Programma Smith

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2013/14 XXXIII STAGIONE CONCERTISTICA DANIEL SMITH direttore CHLOË HANSLIP violino Concerto di Pasqua

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Direttore Daniel Smith | Violino Chloë Hanslip | Firenze | Teatro Verdi | 16 aprile 2014

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2013/14XXXIII stagIone concertIstIca

daniel smithdirettore chloË hanslipviolino

Concerto di Pasqua

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fondazioneorchestra regionaletoscana

consiglio di amministrazioneClaudio Martini PresidenteDaniela Misul VicepresidenteMarco BertiniMarta Blasi StefanelliRicciotti CorradiniRita CucèAlda GiannettiGiancarlo NutiniGiulio Cesare RicciAdriano TintoriRiccardo Zucconi

collegio dei revisori dei contiRoberto Giacinti PresidenteRino CacciamaniPaolo Formichi

Direttore generaleMarco Parri

Direttore servizi musicaliPaolo Frassinelli

Direttore comunicazioneRiccardo Basile

Ufficio sviluppo e fundraisingElisa Bonini

AmministrazioneSimone GrifagniCristina Ottanelli

Ufficio del personalePatrizia BrogioniAndrea Gianfaldoni

SegreteriaStefania Tombelli | Direzione GeneraleTiziana Goretti | Direzione ArtisticaAmbra Greco | Area ComunicazioneSimona Capristo | Play It!

Servizi tecnici OrchestraFrancesco VensiAngelo Del Rosso

Ospitalità e sala Teatro VerdiFulvio PalmieriPaolo Malvini

Palcoscenico Teatro VerdiAlfredo RidiWalter SicaCarmelo MeliSandro RussoAlessandro Goretti

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XXXIII STAGIOnE COnCERTISTICA

direttore artisticodirettore principaledirettore ospite principale

Giorgio BattistelliDaniel KawkaDaniele Rustioni

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LuDWIG VAn BEEThOVEnRomanza n.2 in fa maggiore per violino e orchestra op.50

JOhn ADAMSConcerto per violino e orchestra (1993)

Primo movimentoCiaccona: “Body through which the dream flows”Toccare

* * *

ChARLES IVESThe Unanswered Question

LuDWIG VAn BEEThOVEnSinfonia n.7 in la maggiore op.92

Poco sostenuto, VivaceAllegrettoPrestoAllegro con brio

Lunedì 14 aprILe 2014 Piombino, Teatro Metropolitan ore 21.00

Martedì 15 aprILe 2014

Pisa, Teatro Verdi ore 21.00

MercoLedì 16 aprILe 2014

Firenze, Teatro Verdi ore 21.00concerto trasmesso in differita da

gIovedì 17 aprILe 2014

Livorno, Teatro Goldoni ore 21.00

venerdì 18 aprILe 2014

Figline Valdarno, Teatro Garibaldi ore 21.15

Concerto di PasquadanIeL sMIthdirettore

chLoë hansLIpviolino

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Direttore australiano, il giovane Daniel Smith ha rapidamente guadagnato una fama internazionale dopo numerosi riconoscimenti tra cui il primo premio (la Golden Baton e l’Orchestra’s Choice) al Fitelberg International Conducting Competition, al Concorso Luigi Mancinelli per direttori d’opera, all’Orchestra’s Choice Prize for Best Conductor al Lutosławski e sul podio al prestigioso Sir Georg Solti.La sua musicalità, l’energia e il temperamento creano un grande

DAnIEL SMITh affiatamento sia con i musicisti che con il pubblico.“Un musicista incredibile, un direttore d’orchestra straordinario. Da una parte è riuscito a creare passione, ad infuocare tutta l’orchestra, un gioco per abili musicisti; dall’altra ha dimostrato di essere un professionista, di conoscere profondamente la musica e di agire in modo intelligente…” (Adam Rozlach -Polish Radio 1, in occasione del Concorso Fitelberg).Grazie al grande debutto con l’Orchestre Philharmonique di nizza, ha diretto le più importanti orchestre quali la Orchestra Sinfonica di Francoforte, la Mariinskij Orchestra, Danish national Symphony, Göteborgs Symfoniker, Orchestra “G.Verdi” di Milano, Odense Symphoniorkester, la Sinfonica di San Pietroburgo, e ospite nei festival europei, americani e australiani (Mozarteum Festspiele, Järvi Summer Festival, Estate Musicale Chigiana, Aspen Music Festival, Sydney Olympic Arts Festival, MITO Festival e i PROMS di Cracovia). nell’agosto 2013 ha debuttato al Rossini Opera Festival con Un viaggio a Reims, ed è stato invitato a San Pietroburgo dallo zar della musica di tutte le Russie, Valerij Gergiev, a dirigere due programmi sinfonici al Mariinskij. Inoltre acclamata è la prestazione con la Saskatoon Symphony Orchestra, dove la sua interpretazione di Ma Vlast di Smetana è stata descritta come: “libera ed entusiasmante”.Oltre nel repertorio prettamente sinfonico, il giovane Smith ha ottenuto successo anche nella direzione d’opera

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grazie all’esperienza maturata come direttore assistente al Teatro dell’Opera di Roma, dove si è specializzato nel repertorio di tradizione fra cui Il barbiere di Siviglia, Così fan tutte, Der Rosenkavalier, La fanciulla del West, La Traviata, Tosca e Wozzeck (a fianco di registi come Giancarlo del Monaco e Franco Zeffirelli), conducendo titoli come Cavalleria rusticana, Gianni Schicchi, Suor Angelica, Der Fliegende Holländer e La Rondine. In programma per i prossimi impegni la conduzione della London Philharmonic, Warsaw Philharmonic, Indianapolis Symphony, Orchestre Philharmonique

de Monte-Carlo, South-netherlands Philharmonic, nonché il ritorno sul podio della Mariinskij Orchestra. Flautista in origine, si è formato all’eccellente scuola dello scandinavo Jorma Panula, e successivamente con neeme e Paavo Järvi, Gianluigi Gelmetti, hugh Wolff e Peter Gülke. ha conseguito il Master of Music presso il Conservatorio di Musica di Sydney e ottenuto borse di studio dal Trinity College di Londra, dall’American Academy of Conducting di Aspen e dall’università Mozarteum di Salisburgo.Prima volta sul podio dell’ORT.

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Ventisei anni, da tempo affermata violinista a livello internazionale, è dotata di un prodigioso talento, debuttando ai BBC Proms già nel 2002 e negli Stati uniti nel 2003. Si è esibita fin da subito nelle sale più prestigiose al mondo, ospite di orchestre quali l’Orchestra della Radio di Monaco di Baviera diretta da Mariss Jansons, la Royal Philharmonic e la London Philharmonic, la City of Birmingham Symphony, la Royal Liverpool Philharmonic, la BBC national

ChLOë hAnSLIP Orchestra of Wales, l’Orchestra di Mosca, l’Orchestra della Radio norvegese, la Vienna Tonkünstler Orchester, l’Orchestra Beethoven di Bonn, la Sinfonica di Amburgo, l’Orchestra nazionale Ceca, l’Orchestra della RAI di Torino, l’ORT, la helsingborg Symphony, la Royal Flemish Philharmonic e la Tampere Philharmonic Orchestra. negli Stati uniti ha suonato con le formazioni sinfoniche di Cincinnati, Detroit, houston, in Asia con la Tokyo Symphony, la Malaysia Philharmonic e la Singapore Symphony Orchestra, e in Australia con l’Orchestra di Adelaide. Il suo repertorio è notevole e va da Britten, Prokof ’ev, Beethoven, Brahms, Korngold, Šostakovič, Barber, Bernstein, Mendelssohn, Bruch, Elgar, Čaikovskij, Walton e Sibelius fino ai contemporanei Adams, Glass, Corigliano, nyman, Kurt Weill, huw Watkins e Brett Dean. Interpreta anche musica da camera con la Open Chamber Music di Prussia con Steven Isserlis e Gerhard Schulz, in Finlandia al Kuhmo Chamber Music Festival, e con i pianisti Danny Driver, Angela hewitt e Ashley Wass. nel 2012-13 ha curato la serie di Musica da Camera Internazionale a Leeds, e recentemente è tornata alla Wigmore hall per un recital con Charles Owen. Collabora con grandi direttori d’orchestra quali Sir neville Marriner, Andrew Davis, Jeffrey Tate, Paavo Järvi, Charles Dutoit, Leonard Slatkin, Susanna Mälkki, hannu Lintu, Pavel Kogan, Gerard Schwarz,Claus Peter Flor, Martyn Brabbins, Michail Jurowski, Vassily Sinaisky, Alexander

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Vedernikov e molti altri.In ambito discografico la sua registrazione per hyperion dei Concerti di Vieuxtemps, con la Royal Flemish Orchestra e Brabbins, ha ottenuto bellissime recensioni. Le incisioni con la London Symphony Orchestra per Warner Classics hanno avuto il premio l’Echo Klassik in Germania nel 2002, come miglior debutto, e nel 2003, come miglior giovane musicista inglese. ha inciso inoltre i Concerti di Schoeck con l’Orchestra della Svizzera Italiana, diretta da Vedernikov, le Sonate di Medtner insieme a Igor Tchetuev, tutte le Sonate di York Bowen con il pianista Danny

Driver (premiate da Gramophone e The Strad), il Concerto per violino di John Adams insieme alla Royal Philharmonic Orchestra e Leonard Slatkin, e i Concerti di hubay con la Bournemouth Symphony Orchestra.Allieva del pedagogo russo Zakhar Bron, si è perfezionata con Christian Tetzlaff, Robert Masters, Ida haendel, Salvatore Accardo, e Gerhard Schulz. Suona un Guarneri del Gesù del 1737. Dopo l’esperienza beeethoviana della stagione 2005-06, ritorna sul palcoscenico dell’ORT con il Concerto per violino dello statunitense John Adams e la Romanza di Beethoven.

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Se le due Romanze in sol maggiore e in fa maggiore per violino e orchestra di Beethoven risalgono davvero all’autunno 1802, la loro serena politezza timbrica e formale appare del tutto avulsa dal contesto biografico entro cui esse si collocano. Ovverosia uno dei momenti più terribili dell’esistenza del compositore, il manifestarsi della sordità. nella primavera precedente, su consiglio dei medici, Beethoven aveva lasciato Vienna per recarsi a heiligenstadt, villaggio vicinissimo alla capitale asburgica, in cerca di pace, concentrazione per il lavoro, ma soprattutto ristoro ai numerosi malanni che lo assillavano. Durante tale villeggiatura terapeutica, la disperazione infinita dell’uomo e dell’artista aveva toccato il massimo d’intensità: il cosiddetto «Testamento di heiligenstadt» (prematuro congedo dal mondo rinvenuto tra le sue carte solo cinque lustri dopo) è infatti la testimonianza toccante di una sofferenza fisica e psicologica senza

LuDWIG VAn BEEThOVEn(Bonn 1770 – Vienna 1827)

Romanza n.2 in fa maggiore per violino e orchestra op.50durata 8 minuti circa

vie d’uscita, cui si oppone una volontà indomita, orgogliosa e titanica, espressa lì dal fuoco retorico delle parole non meno che altrove da quello più icastico delle note - sono appunto di questo periodo i primi schizzi per l’Eroica. un rovello che non traspare affatto dalle Romanze, naturalmente ammesso che appartengano a quest’epoca e non agli ultimi anni del Settecento, secolo nel quale comunque si inquadrano per stile e linguaggio. In effetti, sulla base della grafia del manoscritto, qualcuno le data al 1798-99. Fatto sta, però, che la prima attestazione di tali pezzi si trova appunto nella lettera del 18 ottobre 1802 con cui il fratello di Beethoven, Karl, che allora si occupava dei suoi affari, offre agli stampatori di Breitkopf e härtel due «Adagi per violino con un completo accompagnamento strumentale», cioè le due Romanze. Le quali tuttavia vennero pubblicate separatamente, e non da quella casa editrice: la prima nel 1803 come op.40, l’altra come op. 50 nel 1805, poco prima della composizione del Concerto per violino. In genere la romanza strumentale ha spirito piuttosto salottiero e carattere spiccatamente cantabile, elegante, dal largo respiro melodico; non fanno eccezione queste, sorrette da un organico di sapore settecentesco (archi, flauto, oboi fagotti corni a due) e articolate secondo lo schema a rondò di diretta ascendenza mozartiana a b a c a - dove l’ultimo a non si presenta

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La proposta di scrivere un concerto per violino venne fuori dalla violinista Jorja Fleezanis, una cara amica e fautrice entusiasta della nuova musica. I compositori, che non sono violinisti, vengono seriamente sfidati quando si tratta di scrivere un concerto, e strette collaborazioni, come è stato in questo caso, sono la regola. Per coloro che non hanno mai suonato un violino o un violoncello, il rapporto fisico tra il capovolgimento del polso sinistro e le dita di presa, sfida la logica. Intervalli che dovrebbero essere semplici diventano scomodi, mentre i gesti che sembrano umanamente impossibili risultano essere elementari.un concerto senza una forte affermazione melodica è difficile da immaginare. Sapevo che se avessi dovuto comporre un concerto per violino sarei stato costretto a risolvere il problema della melodia. non avrei mai potuto produrre una cosa del genere negli anni ‘80, perché il mio linguaggio compositivo era principalmente una ‘sonorità a cavallo su grandi onde increspate di energia’. Armonia e ritmo sono state le forze motrici della mia musica di

JOhn ADAMS(Worcester 1947)

Concerto per violino e orchestra (1993)durata 33 minuti circa

semplice ripetizione, bensì elaborazione ariosa dell’idea principale. L’op.50, già celebre di per sé ma ancor di più dopo essere stata usata come jingle pubblicitario di un noto brandy, richiede un impegno violinistico di poco maggiore rispetto alla sorella. Vi soffia, sul tema, un flessuoso alito primaverile che soltanto nella sezione c tende a divenire meno carezzevole; ma dura un attimo.

Gregorio Moppi

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quel decennio; la melodia era quasi inesistente. L’aria ‘news’ in Nixon in China, per esempio, è meno melodia di ciò che è declamazione guida su ciò che si percepisce come le corde di un ukulele gigante. Ma nei primi anni ‘90, durante la composizione di The Death of Klinghoffer, ho cominciato a pensare di più alla melodia. Questo è stato forse il risultato di essere parzialmente liberato da una nuova ricchezza cromatica, strisciante nel mio sound, ma più probabilmente dovuta alla necessità di trovare uno strumento melodico per impostare psicologicamente il complesso libretto di Alice Goodman. Come se a compensare gli anni vissuti trascurando la “linea di canto”, il Concerto per violino (1993) si innalzasse come un pezzo quasi implacabilmente melodico, un esempio di “hypermelody”. Il violino ‘imbastisce’ una lunga frase dopo l’altra senza sosta per quasi tutti i trentacinque minuti del pezzo. ho adottato la forma classica del concerto come una sorta di modello platonico, fino a inserire una breve cadenza per il solista nel punto tradizionale, verso la fine del primo movimento. Il concerto si apre con una lunga ed estesa rapsodia per il violino, una chiara, fantastica “melodia infinita” sopra la scalinata regolarmente pulsante di figure in aumento in orchestra. Il secondo movimento assume una forma comune, la ciaccona, che dolcemente estende, comprime, e trasfigura i suoi contorni e le modalità, mentre il violino galleggia, come uno spirito disincarnato,

intorno e sul tessuto orchestrale. Il titolo della ciaccona, “Body through which the dream flows” (Corpo attraverso il quale il sogno scorre), è una frase di una poesia di Robert haas, che mi ha suggerito il dualismo tra carne e spirito, che penetra il movimento. È come se il violino fosse il “sogno” che scorre attraverso il lento e regolare battito del “corpo” orchestrale.Il “Toccare” utilizza l’impennata, potere motorio di Shaker Loops per creare un veicolo virtuoso per il violino solista. Dopo la prima esecuzione memorabile di Jorja Fleezanis, molti violinisti hanno interpretato il pezzo, e ognuno di loro ha giocato con il proprio estro e comprensione unica. Tra loro Gidon Kremer (che ha registrato con la London Symphony), Vadim Repin, Robert McDuffie, Midori e, forse più sorprendente di tutti, Leila Josefowicz, che ha reso il brano come il suo personale biglietto da visita per anni. Il Concerto per violino è dedicato alla memoria di David huntley, un grande campione e appassionato di lunga data alla mia e, non solo, alla musica contemporanea.

John Adamsnato e cresciuto nel new England, è compositore, direttore d’orchestra e pensatore creativo.ha iniziato da bambino come clarinettista, sotto l’insegnamento del padre, per poi esibirsi in bande e formazioni musicali locali, e all’età di

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soli dieci anni già componeva brani per orchestra, apprezzati ed eseguiti da compagine orchestrali.Laureato ad harvard, si perfeziona successivamente in composizione con Leon Kirchner, David Del Tredici e Roger Sessions e si trasferisce nella zona di San Francisco, dove insegna al Conservatorio per ben 11 anni.Le sue composizioni sono tra le più eseguite e influenti scritte da un americano fin dall’epoca di Copland e Bernstein. Opere come Shaker Loops, Harmonielehre, Short Ride in a Fast Machine e il suo Concerto per violino sono ormai punti base del repertorio sinfonico.In ambito teatrale, in collaborazione con il regista Peter Sellars, i suoi lavori includono Nixon in China, The Death of Klinghoffer e Doctor Atomic; opere che affrontano temi tratti dalla recente storia americana, avendo un impatto significativo sulla lirica contemporanea.Recenti le composizioni The Gospel

According to the Other Mary, Absolute Jest (per quartetto d’archi e orchestra, su frammenti di Beethoven), il Concerto per saxofono, scritto per il solista Tim McAllister e il nuovo Concerto per violino per la virtuosa Leila Josefowicz.Oltre dottorati onorari ricevuti da Yale e harvard, dalla Cambridge university in Inghilterra e dalla Juilliard, ha vinto il Premio Pulitzer 2003 in Musica con On the Transmigration of Soul (Sulla trasmigrazione delle anime) commissionato dalla new York Philharmonic per commemorare il primo anniversario dopo l’attentato del 11 settembre. Intensa anche l’attività di direttore che lo vede ospite delle più prestigiose orchestre al mondo (new York Philharmonic, Royal Concertgebouw, le orchestre di Cleveland, Chicago, Pittsburgh, Seattle, Londra e Philadelphia) in programmi che combinano le proprie opere con una grande varietà di repertorio, spaziando da Beethoven, Mozart a Ives, Carter, Zappa, Glass e Ellington.Membro dell’American Academy of Arts and Letters, attualmente è presidente creativo della Los Angeles Philharmonic, e compositore in residence alla Carnegie hall.Oltre la composizione e la direzione d’orchestra, John Adams si dedica anche alla scrittura; frequente contributore al new York Times Book Review, scrive per il new Yorker e The London Times. Il lodato Hallelujah Junction, volume di memorie e riflessioni sulla vita musicale americana, è stato nominato uno dei “libri più importanti del 2008” dallo stesso Times.

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nella produzione musicale di Charles Ives rivestono una notevole importanza lavori che, più che rifarsi all’usurato concetto ottocentesco di “musica a programma” (a cui sono comunque riferibili pagine come la Concord Sonata per pianoforte, i cui quattro movimenti sono dedicati rispettivamente a Emerson, hawthorne, gli Aicott e Thoreau), rappresentano la sublimazione nel processo artistico degli stimoli culturali, spirituali e comunque extra-musicali che li hanno generati; pezzi in cui “il programma estetico non suggerisce solamente l’intonazione espressiva dei vari movimenti, ma condiziona la struttura musicale a tal punto da divenirne parte integrante” (Gianfranco Vinay). Più che al concetto di musica a programma converrà dunque rifarsi a quello più ampio e sofisticato di simbolismo per inquadrare correttamente le cose di Ives in cui l’invenzione e l’organizzazione è condizionata dalla creazione di figure musicali e icone sonore che vi assolvono una precisa funzione rappresentativa. Ciò non succede solo in songs - quali Like a sick Eagle, Soliloquy,

ChARLES IVES(Danbury, Connecticut, 1874new York 1954)

The Unanswered QuestionDurata 8 minuti circa

On the Antipodes, The Cage, Mayority - all’interno di un genere che comunque è condizionato dalla semanticità autonoma della parola poetica che ne costituisce il testo (tanto che Gianfranco Vinay parla al riguardo di “neomadrigalismo”): lo stesso atteggiamento è alla base di brani esclusivamente strumentali come questa non lunga ma bellissima pagina del 1906 (la cui partitura però fu edita solo nel 1941). Anche ad ignorarne il “programma”, o per meglio dire l’orditura allegorica, essa suona non meno misteriosamente e cosmicamente evocatrice, colma di un appello indecifrabile e che tuttavia non si lascia ignorare. È lo stesso Ives a illustrarne il contenuto programmatico in una nota di commento: le quattro parti degli archi (che suonano in pianissimo da cima a fondo un misterioso e lento corale accordale, appena animato da sottili disegni di semiminime tra viole e bassi) rappresentano “il silenzio dei Druidi che sanno, vedono e non odono nullo”, la tromba (o corno inglese, o oboe, o clarinetto), che espone ripetutamente ma distanziatamente lo stesso soggetto (si bemolle - do diesis - mi naturale - mi bemolle - do naturale o si naturale), intona “l’eterna domanda sull’esistenza”, ma la ricerca dell’“invisibile risposta” intrapresa dagli strumentini (quartetto di flauti oppure due flauti, oboe e clarinetto), in un “convegno segreto” che diventa una zuffa crescendo gradualmente di volume e di andamento, introduce un elemento discordante di beffa, fino a

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che la domanda risuona per l’ultima volta e lascia soli gli archi, “il suono dell’indisturbata solitudine”. È abbastanza facile per l’ascoltatore ravvisare le matrici della cultura musicale ivesiana: in quei lentissimi accordi degli archi che suonano come una trasfigurazione dell’innodica protestante religiosa e civile (che Ives aveva ben presente fin dai tempi della sua infanzia e giovinezza a Danbury) nata da antichissimi stilemi di mottetto cinquecentesco; nel motto della tromba, la cui struttura intervallare potrebbe ricordare certi precocissimi esperimenti ivesiani su strade più sistematicamente battute dalla seconda scuola viennese (ma siamo appena nel 1906!). Altrettanto interessante è notare come questa pagina - che pone, tra il vitalismo senza senso degli strumentini-folla e l’inattingibile e forse inutile sapienza degli archi-druidi, una voce isolata di eroe-superuomo - sia cifra di un’America spiritualista che oggi sappiamo condannata alla sconfitta culturale, ma che allora poggiava sull’insegnamento di Thoreau e Emerson e aveva trovato il suo bardo in Walt Whitman (morto da pochi anni quando The Unaswered Question fu scritta), alla cui alta e sonante misura americana di simbolismo questa pagina sembra rinviare.

Elisabetta Torselli

Beethoven scrisse la Sinfonia n.7 in la maggiore fra l’autunno del 1811 e il Maggio del 1812, dopo però essersi dedicato a diverse pagine cameristiche, al Concerto n.5 per pianoforte, alle musiche di scena per Egmont di Goethe: lavori eterogenei, che senza rinunciare del tutto alla risoluta gestualità tipica di Beethoven lasciano intravedere una nuova via stilistica, lontana da drammatiche tensioni soggettive e invece sempre più incline a ricercare nella musica un significato puro e assoluto; sarà poi l’approdo astratto, persino metafisico, dell’ultima stagione creativa. A rimanere nel territorio puramente sinfonico dell’esperienza beethoveniana, la Settima dei presagi del nuovo corso non reca tracce particolarmente evidenti, ma indubbio è lo scarto che la separa dal disteso idillio della Sesta e dal drammatico eroismo della Quinta. Panneggiata neoclassicamente, riportata all’organico tradizionale (senza i tromboni della Pastorale), la Sinfonia n.7 non rinnega la drammaticità della Quinta ma ad essa idealmente si ricollega e la

LuDWIG VAn BEEThOVEn

Sinfonia n.7 in la maggiore op.92durata 38 minuti circa

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sublima, definitivamente risolvendola in una dionisiaca esplosione affermativa di vitalità: quasi un volo radioso che in musica trae forza dalla natura del suono e del ritmo, e che quanto alle idee è sollecitato dal vittorioso e definitivo scioglimento dei contrasti, siano essi etici, spirituali o di qualsiasi altra natura. La Settima venne eseguita per la prima volta l’8 Dicembre 1813 nella Sala dell’università di Vienna, diretta dallo stesso Beethoven, nel corso di un concerto di beneficenza, a sfondo patriottico, che era stato organizzato in favore dei soldati austriaco-bavaresi feriti ad hanau, nella recente battaglia contro napoleone. Alla nuova Sinfonia, che pur non era il pezzo forte della serata, il pubblico riservò consensi particolarmente entusiastici, e Beethoven conobbe così uno dei più grandi trionfi della sua carriera. un successo dunque attestato sin dall’inizio: anche se poi non mancarono i pareri sfavorevoli di quanti giudicarono la pagina ai limiti della stravaganza, così come abbondarono i tentativi infruttuosi di altri che vollero spiegare la sinfonia alla luce di assai fantasiosi programmi poetici. Ci fu però qualcuno che seppe individuare la vera anima della Settima attraverso un’immagine, e questi fu Richard Wagner: «Questa sinfonia è l’apoteosi della danza, è la danza nella sua essenza più sublime». Definizione ancora oggi celeberrima e giustissima, perché la danza si definisce nella continuità del ritmo, e il ritmo è non solo forza propulsiva ma il vero principio costruttivo

della Settima: sorta di motore avviato ad un minimo di giri che poi arriva via via al massimo. Di qui la partenza lenta del Poco sostenuto, misteriosa introduzione inaugurata da quattro accordi risoluti e che presto si mostra già dotata di un suo preciso sostegno ritmico: una rapida scala in ‘staccato’, che lega i temi e che ad un certo punto si blocca su una sola nota, ripetuta incessantemente. È un moto in continuo crescendo che conduce quasi inaspettatamente al Vivace, la seconda parte del primo tempo. Appaiono qui i due temi principali della canonica forma sonata, ma anziché opporli l’uno all’altro Beethoven li rende espressione di un’unica, incalzante tensione ritmica, giocata fra passaggi polifonici e aperta alle più diverse prospettive timbriche. Segue l’Allegretto, pagina celeberrima e sublime per l’atmosfera di composta meditazione che riesce a evocare, ma sovente travisata dagli interpreti che di solito la trasformano in una lentissima marcia funebre. In realtà, il suo fascino misterioso nasce proprio dal regolare eppur marcatissimo battito ritmico, che all’inizio è sussurrato da viole, violoncelli e contrabbassi, e che poi accoglie la sovrapposizione di un nuovo motivo, anch’esso semplice ma più lirico e disteso. È l’unione di questi due motivi a percorrere l’intero movimento, arrivando man mano a coinvolgere tutta l’orchestra e passando attraverso altri due brevi episodi, in un crescendo emotivo che armoniosamente si spegne nel pianissimo dell’accordo iniziale. Il

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Presto, col suo vivace 3/4, è animato da una vitalità incontenibile e quasi spavalda, alla quale Beethoven pare porre un freno opponendole, e per ben due volte, un episodio in tempo «assai meno presto» (in realtà il Trio) basato su una melodia che le cronache vogliono ispirata ad un inno religioso di pellegrini austriaci; e quando poi lo stesso episodio accenna a ripresentarsi titubante per la terza volta, l’orchestra lo scaccia definitivamente con cinque bruschi accordi. Da questa fermata risoluta si staglia inarrestabile ed impetuoso il Finale, Allegro con brio in 2/4, acme irresistibile dell’intera Sinfonia. Ad innescare il vertiginoso meccanismo è un primo motivo, imperioso ed implacabile, che come parte inizia a sollecitare una continua accumulazione ritmica, a scuotere altre idee tematiche che da esso prendono forma e sostanza, a richiamare in causa frammenti di motivi comparsi nei tempi precedenti. Così, il movimento si configura come un vero e proprio vortice, rapido e inesorabile, che risucchia il riaffacciarsi frenetico dei temi in tutte le sezioni dell’orchestra, spesso coinvolgendoli in animate trame polifoniche. un’eccitazione davvero incontenibile, ma al contempo tempo lucidissima, che sbocca nello splendore della fanfara finale: culmine di una sinfonia nata dal ritmo e che nell’animazione del ritmo conosce la sua esaltazione più perfetta e dionisiaca.

Francesco Ermini Polacci

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i prossimi appuntamenti

16maggio

venerdìore 21.00

28maggiomercoledìore 21.00

thomas dausgaarddirettorealban gerhardtvioloncellomusiche di Prokof’ev, Cajkovskij

8maggio

giovedìore 21.00

tito ceccherinidirettorefloraleda sacchiarpafabio fabbrizziflauto

prevenditaBiglietteria

del Teatro Verdi via Ghibellina 97 | Firenze

tel. 055 212320

musiche diCastelnuovo Tedesco, Mozart, Schubert

daniel kawkadirettoreisabelle faustviolinoumberto codecàfagottomusiche di Malipiero, Bartók, Elgar, Sibelius

v

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vIoLInI prIMI

Daniele Giorgi *Andrea Tacchi *Paolo Gaiani **Angela AsioliGabriella ColomboMarcello D’AngeloAlessandro GianiCarmela PanarielloSusanna PasquarielloMarco Pistelli vIoLInI secondI

Chiara Morandi* Francesco Di Cuonzo **Patrizia BettottiStefano BianchiPaolo Del LungoMarian EllemanChiara FolettoGianluca Stupia vIoLe

Stefano Zanobini *Caterina Cioli **Alessandro Franconi Agostino MattioniPier Paolo Ricci  vIoLonceLLI

Luca Provenzani *Augusto Gasbarri **Stefano BattistiniPaola Martina MondelloGiovanni Simeone

contraBBassI

Gianpietro Zampella *Luigi Giannoni **Vincenzo Venneri

FLautI

Michele Marasco *Elisa Cozzini  oBoI

Alessio Galiazzo * Flavio Giuliani * cLarInettI

Marco Ortolani *Emilio Checchini FagottI

Paolo Carlini *umberto Codecà *  cornI

Andrea Albori *Paolo Faggi * troMBe

Donato De Sena *Guido Guidarelli * tIMpanI

Morgan M.Tortelli * percussIonI

Sebastiano nidi

tastIere

Marta Cencini *Antonino Siringo * 

*prime parti**concertino

Ispettore d’orchestra e archIvIsta

Alfredo Vignoli

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Fondata nel 1980, l’ORT ha sede al Teatro Verdi di Firenze e oggi è considerata una tra le migliori orchestre in Italia. È formata da 45 musicisti, tutti professionisti eccellenti che sono stati applauditi nei più importanti teatri italiani come il Teatro alla Scala, l’Auditorium del Lingotto di Torino, l’Accademia di Santa Cecilia di Roma, e nelle più importanti sale europee e d’oltreoceano, dall’Auditorio nacional de Musica di Madrid alla Carnegie hall di new York. La sua storia artistica è segnata dalla presenza di musicisti illustri, primo fra tutti Luciano Berio.Collabora con personalità come Salvatore Accardo, Martha Argerich, Rudolf Barshai, Yuri Bashmet, Frans Brüggen, Myung-Whun Chung, Gianluigi Gelmetti, Daniel harding, Eliahu Inbal, Yo-Yo Ma e uto ughi.Interprete duttile di un ampio repertorio, che dalla musica barocca arriva fino ai compositori contemporanei, l’Orchestra ha da sempre riservato ampio spazio alla ricerca musicale al di là delle barriere fra i diversi generi (haydn,

Mozart, tutto il Beethoven sinfonico, larga parte del barocco strumentale, con una particolare attenzione alla letteratura meno eseguita), sperimentando possibilità inedite di fare musica e verificando le relazioni fra scrittura e improvvisazione. Accanto ai grandi capolavori sinfonico-corali, interpretati con egregi musicisti di fama internazionale, si aggiungono i Lieder di Mahler, le pagine corali di Brahms, parte del sinfonismo dell’Ottocento, con una posizione di privilegio per Rossini, e l’incontro con la musica di Franco Battiato, Stefano Bollani, Richard Galliano, heiner Goebbels, Butch Morris, Enrico Rava, Ryuichi Sakamoto. una precisa vocazione per il novecento storico, insieme a una singolare sensibilità per la musica d’oggi, caratterizzano la formazione toscana nel panorama musicale italiano. Il festival “Play It! La musica fORTe dell’Italia” è il manifesto più eloquente dell’impegno dell’orchestra verso la contemporaneità.Incide per Emi, Ricordi, Agorà e VDM Records.

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coMunIcaZIonI PER IL PUBBLICO

chapLIn per IL 25 aprILeConsueto appuntamento con la Festa della Liberazione che, dal 2004, vede la Fondazione ORT collaborare con la Regione Toscana. Quest’anno l’Orchestra della Toscana propone la proiezione di due capolavori del grandissimo Charlie Chaplin: The Immigrant (L’emigrante 1917), film interpretato, diretto e prodotto dallo stesso Chaplin e Shoulder Arms (Charlot soldato 1918), nella versione per piccola orchestra di Timothy Brock del 2004. Sul podio Timothy Brock, musicista e compositore americano esperto nella musica da film e in particolare nel restauro musicale dei maggiori capolavori di Chaplin.L’ingresso è libero, ad invito. Questi possono essere già ritirati presso la biglietteria del Teatro Verdi (anche durante l’intervallo del concerto di Smith).

gIovanI taLentI aL verdIIl prossimo 17 aprile il Teatro Verdi di Firenze ospita un interessante concerto promosso da CIMA l’associazione nata in collaborazione con il Comune di Monte Argentario che organizza ogni anno eventi culturali e musicali sul Promontorio.un’anteprima della dodicesima edizione del “CIMA Festival”, in programma la prossima estate, che vuole essere l’occasione per un invito ai giovani a dedicarsi alla musica come contributo determinante alla qualità della loro formazione e della loro vita. Dal 2002 a oggi, l’associazione ha assegnato agli artisti più meritevoli borse

di studio per un valore di oltre 150 mila euro. Al Teatro Verdi si esibiranno cinque giovani artisti di fama internazionale, tutti premiati nelle rassegne precedenti, per la direzione artistica del maestro Jorge Chaminé: Etsuko Hirosé piano, Gabriel Le Magadure violino, Gabriele Carcano piano, Eric-Maria Couturier violoncello e Shani Diluka (foto) piano. Musiche

di Mozart, Liszt, Debussy, Chopin, Rachmaninov, Dvořák e Piazzolla.Il concerto sarà preceduto da un simpatico Apericena con prodotti tipici toscani ed olandesi per il quale si consiglia la prenotazione a: [email protected] Info biglietti (promozione abbonati ORT) www.teatroverdionline.it

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seguItecI ANChE qUANDO NON SIETE IN TEATRO

sIto Internet Qui sono raccolte tutte le informazioni che riguardano l’Orchestra della Toscana. Trovate il calendario, le news con gli aggiornamenti, le anticipazioni, le foto gallery ed i dettagli di tutte le nostre inziative. E’ anche il punto di partenza per i nostri canali social (Facebook, Twitter, You Tube e Pinterest). Si possono scaricare materiali informativi ed inviti ad iniziative speciali:www.orchestradellatoscana.it

IL prograMMa e’ su Issuu Tutti i programmi di sala, come questo che state leggendo, vengono pubblicati con qualche giorno di anticipo sul portale Issuu a questo indirizzo:issuu.com/orchestradellatoscanaChi vuole può dunque prepararsi all’ascolto in anticipo e comodamente da casa. Il link è disponibile anche nel nostro sito internet, dove è possibile trovare i programmi di tutti i concerti passati.

con L’occhIo dI pInterestProviamo a raccontare l’ORT - e tutto quello che ci sta intorno - anche attraverso le bacheche di Pinterest. Con questo social network “delle ispirazioni” dedicato alla condivisione di fotografie, descriviamo per immagini il mondo che gira intorno alla nostra attività. Il nostro teatro, il quartiere che ci ospita, i backstage e tutta la nostra grafica. Venite a trovarci, vi piacerà. www.pinterest.com/ortpin

gaLLerIe FotograFIche Molto spesso documentiamo i nostri appuntamenti e la vita dell’Orchestra con ricche rassegne fotografiche. Trovate le Foto Gallery sia sul sito internet (con un piccolo archivio storico) che nella nostra pagina Facebook (aggiornata questa giorno per giorno).

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Crediamo che la cultura rappresentiun volano di sviluppo del territorio, arricchisca la società e assicuri la crescita consapevole delle nuove generazioni. Siamo convinti che la musica possa nutrire lo spirito e il corpo, che contribuisca a far crescere le nuove generazioni attraverso un ascolto consapevole dell’affascinante mondo musicale in cui viviamo, un mondo in continua trasformazione.

La nostra proposta musicale è rivolta a tutti e suggerisce una libertà di ascolto che spazia nel tempo, dal passato al presente. Lavoriamo con impegno e passione perchè siamo convinti che con una musica intelligente e bella si possa vivere meglio. Cerchiamo amici disposti a condividere il nostro lavoro, affiancandoci nel percorso e sostenendoci nella nostra visione di una città più armoniosa.

Il tuo contributo potrà arricchire l’attività e i progetti di formazione e di educazione all’ascolto rivolti ai più giovani.

SOSTENENDO L’ORT SARà TUTTA UN’ALTRA MUSICA

Scegli il tuo sostegno all’ORT!

MY ort € 50,00

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Sul sito www.orchestradellatoscana.it è possibile scoprire tutti i vantaggi riservati ai nostri sostenitori. Il proprio contributo può essere comodamente donato con bonifico bancario sul conto corrente

IBan It 75 s061 6002 8001 0000 0010 505

E anche per le aziende che vorranno essere partner dell’ORT, saremo lieti di costruire le opportunità migliori.

Inoltre destinando il 5 per MILLe

all’Orchestra della Toscana si potrà contribuire ai progetti didattici, alle iniziative scolastiche e provinciali organizzate dall’ORT: basta mettere la propria firma nell’apposito spazio della dichiarazione dei redditi riservato e riportare il codice fiscale della nostra fondazione: 01774620486

Ufficio [email protected]

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CoNTATTIFondaZIone orchestra regIonaLe toscana Via Verdi, 5 - 50122 Firenze tel.1 (+39) 055 2342722 | 2340710fax (+39) 055 2008035 www.orchestradellatoscana.it

[email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] del [email protected]

Amministrazionedirezioneamministrativa@orchestradellatoscana.itServizi [email protected] Play [email protected]

teatro verdI Via Ghibellina, 99 - 50122 FirenzeBiglietteriaVia Ghibellina 97 - 50122 Firenze orari dal lun al sab 10-13 e 16-19 festivi chiusotel. (+39) 055 212320fax. (+39) 055 288417www.teatroverdionline.it [email protected]

prograMMa dI saLa a cura dI

ufficio Comunicazione ORT

progetto graFIco

Kidstudio.it

IMpagInaZIone

Mattia Vegni

Foto

Margaretta Mitchell (11)Marco Borrelli (19, 22)

staMpa

nuova Grafica Fiorentina (Firenze)

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25 aprILe In concerto

musica LIBera tutti...

the immigrant (1917)

shoulder arms (1918)

orchestra deLLa toscana

tIMothY Brock direttore

proiezione dei film con musica dal vivo

venerdì 25 aprile 2014 ore 21.00

Ingresso libero ad invito fino ad esaurimento disponibilitàin distribuzione presso la biglietteria del teatro

Iniziativa finanziata dal pool di Banche Tesoriere della Regione Toscana