Primissima Scuola - Ottobre 2012

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Proposte cinematografiche per le scuole POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - 70% - DCB ROMA SCHEDE FILM Il sole dentro Gladiatori di Roma Alla ricerca di Nemo 3D Romanzo di una strage

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In copertina: Alla ricerca di Nemo 3D, Il sole dentro, Gladiatori di Roma, Romanzo di una strage

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Proposte cinematografiche per le scuole

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n°5 2012Sommario

3 ALLA RICERCA DI NEMO 3D

editore MULTIVISION S.R.L. Via Fabio Massimo, 107 • 00192 - Romatel. fax. +39 0645437670

grafica Patrizia Morfù [email protected]

stampa Ige, Roma

Periodico di informazionicinematografiche per le scuoleAnno 18 n. 5/6Ottobre 2012

Direttore Responsabile Piero CinelliDirettore Editoriale Paolo Sivori

Reg. Trib. Roma n. 00438/94 del 1/10/1994

6 IL SOLE DENTRO

10 GLADIATORI DI ROMA 14 ROMANZO DI UNA STRAGE

NATA NEL 1994 PER PROMUOVERE LE PELLICOLE PIÙ ADATTE AL MONDO DELLA SCUOLA, SIA SOTTO IL PROFILO DIDATTICO CHE DI INTRATTENIMENTO, PRIMISSIMA SCUOLA È DIVENTATA NEGLI ANNI UN PUNTO DI RIFERIMENTO PER LA MAGGIOR PARTE DELLE SCUOLE E DEGLI INSEGNANTI CHE UTILIZZANOIL CINEMA COME STRUMENTO DIDATTICO.

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Il piccolo pesce pagliaccio Nemo, vive sin dalla nascita nella Grande Barriera Corallina. La mamma e i fratellini sono stati mangiati da un pericoloso barracuda e per questo il papà Marlin veglia sempre su di lui, attento a preservarlo da tutti i pericoli del mare, in maniera talvolta soffocante. Scoraggiato da un problema con una pinna atrofica, durante il suo primo giorno di scuola Nemo in un impeto di ribellione, si avventura oltre la bar-

riera, venendo catturato da un sub sotto gli occhi del genitore. Da quel momento inizia l’avventuroso viaggio di Marlin, per ritrovare il figlio, accompagnato dalla strampalata Dori, una pe-sciolina chirurgo con problemi di memoria a breve termine, mentre Nemo nel frattempo come nei suoi peg-giori incubi è finito in un acquario…

schede film

Crescere che faticaAd una prima occhiata po-trebbe sembrare un sempli-ce film d’animazione sulle avventure di un variegato

gruppo di pesci, ma Alla ri-cerca di Nemo è in realtà un tene-

ro e reale affresco sul rapporto tra genitori e figli nel mondo

La più celebreavventura marina LE AVVENTURE DEL DOLCE PESCE PAGLIACCIO TORNANO AL CINEMA E QUESTA VOLTA IN 3D. DISNEY PROSEGUE LA RIE-DITAZIONE DEI SUOI CLASSICI PIÙ FAMOSI, IMMERGENDO LETTERALMENTE (GRAZIE AL 3D) LO SPETTATORE NEL MONDO MARINO INSIEME A NEMO, MARLIN E DORI!

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di Manuela Blonna

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moderno. Nemo sta crescen-do e ha gli stessi proble-mi che potrebbe avere un comune adolescente: frustrazione, voglia d’in-dipendenza, tendenza alla ribellione. Dall’altra parte abbiamo Marlin, pa-pà iperprotettivo che ancora disperato per la scomparsa di moglie e figli, riversa su quello rimasto paure e fobie. E’ un vero viaggio di formazione quello che in maniera diversa intraprendono Nemo e Mar-lin. Il primo vedrà con i suoi occhi i tanto decantati e da lui sottovalutati problemi che un adulto deve affrontare da solo, soprattut-to se non si affida alle cure di qualcuno di più esperto, il secondo troverà finalmente il coraggio di scuotersi di dosso la coltre di insicurezze con le quali ha convissuto per anni, per andare a riprendersi ciò che ha di più importante.

Nemo, la Pixar ed il 3D

Soprannominata la fabbri-ca dei capolavori, la sto-

ria della Pixar, acquistata dalla Disney nel 2006, è

costellata di successi e di oscar. In circa

v e n t i - cinque anni di at-tività ha realizzato 15 lungometraggi, vinto 11 Premi Oscar (e ottenuto 37 Nomi-nations). Con la Disney, che l’ha acquistata nel 2006, si è lanciata nell’ultimo periodo nella rieditazione di alcuni dei classici più amati della casa di Topolino. Così dopo Il re Leone, La Sirenetta, La bella e la Bestia arriva anche In cerca di Nemo, il gioiello per eccellenza della Pixar. Se la riconversio-ne in digitale e soprattutto in 3D di una pel-licola viene decisa con notevole prudenza, a causa dei costi estremamente elevati, non poteva non essere fatta con Nemo, una delle migliori animazioni mai realizzate. Pertanto il fatto che torni al cinema dopo nove anni con questo ‘valore aggiunto’ è un evento. Con questo tipo di tecnologia i pesci sem-brano galleggiare tra la superficie dello schermo e gli sfondi subacquei nel profondo blu del Pacifico del Sud. Grazie al 3D il livel-lo di rendering del film è spinto all’estremo dando ulteriore profondità al fotorealismo del mare e dei movimenti subacquei che era

già impressionante. Notevolissima inoltre la cura che, grazie al 3D, è stata data ai dettagli. Gli sviluppatori tridimensionali si sono concentrati particolarmente su alcuni significativi particolari: la superficie del mare scintillante, i graffi sulla lente degli occhiali di un subacqueo e le macchie che Nemo il pesce pagliaccio fa quando schiaccia la faccia contro la parete di vetro dell’acqua-rio che lo imprigiona.“ Era un film bellissimo anche in 2D – ha dichiarato John Lasseter – ma la profondi-tà che i fondali marini hanno acquistato in questo modo, lo rendono perfetto. Ho avuto la sensazione di non aver mai visto un film in 3D”.

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Diretto da Andrew Stanton (Wall-E, John Carter), il film ha incassato nel 2003 qualco-sa come 900mila dollari in tutto il mondo. Il film è ricco di citazioni e riferimenti ad altre opere: Toy Story, Monsters & Co., Cars, Gli Incredibili: addirittura lo squalo Bruce (Bruto nella versione italiana) è un omaggio neanche troppo velato a Lo Squalo di Spiel-berg (e in una scena anche del Jack Torrence di Shining, Jack Nicholson).Premiato con L’Academy Award per il Mi-glior film di animazione, al momento della sua uscita si posizionò al secondo posto per il film d’animazione col maggior incasso di sempre (il primo è Il re leone), superato poi da Shrek 2 e Toy Story 3. Perfetta anche la scelta dei doppiatori italiani: Luca Zinga-retti, Carla Signoris, Alessandro Rossi ed il piccolo Alex Polidori. “Questo è davvero un film per tutta la famiglia – commenta

Andrew Stanton - I bambini si divertono, ma è ricco di spunti per gli adulti: parla dell’importanza della comunicazione con l’altro e del lasciare i propri figli liberi di crescere e di sbagliare”. Stanton è entusia-sta anche della conversione in 3D: “Ci siamo divertiti molto – conclude – in particolare i movimenti dell’acqua sono naturalissimi, il pubblico avrà la netta sensazione di trovarsi nel mare insieme a Nemo e Marlin!”.

Il variegato mondo di Nemo

Una storia semplice e tenera, arric-chita da un sapiente utilizzo dell’ani-mazione, ma non solo: Alla ricerca di Nemo ha conquistato il suo pubblico gra-zie anche alla vasta gamma di personaggi inseritevi.Abbiamo Nemo e Marlin, coloratissimi pesci pagliaccio, o meglio Amphiprion peridera-ion, Premnas biaculeatus, probabilmente gli esemplari marittimi più noti grazie alla loro straordinaria bellezza e alla loro simbiosi con gli anemoni. E’ possibile trovarli solo nelle barriere coralline delle acque tropicali dell’Oceano indiano e dell’Oceano Paci-fico e si dividono in diverse specie tutti appartenenti alla famiglia Po-macentridae. Sono pesci poco corag-giosi, come Nemo e papà Marlin: non si allontanano mai dall’anemone che li ospita in quanto sono pochissimi i pre-datori che osano avventurarsi tra i suoi tentacoli mortali.Il pesce chirurgo è invece ben rappresen-tato dalla smemorata Dori. Questa varietà appartiene all’ordine delle Perciformes, un sottordine della famiglia delle Acanthuridae. Andrew Stanton ha dedicato particolare at-tenzione al personaggio di Dori che ha gravi problemi di memoria a breve termine: per rendere al meglio questa situazione agli oc-chi degli spettatori ha pensato a tutta una serie di situazioni paradossali e divertenti per stemperare i toni di questa patologia che in realtà è assolutamente tragica. Prigioniero nell’acquario, Nemo incontra an-che Gill, un pesce farfalla. Anche questo è un esemplare molto diffuso nella bar-riera corallina e diviso in ben 14

specie. A differenza dei più timorosi pesci pagliaccio però, questo esemplare si muove,

sebbene in piccoli banchi di pesci, fino al momento in cui non trova un altro esemplare con cui passare il resto della

propria vita. Fuori dal coro marittimo ci sono poi tre personaggi fondamentali per lo

svolgimento dalla storia: la testuggine centenaria Crush, che aiuta Marlin a recu-perare fiducia in se stesso durante la ricerca di Nemo. Nigell è invece un pellicano sui generis, che piuttosto che dare la caccia ai pesci come Marlin e Dori, come la sua natura imporrebbe, darà una grande mano allo strampalato team ‘alla ricerca di Nemo’. Il personaggio più spassoso è pero Bruce, lo squalo bianco. Predatore per nascita ha fortissimi problemi di coscienza che lo spin-gono a creare un circolo per il recupero degli squali, il cui motto è “i pesci sono amici, non cibo!!!”.Nell’attesa di rivedere Nemo al cinema, una buona notizia per i fan: Andrew Stanton, no-nostante fosse inizialmente contrario all’i-dea, ha confermato che vedremo un sequel della pellicola. La Disney/Pixar ha ingaggia-

to Victoria Strouse per firmare la sce-neggiatura. Il lungometraggio animato

sarà prodotto da Lyndsey Collins e dovrebbe arrivare al cinema nel

2016.Alla ricerca di Nemo 3D verrà preceduto sugli

schermi dal cortometraggio Toy Short Toon, nuova avventura dei simpatici giocattoli!

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Alla ricerca di Nemo 3D(Finding Nemo, 2003, Usa)Regia: Andrew Stanton 100', Walt Disney Italia, Animazione, Av-ventura, Commediauscita 25 ottobre

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LA STORIA DI YAGUINE E FODE’

Yaguine e Fodè sono due ragazzi di 15 e 14 anni di Conakry, la capitale della Guinea. Sono grandi amici, e nella scuola poverissima che frequentano, hanno appreso l’esistenza delle istituzioni dell’europa comunitaria. Questa scoperta fa nascere in loro l’idea di scrivere una lettera ai “signori membri e responsa-bili dell’Europa”, per chiedere aiuto a nome di tutti i loro coetanei africani. Una lettera appassionata quanto ingenua che i due amici decidono di consegnare personalmente al Par-lamento Europeo di Bruxelles, infilandosi nel vano del carrello di un Airbus A300 della com-pagnia belga Sabena. Sono morti congelati non sapendo che la temperatura esterna di un aereo in quota si aggira intorno ai -50 gradi. Era il 2 agosto del 1999.

La letteraLoro eccellenze i signori membri e responsabili dell’Europa. Abbiamo l’onore e il piacere e la grande fiducia di scrivervi questa lettera per parlarvi del nostro viaggio e della sofferenza di noi bambini e giovani dell’Africa. Ma prima di tutto, vi presentiamo i nostri saluti più squisiti e rispettosi, a tal fine, siate il nostro sostegno e il nostro aiuto, siatelo per noi in Africa, voi ai quali bisogna chiedere soccorso; ve ne supplichiamo per l’amore del vostro bel continente, per il vostro sentimento verso i vostri popoli, le nostre famiglie e soprattutto per l’amore per i vostri figli he voi amate come la vita... Signori membri e responsabili dell’Europa, è alla vostra solidarietà e alla vostra gentilezza che noi gridiamo aiuto per l’Africa.

Aiutateci, soffriamo enormemente in Africa aiutateci, abbiamo dei problemi e i bambini non hanno diritti... noi africani, soprattutto noi bambini e giovani africani, vi chiediamo di fare una grande organizzazione utile per l’Africa, perché progredisca. Se vedete che ci sacrifichiamo rischiamo la vita, è perché soffriamo troppo in Africa e abbiamo bisogno di voi per lottare contro la povertà e mettere fine alla guerra in Africa. Ciò nonostante noi vogliamo studiare, vi chiediamo di aiutarci a studiare per essere come voi... Infine vi supplichiamo di scusarci moltissimo di aver osato scrivervi questa lettera in quanto voi siete degli adulti a cui noi dobbiamo molto rispetto... Yaguine e Fodè due bambini guineiani.

Eroi sconosciuti

schede film

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Eroi sconosciuti

Il film

E’ la storia di un lungo viaggio, quello di Yaguine e Fodè, due adolescenti guineani che hanno scritto a nome di tutti i bambini e i ragazzi africani una lettera “Alle loro Eccellenze i membri e responsabili dell’Euro-pa“, per chiedere un aiuto per avere scuole, cibo, cure, “. Con la lettera in tasca Yaguine e Fodè si nascondono nel vano del carrello di un aereo diretto a Bruxelles ed inizia così il loro viaggio della speranza che si incrocia con il racconto di un altro viaggio, questa volta dall’Europa all’Africa, avvenuto dieci anni dopo, fatto da altri due adolescenti ed un pallone.

Thabo che ha tredici anni, portato in Italia da uno sperduto villaggio africano in cerca di fortuna calcistica, vuole tornare al suo paese. Lo accompagna il suo amico Rocco, quattordici anni, di Bari. Anche lui in fuga dal Nord Italia.

Tutti e due i ragazzi sono vittime del mer-cato di bambini calciatori, sorta di mercato della carne, dal quale sono fuggiti. Fuggiti da un mondo all’apparenza dorato ma al qua-le loro sentono fortissimamente di preferire

il ritorno. A piedi, giocando con un pallone loro unico compagno di viaggio, Thabo e Rocco attra-versano l’Africa, percorrendo in senso opposto uno dei tanti “sen-tieri delle scarpe” tracciati in an-ni da migliaia di uomini, donne, bambini, in fuga dalle carestie, dalle guerre, dal lento spegnersi della dignità della vita di un inte-ro continente.

Quando l’airbus 300 della Sabena conclude il suo lungo volo at-terrando a Bruxelles, un tecnico scopre abbracciati i corpi asside-rati di Yaguine e Fodè, nelle lo-ro tasche la lettera indirizzata “ Alle loro Eccellenze…”. Anche il lungo viaggio di Thabo e Rocco si conclude con l’arrivo a N’Dola, un piccolo villaggio dell’Africa equatoriale, dove in un campo di calcio dedicato a Yaguine e Fodè, in una partita giocata al ritmo dei tamburi, tutti, cento contro cen-to, festeggiano il ritorno di un piccolo campione: uno di loro.

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di Piero Cinelli

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Paolo Bianchini: il regista

Come nasce l’idea di questo film?L’idea e la spinta per fare il film nasce dalla lettera dei due ragazzi africani. Di fronte a questi fatti si resta indignati e in genere con un grande senso di impotenza. Io ho deciso di impegnarmi a parlarne, e quindi insieme a mia moglie ci siamo messi a lavorare per far-ne un film che abbiamo prodotto noi stessi.

Accanto alla storia vera di Yaguine e Fodè, il film racconta la storia di altri due ra-gazzi Thabo e Rocco, anche questa storia è vera? Con modalità più o meno simili sono tutte storie vere. Ci siamo ispirati alla storia di un ragazzino di colore che è stato trovato alla stazione di Milano dove era stato abban-donato dal suo presunto manager. Era stato scartato dalla scuola di calcio perché non ingrassava e quindi non aveva un adeguato tono muscolare. E’ stato abbandonato alla Stazione Centrale dove il suo ‘procuratore’ l’aveva portato con l’inganno dicendogli che gli avrebbe fatto incontrare un allenatore di una squadra importante, per sparire, pian-tandolo in asso. Questo ragazzino ha aspet-tato per una settimana che questo signore rìtornasse. Poi una notte l’ha trovato la po-lizia dentro una cabina telefonica. Quando l’hanno portato al Commissariato non aveva nessun documento, di sè conosceva solo il nome, non sapeva quanti anni avesse e non risultava censito anagraficamente. Anche il nome del villaggio da cui diceva di proveni-re non risultava da nessuna parte. E’ stato affidato ad una parrocchia nei pressi della

stazione, in attesa di avere ulteriori informa-zioni, dove è rimasto parcheggiato per qual-che mese. Poi un bel giorno non l’hanno più trovato. Io ho immaginato che abbia deciso di tornare al suo villaggio.

Quindi questo viaggio di ritorno è una sua invenzione? Io ho cercato di immaginare quello che que-sto ragazzino dall’apparente età di 14 an-ni poteva aver provato dentro di sé prima quando ha scoperto che non sarebbe mai diventato un campione e poi quando è stato abbandonato. In genere in questi casi, di fronte ad un fallimento non vogliono più tor-nare indietro, perché sarebbe una delusione per tutta la comunità da cui provengono, la famiglia, il villaggio, perché la sua fortuna avrebbe rappresentato la fortuna di tutti. Io invece ho preferito immaginare che lui abbia deciso di tornare, con uno scatto d’orgoglio.

Il suo compagno Rocco è un ragazzino italiano. Rocco è un altro bambino del sud del mondo, che proviene dalla estrema periferia di Bari dove uno zio lo ha venduto ad una squadra del Nord. Ed anche queste sono storie vere. Storie di famiglie intere che portano i ragaz-zini in questi centri. E’ la cultura del succes-so e della ricchezza. Il gioco del calcio non è più divertimento, ma successo economico. Quindi Rocco è un’altra vittima, che quan-do intuisce che il suo amico è in difficoltà, scappa per andarlo a cercare.

Nel loro incredibile viaggio attraverso l’Italia e l’Africa incontrano personaggi

molto singolari. In un film del genere non poteva mancare un personaggio come Giobbe Covatta. Lui è l’autista di un autobus che sta tornando a Bari dopo aver accompagnato un gruppo di tifosi in una trasferta nel nord, e che finisce per caricare anche i due fuggitivi che do-po l’ennesimo scontro con lo zio di Rocco, decidono di andare in Africa alla ricerca del villaggio di Thabo. Attraverseranno a piedi metà continente africano, giocando con l’in-separabile pallone, percorrendo all’inverso uno dei sentieri cosiddetti della speranza. Li chiamano anche i sentieri delle scarpe perché sono sette percorsi che attraversano il Sahara disseminati di sandali, scarpe e di poveri resti di chi non ce l’ha fatta. Poi quan-do finalmente arrivano al villaggio di Thabo ritrovano il primo allenatore di Thabo, la persona che gli aveva insegnato a giocare al pallone, la mitica ‘pasta e fagioli, inter-

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schede film

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Il sole dentroRegia di Paolo Bianchinicon Angela Finocchiaro, Diego Bianchi, Mohamed Lamine Keita, Mohamed Tou-many Sylla, Gaetano Fresa, Fallou Kama, con la partecipazione di Francesco Salvi, con l’amichevole partecipazione di Giob-be Covatta. 100 min., drammatico, Medusauscita 15 novembre

pretata da Angela Finocchiaro. Chiamata così perché alla fine di ogni allenamento prepara pasta e fagioli per i suoi piccoli atleti. Questo è l’unico personaggio che ci siamo inventati, e nel quale sia io che mia moglie ci siamo idealmente identificati. E’ lei che ci riconduce alla vicenda di Yagui-ne e Fodè. Abbiamo immaginato infatti che quel 2 agosto del 1999 sia stata lei, come tecnico dell’aereoporto di Bruxelles, a scoprire i corpi dei due ragazzini morti assiderati nel vano carrello, ed a trovare la lettera che avevano in tasca. Questa sco-perta innescherà, qualche tempo dopo, la decisione di partire per l’Africa, lasciando tutto, per approdare in un piccolo villaggio dove costruisce una scuola e organizza una piccola squadra di calcio.

Il film affronta il problema della tratta dei baby calciatori, una realtà che pochi conoscono. Il calcio è uno dei dogmi della nostra so-cietà, che muove interessi economici di proporzioni colossali, pertanto è inevita-bile che intorno a questo mondo dorato si muovano realtà anche illegali. A questo proposito i dati che ci ha fornito la Federa-zione Gioco Calcio sono inquietanti. Loro definiscono questi personaggi gli scafisti del calcio, gente che pesca nell’enorme bacino del sud del mondo, che va dall’ america latina all’africa, per individuare i ragazzini che mostrano una qualche dote per il calcio, dopodiché convincono le fa-miglie a farseli consegnare, con la promes-sa di portare il ragazzo in una scuola di un grande club italiano, francese o spagnolo, da dove sarebbe uscito in poco tempo co-me un campione. Le famiglie, con il mi-raggio dei guadagni dei grandi calciatori, si indebitano per pagare questo servizio, che solo raramente finisce nei club, e più spesso in fantomatiche scuole private da dove i ragazzi se non sono dei fenomeni vengono abbandonati dove capita. Intorno

al mondo del calcio proliferano queste scuole clandestine e que-sti personaggi.

Secondo stime ufficiali questi giovanis-simi ‘schiavi del calcio’ sono circa 20.000 e provengono in gran parte dall’Africa con destinazione Francia, Italia e Spagna.

Uno degli argomenti più forti del film è proprio il significato del gioco. Che nella nostra società è stato deformato dall’a-spetto economico.Nel loro viaggio di ritorno a piedi in pie-no deserto Thabo e Rocco giocano con il pallone, che non hanno mai abbandonato. Nonostante l’esperienza negativa che hanno vissuto non hanno perso il senso più auten-tico del gioco. I ragazzi non hanno il senso della morte. Dopo i bombardamenti di Gaza con la pol-vere ancora per aria c’è una immagine di un bambino che palleggia con un pallone tro-vato tra le macerie. Il gioco è la speranza di un domani. Il film è raccontato con questa ironia, con questa leggerezza.

Adesso tocca a lei portare la storia di Ya-guine e Fodè a Bruxelles. Qualche mese fa abbiamo organizzato una proiezione a Roma alla Camera dei Deputati e nel frattempo abbiamo scritto a Martin Schultz, il Presidente dell’Unione Europea, informandolo del film, poiché arrivare in quella sede sarebbe importante sia per il film che per la memoria di Yaguine e Fodè. Comunque in ogni caso alla sede dell’U-nione Europea di Bruxelles ci arriveremo grazie ad un’iniziativa che stiamo portando avanti assieme ai ragazzi del liceo Majorana di Guidonia, che hanno tradotto la lettera in tutte le lingue del mondo, poi l’hanno messa in rete chiedendo a tutti i ragazzi di partecipare, scrivendo la lettera nelle loro

lingue. Non può immaginare cosa è nato da questa cosa. Migliaia e migliaia di lettere che noi portiamo al Parlamento europeo gra-zie all’appoggio di Poste italiane. Si è creato un movimeto spontaneo che noi vogliamo che continui anche al di là del film, perché i giovani imparino a pretendere dai potenti del mondo il diritto alla vita ed alla scuola, oltretutto sancito dalle carte dell’Onu, Une-sco e Unicef. Lo scopo di questo film non si esaurisce con la visione. Quando si riaccen-dono le luci in sala il film comincia a vivere.

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Il 18 ottobre arriva nei cinema Gladiatori di Roma, film di animazione in 3D, prodot-to da Rainbow CGI Animation Studio. E’ il nuovo e ambizioso progetto della società diretta da Iginio Straffi dopo lo straordina-rio successo dei due film dedicati alle Winx. Una sfida importante con al centro uno dei periodi più celebri della nostra storia per dimostrare che uno studio d’animazione ita-liano è ormai pronto a confrontarsi con le principali major dei mercati esteri grazie ad un prodotto forte e di qualità.

E’ il primo vero colossal animato italiano, e ricostruisce con notevole accuratezza la Roma imperiale, tra gladiatori e imperatori, e dove i personaggi si muovono circondati dalla bellezza senza tempo dei monumenti della città eterna. Un film pieno di gag e ironia ma anche di romanticismo, una com-media con una storia d’amore e di riscatto che parla al cuore di tutte le età.Gladiatori di Roma è un progetto che la

Rainbow ha coltivato per molti anni visto che per ricreare l’Antica Roma sono stati re-alizzati circa 12.000 schizzi di preparazione per definire le 150 scenografie e i 350 perso-naggi comprese le diverse varianti di vestiti, pettinature e comparse. Aggiungiamo che l’animazione in 3D è estremamente comples-sa tanto che circa 500 persone fra animatori, modellatori, texture artist, compositor, pro-grammatori ed altri talenti tecnici e artisti, sono stati impegnati a rendere unica l’espe-rienza del film.

La tramaRoma Imperiale. Rimasto orfano in seguito alla terribile eruzione di Pompei, il piccolo Timo viene adottato dal generale Chirone e cresciuto nell’Accademia di Gladiatori più famosa di Roma. Inizia così la storia di un grande eroe? Nemmeno per sogno, la vita da gladiatore non fa proprio per Timo, la cui unica aspirazione è spassarsela con gli amici Ciccius e Mauritius, sfuggendo alle bizzarre sessioni di allenamento del suo patrigno! Tutto cambia però quando Lucilla, figlia di

Chirone, torna dalla Grecia. Adesso l’unico interesse di Timo è diventare un va-

loroso gladiatore per conquistare il cuore della sua bella compa-

gna d’infanzia…. E convincere Chirone ad accettare lui co-

me promesso sposo. Come fare? Timo è disperato, ma si imbatte fortuna-tamente nella personal trainer più “in gamba” di Roma. Fra stregone-rie, pazze scorribande nel bosco e terribili addestramenti con l’af-

fascinante Diana, riuscirà Timo a portare a termine la sua impresa? E se a Roma si dice che “la fortuna aiuta gli audaci”… per Timo si prevedono tempi durissimi!

Gladiatori di Roma nasce da un’idea di Iginio Straffi che lo ha prodotto e diretto e lo abbiamo intervistato per farci raccontare tutto di questo progetto.

Come nasce l’idea di questo film? “Quello che cercavamo, io e il mio staff, era una storia originale ma che facesse parte del nostro Dna, quindi ci è venuta in mente l’idea di scrivere un’avventura ambientata nell’antica Roma, anche perché è un periodo che non è ancora stato utilizzato nell’anima-zione. Tra l’altro, avendo optato da subito di fare questo film in 3D, questa ambientazione ci permetteva di girare scene estremamente spettacolari sia attraverso i vicoli dell’antica Roma fino alla maestosità del Colosseo. In questo contesto, con i combattimenti dei Gladiatori in primo piano, abbiamo realiz-zato una commedia con una romantica storia d’amore. Avete fatto molte ricerche prima di met-tervi a scrivere la sceneggiatura e dise-gnare personaggi e scenografie? “Sì, ci siamo documentati molto, scoprendo che i Gladiatori erano delle vere star al loro tem-po. Erano un po’ come i calciatori di oggi. Erano atleti con moltissimi fan, soprattut-to fra i giovanissimi. Questo ci ha dato lo spunto per giocare anche con metafore sullo sport di oggi e quello di un tempo, su come oggi alcuni atleti fanno uso di sostanze proi-bite e quindi le loro prestazioni sono falsate e loro sono scorretti. Abbiamo volutamente

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Al mio via scatenate l’Inferno

di Nicoletta Gemmi

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messo in evidenza questo aspetto dato che il film è indirizzato, prevalentemente ai ragazzi e ci tenevamo a dare un’idea dello sport, del-la prestanza fisica, come un lavoro faticoso, dove occorre disciplina e dove non si ottiene nulla senza passione e dedizione”.

Nel film ci sono moltissimi personaggi ma il centro nevralgico è Timo… “Sì tutto gi-ra intorno a lui. Chiaramente anche gli altri protagonisti sono fondamentali ma sempre in relazione alla narrazione di Timo e del suo passaggio da bambino a giovanotto. Le due figure femminili, Lucilla e Diana, sono molto importanti. Quest’ultima è un’allenatrice, ma è soprattutto una Dea, di grande bellezza e saggezza che parla in maniera molto sofistica e sempre con frasi significative. Lucilla è la compagna di giochi di Timo fin da quando erano bambini ed è sempre stata la sua fi-danzatina ma, un ‘brutto’ giorno, il destino li dividerà. I due, però, sono fatti uno per l’altra e quando Lucilla tornerà a Roma, Timo capirà fino in fondo i profondi sentimenti che prova per lei. Chiaramente non è così sem-plice, Lucilla è promessa sposa ad uno dei più famosi e bravi gladiatori di Roma e da lì il nostro Timo, da bambinone al quale piace giocare e stare con gli amici, capisce che deve darsi una mossa se non vuole perderla”.

Come avete realizzato Gladiatori di Roma? “In maniera tradizionale facendo milioni di disegni che ritraevano non solo i personaggi ma anche i dettagli: abbigliamento, oggetti, armi, arredamento delle case ecc… Poi ab-biamo tutto rielaborato al computer, in CGI, e abbiamo aggiunto l’uso della stereoscopia, con una ricostruzione molto minuziosa e pre-cisa di tutti i monumenti, le vie, i passaggi

della città di Roma. La stessa cosa ovviamen-te è stata fatta sui personaggi in base alle loro cariche, imperatori, gladiatori, soldati, bambini, nonne e un coniglio. E il 3D si è rivelato veramente uno strumento incredibile per dare profondità ad una città di incredi-bile bellezza come era ed è Roma con le sue piazze, i monumenti, le battaglie all’interno del Colosseo, i boschi circostanti …”.

Straffi possiamo dire che vedendo il film i ragazzi ripasseranno anche un po’ di sto-ria in maniera piacevole? “Assolutamente sì. La ricostruzione degli eventi è stata mol-to scrupolosa, in particolare, mi riferisco al mondo dei gladiatori, a chi erano, come si allenavano e che vita conducevano. Quindi i ragazzi si ritroveranno calati in un ambito storico il tutto però tenuto dal registro del-la commedia, perché il film è molto divertente, molto romantico dato che la storia d’amore gioca un ruolo molto importante. Ci sono diversi livelli di intrattenimento, sia

per i più piccoli, sia per ragazzi che hanno dagli otto ai dodici anni. Ci sono battute molto sagaci, molto comiche e, nello stesso tempo, la ricostruzione dell’antica Roma dei suoi ambienti, dei suoi riti, dei personaggi, degli usi e costumi di quell’epoca. I ragazzi possono apprendere tante cose che magari hanno letto sui libri di scuola, in un modo però più leggero e spassoso”.

Straffi Gladiatori di Roma è una commedia come avete lavorato sulla sceneggiatura, sui dialoghi? “La sceneggiatura l’ho scritta insieme a Michael J. Wilson che è uno de-gli sceneggiatori della serie dell’Era Glaciale proprio perché lui è un maestro nelle battu-te e quello che noi volevamo ottenere era

un film divertente. Poi, come ho detto prima, c’è anche questa impor-tante storia d’amore tra Timo e Lucilla che è pregnante perché assistiamo al cambiamento del nostro protagonista. Attraverso il sentimento

Timo impara dai propri erro-ri, cresce, cambia e riparte nella vita con un atteggia-mento diverso e con un tutor speciale che è la Dea Diana.

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di Nicoletta Gemmi

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Insomma impara ad usare il cer-vello e non solo i muscoli, la forza. Quindi c’è divertimento, amore, combattimenti e questi ultimi li abbiamo fatti sempre un po’ esagerati, molto veloci, per ottenere un effetto comico, a volte buffo e, allo stesso tempo, spettacolare”.

Il doppiaggio. Luca Argentero è Timo, Laura Chiatti è Lucilla e Belen Rodriguez la Dea Diana, come li avete scelti? “Quando finalmente siamo arrivati a pensare che voci dare alle nostre creature abbiamo pensato ad attori e personaggi che gli as-somigliassero. Luca Argentero ha già fatto doppiaggio nella sua carriera e devo dire che anche questa volta si è dimostrato un dop-piatore eccezionale, ha realizzato un ottimo lavoro sul personaggio di Timo. Per Laura Chiatti abbiamo fatto lo stesso ragiona-mento dato che io avevo sentito alcuni suoi doppiaggi, in uno in particolare cantava, e mi è sempre sembrata bravissima. Belen è stata la vera scommessa però per Diana vole-vamo un personaggio che anche fisicamente assomigliasse a quello creato da noi e ci è venuta in mente lei. Diana non è solo bella è anche una combattente, una donna guer-riera e Belen ha tutte queste qualità. Poi ha questo accento spagnolo, una voce piuttosto bassa che hanno dato vita ad un modo di parlare molto particolare che era quello che ci serviva per Diana che è una Dea. La stes-sa cosa vale anche per Laura Chiatti che è bionda, con gli occhioni azzurri, con un bel caratterino, però dolce e femminile proprio

come è Lucilla. Abbiamo lavorato come gli americani che quando scelgono i doppiatori per i loro film di anima-zione hanno sempre in mente una somiglianza tra l’attore e il perso-naggio a cui devono dare la voce.

Gladiatori di Roma(Italia, 2012)Regia di Iginio StraffiVoci di: Luca Argentero, Laura Chiatti, Belen Rodriguez95’, Medusa Film, animazioneUscita: 18 ottobre 2012

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M ilano, 12 dicembre 1969, ore 16.37.A pochi passi dal Duomo, una terri-bile esplosione devasta la sede della

Banca Nazionale dell’Agricoltura, provocando 14 vittime (salite a 17 nelle ore successive) e 88 feriti.L’Italia vive il primo episodio di quella che sarebbe stata chiamata in seguito “strategia della tensione”, il cui vero obiettivo fu forse quello di allontanare il Paese dalle sue isti-tuzioni, rompendo il patto rappresentativo.Ha inizio uno dei periodi più oscuri e lut-

tuosi nella storia della Repubblica Italiana.Nel suo film Marco Tullio Giordana ricostru-isce in modo appassionato e coinvolgente quei fatti: come in tutto il mondo, anche in Italia il biennio 1968/69 porta grandi tra-sformazioni e crisi. Spira un vento di novità e cambiamento, di aspirazione alla moderni-tà e a una maggiore giustizia sociale. Con-testazione studentesca e agitazioni operaie preoccupano l’establishment di un paese per molti versi ancora arcaico. In Italia il lavo-ro non ha tutele, le donne non accedono

Una strage esemplare

alla vita pubblica, l’università è privilegio per pochi. Anche il quadro internazionale, marcato dalla guerra fredda e dalla divisione in blocchi, non può ammettere cambiamenti radicali. In Spagna è ancora saldo il regi-me franchista, in Grecia i colonnelli hanno appena fatto un golpe per bloccare l’avan-zata delle sinistre. L’Italia rischia lo stesso pericolo.Per questo motivo, servizio segreto militare (SID) e Ufficio Affari Riservati del Ministero dell’Interno hanno attivato una rete, spesso

schede film

DOPO OPERE INDIMENTICABILI COME I CENTO PASSI E LA MEGLIO GIOVENTÙ, MARCO TULLIO GIORDANA DIRIGE UN CAST DI ATTORI ECCEZIONALI PER RICOSTRUIRE LA STRAGE DI PIAZZA FONTANA.CON LE GIOVANI GENERAZIONI NEL CUORE, PER NON DIMENTICARE.

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di Antonella Montesi

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schede film

incrociata, di informatori e infiltrati. Tutta la multiforme galassia dell’estremismo rosso e nero viene tenuta sotto controllo.Il 12 dicembre 1969 la strage di Piazza Fon-tana a Milano scuote l’opinione pubblica co-me un cataclisma, mentre altri ordigni scop-piano anche a Roma, fortunatamente senza vittime e alla Banca Commerciale di Milano un’altra bomba fa cilecca. Si tratta di fatti gravissimi, senza precedenti. Il commissario Calabresi (Valerio Mastandrea) e i suoi supe-riori della Questura di Milano, Marcello Guida e Antonino Allegra, sono convinti della ma-trice anarchica.Tra i fermati c’è Giuseppe Pinelli (Pierfrance-sco Favino), un anarchico non-violento che Calabresi stima e sa perfettamente estraneo alla strage. È invece arrestato Pietro Valpre-da, un ballerino senza scritture, spesso in contrasto con Pinelli: il colpevole ideale, il mostro riconosciuto dal tassista Rolandi che

l’ha accompagnato in banca pochi minuti prima dello scoppio.Per ottenere da Pinelli la conferma della pe-ricolosità di Valpreda, la Questura continua a trattenerlo oltre i limiti di legge. Dopo tre giorni di interrogatori, Pinelli precipita la notte del 15 dicembre dalla finestra dell’uf-ficio di Calabresi. Il commissario non è nella stanza, ma, grazie ai goffi tentativi della Questura di giustificare l’accaduto, finisce per essere identificato come il diretto re-sponsabile.Si incontrano molto riservatamente al Quiri-nale il Presidente Saragat – filo-americano, convinto atlantista – e il Ministro degli Esteri Aldo Moro (Fabrizio Gifuni), fautore di una cauta apertura alle opposizioni. Le in-formazioni in possesso di Moro indicano nei gruppi neonazisti veneti i responsabili della strage e la pista rossa un depistaggio messo in opera dai servizi segreti. Saragat appare

scosso dalla rivelazione, si sente messo sotto accusa, protesta la sua assoluta estraneità a qualsiasi manovra meno che limpida.A Treviso i giudici Pietro Calogero e Giancar-lo Stiz, grazie alle rivelazioni di Guido Loren-zon, scoprono una galassia di giovani neona-zisti senza partito e senza collare, pronti, di fronte alle lotte studentesche e operaie del ‘68/’69, a gesti clamorosi. Pur coperti e infil-trati dai servizi segreti, alcuni di loro hanno lasciato tracce evidenti. Giovanni Ventura e Franco Freda vengono arrestati insieme ad altri complici.Calabresi continua a indagare sulla strage. Ora dubita della sua matrice anarchica e pensa piut-tosto a legami con il traffico internazionale di armi. Segue la nuova pista fino al Carso dove, due giorni prima di essere assassinato, scopre un deposito clandestino di armi in uso anche ai neonazisti. Il 17 maggio 1972 il commissario Calabresi è ucciso sotto casa.

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In molte interviste ha dichiarato che il suo film è rivolto soprattutto ai giovani. Per quale motivo ?Qualche tempo fa alcuni ragazzi, intervistati nel corso di un’inchiesta televisiva, rivelavano nelle loro ingenue risposte la più assoluta ignoranza riguardo Piazza Fontana. Qualcuno, un po’ più “informato”, azzardava si trattasse di un episodio di terrorismo, attribuendolo però alle Brigate Rosse, fenomeno effettivamente rilevante, sorto tuttavia nel decennio successivo. La disinformazione su questo capitolo cruciale della storia italiana riguarda anche tanti adulti. Nel tempo la letteratura sull’argomento si è smisuratamente arricchita, ha continuato ad aggiungere tasselli al mosaico riuscendo a illuminare anche gli aspetti più oscuri di questa vicenda, ma al tempo stesso complicando il quadro, rendendone paradossalmente più difficile la sintesi, il senso generale. Credo che un film – sia pure attraverso le sue inevitabili, necessarie semplificazioni – possa aiutare la ricostruzione di un avvenimento così controverso, possa fissarlo nella memoria dello spettatore, appiccicandosi al suo “vissuto” quasi come un’esperienza personale. La letteratura, la poesia, il cinema sanno guardare lontano e possono toccare il cuore delle persone. Un’informazione non agganciata a un’emozione si disperde. Per questa ragione, ho creduto fosse molto importante affrontare la storia terribile di Piazza Fontana e raccontarla in un film.

Perché il titolo “Romanzo di una strage”?A ispirarlo è stato uno straordinario articolo di Pier Paolo Pasolini pubblicato sul “Corriere della Sera” il 14 novembre 1974, nel quale, rispetto ad alcuni eventi tragici, dalla strage di Piazza Fontana a quelle di Brescia e Bologna del 1974, affermava di sapere i nomi dei responsabili, ma di non avere le prove. Al tempo quell’articolo sembrò una delle consuete acrobazie dell’intelligenza pasoliniana, senza vera attinenza coi fatti reali. In verità si tratta di un’analisi che coglie perfettamente non solo quello che sta succedendo – per l’appunto i fatti -, ma ne racconta il “senso”, quello che Pasolini chiama “romanzo”, il romanzo delle stragi italiane. Oggi, passati più di quarant’anni, queste prove sono diventate finalmente accessibili, a disposizione di chiunque voglia davvero sapere. Era giunto il momento di raccontarle, di tirarle fuori.

Le sole immagini reali che ha inserito nel film sono quelle dei funerali delle vittime della strage, celebrati nel Duomo di Milano. Perchè?L’Italia fu davvero, allora, a un passo dalla perdita della democrazia. A scongiurare la svolta autoritaria fu la gente comune, la folla immensa, oltre un milione di persone che attonite, mute, senza bandiere di partito, fecero capire agli eversori che non avrebbero potuto far leva sulla paura o l’indifferenza della popolazione.

Nelle settimane successive all’uscita del film ha incontrato molti studenti. Ricorda alcuni interventi in particolare ?Due per tutti. Mi hanno molto emozionato le parole di una ragazza del Liceo Russell di Roma, che ha dichiarato sinceramente di essere venuta al cinema con i suoi insegnanti convinta che il film sarebbe stato un “mattone”. Invece a fine proiezione ha voluto sottolineare che il film l’aveva coinvolta profondamente e interessata, fino a commuoverla in più passaggi, permettendole di scoprire fatti assenti nella memoria della sua generazione e che invece sarebbe fondamentale conoscere anche per cercare di comprendere la complessità e la crisi del presente dell’Italia. Un altro ragazzo ha avuto il coraggio di ammettere che non sapeva nulla di quei fatti, ma che il film aveva acceso la sua curiosità e che, tornato a casa, avrebbe cercato altre informazioni.

L’AGISCUOLA SUL FILM

In data 19 marzo 2012 il Presidente Nazionale dell’Agiscuola, prof.ssa Luciana Della Fornace, ha inviato una comunicazione a tutti i Direttori degli Uffici Scolastici Regionali del MIUR, sottolineando in essa che “l’Agiscuola consiglia vivamente i capi di istituto e i docenti di far vedere questo film ai loro ragazzi (…). Per l’Agiscuola è giusto e opportuno che i nostri studenti conoscano, anche se inizialmente con un film, questa pagina della nostra storia che, ancora oggi, ha lasciato, in molti, cicatrici nel corpo e nell’anima che non guariranno mai”.

Romanzo di una strage(Italia, 2012)Regia di Marco Tullio Giordana con Valerio Mastandrea, Pierfrancesco Favino, Michela Cescon, Laura Chiatti, Fabrizio Gifuni, Luigi Lo Cascio130’, 01 Distribution, drammatico

Numero Verde per le proiezioni scolastiche 800 59 26 00Responsabile Progetto Scuole Antonella [email protected]

LA STORIA E LA RICERCA DEL SENSO ATTRAVERSO LE EMOZIONI DEL CINEMA

A COLLOQUIO CON IL REGISTA MARCO TULLIO GIORDANA

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