Per una storia del fascismo italiano a Losanna · 2019-03-05 · Per una storia del fascismo...

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Per una storia del fascismo italiano a Losanna Le origini dell’organizzazione fascista italiana in Svizzera risalgono agli anni venti e sono localizzate a Lugano dove sorge, nel 1921, il primo fascio della Svizzera che è del resto il primo fascio italiano all’estero. Dopo la marcia su Roma il segretario del PNF Bastianini sceglie fra i dirigenti del fascio di Lugano il delegato dei fasci per la Svizzera; e pure a Lugano inizia le pubblicazioni, nel gennaio 1923, il settimanale fascista « La Squilla italica ». Negli ultimi mesi del 1922 e durante il 1923, altri fasci sorgono a Neuchâtel, Bellinzona, Zurigo, Losanna, San Gallo, Vevey, Chiasso, Locamo, Berna, Men- drisio, Montreux, Ginevra, Bienne e Lucerna. Alla fine del 1923 i fasci italiani in Svizzera sono una quindicina, saliranno a diciannove nel 1924 ed a ventuno nel 1925*. Nel 1923 si crea a Lugano una delegazione centrale per l ’organizzazione e la di- rezione dei fasci in Svizzera e la costituzione di nuovi fasci non sarà riconosciuta se, al momento dell’assemblea costitutiva, non è presente un rappresentante di questa delegazione. Nel 1927, i dirigenti dei fasci locali sono nominati diret- tamente dalla delegazione di Lugano; i segretari politici del fascio scelgono a loro volta i membri del direttorio. Con gli statuti del 1928 che creano un Se- gretariato generale dei fasci all’estero, la nomina dei segretari locali viene centra- lizzata a Roma e la carica di delegato dei fasci in Svizzera scompare. La creazione dei primi fasci fu opera dell’iniziativa individuale di membri delle colonie italiane. Dopo il 1924, in concomitanza con la completa subordinazione dell’amministrazione italiana, tutti gli incarichi diplomatici e consolari vennero affidati a fedeli del regime e le autorità italiane all’estero assunsero anche la di- rezione delle organizzazioni fasciste. Il segretario del fascio fu quindi, in base all’articolo 6 degli statuti dei fasci all’estero, subordinato al « rappresentante dello stato fascista ».1 1 Rapport du Conseil fédéral à l’Assemblée fédérale concernant l’activité antidémocratique exercée par des Suisses et des étrangers en relation avec la période de guerre de 1939 à 1945 (m o tio n B o e rlin ) - seconda parte, in « F euille Fédérale », B erna, n. 1 1 , 2 3 m a g g io 1 9 4 6 , p . 167.

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Per una storia del fascismo italiano a Losanna

Le origini dell’organizzazione fascista italiana in Svizzera risalgono agli anni venti e sono localizzate a Lugano dove sorge, nel 1921, il primo fascio della Svizzera che è del resto il primo fascio italiano all’estero.

Dopo la marcia su Roma il segretario del PNF Bastianini sceglie fra i dirigenti del fascio di Lugano il delegato dei fasci per la Svizzera; e pure a Lugano inizia le pubblicazioni, nel gennaio 1923, il settimanale fascista « La Squilla italica ».Negli ultimi mesi del 1922 e durante il 1923, altri fasci sorgono a Neuchâtel, Bellinzona, Zurigo, Losanna, San Gallo, Vevey, Chiasso, Locamo, Berna, Men- drisio, Montreux, Ginevra, Bienne e Lucerna. Alla fine del 1923 i fasci italiani in Svizzera sono una quindicina, saliranno a diciannove nel 1924 ed a ventuno nel 1925*.

Nel 1923 si crea a Lugano una delegazione centrale per l ’organizzazione e la di­rezione dei fasci in Svizzera e la costituzione di nuovi fasci non sarà riconosciuta se, al momento dell’assemblea costitutiva, non è presente un rappresentante di questa delegazione. Nel 1927, i dirigenti dei fasci locali sono nominati diret­tamente dalla delegazione di Lugano; i segretari politici del fascio scelgono a loro volta i membri del direttorio. Con gli statuti del 1928 che creano un Se­gretariato generale dei fasci all’estero, la nomina dei segretari locali viene centra­lizzata a Roma e la carica di delegato dei fasci in Svizzera scompare.La creazione dei primi fasci fu opera dell’iniziativa individuale di membri delle colonie italiane. Dopo il 1924, in concomitanza con la completa subordinazione dell’amministrazione italiana, tutti gli incarichi diplomatici e consolari vennero affidati a fedeli del regime e le autorità italiane all’estero assunsero anche la di­rezione delle organizzazioni fasciste. I l segretario del fascio fu quindi, in base all’articolo 6 degli statuti dei fasci all’estero, subordinato al « rappresentante dello stato fascista ». 1

1 Rapport du Conseil fédéral à l ’Assemblée fédérale concernant l ’activité antidémocratique exercée par des Suisses et des étrangers en relation avec la période de guerre de 1939 à 1945 ( m o t i o n B o e r l i n ) - s e c o n d a p a r t e , i n « F e u i l l e F é d é r a l e » , B e r n a , n . 1 1 , 2 3 m a g g i o 1 9 4 6 , p . 1 6 7 .

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L’applicazione delle nuove disposizioni mussoliniane, fra le quali (articolo 1) quella di « riunire, sotto il segno del fascio littorio, le colonie degli italiani fis­sati all’estero », si avvertì anche in Svizzera. Contrariamente agli scarsi successi incontrati dai fascisti all’inizio nel loro tentativo di mettere la mano sulle nume­rose società italiane, l ’appoggio delle autorità consolari ai fasci fu determinante, almeno quanto il consolidamento del regime fascista in Italia, che vide aumentare il numero degli aderenti al fascismo fra gli italiani in Svizzera2 3 4, per occupare i posti direttivi in varie società e mantenere questa direzione fascista. Solo qual­che associazione fu in grado di opporsi a questo assalto e divenne un centro di resistenza al fascismo.

Nell’aprile 1923, il consigliere nazionale socialista Graber interpella il Consiglio federale sulle misure che il governo intende prendere di fronte alla costituzione di gruppi fascisti italiani in Svizzera. Nel corso della sua azione, nel giugno 1924, P. Graber definisce il carattere del fascismo e per conseguenza quello dei gruppi fascisti che si erano costituiti in territorio elvetico: « Senza la minima esage­razione, credo di poter dire che il primo dei suoi caratteri è un fanatismo che ci ricorda le ore di fanatismo delle epoche religiose durante le quali certi gruppi credevano di aver scoperta una verità assoluta. Tutti coloro che non la condi­vidono sono nell’errore e perciò condannabili » \ I l consigliere federale ticinese Motta, responsabile del Dipartimento politico, risponde che « il fascismo è un fenomeno grandioso della politica italiana attuale » e che contro i gruppi fascisti in Svizzera non occorre prendere delle misure speciali \

Questa simpatia si concretizza, nel settembre 1924, con la firma a Roma del Trattato di conciliazione e di regolamento giuridico tra la Svizzera e l ’Italia (che « La squilla italica » si affretta a ribattezzare Patto di amicizia it alo-sviz­zero 5). I l trattato, stando ai termini del comunicato del Dipartimento politico

2 « Tutta l ’assistenza pubblica degli italiani all’estero, dato che dipendeva dallo Stato, era nelle mani dei fascisti. In queste condizioni, è comprensibile che il reclutamento e la pro­paganda fascista abbiano sempre avuto successo [...] Bisogna riconoscere — e si può dirlo qui — che il “ Dopolavoro” ha fatto molte cose u tili per gli italiani in Svizzera. Ma era pure lo strumento che permetteva ai fascisti di raggiungere coloro che non volevano entrare nel fascio » — si legge nel citato Rapporto del Consiglio federale (« Feuille Fédérale », n. 11, pp. 181 e 192).3 Nel settembre 1924, Paul Graber reagì all’assassinio di Matteotti con un articolo, pubbli­cato nel quotidiano socialista « La sentinelle » (La Chaux-de-Fonds, n. 198, 1 settembre 1924), intitolato Dictature de brigands. I l testo provocò l ’ira dei fascisti, incoraggiati dal fatto che una parte della stampa elvetica, come la « Neue Ziircher Zeitung », e perfino i l Consiglio federale avevano trovato i termini impiegati da Graber eccessivi. A Ginevra, ebbe luogo inoltre una imponente diffusione di volantini antifascisti invitanti la popolazione a manifestare i l suo sdegno contro Mussolini in occasione di una progettata visita nella città poi annullata. Cfr. O. L a o r c a , La corda tesa in « La squilla italica », n. 37, 11 settembre 1924 e ibid., n. 38, 18 settembre 1924.4 Lo stesso dichiarava, pochi mesi prima: « I l movimento fascista che ha restaurato in Italia la pace sociale, la disciplina e gli altri valori spirituali, è stato accolto in Svizzera con simpatia » in « Bulletin sténographique officiel de l ’Assemblée fédérale », Berna, Conseil National, 1924, p. 260.5 « La squilla italica », n. 39, 25 settembre 1924.

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federale, si ispira allo spirito di fiduciosa cordialità che caratterizza i rapporti reciproci dei due paesi Quanto al ministro svizzero accreditato a Roma, Wa- gnière, egli precisa che « questo trattato non ha e non può avere nessun signifi­cato economico, ma è certo che fortificando le relazioni tra i due paesi, potrà creare fra loro la base di una collaborazione più intensa e più fruttuosa »7.

Sul piano delle proteste parlamentari svizzere contro il fascismo, citiamo ancora quella del consigliere nazionale comunista Jules Humbert-Droz, nel settembre 1938: « I l nazional-socialismo tedesco ed il fascismo italiano rappresentano un pericolo diretto per l ’indipendenza e l ’unità nazionali, in particolare perché il programma di questi stati totalitari prevede la riunificazione di tutti i tedeschi in una grande Germania, di tutti gli italiani nell’impero italiano [...] I l caso Garobbio, gli agenti e spie fascisti, le organizzazioni nazional-socialiste e fasciste, tanto diffuse sul nostro territorio, dimostrano questo pericolo [...] Abbiamo già potuto misurare il pericolo delle pressioni esercitate sul nostro paese e quello della politica di arretramento del Consiglio federale nell’affare delle organizzazioni nazional-socialiste e delle organizzazioni fasciste in Svizzera, della loro stampa autorizzata e particolarmente nell’affare Garobbio » '.

La stampa fascista edita in Svizzera si limita alla « Squilla italica » che porta fin dal primo numero (1 gennaio 1923) il sottotitolo « Settimanale fascista per gli italiani in Svizzera ».

I l primo editoriale si esprime così: « Il fascismo italiano in Svizzera ha un compito ben definito: quello di non fare delle chiacchiere inutili e fastidiose, ma di lavorare perché di italianità diano soprattutto esempio alto e sano le colonie italiane sparse nella Svizzera ».E proprio perché chiacchiere i fascisti non ne fanno, nello stesso primo numero è pubblicato il seguente avviso: « Considereremo abbonati tutti coloro che non respingeranno questo numero di saggio della ’’Squilla italica” ». I pochi (qualche decina su circa cinquemila copie inviate) che respingeranno il giornale sono naturalmente l ’oggetto di chiare minacce: « Ne terremo buona nota »9; « Non siamo disposti a tollerare passivamente questa cattiva volontà ostile »". Nell’ago­sto successivo 11 si pubblicano i primi tre nomi dei « ribelli ». Nel 1925 12 la *

* « Gazette de Lausanne », n. 262, 21 settembre 1924.7 Ibid., n. 264, 23 settembre 1924.I « Bulletin sténographique officiel de l ’Assemblée fédérale », Berna, Conseil National,1938. Aurelio Garobbio, ticinese, uno dei dirigenti del movimento irredentista « Adula », fondò nel 1931 « L ’almanacco della Svizzera italiana » violentemente antisvizzero. Trasferitosi in Italia, fece parte del circolo stampa di Mussolini che stipendiò la sua attività di pubblicista specializzato nella « questione ticinese e retica ». Arrestato nella primavera del 1938 a Mendrisio, in compagnia dell’italiano Dante Severin, ed accusato di attività contro l ’indi­pendenza nazionale, venne rilasciato poco dopo per insufficienza di prove, probabilmente in seguito a pressioni politiche da parte dello stesso Mussolini. Cfr. K u r t H u b e r , Drohte dem Tessin Gefahr? Ber italienische Imperialisms gegen die Schweiz (1912-1943), Aarau, 1954. ’ « La squilla italica », n. 2, 4 gennaio 1923.10 « La squilla italica », n. 12, 15 marzo 1923.II « La squilla italica », n. 32, 2 agosto 1923.12 « La squilla italica », n. 10, 5 marzo 1925.

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redazione si lamenta ancora che il giornale continui ad essere respinto da parte di « filofascisti seguaci della politica di Salandra, Orlando e Giolitti ».La lettura di questo settimanale (diretto fino al 1928 da Orazio Laorca) per­mette così di puntualizzare fin dall’inizio lo spirito di intimidazione dei fascisti italiani in Svizzera, nei confronti dei connazionali che non condividono il loro entusiasmo: in un articolo del 1923 si minacciano già i responsabili del « Cor­riere italiano » di Berna di una severa rappresaglia 13. Un argomento propagan­distico è naturalmente quello della cultura italiana 14 e ci si lamenta che su circa centomila italiani residenti in Svizzera, oltre diecimila non conoscano la « lingua madre »: un rimedio a questa situazione sono beninteso i corsi di lingua italiana organizzati nelle principali località dalla società Dante Alighieri.Nel 1924, dopo aver accusato le autorità italiane all’estero di essere « per tre quarti in arretrato e formate da sabotatori dell’Italia fascista », la redazione di « Squilla italica » ricorda che « i fasci abbiano ad essere i più saldi ed i più attivi collaboratori delle autorità consolari » 15.Con il 1926 « Squilla italica » abbandona il sottotitolo « Settimanale fascista per gli itabani in Svizzera »: solo perché la delegazione del PNF di Lugano copre ora, territorialmente, anche la Francia orientale (Alsazia, Lorena e Mosella) e la Savoia (dove del resto un tentativo di creare un fascio a Evian è fabito un anno prima). Solo nel n. 21 del 1930 appare un nuovo sottotitolo neutro: « Organo ufficiale debe Colonie italiane e della Federazione dei combattenti neba Sviz­zera »; un anno dopo il sottotitolo è nuovamente modificato in quello, definitivo, di « Giornale degli italiani in Svizzera ». Nel 1928 « La squiba itabca » aveva trasferito la redazione da Lugano a Berna (il direttore responsabbe è dapprima Ugo Sacerdote, poi Carlo Richelmy). Infatti «organo fascista, « La squiba » deve pubbbcarsi neba capitale deba Svizzera perché soltanto dal centro può adempiere completamente aba sua funzione politica e cioè caldeggiare il riconoscimento dei giusti interessi italiani e sorvegliare, coordinare, stimolare le attività debe colonie italiane nelle quali il Fascio è diventato ormai la mente, l ’anima e lo strumento deba italianità » “ .Nel 1928, hanno inizio le cure marine per i balbla e le piccole italiane ai quali sono associati — subdola arma di propaganda — anche altri bambini itabani non iscritti (o non ancora) abe organizzazioni giovanfii fasciste; talvolta anche qual­che bambino svizzero accompagna al mare i balilla.Il 31 luglio 1943, « La squiba itabca » (sempre diretta da Richelmy) annuncia la caduta di Mussolini in un articolo a tutta pagina intitolato: « Tutti uniti in­torno al re e tutto per l ’Italia ». E si passa subito dal termine « camerata » a quello di « connazionale », parlando improvvisamente di « Case d’Itaha aperte

« La squilla italica », n. 5, 25 gennaio 1923.«La squilla italica», n. 4, 18 gennaio 1923.« La squilla italica », n. 35, 28 agosto 1924.« La squilla italica », n. 15, 19 aprile 1928.

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a tutti gli italiani, senza distinzioni di partito ». In settembre le Case d’Italia, diventate « organismi associativi a carattere nazionale apolitico », sono dotate dal ministero degli Esteri di un nuovo statuto nel quale si legge che: « La Casa d’Italia costituisce il fulcro di ogni attività diretta a tener vivo ed a rafforzare negli italiani viventi in terra straniera il sentimento di devozione e di attacca­mento alla Patria e quello della fraterna solidarietà nazionale ». I l presidente della Casa d’Italia è di diritto il regio rappresentante consolare.Lo scioglimento del PNF si realizza all’estero con la chiusura dei fasci che ven­gono, anche in Svizzera, amministrati dall’agosto in poi dalle autorità consolari, schieratesi con Badoglio, le quali proseguono le attività scolastiche, assistenziali e sportive.

Si ebbero certe differenze nella maniera di procedere. In certe località, l ’atto ufficiale di scioglimento delle associazioni fasciste fu steso subito dopo il colpo di stato in Italia. Altrove, le associazioni cessarono semplicemente la loro attività, senza altre formalità. La liquidazione vera e propria si fece in seguito, con l ’aiuto dei consolati, secondo le istruzioni ricevute dal governo Badoglio. Salvo qualche eccezione, non si registrarono incidenti. La colonia italiana in Svizzera fu certamente sorpresa dagli avvenimenti della fine luglio 1943 in Italia. Essa conosceva più o meno la situazione militare sfavorevole del suo paese. Ma, per la maggioranza degli immigrati italiani, che fino all’ultima ora erano stati l ’oggetto della propaganda fascista, la brusca caduta del regime fu una cosa inattesa. Non tardarono però a tirare le conseguenze del nuovo orientamento politico dell’Italia e dettero in generale agli osservatori esterni l ’impressione di farlo senza grande ripugnanza. I distintivi del partito scom­parvero e non si vide più i l saluto fascista.La maggioranza degli italiani ebbero in seguito un’attitudine passiva, in attesa di vedere cosa sarebbe accaduto in Italia. Spesso i consolati invitarono la colonia ad un incontro dove si espose la nuova situazione del paese. Mettendo in pratica le istruzioni del nuovo governo, si tentò pure di ristabilire il contatto con gli antifascisti che si erano, fino a quel momento, tenuti distanti dai consolati e dalle manifestazioni italiane ufficiali. Degli sforzi furono intrapresi per proseguire l ’opera di assistenza in seno alla colonia italiana, liberandosi di considerazioni politiche ” .

I l passaggio, scrive « La squilla italica », si è svolto nel massimo ordine; il prov­vedimento non deve però essere interpretato come un indebolimento o peggio una rinuncia dell’italianità all’estero 17 l8.Dopo la baldanza degli ultimi anni, ecco, al momento dell’armistizio dell’8 set­tembre, un pietoso « Preghiamo Dio che assista l ’Italia » e addirittura: « L’Ita­lia risorgerà dalla nostra concorde volontà di libertà » 19. Il voltafaccia giorna­listico e politico non poteva essere più completo.In seguito agli avvenimenti politici italiani, successivi all’8 settembre, il Con­siglio federale vieta ogni attività del fascismo cosiddetto repubblicano in Svizzera, dove, fin dal 1939, non è più ammessa la costituzione di nuovi movimenti poli­tici in seno alle diverse colonie straniere.Nell’ottobre 1943, un’interpellanza « tendente a stabilire se non fosse oppor­tuno richiedere alle autorità federali il divieto e lo scioglimento dei superstiti

17 « Feuille Fédérale », n. 11, 1946, pp. 200-201.18 « La squilla italica », n. 32, 7 agosto 1943.19 «La squilla italica», n. 37, 11 settembre 1943.

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gruppi fascisti della Svizzera, nonché l ’espulsione dei singoli fascisti i quali mi­nacciano membri delle colonie italiane o li sottopongono a pressioni politiche » è presentata al parlamento cantonale di Zurigo. I l Consiglio di stato risponde che « i locali fasci hanno cessato la loro attività e che l ’articolo 180 del Codice Penale colpisce i colpevoli di minacce ». Commentando la risposta, la redazione di « Squilla italica » bizantineggia facilmente scrivendo che

essere fascista all’estero prima del 25 luglio era assolutamente diverso dall’essere fascista in patria. Innanzitutto perché all’estero non si vedeva il distacco sempre più profondo che si era manifestato tra regime e popolo e non si soffrivano le amare conseguenze di errori e cupidigie, e insieme perché essere fascista all’estero era null’altro che un’espressione di italianità, dato che una vera e propria attività di partito non può essere ammessa fuori dei confini del proprio paese e specie in una terra neutrale20.

Effettivamente, « nessun nuovo gruppo fascista vide la luce da noi, solo qualche italiano vivente nel nostro paese aderì al neo-fascismo. Lo si vide fra l ’altro dal fatto che pochi italiani continuarono a frequentare le manifestazioni nazional-so­cialiste, mentre, per il resto, una separazione completa si operò ormai tra le colonie italiane e tedesche » 21.Con il primo numero del 1944, « La squilla italica » diventa autonoma, « cessa cioè ogni rapporto atto a darle una qualsiasi fisionomia ufficiale ». E dato che « oggi è estremamente difficile parlare a nome di tutti », il settimanale sostituisce il sottotitolo « Giornale degli italiani in Svizzera » con quello di « Giornale italiano in Svizzera ». Carlo Richelmy resta direttore.Ma il 22 agosto 1944, « Squilla italica » cessa le pubblicazioni; l ’ultimo numero annuncia che è in corso la riorganizzazione delle Case d’Italia « per le attività delle nostre libere Colonie ».Dal 15 settembre 1944 esce a Lugano un « Bollettino di notizie », organo del CLN Alta Italia, pubblicato dalla Regia Legazione d’Italia a Berna; ne sono apparsi quattro numeri datati 15 e 30 settembre 1944, 27 gennaio e 1 marzo 1945.

Fascio e fascisti a Losanna

I l fascio di Losanna, l ’« Indomito », è ufficialmente costituito I’l l gennaio 1923; Bruno Pavan viene nominato fiduciario dalla delegazione centrale di Lugano. I l direttorio è formato da Guido Fossati, Vittorio Fossati (in qualità di segretario politico) e Enrico Bertotti; il fiduciario fa parte di diritto del diret­torio. Commentando l ’avvenimento, « La squilla italica » scrive: « Riunione im­prontata ad un sincero e profondo sentimento di cordialità e cameratismo [...] Fu spedito un vibrante telegramma a Benito Mussolini »22.La prima attività pubblica del fascio losannese di cui si abbia notizia è Porga-

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« L a s q u i l l a i t a l i c a » , n . 4 8 , 2 7 n o v e m b r e 1 9 4 3 . « F e u i l l e F e d e r a l e » , n . 1 1 , 1 9 4 6 , p . 2 0 1 .« L a s q u i l l a i t a l i c a » , n . 4 , 1 8 g e n n a i o 1 9 2 3 .

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nizzazione, nell’aprile successivo, di una conferenza del reverendo Edoardo Lan- zetti sul tema « Italia nuova » a cui partecipò il console generale De Lucchi.L’assemblea del 26 ottobre procede alla nomina di nuovi responsabili poiché, « causa discordie in seno al Direttorio, il Fascio di Losanna era da un po’ di tempo [...] di un’attività veramente nulla»23. Infatti, già nel giugno, Carlo Pulejo, membro della delegazione centrale di Lugano e commissario viaggiante, aveva assunto la presidenza del fascio.Le numerose cariche vengono così ripartite: Bruno Pavan segretario politico, Vittorio Fossati vice-segretario; membri: Enrico Bottinelli, Giuseppe Del Fanti e Ugo Bonetti; sindaci: Giuseppe Lenti (un « cavaliere » che dirige la scuola della « Primavera italica »), Agostino Berger e Adelmo Bertusi; responsabili della propaganda: Alessandro Papi (collaboratore, dalla guerra 1914-18, dei quotidiani locali), G. B. Lauti e Francesco Carli; responsabile tecnico: Guglielmo Olivetti; responsabile dell’assistenza: Don Gerard Nicola; segretario amministrativo: Enrico Bertotti.La prima celebrazione della marcia su Roma avviene con l ’appoggio del console Guisi, nella sua qualità di « rappresentante del governo italiano e fascista », ed è caratterizzata da una conferenza sull’avvenimento tenuta da Boninsegni, profes­sore di economia politica all’università di Losanna.Fin dai primi numeri « Squilla italica » consacra spazio alla pubblicità commer­ciale. Se gli appelli alla clientela italiana di Losanna provengono da fascisti im­pegnati, come Enrico Bertotti proprietario del ristorante Helvetia, in seguito la pubblicità si estende a commercianti la cui simpatia nei confronti del fascio è meno evidente.Nel febbraio 1924, Bruno Pavan (che è pure presidente della Associazione na­zionale reduci e del circolo giovanile Primavera Italica) si ritira. I nuovi diri­genti fascisti di Losanna sono il professor G. Olivetti, come segretario politico cantonale (nel maggio si costituirà una sezione del PNF a Yverdon) e il tenente R. Michetti, come vice-segretario. I l conte Umberto Sormani entra a far parte del direttorio a fianco di Ugo Bonetti, Vittorio Fossati e del reverendo G. Nicola.Ma già a fine aprile il professore Olivetti abbandona la carica di segretario poli­tico per quella di vice-commissario viaggiante; è sostituito da Marcello Pulejo.In maggio ha luogo la fondazione del fascio femminile (dodici membri all’inizio, venti a fine anno): coloro che non conoscono sufficientemente la lingua italiana hanno l ’obbligo di frequentare i corsi serali della Dante Alighieri che contano circa duecento allievi. È pure in corso la formazione di un nucleo di avanguardisti.Nel 1925 il direttorio è formato dal conte Sormani (che assume la carica di se­gretario politico locale), Michetti, E. Bertusi, A. Fanfani, Zarcone e Mazzia; accanto ai sindaci Lenti e Marianini troviamo un simpatizzante, Duport.Lo zelo degli iscritti non deve però dare piena soddisfazione dal momento che, nel dicembre successivo, la delegazione centrale di Lugano

« La squilla italica », n. 45, 1 novembre 1923.

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esaminata la situazione del fascio di Losanna, decide la revisione ed il rinnovo degli iscritti, con l ’obbligo per tu tti di presentare una nuova domanda d’iscrizione accompagnata dai relativi documenti. La reggenza del fascio è assunta, fino alla convocazione di un’assemblea generale per l ’elezione di un nuovo Direttorio, da un triumvirato composto da Ugo Bonetti, Alberto Chauvie e Umberto Sormani24 25.

Nell’autunno ha avuto luogo, in seguito ad un appello personale di Mussolini, la sottoscrizione detta del « dollaro della Vittoria » destinata ad estinguere il debito di guerra. A Losanna, oltre ad un invito consolare indirizzato a tutti gli enti italiani, si organizzano delle sottoscrizioni particolari del fascio e della Dante Alighieri, in seguito ad una serata « pro-dollaro » organizzata dal Ber- totti nella sua Brasserie Helvetia e allo zelo del professor Boninsegni e di altri intellettuali, Losanna finisce con il raccogliere 327 dollari su circa 6.000 invitati da tutta la Svizzera.In gennaio, il capo dei fasci in Svizzera, Ferrata, invia da Lugano una « diffida ad elementi che, in un momento di disorientamento e confusione, hanno creduto mettersi contro il triumvirato costituito a Losanna dalla delegazione »K.Nell’aprile 1926 ha finalmente luogo l ’assemblea generale del fascio losannese che, forse perché non più indomito, esamina con più attenzione la vicenda del « martire » fascista Nicola Bonservizi. Dopo una seria epurazione, il direttorio è nominato direttamente dalla delegazione centrale con preciso compito disci­plinare, « per eliminare definitivamente le beghe che hanno travagliato per trop­po tempo il fascio di Losanna: le beghe essendo forme di antifascismo in seno al fascismo ». « Voi, camerati di Losanna — scrive ancora il Ferrata — siete stati ritenuti fino ad oggi i meno disciplinati ed i meno inquadrati » 26 27. I l console generale De Lucchi imita il console Guisi e si iscrive al PNF. Fanno parte del nuovo direttorio: Alberto Chauvie (segretario politico), Carlo Quinzani e Emi­lio Benzoni.Nel marzo 1927 il direttorio si allarga: A. Chauvie resta segretario politico, con Ugo Bonetti come vice-segretario, C. Quinzani è nominato segretario ammini­strativo, il professor Marianini questore, il professor Boninsegni responsabile della propaganda, Emilio Benzoni delegato al fascio femminile, Francesco Carli comandante dei balilla e delle piccole italiane (una ventina in tutto). Gli iscritti al PNF (l’anno 1927 registra quaranta nuove ammissioni) sono obbligatoria­mente abbonati a « Squilla italica ».Agli inizi del 1928, gli effettivi del fascio di Losanna sono i seguenti: 101 gre­gari, 19 donne fasciste e 30 balilla e piccole italiane (cinquanta nel 1929). I l nuovo console generale Ferdinando Daneo, che ha sostituito nel 1927 il De Lucchi, è naturalmente un fascista; il Daneo lascia però Losanna in dicembre, all’arrivo del console Italo Zappoli, che è addirittura membro della MVSN21.

24 « La squilla italica », n. 52, 23 dicembre 1925.25 « La squilla italica », n. 3, 14 gennaio 1926.24 « La squilla italica », n. 17, 23 aprile 1926.27 I I console Zappoli fu implicato nel 1929, al momento dell’espulsione di due spiefasciste — Umberto Buffoni e Arturo Rizzoli — nelle azioni provocatorie orchestrate da Roma. « L ’attenzione delle autorità svizzere era stata attirata, con delle note della delegazione

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Nel maggio 1929, nasce il Gruppo universitario fascista « Roma » (forte di quin­dici membri); nel settembre si apre il Dopolavoro: nel suo comitato notiamo Francesco Carli, Silvio Bertusi, Attilio Grippa, Mario Savaré, P. Oliva, Andrea Cattaneo e Antonio Scatone. I membri del Dopolavoro sono, al momento del­l ’apertura, una cinquantina; fra i membri collettivi la Filarmonica italiana.A dicembre ha luogo la nomina del nuovo direttorio; Cesare Del Boca, segreta­rio politico, Bottinelli, Umberto Mognetti e Rinaldo Orzalesi; l ’assemblea è presieduta, come di regola, dal console.È nella primavera del 1930 che il console promuove una iniziativa per la co­struzione a Losanna di una Casa d’Italia.In maggio ha luogo il primo gran ballo del GUF al Lausanne-Palace. Nel co­mitato d’onore si notano le contesse Della Gherardesca e De Martino, l ’ingegne­re Pegurri (presidente della Dante Alighieri e dell’ANC), ma anche nomi ben poco italiani come Berkeley e Mathews, oltre ad alcuni svizzeri28.A fine dicembre gli iscritti del PNF di Losanna sono 211 (di cui 34 ammessi dal marzo in poi), il fascio femminile conta 17 membri, mentre l ’organizzazione giovanile all’estero si compone di 12 balilla, 45 giovani italiane e 25 avanguar­disti. I l problema della « fede fascista » dei genitori si propone alcuni mesi dopo quando « La squilla italica » si augura « meno resistenze ed apatie nella partecipa­zione alle istruzioni dei giovani fascisti »25. Nel 1933, i « giovani fascisti » che vanno al mare da Losanna sono 180.L’anno 1931 inizia con la partenza del segretario politico Del Boca e quella del console Zappoli a cui succede Giuseppe Giacomo Silimbani. Il nuovo direttorio è formato da Gustavo Boubée (un impiegato consolare) come segretario politico, Bottinelli, Mognetti, Maria Quinzani (responsabile della sezione giovanile e fem­minile) e F. Carli (addetto al dopolavoro, che conta già duecento membri).Nel settembre, si aprono classi italiane per ragazzi che abbiano compiuto i quat-

d’Italia a Berna, su un preteso complotto ordito a Parigi e a Losanna contro i l capo del governo italiano. L ’inchiesta dimostrò che i dati sui quali si appoggiavano queste note provenivano da un certo Buffoni che raccoglieva per conto di Zappoli, console d’Italia a Losanna, delle informazioni sulle attività politiche di italiani in Svizzera. Questi rapporti erano in gran parte inventati. Rizzoli giuoco senza dubbio, in tutta questa faccenda, un ruolo estremamente losco di spia, presentandosi tanto come fascista tanto come antifascista e cercando così di accedere agli ambienti più opposti ». Cfr. « Feuille Federale », Berna, n. 11, 1946, p. 176. D i fronte alla minaccia delle autorità svizzere di ritirare agli agenti consolari compromessi (oltre a Losanna, casi di spionaggio politico erano stati registrati anche a San Gallo e nel Ticino) le credenziali, i l governo fascista fu costretto a richiamare in Italia, nel 1931, i l console Zappoli (denunciato a più riprese) e i l vice-console onorario di Losanna Giovanni Marucci che aveva ugualmente praticato un servizio di informazioni politiche.Un altro caso di spionaggio politico a Losanna fu scoperto nel 1932 con l ’arresto di Alberto Firstermacher, poliziotto stipendiato dall’OVRA, i l quale, dopo essere penetrato in Svizzera con una identità falsa e con due passaporti, aveva avuto fra l ’altro i l compito di sorvegliare i luoghi di riunione degli anarchici e degli altri antifascisti di Losanna e di Ginevra durante la visita del ministro Grandi.28 « La squilla italica », n. 21, 23 maggio 1930.29 « La squilla italica », n. 30, 1 agosto 1931.

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tordici anni nella scuola pubblica di Saint-Roch; i corsi serali per adulti della Dante Alighieri continuano la loro attività.In proposito, scrive « La squilla italica »: « L’autorità consolare segue lo svilup­po delle scuole di lingua italiana qui costituite e non resterà indifferente all’inte­resse che i genitori prenderanno in confronto delle stesse e dei loro figli »*. Nell’autunno del 1932, viene acquistato un edificio, da trasformarsi in sede della Casa d’Italia, cioè del fascio. In ottobre, l ’edificio, già adibito a pensione, è sgomberato dagli inquilini ed il progetto tecnico degli architetti Damia e Chauvie viene approvato dalle autorità competenti. Nonostante le sovvenzioni ottenute da Roma, le difficoltà finanziarie non mancano, cosicché, oltre alle sottoscrizioni ed alle tombole « Pro Casa », si emettono obbligazioni bancarie che permette­ranno ai soci-possessori di trasformare la Casa d’Italia in circolo privato dopo il 1945.Nel gennaio 1933, 250 fascisti italiani del cantone di Vaud vanno in gita a Roma, dove non dimenticheranno di rendere visita al ministro plenipotenziario Wagnière, capo della legazione svizzera.A fine luglio, ha luogo l ’inaugurazione della Casa d’Italia che diventa la sede del fascio, dell’Associazione nazionale combattenti, della Dante Alighieri e del dopolavoro. I l direttore della Casa d’Italia è Ugo Bonetti, per mancanza di spazio però le riunioni numerose, come la Befana fascista e le feste della Filar­monica e del Dopolavoro, continueranno a svolgersi altrove e solo sul finire del 1935, la conclusione dei lavori di ampliamento doterà la Casa d’Italia di un vasto e nuovo salone.Nell’agosto 1933 arriva un nuovo console: G. M. Nasi. Nel settembre viene co­stituito un fascio a Vallorbe e una sezione fascista comune a Payerne e Moudon (nel 1936 nasce una sezione giovanile fascista a Orbe). Nel 1934 entrano a far parte del direttorio il maggiore Carlo Gianoli e Ugo Bonetti.A fine anno, poiché nuove disposizioni governative vietano agli addetti conso­lari di ricoprire cariche direttive nei fasci, avviene un rimpasto in seno al di­rettorio: il nuovo segretario politico Gianoli avrà come collaboratori U. Bonetti, E. Bottinelli e Mognetti. Approfittando dell’assemblea generale, si annuncia che il bilancio del fascio è passato da 3.500 a 16.000 franchi e che il numero degli iscritti è raddoppiato. Questo incremento è dovuto soprattutto all’adesione al fascio di quei combattenti che non lo avevano ancora fatto, specialmente dopo che Mussolini aveva dichiarato nel 1934 che « Fascismo e combattentismo sono due corpi di una sola anima ».

Nel 1935 il console Nasi è sostituito da Mario Canino: è sotto la direzione di quest’ultimo che, nel novembre successivo si raccoglie nei locali consolari, l ’« oro per la Patria »; don Beltramio, sempre presente, benedice gli anelli di ac­ciaio dati in cambio di quelli d’oro a «centinaia di madri e spose »31. I tre figli del

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31« La squilla italica », n. 38, 26 settembre 1931. « La squilla italica », n. 52, 28 dicembre 1935.

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fascista Dante Ferrari chiedono l ’arruolamento volontario per l ’Africa Orientale con le camicie nere.Nel febbraio 1936, per opera del console Canino, il vecchio gruppo italo-sviz- zero di studi italiani diventa l ’Istituto itabano di cultura. L’Istituto, che non avrebbe dovuto occuparsi di politica (anche se è nei suoi locaU che ha sede, fino al 1942, il GUF), inaugura le sue attività culturali con una conferenza di Roberto Paribeni su « Roma in Africa », nel quadro delle celebrazioni per l ’Impero, dopo la conquista civilizzatrice dell’Etiopia.In novembre, don Beltramio celebra (« per speciale concessione delle Autorità ecclesiastiche ») la messa per l ’Italia imperiale nei locali della Casa d’Itaba. Subito dopo avviene la distribuzione delle decorazioni ai volontari italiani di Losanna in Africa Orientale.Alla fine del 1936 gli iscritti al fascio sono 578, oltre a 698 aderenti alla Gio­ventù italiana del littorio all’estero. In ogni modo, i partecipanti alle diverse feste fasciste superano raramente il centinaio, mentre gli italiani di Losanna raggiungono quasi le cinquemila unità.Alcuni operai italiani partono da Losanna in dicembre per recarsi a lavorare in Africa Orientale; la loro partenza è l ’occasione di una manifestazione fascista.Nel luglio 1937, il segretario politico Gianoli si reca a dirigere un’impresa industriale in Etiopia, « raccogliendo intorno a sé giovani energie italiane di questo cantone, ansiose di sottrarsi al ristagno locale » — come scrive « La squilla italica » 3\ Alla cerimonia di addio si associa pure il pastore valdese Eli Bertalot « inneggiando alla grande forza spirituale creata dal fascismo, spiritua­lità che renderà l ’Italia sempre più grande e potente nel mondo ». I l Gianoli è sostituito, alla testa del fascio vodese e della colonia di Losanna, dal cavaliere Eugenio Pagnini, centurione della MVSN.In autunno si crea una sezione locale dell’Unione nazionale ufficiali in congedo. Dal 28 ottobre, il fascio porta il nome di Luigi Ghezzi, un volontario italiano di Losanna « caduto per la conquista dell’Impero ».I l nuovo direttorio è formato dall’ingegnere Pegurri, segretario politico, Enrico Sattiva, Pietro Rovari, Piero Pomante (GILÈ), Eugenio Pagnini e Alessandro Barnabò (GUF). Escono dal direttorio Luigi Cocq e Giorgio Goio.

Mussolini, dottore « honoris causa »

L’anno 1937 è un anno fausto per i fascisti italiani di Losanna. Ai primi di marzo — l ’aggressione italiana in Abissinia è ancora fresca di sangue ed il re­gime politico italiano ha incominciato ad aiutare apertamente la rivolta nazio­nalista di Franco — l ’agenzia telegrafica svizzera annuncia che l ’Università di Lo-

« La squilla italica », n. 31, 31 luglio 1937.

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sanna, onorata di aver avuto Mussolini come studente, gli ha conferito, su pro­posta della facoltà di scienze sociali (diretta da Pasquale Boninsegni), il grado di dottore « honoris causa ». I l diploma datato gennaio sarà solennemente con­segnato a Mussolini in occasione del quarto centenario della fondazione del­l ’Ateneo.La stampa losannese, siamo in piena campagna elettorale, è particolarmente la­conica su questa decisione per lo meno discutibile. I l quotidiano « Feuille d’avis » del 3 marzo ne parla in una decina di righe e la « Gazette » del 5 marzo esce dal riserbo solo in seguito alle critiche del socialista « Droit du peuple » “ , poiché nella sua qualità di quotidiano liberale non può non cercare di difendere le auto­rità universitarie. Ecco i suoi argomenti:

I l vecchio studente al quale i l destino ha riservato una prodigiosa ascesa, si è sempre ricordato l ’insegnamento e rarricchimento spirituale che aveva trovato nella nostra città. A diverse riprese, egli ha reso alla nostra Università delle testimonianze del suo ricordo e della sua riconoscenza. La nostra Università non aveva il diritto ed il dovere di onorare a sua volta colui che, nel dominio delle scienze sociali, ha fatto delle grandi cose e ha tracciato un solco che la storia non dimenticherà? Tra le cento opere sociali che sono state intraprese dal signor Mussolini, è veramente necessario di segnalare quella delle paludi Pontine? ».

In aprile una delegazione dell’Università di Losanna, composta dal rettore Golay e dai professori Olivier e Boninsegni, si reca a Roma ed è ricevuta da Mussolini al quale consegna la pergamena. L’offerta è accompagnata dalla lettura del se­guente « indirizzo » a nome del Senato accademico:L ’Università di Losanna al suo ex studente Benito Mussolini.

Eccellenza, i l compito che V i incombe come Capo del Governo di una delle più grandi potenze dell’ora presente, V i impone delle pesanti responsabilità. Ciò nonostante, Voi avete voluto, fin dall’epoca in cui la frequentavate, conservare alla nostra alta scuola dei sentimenti di amicizia sincera e di fedele simpatia di cui noi sentiamo tutto l ’onore ed i l valore. Di questi sentimenti Voi avete dato a varie riprese delle testimonianze manifeste alle quali noi siamo estremamente sensibili.L ’Università di Losanna, Voi lo sapete, è profondamente legata alle istituzioni liberali e democratiche repubblicane che reggono la nostra Patria. Ma, nella misura delle sue risorse scientifiche, essa si sforza di studiare e comprendere i l movimento delle idee e dei fatti che si produce al di fuori della Svizzera. A questo scopo, essa ha istituito fra l ’altro una scuola di scienze sociali e politiche di cui i l Vostro eminente compatriota Vilfredo Pareto è stato uno dei promotori più convinti ed alla quale egli ha dato una reputazione mondiale.Questa scuola, di cui Voi avete seguito i corsi dall’inizio della sua organizzazione, ha dedicato una grande attenzione all’opera di rinnovamento sociale mediante la quale Voi avete, supe- 33

33 « La proposta emana da un professore ed il personale universitario non si è opposto [...]I l Consiglio di Stato, naturalmente, ha ratificato invece di insorgere, come ne aveva il diritto. Ciò dà la misura della sua intelligenza, della sua fierezza di spirito e della sua indipendenza di carattere [...] Ci dirà i l Consiglio di Stato se la “ causa onorevole” si trova nella morte di Matteotti, nel saccheggio delle logge massoniche, nella distruzione di tutta una cultura popolare rappresentata dalle Case del popolo e dai circoli cattolici, o più semplicemente nella “ concimazione” delle pianure etiopiche con i gaz» (numero del 2 marzo 1937). E ancora: « Mussolini è i l protettore di coloro che all’università di Salamanca gettarono al viso di Unamuno la sola parola d’ordine di tutte le dittature fasciste: “ Morte all’intelligenza” . Mussolini, un tempo vago studente in questa città, si trascina oggi dietro, come un console romano, le miserie e le sofferenze di tutto un popolo incatenato » (Intellectuels vaudois, protesterez-vous? a firma A.M. - numero del 4 marzo 1937). G li archivi universitari conser­vano numerose lettere di protesta di varia provenienza.

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rando la lotta degli interessi di partito, reso al popolo italiano il sentimento effettivo della sua coesione spirituale, economica e sociale. Un’opera di questa importanza non si lascia obbiettivamente caratterizzare ed apprezzare in poche righe. Quello che è certo è che essa rappresenta uno sforzo fra i più interessanti per sorpassare la crisi morale ed economica di cui ogni Nazione attualmente soffre. Essa segnerà nella storia un solco profondo. Come creatore e realizzatore di una concezione sociologica originale Voi avete illustrato l ’Università di Losanna; è per questo che essa vuol rendere omaggio allo splendore che voi avete proiet­tato su d i essa. Perciò essa ha l ’onore di conferirvi, su proposta della scuola di scienze sociali e politiche, la più alta distinzione di cui dispone: i l dottorato « honoris causa ». È il Vostro maestro Pasquale Boninsegni, l ’eminente direttore di questa scuola, e i l solo dei Vostri vecchi professori ancora in funzione, che ha la gioia di consegnarvi questo titolo onorifico ».A nome del Corpo accademico

prof. Golay, rettore prof. Olivier, cancelliere33 34

Di ritorno da Roma, la delegazione cerca di giustificarsi e spiega in un comu­nicato stampa il « vero » significato del suo gesto:

« Nessuno può contestare come attraverso l ’opera realizzatrice nel suo paese e grazie al rispetto ed all’interesse che porta verso il nostro stesso paese, l ’affetto dimostrato per la nostra città dal capo del governo italiano continua a far onore all’università che l ’ha anno­verato in altri tempi fra i suoi allievi. Questa appartenenza e i legami che ne sono risultati sono i l solo motivo della concessione del grado di dottore “ honoris causa” a SE Mussolini. L ’Università di Losanna è fiera di questo gesto a cui è assolutamente estranea qualsiasi considerazione politica ».

Tanto più fiera perché Mussolini, ricevendo a palazzo Venezia la delegazione universitaria « ha espresso la sua grande ammirazione per le istituzioni demo­cratiche del nostro paese » — si legge ancora, nel comunicato, che conclude enfatico: « Io sono particolarmente legato all’Università di Losanna perché è sta­to grazie ai corsi che vi ho seguito che la mia evoluzione spirituale si è com­piuta, ci ha detto SE Mussolini »35.La ridicola interpretazione del ruolo quasi messianico dell’insegnamento losan- nese su Mussolini non è nuova. Un lustro prima, il fascista vodese, colonnello Arthur Fonjallaz scriveva: « Sono certo, diceva il professor Millioud, che Mus­solini ha tratto dalle poche lezioni di Vilfredo Pareto degli insegnamenti deci­sivi »36. Tuttavia la vita studentesca di Mussolini a Losanna deve essere atten­tamente esaminata. Tanto più che alla prudenza di Millioud il quale — sebbene fervente interventista, volontario a Fiume e fascista37 — si limita a parlare di « poche lezioni », succede l ’evidente esagerazione di Giovanni Ferretti che — sul­la scia, delle autorità universitarie e pur dovendo, come loro, essere ben docu­mentato nella sua qualità di libero docente di letteratura italiana all’università losannese — non esita a scrivere: « Maurice Millioud, professore all’Università, era stato [...] il maestro prediletto, con il Pareto e con il Boninsegni, di Benito

33 « La squilla italica », n. 14, 3 aprile 1937.35 « La squilla italica », n. 18, 1 maggio 1937.34 Un chef: Mussolini. Etude politique et militaire, Parigi, Editions de la Revue Mon­diale, 1933, p. 20.37 _ È sua la frase: « La prima vittoria del fascismo è stato lo schiacciamento del partito socialista » (Cfr. interpellanza Graber, 1924, p. 262). Morto nel 1925, ai funerali si notòuna vistosa corona inviata da Mussolini.

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Mussolini, nel tempo in cui egli a Losanna aveva frequentato le loro lezioni »3!.In realtà, Mussolini era arrivato a Yverdon, il 10 luglio 1902. Dopo un lavoro di pochi giorni come manovale edile a Orben si trasferisce a Losanna il 20 luglio ed il 24 successivo viene arrestato per vagabondaggio. Entrato in contatto con gli ambienti sociaHsti italiani della città, iniziò la sua collaborazione al periodico locale « L’Avvenire del lavoratore »; in agosto fu nominato segretario della se­zione losannese dei muratori e manovali ed incominciò l ’attività di conferen­ziere nel cantone.Solo verso la fine del 1902 (mentre stava lavorando come manovale, poi come garzone in una salumeria e da un vinaio), venne presentato a Pareto il quale lo invitò a seguire i suoi corsi alla università e per il quale fece qualche tra­duzione.Assente da Losanna nel giugno e nel luglio del 1903 (arrestato a Berna è espulso e liberato solo a Lugano), lasciò la città per una malattia della madre nel no­vembre successivo.Dopo una serie di vicende che lo portarono a Ginevra e a Bellinzona, dove venne per la seconda volta salvato da una espulsione grazie all’intervento dei socialisti ticinesi, Mussolini giunse di nuovo a Losanna nel maggio 1904, ma da giugno a ottobre percorse la Svizzera facendo conferenze agli operai italiani. Rientrato nuovamente a Losanna tornò definitivamente in Italia il 14 novem­bre MussoHni può aver dedicato ai suoi pretesi studi universitari solo un pe­riodo di dieci mesi, tra il novembre 1902 ed il novembre 1903. Infatti, dagb archivi dell’università risulta una sola iscrizione limitata al semestre estivo (15 aprile-31 luglio) dell’anno 1903 di «Mussolini Benito, de Predappio, Italie, Faculté des Lettres, adresse: rue Caroline 13/le » “ . Nessuna menzione di Mus­solini nelle liste nominative degli studenti iscritti a titolo di « auditeurs ».C’è perfino da domandarsi a questo punto se il dono di mille franchi che Mus­solini ha fatto, nell’ottobre 1936, « a titolo puramente personale e nella sua qualità di antico studente della Università », in favore del costituendo fondo universitario per l ’incoraggiamento delle ricerche scientifiche, sia stato veramente un dono disinteressato e, in altre parole, in che misura abbia favorito le prati­che del Boninsegni 4‘. 33

33 La cultura italiana nel Cantone di Vaud in « Romana », Firenze, n. 7, luglio 1939. È da notare che Boninsegni incominciò la sua carriera universitaria losannese, come supplente del Pareto, solamente nel 1905, cioè — come vedremo — dopo la partenza di Mussolini da Losanna. Cfr. Programme des cours de l ’Université de Lausanne, Losanna, 1903-1905.39 Cfr. M. B e z e n ç o n , La vie âpre et aventureuse de Mussolini en Suisse, in « La petite illustration ” , Paris, n. 882, 6 agosto 1938.40 Catalogues des Etudiants de l ’Université de Lausanne, Losanna, n. 28, 1904, p. 23.41 I I fatto che —• come si legge nella « Feuille d’avis de Lausanne » del 9 ottobre 1936 — « al fine di costituire questo fondo, i l comitato che organizza il centenario ha già sollecitato l ’appoggio di diverse imprese industriali, banche e società vodesi e si è in seguito rivolto e continuerà a rivolgersi a ciascuno dei vecchi studenti dell’Università », non esclude affatto la possibilità di questa sottile « manoeuvre d’approche ». Ricevuto il dono, i l rettore Reymond ringrazia in ogni modo Mussolini, premurandosi di aggiungere che i l suo grazie va inter­pretato « al di fuori di qualsiasi considerazione politica », cfr. « La squilla italica », n. 42, 17 ottobre 1936.

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I fascisti a Losanna durante la guerra

Nel 1938, la quota annua per il fascio è di cinque franchi per i membri combat­tenti e di dieci franchi per i non combattenti. Eugenio Pagnini, partito per la Francia, è sostituito alla direzione del fascio cantonale dal professore Felice Bonaccina.A fine anno, gli effettivi fascisti ammontano a 1.780 di cui 978 membri della GILÈ. I l console Mario Canino è sostituito da Silvio Delich. Nel 1939 nasce un fascio anche a Leysin e si registrano una trentina di nuove adesioni a quello di Losanna. Dal 1940, è organizzato un insegnamento regolare della Scuola itabana di Losanna, per le prime due classi elementari, con sede alla Casa d’Ita­lia; i corsi comprendono il doposcuola ed i corsi serali. Dal 1943, l ’organizza­zione di questa scuola passerà alla Commissione scolastica della missione cat­tolica.Nel luglio 1940, il capo dei nazisti di Losanna, Heinemann, invita personalmente al Deutsches Haus i fascisti locali per la proiezione di un film sulla guerra in Polonia. In dicembre è il turno dei membri femminili della Reichsdeutsche Gemeinschaft in der Schweiz di visitare la Casa d’Italia.Nel marzo 1941, il segretario politico Giovanni Pegurri viene sostituito da Giu­seppe Soriano, funzionario della Segreteria generale dei fasci all’estero. I l So­riano resterà a Losanna appena tre mesi, essendo nel giugno rimpiazzato da Antonio Castellini per otto mesi in quafità di reggente e che assumerà in seguito le funzioni di segretario politico fino all’ottobre 1943.Nel maggio il console Delich, trasferito in Dalmazia, è sostituito dal marchese Gerolamo Chiavari, proveniente da New Orleans; arriva pure a Losanna il mis­sionario don Valentino Fabbro, in sostituzione di don Petrei.Appena arrivato, don Fabbro inizia la celebrazione di un ciclo di messe per la vittoria, nella cappella dell’asilo italiano, a cui segue la messa, alla Casa d’Italia, per l ’anniversario della marcia su Roma. Lo stesso sacerdote tiene, nel maggio 1942, nella sede del fascio, una conferenza sul tema « Lo stato fascista e la Città del Vaticano ». Quanto alle messe da lui celebrate, va aggiunto che quella del luglio 1943 alla GILÈ è stata così commentata dal comandante: « La celebra­zione della Santa Messa ha inquadrato militarmente la cerimonia sportiva, così come siamo usi vedere in I tafia ». Vengono spontanei alla mente certi versi del Carducci ribelle.Dal 1941 in poi, le cronache del fascio di Losanna pubblicate sulla « Squilla italica » diventano sempre più rare e laconiche. È stato possibile colmare in parte la lacuna attraverso l ’esame degli archivi dell’attuale missione cattolica italiana che conserva — solo organismo italiano — un fondo di documenti dell’epoca fascista consistente soprattutto in lettere e circolari*2.

n Gli archivi della Casa d’Italia (Fascio e Associazione nazionale combattenti) sembra siano stati bruciati nel 1945 nelle due stufe a legna dell’edificio. I documenti dell’Istituto italiano di cultura, recuperati nel 1945 dal consolato, sono scomparsi. G li archivi consolari dell’epoca, di scarso interesse salvo qualche caso di partenza « volontaria » in Russia, sono

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Nel febbraio 1942, ha luogo una conferenza del professor Gianfranco Contini, dell’Università di Friburgo, sul tema « La poesia e l ’Italia d’oggi ». La primavera 1942 vede la proiezione di diversi film di guerra tedeschi, organizzata al Bel-Air e al Moderne per i membri delle colonie italiana e germanica.In una significativa circolare del 10 giugno 1942, si comunica che « di ogni manifestazione fascista deve essere segnalato a Roma il numero dei partecipanti ». Alla fine del 1942, si legge all’assemblea del fascio il discorso che il duce ha pronunciato il 2 dicembre alla Camera dei fasci e delle corporazioni. In un’altra circolare del 14 dicembre si insiste sulla conclusione del discorso: « Nessuno mancherà, particolarmente in questi momenti, di dimostrare il proprio attacca­mento alla Patria, la propria fede, la propria certezza nella vittoria. Vi attendo alla prova! ». Viene aperta una sottoscrizione per le vittime dei bombardamenti di Genova, Torino e Milano.Nel gennaio 1943, si commemora al Casinò di Montbenon il ventennale della fondazione dei primi fasci nel cantone di Vaud. Sono presenti alla manifestazio­ne per i fasci di Montreux e Vevey, i segretari politici Fausto Bortolotti e Carlo Cantatore. Durante l ’incontro si procede alla vendita della traduzione francese del libro di Mussolini Parlo con Pruno, edito a Montreux dalle Editions de l ’Aigle.

Dopo il 25 luglio 1943

Mentre nel settembre 1943 l ’Istituto italiano di cultura riprende le sue attività con prudenti corsi di lingua (diretti dal sostituto del professor Franceschini, Sergio Zanotti) e conferenze classiche su Virgilio, Dante e Foscolo (questi pro­grammi neutri continueranno fino al 1946)” , nell’ottobre il consolato, dove il console Chiavari mantiene tuttora la sua carica, annuncia la costituzione di un « Comitato assistenza rifugiati ed internati » che è l ’emanazione di un Ente opere assistenziali fondato nel 1941. Questo comitato incomincia la raccolta di indumenti nei locali del consolato stesso, alla Casa d’Italia ed alla missione cattolica.I rifugiati italiani in Svizzera che erano appena duemila prima di settembre, saliranno a 70.000 nel gennaio 1944. Fra migliaia di soldati sbandati, di decine di donne e bambini israeliti e di antifascisti, si notano pure Edda Ciano con i figli e Dino Alfieri.Alla fine del 1943, è fondata a Losanna, per opera del militante antifascista

stati pure bruciati: l ’incinerazione è però qui pratica corrente. Quanto agli archivi della Sûreté Vaudoise, essi non sono accessibili, essendo ammucchiati in una delle torri della cattedrale, insieme ad altri documenti disparati dell’amministrazione cantonale.43 Dei direttori dell’Istituto italiano di cultura di Losanna, alcuni sono passati alla diplo­mazia, come addetti culturali, altri sono restati, una volta rientrati in Italia, nell’insegnamento. Sola eccezione il professor Amleto Comini i l quale ha fondato, nel 1948, i l Liceo italiano « Vilfredo Pareto » di Losanna, riconosciuto ufficialmente nel 1954 dal governo italiano.

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Luigi Zappelli44, una prima « Colonia libera italiana » che organizza, sotto la responsabilità di Angelo Donati, un « Comitato di soccorso per deportati italiani politici e razziali ». Mentre la Svizzera aveva accolto, per alcuni mesi bambini provenienti dalle città dell’Italia settentrionale colpite dai bombardamenti alleati, Losanna riceve, nel novembre 1943, specialmente bambini della Val d’Ossola. Un altro organismo assistenziale sorto in questa circostanza è il « Comitato ge­nerale per l ’assistenza ai rifugiati italiani ». La Colonia libera italiana cesserà le sue attività sul finire del 1944.Nel gennaio 1944, Losanna diventa la sede di un Campo d’internamento militare universitario, al quale collaboré, come insegnante, l ’allora tenente Amintore Fan- fani, già professore all’Università Cattolica di Milano. I l campo restò aperto fino al maggio 1945. Le 180 persone (le quali, durante le vacanze universitarie, erano tenute, in cambio di un modesto sussidio, a compiere dei lavori agricoli) furono ospitate al Grand-Hôtel di Vevey e nelle ville Long Val e Le Manoir di Pully, nei pressi di Losanna. Il campo ebbe un suo periodico mensile dal titolo « Civitas Humana »45 46. Contrariamente al classicismo camaleontesco dell’Istituto italiano di cultura, le conferenze tenute al campo vertevano tutte sui problemi concreti della ricostruzione democratica italiana. È naturale che, nel 1944, di­versi internati tentassero di raggiungere i partigiani; contatti con gli antifascisti della Val d’Ossola furono in ogni modo stabiliti.Agli insegnanti militari, fuggiaschi del settembre 1943, si unirono dei profughi civili, fra i quali diversi israeliti. Nell’aprile 1944, conferenze-studio furono te­nute da Bruno Caizzi e Egidio Reale. Erano in Svizzera a quell’epoca pure Luigi Einaudi e Concetto Marchesi. Il 14 maggio 1945 ebbe luogo nell’Aula Magna dell’Università la cerimonia ufficiale di chiusura dei corsi, che si conclusero a Vevey il 28 maggio successivo con una serata di congedo.

Le idee sono però tutt’altro che chiare fra gli italiani di Losanna dove, contra­riamente ad altre località svizzere, non si parlò affatto di epurazione. Così, nel giugno, la Colonia libera italiana e l ’Istituto italiano di cultura commemorano insieme Garibaldi alla Casa d’Italia. Pochi giorni dopo, il professor Sergio Za- notti, membro della MVSN che già aveva celebrato il fascismo commemora il secondo anniversario del 25 luglio!

Come ha scritto egregiamente di recente la ticinese Luciana Caglio: « Fu il momento del voltafaccia grottesco e spudorato. Buttando via la tessera del par­tito e staccando dall’occhiello la famigerata ’’cimice” , ci fu chi credette di la­varsi, in pari tempo, la coscienza e di eliminare due decenni di partecipazione ideologica e pratica alla dittatura » “ .

44 Rientrato in Italia alla liberazione, fu eletto deputato alla Costituente e morì pochi mesi dopo.45 Dal 10 marzo 1944 al 2 maggio 1945 si pubblicò a Berna « In attesa. Quindicinale per i rifugiati italiani in Svizzera ».46 « Azione », Lugano, 26 luglio 1973.

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L’ambiente dell’emigrazione

Nel 1920, Losanna contava 68.500 abitanti di cui 11.400 stranieri, fra questi, gli italiani erano circa 4.400 (il 40 per cento scarso), metà uomini e metà donne, contrariamente agli altri gruppi nazionali nei quali gli uomini predo­minavano largamente. Saliti a 4.900 circa nel 1930 (2.600 uomini e 2.300 donne) su un totale di 10.700 stranieri", cioè il 45 per cento, il numero degli italiani scenderà a 3.575 nel 1941 (1.740 uomini e 1.835 donne), su un totale di 7.750 stranieri residenti, che corrisponde ancora ad una percentuale del 46 per cento45.La polverizzazione associazionistica è sempre stata una delle caratteristiche degli italiani all’estero. Nel 1923, al momento della costituzione del fascio di Losanna, si contano nella città non meno di una quindicina di associazioni italiane, fra cui la Società di mutuo soccorso, fondata nel 1869 è la più antica e, con i suoi 300 membri, fino all’avvento del fascismo, la più importante associazione italiana di Losanna, la Filarmonica italiana (1902), il Circolo mandolinistico « Carmen » (1903), la Società corale-drammatica « La Donizetti » (1904), il Velo-Club (1904), la Società Dante Alighieri, la Lega Navale, il Circolo giovanile « Primavera italica », la Pro Curino (fondata nel 1914, per l ’incremento del comune di origine in provincia di Vercelli essa conta una cinquantina di membri, in gran parte impresari edili), la Società filantropica italiana, l ’Unione valdostana, la Donna italiana, la Vita nuova, la Croce rossa italiana, l ’Asilo-orfanotrofio italiano ", l ’Associazione reduci di guerra (fon­data nel 1919, nel 1941 sarà con i suoi 360 membri la più grande sezione della Svizzera).A queste associazioni si aggiunsero in seguito, oltre al fascio locale, la Pro Colonia italiana (1924), la Fondazione « Fulcieri Paolucci de’ Calboli » (per l ’aiuto agli italiani bisognosi, fondata nel 1925) e l ’Ente Opere assistenziali, dipendente direttamente dal fascio.

Qual è stato l ’atteggiamento di queste associazioni di fronte al fascismo? Le notizie sono rare, ma significative, e se ne può senz’altro dedurre che, se i dirigenti delle associazioni cosiddette patriottiche (e specialmente quelle culturali come la Dante Alighieri) furono in genere sin dagli inizi degli entusiastici portavoce del regime, le altre opposero spesso una resistenza passiva alla pro­paganda fascista.Già nel maggio 1923, Mussolini aveva scritto all’onorevole Boselli di far 47 48 49

47 Su 778 muratori in attività a Losanna, 560 sono stranieri.48 Recensement fédéral de la population. Vaud, 1920, 1930 e 1941 - Berna, Bureau fédéral de statistique. Nel 1941, i l governo di Mussolini decise il richiamo alle armi degli italiani all’estero. In Svizzera, accanto ai richiamati che si presentarono ed agli immancabili volontari (generalmente membri dei fasci), un certo numero scelse la soluzione di non presentarsi e ricorrere al diritto d’asilo.49 Si mise in seguito « sotto l ’Alto Patronato di S.E. Benito Mussolini, Primo Ministro d’Italia ». Una lapide, ancora murata nell’ingresso, ricorda che fra i generosi donatori per i nuovi locali c’è stato nel 1927 il duce.

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« molto affidamento sulla propaganda italiana all’estero della Dante Alighieri ». A Losanna, un anno dopo, il consiglio della Dante contava cinque fascisti su nove membri50.

Nella primavera del 1924, si costituisce, sotto gli auspici del console De Lucchi, il consiglio della Colonia italiana di Losanna, allo scopo di « coordinare le attività sociali dei diciannove sodalizi italiani, nonché quella dei nazionali colà residenti, e di indirizzarla a concorde opera di patriottismo e di disciplina ».51Fanno parte di tale consiglio, oltre al console, i delegati del fascio, della Reduci, della Dante e della Lega navale.Ma l ’Associazione dei reduci (non ancora affiliata all’Associazione nazionale combattenti) non aderì alle manifestazioni fasciste. L ’invito alla cerimonia di benedizione del gagliardetto fascista (regolarmente autorizzata dalle autorità municipali e poi rinviata per il delitto Matteotti) non viene accettata da tutte le associazioni italiane e fra queste si nota appunto la Reduci. I l corrispondente della « Squilla italica »52 Papi scrive indignato: « I l presidente del Velo-Club, Casagrande obiettò che la bandiera non prenderebbe parte ad una manifesta­zione fascista. La Società del Mutuo Soccorso dichiarò, attraverso il suo presi­dente Rossetti, che la sua società non fa politica e non va in chiesa ». Quanto alla Reduci (sebbene diretta dal fascista Pavan), nella sua assemblea ordinaria e basandosi sugli statuti « decise in maggioranza che la bandiera non avrebbe dovuto assistere alla benedizione del gagliardetto. Questo gesto — prosegue il Papi — è contrario all’ordine del giorno votato dai Reduci al congresso di Sion che raccomandava di essere sempre in buonissimi rapporti col fascio ».L ’irritazione è tanto più forte che nel maggio precedente, quando durante una serata organizzata dalla corale « Donizetti », hanno avuto luogo dei tafferugli ed i fascisti Zarcone, Bava, Parma, e Caramatti furono « provocati, ingiuriati e leggermente feriti ». La redazione del settimanale fascista, lamentando il modo in cui si organizzavano e si svolgevano « certe » feste italiane, scriveva ancora55 : « Pare che durante questa festa si siano cantati inni sovversivi, si sia fatto dell’antifascismo, si sia gridato ’’Abbasso il Re!” [...] Le cosiddette corali apolitiche hanno il dovere imprescindibile di mettere le carte in tavola e di tagliar corto e netto nei confronti di coloro che di esse intendono fare dei focolai d’infezione sovversiva. Cose in chiaro, e basta, per oggi ». Per ritor­sione, l ’assemblea mensile del fascio losannese intima ai fascisti iscritti alla Reduci ed al Velo-Club, di dare le dimissioni. E non sorprende a questo punto il chiaro avvertimento della « Squilla italica », per coloro che « fanno sabotaggio

50 Nella lettera inviata a Roma, nel dicembre 1925, dal presidente della Dante, Settimo Rondanini, si legge: « L ’atto ideale e d’amore degli italiani che con fede invitta operano e sperano ora più che mai nei migliori destini della Patria, deve servire di monito ai detrattori di Essa, ed agli arruffapopoli che pur si riscontrano nella grande massa, la quale costruisce non ordisce. Viva l ’Italia bella, i l suo Duce, la nostra Dante », cfr. « La squilla italica », n. 50, 10 dicembre 1925.51 « La squilla italica », n. 13, 27 marzo 1924.12 «La squilla italica», n. 28, 11 luglio 1924.53 « La squilla italica », n. 20, 15 maggio 1924.

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ai nostri Fasci (fiamme virili di italianità) con la scusa che questi sono partiti politici » : « quelle Reduci, Mutuo Soccorso, le Dante, le Corali, fregiate di nome italiano, che continuano a fare uso della scusa politica [...] considereremo tout court nostri avversari, e come tali tratteremo quei connazionali che vor­ranno continuare »54.A Losanna, dal 1925, il circolo Primavera Italica e la Dante Alighieri hanno sede negli stessi locali del PNF. Ed è naturalmente la Dante a regalare, nel 1927, grammatiche e lavagne ai membri della nascitura Opera nazionale balilla. Ciò non toglie che il nuovo comitato della Dante sia stato nominato d’ufficio dal console, « dietro istanza di un numeroso gruppo di italiani », per mettere finealla crisi spirituale che travagliava da tempo la sezione (forte di 150 membri) a causa di un dissidio esistente fra la presidenza e la maggioranza del comitato in carica ed il Fascio locale [...], che si era da tempo ripercossa gravemente sull’andamento della Società e delle nostre scuole italiane [...] numerose dimissioni, assemblee deserte da anni, nessuna conferenza nazionalista era stata tenuta da tempo [...] stato di cose che prolungandosi avrebbe causato la fine della patriottica istituzione55.

Con il 1928, anche la sezione di Losanna dell’Associazione nazionale combattenti comprende ormai una stragrande maggioranza di soci filofascisti se non aperta­mente fascisti e la presenza dei reduci a tutte le feste del fascio diventa un’abi­tudine patriottica. Lo stesso avviene per la locale Filarmonica.L’ultimo intervento politico avviene nel gennaio 1942: il comitato della laica Mutuo soccorso (che ancora nel 1924 aveva dimostrato la sua validità ed il suo non-conformismo assimilando addirittura la trentenne Unione cattolica operaia di mutuo soccorso) viene disciolto, su intervento diretto del segretario politico del fascio, e sostituito con uno nuovo « che darà un maggiore affida­mento per il potenziamento della società nell’interesse esclusivo di tutti i com­ponenti »56.Le ragioni della importante adesione degli italiani di Losanna al fascismo, meriterebbero beninteso un’analisi approfondita. In un recente articolo, pubbli­cato dal settimanale delle Colonie libere italiane, Andrea Lorenzi, ha colto l ’importanza degli aspetti psicologici e sociali di questa adesione:I l movimento dei fasci italiani in Svizzera ha avuto alcune sue caratteristiche fondamentali. La prima è quella di essere sorto non come movimento direttamente emanante da uno scontro di classe, bensì come movimento di sostegno alla politica del governo Mussolini e della borghesia italiana, alimentato da fortissimi sentimenti patriottardi, sciovinistici, dal sogno di una « grandezza nazionale » finalmente ritrovata per un paese dal quale masse di lavoratori erano state costrette a partire per cercarsi un pezzo di pane.Esso attecchì in un corpo sociale formato soprattutto da emigrati originariamente poverissimi, venuti in Svizzera per lo più agli inizi del secolo per fare i lavori più vari, non raramente (come avviene oggi del resto) quelli più pesanti, più pericolosi e meno retribuiti. 5

5* « La squilla italica », n. 9, 26 febbraio 1925.55 « La squilla italica », n. 50, 15 dicembre 1927.56 « I l concorso del reggente del fascio alla riunione dei fascisti iscritti alla Società italiana di Mutuo Soccorso ha fruttato i l tanto auspicato desiderio di mutare il Comitato direttivo », cfr. « La squilla italica », n. 5, 31 gennaio 1942.

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Essi trovarono qui una società che l i osteggiava, piena di pregiudizi nei loro confronti, incapace di integrarli. Malgrado queste difficoltà qualche strato di lavoratori riuscì dopo pochi anni di permanenza a rendersi indipendente, esercitando attività economiche autonome (servizi, piccoli commerci).Fu soprattutto fra questo strato di emigrati, ex proletari divenuti per certi aspetti « ceto medio » (oggi alcuni sono diventati grandi, sono proprietari di aziende rinomate che contano parecchio nel mondo economico svizzero) che i l fascismo reclutò la maggior parte dei propri attivisti. I quali aderirono al regime ed attivamente lo sostennero in parte per puro calcolo economico (poter usufruire di certe condizioni vantaggiose offerte soprattutto ai commercianti di prodotti italiani — per esempio ortofrutticoli — condizioni invece negate a chi al fascismo non volle aderire), in parte perché convinti che l ’Italia aveva finalmente trovato, sotto la guida del Duce, la strada che l ’avrebbe portata a diventare grande, a farsi rispettare, se non addirittura ad imporre la sua volontà ad altri popoli meno « eletti ».L ’ideologia fascista che ebbe corso nel ventennio fra l ’emigrazione italiana in Svizzera è stata quindi soprattutto l ’ideologia sciovinistica di gruppi di emigrati frustrati, tenuti ai margini della vita del paese ospitante, che rispondevano con l ’alterigia tipica del fascismo e con la sua roboante fraseologia al comportamento xenofobo assunto dalla opinione pubblica ed in parte anche dalle autorità locali57 58.

L’antifascismo militante italiano in Svizzera, si struttura negli anni trenta quando, con la partecipazione dei partiti di sinistra e dei sindacati laici svizzeri nasce l ’Alleanza antifascista svizzera.È l ’epoca in cui si espellono dalla Svizzera, in seguito alle pressioni del regime mussoliniano, numerosi italiani colpevoli di attività antifasciste e sindacali“ . La politica di appoggio al regime delle autorità elvetiche è purtroppo evidente.I l « Popolo d’Italia », urtato da certe manifestazioni antifasciste ticinesi, scriveva il 12 gennaio 1929: « Il fascismo è in Italia regime di stato e per questo qualsiasi manifestazione contro il fascismo è una manifestazione contro l ’Italia. Si tratta perciò di sapere per quanto tempo ancora la Svizzera permetterà l ’organizzazione di pubbliche manifestazioni contro l ’Italia ». Appena quattordici giorni dopo, un decreto del Consiglio federale proibiva l ’organizzazione di ma­nifestazioni antifasciste. È vero che già nel 1924 (con riconferma nel 1933),10 stesso Consiglio federale aveva proibito, se non le manifestazioni fasciste, almeno l ’indossare in pubblico la camicia nera, considerata come « una uniforme di carattere militare ». Sempre nel 1929, il governo svizzero proibiva le con­ferenze che avrebbe dovuto tenere Gaetano Salvemini, esule a Londra, invitato dalla società di cultura liberale « R. Manzoni » di Lugano.Anche a Losanna, si organizzò una Concentrazione antifascista e fra le numerose conferenze da essa organizzate alla Maison du Peuple, quelle tenute dall’anar­chico ginevrino Luigi Bertoni erano particolarmente disturbate dai fascisti.11 congresso della Fédération des ouvriers du bois et du batiment nel 1926 aveva solennemente riconosciuto « essere il fascismo il nemico del movimento

57 A n d r e a L o r e n z i , Come sono sorti e come sono morti i fasci italiani in Svizzera, i n

«Emigrazione italiana», Zurigo, 26 aprile 1973.58 A ltri italiani, compromessi politicamente, furono inoltre costretti al rimpatrio, le autorità consolari non avendo, su denuncia dei responsabili fascisti, rinnovato il passaporto alla scadenza.

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operaio e deciso di combatterlo con tutte le sue forze »59. La FOBB formava infatti già allora la sinistra del movimento sindacale svizzero e, specialmente a Losanna, era influenzata dalle tendenze libertarie dei membri della « Federa­zione Muraria » (il vecchio sindacato edile italiano entrato a far parte della FOBB verso il 1925), i cui membri si trovavano regolarmente in testa a tutte le manifestazioni antifasciste ed erano sempre pronti a rispondere alle provoca­zioni durante le riunioni sindacali™.Le assemblee sindacali del Café Occidental a Chauderon e quelle degli edili in particolare erano spesso turbate da disordini causati da provocatori fascisti. I militanti, svizzeri e italiani, ancora in vita, ricordano, ad esempio, fra le altre, la triste figura di Luigi detto « il Valdostano », piastrellista di mestiere e graduato della Milizia, il quale, non contento di fare apertamente propaganda fascista nei cantieri, diventava minaccioso durante le assemblee sindacali.La lettura sistematica della collezione di « Squilla italica » (disponibile alla Biblioteca nazionale di Berna) ha permesso di raccogliere i nomi di 238 attivisti fascisti aderenti al fascio losannese (escludendo beninteso i membri della GILÈ). Sulla base di questa lista, il servizio di Controle des habitants del Comune di Losanna ha cortesemente potuto fornire l ’indicazione della professione di due­cento membri residenti in città. I dati ottenuti permettono una modesta ma comunque interessante analisi socio-culturale degli aderenti al fascio. L’elemento femminile (16) non supera l ’8 per cento: 7 fasciste erano insegnanti elementari, 3 professoresse, 2 senza professione, 1 direttrice scolastica, 1 impiegata, 1 lava­piatti ed 1 casalinga. Fra gli uomini 22 sono commercianti, 17 impresari edili, 39 professionisti (26 professori, 4 architetti, 3 ragionieri, 3 ingegneri, 2 medici ed 1 geometra), 8 insegnanti elementari, 3 industriali, 3 tecnici, 11 studenti universitari, 6 impiegati consolari e 2 sacerdoti, 14 artigiani, 18 operai edili, 7 operai ed 1 giardiniere; 20 addetti al terziario, 6 artisti, 6 benestanti edI giornalista.

Le simpatie locali

II fascismo italiano a Losanna si è sviluppato in un contesto locale relativamente favorevole. Innanzitutto la società losannese, proveniente per la maggior parte dalla borghesia agraria, è sempre stata, nell’insieme, « meno a sinistra » della vicina Ginevra; inoltre, si è trovata ad essere il centro ideologico del fascismo nella Svizzera francese. Eccetto l ’Union Nationale di Georges Oltremare, tutti quei movimenti di estrema destra che (pur avendo rappresentato un fenomeno effimero largamente minoritario) hanno attirato negli anni trenta, un certo numero di sbandati della crisi economica, hanno infatti avuto, geografi­camente almeno, Losanna come base; anche perché a Losanna è sorto nel 1927 un Centre international d’études sur le Fascisme.

H A. V u a t t o l o , Histoire de la Fédération suisse des ouvriers sur bois et du bâtiment. 1873-1953, Zurigo, 1956, vol. I l l , p. 43.“ Dal 1916 al 1921 ha funzionato a Losanna una « Ecole Francisco Ferrer ».

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Dal 1933 al 1936, i losannesi hanno avuto la possibilità di leggere tre periodici di estrema destra. I l mensile « La nation » fondato nel gennaio 1931 dall’avvo­cato Marcel Regamey, è l ’organo del movimento nazionalista vodese Ordre et Tradition dal quale emana la Ligue vaudoise fermamente cantonalista, an­tisemita, antiparlamentare e corporativa, il movimento è ideologicamente vicino alle posizioni di Charles Maurras, l ’ideologo dell’ « Action Française », il teorico del nationalisme intégral e del pays réel. Sebbene antimassonico, questo movi­mento considererà l ’iniziativa Fonjallaz come inefficace e (solo punto che10 differenzia dai movimenti apertamente fascisti e nazisti) stima che un vero nazionalista non deve cercare al di là delle frontiere la sua sostanza. Nel 1937, la Ligue vaudoise promuove una iniziativa popolare per l ’interdizione del Partito comunista svizzero; lo scioglimento di questo partito avverrà però solo nel novembre 1940 in seguito a decreto del Consiglio federale.« La voix nationale », mensile, è un giornale di ispirazione filogermanica. Avendo iniziato le pubblicazioni nell’ottobre 1933, cambia, nel gennaio 1935, il titolo in quello più esplicito di « Front National », ed il sottotitolo da « organe natio­naliste » in « organe du socialisme helvétique » (traduzione discreta di nazional­socialismo); conta, sembra, settemila lettori. Contrario agli ebrei, ai democratici ed ai rossi, è impegnatissimo nella campagna antimassonica e pubblica, sotto11 titolo « La Suisse aux Suisses », la Usta dei massoni vodesi. L ’ultimo numero (8 agosto 1936) parla di « intralci polizieschi e del sequesto del nostro mate­riale amministrativo da parte degli organi di polizia ». Se il giornale cessa, il movimento del Front National continua la sua attività a Losanna per tutto il 1937.La pubblicazione del settimanale « Le fasciste suisse » (che ha anche una edi­zione tedesca ed una italiana)61 precede di poco la fondazione della Federazione fascista del cantone di Vaud nel novembre 1933, e quella della Federazione fascista svizzera a Roma, il cui primo congresso, organizzato dal locale fascio di combattimento, ha luogo a Losanna nel dicembre successivo. I l colonnello vodese Arthur Fonjallaz è nominato Chef du Fascisme suisse62.Fonjallaz che ama imitare la retorica mussolinana (« A qui la Suisse? A nous! ») rappresenta il comitato svizzero in seno ai « Comitati d’azione per l ’universalità di Roma » fondati, sotto la presidenza del generale E. Coselschi, nel luglio 1933. Dagli statuti apprendiamo che i comitati « considerano la Romanità Mussoliniana come la più alta idea animatrice dell’Europa e il Duce come il creatore e l ’apostolo di questa nuova verità universale ». I l primo Congrès pour l ’Uni­versalité de Rome avrà luogo a Montreux nel dicembre 1934.Sempre nel 1934, Arthur Fonjallaz fa visita a Mussolini insieme al fascista

61 «Le fasciste suisse. Organe de combat», Losanna, n. 1, 12 ottobre 1933; n. 108, 14 febbraio 1936.42 Ex ufficiale istruttore, comandante di brigata e professore di storia militare alla Scuola politecnica federale di Zurigo, Arthur Fonjallaz venne escluso, nel 1925, dalla « Société vaudoise des officiers » e liberato, nel 1933, da ogni obbligo militare a causa della sua attività politica di estrema destra. Arrestato nel 1940 a Sciaffusa, fu condannato per spio­naggio militare e politico a tre anni di reclusione.

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ticinese Nino Rezzonico, lo sfortunato organizzatore della fallita « marcia su Bellinzona ». Nel maggio 1934 è organizzato il servizio stampa « Agence Fa­sciste » e, nel luglio, nasce l ’Institut Corporatif della Federazione fascista svizzera.Federazioni fasciste svizzere si formano in Francia e, dal gennaio 1934, in Italia, specialmente a Milano, Firenze e Roma, dove le colonie svizzere sono importanti.Fin dai primi numeri, « Le fasciste suisse » si lancia in una sfrenata propaganda antimassonica. Nella primavera del 1934, la campagna del Partito fascista svizzero si allarga con l ’adesione alla lotta « patriottica » contro la massoneria degli altri principali movimenti svizzeri di estrema destra (Fronti, Heimatwehr, Volksbund, Union Nationale): nasce così l ’Action Helvétique con sede a Lutry, dove abita il suo presidente, Fonjallaz. È in nome di questa organizza­zione che, il 31 ottobre 1934, è deposta alla Cancelleria federale di Berna la domanda di revisione dell’articolo 56 della Costituzione federale, per interdire in Svizzera le società e le logge massoniche; l ’iniziativa è appoggiata da 56.000 firme di cui un decimo (pari a 5.660) raccolte nel cantone di Vaud.Sottoposta a votazione popolare nel novembre 1937, l ’iniziativa fascista è re­spinta con 515.327 voti contro i 234.980 favorevoli (partecipazione elettorale 65 per cento). Nel cantone di Vaud i voti favorevoli furono 30.800 di fronte a 57.120 contrari; a Losanna, 7.300 favorevoli, 13.915 contrari.L’unica partecipazione di liste fasciste alle elezioni per il rinnovo del Parlamento federale ha luogo nel 1935 (elezioni al Consiglio nazionale). L’insieme dei « fronti » — ossia: la Nationale Front a SciafEusa e Zurigo, la Nationale Erneuerung a Berna, la Jung Thurgau in Turgovia, la Action Helvétique nel Vailese e la Union Nationale a Ginevra — raccolgono i suffragi di 13.740 elettori, pari all’1,5 per cento sul piano federale, ma al 3,7 per cento dei votanti a Zurigo, all’1,6 per cento a Berna, al 12,2 per cento a Sciaffusa, al 2,7 per cento in Turgovia, all’ 1,9 per cento nel Vailese ed all’8,5 per cento a Ginevra. L’estrema destra supera così il Partito comunista che ottiene 12.569 suffragi, pari all’1,4 per cento (Partito socialista 28 per cento). Su 187 seggi, la Nationale Front di Zurigo e l ’Union Nationale a Ginevra ottengono un seggio ciascuno (il consigliere nazionale eletto a Ginevra farà parte del gruppo parlamentare liberal-democratico!); il Partito comunista ottiene un seg­gio a Zurigo ed un altro a Basilea.Nel cantone di Vaud, il Partito comunista raccoglie 1.585 suffragi, cioè il 2,1 per cento del totale, contro il 28,7 per cento dei voti che vanno al Partito so­cialista “ .La partecipazione del Front National alle elezioni cantonali vodesi del marzo 1937, segna invece un fallimento completo: nessun deputato sui 218 eletti; qualche decina di voti appena vanno ai fascisti nei circoli elettorali di Vevey e Yverdon64.

“ B u r e a u f é d é r a l d e s t a t i s t i q u e , Contributions à la statistique suisse, Berna, fase. V, 1 9 3 6 .64 « Feuille d’avis de Lausanne », n. 57, 9 marzo 1937.

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Dal 27 febbraio 1936, « Le fasciste suisse » è sostituito dal periodico « Action Helvétique » che si pubblicherà a Losanna sino al 29 ottobre 1936 come setti­manale e dal luglio come quindicinale, per diciannove numeri.Già nel 1934, l ’autorevole governativo « Der Bund » di Berna aveva ripreso un articolo del giornalista tedesco E. W. Eschmann nel quale si sosteneva che « Arthur Fonjallaz è fortemente aiutato dalla finanza italiana ». La redazione del « Fasciste suisse »65 risponde non con degli argomenti, ma con le solite minacce. Ma durante i tre anni della intensa campagna antimassonica si sospettò spesso un appoggio finanziario fornito al Fonjallaz da parte di Mussolini in persona.Tanto per essere il meno possibile incompleti, citiamo ancora la nascita a Lo­sanna, nell’ottobre 1936, di un Ordre social national che pretese difendere i principi cristiani, la famiglia e l ’esercito, combattere le idee marxiste, far rivivere l ’entusiasmo patriottico e per conciliare gli interessi operai e padronali in nome della pace sociale, favorire la forma di un istituto corporativo.Accanto al fascismo militante, italiano e svizzero, esistevano fra i notabili spe­cialmente, delle simpatie per il fascismo più o meno dichiarate. La lettura della «Squilla Italica» ci ha permesso di raccogliere documenti significativi del favore che gli ambienti borghesi di Losanna hanno riservato al regime mussoli- niano.A questo punto è quasi inutile aggiungere che le opposizioni al fascismo pro­venivano, sul piano politico a Losanna come altrove, quasi esclusivamente dai partiti di sinistra di cui il più importante è quello socialista. I cosiddetti parti­ti d’ordine — la stampa dell’epoca, specialmente la liberale « Gazette de Lausan­ne » e la radicale « Revue de Lausanne », forniscono prova in abbondanza — erano irrigiditi in una viscerale posizione antirossa che faceva in definitiva og­gettivamente il giuoco delle destre estreme.Una tipica testimonianza di quella che può già essere definita la politica degli opposti estremismi, risale al 1930. Nell’ottobre, il consigliere comunale sociali­sta Jeanneret, appoggiato da altri otto consiglieri, presenta alla municipalità di Losanna la seguente interpellanza: «Mussolini ha appena proclamato il fascismo articolo d’esportazione. Che misure conta prendere la Municipalità affinchè la manifestazione italiana del 2 novembre non prenda, con l ’esibizione di camicie nere, di gesti e di distintivi fascisti nelle nostre strade, il carattere di una pra- vocazione di stranieri contro la democrazia e la classe operaia del nostro paese?».Nel corso della discussione che ne seguì, l ’oratore aggiunse:

Da qualche anno, la manifestazione del 2 novembre, durante la quale i membri della colonia italiana si recano a Montoie per rendere omaggio ai loro morti, ha preso un carattere sempre più politico e fascista. Agli inizii, non vi partecipavano che dei civili, ma essa è diventata man mano fascista e si vedono oggi dei partecipanti fare i l saluto alla romana. Si sono viste apparire pure le camicie nere e questa cerimonia che aveva un carattere facol­tativo, è diventata quasi obbligatoria per gli italiani che abitano Losanna. Tutti debbono

65 Ibid., n. 39, 2 agosto 1934.

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76 Claude Cantini

marciare dietro le camicie nere [...] Non parlo beninteso dell’immensa maggioranza di coloro che sfileranno il 2 novembre per le strade; non sono dei fascisti e saranno scocciati di partecipare a questo corteo, ma ne faranno parte, essi che hanno moglie e figli in Italia, per evitare delle rappresaglie se non obbediscono [...] Vorrei che la Municipalità avesse il coraggio del Club alpino svizzero il quale, ad una domanda di ammissione del console italiano ha opposto un netto rifiu to66.

Nella sua risposta, l ’esecutivo comunale sostenne di voler proibire qualsiasi manifestazione che turbi l ’ordine pubblico. Ma ecco il resoconto della discus­sione secondo un quotidiano moderato:Si sa che la colonia italiana si appresta a celebrare, domenica mattina, l ’omaggio ai suoi morti in guerra. Questa manifestazione è mal vista dal partito socialista che sospetta i fascisti di voler portare, quel giorno, la camicia nera. I l proclama che questo partito indirizza ai suoi membri dichiara che se domenica mattina ai Terreaux i fascisti indosseranno la camicia fascista, i socialisti « sapranno manifestare i loro sentimenti ».Ricordiamo che il municipale G. Bridel, direttore della polizia, ha chiaramente dichiarato, nella sua risposta all’interpellanza del Dr. Jeanneret-Minkine, martedì al Consiglio comunale, che la Municipalità di Losanna non tollererà né camicie rosse, né camicie nere. E occorre sperare che con un po’ di buona volontà — e anche di buon umore — da ambo le parti, nessun incidente verrà a macchiare una domenica che tu tti i paesi consacreranno ai loro morti67.

Quanto alla « Squilla italica » ecco la sua versione: « I l corteo fascista del 2 novembre si è svolto come previsto nonostante le minacce delle quali fu og­getto la Colonia da parte dei comunisti e socialisti di Losanna » “ .In realtà, di fronte alla proibizione di indossare la camicia nera, il Partito socialista aveva rinunciato alla contromanifestazione progettata ed i membri del­la cosiddetta Colonia italiana si erano riuniti, la sera del 2 novembre, nella sala dei XXII Cantoni, alla stazione, per commemorare « fascisticamente » la marcia su Roma e la vittoria di Vittorio Veneto.Tuttavia a parte i numerosi articoli polemici del quotidiano socialista locale « Le droit du peuple » l ’antifascismo politico a Losanna non fu, per tutta una serie di ragioni personali e ambientali, combattivo come quello di altre località, (Bienne, Basilea, Zurigo, Ginevra e le città ticinesi) dove, negli anni trenta, gli scontri con i fascisti italiani non furono rari.Questo non fu un segno di flessione nei partiti operai perché i socialisti di Losanna, che avevano già nel 1929 l ’appoggio del 40 per cento del corpo elettorale, ottennero, la maggioranza alle elezioni comunali del 1933. In seguito a questo risultato, il socialista Arthur Maret fu eletto sindaco e i due partiti borghesi conseguirono due seggi, sui cinque dell’esecutivo. In questo clima di esultanza popolare ebbe luogo, il 31 luglio 1934 (anniversario dell’assassinio di Jaurès, ma anche in opposizione alla festa nazionale del Primo Agosto monopolizzata dai partiti patriottici), una manifestazione contro la guerra ed il fascismo; la manifestazione venne organizzata dall’« Union Syndicale » e dal

66 « Bulletin officiel des séances du Conseil communal de Lausanne », Losanna, n. 14, 1930, p. 238 e 241.67 « Feuille d’avis de Lausanne », n. 256, 31 ottobre 1930.“ Ibid., n. 45, 7 novembre 1930.

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« Parti ouvrier socialiste » di Losanna e raccolse sulla piazza della Riponne oltre seimila persone.Nel 1937, la sinistra perse la maggioranza di fronte alla coalizione elettorale di radicali e liberali (che non esitarono ad accogliere i socialisti-nazionali) e non ottenne che 36 seggi su 100; 1’ « Alliance Nationale » si divise le cariche muni­cipali. La vittoria dei partiti cosiddetti nazionali — che ripeteva quella analoga avvenuta nella « rossa Ginevra » —- fu salutata dalla stampa benpensante come « la testimonianza di un raddrizzamento generale, di un risveglio del patriottismo, della ferma volontà della grande maggioranza dei cittadini di lavorare nell’ordine e la pace sociale » “ .

Clau d e Ca n t in i

*9 Ibid., n. 275, 22 novembre 1937.