Polizia Penitenziaria - Giugno 2012 - n. 196

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Poste Italiane S.p.A. Sped. in A.P. DL n.353/03 conv. in Legge n.46/04 - art 1 comma 1 - Roma aut. n. 30051250-002 anno XIX n.196 giugno 2012 www.poliziapenitenziaria.it Alla ricerca del fresco...

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Rivista ufficiale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

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Poste Italiane S.p.A. Sped

. in A.P. D

L n.353/03 conv. in Leg

ge n.46/04 - art 1 comma 1 - Roma aut. n. 30051250-002

anno XIX • n.196 • giugno 2012 www.poliziapenitenziaria.it

Alla ricerca del fresco...

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Organo Uf f iciale Nazionale del S.A.P.Pe.Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

ANNO XIX • Numero 196Giugno 2012

Direttore Responsabile: Donato [email protected]

Direttore Editoriale: Giovanni Battista De Blasis [email protected]

Capo Redattore: Roberto [email protected]

Redazione Cronaca: Umberto Vitale

Redazione Politica: Giovanni Battista Durante

Redazione Sportiva: Lady Oscar

Progetto Grafico e impaginazione: © Mario Caputi (art director) www.mariocaputi.it“l’ appuntato Caputo” e “il mondo dell’appuntato Caputo” © 1992-2012 by Caputi & De Blasis (diritti di autore riservati)

Direzione e Redazione CentraleVia Trionfale, 79/A - 00136 Romatel. 06.3975901 r.a. - fax 06.39733669

E-mail: [email protected] Web: www.poliziapenitenziaria.it

Le Segreterie Regionali del Sappe, sono sede delle Redazioni Regionali di: Polizia Penitenziaria - S G & S

Registrazione:Tribunale di Roma n. 330 del 18.7.1994

Stampa: Romana Editrice s.r.l.Via dell’Enopolio, 37 - 00030 S. Cesareo (Roma)

Finito di stampare: Giugno 2012

Questo Periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

Il S.A.P.Pe. è il sindacato più rappresentativo del Corpo di Polizia Penitenziaria

in copertina:

Una raffigurazione satirica della “ricerca del fresco”(Mario Caputi)

Polizia Penitenziaria • SG&S

L’EDITORIALEVigilanza dinamica. Patto di responsabilità.Ma di che cosa stiamo parlando?

di Donato Capece

IL COMMENTOLe attività di Polizia Penitenziaria nel contrasto agli stupefacentidi Roberto Martinelli

L’OSSERVATORIOUn libro per conoscere

il sistema penitenziario italianodi Giovanni Battista Durante

CRIMINI & CRIMINALILo strangolatore di donne

di Pasquale Salemme

LO SPORTFesta delle Fiamme Azzurre a Roma Rebibbiadi Lady Oscar

Chi vuole ricevere la Rivista direttamente al proprio domicilio, può farlo versando uncontributo di spedizione pari a 20,00 euro, se iscritto SAPPE, oppure di 30,00 euro se noniscritto al Sindacato, tramite il c/c postale n. 54789003 intestato a:

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n. 196 • giugno 2012 • pag. 3

IL PULPITOCambiamenti climatici

e condizioni di detenzionedi Giovanni Battista De Blasis

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a circolare voluta da Giovanni Tam-burino, Capo dell’AmministrazionePenitenziaria, con cui si propon-

gono ai Provveditori Regionali una serie dimisure per alleggerire l’emergenza carce-raria è una resa dello Stato alla criminalità.Pensare a un regime penitenziario aperto,a sezioni detentive sostanzialmente autoge-stite da detenuti previa sottoscrizione di unpatto di responsabilità favorendo un depo-tenziamento del ruolo di controllo della Po-lizia Penitenziaria, relegata ad un serviziodi vigilanza dinamica, che vuol dire porrein capo ad un solo poliziotto quello cheoggi fanno quattro o più Agenti, a tutto di-scapito della sicurezza e mantenendo la fat-tispecie penale della colpa del custode,significa non avere cognizione di quello chesuccede nelle carceri.Ebbene, tutto questo è fumo negli occhi.La realtà penitenziaria è che nelle carcerici sono 45mila posti letto e nelle celle sonoinvece stipate 67mila persone.La Polizia Penitenziaria ha set-temila agenti in meno e iBaschi Azzurri nonfanno formazione edaggiornamento pro-

fessionale perché l’Amministrazione evi-dentemente ha altro a cui pensare, comeanche per le conseguenze di quell’effettoburn out dei poliziotti determinato dall’in-vivibilità del lavoro in sezioni detentive si-stematicamente caratterizzate da eventicritici: suicidi, tentati suicidi, aggressioni,risse, atti di autolesionismo, colluttazioni.Non ha fatto niente il DAP, su tutto questo.Anziché gettare fumo negli occhi e conse-gnare le carceri italiane all’autogestione deidetenuti, ci dicano i nostri dirigenti comesi fa il servizio dinamico nelle grandi car-ceri, ad esempio Napoli Poggioreale, doveci sono più di 2.700 persone in celle ido-nee ad ospitarne poco più di 1.500, a Mi-lano San Vittore che vede più di 1.600detenuti stivati in celle per 700 posti o aRoma Regina Coeli, 1.100 presenze per700 posti letto!La circolare del DAP peraltro è illegittimanella parte in cui stravolge l’organizzazione

del lavoro della Polizia Penitenziaria,perché questa è mate-ria di confronto sinda-

Donato CapeceDirettore ResponsabileSegretario Generale del Sappe [email protected]

n. 196 • giugno 2012 • pag. 4Polizia Penitenziaria • SG&S

Dovrebbe essere così anche in Italia e inquesto senso dovrebbe lavorare l’Ammini-strazione Penitenziaria piuttosto che dele-gittimare la Polizia Penitenziaria econsegnare le carceri all’autogestione deidetenuti.Il nuovo modello di sicurezza teorizzatodall’Amministrazione Penitenziaria dovràfare i conti con la sua reale fattibilità: inquesto senso il paradigma delineato apparecompletamente avulso dalla realtà carcera-ria, o meglio dalle singole realtà carcerarie,confermando e aumentando l’abissale iatoche intercorre tra le stanze del potere e learticolazioni periferiche penitenziarie chevivono condizioni di disagio estremo, ripro-ponendo un habitus amministrativo ormaipiù che conosciuto.Infatti, come da prammatica, il modello chesi vuole propinare risponde alla solita lo-gica discendente che scarica sui livelli piùbassi di governance tutte le responsabilità,dal momento che la vigilanza dinamica,congeniale al nuovo modello, mal si conci-lia con gli strumenti di intensificazione delcontrollo nei confronti di soggetti ritenuti arischio, nella sua dimensione meccanici-stica, dell’attuazione del gesto suicidiario,dal momento che per le Procure della Re-pubblica le circolari richiamate non po-tranno di certo assurgere a scriminante delreato contestato.Il SAPPe è anche disposto a sedersi ad untavolo per discutere possibili soluzioni attea mitigare gli effetti negativi del sovraffol-lamento, purché i vari progetti regio-nali siano ratificati dai vertici delDipartimento dell’AmministrazionePenitenziaria mediante l’apposizionein calce delle loro firme, che dianovita, questo si, ad un patto di respon-sabilità, o meglio di corresponsabi-lità davanti ad ogni AutoritàGiudiziaria, con i livelli di ammini-strazione regionali e periferici! •

Vigilanza dinamica.Patto di responsabilità.

Ma di che cosa stiamo parlando?

L

cale - che non c’è stato - e per tale ragioneadiremo le competenti sedi della Giustiziaamministrativa e del lavoro.Ma c’è di più: la nota di Tamburino è in-credibilmente anacronistica, perché si ri-volge ai detenuti con pene brevi dascontare, quella stessa tipologia di colpe-voli di piccoli reati che in tutto il restod’Europa scontano la pena fuori dal car-cere.

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ennesima rovente estate ha am-mantato il nostro Paese con la suacappa d’afa e di umidità.

Ormai non c’è più bisogno di citare emi-nenti scienziati e lunghe ed articolate ricer-che statistiche per dimostrare letrasformazioni climatiche che si stanno ve-rificando in Italia con estati sempre piùcalde e torride.Non si tratta più della vecchia retorica po-polare del «...non ci sono piùle mezze stagioni...» ma di unvero e proprio cambiamento cli-matico che sta spostando l’Italiadalla zona temperata a quellasub-tropicale.In questo scenario, il buon Totòavrebbe detto che stanno benesoltanto quelli che restano “alfresco”, giocando sul doppiosenso che sottintende a colorodetenuti nelle carceri.Nella finzione cinematografica,infatti, il principe De Curtis nelfilm Dov’è la libertà arrivava ad-dirittura a chiedere di tornare incarcere piuttosto che vivere inmezzo alla gente.Nel mondo reale, però, nelle no-stre prigioni, come negli altriluoghi, fa caldo-caldo d’estate e freddo-freddo d’inverno, con una sola unica varia-bile legata al sovraffollamento dellestrutture.Questa variabile, rispetto agli altri posti, fasì che d’inverno si attenui il freddo graziead un aumento di temperatura causato dalcalore corporeo concentrato negli esiguispazi ma l’estate ...l’estate, per la stessa ra-gione, l’afa ed il tasso di umidità sono se-condi soltanto alla rarefazione dell’aria. Tutto ciò, però (a parte l’aspetto delle va-riazioni climatiche), sembra non interes-sare a nessuno che non sia un addetto ailavori.

Giovanni Battista De BlasisDirettore Editoriale

Segretario Generale Aggiunto del Sappe [email protected]

n. 196 • giugno 2012 • pag. 5Polizia Penitenziaria • SG&S

L’ detenzione, deve essere adottato ogni prov-vedimento indispensabile a mantenerle: co-struzione di nuove carceri, ricorso allemisure alternative, depenalizzazione deireati minori, decarcerizzazione della tossi-codipendenza e quant’altro necessario.Tutto il resto è soltanto demagogia, con l’ag-gravante che viene perseguito sulla pelle dichi è detenuto e di chi altro all’interno dellecarceri ci lavora.

Amnistia si o amnistia no è unaquestione morale e va affron-tata soltanto sotto il profilomorale!E anche qui, purtroppo, sonotante le dolenti note, a partiredalla vergogna di trascinareuna così delicata questione pertutti questi anni illudendo e poideludendo tante e tante aspet-tative.Già dalla metà degli anni no-vanta del secolo scorso, si ini-ziò a parlare di atti di clemenzaindotti e finalizzati dal giubileodel duemila, ma il Parlamentonon fu in grado (o non volle)approvare un provvedimentoche, a mio parere, era quasiscontato in un contesto gene-

rale di indulgenza plenaria giubilare.Invece, in uno degli otto paesi più industria-lizzati al mondo, siamo stati capaci di stru-mentalizzare a fini politici ed elettoralianche la morale e la pietas umana conbuona pace di Beccaria e di tutti i suoi apo-loghi. E, intanto, elusi entrambi i problemi (am-nistia e sovraffollamento) noi poveri ad-detti ai lavori siamo ancora qui a piangerciaddosso in questa torrida estate italiana.E’ proprio il caso di dire che per i cambia-menti climatici e le condizioni delle suecarceri, l’Italia sta diventando sempre piùuguale ad un paese sudamericano.

Cambiamenti climatici e condizioni di detenzione: l’Italia sempre più simile

ad un paese sudamericano

Nella foto una scenadel film

Dov’è la libertàcon Totò

Alla stragrande maggioranza dell’opinionepubblica, infatti, non interessa gran che delproblema del sovraffollamento carcerario,così come non interessano le condizioni divita all’interno dei penitenziari italiani.D’altra parte anche le istituzioni (Dap intesta) tendono ad affrontare il problemasoltanto nella forma (vedi i patti di respon-sabilità), guardandosi bene dal mettermano alla sostanza.

Tant’è che si sente tanto parlare di amnistia,di indulto e di indultino, sostenuti dall’ar-gomento sovraffollamento, in conflitto,però, con chi sostiene la questione moralefino al punto di arrivare ad una empassesenza soluzione.Invece, se si riuscisse ad attirare veramentel’interesse dell’opinione pubblica sulla ne-cessità di stabilire condizioni minime di vitaall’interno delle carceri (come dovrebbeessere in un Paese che vuole definirsi civile)si potrebbe affrontare il problema in ma-niera sostanziale e non surrettizia.Affrontare sostanzialmente il problema vuoldire che, stabilite le condizioni minime di

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ono sempre più frequenti i rinveni-menti di sostanze stupefacenti tra lepersone ammesse a fruire di collo-

quio con familiari detenuti. Ultimi casi, in ordine di tempo, a MilanoOpera e ad Imperia, dove nello stessogiorno sono stati sventati due tentativi di in-troduzione di droga (eroina, cocaina edhashish) all’interno del carcere mediantepacchi diretti a detenuti. In entrambi i casi,come periodicamente avviene, la perspica-cia e la professionalità degli appartenentialla Polizia Penitenziaria ha evitato che unaquantità non irrilevante di sostanza stupe-facente giungesse fino alle sezioni detentive,e tutti possono immaginare quali e quanteconseguenze avrebbe potuto causare l’in-troduzione di stupefacenti in Istituto. Questi episodi confermano, una volta dipiù, il grado di maturità raggiunto e le ele-vate doti professionali del Personale di Po-lizia Penitenziaria, ma è evidente che ilproblema dei tossicodipendenti detenuti va

degli istituti penitenziari, ma grazie alla pro-fessionalità della Polizia Penitenziaria ciòviene impedito. Noi riteniamo si possa e si debba fare unulteriore sforzo per contrastare con forzaqueste possibilità, prevedendo in tutte leRegioni d’Italia distaccamenti di unità cino-file del Corpo di Polizia Penitenziaria vistoche ad oggi non tutte li hanno.Sul tema carcere e droga è interessante ri-cordare che nel corso di una recente riu-nione del Gruppo Orizzontale droga pressoil Consiglio Europeo di Bruxelles con lapartecipazione di tutti i paesi europei oltreche dell’Italia, dove si sono discusse le basiportanti della futura strategia europea sullalotta alla droga. La delegazione italiana oltre alle altre varieproposte che miravano a promuovere mag-giormente il tema della prevenzione nei gio-vani rendendola sempre più precoce e unamaggiore valorizzazione del recupero so-ciale lavorativo delle persone tossicodipen-

S

n. 196 • giugno 2012 • pag. 6Polizia Penitenziaria • SG&S

Nella foto una veduta

dello scalomilanese di

Malpensa

Le attività di Polizia Penitenziaria nel contrasto agli stupefacenti L’ esperienza dell’aeroporto di Malpensa

Roberto Martinelli Capo RedattoreSegretario Generale Aggiunto del Sappe [email protected]

affrontato con soluzioni concrete, soprat-tutto se si considera che la percentuale ditossicodipendenti tra i detenuti oggi si at-testa al 25% delle presenze: uno su quattro,dunque ha problemi di droga.E’ allora opportuno agire sul piano del re-cupero sociale per i detenuti tossicodipen-denti, attraverso un circuito penitenziariodifferenziato che faccia loro scontare lapena nelle Comunità di recupero, ma è al-trettanto necessario disporre di adeguaterisorse per far fronte alla possibilità cheall’interno del carcere entri la droga. Altrettanto vero è che se per un verso è op-portuno agire sul piano del recupero so-ciale, è altrettanto necessario disporre diadeguate risorse per far fronte alla possi-bilità che all’interno del carcere entri ladroga. Vi è chi (detenuti appena arrestati, amici efamiliari ammessi a colloquio, come nelcaso di Milano Opera ed Imperia) tenta diintrodurre sostanze stupefacenti all’interno

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denti in trattamento, ha presentato una im-portante proposta relativa al problema deitossicodipendenti in carcere. Tale problema infatti, affligge non solo ilnostro Paese ma anche molti altri paesi eu-ropei. All’interno della logica che i vari statimembri dell’Unione Europea hanno con-diviso e cioè dell’approccio alla lottaalla droga equilibrato/bilanciato,tra le misure di prevenzione curae riabilitazione e le misure di con-trasto e repressione, è stato chie-sto dal Dipartimento PoliticheAntidroga la cui delega è affidata alMinistro per la Cooperazione Inter-nazionale e l’Integrazione Andrea Ric-cardi, di prendere in considerazione nelformulare la nuova strategia, la necessitàche i vari stati possano riformare il sistemadi giustizia criminale nei confronti dellepersone tossicodipendenti (e cioè affetti dauna vera e propria malattia quale è la di-pendenza da sostanze stupefacenti che ilDPA considera prevenibile, curabile e gua-ribile) che abbiamo commesso reati in re-lazione al loro stato di malattia. Questo per evitare la carcerazione attra-verso interventi alternativi, da attivare giàdurante la fase del processo per direttis-sima, di cura e riabilitazione controllate egestite in regime extracarcerario con l’au-silio dei servizi pubblici e delle comunitàterapeutiche. Tale strategia dovrebbe inquadrarsi neipiani europei come una ulteriore azione direcupero della persona in un contestoquindi di reale e costruttiva riabilitazioneassociata alla cura e al trattamento dellamalattia di base e cioè la dipendenza da so-stanze. Giovanni Serpelloni capo del Dipartimentoper le politiche antidroga ha commentato:«Il nostro dipartimento da tempo ha at-tivato un progetto e delle linee di indi-rizzo per incrementare l’uscita dalcarcere delle persone tossicodipendentiche abbiano i requisiti previsti dallalegge. Questo è un problema molto im-portante e prioritario che abbiamo fattopresente anche a livello europeo. Pur-troppo le persone tossicodipendenti com-mettono molto più frequentemente reatidella popolazione generale in quantovengono spesso coinvolti in traffico espaccio e in altre attività criminali vio-

n. 196 • giugno 2012 • pag. 7Polizia Penitenziaria • SG&S

Nelle fotoesami radiograficiper laricerca di ovuli

lente. Per evitare confusione va ricordatoperò che nessuno è mai stato carceratoper il solo uso di sostanze stupefacentiche in Italia viene sanzionato solo da un

punto di vista amministrativo. In altreparole i reati commessi non possono es-sere cancellati oppure “scontati” ma si-curamente in moltissimi casitrasformati in un più proficuo e volon-tario percorso di cura e riabilitazione.Per questo il DPA alcuni mesi fa ha anchedivulgato a tutte le Regioni e ai servizipubblici delle linee di indirizzo per au-mentare l’utilizzo del decreto che per-mette l’uscita dal carcere perintraprendere percorsiterapeutici / riabilita-tivi». E’ dunque su queste diret-trici che si dovrebbe inter-venire.Ma sul fronte di contrastoalla droga va ricordato evalorizzato l’impegno delPersonale di Polizia Peni-tenziaria che opera nell’aeroporto interna-zionale di Milano Malpensa. Ottantacinquechili di droga sequestrati e 92 ovulatori ar-restati è infatti il bilancio di un anno di at-tività dell’Area S1 a Malpensa, creata per

rispondere la fenomeno degli ovulatori,cioè quei corrieri che trasportano la drogain corpore, dopo aver ingoiato piccoli ovulidi plastica. Inaugurata nel dicembre 2010nell’aereoporto di Malpensa, l’Area S1 èuna struttura dotata di macchinare radio-grafici e presidiati sia da uomini della Po-lizia Penitenziaria che da personalemedico. Il trasporto tramite ovuli infatti è piùdifficile da individuare, ma è anchemolto più rischioso per il corriere.

L’Area S1 nasce dalla collaborazione traProcura della Repubblica, Università degliStudi di Milano, società di gestione aero-portuale (Sea), Azienda Ospedaliera di Gallarate, Agenzia delle Dogane e Forze diPolizia, tra le quali va menzionato il pre-zioso e fondamentale contributo dei BaschiAzzurri del Corpo. La Guardia di finanza, nel periodo di attivitàdell’Area S1, ha incrementato i suoi risultatinel settore stupefacenti (+32% di soggetti

arrestati) e ha migliorato,grazie al recupero di ri-sorse umane, anche ilrendimento di altri settoricome il trasporto illegaledi valuta da e per l’estero. Nel 2011 sono stati trovatioltre 17 milioni di euro,due dei quali sottoposti asequestrocioè, rispetto al

2010, un incremento del 35% delle viola-zioni accertate.Anche sul fronte del contrasto al traffico didroga, dunque, la Polizia Penitenziaria faegregiamente la sua parte.•

Nella fotoGiovanni Serpelloni

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ianeta carcere. Un modo di direpiuttosto noto per descrivere ununiverso per lo più sconosciuto.

In effetti, nonostante la sempre maggioreapertura informativa, del sistema peni-tenziario – troppo spesso soffocato dastereotipi e luoghi comuni – si sa vera-mente poco. Il carcere è un luogo “di-verso”. Un luogo fisico, un luogodell’anima, mai un luogo comune. An-cora meno si conosce dell’operato dellaPolizia Penitenziaria, della delicatezza edell’importanza dei compiti ad essa de-mandati e delle grandi potenzialità inve-stigative che le sono proprie. Questo testocerca di offrire una visione quanto piùlucida possibile del sistema penitenziarioe delle attività di indagine della poliziapenitenziaria che hanno come denomi-natore il “carcere”, tentando di rico-struire una mappa di un sistemaorganico di intelligence in cui il settorepenitenziario si innesti a pieno titolo, of-frendo panorami investigativi e informa-tivi di elevato profilo.

Francesco Massimiliano Minniti, con la suaopera Intelligence e sistema penitenzia-rio -Indagini in una terra di confine af-fronta proprio questi temi, da sempredibattuti dagli addetti ai lavori, sconosciutiai più e mai approfonditi in maniera siste-matica, coerente e precisa, come invece hafatto l’autore del testo.Il libro, pubblicato dalla Rubbettino, parteda una approfondita analisi delle scienzecriminologiche, con particolare riferimentoal loro apporto nell’osservazione scientificadella personalità del detenuto all’internodel sistema penitenziario. Criminologia epsicologia penitenziaria, come base per af-frontare uno degli aspetti fondamentalinell’analisi della personalità, ma, soprat-tutto, il rinnovato ruolo – dopo la legge diriforma del 1990 – della Polizia Penitenzia-ria e il contributo del comandante del re-

che solo attraverso un’approfondita e co-ordinata attività di indagine (tra tutte leforze di polizia e la magistratura inqui-rente) possono esplicarsi e tradursi in ini-ziative e risultati importantissimi nella lottaalla criminalità organizzata. Quindi, anchenel bilanciamento tra l’interesse alla tuteladella presunta posizione di debolezza deldetenuto in ambito penitenziario e quellapiù generale della sicurezza pubblica, devenecessariamente prevalere quest’ultima. Daqui e dai confortanti risultati ottenuti finoradall’attività investigativa fatta dal NIC e daitanti colleghi che collaborano nelle sedi pe-riferiche, la necessità, a nostro avviso, diincrementare sempre più l’attività investi-gativa in ambito penitenziario; risulta pe-raltro incomprensibile il mancatoinserimento della Polizia Penitenziaria nellestrutture interforze, come la DIA, nonchénelle sezioni di polizia giudiziaria, com’èavvenuto invece, di recente, per la PoliziaAmbientale e Forestale.L’opera è preceduta dalla prefazione di Se-bastiano Ardita, Procuratore Aggiunto allaProcura della Repubblica di Messina, giàDirettore Generale della Direzione Gene-rale detenuti e trattamento del Diparti-mento dell’Amministrazione penitenziariae di Alessandro Ferrara, colonnello del-l’Arma dei Carabinieri e docente di analisicriminale e dall’introduzione di Mario Ca-ligiuri, direttore del master in intelligencee del centro studi di documentazione scien-tifica sull’intelligence dell’Università dellaCalabria.

parto, soggetti indispensabili e fondamen-tali in questo delicatissimo compito di os-servazione e di analisi nella dinamicatrattamentale dei soggetti condannati. Par-tendo da questi aspetti il commissario Min-niti affronta poi gli aspetti centrali del libroche sono quelli investigati, il cui primo efondamentale punto di riferimento è il NIC(Nucleo Investigativo Centrale della PoliziaPenitenziaria); aspetto centrale di tutta lavicenda diventa l’indagine investigativa inambito penitenziario, quindi, nei confronti

del detenuto. In relazione a questa possi-bilità i pareri dei giuristi e degli addetti ailavori sono sempre stati molto contrastanti:c’è chi ritiene che il soggetto detenuto nondebba essere oggetto di indagini (come sel’aspetto investigativo si fermasse al mo-mento dell’ingresso in carcere) e la poliziache lo custodisce non debba svolgere atti-vità investigativa, tanto da mettere in dub-bio, qualche volta, anche l’esercizio dellefunzioni di agenti e ufficiali di polizia giu-diziaria. Dall’altra parte la tesi di chi, comenoi, sostiene che il mondo penitenziariosia fonte inesauribile di notizie criminis

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Un libro per conoscere il sistema penitenziario italiano

Giovanni Battista DuranteRedazione PoliticaSegretario Generale Aggiunto del Sappe [email protected]

n. 196 • giugno 2012 • pag. 8Polizia Penitenziaria • SG&S

La copertinadel libro

FR ANCESCO M. MINNITI

INTELLICENCE E SISTEMA PENITENZIARIOIndagini in una terra di confine

RUBETTINO Edizionipagg. 236 - euro 14,00

Page 9: Polizia Penitenziaria - Giugno 2012 - n. 196

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n. 196 • giugno 2012 • pag. 10Polizia Penitenziaria • SG&S

Nelle foto sopra

gli atletidel Gruppo

SportivoFiamme Azzurre

sottole autorità

intervenute sul palco

a cura di Lady OscarRedazione Sportiva

[email protected]

donne impiegati in un servizio reso durodalla carenza di personale e dal sovraffol-lamento ormai congenito.Il 4 giugno quel penitenziario nascostodella Capitale, in cui tanti uomini e donnedella Polizia Penitenziaria quotidianamenteoperano con coscienza e professionalità, èstato invece pacificamente invaso da gior-nalisti e telecamere per celebrare i premiatidel gruppo sportivo in occasione dell’ap-puntamento olimpico di Londra 2012, alquale mancano ancora solo poche settima-nei e che ad oggi, fermi restando i qualifi-cati dell’ultimo minuto, già vede lapartecipazione di ben diciotto atleti sicuri

della Polizia Penitenziaria: Anna Incerti,Chiara Rosa e Silvia Salis nell’atletica leg-gera, Agnese Allegrini nel badminton,Monia Baccaille e Tatiana Guderzo nel ci-clismo, Francesco Faraldo, Elena Moretti eFrancesco Bruyere nel judo, Ilaria Bianchie Michele Santucci nel nuoto, Claudia Ce-sarini nel pentathlon moderno, ClementeRusso e Vincenzo Mangiacapre nel pugi-lato, Aldo Montano nella scherma, GiovanniPellielo nel tiro a volo, Davide Uccellari neltriathlon e Brenda Spaziani nei tuffi. In prospettiva paralimpica vanno inoltre se-gnalati Walter Endrizzi nell’atletica leggera,Matteo Betti nella scherma, Marco Vitalenel tiro con l’arco e Massimo Dighe nellavela.Molti sono stati gli uomini e le donne, cono senza divisa, che hanno gremito i postidel teatro di Rebibbia e che non sono volutimancare alla manifestazione a cui hannopreso parte, oltre ai vertici delle federazionisportive nazionali, anche il Ministro dellaGiustizia Paola Severino, il Capo Diparti-mento dell’Amministrazione PenitenziariaDap Tamburino, il Vice Capo Vicario delDipartimento Simonetta Matone, il Presi-dente del CONI, Gianni Petrucci ed il Pre-sidente del CIP, Luca Pancalli.

Festa delle Fiamme Azzurrea Roma Rebibbia

er la prima volta dalla sua fonda-zione l’istituto penitenziario di Re-bibbia - Nuovo Complesso ha

ospitato la festa di un gruppo sportivo pro-prio del Corpo di Polizia Penitenziaria, diquelle Fiamme Azzurre che ne rappresen-tano i colori al di fuori degli ambienti de-tentivi, dove i colori ed i suoni sono moltopiù spesso quelli di un ambiente chiuso enascosto, che poco ha familiarità con gliapplausi e la festa dei palazzi dello sportdove abitualmente si celebrano i campioni,e che, pur con grandi sacrifici fisici dei suoilavoranti, non regala mai quelle medaglieche pure meriterebbero i suoi uomini o

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Tutti hanno avuto parole di elogio e apprez-zamento per quanto fatto dalle Fiamme Az-zurre per l’intero movimento sportivo,olimpico e paralimpico nazionale. Lo spunto per complimentarsi ed essere or-gogliosi è stato di facile derivazione intempi in cui di sport si parla spesso più re-lativamente a quanto avviene nella aule digiustizia (a causa del calcio scommesse edei guai giudiziari di chi lo sport lo praticapiù per business che per passione) anzichéper i risultati ottenuti sul campo. Il fenomeno è stato stigmatizzato con forzaanche del Ministro Severino che ha usatoparole di grande elogio per quanto fattodalle Fiamme Azzurre ed i suoi campioni,ricordando che se molti genitori hanno af-fidato alle strutture sportive i loro figli pen-sando che lo sport fosse portatore direttitudine morale e dunque di valori solidi,non a causa del calcio scommesse e degliscandali emersi tutti quei genitori devonodiffidare dello sport e degli insegnamentiche possono derivare dalla pratica sportivadi un certo livello.

«Ci troviamo in un momento dove ab-biamo tanto bisogno di purezza e lega-lita’, anche nello sport che è la forma più’pura e leale di competizione. E i recentiepisodi, le mele marce, coloro che nonhanno capito cos’e’ lo sport, non devonoallontanare da questo mondo».Queste le parole del Ministro nel corso diquella che è stata l’ultima occasione uffi-ciale per salutare agli atleti della Polizia Pe-nitenziaria qualificati per Londra. La Severino inoltre ha sentito di dover rin-graziare le Procure che in tutta Italia si oc-cupano del calcio scommesse: «Il mio

n. 196 • giugno 2012 • pag. 11Polizia Penitenziaria • SG&S

Nelle fotosopra CarolinaKostner

tra il Capo redattore Roberto Martinelli e il DirettoreEditorialeGiovanni Battista De Blasis

a sinistrail Commis-sario Marcello Tolucon gli atleti

sottol’ ingressodel MinistroPaola Severinoaccompagnatadal Vice Capodel DAPSimonettaMatone

pensiero è grato a quella magistraturache ha saputo distinguere e discerneretra coloro che non meritano di starenel mondo dello sport e coloro che in-vece devono continuare ad esserci - haconcluso - perché devono portareavanti la bandiera dello sport pulito,della competizione ispirata ai criteridella legalità».Nel corso della cerimonia, grande è statal’emozione per la forza evocativa di trevideo molto suggestivi proiettati in salaper celebrare i campioni del grupposportivo. Le immagini hanno strappato applausi efatto uscire qualche lacrima ai presenti-Carolina Kostner inclusa- alla quale èstata tributata una standing ovation daparte di tutti i colleghi del Gs FiammeAzzurre mentre sul palco riceveva gliomaggi per il titolo mondiale conquistatoa Nizza non più tardi di due mesi fa. Festeggiatissimi anche il vice campioneolimpico di Pechino 2008 ClementeRusso, massimo di pugilato che stavolta

si è detto in forma per cogliere il bersagliogrosso a Londra, mettendosi al collo la me-daglia del colore più pregiato ed Aldo Mon-tano nella scherma, campione del Mondo2011 nella sciabola a Catania e purtroppoattualmente fermato da un problema musco-lare, che comunque è in via di soluzione invista dei prossimi giochi di Londra. Pur con-sapevole di non essere al massimo dellaforma a causa dei problemi di questo ultimoscorcio di preparazione prima della rasse-gna olimpica d’oltremanica, Aldo ha dichia-rato di guardare all’appuntamento confiducia e dalla sua potrà far affidamentosull’esperienza maturata in tanti anni di mi-litanza: non a caso per il trentatreenne livor-nese quella 2012 sarà la terza partecipazio-ne ai giochi.Di esperienza non fa sicuramente difettoGiovanni Pellielo, unico tiratore nella storiaad essere salito sul podio in tre edizioni deiGiochi Olimpici (bronzo a Sydney 2000, ar-

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Estate, occhio allebicicletteelettriche

n. 196 • giugno 2012 • pag. 12Polizia Penitenziaria • SG&S

i hanno rubato la nostra vecchiacara bici, icona dell’Italia del dopo-guerra. Un telaio scrostato, due

ruote, due pedali e via per le strade, felicidi correre liberi nel vento.Qualcuno tanti anni fa pensò che con unpo’ di tecnologia si potesse evitare di pe-dalare. Ed allora vennero fuori le primebici dotate di motorino a scoppio incasto-nato giù tra il telaio e i pedali. Poche pedalate ritmate e il motorino ascoppio partiva con una autonomia parialla benzina che c’era nel piccolo serba-toio. Non ebbero molta fortuna. Nell’era dell’energia alternativa quel moto-rino è diventato elettrico, 5 ore di ricaricain una presa della luce e via con 50-60 Kmdi autonomia. Restavano però i pedali econ essi l’alibi di poter dimagrire. E invecepare che anche grazie ai soliti cinesi alcuneditte hanno voluto imbarcarsi anche inquesta avventura: la bici è stata clonata esotto la bici si nasconde a volte un moto-ciclo, per raggirare le norme del nostrocodice della strada.Che confusione! E tutto per un meccani-smo che aziona diversamente il motorino,che resta comunque elettrico, ma che ci fapassare di corsa da una norma all’altra delCodice della Strada,un codice che non fasconti e che porta conseguenze pesantis-sime se non si sa su che cosa esattamentesi sta scorazzando.

PREMESSAPer l’art.50 del codice della strada: “I ve-locipedi sono i veicoli con due ruote opiù ruote funzionanti a propulsioneesclusivamente muscolare, per mezzo dipedali o di analoghi dispositivi, azionati

Cgento ad Atene 2004 e argento a Pechino2008) oltre che ad aver partecipato a seiedizioni complessive delle olimpiadi. Le sue parole dal palco sono state tutte peri vertici del Coni e delle Fiamme Azurre:«Ringrazio il Coni e le Fiamme Azzurre.Dopo essere stato scartato da tutti i

gruppi militari presenti nell’universo nel1995 alla fine sono entrato nelle FiammeAzzurre, unico Gruppo Sportivo ad averecreduto in me. Mi hanno preso e credonon abbiano sbagliato...», ha detto il plu-ridecorato tiratore vercellese. Difficile dar-gli torto. A testimonianza di quella continuità tral’opera di tanti campioni e ciò che avvienetra le mura di tante realtà virtuose del no-stro Paese, i premi assegnati agli atleti altermine dell’appuntamento sono stati dellematite realizzate dai detenuti con materialetotalmente riciclabile. Anche al MinistroPaola Severino è stato consegnato dal re-sponsabile del Gs Marcello Tolu un donoproveniente direttamente dal lavoro dei la-boratori che impiegano gli sforzi dei dete-nuti in opere creative: un vaso contenuto inuna teca realizzato con una catena di bici-cletta e rapporti, particolarmente apprez-zato anche dal Vice Capo del Dap SimonettaMatone oltre che dal Ministro stesso.

Nella foto il Direttore

Editorialedella Rivista

De Blasis conalcuni atleti

delle FiammeAzzurre •

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dalle persone che si trovano sul veicolo;sono altresì considerati velocipedi le bi-ciclette a pedalata assistita, dotate di unmotore ausiliario elettrico avente po-tenza nominale continua massima di0,25 KW la cui alimentazione è progres-sivamente ridotta ed infine interrottaquando il veicolo raggiunge i 25 km/h oprima se il ciclista smette di pedalare”.

BICICLETTA A PEDALATA ASSISTITA“Pedalata assistita”. E’ questa la parolamagica che mantiene la caratteristica di ve-locipede alla cara bicicletta. Ha un motoreelettrico (di potenza max di 250 w) che nonsostituisce il lavoro delle gambe ma le aiutasolo a fare meno fatica (assiste appunto chipedala). Il motorino ha quindi solo unafunzione ausiliaria e non deve essere in fun-zione quando non si pedala. Il motore cioèaiuta a pedalare ma non sostituisce la pe-dalata, praticamente serve solo a ridurre losforzo di chi pedala. Un sensore rileva laforza che viene fornita da chi pedala e or-dina al motore di aiutarlo. Se si smette dipedalare il motore si ferma e si ferma anchese il veicolo raggiunge i 25 Km/h. perché ilciclista ha buone gambe o perché si va indiscesa. E’ possibile anche disattivare il mo-torino e andare solo a pedale come unasemplice bici.La bicicletta elettrica, per restare bicicletta,deve corrispondere ai requisiti della Diret-tiva Europea 2002/24/CE del 18.3.2002adottata dal Ministero dei Trasporti con DM31.1.2004.

BICICLETTA A MOTOREHa anch’essa un motorino elettrico cheperò funziona autonomamente ed indipen-dentemente dal fatto che si pedali o meno.Un vero e proprio acceleratore attiva il mo-tore che funziona anche se non si pedala.Come potenza non deve rispettare il vincolodei 250 w previsto per l’altro tipo di bici.Da notare che è considerata bicicletta a mo-tore anche se il motore funziona sia comequello della bicicletta a pedalata assistita siacome motorino autonomo.L’impiego di tali biciclette, se non si vuolerispettare le norme del codice della strada,èconsentito solo all’interno di aree private,come ad esempio aree interne a capannoniindustriali, parchi e giardini privati, saloni

e) fermo per giorni 60 se il conducenteè minorenne senza patentino o maggio-renne senza patente (euro 516).L’ANCMA (Associazione Nazionale Cicli Mo-tocicli Accessori) ha ritenuto di dover ri-chiedere al Governo il sequestro sulterritorio nazionale di tali mezzi di locomo-zione perché i veicoli nei quali il motorepuò essere utilizzato anche al di fuori del-l’esigenza di pedalare si configurerebberoai fini di legge come veri e propri ciclomo-tori; sono pertanto – a suo avviso – da con-siderarsi fuori legge i veicoli muniti didispositivi che consentano di escludere lanecessità della pedalata. Io credo che non si possa parlare di fuori-legge, perché basta circolare rispettando leprevisioni previste per i ciclomotori.La CIVES (Commissione Italiana VeicoliElettrici a Batterie, Ibridi e a Celle a Com-bustibile) ha condiviso la posizione del-l’ANCMA ma ha evidenziato che su diversebici recenti sono presenti commutatori omanopole di regolazione (che non sonoquindi da con-fondersi conacceleratori

autonomi) che hanno il solo scopo di ri-durre l’assorbimento dalla batteria quandol’ausilio del motore a regime elevato non èritenuto necessario, aumentandone anchel’autonomia.Occhio allora all’acquisto perché se si sba-glia o non ci si attrezza nel modo giusto unasana passeggiata ci può costare tanti soldinie tante responsabilità civili e penali. E ri-cordiamoci che i latini dicevano stultumest dicere putebam! E’ da stolti dire «io credevo che...».

* Avvocato, già Dirigente dell’Amministrazione Penitenziaria

n. 196 • giugno 2012 • pag. 13Polizia Penitenziaria • SG&S

fiera, ecc. Sono quindi escluse le vie dipubblico accesso e dove è prevista la nor-male circolazione stradale.

DIFFERENZE PER IL CODICE DELLA STRADAPer guidare la bicicletta a pedalata assistitabisogna solo saperci andare ed aver vogliadi pedalare, sia pur aiutati dal piccolo mo-torino elettrico. Per quella a motore, chefunziona anche senza pedalare, serve ilcasco, l’assicurazione, la targa,il patentino,e il certificato di circolazione, al pari diuno scooterino, i famosi cinquantini chescorazzano su tutte le nostre strade.

AUTONOMIAL’autonomia dipende da molti fattori quali:• il percorso• il peso• la velocità• la postura• il tipo di asfalto• lo stato della batteria e la sua caricaresiduaSolitamente i dati riguardanti l’autonomiasi riferiscono a un percorso senza dislivelli,con un ciclista sui 70 kg di peso, unamedia di 20 km/h, in posizioneeretta o legger-mente incli-nata inavanti e conun asfalto inbuono o ot-timo stato epoco ruvido.Le batterie si in-tendono cariche e inpiena efficienza.

CONSEGUENZE LEGALILe sanzioni per chi guida una bicicletta amotore pensando di guidare una biciclettaelettrica possono essere:a) sequestro con confisca del veicolo, permancato possesso del certificato di cir-colazione (euro 131);b) sequestro con confisca del veicolo permancata assicurazione (euro 716)c) fermo del veicolo per giorni 30, permancanza di targa (sanzione euro 65)d) sequestro con confisca, perché senzacasco (euro 68)

Aldo Maturo *[email protected]

Nelle fotouna biciclettaelettrica

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ono un sovrintendente, in servizio presso la C.C. ReginaCoeli, mi è capitato di dover inoltrare al DAP documenta-zione che richiedeva fotocopia di un documento di rico-

noscimento. Mi è sorto un dubbio circa la possibilità di utilizzareil tesserino di riconoscimento personale, in sostituzione di undocumento di riconoscimento. Sarei grato se fosse fatta chia-rezza sulla questione. Cordiali saluti.

Lettera firmata.

Gentile collega,la tessera personale di riconoscimento è documento valido ai finidell’identità personale del titolare e, sulla base della normativa co-munitaria e di accordi bilaterali o multilaterali in vigore, costituiscetitolo equipollente al passaporto per recarsi all’estero nei paesi coni quali vigono particolari accordi internazionali in materia di rico-noscimento della carta d’identità, come titolo valido per l’espatrio.Intutti i casi in cui viene richiesto un documento di identità, esso puòsempre essere sostituito dal documento di riconoscimento equipol-lente. Sono equipollenti alla carta d’identità il passaporto, la patente diguida1, la patente nautica, il libretto di pensione, il patentino di abi-litazione alla conduzione di impianti termici, il porto d’armi, le tes-sere di riconoscimento, purché munite di fotografia e di timbro o dialtra segnatura equivalente, rilasciate da un’ amministrazione delloStato.Nei documenti d’identità e di riconoscimento non è necessaria l’in-dicazione o l’attestazione dello stato civile, salvo specifica istanza delrichiedente2. Tuttavia, accade che quando vengono esibite come documentod’identità, non sempre vengano riconosciute come tali in quanto siignora che esse per la legge italiana sono equivalenti alla cartad’identità (art. 2 DPR 28/7/1967 n. 851 art. 35. del DPR 28/12/2000n. 444).

RIFERIMENTI NORMATIVINormativa in materia di tessere di riconoscimento rilasciate da am-ministrazioni dello Stato D.P.R. 28-7-1967 n. 851 (Norme in materiadi tessere di riconoscimento rilasciate dalle Amministrazioni delloStato).Art.1- Ai dipendenti civili dello Stato di ruolo e non di ruolo, in attivitàdi servizio ed in quiescenza, è rilasciata una tessera personale di ri-conoscimento, secondo le caratteristiche tecniche di cui all’allegatoA). È rilasciato analogo documento personale di riconoscimento, se-condo le caratteristiche tecniche di cui allo allegato B):a) al coniuge del dipendente, civile o militare, in attività di servizioed in quiescenza;b) ai figli minori degli anni 21 del dipendente, civile o militare, inattività di servizio ed in quiescenza;c) ai figli maggiori degli anni 21 inabili a proficuo lavoro a caricodel dipendente, civile o militare, in attività di servizio ed in quie-scenza.Art.2- La tessera personale di riconoscimento è documento valido

S

Tessera personale di riconoscimento equipollente al documento di identità

Giovanni [email protected]

n. 196 • giugno 2012 • pag. 14Polizia Penitenziaria • SG&S

ai fini dell’identità personale del titolare, nonché:a) per riscuotere titoli di spesa dello Stato e quelli di BancoPostadi importo non superiore a L. 600.000;b) per recarsi all’estero nei paesi con i quali vigono particolari ac-cordi internazionali in materia di riconoscimento della carta d’iden-tità, come titolo valido per l’espatrio.Art.3 - La tessera personale di riconoscimento è valida per cinqueanni e può essere convalidata una sola volta per un eguale periododi tempo. Il documento è rilasciato e convalidato dall’Amministra-zione di appartenenza del dipendente. In caso di smarrimento dellatessera personale di riconoscimento il dipendente deve farne circo-stanziata denuncia all’Amministrazione di appartenenza; egli ha pe-raltro diritto ad ottenere un duplicato.Art.4 - La tessera personale di riconoscimento è ritirata al dipen-dente destituito dall’impiego, nonché al dipendente cessato dal ser-vizio senza diritto a pensione.La tessera personale di riconoscimento è altresì ritirata al dipendentea carico del quale è stato adottato provvedimento di sospensionecautelare obbligatoria a norma delle disposizioni vigenti.Art.5 - La tessera personale di riconoscimento rilasciata al coniugeè ritirata nei casi di separazione legale o consensuale. Analogo prov-vedimento è adottato nei riguardi del figlio del dipendente che abbiaraggiunto gli anni ventuno e che non si trovi nelle condizioni di cuialla lettera c) dell’art. 1. La tessera personale di riconoscimento èaltresì ritirata nei confronti del coniuge e dei figli del dipendente de-stituito, nonché del coniuge e dei figli del dipendente cessato dal-l’impiego senza diritto a pensione.Art. 7 – La tessera personale di riconoscimento per il dipendentein attività di servizio e per quello in quiescenza:a) indica: l’Amministrazione rilasciante, il titolo accademico, ilnome, il cognome, la qualifica o il grado, il luogo e la data di nascita,la residenza…b) descrive: le caratteristiche somatiche del titolare;c) contiene: la firma e la fotografia del titolare munita del timbrodell’ufficio competente al rilascio.Per i dipendenti in quiescenza la tessera personale di riconosci-mento deve altresì indicare lo stato di pensionato del titolare. Gli uf-fici competenti al rilascio sono tenuti ad annotare il cambiamentodi stato sulla tessera del dipendente collocato a riposo e su quelledei familiari.* * * * * * * * * * * *D.Lgs 28/12 /2000 n.443Disposizioni regolamentari in materia di documentazione ammini-strativa. Articolo 35 Documenti di identità e di riconoscimento.3. Nei documenti d’identità e di riconoscimento non è necessarial’indicazione o l’attestazione dello stato civile, salvo specifica istanzadel richiedente.* * * * * * * * * * * *DPR 28/12/2000 n. 444Disposizioni regolamentari in materia di documentazione ammini-strativa.

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Articolo 35 Documenti di identità e di riconoscimento.1. In tutti i casi in cui nel presente testo unico viene richiesto un do-cumento di identità, esso può sempre essere sostituito dal docu-mento di riconoscimento equipollente ai sensi del comma 2.2. Sono equipollenti alla carta di identità il passaporto, la patente diguida, la patente nautica, il libretto di pensione, il patentino di abi-litazione alla conduzione di impianti termici, il porto d’armi, le tes-sere di riconoscimento, purché munite di fotografia e di timbro, odi altra segnatura equivalente, rilasciate da una amministrazionedello Stato.* * * * * * * * * * * *D. Lgs. 6-2-2007 n. 30Attuazione della direttiva 2004/38/CE relativa al diritto dei cittadinidell’Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare libera-mente nel territorio degli Stati membri.Articolo 4 Diritto di circolazione nell’ambito dell’Unione europea.1. Ferme le disposizioni relative ai controlli dei documenti di viaggioalla frontiera, il cittadino dell’Unione in possesso di documentod’identità valido per l’espatrio, secondo la legislazione dello Statomembro, ed i suoi familiari non aventi la cittadinanza di uno Statomembro, ma in possesso di un passaporto valido, hanno il diritto dilasciare il territorio nazionale per recarsi in un altro Stato del-l’Unione.2. Per i soggetti di cui al comma 1, minori degli anni diciotto, ovverointerdetti o inabilitati, il diritto di circolazione è esercitato secondole modalità stabilite dalla legislazione dello Stato di cui hanno la cit-tadinanza.

n. 196 • giugno 2012 • pag. 15Polizia Penitenziaria • SG&S

N O T E1 In proposito, l’Ufficio Servizi Demografici del Ministero dell’internoin una nota del 5 novembre 2004 ha sottolineato, in base al citatoart.35, del D.P.R. 444/2000 la validità della patente di guida quale do-cumento di riconoscimento. Prima dell’entrata in vigore del DPR445/2000, in data 14 marzo 2000, inoltre, era stata emanata una notadel Ministero dell’Interno, Direzione generale per l’amministrazionegenerale e per gli affari del personale, Ufficio studi per l’amministra-zione generale e per gli affari legislativi, che dava chiarimenti sull’ido-neità della patente di guida, anche nel “nuovo modello di patentedi guida plastificato, a consentire l’identificazione personale”.Nella nota si afferma che considerando che “le nuove disposizioni ri-guardanti le patenti di guida non hanno prodotto mutamenti in ordinealla qualificazione giuridica del documento in argomento, il caratteredi documento di identificazione personale contraddistingue tuttora lapatente di guida”. Nella nota inoltre, facendo riferimento alla normacontenuta nell’art.292 del DR 635/40, che stabiliva che “nei casi incui la legge consente che l’identità personale possa essere dimo-strata con titolo equipollente alla carta di identità, è consideratocome tale ogni documento munito di fotografia e rilasciato dauna amministrazione dello Stato, come ad esempio le patenti dicui sono muniti i conducenti di autovetture” si afferma che, siaper la modalità di rilascio che per le informazioni contenute nel do-cumento, la patente di guida, anche nel nuovo formato, rispetta i re-quisiti per considerarsi un valido documento di identificazione.

2 D.Lgs 28/12 /2000 n.44.

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a cura di Ciro BorrelliCoordinatore Nazionale Sappe Minori per la [email protected]

n. 196 • giugno 2012 • pag. 16Polizia Penitenziaria • SG&S

Nella fotola Scuola diCastiglione

delle Stiviere

l 7 maggio 2012 è iniziato in tutta Italia (8 SFAP) il 165°Corso di formazione cui hanno partecipato circa 1000 allieviagenti del Corpo di Polizia Penitenziaria. Il corso della durata

di sei mesi, è suddiviso in due cicli trimestrali. Durante il primoI

165° corso agenti del Corpo di PoliziaPenitenziaria: 73 unità in formazione

a Castiglione delle Stiviere (MN)modulo didattico sono stati trattati gli argomenti giuridici fonda-mentali che costituiscono la cornice di riferimento del contestolavorativo, oltre agli aspetti di carattere generale legati all’opera-tività del ruolo ed il Regolamento di Servizio. A Castiglione delle Stiviere invece sono stati assegnati per la primavolta, 73 allievi agenti che alle lezioni teoriche hanno accompa-gnato gli addestramenti pratici all’uso delle armi in dotazione,utilizzando appositi spazi individuati all’interno dell’Istituto Cen-trale di Formazione della Giustizia Minorile. Il tutto in piena si-curezza, guidati da esperti istruttori del Corpo inviati in missionefino alla fine del corso prevista per novembre 2012. Ricordiamoche al termine del primo trimestre, gli allievi Agenti dovranno ac-quisire l’idoneità all’uso dell’arma ed essere riconosciuti idoneial servizio di Polizia Penitenziaria. Un riconoscimento importante va fatto al personale del Corpo diPolizia Penitenziaria in servizio all’ICF di Castiglione delle Stiviereche con grande professionalità collabora con i colleghi espertidel DAP, sotto la direzione didattica di un Generale e un Commis-sario unitamente alla direzione dell’Istituto Centrale di Forma-zione del Personale della Giustizia Minorile.

icordiamoai lettorib r e v e -

mente la storiadell’ex Villa Bre-scianelli.Costruita nel1736 dal cano-nico Brescianelli,è oggi sede de-centrata dell’Isti-tuto Centrale diFormazione delpersonale diRoma. Il prestigioso

complesso, proprietà del Ministero dellaGiustizia a seguito della donazione del ca-nonico, è situato nel centro storico di Ca-stiglione delle Stiviere (Mantova).

Gli affreschi del Salone principale LuigiGonzaga, di probabile scuola veneziana,sono per lo più di carattere allegorico. L’ingresso principale su Via Moscati è or-nato da un magnifico portale marmoreo instile barocco, già sotto il vincolo della So-printendenza ai Beni Ambientali e Archi-tettonici di Mantova. Villa Brescianelli, prima dell’attuale siste-mazione, ha subito una serie di vicende:da abitazione signorile fu trasformata in al-levamento del baco da seta fino a divenire,durante la guerra, caserma e rifugio perfamiglie senza tetto. Nel 1950 fu restaurata per conto del Mini-stero di Grazia e Giustizia (oggi Ministerodella Giustizia - Dipartimento della Giusti-zia Minorile), per farne una casa di riedu-cazione per minorenni. Fino al 1977 furono ospitati in quattro

gruppi-famiglia, ragazzi difficili, per i qualiil Tribunale per i Minorenni disponeva lamisura della semilibertà. Con l’evoluzione dei tempi e l’esigenza diuna più adeguata formazione degli opera-tori minorili, nacque così la Scuola di For-mazione con un mandato istituzionale checomprendeva la formazione, in tutte le suearticolazioni, la ricerca e la prevenzionenell’area del Nord Italia.

L’istituto Centrale di Formazione èubicato a Castiglione delle Stiviere(MN), Via Moscati n.27 ed è raggiun-gibile dall’autostrada A4 uscita Desen-zano, dalla stazione ferroviaria diDesenzano del Garda, da cui la loca-lità dista circa 8 km, dagli aeroportidi Verona Villafranca (distante 40 kmcirca) e Brescia Montichiari (distante20 km circa).Nelle vicinanze sono visitabili le se-guenti città: Mantova, Verona, Brescia(distanza media di circa 45 km).

L’ Istituto Centrale di Formazione della Giustizia Minorile di Castiglione delle Stiviere. Villa Brescianelli

R

Sopraun affresco

della Villa

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n. 196 • giugno 2012 • pag. 17Polizia Penitenziaria • SG&S

nche quest’anno la Polizia Peni-tenziaria di Trapani ha allestitouno stand all’interno dei padi-

glioni della Fiera Campionaria ARCO IN diTrapani che da anni rappresenta un polod’attrazione per i 400 espositori e i220.000 visitatori che affollano gli standse che si è svolta dal 16 al 24 Giugno.I settori espositivi spaziano dall’artigia-nato, alla casa, ai prodotti alimentari,tempo libero, turismo. Le tantissime no-vità, le occasioni di intrattenimento, i set-tori specifici, non fanno che coinvolgeregli operatori e i visitatori in un vortice diinteressi da condividere. Come avviene daqualche anno, alcuni stand sono riservatialle Forze dell’Ordine e la Polizia Peniten-ziaria di Trapani, alla guida del Coman-dante di Reparto Commissario GiuseppeRomano, non si lascia perdere occasioneper mettere in mostra i gioielli di casa,quali le due antiche porte di celle, di fine700, restaurate ad opera di detenuti, al-l’interno della Casa Circondariale. Que-

st’anno oltre alle porte, una parte dellostand è stato riservato alla pubblicizzazionedel Gruppo Sportivo Fiamme Azzurre egrazie alla collaborazione del CommissarioMarcello Tolu che ha spedito il materialepubblicitario, i manifesti degli atleti dei ba-schi azzurri e le cartoline che li ritraggonosono andati a ruba tra i visitatori dellostand. Un televisore a schermo piatto e unvideo lettore, hanno rimandato continua-mente immagini della Polizia Penitenziariain servizi operativi.

Trapani: uno stand alla 19ª edizione della Fiera Campionaria Un vecchio registro matricola del 1939 in ot-timo stato di conservazione è stata la vera at-trazione dello stand, in quanto ha suscitatovivo interesse e curiosità tra i cittadini.Lo stand si è rivelato un ottimo veicolo peraccrescere l’immagine del Corpo che non haassolutamente sfigurato in mezzo agli altri,anzi è stato oggetto di plauso anche per lapreparazione storica del personale di PoliziaPenitenziaria che ha presidiato lo stand du-rante le ore di apertura.

A

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n. 196 • giugno 2012 • pag. 18Polizia Penitenziaria • SG&S

recento ciclisti domenica mattina27 maggio 2012 hanno presoparte alla quinta edizione della

Gran Fondo del Volturno con partenzada Piedimonte Matese (CE) per una di-stanza di 125 km con una salita di 22 km. A rappresentare la Polizia Penitenziariac’era l’Assistente Capo Panice Leopoldo,in servizio presso l’Istituto Penale Mino-rile di Airola (BN). Panice con la sua magnifica bici Wilier101 ha chiuso la prova in 3 ore e 1 mi-nuto a ridosso del vincitore. Il collega Panice a fine gara ha dichia-rato: «Sono contento di questo risultatonella speranza che sia il primo di unalunga serie. E’ sicuramente frutto dilunghi ed estenuanti allenamenti. Vo-glio fare un ringraziamento speciale achi mi ha permesso di poter svolgeretutti gli allenamenti e quindi la garain questione; in primis il personaledell’Ufficio Servizi dell’I.P.M. di Airola(BN) Ass.Capo Pasquale Ruggiero, ilComandante e il Direttore che mihanno dato la possibilità di organiz-zare un turno di servizio compatibilecon le mie esigenze, e infine la mia fa-miglia”. Ciro Borrelli

Airola : Gran Fondodel Volturno di ciclismo

Spoleto: Mirko Gori ancora sul podioo scorso 23 Febbraio 2012 presso ilcentro intrattenimento Gherlinda adEllera di Corciano Perugia, l’atleta

spoletino Mirko Gori, ha conquistato il suoterzo Titolo Mondiale di Kick Boxer controil marocchino Mohamed Ichichi, vittoria ot-tenuta al termine del terzo round per infor-tunio al braccio sinistro da parte dell’atletamarocchino, a causa dei numerosi calci inlinea media (Middle kick) portati da MirkoGori. Ricordiamo il record del kick boxer,ed Assistente Capo della Polizia Penitenzia-ria, in servizio presso la casa di reclusione

di Spoleto dal 27 Luglio 1998 e nostroiscritto SAPPe da oltre 15 anni. Scoore:34 vittorie su 34 incontri disputati tra cui:2 Titoli Italiani1 Titolo Europeo WPKC3 Titoli Mondiali Spoleto, 18 Febbraio 2006 ( K.L), Taormina, 3 Agosto 2007 (I.T.F), Perugia, 23 febbraio 2012 (W.T.K.A)Il prossimo 28 luglio 2012 Presso la cittàdi Montefalco (PG) Mirko Gori tenterà laconquista del suo quarto Titolo Mondialeper la federazione internazionale WKFWorld Kick Boxing Federation.Il prossimo 28 luglio a Montefalco in pro-vincia di Perugia in collaborazione con ilComune e l’assessorato allo sport si svol-gerà l’evento sportivo che avrà comematch clou la sfida valevole per la conqui-sta del titolo mondiale k1 wkf sfida traMirko Gori e Davor Novak, Croazia.In caso di vittoria unificherebbe ben 4 titolimondiali su altrettante federazioni, quindisarebbe un prestigiosissimo risultato. Unincoraggiamento ed un in bocca al lupo alnostro amico ed iscritto Mirko Gori.

T

L

l 29 giugno è stato ricordato AntoninoBurrafato, un brigadiere che lavoravanel carcere di Termini Imerese e che fu

ucciso perchè si rifiutò di sottostare allamafia e ai detenuti mafiosi. L'evento è soste-nuto dall'Amministrazione Penitenziaria e dalMinistero della Giustizia che a suo tempo loriconobbe Vittima del Dovere. (ndr)Fu ucciso perchè disse no a boss detenuti. Ilbrigadiere Antonino Burrafato è stato ricor-dato trent'anni dopo, a Termini Imerese (Pa-lermo) con una giornata della memoriaconclusasi con uno spettacolo nella scuola

Mulè. Gli eventi sono statipromossi dall'ammini-strazione comunale e daldipartimento dell'ammini-strazione penitenziaria. E'stata'intitolata a Burrafato,medaglia d'oro al valore ci-vile, una sala del palazzomunicipale alla presenza

telare in carcere e quindi non sarebbe potutoandare a trovare il padre. L'arduo compito toccò al brigadiere Burra-fato, uomo che osservava alla lettera il rego-lamento e che quindi impedì al Bagarella direcarsi al funerale del padre. Dopo un accesoalterco il boss giurò di vendicarsi, cosa chepoi avvenne qualche tempo dopo. Il 29 giugno 1982 in piazza Sant'Antonio alleore 15.30 a poche decine di metri dal carcere,un commando di quattro uomini lo ucciseusando esclusivamente armi corte. Il ViceBrigadiere morì pochi attimi dopo al-l'ospedale Cimino di Termini Imerese.

del figlio Salvatore che è anche sindaco dellacittà. «Ricordare i morti di mafia - ha dettoil sindaco - significa anche credere nellapossibilità di sconfiggerla, attraversol'educazione al rispetto delle leggi cheviene rinnovato con il ricordo di chi, perl'affermazione della legalità ha sacrificatola propria vita». Per il delitto sono staticondannati all'ergastolo i boss Leoluca Ba-garella, cognato di Totò Riina, e AntoninoMarchese. Il collaboratore Salvatore Cu-cuzza ha confessato di avere partecipato al-l'agguato su ordine di Bagarella. Burrafatopagò la colpa di avere fatto il suo dovere ap-plicando una disposizione del magistratoche negava un permessso a Bagarella.

Antonino Burrafato

Antonino Burrafato (Nicosia, 13 giugno1933 - Termini Imerese, 29 giugno 1982)Vice Brigadiere in servizio presso la Casa Cir-condariale dei Cavallacci di Termini Ime-rese. Fu assassinato da mano mafiosa il 29giugno 1982. Lavorava presso l'ufficio matri-cola del penitenziario dove nel 1982 il bossLeoluca Bagarella, in transito presso i Caval-lacci, stava tornando a Palermo a causa dellamorte del padre, nel frattempo gli doveva es-sere notificata una ordinanza di custodia cau-

I

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l 5 giugno 2012, si sono disputate ledue finali del Torneo di calcio 2012Due Palazzi, per il terzo e quarto

posto tra Quinto e Forza Paris, e la fina-lissima che ha visto contrapposte TakRabeh contro Casa di Riposo.Questo torneo è scaturito dalla volontàdegli agenti di Polizia Penitenziaria in ser-vizio presso la Casa di Reclusione patavinache vi hanno partecipato a dispetto dell’etàe della forma fisica con l’unico intento didivertirsi, del resto la goliardia che ha ani-mato lo spirito del torneo traspare dai nomidelle squadre…!I risultati del campo hanno premiato ilQuinto e il Tak Rabeh, che hanno meritato

senza dubbio le vittorie.Il risultato della serata è andato oltre ognipiù rosea aspettativa, tanto da coinvolgerele famiglie che sono accorse a dare il pro-prio sostegno, partecipando alla festa con-clusiva tenutasi nel campo sportivo di fiancoall’istituto, ove i più piccoli hanno potutosbizzarrirsi con i gonfiabili ed i clown.Presenti alla manifestazione, tutti i dirigentidell’Istituto, a partire dal Direttore dott. S.Pirruccio, il dott. O. Casarano, il Commis-sario C. Torres, peraltro presente a tutte legare, il V. Commissario E. Vetrano, l’Isp.Superiore A. Toffanin, che oltre ad averonorato della loro presenza, hanno effet-tuato le premiazioni.In istituto per tutto il mese di maggio è statoun argomento molto dibattuto, con unasana e burlona rivalità, tanto da far nascereun gruppo su facebook che conta ben 254iscritti e che quotidianamente veniva presod’assalto dai membri ove ci si scambiavanoopinioni sul migliore o sul peggiore, su chiavrebbe vinto o su che modulo era megliousare con taluna squadra.

n. 196 • giugno 2012 • pag. 19Polizia Penitenziaria • SG&S

Insomma questo torneo ha catalizzato l’at-tenzione di tutti, facendoci scoprire quantoè importante l'unione tra colleghi di la-voro, amici e familiari.•

umerosi appartenenti al RepartoPolizia Penitenziaria di Fossano sisono ritrovati il 13 giugno 2012 per

disputare il 1° Trofeo - Memorial in ri-cordo dei colleghi ed amici prematura-mente scomparsi: l’Ispettore SuperioreMaurizio D'Angeli e l’Agente MicheleD'Amico.L’evento à stato organizzato dalla PoliziaPenitenziaria del Reparto di Fossano - (or-ganizzatore Assistente Capo Marco Ago-stini) in memoria di uomini e poliziotti chehanno dato la vita per i valori della famigliae del lavoro rendendo oltre il servizio uma-nità, fermezza e professionalità.Il Segretario Locale Gianluca Scialabbaesprime apprezzamento a quanti hannoreso possibile l'evento, ringraziandoli peril loro impegno.

Antonio Amodeo

Fossano: disputata la partita del cuore

N

a Segreteria Provinciale SappeVerona si unisce con sentimentodi profondo cordoglio al dolore

della Famiglia Forgia, per la scomparsaimprovvisa del caro Diego.Collega, amico sincero e cordiale, lasciaun bellissimo ricordo da portare sem-pre nel nostro cuore.A noi che restiamo rimane il compito ditener vivo nella fede e nella speranza ilcaro ricordo di Diego.La morte non ci porta via completa-mente la persona amata, rimane sem-pre il suo ricordo che ci incita acontinuare. Coraggio!!! Un abbraccio... Ciao Diego.Segreteria Provinciale Sappe -Verona

Verona: cordoglioper Diego Forgia

L

IPadova: una vera Festa dell’Amicizia al Torneo Due Palazzi

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n. 196 • giugno 2012 • pag. 20Polizia Penitenziaria • SG&S

In alto la locandina

sotto alcunescene

del film

Regia: Steve Mcqueen (II)Soggetto: Steve Mcqueen (II) Sceneggiatura: Enda Walsh, Steve Mcqueen (II)Fotografia: Sean BobbittMusiche: Leo Abrahams, David HolmesMontaggio: Joe WalkerScenografia: Tom McCullaghCotumi: Anushia NieradzikEffetti: Bob Smoke

Produzione: Blast! Films, Channel Four Films, Film4Distribuzione: Medusa Film

Personaggi ed Interpreti:Bobby Sands: Michael Fassbender

Sacerdote: Liam CunninghamRay Lohan: Stuart GrahamWilliam: Lalor RoddyGerry: Liam McMahonSig.ra Lohan: Laine MegawDavey: Brian MilliganMadre di Ray: Helena Bereen

Genere: Drammatico Durata: 90 minuti Origine: Gran Bretagna, 2008

iamo in Irlanda del Nord, nella pri-gione di Long Kash, nell’anno 1981. In una sezione del carcere denomi-

nata blocco H sono rinchiusi detenuti se-paratisti repubblicani che cominciano adinscenare una manifestazione contro la di-rezione del carcere concretizzata nella blan-ket protest e nella dirty protest, protestedelle coperte e dello sporco, per ottenere ilriconoscimento dello status di prigionieropolitico. Tra i manifestanti c’era BobbySands, attivista dell’IRA, che intraprese unosciopero della fame che lo portò, dopo 66giorni, alla morte.Bobby Sands aveva appena 26 anni quandoiniziò lo sciopero della fame nella prigionedi Maze (il nomignolo con il quale venivachiamata Long Kash) pochi mesi dopo chei detenuti del blocco H avevano iniziato laloro dura lotta, rifiutando le uniformi del

S

carcere, indossando solo le coperte, rifiu-tando di lavarsi e vivendo in celle sporchedi escrementi, in condizioni igieniche al li-mite dell’emergenza sanitaria. Steve McQueen, autore anche della sceneg-giatura scritta a quattro mani con EndaWalsh, porta sullo schermo la storia diBobby Sands divisa in tre parti; la prima,che documenta cosa significava vivere nelblocco H sia come prigioniero che comeguardia carceraria, violenta, movimentatae con una colonna sonora assordante. La seconda incentrata esclusivamente suldialogo tra Bobby Sands (Michael Fassben-der) e padre Dominc Moran (Liam Cun-ningham) che è il leit motiv del film,durante la quale emergono le motivazioni,la disperazione e la determinazione delprotagonista.La terza ed ultima parte è quella del di-giuno, pregnata dalla sofferenza della de-nutrizione, fatta di silenzi lunghissimi chelasciano parlare le immagini fino allamorte del martire detenuto.Hunger è un film di esordio molto duro peril video artista inglese Steve McQueen (cheha esposto le proprie opere nei musei ditutto il mondo) che si cimenta con un ar-gomento difficile come può essere un filmdi denuncia sulle torture subite dai prigio-nieri dell'IRA. Nella Maze Prison morirono 9 prigionieriper denutrizione nei giro di pochi mesi. InHunger, come in Fuga di Mezzanotte, la de-tenzione è ai livelli di una tortura fisica epsicologica, con i prigionieri vessati dallamortificazione più profonda.

a cura di Giovanni Battista De Blasis

Hunger (Fame)

• Camera D’or al 61° Festival di Cannes (2008) dove è stato presentatocome film d’apertura della sezione “Un certain regard”.• Presentato al 26° Torino Film Festival (2008) nella sezione “Lo stato dellecose” ha ottenuto una menzione speciale dalla Giuria del Premio “MaurizioCollino - uno sguardo ai giovani”

Il film colpisce soprattutto per il fatto di es-sere una storia vera.Ha vinto la Caméra d’Or nella sezione Uncertain Regard, al festival di Cannes ed hapartecipato al Torino Film Festival 2008.In Francia è uscito nelle sale a novembre2008, mentre in Italia quest’anno.•

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Luca PasqualoniSegretario Nazionale ANFU [email protected]

n. 196 • giugno 2012 • pag. 22Polizia Penitenziaria • SG&S

Nella fotodello sfondo

un braccia-letto

elettronico

Braccialetti elettroniciil TAR del Lazio annulla l’accordo tra

il Ministero dell’Interno e la Telecom Italia

dell’Interno, nell’ambito di un più ampioassetto contrattuale, teso alla salvaguardiae al rafforzamento di tutti i servizi di comu-nicazione elettronica essenziali per la sicu-rezza del Paese: i braccialetti, da 400 cheerano, dovrebbero diventare 2000, di cui200 dotati anche di un sistema GPS il cuicosto totale di gestione e di applicazionepeserà sull’intera economia del contrattoper più di 9 milioni di euro annui.Di recente, l’attuale Ministro della Giustiziaha rinverdito l’ipotesi di fare ricorso allamisura alternativa del braccialetto elettro-nico quale possibile strumento deflattivo alsovraffollamento detentivo, anche in con-siderazione di una accresciuta affidabilitàdello stesso in relazione a progressi tecno-logici riscontrati che hanno evidenziatosoddisfacenti risultati di sicurezza rispettoagli inconvenienti verificatisi nel passato. Nondimeno, l’adozione del braccialettoelettronico in Italia non risulta ancora de-finita, sia per gli elevati costi di gestione inrelazione alla particolare congiuntura eco-nomica del momento, sia per le riserve chetuttora persistono negli ambienti governa-tivi e giudiziari, deputati a disporre diret-tamente tale strumento di controlloalternativo, sia per l’inaspettata bocciaturache di recente il TAR del Lazio ha sancitodel contratto stipulato tra il Ministero del-l’Interno e Telecom Italia. Infatti, il Tar del Lazio, con sentenza n.4997 depositata il primo giugno c.a., haannullato l’accordo tra il Ministero dell’In-terno e Telecom Italia, riguardante la tele-fonia fissa e mobile, trasmissione dati, lavideosorveglianza, il servizio di 113 e ibraccialetti elettronici per il controllo a di-stanza dei detenuti, per una fornitura diservizi pari ad un costo di 521 milioni dieuro, pur lasciando comunque la conven-zione in vigore fino al 31 dicembre 2013.Il ricorso è stato presentato da FastwebS.p.A. che ha lamentato l’aggiudicazionesenza la previa pubblicazione di un bando

di gara dell’appalto per la “fornitura di ser-vizi di comunicazione elettronica a favoredel Dipartimento di Pubblica Sicurezza edell’Arma dei Carabinieri, quali servizi difonia vocale, fonia mobile, trasmissionedati”.Il Tribunale Amministrativo Regionale ha ri-tenuto di annullare il contratto di cui trat-tasi in quanto la procedura seguita dalMinistero dell’Interno, vale a dire l’affida-mento diretto, non soddisfa le ipotesi tas-sative che consentono la eccezionale egrave deroga alla procedura dell’evidenzapubblica, non essendo state, tra l’altro, ade-guatamente e rigorosamente giustificate leragioni che hanno determinato il Ministeroa ricorrere all’aggiudicazione negoziatasenza previa pubblicazione di un bando digara in tal senso, essendosi il medesimo li-mitato a riportare pedissequamente il testodella legge che prevede tale ipotesi in de-roga. Anche l’argomentazione delle segretezzadei dati (al pari di tutte le altre eccezionidifensive), cardine della difesa improntatadall’Avvocatura dello Stato è stata respintadal TAR, che ha denunciato il mancato ri-spetto dell’articolo 17 del codice dei con-tratti pubblici, riguardante i contrattisecretati e che esigono particolari misuredi sicurezza, dal momento che il quartocomma stabilisce che “l’affidamento av-viene previo esperimento di gara infor-male”, adempimento che, nel caso inesame, non vi è stato nonostante sollecitatoda Fastweb S.p.A., oltre al fatto che la se-gretazione è stata considerata quale fatto dacui dedurre la sensibilità dell’attività,quando, al contrario, dovrebbe essere l’at-tività in re ipsa che, data la sua pertinenzacon dati sensibili e riservati ai fini della si-curezza nazionale, viene coperta dalla ri-servatezza e, in deroga alla disciplinagenerale sul procedimento amministrativo,non resa accessibile ai terzi.A questo punto, sempreché non intervengauna pronuncia di segno opposto del Consi-glio di Stato, il Ministero dell’Interno dovràindire una gara di appalto per l’affidamentodei servizi di telefonia in oggetto entro ladata del 31 dicembre 2013, con la conse-guenza che la travagliata storia del braccia-letto elettronico non sembra possa dirsiancora conclusa.

on il Decreto Legge del 24 novembre2000, n. 341 convertito con modifi-cazioni dalla Legge 19 gennaio 2001,

n. 4 è stato inserito nel codice di procedurapenale, e segnatamente nella parte riguar-dante le misure cautelari personali, l’arti-colo 275 bis, consentendo all’Autoritàgiudiziaria di poter prescrivere proceduredi controllo in relazione alla misura degliarresti domiciliari mediante mezzi elettro-nici o altri strumenti tecnici, previo il con-senso del soggetto in vinculis.In proposito, il Ministero dell’Interno sindall’anno 2001 ha indicato le modalità diinstallazione ed uso di tali strumenti che,allo stato, però non hanno ottenuto il suc-cesso sperato.Invero, a seguito dei provvedimenti legisla-tivi citati, peraltro risalenti a dieci anni fa,ne venne testata l’efficacia in tre aree pilotache purtroppo non ebbero esito positivo,poiché, per motivi tecnici, si verificò unaevasione, per cui l’avvertita infallibilità delbraccialetto elettronico si rivelò, all’attopratico, più suggestiva che oggettiva.Successivamente, senza attendere il terminedel previsto periodo di sperimentazione, iMinisteri della Giustizia e dell’Interno sot-toscrissero un ragguardevole contratto conla Telecom per la fornitura di 400 braccia-letti elettronici e del relativo servizio di con-trollo, di durata decennale, per un costo di11 milioni di euro annuali, per un totale di110 milioni di euro. Pertanto, l’inaffidabilità del congegno ne hadeterminato l’accantonamento, sicché 399dei 400 braccialetti a disposizione sono tut-tora custoditi in un caveau presso il Mini-stero dell’Interno senza essere mai statiutilizzati.L’intera vicenda è stata anche più volte og-getto di trasmissioni televisive, tanto che neè stato dichiarato in un primo momento ilpensionamento, escludendo ogni prosecu-zione dell’accordo stipulato con la Telecom,successivamente rinnovato dal Ministero

C

Page 23: Polizia Penitenziaria - Giugno 2012 - n. 196

• assistenza legale nel relativo procedimento amministrativo;•assistenza nella fase giudiziale contro il relativo provvedimento negativo;• compenso professionale convenzionato.

in materia di PENSIONE PRIVILEGIATAper il personale cessato dal servizio e/o i superstitiL’assistenza interessa:• il personale collocato in congedo senza diritto a pensione o con pensioneordinaria che possa ancora chiedere il riconoscimento della dipendenzada causa di servizio di infermità o lesioni riferibili al servizio stesso e laconseguente pensione privilegiata;• il personale collocato in congedo senza diritto a pensione o con pensioneordinaria, al quale sia stata negata la pensione privilegiata per non dipen-denza da causa di servizio di infermità e lesioni o per non ascrivibilità dellestesse;• il personale cessato per inidoneità dal ruolo della Polizia Penitenziaria,già transitato o che debba transitare ai ruoli civili della stessa amministra-zione o di altre amministrazioni, ai fini della concessione della pensioneprivilegiata per il servizio prestato nella polizia Penitenziaria;• il personale deceduto in servizio, ai fini della pensione indiretta privile-giata ai superstiti e di ogni altro beneficio previsto a favore degli stessi;• il personale già titolare di pensione privilegiata deceduto a causa dellemedesime infermità pensionate, ai fini dei conseguimenti spettanti ai su-perstiti.L’assistenza comprende:• esame gratuito, legale e medico legale, del fondamento della domandaper la concessione della pensione privilegiata anche per i transitati al ruolocivile;• valutazione gratuita, legale e medico legale, del fondamento del ricorsocontro il provvedimento negativo della pensione privilegiata;• valutazione gratuita, legale e medico legale, delle pensioni indirette e diriversibilità ai fini del trattamento privilegiato e dell’importo pensionisticoliquidato;• assistenza nella relativa fase amministrativa e nella fase giudiziale controil provvedimento pensionistico negativo;• compenso professionale convenzionato.

PER BENEFICIARE DELLA CONVENZIONE Gli iscritti al Sappe possono:• rivolgersi alla Segreterie Sappe di appartenenza;• rivolgersi agli avvocati Guerra presso le sedi degli studi di Roma (via Ma-gnagrecia n.95, tel. 06.88812297), Palermo (via Marchese di Villabiancan.82, tel.091.8601104), Tolentino - MC (Galleria Europa n.14, tel.0733.968857) e Ancona (Corso Mazzini n.78, tel. 071.54951);• visitare il sito www.avvocatoguerra.it

La convenzione Sappe/Studio Legale GuerraPer rispondere ad una richiesta sempre più pressante dei propri iscritti,il Sappe ha stipulato una convenzione con lo Studio Legale AssociatoGuerra, come partner legale in materia previdenziale.

Lo Studio Legale Associato Guerra è specializzato in materia di diritto pen-sionistico pubblico, civile e militare.

La convenzione tra il Sappe e lo Studio Legale Associato Guerra comprende • la causa di servizio e benefici connessi;• le idoneità al servizio e provvedimenti connessi:• i benefici alle vittime del dovere;• la pensione privilegiata (diretta, indiretta e di riversibilità) e gli assegniaccessori su pensioni direttte e di riversibilità.

La consulenza si avvale di eccellenti medici esperti di settore, collaboratoridell Studio Guerra, in grado di assistere l’interessato anche nel corso dellevisite mediche collegiali in sede amministrativa e giudiziaria.In particolare, attraverso lo Studio Legale Associato Guerra , il Sappe ga-rantisce ai propri iscritti:

in materia di CAUSA DI SERVIZIO• valutazione gratuita, legale e medico legale, del fondamento della do-manda per il riconoscimento della causa di servizio anche ai fini dell’equoindennizzo;• assistenza legale nella fase amministrativa;• valutazione gratuita, legale e medico legale, del fondamento del ricorsocontro il provvedimento negativo di riconoscimento della causa di servizioe del’equo indennizzo;• assistenza legale nella fase giudiziale dinanzi alle competenti Sedi Giu-risdizionali;• compenso professionale convenzionato.

in materia di INIDONEITA’ AL SERVIZIO• valutazione legale e medico legale delle infermità oggetto di accerta-mento della idoneità al servizio, per la scelta strategica delle azioni da pro-muovere secondo gli obiettivi che intende raggiungere l’interessato;• assistenza legale nel relativo procedimento amministrativo;•assistenza nella fase giudiziale contro il provvedimento amministrativo;• assistenza amministrativa e giurisdizionale contro il provvedimento ditrensito;• compenso professionale convenzionato.

in materia di VITTIME DEL DOVERE• valutazione gratuita per l’accertamento della sussistenza delle condizionidi legge richieste per il diritto ai benefici previsti a favore delle vittime deldovere;

Page 24: Polizia Penitenziaria - Giugno 2012 - n. 196

Pasquale SalemmeSegretario Nazionale del Sappe [email protected]

stra, con enorme mandibola ed eurignatismo, con perdita difosfeni a destra, strangolò due donne e cinque ne assaltò equasi lasciò per morte, per il piacere venereo che provava nellostringere loro il collo, come nell’infanzia si era abituato coipolli, e poi nello spaccare i cadaveri delle vittime, nel morderegli arti, succiarne il sangue, e sviscerarle esportandone le carniper gustarle più tarde arrostite». Cosa fece quindi Vincenzo Verzeni tanto da suscitare l’interessedel famoso antropologo e soprattutto della stampa e dell’opinionepubblica del tempo? La prima violenza in ordine cronologico,perpetrata dal malvagio, avvenne nel 1867 ai danni di MariannaVerzeni, peraltro sua cugina, mentre si trovava a letto malata. Labambina, nel buio, si sentì stringere fortemente il collo da qual-cuno; iniziò a gridare e forse l’aggressore spaventato mollò lapresa e si allontanò. Le grida attirarono l’attenzione di una ziadella minore, che peraltro vide il Verzeni scendere dalle scale dovesi trovava la stanza. In quella occasione il presunto aggressore,allora poco più che diciottenne, si giustificò affermando che eraaccorso per aver sentito le grida della bambina. Il secondo epi-sodio riguardò, invece, una ragazza venticinquenne, Barbara Bravila quale, mentre stava percorrendo, la mattina presto, una stradadi campagna, fu afferrata al collo da uno sconosciuto. Anche qui,

come nel caso della minore, il Verzeni sentite le gridadella donna mollò la presa e fuggì. Il buio permiseallo strangolatore di scappare senza essere ricono-sciuto, in seguito la Bravi non escluse che potesse es-sere stato il Verzeni. Nel 1869 fu la volta di MargheritaEsposito, anche lei aggredita con le stesse modalitàdelle due donne precedenti, ma con la particolaritàche la donna, durante l’aggressione, riuscì a ferireal labbro inferiore il mal intenzionato nel tentativodi difendersi ed a riconoscere il Verzeni con moltaprecisione. Egual sorte toccò, qualche mese dopo,ad Angela Previtali, di soli 12 anni, la quale trasci-nata in un luogo isolato dal Verzeni, da lei stessariconosciuto, iniziò a gridare a squarciagola tantoda mettere in fuga l’aggressore, forse commosso

anche dalle lacrime della vittima. Altre denunce di aggressione fu-rono sporte, anche, negli anni successivi finché non accadderosanguinosi fatti che sconvolsero l’intera comunità di Bottanuco. Era l’8 dicembre del 1970, quando il “mostro” fece la sua primavittima: Giovanna Motta, di 14 anni, si stava recando a Suisio (Bg)da alcuni parenti, quando fu aggredita. Gli organi interni furonoritrovati da un contadino il giorno seguente ai piedi di un albero,mentre il suo corpo nudo fu rinvenuto, dietro un giaciglio di pa-glia, solo dopo alcuni giorni e presentava atroci amputazioni: eraprivo di viscere, mancante di un polpaccio e mostrava, inoltre,numerosi segni di morsi sul collo. Su una pietra, posta vicino alcadavere, furono rinvenuti dieci spilloni disposti a fascetto, tutti

n. 196 • giugno 2012 • pag. 24Polizia Penitenziaria • SG&S

Lo strangolatore di donnerima di raccontare la storia di questo mese voglio ringra-ziare quei lettori, gli amici per capirci, che continuano asegnalarmi casi di crimini e di criminali a me sconosciuti,

ma che mi sembra indispensabile rievocare, non fosse altro perla particolarità o l’efferatezza del delitto. E’ appunto grazie alla se-gnalazione di un caro amico (D.D.) che ho letto la storia di coluiil quale è considerato il più remoto serial killer, ne si ha notiziadettagliata e precisa in Italia, grazie agli studi su di lui condotti,dall’antropologo e criminologo, Cesare Lombroso. Ribattezzato dalla stampa dell’epoca come il vampiro di Bergamo,Vincenzo Verzeni nasce a Bottanuco, in provincia di Bergamo, l’11aprile del 1849, da una famiglia di contadini, con un padre alco-lizzato e violento che nei suoi frequenti stati d’ebbrezza picchiamoglie e figlio, e con una madre remissiva e puritana. A causadella sua enorme paura verso il padre, vive interamente in unmondo tutto suo. E’ un ragazzo docile e silenzioso Vincenzo, anchese solitario: sempre gentile, apparentemente innocuo, che ama lelunghe passeggiate in completa solitudine nelle campagne circo-stanti Bottanuco, ma che nutre anche rabbia, frustrazioni e risen-timenti. Questo mix esplosivo straripa improvvisamente, causandoil panico in tutta la campagna Bergamasca, nel periodo che va dal1870 al 1874. Dietro la calma apparente del Verzeni, si cela unapersonalità pericolosamente borderline, tanto che il famoso Ce-sare Lombroso, in diverse sue opere, cita ilcaso emblematico di questo criminale proprioin ragione alla personalità. Nel saggio «Delitti di Libidine», è annoverato,dal criminologo, tra i «rei di libidine» per laparticolarità dei reati commessi tutti con mo-vente di tipo sessuale. I rei-nati di libidine, se-condo quanto sostenuto dal Lombroso: «...moltidi questi sono congeniti. La prova più sicurasi deduce dall’esposizione del fatto, dall’esamedel cranio deforme, microcefalo e dalla faccia,con mascelle enormi, con orecchie ad ansa econ fisionomia cretinosa, oppure con aspettoesageratamente femmineo, dal modo con cuiavvenne il reato, dalle inutili sevizie che lo accompagnanospesso, e spesso lo sostituiscono. Vi possono essere degli omi-cidi che si sostituiscono allo stupro, che ne provocano nell’au-tore gli stessi compiacimenti, evidentemente per causamorbosa atavistica che fa riprodurre in mezzo alla civiltà eu-ropea le tendenze delle tribù selvagge». Ancora, in un’altra opera «L’amore nei pazzi» scisse con riferi-mento sempre al Verzeni: «Passiamo a quelle forme che oramaila scienza scancella dal crimine, in cui l’amore non si godeche brancicando il cadavere, e spingendosi fino alla ferociacannibalesca – le necrofilomanie. Verzeni, figlio e congiuntoa pellagrosi e cretini, con cranio assimetrico, astrofico a de-

P

Nel riquadroil libro Delitti

di Libidine di Cesare

Lombroso

Page 25: Polizia Penitenziaria - Giugno 2012 - n. 196

con la punta dalla medesima parte. È possibileipotizzare, data la presenza di questi oggetti,che il Verzeni fosse affetto anche da piquerismo(particolare tipo di parafilia consistente nel ri-cercare il piacere pugnalando e tagliuzzandoun corpo con oggetti affilati. Rappresenta unaforma di sadomasochismo. Le zone più fre-quentemente oggetto di questa parafilia sono igenitali, le natiche ed i seni), ma che non si siaspinto oltre, forse interrotto da qualcuno o per-ché tornato in sé. Non vi sono tuttavia proveche inducono a ritenere che l’assassino abbiaabusato sessualmente della ragazzina, vista econsiderata l’asportazione dei genitali. Nel-l’aprile del 1871 fu la volta di Maria Galli, unagiovane contadina che, mentre camminava neicampi, fu avvicinata da un uomo che le strappòil fazzoletto dalla testa e se lo portò con se. Ladonna riconobbe l’uomo e lo segnalò alla po-lizia. Nell’agosto dello stesso anno, appenafuori dal paese di Bottanuco, Maria Previtali futrascinata in un campo e scaraventata a terra da un uomo cheprima le sollevò la gonna e poi l’ afferrò alla gola per soffocarla.Alle grida della ragazza, l’uomo in un primo momento si allontanò,ma poi riprese a stringerle il collo con entrambe le mani. Alle ri-petute grida della donna, l’uomo mollò nuovamente la presa tantoche la donna riuscì a divincolarsi e a fuggire. Il 27 agosto del 1871l’omicida torna a colpire. La seconda vittima è una robusta donnadi campagna, Elisabetta Pagnoncelli, la quale fu ritrovata mortapressappoco come la precedente vittima: nuda, squartata permezzo di un falcetto e con vistose tracce di morsi sul collo. Neldorso della donna, erano conficcati tre spilloni disposti a formareun triangolo, di cui l’ago crenato figurava il vertice verso la testa,questo elemento portò gli inquirenti dell’epoca ad attribuire l’omi-cidio alla stessa mano che diversi mesi prima aveva ucciso Gio-vanna Motta. Vincenzo Verzeni fu arrestato nel 1872, anche se in un primo mo-mento per l’omicidio Motta venne arrestato il muratore, AbramoEsposito, il quale dopo due mesi di carcere fuscagionato dall’infame accusa da una sentenzadel Tribunale di Bergamo. Una situazione ana-loga si verificò subito dopo il secondo omici-dio, quando fu arrestato Luigi Comerio,colpevole, secondo l’accusa, di aver più voltecercato l’approccio con la Pagnoncelli, sposatae con prole. Anche Comerio fu scagionato tro-vandosi il giorno dell’omicidio con la famigliapresso la propria abitazione. Il 29 agosto del1972, a seguito di numerose testimonianze, ilVerzeni fu arrestato e condotto presso il car-cere giudiziario di Sant’Agata di Bergamo, conle seguenti imputazioni: tentato omicidio volon-tario di Marianna Verzeni, omicidio volontariodi Giovanna Motta; omicidio volontario di Eli-

n. 196 • giugno 2012 • pag. 25Polizia Penitenziaria • SG&S

Nella fotol’unica immagine di Vincenzo Verzeni

sabetta Pagnoncelli. Nella fase processuale l’in-carico di redigere la perizia psichiatrica fu af-fidato appunto a Cesare Lombroso, il quale,dopo attenti esami (compreso quello frenolo-gico), giunse a definire Verzeni: «un sadicosessuale, vampiro, divoratore di carneumana».Nonostante questa valutazione, Lombroso nonarrivò mai a sostenere che gli omicidi com-messi dal Verzeni fossero stati compiuti in unostato di completa infermità mentale, pur rile-vando che la nella famiglia dell’omicida vierano già stati casi di alterazioni mentali. Du-rante il processo, l’omicida ammise: «Le graf-fiature che si trovarono sulle cosce nonerano prodotte con le unghie ma con i dentiperché io, dopo averla strozzata, la morsi ene succhiai il sangue che era colato, con laquale godei moltissimo». Il 9 aprile del 1873, a seguito di un processodurato appena 13 giorni, la corte d’Assise di

Bergamo dichiarò Vincenzo Verzeni colpevole dell’aggressione diMarianna Verzeni e degli omicidi di Giovanna Motta e di ElisabettaPagnoncelli, e lo condannò ai lavori forzati a vita e non alla fuci-lazione, in quanto un giurato non fu totalmente convinto della suacolpevolezza. In seguito, la Corte d’Appello di Brescia ordinò lacommutazione della pena dei lavori forzati a vita in quella dellareclusione per 30 anni, con l’aggiunta della vigilanza speciale daparte dell’autorità di P.G. per tre anni. Il 13 aprile del 1874 fu tra-sferito nel Manicomio Giudiziario della Senavra a Milano dove glifurono praticate torture di ogni genere. Qui l’omicida fu sottopostoad innumerevoli sedute di «cura morale», che prevedevano i trat-tamenti più efferati della “psichiatria moderna”: ustioni al collo,scariche elettriche, totale isolamento, totale oscurità, ricevendogettiti d’acqua gelata fatti calare da tre metri d’altezza, seguiti dabagni bollenti e scosse elettriche. In seguito a questo brutale trat-tamento, il mostro si chiuse nel più totale mutismo fino al 23 lugliodel 1874. Dopo diversi tentativi di suicidio il Verzeni fu trasferito

nel carcere di Civitavecchia, nel quale rimasesino alla sua scarcerazione. Le modalità con cuiil Verzeni perpetrò i suoi delitti suscitarono l’in-teresse di molti medici, direttori di manicomi,giuristi, magistrati e persino le Facoltà di Parigi,Montpellier e Tubinga, chiesero di poter acqui-sire copia dei resoconti del dibattimento, perpoter analizzare la vicenda. Ho avuto modo dileggere gli atti processuali, seppur non gli ori-ginali del fascicolo processuale, e nonostanterisalgano a più di un secolo fa, ritengo che co-stituiscano atti imprescindibili per chi voglia ad-dentrarsi nel dibattito sviluppatosi nel XIXsecolo sulla questione della non imputabilitàper vizio di mente. Alla prossima...•

Nelle fotoCesare Lombroso

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n. 196 • giugno 2012 • pag. 26Polizia Penitenziaria • SG&S

a cura diGiovanni Battista De [email protected]

uasi venti anni di pubblicazioni hanno conferito almensile Polizia Penitenziaria la dignità di qualificatafonte storica, oltre quella di autorevole voce di opi-

nione. La consapevolezza di aver acquisito questo ruolo ci ha con-vinto dell’opportunità di introdurre una rubrica - Cosa Scri-vevamo - che contenga una copia anastatica di un articolo diparticolare interesse storico pubblicato quindici e più anniaddietro. A corredo dell’articolo abbiamo ritenuto di riprodurre la co-pertina, l’indice e la vignetta del numero originale della Rivistanel quale fu pubblicato.

Q

uel che è accaduto nel mese di aprile 1996 sarà ricor-dato, probabilmente, nella storia sindacale con frasi deltipo "La primavera dei contratti" oppure "Tutto in una

notte" per mettere in evidenza la rapidità con la quale Governo eSindacati Confederali hanno chiuso le trattative per il rinnovo ditutti i contratti del pubblico impiego.Poco importa se le trattative sono state virtuali invece che reali (eper maggior sicurezza tutto ciò sarà seppellito sotto "il velo diMaja" che i più furbi stenderanno sapientemente sugli accadi-menti) giacché gli accordi, di sapore squisitamente pre-elettorale,sono stati presi in ben altre sedi e su ben altri tavoli.In sostanza, ci si è trovati davanti ad un grave svilimento del poterecontrattuale e delle prerogative sindacali delle rappresentanze delpersonale delle forze di polizia; potere e prerogative svenduti dalleorganizzazioni Confederali nelle trattative condotte ad altri livelli.Gli incontri di prammatica avuti presso il Dipartimento della Fun-zione Pubblica per il rinnovo del contratto del comparto sicurezza,ad esempio, sono stati null'altro che la celebrazione di una liturgiadella parola su testi (chiaramente profani) scritti a mo' di co-pione, ad uso di attori di una farsa a soggetto, mirabilmente con-dotta dall'abile regia del Dott. Cesare Vetrella, immaginificomaitre a penser della Presidenza del Consiglio dei Ministri.Per questo le rappresentanze del personale delle forze di polizia,sottoposte obtorto collo ai patti del 23 luglio 1993, si sono trovatea ricoprire il ruolo di comparse che vanno a ratificare una ripar-tizione di danaro declassata a semplice operazione aritmetica.Perlomeno, considerato che la vera trattativa si svolge all'origine,in fase di emanazione della Legge Finanziaria, sarebbe auspicabileconsentire ai Sindacati del comparto sicurezza di partecipare alle"consultazioni" (quelle che oggi si chiamano metaforicamenteconcertazione) propedeutiche al varo della manovra finanziaria.In alternativa, e delle due una, si abolisca questa commedia degliequivoci che è la seconda fase contrattuale per il biennio econo-mico ove, non potendosi patteggiare istituti giuridico-normativi,la presenza delle Organizzazioni Sindacali è assolutamente super-flua o, quantomeno, ornamentale.Indubbiamente, la tornata contrattuale appena conclusa, che com-plessivamente ci ha impegnato per una decina di incontri, haanche offerto alcuni spunti per la cronaca; tra gli episodi che me-ritano di essere ricordati spicca l'accorata declamazione di versirecitata dal Sottosegretario al Tesoro Giarda , ma ancor di piùhanno colpito le ricorrenti alchimie verbali con le quali il Dott.Vetrella ha cercato in tutti i modi di trasformare in oro lucente,

La copertina del numero

di maggio1996

Liturgia della Paroladi Giovanni Battista De Blasis

Q

NOTA SULLA COPERTINAono fermamente convinto che la copertina del numerodi maggio 1996 di Polizia Penitenziaria - Società Giu-stizia & Sicurezza è, se non la più bella, una delle più

belle e significative cover della nostra Rivista.Infatti, al di là della indiscutibile bravura di Mario Caputi nelraffigurare il povero Caputo crocifisso, l’immagine rende per-fettamente l’idea del sacrificio degli assistenti, a vantaggio dialtri ruoli, patteggiato da CGIL, CISL, UIL e SIULP in sede di Con-tratto Collettivo Nazionale di Lavoro.Nello stesso numero in questione non è comparsa alcuna vi-gnetta per dare maggiore risalto alla copertina anche in fun-zione, appunto, di vignetta.

S

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n. 196 • giugno 2012 • pag. 27Polizia Penitenziaria • SG&S

con la sua pietra filosofale, il vile ferro offertoci dal Governo. Ultima annotazione, ma non ultima nella memoria, sul Coman-dante Generale dell'Arma dei Carabinieri, Generale Federici: sba-lorditivo il suo accorato intervento a favore delle richieste delpersonale che, per i toni ed i contenuti apertamente in contrastocon la parte Governativa, sembrava pronunciato da un leader sin-dacale piuttosto che dal Comandante Generale dell'Arma; in quelmomento ho finalmente capito perché c'è tanto feeling tra il Con-

siglio Centrale di Rappresentanza dei Carabinieri ed il ComandoGenerale dell'Arma, non solo l'indossare la stessa uniforme, maun unico scopo ed un solo fine in comune: fare sempre, in ognimodo ed a qualsiasi costo, gli interessi dei Carabinieri !Ben diversa è, invece, la situazione di un Direttore Generale, quellodell'Amministrazione Penitenziaria, che non indossa la divisa delCorpo, rappresenta più di cento diversi profili professionali e nonha tra i collaboratori più stretti alcun Poliziotto Penitenziario.

Presenza Qualificata (al lordo di RAP e IRPEF)Attuale: lire 8.500 per non più di 5 turni al mese.dall’1.12.1996: lire 9.000 a turno (+ lire 500)dall'1.2.1997: lire 12.000 a turno (+lire 3.500)N.B. Si tratta dell'indennità di reperibilità che gli altripubblici dipendenti percepiscono nella misura di lire32.500 a turno.

Il 18 aprile 1996 nella Sala Stoppani del Dipartimento della Fun-zione Pubblica i Sindacati Confederali hanno siglato il rinnovo delC.C.N.L. per il biennio economico 1996/97.Il Contratto non è stato siglato, invece, dai Sindacati Autonomi che,percentualmente, raccolgono la maggioranza delle deleghe delComparto. Nonostante ciò, il Contratto entra comunque in vigoreproducendo i suoi effetti. Questi i numeri del Contratto:

•Rinnovo del Contratto Nazionale di lavoro - parte economica- per il biennio 1996197

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NEL MEZZO DEL CAMMIN DI FOR-MAZIONE... FACCIAMO IL PUNTO

DELLA SITUAZIONE

erminato il tirocinio presso gli isti-tuti penitenziari, i corsisti hannofatto rientro alla base, tutti ansiosi

di raccontare le rispettive esperienze e dicondividere le conoscenze acquisite negliultimi due mesi di “on the job”. Siamo già a metà del nostro cammino e isei mesi dal nostro arrivo sembrano esserevolati. Si cementano le amicizie, soprattuttocon i colleghi con i quali si è condiviso iltirocinio: intere giornate trascorse insiemehanno permesso di creare legami affettivi eprofessionali che solo le difficoltà del viverefuori dalla propria città riescono a saldarein maniera così rapida ed efficace. C’è una maggiore consapevolezza ma ancheun maggior disorientamento rispetto allapresa di coscienza della estrema comples-sità di questo lavoro che aumenta in ma-niera proporzionale al sapere critico chepian piano inizia a pervadere la nostra pro-fessionalità. Ci sentiamo testimoni e arteficidel cambiamento di questa Amministra-zione, quindi responsabili del suo futuro. Un grande privilegio ma anche e soprattuttoun grande senso di responsabilità che ciporta, inevitabilmente, a rivolgere losguardo al momento (non molto lontano)in cui, protagonisti di tale mutamento, do-vremo dar prova del nostro effettivo valore.

Mario Salzano

NOI SIAMO ANCORA QUA

“Eh già, sembrava la fine del mondo masiamo ancora qua” esordiva uno degli ul-timi successi di Vasco Rossi. Slogan questo che potrebbe essere utiliz-zato anche per esprimere il rientro in sededei corsisti, alle prese con un nuovo ed in-tenso mese di didattica presso l’I.S.S.P. Pur in preda a temperature che fanno re-gistrare alti picchi di calura, i Vice Commis-sari in prova, stanno ottimizzando le lunghegiornate (ahimè) predisponendosi nel giu-sto modo nel concentrarsi con fattiva par-tecipazione alle interessantissime lezioni diillustri docenti. L’I.S.S.P., con il Direttore,dott. Massimo De Pascalis ed il suo interogruppo di lavoro sta dimostrando un’effi-cienza organizzativa di assoluto valore,

n. 196 • giugno 2012 • pag. 28Polizia Penitenziaria • SG&S

sotto ilsommario

del numero di

maggio1996

T

Presenza Notturna (al lordo di RAP eIRPEF) dall’1.1.1997: lire 2.300 all'ora(+ Iire 300) nella fasci.a oraria 22:00 -06:00Presenza Festiva (al lordo di RAP eIRPEF) dall'1.10.1996: lire 11.500 (+lire 1.600) per turnoFestività Speciali (al lordo di RAP eIRPEF) dall'1.6.1997: lire 50.00 all'ora(+lire 12.000) per giorrnata festiva.

A margine del Contratto il Governo ha fir-mato un protocollo d'intesa, o meglio unadichiarazione di intenti, che, per la parteche ci riguarda, recita: Il Ministro di Grazia e Giustizia dà attoalle Organizzazioni Sindacali del perso-nale del Corpo di Polizia Penitenziariadegli apporti propositivi forniti nella de-finizione dell'Accordo sindacale per ilbiennio economico 1996/1997, espri-mendo apprezzamento per la qualitàdelle soluzioni concordate.Il Ministro di Grazia e Giustizia siimpegna:•ad impartire direttive per dare piena at-tuazione al disposto dell'articolo 1,comma 1, lettera b), della legge 18 mag-gio 1989, n.203, al fine di assicurare atutto il personale che si trova nelle situa-zioni di impiego ivi previste il beneficiodella mensa obbligatoria di servizio;

• ad impartire direttive per dare pienaattuazione alla normativa sugli asilinido per i figli del personale dell'Ammi-nistrazione Penitenziaria ed a studiareipotesi, anche legislative, per sanare lesituazioni pregresse;• ad emanare in tempi strettissimi unadirettiva-circolare che fornisca gli op-portuni chiarimenti sulle modalità dicorresponsione dell'indennità per serviziesterni di cui all'articolo 9 del D.P.R. 31luglio 1995, n.395;• assicurare ogni più adeguata solu-zione per la tutela assicurativa del per-sonale del Corpo di Polizia Penitenziariache debba rispondere di danni provocatia veicoli dell'Amministrazione per com-portamenti non dolosi. Il Ministro di Grazia e Giustizia siimpegna, altresì,a studiare ipotesinormative volte a:• estendere l'indennità speciale, previstaper il personale in servizio presso gli isti-tuti di Pianosa e l'Asinara, al personale delCorpo di Polizia Penitenziaria impiegatonelle sezioni o reparti di qualsiasi istitutopenitenziario in cui siano ristretti i dete-nuti sottoposti al regime 41 bis;• istituire una indennità speciale dacorrispondere al personale del Corpo diPolizia Penitenziaria che opera in localiove siano custoditi detenuti o internaticon patologie sieropositive;• a promuovere le necessarie iniziativelegislative per l'attribuzione alle qua-lifiche o gradi equiparati ai vice com-missari ed ai commissari della Poliziadi Stato di livelli retributivi superiori inluogo dell'autonoma maggiorazione distipendio stabilita, per dette qualifiche,dal decreto-legge 28.2.1996, n.92, non-ché per l'attribuzione di una specificarivalutazione stipendiale agli assistenticapo ed altre qualifiche apicali.• ad assicurare un adeguato sviluppo dicarriera al personale dei ruoli non diret-tivi riproponendo a tal fine lo specificodisegno di legge, contraddistinto comeA.C. 2711, della XII legislatura.

In conclusione ci è stato imposto un Con-tratto complessivamente insoddisfacenteche non ha tenuto in nessun conto le aspet-tative del personale, nè, tantomeno i sacri-fici (anche in termini di sangue) deipoliziotti italiani.

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senza nulla lasciare al caso, tutto articolatonei minimi dettagli. Forse, ed è il caso dievidenziarlo, il lavoro che viene svolto al-l’ISPP può serenamente essere preso adesempio di ciò che effettivamente dovrebbeessere garantito anche da altri settori dellanostra Amministrazione. E così, giusto peressere in linea con i versi del citato cantau-tore emiliano, chiudo questo breve inter-vento con un altro pezzo della sua canzone,nella parte in cui dice: “e non c’è nienteche non va”.

Francesco Campobasso

PASSEGGIANDO IN BICICLETTAALL’I.S.P.P

Di ritorno dal secondo tirocinio didatticoabbiamo trovato una piacevolissima sor-presa all’I.S.S.P.. La Direzione ha, infatti,dotato l’impianto di ben dodici biciclette diultima generazione ponendole a disposi-zione di tutto il personale e, naturalmente,di noi corsisti. Trovo che questa sia unabella ed intelligente iniziativa che sicura-mente rivoluzionerà il modo di muoversi siaall’interno della struttura che al suoesterno; personalmente utilizzo il veloci-pede per spostarmi all’interno della scuolae credo di interpretare il pensiero dellastragrande maggioranza dei miei colleghinell’affermare che sia veramente comodo erilassante farsi una sana pedalata col frescodella sera, persino divertente. Ho appresopoi, nei giorni successivi, che le bici pos-sono essere utilizzate anche al di fuori dellastruttura ed infatti ho visto molti miei colle-ghi in sella nei dintorni che si concedonoun po’ di sano allenamento dopo una gior-nata di attività didattica o semplicemente sirecano a fare commesse varie col nuovomezzo di trasporto. Per concludere voglioringraziare il Direttore dell’I.S.S.P. con tuttoil suo staff, gli faccio i miei complimenti perl’idea avuta e, nell’augurargli buon lavoro,colgo l’occasione per lanciare una piccolaprovocazione: “potenziamo il parco bici”.

Roberto Di Martino

IL BUON COMMISSARIO

Quali sono le caratteristiche che deve pos-sedere un buon Commissario?Questa la mission del follow-up che havisto i Commissari del terzo corso R.D.O.

restituire in aula le proprie esperienze ditirocinio in un intenso e profondo con-fronto con il direttore dell’I.S.S.P, dott. Mas-simo De Pascalis.All’esito del confronto, i corsisti hanno pro-vato a dare risposte esaustive, ma anche aporsi domande costruttive, funzionali allamission della esercitazione: definire lequalità che deve possedere il “buon com-missario”. Il dott. De Pascalis, come sem-pre disponibile al confronto con i corsistiha tracciato le bisettrici da seguire per ilbuon esito del lavoro.I risultati sorprendenti e per certi versi ete-rogenei hanno restituito la sintesi di questaseconda ed importante esperienza di tiro-cinio. Ma i Vice Commissari, si sa, sono perdefinizione perfezionisti e agognano tra-guardi sempre nuovi ed ambiziosi.Allora abbiamo immaginato di poter “of-frire” al Dott. De Pascalis una platea piùautorevole che ci aiutasse a definire il“buon Commissario” così come rappre-sentato dalla sintesi delle relazioni dei vi-cecommissari. “Siate affamati, siatefolli!” direbbe Steve Jobs alla sua maniera(discorso ai laureandi di Stenford), sotto-lineando il ruolo fondamentale che la pas-sione svolge in ogni contesto lavorativo.“Il capitano non tiene mai paura” Can-terebbe De Gregori riferendosi alla sicu-rezza che un buon comandante deve sapertrasmettere ai propri uomini. “Dopo averanalizzato le situazioni per rilevarne ivantaggi, il generale deve creare le circo-stanze che contribuiscano a realizzare isuoi obiettivi, schierando le truppe nelmodo più opportuno.” affermerebbe Sun-Tzu (l’arte della guerra) riferendosi all’im-portanza della pianificazione e dell’analisidelle criticità nel difficile compito di gestireuomini. “Chi tace e cammina a testabassa muore ogni volta che lo fa, chiparla e cammina a testa alta muore unasola volta”.(Giovanni Falcone). Un buon comandante deve avere sempre ilcoraggio delle proprie azioni e la dignitàe il coraggio della divisa che indossa.Congedandoci non possiamo esimerci daun ultimo interrogativo: riusciranno i vice-commissari del terzo corso ad “esprimere”le qualità indicate come fondamentali perun “buon comandante?”“Ai posteri l’ardua sentenza”

Gianluca Mazzei

n. 196 • giugno 2012 • pag. 29Polizia Penitenziaria • SG&S

LA COSA GIUSTA?

“La vigliaccheria chiede: è sicuro? L’op-portunità chiede: è conveniente, la vanagloria chiede: è popolare? Ma la co-scienza chiede: è giusto?, prima o poi ar-riva l’ora in cui bisogna prendere unaposizione che non è né sicura, né popo-lare; ma bisogna prenderla, perché è giu-sta” (Martin Luther King). Ho inteso iniziare questa mia brevissima ri-flessione, avente ad oggetto le trascorse set-timane svolte presso l’Istituto Superiore diStudi Penitenziari, con la celebre frase dicui sopra, perché credo, si addica al pro-cesso di consapevolezza che stiamo com-piendo.Ebbene, se non è opinabile, spero, da partedi alcuno, l’importanza di dare spazio aicambiamenti quando avvengano nel con-fronto tra portatori di differenti opinioni, econ l’apporto, per dirla alla Gardner, di di-verse “intelligenze”, né parimenti discuti-bile l’importanza di impegnarsi a realizzareil fine della pena, così come la nostra stra-ordinaria Carta Costituzionale impone,nulla di più giusto, a modesto avviso di chiscrive, a voler compiere quanto appenadetto - cossicchè le parole trovino il lorogiusto canale nei fatti - è lo spirito di analisicritica che, sin dalla prima occasione di in-contro presso l’Istituto di Studi SuperioreStudi Penitenziari, è stato ingrediente con-sigliato nell’individuare la strada di cono-scenza che stiamo percorrendo enell’esercitare il mestiere-professione cheandremo a svolgere.A tanto aggiungerei l’altro non meno im-portante ingrediente che, nel corso delle le-zioni svoltesi durante le ultime settimane,è emerso lampante: il monito del padredella filosofia moderna. Cartesio, ben lontano dal solipsismo cheoggi ci contraddistingue, consigliava di farsiassalire dai dubbi, perché non c’è cono-scenza che non nasca dal dubbio.Nell’augurarmi che la nostra professionalitàcontinui ad essere ispirata da questi e daglialtri principi che avremo modo di fare no-stri, colgo l’occasione per ringraziare tuttidi cuore per tutto quello che ci state inse-gnando.

Marianna Stendardo.•

Page 30: Polizia Penitenziaria - Giugno 2012 - n. 196

Mi chiamo Alice Allevi e ho un grandeamore: la medicina legale. Il più classicodegli amori non corrisposti, purtroppo.Ho imparato a fare le autopsie senzacombinare troppi guai, anche se la morteha ancora tanti segreti per me. Ma nessun segreto dura per sempre. Tut-tavia, il segreto che nascondeva il grandescrittore Konrad Azais, anziano ed eccen-trico, è davvero impenetrabile. E quellache doveva essere una semplice periziasu di lui si è trasformata in un’indaginesu un suicidio sospetto. Soltanto Clara,la nipote quindicenne di Konrad, sa laverità. Ma la ragazza, straordinaria-mente sensibile e intelligente, ha decisodi fare del silenzio la sua religione. Non mi resta che studiare le prove, per-ché so che la soluzione è lì, da qualcheparte. Ma studiare è impossibile quandosi ha un cuore tormentato. Il mio Arthurè lontano, a Parigi o in giro per il mondoper il suo lavoro di reporter. Claudio, invece, il mio giovane supe-riore, il medico legale più brillante checonosca, è pericolosamente vicino a me.Mi chiamo Alice Allevi e gli amori noncorrisposti, quasi più delle autopsie, sonola mia specialità.”

na trattazione dei fondamenti e degliistituti caratterizzanti il diritto pe-nale, che affronta in modo semplice

e sistematico le tematiche rilevanti per lostudio della materia. L’aggiornamento nor-mativo tiene conto delle novità introdottecon: - la L. 17 febbraio 2012, n. 9, di con-versione del D.L. 211/2011 (Contrastodella tensione detentiva determinata dal so-vraffollamento delle carceri), provvedi-mento con cui, tra le altre cose, è statadisposta la definitiva chiusura degli ospe-dali psichiatrici giudiziari (OPG); - la L. 27

gennaio 2012, n. 3 (Disposizioni inmateria di usura e diestorsione, nonché dicomposizione delle crisida sovraindebitamento),che ha previsto sanzionipiù severe per i reati inquestione; - la L. 14 set-tembre 2011, n. 148, diconversione del D.L.138/2011 (Ulteriori mi-sure urgenti per la stabiliz-zazione finanziaria e per losviluppo), cui si deve l’in-troduzione, fra i reati con-

tro la persona, del reato di intermediazioneillecita e sfruttamento del lavoro; - il D.Lgs.6 settembre 2011, n. 159 (Codice delleleggi antimafia e delle misure di preven-zione, nonché nuove disposizioni in mate-ria di documentazione antimafia), nelquale sono confluite tutte le precedenti di-sposizioni in materia e che ha previsto lacreazione di una Banca dati unica della do-cumentazione antimafia. Per una panora-mica completa ed esaustiva di tutti gliargomenti afferenti al diritto penale, si è,inoltre, operata un’accurata selezione dellepiù significative pronunce giu risprudenziali

opera ha una struttura originale, ar-ticolata in due parti. La prima parteriporta il testo del codice di proce-

dura penale e le relative disposizioni di at-tuazione. L’articolato del codice di rito èpuntualmente aggiornato alle più recentinovelle legislative, tra le quali si segnalano:- la L. 15 febbraio 2012, n. 12 (G.U. 23febbraio 2012, n. 45), di contrasto ai fe-nomeni di criminalità informatica; - la L.17 febbraio 2012, n. 9 (G.U. 20 febbraio2012, n. 42), di conversione del D.L.211/2011, in materia di tensione detentivadeterminata dal sovraffolla-mento delle carceri. La seconda parte proponeun’ampia rassegna di atti giu-diziari, tutti corredati da unaccurato ed opportuno com-mento e dalle più recenti in-dicazioni giurisprudenziali.Una raccolta delle quarantaformule più comunementeutilizzate, arricchite di tuttele informazioni necessarieper la stesura dell’atto. Ledue parti sono funzional-mente collegate. Sotto gliarticoli del codice sono indicate le formulecorrispondenti riportate nella secondaparte del volume, cui si rinvia. In tal modosi garantisce all’utente un continuum tranorma e formula che ne scaturisce, oppor-tunamente commentata, per affrontare ilcaso concreto e rispondere nell’immediatoad un’esigenza pratica. Il volume, grazie alconnubio codice-formule, ha l’intento dirispondere alle due esigenze del professio-nista e di chi studia per diventarlo: quelladella conoscenza del dato normativo equella dello strumento pratico con cuiconcretamente operare.

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Page 31: Polizia Penitenziaria - Giugno 2012 - n. 196

nei corridoi del bracciodella morte. Con il talentodi un grande narratore,Dale Racinella racconta ilsuo viaggio da ricco e ce-lebrato avvocato a umilecappellano laico e ci ri-corda che, quando viviamosecondo le parole di Gesù,quello a cui rinunciamo ènulla in confronto a quelloche riceviamo in cambio.

lora ha visto tutto, ma nessuno lecrede. La ragazza è morta, qualcunol’ha uccisa. Aveva solo quattordici

anni, si chiamava Miranda ed è stata ritro-vata nella sua camera a Birgittågarden, lacasa di recupero per ragazze in difficoltà aSundsvall, a nord di Stoccolma. Le paretisono schizzate di sangue, le lenzuola nesono intrise. Nessuna delle altre ragazze sache cosa sia successo, ma una di loro èfuggita nella notte. Flora non sa chi inda-gherà sull’omicidio, non sa che l’ispettoreJoona Linna sta per ispezionare la peggioree più indecifrabile scena del crimine dellasua carriera, non sache solo Joona puòsperare di scovarequalche indizio.Flora sa soltanto diaver visto la ragazza.Sa di aver vistol’arma del crimineche nessuno riescea trovare. Sa checosa è successo.Ma la polizia non lecrede, per unasemplice ragione.Al momento del-l’omicidio, Flora era a cen-tinaia di chilometri di distanza. EppureFlora è certa di aver ragione. Lei ha visto.Perché lei è una medium.

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operatore di polizia ha la necessitàdi affrontare tutte le fasi dell’attivitàdi polizia giudiziaria, dall’acquisi-

zione della notizia di reato, fino alla con-duzione dell’attività di indagine edall’esecuzione di provvedimenti coercitivi,con il massimo della puntualità e della pro-fessionalità, evitando di esporsi alle respon-sabilità, di natura sia penale chedisciplinare, che possono discendere dalcompimento di atti imprecisi, inappropriatio ritardati. Il testo si propone di venire in-contro ad una duplice esigenza dell’opera-tore: - avere un quadro completo delladocumentazione che deve essere redatta,seguendo una logica di intervento che con-senta una gestione efficace dell’attività di in-dagine; - dare la necessaria visionefinalistica dell’attivitàsvolta in sede di inda-gini preliminari, evi-denziando come lacaratterizzazione for-male degli atti svoltiabbia ripercussioni im-portanti sull’esito dellasuccessiva fase proces-suale.Tali obiettivi vengonoperseguiti attraversoun’ampia illustrazione di

tutti gli atti di polizia giudi-ziaria che possono esseresvolti durante le indaginipreliminari, individuando,nell’ambito delle materiepiù ricorrenti nell’attivitàdelle forze di polizia (cir-colazione stradale, edilizia,stranieri, minori, falso do-cumentale, armi, stupefa-centi), gli atti specifici chedevono essere redattinella fase di accertamentodelle diverse fattispecie di reato. Una spe-ciale sezione, infine, è stata dedicata aireati commessi da terzi contro il pubblicoufficiale (violenza, minaccia, resistenza eoltraggio) con l’intento di fornire uno stru-mento operativo qualificato ed efficaceanche per le attività di polizia giudiziariache scaturiscono da comportamenti scor-retti di terzi nei confronti di appartenentialle forze di polizia.

mozionante e coinvolgente questolibro che racconta la storia vera diun avvocato di Wall Street che di-

venta, da laico sposato e con cinque figli,cappellano dei condannati a morte perfare quello che Gesù ha detto. Dale lavoraa Wall Street: guadagna molto, ricopre un

ruolo di potere e prestigio e lasua vita appare come il perfettosogno americano, ma c’è unavoce che gli sussurra all’orec-chio che qualcosa deve cam-biare. Una voce che si alza al disopra del frastuono della suavita frenetica, la voce di Gesù.Da quel giorno la sua esi-stenza compie una svolta im-prevedibile; Dale decide diseguire la chiamata, di ven-dere tutto ciò che possiede eseguire la voce di Cristo fin

n. 196 • giugno 2012 • pag. 31Polizia Penitenziaria • SG&S

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Page 32: Polizia Penitenziaria - Giugno 2012 - n. 196

inviate le vostre foto a:[email protected]

n. 196 • giugno 2012 • pag. 32Polizia Penitenziaria • SG&S

1981 - Scuola Agenti di Custodia di Cassino (FR)17° Corso Ausiliari AA.CC.

(foto inviata da Maurizio Melito )

1973 - Allievi AA.CC. della Scuola di CairoMontenotte (SV) in gita a Mondovì(foto inviata da Salvatore Spanò)

1972 - Scuola Agenti di Custodia di CairoMontenotte (SV)1° Corso Allievi Sottufficiali AA.CC.(foto inviata da Pietro Mendicino )

1982 - Scuola Agenti di Custodia di Cassino (FR)19° Corso Ausiliari AA.CC.(foto inviata da Pietro Gippetto )

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n. 196 • giugno 2012 • pag. 33Polizia Penitenziaria • SG&S

1982 - Scuola Agenti di Custodia di Cassino (FR)19° Corso Ausiliari AA.CC.(foto inviata da Pietro Gippetto )

1981 - Scuola Agenti di Custodia di Cassino (FR)

17° Corso Ausiliari AA.CC.(foto inviata da

Maurizio Melito )

1980 - Scuola Agenti di Custodia di Cassino (FR)15° Corso Ausiliari AA.CC.(foto inviata da Marcello Bianco )

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n. 196 • giugno 2012 • pag. 34Polizia Penitenziaria • SG&S

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l’appuntato Caputo©

V E N T I A N N I1992•2012

n agente della Polizia Penitenziariaè stato aggredito da un detenuto, giàpiù volte segnalato all’autorità diri-

gente come soggetto pericoloso per l’ordinee la sicurezza interna, nel carcere teramanodi Castrogno.L’agente, unico addetto alla sorveglianzadella Sezione Protetta, che da solo gestiva

ria, nell’esprime la più significativa solida-rietà al collega aggredito e a tutto il perso-nale così oberato, ritiene che sia giuntal’ora di accorgersi della struttura abruzzesee di assumere i provvedimenti più oppor-tuni con grande senso di responsabilità e cidomandiamo quante aggressioni ancora do-vranno subire le donne e gli uomini dellaPolizia Penitenziaria perché si decida di in-tervenire concretamente sulle criticità diCastrogno.

Giuseppe Pallini

Teramo: aggredito un agente

LO SO CHE LI DENTRO STAI “AL FRESCO”, MA L’ORA D’ARIA LADEVI FARE COME TUTTI GLI ALTRI...

il mondo dell’appuntato Caputo©

OR A D’ARIA (BOLLENTE)

U 50 detenuti ha riportato una prognosi di15 giorni salvo complicazioni.Il personale adempie i compiti istituzionalicon carichi di lavoro onerosissimi nono-stante la gravissima carenza di personale inun contesto di eccezionale sovraffollamentodella popolazione detenuta. Il Sindacato Autonomo Polizia Penitenzia-

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