Polizia Penitenziaria - Ottobre 2012 - n. 199

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Poste Italiane S.p.A. Sped. in A.P. DL n.353/03 conv. in Legge n.46/04 - art 1 comma 1 - Roma aut. n. 30051250-002 anno XIX n.199 ottobre 2012 www.poliziapenitenziaria.it Perchè io so’ io...

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Rivista ufficiale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

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Organo Uf f iciale Nazionale del S.A.P.Pe.Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

ANNO XIX • Numero 199Ottobre 2012

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Redazione Cronaca: Umberto Vitale

Redazione Politica: Giovanni Battista Durante

Redazione Sportiva: Lady Oscar

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Le Segreterie Regionali del Sappe, sono sede delle Redazioni Regionali di: Polizia Penitenziaria - S G & S

Registrazione:Tribunale di Roma n. 330 del 18.7.1994

Stampa: Romana Editrice s.r.l.Via dell’Enopolio, 37 - 00030 S. Cesareo (Roma)

Finito di stampare: Ottobre 2012

Questo Periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

Il S.A.P.Pe. è il sindacato più rappresentativo del Corpo di Polizia Penitenziaria

in copertina:

Nel fotomontaggio il Presidente Giovanni Tamburino nei panni del Marchese del Grillo

Polizia Penitenziaria • SG&S

L’EDITORIALEAncora in piazza a manifestare il nostro disagio

di Donato Capece

IL COMMENTOLavoro über alles: il carcere in Germaniadi Roberto Martinelli

LO SPORTNuoto, judo e tiro con l’arco:

le eccellenze delle Fiamme Azzurredi Lady Oscar

CRIMINI & CRIMINALILa banda Baader - Meinhof

di Pasquale Salemme

MONDO PENITENZIARIORitenuta previdenziale del 2,50% a carico del lavoratore. Illegittimitàdi Luca Pasqualoni

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n. 199 • ottobre • pag. 3

IL PULPITOPerchè io so’ io...

di Giovanni Battista De Blasis

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ncora una volta siamo dovuti scen-dere in piazza a manifestare tutto ilnostro malessere.

Lo scorso 23 ottobre davanti a Palazzo Chigia Roma e, contemporaneamente davanti atutte le sedi delle Regioni, una moltitudinedi poliziotti penitenziari, di poliziotti, di fo-restali e di vigili del fuoco hanno sventolatole bandiere della protesta. Per la primavolta in piazza, insieme a noi, ci sono statianche i colleghi della Guardia di Finanzache, in congedo ordinario e liberi dal ser-vizio, hanno presenziato alla manifesta-zione.Migliaia e migliaia di operatori dei com-parti sicurezza, soccorso pubblico e difesahanno manifestato davanti a Palazzo Chigie in tutta Italia davanti alle sedi delle Re-gioni contro i nuovi tagli al settore previstidalla legge di stabilità e contro la riformapensionistica voluta dal ministro Forneroche costringerà poliziotti, carabinieri e mi-litari ad andare in quiescenza in età geria-trica. I sindacati Siulp, Sap, Ugl Polizia diStato, Consap, SAPPE, Uil Penitenziari, Fns-Cisl Penitenziaria, Ugl Penitenziaria, Sapaf,Ugl Forestale, Fesifo, Fns-Cisl Forestale, UilCfs, Fns-Cisl Vigili del Fuoco, Conapo, Ugl eUil Vigili del Fuoco, col sostengo di CocerCarabinieri, Finanza, Esercito, Marina e Ae-ronautica , sono scesi in piazza per chie-dere alla politica e al Governo il rispetto diquella specificità della professione che dal2010 è legge dello Stato, ma che ad oggi èrimasta in larga parte inapplicata.Ovviamente, davanti a Palazzo Chigi, adia-cente alla Camera dei Deputati, abbiamo ri-cevuto come al solito la solidarietà dinumerosi parlamentari. Tra gli altri Mauri-zio Gasparri e Ignazio La Russa che hanno,comunque, subito i fischi e i cori dei mani-festanti.In particolare Gasparri ha dichiarato nellacircostanza: «Ho incontrato molti opera-tori delle Forze dell’ordine e anche i se-gretari di alcune organizzazionisindacali quali Tanzi, Capece, Inno-cenzi, oltre ai rappresentanti di alcuniCocer tra i quali, in particolare, il pre-

sidente del Cocer della Guardia di Fi-nanza. Ho voluto confrontarmi con larabbia degli operatori in divisa perchéne conosco e ne condivido l’esaspera-zione, anche considerando il fatto chegli altri politici fuggono di fronte a que-sti problemi e non cercano il confrontoche deve esserci nei momenti positivicome in quelli più difficili. Ed ho potutoincontrarli toccando l’esasperazione dialcuni, ma anche il forte consenso dialtri, alla luce dell’ordine del giorno cheho fatto approvare a maggio per evitareche la riforma previdenziale ignori lespecificità del comparto difesa-sicu-rezza, e della mozione da me presentatae fatta approvare in materia di organicidelle Forze dell’ordine che non possonoessere ridimensionati così come il go-verno Monti propone. Molti degli opera-tori presenti hanno apprezzato le mieiniziative parlamentari, tese ad evitareingiustizie sul piano degli organici, deltrattamento economico e di quello pre-videnziale. Ho rappresentato alla Presi-denza del Consiglio la giustaesasperazione, che condivido e facciomia, degli operatori in divisa ed ho co-municato che se il ministro Fornero nonrispetterà in materia di previdenzaquanto e’ stato deciso dal Parlamento lesue proposte saranno per noi cartastraccia».Sostegno è arrivato anche da Futuro e Li-bertà che ha dichiarato: «Siamo vicini aireferenti del comparto sicurezza-difesache stanno manifestando in ogni parted’Italia contro le misure del Governo, chestanno mettendo a repentaglio non sol-tanto le potenzialità e l’efficacia delcomparto quanto la credibilità dell’in-tero apparato di pubblica sicurezza delPaese. E’ finito il tempo della facile de-magogia e delle promesse lasciate alvento - spiega - è necessario che si pro-ceda in tempi celeri a un tavolo tecnicopresso la Funzione Pubblica per discu-tere i vari nodi della questione,dall’ar-monizzazione del sistema pensionistico

Donato CapeceDirettore ResponsabileSegretario Generale del Sappe [email protected]

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al blocco del turn over e ai tagli deglistanziamenti, passando per l’urgente ri-strutturazione delle carriere. Tutte que-stioni nevralgiche per il buonfunzionamento della macchina della si-curezza. Non si può considerare il com-parto e i professionisti che lo animano,come una zavorra di cui liberarsi o comeuna voce in capitolo da sforbiciare tuttoquesto equivale a poca lucidità che ri-schia di tramutarsi in un’emergenza so-ciale difficile da gestire. La specificità delsettore e le sfide che i lavoratori affron-tano ogni non sono assimilabili a nessunaltro comparto e non si può prescindereda questo».Insieme a me, i segretari generali dei sin-dacati sono stati ricevuti, nel corso dellamattinata, dal Presidente del ConsiglioMario Monti al quale abbiamo espressotutto il malessere delle donne e degli uo-mini in divisa, soprattutto per i costanti taglialle risorse, per il blocco del turn over checomporterà la chiusura di centinaia di pre-sidi con conseguenze dirette sulla sicurezzadei cittadini e per la riforma delle pensioniche il Ministro del Lavoro sta portandoavanti. Il presidente Monti a fronte delle ar-gomentazioni prospettate dai Sindacati edalla rappresentanze si è impegnato a favo-rire una ulteriore riflessione con i Ministriinteressati sulle questioni sollevate in modoconcreto e responsabile dai rappresentantidei comparti sicurezza, soccorso pubblicoe difesa, in vista del prossimo Consiglio deiMinistri. «Questo è un anno orribile,molto difficile. Terrò conto delle vostrerichieste, rifletterò». Questo in conclusione, ha affermato il Pre-sidente Monti.Anche alla luce dell’atteggiamento possibi-lista del Presidente del Consiglio, i sindacatihanno comunque annunciato il prosegui-mento dello stato di agitazione finché nonarriveranno risposte concrete e soluzionifattive per il personale in uniforme.Insomma, rimaniamo tutti all’erta e prontia tornare in piazza con nuove e sempre piùeclatanti manifestazioni di protesta.

Ancora in piazza a manifestare il nostro disagio

A

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toni e i modi con cui Tamburino si ri-volge a noi sindacalisti ricordano unpo’ quel «io so’ io ...» con cui il Mar-

chese del Grillo rivendicò la distanza tra luie il popolino romano. Ovviamente, contutte le proporzioni del caso. Alberto Sordi impersonò alla perfezione ilMarchese Onofrio del Grillo, nobile allacorte di Pio VII che, nella Roma papalinadel 1809, passava le giornate nell’ozio, trabettole e osterie, senza alcun rispetto perniente e nessuno, trattando chiunque consufficienza, consapevole della superioritàdel suo ruolo. A lui tutto era concesso.Giovanni Tamburino è, senza dubbio, unottimo Magistrato. E’ competente, serio, disponibile, cortese,signorile e preparato. Non ha nulla da invidiare a tanti altri diri-genti e magistrati che sono passati al Dape tanto vale anche al confronto con l’attualeclasse dirigente.Forse per questo il Capo del Dap tratta glialtri con distaccata sufficienza, con sobriasuperiorità, con elegante menefreghismo. Sembra avere quei modi gentili dei vecchisaggi che nascondo la saccenza con l’edu-cazione.«Me dispiace... ma io so’ io e voi nonsiete un cazzo!» è forse una delle battutepiù famose di Alberto Sordi. Seconda, pro-babilmente, soltanto alla celeberrima «La-voratori della malta... prrr!»La battuta, tratta dal film Il Marchese delGrillo, è pronunciata da Onofrio del Grilloall’indirizzo di alcuni popolani arrestati in-sieme a lui dalla polizia, per spiegare per-ché solo lui viene immediatamenterilasciato dopo aver rivelato la sua nobileidentità.La battuta, la scena e l’episodio rendonoperfettamente l’idea di una Roma papalinae aristocratica dove, appunto, avevano cre-dito soltanto il clero e la nobiltà, mentre ilresto del popolo «non contava un cazzo».Del resto, l’intero film descrive la Romadello Stato Pontificio di inizio ottocentoquando, ancora, la parola di un nobileaveva un peso ed un valore maggiore diquella di qualsiasi altro cittadino.

Giovanni Battista De BlasisDirettore Editoriale

Segretario Generale Aggiunto del Sappe [email protected]

n. 199 • ottobre • pag. 5Polizia Penitenziaria • SG&S

I

Rieti carcere a custodia attenuata dove ilGrande Capo ha deciso di sperimentare lavigilanza dinamica e il patto coi dete-nuti, eclatante esempio di inefficienza e cat-tiva amministrazione. In questo caso, appunto, il Presidente Tam-burino ha dato esempio della sua proterviae del suo dirigismo inaudita altera parte :inizialmente dispone l’invio a Rieti di trentaunità di Polizia Penitenziaria. prelevate davari istituti, fino al 30 aprile 2012 per es-sere poi sostituite da altrettanti uomini pro-venienti dal Dap.Prima sperequazione: le unità provenientida altri istituti penitenziari non percepi-scono alcuna indennità, le unità provenientidal Dap godono del trattamento economicodi missione. Successivamente, Tamburinodecide di prorogare il servizio provvisoriodelle trenta unità provenienti da altri istituti,senza però revocare l’invio dell’ulteriorepersonale dal Dap.Seconda sperequazione: a Rieti si arriva adavere quasi più agenti che detenuti; rap-porto 0,68 a 1 (a Viterbo sezione alta sicu-rezza c’è un rapporto 0,35:1).Ottobre 2012: il Grande Capo, oltre il ter-mine inizialmente previsto del 30 settem-bre, impone un ultimo ulteriore invio dipersonale dal Dap a Rieti, salvo poi di-sporre il distacco di un Ispettore da Rieti alDap per esigenze del suo palazzo.A causa della pressione della Corte deiConti, che con una relazione ad hoc denun-cia troppo personale della Polizia Peniten-ziaria distolto dagli istituti, il PresidenteTamburino dirama un comunicato con ilquale conferma la propria politica di recu-pero del personale ai compiti istituzionali.Risultati della gestione Tamburino da feb-braio (data del suo insediamento) ad oggi,assegnati al Dap: 6 Commissari, 10 Ispet-tori, 3 Sovrintendenti, 11 Assistenti e 9Agenti. Media 5 poliziotti al mese.Davvero niente male come media per chi havoluto mandare per forza trenta uomini delDap a Rieti per “dare una mano al servi-zio di istituto”.Per non parlare poi delle dinamiche vigi-lanze e dei pacta sunt servanda mutuatidal diritto canonico.Francamente, spero che passino in frettaquesti cinque mesi che ci separano dalleelezioni politiche perché, sommati ai tremesi necessari per nominare un nuovoCapo del Dap, sono davvero tanti da sop-portare sotto l’autocrazia di Sua Eccellenzail Presidente Giovanni Tamburino.

Perchè io so’ io...

Memorabile, in tal senso, anche la scenadel falegname ebreo al quale il Marchesedel Grillo, soltanto per un suo capriccio,decide di non pagare il lavoro fatto:«Aronne Piperno, tu sei giudeo e i tuoiantenati hanno costruito la croce su cuimorì Gesù Cristo ...Posso esse ancora in-cazzato pe’ sto fatto?».Non a caso la vicenda giudiziaria conse-guente al rifiutato pagamento si conclu-derà, contro ogni evidenza dei fatti, con ilriconoscimento, da parte del Tribunale,del diritto del Marchese a non pagare e,addirittura, con la condanna del povero fa-legname ebreo. Ebbene, nel personaggiodel Marchese Onofrio del Grillo, calato inquel contesto di Stato Pontificio pervaso daprofonde prevaricazioni sociali, intravedoin un certo qual modo profonde analogiecon il Presidente Giovanni Tamburino e lasua gestione del dipartimento dell’ammi-nistrazione penitenziaria. Perlomeno perquello che riguarda la gestione della Poli-zia Penitenziaria e le relazioni con i sinda-cati del Corpo.Personalmente, infatti, ho sempre perce-pito nell’atteggiamento del dottor Tambu-rino tutti gli aspetti di un novello Marchesedel Grillo e del suo caratteristico «io so’io e voi non siete un cazzo».Fin dai primi scambi di opinione ho presocoscienza dell’assertività del suo dire e, so-prattutto, della assoluta mancanza di spa-zio per qualsiasi diritto di replica.In buona sostanza, negli incontri sindacaliil dottor Tamburino dà l’impressione di chiha già deciso e sta semplicemente assol-vendo allo sgradito compito di spiegare afastidiosi interlocutori quello che sta fa-cendo o, il più delle volte, quello che hagià fatto.Peccato, però, che non siamo davveronella Roma papalina, ma abbiamo voceper parlare e mezzi di comunicazione perdiffondere quello che diciamo. E abbiamo già detto, ma ripetiamo, che ilPresidente Tamburino sarà pure nobile earistocratico ma non è immune da critichee da censure soprattutto quando inciampasu provvedimenti discutibili e confutabili.Mi riferisco, ad esempio, alla Operazione •

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avoro über alles: potrebbe esserequesta un’efficace frase per sintetiz-zare il sistema penitenziario tedesco

così come abbiamo avuto modo di consta-tare ancora una volta nel corso di una re-cente visita in Germania. Lo scorso settembre, nell’ambito dellastretta collaborazione che da alcuni annilega il SAPPE con gli appartenenti alla po-lizia penitenziaria tedesca, aderenti al sin-dacato BSBD, una delegazione del primoSindacato della Polizia Penitenziaria ha in-fatti visitato alcuni istituti di pena tedescaed incontro il Ministro della Giustizia delLand di Brandeburgo. La visita segue quella fatta dal SAPPE in Ger-mania a settembre del 2009 e quelle delBSBD nel nostro Paese nel 2010 e 2011. E’ noto, infatti, che da tempo il SindacatoAutonomo di Polizia Penitenziaria (SAPPE)guarda avanti e si è avviato verso l’Europa.Come partner ha scelto l’omologo tedesco:Bund der StrafvollzugsbedienstetenDeutschland (BSBD). L’obiettivo precipuo: individuare soluzionial comune problema del sovraffollamentonelle carceri e di tentare di addivenire adun’armonizzazione dei sistemi detentivi.

mentre quello di Berlino è di massima si-curezza. Diversi per tipologia ma simili nella conce-zione stessa di detenzione: in entrambe lestrutture, infatti, i detenuti sono ospitati incelle singole e, per quanto è possibile, la-vorano tutti o quasi. Queste due condizioni permettono di avereuna vivibilità (anche e soprattutto per gliagenti) migliore rispetto alle criticità ita-liane: non è un caso, infatti, che sia quasiimparagonabile il numero di eventi criticitra Italia e Germania, a tutto favore della re-altà tedesca. Luigi Ferrarella, bravissimo cronista delCorriere della Sera, in un interessante arti-colo pubblicato dal quotidiano milanese hapuntato il dito proprio sul lavoro peniten-

L

n. 199 • ottobre • pag. 6Polizia Penitenziaria • SG&S

Nelle foto

in altoa destra

porta carraiadel carcere di

Berlino

in basso a destra

Luigi Ferrarella

sotto unpoliziotto

penitenziariotedesco

in sezione

Roberto Martinelli Capo RedattoreSegretario Generale Aggiunto del Sappe [email protected]

A nostro avviso, infatti, l’Europa non puòesistere solo per la moneta unica, la liberacircolazione delle persone e dei capitali eper gli scambi. Considerato che un passo decisivo è statocompiuto anche nell’ambito della giustiziaattraverso il reciproco riconoscimentodelle sentenze pronunciate e la possibilitàal condannato di poter espiare nel propriopaese di origine la pena detentiva commi-nata da un altro paese dell’UE, sarebbe lo-gico addivenire anche ad un’armo-nizzazione dei sistemi di sicurezza. Il pro-blema del sovraffollamento degli istituti dipena tocca senza dubbio entrambi i paesi.Ma, mentre la Germania riesce a conte-nerlo con politiche mirate attraverso la co-struzione di nuovi penitenziari el’assegnazione di detenuti a misure di re-cupero sociale che passano attraverso il la-voro e la formazione scolastica eprofessionale, l’Italia è invece perenne-mente vicina al collasso. Lo scambio di esperienze, analisi, rifles-sione e confronto sulle delicate problema-tiche legate ai sistemi detentivi dei duePaesi potrebbe costituire un vero contri-buto alla formulazione di valide proposteper strategie di intervento volte ad attenuareil sovraffollamento e a rendere le carceriun laboratorio di recupero sociale e non diaccentuata delinquenza. Ne abbiamo avuto l’ennesima conferma nelcorso della nostra recente visita ai peniten-ziari di Brandeburgo e di Berlino e nel con-fronto e scambio di idee con il Ministrodella Giustizia del Land di Brandeburgo, ilJustizminister Volkmar Schöneburg. Quello di Brandeburgo, città già apparte-nente ai territori della vecchia Germaniadell’Est, è un carcere di media sicurezza,

Lavoro über alles: il carcere in Germania

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ziario, sulla sua efficacia e sulla sua funzio-nalità. Nessun Paese, scrive Ferrarella, accette-rebbe che negli ospedali morissero 7 rico-verati su 10 o che nelle scuole fosserobocciati 7 studenti su 10. Invece il carcere vive in Italia una doppiaamnesia: non soltanto sullo scandalo di66.000 detenuti stipati in 45.000 posti (dacui le condanne dell’Italia in Europa), maancor più sul fatto che 7 detenuti su 10 tor-nino poi a delinquere se hanno espiato laloro pena tutta in carcere, mentre soltantouna percentuale tra il 12% e il 19% incorrain questa recidiva se durante la detenzionein carcere ha avuto la possibilità di fare verilavori per conto di imprese o cooperativeesterne che li assumono grazie agli incentivifiscali (516 euro di credito d’imposta perogni detenuto) e contributivi (80% di ridu-zione) introdotti nel 2000 dalla legge Smu-raglia (dal nome del senatore allorapromotore della legge). Solo che dal 2000 la legge è stata rifinan-ziata sempre con gli stessi soldi: 4,6 milionil’anno (dunque assottigliati già solo da in-flazione e crisi), stanziamento che al mo-mento consente di entrare in questocircuito lavorativo soltanto a 2.257 detenutisu 66.000. E siccome i soldi per quest’annoarrivavano a malapena ad agosto, i posti dilavoro si sono già ridotti. Ferrarella dice cose a noi note ma certonon all’opinione pubblica: nelle carceri vapersino peggio all’altra tipologia di lavoroche in teoria dovrebbe essere assicurata atutti i condannati e che invece solo per13.961 detenuti ha dato luogo a minipe-riodi da lavoranti per le necessità prati-che dentro il carcere come spesini,scopini, scrivani, portavitto, gabellieri, ma-nutentori. Lavoro certo meno significativo di quello dichi opera per ditte esterne con ben altrepretese di tempi e standard qualitativi, chedunque non funziona da ponte tra la finedella pena e il ritorno nella società, ma chealmeno allevia per qualche ora al giorno ilsovraffollamento nelle celle, non lascia inat-tivi i detenuti e offre loro la possibilità dimettere da parte qualche quattrino (inmedia 200/300 euro al mese). Ma anche qui le mercedi sono ferme al

n. 199 • ottobre • pag. 7Polizia Penitenziaria • SG&S

Nelle fotoi componentidella delegazionedel Sappecon i rappre-sentanti delSindacatotedesco BSBD

1994, e il capitolo Industria del bilanciodella Direzione dell’amministrazione peni-tenziaria (Dap), con il quale vengono retri-buiti i detenuti che lavorano nelle officinegestite dall’amministrazione penitenziariaper arredi e biancherie dei nuovi padiglioniin realizzazione, ha subìto un taglio addirit-tura del 71% in due anni, in picchiata dagli11 milioni di euro del 2010 ai 3,1 milionidel 2012. È un’amnesia sociale ancor più miope se si

pensa a tutti gli sterili allarmi sicurezzalanciati ad ogni eclatante delitto in questao quella metropoli. Altro che esercito nelle città: ogni puntopercentuale di recidiva che si riuscisse adabbassare vorrebbe infatti dire quasi 700ex detenuti restituiti alla società senza chedelinquano più e senza dunque che inflig-gano ai cittadini i costi dell’insicurezza(persone ferite da curare, risarcimenti,beni rubati o rapinati o danneggiati, costidi polizie-magistrati-cancellieri per riarre-starli e processarli).

E vorrebbe anche dire un risparmio seccoper lo Stato di 35 milioni di euro l’anno,visto che le stime più sparagnine indicanoin 140 euro al giorno il costo del manteni-mento di un detenuto. Proprio quello che il SAPPE sostiene dasempre. Eppure, è l’amara constatazione di Ferra-rella, la proposta di legge bipartisan Angeli-D’Ippolito-Vitale-Farina-Pisicchio, avanzatadall’intergruppo parlamentare per innal-

zare ad almeno 6 milioni l’anno il rifinan-ziamento della legge Smuraglia,incrementare a 1.000 euro al mese il cre-dito d’imposta per ogni detenuto assunto,e applicare gli sgravi alle cooperative anchenei 12/24 mesi successivi alla fine della de-tenzione, stenta a decollare. Come se trovare i soldi per il lavoro in car-cere fosse questione solo di buonismo. Enon, invece, l’egoistica convenienza di unasocietà che voglia davvero più sicurezza. La Germania ci insegna che si può fare.Basta volerlo.•

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a situazione delle carceri è sempreprecaria, con gli oltre 66500 detenutipresenti, dei quali circa 24000 stra-

nieri e il 25% tossicodipendenti. Con i taglialla spesa pubblica nei prossimi tre anni per-deremo altri 3.000 agenti circa che an-dranno a sommarsi ai circa 6.500 che giàmancano. Di recente, la deliberazione n.11/2012/G della Corte dei Conti, tra le altrecose, ha evidenziato la situazione del perso-nale del Corpo di Polizia Penitenziaria e diquello amministrativo. L’organico del Corpo è stabilito in 45.121unità, attualmente è di 38.543. Quindi, perun verso c’è la drammatica situazione delpersonale, dall’altra quella del sovraffolla-mento e della carenze di risorse economiche.Per quanto riguarda il sovraffollamento, si-curamente, questo è stato determinato dallaforte presenza di detenuti stranieri che negliultimi dieci/quindici anni sono aumentati inmaniera esponenziale. Molti chiedono di farscontare la pena agli stranieri nel loro paesed’origine, questa è una soluzione sicura-mente condivisibile, ma difficilmente prati-cabile, perché i paesi interessati non liaccettano facilmente, tranne che l’Italia nonstipuli accordi bilaterali che, comunque, nonsono a costo zero. Tali accordi, comunque,sarebbero necessari ed utili anche a conte-nere i flussi migratori.L’altro aspetto che determina sovraffolla-mento nelle carceri è l’alta presenza di de-tenuti tossicodipendenti, circa il 25%;soggetti, questi, che potrebbero scontare lapena all’esterno, grazie ad una legislazionemolto favorevole, che consente a coloro chesono stati condannati fino a sei anni di re-clusione, quattro per i reati più gravi, dipoter scontare la pena in strutture esterne,usufruendo della sospensione della pena, ov-vero dell’affidamento terapeutico, qualoraabbiano superato un programma di recu-pero, oppure l’abbiano in corso o, ad esso,intendano sottoporsi. Nonostante tale favo-revole situazione normativa la maggior partedei detenuti tossicodipendenti continuano arimanere in carcere, a volte per mancanzadi strutture esterne, a volte per mancanza dirisorse.Il Governo Prodi, per risolvere la situazionedelle carceri, varò l’indulto, provvedimentovotato allora anche da una parte dell’oppo-sizione. Con l’indulto uscirono dalle carceri

ci si ricordi di sgravare il personale di Poliziadalle responsabilità che il codice penalepone in capo al custode, provvedendo,anche, a modificare l’ordinamento che ci ri-guarda. Oggi il dibattito sulla questione car-ceri è incentrato sulla richiesta di un altroprovvedimento di clemenza, che sia l’indultoo l’amnistia. I principali promotori di taleiniziativa sono i radicali che, da sempre, me-ritoriamente, si battono per i problemi dellecarceri. A fianco dei radicali, negli ultimitempi, si è autorevolmente schierata anchela CEI (Conferenza Episcopale Italiana).Credo che esistano tante buone ragioni perdire no ad un provvedimento di clemenza.Proviamo a vederne qualcuna.Bisogna intanto dire che in Italia solo il 3/4per cento di coloro che commettono reativengono puniti, molti di questi non vengonoindividuati, quando ciò avviene non vengonocondannati a causa della lungaggine dei pro-cessi e quant’altro. Quindi, abbiamo il 96/97 per cento di autoridi reati che restano impuniti. Pertanto, lastragrande maggioranza delle vittime deireati non trova giustizia; un ulteriore colpodi spugna non farebbe altro che ingenerareulteriore sfiducia nei cittadini e, soprattutto,in coloro che i reati li hanno subiti. Come giàevidenziato prima, l’indulto varato qualcheanno fa non ha prodotto alcun effetto positivoa lungo termine, anzi, la situazione, nel girodi soli tre anni, è peggiorata. Inoltre, unprovvedimento di clemenza interverrebbe adinterrompere eventuali programmi di recu-pero in corso nei confronti dei condannati.Quindi, le strade da seguire devono esserealtre e non quelle relative a provvedimenti diclemenza: bisogna fare in modo che i pro-cessi vengano celebrati nel più breve tempopossibile, bisognerebbe fare un provvedi-mento di depenalizzazione dei reati minori,come il furto, per esempio, che non dovreb-bero essere puniti con il carcere, ci vorrebbeun maggior ricorso alle misure alternative alcarcere, come la messa alla prova, previstadal disegno di legge presentato dal MinistroSeverino ed avviare un percorso di recuperoalternativo al carcere per i detenuti tossico-dipendenti, condannati a pene detentivebrevi, nonchè un uso più oculato della cu-stodia cautelare.Bisognerebbe poi riorganizzare gi istituti pe-nitenziari, prevedendo tre diversi livelli nel-l’ambito della stessa regione: massimasicurezza, media sicurezza e custodia atte-nuata e, se necessario, costruire anche qual-che altro istituto o padiglione detentivo,senza però dimenticarsi che le nuove strut-ture non possono funzionare senza il perso-nale. Infine, è necessario far lavorare idetenuti.

più di trentamila detenuti, ma nel giro di treanni il livello della popolazione detenutatornò come prima, anzi, peggio di prima,perché quel provvedimento non fu accom-pagnato da riforme più generali. Il GovernoBerlusconi, invece, dopo aver decretatol’emergenza carceri, nominò un commissa-rio straordinario, individuato prima nell’al-lora Capo del Dipartimento Franco Ionta e,successivamente, nel Prefetto Angelo Sine-sio. Il primo piano carceri prevedeva la co-struzione di 11 nuovi istituti per 4.750 nuoviposti detentivi e la realizzazione di 20 padi-glioni in ampliamento in istituti già esistentiper 4.400 posti detentivi, per un totale com-plessivo di 9.150 posti. La spesa prevista eradi 675 milioni di euro. A seguito dei tagli albilancio dello Stato che hanno inciso per unimporto di quasi 228 milioni di euro, ilpiano carceri ha dovuto essere rimodulatoe riprogrammato, in funzione delle nuove ri-sorse che ammontano a 468,5 milioni dieuro. Gli istituti da costruire sono scesi da11 a 5, per un totale di 2.700 nuovi posti de-tentivi in meno, mentre i nuovi padiglioni dacostruire sono 17, rispetto ai 20 previsti conuna diminuzione di 600 posti detentivi. Gliistituti saranno realizzati nelle città di Came-rino, Torino, Catania, Pordenone e Bolzano,ciascuno con capienza di 450 posti, salvoBolzano, di 250. La rinuncia di cui sopraporterà ad una decurtazione complessiva di3.300 posti che dovrebbero essere compen-sati dall’utilizzo di altre strutture, come Ca-gliari e Sassari. Un progetto ambizioso,quello del piano carceri, che sconta però undifetto: la mancanza di personale di PoliziaPenitenziaria ed amministrativo, che nonconsentirebbe l’apertura di queste strutture.Di necessità virtù avrà pensato colui che haideato la vigilanza dinamica, termine quan-tomai infelice, come se finora la vigilanzafosse stata statica. Proviamo a dirlo a quei colleghi che nel-l’arco di otto ore di servizio in una sezionedetentiva percorrono, probabilmente, glistessi chilometri che percorre un calciatoredurante una partita di calcio. Il paradosso èevidente e volutamente provocatorio, mal’idea della vigilanza dinamica è alquantobizzarra e dovrebbe sostanzialmente consi-stere in una ridotta vigilanza, da effettuarsicon meno personale del previsto. Tutto potrebbe funzionare, a condizione che

L

Qualche buona ragione per dire no all’ indulto

e all’ amnistia

Giovanni Battista DuranteRedazione PoliticaSegretario Generale Aggiunto del Sappe [email protected]

n. 199 • ottobre • pag. 8Polizia Penitenziaria • SG&S

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n. 199 • ottobre • pag. 10Polizia Penitenziaria • SG&S

Nelle foto in alto e

sottoIlaria Bianchi

a destraLorenzoBagnoli

a cura di Lady OscarRedazione Sportiva

[email protected]

quella finale è stato stabilito il record delmondo dall’americana Dana Vollmer(55’’98), che ha cancellato il 56’’06 stabi-lito dalla svedese Sarah Sjostrom ai Mon-diali di Roma 2009. L’americana ha quindi vinto l’oro e alle suespalle ha chiuso la cinese Ying Lu, argentoin 56’’87. Il podio è stato completato dal-l’australiana Alicia Coutts, bronzo con56’’94.Da Londra alla tappa inaugurale di Coppaa Stoccolma (13/14 ottobre), dove l’Atletadi Castel San Pietro ha ottenuto due piazza-menti in finale, quinta nei 50 metri(26”30) e sesta nei 100 metri farfalla(58”94). Nella seconda uscita indoor di Mosca Ilariaha fatto suo l’oro migliorando ancora il re-cord italiano con il tempo di 57”18, met-tendosi alle spalle la svedese LouiseHansson e la russa Veronika Popova, chehanno toccato rispettivamente in 57”76 e58”42. Sempre a Mosca ma nei 50 metri,la Bianchi è arrivata seconda con 26”21dietro all’olandese Inge Dekker , prima con25”65.

L’ultimo appuntamento di Berlino (20/21ottobre) si è chiuso con una doppiettad’oro, un record italiano e una medagliad’argento. L’Italia ha nuotato veloce anche nella tappatedesca, ed in particolare Fabio Scozzoli eIlaria Bianchi hanno continuato a distin-guersi e scalare posizioni. Mentre l’atleta dell’esercito ha conquistatoil gradino più alto nei 100 rana con unbuon 57” 61, la nostra fiamma azzurra siè imposta nei 100 farfalla con 56”86, avantialla svedese Louise Hansson, seconda in57”55, e all’olandese Inge Dekker, terza in57”65. L’atleta della Polizia Penitenziaria ha cosìrafforzato per la terza volta il crono italianodella specialità, impreziosendo la serie per-sonale di incredibili piazzamenti, raccoltiin un periodo agonistico davvero da incor-niciare.

udo: argento a Bagnoli e bronzoalla Celletti alla European Cupdi Belgrado

Per il judo targato Fiamme azzurre ottimirisultati a Belgrado per l’European Cup inprogramma sabato 20 e domenica 21 otto-bre alla Sports Hall Sumice.

Nuoto, judo e tiro con l’arco:le eccellenze delle Fiamme Azzurre

uoto: Ilaria Bianchi chiude laCoppa del mondo 2012 tra pri-mati e medaglie

Sorride alle Fiamme Azzurre la XXIV edi-zione della Coppa del Mondo in vasca corta(FINA Swimming World Cup 2012).L’Italia del nuoto è stata presente a tre delleotto tappe della rassegna iridata. Nei pro-grammi del team azzurro sono state infattipreviste le date di Stoccolma (13-14 otto-bre), Mosca (17-18 ottobre) e Berlino (20-21 ottobre), con la decisione di nondisputare invece le tappe di Doha (6-7 ot-tobre), Pechino (2-3 novembre), Tokyo(6-7 novembre) e Singapore (10-11 no-vembre). In ogni appuntamento continentale nelquale gli italiani sono scesi in acqua, habrillato Ilaria Bianchi, la farfallista della Po-lizia Penitenziaria che è in continua cre-scita praticamente sin dalle gare diavvicinamento alla buona prova olimpica diLondra in cui è giunta quinta, ma dopo averritoccato per ben due volte il record ita-liano nei 100m: in semifinale aveva infattifatto registrare il tempo di 57” 79 miglio-rando il suo personale fermo a di 58” 12ed in finale ha nuovamente abbassato il fre-schissimo primato italiano con 57’’27. In

N

J

Page 11: Polizia Penitenziaria - Ottobre 2012 - n. 199

Per il Serbia Open sono stati registrati ingara ben 380 atleti di oltre 30 nazioni, conun sensibile incremento rispetto all’edi-zione precedente (198 atleti, 21 nazioni)determinato dall’attenzione rivolta al cir-cuito delle European Cup per poter acce-dere poi a quello valido per la WorldRanking List. Gli azzurri sul tatami di gara sono statiFabio Andreoli, Guido Carnebianca, Gio-vanni Carollo, Juri Contegreco, GiovanniDi Cristo, Walter Facente, Valentina Giorgis,Odette Giuffrida, Monica Iacorossi, Ma-rianna Marinosci, Alessio Mascetti, Fabri-zio Piatti, Alessia Regis, Gesualdo Scollo ele nostre Fiamme Azzurre Lorenzo Ba-gnoli, Diego Cressi, Matteo Celesti e MarisaCelletti.Dall’impegnativa due giorni i nostri porta-colori tornano con due medaglie: l’argentodi Lorenzo Bagnoli nei 90 kg e il bronzo diMarisa Celletti nei 70kg e l’Italia comples-sivamente con il quarto posto nella classi-fica per nazioni dietro all’Ungheria, laSlovenia e la Romania.

In una pole impegnativa ma abbordabileLorenzo Bagnoli ha superato per ippon gliungheresi Zalan Ohat e Krisztian Toth ilceco Alexandr Jurecka, lo sloveno Rok Le-skovsek. In finale ha ceduto solo al pa-drone di casa serbo Aleksandar Kukolj, giàoro in Coppa del Mondo. Marisa Celletti ha invece superato KristynaPlevova al 1° turno, ma poi è stata scon-fitta dalla forte croata Kristina Marjanovic,superata in finale dalla slovena Anka Po-gacnik.Nei ripescaggi per il bronzo la nostrafiamma azzurra ha poi vinto agevolmente

n. 199 • ottobre • pag. 11Polizia Penitenziaria • SG&S

Nelle fotosopraGiuseppe Seimandi

sotto IreneFranchini

a sinistraMarisa Celletti

sulla slovena Aja Gacnik-Zupanc, sullacanadese Sarah-Myriam Mazouz, e poisulla serba Ivana Jandric prima di com-pletare l’opera nella finale per il bronzoportando a casa la medaglia ai dannidella svizzera Desirée Gabriel. Minor fortuna per Diego Cressi nei 66kg:dopo aver superato il romeno CatalinBratulescu e il ceco David Vodicka neiquarti è incappato nel serbo Nenad Vu-kolic. La sconfitta per mano dell’ungherese La-szlo Juracsek nei recuperi l’ha poi rele-gato al 9° posto finale. Matteo Celestinella categoria degli 81kg è stato subitosconfitto dall’ungherese-nonché vincitoredella categoria- Laszlo Csoknyai. Nel turno di recupero con il serbo DusanNikolic, il nostro atleta non è riuscito adandare oltre chiudendo diciassettesimo.

iro con l’Arco: bronzo allaFranchini e Seimandi agli As-soluti di Aprilia

Al Campionato Italiano Assoluto di tirocon l’arco tenutisi ad Aprilia il 6/7 otto-bre 2012 due bronzi per le Fiamme Az-zurre rappresentate da IreneFranchini nel compound e Giuseppe Sei-mandi nell’arco nudo. Un doppio risultato che però deludeconsiderando la buona prova messa incampo da entrambi (primi in classificaper tutta la fase delle eliminatorie). Nelle semifinali Irene è stata battuta daSonia Bianchi (poi campionessa asso-luta) per 34-38, ed ha poi vinto il bronzocontro la toscana Tiziana Crocioni (34-32), mentre Giuseppe, dopo aver persocontro Simone Pisola per 37-40, ha tro-vato il riscatto contro Maurizio Robasioper il 3° posto, superandolo per 36-33.Sempre nell’arco Alberto Simonelli è di-ventato vice campione italiano nell’arcocompound il 22 settembre a Cherasco(Cn) 2012, giungendo a cinque punti dalprimo, il normodotato Sergio Pagni (il fi-nale è stato di 145 a 140). Solo pochissime misure gli hanno ne-gato il podio più alto ed il titolo. Forteanche di questo il nostro arciere ha lan-

ciato una provocazione per le prossimeolimpiadi di Rio 2012: dopo l’argento di Pe-chino ed il non classificato di Londra, conquesto risultato utile a rinfrancare il morale,Alberto vorrebbe poter gareggiare nel com-pound anche con i normodotati così comeè stato possibile per i mondiali Open di LasVegas dello scorso anno e come non è in-vece ugualmente permesso per la massimarassegna a cinque cerchi dei giochi olimpici.Tutto ciò, ha dichiarato all’indomani dellapiazza d’onore al campionato italiano, po-trebbe consentirgli di dedicarsi ad un altro

obiettivo, stavolta in chiave paralimpica: illancio del peso. Non ci sono molte affinità tra i due sport, maevidentemente la capacità di spaziare nonmanca al nostro Alberto che prima di essereun atleta del tiro con l’arco è stato anche unbuon agonista del tiro con la pistola. La freccia in tal senso ormai l’ha scoccata,speriamo che ci sia anche la voglia di rac-coglierla, per consentire a tanti come lui didimostrare che le abilità hanno pochi limiti,tranne che non sia un regolamento a dimi-nuire la possibilità di essere manifestate pie-namente.

T

Page 12: Polizia Penitenziaria - Ottobre 2012 - n. 199

NA (Direzione Nazionale Antimafia)La Direzione Nazionale Antimafia(DNA) è stata istituita, con legge 20

gennaio 1992 n.8, nell’ambito della Pro-cura Generale presso la Corte di Cassazionecon il compito di coordinare, a livello na-zionale, le indagini relative alla criminalitàorganizzata.La DNA è composta dal Procuratore nazio-nale antimafia (attualmente il Dr.PietroGrasso), nominato direttamente dal Consi-glio Superiore della Magistratura, e da 20magistrati del pubblico ministero, che pren-dono il nome di sostituti procuratori na-zionali antimafia. A livello territoriale sono istituite le Dire-zioni Distrettuali Antimafia (D.D.A) chehanno sede presso la Procura della Repub-blica del Tribunale dei 26 capoluoghi di Di-stretto di Corte di Appello. Il Procuratorenazionale antimafia, sottoposto alla vigi-lanza del Procuratore Generale presso laCorte di Cassazione, esercita le sue funzionidirettamente o delegandole ai suoi sostituti.Coordina anche le attività investigative con-dotte dalle singole Direzioni Distrettuali An-timafia (D.D.A), coordinamento finalizzatoad assicurare la conoscenza delle informa-zioni tra tutti gli uffici interessati e a colle-gare le D.D.A tra loro quando emerganofatti o circostanze rilevanti tra due o più diesse.L’attività investigativa riguarda essenzial-mente lo studio e la lotta su scala nazionaleed internazionale delle seguenti attività cri-minose: • mafia,• camorra,• ’ndrangheta,• narcotraffico,• tratta di esseri umani,• riciclaggio,• appalti pubblici,• misure di prevenzione patrimoniali,• ecomafie,• contraffazione di marchi,• operazioni finanziarie sospette,• organizzazioni criminali straniere

Per lo svolgimento delle sue attività la

rio e la lotta all’infiltrazione negli investi-menti pubblici.

R.O.S. (Raggruppamento Operativo Spe-ciale)Costituito il 3 dicembre 1990, ha sede aRoma e dipende dal Comando Generale deicarabinieri. E’ un’articolazione specializ-zata dell’Arma e si avvale di una strutturacentrale e 26 sezioni periferiche.Assicura il collegamento delle attività inve-stigative relative ai delitti di criminalità or-ganizzata, con una strategia unitaria chesupera gli stretti limiti delle competenzeterritoriali.I suoi principali compiti sono: contrastoalla criminalità organizzata, all’eversioneed al terrorismo interno ed internazionale,mediante l’analisi e il raccordo informa-tivo, nonché il supporto tecnico-logisticoalle attività investigative.

S.C.I.C.O (Servizio Centrale di Investiga-zione sulla Criminalità Organizzata)Lo S.C.I.C.O. è un reparto speciale dellaGuardia di Finanza, istituito il 10 luglio1993. La struttura è articolata in Uffici eGruppi. L’attuale comandante è il generaledi Brigata Umberto Sirico.Il reparto ha diverse competenze:• cura la raccolta dei dati e delle notizieconcernenti l’attività investigativa svolta daireparti del Corpo sul territorio, analizzan-done i dati ed elaborando le metodologieinvestigative più idonee;• intrattiene i rapporti, a livello centrale,con il Procuratore nazionale antimafia eprocede all’interscambio informativo coni paritetici Servizi centrali delle forze di po-lizia, con la D.I.A., nonché con gli organie i servizi di polizia ;• cura il collegamento informativo inter-forze per le attività dirette alla prevenzionee repressione dei delitti di sequestro dipersona a scopo di estorsione;• fornisce supporto tecnico-logistico aiG.I.C.O., mediante l’impiego di attrezzaturetecnologicamente avanzate.

I G.I.C.O sono reparti della Guardia di Fi-nanza ad alta specializzazione nelle investi-gazioni di polizia tributaria/giudiziaria,economica e finanziaria, che operano nelcontrasto dei reati di criminalità organiz-zata, con particolare riferimento al riciclag-gio di denaro e nella lotta al finanziamentoal terrorismo internazionale.

D.N.A. si avvale di strutture investigative al-tamente specializzate, quali la Direzione in-vestigativa antimafia (D.I.A), ilRaggruppamento Operativo Speciale del-l’Arma dei Carabinieri (R.O.S), Il ServizioCentrale di Investigazione sulla CriminalitàOrganizzata della Guardia di Finanza(S.C.I.C.O).

D.I.A (Direzione Investigativa Antimafia)E’ un organismo investigativo specializzatodi cui fanno parte uomini delle diverseforze di polizia ed ha competenza su tuttoil territorio nazionale. E’ stata istituita conlegge 30 dicembre 1991 n. 410 ed ha ilcompito di coordinare ed assicurare losvolgimento delle attività di investigazioneattinenti la criminalità organizzata, ne stu-dia le espressioni e le connessioni, svolgeindagini di polizia giudiziaria per i delitti diassociazione di tipo mafioso o ad essa ri-collegabili.Al vertice della struttura c’è un Direttorescelto, a rotazione, tra gli alti funzionaridella Polizia di Stato, Ufficiali dell’Arma deiCarabinieri e del Corpo della Guardia di Fi-nanza. Attualmente il Direttore è il Dott. Al-fonso D’Alfonso Dirigente Generale diPubblica sicurezza.Per l’esercizio delle sue funzioni lo stessosi avvale della collaborazione di due ViceDirettori - ad uno dei quali è anche affidatala funzione Vicaria - che hanno il compitodi sovrintendere rispettivamente alle attivitàoperative ed a quelle amministrative. LaD.I.A., che per il perseguimento dei propriobiettivi istituzionali gode di autonomia ge-stionale amministrativo-contabile, si com-pone di una struttura centrale e di unastruttura periferica, costituita da dodiciCentri e sette Sezioni Operative che co-prono l’intero territorio nazionale.Tra gli obiettivi strategici perseguiti, assumeparticolare rilievo quello del contrasto allaforza economico-finanziaria della crimina-lità organizzata. I patrimoni illecitamenteaccumulati sono restituiti all’utilità collet-tiva. Particolarmente impegnativo è il con-trasto alla penetrazione nel tessutoeconomico ed imprenditoriale del territo-

D

Antimafia: uomini contro

n. 199 • ottobre • pag. 12Polizia Penitenziaria • SG&S

Aldo Maturo Avvocato, già Dirigente A. [email protected]

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Page 14: Polizia Penitenziaria - Ottobre 2012 - n. 199

a cura di Ciro BorrelliCoordinatore Nazionale Sappe Minori per la [email protected]

n. 199 • ottobre • pag. 14Polizia Penitenziaria • SG&S

Nelle fotosopra il

Presidentedella

RepubblicaGiorgio

Napolitanodurante la

sua recentevisita

a Nisida

a fiancoil Ministro

della Giustizia

Paola Severino

a destra ilCapo DGM

CaterinaChinnici

subito sottol’ingresso

dell’ IstitutoMinorile

l 3 ottobre 2012 il Ministro dellaGiustizia Paola Severino, accompa-gnata dal nuovo Capo Dipartimento

della Giustizia Minorile dott.ssa CaterinaChinnici, ha visitato l’Istituto Penale Mi-norile di Nisida (NA) che sin dagli annisettanta è luogo di interesse delle più im-portanti figure istituzionali. Ricordiamo la visita del Presidente Gior-gio Napolitano il 30 settembre 2011.

L’attuale Ministro della Giustizia, PaolaSeverino, ha descritto la visita a Nisidacome «una grande lezione di vita», unavisita che ha voluto fare con la dott.ssaCaterina Chinnici proprio per dare cer-tezze ad un settore importante, qualequello minorile, a cui è particolarmentelegata. Fondamentale, per il Ministro, ilruolo delle famiglie che «spesso indu-

cono ...i ragazzi a rimanere sullastrada della delinquenza».Le famiglie - ha dichiarato la Severino,«vanno rieducate assieme ai ragazzi».Del carcere minorile di Nisida, la Seve-rino spiega di aver apprezzato «gli espe-rimenti lavorativi unici,fondamentali per abbattere la reci-diva. La strada da seguire e’ quella distrutture capaci di garantire risultaticome questi».Attualmente grazie all’impegno del con-tingente di Polizia Penitenziaria, i mi-nori detenuti, circa 60, vengonoimpegnati in laboratori di pittura, scrit-tura, musica così come di cucina e fa-legnameria. «Ho parlato con un ragazzo - ha rac-contato il Ministro - che mi ha detto diaver chiesto la grazia. Alcuni hanno lagrinta per spezzare la catena ma avolte la societa’ non aiuta. Dipendeanche da noi - ha concluso - insegnarealle famiglie che è possibile uscire dalcerchio della delinquenza».In occasione della visita al carcere mi-norile di Nisida il Ministro della Giustiziaavrebbe ancora detto che non ci sono lecondizioni per un provvedimento di am-nistia, e, comunque, oltre a questa mi-sura eccezionale, è bene comunque

lavorare su quelle strutturali di alternativaal carcere. Il provvedimento, ricorda il Ministro «di-pende dal Parlamento e richiede unamaggioranza qualificata dei due terzie non sembra ci siano le condizioni perraggiungerla. Nell’attesa, non si può ri-manere con le mani in mano». Infine il nostro pensiero va ai colleghidella Polizia Penitenziaria di Nisida checon professionalità e competenza hannoorganizzato e gestito la visita delle auto-rità, come sempre in prima linea guidatidal Comandante di Reparto ed in collabo-razione con le altre forze di Polizia.

I

Grazie alla Polizia Penitenziariadell’Istituto Minorile di Nisida

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• assistenza legale nel relativo procedimento amministrativo;•assistenza nella fase giudiziale contro il relativo provvedimento negativo;• compenso professionale convenzionato.

in materia di PENSIONE PRIVILEGIATAper il personale cessato dal servizio e/o i superstitiL’assistenza interessa:• il personale collocato in congedo senza diritto a pensione o con pensioneordinaria che possa ancora chiedere il riconoscimento della dipendenzada causa di servizio di infermità o lesioni riferibili al servizio stesso e laconseguente pensione privilegiata;• il personale collocato in congedo senza diritto a pensione o con pensioneordinaria, al quale sia stata negata la pensione privilegiata per non dipen-denza da causa di servizio di infermità e lesioni o per non ascrivibilità dellestesse;• il personale cessato per inidoneità dal ruolo della Polizia Penitenziaria,già transitato o che debba transitare ai ruoli civili della stessa amministra-zione o di altre amministrazioni, ai fini della concessione della pensioneprivilegiata per il servizio prestato nella polizia Penitenziaria;• il personale deceduto in servizio, ai fini della pensione indiretta privile-giata ai superstiti e di ogni altro beneficio previsto a favore degli stessi;• il personale già titolare di pensione privilegiata deceduto a causa dellemedesime infermità pensionate, ai fini dei conseguimenti spettanti ai su-perstiti.L’assistenza comprende:• esame gratuito, legale e medico legale, del fondamento della domandaper la concessione della pensione privilegiata anche per i transitati al ruolocivile;• valutazione gratuita, legale e medico legale, del fondamento del ricorsocontro il provvedimento negativo della pensione privilegiata;• valutazione gratuita, legale e medico legale, delle pensioni indirette e diriversibilità ai fini del trattamento privilegiato e dell’importo pensionisticoliquidato;• assistenza nella relativa fase amministrativa e nella fase giudiziale controil provvedimento pensionistico negativo;• compenso professionale convenzionato.

PER BENEFICIARE DELLA CONVENZIONE Gli iscritti al Sappe possono:• rivolgersi alla Segreterie Sappe di appartenenza;• rivolgersi agli avvocati Guerra presso le sedi degli studi di Roma (via Ma-gnagrecia n.95, tel. 06.88812297), Palermo (via Marchese di Villabiancan.82, tel.091.8601104), Tolentino - MC (Galleria Europa n.14, tel.0733.968857) e Ancona (Corso Mazzini n.78, tel. 071.54951);• visitare il sito www.avvocatoguerra.it

La convenzione Sappe/Studio Legale GuerraPer rispondere ad una richiesta sempre più pressante dei propri iscritti,il Sappe ha stipulato una convenzione con lo Studio Legale AssociatoGuerra, come partner legale in materia previdenziale.

Lo Studio Legale Associato Guerra è specializzato in materia di diritto pen-sionistico pubblico, civile e militare.

La convenzione tra il Sappe e lo Studio Legale Associato Guerra comprende • la causa di servizio e benefici connessi;• le idoneità al servizio e provvedimenti connessi:• i benefici alle vittime del dovere;• la pensione privilegiata (diretta, indiretta e di riversibilità) e gli assegniaccessori su pensioni direttte e di riversibilità.

La consulenza si avvale di eccellenti medici esperti di settore, collaboratoridell Studio Guerra, in grado di assistere l’interessato anche nel corso dellevisite mediche collegiali in sede amministrativa e giudiziaria.In particolare, attraverso lo Studio Legale Associato Guerra , il Sappe ga-rantisce ai propri iscritti:

in materia di CAUSA DI SERVIZIO• valutazione gratuita, legale e medico legale, del fondamento della do-manda per il riconoscimento della causa di servizio anche ai fini dell’equoindennizzo;• assistenza legale nella fase amministrativa;• valutazione gratuita, legale e medico legale, del fondamento del ricorsocontro il provvedimento negativo di riconoscimento della causa di servizioe del’equo indennizzo;• assistenza legale nella fase giudiziale dinanzi alle competenti Sedi Giu-risdizionali;• compenso professionale convenzionato.

in materia di INIDONEITA’ AL SERVIZIO• valutazione legale e medico legale delle infermità oggetto di accerta-mento della idoneità al servizio, per la scelta strategica delle azioni da pro-muovere secondo gli obiettivi che intende raggiungere l’interessato;• assistenza legale nel relativo procedimento amministrativo;•assistenza nella fase giudiziale contro il provvedimento amministrativo;• assistenza amministrativa e giurisdizionale contro il provvedimento ditrensito;• compenso professionale convenzionato.

in materia di VITTIME DEL DOVERE• valutazione gratuita per l’accertamento della sussistenza delle condizionidi legge richieste per il diritto ai benefici previsti a favore delle vittime deldovere;

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alve, volevo farle i complimenti perl’impegno con cui cura la rubrica

giuridica, sollevando diversi dubbi, maanche per l’importantissimo lavoro dipubblicizzazione attraverso la rivista etramite la pagina internet www.poli-ziapenitenziaria.it . Io faccio partedegli idonei dell’”anomalo” concorsopubblico a 271 v.ispettori che ricalcacompletamente la mia “anomala” esi-stenza dal punto di vista professionale,e non immagina neanche come inspe-rata per me è stata questa opportunitàpiovuta letteralmente addosso nel 2008.Quando sono stato chiamato nel 2008a ripetere la prova (nel 2004 facevoparte di coloro che non hanno superatole prove preselettive, e questo è anchel’unico concorso della mia vita che hofatto in questa amministrazione) mihanno cercato con raccomandata inben 3 residenze prima di trovarmi “fa-cendomi presente” che avevo omesso diindicare i vari cambiamenti di resi-denza all’amministrazione! (per me ilconcorso era finito nel 2004 e cometanti altri in cui non sono riuscito, permancanza di risorse economiche nonho mai fatto ricorsi anche quando inalcune occasioni i motivi sarebberostati validi!). Faccio parte di quellaclasse di cittadini “quasi invisibili” perlo stato e per la società a causa dell’as-senza di peso economico e di posizionesociale raggiunta nell’arco di 40anni divita (da quest’anno non abbiamo piùneanche la TV perchè ho deciso di nonpagare più quella tassa assurda chia-mata canone RAI e l’informazione laseguo solo su internet e alla TV guardosolo DVD!) ignoravo assolutamentetutto quello che si era sviluppato in-torno a questo incredibile concorso su-bito dopo la prova preselettiva del 2004(se non erro). Non sapevo affatto chenel frattempo a suon di sentenze del Tartutto era stato annullato e tutto andavaripetuto, ancor di più, non riesco a cre-dere che il CDS annullava tutto defini-

S

Concorso pubblico 271 Vice Ispettoridi Polizia Penitenziaria

Giovanni [email protected]

n. 199 • ottobre • pag. 16Polizia Penitenziaria • SG&S

stante il SAPPe ha più volte segnalato la il-legittimità della procedura nonché la pro-tervia con cui l’Amministrazione haritenuto di disattendere i contenuti precet-tivi del bando di concorso, circa la no-mina di componenti della Commissioneesaminatrice in quiescenza.A seguito di dodici ricorsi (nove al Tar etre al PdR) avanzati da alcuni candidatinon idonei alla prova orale del concorsode quo, sono intervenute delle ordinanzedel T.A.R. (e del C.d.S.) che hanno so-speso gli atti della procedura concorsuale,in particolare le singole valutazioni delleprove d’esame orale dei vari ricorrenti e,in alcuni casi, l’atto di nomina dei com-ponenti della commissione concorsuale.La questione è molto controversa perchénon ci sono precedenti giurisprudenzialispecifici in materia.Per la risoluzione del problema il compe-tente Dipartimento dell’Amministrazione

tivamente nel 2006 perchè sostanzial-mente le domande della prova prese-lettiva del 2004 erano troppo difficili!Di concorsi pubblici e di selezioni pri-vate importanti dal 1991 ne ho fatteveramente tante (ma ancora oggisono più che precario). Nel 2008 ri-cordo che un giorno prima circa dellaprova preselettiva ero a letto con lafebbre alta e non volevo andare asso-lutamente a “ripetere” questo con-corso. Devo ringraziare Dio e miamadre che mi ha convinto ad andare.Ricordo che sono partito il pomeriggio(14,30) prima della prova e dopo 16ore circa di autobus sono arrivato alle6 di mattina a Roma Tiburtina perfare le prove alle 10 della stesso giorno.Immaginerà quanto ero “cotto” per ilviaggio e per i postumi della febbre.Dopo tutte queste peripezie, affrontateanche nelle altre prove, mentre leggevosul gruppo facebook relativo al con-corso, per caso mi sono imbattuto nellink: http://comitatoidoneisppolpen.weebly.com/index.html dove ho ap-preso con immenso dispiacere dellafase di stallo che ha coinvolto il con-corso a causa di alcuni ricorsi al TAR.Ed eccomi qui a chiedere quale po-trebbe essere la risoluzione al pro-blema.SE HA SBAGLIATO L’AMMINISTRAZIONEE’ UN PROBLEMA DELL’AMMINISTRA-ZIONE CON I RICORRENTI E DEI RI-CORRENTI. QUESTO NON PUO’ NE DEVENE DOVREBBE METTERE IN FORSE LAMIA IDONEITA’ IN QUESTO CONCORSO,E QUANTO NE DEVE E NE DOVREBBECONSEGUIRE, CIOE’ LA PARTENZA PERIL CORSO DI FORMAZIONE!! Aspetto vo-stre notizie.

Cordialmente

Egregio idoneo,il concorso pubblico, per esami, per ilconferimento a 271 posti di allievo viceispettore del ruolo degli ispettori delCorpo di polizia penitenziaria, è oggettodi contenzioso amministrativo, nono-

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n. 199 • ottobre • pag. 17Polizia Penitenziaria • SG&S

Nella fotoun incendio

Penitenziaria, secondo il mio parere, haa disposizione due soluzioni che possonosalvaguardare la posizione dei candidatirisultati idonei all’esito della prova oraledel concorso.La prima soluzione potrebbe risiederenella predisposizione di un provvedi-mento che disciplini la composizionedelle commissioni d’esame in modo dacostituire il presupposto di una soluzionenormativa volta a superare la situazionein cui versa la procedura in oggetto.La seconda soluzione discutendo dell’ef-ficacia inter partes ovvero erga omnes,trovandosi conseguentemente di frontealla necessità di adottare provvedimentiamministrativi che, dando esecuzione alleordinanze del giudice, ora, ed a tal pro-posito, preme evidenziare come, sotto unprofilo generale, è principio pacificoquello secondo il quale degli effetti dellapronuncia cautelare non si possono gio-vare soggetti terzi rispetto a quelli costi-tuiti nel giudizio in cui la stessa interviene(cfr. Cons. Stato, VI, sent. n. 49/1982;sent. TAR Lazio, I, n. 1168/1985; sent.Cons. Stato, V, sent. n. 548/1986).In tali termini, si parla della c.d. “efficaciaintuitu personae” dell’ordinanza caute-lare.Poiché, dunque, le ordinanze di cui trat-tasi hanno espressamente sospeso gli attidi valutazione delle prove dei soli ricor-renti, ne consegue che – in caso di man-cata impugnazione da parte di altrisoggetti ritenuti non idonei - si devono ri-tenere vigenti nei confronti degli stessi levalutazioni di non idoneità agli stessi giàriservate.In prima battuta, dunque, si può ritenereche le ordinanze cui dare esecuzione nonabbiano efficacia generalizzata.Chiarito quanto sopra sotto un profilo si-stematico, si deve valutare se dalla naturadi “atto generale” del provvedimento dinomina dei membri della Commissione,oggetto del contenzioso al pari delle va-lutazioni di non idoneità dei singoli ricor-renti, possa discendere una “efficaciageneralizzata” delle dette ordinanze.In questi termini, si rinviene un prece-dente giurisprudenziale del TAR Lombar-dia, Milano, secondo il quale “lasospensione degli effetti dell’atto impu-gnato disposta dal Giudice Ammini-strativo riguarda solo i soggettiricorrenti, anche se l’atto sospeso abbia

carattere generale” (ord. TAR Lombar-dia, Milano, 11.2.1987, n. 326).Nel medesimo senso, è affermato semprerispetto ad atti con valenza generale e in-divisibile che “il contenuto decisoriodell’ordinanza cautelare del giudiceamministrativo non acquista mai effi-cacia definitiva che, in ordine al casoconcreto, acquisisce la sentenza finaleinoppugnabile”(T.A.R. Lazio, sez. I, 16ottobre 1985, n. 1188); legittimamentepertanto l’Amministrazione mantiene lavalidità ed efficacia dei giudizi di non ido-neità a quei soggetti che non siano statidestinatari delle pronunce di sospensione.Ed, ancora, si è affermato che “se è veroche l’efficacia erga omnes caratterizzail giudizio di annullamento del prov-vedimento amministrativo, non po-tendo logicamente l’atto annullato nonesistere per alcuni soggetti ed esistereper altri, è anche vero che non sussi-stono ostacoli logici e giuridici a con-cepire la ‘sospensione dell’esecuzione’...di un atto (sia pure a contenuto gene-rale) come naturaliter limitata tra leparti in causa ed a beneficio soltantodi alcuni soggetti e cioè di quelli chel’abbiano richiesta, e che tale è la (li-mitata) funzione che si deve ricono-scere in linea di principio alleordinanze sospensive” (TAR Calabria,sent. n. 340 del 22.7.1987).D’altra parte, conforme a tali principi èaltresì la conclusione per cui “l’effettoc.d. caducante sull’atto conseguenzialepuò conseguire solamente a seguito diuna pronunzia di annullamento del-l’atto presupposto e non ad una sem-plice ordinanza cautelare disospensiva dell’efficacia del provvedi-mento medesimo” (Consiglio Stato, sez.IV, 8 luglio 2002, n. 3774).Alla luce di quanto sopra, dunque, nonpare possa ritenersi che dalla natura di“atto generale” del provvedimento di no-mina dei componenti della Commissioneconcorsuale possa discendere una “effi-cacia generalizzata” delle ordinanze dicui si discute.Se così fosse, infatti, sarebbe da ritenersiviolato il principio secondo il quale le or-dinanze cautelari esplicano i propri effettiin ambito circoscritto al solo giudizio nelquale sono emesse e non anche rispettoa giudizi differenti.Ciò precisato, si ritiene che la corretta

esecuzione delle ordinanze di sospensivadi cui si discute potrebbe consistere nellarinnovazione della prova orale e, conse-guentemente, della valutazione, solo peri singoli ricorrenti, da parte di una com-missione in diversa composizione ri-spetto a quella che ha operato lavalutazione impugnata e sospesa.La circostanza – in disparte ogni valuta-zione in ordine alla fondatezza o menodei ricorsi - comporterebbe l’indiscuti-bile beneficio processuale di produrre lasopravvenuta carenza di interesse al ri-corso per tutti i soggetti ricorrenti che

tale prova avessero sostenuto (e, si badi,non necessariamente superato).Consentirebbe altresì di mantenere inal-terato l’effetto delle positive valutazionidei soggetti già ritenuti idonei.Consentirebbe poi, si ritiene entro brevetempo, di procedere con la pubblica-zione della graduatoria concorsuale, cosìtra l’altro imponendo ad eventuali altrisoggetti interessati rimasti inerti fino adoggi, di procedere con l’impugnazioneanche di tale fondamentale atto della pro-cedura (laddove, ovviamente, la mancataimpugnazione della graduatoria stessacomporterebbe l’inammissibilità del ri-corso mirato ad ottenere solo l’annulla-mento della valutazione di inidoneità odel provvedimento di nomina della Com-missione).Nel bilanciamento dei contrapposti inte-ressi in gioco, le esigenze di speditezzadell’azione amministrativa verrebbero acoincidere con quelle dei soggetti già va-lutati come idonei e sarebbero senzadubbio prevalenti rispetto a quelle di can-didati giudicati non idonei che fosserofino ad oggi rimasti del tutto inerti e,quindi, all’apparenza disinteressati.I migliori auguri. •

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da poco terminato questo impor-tante step nel percorso di forma-zione che ci ha visti impegnati, per

la terza volta, presso una struttura peniten-ziaria, in attività di tirocinio. Il giro di boa è portato a compimento edal nostro rientro a scuola siamo pronti aportare la testimonianza di un’esperienzache, a differenza delle altre due, è conno-tata da una maggiore maturità e consape-volezza del ruolo rivestito, delleproblematiche di questo lavoro ma anchedi sfumature che difficilmente avremmopotuto cogliere nei tirocini precedenti.Già dal primo giorno di rientro all’I.S.P.P.siamo stati introdotti all’intensa attività di-dattica, con la restituzione – prima in auleseparate, poi in seduta plenaria – delleesperienze vissute nelle sedi di tirocinio,alla presenza del Direttore della Scuola ilquale è apparso soddisfatto del livello sinoa questo momento raggiunto.Le poche settimane di didattica prima del-l’inizio del prossimo (ed ultimo) periodoon the job saranno cruciali: alle materiesin qui trattate si è aggiunto il corso di di-fesa personale (Metodo Globale di Autodi-fesa) e di lingua inglese, fondamentali peruna formazione moderna e completa. La fine di questo periodo di didattica dovràanche coincidere con la consegna, da partedi ogni corsista, della proposta di titolodella tesi da discutere all’esame finale.L’adrenalina è alle stelle!

Mario Salzano

n. 199 • ottobre • pag. 18Polizia Penitenziaria • SG&S

Nelle fotoVice

Commissarischierati

è Girando sempre su se stessi, vedendoe facendo sempre le stesse cose, si perdel’abitudine e la possibilità di esercitare lapropria intelligenza.�Lentamente tutto sichiude, si indurisce e si atrofizza comeun muscolo”. CamusIl cambiamento è la chiave di volta dell’evo-luzione umana.Tutto si evolve, scorre, si modifica, per dirlaalla maniera dei sofisti:“panta rei”.I corsisti sono tornati in sede, sono rientratiall’ISSP dopo aver superato l’esame dei ti-rocini, l’esame della vita vera in istituto.L’esperienza ha preso il posto dei manualinella loro formazione, la divisa comincia adaderire addosso come una seconda pelle.Sono tornati, non più come allievi inconsa-pevoli, ma con l’orgoglio dell’appartenenzaal Corpo.Li attende un modulo particolarmente im-pegnativo.I corsisti saranno chiamati alla scelta del ti-tolo della tesi finale, all’esame delle armi,alla disciplina delle arti marziali.Presto però dovranno partire di nuovo, do-vranno lasciare quella che per alcuni mesihanno considerato come la loro base ope-rativa, il loro porto sicuro, la loro casa.Dovranno recarsi ancora in on the job peraffrontare l’ultimo esame, quello che li con-durrà verso il sapere critico, verso la lorometa.L’ Agogè la chiamavano gli Spartani, il pro-cesso attraverso il quale i giovani diventa-vano uomini.Così i giovani allievi entrati all’ISSP circa unanno fa si apprestano adesso ad affrontarela loro Agogè: diventare Commissari di que-sto glorioso ed antico corpo di Polizia. Ma nel frattempo, rientrati all’ISSP, c’è an-cora un po’ di tempo per riabbracciare ivecchi amici, per ritrovarci ancora con lostaff dell’ISSP, con il dott. De Pascalis e ildott. Pandolfi per restituire le esperienzefatte in tirocinio, con il commissario Cuomoed i tutor per confrontarci sugli impegniche verranno, per salutare colleghi che ave-vamo perso di vista, per imparare a cono-scere le persone con cui domani

cammineremo fianco a fianco lungo il dif-ficile percorso della nostra professione.Coraggio colleghi, affrontiamo insiemequest’ultima parte del percorso!

Gianluca Mazzei

a pochi giorni, i corsisti neo fun-zionari del Corpo hanno fatto rien-tro all’ISSP.

In attesa di vivere l’ultimo periodo in tiro-cinio, devono, entro la fine del mese, pre-sentare il titolo della tesi da discuteresubito dopo la fine del corso. Nel mentre le lezioni proseguono a ritmiserrati, nel corso di questo modulo moltaattenzione è stata incentrata al corso di in-glese ed alle armi. Dal cinque novembre prossimo, avrà iniziol’ultimo periodo on the job, con la possi-bilità per ognuno di perfezionare le pro-prie conoscenze professionali ed ultimarequindi il percorso negli istituti di tirocinio.Il ritorno a scuola, dalla maggior parte deineo vice commissari, tutto sommato, èstato sicuramente positivo, forte il deside-rio di ognuno di confrontare le proprieesperienze vissute in tirocinio e quindi diarricchire di contenuti le singole espe-rienze. Le sedi che ospiteranno per settesettimane i corsisti, complessivamente, re-stano le stesse dei predenti moduli, quindicon la possibilità di poter trascorrere, perchi ne abbia esigenza, periodi anche vicinoalle residenze dei vice commissari.Completato l’ultimo tirocinio, inizierà lafase finale del corso, con l’attesa (sicura-mente spasmodica) di conoscere le sedioggetto di destinazione e quindi anche lapiena immersione nella realtà quotidianadella vita d’istituto.

Francesco Campobasso

Conoscenza, consapevolezza, sapere critico

D“

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n. 199 • ottobre • pag. 19Polizia Penitenziaria • SG&S

i è svolto il 12 Ottobre 2012 il 6° Tor-neo Interforze di calcetto MemorialFabio Visentin presso il Palazzetto

Comunale San Pio X di Rovigo organizzatoe curato dalla Polizia Penitenziaria di Ro-vigo per ricordare Fabio Visentin Agente inforza presso la C.C. di Rovigo negli anni ’90e scomparso prematuramente. La manifestazione ha avuto come protago-niste la squadre di: Carabinieri, Polizia diStato, 5° Reggimento Artiglieria Contraerea,Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria eCorpo Forestale dello Stato.Il primo posto è stato conquistato dal 5°Reggimento Artiglieria seguito da Polizia Pe-nitenziaria, Carabinieri, Guardia di Finanza,Polizia di Stato e in ultimo dal Corpo Fore-stale. L'A.N.P.Pe. di Rovigo ha partecipatoall'evento offrendo una Coppa (vedi foto

n giuramento inconsueto, sugge-stivo, spettacolare e in notturnaquello degli Allievi del 164° Corso

degli Agenti di Polizia Penitenziaria che siè svolto a Sulmona, davanti a un pubblicodi 2.500 persone nell’ incantevole scenariodi Piazza Maggiore allestita a campo di garaper la diciottesima edizione della GiostraCavalleresca di Sulmona che si terrà nelprossimo fine settimana.Alle ore 21 il reparto degli Allievi Agenti,preceduto dalla banda dei Diavoli Rossidella città di Pianella, ha attraversato il cen-tro cittadino fino ad entrare in Piazza Mag-giore, dove il folto pubblico intervenuto erastato intrattenuto dagli sbandieratori, daisuonatori di chiarine e dai tamburini delBorgo San Panfilo in rappresentanza dellaGiostra Cavalleresca, associazione con laquale sia la Scuola sia gli Istituti Penitenziaridi Sulmona intrattengono da sempre rap-porti di collaborazione.Dopo l’ingresso della bandiera dellaScuola, dei labari delle associazioni com-

U

Civitavecchia: unanuova segreteriaper il Sappe

S

Sulmona: grande partecipazione di pubblicoal giuramento degli Agenti del 164° Corso

battentistiche e d’Arma, dell’ AssociazionePensionati della Polizia Penitenziaria e delgonfalone della Città di Roccaraso insignitodella Medaglia d’Oro al valore militare, allapresenza delle autorità politiche e militaridella Regione, dei parenti degli allievi edella cittadinanza di Sulmona, il direttoredella Scuola dott. Tullio Scarsella haespresso il suo apprezzamento per i brillantirisultati conseguiti dai nuovi Agenti agliesami finali e li ha stimolati all’amore per ilcompito che dovranno svolgere nell’Ammi-nistrazione Penitenziaria. Il Comandante della Scuola Giuseppe Ninuha pronunciato la formula del giuramento,espressa ad alta voce tra le ovazioni del pub-blico entusiasta, e il Provveditore Regionaledell’Abruzzo e Molise, dott.ssa Bruna Bru-netti, ha rivolto il suo saluto e manifestatola sua soddisfazione per il successo del-l’evento. A conclusione della manifestazioneil cappellano degli II.PP. di Sulmona, sac.Sante Inservili, ha recitato la preghiera a SanBasilide.

Tra gli applausi di un pubblico partecipe,alle 22,30, il reparto ha lasciato Piazza Ga-ribaldi lasciando il posto al Gruppo di Rap-presentanza del Borgo San Panfilo.

Giuseppe Ninu•Rovigo: 6° MemorialFabio Visentin

con il Commissario Opipari della C.C. di Ro-vigo) e premiando con una targa il rappre-sentante della Polizia di Stato (nella foto conil Cav. Roberto Tramacere).

R. T. •radito ritorno tra le fila del Sinda-cato Autonomo Polizia Penitenzia-ria di Marco Rasicci (nella foto

con alcuni iscritti e Segretari posare perla scatto inaugurale) che ha ricostituito,nel mese di agosto, la storica Segreteria diCivitavecchia.

G•

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Luca PasqualoniSegretario Nazionale ANFU [email protected]

n. 199 • ottobre • pag. 20Polizia Penitenziaria • SG&S

Nelle fotoin alto

l’IspettoreCutugno

mostra, orgoglioso,

le medaglieconquistate

sopraancora

Cutugnocon il

Maresciallo Rappazzo

sotto ilTeam

dell’ ACDOS

Ritenuta previdenzialedel 2,50% a carico del lavoratore. Illegittimità

a Corte Costituzionale con la sen-tenza 223/2012 dell’8 ottobre 2012,ha dichiarato, tra l’altro, la illegitti-

mità dell’articolo 12, comma 10, del De-creto legge n. 78 del 2010 in riferimentoalla violazione degli articoli 3 e 36 della Co-stituzione.In particolare, la Corte ha osservato in me-rito quanto segue.Fino al 31 dicembre 2010 la normativa im-poneva al datore di lavoro pubblico un ac-cantonamento complessivo del 9,60%sull’80% della retribuzione lorda con unatrattenuta a carico del dipendente pari al2,50% calcolato sempre sull’80% della re-tribuzione, quando la pregressa e differentenormativa prevedeva un accantonamentodeterminato su una base di computo infe-riore e, a fronte di un miglior trattamentodi fine rapporto, esigeva la rivalsa sul di-pendente.Invero, nel nuovo assetto dell’istituto deter-minato dalla norma impugnata la percen-tuale di accantonamento opera sull’interaretribuzione, con la conseguenza che ilmantenimento della rivalsa sul dipendente,in assenza peraltro della fascia esente, de-termina una riduzione della retribuzione e,nel contempo, la diminuzione della quan-tità del trattamento di fine rapporto matu-rata nel tempo.Pertanto, la disposizione censurata, afronte della estensione del regime di cuiall’articolo 2120 del cod. civ. (ai fini delcomputo di TFR) sulle anzianità contribu-tive maturate a far tempo dal 1° gennaio2011, determina irragionevolmente l’appli-cazione dell’aliquota del 6,91% sull’intera

L

Messina: Medaglia d’Oro alle Olimpiadi cinofile per l’ Ispettore Mariano Cutugno

Operazione inter-forze, collaborazionetra le forze dell’or-

dine: frasi che si rivolgono aben altri contesti ma che cipiace riportare per far cono-scere a tutti i lettori il frutto diun’amicizia nata per caso eche ha portato a costituire l’As-sociazione Cinofila Dog Obedience SocietyAcdos.Gli istruttori Mariano Franco Cutugno -Ispettore Capo della Polizia Penitenziaria in

servizio a Messina - eAntonio Ugo Rappazzo- Maresciallo Capo Ca-rabinieri di BarcellonaP.G. - con impegno epassione sono riusciti aportare avanti un pro-

getto di assoluto rilievo considerato che que-ste discipline nel sud Italia sono ancorapoco praticate. Progetto che ha portato adun crescendo di risultati, in ultimo quelliprovenienti dalla partecipazione ai DogOlympic Games 2012 (Olimpiadi Cinofile)che si sono svolti nella località di LignanoSabbiadoro dal 19 al 23 settembre 2012. L’Acdos ha partecipato con 11 cani e 9 con-duttori ed a conclusione della tre giorniolimpica il bottino è stato di ben 12 meda-glie che ha permesso al team di distinguersitra 1200 partecipanti provenienti da 15 na-zioni dell’Europa. Il nostro Ispettore di Polizia Penitenziaria siè distinto con la sua Lady, bellissimo esem-plare di border collie, nella specialità DiscDog Freestyle Open vincendo la medagliad’argento e 4° classificato in Disc Dog Di-stance Open; con Schiningstar, altro esem-plare di border collie, ha vinto la medagliad’oro nella disciplina combinata di Rally-Obedience Elite e 5° classificato nella Rally-Obedience Elite Classe 3, nonché un 5°posto in Obedience classe debuttanti.Per dovere di cronaca si riportano comun-

O que gli altri risultati più im-portanti del team Acdos: An-tonio Rappazzo e Scoobydoo(Border-Collie) Oro nel DiscDog Freestyle Elite e Argentonel Disc Dog Distance Open;Antonio Rappazzo e Sabbia(Labrador) Bronzo nellaRally-Obedience Open Classe

2; Petronilla Bonavita e Ermes (meticcio diPastore Tedesco) Argento nella Rally-Obe-dience Open classe 1; Stefano Greco e Ariel(meticcio di Pastore Tedesco) 4° classifi-cato nella Rally-Obedience Open classe 1;Antonio Rappazzo e Sabbia (Labrador) 5°classificato in Obedience classe 1; BarbaraSoprani e Ghighi (Border Collie) argento inObedience classe debuttanti. Non da menoi restanti componenti del team, che hannooccupato ottimi piazzamenti nella disciplinaRally-Obedience Open classe 1: IolandaGitto e Pupetta (meticcia di volpino); CosmaCatalfamo e Ares (Dobermann); Cristina Fi-locamo e Tequila (meticcio di cirneco del-l’Etna).E’ ovvia la soddisfazione che serpeggia inentrambi gli istruttori che speranzosi che irisultati ottenuti siano di buon auspicio perulteriori traguardi unitamente a tutto ilteam. Riferiscono che da subito continue-ranno la loro attività per un prossimo obiet-tivo importante che potranno essere iMondiali Cinofili.L’Associazione cinofila si trova in via Eolie aBarcellona P.G., e offre corsi di educazionedi base e risoluzione di problemi compor-tamentali e chiunque abbia voglia di diver-tirsi col proprio cane può entrare a farneparte, imparando a comprendere il linguag-gio degli amici a quattro zampe per megliocomportarsi con loro. L’Acdos consegnainoltre, dietro superamento di un esame,dei patentini di Buon cane cittadino, esvolge attività di Dog trekking.Sito internet: http://www.dogobedience-society.it/index.htm

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retribuzione, senza escludere nel contempola vigenza della trattenuta a carico del di-pendente, pari al 2,50% della base contri-butiva della buonuscita, operata a titolo dirivalsa sull’accantonamento per l’indennitàappunto di buonuscita, in combinato dispo-sto con l’articolo 37 del D.P.R. 29 dicem-bre 1973, n. 1032.Ne deriva che, nel consentire allo Stato unariduzione dell’accantonamento, irragione-vole perché non collegata con la qualità equantità del lavoro prestato e perché, a pa-rità di retribuzione, determina un ingiusti-ficato trattamento deteriore dei dipendentipubblici rispetto a quelli privati, non sotto-posti a rivalsa da parte del datore del la-voro, la disposizione impugnata viola perciò stesso gli articolo 3 e 36 della Costitu-zione.Sulla scorta, pertanto, delle suddette argo-mentazioni la Corte Costituzionale ha,quindi, pronunciato l’illegittimità costitu-

zionale dell’articolo 12, comma 10, delD.L. n. 78 del 2010 convertito con Legge122/2012, nella parte in cui non escludel’applicazione a carico del dipendente dellarivalsa pari al 2,50% della base contribu-tiva, prevista dall’articolo 37, comma 1, delD.P.R. n. 1032 del 1973. Dunque, la Corte Costituzionale medianteuna sentenza c.d. ablativa, nell’ambito dellapiù ampia categoria delle decisioni mani-polative, valutando impossibile superare lacensurata incostituzionalità per via di inter-pretazione, ha dichiarato costituzional-mente illegittima la disposizione de quanella parte in cui non esclude a carico deldipendente la ritenuta previdenziale del2,50%.Si tratta di sentenza particolarmente impor-tante, dal momento che le somme indebi-tamente trattenute in questi due anniriguardano circa 3.350.000 dipendentipubblici.

n. 199 • ottobre • pag. 21Polizia Penitenziaria • SG&S

Appare, pertanto, ragionevole ritenere che,in occasione della prossima approvazionedella Legge di stabilità, ex Legge finanziaria,l’Esecutivo possa prevedere forme di dila-zione dei rimborsi in questione, alla lucesia del numero di soggetti interessati daglistessi sia in considerazione della rilevantecrisi economica ancora in atto.Non rimane, pertanto, allo stato, che atten-dere le apicali determinazioni tecnico-po-litiche, prima di intraprendere ognipossibile ed eventuale iniziativa di recu-pero. •

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n. 199 • ottobre • pag. 22Polizia Penitenziaria • SG&S

In alto la locandina

sotto alcunescene

del film

Regia: Lewis TeagueTitolo originale: DeadlockSoggetto e Sceneggiatura: Broderick MillerFotografia: Dietrich LohmannMontaggio: Carl KressMusiche: Richard GibbsScenografia: Winnifred Clements, Stephen M. Chudej, Penny Hadfield

Produzione: Branko Lustig - Chris Sacani - Broderick MillerDistribuzione: ITC - Chance Film - Eden Video, Multivision,Video Più Entertainment

Personaggi ed Interpreti:Frank: Rutger HauerTracy: Mimi RogersNoelle: Joan ChenDeborah: Belle Avery

Sam: James Remar Emerald: Basil WallacJasper: Grand L. Bush Melanie: Marcie Jo WarrenDirettore Warden Holliday:Stephen TobolowskyCapo delle guardie: Ismaele E. CarloGuardia: Richard Girlbert HillPuce: Denis Forest Sergente: Ed Crick Michael Travis: Preston MaybankBeverly Salinger: Sherri PaysingerTeal: Glenn Plummer Senator Travis: Albert Stratton Senatore A. Tudal: Charles Walker

Genere: Fantasy - Prison movie Durata: 101 minuti Origine: USA, 1991

utger Hauer, indimenticabile an-droide di Blade Runner, impersonain questo film Frank Warren un abile

ladro autore di un clamoroso furto di dia-manti per il quale finisce in galera.La galera, però, non è un carcere normalema il penitenziario Holiday Prison, carceremodello dal quale è impossibile fuggire acausa di un collare elettronico, attivato acoppie di detenuti, che può esplodere se ilproprio compagno, peraltro sconosciuto, siallontana per più di cento metri.A rendere ancor più dura la detenzione diWarren, si aggiungono le persecuzioni deldirettore Warden Holiday che mira ad im-possessarsi dei diamanti rubati con l’aiutodi due complici di Frank, l’amante Noelle eil suo ex compagno d’armi Sam.Il regolamento della prigione permette aidetenuti di appartarsi con un partner con-senziente per soddisfare desideri sessuali.Anche questo aspetto, però, creerà ulteriori

R

a cura di Giovanni Battista De Blasis

Sotto massimasorveglianza

anche l’esplosivo estratto dai due collaricosì che quando la perfida donna tenta difar esplodere i collari dell’ex amante e diTracy finisce per far esplodere se stessa el’elicottero sul quale era a bordo insiemeal direttore Holiday.Happy end con Frank e Tracy liberi e inna-morati.

guai a Frank per via di un grosso antagoni-smo con Emerald, gigantesco nero chetiene sotto controllo gli altri detenuti in col-laborazione con il direttore.Warren scopre che la detenuta Tracy Riggsè la sua corrispettiva del collare e tenta difuggire con lei.Ucciso il nero Emerald i due riescono afuggire e, pur braccati dalla polizia, si rifu-giano in un motel dove passano una notted’amore.Qui compaiono a sorpresa Sam e Noelleche dichiarano di voler aiutare Frank nellafuga e, allo stesso tempo, cercano di met-terlo in guardia su Tracy che, a loro dire, èuna collaboratrice del direttore Holiday.La vicenda, però, evolve in un crescendo diviolenza laddove Noelle uccide Sam e tentadi far fuori anche Frank che viene salvatoda Tracy, pentita del tradimento e ormai in-namorata di lui.Frank Warren, a questo punto, riesce a di-sattivare i collari esplosivi e a liberarsi diloro raggiungendo una vecchia Chiesa di-roccata dove si trovavano nascosti i soldiricavati dalla vendita dei diamanti.Qui, però, viene raggiunto da Noelle e da

Holiday che l’hanno se-guito grazie ad una ra-diospia inserita nellasua automobile, ed ècostretto a consegnareloro tutto il danaro re-cuperato.Insieme al denaro,però, Frank consegnadi nascosto a Noelle

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l carcere di Pianosa nasce nel 1863con apposito decreto del Ministerodell’Interno, che approvò regola-

mento e norme per la Colonia Penale diPianosa. L’anno seguente fu terminato unedificio in grado di ospitare 350 carcerati,ma nel 1872 si preferì dividere l’isola in di-versi centri di produzione agricola detti po-deri dislocando così i reclusi in piccolecomunità. Fu in questi anni, che Pianosavenne quasi completamente edificata, finoad assumere, a grandi linee, l’aspetto at-tuale. Morirà in quel periodo a Pianosal’anarchico Passanante, attentatore di reUmberto I.

Nel 1869 un Decreto Regio istituì la coloniapenale di Gorgona, come succursale di Pia-nosa, rendendola poi autonoma con 250reclusi quattro anni dopo. Nel 1880 il car-cere ospitava ben 960 reclusi. A partire dal1884, nella Casa Penale di Pianosa vennerotrasferiti dalle carceri di tutta Italia i dete-nuti ammalati di t.b.c., che si unirono cosìad altri già presenti sull’isola, rimanendovifino al 1965. Il trattamento dei detenuti tu-bercolosici avveniva in tre strutture: Pre-ventorio (attuale Centrale) dove venivanoaccolti i supposti malati per le prime visite;il Sanatorio (attuale Agrippa) un ospedaleben attrezzato per la cura delle malattiepolmonari; il Convalescenziario dove i de-tenuti guariti trascorrevano un periodo diconvalescenza. Dal 1860 al 1946 i deceduti

Con la disponibilità di energia elettrica, ipianosini poterono vivere i primi anni delsecondo conflitto mondiale ascoltando perradio le notizie dai vari fronti, ma tra il 16 eil 17 settembre 1943 l’Isola d’Elba e Pianosavenivano investite da paracadutisti tedeschi,cui poco dopo seguivano sbarchi di uominie materiali. Iniziava l’occupazione che sa-rebbe durata nove mesi. Il 19 marzo 1944 una piccola pattuglia ditruppe franco-coloniali, provenienti dallaCorsica, sbarcava sull’isola. Seguì un brevescontro, nel quale persero la vita un sottuf-ficiale tedesco e, per errore, un agente dicustodia. I francesi si allontanarono por-

tando via una quarantina di ostaggi, tuttiAgenti di Custodia. A quei tempi gli Agentiindossavano una divisa nera, e venneroforse scambiati per fascisti. Un mese dopo,il 17 aprile 1944 un bombardiere alleatosganciò alcune bombe presso il carcere, ilbilancio fu di sei morti, tutti italiani, tra cuiil medico del carcere, il comandante degliagenti di custodia, un impiegato e tre re-clusi. Il 16 giugno iniziava l’operazioneBrassard, cioè l’invasione dell’Elba daparte delle forze golliste francesi.A Pianosa furono destinati reparti di com-mandos e truppe d’assalto coloniali. La finedelle ostilità significava per Pianosa il ri-torno alla sua funzione originaria, cioèluogo di reclusione e pena. Non pochi, in-fatti, furono gli ex-fascisti e i reduci della

per tale malattia ammontavano a circa2350, e numerosissimi furono i reclusitrattati nelle strutture ospedaliere di Pia-nosa, è da tener comunque presente che imalati godendo di vitto, alloggio e disci-plina migliori di quelli degli altri carcerati,probabilmente molti comuni detenuti riu-scirono a farsi passare per ammalati.Il botanico Somier, recatosi più volte sul-l’isola nel periodo a cavallo tra i due secoli,compilò un breve censimento della popo-lazione residente sull’isola nel 1909:«Tutta la popolazione libera di Pianosaconsiste in un direttore, un vicedirettore,un contabile, un segretario, due compu-tisti, un’agronomo con due assistenti,due medici, un prete, una maestra ele-mentare, un rappresentante della Navi-gazione Generale, che cumula lemansioni di ufficiale postale, ufficialedello stato civile ecc., due fanalisti, unaguardia di finanza, uno spazzino comu-nale, il guardiano del laboratorio batte-riologico e due barcaioli proprietari delledue botteghe. Le guardie carcerarie sonoun’ottantina. Vi è poi un presidio di 40soldati comandato da un tenente, i con-dannati erano 800. Può destare curiositàla presenza di un laboratorio batteriolo-gico, per tenervi gli animali ai quali siinoculano malattie infettive. In prossi-mità è stato costruito un piccolo fornocrematorio dove questi animali veni-vano poi inceneriti«.Fu ospite della diramazione del Sembolellonel 1932 anche il futuro presidente dellaRepubblica Sandro Pertini, incarcerato permotivi politici. In quegli anni a Pianosa abi-tavano circa 60 famiglie, forse è il mo-mento di maggior presenza di civili aPianosa.Nel 1938 venne installato sull’isola il primomotore diesel per la produzione di energiaelettrica a 160 volt. L’energia elettrica è statasempre fornita da motori diesel fino aiprimi anni ‘90, quando l’isola venne colle-gata all’Elba mediante un cavo sottomarino.

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Il carcere di Pianosa

Aldo Di GiacomoConsigliere Nazionale del Sappe [email protected]

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Nelle foto sotto

una vedutadel portodell’isola

a destral’ingresso del

carcere

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R.S.I. reclusi sull’isola subito dopo laguerra. Con il passare del tempo, l’ammi-nistrazione carceraria provvide per quantopossibile alle necessità di tutti i presenti,cercando di alleviare i disagi della popola-zione civile.Le navi di linea dell’Arcipelago andaronotutte distrutte durante il conflitto e nell’im-mediato periodo postbellico i regolari col-legamenti con l’Elba e con il continentevennero ristabiliti con piccoli bastimentiprivati, ai quali subito dopo subentrerà laSocietà di Navigazione Toscana. Oltre agli Agenti di Custodia, sull’isolaerano presenti una stazione dei Carabinieri(fino agli anni ‘60) e un distaccamentodella Guardia di Finanza (fino agli inizidegli anni ‘70) con compiti anche di Dele-gazione di spiaggia.Nei primi anni ‘60 tutte le abitazioni privatefurono dotate di acqua corrente.

La tranquilla routine veniva talvolta inter-rotta dai veri o presunti tentativi di rivolta oevasione da parte dei reclusi meno adatta-bili alla detenzione sull’isola. In sintoniacon i cambiamenti in atto nel Paese, gli anni‘70 segnarono una brusca interruzione nelclima generalmente sereno dell’isola. Ad al-cuni momenti festosi, come l’arrivo, ogniestate, dei calciatori di serie A, impegnati intornei calcistici con gli Agenti di Custodia ei reclusi, si alternarono avvenimenti illecitio violenti, come il traffico delle donnine el’omicidio, nel 1974, del direttore del car-cere Massimo Masone, ad opera del dete-nuto addetto ai servizi della foresteria. Inquegli anni vennero costruiti una pista di at-terraggio per piccoli aerei e il nuovo pontiledi attracco; per volere del Generale Dalla

Chiesa la Diramazione Agrippa (l’ex Sana-torio) fu trasformata in carcere di massimasicurezza e nel 1979 venne portato a ter-mine il nuovo muro di cinta in cemento ar-mato, vera barriera fisica ma anchesimbolica che divise così l’isola in due co-munità ben distinte: i reclusi e i liberi.Nonostante la pesantezza del clima carce-rario instauratosi sull’isola durante glianni di piombo, già nel 1970 troviamo laprima proposta di creazione di un ParcoNaturale a Pianosa, ad opera del Gruppo diRicerche Scientifiche e Tecniche Subac-quee di Firenze (G.R.S.T.S.), alla quale èseguito però un lungo silenzio da partedelle autorità competenti, rotto soltantodall’istituzione di una riserva marina nel1979, attuata solo sulla carta.Negli anni ‘80 si comincia a prospettare, dapiù parti, l’ipotesi di chiusura del carceree la restituzione di Pianosa alle competenti

autorità civili, in previsione di questa pos-sibilità, il numero dei reclusi viene drasti-camente ridotto e di conseguenza cessanole varie attività svolte dai detenuti. E’ da te-nere presente che a questa data non esi-steva nulla di ufficiale per un eventualerilancio di Pianosa. Nel persistere di questasituazione di stallo, in seguito all’emer-genza dettata dagli attentati ai magistratiFalcone e Borsellino, il governo decidela immediata riapertura del carcere dimassima sicurezza sull’isola, relegandovii detenuti per reati di tipo mafioso.Questa nuova situazione trasforma Pia-nosa in una fortezza, inaccessibile a tutti,con la sezione Agrippa a sua volta separatadal resto dell’isola; Pianosa viene vigilatagiorno e notte da Polizia Penitenziaria, Ca-

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rabinieri, Poliziae vengono istituitirigidissimi divietidi sorvolo e di na-vigazione nelleacque circostanti. L’emergenza siprotrae fino al lu-glio 1997, quandol’ultimo detenuto per mafia viene trasferitodall’isola ad altre sedi di reclusione sulcontinente, e per il carcere di Pianosa si ri-comincia a parlare di chiusura. Una chiu-sura quasi definitiva nell’agosto del 1998,non essendo rimaste sull’isola che pocheForze dell’Ordine con compiti di vigilanzae di guardia alle strutture.Con l’istituzione dell’Ente Parco dell’Arci-pelago Toscano (Decreto del Presidentedella Repubblica 22/7/96) il territorio diPianosa risulta formalmente inserito nelParco e le sue acque lo saranno poco dopo.Il futuro di Pianosa rimane al momento an-cora incerto. Attualmente sull’isola ci sono una decinadi detenuti in semilibertà i quali gestisconoun ristorante aperto il periodo estivo e cer-cano di fermare la rovina degli edifici, euna sparuta pattuglia di Polizia Penitenzia-ria vive ancora la solitudine di Pianosa.Vengono dal carcere elbano di Porto Az-zurro.L’esistenza di un Ente quale il Parco Nazio-nale dell’Arcipelago Toscano dovrebbe co-munque costituire una valida garanzia perla salvaguardia e il mantenimento del no-tevole patrimonio archeologico e ambien-tale presente sull’isola, nonché la definitivarestituzione di Pianosa al mondo libero,conosciuta non più come luogo di soffe-renza ma esclusivamente per le sue bel-lezze e la sua storia.•

Nelle foto

sopraun’ immagine satellitare dell’isola diPianosa

da sinistrail muro di cinta ela porta carraia

sottoAgenti diCustodiain una vecchia fotodel 1954(per gentileconcessionedi Fabrizio Minicozzi,il padre Antonio è ilprimo a sx)

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Pasquale SalemmeSegretario Nazionale del Sappe [email protected]

tria, iniziano a ra-pinare banche, acompiere attentati di-namitardi e omicidi per ab-battere il capitalismo. La guerra terroristica turba edisorienta l’intera Germania, scuote l’indif-ferenza della borghesia, mette in crisi ilmeccanismo di rimozione del dopoguerra. Fra l’1 e il 15 giugno del 1972 Baader,Meinhof e i militanti armati del suo gruppo:Jan-Carl Raspe, Holger Meins e Gudrun En-sslin, vengono catturati definitivamente neidintorni di Francoforte al termine di unesasperato conflitto a fuoco. Baader, Ensslin e Raspe, furono ricono-sciuti colpevoli di quattro omicidi e di 54tentati omicidi, in quello che fu individuatocome il più lungo e costoso processo dellastoria tedesca. Gli arrestati appartengono alla prima gene-razione di terroristi che finisce in carcere,condannati a 5 anni in isolamento a Stam-mheim; per loro si allestiscono prigioni adalta sicurezza, dove le condizioni di deten-zione sono durissime. Le azioni terroristi-che attribuibili alla RAF sononumerosissime e spaziano nell’arco tempo-rale di un ventennio, nel quale si sono al-ternate tre generazioni di terroristi. Nel 1974, nel corso di un sequestro fallito,muore il presidente del Tribunale di Ber-lino; l’anno successivo viene rapito il capodella Cdu (Christian Democratic Union ofGermany) Peter Lorenz, che viene in se-guito liberato solo dopo il rilascio di cinqueprigionieri della RAF. Nel 1976, alcuni mi-litanti della RAF uccidono il ProcuratoreGenerale Buback e il Presidente della Dre-sder Bank, Jürgen Ponto.Il periodo sicuramente più intenso dellasua storia è l’autunno del 1977, quando laRAF si configura tra le maggiori responsa-

terroristiche causando 34 vittime e con 21membri della stessa RAF uccisi. Fu scelto il nome Rote Armee Fraktion perchiarire che gli esponenti dell’organizza-zione si ritenevano appartenenti (Fraktionè traducibile come un plotone) ad ununico grande movimento di lotta marxistainternazionale, al quale partecipavano or-ganizzazioni d’estrema sinistra di altripaesi.Ulrike Meinhof è una giornalista; si reca incarcere per intervistare una donna arre-stata a seguito di una manifestazione stu-dentesca degli anni sessanta, degenerata inscontri di piazza con la polizia. La donna è Gudrun Ensslin che è anche lacompagna politica e di cuore di AndreasBaader.

La giornalista, affascinata dalla forza delleloro idee e dell’azione politica, aiuta la En-sslin a far evadere il suo compagno nellaprimavera del ‘70. L’evasione di Baader sancisce la nascitadella RAF e avvia alla clandestinità la Mein-hof. Elaborato il manifesto programmaticodel gruppo armato, la Meinhof, segue icompagni nei campi militari palestinesi,dove sono addestrati alle armi e alla guer-riglia urbana. Baader, Meinhof e Gudrun, rientrati in pa-

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La banda Baader-Meinhof

el mese di settembre, nell’ambitodi un progetto d’interscambio traSindacati della Polizia Penitenzia-

ria, con una delegazione del S.A.P.Pe., misono recato in Germania e lì ho avuto mododi visitare gli Istituti penitenziari di Brande-burgo e Berlino nei quali il trattamento,seppur demandato agli stati federali (Län-der), trova piena attuazione grazie soprat-tutto al lavoro che ne costituisce l’elementofondamentale.Non è mia intenzione dilungarmi sul si-stema penitenziario tedesco bensì, pren-dendo spunto dalla visita nelle carceri,voglio raccontarvi la storia di un’organizza-zione terroristica che vide l’epilogo dei suoicapi proprio in un carcere tedesco e che,conosciuta inizialmente come la banda Baa-der-Meinhof, nel giro di pochi anni, divennel’organizzazione terroristica più temutadella Germania. La Rote Armee Fraktion (Frazione ArmataRossa), comunemente denominata R.A.F.,è ritenuta l’organizzazione terroristica di si-nistra più violenta del dopoguerra in Ger-mania. Fondata il 14 maggio 1970 da Andreas Baa-der (capo e teorico del gruppo), UlrikeMeinhof, Gudrun Ensslin e Horst Mahler siè resa responsabile di numerose operazioni

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Nelle fotoin alto

Andreas Baader

a fiancoUlrike

Meinhof

al centroGudrun Ensslin

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bili di un drammatico momento di crisi na-zionale: il cosiddetto autunno tedesco. Il 5 settembre del 1977, un commandodella seconda generazione della Raf rapi-sce, uccidendo le quattro persone di scorta,il presidente degli industriali tedeschi,Hanns Martin Schleyer, ex ufficiale delle SS,e chiede al governo la liberazione di 11 car-cerati, compresi i compagni di Stammheim.L’allora cancelliere Helmut Schmidt rifiutail ricatto e adotta la linea dura. La tensione cresce fino al 13 ottobre,quando quattro palestinesi dirottano un Bo-eing 737 della compagnia aerea Lufthansa,partito da Palma di Maiorca e diretto aFrancoforte, sequestrando le ottantotto per-sone a bordo.

Il collegamento con la RAF è evidente per-ché i dirottatori avanzano le stesse richiestedei rapitori del capo degli industriali: la li-berazione di undici militanti detenuti inGermania, quella di due militanti del Frontedi Liberazione della Palestina tenuti prigio-nieri in Turchia e la somma di un milionedi dollari. Dopo atterraggi in diversi aero-porti, tra i quali anche lo scalo romano diFiumicino, il Boeing atterra a Mogadisciodove, con l’assenso del presidente SiadBarre, nella notte del 18 ottobre, le teste dicuoio tedesche (GSG-9) liberano passeg-geri ed equipaggio e uccidono tre dei quat-tro dirottatori. Nelle stesse ore del mattino, sono rinvenutimorti nel carcere di massima sicurezza diStammheim nei sobborghi di Stoccarda:Baader e Jan-Carl Raspe con un colpo di pi-stola alla testa e Gudrun Ensslin impiccata;mentre Irmagard Moeller, pur presentandonumerose ferite da coltello, si salverà. Accanto alla versione ufficiale fornita,quella del suicidio collettivo, vi sono nume-

rosi scritti che attribui-scono le morti dei treterroristi ad un’esecu-zione sommaria. Non ci saranno mai in-chieste, ma i dubbi re-steranno sullacosiddetta Notte dellaMorte. Secondo la tesi delcomplotto, furono rin-venuti resti di sabbiasugli abiti delle vittime,simile a quella di Mogadiscio, che hannoalimentato l’ipotesi di un loro trasferimentoin quel luogo, forse per trattare con i di-rottatori; la congettura però non risulta maiessere stata provata. Nei sei giorni succes-sivi sarà ritrovato nel portabagagli diun’auto anche il corpo senza vita di HannsMartin Schleyer.Alcuni degli esponenti politici di allora ediversi giornalisti, ancora oggi, sono con-vinti della necessità di istituire una com-missione parlamentare d’inchiesta per farluce sul suicidio collettivo e su come siastato possibile che A. Baader e Jan-CarlRaspe si siano potuti togliere la vita a colpidi pistola la mattina del 18 ottobre 1977.La domanda, a cui oggi non è stata data an-cora alcuna risposta, è: com’è possibileche i detenuti fossero in possesso di armida fuoco nelle loro celle? Nei primi anni ottanta, la RAF con la suaterza generazione, si alleò con il gruppofrancese Action directe. L’esplosione di una bomba che distrusseuna prigione a Weiterstadt nel 1993, risul-terebbe essere stato l’ultimo colpo di codadella RAF. L’epilogo della RAF avvennenell’aprile del 1998, quando una lettera re-capitata alla Reuters, dichiarava ufficial-mente disciolto il movimento.Il 27 marzo del 2007, il tribunale di Stoc-carda ha deciso il rilascio di Brigitte Moh-nhaupt, 57 anni, una delle ultime terroristedella Raf a cui Baader, dopo il suo arresto,aveva affidato il compito di riorganizzare lefila disperse della RAF. Condannata a di-versi ergastoli per sequestri e uccisioninegli anni di piombo e ritenuta una dellefigure storiche del terrorismo tedesco, la

n. 199 • ottobre • pag. 27Polizia Penitenziaria • SG&S

Nelle fotosopra il carceretedesco diStammheim

a sinistrail Boeing dellaLufthansa

sottoBirgit Hogefeld

donna lascerà il carcere di Aichach (Ba-viera), dopo 24 anni di detenzione. I giudici hanno motivato la loro decisionecon il fatto che l’ex terrorista non rappre-senta più un pericolo per la società. Arrestata nel 1982, Brigitte Mohnhaupt fucondannata nel 1985 a cinque ergastoli piùaltri 15 anni di carcere per i sequestri e leuccisioni di nove persone, tutte nel 1977,tra cui: il Presidente degli industriali tede-schi Hanns Martin Schleyer, il ProcuratoreGenerale federale Siegfried Buback e il Pre-sidente di Dresdner Bank Jürgen Ponto. A giugno dello scorso anno èuscita dal carcere tedesco diBad Kleinen, nell’estremo norddella Germania, l’ultima ex ter-rorista della RAF: Birgit Hoge-feld. Condannata a tre ergastoli,le è stata concessa la libertàcondizionale alla prima revi-sione prevista per la sua deten-zione, dopo quindici anni dicarcere. Nelle motivazioni del rilascio, il giudice hascritto che «l’autrice del reato si è chia-ramente allontanata dalla RAF, e da partesua ha assunto la responsabilità perso-nale per i crimini commessi». Hogefeld, 54 anni, che nel maggio 2010 siera vista rifiutare la grazia dal Presidentedella Repubblica, ha scontato 18 anni diprigione. Si suppone che le stesse Brigate Rosse eb-bero collegamenti con la RAF, tale suppo-sizione è confermata dalle memorie dellabrigatista Anna Laura Braghetti e da un’in-tervista a Mario Moretti. Alla prossima... •

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n. 199 • ottobre • pag. 28Polizia Penitenziaria • SG&S

a cura diGiovanni Battista De [email protected]

uasi venti anni di pubblicazioni hanno conferito almensile Polizia Penitenziaria la dignità di qualificatafonte storica, oltre quella di autorevole voce di opi-

nione. La consapevolezza di aver acquisito questo ruolo ci ha con-vinto dell’opportunità di introdurre una rubrica - Cosa Scri-vevamo - che contenga una copia anastatica di un articolo diparticolare interesse storico pubblicato quindici e più anniaddietro. A corredo dell’articolo abbiamo ritenuto di riprodurre la co-pertina, l’indice e la vignetta del numero originale della Rivistanel quale fu pubblicato.

Q

uscetta viene gratificato di colloqui straordinari in car-cere, nel senso che entravano delle persone del calibrodi Bontade, Michele Greco, Giuseppe Calderone, Nino e

Rosario Riccobono (latitante) e in un angolo dell'ufficio matricolacolloquiavano e avevano la possibilità di parlare con qualsiasi per-sona. Buscetta dice che fino al 1977 quando lui voleva, lo faceva.Telefonava in Brasile a sua moglie e lo faceva quando voleva e ilgiorno da lui stabilito: «...quando alle volte veniva mia moglieper periodi di 15-20 giorni, un mese, facevo dei colloqui tuttii giorni, sempre alla matricola e senza permesso dei giudici... ». E' in questo clima politico di indifferenza verso il fenomenomafioso che operano centinaia di Agenti di Custodia lasciati allamercè di criminali spietati, abbandonati a se stessi dai propri su-periori, ed è proprio in quell'ufficio matricola più volte menzio-nato nelle sue dichiarazioni che incontriamo la figura delbrigadiere Attilio Bonincontro, Capo ufficio matricola e uomo sim-bolo dell'Ucciardone ucciso sotto casa la sera del 30 novembredel 1977.Arruolatosi nel 1945, nel 1954 dopo un breve periodo passato aNicosia, Bonincontro venne trasferito all'Ucciardone.Nel suo stato di servizio dal 1948 in poi figurava sempre la parolaottimo; era stato promosso brigadiere nel 1963. Per 23 anni e 5 mesi Bonincontro aveva prestato servizio dalleore 7:30 alle 13:30 e dalle ore 15:30 alle 18:30. Stressato dal lavoro aveva chiesto ed ottenuto di mettersi in feriecon il 1° di dicembre. La sera prima lo assassinarono. Bonincontro era l'archivio vivente dell'Ucciardone. Giunto all'Ufficio Matricola nell'epoca calda della Banda Giu-liano, dal suo ufficio erano passati almeno tre generazioni dimalviventi e altrettante di avvocati e magistrati.

Si trovava lì quando fu avvelenato Pisciotta (luogotenente di Sal-vatore Giuliano n.d.r.) e anche quando fu avvelenato AngeloRusso (1956) altro componente della banda. Nel 1957, dopo la violenta sommossa che aveva devastato granparte dell’Ucciardone, Bonincontro era stato costretto ad un duroe difficile lavoro di ricostruzione di registri e schedari. Se l'eracavata egregiamente. Alla fine degli anni ’60 aveva conosciuto i big della mafia siculo-americana da Genco Russo a Frank Coppola, da Gaspare Magad-dino a Paolino Bontà, da Vincent Martinez a John Bonventre, daDiego Plaia a Vincenzo e Filippo Rimi.

LA CRONACAIl Brigadiere Bonincontro quando era di buonumore diceva chenon appena in pensione avrebbe potuto scrivere un libro sulla

La copertina e la vignettadel numero

di novembre1996

B

L’omicidioBonincontrodi Giuseppe Romano

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n. 199 • ottobre • pag. 29Polizia Penitenziaria • SG&S

storia dei personaggi che in 23 anni si erano susseguiti all’Ucciar-done e di cui aveva registrato nominativi e impronte digitali. MaBonincontro non scriverà mai il suo libro, verrà crivellato da settecolpi di pistola. Ricostruiamo le fasi dell'omicidio così come ci viene descritto dalcronista dell'epoca.Attilio Bonincontro è rimasto fino alle 20,00 all’Ucciardone ed èuscito dalle carceri disarmato come sempre; a tutti era solito dire:«Ho fatto solo del bene e non temo nulla », si è messo al volantedella sua 500 per fare ritorno a casa dove l'at-tendeva la moglie Angela Lo Jacono.Bonincontro ha posteggiato la vettura a pochimetri dallo stabile dove abitava al n.218 di viaSanpolo.Davanti all'ingresso dell'edificio viene avvici-nato da due giovani sui vent'anni che inizianoa discutere animatamente con il brigadiereper circa un minuto. Bonincontro tronca ildialogo e si avvia a passi svelti verso l'atrio delpalazzo.La portiera preme il pulsante elettrico che fascattare la serratura. Dopo lo scatto Bonin-contro entra e sta per chiudere quando i gio-vani gli sparano davanti impedendogli dichiudere, probabilmente uno dei due ha inserito il piede tra i bat-tenti.l due giovani tirano fuori le pistole e aprono il fuoco. Il Brigadiere viene raggiunto da sette proiettili cal. 7,65 alla nucae al volto, quindi, con estrema rapidità i due fuggono a bordo diuna Fiat 128 (che risulterà rubata dieci giorni prima) ritrovataabbandonata mezz'ora dopo in via Maggiore Toselli a poche cen-tinaia di metri dal luogo del delitto. Attirati dai colpi di pistolaescono da una vicina trattoria, per accertarsi dell'accaduto, iclienti del locale.Il delitto non ha tolto loro l'appetito visto che subito dopo tornanoa mangiare!Pochi minuti dopo avvisato il 113 giungono sul luogo il vice que-store Boris Giuliano, il Dirigente della Criminalpol Bruno Con-trada, il Magistrato di turno Domenico Signorino (personaggi aiquali la mafia ha stroncato la vita come Giuliano assassinato e Si-gnorino suicida dopo le dichiarazioni di un pentito, o la carrieracome Contrada processato per collusione con la Mafia).Alle 20.55 una telefonata al giornale L'ora con frasi smorsicateche parlano di un gruppo politico e rivendicano la morte di unaguzzino.Ma pare subito un'abile manovra per sviare le ricerche, poichè ilgiorno scelto per l'esecuzione c'era lo sciopero dell'informazionecon conseguente ritardo della pubblicità al caso. Gli inquirenti scavano nel passato di Bonincontro non rilevandoalcuna ombra; egli godeva di buona fama ed un certo prestigio al-l'interno dell'Ucciardone.Tutti sono concordi nell'affermare che il Brigadiere trattava i de-tenuti con molta umanità non tralasciando di venire incontro ai

loro bisogni. Era insomma considerato come un intoccabile ed asottolineare la figura del personaggio gioca anche il particolareche Bonincontro non era mai armato. Un delitto che comunque ha una sua chiave di lettura all'internodell'Ucciardone. Bonincontro, quale Capo ufficio matricola, redigeva per ogni aspi-rante ai benefici introdotti con la riforma del 1975, la relazioneillustrativa del comportamento del detenuto e delle possibilità omeno di un suo reinserimento nella vita sociale.

Una relazione, in un certo senso, vincolantedella decisione camerale del Tribunale di Sor-veglianza.Bastava così che Bonincontro predisponesseuna relazione negativa perché naufragasserole speranze di chi aspirava a trascorrere i ri-manenti anni di galera in semilibertà.In quella direzione gli inquirenti esamina-

rono i fascicoli di tutti i detenuti che avevanoavuto istanze respinte; si cercava di capire seBonincontro si fosse attirato l'odio di qualcheaspirante ad uno dei benefici. Ancora oggi non sappiamo il motivo per cuifu ucciso Bonincontro, anche se alla luce delledichiarazioni di Buscetta si potrebbe collegare

la sua morte come necessità da parte dei mafiosi di chiudere labocca a chi, probabilmente costretto ad operare in certo modo,sapeva veramente troppe cose, o considerate le modalità dell'ese-cuzione si potrebbe ipotizzare il netto rifiuto a far qualcosa di il-lecito data la sua posizione privilegiata di Capo ufficio matricola euomo simbolo dell'Ucciardone. •

A fiancoil BrigadiereAttilioBonincontroin undisegno diGiuseppeRomano

sottoil sommariodel numero11 / 1996

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inviate le vostre foto a:[email protected]

n. 199 • ottobre • pag. 30Polizia Penitenziaria • SG&S

1981 - Agenti nella portineria di Roma- Rebibbia (foto inviata da Aldo Coviello)

Anni ‘80 - Astrea Calcioin piedi: Gerardo Pepe,

Calce, De Pasquale,Fronti, Carletti, Bellini,

Gufi, accosciati: Barba,Botti, Miracapillo,

Recchioni, Mirto(foto inviata da

Leonardo De Pasquale)

1968 - Scuola Agenti di Custodiadi Cairo Montenotte

(SV) - 22° Corso “Isonzo”esercitazioni di tiro(foto inviate da Francesco Lentino )

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n. 199 • ottobre • pag. 31Polizia Penitenziaria • SG&S

1960 - Casa Circondariale di Palermo

Festa del Corpo(foto inviata da Bernardino Corzani)

1982 - Comando Regionaledi Torinoda notare la targa dellaprima autovettura AA.CC.(foto inviata da Aniello Peluso )

1959 - Casa di Reclusione di Paliano(foto inviata da Cosimo Dellisanti)

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Per quello che ha fatto meriterebbe laghigliottina!»: alzi la mano chi non ha sen-tito almeno una volta questa frase, magaricommentando un delitto efferato o un graveepisodio di cronaca. La pena di morte è da sempre materia didiscussione tra studiosi di diversa prove-nienza ed estrazione culturale. In questo libro la questione viene affrontatada un punto di vista giuridico-politico:dopo averne evidenziata l’attualità, ci si sof-ferma sulle posizioni, a loro modo paradig-matiche, di due Paesi, l’Italia e gli StatiUniti, sottolineandone le significative diffe-renze maanche le note-voli somi-glianze. Un libro inte-ressante, cheoffre una di-samina at-tenta epuntuale sudi un argo-mento sem-pre attuale.

oma, 1976. Un anno prima chetutto accada. Il Libanese freme. Il Libanese ha tre amici, Dandi, il

Bufalo, Scrocchiazeppi. Passa con loro da un colpetto all’altro,tiene le armi delle altre bande. Il Terribile, che aspira a diventare il capodei capi, tratta lui e gli altri pischelli comemiserabili. Ma il Libanese non è uno dei tanti. Il Libanese ha un sogno. Un sogno ancoratroppo grande per lui. Poi, una sera, il Libanese incontra Giada.Lei è bella, ricca, inquieta. Lei vuole cam-biare le cose. Lei vuole fare la rivoluzione.Giada appartiene a un altro mondo. Il Libanese ne è stregato. E nello stessotempo comincia a intuire che proprio daquel mondo potrà venire l’idea che glipermetterà di rendere il suo sogno unarealtà. È grazie a lei, inconsapevole guida, che ilLibanese penetra nel mondo dei ricchi,prima come pusher di un grande artistaschiavo dell’eroina, e poi organizzando,con i suoi compari, un primo sequestro dipersona (preludio di quello che segnerà,appena pochi mesi dopo, la nascita dellaBanda): il sequestro di un ricchissimo pa-lazzinaro, padre di Sandro, l’amico delcuore di Giada...

l Capo dello Stato ha recentementesottolineato con forza come le criticitàpenitenziarie siano dovute al peso gra-

vemente negativo di oscillanti e incertescelte politiche e legislative, tra tendenzialidepenalizzazione e depenitenziarizzazionee ciclica ripenalizzazione, con un cre-scente ricorso alla custodia cautelare, ab-norme estensione della carcerazionepreventiva. L’emergenza carceri è sotto gliocchi di tutti e servono quindi strategie diintervento concrete: quel che serve, lo an-diamo dicendo da tempo, sono vere ri-forme strutturali sull’esecuzione dellapena: riforme che non vennero fatte conl’indulto del 2006, che si rileverò un prov-vedimento tampone inefficace. Il sovraffol-lamento degli istituti di pena è una realtàche umilia l’Italia rispetto al resto dell’Eu-ropa e costringe i poliziotti penitenziari agravose condizioni di lavoro. Questo agilelibro ci conduce ad una riflessione plurale,documentata, non reticente sulle criticitàdel sistema, proponendo gli interventisvolti nel ciclo di quattro incontri, pro-mosso tra settembre e ottobre 2011 a Fer-rara, per iniziativa del dottorato di ricercain Diritto costituzionale dell’ateneoestense, sul tema del carcere, della pena e

delle vittime (della detenzione e delreato). Adoperando come detonatorerecenti pubblicazioni di larga diffu-sione, i vari contributi si misurano,spesso dialetticamente, con alcuni deilimiti più estremi e insostenibili del mo-mento punitivo ed espiativo: la pena dimorte, l’ergastolo, lo statuto delle vittimedel reato, le morti e le violenze in regimedi detenzione e di privazione di libertà.Preziosa, infine, l’appendice, con ineditiinterventi sul tema svolti dal PresidenteNapolitano.

n. 199 • ottobre • pag. 32Polizia Penitenziaria • SG&S

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DAVIDE GALLIANI

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IO SONO IL LIBANESE

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I

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a tragica avventura della Repubblicadi Salò è stata fra le più pesante-mente colpite dalle semplificazioni

ideologiche. Tanto le versioni dei vincitoriquanto quelle dei vinti hanno trascurato, emistificato, la realtà storica a favore del-l’esaltazione di amor di patria, sentimentonazionale, passione civile e - da ultimo -consacrazione eroica delle vittime. MimmoFranzinelli si lascia alle spalle queste logi-che e sulla base di fonti inedite o sinora tra-scurate descrive la tentata resurrezione delfascismo nel settembre 1943 e i successivisviluppi fino all’aprile 1945. Gli scritti diMussolini, i rapporti di Kappler per Hitler,le carte di Claretta Petacci, i notiziari dellaGuardia nazionalerepubblicana, lenote della Segrete-ria particolare delduce rivelano unastoria inedita diequilibri estre-mamente insta-bili, doveMussolini, inse-guendo il sognodi una rinascitaimprobabile -anche sul pianopersonale -, svolge comunque un ruolo daprotagonista nella guerra civile innescatadalla costituzione della RSI e dall’insedia-mento del suo quartier generale sul lago diGarda. Consapevole di essere ostaggio deinazisti, il vecchio dittatore, esautorato dai te-deschi, criticato dai suoi stessi colonnelli elontano dal suo popolo, è costretto in un mi-crocosmo di sopravvissuti dove unico refe-rente resta Claretta, la giovane amante, eobiettivo primario - ossessivamente quantovanamente perseguito - è spostare la sede digoverno lontano da Salò.

ggiornato fino agli ultimi inquietantisviluppi sulla più violenta organiz-zazione criminale romana. Centi-

naia di verbali e informative riservate concui la giornalista Angela Camuso descrive efa parlare i protagonisti senza ometterenomi, luoghi e circostanze in una sequenzaagghiacciante e avvincente di delitti, intrighie misteri raccontata con la voce dei crimi-nali, figli maledetti del popolo e della mise-ria, che iniziano la loro sanguinosaparabola nell’ultimo scorcio dei turbolentianni Settanta. Lo stesso Antonio Mancini - ex capo storicodella banda - definisce questo libro“l’unico che ricostruisce le cose senza ag-giungere nulla di suo, scrive la verità. Quic’è la storia”. I vertici dellabanda della Magliana conqui-stano il mercato romano del-l’eroina, eliminando iconcorrenti e mantenendosaldo il potere grazie al fiutoper gli affari di uno dei suoicapi, Enrico De Pedis la cuitomba, situata all’internodella cripta della chiesa diSant’Apollinare, è stata re-centemente aperta perchési sospettava contenesse

anche i resti di Emanuela Orlandi - il qualeiniziò a ripulire fiumi di denaro insieme alcassiere Enrico Nicoletti. La banda finì perautodistruggersi, decimata prima da unafaida interna e poi da una catena di clamo-rosi pentimenti che illumineranno tantimisteri d’Italia. Sebbene gelosi della loroautonomia, i banditi furono abbastanzaspregiudicati da vendere l’anima a Cosanostra, camorra, terrorismo... Introdu-zione di Otello Lupacchini.

e tutti i giornalisti si limitassero apubblicare le notizie ufficiali, pro-venienti dalle fonti istituzionali o dai

diretti interessati l’informazione sarebbenon solo più povera, ma soprattutto piùprona. Sarebbe però indenne da ogni ri-schio. Succede tuttavia che per garantireinformazione di interesse pubblico ognigiornalista debba trasformarsi in un bravosegugio che le notizie se le va a cercare.Inizia qui un acrobatico districo nelmondo delle regole, tra il diritto di infor-mazione, la libertà d’espressione, il dirittoalla privacy, la diffamazione. Innumerevolicasi di cronaca ci dicono continuamentedella tensione tra ciò che può e non può

essere detto o scritto,tra ciò che è informa-zione e ciò che è insi-nuazione, tra ciò che ègiornalismo e ciò che èpuro gossip. Le norme inmateria sono complesse edi difficile interpretazione:di fatto è praticamente im-possibile oggi far benequesto mestiere senza fi-nire sotto processo.

n. 199 • ottobre • pag. 33Polizia Penitenziaria • SG&S

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inviate le vostre lettere [email protected]

n. 199 • ottobre • pag. 34Polizia Penitenziaria • SG&S

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V E N T I A N N I1992•2012

LA VERGOGNA DEGLI UEPESe dovesse passare la proposta che vuole omologare le segreterietecniche degli Uepe (Ufficio Esecuzione Penale Esterna ) alle ma-tricole degli istituti, il personale di Polizia Penitenziaria che si oc-cupa di sicurezza e inserimento SDI diverrebbe finalmenteufficiale nelle piante organiche e sarebbe da implementare.Questo comporterebbe, secondo equità e giustizia, il varo di in-terpelli in modo tale da fornire una chance a tutti i colleghi chehanno motivi validi (familiari o personali) per poter accedervi.Invece che cosa sta succedendo?

L'Uepe di Roma per esempio, vede in servizio tre colleghi, sinda-calisti che, fregandosene delle esigenze dei propri iscritti, si sonoaccaparrati una presenza che è destinata a consolidarsi nei pros-simi mesi. Tutto ciò secondo le solite modalità: sindacato o pressione di co-noscenti, mentre molti di noi sono costretti a effettuare servizimassacranti negli istituti di appartenenza, chiedendo magari undistacco da anni, distacco che viene puntualmente negato, questifurbetti del quartierino si curano i propri affari senza colpo fe-rire.E' forse giunta l'ora di rivolgersi alle varie Procure della Repub-blica per analizzare la bontà di dinamiche che vedono alcuni spo-starsi a piacimento da un ufficio all'altro dell'amministrazione,altri patire le pene dell'inferno senza nemmeno essere ascoltati...

Lettera firmata

la lettera

PILLOLA AZZURRA, FINE DELLA STORIA: DOMANI TI SVEGLIERAI IN SEZIONE E CONTINUERAI A FARE IL TUO SPORCO SERVIZIO!PILLOLA ROSSA, RESTI NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE E FARAI PATTI COI DETENUTI E SORVEGLIANZA DINAMICA!

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