Polizia Penitenziaria - Settembre 2009 - n. 165

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Anno XVI - n.165 Settembre 2009 Poste Italiane S.p.A. Sped. in A.P. DL n.353/03 conv. in Legge n.46/04 - art 1 comma 1 - Roma aut. n. 30051250-002 Roma, Sala delle Colonne Convegno: Emergenza carceri Sicurezza, sovraffollamento, sistema sanzionatorio. Ruolo strategico della Polizia Penitenziaria

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Rivista ufficiale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

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Anno XVI - n.165 Settembre 2009

Poste Italiane S.p.A. Sped. in A.P. D

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Roma, Sala delle ColonneConvegno: Emergenza carceriSicurezza, sovraffollamento, sistemasanzionatorio. Ruolo strategico dellaPolizia Penitenziaria

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Anno XVI - n.165 Settembre 2009

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Roma, Sala delle ColonneConvegno: Emergenza carceriSicurezza, sovraffollamento, sistemasanzionatorio. Ruolo strategico dellaPolizia Penitenziaria

La Copertina

Il Convegno tenutosi a Roma sull’Emergenza carceri (foto M. Adolini)

(La copertina di questo numero della Rivistaè listata a lutto per onorare i Parà della Folgorecaduti in Afghanistan)

il Sommario

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 165 - settembre 2009

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4568101431

L’EDITORIALEUn convegno per coinvolgere tuttidi Donato Capece

IL PULPITOEmergenza carceri: Convegno a Romadi Giovanni Battista De Blasis

IL COMMENTOCommenti a margine del Ferragostodi Roberto Martinelli

L’OSSERVATORIO POLITICOVince chi convincedi Giovanni Battista Durante

LO SPORTNel Taekwondo basta avere Fede...di Lara Liotta

LE FIAMME AZZURREDisinteresse per pensionati e invalidi a cura di Lionello Pascone

OPINIONIMio padre era un Agente di Custodiadi Nuvola Rossa

Organo Ufficiale Nazionaledel S.A.P.Pe.Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

ANNO XVINumero 165Settembre 2009Direttore ResponsabileDonato [email protected]

Direttore EditorialeGiovanni Battista De Blasis [email protected]

Direttore OrganizzativoMoraldo Adolini

Capo RedattoreRoberto Martinelli

Comitato di RedazioneNicola Caserta Umberto Vitale

Redazione PoliticaGiovanni Battista Durante

Redazione SportivaLara Liotta

Progetto Grafico e impaginazione © Mario Caputi (art director)

Direzione e Redazione CentraleVia Trionfale, 79/A 00136 Romatel. 06.3975901 r.a. fax 06.39733669

E-mail: [email protected] Sito Web: www.sappe.it

Le Segreterie Regionali del Sappe, sono sede delle Redazioni Regionalidi: “Polizia Penitenziaria - Società Giustizia & Sicurezza”

RegistrazioneTribunale di Roma n. 330 del 18.7.1994

StampaRomana Editrice s.r.l.Via dell’Enopolio, 3700030 S. Cesareo (Roma)

Finito di stampare:Settembre 2009

Questo Periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

Il S.A.P.Pe. è il sindacato più rappresentativo del Corpo di Polizia Penitenziaria

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Donato CapeceSegretario Generale Sappe

[email protected]

Direttore Responsabile

Emergenza carceriUn Convegno per coinvolgere

tuttiggi, nelle carceri italiane, è record! Con oltre 64mila de-tenuti presenti a fronte di una capienza regolamentarepari a 43.327 posti (20mila detenuti in più!), è statosuperato addirittura l’indice massimo di capienza tolle-

rabile. E’ il numero più alto di ristretti nelle carceri italiane nellastoria della Repubblica! Sono 12 le Regioni fuori legge (Campania, Emilia Romagna, FriuliVenezia Giulia, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Sicilia, To-scana, Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta, Veneto), che hanno su-perato tale capienza rispetto a tutte le altre che, comunque, hannotravalicato quella disponibilità recettiva per cui sono state proget-tate e costruite. L’allarmante situazione delle carceri italiane sta

determinando in molti istituti penitenziaritensioni tra gli stessi detenuti e inevitabiliproblemi di sicurezza interna che ricadonosulle donne e gli uomini della Polizia peni-tenziaria, come hanno dimostrato le prote-ste di detenuti avvenute in numerose sedi. IlCorpo di Polizia Penitenziaria (carente neisuoi organici di ben 5mila e 500 unità!) hamantenuto fino ad ora l’ordine e la sicu-rezza negli oltre duecento Istituti peniten-

ziari, a costo di enormi sacrifici personali, mettendo a rischio lapropria incolumità fisica, senza perdere il senso del dovere e delloStato, nonostante continue e costanti umiliazioni e aggressioni.Ma la situazione rischia di degenerare ogni giorno di più.Non si può perdere ulteriore tempo. Ogni anno si congedano, perpensionamenti e infermità, circa 1.000/1.500 appartenenti allaPolizia penitenziaria. Ebbene, a fronte di questo significativo datole nuove assunzioni non superano il 10% di quelle cifre… Bisognadunque trovare soluzioni concrete per deflazionare le carceri eper aumentare gli organici della Polizia penitenziaria.Anche nell’importante Convegno che si è tenuto alla Camera deiDeputati il 22 settembre scorso abbiamo rinnovato l’auspicio diuna svolta bipartisan di Governo e Parlamento per una nuova po-litica della pena, necessaria e non più differibile, che ‘ripensi’ or-ganicamente il carcere e l’Istituzione penitenziaria, anche alla lucedella sostanziale inefficacia degli effetti dell’indulto. Si mettano daparte le polemiche per il bene dello Stato e dei suoi fedeli servitori,le donne e gli uomini della Polizia penitenziaria. Si concentrinosforzi comuni per varare una legislazione penitenziaria che pre-veda un maggiore ricorso alla misure alternative alla detenzione,delineando per la Polizia Penitenziaria un nuovo impiego ed un

futuro operativo, al di là delle mura del carcere, parallelamenteall’affermarsi del suo ruolo quale quello di vera e propria Poliziadell’esecuzione penale, interna ed esterna al carcere.Alla vigilia dell’indulto dicemmo che quell’iniziativa sarebbe stataun autentico suicidio politico se alla stessa non si fosse aggiuntauna profonda rivisitazione delle politiche della Giustizia e dell’as-setto dell’Amministrazione penitenziaria. Dobbiamo amaramentedire che avevamo ragione: oggi abbiamo più detenuti di quandovenne approvato l’indulto. Questo dimostra l’occasione persa dalla classe governativa e poli-tica quando, approvato l’indulto, non raccolse il nostro auspiciodi ‘ripensare’, allora, il carcere e di adottare con urgenza rimedidi fondo al sistema penitenziario, chiesti autorevolmente più volteanche dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Non si perda oggiulteriore tempo prezioso e si dia corso ad una urgente svolta po-litica bipartisan per una nuova politica della pena, non più diffe-ribile. Si adottino provvedimenti concreti di potenziamentodell’area penale esterna, che tengano in carcere chi veramentedeve starci, e si potenzino gli organici della Polizia Penitenziaria acui affidare i compiti di controllo sull’esecuzione penale. Quella della sicurezza è una priorità per chi ha incarichi di governoma anche per chi è all’opposizione parlamentare. E’ una prioritàper tutti. E’ necessario dunque un ‘ripensamento’ organico del carcere edell’Istituzione penitenziaria, prevedendo un maggiore ricorso allamisure alternative alla detenzione, rendendo efficace e concretol’intendimento che i detenuti stranieri (oggi oltre 23mila!) scontinola pena nelle carceri del proprio Paese d’origine e l’affidamentoai servizi sociali, con contestuale impiego in lavori socialmenteutili - che è detenzione a tutti gli effetti - il periodo di pena residuaai circa 20mila detenuti condannati a pene inferiori a 3 anni. E se la pena evolve verso soluzioni diverse da quella detentiva,anche la Polizia Penitenziaria dovrà spostare le sue competenze aldi là delle mura del carcere, parallelamente all’affermarsi del suoruolo quale quello di vera e propria Polizia dell’esecuzione penale,all’interno ed all’esterno delle carceri. Un concetto che non ènuovo ma che è sempre stato una prerogativa essenziale di unCorpo di Polizia dello Stato, quale è la Polizia Penitenziaria, che a19 anni dalla sua istituzione necessita di una nuova riforma, indi-spensabile al riassetto gerarchico e funzionale.Tutto questo abbiamo messo sul tavolo del Convegno di Roma.Ora la palla passa ai parlamentari e agli uomini delle Istituzioniche pure in molti erano presenti nella Sala delle Colonne.

L’Editoriale

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Giovanni Battista De BlasisSegretario Generale Aggiunto [email protected]

Direttore Editoriale

Roma, Sala delle ColonneConvegno: Emergenza carceriSicurezza, sovraffollamento, sistemasanzionatorio. Ruolo strategico

della Polizia Penitenziaria

alla fine, la lunga stagione di mobilitazione delle orga-nizzazioni sindacali della polizia penitenziaria è culminatain un grande convegno nazionale sulla drammatica situa-zione delle carceri.

Nella Sala delle Colonne della Camera dei Deputati, a due passida Fontana di Trevi, il cartello dei sindacati del Corpo ha cercatodi mettere insieme politica, amministrazione e addetti ai lavoriper discutere dell’emergenza carcere e per suggerire rimedi allasofferenza penitenziaria.Fortunatamente, abbiamo ottenuto una grande risposta politicaregistrando la partecipazione di numerosi parlamentari: Gasparri,Berselli, Li Gotti, Ascierto e Saltamartini del PDL, Casini e Viettidell’UDC, Tenaglia e Serra del PD e Russo Spena di RC.Nemmeno l’amministrazione si è sottratta, questa volta, al con-fronto sul tema emergenziale e il Pres. Ionta, Capo del DAP, si èassunto l’onere (e l’onore) di introdurre i lavori in qualità di re-latore. Insieme a lui, l’On. Ascierto, padrone di casa e promotoreinsieme a noi dell’iniziativa, il dott. Maisto, Presidente del Tribu-nale di Sorveglianza di Bologna e l’Avv. D’Errico, Coordinatoredell’osservatorio sulle carceri dell’Unione Camere Penali.Dall’altra parte della sala, hanno affollato la platea del Convegnogiornalisti, personale e numerosi dirigenti dell’amministrazione,tra i quali di Somma, Santi Consolo, De Pascalis, Culla, Giuliani,Zaccagnino, Giuffrida, soltanto per citarne alcuni.

Graditi ospiti anche gli amici di Sap e Sapaf, Nicola Tanzi e MarcoMoroni, che hanno partecipato a testimonianza della vicinanza edella solidarietà della Consulta Sicurezza, l’organismo che insiemeal Sappe rappresenta la maggioranza delle forze dell’ordine adordinamento civile.Presenti anche Segretari Confederali di Cgil, Cisl e Ugl vicinianch’essi ai problemi del carcere e alla sofferenza del personalepenitenziario.In definitiva, Sappe, Osapp, Sinappe, Cisl, Ugl e Cgil hanno dimo-strato, ancora una volta, grande compattezza di fronte alla grave

emergenza penitenziariadando prova di saper ac-cantonare ogni tipo di riva-lità quando si tratta dicercare rimedi alla tragicitàdella situazione.Evidentemente, sono statineutralizzati quegli agentipatogeni che mettevano arischio l’integrità e la salutedel cartello sindacale che,trovato l’antidoto, ha prose-guito, in piena salute, per lasua strada.(Anche il CNPP, pur nellasua ostinata contraddittoriaincompatibilità, è stato gra-dito ospite in platea).

il Pulpito

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Nelle foto

sopra,il tavolodella Presidenza

in bassoa sinistrala platea

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Roberto MartinelliSegretario Generale Aggiunto Sappe

[email protected]

Capo Redattore

Commenti a marginedel Ferragosto penitenziario

uello di quest’anno è stato unFerragosto oggettivamente sto-rico.Non s’era infatti mai vista una

concentrazione di visite parlamentari intanti Istituti penitenziari in così pocheore come quelle fatte il 13, 14 e 15 ago-sto scorsi.Deputati, senatori e consiglieri regionalidi tutti gli schieramenti politici, SegretariGenerali dei Sindacati di Polizia peniten-ziaria più rappresentativi, garanti per idiritti delle persone private della libertàsi sono uniti alla “comunità peniten-

ziaria” per una ricognizione approfon-dita della difficilissima situazione dellecarceri italiane.I bilanci su quanto queste visite influi-ranno per definire l’agenda politica alla

ripresa dei lavori parlamentari potremmofarlo soltanto nelle prossime settimane. Per ora ci congratuliamo con tutti coloroi quali hanno promosso, ideato, organiz-zato questa storica iniziativa.E’ il momento di arrivare a ringraziare ipolitici di tanta disponibilità dimostratain giornate in cui ognuno vorrebbe pen-sare ad altro e accantoniamo la maliziosaed inopportuna domanda: «perché,tranne rarissime eccezioni, un decimodi questa disponibilità non siete riu-sciti a trovarla negli altri 364 giornidell’anno?».

Siamo ovviamente pronti a riconoscereanche l’impegno delle altre sigle sindacalidella Polizia penitenziaria che hanno pro-messo di contribuire alla riuscita del-l’evento.

Non è il momento, questo, di ricordare inostri appelli espressi ogni anno - dal2005(!) - per lo stesso invito (“Ferrago-sto Alternativo”) rivolto a tutti i Parla-mentari a visitare gli Istituti penitenziariitaliani, all’epoca già sovraffollati, siapure non come la situazione odierna. Appello espresso anche lo scorso 4 ago-sto, ancor prima della stessa parlamen-tare radicale del PD Rita Bernardini cheha avuto tuttavia l’evidente merito di es-sere riuscita a coinvolgere tanti colleghipolitici. Appello rispetto al quale dunquenon abbiamo bisogno di rivendicare al-cuna paternità. L’attuale emergenza dovrebbe travalicarequalunque calcolo politico e sindacale.Eppure, c’è chi ha confessato di averesorriso…Il momento di estrema gravità che i no-stri 39 mila colleghi e le loro famigliesono costretti a vivere, sopportare, su-bire, per le indifferenze mostrate fino adoggi da tutto l’arco parlamentare ci im-pongono, come primo e più rappresen-tativo Sindacato di Polizia Penitenziaria,di accantonare qualsiasi “polemica daquartierino”, ma lo stesso senso di re-sponsabilità quali maggiori rappresen-tanti della categoria della Forza di Poliziadeputata al mantenimento della sicurezzanegli Istituti penitenziari della Repubblicaci obbliga a vigilare sulle prossime inizia-tive che scaturiranno da queste visite incarcere nelle giornate di Ferragosto. Rivolgiamo ai tanti rappresentanti dei cit-tadini che si sono recati in visita neigiorni scorsi in carcere l’invito e il mo-nito a non sottovalutare la portata storicadel loro gesto.

Il Commento

Rita Bernardiniin visita alcarcere diSalerno

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Il Corpo di Polizia Penitenziaria hamantenuto fino ad ora l’ordine e lasicurezza negli oltre duecento Isti-tuti penitenziari a costo di enormisacrifici personali, mettendo a ri-schio la propria incolumità fisica,senza perdere il senso del dovere edello Stato nonostante vessati dacontinue umiliazioni ed aggressionida parte di una parte minoritariadella popolazione detenuta e da poli-tiche repressive che non hanno avutoil coraggio e l’onestà politica ed intel-lettuale di riconoscere i dati statistici egli studi Universitari indipendenti sucome il ricorso alle misure alternative epolitiche di serio reinserimento dellepersone detenute attraverso il lavorosiano l’unico strumento valido, efficace,sicuro ed economicamente vantaggiosoper attuare il tanto citato quanto non ap-plicato articolo 27 della nostra Costitu-zione. L’intero Corpo di Polizia Penitenziaria èallo stremo e questo, per le aspettativegenerate dalla risonanza mediatica cheha raggiunto l’ottima (ripetiamo) inizia-tiva delle visite in carcere dei parlamen-tari e dei politici, rischia di trasformarsiin un gigantesco boomerang se non sitradurrà in iniziative concrete sia daparte dell’Esecutivo che della sovrana at-tività Parlamentare.Alla vigilia dell’indulto del 2006 di-cemmo che quell’iniziativa sarebbe stataun autentico suicidio politico se allastessa non si fosse aggiunta una pro-fonda rivisitazione delle politiche dellagiustizia e dell’assetto dell’Amministra-zione penitenziaria. Da allora, abbiamo assistito alla cadutadi un Governo, al tracollo di un largo set-tore della classe politica italiana chestenta ancora a riprendersi, mentre de-cine di migliaia di poliziotti penitenziariper quelle parole non ascoltate sono co-stretti a mettere a rischio la propria sa-lute e quella dei propri cari, ancheesponendoli a malattie infettive che si ri-tenevano debellate in Italia ma che sonolargamente diffuse in carcere. Fin qui il Personale ha mostrato di man-

tenere fede alla propria promessa rinno-vata ad ogni Festa del Corpo: “Al serviziodel Paese”. Ma è giunto il momento chei rappresentanti dello stesso Paese dimo-strino che queste visite non sono statepasserelle mediatiche. Non possiamo nemmeno pensare ad unaeventualità del genere.Per questo rivolgiamo ancora una volta isentiti ringraziamenti a tutte le personeche, dopo aver visto con i propri occhicome si lavora e si vive in carcere, dimo-streranno di impegnarsi nella difficile ri-soluzione dei problemi che affliggono

Sopra,Rita Bernardini

Sotto, visita diFerragostodi rappre-sentantiRadicali alcarcere diNovara

decine di migliaia di persone (e, di ri-flesso, i rispettivi nuclei familiari) che- per scelta o meno... - vivono quoti-dianamente il carcere.Come SAPPE, subito dopo Ferragostoabbiamo proposto un termine dicento giorni entro i quali trovare so-luzioni politiche e amministrative perevitare il tracollo del sistema peni-tenziario italiano. Termine ultimo entro il quale ci au-spichiamo sarà raggiunto un ac-

cordo bipartisan dopo discussioni serie,responsabili, a costo di non rivolgere losguardo ad immediati consensi eletto-rali, certi che solo l’onestà politica edintellettuale possa essere l’unica armacontro l’omicidio che si sta perpetrandonei confronti del Corpo di Polizia Peni-tenziaria. Quanto avverrà nelle prossime settimanepeserà, nel bene o nel male, nelle co-scienze delle persone che da noi (manon solo!) sono state sollecitate a volgerelo sguardo al mondo carcere ed in par-ticolare alle peculiarità e difficoltà ope-rative della Polizia Penitenziaria. F

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Giovanni Battista DuranteSegretario Generale Aggiunto Sappe

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Responsabile redazione politica

Vince chi convince

l presidente della Camera dei de-putati Gianfranco Fini ha decisodi querelare il Giornale e il suodirettore per le affermazioni che

lo stesso direttore aveva fatto qualchegiorno addietro. Ricordiamo che VittorioFeltri aveva scritto sul suo giornale unfondo attraverso il quale invitava il pre-sidente Fini a fare attenzione alle coseche diceva, perché esisterebbe un dos-sier sexy su Alleanza Nazionale o che, co-munque, riguarderebbe personaggi dellostesso ex partito.Quando Gianfranco Fini e il suo legale,l’avvocato e presidente della commis-sione giustizia Giulia Bongiorno hannoannunciato che stavano valutando se in-traprendere azione legale contro Feltri eil suo giornale, lo stesso direttore avevavergato un altro fondo durissimo control’ex leader di AN, dal titolo «Ultimachiamata per Fini: o cambia rotta o la-scia il PDL» nel quale ammoniva il pre-sidente della Camera a stare moltoattento a «delegare ai magistrati» ilcompito di fare giustizia, perché «oggitocca al premier, domani potrebbe toc-care al presidente della Camera. E’ suf-ficiente, per dire, ripescare unfascicolo del 2000 su faccende a lucirosse riguardanti personaggi di AN permontare uno scandalo. Meglio nonsvegliare il can che dorme».Il commento dell’entourage di Fini èstato il seguente: «E’ un attacco ma-fioso, inaudito e gravissimo».A tale dichiarazione è seguita un’inizia-tiva concreta a difesa del presidente della

Camera: tutti i parlamentari dell’ex par-tito di Fini hanno firmato un documentoa sostegno del loro ex leader, anche seinizialmente non tutti avevano condivisola lettera preparata da Italo Bocchino.Si tratta di una vicenda che non è passatae non passerà inosservata, vista l’impor-tanza dei personaggi coinvolti, così comenon sono passate inosservate le dichiara-zioni di Fini su questioni politiche edetico sociali che negli ultimi tempi lohanno allontanato molto dalle posizionidi altri esponenti del PDL. Ma un conto èdividersi sulle idee, altra cosa è suicidarsicon l’uso di veleni che nulla hanno a chevedere con la politica; veleni che stannocoinvolgendo tutti gli schieramenti e tuttii partiti politici, a cominciare dalla storiadelle veline, delle escort e delle cene inPuglia di questo o quell’altro esponentepolitico.

Sono storie a volte vere, altre volte arric-chite dalla fantasia, ma ciò che emerge èche spesso si tratta di fatti che non ri-guardano la vita politica dei personaggicoinvolti. Trattandosi, però, di persone che dellapropria immagine hanno fatto il motivoprincipale del loro successo, chi usa que-sti argomenti lo fa con la consapevolezzache queste storie hanno la grande forzadi intimidire gli interessati oltre che in-fluenzare l’opinione pubblica e, quindi, iconsensi dei personaggi coinvolti, anchese in Italia i fatti privati non sembrano in-fluenzare molto l’orientamento politicodegli elettori, al contrario di quanto av-viene nei sistemi e nelle società anglosas-soni, con particolare riferimentoall’America. E’ quindi sulle idee che bisogna confron-tarsi.

l’Osservatorio

Nelle foto,Giulio

Tremonti eGianfranco

Fini

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«Il PDL deve discutere sulle idee diFini. Serve una tregua» ha affermatoGiulio Tremonti in una recente intervistarilasciata al Corriere della Sera.L’invito di Tremonti dovrebbe essere rac-colto da tutti e in primis da Silvio Berlu-sconi, perché la politica non èun’azienda dove c’è un capo che decideper tutti, ma un luogo di confronto e didialogo, nell’ambito del quale si formanodelle maggioranze e delle minoranze checomunque devono essere rispettate. Sicuramente oggi Fini è in minoranza nelPDL rispetto ad alcuni temi, come quellodegli immigrati, del testamento biolo-gico, della laicità dello Stato e delle que-stioni etiche in generale, ma comunquesi tratta di temi che devono essere di-scussi e sviluppati anche all’interno di unpartito conservatore, quale molti riten-

gono sia il PDL, anche se tale afferma-zione necessita di approfondimenti chenon possono essere fatti in questa sede. Nell’intervista al Corriere della Sera Tre-monti ha altresì affermato che «La mac-china politica è come un computer. E’fatta di hardware e da software. E’fatta dagli apparati, che vanno dallabase verso i vertici – dagli ammini-stratori locali agli organi di presidenza– e da idee e principi, simboli e mes-saggi. Fini ha posto tutte e due le que-

Nella foto,VittorioFeltri

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stioni: quella dell’hardware e quella delsoftware. Ci sono nella politica con-temporanea due forme di hardware, ecorrispondono all’alternativa non ca-suale tra partito della libertà e popolodella libertà. La scelta, nell’alternativatra partito e popolo, è stata nel sensodel popolo….Un computer è un corpusmecanicum, che resta inerte, senza ilsoftware. E su questo campo, in questomese, si è sviluppata l’azione di Fini.Ed è su questo, su immigrazione, inte-resse nazionale, tipo di patria, globa-lizzazione, catalogo dei valori e deiprincipi, che non solo tra fondazionima dentro il PDL si può e si deve aprireuna discussione, dove vince chi con-vince».Vince chi convince. E se Fini convincessepiù di Berlusconi? F

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Lara Liotta

[email protected]

Redazione sportiva

l Korea open di Incheon(Corea), Federica Mastrantoni( 53 kg) ha regalato all’Italiadel taekwondo un magnifico oro

in una delle più prestigiose gare di avvi-cinamento al Campionato Mondiale inprogramma ad ottobre prossimo aCopenhagen (Danimarca).L’open coreano è ormai una classica delraduno estivo che il Team Italia svolgeproprio nella patria e culla del taek-wondo. Con il valore aggiunto di esserein questa edizione un test privilegiato pertutti i possibili iridati del vicino mondi-ale, possiamo ben dire che l’oro di Fed-erica brilla molto e di una luce che cirassicura per quel che sarà… fra pocopiù di un mese e mezzo, nella città dellaSirenetta e di Andersen. E’ una Federica Mastrantoni raggiantequella che sentiamo subito dopo la stra-ordinaria impresa.Emblematica la sua frase di commentoiniziale “Finalmente ce l’ho fatta, me-

con la coreana padrona di casa e pluri-decorata campionessa della disciplina.E’stato un rush finito solo al golden pointdopo il parziale pareggio per 3 a 3 neitempi regolamentari.Un oro quello della Mastrantoni, che leriporta il sorriso dopo tre anni di trava-gliate vicende sportive a caccia di unaqualificazione olimpica per Pechino,mai raggiunta , a causa di diete un po’debilitanti nel tentativo di gareggiare inuna categoria di peso più bassa chenon era, né potrà essere, la sua, e di pic-coli infortuni che le hanno segnato, perbuona parte di questi ultimi periodi ago-nistici, anche il morale e la voglia di farebene.Una Mastrantoni ritrovata dunque dopoquesto risultato che l’ha resa felice so-prattutto per il modo in cui ha gestito lagara «pensando a cose positive, che cela potevo fare», e, potenza della convin-zione nei propri mezzi, così è stato. Fe-derica ce l’ha fatta e d’ora in poi ciauguriamo possa essere più consapevoledel suo talento e delle sue enormi possi-bilità.Pensierino per il futuro: «Spero di af-frontare così anche il mondiale di ot-tobre».

lo Sport

A

Nel Taekwondo delle Fiamme Azzurrebasta avere Fede...

Nelle foto,alcune

fasi della

premia-zione di Federica

Mastrantoni

daglia d’oro all’openin Corea… sonotroppo felice”.Le chiediamo notiziesulla gara e sulle suesensazioni e Federicaci rassicura : “ Noncombattevo così datanto, ero tranquil-lissima, sicura, se-rena e felice di ciòche facevo. Forse èproprio per questoche ho vinto, affron-tando ogni combat-timento col sorrisoche mi mancava datempo”.In totale Federica ha

disputato quattro incontri con la finalecompresa. Il primo con il Giappone nonha lasciato dubbi sul fatto che la nostrasplendida atleta fosse in forma: 15 a 0 pe-rentorio e senza appello per la nippo-nica. Il secondo incontro contro larappresentante della China Taipei, vale-vole per la semifinale, è stato invece do-minato per 8 a 5.Nella semifinale qualche brivido fino allafine con rovescio di sorti per le due con-tendenti. Federica stessa ci ha raccontatocome è andata : « Fino ad otto secondidalla fine perdevo per 2 a 1, poi, al-l’ultimo ho tentato il tutto per tuttocon un calcio circolare di attacco. Leiperò e’ andata indietro schivandolo eha contrattaccato. Io a mia volta l’hocontrastata con un calcio all’indietro,che vale 2 punti, andando così in van-taggio a pochissimo dalla fine. Erostremata perché non ho mollato finoagli ultimi secondi».In finale Federica se l’è dovuta vedere10

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na delle cose fondamentali che lo sport agonistico do-vrebbe insegnare a chi lo pratica, a maggior ragionese in un certo momento diventa anche un mestiereoltre alla passione della vita, è quella di non dimenti-

care mai che dietro ad ogni prestazione, dietro ai successi oinsuccessi che possono rincorrersi lungo tutta una carriera digare, record e campionati, c’è un gruppo, un team di personeche lavora in direzione di quelle prestazioni e di quei risultati.Ad ognuno di quegli operatori, parlando di società sportive or-ganizzate e di consolidate tradizioni, è affidato un compito,una parte di lavoro svolto soprattutto dietro le quinte, fuoridalla ribalta in cui l’atleta si mostra e dimostra, e che è fatto digiornate senza orari, che cominciano presto o finiscono tardi,senza applausi e senza medaglie.Questa constatazione dovrebbe tendenzialmente far sentirel’atleta sempre protetto e tutelato nel suo ruolo, consapevoledei propri doveri, dell’importanza di ciò che svolge e, non ul-timo, dello scudetto dietro cui l’attività sua e di quelle tantealtre persone viene ad esistere.Quando si parla di attaccamento alla maglia si intende, secondome, anche il rispetto delle figure professionali che si prodiganoper far sì che tutto proceda nel migliore dei modi per coloroche quella maglia indossano e portano in gara.L’ultimo degli uomini di una scuderia automobilistica che pergiorni, mesi e stagioni staziona ai box alla ricerca della perfe-zione raggiungibile per i mezzi e le tecnologie del momento,si sente partecipe dello sventolio della bandiera a scacchi comeil primo dei piloti che taglia il traguardo perché ne ricorda ognimomento di lavoro condiviso a caccia di quel successo.E’ bello vedere quando il pilota vittorioso non si dimentica difare un cenno al gruppo festante dei suoi e di rilasciare unadichiarazione riconoscente anche verso il loro operato, oltreche sulla bella prestazione personale conclusasi su un gradinodel podio.A proposito di tale riflessione, questo mese siamo andati a vi-sitare uno dei luoghi fondamentali grazie ai quale anche l’atti-vità degli atleti della Polizia Penitenziaria può dire di avere isuoi tutori: il settore sanitario delle Fiamme Azzurre.A comporlo tre uomini: il Dott. Alessandro Bomprezzi insiemeai due fisioterapisti Paolo Ranaldi e Giuliano Pompili, nella fi-sioterapia di Casal Del Marmo, quartier generale e punto di ri-trovo di tanti campioni che necessitano di consulti o trattamenti. Una squadra affiatata, competente, nata e sviluppatasi con le

Fiamme Azzurre a partire dalla metà degli anni 80, quando ilgruppo sportivo dei baschi azzurri iniziava la sua attività con isettori atletica e pentathlon.La struttura che oggi conosciamo non esisteva agli albori dellasocietà. Paolo Ranaldi, con un’esperienza già matura al seguitodelle squadre nazionali di atletica, è stato il primo ad esserereclutato per la nuova avventura nel marzo 1986. Parliamo an-cora del Corpo degli Agenti di Custodia, a quattro anni dallariforma. Ogni mattina svolgeva gran parte del lavorosanitario/amministrativo relativo agli atleti al Dap, il pomeriggiosi recava al campo di Casal Del Marmo per assistere sottol’aspetto fisioterapico coloro che vi si allenavano giornalmente.Era il periodo in cui gli atleti si trovavano a Roma in radunopermanente, secondo un’impostazione che, Fiamme Azzurre aparte, quasi tutti i corpi militari o militarmente organizzatihanno sostanzialmente conservato nel tempo. Il momento storico era di grande entusiasmo. L’entusiasmodelle nuove avventure, degli inizi, della voglia di crescere e divincere che accompagna i progetti che promettono di non es-sere solo i desideri velleitari di pochi appassionati.La scelta iniziale della direzione del gruppo sportivo fu di pun-tare su giovani che potessero creare lo zoccolo duro di una

Gruppo SportivoFiamme Azzurre

l’importanza di chi lavora “dietro le quinte”il team fisioterapico

U

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 165 - settembre 2009

Nella foto,il medicodel gruppoSportivoAlessandro Bomprezzi, al centro,e i fisio-terapisti GiulianoPompili,a sinistra,e PaoloRanaldia destra

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lo Sport

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A destra,GiulianoPompili

alla mac-china di

ipertermia

sotto, Ranaldi e

Bomprezzi

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squadra che, lo possiamo ben dire oggi, sarà in continuaascesa con lo scorrere del tempo.La mole di impegni inizia a crescere e ad affiancare Paolo, nel1988, contattato dall’allora responsabile del settore tecnicodell’atletica leggera Renato Marino, viene reclutato GiulianoPompili, un omologo collega con caratteristiche idonee,anch’egli proveniente dall’esperienza al seguito delle squadrenazionali Fidal. In un primissimo periodo, la fisioterapia era un tavolino por-tatile da sistemare dove servisse assistenza agli atleti e che Ra-naldi e Pompili avevano con sé ad ogni seduta di lavoro. Perla location attuale si dovrà attendere fino al 1991, anno in cuile buone intuizioni di chi vedeva nella Fiamme Azzurre la bellarealtà che con il tempo sono diventate, iniziano a manifestarsinei primi successi. Al primo scudetto tricolore, conquistatodall’atletica in quell’anno, segue la decisione del Direttore Ge-nerale dell’Amministrazione Penitenziaria Niccolò Amato didestinare al settore sanitario una struttura idonea a suppor-tarne il servizio.L’Amministrazione dota i due ragazzi di tutte le strumentazioninecessarie per lavorare bene e così la fisioterapia inizia a pren-dere una forma articolata ed organizzata.Altri scudetti, altre vittorie, prime partecipazioni internazioniimportanti del club della Polizia Penitenziaria.Le Fiamme Azzurre, lo stato di benessere dei suoi militanti, le

possibilità di crescita sportiva che rappresentavano, comin-ciano a diventare motivo di interesse per tanti promettenti ago-nisti di tutta Italia che iniziano ad aspirare al reclutamento.Diventano lontani i tempi in cui si dovevano individuare e con-vincere delle nuove leve disposte a credere al progetto delteam della Polizia Penitenziaria. Nel 1992 approda al gruppo il Dott. Alessandro Bomprezzi.

Atleta di Pentathlon, ex Fiamme Oro, giovane, qualificato inmedicina dello sport, medicina aeronautica e spaziale, osteo-patia, agopuntura, valutazioni cardiologiche e funzionali, giàmedico della primavera della Roma. L’uomo giusto per com-pletare la squadra sanitaria. Il fratello Roberto, anch’egli me-dico, specializzato in neurologia, in quello stesso anno aBarcellona ha consegnato alla storia delle Fiamme Azzurre laprima medaglia olimpica, di bronzo.I suoi trascorsi da atleta sono stati sicuramente la migliore pa-lestra di vita possibile per aiutarlo a comprendere tutte le pos-sibili problematiche, non solo fisiche, che un atleta incontranello spazio che intercorre tra una vittoria ed il percorso utileda compiere per raggiungerla. L’idea è sempre quella di aiu-tare, di ottimizzare il rendimento e di venire incontro non di-menticando mai che una buona prestazione è fruttodell’attenzione ai dettagli ed è data dal convergere di tanti ele-menti in maniera produttiva: le doti naturali geneticamente de-terminate, l’allenamento, la scelta del materiale tecnico, lecondizioni fisiche e psicologiche.Secondo quanto affermato da Bomprezzi nel descrivere il suolavoro di medico sociale: “Nelle Fiamme Azzurre, societàseria e responsabile, da sempre è primaria la tutela del-l’atleta, non c’è stato mai un forzare cure o recuperi per lafretta di arrivare. Molto spesso anzi, la questione è proprioquella di fermare gli atleti per evitare loro futuri e maggioriproblemi”. Il discorso tutelare è svolto dunque ragionando alungo termine: curarsi bene fin da subito per non incorrere incomplicazioni più serie poi.Se l’atleta, per motivi di distanza geografica o di fiducia vuolescegliere altre strutture sanitarie, altre persone, è libero difarlo. Da referente della società Bomprezzi deve sempre essereinformato su ciò che accade e sul percorso terapeutico chesegue. Nel caso di patologie che richiedono particolari tratta-menti o interventi, in ogni momento l’agonista è sempre sup-portato con i consigli su strutture e specialisti mirati. Grazie aesperienze e rapporti di stima reciproca maturati nel tempo,molti sono i contatti con enti sanitari di vaglia disposti ad assi-stere i campioni del gruppo.Sostenere senza essere impositivi è il leitmotiv di Alessandro,Giuliano e Paolo. Per riuscire in ciò, fondamentale è il rap-porto di fiducia tra chi cura e chi è curato, quell’elemento de-licato che non si compra, ma si costruisce giorno per giorno

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Paolo Ranaldidurante iltratta-mento diun atleta

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attraverso una dedizione autentica e la capacità di ascolto aiproblemi di chi necessità di supporto.A volte è cruciale anche solo quella rara capacità di ascolto aldi là delle medicine o delle macchine.I dolori spesso vengono esasperati dall’ansia di gara, spessobasta far capire di essere presenti perché l’atleta gareggi intranquillità. Il massaggio o la forza che sono in grado di in-stillare poche parole rassicuranti, rendono questo mestiereun lavoro pratico e di presenza dunque. Paolo ricorda comeuna delle menti creatrici delle Fiamme Azzurre più illustri, Pie-tro Mennea fosse solito affermare che al momento della provadei cambi di staffetta, che anche se il tecnico non faceva onon diceva nulla, il fatto di essere dietro agli atleti in quei mo-menti, era già un essenziale contributo allo sforzo e alla con-vinzione di chi doveva correre.Con il doping c’è chiarezza fin dall’inizio con i nuovi reclutatisulla lotta ferma a pratiche proibite: i pochissimi casi che sisono verificati hanno comportato l’allontanamento dei positiviai test. Più chiari di così…!C’è da dire che in genere i casi di doping sono stati determinatipiù da superficialità che volontà di artefazione delle presta-zioni. Tutti hanno l’obbligo di firmare l’informativa che com-porta l’obbligo di comunicare i farmaci assunti in caso dipatologie, ma non sempre questo basta, perché doping è con-siderato anche l’uso di farmaci da banco usati per i disturbipiù lievi, che, in fatto di aumentare le prestazioni o le doti fi-siche, non hanno nulla a che vedere.Il Team di Casal Del Marmo è responsabile di tutto ciò che ac-cade a livello sanitario e referente della società.Tra le incombenze c’è anche una discreta mole di lavoro am-ministrativo per i quasi 130 atleti attualmente in attività.Di questo lavoro fanno parte a pieno titolo i controlli delle ido-neità, le analisi di laboratorio (nel ciclismo c’è in particolareun obbligo continuo di informare sulla salute degli atleti conesami programmati a cadenze precise), i rapporti con i medicidelle federazioni, con l’Istituto di Medicina dello Sport relati-vamente agli atleti di interesse olimpico, la conservazione direferti e documentazione medica.Giuliano, nella nostra visita in fisioterapia, ci mostra un archi-vio in cui è contenuta e conservata la vita sanitaria di tutti co-loro che sono transitati nel gruppo sportivo, dall’inizio alcongedo, o al passaggio ad altro impiego all’interno dell’Am-ministrazione Penitenziaria.Ci racconta che quando a volte sfoglia alcuni dei faldoni unpo’ di malinconia lo assale nel leggere nomi di persone chehanno concluso la loro avventura nelle Fiamme Azzurre.“Per ognuno di loro c’è dietro una storia, un lavoro, unrapporto umano e di amicizia.A volte capita di rincontrare qualcuno che ha messo su fa-miglia o ha fatto carriera occupandosi d’altro”. Il tempo che scorre si misura anche da aneddoti di vita in evo-luzione, o che purtroppo improvvisamente si interrompe. Nelgiugno scorso, il magazziniere Giuseppe Micheli, che fin dagli

inizi ha svolto con passione il suo ruolo al servizio delleFiamme Azzurre, ancora giovanissimo, per gravi problemi disalute ci ha lasciati. La gestione del magazzino avviene in unluogo adiacente alla fisioterapia, e Giuliano sottolinea comequella di Giuseppe, sempre prodigo di passione per quel la-voro svolto per anni fianco a fianco, e avventore scherzosodelle stanze di cura, sia una mancanza forte, un vuoto difficil-mente colmabile.Approfittando della chiacchierata a tre a Casal Del Marmo nellaquale tutte queste informazioni ci sono state date, è emersacon forza la tesi di apertura: ogni vittoria di un atleta, ogni ri-torno all’attività di chi si è seguito e sostenuto con un attentolavoro, è anche una grande soddisfazione del team sanitariooltre che dell’atleta stesso e dell’intero gruppo sportivo.“La cosa importante è far bene il proprio lavoro” ci dicecon la sua consueta modestia Paolo, non nascondendo checomunque come il riconoscimento del proprio servizio facciasenza dubbio piacere. Il ringraziamento dell’atleta è il grande suggello dell’impegnoprofuso. I biglietti scritti a mano o gli articoli di giornale (tutticonservati gelosamente), le dichiarazioni nelle interviste o letelefonate a caldo dell’immediato post-gara, sono la testimo-

nianza tangibile di aver operato bene, di essere consideratiparte di una vittoria, di un record abbattuto, di un pass olim-pico staccato; di aver chiuso per l’agonista un ciclo di soffe-renze e di incertezze quando tutto sembrava difficile,insuperabile ed invece loro tre, che tutto sarebbe evoluto nelmigliore dei modi possibile, non avevano mai smesso di cre-derci per primi. F

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Lionello PasconeCoordinatore Nazionale

Anppe

Associazione NazionalePolizia Penitenziaria

Governo e Parlamentosi disinteressano

dei pensionati e degli invalidiel duemilaotto e nei primi masidi quest’ anno, l’azione dell’An-ppe è stata frenata dal contestopolitico/economico mondiale e

dall’esigenza, in nome dei parametrieconomici europei, di ridurre lo squili-brio tra entrate e le uscite.Soprattutto sul piano pensionistico/legi-slativo, non si possono non evidenziarei due grandi fattori che hanno ancora in-fluito sulla soluzione, anche parziale,delle nostre giuste rivendicazioni e cioè:a) progressivo disinteresse del Parla-mento alle aspettative degli invalidipur in presenza di alcuni, precisipunti di riferimento; b) contrarietà del Governo a provve-dimenti implicanti aumenti di spesao riduzioni di entrata.Quali sono state le rivendicazioni del-l’Anppe?Affrontati e, costantemente seguiti, gliaspetti legati all’assegno sostituivo del-l’accompagnatore militare, all’esten-sione dei benefici riconosciuti in favoredelle vittime del terrorismo, alle vittimedella criminalità organizzata e del do-vere, stanziati, per la prima volta, deifondi (10 milioni) per il riconoscimentodella causa di servizio al personale mili-tare e civile che abbia contratto infermitào patologie tumorali connesse all’espo-sizione all’uranio impoverito (di cui alrecente DPR 37/2009) le rivendicazioniriguardano: • titolari di 1ª categoria di pensione ta-bellare il cui trattamento dovrebbe es-sere almeno agganciato alle competenzemensili che riceve il militare volontarioo un apprendista dello Stato,(circa 900euro) con proporzionali incrementianche per i titolari dalla 2ª all’8ª catego-ria di cui all’art. 3 della proposta dilegge, atto Camera n. 1826 dell’on. Pe-lino, n.2070 dell’on. Bobba e del dise-gno di legge n. 814 del sen. Butti nel piùampio programma/progetto per una pe-

requazione dei trattamenti previdenzialie risarcitori con gli analoghi emolumentiprevisti in campo europeo. Certo è chetutti i lavoratori, pubblici e privati, de-vono avere lo stesso sistema assicurativo,con uguali procedure ed uguali inden-nizzi, da qui la scissione tra trattamentoprevidenziale ordinario determinato suquanto maturato durante il servizio e trat-tamento previdenziale risarcitorio, esenteda imposte, calcolato sullo stipendiomedio annuo della categoria di apparte-nenza ed in proporzione al grado di in-validità riconosciuta; • cosiddetti “pensionati d’annata”, pena-lizzati dall’indicizzazione programmata(che è stata virtuale e non reale) il cui ul-timo provvedimento legislativo risale adoltre 20 anni fa e che si trovano con undivario economico rispetto al collega, oracollocato in quiescenza, anche del 100-150% in meno e che spesso combattonocon la propria condizione di sopravvi-venza economica e sociale di cui alla pro-posta di legge n. 1427 dell’on.Formisano. In proposito, il disinteresseparlamentare e governativo, che dura daquattro lustri, è inqualificabile; • titolari di pensione di reversibilità peri quali la famosa legge Dini prevede unariduzione del trattamento riguardo alproprio reddito e dopo che la Corte Co-stituzionale, nei primi mesi del 2008, hanegativamente chiarito la questione delcalcolo della IIS agli effetti delle stessepensioni maturate dopo l’entrata in vi-gore della legge 335/95, ma riferite atrattamenti pensionistici diretti conside-rati prima di tale data e, più in generale,l’aspetto dell’IIS su più trattamenti pen-sionistici anteriori al 31.12.94. Perciò ledisposizioni concernenti la concessionedella IIS siano applicabili limitatamentealle pensioni dirette liquidate fino al31.12.94 ed alle pensioni di reversibilitàad esse riferite, a prescindere dalla mortedel coniuge (quindi anche se successiva

Le Fiamme Azzurre

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all’entrata in vigore della legge 335/95),come contenute nelle proposte di legge,atti Camera 475 (on. Formisano), 1158(on. Lamorte), 1704 (on. Vannucci),1827 (on. Pelino);• l’estensione del diritto all’assegno sup-plementare in favore delle vedove deigrandi invalidi per servizio, di cui alleproposte di legge atti Camera 1421 on.Paglia e 1827 on. Pelino;• fruitori della ben nota legge 68/99 sulcollocamento al lavoro dei disabili, affin-ché non si debba ancora denunciare laquasi totale disapplicazione della normache è riuscita ad avviare non più del 56%dei soggetti iscritti e sia, inoltre, emanataquella più volte sperata disciplina orga-nica in favore delle vedove e degli orfanidi cui al mai concretizzato art. 18 dellastessa legge sanando, nel contempo, ladisposizione di cui all’art. 3, comma 123della legge 244/2007 con la previsioneche le particolari norme previste in fa-vore dei superstiti delle vittime del terro-rismo e della criminalità organizzata,estese ai superstiti di coloro che sono de-ceduti per fatto di lavoro, siano applicateanche al coniuge superstite di coloro chesiano morti per causa di servizio, nellalogica che non possa esistere differenzatra l’orfano di un lavoratore “con la tuta”e quello che indossa “una divisa” (di cuial progetto di legge n. 1822 on. Pelino)in un quadro, però, ove anche l’invalido,la vedova o l’orfano che vorrà inserirsinel mercato del lavoro dovrà sempre più,avendo frequentato corsi di formazione,essere imprenditore di se stesso o sociod’aziende o cooperative.L’azione più pregnante viene poi rivoltaall’annoso problema del riconoscimentodella defiscalizzazione parziale delle pen-sioni privilegiate.Sin dal mese di gennaio 2008 dettagliatipromemoria,via via aggiornati nei conte-nuti rispetto ai provvedimenti all’esamedel Parlamento, (es. D.L 112/2008, DPEF

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Settembre 2009

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2009/2012, Finanziaria 2009 e provve-dimenti collegati) sono stati trasmessi alPresidente del Consiglio, ai Ministri peri Rapporti con il Parlamento e riformeistituzionali, del Lavoro e previdenza so-ciale, della Solidarietà sociale, della Ri-forma nella PA., della Difesa,dell’Economia e finanze, dell’Interno,della Giustizia, delle Politiche agricole eforestali, ai sottosegretari alla Presidenzadel Consiglio, della Solidarietà sociale,ecc, nonché a senatori e deputati. Inol-tre, pur nella consapevolezza che il pro-prio ruolo istituzionale non consentival’intervento su materie di competenzad’altri organi dello Stato, segnalazionisono state inviate al Presidente della Re-pubblica, al Presidente del Senato e dellaCamera.Da questi interventi sono scaturiti gli or-dini del giornopresentati, rispettivamente, dagli onore-voli Bianconi ePelino e dalla senatrice Negri, in data 23luglio, 13 e26 novembre 2008 per impegnare il Go-verno ad“adottare ogni possibile iniziativa persancire il carattere risarcitorio dellepensioni privilegiate ordinarie“, madopo la loro accettazione da parte del-

da vigenti disposizioni in favore dei mu-tilati ed invalidi di guerra, fino alle piùrecenti leggi 26 gennaio 1980, n. 9 e 2maggio 1984, n. 111, che hanno sancitoun’identità nella classificazione delle mu-tilazioni ed infermità dipendenti da causadi servizio con quelle di guerra previstedal DPR 30 dicembre 1981, n. 834 e suesuccessive integrazioni; d) un’identicamisura del trattamento economico (edadeguamento automatico) per quanto ri-guarda gli importi degli assegni di supe-rinvalidità, di assistenza eaccompagnamento e cumulo previsti neiconfronti dei grandi invalidi per serviziorispetto a quelli attribuiti ai grandi inva-lidi di guerra (art. 2 legge 29 gennaio1987, n. 13). Con riferimento quindi, aiprovvedimenti all’esame della Commis-sione, per quanto di interesse per la no-stra categoria, è stato espressa, nel suocomplesso, la piena condivisione per laproposta di legge n. 1457; e) estensionedell’esenzione dei farmaci di classe C infavore degli invalidi per servizio di primacategoria.La vita e la struttura di un’Associazionecome la nostra devono fondarsi sulla so-lidarietà, sull’umiltà e sulla volontà deipropri iscritti.

l’Esecutivo i successivi, collegati emen-damenti sono stati dichiarati “inamissi-bili” o perché ritenuti estranei alcontenuto del provvedimento o perchécomportanti aumenti di spesa o riduzionidi entrata.In occasione di una audizione da partedello Comissione Lavoro del Senato, sonostati evidenziati: a) la semplificazione elo snellimento delle procedure ammini-strative relative al riconoscimento, neiconfronti dei dipendenti pubblici civili emilitari dello Stato, delle infermità dipen-denti da causa di servizio, nella conside-razione che, a tutt’oggi, l’iter burocraticonon termina mai prima di 8/10 anni; b)partendo dall’osservazione che, nellagrande maggioranza dei Paesi europei,esiste un unico sistema pensionistico,previdenziale e risarcitorio si dovrebbeprevedere il principio d’eguaglianza for-male, sancito dall’art. 3 della Costitu-zione, secondo cui il legislatore dovrebbeassicurare ad ogni lavoratore, pubblicoo privato, identità di trattamento risarci-torio, quando equivalenti siano le condi-zioni soggettive e oggettive (infortunionello svolgimento delle suefunzioni/compiti); c) L’estensione ai mu-tilati ed invalidi per servizio ed ai fami-liari dei caduti diversi benefici previsti

Il 24 giugno 2009, in occasione della Festa del Corpo celebrata a Cagliaripresso la Fiera Internazionale della Sardegna - Palazzo dei Congressi, la se-zione ANPPe era presente con il proprio Labaro, accanto ai Gonfaloni dellaRegione, della Provincia e del Comune, decorato alla medaglia d’oro al valormilitare. A coordinare le Associazioni combattentistiche e d’Arma è stato pre-posto l’Ass.te capo Paolo Spano.

Cagliari: Festa del Corpo

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Le fotodella Cerimonia

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Le Fiamme Azzurre

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Enna: Festa regionale della Polizia Penitenziaria

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Come di consueto, il Provveditorato Re-gionale della Sicilia ha celebrato pressoil Castello di Lombardia a Enna, la FestaRegionale del Corpo. Nell’occasione il Provveditore Orazio Fa-

Il 20 giugno 2009, è stata posta davantialla Casa Circondariale di Alessandria, inpiazza Don Soria, alla presenza delle ve-dove Cantiello e Gaeta una lapide in com-memorazione della rivolta avvenuta il 9e 10 maggio 1974, dove persero la vitail Brigadiere Gennaro Cantiello el'Appuntato Sebastiano Gaeta, oltread altro personale civile dell'istituto. Erano presenti numerose autoritàfra cui il sindaco di Alessandria,Piercarlo Fabbio, il vescovo Mons.Giuseppe Versaldi, il Prefetto Dott.Francesco Paolo Castaldo e il Que-store Dott. Mario Rosario Masini. L'iniziativa è stata fortemente voluta erealizzata dal Presidente dell'Anppe diAlessandria Cav. Antonio Aloia e da tuttigli iscritti all'Associazione per ricordarei colleghi uccisi durante la tragica rivoltanel carcere di Alessandria.

Leonardo Salerno

Alessandria:lapide in onoredei caduti dellarivolta del ‘74

ramo ha, ancora una volta, sottolineatola presenza dell’ANPPe, dicendo testual-mente ai nostri giovani colleghi: « ... dinon disperdere i semi che i nostri pen-sionati ci hanno lasciato, ringra-ziando di ciò l’Associazione NazionalePolizia Penitenziaria oggi qui rappre-sentata dalla sua sezione di Ragusa...»Nel discorso del Vice Capo del Diparti-mento Consigliere Santi Consolo, invece,non è stata pronunciata una sola parolache riguardasse l’Associazione, accre-scendo ancora di più, la convizione neinostri pensionati di essere stati dimenti-cati dall’Amministrazione a cui hannodato tanto. Sono seguiti attestati di stima da parte dialtre autorità presenti, tra cui l’ex Capo

del Dipartimento Pres. Giovanni Tinebra,che si è complimentato con il personaleAnppe presente, tenendo sempre alto lospirito di Corpo.

Giovanni La MagraF

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Settembre 2009

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Venezia: premio “amico forze dell’ordine 2009”

Nella splendida cornice della cerimonia in onore di tutte le vit-time del terrorismo, organizzata dall’Anppe - Venezia, si èsvolto l’annuale Premio Amico Forze dell’Ordine, che ognianno viene assegnato ad un personaggio che si è messo in evi-denza nei confronti delle Forze di Polizia.Per l’anno 2009, in occasione del decennale della manifesta-zione, l’Anppe ha premiato il Comune di Barletta, città decoratacon Medaglia d’Oro al Valor Militare.Il Comune di Barletta veniva premiato per la costante presenzain occasione di richieste di collaborazione per l’organizzazionedella cerimonia in onore della Madonna della Sfida, e la par-ticolare attenzione alle problematiche legate all’ordine pub-blico, il premio veniva ritirato dal Sindaco Ing. Nicola Maffei.Il secondo premio è andato all’Onorevole Alfredo Mantovano,Sottosegretario all’Interno, persona sensibile soprattutto peril suo attaccamento alle Forze di Polizia ed agli ideali che leIstituzioni rappresentano.Premiato come Amico Forze dell’Ordine - 2009 il Direttoredegli uffici postali di Mira (Ve ) Massimo Zampieri, da sempreimpegnato nel sociale e attento alle problematiche giovanili.Infine, targa d’Onore , all’Onorevole Mirko Tremaglia, ex Mi-nistro per gli Italiani nel mondo, artefice del gemellaggio conla comunità Italiana di San Antonio -Texas; in occasione dellacerimonia Madonna della Sfida, molto toccanti sono state leparole dell’On. Tremaglia, parole che hanno avuto il loro pesoper la concessione della Targa d’Onore : «Un Popolo senzamemoria non può avere un futuro».

Filomeno Porcelluzzi

Venezia:Quadrangolare di calcio per beneficenza

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La Polizia Penitenziaria scende in campo per aiutarela ricerca.Si è svolto presso lo Stadio Baracca di Mestre unquadrangolare di calcio tra AVA (Associazione Al-bergatori ), Polizia Penitenziaria, Polizia di Stato ePolizia Municipale a favore della ricerca contro lemalattie genetiche rare del cervello.La gara sportiva vedeva in palio il terzo trofeo inmemoria di Alvise Maschietto, Presidente delgruppo Giovani Albergatori dell’AVA e figlio dell’at-tuale presidente dell’AVA, Franco Maschietto.Per la compagine dei Baschi Azzurri solo un piaz-zamento d’onore, ma tanta soddisfazione per averdato il dovuto appoggio ad una giusta causa.

Il Comm.Ezio Giacalone(PRAP Padova)premiaMassimoZampieri

Il Sindacodi Barlettaritira ilpremio

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el mese di luglio 2009, nellacittà di Pesaro si sono svoltedue manifestazioni di protestadel personale della Polizia Pe-

nitenziaria; prima, per 14 giorni il per-sonale si è autoconsegnato perprotestare contro le gravi situazioni incui versa l’istituto pesarese; successiva-mente, ha messo in atto una grande ma-nifestazione svoltasi di fronte allaPrefettura di Pesaro per denunciare lamancanza cronica di personale. Alle due manifestazioni sono interve-nuti, e hanno solidarizzato con i poli-ziotti, gli Onorevoli David Favia, CarloCiccioli, Luca Paolini, Amedeo Ciccanti,il Sindaco di Pesaro Luca Ceriscioli, ilPresidente della Provincia Matteo Ricci,il Consigliere Regionale GiancarloD’Anna e vari esponenti del mondo po-

dalle Segreterie

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Lamezia Terme: una grandesquadra di calcio a cinque

Pesaro: autoconsegna e protestadel personale dell’Istituto di pena

a rappresentativa della Polizia Penitenziaria della Casa Circondariale di Lamezia Terme, sostenuta dal S.A.P.Pe., si è aggiu-dicata per la terza volta, sulle quattro edizioni svoltesi, il Torneo Interforze di Calcio a Cinque, disputatosi presso il Lidodel Finanziere di Lamezia Terme. Alla manifestazione hanno partecipato le squadre locali della Polizia di Stato, dei Cara-binieri, della Guardia di Finanza, dei Vigili del Fuoco, della Polizia Municipale, del Corpo Forestale dello Stato e della Po-

lizia Penitenziaria. La finale, svoltasi il 12 agosto 2009, tra le squadre della Polizia Penitenziaria e dei Carabinieri è finita sulpunteggio di 2 a 1 per la squadra sostenuta dal S.A.P.Pe.Per la cronaca, agli atleti biancoazzurri sono stati assegnati anche il titolo di capocannoniere al collega Alessandro Gagliardi con22 centri e il titolo di miglior portiere al collega Giovanni Cosentino.

litico locale.Il Prefetto della città ha ricevuto inrappresentanza di tutti i sindacatiil Consigliere Nazionale del SappeAldo Di Giacomo.

Sassari: Laurea

in istituto

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L’Assistente Manuela Manueli inservizio presso la Casa Circondarialedi Sassari, nel mese di luglio 2009ha festeggiato con molta soddisfa-zione la chiusura dei propri studicon la sospirata Laurea in Economiae Commercio, conseguita pressol’Università degli Studi di Sassari.Congratulazioni da parte delle Segre-terie Locale e Provinciale del Sappenonchè dalla Redazione della Rivista.

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Poche settimane fa, un destino crudelespezzava la vita di un grande amico,prima ancora che collega, pioniere delSindacato Sappe: l’Ispettore in congedoSalvatore Di Bernardi. Nato da umile famiglia 57 anni fa a Ro-tondella, un piccolo Comune della Pro-vincia di Matera, aveva impostato lapropria esistenza su principi di altospessore morale, con un forte sensodello Stato ed evidente altruismo. Ne è prova l’opera di volontariato che

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Massa: ultimo saluto a Salvatore

VERONA: lutto in segreteria

Nel mese di luglio 2009 è stata brillantemente portata a termine l’operazione de-nominata cleaning che ha portato in carcere anche il Direttore Sanitario dell’isti-tuto di Spoleto. Determinante per le indagini è stato l’apporto fondamentale dipersonale del Nucleo Investigativo Centrale di Spoleto, Perugia e Terni. Le indagini erano partite nel 2008 dietro segnalazione della Divisione Investi-gativa Antimafia. A margine dell’ottimo lavoro svolto dal NIC della Polizia Peni-tenziaria, il DAP ha recentemente trasferito alcuni dei detenuti coinvolti permotivi di opportunità penitenziaria in altre sedi. Rimane ora da comprenderequali possano essere i motivi per cui l’Ufficio detenuti ha creduto bene di pre-miare alcuni dei detenuti implicati nel fatto, trasferendoli in istituti prossimial loro nucleo familiare; uno di essi, siciliano, è stato trasferito a Palermo,un’altro, calabrese ma residente in Lombardia è statotrasferito a Parma. In tutta sinceritò non crediamoche siano questi i segnali giusti da dare ai detenutiprotagonisti ti tali incresciosi episodi, compiuti,spesso, per ottenere benefici di vario genere.

Il giorno 2 agosto a Verona è venuto a mancare all’affettodei suoi cari Vincenzo Buccheri, Presidente del Movi-mento Cristiani Lavoratori “M.C.L.”, Ente con il qualequesta segreteria provinciale collabora da molti anni, perla compilazione delle varie dichiarazioni dei redditi degliiscritti al Sappe.Vincenzo, oltre ad essere stato uomo di grande statura mo-rale che credeva nei sani valori della vita e della famiglia,è sempre stato disponibile e attento alle problematichedella Polizia Penitenziaria e nel tempo si è rivelato un

grande amico del Sappe, tanto da interessarsi, in primapersona, insieme ad altri politici locali, affinchè a più dicento, dei quasi 350 colleghi del carcere di Verona, venisseassegnato l’alloggio pubblico. Il Segretario Provinciale Sappe di Verona Gerardo Notar-francesco e tutti i delegati lo vogliono ricordare con gra-titudine per il suo lungo e appassionato impegnoassociativo e civile.Ciao Vincenzo resterai sempre nei nostri cuori.

Gerardo Notarfrancesco

lo stesso svolgeva, con dedizione, tra lefila della Croce Rossa Italiana, benchégià in pensione da diverso tempo.Ma il vero amore della sua vita è semprestata la famiglia alla quale era morbosa-mente legato e senza la quale non muo-veva un passo.Alla moglie Vera e alla figlia Barbara lepiù sentite condoglianze e i sentimentipiù vivi di affetto e vicinanza.

Mario Novani Segretario Provinciale S.A.P.Pe. Massa

Spoleto: operazione delNucleo InvestigativoCentrale

Ampio spaziodella ope-razionesullastampa locale

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dalle Segreterie

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ei giorni 3 e 6 settembre 2009 sisono svolte a Viterbo due impor-tanti manifestazioni nell’ambitodelle celebrazioni in onore della

patrona della città Santa Rosa; il trasportodella famosa Macchina di Santa Rosa e lavisita del Santo Padre Benedetto XVI.

armine Nunziata, 34 anni, agente di Polizia Penitenziaria in servizio aNapoli Poggioreale, durante le proprie vacanza in Sardegna ha soc-corso una bagnante in difficoltà, mettendo a rischio la propria vita persalvare quella di una donna che stava annegando.

Carmine Nunziata si è gettato in mare ed ha trascinato a riva Monika Hodek,65 anni, tedesca ma da tempo residente a Castelsardo, in provincia di Sassari.E’ proprio il meraviglioso, e allo stesso tempo pericoloso, mare della Sardegnache è stato protagonista di questo episodio. La Signora Hodek dopodichè ha scritto al Capo del Dipartimento dell’Ammini-strazione Penitenziaria e alla direzione della Casa Circondariale di Napoli Pog-gioreale, per ringraziare e raccontare come la generosità e la preparazione diNunziata Carmine abbia permesso di salvarle la vita.

Napoli: Salvataggio provvidenziale

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Viterbo: Servizio d’ordine pubblico per laPolizia Penitenziaria dell’istituto locale

Con professionalità, il Reparto di PoliziaPenitenziaria di Viterbo ha partecipatoallo svolgimento del servizio di OrdinePubblico, riscuotendo apprezzamenti daparte delle varie figure istituzionali pre-senti.Assume gran valore il fatto che i colleghi

impegnati in quei giorni abbiano datola loro disponibilità essendo liberi dalservizio.Questo ha reso possibile sia lo svolgi-mento del servizio di Ordine Pubblicosia il normale andamento dei servizid’istituto.

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Dott.ssa Lucilla [email protected]

Dirigente Medico Legale INPS

nizio la mia collaborazione conquesta rivista trattando il bur-nout, un argomento che fino aqualche tempo fa era collegatostrettamente alle realtà lavorative

denominate helping profession, ovveroa quelle professioni che hanno comeobiettivo principale quello di instaurareuna relazione di aiuto che Perlman(1979) definisce con delle caratteristi-che ad essa strettamente complementari:calore, empatia, interessamento, auten-ticità. Nella analisi del fenomeno delburnout può risultare utileanche la psicologia di comunità,in quanto non si limita allo stu-dio del disagio del singolo indi-viduo, ma osserva soprattuttol’interazione complessa tra l’in-dividuo, il suo ambiente lavora-tivo e l’intero contesto sociale;inoltre, essa in modo più lungi-mirante punta alla risoluzionedel rischio di burnout neglioperatori attraverso interventipreventivi e non di tipo ripara-tivo. Sebbene non esista una definizione diburnout univocamente accettata, po-tremmo identificare questo fenomenocome una sindrome complessa, con unacomponente prevalentemente collegataalla psiche, che si instaura come una ri-sposta emotiva, cognitiva e comporta-mentale, ad una condizione di stresslavorativo prolungato, i cui effetti si ri-percuotono non solamente sulla salutedell’operatore, ma anche sulla sua pro-duttività e capacità nell’adempimentodei compiti insiti nell’organizzazione la-vorativa.La condizione di disagio non colpisce sol-tanto la sfera personale ma diventa un

problema pubblico, poiché si ripercuotesul funzionamento dei servizi che operanoa beneficio della comunità intera.Esaurimento emotivo, depersonalizza-zione e mancata realizzazione professio-nale sono le tre grandezze principali chedefiniscono la sindrome; la prima diventaevidente quando il soggetto ha la perce-zione di non poter offrire niente agli altri(colleghi e detenuti), sviluppando cosìsentimenti di depressione, impotenza,rabbia, irritabilità con sintomi e segni fi-

sici tra i quali possiamo annoverare in-sonnia, nausea, tensioni muscolari e statodi affaticamento; la depersonalizzazionesi manifesta con una totale indifferenzache fa da propellente ad un comporta-mento di negatività verso se stessi e glialtri; la mancata realizzazione professio-nale implica la sfiducia nelle proprie po-tenzialità con una continua revisione alivello critico di tutto ciò che si è costruitoin precedenza. Vi sono molte professioni, tra le quali po-tremmo annoverare i dipendenti dellepubbliche amministrazioni, gli avvocati,gli insegnanti, gli Agenti di Pubblica Sicu-rezza, che non sono propriamente ricom-prese nelle helping profession, ma che

hanno come pilastro portante il rapportodiretto e continuativo con uno specificoutente; ed è proprio questo rapporto chepuò essere definito come fonte di stress,per la sua continuità e particolarità. Appare chiaro che la categoria della Po-lizia Penitenziaria rientra in quanto sopradescritto proprio perché gli Agenti sonocoloro che sono incaricati di punire ilreo attraverso la reclusione. Inoltre, in particolare si devono conside-rare le varie tipologie di detenuti e inter-

nati su cui l’agente deveesercitare il controllo, la sorve-glianza e la rieducazione, tra iquali possiamo annoverare i de-tenuti in attesa di giudizio, i con-dannati in via definitiva, glistranieri, i tossicodipendenti, isieropositivi, i malati mentali, icosiddetti colletti bianchi...Il compito a cui essi sono chia-mati, proprio per la sua partico-larità, racchiude in se moltifattori di stress, in considerazionedei rischi e della continua ten-sione a cui gli agenti sono sotto-

posti quotidianamente. Inoltre se si considerano gli agenti di Po-lizia Penitenziaria, che operano all’in-terno di uno stesso istituto di pena, comeuna comunità, è possibile notare comeparadossalmente non si sia sviluppato unmeccanismo di solidarietà, tipico dellecomunità, che, in genere, conduce aduna capacità di risposta positiva ad eventistressanti. Gli agenti di Polizia Penitenziaria sonosottoposti invece, ad un continuo stressdovuto sia alla relazione con i detenuti,le loro problematiche, le loro condizioni,sia alla relazione con i colleghi, i supe-riori e i dirigenti dell’istituto penale, siaalla realtà organizzativa e ai compiti isti-

METtiamoci in salute

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Burnoutstress correlato

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tuzionali che a volte appaiono più omeno delineati e contradditori. Lo stress, che questi operatori soppor-tano può quindi essere visto come unaconseguenza della interrelazione conl’ambiente ed insorge tutte le volte che èpresente uno squilibrio tra le richiestedell’ambiente stesso e le risorse perso-nali.Gli elementi di stress, denominati stres-sors, che possono predisporre l’insor-genza del burnout nell’ambito lavorativosono i più intensi e svariati.I fattori ambientali sono riconducibili avarie tipologie tra le quali possiamo com-prendere gli stressors esterni ovvero iltipo di lavoro, il carico esageratamenteelevato, le scadenze pressanti, le nonperfette attribuzioni di ruolo, la totale oparziale mancanza di informazioni, lascarsa partecipazione alle decisioni, lecattive relazioni con i colleghi e i supe-riori, il rapporto continuativo con un nu-mero elevato di soggetti a cui si possonoaggiungere, altresì, le caratteristiche or-ganizzative del lavoro, le aspettative e leaspirazioni dei lavoratori, quali insicu-rezza sulle opportunità di carriera e leincertezze economiche; altri fattori sono

costituiti da gli stressors interni, tra iquali ricomprendiamo i bisogni, leaspettative, gli ideali, le motivazioni ed iconflitti personali. Queste fonti di stress, valutati come fat-tori che possono causare demotivazionee insoddisfazione, possono inevitabil-mente condurre ad un deterioramentodelle prestazioni professionali degliAgenti ed alla messa in opera di eventualistrategie di coping provocando quell’at-teggiamento distaccato e innaturale coni detenuti e gli internati, tipici del bur-nout (come il ritiro, l’evitare situazionispiacevoli il distacco), messe in atto perlenire lo stato di pressione costante ecrescente e il senso di incapacità a cam-biare la condizione di malessere, che ri-sultano sicuramente in contrasto con losvolgimento del lavoro.Anche i fattori individuali, quali le ca-ratteristiche demografiche, i tratti psi-cosomatici e la attitudine verso il lavorosono correlabili con la sindrome delburnout. Se però, a seguito di una interazione fracondizioni soggettive e oggettive di stresse l’attuazione del proprio lavoro, si veri-ficasse un declino sempre maggiore

Nella fotola dott.ssaLucillaMugnaini

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delle capacità di resistenza al proprio do-vere da parte degli Agenti, sarebbero di-versi i problemi e le conseguenze che siripercuoterebbero, prima nei detenuti,poi nella realtà penitenziaria ed anchenell’istituzione giustizia. Infine l’analisi dei compiti e delle fun-zioni degli Agenti Penitenziari ha portatoa considerare una contraddizione in re-lazione al loro ruolo: la partecipazionedegli operatori all’osservazione e al trat-tamento dei detenuti al fine riabilitativo,coerente con il dettato costituzionale, po-trebbe collidere con la più consolidatafunzione di controllo e sorveglianza deglistessi, costituendo potenzialmente un ul-teriore fattore di rischio di burnout. Ed è proprio per i motivi sin qui citatiche sarebbe preferibile, attraverso unmonitoraggio continuo del sistema pe-nitenziario, una maggior attenzione allostato di benessere degli Agenti di PoliziaPenitenziaria, anche attraverso una pun-tuale applicazione della Legislazioneinerente la Sicurezza sul Lavoro tenderead un miglioramento delle condizionidegli operatori per garantire il funzio-namento di un così delicato ganglio delnostro Stato. F

• Dirigente Medico I Livello presso il Servizio di MedicinaLegale dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale(INPS);

• Dirigente Medico nella Disciplina Medicina e Chirurgiad’Accettazione e d’Urgenza - Presidio Ospedaliero “S.Maria della Speranza” - U.O. Pronto Soccorso - Battipaglia(SA);

• Assistente Pneumologo presso il re-parto di Pneumologia Riabilitativa -IRCCS S. Raffaele;

• Assistente Medico presso il repartodi Medicina e Medico di guardiapresso la Casa di Cura Privata, “VillaPia”;

• Medico di guardia e consulentePneumologo del Centro Studi Medicina

Preventiva presso La Corte dei Conti di Roma;

• Dirigente Medico nelle attività territoriali programmate(Compiti d’Istituto - Medicina Scolastica – Vaccinazioni)nel territorio del I Distretto - Fiumicino;

• Membro delle seguenti società scientifiche: European Respiratory Society (ERS) dal2004; European Academy of Allergology andClinical Immunology (EAACI) dal 2004;Associazione Riabilitatori dell’Insuffi-cienza Respiratoria (ARIR) dal 2005.Società Italiana di Medicina d’Emer-genza-Urgenza (SIMEU) dal 2006.

• Docente di corsi della Scuola MedicaOspedaliera e Consulente tecnico d’uffi-cio (CTU) per il Tribunale Civile di Roma.

Dott.ssa Lucilla Mugnaini

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La banda Baader Meinhof

l film La banda Baader Meinhof di Uli Edel racconta,senza alcuna esitazione, la guerriglia urbana della RoteArmee Fraktion, il famoso gruppo terroristico tedescodenominato con l’acronimo RAF.

La pellicola inizia nella Germania Federale del 1967 quando,durante una manifestazione pacifica contro la visita di statodello Scià di Persia Reza Pahlavi, la polizia attacca duramentei manifestanti, spara e uccide lo studente Benno Ohnesorg.Ulrike Meinhof, giornalista militante della sinistra radicale te-desca, scrive articoli di fuoco contro il pugno duro del governotedesco e in difesa degli studenti che le Autorità e il resto dellastampa descrivono come meri teppisti. La Meinhof, oltretutto,si schiera apertamente contro l’intervento americano in Viet-nam.In seguito, Ulrike conosce e intervista in carcere Gudrun Ens-slin, figlia disinibita di un pastore protestante, madre di un fi-glio ripudiato e compagna di politica e di cuore di AndreasBaader, arrestata e condannata per aver appiccato un incendioin un magazzino di Francoforte.Affascinata dalla forza delle loro idee e della loro azione poli-tica, la giornalista aiuta Gudrun a far evadere il suo compagnonella primavera del 1970. Proprio l’evasione di Baader diventa l’atto di nascita della RAFe determina l’inizio della clandestinità anche per la Meinhof. Viene, così, elaborato proprio dalla Meinhof il manifesto pro-grammatico del gruppo armato, ed inizia, per il gruppo, lafrequenza dei campi militari palestinesi, dove verranno ad-destrati alle armi e alla guerriglia urbana. Baader, Meinhof e Gudrun, rientrati in patria dalla Palestina,cominceranno a rapinare banche e compiere attentati dina-mitardi e omicidi per abbattere il capitalismo e combattere loStato nemico.Trascorreranno in questo modo dieci anni di piombo e san-gue fino al suicidio collettivo nel carcere di massima sicurezzadi Stammheim, a Stoccarda.

Cinema dietro le sbarre

Sopra, lalocandina

sotto, alcunescene

del film

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La scheda del FilmRegia: Uli EdelTitolo originale: Der Baader Meinhof KomplexTratto dal libro-inchiesta: Der Baader-Meinhof Komplexdel giornalista Stefan Aust.Soggetto: Stefan Aust (II) (libro)Sceneggiatura: Bernd Eichinger, Uli Edel (co-sceneggiatore)Fotografia: Rainer Klausmann Musiche: Florian Tessloff, Peter HinderthürMontaggio: Alexander BernerScenografia: Bernd Lepel Arredamento: Johannes WildCostumi: Birgit Missal Effetti: Die NefzersProduzione: Constantin Film Produktion, Nouvelles Editi-tions de Films, G.T. Film ProductionDistribuzione: BIM,DVD: BIM /01 Distribution Home Video Personaggi ed Interpreti:Ulrike Meinhof: Martina GedeckAndreas Baader: Moritz BleibtreuGudrun Ensslin: Johanna WokalekHorst Herold: Bruno GanzPeter Homann: Jan Josef LiefersPetra Schelm: Alexandra Maria LaraDietrich Koch, assistente di Horst Herold: Heino FerchBrigitte Mohnhaupt:Nadja UhlSusanne Albrecht: Hannah HerzsprungJan-Carl Raspe: Niels Bruno SchmidtHolger Meins: Stipe ErcegChristian Klar: Daniel LommatzschPeter-Jürgen Boock: Vinzenz KieferStefan: Volker BruchGenere: Drammatico Durata: 149 minuti Origine: Germania, 2008

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a cura diG. B. De Blasis

Celda 211

Il giovane Juan Oliver (interpretato da un convincenteAlberto Ammann) è riuscito a farsi assumere come guar-dia penitenziaria. Per non sembrare troppo sprovvedutoil primo giorno di servizio, decide di rendersi conto in

anticipo del nuovo luogo di lavoro e si presenta in carcere ven-tiquattro ore prima.Purtroppo per lui questa non si rivela una scelta felice. Infatti,mentre si trova all’interno del braccio di massima sicurezza,viene colpito alla testa da un pezzo di intonaco che si staccadal soffitto e perde conoscenza. Si risveglierà, più tardi, all’in-terno della cella 211 dove i suoi colleghi l’avevano disteso perandare a cercare soccorso. Nel frattempo, però, proprio all’in-terno della massima sicurezza è scoppiata una rivolta dei dete-nuti capeggiata dal pericolosissimo Malamadre.A questo punto, l’unica speranza di salvezza per Juan Oliver èquella di fingersi anch’egli un detenuto e mimetizzarsi tra glialtri nel cuore della rivolta.Celda 211 è un film di genere che si ispira apertamente al pri-son-movie americano laddove il protagonista, Juan, è un per-sonaggio ordinario calato in un contesto straordinario.Ma un occhio il regista Daniel Monzon lo strizza anche al mae-stro Hitchock allorquando decide di rovesciare i ruoli con ilpersonaggio principale che si finge oppositore per sopravviveree che si scopre, alla fine, capo carismatico e principale fautoredella rivolta carceraria.Una rivolta che, come accade nel miglior cinema di genere, hauna forte connotazione politica e affronta argomenti come lacondizione carceraria e la denuncia delle violenze di regime,le questioni diplomatiche con il governo basco e la gestionedei terroristi dell'ETA.E non manca, infine, la condanna del ruolo fondamentale deimedia sull'opinione pubblica.

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A fianco la locandina

sottoalcunescene delfilm

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La scheda del FilmRegia: Daniel MonzónTitolo originale: Celda 211Altri titoli: Cellule 211 - Cell 211Tratto dal romanzo: Celda 211 di F.P. GandullSoggetto: F.P. Gandull (romanzo)Sceneggiatura: Jorge Guerricaechevarría (adattamento), Daniel Monzón (adattamento) Fotografia: Carles GusiMusiche: Roque BañosMontaggio: Cristina Pastor Scenografia: Antón LagunaCostumi: Montse SanchoProduzione: La Fabrique 2, La Fabrique de Films, Morena Films, Telecinco Cinema, VACA FilmsDistribuzione: Personaggi ed Interpreti:Malamadre: Luis TosarJuan Oliver: Alberto AmmannUtrilla: Antonio ResinesElena: Marta EturaApache: Carlos Bardem

Almansa: Manuel MorónReleches: Luis ZaheraTachuela: Vicente RomeroArmando Nieto: Fernando SotoElvis: Jesús CarrozaDirettore del carcere: Manolo SoloGermán: Félix CuberoCalígula: Juan Carlos MangasAntonio Durán 'Morris': Jesus Del CasoGenere: Drammatico Durata: 104 minuti Origine: Francia, Spagna 2009

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PRESENTATO ALLA 6ª EDIZIONE DELLE'GIORNATE DEGLI AUTORI' (VENEZIA,2009).

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Opinioni

Nella foto, particolare

di un diversa-mente abile in

carrozzina

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...stanare i farabutti e gli ap-profittatori”». Questo il nuovo motto di Bru-netta, già fustigatore dei fannul-

loni di Stato, che -con il braccio armatodell’INPS - ha lanciato la nuova campa-gna contro gli statali che fruiscono dellalegge 104, quella che dal 1992 detta iprincipi in materia di diritti, integra-zione sociale e assistenza della persona.La nuova sfida è partita forse dalla con-statazione che nel 2007 i giorni di per-messo fruiti da questidipendenti-familiari sono stati4.313.388, pari al 6% di tutte le assenzenel pubblico impiego e, benché i disabilisiano ben presenti al nord come al sud,nel meridione la fruizione dei permessiè stata doppia rispetto alle altre zoned’Italia.Materia del contendere è l’art.33 dellalegge 104/1992 nella parte in cui pre-vede che, oltre ai genitori, anche i pa-renti ed affini entro il terzo grado,conviventi, hanno diritto a tre giorni dipermesso mensile fruibili anche in ma-niera continuativa a condizione che lapersona con handicap in situazione digravità non sia ricoverata a tempo pieno.Altro importante beneficio era che il fa-miliare lavoratore, con rapporto di la-voro pubblico o privato, che assistevacon continuità un parente o un affineentro il terzo grado handicappato, avevadiritto a scegliere, ove possibile, la sededi lavoro più vicina al proprio domicilioe non poteva essere trasferito senza ilsuo consenso ad altra sede.Da anni l’interpretazione di tali normeha riempito gli scaffali delle segreteriedei Tar in un infinito contenzioso tra idipendenti e la Pubblica Amministra-zione.Bisogna riconoscere che sono stati ri-

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spolverati nonni, zii e congiunti ignoratida anni, si sono modificate fittiziamenteresidenze anagrafiche per istruire prati-che finalizzate soprattutto ad otteneretrasferimenti di sede o per restare como-damente nella propria sede di servizioanche quando all’avanzamento di gradoe/o carriera era correlato per tutti glialtri colleghi il trasferimento di sede.Brunetta ha saputo, ha sondato ed è par-tito contro i furbi della legge 104. Il disegno di legge 1167 prevede che ilbeneficio dei tre giorni di permessomensile compete qualora i genitori o ilconiuge della persona con handicap insituazione di gravità abbiano compiuto isessantacinque anni di età oppure sianoanche essi affetti da patologie invalidantio siano deceduti o mancanti. Il predettodiritto non può essere riconosciuto a piùdi un lavoratore dipendente per l’assi-stenza alla stessa persona con handicapin situazione di gravità. Per i trasferimenti di sede, invece, il ge-nitore o il familiare lavoratore, con rap-porto di lavoro pubblico o privato, cheassista con continuità un parente o unaffine entro il terzo grado handicappatoha diritto a scegliere, ove possibile, la

sede di lavoro più vicina al domiciliodella persona da assistere (prima era aldomicilio del dipendente) e non può es-sere trasferito senza il suo consenso adaltra sedeFerma restando la verifica dei presuppo-sti per l’accertamento della responsabi-lità disciplinare, il lavoratore decade daidiritti qualora il datore di lavoro, avva-lendosi dei competenti organi della pub-blica amministrazione, accertil’insussistenza o il venir meno delle con-dizioni richieste per la legittima fruizionedei medesimi diritti.Ma Brunetta sa che alla base di queste ri-chieste ci deve essere il riconoscimento,per il familiare infermo, dello status dihandicap in forma di particolare gravità. Ed allora è andato alla fonte e, probabil-mente senza nutrire una eccessiva fiduciaper i medici delle Commissioni ASL, hainserito nel decreto legge 26.6.2009l’art.20, chiamandolo appunto, senzatanti scrupoli, Contrasto alle frodi inmateria di invalidità civile. Con esso ha stabilito che:1) A decorrere dall’1.1.2010, le com-missioni di accertamento presso le Aslsaranno integrate da un medico del-

I furbetti della 104

Aldo Maturo*[email protected]

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l’INPS quale componente effettivo;2) L’accertamento definitivo dell’inva-lidità civile e dell’handicap sarà effet-tuato dall’INPS. Il decreto non ne parlama è’ da ritenere che dopo la visita allaASL bisognerà essere risottoposti aduna nuova visita davanti ad una Com-missione Medica INPS; 3) Spetterà alla commissione Inps ilcompito di accertare la permanenzadei requisiti sanitari nei confronti deisoggetti riconosciuti invalidi civili eportatori di handicap; in caso di com-provata insussistenza dei prescritti re-quisiti sanitari, verranno revocati icorrelati benefici;4)Dall’1.1.2010, le domande per il ri-conoscimento dell’invalidità civile(sordità, cecità, handicap e disabilità)non si presenteranno più alle Asl maall’Inps che le trasmetterà per via tele-matica alle Asl. All’istanza sarà allegatala certificazione medica completa at-testante l’invalidità, le cui tabelle per-centuali saranno comunque riviste (ecertamente ridotte).Ultimo passaggio interessante è cheanche nei procedimenti giurisdizionalicivili relativi a prestazioni sanitarie pre-videnziali, nel caso il giudice nomini unconsulente tecnico d’ufficio, all’indaginedovrà assistere un medico legale del-l’INPS, su richiesta, a pena di nullità, delconsulente nominato dal giudice. Il me-dico INPS potrà assistere alle udienze,compiere indagini, chiedere chiarimentialle parti, assumere informazioni daterzi.Questi medici dell’INPS di certo sarannomolto rigorosi visto che se il Ministerodell’Economia e delle Finanze da solo, oin solido con l’INPS, viene condannato,è l’INPS che dovrà pagare le spese legali,di consulenza tecnica o del beneficio as-sistenziale (Art.20/ 5 D.L.26.6.2009).E visto che era in vena di potenziamentodei poteri dell’INPS, il nostro Ministro haprevisto, con l’art.19 dello stesso de-creto, che al fine di assicurare un quadrocompleto delle assenze per malattia neisettori pubblico e privato, nonché un ef-ficace sistema di controllo delle stesse in

tutti i casi di assenza per malattia, la cer-tificazione medica sarà inviata per via te-lematica, direttamente dal medico odalla struttura sanitaria che la rilascia,all’Istituto Nazionale della Previdenza So-ciale e dal predetto Istituto sarà imme-diatamente inoltrata, con le medesimemodalità, all’amministrazione o al datoredi lavoro privato interessati (chissàquanto tempo aspetterà il capo ufficioprima di sapere perché il Sig.Fantozzinon è presente in ufficio...)Ritornando alla 104, certo è che l’INPSdovrà di certo rivedere alcune sue posi-zioni. Con la circolare n.90 del23.5.2007, destinata a rappresentareuna svolta storica nella gestione dellamateria, aveva impartito alle sedi perife-riche il seguente indirizzo : «... Per la concessione dei benefici inparola non ha rilevanza il fatto chenell’ambito del nucleo familiare dellapersona da assistere si trovino convi-venti familiari idonei a fornire l’aiutonecessario, né è indispensabile chel’assistenza sia quotidiana se sussi-stano i caratteri della sistematicità e

dell’adeguatezza rispetto alle concreteesigenze del caso. I benefici (…) deb-bono essere riconosciuti anche a queilavoratori che, pur risiedendo o lavo-rando in luoghi anche distanti dallapersona disabile, offrono al medesimodisabile un’assistenza sistematica edadeguata»....Addirittura il requisito dell’esclusivitàdell’assistenza - diceva l’INPS - è compa-tibile anche ove sia presente e concomi-tante il ricorso alle strutture pubbliche eaddirittura al ricorso di assistenza conpersonale badante, mentre resta esclusosolo in caso di ricovero a tempo pienoper le intere 24 ore.Solo qualche anno prima la stessa INPS,con circolare 128 del 2003, aveva presoatto che sono da riconoscere come validii motivi di indisponibilità all’assistenza acarico di quei parenti che hanno in fami-glia più di tre minorenni o un bambinodi età inferiore a 6 anni.Anche la magistratura dovrà rivedere po-sizioni spesso consolidate. Il Tar di Na-poli, sez. VII, 10.5.2007 aveva ritenuto,ad esempio, che «la finalità dellanorma non è infatti volta solo al riav-vicinamento del soggetto al nucleo fa-miliare, ma è diretta ad evitare che ilportatore di handicap si trovi senza as-sistenza a causa della lontananza dellasede di servizio della persona che se neoccupa in modo continuativo» edaveva aggiunto : «il legame che lanorma intende tutelare…. è diretto inmodo specifico verso quel soggetto sucui ricadono il maggior sforzo e lamaggiore responsabilità nell’assi-stenza al portatore di handicap tantoda potersi qualificare, solo per talepersona, come continua ed esclusiva,circostanza che richiede, al riguardo,una esplicita dichiarazione e docu-mentazione da parte di chi aspiri albeneficio». Ora si cambia. Tutto azzerato, tutto da ri-vedere. Brunetta ordina, l’INPS esegue, ifurbi tremano.

* Avvocato, già Dirigente dell’Amnministrazione Penitenziaria

Sopra, il logo dell’INPS

sotto, il MinistroBrunetta

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Ruoli tecnici della Polizia Penitenziaria

aro Giovanni Battista De Blasis, holetto il Tuo articolo riguardante ilruolo tecnico della Polizia Peniten-ziaria e l’apertura di un dibattito

per l’eventuale accesso nel Corpo ad altrioperatori pubblicato sulla rivista PoliziaPenitenziaria Società Giustizia e Sicu-rezza num. 163 - giugno 2009.Ho letto anche attentamente la letterapubblicata e scritta dall’Educatore C3Emanuela Merluzzi.Per fornirti il mio modesto parere, (maanche quello della segreteria regionaleda cui sono stato delegato) voglio rap-presentarti quanto segue: Gli AssistentiSociali hanno sempre ostacolato l’entratadella Polizia Penitenziaria nell’area pe-nale esterna, tanto hanno fatto che an-cora le cose stanno in stand by.Manco a farlo apposta per

ostacolare il progetto di crescita dellecompetenze del Corpo, hanno schieratopolitici, dirigenti e sindacati, e ancoraoggi come puoi riscontrare da una comu-nicazione sindacale recentissima dellaRdB datata 29 luglio u.s. che ti allego incopia, si continua a considerare i poli-ziotti in servizio negli UEPE una sorta dicontrollori degli Assistenti Sociali. Deipoliziotti, come dice il comunicato, chenegli UEPE ci sono solo perche non uti-lizzabili o perché qualcuno ha deciso difar fare loro una vacanza...Come si può aprire un tavolo di con-fronto con questi operatori?Oggi tutti vogliono entrare nella PoliziaPenitenziaria, Educatori, Assistenti So-ciali, Medici, Infermieri e centralinisti,

tutti aspettano con ansia chei ruoli tecnici della Polizia

Penitenziaria aprano a loro le porte delparadiso, per venire non a fare i poli-ziotti, ma a comandare, cosa che ogginon possono fare grazie a Dio. Dei ruoli tecnici della Polizia Penitenzia-ria in Sardegna ne abbiamo parlato giànel 2002 nel Convegno regionale, ma noiabbiamo tutta un’altra visione sui ruolitecnici, nessun premio per chi ci ha osta-colato sempre su tutto.A mio parere (e anche della segreteriaregionale) e nell’interesse di tutti gli ap-partenenti al Corpo, Ti chiedo vivamentedi abbandonare questa ipotesi, nonapriamo le porte agli sconosciuti po-trebbe essere molto pericoloso, pertanto,chiediamo subito la chiusura del dibattitoper il bene di tutti.Cordialmente ti saluto.

Paolo Spano

Dibattito

La comu-nicazionedella RdB

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Nuvola [email protected]

Mio padre era unAgente di Custodia

nostri antenati agenti di custodia, sisa, non godevano di grande consi-derazione da parte della società co-siddetta civile; erano considerati

rozzi ed ignoranti, degli aguzzini che go-devano nel maltrattare i detenuti.A prescindere, quindi, dai luoghi comuniche gli Agenti di Custodia si sono portatidietro nel tempo, bisogna però in qual-che modo rendere giustizia a queste fi-gure eroiche, la cui vita era stataletteralmente venduta allo Stato (in virtùdi turni massacranti, dell’esercizio di unadisciplina feroce da parte dei superiorigerarchici – che oggi chiameremmomobbing).La maggior parte degli agenti di custodiaera dotata di un grande spirito di sacrifi-

cio ed abnegazione, era gente di modestaestrazione sociale, culturalmente sapevaappena scrivere e far di conto, erano pic-coli di statura; ma questi nani cattivi(per buttarla sull’ironico) hanno avuto ilproprio riscatto sociale nei figli. Figli chesi sono inseriti perfettamente nel tessutosociale della città dove i loro padri -man-dati a fare servizio - decidevano di re-stare. Figli che hanno fatto carriera nellepubbliche amministrazioni, nella gerar-chia militare, fino ad occupare le mas-sime cariche politiche comunali.E’ questo il caso di Salvatore Burrafato,neo eletto Sindaco del Comune di Ter-mini Imerse con il 54,21% delle prefe-renze (MPA - varie Liste Civiche), figliodel Vice Brigadiere degli Agenti di Custo-dia Antonino Burrafato, ucciso dallaMafia il 29 giugno del 1982.Burrafato,43 anni, presidente del Consi-glio Comunale uscente, funzionario allapresidenza della Regione conquista lacarica di primo cittadino, con la benedi-zione del sottosegretario Gianfranco Mic-cichè. Nella prima dichiarazione da neoSindaco, Salvatore Burrafato esordiscecon queste parole: dedico al vittoria amio padre. Appena ho saputo della vitto-ria, sono stato con mia madre davantialla lapide che ricorda il luogo del suo

sacrificio. Ma Burrafato non è solo, nellalista di figli di agenti di custodia che sonodiventati sindaci. Un illustre predeces-sore di Burrafato, infatti è Michele Me-gale, ex Sindaco della città di Trapani,figlio dell’agente di custodia Megale Gio-vanni nato a Melfi l’8 maggio 1905, in-viato in servizio a Trapani negli annitrenta. Megale, monarchicodella prima ora, aderisce in se-guito alla Democrazia Cristiana,ricoprendo varie cariche, consi-gliere comunale, assessore ed in-fine Sindaco di Trapani, nonchépresidente della Azienda Munici-palizzata dei Trasporti (SAU) edell’Ente Luglio Musicale. Tra gli eventipiù importanti della sua sindacatura,l’aver ricevuto l’8 maggio 1993 Papa Gio-vanni Paolo II a Trapani.Sarebbe bello conoscere, dalla pagine diquesto giornale, quali altri esempi posi-tivi ci sono in Italia di figli di agenti dicustodia assurti a posizioni di rilievonella società; sarebbe questo un omag-gio postumo a questi piccoli uomini chesacrificarono i propri affetti, il tempo li-bero, le proprie idee politiche a favoredi uno Stato che per oltre un secolo li haconsiderati uno scalino un po’ più altodei detenuti.

Opinioni

I

Nelle fotosopra,MicheleMegalea sinistraSalvatoreBurraffatoSindaco diTerminiImerese

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IL CONSIGLIERE COMUNALE E PROVINCIALEdi Edoardo BarussoHALLEY Editrice – pagg. 200 - € 15,00Sono un buon numero i colleghi che svolgono un mandato elettoralee molti sono quelli risultati eletti alle ultime competizioni ammini-strative. Spesso, specie nei primi tempi, hanno qualche difficoltà nelsapere cosa fare e quali sono le normative che regolamentano la ma-teria. Fondamentale è dunque questo libro, che rappresenta un’utileed agile guida operativa per chi è chiamato ad amministrare l’Entelocale. Uno strumento di lavoro di quotidiana e facile consultazionein cui anche chi non è un tecnico della materia può trovare le rispostealle domande fondamentali su quello che è il suo ruolo nel Comunee nella Provincia, le sue competenze, le sue prerogative, i suoi dirittie i suoi doveri, le modalità con cui relazionarsi con gli altri soggettioperanti nel Comune o nella Provincia. A questa finalità vuol rispon-dere l’impostazione del volume che non è quella classica: si articola

infatti in una serie di domande e risposte, corredate daalcune utili tavole sinottiche denominati quadri di sintesi.Autore del libro è Edoardo Barusso, libero professionista,specialista in diritto amministrativo e scienza dell’ammi-nistrazione, docente universitario a contratto e già segre-tario comunale e direttore generale di Enti locali. Ilvolume è aggiornato sino alle recentissime novità norma-tive introdotte dal D.L. n. 112/2008, convertito dalla Leggen. 133/2008 e dal Decreto Ministro Interni 12 febbraio 2009 in temadi indennità e rimborsi spese, nonché dal D.L. n. 92/2008 convertitodalla Legge n. 125/2008 in tema di estensione dei poteri di ordinanzadel Sindaco. Per acquisti, rivolgersi alla HALLEY EDITRICE SRL: Via Circonvallazione 131 – 62024 Matelica (MC) Tel.: 0737.781212 Fax: 0737.787963E-mail: [email protected] web: www.halleyconsulenza.it, www.halley.it

F

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na vera e propria inchiesta gior-nalistica, condotta in presa di-retta, che si legge tutto d’un fiatoe che porta all’acquisizione di

molti elementi concreti. Sconvolgenti.Cosa si nasconde dietro la tragica mortedi Edoardo Agnelli? Fu vero suicidio o uncomplotto ai danni del futuro erede dellafamiglia più potente d’Italia? Dopo otto anni di silenzi e indifferenza,Giuseppe Puppo affronta, avvalendosi ditestimonianze inedite, uno dei tanti mi-steri rimasto ancora insondato. Lo fa con marcato piglio giornalistico-in-vestigativo, coinvolgendo il lettore paginadopo pagina. Un libro certamente sco-modo, come ha dimostrato anche l’im-provvisa revoca della sala per lapresentazione del volume che si sarebbedovuta tenere a Torino il 23 febbraioscorso…

Potere delle istituzioni e dominio della cri-minalità: abbraccio mortale ormai consu-mato. Politica-spettacolo a base di sangue& budella: un dilagare in prime time daglischermi televisivi alle strade delle città.Devastazione delle coscienze e giustiziafai-da-te insanguinata dalla follia e dallavendetta: fatto compiuto. Ansia di reden-zione collettiva: ennesimo show che si di-storce nelle fiamme del rogo. Benvenutinel mondo alla rovescia: il mondo in cuiviviamo facendo finta di guardare dall’al-tra parte, il mondo che ci sbattono in fac-cia le storie di “Hellgate”, la nuovaantologia di racconti di Alan D. Altieri.Guida in questo viaggio “al confine dell’in-ferno” è un personaggio molto scomodo,Andrea Calamo. Già commissario capodella Omicidi, ora comandante del Dipar-timento speciale investigativo, eroe solita-rio sull’orlo del baratro che non esita aguardare in basso, diventando un consa-pevole “scrutatore della morte. Forse lasola cosa che abbia mai conosciuto. As-sieme a tutte le strutture della distru-zione”. Accanto ai primi cinque racconti,interamente riscritti dall’autore, torreggiail potente inedito finale, “Tutti al rogo!”,scritto espressamente per questo volume.Come ci avverte Altieri, un “nonluogo dabinario morto, dove la politica è un ma-nicomio criminale, la religione è un deli-rio perverso, l’etica è un reality tossico.”Benvenuti quindi oltre il confine dell’in-ferno!

Constance Young è la star indiscussa dellatelevisione, ma il progetto di passare a unaltro network (portandosi dietro il suopubblico fedelissimo) viene fermatoquando viene trovata morta sul fondodella sua piscina. L’unicorno d’avorio che aveva sempre in-dossato negli ultimi giorni è sparito. Le persone che la odiavano sono molte, apartire dalla sorella Faith, che si è dovutasobbarcare tutto il peso della madre ma-lata; poi c’è il suo assistente, Boyd, sem-pre pronto a chiacchierare con leredazioni dei giornali scandalistici; e si-curamente non era amata da LaurenAdams, l’affascinante presentatrice cheavrebbe presto preso il suo posto a KeyNews. Mentre la polizia indaga, l’amicaEliza Blake conduce una sua indagine pa-rallela. Anch’essa volto di successo della rete emadre single, Eliza è decisa a capire chivoleva sbarazzarsi di Constance e per farlosi avvale dei suoi sorprendenti colleghi:Annabelle, produttrice, capace di qual-siasi macchinazione, legale e non; B.J., tuttofare, impavido e affascinante ca-meraman, dotato di cervello e muscoli;Margo, recente acquisizione, psichiatra,abile nell’immergersi nei complessi me-andri della mente umana. Insieme, inda-gano e più vanno a fondo, più la trama sifa complicata e la lista dei sospetti e deimoventi si allunga.

le Recensioni

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Giuseppe Puppo

Ottanta metri di misteroLa tragica morte diEdoardo Agnelli

KOINé Nuove Edizionipagg. 176 - euro 14,00

Mary Jane Lark

Va in scena il delittoCORBACCIO Edizionipagg. 311 - euro 17,60

Alan D. Altieri

HELLGATE Al confine dell’inferno

TEA Editricepagg. 332 - euro 10,00

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Le crociate sono ormai finite e del regnocristiano in Oriente sono rimaste solo ro-vine. Segnato nel corpo e nello spirito daanni di battaglie in Terra Santa, il cavalieretemplare Will Campbell torna a Parigi,nella speranza di poter finalmente de-porre le armi per seguire i dettami del-l’Anima Templi, la società segreta nataall’interno dell’ordine con lo scopo diperseguire la pace. Ma, in quel mondo dominato da intrighie tradimenti, la pace è un sogno impossi-bile. I templari, infatti, hanno strettoun’alleanza con re Edoardo sovrano d’In-ghilterra e nemico giurato di Will -, cheintende avvalersi del loro aiuto per mar-ciare alla conquista della Scozia. Will è di-laniato dai dubbi, perché seguirefedelmente i fratelli templari nell’impresalo renderebbe parte di un complotto aidanni della sua amata terra natia: com-batterà per una causa nella quale noncrede, tradendo la propria patria, oppureprenderà le armi in difesa della Scozia,rompendo il voto fatto all’ordine? Nel frat-tempo, il nuovo re di Francia, accecatodalla bramosia di potere, sta tramandoper distruggere l’ordine templare: se lalotta per la conquista della Terra Santa siè conclusa, la battaglia per la sopravvi-venza dei cavalieri è appena cominciata...

È autunno inoltrato, a Edimburgo: unpoeta russo dissidente, Aleksandr Todo-rov, viene ucciso con un colpo alla nuca,guarda caso mentre una delegazione diuomini d’affari russi è in città.

Le alte sfere premono per archiviare ilcaso quanto prima. Ma un altro violento omicidio a breve di-stanza dal primo, che ha come vittima untecnico del suono letteralmente bruciatovivo, convince Rebus che ci sia sotto benaltro. Ancor più quando Big Ger Cafferty,vecchia conoscenza dell’ispettore e untempo re della malavita di Edimburgo,viene aggredito brutalmente poco tempodopo gli altri due delitti. Rebus è sicuro che i crimini siano colle-gati: troppe le coincidenze, troppe le per-sone coinvolte che sembrano conoscersi– cosa quanto meno sospetta, se tutti nonfanno altro che tentare di nasconderlo.Ma qual è il filo che lega le loro vite? Incasi del genere, è difficile non pestare ipiedi a qualcuno per arrivare alla verità,si tratti pure di malviventi russi. E c’è chipensa di affibbiare a Rebus una sospen-sione, pur di tenerlo lontano dai guai...

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a cura diErremme

Stoccolma 2008: in una retata notturna

vengono arrestati nove presunti terroristi

sospettati di progettare attentati contro la

regina.

Nonostante mesi di indagini non si rag-

giunge però alcun risultato definitivo;

sembra infatti che alle pesanti accuse non

corrispondano prove sufficienti a giustifi-

care la detenzione prolungata degli accu-

sati.

Ian Rankin

Partitura finaleLONGANESI Edizionipagg. 450 - euro 18,60

Jan Guillon

Il nemico in noiCORBACCIO Edizionipagg. 368 - euro 19,00

Robyn Young

RequiemNORD Edizionipagg. 640 - euro 19,60

Il clima peggiora quando i servizi di sicu-

rezza arrestano l’intera redazione di una ri-

vista culturale curda, con l’accusa di voler

pubblicare materiale riservato: secondo le

fonti filogovernative il terrorismo è riuscito

a infiltrarsi e a strumentalizzare il mondo

dei media, mentre secondo i giornali di si-

nistra ci si trova di fronte a un colossale at-

tacco alla libertà di stampa e di parola.

Il giorno della sentenza che conclude il

processo ai primi arrestati con condanne

severissime, quattro veri terroristi entrano

in un teatro e uccidono oltre cinquanta

spettatori per vendicare i fratelli inno-

centi...

Ma fra gli agenti dei servizi di sicurezza c’è

la bella agente Ewa Johnsén, determinata a

scoprire la verità e preoccupata che il vero

nemico, in realtà, sia quello creato.F

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le lettere

pett. Rivista SAPPE.Innanzitutto infiniti complimentiper la vostra rivista. Ogni mese in Istituto è attesissima

da iscritti e non. Vi suggerirei, se mi è lecito, di creare unpo’ più di spazio per quelle brevi risposteda dare ai Colleghi su problematiche diogni genere. Volevo solamente lanciare un’idea per ladistribuzione del vestiario: Non si po-trebbe averlo in maniera individuale edin Istituto in pacco sottovuoto speditodirettamente dal magazino centrale?

Inoltre non si potrebbe dare la possibilitàai Colleghi che vogliono acquistare qual-cosa (vestiario-mostrine-medaglie ecc.)di ordinarlo e pagarlo direttamente inbusta paga? Così facendo, quanto rispar-mierebbe lo Stato in autisti, magazzinieri,ecc ? Grazie per l’attenzione.

Ass.te Mazzara AntoninoPalermo - Ucciardone

pett.le Rivista, sono un iscrittoal Sappe dal 1993 è sono moltofiero delle nostre iniziative por-tate a buon fine rispetto ad altre

sigle sindacali, volevo chiedervi c’è statoqualche mese fa che si parlava delle bustepaga online, cosa si sta facendo in me-

rito? E’ vero che altre Forze di Polizia l’-hanno già? E’ un grande passo per l’am-ministrazione, mentre per il nostroSindacato sarà un’altra vittoria rispettoad altri sindacati che stanno a guardare. Un cordiale saluto dal vostro iscritto.

Trecca Savino

Ringraziamo entrambi i colleghi per icomplimenti. Facciamo tesoro dei suggerimenti diAntonino e Savino che cercheremo direcepire in un intervento scritto al DAPtrasformandoli in proposte del Sappe.Come al solito, daremo conto di tuttosul nostro sito web.

l’Ultima Pagina

© 2009 Caputi & De Blasis

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IL MONDO DELL’APPUNTATO CAPUTO

... e per far fronte alla gravissimacarenza del personale di PoliziaPenitenziaria, proponiamo di introdurre un’ora lavorativa dicinque quarti d’ora.

S

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Sappe: la forza nelle radici.

radici salde e profondesostengono

gli alberi piu’ grandi.

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