Polizia Penitenziaria - Novembre 2011 - n. 189

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Poste Italiane S.p.A. Sped. in A.P. DL n.353/03 conv. in Legge n.46/04 - art 1 comma 1 - Roma aut. n. 30051250-002 anno XVIII n.189 novembre 2011 www.poliziapenitenziaria.it E’ Natale anche per noi

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Rivista ufficiale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

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Poste Italiane S.p.A. Sped

. in A.P. D

L n.353/03 conv. in Leg

ge n.46/04 - art 1 comma 1 - Roma aut. n. 30051250-002

anno XVIII • n.189 • novembre 2011 www.poliziapenitenziaria.it

E’ Natale anche per noi

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Organo Uf f iciale Nazionale del S.A.P.Pe.Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

ANNO XVIII • Numero 189Novembre 2011

Direttore Responsabile: Donato [email protected]

Direttore Editoriale: Giovanni Battista De Blasis [email protected]

Capo Redattore: Roberto [email protected]

Redazione Cronaca: Umberto Vitale

Redazione Politica: Giovanni Battista Durante

Redazione Sportiva: Lady Oscar

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Direzione e Redazione CentraleVia Trionfale, 79/A - 00136 Romatel. 06.3975901 r.a. - fax 06.39733669

E-mail: [email protected] Web: www.poliziapenitenziaria.it

Le Segreterie Regionali del Sappe, sono sede delle Redazioni Regionali di: Polizia Penitenziaria - S G & S

Registrazione:Tribunale di Roma n. 330 del 18.7.1994

Stampa: Romana Editrice s.r.l.Via dell’Enopolio, 37 - 00030 S. Cesareo (Roma)

Finito di stampare: Novembre 2011

Questo Periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

Il S.A.P.Pe. è il sindacato più rappresentativo del Corpo di Polizia Penitenziaria

in copertina:

I nostri auguri di Buone Feste a tutti gli iscritti al Sappe ai loro familiari e a tutti gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria in servizio e in quiescenza

Polizia Penitenziaria • SG&S

L’EDITORIALEUn nuovo Governo per un Paese in affanno

di Donato Capece

IL PULPITOLo tsunami Palma - Ionta azzera la dirigenza penitenziaria

di Giovanni Battista De Blasis

IL COMMENTOI Baschi Azzurri di Marassi, angeli nel fango di Genovadi Roberto Martinelli

L’OSSERVATORIO POLITICORiuscirà il Governo Monti

a portarci fuori dalla crisi?di Giovanni Battista Durante

CRIMINI & CRIMINALISKG

Serial Killer Groupiedi Pasquale Salemme

GIUSTIZIA MINORILEI Centri di Prima Accoglienza per minoridi Ciro Borrelli

Chi vuole ricevere la Rivista direttamente al proprio domicilio, può farlo versando uncontributo di spedizione pari a 20,00 euro, se iscritto SAPPE, oppure di 30,00 euro se noniscritto al Sindacato, tramite il c/c postale n. 54789003 intestato a:

POLIZIA PENITENZIARIA - Società Giustizia & SicurezzaVia Trionfale, 79/A - 00136 Roma

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n. 189 • novembre 2011 • pag. 3

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a qualche settimana il Paese ha unnuovo Governo, guidato dal tecnicosenatore a vita Mario Monti.

Al di là delle valutazioni e dei giudizi sul-l’operato dell’Esecutivo Berlusconi, questoè il momento di fornire un concreto contri-buto ad un reale progetto condiviso fun-zionale alla crescita economica eoccupazionale, alla stabilità della finanzapubblica e al recupero del ruolo primariodell’Italia in Eurozona e in Europa, ancheper rendere conseguibile l’obiettivo del pa-reggio del bilancio pubblico al 2013. Per fare questo è necessario, a nostro av-viso, coniugare legalità, equità, rigore e svi-luppo e puntare su lavoro, impresa virtuosae pubblica amministrazione efficiente; è ne-cessario abbandonare la politica econo-mica dei due tempi, che vede prima ilrisanamento dei conti e poi il sostegno allacrescita, bocciata dalla storia; si rende al-tresì necessaria una politica economica pa-rallela funzionale sia al risanamento deiconti e alla riduzione del debito pubblico esia alla crescita economica e occupazio-nale. E’ altrettanto ovvio che per favorire lacrescita economica ed occupazione delPaese si rende necessario procedere, intempi brevi e comunque utili, ad una orga-nica ed equa riforma fiscale che comportila riduzione di imposte e tasse per lavora-tori, imprese e pensionati, attraverso unamaggiore tassazione delle rendite di posi-zione e soprattutto un più deciso e incisivocontrasto a evasione, elusione e sommerso.Nel caso in cui si renda indispensabile unaimposizione fiscale sui patrimoni, l’impostadovrebbe interessare esclusivamente igrandi patrimoni con esclusione del piccolorisparmio e dei beni strumentali di impresa.Riguardo ad un possibile aumento dell’IVA,a meno che non riguardi esclusivamente ibeni voluttuari e di lusso, si esprimono ri-serve per l’effetto negativo che potrebbe

avere sul tasso di inflazione, tendenzial-mente in aumento per cause endogene edesogene. E questo è possibile farlo ancheintensificando la lotta all’evasione-elusionefiscale e contributiva, inasprendo le misurevigenti, anche con l’allargamento della pre-visione della sanzione penale, e introdu-cendo uno strumento incisivo basato sulcontrasto di interessi fra soggetti intera-genti: la deducibilità fiscale, che in unaprima fase potrebbe riguardare alcune fat-tispecie in cui l’evasione è diffusa e univer-salmente riconosciuta.

Si dovrà necessariamente definire ed av-viare in tempi brevi un piano di lavoro a fa-vore dei giovani e delle donne, conparticolare attenzione alle aree economi-camente deboli del Paese. Il piano dovrànecessariamente interessare la formazione,la puntuale realizzazione del progetto- ap-prendistato, la leva fiscale, nonché l’inte-grale utilizzazione di tutte le risorsedisponibili, nazionali ed europee. Bisognerà infine affermare le priorità dellaspesa pubblica escludendo la pratica iniquaed inefficace dei tagli lineari ed eliminandogli sprechi, determinati in gran parte dal-l’invadenza della politica nelle pubblicheamministrazioni, ridurre i costi della poli-tica, anticipando l’attuazione dei provvedi-

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Un nuovo Governo per un Paese in affanno

e vecchi problemi penitenziari

Donato CapeceDirettore ResponsabileSegretario Generale del Sappe [email protected]

n. 189 • novembre 2011 • pag. 4Polizia Penitenziaria • SG&S

Nella foto il Ministro

Paola Severino

menti già previsti per legge e ampliando ilcampo di intervento, ma soprattutto com-pensare le palesi iniquità causate dalla se-quenza delle recenti manovre finanziarieper lavoratori e pensionati e le gravi ed ini-que penalizzazioni normative ed economi-che per i lavoratori del Comparto Sicurezzae del pubblico impiego. E’ del tutto evidente che il sistema degli in-terventi pubblici volto a sostenere la cre-scita economica e occupazionale vaconsiderato in un quadro condiviso di re-gole e, in parte, realizzato in ambito euro-peo, anche per la salvaguardia dellasovranità italiana in eurozona. Per quanto riguarda il nostro settore lavo-rativo, abbiamo salutato con favore la no-mina di Paola Severino a Ministro dellaGiustizia: la riteniamo una scelta positiva,che è anche la prima volta di una donnaGuardasigilli. Le sue note competenze tecniche, di avvo-cato penalista e di docente di diritto penale,saranno certamente utili a rimodulare e ri-formare il sistema dell’esecuzione penaleitaliana. E’ ora importante che il nuovo Guardasigillied il nuovo Governo mettano concreta-mente mano alla situazione penitenziariadel Paese, ormai giunta ad un livello emer-genziale.La situazione di tensione che si sta deter-minando in molti istituti penitenziari delPaese rischia di degenerare e non si puòperdere ulteriore tempo per interventi ur-genti e non più procrastinabili, consideratoanche che il Corpo di Polizia Penitenziariaè carente di più di 7mila unita. Oggi ci sono in carcere ben 67.510 detenutia fronte di una circa 45mila posti letto. Bisogna dunque proporre soluzioni con-crete. Noi, come primo Sindacato della Po-lizia penitenziaria, vogliamo fare la nostraparte, con serietà e responsabilità.•

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Ma tutto ciò, che già di per se stesso potevasembrare un colpo mortale alla vecchianomenclatura del DAP, era soltanto un pre-sagio del terremoto che stava per arrivarea largo Daga, un po’ come la bassa mareadi risacca che precede l’arrivo dell’ondaanomala di un vero e proprio tsunami.Infatti, di lì a poco, il Ministro Palma diconcerto col capo DAP Ionta, ha messonero su bianco una disposizione che da unlato vietava categoricamente la conces-sione della proroga oltre i 65 anni a qua-lunque dirigente dell’amministrazionepenitenziaria e dall’altro applicava la fami-gerata direttiva Brunetta decretando la“messa a riposo” di tutti i dirigenti, gene-rali e non, che hanno superato i 40 annidi contribuzione previdenziale.Ciò vale a dire che, considerando l’ag-giunta del riscatto degli anni della laurea,saranno posti in quiescenza tutti i dirigenti,generali e non, che hanno più di 35 annidi anzianità lavorativa, ovverosia quasi tutticoloro che hanno oltre 60 anni di età.In parole povere, a conti fatti, e contraria-mente alle mie previsioni di aprile, neltriennio 2010-2012 sono (o saranno)“fuori” dell’amministrazione penitenziariauna ventina di dirigenti generali e più dicinquanta dirigenti penitenziari.Infatti, oltre quelli da me citati qualchemese fa (Massidda, Zaccagnino, Gasparo,Sparacia, Quattrone, Giuliani, Cesari, Fa-ramo, Ragosa, Culla, Bocchino e DiSomma) dovrebbero andare via anche DePascalis, Iannace, Di Paolo, Brunetti,e Sa-lamone, più Ardita che ha lasciato la Dire-zione Generale Detenuti e, forse, Turriniche dovrebbe lasciare il Personale.E, per effetto della stessa disposizione, do-vrebbero lasciare l’amministrazione ancheuna cinquantina di dirigenti.Qualche nome illustre?Palossi, Vaccaro, Sbriglia, Greco, Ursillo ...

Lo tsunami Palma-Ionta azzera la dirigenza penitenziaria

Entro il 2012 andranno via 20 dirigenti generali e più di 50 dirigenti penitenziari

Giovanni Battista De BlasisDirettore Editoriale

Segretario Generale Aggiunto del Sappe [email protected]

n. 189 • novembre 2011 • pag. 5Polizia Penitenziaria • SG&S

Quali considerazioni possiamo fare su unarivoluzione così epocale dell’amministra-zione penitenziaria, seconda soltanto alla Ri-forma del 1990 ?Innanzitutto, dobbiamo prendere atto che lotsunami è arrivato a Largo Daga e che,quindi, adesso è ora di rimboccarsi le ma-niche e tentare di ricostruire una nuova am-ministrazione penitenziaria, finalmentelibera da ogni condizionamento generazio-nale e che abbia al proprio centro, non piùquelle poche centinaia di dirigenti peniten-ziari che avevano occupato tutti i gangli delpotere, ma i quarantamila uomini e donnedella Polizia Penitenziaria.Ed ora che non ci sarà più l’ostruzionismointeressato e corporativo dei dirigenti dipar-timentali, è arrivato anche il momento direalizzare la Direzione Generale del Corpo.Certamente non sarà, comunque, un’opera-zione semplice e potrebbe (dovrebbe) es-sere necessario qualche altro avvicenda-mento al DAP, in particolare quello di talunidirigenti (relativamente giovani) che sonostati l’espressione della passata nomencla-tura e che rivestono lo stesso incarico da piùdi cinque anni (in taluni casi anche più didieci).Penso ad esempio, all’ ufficio stampa e re-lazioni esterne (in tutte le sue articolazioni:rivista, sito web, rassegna penitenziaria ...),ma anche ad altri un po’ nascosti ma cru-ciali per la gestione e l’amministrazionedella Polizia Penitenziaria.

Mi auguro, ed auguro al Corpo, di tornareancora sull’argomento fra qualche mese peraggiornare l’elenco di coloro che hanno la-sciato l’amministrazione penitenziaria o,perlomeno, il proprio incarico da troppotempo egemonizzato.

Absit iniura verbis:Buona pensione a tutti !

onfesso che lo scorso mese di aprilequando scrissi, sulle pagine di questastessa rubrica, l’editoriale dal titolo

“2010-2012: il triennio che cambierà ilDAP” nemmeno io avrei potuto immagi-nare una evoluzione del genere, ed in tempicosì brevi, della vicenda.In quell’articolo affermavo, infatti: Quelloche non poté la politica, ottenne iltempo.Sono ben felice, oggi, di essere stato cla-morosamente smentito perché, invece, lapolitica, “certa” politica, ha voluto, potutoe saputo fare cose ben oltre ogni mia piùrosea immaginazione.Il terremoto Nitto Palma, in soli tre mesi(non oso nemmeno pensare cosa avrebbepotuto fare in tempi più lunghi), grazieanche alle illuminate intuizioni del MinistroBrunetta, ha praticamente azzerato i verticidel DAP.Tutto è iniziato il 15 di agosto allorquandoPalma, in quel di Regina Coeli, ha prean-nunciato direttamente alla stampa la no-mina del Magistrato Simonetta Matone aVice Capo del DAP.Già questo annuncio-shock faceva presa-gire quanto fosse cambiato il vento di viaArenula, dal caldo scirocco del diplomaticoMinistro Alfano alla gelida tramontana deldeterminato Ministro Palma.E in effetti, proprio la nomina della Matoneha sancito la fine di tutte le usuali trattativeintradipartimentali, laddove già si vocife-rava di un accordo con Ionta per designarela dott.ssa Culla in sostituzione del Cons.Santi Consolo, sulla poltrona di secondovice capo DAP. Ed invece, non solo Palmaindicava Simonetta Matone come nuovovice capo ma Ionta, allo stesso tempo, ri-distribuiva le deleghe togliendo a DiSomma ogni residua competenza, svuo-tando di fatto il suo vicariato di ogni con-tenuto.

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on ci sono parole adeguate e adatteper commentare l’immane tragediache si è abbattuta su Genova lo

scorso venerdì 4 novembre. Fango, macerie, disperazione e soprattuttoquelle morti ingiuste di persone innocenti(tra esse la moglie dell’Assistente Capodella Polizia Penitenziaria Bennardo Sanfi-lippo, in servizio nell’NTP di Marassi) chescuotono e scuoteranno per sempre la co-scienza di chi amministra le città, talvoltacon colpevole superficialità. E’ stata ad esempio colpevole superficialitàquella degli amministratori locali genovesi,e bene ha fatto sottolinearlo il Movimento5 stelle di Genova, di ignorare gli allarmidi diversi esperti in merito ai rischi dei tor-renti cittadini del capoluogo ligure, sui cuiargini si è cementificato, troppo. La Liguria ha l’indice di cementificazionepiù alto tra tutte le regioni italiane. Genovaha l’indice più alto della Liguria. E comedimostrato dai recenti avvenimenti, l’interaregione ha un territorio caratterizzato daun delicatissimo equilibrio idro-geologico.Un equilibrio che qualsiasi tipo di edifica-zione può gravemente turbare, con le con-seguenze che purtroppo oggi possiamovedere.

Nonostante tutto, nulla è cambiato. Quando succedono gravi e terribili fatticome quelli del 4 novembre, mancano leparole e sale il magone.Sotto i nostri occhi sono passate immaginie video che ci fanno rabbrividire, di paura,terrore, immagini e video che ti rimangonoimpresse e non sarà possibile cancellarle.Nella drammaticità di quelle ore e di queimomenti, tantissime persone si sono dateconcretamente da

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n. 189 • novembre 2011 • pag. 6Polizia Penitenziaria • SG&S

Le foto testimoniano

le condizionidella città di

Genova immediata-

mente dopo ilnubifragio

I Baschi Azzurri di Marassi,angeli nel fango di Genova

Roberto Martinelli Capo RedattoreSegretario Generale Aggiunto del Sappe [email protected]

Tutto questo nonostante siano passati 40anni dal lontano 1970 in cui Genova si ri-trovò alluvionata, con i suoi torrenti strari-pati. Un anno da quando il Ponentegenovese è stato sommerso da una allu-vione di fango. Qualche settimana da quando, il 25 ottobrescorso, il Levante ligure è stato interessatoda piogge torrenziali che hanno devastatoversanti e paesi, nelle Cinque Terre spez-zine.

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fare per aiutare gli altri. Tra esse, mi siaconsentito citare i Baschi Azzurri delCorpo di Polizia Penitenziaria di GenovaMarassi, accorsi nella vicina via Fereggianofin dalle primissime ore di quel tragico ve-nerdì, eroi loro malgrado, protagonisti diun impegno straordinario, intervenuti tem-pestivamente per salvare le persone, con-tenere quanto più possibile i danni dellagrave alluvione e garantire sui luoghi disa-strati, con la loro presenza, anche l’ordinee la sicurezza pubblica. I colleghi della Polizia Penitenziaria di Ma-rassi sono stati eccezionali e, come primoSindacato del Corpo, ci siamo detti, conl’intero Paese, orgogliosi del loro silenteoperato, nonostante il cuore infranto per ledrammatiche morti che ci sono state. Sono certo che questo loro importante e di-sinteressato impegno civile e sociale saràvalutato per un doveroso riconoscimentoistituzionale. Peccato però che l’Amministrazione Peni-tenziaria non abbia ritenuto di condivideree fare propria la proposta del SAPPe di in-viare, in quelle tremende giornate, i circa780 neo Agenti del 163° corso - a comin-ciare dalle oltre cento unità che eranoferme a Cairo Montenotte, senza alcun in-carico operativo -, Agenti fermi da diversesettimane nelle Scuole in attesa di celebrareil giuramento che sarebbe stato più utilemettere a disposizione della Prefettura diGenova in ordine ad un possibile impiegoin compiti di Protezione civile e di ordinepubblico (segnatamente nei servizi di re-pressione dei purtroppo numerosi episodidi sciacallaggio presso le abitazioni civili egli esercizi commerciali devastati dall’allu-vione – sono o no appartenenti ad unCorpo di Polizia dello Stato con qualifica diPolizia Giudiziaria? - ma anche di quei com-mercianti ladri e disonesti che hanno ap-profittato dell’emergenza per triplicare iprezzi dei beni in vendita). Sarebbe stato un segnale di sensibilità, dicondivisione e di partecipazione impor-tante. Ma il Dap ha ritenuto non ipotizzabile l’im-piego a Genova nelle operazioni di soc-corso degli agenti parcheggiati nelleScuole perché, abbiamo letto su un comu-nicato stampa istituzionale, «gli allievi non

n. 189 • novembre 2011 • pag. 7Polizia Penitenziaria • SG&S

sono in possesso di una specifica prepa-razione in materia di protezione civile.Il loro impiego, quindi rappresenterebbeun intralcio e non già un aiuto alle ope-razioni di soccorso». Intralcio? A mio avviso non sarebbero statiaffatto un intralcio ma, coordinati dallaProtezione civile e dalla Prefettura di Ge-nova, un valido supporto ed aiuto: par-liamo di quasi 800 agenti di PoliziaGiudiziaria e di Pubblica Sicurezza utili sulterritorio devastato dall’alluvione; parliamodi mille e 600 potenziali braccia utili a spa-lare il fango, a rimuovere le macerie nellezone colpite dalla esondazione del torrenteFereggiano (non voglio fare polemica, masu taluni comunicati stampa, anche istitu-zionali, si è letto Farraggiano o Ferrag-giano: era forse il caso di documentarsimeglio prima di dichiarare, anche con unasemplice ricerca su internet...) e a colla-borare concretamente per aiutare popola-zioni e città dal disastro ambientale.

Quel è successo a Genova mi induce a qual-che ulteriore riflessione. Si è detto in premessa della cattiva manu-tenzione dei torrenti genovesi. Chissà perché gli amministratori locali ge-novesi non hanno raccolto ultradecennaleproposta del SAPPE di impiegare a Genovai detenuti in progetti per il recupero del pa-trimonio ambientale occupandosi, ad esem-pio, della pulizia dei greti dei torrenti e dellespiagge, della cura degli alberi e dei parchidella città. Impiegare in detenuti in progetti di recu-pero del patrimonio ambientale e in lavoridi pubblica utilità - come la costante e pe-riodica pulizia dei greti dei torrenti - è unadelle richieste �storiche� del Sindacato Au-tonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, moti-vata dalla necessità concreta di dare davveroun senso alla pena detentiva. I detenuti hanno prodotto danni alla so-cietà? Bene, li ripaghino mettendosi a dispo-sizione della collettività ed imparando un

Nelle fotosopra un’altraimmaginedell’alluvionedi Genova

sottoi funeralidi AngelaChiaramontemoglie dell’AssistenteCapo BennardoSanfilippo

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mestiere che potrebbe essere loro utile unavolta tornati in libertà. Oggi sono pochissimi i carcerati che lavo-rano nei penitenziari: la maggior parteoziano tutto il santo giorno. E allora, se èvero come è vero - che il lavoro è poten-zialmente determinante per il trattamentorieducativo dei detenuti (perché li terrebbeimpiegati per l’intero arco della giornatadurante la detenzione - ore che oggi pas-sano nell’ozio quasi assoluto; perché per-metterebbe loro di acquisire un’esperienzalavorativa utile fuori dalla galera, una voltascontata la pena), perché non provare apercorrere anche questa strada? Perchénon si prova a educare al bene attraversoil male, per usare il sottotitolo di un bellibro del magistrato Gherardo Colombo dapoco nelle librerie?Un ultimo sentito pensiero vorrei infine ri-volgerlo all’amico e collega Bennardo e ai

suoi figli Stefano e Domenico, straziati dallatragica scomparsa della moglie e mammaAngela Chiaramonte Sanfilippo. Ci stringiamo commossi a loro in un ab-braccio affettuoso e sincero. Mi ha colpito molto un passo dell’omeliache il Cardinale Arcivescovo di Genova An-gelo Bagnasco ha tenuto nel corso della ce-lebrazione della Santa Messa a suffragiodelle vittime dell’alluvione. Parlando dei familiari di queste vite spez-zate, anche in giovanissima età, ha detto:«vorremmo che sentissero il nostro ab-braccio rispettoso e la forza della pre-ghiera che eleviamo a Dio. Solo Dio,infatti, può raggiungere il cuore di cia-scuno: Lui che conosce i nostri senti-menti più intimi, Lui che conosce ilpatire, la violenza e la morte. Nella fede,siamo certi che Maria Santissima, Reginadi Genova, si porrà ai piedi della vostraacutissima croce e, come sul Calvario aipiedi del Figlio Gesù, porterà il suo con-forto materno e sosterrà la vostra fiducianel guardare avanti, sapendo che i nostridefunti sono nella vita di Dio e quindi cirestano accanto in modo nuovo». Parole impregnate da una forte spiritualitàcristiana. Ma a colpirmi, e molto, sono state soprat-tutto le parole che Domenico ha detto ai fu-nerali di mamma Angela. Lei, prima di morire in quel maledetto an-drone del civico 2/B di via Fereggiano, hatrovato la forza di metterlo in salvo. Domenico, questo ragazzo diventato uomotroppo in fretta, ha trovato in chiesa, nelgiorno dei funerali della mamma, una forzaanaloga ed ha voluto essere degno di lei:«So che la mamma è qui con noi – hadetto ai presenti - ma voglio dire ancheun’altra cosa: la mamma sarà sempre ilmio eroe. Perché è morta per me, per sal-vare me». Mi auguro che la straordinaria forzad’animo dimostrata da questo ragazzo, acui un destino cinico e barbaro ha tolto ilsuo bene più grande, la mamma, si traducaanche in una forza morale per aiutarloquanto più possibile, con il fratello Stefanoe papà Bennardo, a lenire il tremendo do-lore per la ingiusta e drammatica tragediache li ha colpiti.

n. 189 • novembre 2011 • pag. 8Polizia Penitenziaria • SG&S

Nelle fotoa destra

i danni delnubifragio

sottoAngela e

BennardoSanfilippo

Isp. Pugliese MarcoAg. Sc. Biella MassimoVice Sovr. Zedda Antonio Ag. Scelto Brevetto AntoninoAss.C. Sanfilippo BennardoAgente De LisioAss. C. Deplanu SalvatoreAg. Pisu Francesca Ass. C. Tommei MarioAg. Castagno Daniele Ass. C. Cristiano LuigiAg. Vella Gabriele Ass. C. Rizzo VincenzoAg. Spano DavideAss. C. Castulli Tommasog. Abbinante AngeloAss. C. Cocco GiuseppeAss. C. Greco MaurizioAss. C. Pottocar StefanoAss. C. Blandini GiuseppeAss. C. Marche MarioAss. Ara GiovanniAss. Grimaldi Antonio Ass. C. Alessi LuigiAss. C. Massa Anna MariaAss. Vitale PaoloAss. Macrini AntonioAss. Pernice AnielloAss. Tarantino DomenicoAss. Melis RobertoAss. Pappalardo GaetanoAg. Sc. Alpi MaurizioAg. Sc. Pennetta GiovanniAg. Sc. Bavetta CalogeroAg. S. D’Agostino Giuseppe

ogliamo riprendere, sulle nostrepagine, la nota diramata dalla Di-rezione della Casa Circondariale

di Genova Marassi a tutti gli Istituti Ufficie servizi penitenziari.

“Coloro che volessero versare un con-tributo a favore dell’Assistente Capoche ha perso la propria moglie durantel’alluvione di Genova possono farlo di-rettamente sul conto corrente postalededicato”.

Conto corrente postale intestato a: Sanfilippo Bennardoe Chiaramonte Angela

IT 49S07601014 00000041677147la s

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Gli Angeli di Marassi

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rima Guardasigilli donna, Paola Severino, sessantatre anni,di Napoli, è uno dei più noti avvocati penalisti italiani e ri-copre attualmente la carica di professore ordinario di di-

ritto penale e Prorettore vicario dell’Università Luiss “GuidoCarli” di Roma. Il nuovo ministro della giustizia è stata consulente di numerosesocietà, banche ed associazioni di categoria. Laureata in giuri-sprudenza all’Università La Sapienza di Roma con votazione110/110 e lode, Paola Severino vanta un curriculum con un lun-ghissimo elenco di cattedre di diritto penale pubbliche e private,compresa quella presso la Scuola Ufficiali Carabinieri di Roma. Dal 30 luglio 1997 al 30 luglio 2001 ha rivestito la carica di VicePresidente del Consiglio della Magistratura Militare. È stata relatrice in numerosi convegni ed incontri scientifici suitemi del Diritto penale e del Diritto penale commerciale, nonchèmembro di varie Commissioni ministeriali per la riforma della le-gislazione penale e processuale penale. Nel 2001 ha vinto la classifica dei manager pubblici più ricchi. Nell’elenco era finita in quanto vicepresidente (e donna, per laprima volta nella storia), del Consiglio della Magistratura Militare. Come avvocato penalista ha lavorato nell’entourage di GiovanniMaria Flick, che sarà poi nominato Ministro della Giustizia nel Go-verno di Romano Prodi. Ha difeso lo stesso Prodi nel processoCirio. Ma anche Giovanni Acampora, legale della Fininvest coin-volto nel processo Imi-Sir. Ha ricevuto il premio ‘Marisa Bellisario 2009’ dedicato al temadelle ‘Donne per una giustizia giusta’. L’importante riconoscimento della mela d’oro, dedicato alle donneche si sono distinte per capacità professionali e doti umane ec-cellenti, le è stato tributato anche per essere stata la prima donnanominata Ordinario di Diritto penale in Italia e a ricoprire la ca-rica di vice presidente del Consiglio della Magistratura Militare.Un eccellente curriculum e molti prestigiosi incarichi che ci con-fortano nella scelta di colei che guiderà il Ministero della Giustiziain questa fase non certo facile per il nostro Paese. Siamo sicuri che il suo rigore, le sue competenze e la sua notaprofessionalità saranno preziosi anche per rimodulare il sistemadella giustizia italiana e quello penitenziario in particolare.Al Ministro Guardasigilli le più sincere felicitazioni e l’augurio dibuon lavoro del primo Sindacato della Polizia Penitenziaria, ilSAPPE, e della Redazione della Rivista. erremme

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Paola Severino: chi è la nuovaMinistra Guardasigilli

n. 189 • novembre 2011 • pag. 10Polizia Penitenziaria • SG&S

Salvatore Mazzamuto

1947 - Avvocato, Professore ordinariodi Diritto dell’Economia dell’Univer-sità di Roma Tre. Già componente laico del ConsiglioSuperiore della Magistratura e Con-

sigliere Giuridico del Ministro Alfano.

Andrea Zoppini

1965 - Avvocato, Professoreordinario di Diritto Privatodell’Università di Roma Tre. Già componente della Commis-sione per la Riforma del DirittoSocietario. Consigliere giuridicodella Presidenza del Consigliodei Ministri del Governo Prodi.i S

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• assistenza legale nel relativo procedimento amministrativo;•assistenza nella fase giudiziale contro il relativo provvedimento negativo;• compenso professionale convenzionato.

in materia di PENSIONE PRIVILEGIATAper il personale cessato dal servizio e/o i superstitiL’assistenza interessa:• il personale collocato in congedo senza diritto a pensione o con pensioneordinaria che possa ancora chiedere il riconoscimento della dipendenzada causa di servizio di infermità o lesioni riferibili al servizio stesso e laconseguente pensione privilegiata;• il personale collocato in congedo senza diritto a pensione o con pensioneordinaria, al quale sia stata negata la pensione privilegiata per non dipen-denza da causa di servizio di infermità e lesioni o per non ascrivibilità dellestesse;• il personale cessato per inidoneità dal ruolo della Polizia Penitenziaria,già transitato o che debba transitare ai ruoli civili della stessa amministra-zione o di altre amministrazioni, ai fini della concessione della pensioneprivilegiata per il servizio prestato nella polizia Penitenziaria;• il personale deceduto in servizio, ai fini della pensione indiretta privile-giata ai superstiti e di ogni altro beneficio previsto a favore degli stessi;• il personale già titolare di pensione privilegiata deceduto a causa dellemedesime infermità pensionate, ai fini dei conseguimenti spettanti ai su-perstiti.L’assistenza comprende:• esame gratuito, legale e medico legale, del fondamento della domandaper la concessione della pensione privilegiata anche per i transitati al ruolocivile;• valutazione gratuita, legale e medico legale, del fondamento del ricorsocontro il provvedimento negativo della pensione privilegiata;• valutazione gratuita, legale e medico legale, delle pensioni indirette e diriversibilità ai fini del trattamento privilegiato e dell’importo pensionisticoliquidato;• assistenza nella relativa fase amministrativa e nella fase giudiziale controil provvedimento pensionistico negativo;• compenso professionale convenzionato.

PER BENEFICIARE DELLA CONVENZIONE Gli iscritti al Sappe possono:• rivolgersi alla Segreterie Sappe di appartenenza;• rivolgersi agli avvocati Guerra presso le sedi degli studi di Roma (via Ma-gnagrecia n.95, tel. 06.88812297), Palermo (via Marchese di Villabiancan.82, tel.091.8601104), Tolentino - MC (Galleria Europa n.14, tel.0733.968857) e Ancona (Corso Mazzini n.78, tel. 071.54951);• visitare il sito www.avvocatoguerra.it

La convenzione Sappe/Studio Legale GuerraPer rispondere ad una richiesta sempre più pressante dei propri iscritti,il Sappe ha stipulato una convenzione con lo Studio Legale AssociatoGuerra, come partner legale in materia previdenziale.

Lo Studio Legale Associato Guerra è specializzato in materia di diritto pen-sionistico pubblico, civile e militare.

La convenzione tra il Sappe e lo Studio Legale Associato Guerra comprende • la causa di servizio e benefici connessi;• le idoneità al servizio e provvedimenti connessi:• i benefici alle vittime del dovere;• la pensione privilegiata (diretta, indiretta e di riversibilità) e gli assegniaccessori su pensioni direttte e di riversibilità.

La consulenza si avvale di eccellenti medici esperti di settore, collaboratoridell Studio Guerra, in grado di assistere l’interessato anche nel corso dellevisite mediche collegiali in sede amministrativa e giudiziaria.In particolare, attraverso lo Studio Legale Associato Guerra , il Sappe ga-rantisce ai propri iscritti:

in materia di CAUSA DI SERVIZIO• valutazione gratuita, legale e medico legale, del fondamento della do-manda per il riconoscimento della causa di servizio anche ai fini dell’equoindennizzo;• assistenza legale nella fase amministrativa;• valutazione gratuita, legale e medico legale, del fondamento del ricorsocontro il provvedimento negativo di riconoscimento della causa di servizioe del’equo indennizzo;• assistenza legale nella fase giudiziale dinanzi alle competenti Sedi Giu-risdizionali;• compenso professionale convenzionato.

in materia di INIDONEITA’ AL SERVIZIO• valutazione legale e medico legale delle infermità oggetto di accerta-mento della idoneità al servizio, per la scelta strategica delle azioni da pro-muovere secondo gli obiettivi che intende raggiungere l’interessato;• assistenza legale nel relativo procedimento amministrativo;•assistenza nella fase giudiziale contro il provvedimento amministrativo;• assistenza amministrativa e giurisdizionale contro il provvedimento ditrensito;• compenso professionale convenzionato.

in materia di VITTIME DEL DOVERE• valutazione gratuita per l’accertamento della sussistenza delle condizionidi legge richieste per il diritto ai benefici previsti a favore delle vittime deldovere;

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a situazione economica del nostroPaese è sempre più drammatica. Anulla sono valse le manovre econo-

miche ed i sacrifici imposti finora agli ita-liani. Lo spread, differenza tra Btpdecennali e Bund tedeschi continua adoscillare intorno ai 500 punti, i Bot a seimesi hanno toccato il 6,5% ed i Btp a 2 annil'8,2%. Stiamo parlando dei titoli di Statoitaliani che, dopo l'entrata in vigore del-l'Euro, non avevano mai raggiunto puntecosì elevate. Il governatore della Bancad'Italia aveva individuato la soglia dell'8%come picco massimo per i titoli, valore oltreil quale la tenuta del nostro Paese sarebbestata a rischio. Quel limite è stato superatoil 24 novembre, quando, appunto, ha toc-cato quota 8,2%. Ciò vuol dire che, nono-stante il cambio di governo, gli investitoricontinuano a non avere fiducia nell'Italia,Paese al quale, per continuare a far credito,chiedono interessi sempre più alti. Primadell'avvento dell'Euro il nostro Paese era ingrado di pagare interessi molto maggiori:si ricordano tassi oltre il 13%. Era il pe-riodo in cui il costo del denaro, per chi siindebitava, anche per contrarre un mutuo,era altissimo, ma, nello stesso tempo, il ren-dimento dei Bot, i titoli per chi non volevarischiare nulla, rendevano dal 13 al 14%.La memoria di quanto avveniva qualcheanno addietro ha spinto nei giorni scorsiJens Weidman, presidente della Banca Cen-trale tedesca, la Bundesbank, ad affermareproprio che in passato il nostro Paese èstato in grado di pagare tassi ben più alti e,quindi, di trovarsi nella condizione attualedi poter ancora convivere con tassi al disopra del 7%, non per molto, ovviamente.Oggi, diversamente da quanto avvenivaprima dell'euro, l'Italia deve rispettare i pa-rametri imposti dalla moneta unica. Il default dell'Italia determinerebbe la finedell'Euro, della moneta unica, e l'implo-

vole filo conduttore: la politica; quella deglisprechi, dei posti distribuiti senza che ce nefosse la necessità, dei finanziamenti gene-rosi, delle pensioni baby, delle false pen-sioni, dei tanti carrozzoni statali creati perimpiegare gente che non ne aveva diritto. Iltutto, fatto per un unico scopo: gestire iconsensi. I grandi manager italiani, che sipossono contare sulle dita di una mano,tanto sono sempre gli stessi che girano dauna grande azienda all'altra, hanno soloprodotto inefficienza: sperperi ed esuberidi personale; basta guardare le ferrovie, Ali-talia ed altre aziende. Ma siamo sicuri chela colpa è sempre e solo loro, oppure diquei politici che li mettevano in quei posti,li pagavano lautamente e poi li obbligavanoad assumere personale a dismisura, quelpersonale sempre da loro raccomandato,per il solo ed unico scopo di gestire i con-sensi. Gli articoli ed i libri di Gian AntonioStella e Sergio Rizzo, in questi ultimi anni,ci hanno fornito uno spaccato del nostrobel Paese e di come è stato gestito, soprat-tutto negli ultimi trentanni, ma è poca cosarispetto a quello che realmente è avvenuto.Basta pensare alle grandi aziende come laFiat, la Parmalat ed altre, che negli annipassati hanno sempre avuto lauti finanzia-menti dai vari governi, poi la Parmalat sap-piamo com'è finita, la Fiat come staandando e nonostante ciò, di tanto in tanto,si scoprono i patrimoni all'estero di quegliimprenditori che prima chiedevano i finan-ziamenti. Adesso che il Paese è in crisi, a rischio de-fault, coloro che, negli anni passati, inmodo più o meno lecito, hanno accumulatopatrimoni immensi, si rifiutano di pagare lapatrimoniale. Alla fine, sembra che a pa-gare saranno sempre gli stessi. Infatti, daquanto si apprende leggendo i giornali inquesti giorni, ci saranno tagli alle pensioni,con lo stop all'adeguamento degli assegni

sione di un sistema creato proprio per darestabilità alla moneta ed ai paesi aderentiche, diversamente, sarebbero stati travoltidalla forza delle monete di altre potenzemondiali. Qualcuno ha adombrato l'ipotesidella fine dell'Euro, nel caso in cui l'Italiadovesse andare in default. La fine dell'Euro,in questo momento, come sostengono tuttigli esperti di economia, determinerebbel'impoverimento di tutti i paesi aderenti,compreso l'Italia. Quindi, è bene che tuttisi decidano a fare dei sacrifici, a comin-ciare da quelli che in questi anni hanno pa-gato di meno e usufruito di maggiori servizie benefit vari. L'Italia è un Paese con una struttura buro-cratica elefantiaca, dai costi spaventosi. Eciò non riguarda solo il settore statale, mi-nisteri e carrozzoni vari, ma anche e so-prattutto gli enti locali, i cui sprechipassano spesso inosservati. Ci sono diri-genti comunali che guadagnano fino a cin-quemila euro al mese, cifra che perpercepirla in un corpo di polizia bisognaarrivare al grado di generale. Quindi, i co-muni e le regioni farebbero bene a non la-mentarsi troppo dei tagli ricevuti e cheprobabilmente riceveranno ancora: do-vrebbero rendersi conto di come hannosperperato anche loro le risorse negli annipassati. Tutto questo ha un unico e colpe-

L

Riuscirà il Governo Monti a portarci fuori dalla crisi?

Quali saranno i costi di un eventuale default

n. 189 • novembre 2011 • pag. 12Polizia Penitenziaria • SG&S

Nella fotoil Presidentedel ConsiglioMario Monti

Giovanni Battista DuranteRedazione PoliticaSegretario Generale Aggiunto del Sappe [email protected]

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n. 189 • novembre 2011 • pag. 13Polizia Penitenziaria • SG&S

all'inflazione e, probabilmente, con il pas-saggio al contributivo per tutti. Già la ri-forma Dini, la legge 335/95, aveva previstoil passaggio al contributivo per tutti coloroche iniziavano a lavorare dopo la data dientrata in vigore della legge e il sistemamisto per coloro che nella stessa data ave-vano meno di diciotto anni di contributi;restavano con il vecchio sistema, retribu-tivo totale, coloro che, invece, avevano giàmaturato diciotto anni di contributi all'en-trata in vigore della legge. Il passaggio dalsistema retributivo a quello contributivocomporta la riduzione della pensione di al-meno il 20% rispetto a quella calcolata conil sistema retributivo. Per intenderci, conuno stipendio di circa duemila euro men-sili, la pensione sarà di circa mille e due-cento euro. Chi ne guadagna mille, chesono la maggior parte, avrà una pensionedi sei/settecento euro. Gli anziani del futurosaranno una generazione di nuovi poveri, iquali non avranno neanche un posto in unacasa di riposo, dove, attualmente, è richie-

Potrebbe esserci, anzi, quasi sicuramente cisarà, l'Ici progressiva, che dovrebbe col-pire, appunto progressivamente, i patrimoniimmobiliari. Magra consolazione, tanto, lastragrande maggioranza degli italiani, i qualiposseggono una sola casa, quella in cui vi-vono e per la quale, magari, hanno ancorain corso un lungo mutuo, dovranno pagarecomunque, seppur poco, ma dovranno,anzi, dovremo pagare anche noi. Intanto, non si parla più del dimezzamentodei parlamentari, dell'abolizione delle pro-vince, della riforma della legge elettorale.Tanto, questo è un governo tecnico, diemergenza nazionale, e dovrà fare altro.Speriamo che almeno ci porti fuori dal-l'emergenza, altrimenti, saremo costretti apagare gli alti costi del ritorno alla lira. Gliesperti hanno già quantificato il costo procapite. Per i greci sarebbe di 9.500/11.500euro, per i tedeschi di 3.500/4.500 euro.Noi siamo nel mezzo?Forse siamo più vicini alla Grecia che allaGermania.

sta una retta che varia dai duemila ai tre-mila euro al mese. Nel caso delle pensioni,però, nessuno, politici in testa, si pone ilproblema dei diritti acquisiti, mentre, perloro, i politici, s'intende, avendo di recentedeciso di eliminare i vitalizi, hanno pensatodi farlo solo per coloro che verranno, pergli eletti dalla prossima legislatura, proprioper non togliere i privilegi acquisiti. Tanto,saranno davvero pochi i nuovi eletti alleprossime elezioni, visto che la maggiorparte dei candidati, più o meno, sonosempre gli stessi della legislatura prece-dente.Sembra che non ci sarà la patrimoniale fi-nanziaria perché, udite udite, secondo ilgoverno sarebbe inefficace, atteso che igrandi capitali e gli evasori la farebberofranca comunque. Ergo, siamo un Paeseche deve comunque sopportare l'evasionee l'elusione fiscale, perché incapace dicontrastarla seriamente. D'altro canto, lostesso Berlusconi ha detto che non vuoleuno stato di polizia fiscale. •

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a cura di Lady OscarRedazione Sportiva

[email protected]

n. 189 • novembre 2011 • pag. 14Polizia Penitenziaria • SG&S

Nelle fotoa destra

i relatori

sotto la platea

er il secondo anno consecutivo il GS Fiamme Azzurre haaccettato di partecipare alle iniziative Antidoping a scuolae Contro doping, sport medicina e salute il progetto

ideato e realizzato dal Prof. Giuseppe Capua (Delegato del SindacoAlemanno per le attività sportive e motorie e per la sicurezza degliimpianti sportivi) in collaborazione con l’Aics Comitato di Roma. Dopo il successo della passata edizione quindi l’iniziativa è tornataa coinvolgere gli studenti delle scuole medie della Capitale, conla fattiva collaborazione del gruppo sportivo della Polizia Peniten-ziaria, di Roma Capitale e del Coni Roma. Per due mesi dunque il Prof. Capua svolgerà delle lezioni itinerantiall’interno delle scuole, affiancato dall’Aics e da testimonial delmondo dello sport e della cultura. Per lo sport, graditissima lapresenza dei campioni delle Fiamme Azzurre, di nuovo protago-nisti nel portare la loro esperienza di atleti di alto profilo, profes-sionisti dello sport pulito e portatori di principi di lealtà in lineacon una condotta che si addice anche al loro essere portacoloridi un Corpo in divisa che, in quanto tale, richiede una chiara im-postazione di base verso un’imprescindibile onestà personale esportiva. Il preciso intento del progetto del Prof. Capua è statoquello di rendere coscienti anche i più giovani alunni dei gravirischi per la salute derivanti dall’uso di sostanze proibite oltre chedare un messaggio relativamente ai frequenti casi di bullismo ascuola o nella cerchia di amici, spesso latenti. Un fenomeno dacombattere con forza, imparando che avere il coraggio di chiedereaiuto nelle difficoltà non è una cosa da deboli. Le lezioni sono supportate da filmati ad immediato impatto emo-tivo, girati anche con l’ausilio di testimonial famosi del mondodello spettacolo che hanno voluto spendersi al fine di dare mag-giore forza ad un’iniziativa che combatte queste due terribili pia-ghe, dello sport e della vita più in generale. L’idea di rivolgersi adun pubblico così giovane è partita dal presupposto che iniziaredai più piccoli, ma non così tanto da poter comprendere, significa

fare prevenzione e sensibilizzare, prima delle possibili influenzea cui la società espone coi messaggi non sempre edificanti cheveicola, sull’importanza di non seguire cattivi maestri e pessimeabitudini nello sport e nelle relazioni sociali. L’idea che il bullonon sia il soggetto forte contro il quale soccombere e sentirsi ina-deguati, o anche, l’idea che nello sport agonistico come nella com-petizione amatoriale con l’amico per poter esibire la forma piùprestante, il doping e le scorciatoie non sono la soluzione che fasentire persone migliori, soprattutto per i rischi a cui tali praticheespongono, è stato un messaggio importante da trasmettere conspunti di riflessione per i ragazzi coinvolti che non di rado hannoimpressionato per capacità critica e aderenza al filo conduttoredi tutta l’iniziativa proposta. La prima scuola coinvolta nell’iniziativa di questa comunità di in-tenti tra conoscenze mediche e l’attività di promozione sportivadell’Aics, è stata, lunedì 21 novembre, la Luigi Settembrini di viaSebenico, presso l’aula magna dell’Istituto Giulio Cesare, con stu-denti e docenti. Tra gli ospiti campioni dello sport Daniele Masala(medaglia olimpica di pentathlon), Stefano Pantano (medagliad’oro olimpica di scherma), Ferando Orsi ( storico portiere dellaSS Lazio), Luca Massaccesi (medaglia di bronzo olimpica nel ta-ekwondo dimostrativo a Barcellona 1992), e Giorgio Frinolli delGS Fiamme Azzurre, ex atleta di successo nei 400m ostacoli edoggi valido tecnico della sezione Atletica leggera del gruppo. Tra i partecipanti istituzionali: Luciano Ciocchetti (Vice Presidentedella Regione Lazio); le autorità sportive: Riccardo viola ( Presi-dente Coni Roma ), Massimo Zibellini, (Vice Presidente ConiLazio), Bruno Molea (Presidente Nazionale Aics).L’Aula Magnadell’istituto Giulio Cesare, gremita degli studenti della ScuolaMedia Luigi Settembrini, si è vissuto il primo partecipato appun-tamento. Ad aprire la mattinata, dopo il saluto delle autorità presenti, è statoper i personaggi sportivi proprio il GS Fiamme Azzurre con Gior-gio, oggi tecnico di atletica, da sempre immerso nello sport perpassione ed una derivazione familiare impossibile da contraddire:

P

Antidoping a scuolaLe Fiamme Azzurre aderiscono all’ iniziativa

itinerante organizzata da CONI e Comune di Roma

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n. 189 • novembre 2011 • pag. 15Polizia Penitenziaria • SG&S

figlio di Daniela Beneck,primatista italiana dei100 metri stile libero(due partecipazioni aiGiochi olimpici), e fratellodi un altro Frinolli del-l’atletica, Bruno, azzurro ecampione nazionale disalto in lungo, Giorgio haraccontato il suo modo divivere lo sport, oggi nel for-mare nuovi campioni delprossimo futuro, un tempocome ostacolista dei 400mnella Polizia Penitenziaria, unruolo che implicava serietà edimpegno autentico, senza artefazioni o aiutini per andare piùforte, in linea con l’etica di ogni buon appartenente al nostroCorpo, prima ancora che del suo Gruppo Sportivo. Applaudito ed apprezzato, il suo intervento è stato seguito daquello degli altri testimonial presenti. Poi, chiara, asciutta e coin-volgente, c’è stata l’esposizione del Professor Giuseppe Capua airagazzi, nella quale sono stati evidenziati i rischi della pratica deldoping e delle sostanze illegali in genere. Il No al doping e il ri-chiamo, etico e culturale, allo Sport Pulito è venuto dai campioniche hanno preso parte a questa prima giornata portando la loroesperienza di atleti di alto livello. Un segnale importante anche dalle istituzioni, Roma Capitale, nellapersona di Gianluca Quadrana, e Regione Lazio, rappresentata dalVice-Presidente Luciano Ciocchetti, ai quali è stato strappato l’im-pegno di allargare l’iniziativa ad altre scuole romane e della pro-vincia. Filmati riguardanti le imprese dei campioni presenti in sala,slide illustrative, cortometraggi promozionali contro il doping econtro il bullismo hanno arricchito la mattinata. Da una precisa eapprofondita illustrazione dello psicologo Ado Grauso presenteda specialista del settore per dare un chiaro quadro psicologico

Nato a Roma il 12 luglio 1970, appar-tiene ad una famiglia di solide tradi-zioni sportive. Figlio e “fratello”d’arte (il padre Roberto è stato cam-pione europeo e finalista olimpicodei 400 ostacoli, la madre DanielaBeneck primatista italiana dei 100stile libero con due partecipazioninel nuoto ai Giochi e il fratellomaggiore Bruno azzurro e cam-

pione nazionale del lungo), Giorgio Fri-nolli è entrato nelle Fiamme Azzurre nel ’92: l’anno precedente era giàstato finalista dei 400 ostacoli alle Universiadi di Sheffield. Il ’93 è statol’anno della sua definitiva consacrazione, con l’unico rammarico di avermancato per pochi centesimi l’ingresso in finale dei Campionati Mondialidi Stoccarda, un traguardo di grande prestigio che Giorgio avrebbesenz’altro meritato. Un grave infortunio ha poi fermato l’avvio di unacarriera di grandi prospettive: con enorme determinazione Giorgio hacercato il rientro ad alti livelli, a suo merito il fatto di non aver mai ce-duto. Nel 2000 ha centrato finalmente il pieno recupero, con una par-tecipazione olimpica culminata nella semifinale di Sydney. Dopo il suoritiro agonistico, nel 2004 è entrato nello staff tecnico delle Fiamme Az-zurre come punto di riferimento del settore velocità ed ostacoli.

Nelle fotosopraGiorgio Frinolli

sottola locandina

dellainiziativa

delle situazioni più comuni in cui maturano episodi di violenza,si è lanciato un significativo messaggio contro i casi di bullismoil più delle volte latenti ma incredibilmente diffusi. Il fuoco di fila di domande, pertinenti ed approfondite, degli stu-denti ha concluso la giornata dimostrando l’attenzione con laquale i ragazzi hanno seguito l’iniziativa, dando un contributo fon-damentale al dibattito ed al confronto.

Messaggio del Prof. Giuseppe Capua alla stampa per l’iniziativa nelle scuole

L’iniziativa Antidoping a scuola e Contro doping, sport medicina e salute”, che riproponiamo per il se-condo anno negli istituti romani rientra nella filosofia e nella cultura dell’Amministrazione di Roma Capitale,in particolare del Sindaco Gianni Alemanno che rappresento. Abbiamo voluto sin dall’inizio porre l’accentosulle problematiche sociali giovanili quali alcolismo, tossicodipendenze, nelle quali rientra a pieno titolo ildoping sportivo. L’intento è quello di informare direttamente gli studenti sulle conseguenze che l’uso disostanze proibite può causare sul fisico, creando danni irreversibili. Lo sport deve essere un mezzo percrescere culturalmente e per stare bene, a qualsiasi livello venga praticato, attività da affrontarsi con im-pegno e lealtà, senza barare, nei confronti degli altri e di se stessi. Dobbiamo usare tutte le armi a nostradisposizione per far recepire quello che è il vero messaggio che lo sport può dare: confrontarsi alla pari,senza trucchi e senza artifizi. Riuscire in questo significherebbe aver aiutato le nuove generazioni a di-ventare domani uomini migliori. La presenza di campioni “puliti” darà vigore ai nostri sforzi perchél’esempio vale più di mille parole. Dialogare con i giovanissimi servirà per creare un importante momentodi riflessione e regalare agli studenti un prezioso bagaglio dal quale attingere negli anni a venire.

Prof Giuseppe Capua - Delegato del Comune di Roma per le attività sportive e motorie

Giorgio Frinolli

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ome è noto, il personale di PoliziaPenitenziaria della Giustizia Minorile,oltre a garantire tutte le attività de-

scritte nei precedenti numeri di questa ri-vista(Dipartimento G.M., Centri GiustiziaMinorile, Istituti Penali), opera anche neiCentri di prima accoglienza (più conosciuticon l’acronimo CPA).

Il CPA è una struttura autonoma, distante ediversa dall’Istituto Penale Minorile ma chedipende comunque dal Centro Giustizia Mi-norile regionale competente per territorio.Invero, in alcune realtà d’Italia i CPA sonoadiacenti agli Istituti Penali (vds CPA Fi-renze), con ingressi separati o addiritturasono ricavati in locali separati, ma inglobatinegli IPM (vds CPA Bari).Detti Centri sono strutture adibite ad ospi-tare - con carattere di continuità sulle 24ore- minorenni in stato di arresto, fermoo accompagnamento e ciò fino all’udienzadi convalida che deve concretizzarsi entro96 ore dal fermo. In virtù del dispostodell’art.9 del DPR 22 settembre 1988, dettiCentri devono garantire la tutela dei mino-renni senza configurarsi come strutture pe-nitenziarie.I Corpi di Polizia che operano sul territorio,su disposizione della Procura della Repub-

C

La Polizia Penitenziaria e i Centri di Prima Accoglienza per minori

a cura di Ciro Borrellirappresentante Sappe ICF [email protected]

n. 189 • novembre 2011 • pag. 16Polizia Penitenziaria • SG&S

Nella fotoil Centro di

Prima Accoglienza

di Roma

blica Minorile, accompagnano i minoripresunti autori di reato al più vicino C.P.A.consegnandoli al personale del Corpo diPolizia Penitenziaria che li tutela fino al-l’udienza davanti al Giudice per le Inda-gini Preliminari.Scopi principali dei Centri di Prima Acco-glienza sono:

• fornire i primi elementi di conoscenzadei minori all’autorità giudiziaria proce-dente; • svolgere attività di sostegno e chiarifi-cazione nei confronti dei minori; • collaborare con gli altri servizi minorili; • instaurare contatti immediati con le fa-miglie. Scopi principali dei Centri di Prima Acco-glienza nei confronti dei minori sono:• indurre il minore alla riflessione sulreato commesso; • spingere il minore a relazionarsi in ma-niera adeguata con gli altri; • sollecitare il minore ad assumersi leproprie responsabilità rispetto alle pro-prie azioni; • assistenza in sede di convalida e giudizio.Il lavoro dei CPA mira ad una mediazionegiudiziaria con le varie autorità al fine difornire i primi elementi di conoscenza del

minore relativamente al proprio contestofamiliare personale e sociale.Nel caso in cui ci si trovi nelle circostanzein cui siano coinvolti minori stranieri, deiquali spesso è difficile l’identificazione, inbase all’art. 349 del cpp, gli organi di Po-lizia provvedono all’identificazione attra-verso rilievi antropometrici (ad esempio,una radiografia del polso per accertarel’età) e rilievi segnaletici di carattere de-scrittivo, fotografico e dattiloscopico. Tuttiquesti dati contribuiscono all’elaborazionedi un modulo denominato cartellino se-gnaletico, unico documento relativo allapersonalità del minore straniero.

Il CPA nell’iter processuale del minoreIl minore colpevole di reato ha il suoprimo contatto nell’ambito del sistemagiudiziario coi servizi di polizia prepostial controllo del territorio. Il primo impatto del minore con la giusti-zia è stato oggetto di attenzione già nel1975 da parte dell’ ONU prevedendo al-l’art.10 comma 3 che i contatti tra le Forzedell’Ordine e il minore colpevole di reatodevono avvenire nel rispetto del suo statogiuridico, evitando di nuocergli e tenendosempre conto delle circostanze del caso.Infatti il contatto iniziale è fondamentaleperché potrebbe influenzare l’atteggia-mento del minore verso la società e loStato. Il successo di ogni intervento di-pende molto da questi primi approcci, percui si raccomanda benevolenza e fer-mezza. Oggi l’art.20 D.Lgs. 272/1989 pre-vede che l’operatore di polizia deve:• evitare l’uso di strumenti di coercizionefisica salvo in caso di necessità per ragionidi sicurezza; • trattenere i minorenni in locali separatida quelli che ospitano i maggiorenni giàarrestati o fermati; • adottare cautele al fine di proteggere ilminore dalla curiosità del pubblico limi-tandone disagi, sofferenze materiali e psi-cologiche.

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n. 189 • novembre 2011 • pag. 17Polizia Penitenziaria • SG&S

Estratto circolare DGM. 28/12/2006

La presenza della Polizia Penitenziaria nelCPA assume una particolare specificità: sitratta di valorizzare la portata del dettatonormativo, attualizzandolo alla peculiaritàdel servizio e favorendo l’impegno della Po-lizia Penitenziaria non solo nell’espleta-mento delle attività di vigilanza, ma anchenello sviluppo di una più attenta compe-tenza nell’ambito dell’osservazione e tratta-mento dei minori, così da fornire all’equipequel contributo di conoscenza insostituibileche deriva dal quotidiano contatto profes-sionale con l’utenza. Il personale del Corpoassicura che i minori: • non si allontanino dal CPA , commettendoil reato di evasione; • non mettano in atto gesti auto ed etero-lesivi, • non commettano ulteriori reati, • rispettino le regole di vita comune. Devono garantire, inoltre, l’accesso allastruttura ai soli soggetti aventi diritto e atutti coloro che vengono autorizzati, di voltain volta, dagli organi giudiziari competenti. La presenza della Polizia Penitenziaria al-l’interno dei Centri di Prima Accoglienza èprevista istituzionalmente: infatti l’esecu-zione dei provvedimenti restrittivi della li-bertà personale è di competenza del Corpodi Polizia Penitenziaria ai sensi dell’articolo5 comma 2 della legge 395/90. Dalla stessa norma derivano l’esclusività dialcune competenze, in particolare di tuttele attività che non possono essere svolte daaltri operatori, quali le perquisizioni, le tra-duzioni, gli atti di P.G., i collegamenti conle altre Forze di Polizia e così via.Gli operatori di Polizia Penitenziaria con-corrono al raggiungimento degli obiettividel servizio, integrandosi con le altre figureprofessionali nell’accoglienza e nella attivitàdi chiarificazione e di sostegno dei minori.Essi registrano il comportamento dei mi-nori e ne condividono le osservazioni conil personale dell’area tecnica, partecipandoall’equipe. In questo ambito si inserisce inpiena integrazione il contributo della PoliziaPenitenziaria, in una chiave di specializza-zione nel settore minorile, di interazionecon le altre figure istituzionali, di compar-tecipazione alla realizzazione degli obiettividel servizio.

averio Di Stefano, classe1964, era un AssistenteCapo di Polizia Penitenzia-

ria, in servizio a Trento sin daprima assegnazione a partiredalla fine degli anni 80.Nativo del trapanese, impegnato nel servizioa turno, spesso ricopriva la mansione diPreposto Reparto Detentivo. Senza retorica, era un grande lavoratore,professionalmente preparato e disponibile,sempre pronto a dare un aiuto, a risolvereun dubbio, un problema, disposto al dialogoe al confronto costruttivo. E’ sempre stato un punto di riferimento pertutti i colleghi.Sorridente e altruista, cercava spesso dicoinvolgere i colleghi e le famiglie, in unmomento di benessere tra il personale, or-ganizzando delle Feste durante il periodoNatalizio e di Carnevale.Ho ancora impressi nella mente due mo-menti importanti, quando mi ha dato il ben-venuto appena sono arrivato a Trento ormaiquindici anni fa, e l’ultima volta che l’hovisto.Ricordo che il giorno 2 Novembre u.s., luismontando alle 8 del mattino, quantunquefrastornato dal turno di notte, mi salutò, au-gurandomi una buona giornata.La sera stessa il suo cuore ha cessato di bat-tere, portandolo via per sempre, alla gio-vane età di 47 anni, lasciando una moglie etre figli minori affranti nel dolore.I colleghi tutti sin da subito si sono raccoltiattorno ai familiari di Saverio, ed hanno af-follato la chiesa per l’ultimo saluto.Ciao Saverio, grazie di tutto, riposa in pacee proteggi la tua famiglia e noi tutti sempre.

Riccardo Bruno

S

Trento: istituto in lutto per la prematura scomparsa del collega e amico Saverio Di Stefano

Lettera ad uncollega amico

Lunedi 7 No-vembre 2011 ti

abbiamo salutato per l’ultimavolta, Saverio te ne sei andato all’im-provviso la notte tra mercoledi e gio-vedi, e ci hai lasciato sgomenti.Ricordo ancora le nostre chiacchieratee le nostre divergenze di idee, discuterecon te era sempre piacevole, se criticavio non condividevi qualcosa, cercavi difarlo sempre in modo costruttivo e nonsolamente polemico o disfattivo.Questo è un pregio che hanno pochi, etu lo possedevi.Non dimenticherò mai la tua simpatia,ci siamo conosciuti nel lontano 1994 eda allora ne è passato di tempo.Ma pensare, e purtroppo dovere accet-tare di non vedere piu la tua impo-nenza da gigante buono e davverodifficile per tutti noi.Oggi mi ha colpito la frase di un collegache citando la tua disgrazia ha detto:“Vogliamoci bene perché hai vistoquello che è successo a Saverio……”.La tua scomparsa ci ha lasciati vera-mente più soli, guardaci da lassù e pro-teggici.Certamente noi abbiamo perso unamico in terra, ma sicuramente il Si-gnore ne ha guadagnato uno in Cielo.Ciao Saverio, guardaci da lassù e so-prattutto proteggi i tuoi tre figli e tuamoglie.Con umiltà

Massimiliano RosaSegretario Provinciale Sappe, Trento

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n. 189 • novembre 2011 • pag. 18Polizia Penitenziaria • SG&S

Chieti: il Sappe si confronta con gliiscritti dell’istituto

Il 28 ottobre 2011, presso un notoristorante della città, lasegreteria SAPPE della Polizia Peni-tenziaria della Casa Circondariale di

Chieti si è riunita con gli iscritti per un in-contro che ha avuto carattere di convivia-lità e di confronto sui temi caldi delSindacato quali: organizzazione del la-voro, F.E.S.I., carenze di organico perso-nale femminile e maschile, ecc. Nel corso della serata c’è stato l’incontrocon il Primo Cittadino di Chieti, l’avv. Um-berto Di Primio (nella foto al centro conla nostra rivista tra le mani). Particolarmente sentito è stato il mo-mento del ricordo del nostrodelegato Claudio Di Nisio, recentementescomparso, figura sempre molto attiva epropositiva nell’attività sindacale.

Massimo Ciaschetti

n occasione della giornata di comme-morazione dei defunti, è stata inaugu-rata all'interno del cimitero civico

ternano, una lapide celebrativa in onore deidefunti del Reparto di Polizia Penitenziariadi Terni.La cerimonia, alla quale ha partecipatoanche il Provveditore Raegionale dell'am-ministrazione penitenziaria, Ilse Runsteni,si è svolta alla presenza delle locali autorita'militari e civili, guidate dal Prefetto di TerniAugusto Salustri, dal Sindaco della cittàLeopoldo Di Girolamo e dal Presidente del-l'Amministrazione provinciale FelicianoPolli.

II

Terni: inauguratauna lapide per idefunti del Corpo

opo le varie vittorie aggiudicatedall’ Assistente Capo BellebuonoGiuseppe, residente a Lucera e in

servizio presso la Casa Circondariale diMelfi - PZ, continuano i suoi numerosisuccessi, partecipando a gare in cui cisono, oltre ad un gran numero di parteci-panti anche gruppi di forti professionisti.Domenica 16 ottobre, ha disputato laStrasangiovannese, gara di 10 km. con untempo di ben 34,20” classificandosi al 4°posto assoluto.

Melfi: ancora successi per il collega Bellebuono

D

el 22° Torneo Internazionale San-kàku di judo, nella categoria kg 90M3 Stefano Pressello si è classificato

al primo posto conquistando l’oro. Un ot-timo risultato in attesa della prova che at-tende il nostro collega in Austria, aiprossimi Campionati Europei di judo, or-ganizzati dalla EJU (European Judo Union).

••Roma: Pressello ancora vincente

N

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n. 189 • novembre 2011 • pag. 19Polizia Penitenziaria • SG&S

l nostro collega di Alghero SalvatoreDaga si è classificato al 3° posto nellagara ciclistica di Gran Fondo, organiz-

zata dall’ex professionista Max Lelli, svoltasia Manciano (GR) su una distanza di 164km con un dislivello di 2.300 m.

Antonio Cannas

ei primi giorni del mese di ottobre 2011 l’Istituto Centrale di Formazione dellaGiustizia Minorile di Roma ha ospitato la Banda del Corpo di Polizia Penitenziaria. I circa cinquanta musicisti diretti dal Commissario Fausto Remini Direttore d’or-

chestra e di Banda (dal 2009 alla direzione della Banda del Corpo di Polizia Penitenziaria)hanno provato le musiche del proprio repertorio per alcuni giorni nella nuova tensostrut-tura, allestita per l’occasione e concessa loro per le prove. In attesa che la nostra Bandaabbia per le prove un auditorium costruito a regola d’arte, facciamo un in bocca al lupoa tutti gli orchestrali, cui si deve in ogni caso il merito di aver contribuito fino ad oggi adiffondere positivamente l’immagine del Corpo di Polizia Penitenziaria, riscuotendo sempregrande apprezzamento da tutti gli ascoltatori. Servizio e Foto di Ciro Borrelli

Roma: la Banda del Corpo ospite dell’ICF

N

Alghero: Salvatore Daga sul podio

l 27 ottobre 2011 una delegazionedell’Accademia Europea di PoliziaCEPOL, composta da funzionari polac-

chi ed italiani del Corpo di Polizia Peniten-ziaria, ha visitato l’Istituto Centrale diFormazione della Giustizia Minorile. Lo scopo della visita è stato quello di favo-rire la collaborazione tra i funzionari di Po-lizia europei addetti alla formazione delpersonale dei diversi Stati membri che par-tecipano all’Exchange Programme 2011. Durante la visita durata poche ore, il Vice So-vrintendente Ciro Borrelli

Roma: visita di funzionari dellaPolonia all’ICF

(dottore magistrale nelle Scienze della For-mazione) ha spiegato a grandi linee ai fun-zionari polacchi Ireneusz Bembas eKrzystof Jozwicky il funzionamento delle at-trezzature multimediali dedicate alla For-mazione delle risorse umane della GiustiziaMinorile.

II

ell’articolo del quotidiano "il Piccolo" di Triestedel 2 novembre 2011, riportato a fianco, si evi-denzia il lavoro svolto, dal maestro Carlo Turilli,

e da Nicola Buono rispettivamente Assistente Capo eAssistente di Polizia Penitenziaria in servizio nell’isti-tuto triestino. Giovanni Altomare

NTrieste: il lavoro paga...

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n. 189 • novembre 2011 • pag. 20Polizia Penitenziaria • SG&S

In alto la locandina

sotto alcunescene

del film

Regia: Angela Pope

Titolo originale: CaptivesSceneggiatura: Frank DeasyMusiche: Colin TownsFotografia: Remi AdefarasinMontaggio: Dave King (II)Scenografia: Stuart WalkerCostumi: Odile Dicks-MireauxEffetti: Stuart BrisdonProduzione: David M. ThompsonDistribuzione: UIP - RCS Films & TV

Personaggi ed Interpreti:Rachel Clifford: Julia Ormond

Philip Chaney: Tim RothLenny: Keith AllenSue: Siobhan RedmondSimon: Peter CapaldiTowler: Colin SalmonSexton: Richard HawleyMaggie: Annette BadlanHarold: Jeff NuttallDr. Hockley: Kennth CopeMoses: Nathan DambuzaKatie: Christina Collingridge

Genere: Thriller Durata: 106 minutiOrigine: Gran Bretagna, 1995

achel Clifford è una giovane dentistalondinese appena separata dal maritoSimon che dovendo per forza trovare

un nuovo lavoro, ottiene un incarico pro-fessionale all’interno di un carcere di Lon-dra.Proprio in virtù della sua attivitàodontoiatrica nel carcere, Rachel conosceprima e si innamora poi del detenuto PhilipChaney con il quale inizia una passionalerelazione che prosegue anche fuori del pe-nitenziario, allorquando Philip fruisce dipermessi premio per seguire un corso dicomputer. Rachel è da subito consapevole di quantoquesta relazione sia pericolosa per lei, maall’inizio non riesce in nessun modo a stac-carsi da Philip. Il loro rapporto continua anche attraversocontinue telefonate e Rachel arriva a spe-

R

dire a Philip delle cassette audio registratecon dei messaggi. Proprio in una di questecassette Rachel, sempre con l’intenzione diporre fine alla pericolosa relazione, con-fessa a Philip di frequentare un’altra per-sona e questo sarà la causa di un litigio fradi loro ed un conseguente allontanamento.Nonostante tutto, umiliata e risentita perl’allontanamento, Rachel indaga sul pas-sato di Philip scoprendo che è stato con-dannato per l’omicidio della moglie.Ulteriormente intimorita da questa ultimascoperta, Rachel decide di troncare defi-nitivamente la relazione ma, sempre acausa del suo lavoro all’interno del car-cere, finisce per essere ricattata e minac-ciata da altri due detenuti. Alla fine, come fosse parte di un piano pre-destinato, sarà proprio Philip a difenderlae salvarla da questa minaccia anche se, no-nostante il suo aiuto, la donna si troveràcoinvolta in una colluttazione, durante laquale ucciderà uno degli aggressori. Fortunatamente, le verrà riconosciuta la le-gittima difesa ma, nel frattempo, Philip

a cura di Giovanni Battista De Blasis

Captives -Prigionieri

sarà trasferito sull’isola di White, scompa-rendo definitivamente dalla sua vita.Malgrado la mancanza dell’happy ending,che lo spettatore forse un po’ si aspetta, ilfilm è ben strutturato e la recitazione deiprotagonisti molto realistica. Tutto sommato l’esordiente regista AngelaPope dimostra di essere capace di mante-nere sufficientemente alto il livello di ten-sione.•

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Pasquale SalemmeSegretario Nazionale del Sappe [email protected]

delle serial killer groupies (fans, sosteni-trici, ammiratrici).La regina, però, delle SKG è la famosa scrit-trice Sondra London, che ha intrattenutorelazioni epistolari e non solo, con alcuniserial killer fra i quali: Gerard John Schae-fer, accusato del duplice omicidio di dueragazze autostoppiste di 18 e 17 anni. Dichiarato colpevole e condannato all’er-gastolo nel 1973. Le autorità di polizia hanno sempre rite-nuto, inoltre, che Schaefer fosse il respon-sabile della scomparsa di circa 30 donne.Danny Harold Rolling, soprannominato TheRipper Gainesville, condannato per l’uc-cisione e la mutilazione di 5 studentesseuniversitarie alla fine degli anni ‘80 e giu-stiziato il 25 ottobre 2006 a 52 anni. KeithJesperson soprannominato il Killer HappyFace per la faccina che disegnava sulle suelettere che inviava ai media e a pubblici mi-nisteri. La London si è sempre interessata e impe-gnata a comunicare all’opinione pubblicale idee e i disegni di questi serial killers,tanto è vero che ha collaborato con loroper redigere alcuni libri al fine di narrarela loro storia come: The making of a serialkiller: the real story of the Gainsvillemurders, che narra le gesta criminali diDanny Harold Rolling, o, Killer fiction, unlibro di racconti scritto e illustrato da Ge-rard John Schaefer che palesa tutta la suaviolenza su un unico tema, quello di cari-care in macchina una ragazza, condurla inun posto isolato per poi dare libero sfogoalle proprie pulsioni omicide.Altra groupie di rilievo è Victoria Redstall,attrice di secondo piano che ebbe una re-lazione romantica con il serial killer WayneAdam Ford, un sadico sessuale che brutal-mente aveva violentato e ucciso quattrodonne, tagliandone i corpi in piccoli pezzie poi custoditi nel congelatore di casa. La Redstall invaghita dell’uomo riuscì, se-condo alcuni, a corrompere personale delpenitenziario per restare da sola con lui incella.

nella criminologia americana tanto dacreare una vera e propria sindrome. NegliStati Uniti, ma non mancano dei casi in Ita-lia, è stata definita la sindrome della Grou-pie del Serial Killer.Attenzione non si parla del rapporto vittimae carnefice, ma di persone che affascinateda criminali o dai crimini da questi com-messi ne rimangono stregate, tanto da es-sere disposte a tutto. Alcune persone definiscono groupies serialkiller (SKG) in termini stretti, le donne chesi innamorano di quegli assassini che sonostati catturati e sono in attesa di giudizio osono in prigione. Altre definizioni includono chiunque, ma-schio o femmina, che mostra ossessioneverso i serial killer, fino al punto manife-stare un attaccamento emotivo. Non è sem-pre chiaro se la frase groupie serial killer,si riferisce a persone che amano l’idea diun serial killer e interessate a qualsiasi tipodi contatto, o più strettamente a quelli chesono diventate ammiratrici di un assassinospecifico. Il primo caso, classificabile come sindromedelle groupies, è rintracciabile nel lontanowest e datato 1895.

Theodore Henry Durrant,conosciuto come il de-mone del campanile o ildemone del Belfry, con-dannato per due omicidi aSan Francisco riuscì, du-rante il processo, a cattu-rare l’attenzione didiverse donne, per lo piùgiovani e belle. Una di esse, RosalindaBowers, soprannominatala ragazza del piselloodoroso riuscì a donarle,

nel corso dell’udienza, un mazzo di fiori dipisello dolce, creando stupore e incredulitànell’intera comunità e soprattutto nel ma-rito. Il comportamento ossessivo che Rosalindaostentò le valse l’attributo di fondatrice

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SKG(Serial Killer Groupie)

Nella fotoTheodore

Henry Durrant

uante volte capita di rimanere affa-scinati dal personaggio televisivoche interpreta il ruolo del bello e

cattivo. Quanti film e/o fiction sono ispiratia personaggi criminali che affascinano peril mito pericoloso che interpretano. Certo, magari chi ha vissuto in prima per-sona le cronache di questi criminali sa beneche la realtà è molto diversa dai personaggidi una serie tv. Uguale considerazione può essere fatta pergli autori di omicidi a carattere seriale.Nell’immaginario collettivo è sempre piùdiffusa l’idea che il serial killer sia un sog-getto seducente, intelligente, erudito, unvero talento del male che entra in competi-zione intellettuale con l’investigatore o il de-tective di turno che fa di tutto percatturarlo. Tale visione del serial killer èstata radicata nelle coscienze collettive so-prattutto dalla filmografia americana. Chinon ricorda la bella Clarisse Starling,l’agente del FBI, nel film Il silenzio degliinnocenti, che cerca di pensare, com-prendere e prevenire le fantasie criminalidi Hannibal the cannibal Lecter. L’idea del serial killer intelligente e affasci-nate non si basa su risultati di ricerca scien-tifica, che hanno invecedimostrato che gli assas-sini seriali, almeno quellisino a oggi catturati,hanno tutti un quozienteintellettivo comune,un’esistenza desolata epriva di qualsiasi fascino.Purtroppo, però, il feno-meno del criminale cheaffascina è più diffuso diquello che si può imma-ginare facendo vittime suvittime. E c’è chi ci perdeaddirittura la vita. Per i serial killer, adesempio, si registrano sempre più spessofenomeni di donne, ma non mancano gliuomini, di qualunque estrazione sociale,che amano uomini che uccidono. Tale fenomeno è particolarmente diffuso

Q

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Per il suo uomo, l’at-trice si sottopose a di-versi interventi dichirurgia estetica peringrossare il suoseno. Durante un’intervistadichiarò: «Wayne èun uomo adorabileLui è divertente e af-fascinante. Se hopaura di lui? No. Noi

abbiamo cantato insieme in carcere e luimi chiama ogni giorno. Abbiamo un me-raviglioso rapporto toccante...»«dal momento in cui ho incontratoWayne, ci siamo legati. Era incatenato equando fu portato al mio cospetto, èstato posto in una gabbietta e mi ha par-lato su un telefono attraverso il plexiglas.E’ stato come andare a vedere HannibalLecter, ma ero segretamente entusiasta.Per me, l’incontro con un vero serial kil-ler è uno spasso».

Le sorelle Susan Atkins, Lesile Van Houten,Patricia Krenwinkel e Lynette Fromme ado-ravano il loro leader Charles Manson, fa-moso per essere stato il mandante di unodei più efferati omicidi della storia degliStati Uniti d’America. La sua espressionediabolica e la sua crudeltà hanno reso ilsuo nome comunemente associato alla per-sonificazione del male. Per lui le sorelle hanno fatto qualsiasi cosa.Una sorta di fan club assisteva regolarmentea Los Angeles alle sedute del processo a Ri-chard Ramirez, l’adoratore di Satana dal-l’aspetto cadaverico condannato a morteper 13 omicidi a Los Angeles. Una di loro confessò alla stampa: «voletesapere se lo amo? Sì, nel mio modo in-fantile. Provo una tale pietà per lui.Quando lo guardo, vedo un gran bel ra-

gazzo che si è rovinata la vita perché nonha mai avuto nessuno che lo guidasse».Per spiegare questo fenomeno sociale,quasi prevalentemente femminile, Dale Pe-terson e Richard Wrangham, in Demo-nic Males: Apes and theOrigins of Human Violence(Boston:Houghton Mifflin,1996), hanno svolto uno stu-dio classico evolutivo dellaviolenza umana dei maschi.Secondo gli autori il maschioumano è un istigatore di vio-lenza, abuso e guerra. Le SKG (Serial Killer Groupie) sicomportano come le femminedi orangotango: sono attratte daimaschi più grandi e aggressivi,tratti che li fanno emergere rispetto aglialtri maschi del branco. Le femmine di orangotango iniziano a cor-teggiare il maschio subito dopo il combat-timento, anche mortale, con gli altriprimati. L’attrazione è quindi dovuta anche e soprat-tutto dalla violenza. L’incontro sessuale, asua volta molto violento, lascia la femminain uno stato di soddisfazione e abbandono. Riportando il comportamento agli uomini,quello che si può riscontrare nelle donne– secondo i due studiosi – è una sorta dirisposta biologica inconscia di assicurarsiil miglior maschio capace di sopravvivere,nutrire la prole e riprodursi.Ovviamente,quella studiata è una sorta di occasionalereazione indotta dai nostri geni primitivi. Ma non mancano casi di uomini. JasonMoss era ancora adolescente quando iniziòuna corrispondenza epistolare con diversiassassini seriali: Jeffrey Dahmer, CharlesManson e Richard Ramirez. Iniziò poi unalunga relazione, seppur solo epistolare,con un quarto killer, John Wayne Gacy, peril quale iniziò a ispirarsialla letteratura omoses-suale per poterlo interes-sare. Anche in Italia si riscon-trano casi di SKG. Nel marzo del 2009, nelcarcere di Velletri, sonoconvolati a nozze la gior-nalista Donatella Papi eAngelo Izzo, pluriomicidacondannato a due ergastoli

n. 189 • novembre 2011 • pag. 23Polizia Penitenziaria • SG&S

Nelle foto

a sinistraVictoria Redstall

a fianco esotto le copertine dei libri citatinell’articolo

in bassoa sinistrale “sorelle”fans di Charles Manson

in fondoAngelo Izzo

per il massacro del Circeo e per il dupliceomicidio di Ferrazzano. Per quanto paradossale, una ricerca effet-tuata negli USA dimostra che le donne

groupie sono belle e at-traenti, spesso già spo-sate con figli. Soventemente, entranoin contatto con l’assas-sino seriale per lavoro(avvocatesse, psicolo-ghe, assistenti sociali enon mancano poli-ziotte). Nonostante la soliditàdella loro vita, legroupie sono prontea sacrificare tutto,

dagli affetti ai loro risparmi, per poter es-sere il più vicino possibile all’oggetto delleloro attenzioni. Queste donne sonoattratte dal potere edalla forza che que-sti assassini hanno. In Donne cheamano uomini cheuccidono la scrit-trice Sheila Isenbergcita lo psicologo ParkDietz, secondo cui:queste donne, in unasorta di transfert, ri-succhiano una partedell’ego forte del serialkiller dando loro l’illusione di essere co-loro che controllano la situazione. Isenberg rileva inoltre che una «grandepercentuale di donne ha ricevutoun’educazione rigorosa e sono state par-ticolarmente colpite dagli insegnamentidella chiesa, inerenti al sesso, la sotto-missione delle donne, e le repressioni

della sessualità». Scrive anche che i loropadri erano spesso as-senti, autoritari o vio-lenti, e le madri troppoesigenti. Essere qualcuno: in unavita grigia, essere lagroupie di un serial killertrasforma un nessuno inqualcuno.Alla prossima... •

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apparato cerebrale risponde mettendo inatto atavici meccanismi di sopravvivenza lecui origini primordiali escludono, a priori,ogni possibile componente razionale, tantoche parlare di dolo alternativo, eventuale,colpa cosciente è un assoluto non senso inuna prospettiva hic et nunc: l’unica prati-cabile in questi casi, se non fosse che il di-ritto, purtroppo, è il mondo della finzionee della decontestualizzazione da cui conse-guono aberranti affermazioni di responsa-bilità connotate da inquietanti note dimoralità che rispondono sempre più allaopinione pubblica piuttosto che all’asetticalogica giuridica.Dopo l’interessantissimo intervento delProf. Riccardo Fenici è stata la volta del per-sonale appartenente all’Istituto Nazionaleper le Sperimentazioni ed il Perfeziona-mento al Tiro, che si è soffermato, in parti-colare, sulla mancanza di una definizionenormativa su cosa debba intendersi perarmi non letali, o meglio meno che letali. Attualmente, agli effetti della legge penaleè arma, ai sensi del 2° comma dell’articolo585 c.p., lo strumento la cui destinazionenaturale è l’offesa ad una persona fisica,mentre dal 3° comma del medesimo arti-colo si desume che è altresì arma qualsivo-glia strumento atto ad offendere persone ocose di cui sia dalla legge vietato il porto inmodo assoluto ovvero senza giustificatomotivo.Pertanto, l’arma non letale, in quanto stru-mento idoneo ad offendere, non può cheessere un’arma secondo il nostro ordina-mento, potendo l’offesa tradursi in qualun-que lesione o danno.Sul piano del diritto internazionale pubblicole armi anche non letali trovano la loro giu-stificazione nell’obbligo per gli Stati di as-sicurare la legalità e di difendersi daattacchi esterni, purché le armi non cagio-nino offese superflue o sofferenze non ne-cessarie: da qui il consequenziale divieto diutilizzare armi ad effetto indiscriminato. Nell’ambito di un approccio funzionale,possono, quindi, dirsi armi non letali soloquelle progettate ed impiegate con lo scopo

n. 189 • novembre 2011 • pag. 24Polizia Penitenziaria • SG&S

distanza di più di dieci anni si èsvolta, nelle giornate del sette edell’otto novembre c.a., presso la

Scuola di Formazione ed Aggiornamentodel Personale dell’Amministrazione Peni-tenziaria sita in via di Brava, 99 la terzaConferenza su “Less than Lethal” e nuovistrumenti formativi, organizzata dal D.A.P.,che ha visto la partecipazione di molteplicifigure professionali tra cui ovviamente gliappartenenti all’Istituto Nazionale per leSperimentazioni ed il Perfezionamento alTiro.

La Conferenza si è aperta con il saluto ini-ziale del Vice Capo del DipartimentoDott.ssa Simonetta Matone che, nella suaprolusione, rievocando pertinenti espe-rienze di vita personale e professionale, haevidenziato l’importanza degli strumentinon letali sia in scenari di ordine pubblicoche nell’ambito penitenziario, ove la fre-quenza del verificarsi di eventi c.d. criticirende quanto mai opportuna la scelta di do-tare il Personale del Corpo di Polizia Peni-tenziaria di strumenti capaci di rendere ilristretto, qualora necessario, inabile, limi-tando, nel contempo, al minimo la possibi-lità del verificarsi di danni collaterali letalia carattere permanente. A seguire è intervenuto il Prof. Dott. Ric-

A

Less than lethal (armi non letali)prima parte

Nella foto l’ Isp. Manzo e l’ Ass. Capo

Frisina

Luca PasqualoniSegretario Nazionale ANFU [email protected]

cardo Fenici, professore di cardiologiapresso il Policlinico A. Gemelli, nonché di-rettore europeo della Society for Police &Criminal Pycholocy, che, dopo aver sotto-lineato di essere poliziotto nell’animo e chel’attenzione al benessere organizzativo daparte delle Forze di Polizia è strettamenteconnessa ai numerosi casi di suicidio, si èmolto soffermato sulla questione dellostress, definendolo “sinonimo di disagioo sofferenza, stimolo nocivo spesso di al-terata interazione tra l’individuo e si-tuazioni ambientali che superano la suacapacità di reazione appropriata ed ef-

ficace”. In particolare, il Prof. Fenici ha de-scritto le situazioni di stress del-l’operatore di Polizia che spesso èchiamato a lavorare nell’emergenzae, non infrequentemente, a rischiodella propria incolumità.E’ importante riconoscere i segnalidi stress nell’operatore di Polizia,così come è fondamentale evitare disovra o sottostimarne il significato,entrambi atteggiamenti potenzial-mente dannosi. «E’ necessario - ha affermato il prof.Fenici - saper riconoscere la com-parsa della reazione da stress tantoin se stessi quanto negli altri. I sin-tomi possono essere dovuti a disfun-

zione a diversi livelli: di personalità,fisico e della modalità di espletare il pro-prio lavoro».“Sicuramente l’operatore di polizia èsoggetto a stimoli stressanti nettamentesuperiori alla media ed è, pertanto, amaggior rischio di sviluppare disturbipsicologici, specie a seguito di eventitraumatici. Da qui la necessità di predi-sporre, come già fatto in altri Paesi, mi-sure preventive atte a minimizzarepotenziali effetti patogeni da stress pro-fessionale».Talvolta l’operatore penitenziario si trova adover intervenire in situazioni di estremopericolo, che esigono tempi di reazione im-mediati o percepiti come tali, a cui il nostro

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n. 189 • novembre 2011 • pag. 25Polizia Penitenziaria • SG&S

primario di inabilitare le persone, i mezzied i materiali, limitando al minimo, ma nonescludendo, la possibilità di causare eventidannosi collaterali (paradossalmente)anche letali.L’aggettivo inabilitante è quello che più diogni altro esprime efficacemente lo scopodi queste armi, tese proprio ad impedire ilcorretto funzionamento dei mezzi e la mo-bilità degli uomini; il termine inabilitanteappare inoltre totalmente svincolato daqualsiasi falsa idea di “armi buone” ingrado di evitare sempre e in qualsiasi con-dizione inutili spargimenti di sangue e di-struzioni. Alla luce di quanto sopra, quando duemilaanni fa circa, Sun Tzu (generale e filosofocinese) affermò che per annientare il ne-mico non era necessario distruggerlo fisi-camente, ma annientarne la volontà divincere, forse non immaginava che la pos-sibilità di impiegare armi non letali riscuo-tesse un così elevato successo.Gli investimenti nel campo della ricerca edello sviluppo tecnologico, attuati princi-palmente dai Paesi Nato in costanza dellac.d. guerra fredda, hanno prodotto risultatisignificativi che, oggi, possono essere sfrut-tati sia tecnologicamente, sia industrial-mente, per la produzione di armiinabilitanti. Le tecnologie utilizzate sono es-senzialmente su base elettronica/optoelet-tronica, acustica, chimica/biologica,medica e meccanica, impiegate soprattuttoin scenari bellici.Per quanto sopra, le armi inabilitanti pos-sono essere suddivise in cinque aree tec-nologiche principali:• area opto-elettronica: in questa categoriarientrano i Fumogeni multispettrali, i Lasera bassa energia non accecanti, gli Impulsielettromagnetici non nucleari diretti a pro-vocare l’alterazione dei circuiti logici e deicontenuti delle memorie dei computers;• area acustica: in questa categoria rien-trano generatori di Ultrasuoni, ossia deisuoni a frequenza ultra bassa che, se diretticontro una persona, causano disorienta-mento, vomito, nausea, ecc.;• area chimica e batteriologica: questa èuna categoria particolarmente vasta e com-prende gli Agenti Calmanti, gli Agenti Bio-logici, le Supercolle e gli Antiaderenti, ossiale schiume, i supercaustici e le tecnologiedi alterazione della combustione;

conseguenza della minore probabilità disubire perdite e di provocare danni perma-menti a persone, a cose o all’ambiente.Per quanto riguarda gli svantaggi gli stessipossono così riassumersi:• le armi non letali comportano il pericolodi proliferazione e quindi di una vasta dif-

fusione per la loro alta efficacia

anche in ambienticriminali: potrebbero, infatti, portare al ri-schio di una pobrabile escalation dell’av-versario a fronte del modesto danno subitoe dal fastidio provocato dalle armi inabili-tanti; • richiedono un nuovo approccio dottri-nario ed operativo nell’uso della forza, es-sendo necessario un adeguatoaddestramento per essere usate corretta-mente ed efficacemente sia da sole sia con-giuntamente ad armi letali; • richiedono la valutazione dell’impattopsicologico e della moralità del loro im-piego in quanto le armi inabilitanti potreb-bero risultare più “odiose” rispetto ad unarisposta armata intimidatoria; • richiedono, in genere, maggiori e più ac-curate informazioni di tipo intelligence,nonché un più stretto coordinamento;devono essere conformi ai Trattati e allenorme nazionali ed internazionali ed il loroimpiego potrebbe aprire tutta una serie dinuove questioni legali; • potrebbero essere percepite di scarso ef-fetto, laddove non fossero esplicitamenteed immediatamente incisive, oppure comeforma di debolezza, in quanto non distrug-gono l’avversario, ma ne riducono la vo-lontà e la possibilità di combattere e lacoesione. In un’ottica di concreta applicazione del

• area informatica: i virus informatici sonol’unico tipo di arma inabilitante che rientrain questa categoria e sono diretti a danneg-giare in modo permanente o temporaneoun sistema informatico. Sono particolar-mente efficaci poiché uniscono ad una altacapacità di penetrazione nelle reti e nei si-stemi dell’avversario un ele-vato grado di anonimità;• area cinetica: questa ca-tegoria comprende l’in-sieme delle tecnologieinabilitanti fondate sul-l’energia cinetica quindisull’urto. Ne sono esempii proiettili di gomma(rubber bullet) o dilegno, i cannoni adacqua (water cannon),le granate di tipo spu-gnoso, formate da unproiettile di plastica adalta densità, la cui punta èrivestita da materiale spugnoso in grado diattutire il colpo.I vantaggi dell’uso delle armi inabilitanti,nell’ambito dello spettro dei suoi possibiliusi, possono ricondursi a quanto segue:• al maggiore rispetto del principio di pro-porzionalità tra difesa ed offesa;• al maggiore rispetto delle Convenzionigiuridiche internazionali sia dal punto divista umanitario che sociale-culturale, con-sentendo di disarmare, frustare, ritardareo impedire la mobilitazione o le azioniostili dell’avversario, del malintenzionatoo del malvivente, rendendo così disponi-bile più tempo per le contromisure o perl’attesa dei rinforzi;• consentire attacchi molti selettivi controobiettivi posti nelle vicinanze del soggettoda rendere inerme che non devono essereminimamente danneggiati; • aumentare la credibilità delle Forzedell’Ordine per la gradualità della rispostaal di sotto della soglia di letalità;• rinforzare la funzione di deterrenza delleForze di Polizia rendendo l’avversario con-sapevole della efficacia della risposta;• essere, in linea di massima, notevol-mente più economiche delle armi letali;• da ultimo, ma non meno importante, su-scitare reazioni positive nell’ambiente po-litico, nazionale ed internazionale, esoprattutto nella opinione pubblica, in

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less than lethal, poi, deve essere valutatol’intervento del rappresentante della SocietàBeretta, il quale ha presentato alla plateaun nuovo tipo di fucile capace di dosare lacapacità offensiva dell’ogiva annullando ilsuo potere di penetrazione attraverso uncalibrato sistema di contenimento dei gasdi combustione e quindi modulando la pro-pulsione degli stessi su una distanza com-presa tra 15 e 70 metri, affinché il proiettile

attingendo la sagoma del corpo si limiti aduna abrasione senza penetrazione. Particolarmente interessante è stata, altresì,l’intervento della Dott.ssa Susanna Lorigapsicologa e criminologa, consulente pressoil Ministero di Giustizia e segnatamente delDAP, le cui origini sarde l’hanno spinta adinteressarsi soprattutto dei sequestri di per-sona e delle dinamiche comunicative chesi instaurano tra sequestranti e vittima, laquale ha posto l’accento sulla necessità chel’operatore di polizia, più di ogni altro, sap-pia decodificare, decifrare e interpretare lacomunicazione non verbale al fine di me-glio calibrare l’intervento richiesto, in con-siderazione che la comunicazione nonverbale costituisce l’aspetto preponderantedella comunicazione, contrariamente aquanto si possa pensare.In particolare, la Dottoressa ha avuto mododi soffermarsi sulla mimica facciale, il riso,il sorriso, lo sbadiglio, il ghigno, preci-sando che a tali segni può essere assegnatauna valenza comunicativa tipica solo secontestualizzati, diversamente rimangonosfumature dei muscoli pelliciai: il linguag-

n. 189 • novembre 2011 • pag. 26Polizia Penitenziaria • SG&S

l’ IspettoreDomenico

Manzo

gio del corpo viene particolarmente stu-diato in relazione all’attendibilità dei testi-moni sia nella fase predibattimentale chein quella dibattimentale nella cornice cul-turale di appartenenza.La prima giornata è stata conclusa da unbreve intervento dell’Ispettore SuperioreSostituto Commissario Manzo dell’INSPT, ilquale ha evidenziato come per un Corpo acui è vietato il porto dell’armamento indi-viduale presso i reparti detentivi per ovvieragioni di sicurezza, la possibilità di esseredotato di armi non letali per fronteggiaregli eventi critici, quale rivolte, sommosse,barricamenti, risse, gesti autolesionistici econdotte similari sistematicamente ricor-renti nei circuiti penitenziari è una possi-bilità da non sottovalutare, ma che tuttaviadeve fare i conti con la diffusa avversitàdella stragrande maggioranza dell’opinionepubblica all’uso delle armi da parte delleForze dell’Ordine, in ragione del fatto chele stesse non verrebbero viste come stru-menti di ritenzione o immobilizzazione macome strumenti di lesione o peggio ancoradi aggressione. continua...

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rmai non mi sfuggono. Nella miacittà li conosco quasi tutti e nellealtre città, bloccato nel traffico o in

attesa di un semaforo verde, li vedo dovun-que si trovino, su un grigio muraglione,sotto un cavalcavia, lungo i squallidi muriche costeggiano una ferrovia, sulla paretedi un terrazzo al primo piano. Mi sfrec-ciano anche davanti agli occhi, istoriati sulvagone di un treno o di una metropolitana. Erano solo macchie informi colorate, finoa quando non ho cercato di capire cosasono i “graffiti”, quella esplosione di lettereintrecciate ed annodate tra di loro in cuispesso prevalgono l’argento metallico e ilnero, il rosso ciliegia e il giallo miscelati infantasmagorici giochi cromatici che dannovita a inintelligibili pentagrammi di colori. E’ un fenomeno del nostro tempo, in equi-librio instabile tra una diffusa illegalità me-tropolitana ed una espressione ermeticadella ricerca e della riaffermazione di sestessi. Non parlo naturalmente dei segni informi,delle sigle che si susseguono in maniera ot-tusa e ripetitiva sui muri puliti, sui pali,sulle cabine telefoniche, sui cartelli stradalio sulla saracinesca chiusa di un negozio. Inquesto caso non vi è alcun dubbio che gliautori sono vandali frustrati in cerca di vi-sibilità che segnano il territorio come i canisegnano il loro. Loro alzano la mano con ilpennarello per violentare con uno sgorbiociò che non gli appartiene, gli altri alzanola gamba posteriore per lasciare ai loro si-mili il segno indelebile del loro maleodo-rante passaggio. Il messaggio è lo stesso: cisono anch’io. E pensare che i graffiti moderni traggonola loro origine proprio da una sigla. Pareche a Los Angeles la usassero i lustrascarpeper non ritrovare ogni giorno il proprio an-golo occupato da altri. Nacque così la con-suetudine di segnare il posto con unsimbolo o con una sigla. Molti anni dopo,a Manhattan, un ragazzino di 17 anni, diorigine greca, comincia a segnare i vagonidelle metropolitane con una strana scritta,

di spazio, su vecchi muri o palazzi in di-suso. Altre città, come Milano, seguono lastrada della tolleranza zero. Un senatorepresenta un disegno di legge che prevedepene e sanzioni più che triplicate ed ali-

menta una cacciaal graffitaro che fa-rebbe intascare alcittadino che lodenunzia partedella contravven-zione. I risultatisono inveromolto modesti. E’ la riprova cheil fenomeno vaaffrontato in

maniera diversa per cercare di capirlo e dicontenerlo. La tolleranza zero è condivisi-bile per quelle forme di vandalismo cheprendono di mira i musei,i monumenti, itreni, le grandi vetrate pubbliche o private,i muri delle abitazioni,etc. Alle sanzioni dicarattere pecuniario andrebbe aggiuntol’obbligo di ripulire ciò che si è imbrattato,come forma di lavoro socialmente utile. Un discorso a parte meritano i graffiti-mu-rales, veri giochi di colore che danno unadignità a tanti muri scalcinati e scrostati.Queste forme espressive devono essere og-getto di studio perché possono essere re-cuperate verso scopi più intelligenti ecreativi. Sempre a Milano,per esempio, icommercianti di alcune zone, per evitareche le saracinesche dei negozi venisserodeturpate da sigle informi, hanno invitato iwriter a decorarle interamente ottenendoil duplice risultato di caratterizzare lestrade ed evitare di tinteggiare di continuo,perché i disegni di un writer, in genere, nonvengono coperti da un altro writer. Se da un’indagine dell’ Eurispes condottasu un campione di circa 6000 ragazzi tra i12 ed i 19 anni è risultato che al 76% degliinterpellati i graffiti (non quelli vandalici)piacciono e il 44% di questi li considerauna forma d’arte, allora il problema nonpuò essere rimosso. Come tutti i fenomenidi massa va studiato, sia pure come formad’arte minore, ne vanno esaminati i risvoltie la valenza sociale, per evitare che dege-neri per assurgere solo a simbolo di riap-propriazione esclusiva e vandalica delterritorio. * Avvocato, già Dirigente Aministrazione Penitenziaria

“TAKI 183”, di-segnata con ungrosso penna-rello. La cosanon passa inos-servata se lostesso New YorkTimes nel 1971ne fa oggetto diun articolo. Un po’ alla voltaquesta forma di rappresentazione graficasi diffonde e diventa patrimonio comunedel sottoproletariato di colore, di originelatina o africana, che abita i quartieri piùdesolati, ai margini della metropoli insenso reale e metaforico. A Brooklyn e nelBronx vengono bombardati di colore imuri delle periferie urbane, delle fabbri-che, degli edifici fatiscenti e disabitati. Dallesigle si passa alle scritte gigantesche, conlettere panciute e colori sempre più aggres-sivi, quasi a simboleggiare la rabbia degliautori che armati di bombolette tentano didare una identità a quelle borgate tanto de-gradate e diverse dalla opulenza e dal lin-dore del centro urbano. Milioni di turisti in visita alla Grande Melanon possono non vedere e travasare in Eu-ropa quelle immagini colorate. Le grandicapitali, come in un gigantesco effetto do-mino, vengono contaminate, Parigi diventail centro europeo dei graffiti, seguita daLondra, Monaco, Amsterdam. A Milano, epoi in Italia nei primi anni ’80, i graffiti di-ventano una forma di messaggio politicoappannaggio soprattutto dei movimenti stu-denteschi e dei Centri Sociali. I graffitiesplodono in prossimità o in concomitanzadi alcuni megaconcerti e diventano, per iloro autori, sinonimo di trasgressione, dimalcontento, di libertà espressiva, tanto darappresentare – per altro verso – un’emer-genza per tutte le amministrazioni pubbli-che. Qualche città tenta di arginare ilfenomeno cercando di cooptarlo: NewYork, Parigi e Londra mettono a disposi-zione dei writers migliaia di metri quadri

O

Quei misteriosi pentagrammi di colori

di Aldo Maturo* [email protected]

n. 189 • novembre 2011 • pag. 27Polizia Penitenziaria • SG&S

Una writers al lavoro

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pettabile rivista, premetto chesono un fedelissimo lettore dellarivista sin dal primo numero.

Oltre a farvi complimenti e a incorag-giarvi a proseguire sempre su questastrada, vorrei approfittare di questa ru-brica per condividere, con voi e con i let-tori, il mio gap sulle detrazioni dellabusta paga.Lettera firmata

Gentile collega, il cedolino unico del MEF contiene una se-zione con i dati che indicano l’importo to-tale delle detrazioni (importo che ilcontribuente può sottrarre dalle imposteche avrebbe dovuto versare applicando lenormali aliquote fissate dal legislatore) siadi base che per carichi di famiglia. Tale im-porto diminuisce l’imposta sul reddito dellepersone fisiche (IRPEF) calcolata, in basealle aliquote vigenti, sull’imponibile fiscaleal netto delle ritenute previdenziali.A decorrere dal 1° gennaio 2008, i lavora-tori dipendenti e assimilati sono tenuti a di-chiarare annualmente al sostituto d’impostadi avere diritto alle detrazioni per familiaria carico, di cui all’art. 12 del TUIR, e allealtre detrazioni, di cui all’art. 13 del TUIR,indicandone le condizioni di spettanza e,per quanto concerne le detrazioni per fa-miliari a carico, il codice fiscale dei soggettiper i quali si ha diritto alle detrazioni,fermo restando l’obbligo del lavoratore dicomunicare tempestivamente eventuali va-riazioni che possano incidere nella deter-minazione delle detrazioni spettanti. Insostanza, la dichiarazione non ha più vali-dità, come per il passato, anche per i pe-riodi d’imposta successivi, ma deve esserepresentata anno per anno, ancorché nonsiano intervenute variazioni nei presuppostidel diritto.Se le detrazioni per lavoro dipendente sonoriconosciute a prescindere dalla presenta-zione dell’istanza, è doveroso precisare chese il contribuente ha interesse al riconosci-mento delle stesse detrazioni in misura di-versa perché in possesso di altri redditi ecomunque a condizione che ricorrono i

riore a 2.840,51 euro al lordo degli onerideducibili (sono esclusi alcuni redditiesenti fra i quali le pensioni, indennità e as-segni corrisposti agli invalidi civili, ai sor-domuti, ai ciechi civili).Va conteggiata invece l’eventuale renditadell’abitazione principale.Le detrazioni previste sono diverse a se-conda dei familiari.Gli importi previsti per le detrazioni sonoteorici; infatti, diminuiscono progressiva-mente con l’aumentare del reddito com-plessivo del contribuente, fino ad annullarsiquando detto reddito arriva a 95.000 europer le detrazioni dei figli e a 80.000 europer quelle del coniuge e degli altri familiaria carico.Detrazioni per i figliÈ prevista una detrazione di 800 euro (ascalare a partire da un reddito di 95.000euro). La detrazione è aumentata a 900euro per ciascun figlio di età inferiore a treanni. Queste detrazioni sono aumentate diun importo pari a 220 euro per ogni figlioportatore di handicap ai sensi dell’articolo3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104. Per icontribuenti con più di tre figli a carico ladetrazione è aumentata di 200 euro per cia-scun figlio a partire dal primo.Detrazioni per il coniugePer il coniuge a carico la detrazione previstaè di 800 euro. L’ammontare effettivamentespettante varia, però, in funzione del redditoe con una specifica formula di calcolo. Nonsono previste maggiorazioni nel caso in cuiil coniuge sia una persona con disabilità.Detrazione per altri familiari a caricoPer gli altri familiari a carico la detrazionemassima è pari a 750 euro che diminuiscecon l’aumentare del reddito complessivodel contribuente. Non sono previste mag-giorazioni nel caso in cui il familiare sia unapersona con disabilità.

presupposti per l’applicazione delle detra-zioni minime, può darne comunicazione alproprio sostituto affinché questi adegui ledetrazioni rendendo la tassazione il più vi-cina possibile a quella effettivamente do-vuta. Relativamente alle detrazioni perfamiliari a carico di cui all’articolo 12 delTUIR, invece, la richiesta da parte del la-voratore dipendente è condizione essen-ziale per il loro riconoscimento.Ciò posto, il personale appartenente alCorpo di polizia penitenziaria deve avan-zare richiesta alla Direzione ove presta ef-fettivamente servizio entro il termineperentorio del 31 gennaio di ogni anno.Ogni contribuente che abbia dei familiaria proprio carico può godere di un benefi-cio fiscale al momento della dichiarazioneannuale dei redditi.La Legge finanziaria per il 2007 (L.296/2006) ha rivisto profondamente imeccanismi di detrazione per i familiari acarico.Sono considerati familiari a carico dalpunto di vista fiscale:• il coniuge non legalmente ed effettiva-mente separato;• i figli, compresi quelli naturali ricono-sciuti, gli adottivi, gli affidati e affiliati;• altri familiari (genitori, generi, nuore,suoceri, fratelli e sorelle), a condizioneche siano conviventi o che ricevano dallostesso un assegno alimentare non risul-tante da provvedimenti dell’autorità giudi-ziaria.Per essere a carico questi familiari non de-vono disporre di un reddito proprio supe-

S

Detrazioni cedolino unico

Giovanni [email protected]

n. 189 • novembre 2011 • pag. 28Polizia Penitenziaria • SG&S

•SCHEMA DI CALCOLO DELLA TASSAZIONE IRPEF ANNUA SUI REDDITI COMPLESSIVAMENTE PERCEPITI:

Tabella degli scaglioni e aliquote Irpef 2011

Scaglioni reddito 2011 Aliquota Irpef lordo 2011da 0 a 15.000 euro 23% 23% del redditoda 15.000,01 a 28.000 euro 27% 3.450 + 27% parte ecc. i 15.000 euroda 28.000,01 a 55.000 euro 38% 6.960 + 38% parte ecc. i 28.000 euroda 55.000,01 a 75.000 euro 41% 17.220 + 41% parte ecc. i 55.000 eurooltre 75.000 euro 43% 25.420 + 43% parte ecc. i 75.000 euro

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n. 189 • novembre 2011 • pag. 29Polizia Penitenziaria • SG&S

a cura diErremme

ono passati tre anni dall’ultima voltain cui John Corey, ex poliziotto oramembro dell’Anti-Terrorist Task

Force, ha avuto a che fare con lo spietatoterrorista libico Asad Khalil, meglio cono-sciuto come il Leone. In questi tre anni Corey non ha mai di-menticato le sue terribili minacce eora l’incubo si riaffaccia prepotente-mente nella sua vita. Quando sua moglie, Kate Mayfield,avvocato dell’FBI con l’hobby del pa-racadutismo, viene aggredita da unuomo durante un lancio. Corey lo riconosce immediata-mente. Il Leone è tornato per por-tare a termine la sua missione, equesto è solo l’inizio. Durante unbombardamento aereo su Tripolideciso dal presidente Reagan nel1986, la famiglia di Khalil è statasterminata. Da allora la vendetta èil suo unico scopo, sia nei confronti degliuomini direttamente coinvolti in quella tra-gica vicenda, sia verso un paese che di-sprezza profondamente. Sebbene i suoi obiettivi siano noti, nessunoriesce a prevenire le mosse di questo assas-sino che, senza lasciare indizi utili, eliminaferocemente le sue vittime una dopo l’altra.Le ricerche si fanno sempre più serrate, ma

il Leone riesce sempre a sfuggire ai suoi in-seguitori. E la scia di sangue non sembraesaurirsi. Ma come fa a muoversi così agevolmentesul suolo americano? Chi sono i suoi com-plici? E cosa chiederanno in cambio delloro appoggio? In un clima di sospetti epaure, le ipotesi più inquietanti prendonocorpo nella mente di Corey, fino all’ultimasfida.

rescia, 27 ottobre, ore 8.00: l’inge-gner Rava lascia casa sua in auto.Ore 9.10: Giorgio Anselmi, autotra-

sportatore, mette in moto il suo furgone. Ore 9.15: la piccola Giulia, quattro anni, fi-glia di un noto avvocato e di una stimatapneumologa, col suo vestitino giallo, siavvia al parco sotto casa accompagnata daSantina, la baby sitter. Ore 9.47: la mamma di Giulia compone un

numero di telefono. Il cellulare del-l ’ i ngegnerRava squillaall ’ improv-viso, quantobasta per di-strarlo e farglimancare unostop. Il furgone diGiorgio An-selmi arrivatroppo veloceall’incrocio. Unacarambola e,alla fine, un fa-gottino giallo in-

forme resta sul marciapiede. E solo l’inizio.Due settimane dopo, l’ingegner Rava vienetrovato morto, assassinato. Tre settimane dopo, Santina Vergottini stapasseggiando da sola, quando due colpi laraggiungono al torace. Quasi due mesi dopo, Letizia Strambi,pneumologa, in auto davanti a casa, si

NELSON DEMILLE

IL LEONEMONDADORI Edizionipagg. 414 - euro 20,00

becca due pallottole in fronte. Un orrore inarrestabile, destinato a mieterealtre vittime, apparentemente innocenti eslegate luna dall’altra. Una sfida ardua per l’ex giudice Petri e ilcommissario Miceli. La soluzione sembra sempre più lontana amano a mano che ci si avvicina alla fine. Eppure era tutto chiaro, scritto fin dal-l’inizio.

orse nemmeno lui ricorda più il suovero nome, l’ha perso tanti anni fainsieme all’innocenza.

Ora si fa chiamare Lucky the Fox, e il suomestiere è assassinare su commissione. Un enorme dolore nel suo passato l’haspinto su questa strada di disperazione, euccidere è la sua sola missione. Ma in fondo al suo cuore è rimasto qual-cosa del ragazzo che suonava divinamenteil liuto e amava leggere Tommaso d’Aquino.E proprio il ricordo di quel che è stato eche avrebbe potuto essere manda in crisiLucky the Fox, e lo spinge al suicidio. Ma proprio quando tutto sembra perduto,entra in scena Malachia, il suo angelo cu-stode, che gli offre una seconda possibilità:viaggiare nel tempo e salvare un’esistenzaperduta del passato...

S

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B F

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n. 189 • novembre 2011 • pag. 30Polizia Penitenziaria • SG&S

a cura diGiovanni Battista De [email protected]

uasi venti anni di pubblicazioni hanno conferito almensile Polizia Penitenziaria la dignità di qualificatafonte storica, oltre quella di autorevole voce di opi-

nione. La consapevolezza di aver acquisito questo ruolo ci ha con-vinto dell’opportunità di introdurre una rubrica - Cosa Scri-vevamo - che contenga una copia anastatica di un articolo diparticolare interesse storico pubblicato quindici e più anniaddietro. A corredo dell’articolo abbiamo ritenuto di riprodurre la co-pertina, l’indice e la vignetta del numero originale della Rivistanel quale fu pubblicato.

Carcere di BolzanoCronaca di una rivolta annunciatadi Matteo Colucci

Q

ono circa le 10 di sera di sabato 9 settembre, quando 57detenuti extracomunitari allocati in un braccio della 2ª se-zione del carcere di Bolzano mettono in atto una som-

mossa. I rivoltosi appiccano il fuoco a lenzuola, coperte, giornalie bombolette di gas, lanciando poi tutto lungo il corridoio dellasezione e dalle finistre che si affacciano sul cortile dei passeggi. Gli occupanti di una cella, usando come ariete una branda sonoriusciti a scardinare e poi a buttare giù il cancello e il portoneblindato della cella e con spranghe di ferro, fatte con pezzi ricavatidalle brande, sono riusciti ad aprire le altre celle occupate daaltri extracomunitari, finchè vista la strada sbarrata dal cancellodi ingresso al braccio, opportunamente chiuso con catene e luc-chetti, hanno iniziato a sfasciare tutto quello che potevano, vetridelle finestre del corridoio, armadietti, sgabelli, impianti elettricie di riscaldamento, fino a rendere il braccio inagibile. Solo grazie all'intervento tempestivo del personale di servizio si èriusciti ad isolare il braccio, dove i rivoltosi si ammassavano nelcorridoio muniti di spranghe di ferro. Per fortuna non c'è stato bisogno di intervenire con la forza, maè stata sufficiente la presenza di un nutrito schieramento di forzedi Polizia Penitenziaria e di altre Forze dell'ordine, muniti di elmie scudi, che sono stati sufficienti dissuadere i rivoltosi.

Psicologicamente disarmati e dopo l'intervento delMagistrato di turno, tre di loro hanno chiesto di par-lare da soli con il Magistrato e, dopo il colloquioavuto nell'ufficio del comandante del carcere, risali-vano e convincevano tutti gli altri detenuti a desisteredalla rivolta. Tutti quanti hanno accettato la decisione dei loro com-pagni e uscivano uno per volta per essere poi accom-pagnati nel cortile passeggi. Si è cercato di trovare la motivazione della sommossamessa in atto dai rivoltosi, e si è convinti che è da ri-cercare sicuramente in episodi che possono accaderein istituti strutturati come quello di Bolzano, dove lamancanza di spazi di vivibilità è al limite dell'esaspera-

S

La copertina e la vignetta del numero del mese di maggio 1995

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n. 189 • novembre 2011 • pag. 31Polizia Penitenziaria • SG&S

zione, dove con una capienza eli 81 unità la presenza media è di160 unità, di cui 90 extracomunitari (la maggioranza dei qualinon ha nessun mezzo finanziario e non può contare sull'aiuto deifamiliari o parenti) che vivono di piccoli scambi, tipo la sigarettaper il caffè o un indumento per un'altra cosa. In tali situazioni èfacile che esplodano rancori, liti, frustazioni, specie se si tro.vanodi fronte al migliore tenore di vita della popolazione detenuta ita-liana.

Molti sono stati gli atti di violenza attuati da detenuti extracomu-nitari con liti a colpi di lametta tra loro, liti tra clan rivali o perspartire un bene personale, con gli Agenti di Polizia Penitenziariainermi, indifesi e impossibilitati ad intervenire, in quanto le cellerimangono aperte per buona parte della giornata (forse unicacasa circondariale nel nostro Paese) dalle ore 8,30alle ore 11,45 e dalle 12,30 alle 15,45, con unamedia di 90 detenuti liberi di andare e girare da unasezione all'altra o salire e scendere dal cortile pas-seggi (lascio solo immaginare quale possa esserela possibilità di intervento dell'agente di PoliziaPeni.tenziaria per garantire l'ordine, la sicurezza ela disciplina all'interno di una sezione). Il S.A.P.Pe.ha più volte fatto presente, al Provveditorato Re-gionale, la grave situazione in cui opera il perso-nale di Polizia Penitenziaria e non ultima è statala protesta fatta nel mese di febbraio scorso,quando dopo un incontro con il Provveditore Re-gionale a Padova, dott. Orazio Faramo, si era riu-sciti ad ottenere l'interessamento per la modificadell'art. 20 del regolamento interno d'istituto.Nei giorni che seguirono il Magistrato di Sorve-glianza di Trento dott. Agnoli, competente perl'istituto di Bolzano, convocò la Commissionedi cui all'art. 16 della legge sull'ordinamentopenitenziario.

In quella riunione fu mo-dificato l'art. 20 e la do-cumentazione fu inviataall'Ufficio VI del Diparti-mento dell'Amministra-zione Penitenziaria per laratifica.

Tale provvedi-mento era statochiesto perpoter garantirequei compitiistituzionali chesono della Po-lizia Penitenziaria cioè ordine, disciplina, sicurezza al-l'interno degli istituti di pena e la piena esecuzione deiprovvedimenti restrittivi della libertà personale. Sono passati sette mesi dall'invio all'Ufficio VI del D.A.P.per la ratifica dell'ormai famoso art.20 che riguardala chiusura delle celle, ma fino ad oggi nessuna rispo-sta è pervenuta. Allora viene spontaneo pensare cheforse il solito malcostume all'italiana aspetta sempreil grave evento per far sì che qualcosa cambi. La Polizia Penitenziaria a Bolzano non chiede la luna

nel pozzo, ma chiede condizioni di lavoro dignitose, sicurezza estrumenti validi al raggiungimento di questa e che il Ministero sifaccia carico della realizzazione di un nuovo carcere a Bolzanoper poter garantire tranquillità alla collettività, condizioni di vitadignitose a chi deve espiare uha pena e serenità a tutti gli operatoripenitenziari. In merito alla nuova struttura, dopo la rivolta, ancora una volta il

Presidente della Provincia dott. Luis Dur-nwalder ha ribadito la pro-pria disponibilità allacostruzione in tempi brevi diuna struttura carceraria inun'area militare dismessa eche tale proposta è stata avan-zata varie volte al Ministerosenza avere ottenuto a oggi al-cuna risposta. Quella del carcere di Bolzanosta diventando una situazioneinsopportabile con enormi pro-blemi di sicurezza causati per-lopiù da una struttura vecchia,fatiscente e poco funzionale. Quello del 9 settembre è stato uncampanello d'allarme che, co-munque, consente di intervenireper tempo prima che accada qual-cosa di irreparabile. •

Sopraun articoloriguardantela rivolta

a sinistra il carcere di Bolzano

sottoil sommariodel nunerodi ottobre1995

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inviate le vostre foto a:[email protected]

n. 189 • novembre 2011 • pag. 32Polizia Penitenziaria • SG&S

1960 - Casa Circondariale di TarantoFesta del Corpo(foto inviata da Cosimo Federico Battiloro)

1975-1979 - Isola di PianosaServizio di Guardia Costiera(foto inviata da Alessandro Serra)

1962 - Scuola di Portici (NA)Corso Vice Brigadieri AA.CC.

Precetto Pasquale(foto inviata da Guido Iorio)

1975 - Scuola di Cairo Montenotte (Savona)Corso Allievi AA.CC. “Gaeta”l’ Allievo Serra con l’ Agente istruttoreVentrilla(foto inviata da Alessandro Serra)

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n. 189 • novembre 2011 • pag. 33Polizia Penitenziaria • SG&S

1972 - Scuola di Portici (NA)36° Corso Allievi AA.CC. Franco PalloccaMoreno Perinellie Tonino Proietto(foto inviata daTonino Proietto)

1973 - Scuola di Cairo Montenotte (SV) 40° Corso Allievi AA.CC. ”Moncenisio”

Plotone in marcia (foto inviata da Aldo Coviello)

1963 - Scuola di Portici (NA)Corso di aggiornamento per Vice Brigadieri AA.CC. foto di gruppo(foto inviata da Guido Iorio)

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inviate le vostre lettere [email protected]

n. 189 • novembre 2011 • pag. 34Polizia Penitenziaria • SG&S

di Mario Caputi& Giovanni Battista De Blasis

© 1992 - 2011

il mondo dell’appuntato Caputo©

CELLUL ARE & TASSAMETRO

ento spesso in tv, sui giornali, varimass media che si parla delle condi-zioni disumane dei detenuti nelle

carceri ma molto poco delle condizioni incui è costretta a operare la Polizia Peniten-ziaria.Sono da 5 anni assistente volontaria nellecarceri; fino a 5 anni fa non conoscevobene la Polizia Penitenziaria e le sue man-sioni ma oggi posso dire di conoscere benequesto Corpo.

Ho incontrato gran brave persone; braveprima come uomini poi come poliziottiperchè prima della divisa viene la per-sona. negli ultimi periodi ho potuto con-statare che i poliziotti penitenziari sitrovano davvero a lavorare in situazionistressanti, di disagio. Da assistente volontaria avrei dovuto di-fendere, parlare dei detenuti ma sia i de-tenuti che gli agenti di polizia penitenziariasono delle persone e credo che in en-trambe le parti i diritti vadano tutelati. Vedo uomini che lavorano nelle carcericon professionalità, grande umanità; uo-mini che fanno questo lavoro con pas-sione. Si capisce subito se una persona èspinta da passione e di questi ne ho incon-trati tanti. Non dimenticherò mai questascena: un agente di sezione stava man-

giando un panino che alla fine ha diviso conun detenuto. Credo che gesto più umano diquesto non possa esserci. L’agente diventa detenuto col detenuto e di-vide e vive con lui la carcerazione e i varieventi che vi susseguono.L’educatore, l’assistente sociale, l’assistentevolontario e le varie figure che gravitanonegli istituti sono importanti ma solol’agente di Polizia Penitenziaria puo’ affer-mare di conoscere il detenuto veramente.Da questo dovrebbe esservi una maggiorecollaborazione tra educatori e Polizia Peni-tenziaria.La vita di un carcere è la Polizia Penitenzia-ria se le condizioni di lavoro della poliziapenitenziaria continuano a essere cosi mi-sere le carceri sono costrette a morire.

Lettera firmata

Lettera alDirettore

S

...CAPISCO CHE SIAMO IN TEMPI DICRISI, MA IL TASSAMETRO SUL

CELLULARE PER PAGARE IL VIAGGIOIN TRIBUNALE MI SEMBRA UN PO’

ECCESSIVO... ...E, COMUNQUE, NONASPETTATEVI LA MANCIA !

MA NON E’GIUSTO...

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