angelis.Sul fronte internazionale lo stessoobiettivo di promozione e suppor-to alla filiera è perseguito da ANI-CAV grazie a due progetti realiz-zati nell’ambito del Regolamento1144/2014 e finanziati dalla stessaassociazione per circa 6 milioni dieuro nel triennio 2020/2022. Ilprimo per il mercato americano“Greatest Tomato from Europe”,dove è forte il problema dell’Ita-lian Sounding, mentre l’altro ri-volto a Cina, Corea del Sud eGiappone, “Red Gold from Euro-pe”, con lo scopo principale dieducare i consumatori locali al-l’acquisto dei derivati di pomodo-ro e, al contempo, accrescere econsolidare l’export in questearee.

Dal caporalato al concentratodi pomodoro cinese: tutte le ombre da spazzare viaper la buona reputazione

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L’Italia è il secondo produttore mondiale di pomodo-ro da industria, dopo gli Stati Uniti, con il 13% del gi-ro d'affari globale e il 50% di quello europeo. Nel2019 a fronte di 64.528 ettari messi a coltura sonostate prodotte circa 4,8 milioni di tonnellate di po-modoro destinato alla trasformazione industriale,equamente ripartite tra bacino Centro Sud (50,7%) ebacino Nord (49,3%). In termini di esportazione ilprimato è assoluto, grazie a un fatturato annuo di cir-ca 1,7 miliardi di euro generato dalle vendite in UE,USA, Giappone e Australia.La campagna 2020, mentre scriviamo è agli sgoccio-li. Al Nord è praticamente conclusa, al Sud resta daraccogliere il 5% del prodotto. Non è andata male, an-zi, nonostante le difficoltà nella chiusura degli accor-di tra produttori e industria, i prezzi poi sono statimediamente buoni, anche al Sud, dove pure gli even-ti atmosferici hanno qua e là causato danni, in Cam-pania ad esempio, ad eccezione dell’area casertana.Al Centro Sud sono state lunghissime ed estenuanti letrattative per l’accordo sui prezzi di riferimento all’o-rigine. Al Nord l’agreement è stato raggiunto a metàfebbraio, chiuso a 87 euro a tonnellata più un euro dicosti aggiuntivi per l’industria. A giocare un ruolo ri-levante nella trattativa al tavolo del Meridione, erastato il contratto triennale sancito tra la Princes In-dustrie Alimentari, importante realtà foggiana diproprietà anglo-nipponica, e Coldiretti. Un pattochiuso a 121 euro a tonnellata per il tondo e 125 eu-ro/tons per il lungo se consideriamo anche il poten-ziale premio di 15 euro/ton per il rispetto dei quanti-tativi previsti. “Una mossa discutibile che riguarda lasola zona compresa tra il Foggiano, il Molise e la Ba-silicata, con quantitativi intorno alle 300 mila ton-nellate di prodotto, imparagonabili al totale produtti-vo pari a circa 2,6 milioni di tonnellate del CentroSud”, aveva commentato Angelo Garofano, presi-dente di APOC Salerno, organizzazione di produttori

campana con all’attivo circa 2.000 ettari dedicati allaproduzione di pomodoro da industria. “Credo siainappropriato paragonare tale iniziativa a un’azionedel comparto, prendendola come esempio nelle trat-tative e distraendo di fatto il tavolo dal vero obiettivodi coesione finale della filiera”, aveva precisato il pre-sidente di APOC Salerno.Sta di fatto che nel Sud, dopo mesi di negoziazioni,prolungatesi a causa dello stop imposto dall’epide-mia, la fumata nera ha chiuso tutti i tavoli riunitisinelle settimane pre-campagna. La stagione del po-modoro da industria 2020 nel bacino del Centro Sudsi è svolta dunque sotto precise indicazioni in meritoalle modalità di raccolta, agli obiettivi produttivi, aiparametri qualitativi e alle tempistiche di consegnama senza un accordo scritto e condiviso circa le quo-tazioni all’origine. Un tacito concordato tra produtto-ri e industria ha posto tuttavia, almeno in partenza, iprezzi mediamente intorno ai 105 euro a tonnellataper il tondo e 115 euro/tons per il lungo.A questo punto però una domanda sorge spontanea:come si giustifica un differenziale di prezzo tanto ele-vato tra i due bacini produttivi del pomodoro trasfor-mato made in Italy? “Al Nord i pomodori si raccolgo-no alla rinfusa poiché destinati soprattutto a concen-trati, passate e polpe, mentre al Centro Sud la produ-zione è perlopiù riservata all’industria del pelato. Inquesto caso l’attenzione al post raccolta deve esseresuperiore per mantenere intatta l’integrità del pro-dotto finale, che viene posto in bins da 250 chili.Un’accortezza che provoca una ricaduta sui costi delproduttore, sui quali incidono anche i canoni di loca-zione e le spese per il rifornimento idrico più elevaterispetto ai colleghi del Nord Italia. Senza contare i co-sti della manodopera, superiori a qualsiasi altro Pae-se produttore, quelli legati all’impiego di principi at-tivi, dei trattamenti o riconducibili all’innovazionedel processo produttivo”, risponde Matteo Falcuc-ci di OP Ortofrutta Sol Sud, realtà molisana di Ter-moli con circa 400 soci in rappresentanza di 900

2020, è finita con il bottouna campagna a briglia sciolta

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produttori che operano su oltre 3.000 ettari tra Mar-che, Umbria, Toscana, Molise, Abruzzo, Campania,Basilicata, Puglia e la Provincia di Crotone e una pro-duzione per il 65% dedicata al pelato, per il 30% altondo e per il restante 5% al datterino.Differente il parere del direttore generale di ANICAVDe Angelis: “La nostra filiera riconosce la qualitàdella materia prima pagando, da sempre, prezzi bensuperiori rispetto a quelli corrisposti in altri Paesiproduttori: in Spagna quest’anno la quotazione, fran-co partenza, è di 70 euro a tonnellata, in Portogallo di76 euro/tons mentre in California è pari a 74,40 euroa tonnellata. Per il 2020 la richiesta della parte agri-cola del bacino Centro Sud Italia è arrivata ad esseredi 130 euro/tons per il pomodoro tondo e 140 eu-ro/tons per il lungo, un differenziale non giustificabi-le. Il prezzo medio di riferimento che l’industria or-ganizzata ha sviluppato per il bacino produttivo delCentro-Sud, sulla base di una puntuale analisi, è di100,00 euro/tons, 110,00€/tons e 185,00€/tons ri-spettivamente per pomodoro tondo, pomodoro lungoe pomodorino, con un differenziale di 12 euro/tonssul pomodoro tondo (ulteriori 3 euro in più rispettoal 2019) tra Nord e Sud Italia”.Trovare un’intesa sarebbe stato importante ancheper evitare conseguenze pesanti in termini speculati-vi. Il rischio, infatti, è stato presente al rialzo tantoquanto al ribasso. D’altra parte, nel 2019, nonostantegli accordi si fossero chiusi a 95 euro/tons per il ton-do e 105 euro a tonnellata per il lungo, a fine campa-gna si è arrivati a pagare fino a 130 euro/tons. “Evi-tare speculazioni contrattuali è una forma di tutela avantaggio di tutti, produttori e trasformatori. Proprioper questo avevamo proposto, purtroppo senza se-guito, di istituire un Comitato di Monitoraggio Con-trattuale all’interno dell’OI con il compito di segnala-re eventuali anomalie che possono verificarsi in cor-so di campagna”, precisa il direttore generale di ANI-CAV.Ma come è andata la stagione di raccolta nel Distret-to del Sud? “Questione prezzi a parte, il caldo ecce-zionale registrato tra la fine di luglio e i primi giornidi agosto in tutto il Sud Italia e lo stress da carenzaidrica dovuto al razionamento dell’acqua in certiareali di primo piano ha avuto qualche conseguenzasulla produzione. Possiamo dire che è andata bene al-

le produzioni del pomodoro precoce dell’area caser-tana, raccolte prima dell’arrivo dell’ondata di caldo”,spiega Luciano Simonetti, presidente di APOPA,l’Associazione di produttori partenopea con all’attivo2.300 ettari di pomodori da industria (60% varietàtonde e 40% lunghe).La crisi idrica a cui fa riferimento Simonetti è legataal razionamento dell’acqua alla diga di Occhito delFortore, che minaccia la produzione nella Capitanata(Foggia), areale da dove proviene il 40% del pomo-doro da industria made in Italy. Tuttavia, l’eventua-lità di limiti all’approvvigionamento idrico ha rappre-sentato un’incognita fin dalla fase pre-raccolta e, pro-prio per questo, sono stati piantati pomodori in altrezone vocate in Regioni limitrofe così da compensarea livello distrettuale il possibile ammanco di prodot-to foggiano.“Nei fatti la situazione creatasi alla vigilia della cam-pagna, per la mancata ratifica formale di un accordosui prezzi, ha in egual modo reso insoddisfatte le par-ti al tavolo. Tuttavia fatta eccezione per una, forsedue, aziende di trasformazione si è comunque trova-to un nesso comune e condiviso nei contratti realiz-zati tra OP e trasformatori. Ma questo è già storia. Lacampagna 2020, partita senza accordo, si è conclusacon un crescendo imprevedibile”, precisa Simonetti.E per il futuro? Su un punto le parti sembrano essereconcordi: per la sopravvivenza stessa del compartonon è possibile continuare a dilapidare l’immagine, ilprestigio, la storia e il know how di questo compartorincorrendo prezzi al ribasso sugli scaffali della GDOe diventando di fatto un prodotto commodity. “Intra-prendere la strada della promozione e comunicazio-ne di filiera alla ricerca del giusto posizionamento e diun prezzo congruo al valore intrinseco della nostraproposta è per noi un dovere; ne va del futuro stessodel pomodoro trasformato tricolore”, dichiara Gen-naro Velardo, presidente dell’Unione NazionaleItalia Ortofrutta e direttore dell’OP AOA, l’organizza-zione di produttori di Scafati (Salerno) che per lacampagna 2020 prevede un raccolto intorno a 350mila tonnellate di pomodoro da trasferire all’indu-stria, a fronte di 3.800 ettari di terreni dedicati. Nonostante le difficoltà sugli accordi quadro sui prez-zi, un percorso di crescita è in atto e lascia sperare nelfuturo.

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Un robot che raccoglie le fragolein una serra di Salinas, in Califor-nia, in un mattino nebbioso, dopoche i suoi occhi elettronici hannoscannerizzato a velocità impres-sionante il rosso di ogni singolofrutto per rilevarne il grado dimaturazione, ha rapito l’interessedi una brava giornalista america-na, che si firma con il nome diTwilight Greenaway, che ne ha ri-cavato un gran bell’articolo per ilsito Farming, dal titolo “The Ro-bots are Coming to Harvest YourFood. What Will it Mean forFarmworkers and Rural Commu-nities?”, in cui si prende atto del-l’ingresso sempre meno margina-

le della robotica in agricoltura e sicerca di prevederne l’impatto so-cio-economico.Un segnale, piccolo, di un grandefenomeno che cambierà la vita dimolti, forse di tutti, in tempi piùvicini di quanto non si immagini:il fenomeno della rivoluzione ro-botica dopo quella - ma sonostrettamente connesse - digitale.L’utilizzo della robotica e di altrenuove tecnologie, sempre più so-fisticate, coinvolge e impegna ilsettore delle macchine, delle tec-nologie e dei servizi per la lavora-zione dell’ortofrutta e per le atti-vità aziendali collegate, anche inItalia. E’ un’onda di piena, un’in-novazione continua. La mecca-tronica, ovvero l’elettronica ap-

plicata alla meccanica, trova ap-plicazioni praticamente ovunque.Tutta la movimentazione di unmagazzino di lavorazione dell’or-tofrutta, e sempre più anche l’in-tero ciclo produttivo, sono o sa-ranno presto, a seconda dei casi,nelle mani di sistemi di gestioneautomatizzata: una nuova con-nettività da industria 4.0 in cui lapresenza umana si può ridurre apochissime unità. Tutti i settori,compreso quello, di stretta attua-lità, dell’igiene e della sanificazio-ne, presentano novità interessan-ti. Il nostro Primo Piano Tecnolo-gie mette in evidenza alcune pro-poste concrete attraverso le testi-monianze di manager delle azien-de di tecnologie per l’ortofrutta.

Dai robot alla meccatronica: cosìcambia il magazzino ortofrutta

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La B2A di Rovereto è un’azienda specializzata ininformatica e meccatronica, in grado di offrire solu-zioni efficaci applicabili anche alla gestione del ma-gazzino di ortofrutta e dell’intero suo ciclo di lavora-zione. Con questa azienda siamo decisamenteproiettati nel mondo dell’industria 4.0, dunque nelcampo delle tecnologie più avanzate.I prodotti principali e più interessanti della B2A so-no tre e prendono il nome di Binoculus, Btrace eBmec. Binoculus è un sistema di supervisione gene-rale dei magazzini realizzato totalmente in 3D, ingrado di simulare con animazioni tutto il tragittodella merce movimentata sia all’esterno che all’inter-no dell’attività produttiva e di stoccaggio. Si tratta diun sistema di localizzazione in tempo reale RTLS(Real Time Locating System) con carrelli elevatori.Binoculus usa inoltre la tecnologia RFID capace dilocalizzare e memorizzare il percorso effettuato dagliUDC movimentati con i carrelli elevatori. Binoculusgarantisce alle aziende l’intera pianificazione dellalogistica: organizzativa, gestionale e strategica.Btrace è invece il gestionale della produzione: un si-stema integrato HW/SW che racchiude le funzioni diMES, che ne consente la pianificazione grazie allacentralizzazione del lavoro, che si interfaccia alle ap-parecchiature dell’impianto, integrandole in un uni-co sistema. Bmec, infine, è la realizzazione di com-ponenti e prodotti meccanici completi per la logisti-ca di magazzino. “La nostra mission - spiega la responsabile marke-ting, Barbara Doria - è curare la realizzazione dimacchine affidabili, veloci e sicure, grazie a tecnolo-gie avanzate. Progettiamo e costruiamo navette com-patte, doppie e su rotaia, alimentate senza fili con si-stema ad induzione per evitare l’uso di linee di ali-mentazione a festoni, barre o di batterie. Progettia-mo catenarie compatte a 3 o 5 catene per la movi-mentazione di pedane. Usiamo sistemi laser di sicu-

rezza per prevenire danni senza incidere sulla pro-duttività. La completezza dei prodotti e dei serviziforniti permette alla nostra azienda di essere unpartner di riferimento per chi opera nel compartodella produzione, conservazione e commercializza-zione, vantando realizzazioni veloci, sicure ed intui-tive, attraverso soluzioni tanto precise quanto flessi-bili".L’attività della B2A è tanto più interessante se si con-sidera che il Piano Nazionale Industria 4.0 offre alleaziende italiane strumenti per cogliere le opportu-nità dell'innovazione e del digitale legate alla quartarivoluzione industriale, prevedendo misure specifi-che. Si tratta, in diversi casi, dell’inserimento nelcontesto tecnologico esistente in un’azienda di unsoftware studiato su misura per innalzare l’efficienzadell’intero sistema aziendale. “L’importante - precisaBarbara Doria, che è anche responsabile ammini-strativo e socia della B2A - è che le soluzioni offertenon siano solo efficaci e flessibili ma anche di facileimpiego per i nostri clienti. Di conseguenza devonoessere soluzioni personalizzate, su misura. Ogni vol-ta, realizziamo infatti una soluzione completamentediversa da quelle realizzate in precedenza, adattan-dola alle necessità del destinatario”. In una recenteintervista per un sito specializzato Doria ha spiegato:"Con le nostre soluzioni riusciamo a far comunicarele macchine con i gestionali, registrando ad esempiotutti i dati sulla tracciabilità del prodotto: dall'arrivoin magazzino, le varie lavorazioni a cui viene sotto-posto, alla posizione di stoccaggio. Lavoriamo moltocon i produttori di frutta, mele in particolare, ma lerichieste ci arrivano anche da altri settori. Le appa-recchiature, una volta integrate nel sistema, rientra-no nella categoria che può accedere alle agevolazionidel Piano Impresa 4.0 presente nel D.D.L. di Bilan-cio 2020”. Un’azienda che lavora con passione, crea-tività e guida i clienti verso l’innovazione.

Dal Trentino soluzioni gestionali avanzateper il magazzino e la produzione con la B2A

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Ulma Packaging Srl di GragnanoTrebbiense, in provincia di Pia-cenza, è una delle 23 filiali di ungruppo globale che ha importantiquote di mercato nei principalimercati del mondo - dove è anchepresente con agenti e distributori- per quanto attiene alle tecnolo-gie per la lavorazione e il confe-zionamento dell’ortofrutta. Unafiliale, quella italiana, che per fat-turato - in un gruppo che muovein un anno oltre 260 milioni dieuro - è tra le prime cinque e perla quale l’ortofrutta pesa per il50% del giro d’affari.Il manager responsabile delle at-tività italiane di Ulma Packagingè Maurizio Zioni, a cui abbiamofatto alcune domande sull’anda-mento del mercato, il futuro, iprodotti di punta e le novità chel’azienda sta presentando in Ita-lia."La particolare situazione socio-sanitaria che stiamo vivendo damesi ormai - ci ha risposto Zioni -non ha impattato in modo negati-vo sulle nostre attività. Anzi, ab-biamo avuto un piccolo incre-mento delle vendite, che si spiegacon l’aumentata richiesta di pro-dotti alimentari e di ortofruttaconfezionata in particolare, maanche con la notorietà del nostromarchio e delle nostre tecnologie,a cui il mercato riconosce l’affida-bilità per le risposte adeguate chesono in grado di offrire. Non è unsegreto per nessuno che per unaserie di tecnologie siamo i primireferenti a livello nazionale”.“Il mercato del packaging perl’ortofrutta, del resto - ha precisa-to Maurizio Zioni - è, nella faseche stiamo attraversando, in co-stante espansione per la volontà,che è diventata necessità, di pro-teggere sempre di più i prodotti.Ma, se guardiamo al futuro, c’èun grande cambiamento di sce-nari. E’ partita la corsa ai nuovi

materiali, la sfida della sostenibi-lità. I costruttori di macchine do-vranno dare nuove soluzioni almercato in merito a questa nuo-va, forte domanda. La sfida ci ri-guarda direttamente e l’abbiamoaccolta, la stiamo vivendo, ci stia-mo attrezzando”.Ulma Packaging ha lanciato aquesto proposito il programma“ULMA we Care” per il packagingsostenibile e un progetto sullaconnettività, Ulma 4.0, per l’inse-rimento di sistemi di gestione au-tomatizzata che rispondano sem-pre meglio alle esigenze più avan-zate dei clienti.Lo scorso febbraio, alla Fruit Lo-gistica di Berlino, Ulma ha pre-sentato alcune delle sue macchi-ne di maggior successo, come laconfezionatrice flow pack Siennacon una soluzione senza vaschet-ta con film carta 100% riciclabileper verdure fresche e il modelloFR 200 con una vaschetta di car-tone associata a film compostabi-le per l’ortofrutta; la confeziona-trice verticale VTI 640 che produ-ce un packaging con materiale aridotta quantità di plastica adattoin modo particolare al confezio-namento di erbe attraverso il si-

stema totalmente automatico conanello Venturi (un sistema che of-fre considerevoli risparmi di filmcon una velocità di produzione fi-no a 65 confezioni al minuto); lanovità assoluta - ancora in fase dilancio - rappresentata dalla ter-mosaldatrice TSA 1200 P per va-schette di cartone adatte a frutta everdura. Questa soluzione infattiutilizza un 97% in meno di plasti-ca rispetto alle classiche vaschet-te di plastica saldate. Il modelloTSA 1200 P si distingue inoltreper le più alte prestazioni sulmercato essendo in grado di rag-giungere la velocità di 23 cicli alminuto grazie ad una grandepressione di saldatura oltre allamassima efficienza nella gestionedella alimentazione. Infine la ter-moformatrice TFS 200 confezio-na verdure in IV e V Gamma conla tecnologia di confezionamentosottovuoto ed anche atmosferamodificata per aumentare la du-rata del prodotto riducendo cosìgli scarti alimentari.Tutte le confezionatrici Ulma in-tegrano il nuovo sistema di con-trollo basato su personal compu-ter industriale UPC 4.0, per facili-tare la manutenzione della mac-china con possibili interventi an-che da remoto grazie a sistemiche permettono un’ampia con-nettività. Insomma, il futuro è co-minciato in casa Ulma e pare chei clienti se ne siano accorti e glie-lo riconoscano.Non va dimenticato che Ulma, ol-tre a produrre singole macchine,progetta ed assembla anche lineedi lavorazione, complete di siste-mi di carico e scarico automatici efinali di linea.

Ulma Packaging raccoglie la sfidadei nuovi materiali per l’imballaggio

Confezionatrici flow pack, termosaldatrici e termoformatrici di nuova generazione che lavorano vaschette in cartone al posto

di quelle in plastica. Progettazione e assemblaggio di linee complete

Maurizio Zioni, manager della filialeitaliana di Ulma Packaging

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La Colussi Ermes di Casarsa dellaDelizia, in provincia di Pordeno-ne, è leader nella produzione diimpianti di lavaggio industrialecon oltre 5.000 installazioni rea-lizzate in tutto il mondo. Gli im-pianti hanno applicazioni interes-santi nei magazzini di lavorazionedell’ortofrutta. Abbiamo sentitoin proposito Daniela Gervasi,marketing manager di Colussi Er-mes.

La particolare situazione socio-sanitaria come ha influito sulmercato di riferimento di ColussiErmes e come vengono conside-rate le prospettive a breve?"Non tutti i mali vengono pernuocere, dicono i saggi. Il settorealimentare, per fortuna, nono-stante le grosse difficoltà sociali,ne ha risentito solo in parte, per-ché il food è stata una delle gran-di riscoperte in tempo di pande-mia. Per Colussi Ermes, in modoparticolare, essendo l’igiene (e lasanificazione) la sua mission, l’at-tuale situazione ha confermatol’impegno aziendale di contribui-re a rendere il mondo più sicuro.Abbiamo lavorato molto e senzasosta quest’anno. Ne consegue uncospicuo portafoglio ordini ed unprogramma molto fitto di conse-gne per i prossimi due anni".

Qual è il ruolo e il peso del mer-cato italiano per la vostra azien-da?"L’Italia è la nostra casa e i nostriprodotti ricoprono buona partedel suolo italiano. Con buone pro-babilità, se un’azienda italiana habisogno di una macchina di la-vaggio, viene a bussare alla nostraporta in quanto ormai siamo lea-der indiscussi e conosciuti su tut-to il territorio".

Qual è il ruolo e il peso dei mer-cati esteri e dove esportate di

più?"Il mercato estero ricopre l’80%della nostra produzione. I Paesidove esportiamo di più sono laGermania, la Spagna e il NordAmerica, ma copriamo capillar-mente anche il resto del mondo".

Quali sono, in sintesi, le princi-pali novità di Colussi Ermes chepossono essere interessanti per imagazzini dell’ortofrutta, in ter-mini di innovazione e sostenibi-lità?"I prodotti su cui stiamo inve-stendo moltissimo, di particolareinteresse per il settore ortofrutta,sono le macchine di lavaggio perle cassette e le centrifughe asciu-ga cassette. Con un ingombro ri-dottissimo, consumo d’acqua mi-nimo ed il massimo del risparmioenergetico, i nostri impianti di ul-tima generazione sono la soluzio-ne ideale per il settore ortofrutti-colo”.

Quanto è importante il serviziodi assistenza post-vendita?

"Il servizio post vendita è fonda-mentale, per questo all’internodell’azienda abbiamo istituitouno staff dedicato e altamentespecializzato che possa risponde-re tempestivamente a qualsiasiesigenza del cliente dopo l’instal-lazione dell’impianto".

Come vede, un costruttore e for-nitore di tecnologie come voi, ilfuturo del settore ortofrutticoloitaliano?"La frutta e la verdura fresca svol-gono un ruolo cruciale nella ven-dita al dettaglio e questo non èuna sorpresa per nessun addettodel settore. Ciò che potrebbe nonessere così ovvio è quanto rapida-mente il mercato del fresco stiacambiando. Proprio per questo ènecessario che ogni azienda siimpegni al massimo in termini diinnovazione per assecondare ilcambio di cultura e di nuove esi-genze, nonché il desiderio dimangiare più sano e di avere unaproduzione agroalimentare piùsostenibile".

Daniela Gervasi, marketing manager di Colussi Ermes

Le soluzioni di Colussi Ermes perl’igiene di magazzino e imballaggi

Dall’azienda friulana impianti di lavaggio industriale di nuova generazione attenti al risparmio idrico ed energetico.

Macchine dedicate a igienizzare e asciugare le cassette

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Aweta è un gruppo internaziona-le molto noto per la produzione dimacchinari per la selezione e ilconfezionamento di prodotti or-tofrutticoli. Con stabilimenti inOlanda e in Italia, ha 6 filiali e uf-fici commerciali in Francia, Rus-sia, Polonia, USA, Corea, Cile eMessico. Esporta in 60 Paesi.L'ultimo fatturato disponibile èstato di 70 milioni di euro; sono300 i dipendenti. Aweta Italia,con sede a Cesena, si occupa del-la progettazione e della realizza-zione di impianti per la lavorazio-ne della frutta, oltre alla vendita eall’assistenza in Italia, Cile e baci-no del Mediterraneo. Abbiamointervistato il sales manager diAweta Italia, Massimiliano Seve-ri. Ecco domande e risposte.

La particolare situazione socio-sanitaria come ha influito sulmercato di riferimento di Awetae come vengono considerate leprospettive a breve?“Abbiamo assistito a un consumomaggiore di frutta durante il lock-down, un segnale che ci fa bensperare per il futuro. Un temamolto importante al momentoper tutti gli esportatori è come af-frontare al meglio le regole incontinua evoluzione, e a discre-zione di ciascuno stato, circa l’in-vio di tecnici all’estero: ci sono re-gole da rispettare, c’è la quarante-na in molti Paesi, i tempi si allun-gano e i costi aumentano. Co-munque, riusciamo ad assicurarei nostri servizi e la nostra assi-stenza”.

Qual è il ruolo e il peso del mer-cato italiano per Aweta?“Il nostro core-business sono lemele e i kiwi. Siamo tra le aziendeleader nelle tecnologie per la la-vorazione di questi frutti per iquali l’Italia gioca un ruolo im-portante anche a livello interna-

zionale. Siamo comunque pre-senti con tecnologie adatte e stu-diate su misura anche per altriprodotti frutticoli, come le pere.Abbiamo l’obiettivo di allargare ilnostro mercato al mondo degliortaggi, per i quali la selezione inbase alla qualità e l’automazionestanno diventando anche in Italiasempre più importanti. Mecca-nizzazione e automazione offronouna valida soluzione quando leregole di igienizzazione e distan-ziamento si fanno più stringenti”.

Quali sono, in sintesi, le princi-pali novità di Aweta per la lavo-razione dell’ortofrutta, in termi-

ni di innovazione e sostenibilità?“L’attenzione all’innovazione ècontinua e non potrebbe esserediversamente nel nostro settore.Abbiamo nuovi sistemi per il con-trollo della qualità interna edesterna dei prodotti. Possiamogarantire il controllo della qualitàesterna su quattro livelli diversi eil cliente può decidere quali difet-ti ha interesse a rilevare. Perquanto riguarda la sostenibilitàutilizziamo soluzioni per il rispar-mio dell’energia elettrica. Abbia-mo creato un sistema che riducetempi e costi del lavaggio dellevasche di lavorazione delle mele.Il nostro cliente non deve piùsvuotare periodicamente le va-sche per pulire i canali dove ine-vitabilmente, al loro passaggio, ifrutti rilasciano polvere e terric-cio. Allo scopo abbiamo creato unrobottino che passando da un ca-nale all’altro riesce a fare una pu-lizia accurata".

Quanto è importante il serviziodi assistenza post-vendita?

Aweta, nuovi sistemi di controllodella qualità interna ed esterna

Specializzata nelle linee di lavorazione per la frutta, la filiale di Cesena della multinazionale olandese sta studiando proposte

per gli ortaggi. Piccoli robot nelle vasche di lavaggio

Sopra la Inscan IQA. Sotto, Massimiliano Severi, sales manager di Aweta Italia

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Lavorare in campagna e nelleserre con macchinari esclusiva-mente elettrici. Ecco l’offerta,davvero ampia nelle sue diversedeclinazioni destinate ai singoliprodotti, di Ecogreen Italia diRenazzo, in provincia di Ferrara.“Siamo un’azienda - afferma il ti-tolare Leonardo Zanarini - dasempre guidata da uno spirito diinnovazione e sostenibilità. Que-st’anno abbiamo fatto un grandepasso avanti avendo completatolo sviluppo della macchina daraccolta Ecogreen Multis alimen-tata a pannelli solari, quindi com-pletamente autonoma. Lo svilup-po ha richiesto circa tre anni disforzi e investimenti e il nostroobiettivo per il futuro è di appli-care la tecnologia solare anche al-le altre macchine a catalogo".

Qual è il ruolo e il peso del mer-cato italiano per la vostra azien-da?"L’Italia - risponde Zanarini - è ilnostro mercato principale e piùimportante e copre circa il 90%della nostra produzione. Inoltre

esportiamo le nostre macchine inFrancia, Spagna e Germania inparticolare, ma anche in Nord eSud America e in Medio Oriente".

Come si segmenta il mercatoitaliano? Quanto è importante ilservizio di assistenza post-ven-dita?"Sul mercato italiano vendiamomacchine sia a piccoli produttoriagricoli sia a grandi imprese ecooperative di produttori, perchéle macchine hanno prezzi abbor-dabili per tutte le esigenze. Il ser-vizio di assistenza post-vendita èestremamente importante, mafortunatamente le nostre mac-chine richiedono poca assisten-

za, poiché nella maggior partedei casi si tratta della sostituzio-ne di parti non complesse".

Come vede, un costruttore e for-nitore di macchinari come voi, ilfuturo del settore ortofrutticoloitaliano?"Il settore ortofrutticolo ha sicu-ramente bisogno di sostegno daparte delle istituzioni, soprattut-to per favorire la transizione, an-che dei piccoli produttori, dall’u-so di macchinari tradizionali aquello di macchinari innovativi esostenibili”.

Come i vostri?“Anche. Certamente."

Macchina da raccolta a pannelli solari, è la novità di Ecogreen Italia

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Fruit Control Equipment, con se-de a Locate di Triulzi, nel Milane-se, realizza dal 1954 impianti perla conservazione degli ortofrutti-coli in tutto il mondo, facendo se-guito alle esperienze dell’ing. Fe-lice Bonomi, padre storico dell’at-mosfera controllata. Nel corsodella sua storia FCE si è imposta,anno dopo anno, come punto diriferimento nell’atmosfera con-trollata per capacità acquisite esoluzioni offerte.Abbiamo intervistato VitantonioTateo, del Sales Department diFCE."Per quanto ci riguarda - ha sot-tolineato Tateo - l'attuale emer-genza sanitaria fortunatamenteha influito limitatamente sul no-stro mercato di riferimento, que-sto non solo perché operiamo inun settore che non si è mai fer-mato, ma soprattutto perché, gra-zie alla presenza capillare del per-sonale FCE su tutti i mercati incui operiamo, siamo riusciti e riu-sciamo tutt’oggi ad assicuraretempestiva assistenza e rispettodelle scadenze. Anche se siamoall'inizio di una seconda ondatadi contagi, siamo comunque fidu-ciosi per il futuro”.

Qual è il ruolo e il peso del mer-cato italiano per FCE?“Siamo una realtà storica nel set-tore, che nasce da colui che è sta-to il precursore dei primi impian-ti di atmosfera controllata, l'ing.Bonomi. Il mercato italiano rap-presenta un importante fetta delfatturato aziendale, sicuramentesul territorio nazionale il ruolo eil peso della FCE è evidente, in al-cune aree i magazzini presenti

montano solo impianti FCE. LaFCE ha sempre avuto un occhiodi riguardo per le aziende Italia-ne, fornendo loro solo il massimodella tecnologia".

Quali sono, in sintesi, le princi-pali novità di Fruit ControlEquipment per il settore dell’or-tofrutta, in termini di innovazio-ne e sostenibilità? "Le principali novità in termini diinnovazione e sostenibilità sonoessenzialmente tre, la prima cheva proprio incontro ad uno deiprincipali problemi che tutte leaziende devono affrontare in que-sto difficile periodo storico e cioèquello della sanificazione degliambienti di lavoro, la nostra no-vità si chiama IONNY, è un siste-ma semplice, dai consumi ener-getici ridottissimi e sopratutto si-curo, che si basa sulla generazio-ne di ioni ad elevata intensità dicarica capaci di neutralizzare effi-cacemente i composti organiciaerodispersi, insieme con una va-sta gamma di patogeni, funghi,virus, acari e batteri."Anche se non più una novità nelsettore, la nuova serie di converti-tori catalitici, BS PLATINUM,lanciata poco più di un anno fa,ha riscosso particolare successosoprattutto tra gli operatori delsettore kiwi. La serie è nata pro-prio per far fronte ai problemi diconservazione delle nuove va-rietà, che producono molta piùetilene. I convertitori catalitici BSPlatinum sono l'evoluzione deglistorici convertitori catalitici BSSwingtherm. Con questa nuovaserie siamo riusciti a miglioraresensibilmente i rendimenti delle

Atmosfera controllata,le novità di FCE

La Fruit Control Equipment mette sul mercato sistemi che fannofronte alla conservazione delle nuove varietà che producono molta

etilene. E per la sanificazione sul mercato c’è Ionny

“Il servizio post-vendita è impor-tantissimo. Dedichiamo grandeattenzione a questi aspetti: la cu-ra della formazione dei nostriagenti sul posto, il training al per-sonale dei nostri clienti unita-mente alla formazione continuache offriamo loro, le proposte diservice preventivo e consegna dipacchetti up-time di revisione econsegna di componenti essen-ziali. Sono tutti elementi fonda-mentali per assicurare un conti-nuo supporto e un intevento anti-cipato e quindi garantire perfettafunzionalità ed efficienza”.

Come vede, un costruttore e for-nitore di macchinari e tecnolo-gie come Aweta, il futuro del set-tore ortofrutticolo italiano? “Continuiamo ad essere ottimistisu questo punto. Il consumatorecontinuerà a privilegiare il con-sumo di frutta e verdura e siorienterà sempre più verso pro-dotti di buona qualità, salubri,coltivati e lavorati con metodisempre più rispettosi dell’am-biente. Certo l’Italia dovrà tute-lare e promuovere la propriaproduzione nei confronti dellaforte concorrenza estera. Ma quila qualità dei nostri prodotti ita-liani gioca a nostro favore!”.Inscan IQA (Internal QualitySensor) è la tecnologia Aweta perrilevare in modo non distruttivole caratteristiche interne dellafrutta; può essere installata su li-nee di selezione di mele, pere,pesche, kiwi, agrumi, avocado,mango e pomodoro. Powervision3D HS (Hyper-Spectral) rilevainvece i difetti esterni: ogni sin-golo difetto della buccia è visibilee classificabile; viene installatosu linee di selezione di mele, pe-sche, avocado, pomodoro, pere ekiwi. L’utilizzo della robotica èapplicato in varie fasi delle lineedi selezione come per esempionell’alimentazione e accatasta-mento dei bins. Le più recentitecnologie applicate alle lineehanno permesso ai clienti italia-ni di Aweta di ridurre i costi dilavorazione anche del 40%.

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macchine contenendone i consu-mi, con tecnologie all'avanguar-dia che ne permettono la gestioneanche a distanza."L'ultima novità si chiama DCASwinglos 2, evoluzione del bre-vetto DCA Swinglos. Swimglos 2è l'unico sistema sul mercatomondiale che consente la gestio-ne della conservazione in Atmo-sfera Controllata Dinamica total-mente in automatico”.

Come si segmenta il mercato ita-liano? Quanto è importante ilservizio di assistenza post-vendi-ta?"Lavoriamo su tutto il territorioitaliano dalla Valle d'Aosta allaSicilia, anche se la maggior partedei nostri impianti è concentrataal Centro e Nord Italia; questoperchè i nostri principali clientisono produttori o commerciantidi kiwi, mele e pere, che sono ifrutti che più si prestano a lunghi

periodi di conservazione."Quanto al servizio post-venditanel nostro settore ha un peso fon-damentale, nelle celle in Atmo-sfera Controllata sono stoccatimilioni di euro di merce, che fa-cilmente possono risentire di unmalfunzionamento dell'impiantodi conservazione Anche per que-sto oggi, quasi tutti i nostri im-pianti in Italia e sopratutto all'e-stero sono collegati in rete e con-trollati costantemente, in temporeale, dai nostri tecnici".

Come vede, un costruttore e for-nitore di tecnologie come voi, ilfuturo del settore ortofrutticoloitaliano?"Con la nostra tecnologia abbia-mo sempre cercato di trovare unavalida alternativa all'utilizzo diprodotti chimici in post-raccolta,e nell'ultimo ventennio abbiamoottenuto ottimi risultati, ma c’èancora tanto da fare, per questo ilnostro impegno nell'affiancare ilmondo della ricerca non si è maifermato. Ogni anno portiamoavanti collaborazioni con centridi ricerca pubblici e privati, per-ché crediamo che sia questa lachiave del futuro nel settore orto-frutticolo: orientarsi verso il con-sumatore che pretende un pro-dotto più buono e più sano, pun-tando sulla qualità dei prodotti edei servizi offerti e su mercati dinicchia".

Vintantonio Tateo: “Non possiamo fermarci e per

questo dobbiamo affiancare il mondo della ricerca. Questa

è la chiave del futuro ancheper il settore ortofrutticolo

che punta a un prodotto più buono e più sano”

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GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 - 37125 VERONA - I - TEL. 0458352317 /e-mail:[email protected] / Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n.46) Art. 1, comma 1, DCB VR

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daily news: www.corriereortofrutticolo.itTHE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET | ANNO XXXIV Nuova serie Settembre 2020 Euro 6,00

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PROTAGONISTIGIORGIOMERCURI La Puglia nel cuorePAG.41

IL CROLLO • PAG. 19FRUTTA ESTIVAEmilia Romagna mai così in basso. E dopo le drupaceec’è la crisi delle pere

IL RILANCIO • PAG. 37UVA DA TAVOLALa Sicilia aumenta le superficie cerca sinergie con i produttori pugliesi