Polizia Penitenziaria - Febbraio 2012 - n. 192

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Poste Italiane S.p.A. Sped. in A.P. DL n.353/03 conv. in Legge n.46/04 - art 1 comma 1 - Roma aut. n. 30051250-002 anno XIX n.192 febbraio 2012 www.poliziapenitenziaria.it Giovanni Tamburino è il nuovo Capo del DAP

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Giovanni Tamburino è il nuovo Capo DAP - Rivista ufficiale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

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Poste Italiane S.p.A. Sped

. in A.P. D

L n.353/03 conv. in Leg

ge n.46/04 - art 1 comma 1 - Roma aut. n. 30051250-002

anno XIX • n.192 • febbraio 2012 www.poliziapenitenziaria.it

Giovanni Tamburino è il nuovo Capo del DAP

Organo Uf f iciale Nazionale del S.A.P.Pe.Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

ANNO XIX • Numero 192Febbraio 2012

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Stampa: Romana Editrice s.r.l.Via dell’Enopolio, 37 - 00030 S. Cesareo (Roma)

Finito di stampare: Febbraio 2012

Questo Periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

Il S.A.P.Pe. è il sindacato più rappresentativo del Corpo di Polizia Penitenziaria

in copertina:

Giovanni Tamburino, nominato di recente Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria

Polizia Penitenziaria • SG&S

L’EDITORIALEIl Sappe ha incontrato il Ministro e il nuovo Capo del DAP

di Donato Capece

IL PULPITOBraccialetti elettronici “le ultime parole famose” del Vice Capo della Polizia Cirillo

di Giovanni Battista De Blasis

IL COMMENTOApprovata la Legge “salvacarceri”,una misura di civiltà giuridicadi Roberto Martinelli

L’OSSERVATORIOL ’ incolmabile distanza tra Paese legale e Paese reale

di Giovanni Battista Durante

MONDO PENITENZIARIOQuando è il Poliziotto Penitenziario

a volare sul nido del cuculodi Luca Pasqualoni

IN PRIMO PIANOGiovanni Tamburino: ...Chi è il nuovo Capo del DAP

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n. 192 • febbraio 2012 • pag. 3

i è svolto mercoledì 22 febbraioscorso, nella Sala Rosario Livatinodel Ministero della Giustizia, il previ-

sto incontro tra il SAPPE e le altre Organiz-zazioni Sindacali dell’intero CompartoPenitenziario con la Ministro Guardasigilliavv. Paola Severino. Era presenti anche ilCapo di Gabinetto Filippo Grisolia ed il ViceCapo Vittorio Paraggio, il neo insediatoCapo dell’Amministrazione PenitenziariaGiovanni Tamburino, accompagnato dallaVice Capo Matone e dal Direttore del Per-sonale e della Formazione Turrini Vita. Nel mio intervento, disponibile nel formatoaudio sul nostro sito internetwww.sappe.it, ho auspicato che il provve-dimento recentemente licenziato dal Parla-mento per contrastare la tensione nellecarceri sia il primo passo per una più com-plessiva e generale riforma strutturale ditutta l’esecuzione penale. Il SAPPE ha sot-tolineato le criticità che quotidianamente af-frontano gli appartenenti al Corpo di PoliziaPenitenziaria e lo stress che esso inevitabil-mente produce invitando ancora una voltaMinistro e Capo Dipartimento a stabilire gliorganici del DAP, delle Scuole, dei Provve-ditorati, anche prevedendo la costituzionedi un apposito tavolo tecnico. Ho denun-ciato come si sia perso il conto delle unitàdistaccate in quelle sedi; delle decine di di-rettori, educatori, assistenti sociali distac-cati al DAP, nelle Scuole e nei Provveditoratie di come gli Istituti penitenziari patiscanole carenze nelle carceri proprio di questefigure professionali, tanto da indicare la piùevidente contraddizione del Paese di averecarceri senza direttore titolari e un consi-stente numero di dirigenti presso la sedeDipartimentale. Il SAPPE ha sollecitato ancora una volta l’as-sunzione dei 551 idonei non vincitori del-l’ultimo concorso per Agente ed haevidenziato i grandi problemi che i poliziottipenitenziari devono quotidianamente af-frontare in relazione ai tagli delle risorseeconomiche in materia di lavoro straordi-nario e servizi di missione fuori sede, de-

nunciando anche come buona parte deimezzi in uso ai Nuclei Traduzioni siano ina-deguati e obsoleti. «Bisogna dare serenità ai nostri poli-ziotti penitenziari», ho tenuto a sottoli-neare. Abbiamo anche suggerito unaalternativa alle bombolette di gas che i ri-stretti detengono in cella e che spesso ven-gono usate come armi contro i poliziotti,come veicolo suicidario e come surrogatodi stupefacente per taluni tossicodipendentiin carcere. In commercio infatti esistonoaltri tipi di fornelli, usati ampiamente nelsettore del campeggio, che utilizzano unaltro tipo di combustibile il quale per leproprie caratteristiche chimico-fisiche, noncrea alcun problema di salute passiva, nonpuò essere utilizzato per tentativi di suicidioe nemmeno può essere convertito in esplo-sivo artigianale. Si tratta di un combustibilealcolico che viene “rivestito” di un gel chene determina una maggiore stabilità e tra-sportabilità-stoccaggio. Tale tipo di gelviene ampiamente impiegato anche nel set-tore militare proprio per le sue caratteri-stiche di efficienza-efficacia. Nel corso dell’incontro con la Guardasigilli,abbiamo infine richiamato la necessità diriallineare le carriere della Polizia Peniten-ziaria – ruolo direttivo, ispettori e sovrin-tendenti – a quelle delle altre Forze diPolizia, in modo di avere analogia di pro-gressioni economiche e di carriere. La Mi-nistro Severino ha assicurato attenzione aiproblemi esposti, anticipando alle compo-nenti sindacali di avere pronta una letteraal Presidente del Consiglio Monti per defi-nire la questione connessa alla correspon-sione anche al Personale di PoliziaPenitenziaria degli assegni una tantum. Ha comunicato di avere dato mandato alDAP affinchè si concretizzi a breve la fatti-bilità di prevedere per quanto più possibileil ricorso, l’estensione e l’ampliamento allevideo conferenze per il Personale dei Nu-clei e, per quanto concerne lo stress psico-fisico dei poliziotti, di attendere gli esiti deilavori della Commissione istituita al DAP

Donato CapeceDirettore ResponsabileSegretario Generale del Sappe [email protected]

n. 192 • febbraio 2012 • pag. 4Polizia Penitenziaria • SG&S

per la stipula di protocolli d’intesa finaliz-zati a realizzare punti di ascolto per lenireil disagio lavorativo. Ha detto che il provve-dimento recentemente licenziato dal Parla-mento è solo il primo passo verso unanuova concezione di esecuzione della penache preveda il ricorso alla detenzione incarcere ai casi più gravi: ci ha informato diavere consegnato alla Camera dei Deputati,per i successi iter parlamentari, un disegnodi legge che disciplini nuove forme di ese-cuzione della pena diverse dalla detenzione(come, ad esempio, la messa in prova e ladepenalizzazione di alcuni reati). Ed hachiesto, al SAPPE ed agli altri Sindacati, uncontributo per realizzare quelle riforme chepongono al centro la dignità della deten-zione e i diritti di coloro che in carcere la-vorano. Il neo Capo del Dipartimento Tamburino,che abbiamo peraltro ufficialmente incon-trato il successivo giovedì 23 febbraio, havoluto chiarire, per parte sua e per evitarefraintendimenti rispetto a quel che si sentein giro, che ha grande rispetto e stima peril Corpo di Polizia Penitenziaria, che non èsolo un Corpo di Polizia dello Stato di paridignità con le altre Forze dell’Ordine – diassoluta Serie A! - ma, anzi, è di A+. Ha sottolineato di voler porre al centrodella sua azione l’ottimismo quale veicoloimprescindibile per rivedere e ripensarel’azione complessiva dell’Amministrazionepenitenziaria. In conclusione, ha detto chepur nel breve tempo trascorso dal suo in-sediamento ha già dato disposizioni per laverifica della distribuzione del Personaledel DAP, compreso il Reparto Scorte, perl’accertamento di correttivi alle modalitàoperative del Servizio delle traduzioni nelsenso appena delineato e, di concerto conil Direttore del Personale e della Forma-zione Turrini Vita, ha avviato la redazionedelle piante organiche per il DAP, le Scuoleed i Provveditorati regionali. L’auspicio del SAPPE è che alle parole detteed ascoltate seguano ora segnali concretinelle direzioni indicate.•

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Il Sappe ha incontrato il Ministro della Giustizia Paola Severino e il nuovoCapo del DAP Giovanni Tamburino

raccialetti elettronici, 5mila eurol’uno. «Avremmo speso meno daBulgari». Il Vice Capo della Polizia

Francesco Cirillo: «Inoltre non hanno ilGps: se il detenuto esce di casa non è piùrintracciabile»Così titolava il Corriere della Sera del 4gennaio 2012.In effetti, il Prefetto Cirillo, in occasione diuna audizione parlamentare, ha espressoun parere assolutamente negativo sul brac-cialetto elettronico e sulla sua applica-zione, ovviamente a nome del Ministerodell’Interno in qualità di Vice Capo dellaPolizia.Peraltro, il parere contrario del Diparti-mento della Pubblica Sicurezza segue lapresa di posizione altrettanto negativadell’ex Sottosegretario Mantovano che da-vanti alle telecamere di Striscia la notizia, appena qualche mese fa, ha dichiarato so-lennemente che giammai il suo Ministeroavrebbe rinnovato l’onerosissimo contrattocon Telecom per i Braccialetti elettronici(110 milioni di euro per dieci anni).Ovviamente, considerate le prese di posi-zione del dicastero dell’Interno ci siamoconvinti (come immagino l’intera opinionepubblica) che il tentativo di introdurre ilbraccialetto elettronico nell’esecuzione pe-nale italiana poteva essere considerato mi-seramente fallito.Invece, contro ogni previsione, nelle setti-mane immediatamente successive, ab-biamo appreso in via informale che ilMinistero dell’Interno, pare all’insaputa delMinistero della Giustizia, ha rinnovato l’ac-cordo con Telecom contrattualizzando lafornitura di ulteriori duemila braccialettielettronici per i prossimi cinque anni, perun ulteriore costo di nove milioni di euro.Non sto qui a raccontare con quanto equale stupore abbiamo accolto la notizia e,pur tuttavia, superata la prima sorpresa,non abbiamo potuto fare a meno di rivol-

gerci nuovamente a Stri-scia la notizia per tornarea raccontare a JimmyGhione la paradossale evo-luzione della vicenda.A nostro avviso, infatti, sonodavvero tanti i tapiri d’oroche potrebbero essere di-stribuiti per la peripezia deibraccialetti elettronici.E puntualmente, il primomarzo scorso, il telegior-nale satirico di Mediaset hamandato in onda l’enne-simo servizio sul braccia-letto elettronico del quale,per chi vuole,è possibileguardare unampex sulnostro sito.

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Giovanni Battista De BlasisDirettore Editoriale

Segretario Generale Aggiunto del Sappe [email protected]

n. 192 • febbraio 2012 • pag. 5Polizia Penitenziaria • SG&S

Nel frattempo, per chi altrettanto vuole, ri-mandiamo alla vignetta in ultima paginadove l’appuntato Caputo racconta a suomodo la vicenda.

Braccialetti elettronici“le ultime parole famose”

del Vice Capo della Polizia Cirillo

Nelle fotol’inviato di“Striscia”JimmyGhione durante lasua ultimavisita alla Segreteria Generale del Sappe

on l’approvazione definitiva dell’Auladi Montecitorio, 385 sì, 105 no e 26astenuti, diventa legge il decreto car-

ceri, dopo un iter che ha visto, tra il Senatoe la Camera, battute d’arresto, polemiche,e soprattutto la forte opposizione di Lega(che aveva votato senza troppe resistenzela legge sulla detenzione domiciliare per gliultimi dodici mesi di pena, presentata dal-l’allora Guardasigilli Alfano…) e Italia deiValori (che pure era colonna portante diquel Governo Prodi che fu il principale ispi-ratore dell’indulto del 2006…). Dall’approvazione in consiglio dei ministriil 16 dicembre scorso, al sì di Palazzo Ma-dama il 25 gennaio fino al via libera del 14febbraio, un iter contrastato che ha portatoil governo a chiedere la fiducia, votata gio-vedì 9 febbraio per superare l’ostruzioni-smo del Carroccio, pronto a dare battagliacon oltre 500 emendamenti, ed evitare il ri-schio di scadenza del provvedimento. E cheha visto una serie di interventi che lo hannomodificato in maniera sostanziale rispettoall’originale formulazione del governo. Non ‘svuota’ ma piuttosto ‘salva’ carcerinelle intenzioni del ministro della Giustizia,Paola Severino, che ha tra l’altro avutomodo di dichiarare: “«Mi sento molto più

mento da 12 a 18 mesi del fine pena che sipuò scontare ai domiciliari, e la chiusura,entro il 31 marzo del 2013, degli Ospedalipsichiatrici giudiziari. Ancora, l’estensionedel regime delle visite in carcere ai parla-mentari europei senza autorizzazione del-l’amministrazione penitenziaria, e lacosiddetta ‘norma Lusi’, introdotta dal Se-nato, che amplia l’applicazione retroattivadella riparazione per ingiusta detenzione aiprocedimenti con sentenza passata in giu-dicato dal 1° luglio 1988.

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n. 192 • febbraio 2012 • pag. 6Polizia Penitenziaria • SG&S

Nella foto a destra

Il Ministrodella Giustizia

Paola Severino

In basso a sinistra Angelino

Alfanoa destra

Luigi Lusi

Approvata la Legge salvacarceri, una misura di civiltà giuridica

Roberto Martinelli Capo RedattoreSegretario Generale Aggiunto del Sappe [email protected]

colpevole delle morti in carcere per sui-cidio che delle conseguenze di un decretoche dovrebbe contribuire a salvare il car-cere dallo stato di degrado in cui attual-mente si trova».La legge 17 febbraio 2012 n. 9 (pubblicatasulla Gazzetta Ufficiale del 20 febbraioscorso) è il primo intervento urgente peraffrontare l’emergenza delle carceri, incima all’agenda del Guardasigilli fin dallasua nomina, ma che sta dentro un disegnodi interventi più organici, ai quali il governodarà seguito con un disegno di legge che,come ci ha anticipato la Ministro nel corsodell’incontro in via Arenula, è stato già tra-smesso alla Camera dei Deputati.Ha tenuto a sottolineare, infatti, che la leggerecentemente licenziata dal Parlamento èsolo il primo passo verso una nuova con-cezione di esecuzione della pena che pre-veda il ricorso alla detenzione in carcere aicasi più gravi e disciplini nuove modalità dicontrollo delle persone diverse dalla deten-zione (come, ad esempio, la messa in provae la depenalizzazione di alcuni reati). Atutto vantaggio del miglioramento delle con-dizioni di lavoro degli appartenenti al Corpodi Polizia Penitenziaria, che sono i primi asubire i disagi e le difficoltà operative perl’insostenibile situazione di tensione che siregistra nelle carceri per il costante sovraf-follamento delle celle.Tra le norme introdotte dalla legge ‘salva’carceri, il ricorso prima ai domiciliari, inseconda istanza alle camere di sicurezza esolo in maniera residuale al carcere, per gliarrestati in flagranza per reati di compe-tenza del giudice monocratico con rito di-rettissimo (tranne furto in appartamento,scippo, rapina ed estorsione semplici), inattesa dell’udienza di convalida che sisvolge, entro 48 ore e non più 96, nel luogoin cui l’arrestato è custodito, esclusi i casidi custodia presso il domicilio; il prolunga-

Il punto centrale della legge riguarda gli in-terventi pensati per affrontare il cosiddettofenomeno delle ‘porte girevoli’, per ilquale circa 21mila persone ogni anno en-trano in carcere e ne escono dopo 2 o 3giorni, incidendo in modo consistente sulsovraffollamento. La sostanziale novità del provvedimento èla possibilità, al momento dell’arresto inflagranza e per reati non gravi, e in attesadel pronunciamento del giudice, che la per-sona fermata sia condotta, per le prime 48ore, ai domiciliari, in prima istanza, poinelle celle di sicurezza delle questure, esolo come estrema ratio in carcere. La formulazione originaria della normaprevedeva, in alternativa al carcere, solo lacustodia nelle camere di sicurezza di que-sture e caserme. Su questo punto, come ri-corderete, c’è stata una prima fortecontestazione in Commissione al Senatodove, all’inizio dell’esame del provvedi-mento, il 4 gennaio, in un’audizione infor-male, il vice capo della Polizia, PrefettoFrancesco Cirillo, ne denunciò l’inadegua-tezza, giudicandole non idonee a ospitare idetenuti, seppure solo per 48 ore, e conte-stò il pericoloso aggravio che sarebbe ve-nuto al lavoro delle forze dell’ordine,distolte così dal controllo del territorio. Affermazioni che costrinsero il ministro Se-verino ad una immediata replica sul fattoche le norme erano state preventivamenteconcordate con il Viminale e che, comun-que, altro non fanno che confermare so-stanzialmente ciò che il Codice diprocedura penale prevede dal 1989. Da qui l’intervento dei due relatori delprovvedimento, i senatori Filippo Berselli(Pdl) e Alberto Maritati (Pd) che, con unemendamento a firma congiunta, hanno in-trodotto gli arresti domiciliari come misuraprincipale, in alternativa sia alle camere disicurezza sia al carcere. A questa prima ipo-tesi, è stata poi apportata una modifica re-strittiva, introducendo l’elemento della‘pericolosità sociale’ come impedimentoalla detenzione domiciliare. Ed è propriosulla questione domiciliari-camere di sicu-rezza che si è prodotta poi un’impasse inAula al Senato dove un emendamento dellaLega, bocciato, che proponeva l’abolizionedell’intero articolo 1 del decreto, è stato

n. 192 • febbraio 2012 • pag. 7Polizia Penitenziaria • SG&S

Nelle fotoin altoil senatore Alberto Maritati

In basso il senatore Filippo Berselli

Con questa misura dovrebbero essere circa3.300 i detenuti che potrebbero lasciare ilcarcere. Sempre in Senato un emenda-mento ha introdotto la norma che prevedela chiusura degli ospedali psichiatrici giu-diziari entro il 31 marzo 2013, e il passag-gio degli internati in apposite strutturesanitarie regionali, con indicazione dellacopertura finanziaria, delle fonti dei finan-ziamenti e delle somme di spesa autoriz-zate. Norma che ha fatto gridare alloscandalo la Lega, che ha accusato il go-verno di rimettere in libertà pericolosi cri-minali, e che ha visto la dura replica dellaMinistro Severino, che parlando propriodegli Opg ha detto: «la loro chiusura noncomporterà affatto il rilascio degli inter-nati socialmente pericolosi. Nessunovuole correre il rischio che potenziali se-rial killer percorrano liberamente il no-stro Paese. Essi saranno ricoverati instrutture idonee alla terapia delle loromalattie mentali, ma anche adeguata-mente sorvegliate per non mettere a re-pentaglio la tranquillità dei cittadini».Ultima novità aggiunta al testo a Palazzo Ma-dama la norma ribattezzata ‘norma Lusi’dal primo firmatario Luigi Lusi, in realtàsottoscritta da un ampio schieramento po-litico bipartisan, e passata in Senato senzagrande clamore, che prolunga al 1° lugliodel 1988 la retroattività delle norme del ri-sarcimento per ingiusta detenzione: il tuttoper consentire a un dirigente del Partito De-mocratico abruzzese, Giulio Petrilli, il par-tito che era di Lusi, di poter ottenere quelrisarcimento. Della serie: la casta non sismentisce mai...

però votato da 27 franchi tiratori. E dove,in una seduta movimentata, l’ex guardasi-gilli, Francesco Nitto Palma, ha propostoun’ulteriore formulazione, più attenta allatutela della sicurezza sociale, con un emen-damento che introduce la variabile della di-sciplina degli arresti: niente domiciliari neicasi di arresto obbligatorio, ma solo perreati per i quali l’arresto è facoltativo.Un’impasse non solo tecnica, che ha por-tato a una frattura tra ‘falchi’ e ‘colombe’all’interno del Pdl allo stop dell’esame perqualche giorno, risolta con un’ulteriore in-tervento dei due relatori che ha introdotto,accogliendo sostanzialmente le obiezioni diPalma, l’esclusione dai domiciliari per al-cuni reati, giudicati di più alto allarme so-ciale: furto in appartamento, scippo, rapinaed estorsione semplici. I responsabili di questi reati, arrestati in fla-granza, potranno essere custoditi, nell’or-dine, presso le camere di sicurezza o, senon è possibile, in carcere. L’altra norma portante del provvedimentoè quella che interviene su quanto già previ-sto da una legge voluta dall’allora ministroAngelino Alfano nel 2010 che estende, da12 a 18 mesi, il periodo di fine pena che,sempre sulla base di una decisione del ma-gistrato, può essere scontata presso il pro-prio domicilio.

politici sono sempre più distanti dalleesigenze della gente, così come lagente è sempre più distante dai politici

e dalla politica. Questa ambivalente affer-mazione coinvolge, in maniera crescente,ampi settori della vita sociale. La disaffe-zione della gente verso la politica è sempremaggiore. I politici, ritenuti ormai unacasta di intoccabili privilegiati, dal cantoloro, non hanno fatto e non fanno moltoper coinvolgere il popolo, i cittadini, in quelprocesso decisionale che i padri costituentihanno richiamato nella nostra Carta costi-tuzionale.

In primo luogo lo hanno richiamato nel-l’articolo 1, comma 2, dove hanno previstoche “La sovranità appartiene al popolo,che la esercita nelle forme e nei limitidella Costituzione.”In una democrazia parlamentare rappre-sentativa, qual è quella italiana, i cittadinidovrebbero esercitare la sovranità, al livellopiù alto, attraverso i deputati ed i senatoriche eleggono in Parlamento e che a seguitodi tale elezione li rappresentano, ovvero,dovrebbero rappresentarli. E’ opportunousare il condizionale, atteso che i cittadiniitaliani non eleggono i propri rappresen-tanti, almeno in maniera diretta. Infatti, at-traverso il voto, i cittadini non fanno altroche esprimere il proprio consenso ad unalista di persone che i capi dei partiti hannoscelto ed indicato, non tanto in base a me-riti e capacità, quanto in relazione alla piùo meno funzionalità che gli stessi garanti-scono rispetto ad interessi che, spesso,sono altri rispetto a quelli dei cittadini e,

senza, cioè, subire “l’influenza”, spesso no-civa, dei capi partito, desiderosi, oggi comenon mai, di assoggettarli al loro volere, vin-colandoli più che al mandato, agli ordini discuderia. I padri costituenti hanno richiamato nuo-vamente il popolo, quando si è trattato didefinire l’ordinamento giurisdizionale e,quindi, la magistratura. L’articolo 101,comma 1, della Costituzione dispone che“La giustizia è amministrata in nome delpopolo.” Forse, sarebbe stato opportunoaggiungere “e per il popolo”, dando cosìanche una funzione finalistica alla nostragiustizia, endemicamente ammalata di inef-ficienza e di inefficacia. Per quanto riguarda il settore penale, unacausa, nei tre gradi di giudizio, dura inmedia sette anni e mezzo: il tempo stretta-mente necessario perché molti reati vadanoin prescrizione. Quindi, con alcune ri-forme, attraverso le quali si voleva accor-ciare la prescrizione e dilatare i tempi deiprocessi non si sarebbe fatto altro che au-mentare i casi di denegata giustizia ai tanticittadini che attendono invano. Oggi, in Ita-lia, solo l’uno/due per cento di coloro checommettono reati viene condannato, ep-pure le nostre carceri sono sovraffollate,con circa venticinquemila detenuti in piùrispetto alla capienza regolamentare; cosasuccederebbe se i condannati arrivasseroal quattro/cinque per cento? Succederebbeche i detenuti, invece di essere circa ses-santottomila, sarebbero circa centotrenta-seimila e più. Paradossalmente, questagrave inefficienza di uno dei settori nevral-gici dello Stato, ci consente di continuarea far sopravvivere, seppur perennementecon l’ossigeno, un altro settore, appendicedi quello più generale denominato giustizia,che dovrebbe garantire, a coloro chehanno commesso un reato e sono stati con-dannati definitivamente, una volta usciti dalcarcere, un adeguato reinserimento nellasocietà, affinché gli stessi non tornino piùa delinquere; affinché siano rieducati,

più in generale, del Paese. Attraverso il vi-gente sistema elettorale i capi dei vari par-titi e schieramenti sono riusciti,indirettamente, ad eludere un’altra impor-tante disposizione costituzionale (art. 67),in base alla quale “Ogni membro del Par-lamento rappresenta la Nazione ed eser-cita le funzioni senza vincolo dimandato.” Significando con ciò che, al contrario diquanto avrebbero voluto i padri costituenti,oggi, i membri del Parlamento non rispon-dono ai “propri” elettori, bensì ai capi deipartiti, i quali decidono chi candidare e chilasciare fuori, con la logica ed evidenteconseguenza che i parlamentari sono ligial “dovere” da essi imposto, più che aquello che dovrebbe derivargli dal man-dato “ricevuto”. Ricevuto da chi? Da coloroche li hanno candidati e non da coloro cheli hanno eletti, o avrebbero dovuto eleg-gerli, se ci fosse stato un sistema elettoralemaggioritario ad elezione diretta. Solo inquesto caso essi risponderebbero del lorooperato ai cittadini, i quali potrebbero sce-gliere realmente tra coloro che ritengonopiù capaci e meritevoli di rappresentarli inParlamento, ma, soprattutto, potrebberovalutare il loro operato e decidere se rie-leggerli, oppure mandarli a casa. Con l’at-tuale sistema elettorale, tra le altre cose, cisono deputati e senatori che non hannoalcun rapporto col territorio e con i citta-dini, essendo stati eletti in località diverseda quelle di residenza. Pertanto, al fine direstituire al popolo sovrano il diritto – do-vere di eleggere i propri rappresentanti edi valutarne l’operato, sarebbe opportunocambiare l’attuale sistema elettorale, daproporzionale a maggioritario secco, conelezione diretta dei candidati, preceduta,magari, dalle primarie, in modo che nonsiano i partiti ad indicare i candidati. Ciòrestituirebbe anche maggior prestigio edautorevolezza non solo agli elettori, maanche agli eletti, i quali potrebbero real-mente agire senza vincolo di mandato,

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L’ incolmabile distanza tra Paese legale e Paese reale

Giovanni Battista DuranteRedazione PoliticaSegretario Generale Aggiunto del Sappe [email protected]

n. 192 • febbraio 2012 • pag. 8Polizia Penitenziaria • SG&S

Nelle foto l’aula del

Senato

nell’ a ltra pagina

un comizioelettorale

come ci chiede la nostra Costituzione, al-l’articolo 27. Tale inefficienza determinal’assenza della certezza della pena, princi-pio che deve essere inteso come incapacitàdello Stato di individuare gli autori dei reati,di processarli e di condannarli, piuttostoche come capacità dello Stato di fare inmodo che i condannati restino in carcereper tutto il tempo della pena inflitta, cosa,questa, che contrasterebbe con il generaleprincipio della flessibilità della pena, qualecorollario del richiamato articolo 27 dellaCostituzione. Inoltre, nelle nostre carceri,circa il 37% dei detenuti sono in attesa digiudizio, mentre l’articolo 27 della Costitu-zione dispone che “L’imputato non è con-siderato colpevole sino alla condannadefinitiva.”Nel settore civile le cose non vanno meglio:una causa dura in media più di dieci anni.Pertanto, è necessario riformare la giusti-zia, non con iniziative estemporanee, ma inmaniera organica, accorciando i tempi deiprocessi, nel senso di una più celere defi-nizione e non facendo in modo che vadanoin prescrizione in tempi più rapidi, come sivoleva fare non molto tempo fa. E’ altresìopportuno introdurre una reale responsa-bilità civile e disciplinare dei magistrati,anche attraverso un organo di autogovernopiù laico di quello attuale. Oggi, quel po-polo in nome del quale la giustizia vieneamministrata, non ha più fiducia nella giu-stizia stessa, perchè chi la rappresenta, avolte, non ha l’autorevolezza richiesta. In-fatti, le categorie che godono della minorfiducia dei cittadini sono proprio quelle deimagistrati e dei politici.Oggi, il popolo, più che sovrano, si sentesuddito delle proprie istituzioni, spesso gui-

date da persone che non hanno l’autorevo-lezza morale e professionale richieste pergovernare una nazione; persone il più dellevolte prive di quei valori fondanti, fonda-mentali ed inderogabili, che hanno fatto lafortuna di altri popoli, di altre nazioni e dialtri stati, dove un ministro è costretto a di-mettersi per aver copiato la tesi di laurea eun candidato a ritirarsi dalla competizioneelettorale per aver tradito la propria mo-glie. Oggi, nel nostro Paese, le istituzionisono spesso rappresentate da persone chehanno commesso fatti ben più gravi diquelli appena richiamati, fatti che, a volte,non hanno necessariamente rilievo penale,ma che contrastano con quei valori fon-danti che dovrebbero essere parte inte-grante di tutti i paesi democratici, fatti chesicuramente sono contrari ai principi san-citi dall’articolo 54 della Costituzione, inbase al quale “I cittadini cui sono affi-date funzioni pubbliche hanno il doveredi adempierle con disciplina ed onore.”L’autodichia dei poteri del nostro Stato nonha dimostrato la necessaria capacità ed au-torevolezza richieste, al fine di valutare egiudicare serenamente i propri membri. Nesono esempio lampante gli ultimi avveni-menti, in base ai quali un deputato è statomandato in carcere, su autorizzazione dellaCamera dei deputati, mentre un senatore èstato salvato dal voto contrario. Sempre l’articolo 54 dispone che “Tutti icittadini hanno il dovere di essere fedelialla Repubblica e di osservare la Costitu-zione e le leggi.” Nonostante ciò, la nostraCostituzione è stata spesso vilipesa da im-portanti rappresentanti della politica, cosìcome sono stati vilipesi la nostra bandierae il nostro inno nazionale.Infine, bisognerebbe ricordare a molti au-torevoli rappresentanti delle istituzioni ita-liane che l’articolo 53 della Costituzionestabilisce che “Tutti sono tenuti a con-correre alle spese pubbliche in ragionedella loro capacità contributiva.” Pur-troppo, questo principio viene spesso di-satteso, proprio da coloro cherappresentano le istituzioni e dovrebbero,altresì, rappresentare gli elettori, queglielettori che, purtroppo, non hanno nean-che il potere di valutarne l’azione e il com-portamento, attraverso il voto popolare.

n. 192 • febbraio 2012 • pag. 9Polizia Penitenziaria • SG&S

GIUSEPPE ROMANO

PER UN LOCULO DITERZA FILAMARGANA EdizioniCOPPOLA Editorepagg. 130 - euro 9,00per ordinarlo scrivere una emaila: [email protected]

er un loculo di terza fila è l’ultimafatica letteraria di Giuseppe Ro-mano, Commissario di Polizia Peni-

tenziaria comandante il Reparto del carceredi Trapani. Quarto libro dell’Autore – dopo Dall’altraparte delle sbarre (Kukku, 1998), Chi sca-verà la fossa? (Coppola, 1999) e Il figliodella salma (Coppola, 2000) –, questopiacevole romanzo racconta la quotidianitàtrapanese di Dino Cucuzza, affossatorecapo del Cimitero Comunale, o capo bec-chino come lo chiamavano con disprezzogli impiegati di concetto.Si legge d’un fiato, complice anche unascrittura fluida e l’ironia che caratterizzamolte pagine, ma non è solo un romanzo:è in realtà lo spaccato della e sulla umanitàdelle nostre tante province italiane, con ipregi ed i difetti degli uomini, conditi da ci-nismo, menefreghismo, arroganza maanche solidarietà, bontà, umanità appunto.Riuscire poi a strappare più di un sorrisoparlando di morte è già di per sé un suc-cesso. E Peppe Romano c’è riuscito, anchequesta volta, alla grande. Non perdetevi, allora, Per un loculo diterza fila. erremme

P

Nato nel 1943 a Montebelluna (Treviso).

Esperienza ProfessionaleNel 1967 si laurea in giurisprudenza all’ Università di Padova. Su-bito dopo consegue il titolo di procuratore legale, svolge attivitàdi avvocato in uno studio di diritto civile a Verona. Nel 1968 supera, a 25 anni, il concorso per l’accesso in Magistra-tura. Giudice istruttore a Padova dal 1970 al 1975; conduce nel1973/74 l’indagine nel primo procedimento penale che coinvolgeappartenenti ai Servizi segreti, in seguito alla quale il Parlamentoadotta, nel 1977, la prima legge che rego-lamenta l’attività dei Servizi segreti in Ita-lia.1975-1981: Magistrato di Sorveglianza aPadovaDal 1981 al 1986: componente del Consi-glio Superiore della Magistratura.1986-1992: Giudice al Tribunale di Ve-rona – sez. penale.1992-1999: Consigliere di Corte d’Appello(sez. I penale) a Venezia1999-2005: Direttore dell’Ufficio Studi,Legislazione e Rapporti internazionali delD.A.P. (Dipartimento della Amministra-zione penitenziaria); in tale qualità è re-sponsabile della organizzazione delGiubileo nelle carceri che ha visto la pre-senza di S.S. Giovanni Paolo II in ReginaCoeli il 9 luglio 2000.Dal 2005 al 2010: Presidente dal Tribunale di Sorveglianza di Ve-nezia. Dal 2010 al 2012: Presidente del Tribunale di Sorveglianza diRoma.2012: Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria- DAP (Decreto Consiglio dei Ministri 1 febbraio 2012)

Esperienza internazionaleFrancese come lingua di lavoroDal 2001 al 2005 coordinatore della Missione dell’Amministra-zione penitenziaria italiana nel Kosovo (UNMIK). Responsabile dell’organizzazione del “CDAP”, Conferenza europeadei Direttori delle Amministrazioni penitenziarie, svoltasi a Romanel novembre 2004, con la partecipazione delle Rappresentanzedi 43 Stati.Agent de liaison per l’Italia con il CPT, Comitato per la Preven-zione della Tortura del Consiglio d’Europa sino al 2005. Incarichi di collaborazione penale internazionale dalle Nazioni

n. 192 • febbraio 2012 • pag. 10Polizia Penitenziaria • SG&S

Unite, dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, dalConsiglio Superiore della Magistratura, dalla F.I.P.P. (Federazioneinternazionale penale e penitenziaria) e da altre organizzazioniinternazionali. In particolare: in Francia, anche su incarico dell’Ecole Nationalede la Magistrature e dell’Ecole Nationale de l’Administrationpénitentiaire in Agen; in Algeria, dove ha consolidato importantirapporti tra il D.A.P. e l’Amministrazione penitenziaria algerina;a Barcellona, Bruxelles, Friburgo (CH), Helsinki, Istanbul, Kabul,Lisbona, Oviedo, Strasburgo, Vilnius.

Studi e ricerche1995-2005: Capo Redazione della “Ras-segna penitenziaria e criminologica”,per la quale è attualmente membro delComitato di garanzia. Nel 1999 fondatore e primo direttore dellarivista ufficiale del DAP “Le Due Città”. Dal 1999 al 2002 componente della Com-missione Mista del CSM sui problemi dellaMagistratura di Sorveglianza.Nel 2002 promotore della prima ricercaanalitica sulla popolazione degli Ospedalipsichiatrici giudiziari in Italia.Nel 2004 nominato dal Capo del DAP re-sponsabile dell’UMES (Unità di monito-raggio sugli eventi di suicidio), primaricerca operativa del D.A.P. sui fattori dirischio suicidario e la identificazione e at-

tuazione di interventi diretti a ridurli. Relatore in numerosissimi incontri di studio in materia peniten-ziaria, anche per le Università di Roma La Sapienza, Bologna, Mi-lano (Bicocca) e Padova.Autore di numerosi libri, scritti, pubblicazioni, in Italia e in sediinternazionali, in materia di diritto processuale penale, ordina-mento giudiziario, diritto penitenziario, tossicodipendenze e ter-rorismo.

altre attività e riconoscimentiNel 1988 co-fondatore insieme a Giovanni Falcone ed altri Magi-strati, e presidente del “Movimento per la Giustizia”.Dal 1992 al 1995: vicepresidente dell’Associazione Nazionale Ma-gistrati. Nel 2004 co-fondatore e Coordinatore nazionale del Coordina-mento nazionale Magistrati di Sorveglianza italiani (CONAMS). Medaglia d’oro al merito della Redenzione sociale conferita dalMinistro della Giustizia nel 2006 unitamente al Diploma di primolivello, ai sensi della legge 11 maggio 1951, n. 375. •

Nella FotoGiovanni

Tamburino

Biografiatratta dal

sito ufficialedel Tribunale

di Sorve-glianza

di Roma

Giovanni Tamburino...chi è il nuovo Capo del DAP

a specialità della scherma delleFiamme Azzurre ha brillato sia nelsettore maschile che in quello fem-

minile, portando le prime certezze e fon-date speranze, per alcuni dei suoicampioni, di poter esser presenti all’appun-tamento a cinque cerchi di Londra 2012.

Due anni dopo Antalya e l’oro a squadre nelcampionato mondiale di spada, FrancescaQuondamcarlo è riuscita a conquistare unfondamentale bronzo nella prova indivi-duale di coppa del mondo che si è tenuta aDoha dall’11 al 13 febbraio, in una garache ha consacrato la scuola italiana comeun indiscutibile eccellenza sportiva di li-vello internazionale, premiata dalle meda-glie di tre azzurre, che sono andate a

comporre un podio tricolore nella quasi to-talità se si esclude l’argento della coreanaJung Hyo-Jung, sconfitta dall’italiana MaraNavarria in finale per 15 a 9. Terze a parimerito sono infatti giunte la nostra France-sca Quondamcarlo e Rossella Fiamingo. L’atleta della Polizia Penitenziaria nel cam-mino delle eliminatorie aveva battuto la rap-presentante cinese Li Na, poi l’unghereseEdina Bekefi, regolando in seguito i conticon l’altra azzurra ligure Bianca del Car-retto e poi con l’ucraina Kseniya Pentelye-yeva, prima di fermarsi in semifinale difronte alla vincitrice della gara, la compa-gna di squadra Mara Navarria, in stato digrazia per l’occasione. All’ottima prova individuale, che ha apertola stagione di Coppa del Mondo, non è se-guita una prova a squadre altrettanto bril-lante: solo seste le azzurre, con un risultatofinale che delude dopo il bronzo di Catania2011 ma che fortunatamente poco dice inchiave qualificazione olimpica, per la cer-tezza della quale si dovrà attendere il ter-mine ultimo del 31 marzo 2012 (bisognaessere tra le migliori 8 squadre al mondoper essere ammesse al torneo olimpico, aquel punto la Nazione avrà diritto a portare

L

n. 192 • febbraio 2012 • pag. 12Polizia Penitenziaria • SG&S

Nella foto Francesca

Quondamcarlo in uniforme

con il Presidente

della Repubblica

GiorgioNapolitano

a cura di Lady OscarRedazione Sportiva

[email protected]

3 atlete per la prova individuale, scelte dalct). Le prime prove valide sono state dispu-tate già a partire dal mese di marzo 2011.Ad onor del vero, tornando alla tappa diDoha, è bene sottolineare come nel con-fronto a squadre Francesca non abbia con-tribuito essendo stata preferita dal ctazzurro Sandro Cuomo a Bianca del Car-retto, schierata insieme alle due colleghedel suo podio individuale (Navarria e Fia-mingo), e a Nathalie Moellhausen a com-pletare il quartetto. La prospettiva diqualificare atlete azzurre alle prossimeolimpiadi di Londra dipende dalla classificaa squadre che le vede ancora in corsa, maper mettere in cascina il pass olimpico c’èancora un mese davanti.Chi invece non deve attendere per festeg-giare la matematica certezza di essere pre-sente a Londra 2012 è Aldo Montano, neoassunto atleta delle Fiamme Azzurre (dellacui storia sportiva e del curriculum vi ab-biamo parlato ampiamente nel numero digennaio). Il trentaquattrenne livornese in forza allaPolizia Penitenziaria, nella prova di esordiocon i colori del gruppo sportivo, nellaCoppa del Mondo a squadre di sciabola te-nutasi a Padova dal 17 al 19 febbraio, si ègarantito la partecipazione alla sua terzaolimpiade dopo Atene 2004 (oro indivi-duale e argento a squadre) e Pechino 2008(decimo posto individuale e bronzo a squa-dre). La tappa italiana si è conclusa con la vittoriadella Germania per 45-26 contro la Bielo-russia e con il terzo posto della Russia. Il quartetto azzurro, composto da AldoMontano, Gigi Tarantino, Diego Occhiuzzi eGiampiero Pastore, si è piazzato al sestoposto in classifica, ma alla luce dei risultatidelle altre formazioni, può festeggiare laconquista del pass olimpico. Nelle parole del ct Giovanni Sirovich c’è lagioia della certezza di poter essere protago-nisti anche a Londra, dopo aver conqui-stato il pass olimpico,ma anche il dispiaceredi non essere riusciti ad andare oltre il sesto

I campioni di scherma delle Fiamme Azzurre pronti per Londra 2012

Il 5 Aprile 2011, Francesca Quondamcarloè stata ospite al Palazzo Chigi del comunedi Ariccia sede dell’Università della III etàper incontrare i partecipanti al corso spe-rimentale Educazione al Benessere: lascherma per la terza Età organizzato dal-l’Associazione Culturale Tiber Scrimia e pa-trocinato dal Comitato Trofeo Città di Romae dal Comune di Ariccia. Presenti nell’occasione anche l’Assessorealla cultura e allo sport Cora Fontana Ar-naldi e il sindaco del comune di AricciaEmilio Cianfanelli.«Il progetto Educazione al Benessere èuna sfida. I 30 iscritti sono entusiasti evogliono sperimentarsi in questo sport,soprattutto le donne. Penso possa diven-tare un corso vero e proprio presso l’Uni-

versità perchè il gioco scherma è unmodo per creare armonia tra mente ecorpo e sinergia tra diverse genera-zioni» ha dichiarato l’Assessore.Educazione al benessere, con uno sportcome la scherma, se ideato e strutturatocorrettamente, potrebbe essere il titolo diun programma dedicato al personaledella Polizia Penitenziaria, per far scari-care agli appartenenti le tensioni, e cana-lizzare lo stress lavorativo o familiare inmodo costruttivo. Un’idea a favore agli appartenenti, a cuisi dovrebbe dar seguito insieme a tuttauna serie di iniziative rivolte al benesseredel personale in tempi così difficili per ilsistema carcerario, che finora sono statedebolissime ed impercettibili.No

n solo scherma agonistica

posto finale: «Erasicuramente il no-stro obiettivo ilpass olimpico edaverlo raggiuntocon una provad’anticipo è senza

dubbio importante – ha dichiarato - certoè che non possiamo essere soddisfatti perl’esito di questa prova a squadre, dove po-tevamo sicuramente fare meglio».La squadra azzurra,dopo aver vinto il primoassalto contro la Polonia per 45-40, è statafermata nel tabellone dei quarti dalla Fran-cia, col punteggio di 45-37.Poi nel tabellone dei piazzamenti, l’Italia havinto il primo assalto contro la Corea per45-41, per uscire infine sconfitta dal matchper il quinto posto contro l’Ungheria per45-43.Per Aldo, campione del mondo uscente aCatania 2011, un altro grande risultato diuna carriera sfolgorante nient’affatto scon-tata se si considera la difficoltà di confron-tarsi e raccogliere il testimone degli illustri

n. 192 • febbraio 2012 • pag. 13Polizia Penitenziaria • SG&S

Nella fotosopraAldoMontanoCampione del Mondoa Catania

dream team del fioretto femminile compo-sto dalla inossidabile Valentina Vezzali oltread Ilaria Salvatori, Arianna Errigo, ed ElisaDi Francisca.

Il quartetto azzurro, nella prima prova diCoppa del Mondo della stagione, a Tauber-bischofschein (Germania) che si è svolta il12 febbraio scorso, ha battuto la Russia infinale - rivincita della finale mondiale persalo scorso ottobre a Catania - e prenotato ilposto nella rassegna olimpica portandosial numero 1 del ranking mondiale.

natali sportivi della sua famiglia. Aldo infatti, classe ’78, è figlio di unalunga dinastia di schermidori tutti cam-pioni, tutti medaglie olimpiche. Come ilpadre, Mario Aldo, il nonno Aldo e i tre cu-gini del padre, Mario Tullio, Tommaso eCarlo. Difficile reggere il paragone, ancor piùarduo il compito di superarlo come ha fattolui, conquistando podi importanti e vin-cendo competizioni individuali, soprattuttoquando le copertine di riviste di gossip o lapartecipazione a vari reality hanno fattopensare i maldicenti (per fortuna a torto)che la sua carriera dovesse volgere al ter-mine non conducendo propriamente la vitadell’asceta, pur restando sempre un atletaserio e coscienzioso.Nello stesso week end in cui Montano ecompagni conquistavano il diritto alla garaa cinque cerchi anche la squadra maschiledi fioretto, composta da Andrea Cassarà,Valerio Aspromonte e Giorgio Avola, si èassicurata l’accesso alla competizione re-gina, facendo il paio con l’altra impresa del

Nella fotoa sinistra

il CTGiovanni Sirovich

e novità del Governo Monti chehanno investito tutto il settore pub-blico, non potevano tralasciare il

personale della Polizia Penitenziaria che la-vora alla giustizia minorile. Il 03 febbraio 2012, il Consiglio dei Ministri- su proposta del nuovo Ministro della Giu-stizia, Avv. Paola Severino – ha difatti nomi-nato il Presidente della Corte d’Appello diVenezia, dott.ssa Manuela Romei Passetti,nuovo Capo del Dipartimento per la Giusti-zia Minorile in sostituzione del Dott. BrunoBrattoli. Ad amor del vero si ricorda che la dott.ssaManuela Romei Pasetti, durante la sua bril-lante carriera, è stata: Pretore di Veneziadal 1978 al 1987; Consigliere della Corte

L

Manuela Romei Pasetti nuovo Capo del Dipartimento per la Giustizia Minorile

a cura di Ciro BorrelliSegretario Locale Sappe ICF [email protected]

n. 192 • febbraio 2012 • pag. 14Polizia Penitenziaria • SG&S

Nelle fotoa destra

Manuela Romei

Passetti

al centro Bruno

Brattoli

sottoil Dipartimento

per la Giustizia Minorile di Roma

d’Appello di Venezia dal 1987 al 1990; So-stituto Procuratore di Venezia dal 1990 al1998; Componente del Consiglio Supe-riore della Magistratura dal 1998 al 2002;Avvocato Generale della Procura Generaledi Milano dal 2002 al 2008; Presidentedella Corte d’Appello di Venezia, e primadonna in Italia a rivestire tale incarico, dal2008 fino ad oggi. Inoltre, in data 19 giugno 2009 la dott.ssaRomei Pasetti ha rice-vuto il premioMarisa Belli-sario Melad’oro Donneper una Giu-stizia Giusta.

In at-tesa del via libera daparte del ConsiglioSuperiore della Ma-gistratura per lamessa fuori ruolodel Magistrato vene-ziano, la Polizia Pe-nitenziaria porge

alla neo-presidente gli onori e i mi-gliori auguri.Altrettanti onori vanno fatti al Presi-dente uscente Bruno Brattoli che inquesti anni difficili ha saputo man-

tenere alto il livello del Dipartimento per laGiustizia Minorile, garantendo nel migliormodo possibile i diritti della Polizia Peni-tenziaria fino ad arrivare all’approvazionedella specializzazione nel trattamentodei detenuti minorenni che dovrebbeconcretizzarsi nei prossimi mesi, diversa-mente da quanto avevamo preannunciatosulla rivista di gennaio.•

ondata di freddo che ha investitol’Italia nel mese di febbraio oltre aidisagi di carattere generale ha cau-

sato non pochi danni alle strutture com-prese quelle della Giustizia. Nella capitale per la prima metà del mese,il clima è stato decisamente polare, tantoche i 40 centimetri di neve caduta in mediahanno indotto, come è noto, il Sindaco Ale-manno a disporre con un’ ordinanza comu-nale la chiusura di scuole e uffici pubblici.Purtuttavia, nonostante la tempesta, a Casal

L’del Marmo (come nel resto d’Italia) laPolizia Penitenziaria ha garantito la sicu-rezza e il funzionamento delle struttureanche se completamente ricoperte dalmanto nevoso.

L’ eccezionale nevicata di Roma vista da Casal del Marmo

entile redazione, presto servizio presso un istitutopenitenziario dove ci sono tanti

doveri e pochi diritti, rivesto la qualificadi ispettore, ho vissuto un brutto periodopersonale che mi ha visto costretto astare per un lungo periodo lontano dallavoro, a disposizione della CMO. Pur-troppo, nonostante, sia rientrato in ser-vizio non sono in condizioni ottimali edato che ho quasi raggiunto il periodomassimo di computo che comporterebbeconseguenze molto spiacevoli, volevoporre la seguente domanda: è possibileper un appartenente al Corpo chiederegiorni di ferie, senza soluzione di conti-nuità, successivamente ad un periodo diassenza per malattia?

Egregio ispettore,il diritto del lavoratore alle ferie annuali,tutelato dall’art. 36 della Costituzione, è ri-collegabile non solo ad una funzione dicorrispettivo dell’attività lavorativa, ma al-tresì al soddisfacimento di esigenze psico-logiche fondamentali del lavoratore, ilquale – a prescindere dall’effettività dellaprestazione – mediante le ferie può parte-cipare più incisivamente alla vita familiaree sociale e può vedersi tutelato il propriodiritto alla salute nell’interesse dello stessodatore di lavoro; da ciò consegue che lamaturazione di tale diritto non può essereimpedita dalla sospensione del rapportoper malattia del lavoratore e che la stessaautonomia privata, nella determinazionedella durata delle ferie ex art. 2109, capo-verso, c.c., trova un limite insuperabilenella necessità di parificare ai periodi diservizio quelli di assenza del lavoratore permalattia.Le ferie sono stabilite dal datore di lavoro,il quale è tenuto a valutare le esigenze del-l’amministrazione e gli interessi del lavora-tore in applicazione dell’art. 2109 delcodice civile.Il personale del Corpo di Polizia Peniten-ziaria ha diritto in ogni anno di servizio, ad

che, con sentenza n. 3028 del 27 febbraio2003 la Suprema Corte di Cassazione haconfermato il precedente orientamento giu-risprudenziale in base al quale “se non puòconfigurarsi un’incondizionata facoltàdel lavoratore, assente per malattia e ul-teriormente impossibilitato a riprendereservizio, di sostituire alla malattia il go-dimento delle ferie maturate quale titolodella sua assenza, tuttavia, il datore di la-voro, nell’esercizio del suo diritto alla de-terminazione del tempo delle ferie,dovendo attenersi alla direttiva dell’ar-monizzazione delle esigenze aziendali edegli interessi del datore di lavoro, è te-nuto, se sussiste una richiesta del lavo-ratore ad imputare a ferie un’assenza permalattia, a prendere in debita considera-zione il fondamentale interesse del ri-chiedente ad evitare la perdita del postodi lavoro a seguito della scadenza del pe-riodo di comporto”.Pertanto, ritengo che in caso di assenza giu-stificata a causa di malattia, si può avanzareall’Autorità Dirigente dell’Istituto richiestamotivata di congedo ordinario e nel casofosse respinta ricorrere al competente giu-dice amministrativo.

un periodo di congedo ordinario retri-buito, ai sensi del D.P.R. 395/1995: “Ilcongedo ordinario può essere autoriz-zato, a richiesta del dipendente, e com-patibilmente con le esigenze di servizio,scaglionandolo in quattro periodi entroil 31 dicembre dell’anno in cui il con-gedo si riferisce, dei quali uno almenodi due settimane nel periodo 1° giugnoal 30 settembre. Per il personale conoltre 25 anni di servizio, almeno unodegli scaglioni non può essere inferioreai 20 giorni”.Nel caso di indifferibili esigenze di servizioo motivate esigenze di carattere personale,che non abbiano reso possibile la com-pleta fruizione del congedo ordinario nelcorso dell’anno, il congedo ordinario re-siduo deve essere fruito entro l’anno suc-cessivo (D.P.R. 170/2007).Per completezza d’informazione si segnala

G

Ferie e congedi non possono essere negati dopo l’assenza per malattia

Giovanni [email protected]

n. 192 • febbraio 2012 • pag. 15Polizia Penitenziaria • SG&S

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n. 192 • febbraio 2012 • pag. 16Polizia Penitenziaria • SG&S

o scorso 14 e 15 ottobre si è svoltain Slovenia la 6° edizione PoliceShooting Competition, gara di tiro

formata da 6 stage che prevedevano l'in-gaggio di sagome osteggiate con il classicobody body head (due colpi alla testa unoal tronco) da colpire in varie posizioni: inpiedi, in ginocchio e distesi, al corpo e allatesta e in velocità.

L

nome dell'Anppe - Associazione Nazionale Polizia Penitenziaria e di tutto il personale in servizio e in quiescenza, compresotutto il personale civile operante negli istituti a qualsiasi titolo, per me oggi non è facile esprimere questo pensiero ma è do-veroso, per un ragazzo speciale oltre che un amico e un collega Antonio. Nel venire a conoscenza la prematura scomparsa

di Antonio di soli 44 anni eravamo increduli . E' mai possibile che sia capitato a proprio a lui che era un ragazzo esemplare. Parlavadella sua famiglia come un grande tesoro orgoglioso dei suoi figli e della sua dolce metà Stefania,anche lei una ragazza splendida amati e stimati da tutti, Antonio il suo modo di fare cordiale, gentilee corretto. Era un ragazzo con cui potevi fare affidamento sia sul lavoro che fuori, era una personasquisita. Un pensiero speciale va alla famiglia in modo particolare alla moglie e ai 3 figli minori an-gioletti donati dal Signore, devono sapere che da oggi avranno un angelo speciale che veglierà dalassù, siamo sicuri che non vi abbandonerà mai anche se purtroppo fisicamente non lo avremo piùtra noi. Rimarrà per sempre nei nostri cuori e nelle nostre preghiere, qualsiasi parola appare vuotadi senso di fronte ad un dolore così grande, le persone come lui non muoiono mai per sempre,solo si allontanano, lo sentiremo sempre nel nostro cuore. A noi che restiamo rimane il compito ditenere vivo nella fede e nella speranza , per ricordare il nostro caro antonio, vi propongo di mettere

un angioletto sull'albero di natale e di scrivere: Antonio oggi è un Angelo del Signore. Ci uniamo al dolore immenso dei familiari tuttie alle vostre preghiere, che l'esempio di Antonio sia per tutti noi, il suo modo riservato ma serio preciso in tutto ciò che faceva ha co-munque lasciato un impronta indelebile che non potremmo mai dimenticare. Donato Bisceglia

A

Pordenone: ultimo saluto ai funerali del collega Caputo

Slovenia: le nostre colleghe di Triestesul podio nella gara di tiro per “Lady”

ultimo di febbraio è stato un fine settimanadavvero importante per le disci-pline dei lanci lunghi (martello,

disco e giavellotto): sul Campo Mo-reno Martini di Lucca, infatti, erano incalendario i campionati italiani inver-nali di specialità. Nelle previsioni, si pen-sava che una delle protagoniste della due giornifosse senza dubbio Silvia Salis, ventiseienne geno-vese, nata e cresciuta con il Cus Genova ed oratesserata per il Gruppo Sportivo delle Fiamme Az-zurre. La brava (e bella) Silvia, che ha già lanciatoa 66.05 in questo periodo invernale, è ovviamentela capofila italiana del lancio del martello, conquasi due metri sulla più immediata inseguitrice,ed il suo obiettivo, oltre ad incrementare il nu-mero di titoli tricolori e la sua bacheca di suc-cessi, era quello di cercare la migliore condizioneper la Coppa Europa di lanci in programma a Bar-cellona attorno alla metà del prossimo mese dimarzo. E non ha tradito le attese. Silvia Salis ha infatti conquistato la carta olimpicanel martello lanciando l’attrezzo a m. 70,20, cosìsuperando il minimo olimpico B (m.69,00) e ot-tenendo quindi l’accesso ai Giochi Olimpici diLondra. Silvia si è detta soddisfatta della sua pre-stazione: «Sono contenta della misura e del suc-cesso in una gara comunque di passaggio – hadetto l’atleta genovese – anche perché l’invernoè stato duro. Nelle prossime settimane mette-remo a posto altri particolari tecnici in vistadella Coppa Europa invernale perché sono altre

Alcuni esercizi prevedevano un ingaggioa bordo vettura con discesa operativa ecambio caricatore in corsa. Una gara dav-vero con diverse difficoltà per i 75 tiratoripartecipanti.Sono state usate tre tipi di armi: pistola,fucile a pompa e carabina semiautoma-tica tipo Kalashnikov. Tra le diverse Forze dell'Ordine quali, laPolizia di Stato, la Forestale, l'U.N.U.C.I.e alcuni componenti delle squadre Slo-vene, alla gara ha partecipato anche laPolizia Penitenziaria di Trieste. Gli stage erano divisi in cinque categorie:Expert, Novice, Juniores, Squadre e Ca-tegoria Lady; quest’ultima ci ha partico-larmente emozionato e riempitid'orgoglio, quando sul podio sono salitele colleghe della Polizia Penitenziaria (enon è la prima volta per loro). Secondo posto per l'Assistente MariannaDi Mario (delegata sindacale S.A.P.Pe) eterzo podio per l'Assistente Cristina Cade-naro, entrambe in servizio presso la casaCircondariale di Trieste. Complimenti vivissimi alle nostre Poli-ziotte.

Giovanni Altomare

L’

n. 192 • febbraio 2012 • pag. 17Polizia Penitenziaria • SG&S

stata una giornata da incorniciarequella vissuta sabato 14 gennaioall’autodromo Nazionale di Airola

(BN) che finalmente ha aperto le porte delsuo impianto per ospitaregli appassionati di motoridel Sud Italia.L’autodromo lungo 1.500m e largo 11 ha ospitatonel giorno della sua inau-gurazione circa 4.000 per-sone che per tutto il giornosi sono alternate nel pad-dock dell’impianto ammi-rando i tanti velocisti chegiravano in pista con: moto, supermoto,Porsche, Ferrari, Lamborghini e Formula 3.Madrina della giornata Tiziana Morgillo, labellezza campana giunta quarta all’edizione2010 di Miss Italia, che non conoscendo ilmondo dei motori si è fatta subito coinvol-gere dall’entusiasmo che la circondava. Inpista tra i piloti delle spettacolari Super-moto , era presente con la sua Honda 450nella categoria S4, il giovane pilota LucaMattiello (24 anni), Agente della Polizia Pe-nitenziaria appartenente al MotoclubFiamme Azzurre che prenderà parte a tuttoil Campionato Supermoto 2012 Alla mani-

ei mesi scorsi è venuto a mancare l’Ass.te Capo Francesco Giuliano in servizio al N.T.P. diVibo Valentia. E’ veramente difficile essere qui, per salutarti, ma non è difficile trovare le paroleper descriverti... un uomo buono e generoso. Chi ha vissuto per anni con te ha scoperto come

il tuo aspetto imponente, la tua impulsività, i modi burberi nascondevano, in realtà, un cuore grande.Sei sempre stato “Ciccio” per tutti noi: generoso e leale, coraggioso e combattivo. Eri orgoglioso delladivisa che indossavi, la amavi, come amavi il mare e le tue piante... come amavi la vita... Ciccio, unuomo di altri tempi, con valori di altri tempi, un uomo semplice, uno di noi... si sente ancora la tuavoce nei corridoi interminabili che percorriamo ogni giorno: che fatica per te imparare ad usare ilcomputer! Che soddisfazione provavi quando riuscivi a risolvere mille problemi quotidiani al fiancodei medici, degli infermieri, dei tuoi amati colleghi che mai avresti lasciato in difficoltà! Arrivavi ognimattina, carico di energia, ribelle, come se fossi in lotta con il mondo ma bastava poco per vederebrillare nei tuoi occhi la grande umanità che hai sempre avuto…bastava che parlassi di tua moglie,dei tuoi amati figli, e del tuo piccolo campioncino, il tuo nipotino, dei colleghi con i quali hai condivisoanni e anni di lavoro difficile, gli stessi colleghi che oggi sono qui per salutarti. Ma come si saluta unamico? Come separarsi per sempre dal “Nostro Ciccio”?... Con l’abbraccio di tutti noi, un abbraccio forte, sincero, pieno di amore, unabbraccio che possa accompagnarti in un mondo di pace dove, finalmente, sarai LIBERO di coltivare i fiori più belli. Ciao Ciccio

Il Personale del Nuovo Complesso Penitenziario di Vibo Valentia

NVibo Valentia: in ricordo del collega Francesco Giuliano

E’

Airola: Polizia Penitenziaria e supermotofestazione era presente in rappresentanzaper la FMI il Vice Sovrintendente di PoliziaPenitenziaria Ciro Borrelli Direttore diManifestazioni sportive - Ufficiale della Fe-

derazione Motociclistica Italiana-e il collaboratore Assistente CapoPasquale Ruggiero della Segre-teria Locale Sappe di Airola.

Ciro Borrelli Foto di Pasquale Ruggiero

le misure che posso raggiungere». Come sem-pre, a Silvia Salis ed al Gruppo Sportivo FiammeAzzurre vanno le felicitazioni di tutta la Redazionee del Sappe. erremme

Lucca: Silvia Salisconquista l’accessoaiGiochiOlimpici di Londra 2012

n. 192 • febbraio 2012 • pag. 18Polizia Penitenziaria • SG&S

In alto la locandina

sotto alcunescene

del film

Regia: Paolo Taviani e Vittorio TavianiAltri titoli: Dalle sbarre al palcoscenico, Caesar Must DieSoggetto: William Shakespeare, Paolo TavianiSceneggiatura: Vittorio Taviani Musiche: Giuliano Taviani, Carmelo TraviaFotografia: Simone ZampagniMontaggio: Roberto PerpignaniSonoro: Benito Alchimede, Thomas Giorgi, Enrico Pellegrini Effetti sonori: Andrea Lancia Produzione: Grazia Volpi per Kaos Cinematografica, Le Talee, La Ribalta-Centro Studi Enrico Maria Salerno, Stemal Entertainment, Rai CinemaDistribuzione: Sacher Distribuzione (2012) Personaggi ed Interpreti:Cassio: Cosimo RegaBruto: Salvatore Striano

Cesare: Giovanni ArcuriMarcantonio: Antonio FrascaDecio: Juan Dario BonettiLucio: Vincenzo GalloMetello: Rosario MajoranaTrebonio: Francesco De MasiCinna: Gennaro SolitoCasca: Vittorio ParrellaLegionario: Pasquale CrapettiIndovino: Francesco CarusoneStratone: Fabio RizzutoRegista teatrale: Fabio CavalliOttavio: Maurilio Giaffreda

Genere: Docufiction Durata: 76 minutiOrigine: Italia, 2012

opo un lunghissimo periodo diventuno anni, un film italiano tornaa vincere l’Orso d’oro al festival di

Berlino. Il film è Cesare deve morire deifratelli Taviani.Protagonisti della pellicola sono i detenutidel carcere di Rebibbia che si trasformanoin interpreti shakespeariani per mettere inscena, guidati dal regista Fabio Cavalli, ilGiulio Cesare di Shakespeare. Cesare deve morire inizia e termina a co-lori, tra gli applausi del pubblico che salutagli attori che, dopo aver goduto del suc-cesso, si avviano verso i reparti detentiviscortati dal personale della Polizia Peniten-ziaria. Tra l’incipit e l’epilogo si dipana ilvero film dei fratelli Taviani, rigorosamentein bianco e nero e per il quale gli stessi re-gisti rifiutano ogni etichetta di documen-tario, docu-fiction o mockumentary che sia.

D

La storia racconta dei provini, della distri-buzione delle parti e delle prove.In mezzo, però, ci sono i grandi rapportiche legano e dividono gli uomini: l’amici-zia, il tradimento, il potere e il rispetto.I detenuti-attori recitano nel proprio dia-letto d’origine, ma la deformazione dialet-tale delle battute non intacca minimamenteil tono della tragedia e, anzi, vi aggiungeuna verità nuova, un vis poetica e una forzadrammatica inimmaginabile.Ciascun attore-detenuto entra in confi-denza con il suo personaggio attraverso lapropria lingua, tanto che anche il più reto-rico dei momenti, quale è il discorso diMarcantonio davanti alla folla che acclamaBruto, assume un particolare significatonel napoletano di Antonio Frasca, perchégli uomini d’onore a cui si rivolge, sonodavvero davanti a lui.E pur tuttavia, i due registi riescono co-munque ad evitare qualsiasi processo diidentificazione tra attori e personaggi.In Cesare deve morire, insomma, il teatroillumina l’oscurità del carcere manifestan-

a cura di Giovanni Battista De Blasis

Cesare deve morire

dosi quasi come un tentativo di evasionesenza, però, cancellare le colpe e l’esecu-zione penale. Le condanne, infatti, non

vengono mai nascoste eil teatro diventa unasorta di rivalsa per di-mostrare che c’è unaltro modo di vivere e,allo stesso tempo, unmezzo per inviare unmessaggio a chi stafuori e sta per commet-tere gli stessi sbagli chegli stessi attori hannocommesso in passato.•• VINCITORE DELL’ORSOD’ORO AL 62° FESTIVAL DIBERLINO (2012).• REALIZZATO CON IL CON-TRIBUTO DEL MIBAC-DGC.

Pasquale SalemmeSegretario Nazionale del Sappe [email protected]

Pina Somaschini, la nuova commessa delnegozio di Pippo Ricciardi, si reca a casadel titolare, per farsi consegnare dalla mo-glie le chiavi del negozio, per poter aprire.Non ottenendo alcuna risposta, spinge laporta accostata e si introduce rispettosanell’appartamento. D’un tratto scorge sulpavimento, in una pozza di sangue, uno deifiglioletti del Ricciardi. Poco distante, su-pina sul pavimento anche quello della mo-glie. La commessa, sconvolta, scende instrada in cerca di aiuto. Dei passanti aller-tati dalle grida della ragazza, telefonano allapolizia che poco dopo arrivata nell’appar-tamento scopre le vittime giacenti riverse inuna pozza di sangue, materia cerebrale e

tracce di vomito. Oltre a Franca Pappalardoe al piccolo, all’interno della casa ci sonoaltri due cadaveri: Giuseppina e Antonioche ha meno di un anno, riverso sul seg-giolone dove poco prima stava prendendola pappa. In totale, l’assassino o gli assas-sini hanno brutalmente ucciso, quasi sicu-ramente con una spranga in ferro, quattropersone. Il Ricciardi, che si trovava a Prato per ra-gioni di lavoro, rintracciato e informatodell’accaduto viene interrogato e fa il nomedi Rina Fort. La Fort rintracciata e arrestata,nega di aver compiuto gli omicidi. Le proveper incriminarla non ci sono e sarebbeprobabilmente riuscita a farla franca se nonfosse stato per l’avvedutezza del funzionariodi Pubblica Sicurezza. Alla fine del secondogiorno il commissario, dott. Di Serafino,nota sul cappotto della Fort delle macchio-line scure: sono macchie del sangue di

in manicomio. Avuta la separazione la Fortsi trasferisce così a Milano, presso l’appar-tamento della sorella in via Panfilo Castaldi.Nella città lombarda, Rina trova lavorocome commessa in un negozio di stoffe erimasugli in via Tenca. Il proprietario, Giu-seppe Ricciardi, di origine siciliane avevalasciato a Catania moglie e figli per cercarefortuna al Nord come tanti altri immigrati.Il Ricciardi, detto Pippo, è un meridionaledal sangue caldo, gli piacciono le belledonne, e non si è mai fatto mancare com-pagnie femminili. Da li a poco i due diven-teranno amanti. La loro sarà una storia incui amore e morte finiranno per legarsi in-dissolubilmente: una storia brutta che la-scerà un’impronta indelebile nella cittàdella Madonnina. Inizialmente Pippo fececredere alla sua amante di essere scapolo,ma anche quando rivelò il suo stato coniu-gale alla Fort, questi accettò la relazione ex-tramatrimoniale. La loro relazione, comune a tante altre sto-rie clandestine costruite a volte sulla men-zogna e a volte accettate consapevolmentedai partners per amore e/o per passione,nella piena consapevolezza che il legame,matrimoniale di uno dei due o di entrambiprobabilmente non terminerà mai, sarebbepotuta continuare all’infinito nonostante lagravosa presenza della moglie. I dueamanti a Milano vivevano in simbiosi: du-rante il giorno nel negozio, e di sera a cenao al cinema. Finché la moglie del Ricciardi,Franca Pappalardo, 40 anni, insospettitadalle continue voci sulla presunta relazionedel marito con una commessa, si tra-sforma, suo malgrado, in emigrante e sitrasferisce a Milano coi tre figli: Giovannidetto Giovannino, 7 anni, Giuseppina dettaPinuccia, 5 anni, Antonio detto Antoniuc-cio, 9 mesi. Constatata la fondatezza dellevoci, impone al marito di licenziare la Forte chiudere la relazione, anche perché lei èincinta per la quarta volta. Rina viene cosìlicenziata e approda a fare la commessa inuna pasticceria, continuando comunque avedersi con Peppe. La mattina del 30 novembre del 1946,verso le otto di un sabato freddo e umido,

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Caterina Fort, la “mass murder “ di casa nostra

ra il 1946, la guerra era finita dapoco, a Milano si percepiva ancoral’odore di sangue per le esecuzioni

politiche sommarie avvenute nei mesi ad-dietro. L’Italia stava cercando di tornare allanormalità e proprio nella città lombardainiziavano a giungere i primi immigrati, deldopo guerra, da ogni parte del Paese. A Mi-lano arrivò anche una giovane ragazza friu-lana: Caterina Fort, soprannominata Rina.La Fort nata a Santa Lucia di Budoia in pro-vincia di Udine il 28 giugno 1915, porta conse un vissuto tormentato contornato da luttie dolori che hanno inciso profondamentesul suo carattere e sulla sua personalità. An-cora ragazzina, all’età di dieci anni, duranteuna passeggiata in montagna, chiede alpadre di aiutarla a superare un piccolosalto: l’uomo le va incontro, scivola in unburrone e si sfracellarsi al suolo perdendola vita. Nel 1930 apprende che quattro suoiparenti si sono uccisi nel giro degli ultimicinquanta anni: il primo buttandosi sottoun treno presso Mestre; un altro, un sacer-dote, trovato impiccato nella sua canonicaa San Quirico di Pordenone; il terzo trovatoannegato e, una cugina anch’essa trovataimpiccata come il prete. Ma la sfortunadella ragazza non finisce qui! Il suo primofidanzato muore di tubercolosi poco primadelle nozze. Nel contempo la Fort scopreche a causa di una sterilità incurabile nonpotrà avere figli. All’età di 22 anni convoglia a nozze conGiuseppe un suo paesano, ma la mattina delmatrimonio, iniziarono per lo sposo già iprimi segni paranoici destinati a diventarepazzia pura, a tal punto da essere rinchiuso

E

Nelle fotoa destra

Caterina Fort

sottoCaterina

Fortdurante il

processo

Franca Pappalardo che, insieme alla cioccadi capelli neri rivenuti nel pugno chiusodell’uccisa, inchiodano definitivamente l’as-sassina. Dopo diciassette interrogatori di set-tanta ore complessive la Fort confessò ildelitto della Pappalardo, ma non quello deifigli ed accusò il Ricciardi di essere stato ilmandante del delitto, assieme ad un tal Car-melo. Aggiungendo che, nelle intenzioni del-l'ex amante, lei e Carmelo avrebbero dovutosemplicemente inscenare un furto per con-vincere la Pappalardo che la vita a Milano eratroppo pericolosa e spingerla a tornare a Ca-tania ma che, una volta giunta in Via San Gre-gorio, la situazione sarebbe precipitata anchea causa di una «sigaretta drogata" che il mi-sterioso Carmelo le aveva offerto poco prima.Ne vennero scovati cinque di Carmelo, amicio parenti del vedovo. Ma solo uno, alla fine,fu identificato come il complice della Fort:Carmelo Zappulla, all’anagrafe Giuseppe.Dovette passare un anno e mezzo, prima cheZappulla e il Ricciardi, arrestati in seguitoalle dichiarazioni della Fort, venissero scar-cerati perché totalmente estranei al delitto divia San Gregorio. Lo scrittore Dino Buzzati,all’indomani del ritrovamento dei cadaveri edel fermo della Fort, scriverà sul Nuovo Cor-riere della Sera: «Una specie di demonio siaggira dunque per la città, invisibile, e staforse preparandosi a nuovo sangue. L’altrasera noi eravamo a tavola per il pranzoquando poche case più in là una donnaancora giovane massacrava con unaspranga di ferro la sua rivale e i suoi trefiglioletti».Il 10 gennaio 1950, presso la Corte d'Assisedi Milano, incominciò il processo contro la

Fort, accusata di strage. La donna, chevenne difesa dall'avvocato Antonio Marsico,presenziò a tutte le udienze sfoggiando unavistosa sciarpa gialla che le valse il sopran-nome della «Belva con la sciarpa colorcanarino». Nella perizia psichiatrica svoltadal professore Filippo Saporito, un lumi-nare della psichiatria criminale, l’imputataviene descritta come una persona sana dimente e dotata di una intelligenza supe-riore alla media nonostante i casi di pazziae di suicidio in famiglia, e nonostante labrutale ferocia con cui aveva colpito nonsolo la povera mogliedel Ricciardi, maanche i piccoli inno-centi. Va ricordato chei colpi vibrati - con unarnese del resto maitrovato - sullo stipitedella porta aperta dallapovera vittima avevanofatto tacche profondecentimetri. Quando altermine del dibattimentole fu data l'ultima parola,la Fort se ne uscì con unasorta di amaro, spregiu-dicato proclama: «Potreidire che non ho paura della sentenza. Fa-ranno i giudici. Mi diano cinque anni ol'ergastolo, a che può servire? Ormaisono la Fort!». Condannata all’ergastolo,dopo un breve carcerazione a San Vittore,venne trasferita nel carcere di Perugia. LaCorte di Assise di Bologna, nel processo diappello, nel 1951, confermo l’ergastolo. Ilricorso in Corte di Cassazione, preso in

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Nelle fotoa sinistral’ interro-gatorio della Fort

a latoun articolodell’epoca

esame il 25 novembre 1953 non cambiò lapena, e l'ergastolo venne riconfermato. DaPerugia Rina Fort fu trasferita, per motividi salute, a Trani (per il clima più mite) epoi a Firenze. In una delle numerose lettereinviate al suo avvocato c’è ne una che con-tiene una frase inquietante: «Non è laquantità della pena che mi spaventa. C’èuna parte del delitto che non ho com-messo e non voglio».In relazione alle modalità esecutive delreato, secondo una classificazione operatadall’FBI (Federal Bureau of Investigation),gli omicidi multipli, come quelli della Fort,possono essere annoverati nella sottocate-goria denominata: mass murder o mass-killer. Con tale termine si intende unomicidio che coinvolge più vittime ucciseintenzionalmente, nello stesso luogo ed allostesso tempo. Solitamente la motivazioneche presiede l’agire di questi killer sembraessere un senso di rabbia e vendetta. Puravendo alcune caratteristiche in comunecon i serial killer, quali la razza (bianca) el’età (tra i 20 e 45 anni), i mass killer sidifferenziano dagli assassini seriali, inquanto sono degli impulsivi che non si pre-occupano affatto di lasciare, se non si sui-cidano sul posto, tracce che possonoaiutare la polizia nella loro cattura, non te-mono di essere uccisi e, generalmente,

commettono le loro stragiin luoghi pubblici, eccettoquelli che uccidono i pro-pri familiari. Si tratta diindividui che sembranotristi, antagonisti, ribellie frustati, violenti nelloro comportamento,talvolta sono stati incura psichiatrica o psi-cologica, altre volte, in-vece, vengono descritticome persone del tuttonormali. Il 12 febbraio del

1975 Rina Fort ottenne la grazia per buonacondotta dal presidente della Repubblica,Giovanni Leone. Morì a Firenze, d’infarto,nel 1988. La sua ostinata ed ultima ver-sione fu sempre quella di aver agito sottola spinta materiale e morale di un complicedel Ricciardi: Carmelo. Per la storia e l'opi-nione pubblica Rina sarà sempre ricordatacome la Belva di San Gregorio. Alla prossima ...•

mando la psicanalisi che per prima propo-neva di dare un’interpretazione psicologicaal disagio mentale.Si stavano sviluppando anche l’antropolo-gia, la sociologia, la psichiatria sociale diSullivan in America, che andavano sempredi più allargando la cultura intorno al di-scorso psichico, lasciando intravedere lapossibilità che altri fattori, non solo, quindi,quelli biologici, potessero spiegare il di-sturbo psichiatrico, un disturbo che, nellasua dinamica, si presentava multifattoriale,in quanto vi incidevano, e vi incidono, con-dizioni ambientali, familiari, sociali, cultu-rali ed etniche.Questo contesto culturale creava le basi perun’interpretazione che andasse al di làdell’aspetto biologico, fornendo le fonda-menta per quei movimenti di psichiatria de-mocratica che in Italia trovarono in FrancoBasaglia il loro principale esponente.La legge Basaglia poggiava proprio sulla re-lazione, perché si basava sul presuppostoche la malattia mentale fosse il prodotto diun’interazione di più fattori, tra cui assu-mevano particolare rilevanza i fattori fami-liari, ambientali, culturali e sociali,manifestandosi la malattia di sovente pro-prio come frattura con il sociale: da qui idue principi fondamentali della preven-zione e della riabilitazione, anche se lalegge Basaglia viene ricordata, più che

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ualcuno volò sul nido del cuculo èuno dei pochi film che unitamente aifilm Accade una notte e Il silenzio

degli innocenti ha trattato in modo inno-vativo l’argomento del disagio mentale re-lativo agli ospedali psichiatrici,denunciando in maniera drammatica il trat-tamento inumano cui sono sottoposti i pa-zienti ivi ospitati, o meglio ristretti, versocui vige un atteggiamento discriminatorioalimentato dalla paura dell’aggressivitàdell’alienato mentale.Il titolo è altamente simbolico, letteralmenteriprende il verso di una filastrocca: threegeese in a flock, one flew East, one flewWest, one flew over the cuckoo’s nest(uno stormo di tre oche, una volò ad est,una volò ad ovest, una volò sul nido del cu-culo). Il termine inglese cuckoo indica il cuculo,ma in senso traslato significa anche pazzoe, quindi, il titolo potrebbe essere tradottocon qualcuno diventò pazzo, nondimenoil titolo sembra far riferimento al fatto chel’uccello del cuculo non costruisce il pro-prio nido, ma depone le uova in quellodegli altri uccelli, prediligendo i nidi postiin luoghi impervi, difficilmente raggiungibilie particolarmente isolati.Le condizioni degli ospedali psichiatrici ita-liani è stata prepotentemente riportata allaribalta dalla Commissione parlamentare di

Nelle fotoin alto.

a destra Jack

Nicholsone a sinistra

Franco Basaglia a

Luca PasqualoniSegretario Nazionale ANFU [email protected]

inchiesta, presieduta dal senatore IgnazioMarino, che ne ha tratteggiato un quadroprofondamente sconfortante, a parte al-cune rare eccezioni.Ma facciamo un passo indietro.L’istituzione manicomiale, tra la finedell’800 e i primi del 900, era dominata dauna visione prevalentemente biologica, chesi reggeva sull’idea della origine genetico-costituzionale del disturbo psichiatrico. Le implicazioni psicologiche, ambientali esociali di questi disturbi non erano preseminimamente in considerazione, non si co-noscevano i neurotrasmettitori ed idoneifarmaci. Per questo il manicomio eral’unica soluzione possibile: per un pazientepsichiatrico non c’era molto da fare e con-siderando che poteva costituire un pericoloper sé e per gli altri, era meglio rinchiu-derlo.In stretta connessione con le esigue cono-scenze di tipo descrittivo delle varie pato-logie mentali, il paziente psichiatrico eraun individuo che, prima ancora, di doveressere curato doveva essere detenuto, omeglio, custodito.Le uniche cure applicabili all’epoca nellestrutture manicomiali erano l’elettroshock,peraltro praticato in maniera selvaggia, ledocce fredde, l’insulina-terapia e la lobec-tomia.Nell’ambito di queste aberrazioni, qualcosacominciava a muoversi. Si andava affer-

Quando è il Poliziotto Penitenziario a volare sul nido del cuculo

Q

nitenziari già sede di ospedale psichiatricogiudiziario siano definitivamente chiusi o,in alternativa, riconvertiti, per quella data,ad altra funzione penitenziaria. Tuttavia, anche la legge Basaglia è riuscitasolo parzialmente nell’intento di abolire imanicomi, dal momento che il regolamentodi attuazione non fu mai emanato e con luinon furono mai individuate strutture resi-denziali alternative previste dai vari Pro-getti-Obiettivi di salute mentale, cosìcome non è riuscita nell’intento la Legge n.833/78 che mirava a garantire l’universalitàdelle cure ai malati mentali. Invero, i buoni propositi delle Direzionidegli O.P.G. si scontrano sempre più spessocon una cronica carenza di fondi, dopo itagli disposti dal Ministro della Giustizia, econ i ritardi nella gestione dell’assistenzamedica dopo il passaggio della sanità peni-tenziaria a quella del Servizio Sanitario Na-zionale. A subire le conseguenze di questa situa-zione sono gli agenti di polizia penitenziariae gli stessi internati, che dovrebbero esserecurati e non custoditi, tanto che la presenzadella polizia penitenziaria mal si conciliacon lo status di internato quale soggettoper lo più non imputabile e quindi incapacedi intendere e di volere, poiché la perico-losità sociale non può precedere lo statusmentale, come accade, per contro, nell’ar-ticolo 203 del c.p., di ispirazione autorita-ria, conformemente all’ideologia fascistadell’epoca.L’attuale crisi degli O.P.G. è il punto di ar-rivo di una escalation negativa che ha por-tato all’aumento inversamenteproporzionale del numero degli internati,rispetto a quello degli agenti di polizia pe-nitenziaria. Dando attuazione alle direttivedel Ministero della Giustizia, che ha dispo-sto il blocco degli organici negli O.P.G., ladotazione organica degli agenti negli ultimicinque anni è drasticamente scesa di circa40 unità fino agli attuali 119, a fronte di unaumento esponenziale di internati: si è pas-sati, infatti, dai 178 nel 2008 agli attuali357, unità in più unità in meno. In ogni reparto, infatti, a fronte di oltre 100ricoverati, è presente un solo agente (ri-spetto ai tre previsti) per garantire la sor-veglianza dei reparti, talvolta posti su piùpiani, nonché delle loro pertinenze.

altro, per aver sancito la chiusura dei ma-nicomi criminali, perlomeno nella loro ac-cezione di luoghi di costrizione e diinterdizione.Proprio sulla scia di queste rinnovate ten-denze psichiatriche si è mosso l’articolo 62della Legge 354/1975 che, nell’adottare ladenominazione di Ospedale PsichiatricoGiudiziario in luogo di manicomio crimi-nale, non voleva operare solo una muta-zione lessicale, ma soprattutto sostanziale,tentando di concepire gli O.P.G. quali luoghidi cura e di riabilitazione e solo in minimaparte di restrizione.Eppure, è notizia di questi giorni di come isuddetti obiettivi siano stati disattesi, comeha rilevato la citata Commissione Parlamen-tare sul Servizio Sanitario Nazionale, di cuil’articolo 82 della Costituzione, ritenendosolo quello di Castiglione delle Stiviere cor-rispondente agli standards di legge, suglialtri il giudizio è stato impietoso: si è par-lato addirittura di lager.

L’inchiesta parlamentare ripropone conforza il problema della gestione di strutturedi reclusione che hanno bisogno di unaprogettualità tale da garantire l’assistenzaai malati e la sicurezza degli operatori. Il Documento a firma dell’onorevole Ma-rino, come al solito, non è l’ultimo né tantomeno vincolante, ma, nondimeno, per gliospedali psichiatrici giudiziari è iniziato unprocesso progressivo di dimissione, infatti,il decreto legge n. 211 del 2011 in fase diconversione, dell’attuale Ministro della Giu-stizia On.le Paola Severino, ha fissato alladata del 31 marzo del 2013 la loro defini-tiva chiusura, disponendo che gli istituti pe-

n. 192 • febbraio 2012 • pag. 23Polizia Penitenziaria • SG&S

Nella fotosoprala targa di un OPG

a sinistraIgnazio Marino

In queste condizioni è evidente come di-venti impossibile la gestione dei reparti,con il rischio quotidiano di risse, aggres-sioni, gesti di autolesionismo e finanche disuicidio, alimentati anche dagli spazi ri-stretti in cui sono costretti a vivere gli inter-nati, incompatibili con il disagiopsichiatrico.

Occorre che i politici, a tutti i livelli, invecedelle solite passerelle a cui si accompa-gnano puntualmente anatemi, quantoestemporanee soluzioni, si facciano caricodel loro ruolo istituzionale, mettendo lestrutture psichiatriche nelle condizioni dipoter svolgere al meglio il loro mandato,poiché le condizioni talvolta disumane incui versano gli O.P.G. sono il frutto di unavoluta indifferenza della società civile, deipolitici, nonché dei vertici dell’Amministra-zione penitenziaria, poiché è bene ram-mentarlo, gli O.P.G. sono centripenitenziari, gestiti dall’Amministrazionepenitenziaria, dal momento che sono depu-tati ad ospitare soggetti sottoposti a misuredi sicurezza.Ma dove sono stati i politici fino ad oggi,dove era la società civile, quella società per-benista sempre pronta, in occasione di sui-cidi di detenuti o di internati, a pontificaree a stigmatizzare l’operato del malcapitatopoliziotto penitenziario di turno.E sì, perché se andiamo a vedere chi è ve-ramente volato sul nido del cuculo, ci ac-corgeremmo che quel qualcuno indossa ilbasco azzurro: è il poliziotto penitenziarioche quotidianamente contro tutto e tutti ge-stisce e custodisce quei soggetti che la so-cietà civile ripudia, assicurando quellaumanità che l’apparato statale nel suo com-plesso non è in grado di assicurare, maesclusivamente di decantare.•

n. 192 • febbraio 2012 • pag. 24Polizia Penitenziaria • SG&S

a Segreteria Generale del SindacatoAutonomo Polizia Penitenziaria, incollaborazione con Confsalform e

Fon.AR.Com., ha organizzato una impor-tante attività di formazione ed aggiorna-mento professionale che ha visto coinvolti,in questa prima edizione articolata in duemoduli, circa 100 dirigenti locali, provin-ciali, regionali e nazionali del primo Sinda-cato della Polizia Penitenziaria. Questa prima edizione del Corso, che si èsvolta ad Abano Terme e che vedrà il gra-duale coinvolgimento di tutti i dirigenti sin-dacali del Sindacato Autonomo PoliziaPenitenziaria, ha messo in evidenza l’im-portanza delle attività di formazione ed ag-giornamento professionale dei dirigentisindacali, in grado di caratterizzare l’accre-scimento delle conoscenze e delle capacitàindividuali in coerenza con le esigenze or-

LIn collaborazione con FonARCome Confsalform evento formativo

per i dirigenti del Sappe

ganizzative e con i cambiamenti del conte-sto di riferimento. L’obiettivo generale è stato quello di fornireproposte e risposte formative mirate eorientate a sviluppare la professionalità, at-traverso docenti altamente qualificati edapprofondimenti mirati su legislazionedella salute e sicurezza nei luoghi di la-voro, contrattazione e tecniche di negozia-zione, accordo nazionale quadro dellaPolizia Penitenziaria e contrattazione sin-dacale, leadership e comunicazione. Al termine della intensa tre giorni, i par-tecipanti sono stati sottoposti ad un test diverifica ai fini del riconoscimento del cre-dito formativo in materia di sicurezza suiluoghi di lavoro. L’evento formativo del Sappe ha riscossol’ampio e corale apprezzamento dei parte-cipanti nonché degli stessi qualificati do-centi, che hanno avuto modo di esprimerepubblicamente il loro favore per la profes-sionalità, l’attenzione e la partecipazionecon cui sono state seguite le lezioni. Appuntamento alla prossima edizione!

erremme

n. 192 • febbraio 2012 • pag. 25Polizia Penitenziaria • SG&S

Nelle fotoalcuneimmagini del Primo Modulo Formativo

• assistenza legale nel relativo procedimento amministrativo;•assistenza nella fase giudiziale contro il relativo provvedimento negativo;• compenso professionale convenzionato.

in materia di PENSIONE PRIVILEGIATAper il personale cessato dal servizio e/o i superstitiL’assistenza interessa:• il personale collocato in congedo senza diritto a pensione o con pensioneordinaria che possa ancora chiedere il riconoscimento della dipendenzada causa di servizio di infermità o lesioni riferibili al servizio stesso e laconseguente pensione privilegiata;• il personale collocato in congedo senza diritto a pensione o con pensioneordinaria, al quale sia stata negata la pensione privilegiata per non dipen-denza da causa di servizio di infermità e lesioni o per non ascrivibilità dellestesse;• il personale cessato per inidoneità dal ruolo della Polizia Penitenziaria,già transitato o che debba transitare ai ruoli civili della stessa amministra-zione o di altre amministrazioni, ai fini della concessione della pensioneprivilegiata per il servizio prestato nella polizia Penitenziaria;• il personale deceduto in servizio, ai fini della pensione indiretta privile-giata ai superstiti e di ogni altro beneficio previsto a favore degli stessi;• il personale già titolare di pensione privilegiata deceduto a causa dellemedesime infermità pensionate, ai fini dei conseguimenti spettanti ai su-perstiti.L’assistenza comprende:• esame gratuito, legale e medico legale, del fondamento della domandaper la concessione della pensione privilegiata anche per i transitati al ruolocivile;• valutazione gratuita, legale e medico legale, del fondamento del ricorsocontro il provvedimento negativo della pensione privilegiata;• valutazione gratuita, legale e medico legale, delle pensioni indirette e diriversibilità ai fini del trattamento privilegiato e dell’importo pensionisticoliquidato;• assistenza nella relativa fase amministrativa e nella fase giudiziale controil provvedimento pensionistico negativo;• compenso professionale convenzionato.

PER BENEFICIARE DELLA CONVENZIONE Gli iscritti al Sappe possono:• rivolgersi alla Segreterie Sappe di appartenenza;• rivolgersi agli avvocati Guerra presso le sedi degli studi di Roma (via Ma-gnagrecia n.95, tel. 06.88812297), Palermo (via Marchese di Villabiancan.82, tel.091.8601104), Tolentino - MC (Galleria Europa n.14, tel.0733.968857) e Ancona (Corso Mazzini n.78, tel. 071.54951);• visitare il sito www.avvocatoguerra.it

La convenzione Sappe/Studio Legale GuerraPer rispondere ad una richiesta sempre più pressante dei propri iscritti,il Sappe ha stipulato una convenzione con lo Studio Legale AssociatoGuerra, come partner legale in materia previdenziale.

Lo Studio Legale Associato Guerra è specializzato in materia di diritto pen-sionistico pubblico, civile e militare.

La convenzione tra il Sappe e lo Studio Legale Associato Guerra comprende • la causa di servizio e benefici connessi;• le idoneità al servizio e provvedimenti connessi:• i benefici alle vittime del dovere;• la pensione privilegiata (diretta, indiretta e di riversibilità) e gli assegniaccessori su pensioni direttte e di riversibilità.

La consulenza si avvale di eccellenti medici esperti di settore, collaboratoridell Studio Guerra, in grado di assistere l’interessato anche nel corso dellevisite mediche collegiali in sede amministrativa e giudiziaria.In particolare, attraverso lo Studio Legale Associato Guerra , il Sappe ga-rantisce ai propri iscritti:

in materia di CAUSA DI SERVIZIO• valutazione gratuita, legale e medico legale, del fondamento della do-manda per il riconoscimento della causa di servizio anche ai fini dell’equoindennizzo;• assistenza legale nella fase amministrativa;• valutazione gratuita, legale e medico legale, del fondamento del ricorsocontro il provvedimento negativo di riconoscimento della causa di servizioe del’equo indennizzo;• assistenza legale nella fase giudiziale dinanzi alle competenti Sedi Giu-risdizionali;• compenso professionale convenzionato.

in materia di INIDONEITA’ AL SERVIZIO• valutazione legale e medico legale delle infermità oggetto di accerta-mento della idoneità al servizio, per la scelta strategica delle azioni da pro-muovere secondo gli obiettivi che intende raggiungere l’interessato;• assistenza legale nel relativo procedimento amministrativo;•assistenza nella fase giudiziale contro il provvedimento amministrativo;• assistenza amministrativa e giurisdizionale contro il provvedimento ditrensito;• compenso professionale convenzionato.

in materia di VITTIME DEL DOVERE• valutazione gratuita per l’accertamento della sussistenza delle condizionidi legge richieste per il diritto ai benefici previsti a favore delle vittime deldovere;

a recente sentenza della Corte diCassazione (N.4377/12) che ha sta-bilito non essere obbligatorio il car-

cere in presenza di reato per stupro digruppo non poteva non destare sconcerto.Prima di decidere che quella dei giudici èstata una decisione maschilista forse è giu-sto ricostruire sommariamente quello cheè successo.Nel 2009 era stato stabilito (Art.275 c.p.p.)che per i reati sessuali, al pari dei reati dimafia, fosse obbligatoria la custodia caute-lare in carcere salvo che il giudice ritenessenon sussistere una tale esigenza cautelare.Quindi chiunque era gravemente indiziatodi aver commesso un reato sessuale dovevaandare necessariamente in carcere in attesadel processo.

Nel 2010 la Corte Costituzionale (sentenzan.265) ha ritenuto che tra i reati di mafia ei reati sessuali non poteva esserci compa-razione, perché i primi sono riconducibiliad associazioni criminali e i secondi di so-lito vengono eseguiti individualmente. Algiudice quindi non è vietato disporre la cu-stodia cautelare in carcere ma nulla vietache possa anche prendere decisioni di-verse concedendo all’indagato, ad esempio,gli arresti domiciliari, come può accadereper gli indagati di reati molto gravi (rapinaaggravata, sequestro di persona a scopo diestorsione). Secondo la Corte Costituzionale quindi ca-deva l’obbligatorietà del ricorso al carcerecon un provvedimento di custodia caute-lare. Tra l’altro sempre la stessa Corteaveva ritenuto che l’obbligatorietà del car-

tomatismi o presunzioni e deve essere ilgiudice ad apprezzare e motivare i presup-posti e le condizioni per l’applicazione delcarcere al fatto concreto. Secondo la Corte Costituzionale quelli ses-suali sono delitti meramente individuali chepossono essere affrontati in teoria anchecon misure diverse dalla custodia caute-lare.

Che in giro ci sia allarme sociale per il mol-tiplicarsi di delitti a sfondo sessuale nonpuò rientrare tra le finalità di tale misurarestrittiva in carcere.La Corte di Cassazione ha fatto proprio taliconsiderazioni ed ha condiviso il contrastodella norma con gli articoli 3,13 e 27 dellaCostituzione ed ha stabilito che il giudicepossa applicare misure diverse dalla custo-dia cautelare anche agli indagati per stuprodi gruppo.Ha quindi annullato la sentenza del GIP diCassino rinviando al Tribunale del Riesamedi Roma per una nuova valutazione cheterrà conto dei principi sopradescritti e chepotrebbe anche risolversi con la ricon-ferma del carcere per i due indagati.Loro, intanto, restano in carcere in attesadi nuove determinazioni mentre migliaia didonne, imbestialite e deluse, sono convinteche ci si stia arrampicando sugli specchi diuna giustizia ingiusta.

*Avvocato, già Dirigentedell’Amministrazione penitenziaria

cere agli imputati di reati sessuali fosse in-compatibile con l’art.3 della Costituzione(tutti i cittadini sono eguali davanti allalegge).Che la gente pensi di farsi giustizia buttandoin carcere gli imputati di reati sessuali nonrientra, secondo la Corte Costituzionale, tragli scopi della custodia cautelare, previstasolo per pericolo di fuga, rischio di inqui-namento di prove, pericolo di reiterazionedel reato. La Cassazione, con la sentenza che sta de-stando tanto scalpore, non ha fatto altroche applicare tale disposizione.In particolare:a Cassino una ragazza mino-renne viene violentata da due persone,credo in macchina. Il GIP spedisce in carcere i due imputatiper violenza sessuale di gruppo. Gli imputati ricorrono al Tribunale del Rie-same di Roma che il 19.8.2011 confermal’ordinanza del GIP. Il Tribunale ricostruisce il fatto e si sof-ferma su due momenti critici della vicenda:a) contrasto tra la versione fornita dalla ra-gazza e le tesi degli imputati circa la volon-tarietà dei rapporti sessuali intrattenutipacificamente;b) esistenza delle esigenze cautelari chesuggerivano il ricorso al carcere. Ritenutala sussistenza dei gravi indizi di colpevo-lezza il Tribunale aveva ritenuto che la fat-tispecie rientrava nella ipotesi prevista dalsuindicato art.275 c.p.p. (modificato inmaniera restrittiva nel 2009).La Corte di Cassazione, sentiti i difensoriche hanno sollevato tra l’altro il problemadella compatibilità dell’art.275 con la sen-tenza della Corte Costituzionale, ha rico-struito la filosofia che ha animato nellaCorte Costituzionale la disciplina delle mi-sure cautelari. Il regime sarebbe improntato al criterio delminore sacrificio necessario assicuratomediante la previsione di una pluralità gra-duata di misure, una sorta di individualiz-zazione del trattamento cautelare. Per tale motivo non ci possono essere au-

L

Arresto obbligatorio per lo stupro di gruppo: ma è tutta colpa della Cassazione?

Aldo Maturo *[email protected]

n. 192 • febbraio 2012 • pag. 27Polizia Penitenziaria • SG&S

Nelle fotosoprala sede

romanadellaCorte Costituzio-nale

a sinistrauna immagine di violenza

n. 192 • febbraio 2012 • pag. 28Polizia Penitenziaria • SG&S

ono le undici di sera di una norma-lissima domenica quando Alex Crossviene convocato dal dipartimento di

polizia di Washington sulla scena del cri-mine. Georgetown. Una bellissima villa a tre piani in stile colo-niale, vicini e curiosi in vestaglia, radunatisul marciapiede. Dalle facce scure e glisguardi vitrei dei tecnici che emergonodall’interno, Cross ha già intuito che si tro-verà davanti uno spettacolo raccapric-ciante, ma non immagina nemmenoquanto. Cinque persone, un’intera famigliamassacrata con una violenza e una ferociainaudite. E quello che è peggio è che Crossconosceva bene una delle vittime, Ellie, excompagna di università e suo primo amore.Ma non c’è tempo per abbandonarsi ai ri-cordi e alla nostalgia: troppe sono le do-mande che attendono una risposta, apartire dall’inspiegabile presenza di dueagenti della CIA sul luogo del delitto. Unicoindizio in mano a Cross, il libro che ladonna stava scrivendo sulla situazione so-ciopolitica dell’Africa centrale. Chi si nasconde dietro la mano che ha uc-ciso Ellie? Chi c’è davvero dietro quel nomedi battaglia, la Tigre? Che cosa lega quelbrutale omicidio al massacro seriale chesembra aver preso di mira gli afroameri-cani di Washington? L’indagine si trasformapresto in una discesa all’inferno, sulle

tracce di un oscuro e indefinibile disegnodi morte che proviene da lontano. Da unluogo in cui soltanto Cross può adden-trarsi... Con questa ultima fatica editoriale,Patterson si conferma maestro del thriller!

un inverno che non dà scampoquello che avvolge nel gelo e nellaneve il piccolo paese di St. Andrew,

nel Maine, a pochi chilometri dal confinecanadese. È notte e la foresta ghiacciata pare sussur-rare nell’oscurità. Luke, giovane medico diturno al pronto soccorso, si ritrova davantiuna ragazza dall’apparente età di dician-nove anni e dalla bellezza eterea e strug-gente. È atterrita e chiusa nel silenzio, mai suoi occhi sembrano gridare. Ha appena ucciso un uomo, abbandonan-done il cadavere nel bosco. Si chiamaLanny e, con voce appena udibile, sostienedi aver ucciso quell’uomo perché era statolui a chiederglielo. Prega Luke di aiutarlaa scappare. Quando il dottore rifiuta, Lanny afferra unbisturi e si squarcia il petto nudo. Quello che succede dopo cambierà le lorovite per sempre. Luke, sconvolto, accetta diaiutarla a scappare oltre confine. E durantela fuga, lei gli rivela il proprio passato.Lanny è immortale e ha più di duecentoanni. Il suo è il raccontodi una donna travolta daun amore torbido, appas-sionato e mai ricambiatoabbastanza. È il raccontodi un uomo ossessionatodalla bellezza e dal biso-gno oscuro di posse-derla, un uomo chetrasforma la passionefisica in uno strumentodi dominio. È il rac-conto del terribileprezzo da pagare incambio della vitaeterna.

JAMES PATTERSON

L’ ISTINTO DEL PREDATORELONGANESI Edizionipagg. 320 - euro 16,40

avernole sul Mella, Val di Ledro, Bre-scia: i vertici di un macabro trian-golo all’interno del quale si consuma

una catena di omicidi sconcertanti, il cuisolo comun denominatore pare esserel’abito talare indossato ora dai sospettati,ora dalle vittime. E l’ex giudice Petri questa volta sembra fi-nirci in mezzo proprio per caso, quando,in un tiepido pomeriggio di fine estate, du-rante una battuta di pesca con la mosca,s’imbatte in un macabro spettacolo: il ca-davere di una giovane donna che galleggiapigramente in un’ansa del torrente nelquale sta pescando. È l’inizio di una trama sempre più intricata,

in cui gli omicidi si susse-guono a ritmo inquie-tante; in cui la soluzioneun momento appare aportata di mano e subitodopo è ambigua e fuor-viante; in cui le acque siconfondono in continua-zione e assassini e vittimepaiono scambiarsi le partiin un gioco perverso. Un’in-dagine molto scomoda perPetri e Miceli, che, tuttavia,come sempre, non scende-ranno a compromessi innome della giustizia.

S

ALMA KATSU

IMMORTAL

LONGANESI Edizionipagg. 442 - euro 17,60

E’ GIANNI SIMONI

PESCA CON LA MOSCA

TEA Edizionipagg. 307 - euro 12,00

T

nseparabili. Questo sono sempre statil’uno per l’altro i fratelli Pontecorvo,Filippo e Samuel. Come i pappagallini

che non sanno vivere se non sono insieme.Come i buffi e pennuti supereroi ritratti nelprimo fumetto che Filippo ha disegnato conla sua matita destinata a diventare famosa.A nulla valgono le differenze: l’indolenza diFilippo - refrattario a qualsiasi attività nonriguardi donne, cibo e fumetti - opposta alladeterminazione di Samuel, brillante neglistudi, impacciato nell’arte amatoria, avviatoa un’ambiziosa carriera nel mondo della fi-nanza. Ma ecco che i loro destini sembranoinvertirsi e qualcosa per la prima volta siincrina. In un breve volgere di mesi, Filippodiventa molto più che famoso: il suo car-toon di denuncia sull’infanzia violata, ac-clamato da pubblico e critica dopo untrionfale passaggio a Cannes, fa di lui il sim-bolo, l’icona in cui tutti hanno bisogno diriconoscersi. Contemporaneamente Samuelvive giorni di crisi, tra un investimento a ri-schio e un’impasse sentimentale sempre

più catastrofica:alla vigilia dellenozze ha persola testa per Lu-dovica, intro-versa rampolladella Milanopiù elegantecon un deboleper l’autoero-tismo. N e mm e n ol ’ e c c e z i o -nale, incrol-

labile Rachel, la “mame” che veglia su diloro da quando li ha messi al mondo, puòfermare la corsa vertiginosa dei suoi ra-gazzi lungo il piano inclinato dell’esistenza.Forse, però, potrà difendere fino all’ultimoil segreto impronunciabile che li riguardatutti... Nel suo ultimo lavoro Piperno ri-porta in scena la famiglia Pontecorvo cheabbiamo imparato a conoscere in Persecu-zione e con la quale abbiamo condiviso ildolore per un’onta terribile. Ora l’autorechiude il cerchio e mette il punto alla sagafamiliare, regalandoci un romanzo coralee di grande umanità. E come i suoi prece-denti, anche questo libro è imperdibile.

ambini maleducati, adolescentisenza regole, ragazzi ubriachi al-l’alba in una qualsiasi via di una

qualsiasi città. Bullismo, indifferenza. Giovani senza occu-pazione che, invece di prendere in manola propria vita, vegetano senza studiare nélavorare. Genitori che si lamentano di unagenerazione arresa, una generazione senzapassioni, che sembra aver perso anche lacapacità di stupirsi. Ma chi si è arreso per primo, se non i ge-nitori stessi? Chi per primo ha smarrito lostupore e l’indignazione? Chi, dicendo sempre sì, ha sottratto allenuove generazioni l’essenziale, ossia il de-siderio? I genitori “invertebrati”, quelli chedifendono i figli a priori, quelli che salva-guardano un quotidiano quieto vivere privodi emozioni e ambizioni, dove rimbombasoltanto l’elenco delle lamentele contro lasocietà e la politica. Come se questo mondo non l’avesserocreato proprio loro. Un pamphlet severoma anche pieno di speranza, con cui Cre-pet ribadisce tenacemente che educare si-gnifica soprattutto preparare le nuovegenerazioni alle difficili, ma anche meravi-gliose, sfide del futuro.

I

n. 192 • febbraio 2012 • pag. 29Polizia Penitenziaria • SG&S

a cura diErremme

anca ormai poco a Natale e fafreddo. La pioggia che cade sulgiardino della sua villa di Stoc-

colma non fa che incupire i pensieri diFrancy. Che noia, l’inverno. Peccato nonpoter cambiare a piacimento le stagioni,così come lei cambia di continuo le sue in-terminabili liste. Tutto programmato, se-condo un ordine maniacale. Perché Francynon lo sopporta proprio, il disordine. Do-vrebbe essere un periodo felice, per lei, maun pensiero ossessivo la angoscia, costrin-gendola a tormentarsi le mani, appoggiatesul pancione di ottomesi. E non ri-guarda la scelta delnome da dare allapiccolina in arrivo,anche se la cosapone non pochiproblemi. Il fattoè che non è facilefare la mamma,la moglie e lamanager. Spe-cialmente se iltuo primo figlioè in crisi adole-scenziale pre-coce e sembra preferirela compagnia della baby-sitter alla tua.Ancor meno se il tuo quasi perfetto maritosembra fare altrettanto... Ma quando Francysi vede recapitare la testa mozzata di un suocollaboratore, con tanto di biglietto d’au-guri, capisce di non avere scelta. Deve scen-dere in guerra. Sì, perché Francy è a capodel più vasto e potente impero criminale diStoccolma. E così, mentre è occupata ad al-lattare la neonata Belle e a cercare di ge-stire il primogenito, deve dedicarsi animae corpo a scoprire chi è la talpa che stamandando all’aria la sua organizzazione echi lo spietato assassino che vuole farle lescarpe. L’uomo che le vuole sottrarre il suoimpero. Un uomo che sembra conoscereun segreto capace di far crollare inesora-bilmente anche la sua vita privata...

B

ALESSANDRO PIPERNO

INSEPARABILIIl fuoco amico dei ricordi

MONDADORI Edizionipagg. 351 - euro 20,00

PAOLO CREPET

L’ AUTORITA’ PERDUTA Il coraggio che i figli ci chiedono

EINAUDI Edizionipagg. 195 - euro 16,50

M

AMANDA LIND

IL VANGELODELL’ ASSASSINALONGANESI Edizionipagg. 432 - euro 17,60

n. 192 • febbraio 2012 • pag. 30Polizia Penitenziaria • SG&S

a cura diGiovanni Battista De [email protected]

uasi venti anni di pubblicazioni hanno conferito almensile Polizia Penitenziaria la dignità di qualificatafonte storica, oltre quella di autorevole voce di opi-

nione. La consapevolezza di aver acquisito questo ruolo ci ha con-vinto dell’opportunità di introdurre una rubrica - Cosa Scri-vevamo - che contenga una copia anastatica di un articolo diparticolare interesse storico pubblicato quindici e più anniaddietro. A corredo dell’articolo abbiamo ritenuto di riprodurre la co-pertina, l’indice e la vignetta del numero originale della Rivistanel quale fu pubblicato.

Q

iuseppe Montalto, trent'anni, trapanese è stato assassinatola sera del 23 dicembre con tre colpi di fucile calibro 12caricato a lupara.

Un delitto feroce firmato inequivocabilmente dalla Mafia.Alta mafia l'hanno definita gli investigatori sia per Ie modalitàd'esecuzione sia per il semplice collegamento del delitto con illavoro di Giuseppe Montalto.Lavorava all'Ucciardone, alla nona sezione dove sono rinchiusidei mafiosi, i detenuti più pericolosi in assoluto, il gotha della cri-minalità mafiosa.Giuseppe svolgeva il suo lavoro con onesta. Era un tipo tranquillo,come diciamo noi "si faceva il suo", una frase che solo gli addettiai lavori possono capire e decifrare.Egli viene descritto dagli amici come un ragazzo i cui soli interessisono la giovane moglie e la bambina di pochi mesi. Senza vizi econ la passione della pesca.Eppure è stato assassinate barbaramente, da bestie feroci mandatefino a quella tranquilla contrada di campagna del trapanese pereseguire una sentenza di morte che secondo i piani criminosi dianimaIi travestiti da uomini doveva servire da monito a tutto ilpersonale di Polizia Penitenziaria.Quel giorno, Giuseppe Montalto aveva finito di lavorare alle 16.00ed era tornato a casa, poiché faceva il pendolare.Abitava con i suoceri, nell'attesa di costruirsi una casetta con unavita di risparmi, proprio nel pezzetto di terra dove invece ha tro-vato la morte.Verso Ie nove di sera era andato a comprare due bombole di gas,

che dovevano servire ad alimentare una stufa,specie quando la piccola Federica di dieci mesidoveva fare il bagnetto.Giuseppe era sceso dalla sua Fiat Tipo per po-sare Ie bombole a casa del suocero; aveva par-cheggiato proprio davanti la casa.Sua moglie Liliana era rimasta seduta sul sedileposteriore con in braccio la figlioletta.Dovevano mangiare dalla mamma di Giuseppe, aqualche chilometro di distanza dal luogo del de-litto.Dopo aver chiuso il portellone posteriore si avviavaad aprire lo sportello lato guida e non appena

GLa copertina e la vignetta del numero del mese di gennaio 1996

Natale Tragicoper la Polizia Penitenziaria di Giuseppe Romano

n. 192 • febbraio 2012 • pag. 31Polizia Penitenziaria • SG&S

Nelle fotoi funeralidi GiuseppeMontalto

aperto, un colpo di fucile sparato da un vi-gliacco mascherato colpiva il montante del-l'auto fracassandolo; Giuseppe non aveva il

tempo di girarsi che in rapida successione un altro colpo di fucilelo colpisce al fianco (bucando polmoni e cuore - colpo che si ri-leverà mortale n.d.a.) e subito dopo al viso devastandoglielo.II tutto in presenza della moglie e della figlioletta, rimaste miraco-losamente illese, riparate dalla grossa mole del Montalto (190 cm)oppure risparmiate volutamente dal killer professionista.Dopo gli spari e Ie urla disperate della moglie il killer ha il sanguefreddo di calarsi su Giuseppe per constatarne la morte. Poi fuggecon un altro o forse due complici.Un delitto portato a termine da gente abituata ad ammazzare, forseda killers locali, su commissione dei padrini di Cosa Nostra.Lo spettacolo che mi si presenta la notte del 23 dicembre è ag-ghiacciante, Giuseppe Montalto è stato massacrato non abbiamoparole, solo un grande dolore che ci fa venire lacrime silenziosedi rabbia.AI funerale celebrato nella piccola chiesetta di Pietragliate un'altrapiccola contrada di campagna dove Giuseppe era nato e cresciutoè presente anche il dott. Cianci e numerosissime autorità quali iSottosegretari alla alla Presidenza del Consiglio, agli Interni ed allaGiustizia, iI Capo della Polizia, il Comandante dell'Arma dei Cara-binieri ed il Comandante della Guardia di Finanza, l'Europarlamen-rare Leoluca Orlando, l'On.le Storace di A.N. e poi una follaimmensa di colleghi venuti da ogni parte della Sicilia a testimoniare

la solidarietà degli altri colleghi che in questo momento si sen-tono mandati allo sbaraglio e dei quali lo Stato si ricorda solo inoccasione di questi tragici avvenimenti.

COMUNICATO STAMPA del 24 dicembre 1995Barbaro attentato mafioso a TrapaniIeri 23 dicembre 1995, alle ore 21 ,30 nei pressi della propria abitazione inTrapani e rimasto vittima di un vile e barbara agguato , di chiara matrice ma-fiosa , I'agente di Polizia Penitenziaria Giuseppe Montalto di anni 30 in ser-vizio presso il carcere dell'Ucciardone di Palermo.L'agente Montalto, che lascia la giovane moglie ed una bambina in teneraeta, prestava da due anni servizio presso la 9a Sezione del carcere palermi-tano, a stretto contatto con detenuti di particolare pericolosità e sottopostial regime dell'articolo 41 bis (per il reato di associazione a delinquere distampo mafioso). Tra i possibili motivi scatenanti dell'efferato delitto, unaperquisizione straordinaria decisa il giorno prima, che aveva provocato graviminacce dei reclusi nei confronti degli agenti di Polizia Penitenziaria.L'evento, da intendersi quale estrema intimidazione lanciata dalla criminalitàal Corpo di Polizia Penitenziaria, contro ogni tentativo di ristabilire la legalitàall'interno degli istituti penitenziari, è l'ulteriore "riprova" che proprio ilCorpo nella sua totalità e nel suo quotidiano sacrificio, seppure in estremapenuria di organici, di mezzi e nella ormai disorganizzazione voluta e per-petrata dalle Autorità Politiche ed Amministrative del Dicastero della Giustizia,rappresenta l'ultimo baluardo della Stato contro il crimine, soprattutto nelleregioni ad alto rischio mafioso. Ancora una volta, inoltre, la mafia ha potutoe voluto dimostrare di avere ampia possibilità di controllo e di "comando"del Carcere dell'Ucciardone al territorio Siciliano. II S.A.P.Pe. - Sindacato Au-tonomo di Polizia Penitenziaria, esprimendo solidarietà alla famiglia ed agliamici del collega Montalto, estende a tutti i colleghi di Palermo, degli istitutipenitenziari della Sicilia e su tutto il territorio nazionale l'invito a non recedere di un passo dalla propria quotidiana azione a tutela dell'Ordine Costituitoe, nel contempo, rinnova al Presidente della Repubblica, a tutto il Governoed al Parlamento l'invito a prendere in seria considerazione Ie ormai inso-stenibili condizioni di servizio del Personale di Polizia Penitenziaria.

inviate le vostre foto a:[email protected]

n. 192 • febbraio 2012 • pag. 32Polizia Penitenziaria • SG&S

1973 - Casa Lavoro Penale diCastelfranco Emilia (MO)Festa del Corpo(foto inviata da Francesco Agostinelli)

1955 - Casa Reclusionedi Fossombrone (PU)

Lorenzo Casiello(foto inviata da

Roberto Casiello)

1986 - Acqui Terme (AL)Festa del Corpo(foto inviata da Giuseppe Moscato)

1952 - C. C. di UrbinoFesta del CorpoLorenzo Casiello e colleghi(foto inviata da Roberto Casiello)

n. 192 • febbraio 2012 • pag. 33Polizia Penitenziaria • SG&S

1960 (circa)- Scuola di Portici (NA)

1955 - Scuola di Cairo Montenotte (SV) Parata del 1° plotone

inviate le vostre lettere [email protected]

n. 192 • febbraio 2012 • pag. 34Polizia Penitenziaria • SG&S

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il mondo dell’appuntato Caputo©

LE ULTIME PAROLE FAMOSE...(del Vice Capo della Polizia Francesco Cirillo)

E POI CI SONO ANDATI...

l’appuntato Caputo©

V E N T I A N N I1992•2012

SIAMO CONTRARI AIBRACCIALETTI ELETTRONICICOSTANO TROPPO E NON HANNO IL GPS SE FOSSIMO ANDATI DA BULGARI AVREMMO SPESO MENO...

SIGNORA MINISTRAGUARDI CHE BEIBRACCIALETTI...