Primo Piano Uganda · 2019. 2. 18. · UN ANNO . DI CAMBIAMENTI. LETTERE . ... La guerra scoppiata...

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NUMERO 1 - FEBBRAIO 2019 UNA NUOVA FRONTIERA MISSIONARIA I salesiani sono arrivati nel campo profughi di Palabek a tre mesi dall’apertura e ora, un anno e mezzo dopo, sono ormai un punto di riferimento fondamentale per tutti i rifu- giati che ci vivono. Ci hanno chiesto un aiuto per due di- verse iniziative: il supporto ali- mentare a 8 scuole dell’infanzia e il sostegno alle attività della scuola professionale appena inaugurata. Se puoi, aiutali a portarle avanti! Sommario Cari benefattori, CODICE PROGETTO ASILO: 23967 CODICE PROGETTO SCUOLA: 23718 DENTRO LA MISSIONE RISO E FAGIOLI PER I PICCOLI RIFUGIATI SPECIALE OBIETTIVI RAGGIUNTI IL BILANCIO DI STOP TRATTA FIGLI E FIGLIE DI DON BOSCO UN ANNO DI CAMBIAMENTI LETTERE DALLE MISSIONI LA STORIA DI YABAA Primo Piano Uganda Editoriale è il ritorno positivo che lo slancio missionario dà alle comu- nità che lo vivono. Le comunità più in difficoltà - e le singo- le persone - possono rinascere proprio rapportandosi con le esperienze di Chiesa nascenti. È quanto sperimentiamo quotidianamente con i nostri mis- sionari, che ci descrivono le loro giornate con i ragazzi più poveri, con le donne e con gli uomini che entrano nella dinamica del dare e ricevere. Attraverso il vostro preziosis- simo aiuto. Grazie, Giampietro Pettenon Salesiano di Don Bosco vorrei iniziare queste poche righe con un sentitissimo rin- graziamento a papa Francesco, per aver proposto alla Chiesa intera, con il vigore che lo contraddistingue, l’atten- zione al tema dell’evangelizzazione. L’ottobre di quest’an- no sarà infatti un mese missionario straordinario «al fine di risvegliare maggiormente la consapevolezza della missio ad gentes e di riprendere con nuovo slancio la trasforma- zione missionaria della vita e della pastorale». Sono due gli obiettivi di questo appello - il primo è quello di mettere in luce il motivo per il quale la Chiesa si presenta al mondo: l’annuncio del Vangelo. Talvolta il pur irrinuncia- bile impegno per la promozione dell’uomo non esaurisce il compito, affidato ai pastori ma anche ai singoli fedeli, di spiegare le ragioni della loro fede. L’altro aspetto che il mese straordinario vuole sottolineare Mensile di Informazione dell’Associazione Missioni Don Bosco – “Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in l. 27/02/2004 n.46) art .1 comma 1, LO/MI” Registr. Trib. Torino n. 4346 del 31 maggio 1991 – Iscrizione ROC nr. 2357 del 7 maggio 1993 – Anno XXX - n. 1 - 20 febbraio 2019 – Direttore responsabile: Sergio Giordani Tipografia: Inthera S.p.A. – Redazione: Via Maria Ausiliatrice 32, 10152 Torino – Email: [email protected] – Sito web: www.missionidonbosco.org Progetto grafico: Associazione Missioni Don Bosco COSTO COPIA € 2,00

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NUMERO 1 - FEBBRAIO 2019

UNA NUOVAFRONTIERAMISSIONARIAI salesiani sono arrivati nel campo profughi di Palabek a tre mesi dall’apertura e ora, un anno e mezzo dopo, sono ormai un punto di riferimento fondamentale per tutti i rifu-giati che ci vivono. Ci hanno chiesto un aiuto per due di-verse iniziative: il supporto ali-mentare a 8 scuole dell’infanzia e il sostegno alle attività della scuola professionale appena inaugurata. Se puoi, aiutali a portarle avanti!

Sommario

Cari benefattori,

CODICE PROGETTO ASILO: 23967

CODICE PROGETTO SCUOLA: 23718

DENTRO LA MISSIONERISO E FAGIOLI PER I PICCOLI RIFUGIATI

SPECIALEOBIETTIVI RAGGIUNTIIL BILANCIODI STOP TRATTA

FIGLI E FIGLIE DI DON BOSCOUN ANNO DI CAMBIAMENTI

LETTERE DALLE MISSIONILA STORIA DI YABAA

Primo Piano • Uganda

Editorialeè il ritorno positivo che lo slancio missionario dà alle comu-

nità che lo vivono. Le comunità più in difficoltà - e le singo-

le persone - possono rinascere proprio rapportandosi con

le esperienze di Chiesa nascenti.

È quanto sperimentiamo quotidianamente con i nostri mis-

sionari, che ci descrivono le loro giornate con i ragazzi più

poveri, con le donne e con gli uomini che entrano nella

dinamica del dare e ricevere. Attraverso il vostro preziosis-

simo aiuto. Grazie,

Giampietro Pettenon

Salesiano di Don Bosco

vorrei iniziare queste poche righe con un sentitissimo rin-

graziamento a papa Francesco, per aver proposto alla

Chiesa intera, con il vigore che lo contraddistingue, l’atten-

zione al tema dell’evangelizzazione. L’ottobre di quest’an-

no sarà infatti un mese missionario straordinario «al fine di

risvegliare maggiormente la consapevolezza della missio

ad gentes e di riprendere con nuovo slancio la trasforma-

zione missionaria della vita e della pastorale».

Sono due gli obiettivi di questo appello - il primo è quello

di mettere in luce il motivo per il quale la Chiesa si presenta

al mondo: l’annuncio del Vangelo. Talvolta il pur irrinuncia-

bile impegno per la promozione dell’uomo non esaurisce

il compito, affidato ai pastori ma anche ai singoli fedeli, di

spiegare le ragioni della loro fede.

L’altro aspetto che il mese straordinario vuole sottolineare

Mensile di Informazione dell’Associazione Missioni Don Bosco – “Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in l. 27/02/2004 n.46) art .1 comma 1, LO/MI” Registr. Trib. Torino n. 4346 del 31 maggio 1991 – Iscrizione ROC nr. 2357 del 7 maggio 1993 – Anno XXX - n. 1 - 20 febbraio 2019 – Direttore responsabile: Sergio Giordani Tipografia: Inthera S.p.A. – Redazione: Via Maria Ausiliatrice 32, 10152 Torino – Email: [email protected] – Sito web: www.missionidonbosco.orgProgetto grafico: Associazione Missioni Don Bosco COSTO COPIA € 2,00

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UNA NUOVA FRONTIERA MISSIONARIA: IL CAMPO PROFUGHI DI PALABEKLe nostre priorità: assistenza ai più piccoli e formazione professionale

Primo Piano • Uganda

Una partenza precipitosa per evitare morte e violenze; una lunga marcia attraverso spazi desolati con l’oscu-rità più totale o il caldo più torrido; il

terrore di incappare in truppe di soldati e guer-riglieri; un bimbo in braccio o sulla schiena, un altro per mano; un fagotto che è tutto ciò che possiedono al mondo: le vedete, le mamme in fuga dai villaggi del Sud Sudan? Per loro, e per i loro figli, l’arrivo in un campo profughi si-gnifica innanzitutto una tregua dalla paura che vivono quotidianamente nei loro villaggi.

Nel campo di Palabek, nel nord dell’Ugan-da, circa 40.000 persone, tutte del Sud Sudan, e quasi al 90% donne e bambini, sognano la pace e, pur con molti limiti, la vivono. Aper-to nel marzo 2017, il Palabek Refugee Camp ha visto l’arrivo dei salesiani 3 mesi dopo. Inizialmente la precarietà del contesto li ha costretti a vivere nelle capanne con i rifugiati, ma a poco a poco hanno strutturato una pic-cola ma efficiente missione e ora, fra tutti gli enti, i gruppi di volontari e le organizzazio-ni che operano nel campo, i Figli di Don Bo-sco sono gli unici che vi lavorano e risiedono permanentemente. Una comunità formata da sette salesiani: due dalla Repubblica Democra-tica del Congo, tre dall’India, uno dal Venezuela e un altro dall’ex Congo belga.

La speranza, sotto forma di educazione, è il migliore strumento per coltivare il futuro: per questo i salesiani hanno puntato tutto su scuo-la e animazione pastorale, secondo il Metodo Preventivo di Don Bosco. Hanno aperto 4 asi-li; avviato scuole per allievi di tutte le età; organizzato gruppi di peacekeeping, per far entrare in contatto giovani di diverse etnie e promuovere l’integrazione; creato spazi di incontro, gioco, preghiera, per ragazzi, bam-bini, donne; avviato piccoli progetti di atti-vità generatrici di reddito… Grazie allo sforzo congiunto dei salesiani di tutto il mondo, che li hanno sostenuti nelle spese, sono riusciti a get-tare le basi di iniziative che intendono perfezio-nare e portare avanti nel tempo.

Noi, da Missioni Don Bosco, dall’Italia, ab-biamo cercato di aiutarli a realizzare quel-lo che per i salesiani rappresenta il centro dell’azione educativa: la scuola professiona-le. Una volta avviata la costruzione con il contri-buto di Opera Don Bosco di Lugano, noi di Mis-sioni ci siamo impegnati a sostenere le spese di completamento e l’allestimento dei laboratori. Una seconda iniziativa che ci vede coinvolti è il sostegno alimentare alla scuola materna, garantito fino a ora dalla procura salesiana di Varsavia. Un bimbo fa colazione e pranzo (gli unici pasti che consuma in un’intera giorna-ta) con 4 €, una ragazzina può frequentare un

corso per diventare parrucchiera con 1,5 € al giorno… Per riuscire ad aiutare i Figli di Don Bosco del campo profughi di Palabek, abbiamo bisogno di tutto il tuo aiuto, insieme a quello di tutti gli amici della Famiglia Salesiana nel mondo! Con 10, 30, 50 € puoi creare il futuro!

Approfondisci i progetti nelle due sezioni dedicate: Dentro la Missione e L’intelligen-za nelle mani. •

2Terre Lontane n. 1/2019

La guerra scoppiata in Sud Sudan nel 2013 ed inaspritasi nel 2016 ha obbligato moltissi-me persone a fuggire in Uganda ed altri Stati limitrofi. ll campo profughi di Palabek è stato istituito nel marzo 2017.Il governo ugandese ha risposto con generosità alla crisi umanitaria donando ai rifugiati ospitalità, un appezzamento di terreno di 30X30 metri, sementi e attrezzi così da offrire alle persone la possibilità di autosostenersi. Purtroppo questo aiuto copre solo il 17% dell’aiuto umanitario. Il campo ospita attualmente circa 40.000 persone in 8 aree, che sono ulteriormente sud-divise in blocchi. È nel distretto politico-civile di Lamwo, nella sub-regione di Acholi nell’Uganda settentrionale. Circa un decennio fa questa zona fu devastata dal famige-rato Lord’s Resistance Army, i cui guerriglieri rasero al suolo la maggior parte dei centri urbani e dei villaggi. L’ONU, la Federazione Luterana Mondiale (LWF), la Congregazione Salesiana e poche altre ONG insieme al governo ugandese sono coinvolti in vari servizi.

CODICE PROGETTO SCUOLA: 23718

CODICE PROGETTO ASILO: 23967

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Dentro la Missione

RISO E FAGIOLI PER I PICCOLI RIFUGIATISostegno alimentare per 1000 bambini di 8 scuole dell’infanzia di Palabek

3Terre Lontane n. 1/2019

Piegati da lutti, violenza, fame, povertà, i bambini sudsuda-nesi sono sicuramente fra i più traumatizzati e meno tutelati al mondo. Per questo i Figli di Don Bosco hanno deciso, ap-pena arrivati al campo profughi di Palabek, di dare priorità

proprio a loro, ai bimbi più piccini.

Hanno subito organizzato 3 asili, a cui se n’è aggiunto un quarto in un secondo momento. Sono strutture semplici, spartane, in cui risuonano le grida e le risate di tanti bambini dai 2 ai 6 anni a cui finalmente è stata restituita l’infanzia e il diritto di giocare, divertirsi e fare i capricci. Al loro fianco insegnanti amorevoli e la presenza affettuosa di volontari e missio-nari salesiani.

Che ci hanno chiesto aiuto: vogliono garantire ai bambini che frequen-tano gli asili salesiani e altre 4 scuole materne un pasto al giorno. Inizialmente i piccoli alunni ricevevano solo una ciotola di porridge, una zuppa di avena. Successivamente, con il sostegno della procura salesiana di Varsavia, si è iniziato a distribuire anche un piatto di riso e fagioli all’ora di pranzo.

Ora i finanziamenti arrivati dalla Polonia sono quasi finiti e noi ci siamo presi l’impegno di aiutare i nostri missionari. I bambini sono poco più di 1.000 in tutto, trattandosi di 8 scuole materne da circa 120 bambini cia-scuna.

4 € è più o meno la cifra che serve a garantire colazione e pranzo a un CODICE PROGETTO: 23967

bimbo che non consuma altri pasti: un porridge e un piatto di riso e fagioli. Per lui significa diventare grande!

Con 20 € puoi garantire la pappa a un bambino dell’asilo per una settimana, con 80 € per un mese, ma, con un contributo di 10, 15, 40 € puoi essere comunque di grandissimo aiuto! Grazie dai piccoli rifugia-ti di Palabek e dai Figli di Don Bosco!

“Siamo scappati quando i militari sono arrivati al nostro villaggio, saccheggiando, uccidendo e violentando. Ammazzano gli uomini per poter abusare più comodamente delle donne. Ci ho messo due settimane ad arrivare a piedi in Uganda. Mi sono legata mia figlia al petto, ho messo in un sacchetto due pentole e due vestiti, le nostre uniche ricchezze. Finalmente siamo arrivate a Palabek.”

Lily, 16 anni, rifugiata sudsudanese

Secondo un report del 2017 dell’UNHCR ogni minuto c’è un bambino sudsudanese

che lascia il proprio Paese per raggiungere l’Uganda

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IL MIO INCONTRO CON LA VERA DIGNITÀLa testimonianza di Marcella, Ufficio Progetti

Viaggio missionario • Bolivia

La Bolivia, grande quasi quattro vol-te l’Italia, è una terra dai molteplici volti, ricca di contrasti geografici, climatici, culturali, etnici. Con le

terre orientali tropicali divise tra bacino amaz-zonico e l’area del Chaco e la regione andina con le sue montagne che raggiungono e a volte superano i 6.000 metri ed il vasto altopiano con un’altezza media di 3.500 metri, è soprattutto un paese tropicale a cui si aggiunge il fascino della lotta quotidiana dell’uomo per sopravvi-vere ad alta quota.

È un paese multietnico che non ha ancora trovato la sua identità nazionale soffocata dalla convivenza contrapposta tra la mag-gioranza meticcia e le numerose minoranze indie. Un paese dove il 38% circa della po-polazione vive sotto la soglia di povertà, no-nostante le ingenti risorse minerarie e dove, accanto alle città, crescono le grandi periferie suburbane fatte di baracche e degrado.

Anche la mia Bolivia ha mille volti. Sono quelli dei missionari di Don Bosco che de-dicano quotidianamente la loro vita ai po-veri e ai giovani di questo Paese.

A Montero, nella periferia di Santa Cruz della Sierra, la Bolivia ha il volto di Padre Luigi del-la comunità di La Floresta che, grazie all’aiuto delle Damas Salesianas, porta avanti una men-sa per circa 100 bambini provenienti da fami-glie poverissime.

A Santa Cruz, invece, assume i lineamenti di

Padre Ottavio che, con il suo Proyecto Don Bo-sco, cerca di strappare dalla strada i chicos de la calle, accogliendoli tutti, indistintamente, con quell’amore incondizionato che solo un padre può avere e che trasuda dal suo sguardo stanco.

4Terre Lontane n. 1/2019

C’è poi il viso sorridente di Padre Vincenzo che vive in uno dei barrio più poveri e degra-dati di Santa Cruz, lui una casa non ce l’ha, la sua casa è quella dei poveri, dei bambini ab-bandonati da genitori troppo ubriachi per po-tersi occupare di loro.

La campagna di São Carlos, invece, ha il viso di Padre Arturo che si è preso a cuore la Casa Don Bosco di Yapacanì, un centro gestito da un gruppo di volontari colombiani che acco-glie i figli dei campesinos della zona. Ragazzi dai 12 ai 17 anni che diversamente non po-trebbero andare a scuola per le distanze ec-cessive.

A Kami, infine, un paese di case di lamiere abbarbicato sulle Ande, a più di 4.000 metri, dove vivono mineros e campesinos, la Bolivia ha il volto di Padre Serafino.

Un pioniere con l’aspetto da Babbo Natale, che è stato capace, grazie alla sua lungimiranza e intraprendenza, di regalare la luce agli abitanti di questo piccolo paese andino. Ha infatti rea-lizzato una centrale idroelettrica attraverso una risorsa locale, le acque del fiume Ayopara, che gli consente anche di vendere il surplus ener-getico all’ente nazionale statale per sostenere tutte le attività della missione.

Questa è la mia Bolivia: mille volti con un unico sguardo rivolto nella stessa direzio-ne, uno sguardo paterno, d’amore verso i più piccoli e i più poveri. •

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L’intelligenza nelle mani

FORMAZIONE PROFESSIONALE: UN PROGETTO IN PROGRESSUn’opportunità per i profughi e per le comunità vicine a Palabek

5Terre Lontane n. 1/2019

Amici, grazie! Grazie al sostegno di voi benefattori e all’aiuto degli spettatori del Concerto di Natale andato in onda su Canale 5 la not-

te della vigilia siamo riusciti a raccogliere i soldi necessari al completamento della co-struzione del Centro Professionale nel cam-po profughi di Palabek!

È una storia, questa, che vale la pena racconta-re: i salesiani dell’Opera Don Bosco di Lugano avevano garantito l’avvio dei lavori ai missionari salesiani che vivono a Palabek, ma mancavano ancora i soldi necessari al completamento. Det-to, fatto: noi di Missioni Don Bosco ci siamo impegnati a garantire l’appoggio alla fase conclusiva della costruzione, abbiamo pre-sentato il progetto durante il Concerto di Natale in Vaticano, raccolto la cifra necessa-ria attraverso l’sms solidale e il contributo di molti di voi, spedito i soldi e… il Centro professionale è stato completato in quattro e quattr’otto, i laboratori sono stati attrezza-ti e l’inaugurazione ha avuto luogo pochissimi giorni fa! Una struttura con 5 classi, 5 officine per le esercitazioni pratiche, uffici per il per-sonale, servizi igienici, che accoglierà 1500 studenti in due anni. La concretezza salesia-na e la Provvidenza ancora una volta si sono ritrovate a realizzare grandi cose!

I corsi offerti saranno: agraria, falegname-ria, costruzione edile, sartoria, acconciatura

e meccanica moto e vedranno coinvolti non solo i ragazzi e le ragazze del campo profu-ghi, ma anche quelli delle zone circostanti: il campo profughi è aperto all’esterno, non c’è recinzione, non ci sono check-point, c’è libertà di circolazione e condivisione!

CODICE PROGETTO: 23718

Ora, c’è la necessità di sostenere le spese per portare avanti le attività: lo stipendio mensile di un insegnante è di 100 €, mentre la frequenza di uno

studente (comprensiva di materiale didattico e un pasto quotidiano) è di 40 €. Una donazione di 20, 40, 100 € può fare

tantissimo! Ma anche con 5, 10, 15 € puoi essere di grande aiuto! Grazie,

per quanto potrai fare!

“Sono partita da sola. La mia famiglia mi ha mandata avanti. Meglio un campo profughi di un luogo in cui si rischia di subire violenze tutti i giorni come Juba. Meglio vivere in un Paese straniero che morire in Sud Sudan. Almeno qui, posso studiare. Pensare al futuro.“

Patty, 15 anni

La scuola professionale salesiana nel campo pro-fughi di Palabek è stata inaugurata il 31 gennaio, in occasione della festa di Don Bosco. I corsi sono stati ufficialmente avviati il 4 febbraio

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6Terre Lontane n. 1/2019

• Giovani sensibilizzati in presenza sui rischi del viaggio: 23.194

• Giovani sensibilizzati attraverso media (radio) sui rischi del viaggio: 404.000

• Giovani formati attraverso Corsi Professionali: 23.553

• Beneficiarie corsi dedicati interamente alle donne: 1.286

• Professionisti aggiornati con corsi ad hoc: 1.200

• Studenti formati: 9.290

• Produttori formati: 1.400

• Beneficiari di opere di costruzione: 82.215 (pozzi, latrine, scuole, serre, ecc.)

• Studenti italiani sensibilizzati: 8.000

• Kit didattici distribuiti: 3.000

• Utenti web Stop Tratta: 2018: 18.167 – dal 2015 ad oggi: 48.539

Era il 2015 quando rice-vemmo una mail da abba Filippo Perin, missiona-rio salesiano in Etiopia,

che ci colpì profondamente. Par-lava del viaggio dei giovani afri-cani verso l’Europa, nelle mani dei trafficanti di uomini, moderni schia-visti che lucrano sulle speranze di chi sogna una vita migliore di quel-la offerta dal proprio luogo di na-scita. Un viaggio, quello raccontato da padre Filippo, prima attraverso il deserto, che miete un incalcolabile numero di vittime, e che spesso si conclude nelle carceri libiche, da cui molti non escono vivi.

Abbiamo deciso di partire insie-me al VIS (Volontariato Interna-zionale per lo Sviluppo) con una campagna contro il traffico di es-sere umani che potesse coinvol-gere i potenziali migranti attra-verso una duplice azione: quella della sensibilizzazione in loco sui

rischi del viaggio verso l’Europa e quella del coinvolgimento del target in progetti di formazione e sviluppo. Abbiamo individuato i Paesi dell’A-frica subsahariana da coinvolgere in base non solo al numero delle mi-grazioni, ma anche alla disponibili-tà di figure di riferimento in loco (i missionari salesiani e i cooperanti) che avrebbero potuto portare avanti le attività con efficienza e metodo. La campagna ha coinvolto Mali, Nigeria, Senegal, Etiopia, Ghana. Vogliamo condividere alcuni dati con te, perché questi numeri sono stati raggiunti grazie allo sforzo congiunto di tutti noi. Lo scenario politico internazionale è cambia-to, ma noi continuiamo a essere in prima linea contro il trafico di es-seri umani.Stop Tratta sta per ripartire in Mali, Nigeria, Eritrea, Gambia, Etiopia. Abbiamo bisogno di te!

Un po’ di numeri che abbiamo raccolto negli scorsi mesi. Servono a mostrare come il nostro contributo alla lotta contro la tratta abbia avu-to riscontri concreti nelle terre di missione dell’Africa subsahariana e anche qui in Italia, attraverso la sensibilizzazione sul trafficking.

• SPECIALE OBIETTIVI RAGGIUNTI •

CODICE PROGETTO: 21034

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Siamo felici di di condivi-dere con voi un’iniziativa che abbiamo seguito qui, nel cuore della salesianità.

Sì, perché noi di Missioni Don Bosco, che di solito volgiamo il nostro sguardo verso zone ben più lontane del pianeta, abbia-mo deciso di curare un progetto che segna il nostro legame con Valdocco, la casa dei salesiani di tutto il mondo che è anche la sede della nostra Associazione.

Il quartiere Aurora, antico sobbor-go operaio ormai diventato una delle tante zone multietniche di Torino, ci è sembrato il destinatario naturale di quella che è attualmen-te l’espressione artistica più legata al mondo dei giovani: il graffito. Per suggellare questa relazione con il mondo dei ragazzi, che è il nostro tratto distintivo, abbia-mo coinvolto Mr. Wany, writer italiano di fama internazionale, che ha dipinto con spray e bom-bolette la “Don Bosco Story”, un murales di 170 metri quadri che si sviluppa su imponente muro di recinzione della nostra Casa Madre. La raffigurazione riper-corre le tappe principali della biografia di Don Bosco dialo-gando con l’architettura della Basilica e integrandosi con lo spazio urbano circostante.

Abbiamo organizzato dei labora-tori che hanno coinvolto i ragazzi delle scuole circostanti in occasio-ne del 31 gennaio, per festeggiare Don Bosco e il suo amore per i gio-vani, ma abbiamo in mente altre iniziative… Se passi da Valdocco, vieni a dare un’occhiata: è sul muro ad angolo fra via Maria Ausiliatrice e via Cigna! La performance di Mr. Wany è stata documentata con un video che ha fissato i momenti della realizzazione e le reazioni dei passanti… Per avere un’anteprima vai su www.missionidonbosco.org

Nel cuore dell’Associazione

Ti invitiamo a leggere attentamente e a compilare l’infomativa sulla privacy:

dopo inviacela usando la busta preaffrancata che trovi

in allegato! Grazie.

7Terre Lontane n. 1/2019

UN GRAFFITO PER CELEBRARE DON BOSCO E MARIA AUSILIATRICEValdocco e la street art, un modo per sottolineare il nostro legame con i giovani

C’è una modalità davvero efficace per sostenere ogni giorno Missioni Don Bosco: la donazione continuati-va. Continuativa perché la donazione avviene regolarmente con un importo e una frequenza che sarai tu a decidere. E attivando una donazione regolare a favore di Missioni Don Bosco sei ogni giorno al fianco dei missionari e dei giovani più vulnerabili.

I vantaggi per CHI DONA:• SEMPLICITÀ – Aderire è facile. È sufficiente restituire compilato e firmato l’apposito modulo che trovi allegato al bollettino ccp. A tutto il resto pensiamo noi• COMODITÀ – Basta code e perdite di tempo agli sportelli. Il pagamento avviene in automatico, senza più dover andare in banca o in posta.• LIBERTÀ – Potrai interrompere quando vuoi, in ogni momento. Basta una telefonata.• SENSO DI APPARTENENZA – Farai ancora più parte della nostra famiglia. I vantaggi per MISSIONI DON BOSCO:Questo tipo di donazione fa davvero la differenza perché ci permette di pianificare al meglio le nostre atti-vità, grazie alla sicurezza di poter contare su risorse costanti, e ci consente di ridurre i costi amministrativi e destinare più risorse ai missionari, ottimizzando l’uso dei fondi.

Ecco come fareCompila e restituisci il modulo:• via posta a Missioni Don Bosco Valdocco Onlus, Via Maria Ausiliatrice, 32- 10152 Torino

• via fax al n. 011 399 01 95

• via e-mail a [email protected] modulo puoi scegliere la frequenza che preferisci (Annuale, Semestrale, Trimestrale e Mensile) e l’im-porto. Qualsiasi contributo (5 €, 10 €, 15 €, 30 €...) ci aiuterà a offrire sempre il meglio ai giovani svantaggiati di tutto il mondo.

Se preferisci ricevere qualche informazione in più, saremo lieti di risolvere i tuoi dubbi al telefono o fissando un appuntamento presso la nostra sede, per compilare insieme il modulo.

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UN ANNO DI GRANDI CAMBIAMENTIReception e ufficio adozioni a distanza

Figli e figlie di Don Bosco

mese e non aveva nessun’altra scelta. Da quan-do sono ritornati sono sempre preoccupata per la loro salute. Soffro d’ansia, ho apnee notturne e problemi di stomaco.

La loro sofferenza ha fatto ammalare anche me.Mi chiamo Yaaba, sono una mam-

ma ghanese. Ho visto migrare 3 dei miei 9 figli. Quando hanno deciso di migrare ero molto con-

tenta: ho venduto la mia fattoria per pagare il loro viaggio. Ma, dopo quello che hanno vis-suto, preferisco rimangano qui piuttosto che in un altro Paese dove le loro vite potrebbero essere misere e senza nessuna prospettiva. Due di loro hanno scelto la Libia, affrontando un viaggio lungo e pericoloso organizzato da traffi-canti senza scrupoli che hanno portato i ragaz-zi nel deserto del Niger senza equipaggiamen-to adeguato. Nella prima telefonata dopo molti giorni di silenzio mi hanno raccontato di tutte le peripezie che avevano dovuto affrontare: per la mancanza d’acqua nel deserto hanno dovuto bere la propria urina.

Poi, appena arrivati in Libia, sono stati arrestati e io sono stata costretta a vendere le mie pianta-gioni di cacao per farli liberare. Uno di loro, Dia-ra, ha deciso di tornare a casa ma le violenze e le privazioni patite nelle carceri libiche ne avevano fiaccato irrimediabilmente il fisico. Appena tor-nato a casa mio figlio è morto. L’altro, John, ha provato a tenere duro per un anno e mezzo in Libia ma alla fine anche lui si è arreso, quando ha capito che il sogno di un lavoro normale non si realizzerà mai. Anche lui è tornato a casa con la salute molto compromessa, e poco dopo si è ammalato.

Anche Issa, il mio terzo figlio, trasferitosi in Ni-geria, ha realizzato in fretta che il rientro a casa era rimasta l’unica opzione per lui. Il sogno di un lavoro qualificato era svanito nel giro di qualche

LA TESTIMONIANZA DI UNA MADRE Yabaa racconta le storie di migrazione di Diara, John, Issa

Lettere dalle missioni

8Terre Lontane n. 1/2019

siamo contente di poter avere un contatto più immediato con voi, amici!

Oltre a noi 2, Silvia e Daniela, che ci dedichiamo in maniera più specifica al rapporto con gli amici che ci seguono e sosten-gono, anche Paola e Flor, che si occupano delle adozioni a di-stanza, si sono spostate al pian terreno.

Per questo, per essere sempre più in contatto con voi, abbiamo allar-gato i nostri orari, sia di disponi-bilità telefonica che di presenza in associazione. Passate a trovarci, ci troverete anche al sabato!

Il 2018 è stato un anno di grandi cambiamenti qui nella nostra sede… Per ac-cogliere al meglio i nostri be-

nefattori abbiamo spostato parte degli uffici al piano terreno.

Abbiamo imbiancato, chiuso muri, aperto finestre, spostato armadi e anche… respirato polvere e sop-portato rumori molesti, ma il ri-sultato ci soddisfa molto! Siamo liete di potervi accogliere senza obbligarvi a fare uno o più piani di scale, siamo contente di poter adocchiare la statua di Don Bosco che c’è in cortile, di vedere il via-vai delle scolaresche, dei pellegri-ni, dei missionari. E, soprattutto

Sono stati intervistati 74 migranti dello Sprar di Piazza Armerina e del Cas di Aidone. Il questionario comprendeva una scheda socio-anagrafica e la richiesta di informazioni relative alle condizioni di vita nel Paese di origine, alle motivazioni alla migrazione, all’esperienza di viaggio, alle rappresentazioni (pre e post) del viaggio migratorio, del Paese meta, dell’intera esperienza migratoria e un bilancio personale.Quello che emerge è la mancanza di informazioni su diverse dimensioni: il 70% dichiara che prima di partire non era a conoscenza delle condizioni di viaggio, il 31% sì ma di questi l’80% per cento riferisce che aveva informazioni distorte; l’80% degli intervistati non era a conoscenza dei rischi del viaggio. Il 20% non riesce a ricostruire nel dettaglio il percorso compiuto né a ricordarlo, forse perché si tratta di un’esperienza fortemente traumatica. L’80% non aveva informazioni sulla legislazione relativa all’emigrazione dal Paese di origine e sulla legislazione relativa all’immigrazione nei paesi di destinazione. Le poche informazioni sono circolate attraverso il passaparola, i social media e i mass media.Per quanto riguarda il paese di destinazione, l’83% dichiara di aver scelto l’Italia; alcuni invece non sapevano neppure di arrivare in Europa. Anche sul Paese di destinazione segnalano una mancanza di informazioni, in particolare sul sistema di accoglienza (il 90,4% non aveva informazioni), sulle opportunità di studio o di formazione (l’80,8% non aveva informazioni) e sulle opportunità di lavoro (l’83,6% non aveva informazioni ).Le motivazioni che hanno spinto i migranti sono soprattutto di tipo push, ovvero persecuzioni, guerre, condizioni familiari. La maggior parte dei migranti dichiara di non essere ancora inserito nel tessuto sociale italiano, ma segnala comunque un maggior senso di serenità rispetto alla situazione nel Paese d’origine.

Per quanto riguarda la rappresentazione dell’intera esperienza migratoria il 60,4% degli intervistati consiglierebbe ai connazionali rimasti in patria di non partire e il 65,5% non ripeterebbe l’esperienza.

CODICE PROGETTO: 21034

Questi i risultati parziali di una ricerca guidata dal prof. Sergio Severino, docente di Sociologia e Politiche Sociali presso l’Università Kore di Enna. La ricerca ha indagato attraverso un questionario e interviste semi-strutturate le rappresentazioni sociali dei migranti pre-viaggio migratorio confrontate con quelle dopo la permanenza in Italia (minimo 4-6 mesi). È emerso un forte scostamento tra le rappresentazioni sociali nei due momenti.