Prof.ssa Ermenegilda Scardaccione - dsgs.unich.it · Criminologia e Sistema Penale Italiano Doppio...

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Criminologia E Vittimologia CdS Sociologia e Criminologia Prof.ssa Ermenegilda Scardaccione

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Criminologia

E

Vittimologia

CdS Sociologia e Criminologia

Prof.ssa Ermenegilda Scardaccione

La Criminologia Studia

IL REATO

CHI LO COMMETTE

CHI LO SUBISCE

LE STRATEGIE DI CONTROLLO

Criminalità e Devianza

Il crimine è un comportamento socialmente non accettato, ma che presuppone la violazione di una norma giuridica

La devianza fa riferimento a comportamenti non socialmente accettati che non presuppongono una violazione di una norma giuridica

La devianza come concetto presuppone il riferimento a un sistema di norme

Sociali

Giuridiche

Sanitarie

Lo studio del reato può

prevedere:

L’analisi della dimensione quantitativa

Le statistiche

L’analisi della dimensione qualitativa anche se nell’ambito di uno studio statistico - descrittivo

Il reato nella sua relazione con variabili individuate dal ricercatore

L’analisi dei fattori eziologici

Elaborazione e classificazione delle teorie

Il Numero Oscuro

Rappresenta l’area dei delitti non denunciati e pertanto non conosciuti dagli organi di controllo sociale.

Ciò comporta che possiamo analizzare solo la criminalità visibile, anche se si possono effettuare delle stime dei reati sommersi.

L’entità del numero oscuro varia a seconda della tipologia di reato

Metodi di Ricerca in

Criminologia Clinico/osservativo

Statistico/descrittivo

Sperimentale

Metodo storico

Descrizione di un

fenomeno

Correlazione tra

variabili selezionate

Studi Predittivi

Individuazione dei

fattori

Precocità

Volume

Durata

Intensità

Varietà

Sequenza

Violenza

Strumenti

Metodo

clinico/osservativo

Metodo

Statistico/sociologico

Studi di casi

Studi longitudinali

Le statistiche

Questionario

Intervista

Osservazione

Storie di vita

Fonti

Statistiche Pubblicate

Fascicoli Giudiziari

Elaborati Peritali

Attenzione: Le statistiche ci forniscono dati sulla dimensione dei fenomeni mediamente corretti, ma non completamente; ai fini di un una maggiore correttezza va calcolato il quoziente della criminalità.

La Scuola Classica

Interesse fondamentale

IL REATO LA PENA

Elementi caratterizzanti:

l’affermazione della razionalità e della libertà del volere dell’uomo

la visione edonista del comportamento umano

l’affermazione della responsabilità dell’agire umano

l’interesse per i diritti fondamentali dell’individuo

il concetto di legge come emanazione dello stato a tutela dei cittadini

I Precursori

I Principi dello stato liberale

I Diritti naturali

Il Contratto sociale

Lo Stato

L’Ordinamento Giuridico

Il Reato e la Scuola Classica

Il reato secondo la Scuola Classica

E’ una violazione morale che vede il suo

autore pienamente responsabile in quanto

libero

E’ una frattura del Contratto Sociale

E’ una violazione dell’ordinamento

giuridico espressione della collettività ed

emanazione dello Stato

Caratteristiche della pena per la

Scuola Classica Proporzionalità

Celerità

Certezza

Utilità

più grave è il reato maggiore la pena

più la punizione è immediata più efficace l’effetto sul reo

necessità di un codice scritto di leggi

inutilità di pene troppo severe per reati lievi

Funzione della pena per la

Scuola Classica Scoraggiare tutti i cittadini a non commettere

reati

Mediante l’individuazione degli svantaggi provocati dall’applicazione della pena

Deterrenza Generale

Scoraggiare chi commette i reati a non commetterne altri

Poiché si sono già sperimentati gli effetti svantaggiosi dell’applicazione della pena

Deterrenza Speciale

La innovazioni della Scuola

Positiva Centralità dello studio dell’autore del reato

Vengono affermati dei paradigmi interpretativi

Biologico Psicologico Psicopatologico Sociale

Il reato non è sempre espressione della libera volontà del soggetto

La punizione non è quindi solo diretta alle persone

Deterrenza Generale – Speciale

La punizione è anche diretta alla società

Difesa Sociale

Le cause di sviluppo della Scuola

PositivaAlla diffusione del positivismo filosofico

All’affermazione delle teorie darwiniane

sull’evoluzione della specie

Allo sviluppo degli studi antropologici

All’esigenza impellente della questione sociale

Allo sviluppo di nuovi interessi in ambito

psicologico e sociologico

Alla diffusione di studi sulla fisiognomica e la

frenologia

Fattori che determinano il reato

per la Scuola Positiva Il comportamento criminale per gli esponenti

della Scuola Positiva

NON È LIBERO, MA È CONDIZIONATO

Da Fattori biologici

Lombroso

Da Fattori fisici, antropologici e sociali

Ferri

Da Fattori morali

Garofalo

Massimi esponenti della Scuola

Positiva Lombroso elabora

la teoria del delinquente nato:

fattori atavici e degenerativi

determinano il comportamento criminale

Ferri sostiene che fattori :

di tipo fisico – razza,temperatura,clima

di tipo antropologico – età, sesso, psiche e organismo

di tipo sociale – costumi, popolazione,religione

determinano il comportamento criminale

Garofalo sostiene che

l’assenza di senso morale dovuta a fattori,fisici,sociali determinano il comportamento criminale

La Scuola Positiva

Il comportamento può essere determinato da fattori esterni

Biologici

Psicologici

Sociali Psicopatologici

Pur se è legato alla persona non è espressione della libera volontà del reo pertanto

LA PENA

Deve tendere: Alla cura ed alla riabilitazione del reo

Alla modifica del comportamento

Alla difesa della società

Influenza delle Scuole sul

Sistema Giuridico ItalianoNel ribadire il principio della certezza della

pena(proporzionalità della pena con il reato)

Nell’affermare il principio della responsabilità del reo ( imputabilità)

Ma allo stesso tempo

Nel prevedere delle cause di esclusione della capacità di intendere e di volere

Nell’affermare il principio della pericolosità sociale in concomitanza con quello di responsabilità

Nel prevedere un sistema di riabilitazione ( misure di sicurezza) parallelo all’applicazione della pena

Fattori discriminanti della

Scuola Positiva Il rapporto personalità – reato

Il concetto di responsabilità sociale contrapposto a quello di responsabilità individuale

La pena come rieducazione

La pena come difesa sociale

Criminologia e Sistema Penale Italiano

Doppio binario

pena – misura di sicurezza

L’approccio psicologico in

Criminologia: Paradigmi interpretativi

La psicoanalisi;

Il comportamentismo;

L’apprendimento sociale;

Processi di sviluppo e figure di riferimento;

Psicopatologia e criminalità;

La personalità criminale.

Psicoanalisi e devianza

ES : forza istintuale inconscia(libido) a carattere quantitativo energetico

IO : struttura cosciente mediante la quale il bambino si differenzia dalla madre – funzione di mediazione tra es e superio

SUPERIO : struttura razionale che interiorizza i divieti e gli obblighi sociali soprattutto mediante la funzione paterna

Delinquente per senso di colpa: soddisfa il bisogno inconscio di essere punito(Freud)

Coazione a confessare (Reik)

Meccanismi di difesa dell’IO

Identificazione

Proiezione

Razionalizzazione

Rimozione

Formazione Reattiva

Processo di identificazione nell’altro

Attribuzione all’altro di atteggiamenti e sentimenti propri

Dare un significato logico a comportamenti incongrui

Rimuovere a livello inconscio stimoli ed emozioni spiacevoli

Esprimere sentimenti contrari a ciò che si prova realmente

La classificazione di Alexander e

Staub(1935)

Azioni criminose determinate da processi

biopatologici e tossici che compromettono

la funzione dell’Io;

Azioni criminose ad eziologia nevrotica in

cui la funzione dell’Io è diminuita dal

conflitto con il Super-Io in modo tale che

l’atto deviante ne diventi una soluzione;

Azioni criminose messe in atto da soggetti con

Superio debole tale da determinare un’ assenza di

senso morale ed una maggiore disponibilità ad

essere influenzati da sottoculture devianti(

interpretazioni sociologiche).

Azioni criminose determinate da soggetti incapaci

di qualsiasi controllo con adesione immediata e

acritica a qualsiasi comportamento senza

valutazione delle conseguenze.

Psicopatologia e Criminalità

Le personalità criminali nei quali il reato ha un valore sintomatico ( Scuola Positiva);

Le personalità antisociali;

Le personalità abnormi e psicopatiche;

I disturbi di personalità: non provocano alterazioni delle funzioni psichiche fondamentali (percezione, intelligenza,memoria) come i disturbi psicotici né sintomi più lievi come le nevrosi ma provocano un’alterazione della condotta e del carattere tale da avere una forte rilevanza sull’adattamento sociale.

Le psicosi

Gravi scompensi psicopatologici

caratterizzati da compromissione di tutte le

funzioni cognitive affettive e relazionali con

la perdita più o meno accentuata del senso

di realtà;

Presenza di delirio, allucinazione,

dissociazione e perdita della coscienza

dell’io.

La schizofrenia:

Si manifesta come ebefrenica, disorganizzata,

paranoide,catatonica.

Disturbo delirante

Si manifesta con forme persecutorie

caratterizzate da delirio erotomanico, di

grandezza, di gelosia, di persecuzione.

I disturbi di personalità DSM5

I cluster A caratterizzati da eccentricità e stranezza.

II cluster B caratterizzati da iperemotività e imprevedibilità .

II cluster C caratterizzati da ansietà e paura.

Tendenza a proiettare all’esterno il disagio interno attraverso un comportamento abnorme (tendenza alloplastica) considerato perfettamente coerente e privo di senso di colpa (egosintonico).)

A

paranoide,

schizoide,

schizotipico

B

antisociale,

istrionico,

narcisistico,

Borderline

C

disturbo evitante,

dipendente, ossessivo/compulsivo.

Atipici : sadico ; intermittente

Disturbi dell’umore

Disturbo depressivo nella sua forma più

grave depressione maggiore;

Disturbo d’ansia(attacchi di panico);

Disturbo bipolare ;

Disturbo ossessivo/compulsivo.

Si tratta di disturbi che pur privi di sintomi

come deliri e allucinazioni possono

assumere manifestazioni deliranti simili a

quelle psicotiche.

Altri disturbi

A carattere episodico va compreso il

disturbo mentale transitorio definito anche

come disturbo psicotico breve o disturbo

schizofreniforme.

In questi casi il disturbo può a andare in

remissione in breve tempo pur avendo

effetti egualmente devastanti.

Riflessi sulla capacità di intendere e

di volere.

La sentenza della Corte di Cassazione del 2005 ha

compreso i disturbi di personalità come causa di

esclusione della capacità di intendere e di volere

come previsto dagli artt.88 e 89 del c.p. “ sempre

che siano di consistenza, intensità, rilevanza e

gravità tali da incidere sulla stessa;”

La diagnosi clinica non necessariamente incide

sulla capacità di controllare il proprio

comportamento in un determinato momento.

Le deviazioni sessuali/parafilie

Tendenza a provare piacere sessuale con

modalità”alternative “ a quella genitale;

Non necessariamente possono provocare

comportamenti devianti o criminali;

Ciò si verifica in caso di :

egodistonia nel soggetto che genera sofferenza;

costrizione nei confronti di vittima non

consenziente;

esito letale della pratica sessuale.

Disturbi di particolare valenza

criminologica

Disturbo masochistico( provare piacere

sessuale nel subire sofferenze),

Disturbo sadico( provare piacere sessuale

nell’assistere alla sofferenza altrui),

I due disturbi spesso si associano in

un’unica dimensione,

Pedofilia( pratiche sessuali nei confronti di

soggetti di minore età).

Caratteristiche della pedofilia

Attrazione nei confronti di soggetti

impuberi prima a livello fantasmatico;

Compimento di almeno 16 anni di età per

delimitarne l’insorgenza e differenza di età

con la vittima di almeno 5 anni;

Pedofilia eterosessuale, omosessuale;

bisessuale.

Risvolti criminologici e penalistici.

Gli stati emotivi e passionali

Determinano comportamenti impulsivi e manifestazioni delittuose( art.95 e ss. c.p.).

Sono caratterizzati da stati emotivi incontrollabili e incontrollati spesso in risposta e stimoli di forte valenza traumatica o interpretati come tali dall’agente.

Non rappresentano una causa di esclusione della capacità di intendere e di volere ma solo circostanza attenuante.

Psicologia – Devianza - Criminalità

Il comportamentismo:

I processi psicologici non sono determinati da processi intrapsichici ma dall’influenza di fattori esterni.

Il comportamento si attiva sempre in relazione ad uno stimolo esterno.

I processi psichici possono essere riprodotti mediante esperimenti di laboratorio sì da assicurare la scientificità dell’osservazione.

A seguito dei primi esperimenti di Watson e

Skinner perfeziona la teoria dello stimolo/ risposta

introducendo il concetto di rinforzo.

Il rinforzo negativo/positivo in relazione alla

risposta comportamentale può influire sulla

modifica del comportamento.

La possibilità di poter modificare il

comportamento assume una significativa valenza

educativa.

Le teorie dell’apprendimento sociale

Il comportamento non si determina in base a stimoli esterni a cui segue un rinforzo in senso negativo o positivo ma è influenzato da un processo di apprendimento sociale in cui un ruolo determinate lo assumono i meccanismi imitativi.

In questa teoria un ruolo fondamentale vengono assumere le figure significative nel percorso di crescita della persona.

La teoria di Albert Bandura

L’effetto di modeling è rappresentato dalla tendenza a conformarsi sui comportamenti messi in atto da persone significative;

Tale tendenza è sviluppata da Bandura anche nelle sue ricerche sui processi di apprendimento dei comportamenti aggressivi.

La visione di spettacoli violenti favorisce il riproporre atteggiamenti aggressivi secondo un processo di modeling(imitazione immediata dei comportamenti) e di eliciting( riproposizione di comportamenti appresi precedentemente.

Paradigma generale della teoria

di Bandura

Personalità - Ambiente - Comportamento

Personalità

Determinata da fattori innati e da tendenze

preesitenti con fondamento biologico

( Freud, Dollard e Miller, Bowlby);

Determinata dalle risposte dell’ambiente e

dai processi di apprendimento sociale

( Bandura);

Modello bio-psico-sociale in cui i fattori

biologici determinano il temperamento e

quelli sociali il carattere.

Dall’apprendimento sociale al

socio-cognitivismoTeoria che sviluppa l’importanza dei

processi cognitivi nel determinare il

comportamento umano;

Il comportamento è determinato dalla

costruzione di un sistema di norme

interiorizzate e cognitivamente

riconosciute( agency);

Agency: autoefficacia percepita e

disimpegno morale.

Autostima: immagine positiva di Sé anche

nella relazione con gli altri;

Autoefficacia: consapevolezza delle proprie

capacità in relazione al raggiungimento

degli obiettivi con l’effetto del

conseguimento di un maggiore successo .

Frustrazione e Aggressione

Nel riproporre la concezione idraulica

dell’aggressività di Freud Dollard e Miller

elaborano la teoria dell’aggressione/frustazione.

Il comportamento aggressivo è sempre

determinato da una situazione frustante anche se è

mediato da fattori quali l’entità della

frustrazione,la capacità di fronteggiare l’evento e

la presenza di fattori che interferiscono e mediano

la risposta aggressiva.

Attaccamento materno e devianza

Secondo la nota teoria di Bowlby la qualità

dell’attaccamento materno può determinare

comportamenti devianti e dissociali in età adulta.

Secondo una classificazione di forme di

attaccamento sicuro, insicuro evitante, insicuro

resistente e disorganizzato forme di attaccamento

insicuro e disorganizzato possono creare gravi

disagi psicologici in età adulta con risvolti che

danno anche origine a comportamenti di devianza.

Personalità e Identità

L’identità è il fondamento della costruzione

della personalità;

Consiste nella consapevolezza di Sé che

integra la percezione di Sé e la percezione

da parte degli altri;

E’ fondamentale l’interazione con gli altri in

una dimensione duale e plurale.

L’identità negativa

Mailloux con la sua teoria individuò come risposte

negative al comportamento determinano nella

persona la costruzione di un’identità sociale

negativa e la certezza di non essere in grado di

attuare un adeguato processo di socializzazione.

Si tratta della cosiddetta teoria della pecora nera

ove il deviante viene qualificato attraverso un

processo di identificazione precoce.

Commenti

Le teorie psicologiche forniscono un’interessante chiave di lettura del comportamento anche deviante e criminale in relazione ai percorsi di sviluppo della persona, ma non hanno alcun riflesso sulla valutazione dell’imputabilità e della responsabilità penale.

Possono tuttavia delineare un interessante profilo di personalità.

Meccanismi psicologici di

deresponsabilizzazione Strategie cognitive di autogiustificazione del

comportamento deviante: la scala del disimpegno morale di Bandura.

Giustificazione morale - etichettamento eufemistico;

Confronto vantaggioso – dislocamento della responsabilità;

Diffusione della responsabilità – distorsione delle conseguenze;

Deumanizzazione – attribuzione di colpa.

Paradigma biologico-costituzionale

Inaugurato da Lombroso tende a dare rilevanza ai fattori biologici e alle caratteristiche della costituzione fisica nel determinare il comportamento criminale.

Trova particolare sviluppo nel periodo tra le due guerre con una serie di studi che mettono in evidenza i fattori che caratterizzano a costituzione fisica, l’ereditarietà, le anomalie cromosomiche.

I somatotipi

La tipologia di Sheldon:

A. Endomorfo - viscerotonico - prevalenza di tessuti viscerali;

Ripropone il soggetto picnico di Kretschmer

( che corrisponde al tipo ciclotimico)

B. Mesomorfo- somatotonico - prevalenza di tessuto muscolare sanguigno;

Ripropone il soggetto atletico di Kretschmer poi assorbito dal leptosomico (che corrisponde al tipo schizotimico)

C. Ectomorfo – cerebrotonico - prevalenza di tessuto nervoso;

Ripropone il soggetto leptosomico Kretschmer (che corrisponde al tipo schizotimico).

Altri studi

Maggiore ereditarietà nei comportamenti anche devianti tra coppie di gemelli monozigoti;

Maggiore tendenza di comportamenti aggressivi e devianti in soggetti con anomalia cromosomica (XYY) ovvero individui portatori di una Y in eccesso;

Limitatezza di tali studi a causa di campioni limitati e risultati non sempre confermati.

Comportamento criminale e cervello

Teoria trinitaria di Mac Lean:

1. Cervello rettile: struttura arcaica e primitiva del cervello che controlla le funzioni primarie;

2. Struttura mediana: a carattere evolutivo intermedio:

3. Struttura più recente con funzioni superiori proprie dell’uomo.

La mancata integrazione delle tre strutture cerebrali può essere all’origine di comportamenti impulsivi e immotivati.

La Scuola di Chicago

Area di interesse:

Social Problems

Contesto storico:

La Società americana degli anni ‘30

Ambito di indagine

L’ambiente urbano

Fattori Storico-Sociali

URBANIZZAZIONE

INDUSTRIALIZZAZIONE

IMMIGRAZIONE

I metodi di ricerca della Scuola di

Chicago

OSSERVAZIONE

STORIE DI VITA

STATISTICHE GIUDIZIARIE

Principali concetti elaborati dagli

Studiosi di ChicagoDISORGANIZZAZIONE SOCIALE

CONFLITTO CULTURALE

SUBCULTURA

ATTENZIONE:

Sono concetti operativi che spiegano lo

sviluppo del comportamento deviante

La Disorganizzazione sociale

E’ caratterizzata da:

Basso status socioeconomico

Mescolanza di culture

Instabilità residenziale

Famiglie instabili - divise

I Conflitti Culturali

Primari

Conflitti con la cultura di origine

Secondari

Divergenze che sorgono all’interno della cultura dominante tali da provocare conflitti

ATTENZIONE:

Tali concetti tengono conto del fattore immigrazionee si riferiscono prevalentemente agli immigrati diprima e seconda generazione: è tra questi che piùfrequentemente si sviluppa il comportamentodeviante

Le Subculture

DEFINIZIONE

Elaborazione di un sistema valoriale differenziato da quello che caratterizza la cultura dominante e che con questa può entrare in conflitto

TRASMISSIONE CULTURALE

Rispetto alla cultura dominante

Rispetto alle subculture

Attenzione:

la trasmissione culturale consente la conservazione delle sottoculture e la continuità intergenerazionale

Le Aree della città di Chicago

CLASSIFICAZIONE

Il Centro della città

Area di transizione

I quartieri di lavoratori

I quartieri residenziali

Area al di fuori della città

Rapporto tra area cittadina e reati

La zona di transizione è quella maggiormentecaratterizzata da disorganizzazione sociale anchese la maggior parte dei reati vengono commessinella zona del centro della città.

RAPPORTO TRA TASSO DI RESIDENZA ETASSO DI DELINQUENZA

Zona di transizione:alto tasso di delinquentiresidenti

Zona centrale:alto tasso di reati commessi

Gli Studiosi di Chicago

Vogliono:

Individuare le aree disagiate della città di Chicago

A tal scopo:

Effettuano ricerche sul campo

Elaborano:

Concetti che vengono utilizzati non come macroteorie ma come strumenti di conoscenza dei problemi

Si pongono come obiettivo:

Il risanamento delle aree ad alta densità problematica e ad alto tasso di devianza

Chicago Area Project

Caratteristiche della sottocultura

SOTTOCULTURA:

ESSERE CONDIVISA

ESSERE APPRESA

ESSERE TRASMESSA

Quali Sottoculture

CRIMINALE la criminalità comune

CONFLITTUALE la delinquenza giovanile

ASTENSIONISTA vagabondi e

tossicodipendenti

ATTENZIONE:

Ciascuna sottocultura elabora diversi sistemi dinorme che contraddistinguono un corrispondentetipo di banda(cfr. Teoria delle bandedelinquenziali in America di Cloward e Ohlin).

Le subculture giovanili

Secondo Cohen si caratterizzano per

atteggiamenti di tipo

NON UTILITARISTICO

PREVARICATORE

NEGATIVO

Cohen

Il giovane aderisce a bande che orientano il loro comportamento in senso deviante

PER IL MANCATO ACCESSO ALLE OPPORTUNITÀ SOCIALI

PER VINCERE LA FRUSTRAZIONE DA STATUS

PER ESPRIMERE IL LORO CONFLITTO CON UNA SOCIETÀ CHE ODIANO POICHÉ PERCEPITA COME IRRAGGIUNGIBILE

La formazione reattiva come strategia difensiva

Caratteristiche della devianza

giovanile secondo Cohen

Mancato accesso alle opportunità sociali

Subcultura

Risoluzione del conflitto

ATTENZIONE:

Cohen fonde concetti basilari quali l’anomia e leteorie della sottocultura proprie della scuola diChicago, ma anticipa l’analisi della devianzaminorile dal punto di vista degli aspetticomunicativi ed espressivi.

Il contributo fondamentale di

Edwin Sutherland

Teorie ispiratrici – Scuola di Chicago

TEORIA ECOLOGICA

TEORIA DELLA TRASMISSIONE

CULTURALE

TEORIA DEL CONFLITTO

CULTURALE

Principi

Il comportamento criminale non è la conseguenza della disorganizzazione sociale, ma dell’organizzazione sociale differenziale

Il conflitto è il prodotto di una società complessa con norme e valori differenziati all’interno dei gruppi sociali

Alcuni gruppi sociali spesso entrano in conflitto con le norme legittime

Le associazioni differenziali sono la manifestazione dell’organizzazione sociale differenziale

E’ all’interno delle associazioni differenziali che si attivano processi di apprendimento del comportamento

I nove punti della teoria di

Sutherland Il comportamento criminale viene appreso

L’apprendimento si verifica mediante un processo comunicativo

All’interno del gruppo con stretti legami tra i suoi componenti

L’apprendimento comprende tecniche, ma anche motivazioni, impulsi e atteggiamenti

L’orientamento di motivazioni, impulsi e atteggiamenti può essere in senso favorevole o sfavorevole alla legge

I punti di Sutherland

Si diventa delinquenti quando prevalgono motivazioni e pulsioni in senso sfavorevole alla legge

Le associazioni differenziali variano per frequenza, durata, priorità e intensità

Esiste un’analogia tra processi di apprendimento sia se il comportamento è orientato in senso favorevole o sfavorevole alla legge

Il comportamento criminale è espressione degli stessi valori del comportamento legittimo

ASPETTI INNOVATIVI

DELLA TEORIA Importanza dell’apprendimento sociale nello

sviluppo del comportamento criminale

Individuazione del gruppo come contesto di apprendimento e di rinforzo del comportamento

Enfatizzazione sugli aspetti comunicativi

Analogia tra processi di apprendimento del comportamento sia criminale che non criminale

SVILUPPI:

Identificazione differenziale

Rapporti con l’interazionismo simbolico

Che cosa è IL REATO DEL

COLLETTO BIANCO?

Un reato vero e proprio

Commesso da persona di elevata condizione sociale

Nell’ambito della propria occupazione

E presuppone un abuso di fiducia

IMPORTANTE:

Sutherland scopre un nuovo tipo di criminalitànascosta ed estende la possibilità dicomportamenti criminali anche a persone dielevata condizione sociale.

Ciò è possibile grazie alla teoria delle associazionidifferenziali

Che cosa è l’anomia

A – NOMOS . assenza di norme secondo l’etimologia greca

Come concetto etimologico corrisponde a:

PERDITA DEL VALORE DELLE NORME SOCIALI

DAL PUNTO DI VISTA DEL SIGNIFICATO RISPETTO AL COMPORTAMENTO INDIVIDUALE

CAUSE:

q periodi pstbellici

q cambiamenti politici e sociali

q divergenze culturali soprattutto

connesse al fenomeno migratorio

MERTON e il concetto di

ANOMIA

ANOMIA - disfunzionalità tra mete

sociali e mezzi per raggiungerle

ANOMIA - struttura sociale

ANOMIA - comportamento deviante

Il conflitto può essere risolto

Accettazione delle mete e dei mezzi legittimi conformismo

Accettazione dei mezzi legittimi e riduzione delle mete ritualismo

Accettazione delle mete e rifiuto dei mezzi legittimi innovazione

Rifiuto di mete e mezzi astensione

Rifiuto di mete e mezzi ribellione

ATTENZIONE:

Il comportamento deviante si identifica soprattutto con l’innovazione

Vantaggi e svantaggi della teoria

di Merton

E’ una macroteoria

Enfatizza il rapporto tra criminalità e struttura sociale

Individua l’importanza del rapporto tra divisione della società in classi e devianza

Rielabora il concetto di conflitto sociale in senso strutturale

Contribuisce alla teorizzazione del concetto di devianza

Ancora su Merton

Ma è una teoria:

del consenso

che non individua le cause del conflitto

che enfatizza il rapporto tra devianza e non accesso ai mezzi che caratterizzano le classi svantaggiate

Influenze:

teoria di Cloward e Ohlin sul diverso accesso alle opportunità sociali

teoria della sottocultura

Nuovi Scenari: i teorici

dell’etichettamento

La Criminologia degli anni cinquanta/sessanta

tenta di conciliare la teoria di Merton con i

principi della Scuola di Chicago

Prospettiva critica dei teorici dell’etichettamento

- Critica alla profezia che si autoadempie che

caratterizza le teorie precedenti

- Critica al concetto di devianza

Critica al concetto di devianza

La devianza non corrisponde a uno status,ma è una definizione

Non è la conseguenza di Cause

Sociali

Culturali

MA È L’EFFETTO DELLA CAPACITÀ DI DEFINIZIONE DEGLI ORGANI AMMINISTRATIVI E DI CONTROLLO SOCIALE

Precursori

INTERAZIONISMO SIMBOLICO

THOMAS

TEORIA DEL SÉ

G.H. MEAD

Il contesto storico-culturale

LA CONTESTAZIONE GIOVANILE

I MOVIMENTI A FAVORE DELLA

DISUGUAGLIANZA RAZZIALE

Becker

Deviante è un’etichetta applicata con successo

E’ la reazione sociale che qualifica icomportamenti come devianti

L’etichetta di deviante è più facilmenteapplicata nei confronti dei soggetti dotati diminore potere all’interno della società edappartenente a gruppi sociali marginali

Quali differenze con le

precedenti teorie:

Non vengono accettate le teorie delle subculture e

del conflitto

L’interesse non è rivolto alla devianza, ma al

deviante

Non sono teorie strutturali

La causa del comportamento deviante non è

strutturale alla società

La devianza non è uno status, ma un processo

Perché deviante è un’etichetta

applicata con successo

Azione reazione sociale qualificazione comunicazione costruzione di identità deviante

Attenzione:

“.. la devianza non è una qualità che risiede nel comportamento stesso, ma nell’interazione tra la persona che commette un atto e coloro che reagiscono ad esso”.

Becker( Outsiders,1963,tr.it 1987, p.33).

Becker( Outsiders,1963,tr.it 1987,

pp.27-28)

“Non voglio dire, come comunemente avviene, che le cause della devianza sono da individuarsi nella situazione sociale del deviante o in “fattori sociali” che suggeriscono la sua azione, ma voglio dire che i gruppi sociali creano la devianza istituendo norme la cui infrazione costituisce la devianza stessa, applicando quelle norme a determinate persone e attribuendo l’etichetta di outsiders.

Da questo punto di vista, la devianza non è una qualità dell’atto commesso da una persona, ma piuttosto una conseguenza dell’applicazione, da parte di altri, di norme e di sanzioni nei confronti di un“colpevole”. Il deviante è una persona alla quale questa etichetta è stata applicata con successo; un comportamento deviante è un comportamento che la gente etichetta come tale.”

Tipo di comportamento deviante

Percepito come deviante

Falsamente accusato – Pienamente deviante

Non percepito come deviante

Conforme – Segretamente deviante

Le carriere devianti

Sviluppi evolutivi con cambiamenti di status che presuppongono un passaggio da una posizione all’altra.

Career Contingency: fattori causali e contingenti da cui dipende il passaggio da una posizione all’altra, che includono fattori oggettivi legati alla struttura sociale, ai cambiamenti di prospettive, alle motivazioni e ai desideri dell’individuo.

Deviazione primaria e devazione

secondaria

Deviazione primaria:

Azione che provoca reazione sociale senza

conseguenze;

Deviazione secondaria:

Azione che provoca conseguenze rafforzate

dall’intervento legittimo delle istituzioni.

La deviazione secondaria

“La normalizzazione o, all’inverso, l’attribuzione di un significato deviante alle azioni ha luogo nell’ambito dell’interazione informale e mediante l’operato delle agenzie formali di controllo sociale. Le agenzie e gli agenti di controllo sociale, nell’intento di promuovere e salvaguardare i propri valori, definiscono la deviazione e ascrivono agli individui atti devianti.”

Lemert, (Devianza, problemi sociali e forme di controllo,1967,1972, tr.it. 1981,pp.84-85)

Dalla deviazione secondaria al

deviante secondario

“La deviazione secondaria concerne una

particolare classe di risposte, socialmente definite,

che le persone danno ai problemi creati dalla

reazione sociale nei confronti della loro devianza”.

Omissis

“Per coloro che ne fanno esperienza essi

divengono fatti centrali dell’esistenza, che alterano

la struttura psichica e danno luogo ad una

particolare organizzazione dei ruoli sociali e degli

atteggiamenti nei confronti del Sé.

Le azioni compiute con riferimento a tali

ruoli e atteggiamenti nei confronti del sé

costituiscono la devianza secondaria. Il

deviante secondario, a prescindere dalle sue

azioni, è una persona la cui vita e identità

sono organizzate attorno ai fatti della

devianza”

Dalla deviazione secondaria alla

stigmatizzazione

….si intende un processo che conduce a

contrassegnare pubblicamente delle persone

come moralmente inferiori, mediante

etichette negative, marchi, bollature, o

informazioni pubblicamente diffuse.

Costruzione dell’identità negativa: unica

disponibile e reale per il deviante

nonostante le spiacevoli conseguenze.

Aspetti innovativi della teoria:

Rivalutazione dei processi individuali

Come si diventa devianti

non come si è devianti

Critica al determinismo socioambientale ed ai

possibili effetti su profezie che si autoadempiono

Riflessione critica sugli interventi istituzionali e

giudiziari

Influenza sugli interventi soprattutto

nell’ambito della devianza minorile

Critica alle istituzioni

Alternative penali

Programmi di diversion

Creazione di nuove strutture

Devianza e controllo sociale

Il controllo sulla devianza è insito nella societàmediane fattori quali:

q il processo di socializzazione

q la solidità dei legami sociali

q l’autocontrollo interno

Precursori:

La teoria dell’anomia di Durkheim – una societàanomica è una società con un controllo socialedebole

La teoria della disorganizzazione sociale

La teoria della associazioni differenziali

Controllo sociale e contenimento

Personalità e socializzazione

Fattori che determinano il comportamento deviante

- non adeguato sviluppo di autocontrollo interno

- indebolimento dell’autocontrollo

- assenza o conflitto delle regole sociali introiettate

Contenitori interni e contenitori

esterni

Contenitori interni

Sé autocontrollo autostima

Contenitori esterni

Ambiente sociale

ATTENZIONE:

I contenitori interni sono quelli che influenzano inmodo più significativo il comportamento deviante

Legame sociale e autocontrollo

Fattori che determinano il legame sociale

secondo Hirschi

attaccamento

coinvolgimento

impegno

convinzione

Definizione di autocontrollo

secondo Gottfredson e Hirschi

Capacità di resistere alla tentazione delmomento

Tale capacità è correlata a:

q l’educazione ricevuta

q l’attrazione esercitata dal crimine

q la gratificazione che ne può derivare

Sykes Matza e le tecniche di

neutralizzazione Negazione della responsabilità

Negazione del danno

Negazione della vittima

Condanna di chi condanna

Ricorso ad alti ideali

Strategie di contenimento sugli effetti dissuasivi della norme sociali che ripropongono il concetto di committment in Becker , processo attraverso il quale la persona normale viene progressivamente coinvolta nelle istituzioni e nel comportamento convenzionale.

Le critiche di Hirshi alle tecniche di

neutralizzazione

Secondo Hirschi non rappresentano strategie volte

a facilitare il comportamento deviante;

La spinta motivazionale che spinge la persona a

commettere atti devianti si attiva

contemporaneamente all’elaborazione delle

tecniche di neutralizzazione;

Nella teoria dell’autocontrollo la dimensione della

convinzione nelle regole sociali può variare e più è

debole più cresce la probabilità che si commettano

atti devianti (basso autocontrollo).

A CHE COSA SERVONO:

a neutralizzare il sistema valoriale dominante e la

sua capacità di contenimento del comportamento

deviante;

hanno effetti sulla stabilizzazione del

comportamento deviante dal punto di vista del

deviante;

sono giustificazioni del comportamento deviante

considerate valide dal delinquente, ma non dal

sistema legale o dalla società in genere.

Le teorie dell’apprendimento sociale

Recupero del presupposto di Sutherland

Il comportamento deviante si apprende

Teorie dell’apprendimento sociale e comportamentismo

Apprendimento e rinforzo positivo

Imitazione e apprendimento

Socializzazione e modeling

Bandura

Le teorie della costruzione sociale

del crimine

Punto di partenza

Critica alle istituzioni totali

Emarginazione Esclusione Stigma

Lo stereotipo del criminale diviene elemento di classificazione in senso deviante dei comportamenti

La criminologia critica

National Deviance Conference

Taylor, Walton, Young

Influenzata dalle teorie marxiste e dalla criminologia radicale americana(Platt):

Temi

La criminalità è una finzione del potere per escludere le classi sociali svantaggiate;

I ricercatori forniscono gli strumenti psuedo scientifici che sostengono la politica delle classi dominanti.

Criminologia Critica e

Antipsichiatria

Analogia con l’Antipsichiatria: anche il

malato di mente è uno stereotipo che serve

al potere per escludere individui considerati

scomodi e inutili;

Si tratta di strategie per distogliere

l’attenzione del potere dalle vere forme di

devianza proprie dalle classi più abbienti e

colluse con il potere.

La criminologia critica in Italia:

La Questione Criminale e il gruppo di Bologna

Paradigma:

la definizione di devianza è espressione di chi gestisce il potere che a sua volta stabilisce le modalità di controllo e ne legittima il potere

Analisi dei meccanismi di controllo sociale e giudiziario

Abolizionismo Riduzionismo

Indagine: elaborazione teorica e analisi delle politiche giudiziarie

Altri temi affrontati dai

criminologi criticiRiduzionismo penale

decriminalizzazione: non considerare più

reati comportamenti prima configurati come

tali;

depenalizzazione: sostituire la sanzione

penale con sanzioni civili o amministrative.

Nuovo orientamento di ricerca sulla

criminalità economica.

Conseguenza della Criminologia Critica

sulla ricerca e le Politiche Penali

Aver introdotto all’interno della ricerca criminologica la previsione di variabili sociali e politiche prima ignorate dalla ricerca;

Aver focalizzato l’interesse su altre forme di criminalità nascosta come i reati del colletto bianco, i reati ambientali e le discriminazioni razziali,sociali e di genere;

Aver promosso una limitazione degli interventi giudiziari sulla devianza per un maggior coinvolgimento delle risorse sociali e del territorio.

Teorie conflittuali( Goode,1984)

Le classi dominanti definiscono la devianza:

La devianza e i comportamenti violenti sono

diffusi in tutte le classi sociali ma vengono

attribuite solo alle classi sociali svantaggiate;

La giustizia non viene amministrata in modo

eguale e le classi dominanti elaborano un sistema

di leggi con lo scopo di difendere i propri interessi

e assicurarsi l’impunità;

Il diritto penale è lo strumento con cui i detentori

del potere si assicurano il controllo dei più deboli.

Teorie marxiste

Bonger olandese( 1982) nella prospettiva marxista

considera la criminalità come l’espressione della

divisione della società in classi.

La società capitalista è caratterizzata dall’egoismo

e gli stessi proletari, oppressi dalle privazioni, non

possono fare a meno di commettere reati.

Bonger sviluppa un determinismo sociale fondato

sulla negazione del libero arbitrio e

sull’affermazione dell’influenza delle circostanze

socioambientali.

Teorie conflittuali

Recupero della prospettiva macrosociale

Individuazione di due tipologie di conflitti strutturali alla società

Prospettiva conservatrice

Conflitti tra gruppi per il potere (Vold)

Conflitti tra autorità e gruppi (Turk)

Posizioni intermedie (Quinney)

Aderisce inizialmente alla prospettiva delle teorie

conflittuali non marxiste per aderire ad una

prospettiva marxista e anti capitalista.

Teorie della realtà sociale del

crimine(1974,1975):

Definizione del crimine;

Formulazione della definizioni;

Applicazione delle definizioni penali;

Modelli comportamentali in relazione alle

definizioni penali;

Costruzione dei concetti di crimine;

La realtà sociale del crimine.

Influenze

Interazionismo: sono i gruppi sociali che

definiscono la devianza;

Teorie conflittuali(Vold): nei conflitti tra gruppi

sono i gruppi che prendono il potere a dettare le

norme a loro vantaggio;

Teoria delle associazioni differenziali: il

comportamento individuale è determinato

dall’orientamento del gruppo di appartenenza.

In conclusione

Si conferma lo stereotipo del criminale come

soggetto appartenente alle classi sociali

svantaggiate;

Tali classi sociali hanno maggiore probabilità di

essere puniti dalla legge se commettono reati e

infrazioni;

Le forme di criminalità vengono indicate

prevalentemente nei reati comuni lasciando

impuniti i reati commessi dalle classi medio-

superiori.

Nuove prospettive in Criminologia

Destra

prospettiva basata sulla valutazione dei costi

benefici:

il reato è legato all’opportunità contingente

Sinistra

la scelta è determinata dall’incapacità di

rielaborare la frustrazione legata alla

deprivazione relativa.

La Teoria della Scelta

Razionale(Cornish,Clarke 1986,1987)

Cause e Motivazioni al reato

Valutazione costi/benefici

Appetibilità dell’obiettivo

Facilità nel raggiungimento dell’obiettivo

ATTENZIONE:

La concezione della criminalità non è più centrata sul

reo o sull’ambiente, ma su di una valutazione di

convenienza e facilità di azione da parte del reo

La teoria della deprivazione relativa

La devianza non è la conseguenza diretta di una condizione di deprivazione(determinismo sociologico).

Ma è la conseguenza della percezione della deprivazione di mezzi in una società con strumenti di accessibilità differenziati rispetto alla classe sociale di appartenenza.

Assenza di determinismo sociologico, ma scelta della persona sulla base della percezione personale.

Lo studio della vittima in

criminologia “Essere vittima può significare dover sostenere

una grave offesa, subire un danno materiale, essere traditi nella fiducia riposta, sopportare un’ingiustizia, avere paura, con la conseguenza di un danno alla persona”.

Corrisponde ad una definizione ampia che non necessariamente presuppone la violazione di una norma penale, ma il verificarsi di un evento che influenza la sfera sociale, emotiva, situazionale, relazionale e comportamentale di una persona o gruppi di persone.

Ciononostante l’interesse per la vittima ha

interessato prevalentemente il diritto penale,

pertanto la vittimologia ha fatto coincidere la

nozione di vittima con quella di vittima del reato.

E’ all’interno di questa nuova disciplina che viene

rivalutata la vittima secondo un orientamento di

studi e di amministrazione della giustizia centrato

esclusivamente sull’autore del reato.

Vittimologia e Criminologia

La focalizzazione sul reato determina alcune

dimensioni quali:

la violazione della norma penale nella prospettiva

criminologica,

I rapporti di potere che il reato comporta nella

relazione di genere nella prospettiva femminista,

le caratteristiche situazionali che favoriscono o

inibiscono il reato all’interno della lifestyle theory.

.

Criminologia e Vittimologia

La dimensione penalistica della vittimologia la colloca necessariamente all’interno della criminologia e del rapporto con l’autore del reato.

Discipline autonome o indipendenti?

Pareri controversi che oscillano tra l’affermazione del legame indissolubile tra vittima ed autore del reato sì da considerare la vittimologia come parte della vittimologia e l’affermazione della vittimologia come scienza autonoma tendenza che è tuttora prevalente.

La vittimologia come scienza

applicata: il processo

L’ analisi della scena del crimine durante la fase di inizio dell’indagine giudiziaria;

La vittima come testimone dell’evento delittuoso;

La tutela della vittima e la prevenzione della vittimizzazione secondaria;

Rapporti della vittimologia con altre discipline quali la medicina legale, la psicologia, la sociologia,la criminalistica.

Le conseguenze del reato sulla vittima:Victim Impact Statement ;

Azioni di tutela e protezione della vittima e strategie di riparazione del trauma: I Servizi a favore della vittima;

La prevenzione: gli indicatori di rischio di vittimizzazione;

Prevenzione della vittimizzazione, paura della criminalità e sicurezza urbana.

Interesse internazionale per la

vittima

La Decisione Quadro del Consiglio

d’Europa del 15 marzo 2001(

2001/220/GAI) rappresenta il punto di

partenza di una serie di disposizioni

internazionali che hanno progressivamente

provveduto ad assicurare alle vittime

un’adeguata tutela processuale e risarcitoria.

Punti salienti della Decisione Quadro e delle

successive disposizioni internazionali

Vengono affermati alcuni principi:

la partecipazione delle vittime al processo

anche attraverso modalità riparative;

l’affermazione che va assolutamente evitata

la vittimizzazione secondaria;

Il diritto all’informazione con il

superamento delle barriere linguistiche e

culturali;

L’impegno da parte degli stati membri a rendere disponibili servizi e organizzazioni non governative di supporto alle vittime;

L’impegno da parte degli stati membri a fornire fondi pubblici per il risarcimento anche materiale alle vittime del reato.

Affermazione del principio della maggiore tutela che deve essere indirizzata nei confronti delle vittime vulnerabili e particolarmente vulnerabili(Decisione quadro 2002/629).

La prrevenzione situazionale

Strumenti adeguati possono essere:

l’individuazione di aree a rischio e di aree ad alta densità di reati,

l’adozione di strumenti di controllo del territorio attraverso l’uso di strumenti di sorveglianza elettronica o di potenziamento delle forze dell’ordine(la mancanza di un guardiano è uno dei fattori che può essere percepito dal potenziale reo come elemento di facilitazione del reato),

la tutela di persone che a causa del loro stile di vita a seguito della posizione sociale e del lavoro svolto sono particolarmente a rischio,

campagne di informazione, sensibilizzazione e coinvolgimento dei cittadini anche a livello di quartiere.

Teorie di riferimento

La lifestyle theory di Hindelang,Gottfredson e Garofalo (1978);

La teoria delle attività abituali(Cohen e Felson,1979) e della scelta razionale (Cornish, Clarke,1986);

La commissione di un reato dipende da:

abitudini di vita;

circostanze contingenti (visibilità,inerzia,valore e accessibilità rispetto all’oggetto del reato):

Ne consegue:

restituzione alla valutazione soggettiva del potenziale autore la commissione dell’azione criminosa.

minore controllabilità del comportamento deviante

la crescita del senso di insicurezza

ampliamento della gamma delle potenziali vittime.

Cosa spiega la vittimologia

Il significato della relazione tra vittima ed autore del reato;

Il ruolo avuto nel determinarsi nell’evento delittuoso;

I fattori che hanno determinato il verificarsi dell’evento delittuoso;

I fattori contestuali che hanno contribuito nella precipitazione dell’evento delittuoso;

La vittimologia si pone in una prospettiva dinamica rispetto al delitto.

Fattori predisponenti

Fattori preesistenti alla commissione del reato che caratterizzano la vittima e la rendono particolarmente esposta al rischio di vittimizzazione;

I fattori preesistenti coincidono con le caratteristiche bio-psicologiche e sociali della vittima e rappresentano un’attrattiva per l’autore del reato;

Le predisposizioni vittimogene specifiche secondo le interpretazioni di Von Hentig, Fattah, Gulotta sono strutturali e non contenstuali.

Fattori precipitanti

La precipitazione al reato:

Quando la vittima contribuisce alla commissione del

reato;

Le ricerche di Wolfgang(1957,1958) e Amir (1971;

Quando gli atteggiamenti della vittima del reato e la

relazione con l’autore rappresentano un elemento

scatenante del reato;

Causalità o attribuzione di causalità?

Le tipologie delle vittime

1. Vittime potenziali, latenti, imprudenti, criminali-vittime,tormentatrici,false,simulatrici,indiscriminate: le classificazioni di Von Hentig, Fattah, Gulotta;

2. Vittime passive e vittime attive in relazione al contributo dato al verificarsi dell’evento

3. Fungibilità e infungibilità della vittima : la variabile della tipologia del reato;

4. Le vittime passive preferenziali, simboliche,trasversali;

Aspetti critici: tendenza classificatoria che ripropone il paradigma positivista delle tipologie criminali.

Criminogenesi e

Criminodinamica

La criminogenesi dell’evento delittuoso si riferisce ai fattori preesistenti e come questi possono influire sul determinarsi dell’evento delittuoso;

La criminodinamica comprende invece i fattori contestuali che possono coincidere nelle azioni, le emozioni provocate, i messaggi comunicativi e le distorsioni cognitive( effetto feedback e retroazione)

Il contributo della psicologia

La psicologia delle distorsioni cognitive alterano la percezione della realtà all’interno di una relazione interpersonale e possono contribuire a provocare una reazione violenta;

La psicologia delle attribuzioni fornisce un contributo ai codici interpretativi sottostanti la relazione tra autore e vittima;

Non soltanto nell’ambito di relazioni affettive parentali, ma anche rispetto ai codici che regolano i rapporti all’interno della criminalità.

Il rischio di vittimizzazione

Si ripropongono la life style theory e la routinary activity theory:

“La vittimizzazione non è distribuita causalmente nello spazio e nel tempo – vi sono luoghi di alto rischio e periodi di tempo di alto rischio .” “Modelli di stile di vita influenzano: a. l’entità dell’esposizione a posti e tempi con rischi di esposizione variabili”, b. la prevalenza di esposizioni con altri che hanno più o meno probabilità di commettere reati” (Garofalo,1987, p.26);

il crimine è il risultato di tre elementi individuabili nel tempo e nello spazio: 1. la presenza di probabili e motivati autori; 2. la presenza di obiettivi appetibili;3. l’assenza di un “guardiano” capace a scagionare la commissione del reato(Robinson, 1999).

Inadeguatezza della life style theory

e della routinary activity theory

Esplicativa soprattutto nello spiegare il rischio di

vittimizzazione di reati contro il patrimonio;

Non adeguatezza per quanto riguarda reati in

ambito familiare e che coinvolgono i minori;

Importanza nel considerare anche la vicinanza e la

frequentazione di gruppi devianti o l’assunzione di

stili di vita devianti.

Precipitazione, predisposizioni

specifiche e vulnerabilità

Pretesto avanzato dalle istituzioni per

deresponsabilizzare le istituzioni rispetto a

campagne di prevenzione della vittimizzazione;

Individuazione di caratteristiche strutturali che

non sempre corrispondono alla diversità delle

situazioni;

L’ipotesi del rischio differenziale meglio

corrisponde alla dimensione dinamica della

vulnerabilità della potenziale vittima;

Il concetto di rischio differenziale non

esclude la presenza di fattori legati alle

caratteristiche bio-spico-sociologiche ma le

declina in considerazione anche degli

aspetti contestuali in cui si verifica gli

eventi delittuosi;

Esauriente la distinzione di Sparks:

a. precipitazione ( il comportamento della vittima incoraggia fortemente il comportamento del delinquente), b. facilitazione( la vittima si espone al rischio a causa del suo comportamento, dei suoi attributi e della sua posizione sociale),c. vulnerabilità( la vittima è un facile bersaglio del crimine),d. opportunità( la vittima è un facile bersaglio del crimine), e, attrattività ( la vittima o ciò che lei possiede attirano l’attenzione del delinquente)( Sparks,1982, cit.in Bandini, 2004,p.514).

Altri fattori che incidono sulla

vulnerabilità della vittima

la vulnerabilità non si configura come una

componente oggettiva correlata a fattori

predisponenti intesi quasi come indicatori di

una potenziale vittimizzazione futura, ma va

mediata dalla rappresentazione soggettiva

da parte delle potenziali vittime che può

essere influenzata anche dai mezzi di

comunicazione.

Rischio e danno

La vulnerabilità della vittima si misura in

relazione al rapporto tra rischio e danno: non

sempre un alto rischio presuppone un danno

corrispondente ma può avere come conseguenza

un danno lieve così come un basso rischio può

comportare un danno grave.

L’entità del danno è proporzionale alla capacità

della vittima nel sostenere il danno subito.

Le emozioni

Tale capacità può individuarsi nella capacità

di resistenza della vittima(resilience) e nella

capacità di risposta agli eventi stressanti

mediante il coinvolgimento, il controllo e la

sfida.

Ruolo determinante assume la capacità della

vittima di gestire le emozioni legate

all’evento improntate paura o rabbia.

Aspetti atipici della vittimizzazione

Quando la vittima e il suo aggressore

entrano in relazione sino ad annullare il

rapporto di subordinazione:

La sindrome di Stoccolma.

Fattori di vulnerabilità: la minore età

Forme di vittimizzazione più frequenti:

Si verificano prevalentemente all’interno

delle relazioni familiari o in ambienti che

interagiscono con l’ambiente familiare;

Si tratta prevalentemente di comportamenti

omissivi e aggressivi che danneggiano

gravemente lo sviluppo psicofisico dei

minori.

Tipi di comportamento

Comprendono comportamenti di negligenza

e trascuratezza da parte di chi ha in cura il

minore o di comportamenti che prevedono

vere e proprie forme di aggressività fisica,

psicologica, sessuale o di violenza legata

all’ambiente familiare o istituzionale.

Fattori di vulnerabilità

La dipendenza dall’adulto;

La coabitazione che aumenta il rischio di

vittimizzazioni ripetute;

La disfunzionalità delle relazioni familiari e

della qualità dell’attaccamento;

La difficoltà ad essere creduto

dall’ambiente familiare e istituzionale.

Fattori di rischio

le caratteristiche della violenza (gravità del

trauma, frequenza nel tempo, traumi precedenti);

la fase dello sviluppo ( influenza le possibili

risorse cognitive ed emozionali utili per modulare

l’ansia);

le caratteristiche della personalità del bambino;

il contesto familiare e la comunità di

appartenenza(presenza o meno di fattori protettivi

e di supporto dell’ambiente).

Fattori di protezione

Che riguardano il bambino:

Aver acquisito capacità autoregolative interne;

Buona capacità di controllo delle emozioni;

Competenze prosociali ed empatiche acquisite;

Buona stima di Sé;

Che riguardano l’ambiente:

la presenza di un genitore “testimone partecipe” o protettivo;

la disponibilità di altri contesti relazionali protettivi;

l’aver usufruito di cure adeguate nei primi anni di vita da parte dei genitori o di uno di essi o da parte di un adulto sostitutivo;

Contestuali:

la non continuità dell’abuso o la sua individuazione precoce;

Conseguenze

A breve termine:

Disturbi del sonno, disturbi dell’apprendimento e caduta del rendimento scolastico,disturbi fisici, difficoltà nei rapporti interpersonali.

A lungo termine:

Sequele psichiatriche che possono perdurare anche in età adulta;

Dissocialità e tendenza a comportamenti devianti tra cui droga o alcol;

Assunzione di stili educativi violenti o tendenza alla violenza delle relazioni intime.

Multidimensionalità della

vulnerabilità legata all’età

Tipologia dell’abuso;

Caratteristiche personali del minore;

Presenza di un adulto protettivo;

Capacità di supporto da parte dell’ambiente

familiare e sociale;

Qualità degli interventi istituzionali.

La vulnerabilità del minore è intesa in senso

dinamico ed è mediata dalle strategie di

prevenzione delle conseguenze.

Fattori di vulnerabilità: il genere

“Convenzione del Consiglio d’ Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica” (Istanbul,11maggio 2011) e ratificata con tempestività dal Parlamento Italiano, il 28 maggio 2013 alla Camera e il 19 giugno 2013 al Senato, in cui all’art. 3, punto c e d: “ con il termine “genere” si ci riferisce a ruoli, comportamenti, attività e attributi socialmente costruiti che una determinata società considera appropriati per donne e uomini” e “ l’espressione “violenza contro le donne basata sul genere” designa qualsiasi violenza diretta contro una donna in quanto tale, o che colpisce le donne in modo sproporzionato”.

Decreto Legge 14 agosto 2013, n. 93 - (Legge 15 ottobre 2013,n.119)

La violenza domestica

viene definita la violenza domestica come”….tutti quegli atti, non episodici,di violenza fisica,sessuale, psicologica o economica che si verificano all’interno della famiglia o del nucleo familiare o tra attuali o precedenti coniugi o persone legate da relazione affettiva in corso o pregressa,indipendentemente dal fatto che l’autore di tali atti condivida la stessa residenza della vittima”.

Innovazioni importanti

Aver focalizzato l’attenzione sulla violenza tra partners( Intimate Partner Violence) e sugli effetti traumatici sui minori;

Viene infatti esplicitamente considerata la violenza su donna incinta consumata di fronte a soggetti di età minore;

Aver esteso la definizione di violenza domestica anche ai rapporti tra partners anche non conviventi.

Tre linee interpretative

la violenza è violenza sulla donna in quanto tale a causa di ruoli sociali, stereotipi di genere, supremazia maschile legata alla cultura patriarcale;

nella prospettiva psicologica e psicopatologica la violenza sulla donna presuppone sviluppi patologici legati all’autore anche a causa di esperienze pregresse;

nella prospettiva sociologica la violenza sulla donna riproduce modalità relazionali violente socialmente apprese ed interiorizzate;

Alcune riflessioni sul concetto di

violenza Aggressività e violenza: tendenza la prima volta a

recare danni anche non deliberati, comportamento sistematico volto intenzionalmente a produrre danno;

Un’azione è aggressiva se intenzionalmente vuole procurare danno e si differenzia da azioni che comunque procurano danno senza intenzione iniziale;

Aggressività emozionale ed aggressività strumentale: possono coincidere se indirizzate verso la discriminazione di gruppi o persone;

Violenza : forma estrema dell’aggressività;

Violenza strutturale – istituzionalizzata nei

confronti di gruppi emarginati e minoritari;

Violenza normativa da parte del sistema

normativo legato al cambiamento politico-

istituzionale.

Un’interpretazione del comportamento

violento dal punto di vista della vittima

La prospettiva di Lonnie Athens: l’uomo violento elabori piani di azione mediante i quali si rappresentano la situazione;

Rilevanti dal punto di vista vittimologico le interpretazioni “fisicamente difensive” in cui prima l’autore tende ad assumere l’atteggiamento della vittima attribuendo ai suoi gesti e atteggiamenti un significato di potenziale o effettivo attacco;

successivamente, l’autore decide che deve agire con violenza e prepara un piano di azione.

Maltrattamento e femminicidio

Violenze pregresse possono risolversi nella morte della donna ma è la coabitazione con l’aggressore il fattore di rischio più rilevante;

Altri fattori riguardano:

a. la percezione da parte dell’autore della vittima rispetto ai significati attribuiti alla propria azione, b. la storia personale pregressa sia della vittima che dell’autore,

c. la rappresentazione interna della violenza sia da parte di chi la agisce sia da parte di chi la subisce direttamente.

Esiste anche una violenza al

femminile? Sì: se il fenomeno non emerge ne è causa:

lo stereotipo del femminile come “gentil sesso”,

la vergogna che l’uomo prova a denunciare le violenze subite a discapito della sua virilità, l

a prevalenza di violenze a carattere psicologico che presentano l’indubbia caratteristica di una minore visibilità;

la tendenza a considerare la presenza di comportamenti violenti da parte di donne nei confronti del proprio partner soprattutto come una forma di autodifesa nei confronti delle violenze subite.

La vittima e il processo

La vittima ricopre un ruolo fondamentale

nel processo di accertamento della

responsabilità del reo in relaziona a:

1. la criminodinamica dell’evento delittuoso;

2. al danno provocato alla vittima in quano

parte offesa del reato;

3. all’acquisizione della testimonianza.

Come tutelare la vittima

La vittimizzazione secondaria

Scarsa attenzione ai bisogni della vittima;

Impiego di procedure inappropriate;

Incredulità, biasimo e colpevolizzazione

nei confronti della vittima;

Ricorso a personale non adeguatamente

formato.

La teoria della fede in un mondo

giusto Se la vittimizzazione colpisce coloro che

trasgrediscono le norme sociali viene meno la solidarietà nei confronti della vittima e ciò incrementa il rischio di vittimizzazione secondaria;

Si crea una correlazione tra innocenza della vittima e fiducia in un mondo giusto che incide sul processo di vittimizzazione secondaria e sul giudizio di meritevolezza del danno subito.

Più è forte la fiducia in un mondo giusto più si è meno attenti ai bisogni della vittima.

Tutela della vittima in relazione ai

fattori di vulnerabilità: l’età minore Ai sensi della Convenzione dei Diritti del

Fanciullo emanata a New York nel 1989 e ratificata in Italia con la legge n. 179/1991 ulteriormente integrata con successivi proclami internazionali e leggi di ratifica da parte dei singoli Stati membri il minore in quanto soggetto vulnerabile deve essere ascoltato in ogni fase e grado dei procedimenti che lo riguardano e gli deve essere assicurata ogni di protezione e sostegno psicologico al fine di evitare qualsiasi ulteriore trauma e conseguenza sul suo naturale sviluppo.

Azioni

Ascolto protetto del minore con il ricorso a professionista opportunamente formato in ausilio al giudice;

Presenza di esponente dei servizi al fine di assicurare sostegno del minore soprattutto nei procedimenti che riguardano abuso e violenza sessuale(art.12 l.n.99/1996);

Impiego di appositi strumenti di raccolta della testimonianza adeguati alla fase di sviluppo del minore nei casi in cui il minore è sia vittima che testimone.

La vittimologia forense

Quando pratiche di accertamento diagnostico inadeguate e metodologie non appropriate comportano sofferenza non solo nel presunto autore di reato che può essere ingiustamente condannato, ma anche nel bambino e nella sua famiglia.

Quando il bambino può divenire vittima di ritorno quando diviene vittima di cospirazioni da parte degli adulti (nei casi di separazione/divorzio conflittuali da parte dei genitori) o di ansia anticipatoria da parte dei genitori che si sentono responsabili in modo ossessivo della tutela dei minori;

Quando vi è condizionamento da parte di campagne medianiche che tendono a generalizzare e amplificare il fenomeno dell’abuso.

A livello internazionale

La Vittimologia Forense viene considerata come uno studio idiografico e nomotetico delle vittime di reati violenti con lo scopo di indirizzare le indagini e le pratiche forensi. A tal fine studia la fisionomia delle vittime, degli autori, delle circostanze del reato e delle cause del crimine in considerazione dello stile di vita della vittima e della relazione con l’autore al fine di comprenderne la causa del verificarsi dell’evento delittuoso. Si pone come scienza applicata impiegata con obiettivi scientifici e pratici. Molti contenuti e obiettivi coincidono con quelli della vittimologia stessa, inquadrata in questo caso in un contesto forense.

Tutela della vittima in relazione ai

fattori di vulnerabilità: il genere

Invio alla Convenzione di Istanbul: ricorso a personale specializzato anche per le vittime di violenza di genere;

Rifiuti di procedure giudiziarie lesive per la dignità e tutela morale e psicologica della persona;

Ruolo della Associazioni Victim Supportcome costituzione di parte civile nelle procedure giudiziarie.

Nuove prospettive di tutela della

vittima nel processo penale Esigenza di tutelare la vittima durante le procedure

penali anche quando non ricopre il ruolo di testimone.

La vittima va tutelata come persona offesa e pertanto deve avere il diritto di esprimersi in relazione al danno ricevuto.

Il rapporto con l’autore del reato va considerato non solo in relazione alla violazione della norma ma soprattutto in relazione al danno arrecato alla vittima.

Il paradigma riparativo

Compito della giustizia è quello di promuovere la riparazione del danno alla vittima mediante:

A. modalità risarcitorie di natura prevalentemente economica;

B. attività socialmente utili;

C. incontri guidati tra vittima ed autore del reato allo scopo di intraprendere un’attività di mediazione del conflitto provocato dal reato con la progettazione di un’attività riparativa da espletare nei confronti della vittima.

Dimensione internazionale

I principi della Giustizia Riparativa e della mediazione penale sono promossi a livello internazionale dai proclami delle organizzazioni internazionali(La Dichiarazione di Vienna del 2000, La Raccomandazione del Consiglio d’Europa n. R (99)19 e degli Stati Membri;

Trova ampia applicazione nei paesi europei e nel Nord America;

In Italia trova spazio nella Giustizia Minorile a livello sperimentale e nell’applicazione delle misure alternative alla detenzione.

Alcune riflessioni

La giustizia riparativa si pone come un modello al

femminile di giustizia da contrapporre ad un

modello al maschile fondato sulla punizione.

La mediazione si propone come strumento di

abbandono dei sistemi formali di controllo

prospettando invece la piena condivisione della

presa in carico di situazioni conflittuali.

(Pavarini,2001)

Nodi critici

Rischio di una deriva trattamentale nella mediazione applicata alle misure alternative alla detenzione;

Applicazione residuale della mediazione a causa del carattere prescrittivo del diritto penale tale da contrastare con il paradigma mediativo;

Richiesta di politiche repressive allo scopo di assicurare il bisogno di sicurezza;

La mediazione deve tuttavia agire non al di fuori della legge ma all’interno di essa contribuendo a modificarla.

La prevenzione

prevenzione primaria: applicazione di interventi diretti alla popolazione generale indirizzati a fattori potenzialmente criminogeni prima che si verifichi il problema,

prevenzione secondaria :applicazione di interventi diretti a categorie a rischio a causa di fattori predisposizionali o a circostanze contingenti,

prevenzione terziaria: attuazione di interventi diretti a delinquenti conosciuti con lo scopo di evitare ulteriori danni.

Prevenzione victim oriented

a livello primario: rafforzamento di campagne di consapevolezza e rassicurazione,

a livello secondario: considerare categorie vulnerabili e a rischio come anziani e minori soprattutto per quanto riguarda reati quali furti con scasso o violenze fisiche e sessuali,

a livello terziario: iniziative volte a scagionare il ripetersi di vittimizzazioni, il sostegno alle vittime o attività di riparazione e risarcimento che fanno parte dei principi della giustizia riparativa e che comprendono la mediazione con l’autore del reato.

Può la giustizia riparativa rappresentare uno

strumento di prevenzione?

In prima istanza può rappresentare uno

strumento di prevenzione che investe

essenzialmente il livello terziario delle

strategie di prevenzione;

Ciononostante la giustizia riparativa può

essere un efficace strumento di prevenzione

in quanto strumento di prevenzione

victim/oriented;

L’incontro vittima-autore nel percorso di

mediazione comporta infatti:

La valorizzazione della vittima con un

effetto di empowerment;

La assunzione di responsabilità dell’autore;

L’impegno dell’attività riparativa.

La prevenzione

riduzione della paura del crimine da parte della vittima;

consapevolezza da parte del reo del danno arrecato che può produrre un’astensione successiva nel commettere reati;

l’incontro con l’autore del reato può chiarire alla vittima le dinamiche di commissione del delitto e ridurne la vulnerabilità mediante la messa a punto di strategie difensive per evitare vittimizzazioni ripetute;

quando vittime e rei appartengano allo stesso ambiente socioeconomico e condividano molte caratteristiche demografiche e che autori di reato rimangano essi stessi vittime o che vi sia una correlazione tra l’essere state vittime per poi divenire futuri delinquenti.

La percezione di insicurezza

essere stata vittima di reati sia contro la persona che contro il patrimonio comporta un sentimento di insicurezza sia in luoghi aperti che all’interno della propria abitazione

ma anche chi non è mai stato vittima di reati non è esente da sentirsi insicuro.

Perché?

le altrui esperienze,

il sentirsi parte di una comunità in cui si condividono luoghi e spazi,

l’effetto di amplificazione dell’informazione,

la mancanza di fiducia nell’azione della giustizia e negli interventi delle istituzioni,

condizione generalizzate di disagio sociale e di disorganizzazione sociale.