PEOPLE LIFE N. 27 APRILE 2012

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Cosenza sostiene il coraggio di Mary Garret Uno per tutti tutti per Ale pag. 88 “Cosenza sta nel Mucchio”... 35 anni di successi pag. 28 Anno 3 - N°4 (27) Aprile 2012

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Cosenza sostiene il coraggio di Mary Garret

Uno per tuttitutti per Ale pag. 88

“Cosenza sta nel Mucchio”... 35 anni di successi pag. 28

Anno 3 - N°4 (27) Aprile 2012

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Aut. Trib. di Cosenza N° 2del 01/02/2010

Edito da Today Comunication s.r.l.

Sede LegaleVia Venezia, 47 - 87036 Rende (CS)

Chiuso in redazioneil 10/04/2012

Direttore [email protected] Colistro

Redazione [email protected] Pasqua Francesca Porco Valentina Zinno

Grafica Rudy PedaceFranco Siciliano

Fotografo UfficialeFrancesco Greco

Coordinatore esternoFrancesco Sciammarella

Ufficio [email protected] Curatolo Lisa FicaraVittoria Maione

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StampaGuido Arti Grafiche C.da Lecco Z.I. (CS)

Distribuzione attività commercialiPubblispazio di Francesco Santelli

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Hanno collaboratoDaniela AielloAngela AltomareDopaminaGiada FalconeGiada FarneseLisa FicaraAngelo GrecoVincenzo GualtieriMafalda MeduriAngela MendicinoSerena NicchiarelliFrancesco OrricoOnmag Promotion Carlo Giuseppe StaropoliMariella VenerusoMaria Rosaria Verta

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In copertinaMary GarretFoto di Francesco Greco

Mensile di Cosenza e Provincia

Anno 3 - n° 4 (27)Aprile 2012

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Eventi

C o p e r t i n a

32 Spyros Theodoridis lo Chef tutto “Pepe”34 Il successo dei giovani talenti calabresi

Personaggi

12 I Live d’autore al Teatro Rendano14 Voce alla musica con l’Orchestra Regionale delle Scuole della Calabria16 Fiera di San Giuseppe: la più grande festa all’aperto18 Una “Fiera InMensa”... mente solidale20 La notte Sanremo Elegance a colpi di scena, di spazzola e di note...22 L’amore di Romeo e Giulietta in 3D24 Sbarca a Cosenza la calda musica dei Los Van Van26 I week-end nei locali più affollati Al Live gli “AUDIOMAGAZINE”28 “Cosenza sta nel Mucchio”30 Passerella “Chic” per una “Notte” da sogno!

50 Mary Garret coraggio e talento... oltre la danza

Teatro44 Più More-lli Fridays46 “Last Minute”: la guerriera Maria Antonietta

Moda48 “Fashion look” la moda di Sandro Ferrone

Turismo42 Incomprensione tra due nobili la storia che divise Marano

35 Quando l’arte è Sopraffactions Artisti calabresi verso il Maxxi di Roma36 Matteo Dalena moderno “cantastorie” di Calabria!38 L’immagine della Calabria secondo Carmine Abate40 Satana “l’antiumano”

Music52 La scossa rock degli “Electric Floor”54 “La Vida” Reggae degli Spasulati56 Il Pandemonio dei Guasti58 Imparare a mixare

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Cultura

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Bellezza60 Consigli per un look sempre glamour

Scatto matto by Francesco Greco70

Salute72 “ALCOOL, uno dei mali oscuri della società”74 Si brinda per i 10 anni di buona sanità!

Banca85 Al via il 1° Corso di fotografia del Club Giovani Soci BCC Mediocrati

Movie86 Salemme detta legge sull’amore!87 Molto forte, incredibilmente vicino

Sociale88 Cosenza corre per Alessandra Donato

Aprile 2012

Gusto62 Nabbirra cosentina con Eraldo64 A Cosenza il cuore del mediterraneo: “Atene Roma” 66 Giroricette d’Italia: Emilia Romagna

Giuridica76 Dipendenti Call Center: ma quali contratti a progetto!

Curiosità68 La foresta degli gnomi

night Dove vuoi andare stasera?

oroscoppiato

Miscellanea

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Adesso ve lo dico io!82

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La vignetta di Manlio Luise84

78 Love, sex and more!80 La “partita dell’Amore”: vince chi fugge, chi persevera oppure e’ un gioco perso?

Love

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EditorialE

Nel numero di People Life del mese scorso abbiamo parlato del turismo. Un immenso tesoro che, grazie ai nostri amministratori, giace sepolto da anni senza che nessuno pensi di riportarlo alla luce. Avevamo promes-so di interessarci in questo numero dell’agricoltura. E lo facciamo subito. Un altro bene importantissimo per l’economia della nostra regione che tira avanti alla meno peggio nel disinteresse generale. L’agricoltura negli anni cinquanta con l’entrata in vigore di alcune leggi sembrava poter diventare un vero e proprio trai-no per l’economia calabrese. Si lavorava e lo si faceva con impegno e passione. Ma quando furono avanzate, da parte dei lavoratori, delle proposte per migliorare la loro condizione e naturalmente quella delle loro fami-glie i proprietari terrieri storsero il muso e quindi cre-arono malcontento. La rigida posizione dei così detti latifondisti portò molti lavoratori ad abbandonare la terra e la regione e nella maggior parte dei casi la nazio-ne. Cercando altrove quello che gli era venuto a manca-re nella terra natia. E in molti, sobbarcandosi a grossi sacrifici, lo trovarono. E così che da anni l’agricoltu-ra si trascina. Ci sono piccole industrie che lavorano e producono. In abbandono è la pastorizia per mancan-za di manodopera. O meglio vengono impiegati per lo più extracomunitari e pagati con somme irrisorie. Pur di mangiare qualcosa costoro non solo lavorano come

schiavi ma vivono in condizioni di grande disagio con grave nocumento per la salute. Stessa situazione per quel che riguarda la raccolta degli agrumi e quella delle ulive. E tutto questo avviene sotto gli occhi degli am-ministratori locali, provinciali e regionali, dei sindacati, e delle asl. Senza che nessuno di questi muova un dito per riportare alla normalità una situazione che è ormai diventata un bubbone per la nostra Calabria. E’ così difficile, per bacco, mettere un po’ d’ordine e consen-tire a tutti di lavorare senza calpestarsi i piedi? Senza creare inutili e pericolose tensioni? Non c’è la volontà da parte dei nostri amministratori. Gente in tutt’altre faccende affaccendata. Eppure abbiamo dei prodotti che non avrebbero rivali. L’olio d’oliva, il migliore del mondo. Le ulive, però, si perdono perché nessuno le raccoglie. Stessa fine gli agrumi. Si fa dell’ottimo vino e viene anche etichettato. Nulla da invidiare a produzio-ni di altre regioni. Ma la totale mancanza di visibilità dovuta alla noncuranza di chi vuole che questa terra rimanga nell’anonimato. Voglio concludere sofferman-domi su un tema che solletica la mia curiosità. Che fine hanno fatto i fondi che non sono molti, ma nemmeno pochi, che ci manda l’Unione Europea finalizzati per i progetti dell’agricoltura? E’ una domanda facile facile. Ma è la risposta che è difficile.

Gianni Colistro

Perché si vuole lasciar morire l’agricoltura?

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Quale location migliore del Teatro Ren-dano, simbolo culturale e musicale della città di Cosenza, per mettere in

scena spettacoli di artisti di grande spessore e fama internazionale, che abbracciano diversi stili musicali da coinvolgere il pubblico di ogni età? “I Live d’autore al “teatro di tradizione” (programma proposto dal manager Roberto Iacobino) già iniziati a febbraio con il concerto di Franco Califano, nel mese di marzo hanno previsto altri due appuntamenti.Mario Biondi, artista apprezzato in tutto il mondo e da chi ama la musica di qualità, si è esibito in un concerto di musica jazz e soul, accompagnato dalla sua band. Il Barry White italiano, cosi definito dagli esperti del settore musicale, con la sua voce dai toni caldi e pro-fondi ha coinvolto il pubblico da lui definito “platea d’elite”. Due ore di sana musica con ri-

chiami a canzoni di grandi artisti internaziona-li scomparsi, come Lucio Dalla, Whitney Hou-ston, Michael Jackson. La sua passione per la musica, spiega sul palco del teatro Rendano, è iniziata in tenera età accanto al padre Stefano. Tante esperienze sono valse a formare il grande artista di oggi, prima tra tutte il contatto con Ray Charles.Durante il concerto anche canzoni tratte dal suo ultimo album “Due” caratterizzato da una serie di duetti con giovani talenti del mondo jazz e soul, meritevoli secondo Biondi di plauso e attenzione.L’autore dalla voce più black del panorama italiano ci confessa la sua ammirazione per il Teatro Rendano “un gioiello di tradizione per concerti di qualità”.Un pubblico attento che ha apprezzato tanto,

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Giada Falconefoto Francesco Greco

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I Live d’autore al Teatro RendanoIl live di Mario Biondi

Claudio Filippini al piano

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I Live d’autore al Teatro Rendanonon limitandosi con gli applausi ripetuti so-prattutto nel momento della canzone forse più attesa “This is what you are” che ha contribuito a lanciare la carriera di Biondi e che continuerà il suo tour in tutta Europa.Sold out anche per il concerto di Massimo Ra-nieri, altra data prevista. “Canto perché non so nuotare... da 500 repliche”, questo il titolo del suo spettacolo. Fans di ogni età hanno contri-buito con continui applausi, canticchiando le sue canzoni o, semplicemente, ascoltando la splendida voce dell’artista napoletano che ha avuto la capacità di rendere il concerto ricco ed emozionate. Padrone assoluto del palco, il suo è stato un vero show, accompagnato da un corpo

di ballo e da un’orchestra di solo donne, come omaggio alla sfera femminile.

Tanti i brani proposti e oltre ai suoi più fa-

mosi, anche alcune

tra le più belle canzoni d’autori italiani, inter-vallati da racconti. Così Ranieri ripercorre i suoi 40 anni di carriera, svelando al pubblico teneri ricordi della sua infanzia e della vita pri-vata. Grande ammirazione anche per il giovane Lele D’angelo che ha rappresentato nel corso del concerto, l’alter ego del cantante e che con grande sintonia sorprendono il pubblico con un numero di tip tap.Musica, racconti, balli, colori, costumi è questo lo show proposto da Ranieri davanti ad un pub-blico affascinato che si “accende” ascoltando le canzoni più belle: da “Rose rosse “ a “Perdere l’amore”, brano con il quale si chiude il concerto con una platea in standing ovation per l’autore napoletano.La rassegna “I live d’autore” terminerà il 4 mag-gio con il concerto di Renzo Arbore e la gran-de orchestra. Successo assicurato!

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L’esibizione di Massimo Ranieri

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La musica è vita! C’è chi ha la fortuna di essere figlio d’arte e coltivare questa passione fin da bambino, chi invece ha un talento innato. Una

cosa è certa: la musica è una passione che colpisce i tanti giovani senza limite di età. Come la piccola Rosa, di soli 12 anni, frequenta la seconda media, è di Paola e suona il violoncello. Lei, insieme ad altri 49 giovani musicisti (selezionati con audizioni in tutte e cinque le province) hanno formato l’unica Orche-stra Regionale delle Scuole della Calabria. Un vero e proprio ensemble sinfonico, composto da studenti dai 12 ai 18 anni. Un progetto importante, voluto for-temente dal direttore Generale USR Calabria, Fran-cesco Mercurio e realizzato da un protocollo d’intesa con l’assessorato regionale alla cultura. In una corni-ce prestigiosa come quella ell’Audito-riun “A.Guarasci” del Liceo Classico B. Telesio, l’orchestra ha debuttato con un concerto organizzato dall’ufficio scolastico regionale, in partnership con Banca Carime. Prima di dare voce alla musica, l’orgoglio per questa meravigliosa realtà era tangibile nelle parole del dott. Mercurio: “Contiamo che questo esordio è un punto di par-tenza. L’idea è quella di voler diffonde-re la tematica della musica anche per una crescita culturale, dando un’im-magine positiva della nostra regione”.

E nelle parole del direttore artistico Fabio Ditto, re-ferente regionale per le attività musicali dell’Usr, che in questo progetto ci ha creduto tanto e continua a crederci: “Questi giovani sono il fiore all’occhiello della Calabria”, sostiene. Entriamo nel cuore di una mu-sica che fa emozionare e appassionare anche chi di musica non se ne intende, come l’Inno di Mameli, di apertura al concerto. Diretti dal maestro Ferruccio Messinese, i ragazzi si sono cimentati in brani che spaziano dalla musica classica alle colonne sonore di film, con uno stile che va dal barocco ai nostri giorni, accompagnati anche dal soprano Caterina Francese. Piovono applausi da una platea gremita, che ha di-mostrato di gradire lo spettacolo partecipando atti-vamente. Ma il successo di questi giovani lo vedremo anche in diretta su Rai 5, grazie al supporto del diret-tore rai Umberto Crucitti e della regista Brunella Engemi.

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Voce alla musica con l’Orchestra Regionale delle Scuole della Calabria

Valentina Zinno

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Il centro storico e moderno della città, il moto-re di tutto. La Fiera di San Giuseppe esplorata attraverso un sentiero itinerante che, dal Lungo

Busento a via Sertorio Quattromani, con l’esclusio-ne della zona dello Spirito Santo, si è estesa per tut-to Viale Parco. Un modo nuovo di unire tradizione e innovazione in un percorso tracciato da un’am-ministrazione coraggiosa, che ha donato alla città di Cosenza una ventata di freschezza. E se le pole-miche non sono mancate, a dispetto di quanti pen-savano in un flop, il successo questa fiera l’ha avuto e come. Tra culture e tradizioni, costumi e colori, ciò che rimane oggi sono le diverse immagini rac-chiuse in quel viale che ha fatto tanto parlare di sé e nello stupore di quanti si sono dovuti ricredere. I visitatori abituali, i turisti e curiosi di ogni anno non sono affatto diminuiti, tutt’altro. “Purtroppo le critiche (s)favorevoli, a seconda dei punti di vista, ci sono sempre state ed è ovvio che sia così”, spiegava già il sindaco Occhiuto in conferenza. Tranquilla, ordinata, fruibile, la fiera di quest’anno (il grande mercato, secondo alcuni) ha coinvolto proprio tut-ti. Anche i più scettici, pensate. Chissà quanti di loro avranno utilizzato proprio quella circolare ve-

loce messa a disposizione dal comune! E tra odo-ri, sapori e profumi di sempre, gli espositori sono passati da 580 a 630. Tanti e suggestivi i momenti d’intrattenimento, dalla giornata inaugurale con gli sbandieratori della “Città di Bisignano”, gioco-lieri e itinerari teatrali, alle serate dell’Arenella in occasione del San Giuseppe Rock. Meno spintoni e più voglia di curiosare tra le bancarelle in cerca dell’oggetto dei desideri, da contrattare al miglior prezzo. E tra le news più gradite: una temperatura mite. Con la primavera in leggero anticipo, liberi da cappotti, sciarpe e da quella sensazione di sof-focamento, attraversare il cuore della città è stato

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Francesca porcofoto Francesco Greco

Fiera di San Giuseppe:la più grande festa all’aperto

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ancora più piacevole. Merito del sole, ovvio, che però non sempre riesce a scaldare il cuore di chi ha lamentato la fine di una tradizio-ne esistita da anni. Nel bene e nel male, una fiera così ampia e spa-ziosa forse non la immaginavamo nemmeno. E invece Cosenza, in una nuova cornice, ha regalato luci, artisti di strada, mini concerti (al costo solo di 1 euro), un pizzico di fortuna (con una semplice offerta libera) e tanta, davvero tanta gente. “Niente bancarelle dislo-cate per le stradine del centro storico, già di per sé dimenticato, e un viale interamente chiuso per tre giorni”, qualcuno ha rimproverato (eppure l’amministrazione continua a coinvolgere nelle tante ini-ziative culturali proprio la parte antica della città, ndr). Persino an-ziani, bambini e mamme armate di carrozzine hanno potuto attra-versare il viale serenamente, concedendosi qualche pausa nelle aree centrali. Una fiera innovativa, insomma, che però ha conservato un’importante tradizione chiamata Fiera InMensa. Un’esperienza che non conosce limiti di età, estrazione sociale, cultura ed etnia. Ben visibili, tra uno stand e l’altro, circa 20 Associazioni Onlus interessate a promuovere la propria attività sociale e diversi i punti di pronto soccorso. La Fiera di San Giuseppe è e sarà sempre la più grande festa all’aperto di una città che vista dall’alto, all’imbrunire, è una splendida cartolina da collezionare...

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E poi c’è “l’altra fiera”. Quella che va oltre le ban-carelle, oltre i prezzi da contrattare e la passeg-giatina da fare. Si chiama Fiera InMensa e sì,

anche questa è stata un successone. Un vero e proprio villaggio della solidarietà nato nel 2001 da un’idea di alcune realtà associative della città (l’Azione Cat-tolica, la Comunità di S. Egidio, la Kasbah) come risposta a un bisogno impellente: dare accoglienza ai tanti ambulanti e migranti che giungevano ogni anno per la tradizionale esposizione cosentina, costretti a condizioni inumane come dormire sui cartoni per strada, senza un pasto caldo e i servizi minimi. Sono stati tantissimi i volontari della città e dell’hinterland impegnati quest’anno. Giovani che hanno fatto servi-zio alla zona dormitorio, all’accoglienza, al punto in-ternet, famiglie pronte a cucinare, medici adoperatisi in modo gratuito, volontari delle associazioni del co-mitato che hanno organizzato la logistica e i momenti culturali. Utilizzando le parole di Jovanotti, possiamo dire che l’area dei Capannoni delle Ex Officine della Ferrovia Calabra, già sede del “MOCI” e di “STELLA COMETA”, è stata un po’ come “L’Ombelico del Mon-do”: luogo d’incontro di culture differenti, razze, occhi e volti, dietro i quali si nascondono persone da cono-

scere, per comprendere poi, che si riceve e ci si arric-chisce più di quanto si dà. “Il loro sorriso vale più di qualsiasi sacrificio si possa fare”, ci tiene a sottolineare una ragazza mentre offre un pò di pane a una bimba indiana. Un signore del Bangladesh, invece, ci confi-da: “Sono sempre lontano da casa e senza la famiglia mi sento spesso solo, in questo posto, oltre al buon cibo e all’accoglienza trovo un po’ di compagnia.” La loro prossima destinazione? Catania, Roma, Napoli pron-ti a raccontare quanto Cosenza ha fatto, e poi chissà, nuovamente la Calabria per la Fiera di San Francesco di Paola. Qui, per il secondo anno si terrà Paola In-Mensa. Capita che anche le buone notizie corrano.

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Daniela Aiello

I volontari al servizio mensa

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Primavera: stagione di amori, del risveglio della natura e dei fiori, sempre graditi per una sor-presa, e per celebrare i grandi eventi. Per San-

remo Elegance è la location del Blue Moon di Rende che nella sua poliedricità, si veste di profumatissimi e coloratissimi fiori che ornano il palcoscenico dove si sono alternati ben dodici concor-renti per dare vita alla manifestazione canora più glam del clubbing gay e gayfriendly di Co-senza e dintorni. I concorrenti, vestiti (più o meno) bene per l’occasione, si sono sfidati a colpi di note (alcune davvero tanto stonate, ma è l’impe-gno quello che generalmente si tiene in considera-zione) e a giudicare l’operato dei candidati, seduta in prima fila non poteva mancare una giuria di qualità, capitanata dalla super ospite della serata: la cantante

tutta made in Calabria Verdiana Zan-garo che tutti sicuramente ricorderan-no con orgoglio come la concorrente dell’edizione di Sanremo (quello vero!) del 2003. Scegliere tra le canzoni in gara, rigorosamente italiane, dalle più

recenti a quelle di repertorio, non è stato facile. Alla fine di tutte le esibizioni la giuria di qualità si è riu-nita con il seguente esito: si è iniziato con un colpo di scena, il 3° posto infatti è andato a pari merito tra Salvatore Gallo, con la bellissima canzone “La bambola” nella versione rivisitata da Giusy Ferreri e Antonio De Benedetto, con la significativa “Tut-ti i miei sbagli” dei Subsonica. Il 2° posto è stato occupato da Graziano Cipolla con la suggestiva e commovente “I migliori anni” di Renato zero, e sul podio il bravissimo Marcello Geirola che ha regala-to emozioni miste alla migliore tecnica vocale con “Per sempre” di Nina Zilli. La giuria della critica, presieduta dallo stilista cosentino Claudio Greco, ha premiato il coraggiosissimo Daniele Spadafora con la sua interpretazione fantasiosa e coreografica della canzone “Carlo”, dedicata alla nota giornalista cosentina Carla Monteforte. Per la conduzione di un festival così innovativo, i padroni di casa, Andrew e Massimiliano, non potevano non essere affiancati dalla loro “storica” compagna di viaggi, la bellissima Sofia, ed un entourage di vallette stepitose nei loro abiti elegance.

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La notte Sanremo Elegance a colpi di scena, di spazzola e di note...

di Vincenzo Gualtieri

Le vallette di SanRemo Elegance da sinistra Lilith, Nefer, Keyt, Luana

Andrew, Massimiliano e la prima donna Sofia

Il cast

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Un modo diverso di assistere al cele-bre amore tra Romeo e Giulietta in un musical con le scenografie in 3D

da un’idea del regista Claudio Insegno. Un musical andato in scena per la prima volta al Teatro Nuovo di Ferrara e che ha fatto tappa anche a Ren-de nel cinema teatro Garden, in marzo. Cor-po di ballo che entra dalla pla-tea, coreogra-fie curate dal ballerino Ilir Shagiri, cono-sciuto al grande pubblico per la

trasmissione “Amici” di Maria De Filippi, e sullo sfondo scenografico, in video, Pino In-segno e Tosca. In sala pubblico con occhiali polarizzati per cogliere al meglio i dettagli di una scenografia inusuale per il teatro e per un musical. I personaggi della tragedia shakespe-ariana, Mercuzio, Tebaldo, Romeo (interpre-tato da Giorgio Adamo), Giulietta (che ha la bella voce e volto di Rita Pilato), i Montecchi

e i Capuleti, rivivono sullo sfondo di una Verona dell’epoca, grazie ai costumi finemente realizza-ti. Abiti scintillanti,

vero particolare brillante di questa opera “tri-dimensionale”. Una scenografia cangiante, in cui solo il celebre balcone dei due sfortunati innamorati, creati da Shakespeare, è rimasto tradizionale. Per il resto sullo sfondo del pal-co ballerini e attori (molto bravi) sono appar-si un po’ penalizzati proprio dalle scene che il pubblico non sembra avere gradito. Una prima parte dello spettacolo propedeutica alla tragedia e un secondo tempo più incal-zante. Testi scritti dallo sceneggiatore Massi-mo Smith. Sicuramente un modo insolito di assistere ad un’opera teatrale che per la prima volta è stato portato in forma tridimensiona-le live. Gli appassionati dei musical divisi tra chi preferisce spettacoli tradizionali e chi è fa-vorevole all’innovazione. Bravi Tosca e Pino Insegno, le cui performance però sono solo in video, sullo sfondo del palco, infatti, i due interpreti non sono in scena, ma presenti in forma “virtuale”. Un musical comunque ben fatto in cui l’asse portante è il corpo di ballo.

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L’amore di Romeo e Giulietta in 3DAngela Mendicino

Momento dell’incontro tra Romeo e Giulietta

La coreografia con alle spalle la sce-

nografia in 3D

Pino Insegno

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Cuba-Cosenza. Solo andata. E’ arrivato nella città di Cosenza un carico ricco di buona musica e tanta allegria. E quest’ul-

tima è stata la protagonista principale del con-certo che si è tenuto lo scorso 29 Marzo presso il Palazzetto dello Sport, “Domenico Ferraro” dei LOS VAN VAN. Un gruppo di musicisti tutti rigorosamente cubani. Cubani doc. Hanno iniziato per gioco e sono diventati il punto di riferimento internazionale per gli appassionati di musica e balli latino-ame-ricani. “L’idea del concerto nasce per la passione comune per i balli caraibici. E’ stata una scom-messa e l’abbiamo vinta”,così esordisce Andrea Erboso, che insieme a Lorenzo Caputi e Giuseppe Gallicchio, tutti e tre maestri di ballo, ha dato corpo ad un sogno condiviso: portare i Los Van VAn a Cosenza. Un progetto arduo ma otti-mamente riuscito. E dopo

una non semplice trattativa con il Direttore Ar-tistico dei Los Van Van Samuel Formell, sono riusciti a far approdare questi artisti di portata internazionale nella città calabrese. Un risposta di pubblico non di poco conto. Il palazzetto era stracolmo. Ovviamente a garantire la presenza a questo grande concerto tutti gli appassionati di ballo. Intere classi con i loro maestri. E non sono mancati i curiosi come me. Lo confesso. Non ero mai stata ad un concerto simile e non avevo mai ballato danze caraibiche se non per mano di qualche amico che più o meno

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lisa Ficara

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maldestramente mi ha fatto accennare a qualche passo di mambo. Ma niente di più. La prima impressione: questa è una musica che avvicina. I corpi e le anime. Si balla in coppia, in gruppo. E si diventa amici. E’ una musica che unisce, che libera, che ti permette di scatenare le tue emozioni. E i Los Van VAn questo lo sanno bene. Na-scono negli anni ‘60 mescolando il Son cubano con contaminazioni Jazz e Rock. La band nel corso degli anni è andata evolvendosi, diventando sempre più il riferi-mento per gli amanti di questo genere musicale. E loro in una sera hanno fatto ballare quasi 800 persone. Senza calca, sen-za fastidi di sorta ma tutti con un solo scopo: stare allegri e divertirsi. E queste sensazio-ni sono state davvero conta-giose. Inutile cercare di sta-

re fermo. E sulle note coinvolgenti della loro musica non potevi non battere le mani e sorridere al tuo vicino. Tutti amici e tutti bal-lerini fino a quando la musica non è finita ed i piedi erano ormai “bollenti”. E il Palazzetto dello Sport per una notte si è trasformato in

una grande sala da ballo. E la musica non era il solito cd, ma era proprio dal vivo. Una musica viva per far vivere intensamente la passione per il ballo latino-americano. Al richiamo di que-sti artisti ormai conosciuti in tutto il mondo, hanno risposto da tutte le parti della Calabria e tanti i pulmann provenienti anche dalle regio-ni limitrofe, essendo questa una data unica del gruppo per il Sud Italia. E con gli occhi pieni di soddisfazione così continua il maestro Erboso: “Un sentito ringraziamento a tutti i partecipanti. Alle scuole, ai loro maestri, ai deejay di musica cubana, che hanno reso questo evento un mo-mento unico. Abbiamo vinto una scommessa. E tutto questo non sarebbe stato possibile senza il prezioso aiuto di Vincenzo D’Amato (maestro di ballo e organizzatore di “EventoPeople”, un grande raduno europeo per gli appassionati di danze caraibiche, ndr) e Mario Contorto, il più cubano dei calabresi!” E infatti Mario Contor-to, titolare dello storico locale cosentino “El Mojito”, è stato attivamente presente al con-certo offrendo di fronte al palco un altro ango-lo di Cuba con i suoi cocktail ed il suo Rum, ovviamente tutto made in Cuba. Un consiglio allora. Per divertirsi basta davvero poco e qua-le migliore “droga” se non una buona musica e quattro salti? Attenzione amici lettori, Cuba è vicina.

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I Saturday night targati Live, la discoteca del centro cosen-tino, sono diventati un culto per gli amanti della movida e hanno registrato il tutto esaurito con la band Audioma-

gazine e il loro tour “Tornerai”, titolo che prende il nome dal singolo. Andrea Cardillo, voce e chitarra, Kekko Careddu (batte-ria) entrambi ex delle prime edi-zioni del talent show “Saranno famosi” mutuato poi in “Amici” di Maria De Filippi, insieme a Francesco Carusi, alle tastiere, Vittorio Longobardi al basso e Lamine Mbaye alle percussioni, hanno fatto scatenare il popolo della notte cosentino. Una feb-bre del sabato sera che ha contagiato tanti, organizzata da un af-fiatato gruppo di pierre tra cui Massimo Viola (alias il principe del priveè), Ivan Pirillo, Davide Durantini, Ivan Acri, Fran-cesco Dany Vairo, Michele Tranchida, Paco Caruso, Gian-claudio Batacchi, Stefania Pezzano, Marco Loreto, Nicola Pate, Andrea Miccoli e Francesco Muscatello, si è ballato fino all’alba (nonostante il passaggio all’ora legale) anche dopo gli Audiomagazione, con la musica mixata da Jo Eterno (al secolo Giuseppe Naccarato dj). Nell’offerta cool dei locali notturni il Loft dove oltre alle divertenti serate del sabato sera, si è tenuta la tradizionale Festa degli avvocati cosentini. Sabato sera feste a tema anche al Bencistò con la serata Rhum e cioccolato e al JJ, la disco dell’Irish, con i deejay Sirianni e Manuel TheLion (e dove si organizzano anche serate di tango argentino). Per il pre-serata nei weekend, di tendenza si conferma il Deep Fashion (con la musica di Luigi D’Alife, i drink di Francesco Crocco

e Pietro Ferro, pr Luigi Le Piane), il Rendez Vous, (deejay Dalmazio Conte) il nuovo Conti e il Quinto Cafè a Rende. Il venerdì sera un buon riscontro di pubblico “ballerino” anche al Mojito dove si può ascoltare la musica del cantautore, Daniele Moraca. Gli amanti dei ritmi latino-americani si ritrovano al Plaza di Ginfranco Iannuzzo a Rende dove organizzano serate salsere e feste dedicate agli universitari, ma non solo. Mentre il giovedì è tornato ad essere l’anteprima del fine settimana con la musica live della band di Mario Scarpelli&Caimi all’Irish. Luoghi di ritrovo, specie per l’happy hour cittadino il Melì Melò con i suoi “Aperitivi a regola d’arte”, dove il gusto si sposa con le mostre, il Coco (ex 360) e il nuovissimo e glamour Gizmo-Cafè di Rende, mentre a Cosenza “va” il Primadì in piazza Santa Teresa. Per il divertimento nei locali i pierre cosentini si sono dati da fare anche per l’offerta “Pasquale” con pacchetti all inclusive festa, pernottamento e pranzo di Pasquetta al tradizio-nale Clubbino di San Nicola Arcella, (staff Antonio Scorna-ienchi, Angelo Calomeni, Noemi Ferrara, Marco Martorello

e Pierluigi Liporace) al Morga-na di Sangineto (Chic&Shock con Gianmaria Corrao, Alessia Perugini, Mario Lombardi, Francesco Patitucci, Giusepppe Arnieri, Francesco Falco, Fran-cesco Scalzo, Giuseppe Scarlato e Domenico Zangaro) e al Vab di Belmonte (pr Pietro Pietra-mala, Ivan Pirillo, Francesco Vilardo, Michele Tranchida,

Francesco Dany Vairo e Mattia Fortino) e Dinella (organiz-zato dallo staff Massimo Viola, Ivan Acri e Andrea Miccoli) di Praia a Mare. Come dire Enjoy (che in città è pure un altro locale, ndr).

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I week-end nei locali più affollati Al Live gli “AUDIOMAGAZINE”

Angela Mendicino

Si balla al Coco

Il giovediamoci dell’Irish

Gli Audiomagazine al Live

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Anche i prodotti di ele-vata qualità purtroppo non sono immuni dalla

crisi. I tagli lineari e devastanti all’editoria e al patrimonio cul-turale italiano hanno messo in ginocchio persino riviste stori-che, che tanto hanno contribu-ito allo sviluppo del pensiero critico e libero dei lettori. Tra queste vi è persino il Mucchio Selvaggio, capo-saldo di una filosofia di vita che funge da finestra panoramica verso i più svariati argomenti, politica, spettacolo, ma soprattutto musica. Da ben 35 anni, generazioni di appassionati e anche di artisti hanno trovato supporto alla conoscenza critica attraverso le sue pagine e nonostante i suoi 10.000 abbona-ti, il rischio di chiudere è alle porte. Una grande mobilitazione in tutta Italia a difesa del giornale ha portato ad una maratona benefica, con lo scopo di sensibilizzare le coscienze coinvolgendo decine di artisti dai nomi eccellenti e numerose città, al fine di raggiungere la sopravvivenza della rivista con al-tri 2000 nuovi abbonati. Dopo Torino, Roma e Fi-renze, la festosa brigata del Mucchio è giunta il 27 marzo anche a Cosenza, per una memorabile se-

rata al Camelot County che ha visto la presenza di un migliaio di partecipanti e l’esibizione di ben 10 dei gruppi calabresi di alta levatura (immortalati dagli scatti di Stella Scionti), come: Brunori Sas, Peppe Voltarelli, CaptainQuentin, Camera237, Kyle, Miss Fraulein, Gripwe-ed, Ognun Ferraille, Fjelds, Skelters e Fabio Nirta. La di-rettrice del Mucchio Selvaggio, Daniela Federico, è rimasta piacevolmente colpita dall’af-fetto del pubblico cosentino:

“Sono orgogliosissima di essere qui, sono originaria di Cosenza e dopo 20 anni sono tornata a chiedere aiuto e amore alla mia città. A dicembre del 2011 ab-biamo avuto una decurtazione del 15% sui contribu-ti statali che prendiamo da quasi 16 anni. Il Governo non avendo più fondi ha pensato toglierli all’editoria e ciò ha messo in crisi il Mucchio. Abbiamo chiesto aiuto ai lettori, che da decenni lo seguono in ma-niera quasi maniacale, e devo dire che la risposta è stata eccezionale, e in più anche gli artisti ci hanno aiutato tantissimo prodigandosi a fare concerti in numerose città italiane per raccogliere i fondi. Cre-do che le cose andranno benissimo e sono contenta che i Cosentini abbiano occasione di assistere ad un evento di elevato livello artistico e di solidarietà.” E tra gli organizzatori, “Sono contentissimo di aver re-

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Cosenza sta nel Mucchio

Dopamina

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alizzato questa serata splendida, che ha dato tanto al pubblico dell’“altra cultura”, sono venute quasi un migliaio di persone, un successo grazie anche agli artisti, che hanno dimostrato di essere innanzitutto uomini sensibili che sul palco hanno dato il massimo per questa città. E’ stato un grande privilegio per me essere stato contattato dalla rivista”, afferma Fabio Nirta. E il celebre cantautore meridionalista Peppe Voltarelli aggiunge: “Il Mucchio è la memoria sto-rica del rock italiano, non è semplicemente un ma-gazine, è un fatto che va oltre l’aspetto editoriale. È una rivista che soprattutto per noi artisti “periferici e meridionali” ha sempre rappresentato comunque un legame forte ed uno strumento per conoscere la scena nazionale e straniera, che dura da 30 anni. Per noi è un fatto anche politico, perché da voce da

sempre alle band indipendenti, alle voci che ven-gono dal basso, vive l’aspetto musicale anche come impegno civile. Infatti, è stato anche importante la loro decisione di fare delle feste nelle città italiane, perché funge come deterrente di aggregazione”. E anche Dario Brunori, grande artista cosentino in ascesa nel panorama italiano, dichiara: “La serata sicuramente è un’iniziativa a cui ho voluto aderire da subito, mi sembrava giusto sia perché il Mucchio deve assolutamente vivere in quanto portatore di un certo modo non solo di intendere la musica, ma an-che come filosofia di vita. Ha un’onestà di scrittura rara da trovare, per me ha un significato importante sia come musicista che come lettore. Le iniziative di questo tipo sono importanti non solo per sostenere economicamente questa rivista ma anche per sensi-bilizzare riguardo la scomparsa di giornali o addirit-tura locali storici. Purtroppo le cose che hanno per-sonalità tendono ad essere risucchiate in meccanismi di omogeneizzazione.”

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Momenti di spettacolo nel “Mucchio” cosentino

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Il fascino che incanta. Quello della donna che rende speciale ogni capo che indossa e cattura gli sguardi di chi si lascia sedurre. Nell’auditorium

del Liceo Classico B. Telesio, arte e moda si fondono e regalano la magia di una “Notte Chic”, giunta alla sua terza edizione. Donne eleganti in passerella con i capi delle prestigiose boutique di Cosenza che hanno contribuito alla realizzazione di una serata d’eccezio-ne: Lady Folies, Edda Lingerie, Pellicceria Prestige, Carofiglio, Giorgio Catapano “La Galleria della Sposa”. L’atmosfera intensa lascia avvertire trepida-zione sia fuori che dietro le quinte. Lo stupore per una notte che promette scintille è visibile anche solo ammirando il palcoscenico illuminato e adornato per un evento che ha ricevuto sempre tanti consensi. E tra quanti si affrettano alla ricerca di una poltron-cina che permetta una migliore visione, c’è qualcuno che non si ferma un attimo. Su e giù per la sala con

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Francesca porco

Da sinistra Maria Assunta Brogno, Valentina De Marchi, al centro Marino Anzani Ciliberti, Marco Tiesi e Francesca Ansani, durante il momento di moda de “La Galleria della Sposa”

Le coreografe Mari Assunta e Valentina

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Miss Stars 2011 Lucrezia Gruppusoe il patron Marino Anzani Ciliberti

Gli abiti di Carofiglio in passerella

il suo inseparabile auricolare, pronto a supervisiona-re che tutto vada come previsto. Attento ma sempre sorridente. E’ Marino Anzani Ciliberti, il patron del concorso nazionale “Stars”, ma in quest’occasio-ne, colui che insieme alla VM Production, ha avu-to il merito di organizzare la “Notte Chic”, la serata più glamour della provincia di Cosenza. Pochi atti-mi di silenzio prima dell’inizio ed ecco che a dare il benvenuto alla platea è un perfetto padrone di casa, l’energico e coinvolgente Marco Tiesi. Voce calda e accogliente, il conduttore ringrazia due bellezze stra-ordinarie: Maria Assunta Brogno e Valentina De Marchi, modelle, coreografe e responsabili dell’asso-ciazione VM Production, per il loro prezioso contri-buto. A dare vitalità ad una scenografia suggestiva di luci, fiori e colori, la “Scuola di Danza Tersicore” di Natascia Cucunato e la sensuale danza del ventre de “Le Almee”. E tra le intense esibizioni del cantante Graziano Cipolla e l’intrattenimento dell’imitatore Mosè Palumbo, il pubblico applaude e si diverte. Lo spettacolo all’insegna della moda e dell’arte omaggia gli artisti locali: Rita Canino, Annamaria Chiuso e Marcello La Neve, che hanno esposto i loro splendidi quadri. Riconoscimenti anche per i tanti sostenitori della serata: Special Price, BCC Mediocrati, Anto-nio Provenzano Arredamenti (Cosenza), Bar Ro-cocò Caffè (Taverna di Montalto Uffugo), Oro Cash, MG Pneumatici, Fantasy Moda e Spettacolo, Foto Studio Valentini, Oriental Shop, Tessuti Stock, Hair Fashion Ufficiale Compagnia della Bellezza di Salvatore Esposito, l’A.D.A.P. Accademia delle Arti e Professioni, del dott. Giuseppe Perri. Pochi istanti dopo la mezzanotte, tutto ritorna alla norma-lità. I riflettori si spengono, ma la soddisfazione per il rinnovato successo è grande. La Notte Chic ancora una volta è riuscita a farci sognare!

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“Pepe”, così lo hanno sempre chiamato gli amici più stretti, per via di un piatto piccante che preparò appositamente per

loro. Ma il suo vero nome è Spyros Theodoridis, un nome che già solo a pronunciarlo suona bene. Vin-citore della prima edizione di MasterChef Italia, il talent show culinario in onda su Cielo. Volto allegro, pelle diafana, voce sottile al contempo eloquente, lo chef dalle origini greche accetta di buon grado il suo soprannome, non fosse altro che per quell’innata autoironia che lo caratterizza. Lo incontriamo alla Libreria Ubik, nel cuore di Cosenza, in occasione della presentazione del suo libro “Un cuoco per emozione” (edito da Rizzoli) in compagnia della giornalista Maria Francesca Rotondaro.“Spyros è una persona speciale -preannuncia la Rotondaro- e alle prese con i fornelli è sempre uno spettacolo da vedere”. Faccette simpatiche e atteggiamenti spiri-tosi già durante la trasmissione, lasciavano intuire

il suo innato talento di attore (tra l’altro questa sua passione lo ha portato a diplomarsi nel ‘95 presso la scuola superiore di arte drammatica e a recitare in Grecia per la televisione, il cinema e il teatro). Una breve introduzione e via libera a battute e aneddoti per i tanti presenti che hanno voluto conoscerlo di persona. Vivace proprio come il peperoncino, alle-gro e disponibile, il suo non è un semplice libro dal-le ricche e prelibate ricette, ma un romanzo (diviso in tre capitoli: prima, durante e dopo l’esperienza di MasterChef), che racconta la storia della sua vita e delle persone che ne fanno parte, alle quali dedi-ca appositamente dei piatti. Una cucina fatta con amore da chi, come lui, è sempre stato un divora-tore di libri culinari. “Mi ispiravano a creare”, am-mette con sincerità. Perché lo chef dalle mille idee ha una sensibilità che non si lascia intaccare dalle conquiste e dai successi ottenuti. La sua arte culina-ria l’ha coltivata nel tempo, con sacrificio come lui stesso precisa, ma anche con quella curiosità tipica di chi ha sete di conoscere e sperimentare. Umile e divertente, racconta spontaneamente al pubblico le tante notti trascorse in cucina a pasticciare. Ma quale sarà il segreto delle sue ricette? La risposta è sempre la stessa: la semplicità. “Ognuno dovrebbe riuscire ad essere se stesso, sempre, perciò anche tra

Spyros Theodoridis lo Chef tutto “Pepe”

Francesca porco

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i fornelli è importante sentirsi a proprio agio, senza dare troppo peso alle telecamere. Io non interpreto. Creo e sono me stesso”, confessa. Tra i tanti deside-ri, quello di aprire un ristorante tutto suo anche se, in verità, vorrebbe averne uno in ogni angolo del mondo. Londra la sua attuale dimora. E’ lì che lavo-ra per il ristorante dello chef bolognese Bruno Bar-bieri che lo ha voluto al suo fianco. Ed è lo stesso Barbieri, giudice del programma MasterChef Italia insieme ai colleghi Carlo Cracco e Joe Bastianich, che gli ha permesso di vincere lo show. Nel suo libro descrive piatti tradizionali come spaghetti e pizza e quando qualcuno gli chiede qual è tra tutte la cucina che preferisce, non esita a rispondere che quella italiana è la migliore in assoluto. Prelibatezze collaudate ai fornelli di casa, nate “da un istinto di sopravvivenza” (visto che la mamma lavorando, de-dicava poco tempo alla cucina) e approfondite con lo scopo di rendere speciali i sapori più semplici. Piatti genuini, insomma, come lui che tra tutti pre-ferisce pasta al burro, passata di verdure e tortellini, ma non disdegna affatto le “patate ‘mbacchiuse”, piatto tipico cosentino, preparato appositamen-te in suo onore. Non resta che mettere in pratica i consigli del grande chef Spyros o “Pepe” se prefe-rite e considerare che come disse il nobile bretone François-René de Chateaubriand: “Il gusto è il buon senso del genio”.

La giornalista Maria Francesca Rotondaro e lo chef Spyros Theodoridis

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L’allegria del cha cha cha, della rumba e della salsa, gli abiti colorati che li carat-terizzano, hanno catturato l’attenzione

degli italiani e soprattutto della tv che pro-muove trasmissioni dedicate a questi balli. A rappresentare la Calabria in diretta su Rai1 due giovani ballerini che a ritmo di “Rueda” (salsa a cerchio) si sono esibiti nella trasmissione di “Uno mattina in famiglia”. I grandi classici del ballo da sala approdano in tv nel programma del fine settimana di Rai1, condotto da Tiberio Timperi e Miriam Leone, con una gara di ballo, durante la quale si confrontano le coppie pro-venienti da diverse regioni italiane. La coppia formata da Mariangela Bifano e Davide Co-fone, allievi dell’Accademia “Flex Gym Acri” del maestro Pietro Intrieri, hanno regalato uno spettacolo da standing ovation superando brillantemente i quarti di finale, sfidando con il 91% delle preferenze la coppia pugliese. Il ballo da sempre considerato come momento di ag-gregazione per i giovani, già da tempo è diven-tato un vero e proprio lavoro. Un’esperienza di

vita speciale, rac-contano i due ballerini che, da un anno sono insieme in pista, ma da subito hanno dimostra-to una forte inte-sa artistica, sfog-giando il frutto delle loro lezioni. “Eravamo abitua-ti a ballare nelle competizioni e negli spettacoli a livello agonistico. È stato emozionante ballare con tante telecame-re puntate contro”, ci confessa Mariangela. Nel-la vita di un ballerino la passione è un valore fondante che permette di raggiungere ottimi traguardi. E Mariangela e Davide questo lo sanno bene! L’apparizione in tv è solo l’inizio di nuove e sempre più importanti soddisfazio-ni, animate da questo spirito di complicità e professionalità. Visti i risultati siamo sicuri che continueranno a farlo. Ad majora!

Il successo dei giovani talenti calabresiValentina Zinno

L’esibizione su Rai 1

Davide Cofone e Mariangela Bifanodurante le prove del programma

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Quando l’arte è sopraf-fazione allora è “So-praffactions”. Sebbe-

ne sia un termine letterario che non esiste è divenuto una provocatoria operazione arti-stica che, dopo Roma e Fabria-no, è approdata a Cosenza, alla Galleria Nazionale di Palazzo Arnone per essere, in aprile, al Palazzo Ruggi D’Aragona di Salerno. Nata da un’idea di Giuseppe Salerno, che ne è il curatore, «l’operazione – secondo le sue parole - mette in discussione il tabù dell’in-violabilità dell’opera d’arte, comunemente ritenu-ta destinata a perdurare immutata nel tempo. Un atto innovativo degli artisti che offrono all’altrui intervento le proprie opere con la convinzione che soltanto alimentandoci di quanto ci circonda, comprese quindi le altrui rappresentazioni, ci è dato costruire la nostra unicità». Non solo una collettiva d’arte contemporanea, ma un intreccio di anime e modalità che impone la condivisione di un progetto che rimette in gioco, rimescolan-doli, i sentimenti propri dell’artista che diventa al tempo stesso soggetto attivo nel sopraffare l’opera altrui e passivo nel vedersi la propria so-

praffatta. Sopraffaction Cosenza è stata la terza tappa di un percorso itinerante che via via si arricchisce di contributi nuovi per proseguire a Salerno, Viterbo ed altre città fino a concludersi al MAXXI di Roma. Condiviso dall’associazio-ne Proposta Universitaria Libera presieduta da Francesco Iorio, il progetto, accolto dal Soprin-tendente Base Fabio De Chirico si è realizzata con il sostegno della Fondazione Carical. Ai nove artisti: Maria Credidio, Alfredo Granata, Luigia Granata per Cosenza, Anna Massinissa, Gabriele Mazzara, Franco Zingaretti per Fa-briano e Luigi Ballarin, Gerardo Di Salvatore e Lughia per Roma si aggiungono Claudio Boz-zaotra, Enrica Capone e Pinella Palmisano per Salerno.

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Quando l’arte è Sopraffactions Artisti calabresi verso il Maxxi di Roma

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Giada Farnese

Sopraffactions Luigia

Granata Granata Granata Credidio

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Capelli biondi, aria semplice e sbarazzina mista a un fare d’altri tempi. Proprio così, appena incontri Matteo Dalena percepisci un’anima

antica e al contempo moderna che va ascoltata in religioso silenzio. Quest’essenza, intima e vera, viene alla luce nel suo primo libro “Calabria Citra in Ver-si” (Collana Obliate Memorie, Edizioni Periferia 15 euro), in cui utilizza la poesia, in vernacolo per recu-perare e trasmettere in modo originale e autentico il vissuto della nostra regione.Come nasce quest’opera letteraria così particolare? Prende vita nel momento in cui la poesia si va a sposare con l’altra mia grande passione, la storia e in particolar modo con il nuovo indirizzo della microstoria. Amo, infatti, tirar fuori dagli archivi dei piccoli fatti, episodi che non sono mai stati sotto i riflettori e che riguarda-no i vinti e non i vincitori. Ci sono storie interessanti che danno voce a varie tipologie di personaggi: Valerio Telesio, fratello di Bernardino Telesio e feudatario di Castelfranco, San Francesco di Paola visto in una chia-ve diversa, Galeazzo di Tarsia attraverso il quale ho trattato dell’amore, e altri. Nasce, inoltre, in un periodo di passaggio e di crisi. Dopo aver conseguito la laurea magistrale in Storia D’Europa presso l’Università di Bologna, infatti, mi sono trovato a progettare concre-tamente il mio futuro. Laddove la società non offriva nulla, ho cercato di darmi da fare partendo proprio da me stesso.E’ sui generis il fatto che un giovane, coetaneo di molti lettori di People Life, s’interessi di storia ren-dendola fruibile e leggera, a tratti ironica, grazie alla poesia … Era l’unica materia che al liceo amavo studiare. La mia insegnante Marta Petrusevic mi ha insegnato a decostruire la storia: prendere un fatto sto-rico, smontarlo e verificare gli errori che nel tempo si sono tramandati, al fine di ricostruire la verità. Il verso, poi, più lieve, massaggia i cuori e le menti. Messo al servizio della storia può diventare un ottimo mezzo di comunicazione della magistra vitae. Le rime, in ver-nacolo o in lingua, nei momenti d’ispirazione vengono spontanee ma vanno costruite con amore. Considero il poeta anche un ingegnere delle parole.Apri con “U Chiantu ‘i Calabria”… Ho fatto un paral-lelismo tra il modus vivendi del sistema feudale e quello attuale, dominato dalla “mala pianta” della mafiosità

che si va a estendere come una piovra. “U Chiantu ‘i Calabria” vuole essere un canto di riscatto per il nostro popolo adagiato in condizioni di arretratezza. La poe-sia alla quale sono più legato è, però “Balla Berardi” per il discorso del banditismo e del brigantaggio. Il bandito Berardi agiva per affrancarsi da una situazione di bas-sezza al tempo in cui i dominatori spagnoli vessavano il popolo calabrese. Desidero sottolineare come mol-te poesie nascano dal ritrovamento di un documento nei vari archivi che ho girato. Così è avvenuto per “’A mort’i Prosparicchiu”, scaturita dal rinvenimento della denuncia fatta da Bernardino Telesio per l’assassinio di suo figlio.Sei un vulcano in piena, ci viene da pensare che tu stia già andando oltre... Giusta osservazione. Sabato 5 maggio presenterò “Calabria Citra in Versi” a Castro-libero, accompagnato dall’eccellente pianista Giovanna Bitonti. Mi piace che la poesia sia seguita dalla musica, giacché mi rifaccio all’antica arte dei trovatori occitani, i cosiddetti cantastorie e giullari di corte per intender-ci. A dicembre, uscirà il mio secondo lavoro in lingua italiana dal titolo “I miei Sud”. Non solo sud geografico ma anche come categoria dello spirito. Inoltre, in que-sti giorni riceverò una menzione speciale a Monza per la poesia “Diego ed Isabella” nel concorso “Il Mio Mal Superbo”, una competizione tutta al femminile, in cui sarò l’unico uomo a essere premiato. Davvero un autore particolare Matteo Dalena. V’invi-tiamo a leggere il suo libro per riscoprire la nostra ama-ta terra e sorridere delle non poche somiglianze con la Calabria del 2012.

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Matteo Dalena moderno “cantastorie” di Calabria!Daniela Aiello

Matteo D’Alena

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L’impetuoso vento di Rossarco, natura, pro-fumi, paesaggi: sono questi gli indiscussi protagonisti che accompagnano fieramen-

te la famiglia Arcuri lungo il piacevole dispie-garsi narrativo de “La collina del vento”, l’ulti-mo romanzo dello scrittore calabrese Carmine Abate, presentato a Cosenza, presso la libreria Ubik nel mese di Marzo. Simbolo di una Calabria contadina, lavoratrice e resistente, l’appassionante saga degli Arcuri si impone come testimonianza ed emblema di una terra capace di onorare la propria vocazione eti-ca, non arrendendosi agli immancabili soprusi e alle intimidazioni mafiose. Così, da Alberto a Michelangelo e a Rino - il più giovane rappre-sentante della famiglia Arcuri - si attraversano, pagina per pagina, i densi eventi di un secolo di storia familiare, strettamente intrecciata alla Grande Storia d’Italia: dalle Guerre Mondiali, al Fascismo, all’occupazione delle terre, alla li-berazione, alla ripresa economica. L’autore, at-traverso la storia degli Arcuri – fatta di amore e morte, di segreti e tradizioni tramandati scrupo-losamente di padre in figlio, intrisa di un legame

rispettoso e indissolubile per la propria terra , ri-percorre gli avvenimenti storico-sociali che nel ‘900 hanno segnato la nostra realtà; affronta così il tema dell’emergenza ambientale e della difesa del territorio, attualmente in primo piano con “la tragedia delle pale eoliche che sta torturando la bellezza della nostra Calabria”, in un lavoro votato a dar voce alla memoria “per illuminare il nostro presente, per ricordare ai giovani che c’è stato un periodo in cui i calabresi sono stati arte-fici del proprio destino, capaci di affrontare la vita di petto, senza dover sottostare alle ingiustizie e attendere un aiuto dall’alto”.

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Serena Nicchiarelli

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L’immagine della Calabriasecondo Carmine Abate

Carmine Abate

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Barbara pasqua

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“...avversario degli uomini, causa della morte, ladro della vita, avversario della giustizia, radice dei mali, fomite dei vizi, seduttore degli uomini, ingannatore dei popoli, incitatore dell’invidia, origine dell’avarizia, causa della discordia, susci-tatore delle sofferenze.”

“L’ultimo esorcista” è un libro comprensibile per tutti ma difficile da digerire, specialmente quando entra nello specifico di ciò che accade durante un esorcismo “Parolacce, urla, accuse, oscenità. Il posseduto si dimena, sbava, urla”. O quando vengono riportate su carta le parole di Satana in persona: “Io sono Dio. Io sono colui che il mondo adora”. In-cubi inseguiranno i più sensibili mentre gli scettici resteranno suggestionati ed impressionati. La con-siderazione fondamentale da fare prima di sceglie-re di leggerlo è al tempo stesso, il fondamento del libro: credi o non credi al demonio? Per questo il sil-logismo dell’autore, Padre Amorth, risulta corretto: “Chi nella Chiesa non cre-de nel demonio, non crede neanche nel Vangelo.” Per tutti gli altri invece, i dubbi che si rincorrono da prima dell’acquisto, duran-te la lettura, fino alla fine del libro, sono secolari. Chi non crede si doman-da: possibile che un uomo inventi una storia sbilan-ciandosi in dettagli quali la levitazione o gente che sputa chiodi? Chi crede, si sente fragile, facile alla possessione ed un timore assale anche i più puri: possibile che ci

si possa indebolire al punto da lasciare spazio al diavolo? Invece chi è incerto sull’esistenza del diavolo, perché crede nell’energia negativa che si può manifestare in svariate forme, attraverso la forza infinita della mente, ma non a lui come persona fisica, leggendolo si chiederà: come ri-conoscere un segno del demonio in una società tanto superficiale, visto che Satana è l’angelo in assoluto più bello e più nobile del Paradiso?La soluzione di Padre Amorth, va ricercata nel profondo del cuore ed è per tutti la stessa: la fede e la preghiera. Qualunque esse siano, smuove-ranno le montagne. (Piemme edizioni 16,50€)

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Satana “l’antiumano”

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Si narra che Marano fosse un paesino composto per lo più da case coloniche

disseminate lungo un’immensa campagna. I due principi che vi abitavano nei pressi pretendeva-no il pagamento delle tasse. Ne nacque un litigio tra il Principe Sersale di Castelfranco e il Mar-chese di Rende. Ognuno vole-va per sé la congrua sommetta versata dai contadini. Stava per scoppiare un conflitto che sa-rebbe stato abbastanza cruen-to. Ma il re intervenne e molto intelligentemente diede ordine di dividere Marano. Una parte fu assegnata al Principe Sersa-le e venne denominata Marano Principato. L’altra divenne di proprietà del marchese di Ren-de e prese il nome di Marano Marchesato.MARANO PRINCIPATO dista da Cosenza circa 6 km e conta circa 3000 abitanti. Dal capo-luogo è raggiungibile da diver-se strade. Un paese tranquillo. Ristoranti tipici accolgono il turista o chi vuole passare una giornata diversa. I principatesi, questa è la denominazione degli abitanti, sono molto devoti alla Madonna dell’Annunziata tantè che la Chiesa che Le è stata de-dicata è bellissima e da visitare. La festa della Patrona è l’8 di settembre. Infine c’è una leggen-da ma in molti sostengono che sia tutto vero ed è ampiamen-te provato. Nella zona “timpa i cuorvo” c’è la grotta detta dei briganti. Chi vi entra con la tor-

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Incomprensione tra due nobili la storia che divise Marano

Gianni Colistro

Chiesa della Madonna del Carmine (1135)

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cia elettrica dopo qualche metro si trova al buio per l’improvviso spegnimento della stessa. Probabilmente si tratta di un fenomeno di fisica.MARANO MARCHESATO dista da Cosenza circa 18 km e conta 2581 abitanti. Diverse sono le strade per lo più provinciali percorrendo le quali si può raggiungere. Gli abitanti sono denomi-nati maranesi. Molto antica e da visitare la Chiesa della Madonna del Carmine con la facciata in stile romani-co, le colonne in stile dori-co e all’interno un pulpito del ‘700 in legno intagliato. Un evento molto importan-te che attira diversi turisti e gente dei dintorni è la sagra della castagna che si tiene il 28 ottobre.

Chiesa Parrocchiale dedicata alla Madonna dell’Annunziata (1848)

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Spettacoli forse in-consapevoli di un filo comune, un

fermo immagine sulla società italiana odierna, quelli di “More Fridays”, rassegna con sca-denza settimanale, il venerdì appunto, che si concluderà il 27 Aprile presso il Teatro Morelli, organizzato dalla Compagnia Sce-na Verticale.La serata inaugurale ha visto lo sconcertan-te “Macadamia nut brittle” del duo Ricci/Forte, lo spettacolo di maggior successo della scorsa stagione in tutta Italia. In cartellone diversi spettacoli che toccano l’intimo delle difficoltà familiari, l’ambigui-tà delle nuove regole sociali, i dettami del vivere social, senza dimenticare né quello che non si vede, la stretta della mafia, né

da dove veniamo, la Resistenza, attraverso: “L’origine del mondo. Ritratto di un interno” di Lucia Calamaro,“E’ bello vivere liberi” di Marta Cuscunà, ispi-rato alla biografia della partigiana Ondina Pe-

teani e “Tre studi per una crocifissione” di Da-nio Manfredini, per ben tre volte vincitore del premio UBU. Mentre il 20 Aprile, proprio Scena Verticale, ri-proporrà per il pubblico cosentino un cavallo di battaglia da non perdere “U Tingiutu. Un Aiace di Calabria”. Un’agenzia di pompe fu-nebri sarà lo scenario dell’azione, a sottolineare la condanna del Tingiutu, un uomo tinto col carbone, segnato a morte per le cosche. Infatti dopo la scomparsa del boss, il clan non lo eleg-ge successore e lui decide di vendicarsi su tutti. Ma il marchio dello sgarro fatto è la croce di questo Aiace.

L’onere di chiude-re la rassegna sarà affidato ad Emma Dante che dirigerà il suo “Acquasan-ta”. La creatività che emanavano i suoi primi lavori è svanita e non ricon-ferma più quell’ori-ginalità, sciupando il suo successo con, purtroppo come succede spesso, l’adagiarsi sugli al-lori. Per “more” info vi-sitate www.more-fridays.it

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Più More-lli FridaysBarbara pasqua

Macadamia nut brittle

Acquasanta

People Teatro

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I suoi testi non chiedono affatto il permesso di entrare. Graffiano con veemenza l’anima in un guizzo, rimembrando la seduzione di una sire-

na rock che all’improvviso trascina le sue prede nel torbido ed oscuro verde marino. Le sue sono per-sonalissime visioni quotidiane dalle tinte intense, come quelle oro e porpora klimtiane, con le quali rappresentava le sue adolescenti lolite. Letizia Cesa-rini, o meglio Maria Antonietta è una cantautrice pop-punk di soli 24 anni, ma il talento non le faglia, dicono gli addetti ai lavori. Cresciuta a Pesaro, ber-sagliata sin da piccina da visite ad antiche abbazie, libri d’arte medievale ed immagini sacre che il padre dipingeva, debutta 2 estati fa, autoproducendosi “I want to suck your young blood”, con la benedizio-ne eccellente di Bob Corn, incontrato in un tour dei Parenthetical Girls e divenuto suo mentore. Un anno difficile il suo, che la getta tra le braccia di fa-cili ed inette vie di fuga, ma verso la santificazione l’anima umana deve toccare il fondo per poi rialzar-si come l’araba fenice. Purificata dal fuoco curativo, rinasce prendendo come esempio di vita la passione delle Sante, che la conduce per tutto il 2011 in un lungo tour, tra pubblico di nicchia e sontuosi palchi. Le sue paladine non sono certo le sante ascetiche ed aleatorie, bensì quelle guerriere, fatte di idee e san-

gue, come San-ta Caterina, che con la forza della sua scrittura inti-moriva ed im-poneva ordini persino ai re, o la redenta Ma-ria Maddalena. La sua è una

trama sintetica senza sfumature delicate: ama, urla, sussurra, vive. E quest’anno, dopo un’esigenze buli-mica di massima espressione riguardo i suoi dolori e i suoi traumi, narra la nuova sé stessa nel suo ul-timo album, uscito per Picicca Dischi non a caso il 6 gennaio, giorno della nascita dell’eroina Giovanna D’Arco, che tanto ispira questa singer dal caschetto fulvo e variopinti tatuaggi. Questa volta si esprime in italiano e si affida alle sapienti mani del talento bruzio Dario Brunori, che le registra e le produce il disco e al regista Giacomo Triglia che la dirige nel suo primo video del singolo “Quanto eri bello”. E la ritroviamo a fine marzo al Piccolo Teatro Unical, dentro il ricco carnet di “Last Minute 2012”, sin-tonizzandoci tra i suoi respiri e le sue note intense, odiandola o amandola poco importa, l’essenziale è “sentirla”: ha indossato la sua armatura, lo stendar-do bianco e un fiore tra i capelli. Coraggiosamente pronta a raccontarsi.

People Teatro46

“Last Minute”: la guerriera

Maria AntoniettaDopamina

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Vita, gente e allegria...Occhiuto & Bozzo una dolce...compagnia

Via Molinella, 2 - Tel. 0984 37 879 - RendeTi aspettiamo anche in Via G. De Chirico, 189/193 - Saporito di Rende (CS)

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Decisamente riuscita la giornata dedicata alla moda e in particolare allo shopping. Concorso “Fashion look”, un modo

originale di fare acquisti. Sandro Ferrone in collaborazione con Agenzia Sim, ha regalato alle fashioniste il sogno di di-ventare modelle per un giorno. Nella boutique di Cosenza è stato allestito un vero e proprio set fotografico. A realizzare lo shooting moda, Franco e Rossana Valariano (titola-ri del negozio) che hanno ritratto per ogni donna un look esclusivo selezionando tra gli accessori e i capi di tendenza della nuova col-lezione primavera – estate. Un via vai di donne. Taglia 42 per me…il giallo mi sta bene? E così tutte emozio-nate in fila davanti ai came-

rini attendevano il proprio turno per indossare le creazione uniche e bizzarre adatte per ogni occasione. Uno stile pratico che ha valorizzato al meglio le donne che si sono proposte, nella diversità di taglia e di età, esaltando la loro fem-minilità. Sandro Ferrone da oltre cinquant’anni crea il tuo stile per essere sempre più glamour! La pri-

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“Fashion look” la modadi Sandro Ferrone

Valentina Zinno “A tutte le donne che vivono la vita con un sorriso dedico i miei abiti”Sandro Ferrone

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mavera sboccia in tutti i suoi colori nella nuova collezione. Ad affiancare la classica tinta unita, troviamo diverse fantasie floreali molto vivaci e allegre e accessori giovani completano il look. Scatto pronto per immortalare l’ultimo outfit ac-quistato! Foto che saranno caricate sulla pagina ufficiale dell’evento e quella più cliccata vincerà

un premio offerto dalla boutique. La premiazione avverrà nel mese di aprile dove potranno parteci-pare tutte le iscritte al concorso. La missione della moda è anche quella di essere non solo chic ma anche frizzante che ci mette di buon umore. Sandro Ferrone, questo lo fa in pieno, ci diverte, ci stupisce e ci conquista!

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A soli 16 anni entra a far parte del Te-atro alla Scala di Milano. Una bal-lerina, Mariafrancesca Garritano,

meglio conosciuta come Mary Garret (nome d’arte ndr) che ha fatto parlare tanto di se. Prima in un libro di qualche anno fa, “La verità, vi prego sulla danza”, poi in un’inter-vista al settimanale inglese “The Observer”, in cui ha confermato, in base alla sua espe-rienza professionale, i dati di una statistica su scala mondiale pubblicata dalla testata britannica secondo cui una ballerina su cin-que è anoressica. Da qui si solleva un grosso polverone dal quale sopraggiunge il licen-ziamento dalla Scala. Consapevole di essere professionale e meritevole della promozione da solista avuta a giugno del 2011, e di aver esposto delle riflessioni sulle problematiche che colpiscono il mondo della danza e che ha vissuto in prima persona, ha deciso di aprire quella “scatola chiusa”, quale l’anoressia. Una scatola difficile da aprire, che spesso resta in silenzio per vergogna. Ma quando il coraggio prende il sopravvento, e l’amore per la pro-pria passione sconfigge il dolore, si è pronti

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Mary Garret coraggio e talento... oltre la danzaValentina ZinnoFoto Francesco Greco

Sono contenta di essere calabrese. I calabresi sono teste dure ma con un grande cuore.

Foto Maurizio De Nisi

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Mary Garret coraggio e talento... oltre la danza51

per affrontare una battaglia.“Tutta questa vicenda mi ha ferito, ma allo stesso tempo rafforzato. Ho avuto tanta solidarietà che non immaginavo. Con grande orgoglio ri-copro il ruolo di Socio Onorario di “Mi Nutro di Vita”, associazione che ha presentato un disegno di legge per istituire la “Giornata del fiocchetto lilla”, giornata nazionale contro i disturbi Alimentari il 15 marzo. Giorno in cui morì di bulimia la figlia del

presidente dell’associazione Stefano Tavilla”. Queste le parole di Mary, durante l’incontro promosso dal sindaco Mario Occhiuto a Palazzo dei Bruzi. An-che la città di Cosenza ha sostenuto la conterranea perché, come ha affermato il sindaco: “E’ fonda-mentale agire con atti di sensibilizzazione per chi denuncia problemi di questo genere. Abbiamo for-mato l’orchestra stabile del Teatro Rendano, perché non pensare anche a costituire un corpo di ballo”. Ma ritorniamo al caso della ballerina, divenuto in poco tempo un caso nazionale, oggetto di un problema sociale, approdato anche in Parlamento, grazie al supporto di Domenico Naccari, delegato del Sindaco di Roma Alemanno ai rapporti con le comunità regionali, che sulla vicenda aveva fatto registrare una sua ben precisa presa di posizione. “Quello che io ho denunciato essere un problema nel mondo della danza, spero possa trarre beneficio, a

tutti coloro che soffrono di questi disturbi alimen-tari, ricorrendo a consulenze mediche per curare queste gravi patologie e non rimanere in silenzio. La danza è un qualcosa che ti permette di vivere bene e di essere in forma per la bellezza, in quanto benes-sere”, conclude l’artista. Le iniziative di solidarietà per Mary Garret si stanno moltiplicando e inoltre collaborerà con diverse scuole di danza nella nostra città. Speriamo che a seguito di questi interventi, la Scala possa ritornare sui suoi passi!

Da sinistra Domenico Naccari, Mary Garret e il sindaco Mario Occhiuto a Palazzo dei Bruzi

Da sinistra Selene, Mariafrancesca e Giada (le cugine)

Archivio Teatro alla Scala

La ballerina nel ruolo di Raymonda allaScala. Ultimo ruolo ballato a Novembre 2011

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Un centinaio di copie vendute nell’arco di un mese, in una piccola città come Cosenza non sono poche, anzi! E se

distribuzione, stampe, libretti, cd, sono stati interamente curati dallo stesso gruppo che ha composto musiche e testi, allora vale davvero la pena ascoltarli. “Abbiamo pensato di andare incontro alla gente e prevedere un costo acces-sibile a tutti!”, spiegano. Ecco perché ‘’Falsità Reali’’, il loro disco, si può acquistare al costo di soli 5 euro. Gli Electric Floor sono quattro bravi ragazzi, ma bravi per davvero! Grintosi, coinvolgenti e umili, così come si presentano si esibiscono. Disposti ad accettare le critiche, sempre, anche quelle non proprio positive per-ché quando si ha il coraggio di mettersi in gio-co non si teme nulla. Il loro album, registrato e mixato dal “genio” di Dario Brunori, così come gli stessi lo definiscono, è un concept album che racconta un po’ la storia di tutti. L’ipocrisia di cui siamo vittime ogni giorno, ma anche gli ideali di un gruppo che suona con vi-gore. La musica, il loro mondo. Lo strumento

che gli permette di raccontarsi, dopo percorsi interiori che mettono a nudo le debolezze e le forze di ognuno. Sei brani inediti racchiudo-no la profondità di esperienze e pensieri che confluiscono verso un unico obiettivo: essere se stessi. Emanuele Chiarelli (voce e chitarra), Mattia De Luca (batteria), Raffaello Garofalo

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La scossarock degli “Electric Floor”

Francesca porco

Il nuovo album della band

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(basso), Simone Pecora (chitarra). Ecco da chi è composta la rock band che fa vibrare il palco e trasmette un’intensità “elettrica”, per l’appun-to. Una carica esplosiva. Adrenalina pura che si sprigiona da terra, oltrepassa microfoni e am-plificatori e rimbalza addosso al pubblico. Giovani, si, ma talmente travolgenti da rap-presentare una straordinaria realtà musicale per un territorio già di per sé particolare. E c’è qualcuno che il loro talento l’aveva già intuito. Un amico che stimano anche per la sua profes-sionalità, il dj produttore Fabio Nirta. Un vul-cano di idee che li ha sempre sostenuti e moti-vati. Perché la musica degli Electric Floor piace e può arrivare lontano. Rock intenso, quasi graffiante, scaturito dalla condivisione di diver-si stili, che gli permette di sentirsi liberi.“Perchè

per noi la libertà è tutto”, dichiarano. Tutto quello che serve per fare del live il punto di forza della band. Liberi di esprimere dal vivo ciò che pensano, di coinvolgere e (s)travolgere il loro pubblico.“Falsità reali è stato concepito come un viaggio interiore. Un inizio, un percorso e una fine che può ricondurre al punto di partenza. L’urgenza di fondo di comunicare ogni tipo di emozione e assaporare le tappe che portano con sé dolore, ansie, paure ma anche gioie e vittorie, che flu-iscono continuamente”, rivelano. Un viaggio attraverso il quale puoi scoprire qualcosa di di-verso, rischiando di non trovare le risposte che cercavi. Forse è proprio questo ciò che li ispira. Qualcosa che in fondo accomuna tutti: la ricer-ca di ciò che non sempre riusciamo a trovare!

Segui la band su Facebook e Myspace

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A distanza di 3 anni dall’uscita di “Kilome-trando” (MkRecords/Venus), gli “Spasu-lati” (Fabi “il zalles”, Carmine “Pizzuti”

Guido, Federico “me Feder”, Tony Perri, Antonio Chiarella) pubblicano “La Vida”, un album che è un ritorno alle radici di quel sound (reggae e dub), che ha segnato e impregnato la storia della band Arbereshe. Un Reggae contaminato dal ricordo ancestrale dei suoni balcanici e dal rock. Il Cambio di Line-up arricchisce il background sonoro della band con una fusione di lingue che si aggiunge alla “lingua madre” degli “Spasulati”: L’Arbereshe. “La Vida” è un disco corale che ha portato la band a riappropriarsi di quella dimensione di gruppo, quella condivisione fraterna che nasce nei luoghi di creazione e di “Vida” comune. Il nuovo lavoro di Fabi “il Zalles” & C. è un album eterogeneo che conserva un unico “leit motiv”, sottolinean-do le diversità della “Vida” stessa. Il disco è uno sguardo attento sulle dinamiche e sui gomitoli dell’esistenza. Una raccolta di “immagini” tratte dalla “ricerca della felicità” fatta di cose sempli-ci, di condivisione e scambi. “Molti studiano come

allungare la vita quando invece bisognerebbe al-largarla”, dice-va Luciano De Crescenzo. Gli “Spasulati”, si fanno portatori della filosofia “d e l l ’a l l a r g a -mento”, uno dei punti cardine della dottrina Rastafariana. Una far-falla è il “manifesto” ideale per “La Vida”: simbolo di un’esistenza mutevole, leggera ed essenziale, indifferente alle frenesie imposte del vivere con-temporaneo. Il disco uscirà per la nota etichetta discografica MkRecords, nel canale dedicato all’hip hop ed al Reggae: Stop. La label calabrese distribuirà il disco degli Spsulati in tutt’italia con Venus, nelle librerie Calabresi con Rubbettino e in digitale con Priames int. Il 3 Aprile il disco è stato anticipato da un videoclip tratto dal singolo “Vida”, interamente girato a Parigi dal talentuoso regista Fabio Rao. Seguite la band sul web al sito: www.spasulatiband.com o sul sito dell’etichetta discografica www.mkrecords.it.

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“La Vida” Reggae degli Spasulati

Onmag promotion

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“Il Pandemonio dei Gua-sti” come si capisce dal nome, è una band che ha

serie intenzioni di rompere le regole attraverso l’ironia ed uno spiccato sarcasmo. In-contriamo Roberto Sasso che sottolinea il loro desiderio di offrire di più al pubblico: vogliono sperimentare brani inediti, amano sfidarsi e non accontentarsi, come molte band di successo fanno pro-ponendo stessa musica e stessa formazione da anni per non rischiare. Hanno creato intorno al loro nome una performance che riflette il caos, o meglio Pandemonio del mondo, e la loro spe-ciale vena artistica, che stride in questa società rendendoli dei “guasti”.Il nome, da dove nasce?E’ nato 5 anni fa nella testa “guasta” del cantan-te... gli piaceva molto sia come suonava, sia il si-gnificato. Una volta formato il gruppo, ottenere il

nostro consenso è stato facile, visto che anche noi tanto “normali” non siamo!La formazione?Il bassista è Antonello Pochiero, il batterista Antonio Caruso, il chitarrista Maxim Iozzia, il tastierista sono io, Roberto Sasso, mentre Erne-sto De Luca è il nostro frontman e cantante. Il gruppo nasce da una mia idea che trova subito approvazione in Ernesto e in Maxim, ho repe-rito il batterista con il quale avevo già lavorato

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Barbara pasqua

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57in passato e lui a sua volta, ci ha fatto conoscere il suo“bassista di fiducia”. Ma possiamo dire di essere 6, perché il nostro Manager Productor, Luca Catalano del-la Lc Music, è uno di noi in tutti i sensi, non guarda solo la percentuale del suo introito, lui è “sul campo” insieme a noi, anzi a volte si “sbatte” molto più di noi! In più sia-mo sostenuti dalla nostra fotografa e grafico, Jessica Marano e Giu-seppe Scaramuzzo. Per usare una frase di Luca: “puntiamo il dito verso un unico obiettivo!”Ecco, qual è?Sin dalla prima prova il feeling e la voglia di divertirci, sono diven-tati la nostra caratteristica principale. Abbiamo iniziato a mescolare sonorità, stili e

brani che apparentemente non hanno niente in comune... è destabilizzante ma nello stesso

tempo incuriosisce e diverte il pub-blico, soprattutto ci ascolta per

la prima volta, che non co-nosce la nostra “follia”...

Il vero guaio è proprio questo: apparente-

mente siamo perso-ne normali, ognu-no con una storia musicale più che “dignitosa”, invece dentro siamo dei Guasti! Amiamo definirci un “can-tiere aperto”, oltre

a reinventarci in chiave nostra nuove

cover (un repertorio molto divertente, coin-

volgente e anche “dancerec-cio”), stiamo lavorando al no-

stro progetto inedito, che è quello a cui teniamo di più. Non vediamo l’ora di

“guastarci in questo pandemonio” pure noi!

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Capelli ricci che diventano lisci, o al contrario, lisci

che diventano mossi, rasta o frisé. Parte così la ricerca delle soluzioni necessarie per ovviare a quel look che non ci ri-specchia. Il primo passo sarebbe quello di rivol-gersi all’hair stylist di fiducia, che ricreerà di

sicuro la texture desiderata, o un “parrucchiere da bor-setta”, ovvero il “Personal mini hair stylist”. Ma il rime-dio che garantisce prontezza d’intervento sia a casa che in viaggio, resta spesso la piastra. Una bacchetta magica: basta un tocco sia per stirare che arricciare. Non bisogna tralasciare però che si tratta di un’aggressione continua, il calore sprigionato infatti, rischia di compromettere lo sta-to fisiologico del capello. L’uso frequente e la pressione dei passaggi ripetuti, hanno un effetto disidratante che rende la capigliatura spenta e priva di vitalità. Oggi la tecnologia ci permette di avere piastre meno aggressive, rivestite in ceramica o in tormalina, o con dei microchip che rilascia-no ioni in grado di chiudere le squame dei fusti, per capel-li meno elettrici, più lisci e brillanti, ma l’importante, in ogni caso, è farne un utilizzo moderato ed usare prodotti professionali. Solo dagli esperti del settore potete trovare i servizi giusti per il benessere dei vostri capelli.

La rasatura è diventata un rito per ogni uomo che esige un look perfettamente ordinato. Un’operazio-ne quotidiana che oggi viene facilitata da moder-

nissimi strumenti e cosmetici presenti sul mercato. La barba è stata sempre influenzata dalla cultura e dalle tra-dizioni popolari, assumendo così un valore simbolico. Il guerriero, quasi sempre raffigurato con la barba, si con-trappone all’uomo moderno, rasato ad arte, dall’aspetto più pacifico. Nei giovani sancisce il passaggio dall’età puberale alla sessualità. Una barba di qualche giorno manifesta segni di seduzione. L’uomo che accarezza i propri baffi, ad esempio, invia messaggi di attrazione nei con-fronti di una donna, mentre nel caso in cui una barba perda il suo colore naturale diventando bianca è come se la saggezza si appropriasse dell’immagine. Il rito della rasatura, influenzato da tutti questi simbolismi, è ar-rivato ai giorni nostri assumen-do anche un aspetto artistico che comunque deve rispettare canoni estetici e igienici.

People bellezza

Francesco Orrico

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Consigli per un look sempre glamour

Il corretto uso step by stepPreparare i capelli effettuando uno shampoo1.

adatto al tipo di cute e capello;Applicare un conditioner che idrati e/o 2.

ripari i capelli;Utilizzare prima o dopo aver asciugato una 3.

protezione del capello dal calore;A capelli asciutti procedere con un passaggio4.

di spazzola e phon;Utilizzare la piastra effettuando dei passaggi 5.

veloci su ciocche dallo spessore di 2 cm Tocco finale: spray anti-umidità per 6.

garantire la tenuta

Consigli per una rasatura perfetta

Il momento migliore per radersi è il mattino 1. poiché è il momento della giornata in cui la pelle del viso è più rilassata, idratata e meno tesa;

Il viso va sciacquato con acqua tiepida, il 2. calore ha un’azione emolliente che favorisce il passaggio del rasoio;

Applicare la schiuma ed insaponare 3. abbondantemente per ammorbidire e far erigere il pelo;

Passare il rasoio prima seguendo il verso 4. del pelo, poi nel senso opposto applicando preventivamente un leggero strato di schiuma;

Sciacquare il rasoio spesso per eliminare i 5. residui di peli e schiuma;

Risciacquare il viso con acqua fredda. 6. L’azione astringente chiuderà i pori;

Effettuare un massaggio dopo aver applicato7. una lozione dopobarba, un gel o un balsamo con funzione idratante, lenitiva e disinfettante.

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Se penso alla birra, la sensazione è quella delle onde del mare sospinte da Eolo sor-nione. Sarà forse per l’effetto di fresca (e)

brezza o forse perché mi piace tuffarmi allo stes-so modo nel mare come in un boccale di birra, da un po’ di tempo a questa parte, a queste im-magini si aggiungono le facce di Eraldo e Maria Luisa Corti sapienti mescitori notturni di Nab-birra, tempio bruzio dei cultori della cervogia, eretto non a caso in prossimità della confluenza dei nostri due cari fiumi.Per non venire meno alla fama di instancabile degustatrice di birre non potevo che riprendere i miei viaggi eno/glam/cultural/gastronomic.Nabbirra nasce nel 2008 su un’idea precisa, quella di far co-noscere al palato dei cosentini le molteplici birre prodotte nei lembi più remoti del mondo terreno. Propongono anche una serie di piatti in abbinamento che attingono fortemente dalle tradizioni locali. Nel tempo poi, accanto a una variegata offerta di centinaia del più nobile risultato dell’incontro tra orzo e luppolo, Nabbirra ha introdotto tutto il necessario per imparare a pro-durre in casa propria la birra, senza tralasciare corsi di forma-zione sulla produzione di birra artigianale. Vediamo cosa mi racconta Eraldo…Come è nata la passione per la birra?Ho sempre amato le birre, ma già agli inizi degli anni 90 cercavo di

assaggiarne diverse, nei pochi pub allora esistenti, uno su tutti l’Apocalisse, storico locale di Rende.Come è nato “Nabbirra”?Il nome era il nickname che utilizzavo nel 2000 su internet. Nel 2004, poi, ho creato il sito nabbirra.net in cui ho iniziato a collezionare articoli sulle esperienze birrarie di Cosenza e sulla produzione di birra. Sono stato uno dei primi a pubblicare un’intervista a Leonardo Di Vincenzo, il grande birraio romano di Birra del Borgo conosciuto in tutto il mondo. Nel 2008 insieme con Maria Luisa, la mia formidabile mogliettina, abbiamo aperto il nostro beershop di Cosenza, unico in Calabria. Nel 2011 ci siamo spostati nella nuova sede aggiun-gendo cucina e degustazione. Questa esperienza ci ha insegnato molto sul rapporto tra persone e birre ed ho potuto mettere in campo una mia cre-atura, la “Riulì”, che sta piacendo moltissimo ai nostri clienti. Ritengo che una birra artigianale rappresenti l’estensione della personalità di chi la produce. E tu, ritrovi la tua personalità nelle birre che produci?

People gusto

Mafalda Meduri

cosentina con Eraldo

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In parte è vero, si tratta di un’operazione molto personale, che porta a sperimentare strade poten-zialmente nuove. Si cerca di realizzare un prodot-to appagante, che aderisca il più possibile all’idea che abbiamo in testa. Poi però intervengono una serie di esigenze, compromessi, razionalizzazioni. Quando si fa la birra in casa è molto difficile fre-garsene di quanto costa, di quello che ne penserà il pubblico, amici o clienti che siano. Alla fine, però, c’è sempre una firma riconoscibile nelle birre pro-dotte da un birraio, un leitmotiv che lo rappresen-ta e che è diretta espressione della sua personalità.In Italia ci sono oltre 300 microbirrifici e brewpub. Il fenomeno è sicuramente in cresci-ta, ed è probabilmente un segnale di malessere nei confronti dell’appiattimento del gusto di alcune birre industriali. Il trend che si sta as-sestando è di per se positivo, ma verso quale crescita (non soltanto economica) si sta giun-gendo?La crescita del numero di operatori è dovuta ad aspettative economiche più che alla reazione alla standardizzazione del gusto. Molti iniziano a produrre senza avere idea di cosa voglia dire pro-durre e vendere birra. In realtà ci si trova davanti ad una realtà fatta di duro lavoro, di ostacoli che sembrano insormontabili e di un mercato che mal volentieri accetta prodotti nuovi. Di contro sta però succedendo quello che auspichi tu, la gente si avvicina alla birra artigianale perché comin-cia a essere diffusa. C’è molto interesse anche da

parte del mondo del vino, è faci-le trovare birre artigianali nelle enoteche. Questo porterà ad una crescita, finalmente, anche del pubblico che di conseguenza ini-zierà a scegliere. Alla fine ci sarà una selezione naturale a vantag-gio di chi riesce a creare prodotti emozionanti e di grande qualità. Ma ancora siamo lontani.Birra Artigianale. Italia, Bel-gio, UK e USA, sono queste le 4 nazioni che stanno trainan-do la produzione in termini di novità e qualità?Effettivamente in Italia abbiamo un discreto numero di produtto-ri che esportano e sono amati ed apprezzati all’estero. Nel panora-ma artigianale non conta molto la nazionalità, certo in Belgio è più facile produrre perché essen-do la birra un prodotto tradizio-

nale da secoli, si è creato un habitat favorevole in termini di legislazione, distribuzione, reperimento delle materie prime e soprattutto di mercato. Gli americani hanno un numero impressionante di birre di una miriade di stili diversi in alcuni casi meglio che nei paesi di origine. Inoltre gli USA hanno una produzione di materie prime di qua-lità eccezionale, basti pensare ai loro meravigliosi luppoli le cui varietà sono molto utilizzate anche dai birrai europei.Prossime sfide o qualche nuo-va birra che hai in mente di fare? La sfida adesso è quella di recuperare posizioni in Calabria, fanalino di coda nel campo della bir-ra artigianale in Italia. Mi piacerebbe mettere in campo la mia porter (birra scura inglese) e la mia tripel, l’ultima birra che ho prodotto in casa, un piccolo mostriciattolo alcolico (12%) dalla calde note dolci e fruttate.Credi che i tempi in Italia siano maturi per una manifestazione monotematica sulla birra che non scada nell’ennesima October fest no-strana?Qualcosa di simile esiste già da anni, quella che una volta si chiamava “Pianeta Birra” a Rimini e vedeva i gruppi industriali insieme ad artigiani, importatori e buyer, da due anni si chiama “Se-lezione Birra”, gli industriali hanno perso interes-se in questa fiera ed invece è cresciuta tantissimo la quota artigianale tanto da farne cambiare il nome.Quali analogie e quali differenze sussistono tra la birra e il vino nell’accostamento quotidiano ai piatti della cucina mediterranea? La birra, come il vino, trova il suo completamento a tavola con l’accostamento ai cibi. Si può giocare per con-trasto o per analogia ma cercando di non far pre-valere eccessivamente l’una o l’altra componente. È la possibilità di trasformare un semplice piatto di pasta e fagioli in un pasto da re, semplicemente accompagnandolo con una birra adeguata.Ed ora passiamo alla domanda finale birichina: Eraldo, oltre che con la sottoscritta, quante al-tre volte ti è capitato di vestire i panni di Eros e di mandare in rovina una giovane ed inno-cente fanciulla? (E sorride alzando le spalle) No, mia cara, sei stata l’unica sfortunata della serie! Bene, allora non posso nemmeno promuovere una class action!Ebbene sì, a volte si pensa di andare a cullarsi tra le note aromatiche di una birra e ci si ritrova in un batter d’occhio a… Ma questa è un’altra sto-ria... C’è chi beve per dimenticare e chi, come me, per addolcire la memoria.

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La famiglia Precenzano è già da 18 anni lea-der della ristorazione e del servizio catering, grazie ai diversi ristoranti ed una cucina tipi-

camente calabrese doc. Ma l’artefice e vulcano di idee, Oscar Precenzano, ama creare, sperimentare ed evolversi, propo-nendo prelibatezze ri-cercate ed internazio-nali, come diversi piat-ti di cucina spagnola e mediterranea, scoper-ti durante numerosi viaggi in tutto il mon-do. Com’è accaduto durante il suo ultimo soggiorno in Grecia durante il quale è ri-masto esterrefatto dal cibo greco ed in particolare dall’amore che i greci riescono a trasmettere attraverso le loro pietanze. E così Oscar ci riporta l’obiettivo di traferire ciò che vive sul posto, colori, sapori, odori, finanche l’arre-damento, tutto questo nella nostra città. Sull’onda di questo vento straniero è nato “Atene Roma”, nel cuore di Cosenza in Piazza dei Bruzi. Un ristorante che non tralascia la cura dello spazio offrendo un’atmosfera magica, ma che mira princi-palmente alla qualità, unendo sapori greci a quelli italiani. Ai fornelli Oscar segue una vera e propria squadra di chef greci: feta, mussaca ed il tipico yo-gurt accostato al miele d’api, sono ingredienti prin-

Cosenza - Piazza dei Bruzi - Tel. 0984 76 478Oscar Precenzano (Chef manager) cell. 340 55 86 992

cipali. Per i palati più “conservatori”, offrono un’ot-tima pizza al metro che garantisce un impasto di 72 ore di lievitazione, ma senza tralasciare la cura dei singoli clienti offrendo anche prodotti per celiaci. La clientela vanta i “fedelissimi” e tanti curiosi che

si fermano per una pausa pranzo, degustando i menù del giorno attratti dall’ori-ginalità della cucina gre-ca. Accanto ad Oscar c’è la sorella Lucia Precenzano, che lo aiuta nell’accoglienza con cordialità e tiene molto che ciascun cliente possa

sentirsi a casa propria. Mangiare è un momento privato e la cucina agevo-la i rapporti familiari, è molto importante dunque stare bene a tavola, anche fuori casa!

A Cosenza il cuore del mediterraneo: 64

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People gusto66

Giroricette d’Italia: Emilia RomagnaIl giroricette questo mese passa dall’Emilia Romagna, ge-nitrice di prodotti Dop ed Igp conosciuti in tutto il mondo come salumi, formaggi, vini e particolari formati di pasta.Le ricette presentate cercano di racchiudere alcuni tra i sapori più significativi della regione. Gnocco fritto o torta fritta o crescentine in base alla zona dell’Emilia, ideale per accompagnare affettati, formaggi ed il lardo molto usato nella cucina di questa regione. La cotoletta alla bolognese è un piatto molto ricco, ma di semplice realizzazione e tipica seconda portata “della domenica”.

Sciogliere il lievito in metà dose d’acqua, meglio se tiepida, incorporare 50 g di farina e lasciare lievitare per 30 minuti. Trasferire il composto in una ciotola più grande ed aggiungere la restante farina, lo strutto e la restante acqua tiepida in cui bisogna sciogliere il sale. Lavorare finché il composto non risulterà liscio, aiutandosi anche su una spianatoia. Lasciamo ripo-sare l’impasto per circa 4 ore. Quando sarà lievitato tirare una sfoglia di 5 mm e tagliarla in quadrati di 6 cm. Friggere nello strutto o nell’olio fin quando si saranno dorati leggermente.

Lo chefCarlo Giuseppe Staropoli

GnoCCo fritto

Ingredienti per 5 persone 150ml di acqua 250g di farina 10g di sale 50g di strutto 8g di lievito di birra

Vino consigliatoLambrusco reggianoColore: Rosso (da rosato a rubino) Gradazione: 10,5% Temp.di servizio: 12-14 C°

Il lambrusco reggiano è un vino ricavato dall’unione delle uve di vitigno Salamino, Montericco e Ancellotta, ha un gusto fresco ed un profumo fruttato. Da preferire giovane si abbina a piatti media-mente conditi.

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Giroricette d’Italia: Emilia Romagna

Sbattere le uova con un pizzico di sale, un pizzico di pepe nero, la panna ed un cucchiaio di parmigiano grattugiato. Battere la carne e passarla nell’uovo e nel pangrattato due volte. Friggere la carne da entram-be le parti, croccante ma non bruciacchiata. In una

pirofila versare il brodo adagiare le cotolette e coprirle di crudo e

Parmigiano a scaglie. In-fornare a 200 °C finché

non si scioglie il for-maggio ed il brodo sarà assorbito. La tradizione prevede la frittura nel bur-ro chiarificato ma è sostituibile con l’olio per limitare in parte i grassi di

origine animale.

CotoLetta aLLa boLoGneSe

Ingredienti per 2 persone 2 fettine di vitello 2 uova 2 fette di crudo di Parma 100g di Parmigiano Reggiano 1 mestolo di brodo di carne 2 cucchiai di panna pangrattato

Vino consigliatoBarbera riserva colli bolognesi Colore: rosso rubino tendente al violaceo Gradazione: 12,5% Temp. di servizio: 18 C°

Si tratta di un vino prodotto nella zona di Bologna da uve Barbera, ha un sapore secco e corposo con un profumo speziato. Invecchiato almeno tre anni si abbina ad arrosti di carne, cacciagione, for-maggi e salumi stagionati.

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People curiosità68

La foresta degli gnomi

A poca distanza da Cosen-za e più precisamente in località fosso di Cecita,

in comune di Longobucco, ter-ritorio del Parco Nazionale del-la Sila, poco prima che l’omoni-mo fiume tributi le sue acque al lago di Cecita, è stato attrezzato un sentiero, denominato “Sen-tiero dei giganti del Parco”. La presenza di numerose piante di pino laricio, specie endemica in Sila, che qui riesce a raggiun-gere notevoli dimensioni, in altezza con piante prossime ai 40 metri e in diametri che fan-no registrare misure fino ai 160 cm, danno all’escursionista, nel corso della difficile passeggiata, la sensazione di trovarsi in un mondo fiabesco dove esso stesso diventa un piccolo abitante della foresta.Nella cartina dei sentieri, pubblicata già nel 2001, dal CFS in collaborazione con la Pro-vincia di Cosenza, Assessorato all’Ambiente, si legge che le piante sono annoverabili sia per età che per dimensioni a quelle ormai famose pre-senti all’interno del territorio della R.N.G.B. “I Giganti della Sila”. Infatti, anche qui, l’età sem-bra aggirarsi intorno ai 350 anni. La foresta che si estende partendo dal ponte sul Lago Cecita, fino al famoso “Pino bello”. è giunta nei secoli fino a noi quasi certamente per le eccessive pendenze che caratterizzano il suo territorio, tanto da scoraggiare qualsiasi tipo di intervento di taglio e gli Americani che subito dopo la seconda guerra mondiale, purtroppo, hanno fatto razzia dei nostri boschi in Sila.

A seguito del Progetto “Le Foreste Vetuste nei Parchi Nazionali Italiani”, promosso dalla Dire-zione per la Protezione della Natura in collabo-razione con il Centro di Ricerca Interuniversi-tario “Biodiversità, Fitosociologia e Paesaggio”, la foresta, che presenta notevole biodiversità, caratteristiche di vetustà e scarse tracce della presenza dell’uomo almeno negli ultimi tre-cento anni, è stata annoverata fra le Foreste più vetuste d’Italia. L’obiettivo del progetto è stato quello di raccogliere informazioni sulle foreste italiane con attributi di vetustà così da selezio-nare quelle più aderenti alla definizione di fo-resta vetustà. Le aree scelte sono state studiate, cartografate e classificate in base ad una scala di vetustà e alla tipologia di vegetazione naturale poten-ziale attraverso la costruzione di un apposito geodatabase.

Maria rosaria Verta(www.cosenzafacile.it)

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Mario Cantaci ancora

“Zia Teresina”

La notte è piccola per noi...

troppo piccolina

Il Gruppo subacqueo paolano ONLUS recupera il Santo

I “rumeni”... del Parco dell’Amore

Falcone e Iacobino, una coppia da Big

Difficile oltrepassare la barriera dei Bodyguards

Gli amici assalgono Danilo

“El Pocho”

La Pausa

dell’instancabile ass. Vizza

70 Scatto matto by francesco greco

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Ninfa Greca e Legionario Romano proteggono

“Atene Roma”

Mister Napolitano... la classe non è acqua

Niccolò indeciso tra la mora

e la bionda

Rafelù, serve una mano?

Tutto sotto controllocon Isidoro

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Che dolce sospiro!

Tre sorrisi “Scintill..anti”

Pr e Playboy della movida cosentina

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Dai benefici effetti dei suoi dosaggi moderati, alla dipendenza psicofisica di un suo abuso, che può iniziare fin dall’adolescenza, purtroppo, l’al-cool diventa un argomento molto discusso ma che non debba essere mai demonizzato quale inebriante contenuto della secolare spremuta d’uva, facente parte della nostra società cultura e alimentazione. Infatti pronunciando il proverbio latino “In vino veritas”, ne elenchiamo simulta-neamente tutte le sue inconfutabili qualità per il calore, l’energia, il benessere e l’allegria che ha il potere di fornire alla nostra vita quotidiana. Ma quando l’abuso prevale sull’uso per soffocare dolore, frustrazione, nonché emarginazione o addirittura disgregazione di proprietà e famiglie, il discorso cambia. Ecco che ricorrendo sempre alla ragione, si potrà evitare il vizio e la malattia.

Ma a volte un tal monito non basta ad allertare! Pare non sia sufficiente a placare i nostri animi avidi di nuove e seducenti sensazioni come ac-cade soprattutto per i minori, spesso sedotti da un’innocente bottiglia dal contenuto apparente-mente analcolico ma che in effetti, sapientemen-te aromatizzato alla frutta, nasconde quantità di alcool sufficienti a determinare in chi l’assume, almeno un’abitudine al bere se non una vera e propria dipendenza. Sarebbe allora auspicabile che in tutti gli “spot pubblicitari” di alcolici o ad-dirittura sui medesimi “contenitori” siano chia-ramente indicate le dosi massime tollerate nella giornata e i casi in cui l’alcol sia assolutamente controindicato. In questo caso, si potrebbe spe-rare di circoscrivere il problema alcolismo, or-mai definibile “malattia sociale”, già inquadrato dall’O.M.S nell’ambito delle tossicodipendenze e che interessa tutte le fasce e categorie sociali, con ripercussioni anche sull’economia, dovute sia alla non produttività dell’individuo alcolista, sia ai costi sanitari nell’assistenza del paziente affetto dalle patologie alcol – correlate. C’è chi

non sa di essere un alcolista, chi invece non lo ammette, men-tre la maggior parte sono tra noi, invisibili, come “il pulvi-scolo dell’aere in una stanza buia”. Si tratta comunque di un individuo mala-to, a volte anche dall’animo nobi-le e sensibile o che occupi nel sociale un posto di rilievo, ma che potrebbe benissimo rie-

mergere dall’abisso in cui l’alcol l’ha sprofonda-to, ponendo così anche fine al dolore e danno che egli arreca a chi gli sta vicino. “Non est vivere, sed valere vita est!” (La vita non è vivere, ma stare bene!)

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“ALCOOL, uno dei mali oscuri della società”Mariella Veneruso, Medico di Medicina Generale

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Quando si parla di sanità in Calabria lo si fa dipingendola con epiteti non pro-prio benevoli. Chi ha la possibilità eco-

nomica, solitamente, preferisce lasciarsi curare al Nord, spesso da bravi medici del Sud, a loro volta emigrati. Eppure un’eccellenza nella medi-cina c’è. Si tratta del CMR di Castrolibero. Nato come primo Centro di Medicina Manuale e Riabilitazione in Calabria, nel mese di Marzo ha compiuto 10 anni di attività, segno che quan-do le cose si fanno per bene e con competenza i risultati non tardano ad arrivare e a raggiunge-re valori sempre più importanti, in alcuni casi migliori di quelli delle regioni più lontane. Una struttura all’avanguardia, un’equipe specializzata e guidata con passione, serietà e umiltà dal dott. Giuseppe Canonaco, hanno fatto del CMR un punto di riferimento specialistico sanitario in Calabria, dove il connubio tra medicina manua-le e terapia fisica ha permesso di curare patologie dapprima ritenute incurabili. Proprio per questo motivo persone comuni, atleti professioni dal calibro di Stefano Baldini e Maurizio Leone vi si affidano da anni con fiducia. Allora, non poteva che essere festa grande per il suo decimo com-pleanno. Tangibili la stima e l’affetto negli occhi dei pazienti stretti intorno ai medici della strut-tura che, a loro volta, sono apparsi soddisfatti

e visibilmente emozionati. Che dire se non che qui si respira un’aria quasi familiare. Ce lo con-fermano le parole e la spontanea simpatia del direttore sanitario Canonaco al momento del brindisi: “La mia felicità è indescrivibile, soprat-tutto perché sono circondato dai pazienti che da anni ci rinnovano la loro fiducia e che sento parte della mia famiglia, così come dai validissimi col-laboratori che mi affiancano e perché no soppor-tano”. Non frasi di circostanza ma dichiarazioni vere e sentite. Possiamo solo augurare il meglio a questa realtà ringraziandola perchè tanto arric-chisce il nostro territorio.

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Si brinda per i 10 anni di buona sanità!Daniela Aiello

La folla accorsa per l’evento

Il dott. Giuseppe Canonaco brinda ai successi del CMR insieme al suo

staff

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I call center: una manna per chi cerca lavoro facile e flessibile, ma anche fonte di numerose illiceità.

Spesso, le società che svolgono attività di call center si valgono di mano d’opera giovanile, costretta dalla necessità ad arrotondare lo stipendio familiare o a pagarsi gli studi universitari; ancor più spesso queste persone vengono assunte con contratti a progetto o come collaboratori esterni.Nulla di più sbagliato! Secondo la Cassazione [1] si tratta invece di veri e propri lavoratori dipendenti. Non rileva, infatti, il nome che l’azienda abbia dato al contratto (se si chiami cioè co.co.co, co.co.pro. o in qualsiasi altra maniera). Rileva invece la sostanza, ossia come si è atteggiato concretamente il rapporto lavorativo.E quanto al fatto che l’operatore di call center possa scegliere da sé, in perfetta autonomia, la fascia oraria di lavoro (entro le sei ore giornaliere previste nel contratto), senza doverne dare ogni volta conto, anche questo, secondo la Cassazione, non toglie che si tratti si un classico lavoro subordinato.Se infatti l’azienda dà al telefonista indicazioni precise (un vero e proprio manuale comportamentale) di come rispondere al telefono, anche attraverso corsi di formazione (sebbene facoltativi); se l’operatrice è soggetta a direttive e controlli stringenti; se deve strisciare un badge all’entrata; se deve comunicare le assenze dal lavoro, allora si tratta di vero e proprio lavoratore dipendente a tutti gli effetti e, come tale, deve essere considerato.

People giuridica76

Angelo Greco

Dipendenti Call Center: ma quali contratti a progetto!

Con tutti gli effetti che ne conseguono (vedi il trattamento di fine rapporto, la disciplina del licenziamento, la maternità, le ferie, il trattamento previdenziale, la durata del contratto).Spesso, tuttavia, per aggirare l’ostacolo, le aziende di call center fanno ricorso ai contratti di lavoro certificati: una pratica che mira a disincentivare il contenzioso (in tal caso infatti il lavoratore che voglia ricorrere deve prima rivolgersi alla Commissione di Certificazione), ma che non elimina le eventuali illiceità.[1]Cass. sent. n. 4476 del 21.03.2012.(“La Legge per Tutti” è un portale che spiega e traduce, in gergo non tecnico, la legge e le ultime sentenze, affinché ogni cittadino possa comprenderle. I contenuti di queste pagine sono liberamente utilizzabili, purché venga riportato anche il link e il nome dell’autore).Sito amministrato dallo Studio Legale Avv. Angelo Greco (www.avvangelogreco.it). Nell’ambito del diritto civile, svolge consulenza alle imprese, diritto della rete e diritto d’autore, diritto dei consumatori, privacy, procedure espropriative.

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Love, Sex, & more...!

Ognuno di noi, nella vita così come nelle no-stre giornate è posto spesso davanti a un bi-vio. Le scelte caratterizzano e fortificano la

nostra personalità. Ma ci sono scelte davvero difficili, che non sono paragonabili a quelle che solitamente e scioccamente ci poniamo tutti i giorni come: cosa indossare, o quale accessorio si abbina meglio alla pochette appena acquistata. Ci sono scelte che non cambiano solo la vita ma la stravolgono portandola in un turbine in cui si viene travolti in pieno. Questa è la scelta di Antonella – pseudonimo – una ragazza che ha capito che per arrivare ad essere una donna, non basta mettere su un rossetto scarlatto, indossare un abito velato o munirsi di uno sguardo sensuale e accattivante. Antonella ha affrontato con coraggio, i suoi familiari, i suoi amici che l’hanno declassata e successivamente eliminata dal loro palmare, e dalla loro vita, ritrovandosi completamente sola, per paga-re la sua trasformazione, vivendo di serate piene di passione ma senza amore, in cambio di un seno gon-fio di plastica e di sogni. Non è stato facile parlare con Antonella, una ragazza brillante ma troppo diffidente, con due occhi che esprimono tanta dolcezza. Eppure alla fine, davanti ad una tazza di the, decide di aprire il cuore, raccontandosi.

Antonella oggi, ieri chi? Alla tua nascita eri un bimbo, che ricordi hai del tuo passato?Oggi sono esattamente chi ero ieri, con la consapevo-lezza di essere considerata finalmente una donna che con le sue incertezze, e le sue fragilità è cresciuta. E’ una situazione davvero orribile quella che ci si ritrova a vi-vere quando sin da piccoli, si ha la sensazione di essere nati in un corpo sbagliato, un corpo che ti sta stretto. Da bambino ricordo che odiavo vestirmi da maschio, era una costrizione. Infatti appena i miei genitori mi lasciavano solo a casa, potevo avere 12 anni circa, mi fiondavo immediatamente a misurare le decollete di mia madre, i tailleur e girovagavo per casa simulando di essere una donna in carriera, proprio come lei.Non cambia solo il corpo di Antonella, ma anche la sua persona, il suo essere, la sua identità. Perché? Per dire la verità, io non penso di essere cambiata den-tro, anzi sono sempre quel ragazzino di ieri. Ciò che è cambiato è che ho trovato le risposte che cercavo, e so bene chi sono oggi. Per quanto riguarda il mio corpo è vero, il cambiamento è stato drastico, lungo e molto sofferente. Cure di ormoni prima e diversi interventi chirurgici poi, per non parlare delle degenze e delle sofferenze post operazione. Ogni volta affrontate tutte con la voglia di perseverare nel mio obbiettivo finale: guardarmi allo specchio e riconoscermi. Solo questo poteva e mi ha aiutato ad affrontare completamente sola il cammino verso la mia rinascita.Spesso tendi a sottolineare la tua solitudine duran-te il lungo percorso. Ti va di spiegare come mai, secondo te, non hai avuto l’appoggio di qualcuno in momenti così complicati?Faccio fatica a rispondere a questa domanda, ma pro-verò ad essere sincera. Mia madre e mio padre sco-prirono da subito la mia omosessualità, quando un pomeriggio rientrarono a casa e io avevo ancora su i tacchi di mia madre. Questo portò molto scompiglio in casa. In realtà per mia madre fu una conferma. Appena ho trovato un lavoro che mi ha permesso la sussistenza, me ne sono scappata di casa e da quel giorno ho iniziato a risparmiare denaro, che ho scelto di investire su me stessa. Poi nei periodi in cui lavo-ravo per strada, dopo la mia operazione al seno, non sono stata ben vista, e di conseguenza allontanata ul-teriormente.Oggi, sei davvero felice?In cerca ancora dell’amore, ma sicuramente soddisfat-ta di chi sono.

Vincenzo Gualtieri

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Arrivati al capolinea di una relazione “sbagliata” e l’interrogativo resta quasi shakespeariano, “the end or to be conti-

nued”? E succede proprio perché non sempre, contemporaneamente, i due “amanti” sono convinti di lasciare andare l’oggetto del proprio desiderio. Alla domanda se in amore vince chi fugge oppure chi la dura la vince si sono scatena-te le opinioni, specie attraverso il tam tam di facebook. Secondo Francesco e Antonio in amore non ci sono regole né strategie perché, altrimenti, si perde la spontanei-tà del sentimento. Di tutt’altro avviso Carlo e Sheila, sostenitori del fatto che la vecchia regola vince chi fugge sia ormai soppiantata dal fatto che in amore vinca chi con pazien-za e la dimostrazione, in fatti non in paro-le, possa raggiungere il proprio obiettivo, ovvero la conquista dell’oggetto del deside-rio. Per Roberto, inve-ce, è come una partita a bracco di ferro, il più forte (meno innamo-rato?) vince. Oppure come cantava l’indimenticabile Amy Winehou-se, l’amore è un gioco in cu si perde. Ma a guar-dare le storie sembra non ci siano regole preci-se, non per tutte le coppie funziona allo stesso modo. Carmen racconta ad esempio della sua relazione durata tanti anni dove immaginava un

lieto fine, finita, invece, perché “lui ha intrapreso una relazione con un’altra per la quale aveva per-so la testa”. Uno dei più classici “triangoli” in cui però a distanza di tempo, Carmen, racconta di avere sempre mantenuto un contatto con il suo ex storico e per il quale dice, “adesso non provo più attrazione”. Eppure mai dire mai. C’è la storia di Fabio (nome di fantasia) fidanzato ufficial-mente da oltre quindici anni con una lei che ap-pare molto assente nella sua vita, tanto che resta colpito a prima vista da quella che Fabio ha poi definito la “sua Lolita”. Carina ventitreenne con la quale l’attrazione è improvvisa e inarrestabile.

Lei, Barbara, è presa da questa relazione e la vive. Momenti però fugaci che poi svaniscono, vorreb-be di più, vorrebbe lui tutto per sé. La pazienza ha un limi-te e Barbara vedendo Fabio che continua a restare nella sua “gabbia dorata” con la “fidanzata tradi-ta” ferma la partita e va per la sua strada. Nessun altro contat-to tra i due amanti per evitare di man-tenere vivo un fuoco ardente. Dopo una passione di breve o lunga durata, infat-ti, restare “amici” sembra essere un si-nonimo di “lavorare dietro le quinte per essere sempre presen-

ti”. Proprio come dice Sheila, senza rimpianti. Ma quando una partita è “truccata” e le carte sono scoperte già dall’inizio, meglio lasciare il tavolo, prima di restare “incastrati” in un gioco perso. Come dice Antonella, ci sono storie “sba-gliate” che sono perse in partenza.

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La “partita dell’Amore”: vince chi fugge, chi persevera oppure e’ un gioco perso?

Angela [email protected]

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Gianni Colistro

La Calabria negli ultimi tempi è riuscita a farsi male da sola!

Perché Cosenza non può sostenere le zone pedonali e i delimitatori di corsie?

Altri tempi, altri ricordi. Quando Cosen-za aveva uomini in grado di pensare e di proporre. La deputazione provinciale del

capoluogo bruzio nel 1882 chiedeva al governo del regno la costruzione di alcune tratte ferro-

viarie che avrebbero dovuto collegare non solo alcune zone della Calabria ma con una estensio-ne del collegamento in Campania. Ci volle del tempo perché il progetto arrivasse a soluzione. Dopo la prima guerra mondiale. Dal 1915 al 1934 la rete ferroviaria costruita e entrata in fun-zione fu complessivamente di km 740, in Puglia, in Basilicata e in Calabria. Interessante la Lago-negro- Spezzano Albanese di 104,745 km. La Cosenza- Catanzaro di 109,824 km. Una tratta spettacolare tra le montagne innevate d’inverno e con una stupenda vegetazione d’estate. Per non parlare della Cosenza – Camigliatello-S. Giovan-ni in Fiore. Ebbene i nostri amministratori sono riusciti a farle chiudere quasi tutte. E’ rimasta solo la Cosenza- Rogliano. Troppo poco per una regione che straparla di crescita e invece distrug-ge tutto. L’ultimo politico che amava, veramente la sua terra, Giacomo Mancini, aveva in mente di ripristinare la Cosenza – Camigliatello. Forse sarebbe riuscito nel suo intento. Ma la morte non gliene ha dato il tempo.

Lo vado ripetendo da anni e non per il semplice gusto di parlare. Ma con co-gnizione di causa. Forse qualcuno mi

chiamerà presuntuoso. Ma non è così. Sono solo un buon conoscitore della mia città, dei suoi pregi e dei suoi difetti. Cosenza è una città piccola che non ha sbocchi. Ha solo una strada in entrata e due in uscita. Venendo dall’auto-strada e dovendo raggiungere il centro ti trovi “imbottigliato” non solo nel traffico ma devi vedertela anche con le macchine che sostano in seconda e terza fila. Se devi uscire dalla cit-tà devi percorrere via Roma che è veramente un tratto infernale. Se scegli invece di prende-re via G. Mancini o la strada che costeggia il Crati, in località Gergeri, ti trovi invischiato in una assurda fila in corso Umberto per via dei delimitatori di corsia e delle macchine in sosta selvaggia. Il povero automobilista non ha altre possibilità. Diverso era il discorso se la zona pedonale fosse stata limitata al tratto che andava da Piazza Kennedy a Piazza XV Marzo. Perché ci sarebbero stati più sbocchi sia per imboccare via Monte Santo che per percorrere via XXIV maggio e quindi portarsi in via Mancini. Ma l’uzzolo di creare a tutti i costi le zone pedonali ha offuscato la mente degli amministratori che non hanno inteso sentire ragioni.

Adesso ve lo dico io!

La “littorina” delle Ferrovie Calabro Lucane Cosenza - Camigliatello

Giudicate voi guardando questa foto. è possibile rispettare i delimitatori di corsia?

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foto Francesco Greco

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Perché Cosenza non può sostenere le zone pedonali e i delimitatori di corsie? II con ricostruzione di eventi legati alla storia della ca-

labria tramite, testi, costumi e scene, ambientati pres-so castelli che testimoniano l’autorità ed il potere dello stupor mundi. La rievocazione del passaggio di Fede-rico IIdalle sue terre di calabria, attraverso un’attenta ricerca storica e allestimenti appositamente realizzati, intende operare un’efficace azione di promozione della conoscenza storica e della cultura locale. Essa intende proporre al pubblico in modo fondato e credibile: avve-nimenti, personaggi, mestieri, danze, musiche e sapori che si basano sull’analisi, lo studio, la ricerca delle tradi-zioni con lo scopo di promuovere e valorizzare il patri-monio culturale e artistico della calabria. All’evento par-teciperanno vari gruppi storici ed associazioni di settore provenienti da tutta la calabria e dalle regioni limitrofe con rievocatori di living history impegnati ad allestire scene teatrali, campi d’armi, simulazioni di duelli e me-stieri (ceramista, pellipario, tessitore, dolciario, boia con macchine di torture, ecc.) oltre a falconieri, arcieri, gio-colieri, mangiafuoco, danzatori, musici, sbandieratori, tamburatori ed un mercato medievale con riproduzioni

di reperti ed esposizioni di prodotti che sarà possibile acquistare uti-lizzando elaborazioni in ceramica degli augustali d’oro di federico ii, realizzati appositamente per l’even-to. L’accoglienza per i visitatori pro-venienti da tutte le regioni d’italia, prevede pacchetti specifici realiz-zati da hotel convenzionati con l’agenzia ktt e la possibilità di im-mergersi nelle atmosfere medievali prenotando presso ristoranti in cui gustare pietanze e dolci su ricette di età sveva, allietati da musici e dan-zatrici in compagnia di Federico II. La manifestazione dunque vuole essere una vera e propria festa in cui storia, cultura, arte musica ed enogastronomia si confrontano ed un’occasione in cui mettere a dispo-sizione del grande pubblico le co-noscenze e le esperienze di soggetti

che operano nella promozione e valorizzazione dei beni culturali della calabria. Ed è a questa grande continua festa di storia che vi invitiamo a partecipare.

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Il progetto, curato dall’as-sociazione itineraria brut-tii onlus in collaborazione

con l’assessorato alla cultura della Regione Calabria ed i comuni di Santa Severina, Rocca Imperiale e Cosenza, si basa sulla rappresentazione di un percorso tematico da rea-lizzare in un ciclo itinerante di tre rievocazioni storiche legate alla figura di Federico

...aspettando federico ii

PaRTnER DEi GRanDi EvEnTi

Rocca Imperiale 25 aprile 2012Santa Severina 1 maggio 2012Cosenza 2-3 giugno 2012Corteo storico, mercato medieva-le, campo d’armi e arceria, duelli tra guerrieri, sbandieratori e mu-sici, danzatori e attori, giocolieri e mangiafuoco, pietanze e dolci medievali

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Le vignette di Manlio luise

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“Gianmarco De Maria” di Cosenza, i fondi raccolti in occasione dell’iniziativa “Tombolata di Beneficen-za”, organizzata dalla nostra associazione. Inoltre, i Giovani Soci attraverso il racconto di Graziella Filippelli, responsabile dell’Associazione Stella Co-meta di Cosenza e di Francesca Basile, giovane vo-lontaria, hanno avuto l’opportunità di conoscere più da vicino il progetto che il Centro Missionario della Diocesi di Cosenza sta portando avanti in Kenya per la costruzione di un fabbricato all’interno del villag-gio della Divina Misericordia, al quale ha contribuito anche la BCC Mediocrati con il 1° Corso base gra-tuito di Fotografia Digitale, insieme all’associazione fotografica Art Photo Luzzi. Il corso, suddiviso in 5 lezioni, ha preso il via nel mese di Marzo, durante il

quale i parteci-panti avranno la possibilità di ap-prendere le tecni-che più importan-ti della fotografia digitale. Dal lin-guaggio fotografi-co alla storia della fotografia, pas-sando per i diversi aspetti dell’arte fotografica. Ed ecco che quello che all’inizio è un semplice passa-

tempo e interesse da coltivare, può divenire un’arte, da imparare, da conoscere e da applicare. Alle tre lezioni teoriche, infatti, seguiranno due lezioni prati-che che consentiranno ai corsisti di testare sul campo attraverso un’esercitazione pratica su scena paesaggi-stica e naturalistica, le tecniche apprese, nelle quali ciascuno verrà affiancato da un tutor. Alla fine del corso, i Giovani Soci saranno inviatati a esporre i loro scatti in occasione della mostra fotografica che sarà allestita durante l’Assemblea annuale dei Soci della Banca. La mostra si concluderà con un concorso fo-tografico, nel quale verrà premiato il migliore scatto realizzato. Il concorso, organizzato dal Club in oc-casione dell’Anno Internazionale delle Cooperative, avrà come tema “I Giovani e la Cooperazione”.

people banca

Al via il 1° Corso di fotografia del Club Giovani Soci BCC Mediocrati

Angela Altomare

Imparare le tecniche e i principi base della fotografia per poter esprimere al meglio il proprio

estro creativo attraverso le immagini. Questo lo sco-po “Il Club Giovani Soci, ormai, è una realtà. A nome della BCC Mediocrati, che affianca la vostra attività e sostiene le vostre iniziative, vi esorto a fare. Coinvol-gete tutti i giovani soci della banca e, insieme a loro, esercitate il vostro protagonismo. Metteteci passione, capacità, ma soprattutto impegno”. Così il presiden-te della BCC Me-diocrati Nicola Paldino ha salu-tato i Giovani Soci riuniti nella Sala De Cardona del Centro Direziona-le della Banca in occasione dell’As-semblea annuale del Club Giovani Soci. All’ordine del giorno dell’ as-semblea l’approva-zione del bilancio economico e so-ciale del 2011 e la presentazione delle attività previste per il 2012. Gli interventi dell’Assemblea sono stati trasmessi in tempo reale su facebook attraverso la pa-gina del gruppo “Club Giovani Soci BCC Mediocrati”. “Oggi siamo qui - ha commentato Daniela Giordano, presidente del Club Giovani Soci BCC Mediocrati – per fare il punto sul primo anno di attività della nostra as-sociazione. Un anno importante che ha visto nascere e crescere il nostro Club, non solo in termini numerici grazie alla nuova policy della Banca sempre più rivolta verso noi giovani, ma anche grazie a un dialogo e un confronto costante con i nostri diversi stakeholder, come il territorio e la rete nazionale costituita dalle altre re-altà associative giovanili delle BCC italiane”. Duran-te l’Assemblea sono stati consegnati all’Associazione

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Cosenza, mai come quest’anno, è lanciatissima nell’industria cinematografica, merito anche del Tax Credit, un sistema di incentivi e age-

volazioni per chi desidera investire nel settore cine-matografico. Destinatari non sono solo le imprese di produzione e distribuzione, ma anche imprese non appartenenti al settore cineaudiovisivo che possono associarsi agli utili del produttore esecutivo. Il diret-tore artistico del festival “La Primavera del cinema italiano”, Alessandro Russo, si è impegnato affinché la Calabria fosse scelta come set da diverse produ-zioni, organizzando un incontro esplicativo del siste-ma tax credit per gli imprenditori locali. E la scelta ha dato i suoi frutti, com’è accaduto per il film “10 regole per far innamorare” di Cristiano Bortone, che nonostante non sia ambientato in Calabria, ha visto molti imprenditori della zona offrirsi come in-vestitori. Il film, presentato a Cosenza il 20 marzo, presso una sala gremita del Supercine-ma Modernissimo, ha accolto sul tap-peto rosso sia il regista Bortone, che la principale interprete, Enrica Pintore e un’altra attrice del film: la controversa vincitrice del titolo Miss Cinema 2012, Mara Dall’Armellina. Siamo stati orgogliosi di vedere in una scena del film Fidelity Point di Rende (proget-to della Pubbli&Marketing Commu-nication) col nome di “Product Place-ment”! La pellicola scritta e diretta da

Bortone, insieme a Fausto Brizzi, Annalaura Cervo e Pulsatilla, ha come protagonista della commedia, niente di meno che il più grande comico italiano vivente: Vincenzo Salemme, della vecchia scuola di Eduardo in persona. Il film racconta le vicende di Marco (Guglielmo Scilla, che oltre ad interpretare questo ruolo è anche lo scrittore del romanzo omo-nimo uscito il 22 Febbraio scorso), un ex studente sensibile e sognatore, che si innamora della bella ed irraggiungibile Stefania (Enrica Pintore). Marco è totalmente incapace di sedurla, ma interviene in suo aiuto un vero esperto, il padre Renato (Salemme): per lui l’amore è una scienza, fatta di 10 semplici regole! Così sulla lavagna della cucina, Renato scri-ve il suo improbabile decalogo sull’amore. Marco, è timido e un po’ impacciato, e seguendo i criteri del padre, si rende conto di ottenere risultati opposti a quelli sperati. Un divertente susseguirsi di imprevisti e risate, per capire che alla fine, nell’amore, non si può applicare nessuna legge, a parte una... quella che ironicamente suggerisce il Trio Medusa: “La regola è solo una: carta di credito!”

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Salemme detta legge sull’amore!Barbara pasqua

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Molto forte, incredibilmente vicinoregia: Stephen DaldryCast: Tom Hanks, Thomas Horn, Sandra BullockGenere: drammatico - 129 minutiCinema ed uscita: Citrigno 13/04

“Solo gli umani possono piangere la-crime, lo sapevi?”L’affinità tra Thomas ed il figlio Oskar è forte, un legame profondo, che l’uomo basa su invenzio-ni, ricerche di studio e pacifismo, dirigendo così l’educazione del ragazzo. Ma quando l’11 Settem-bre 2001 Thomas muore nel disastro aereo, il fi-glio non riesce a metabolizzare la sua scomparsa e si mette alla ricerca disperata di un filo che li unisca ancora. La missione del bambino diven-ta scoprire cosa nasconde una chiave misteriosa ritrovata nell’armadio del padre, sicuro che sarà proprio “la chiave” a permettergli di sentirlo an-cora, un’ultima volta, “molto forte, incredibilmen-te vicino”. CuriositàBasato sul delicato e doloroso omonimo roman-zo di Jonathan Safran Foer, l’ingrato compito di riadattarlo per il grande schermo è andato allo sceneggiatore Eric Roth, che si sforza di rimane-re fedele al libro. Ma è la condanna degli sceneg-giatori “il riadattamento”, è molto difficile infatti trasformare in immagini ciò che solo la sottigliez-za delle parole può trasmettere. Tutto il cinema americano, in generale ma anche in questo caso, affronta il tema dell’11 Settembre con “le pinze”,

quasi temendo di parlarne, di offendere o di affondare troppo il coltello. Per essere obiettivi sulla Storia infatti, è ancora presto per un film, il regista però è quello giusto: The Hours, Billy Elliot, The Reader. Perché vederlo? Thomas Horn nonostante la giovane età tiene testa a Tom Hanks e regge quasi da solo tutto il film: una rivelazione. Hanks come al solito è im-peccabile quando si tratta di intensità, è un ruo-lo che lo arricchisce e lo eleva alla giusta statura dell’attore quale è.

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“Quando arrivai a un altro oceano, mi dissi, visto che sono arriva-

to fino a qui, tanto vale girare di nuovo e continuare a correre”. Pro-prio come si propose Tom Hanks nel film For-rest Gump, Cosenza corre. Corre e non si ferma per Alessandra Donato. Da Febbraio a Marzo, infatti, la nostra città è stata teatro della sentita maratona di solidarietà “Tutti insieme per Ale”, ventiduenne cosentina rimasta coinvolta, nel 2010, in un gravissimo incidente. Una ragazza solare che ora si trova in Austria dove è affidata alle cure di un centro del risveglio di eccellenza. Il sogno che ha mosso questa importante inizia-tiva è di raccogliere i fondi necessari per l’acqui-sto di un ascensore da montare nel suo palazzo, uno stabile del ’70, permettendole al rientro, di poter tornare nella sua casa. Un nobile obiettivo, un grande regalo per Alessandra e un’importan-te battaglia perché i diritti di tutti, specie di chi versa in situazioni di disagio, siano rispettati e garantiti. Grazie all’operato instancabile dell’or-ganizzatore Santino Figliuzzi, tante forze si sono messe in gioco con uno scopo comune e in modo totalmente disinteressato. Parenti, amici, conoscenti, l’associazione culturale “La Terra di Piero”, le Istituzioni, nella fattispecie del Co-

mune di Cosenza, del Comune di Rende e della Provincia, insieme a tanti volontari hanno col-laborato per la riuscita di una serie di manifesta-zioni che, dallo sport alla musica, hanno coin-volto e animato il popolo cosentino. Gli scatti memorabili di Francesco Greco, con l’obiettivo nel cuore e della macchina fotografica sempre pronto, hanno immortalato i momenti più belli della rassegna, iniziata con il “MERCANTE del PILERIO” (un mercante in fiera “ara cusenti-na”) e proseguita l’8 marzo con il quadrangolare tra il Cosenza Calcio, Cosenza Calcio vecchie glorie, Egos Soccer Team e Diamet (squadre militanti nel torneo amatoriale Acsi). Davvero emozionante vedere all’opera sul tappeto verde del “San Vito”, volti storici del panorama calci-stico cosentino come Fiore, Marulla, Napolita-no, Altomare e altri. Ma l’affetto per Ale ha reso possibile questo e tanto altro ancora. In questa

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Daniela Aiellofoto Francesco Greco

Il mercante del Pilerio

Gara podistica a Rende

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“Maratona” non poteva mancare, ovviamente, la corsa, con la gara podistica lungo le strade di Commenda realizzata grazie al patrocinio del Coni, della FIDAL e della competente disponi-bilità di Maurizio Leone. A fine Marzo, invece, è stata la volta dello Sci, mediante la competi-zione promossa dallo Sci Club “Settecolli”, Scuola Italiana Sci Camigliatello, Scuola Ita-liana Sci “la Baita”, dalla FISI e curata da Luca Attanasio. A concludere il programma ufficiale, una serata a ritmo di musica nella location del “Loft” con tanti PR, DJ e gruppi live della no-stra provincia. Anche la “Scorpion Disco Club” con una “Special Night” e, la Brutium, squadra degli ultras Curva Nord, con una raccolta fondi durante il match fra la compagine di Cosenza e Bianchi, si sono aggregate per sostenere la causa. è incredibile quanto la solidarietà e il sentimen-to di amicizia riesca a compiere. “Nonostante il

momento di difficoltà abbiamo raggiunto un budget di tutto ri-spetto. La gente e in particolare i più giovani hanno risposto bene ed è stato bello vedere le istitu-zioni unite per Ale a prescindere dall’orientamento politico!” di-chiara Santino Figliuzzi, soddi-sfatto per il risultato consegui-to. Una maratona come segno di speranza, un pensiero, un dono. Cosenza c’è ed è pronta a urlare: “Forza Ale, non sei sola, continua a lottare!”Il sindaco Cavalcanti fa la sua offerta

Al Loft una delle esibizioni per Ale

Per continuare a donare: Banca Popolare di Bari - Agenzia di Rende (CS) IBAN IT 86 U054 2480 8810 0000 1009 206

Intestatario Alessandra Donato - Causale Tutti insieme per Ale

Quadrangolare Cosenza Calcio e vecchie glorie

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Dove vuoi andare stasera? Te lo consigliamo noi!

teatro renDanoCaLenDario StaGione 2011/2012orari: gli spettacoli sono alle 20.30 tutti i giorni tranne che la domenica alle 17.00.17 e 18 aprile CoLaZione Da tiffanY Di trUMan CaPote con Francesca Inaudi - Regia di Piero Maccarinelli26 e 27 aprile ore 18.00 oteLLo Di WiLLiaM SHaKeSPeare con Massimo Dapporto, Maurizio Donadoni Regia di Nanni GarellaConvegni e Seminari nella Sala Quintieri 17 aprile CoLaZione Da tiffanYDonna di piacere, dalla letteratura al teatro, al cine-ma, nella società e alla perdita di valori. 20 aprile L’opera popolare nel suo ambito più radicato: la Germania L’arte degenerata dopo la Repubblica di Weimar, tra false illusioni, proclami deliranti e degrado culturale. 27 aprile La GeLoSia e La Donna Dal teatro shakespeariano, le riflessioni sull’uo-mo…. anche quello di oggi. 4 Maggio ore 21.00 renZo arbore11 Maggio 2012 inno aLLa Gioia: il racconto delle aspettative tradite Il più illustre tra i Ludwig, pensiero solitario, carico di ecumenismo e vittima della Restaurazione.

teatro MoreLLi CoSenZaraSSeGna More friDaYS Venerdì 20 aprile ore 21.00“U tingiutu. Un aiace di Calabria” proposto da SCena VertiCaLeVenerdì 27 aprile ore 21.00 (serata conclusiva) - “acquasanta” di eMMa Dante

teatro aUDitoriUM UniCaL arCaVaCata Di renDe28 e 29 Aprile ore 18.00 Giobbe CoVatta - enZo iaCCHetti (spettacolo recuperato)

PtU PiCCoLo teatro UniCaL arCaVaCata Di renDe (CS) LaSt MinUte 19 aprile ore 21,30 MaMa VeGaS concerto pop-punk da Roma

9 e 10 Maggio ore 20,30 Di LaVoro Si MUore Testo e Regia Lindo Nudo 16 Maggio ore 20.30 arriVeranno Regia Mario Lino Stancati 23 Maggio ore 20.30 e’ anCora teMPo D’eState Regia Stefania De Cola e Luciano Pensabene

teatro f. GaMbaro San fiLi21 aprile ore 20.30 e 22 aprile ore ore 18.00 Compagnia Ragli: bugiardi senza gloriaRegia Rosario Mastrota28 aprile ore 20.30 e 29 aprile ore 18.00Gigi De Luca in CaffÈ ConCertoInfo 328/5927560 328/1036174 CroMa Latina in ConCerto 24 aprile ore 21.00 CaMeLot CoUntYPer info 346 8517414 - 3409516747 - 3493222653 3468026167“StareanDare” Di LUCiLLa Catania Fino al 28 aprileNello spazio dell’Associazione Vertigo Arte di via Rivocati in Cosenza le opere della scultrice romana Lucilla Catania.

offiCina DeLLe artiEsposizione permanente “L’invisibile campanile alato” di Francesco Longovenerdì 20 Aprile ore 20.30“alarico flute ensemble” (orchestra di flauti)martedì 24 Aprile ore 20.30concerto duo Max Tempia - Carlo Caligiuri(organo hammond – batteria)da Maggio 2012Corso di “computer music & hard disk recording”per info tel: 3491443566

Leonardo Greco da “Uomini e donne”

alla discoteca “Bobadilla” di Bergamo

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Atmosfere da club newyorkese con un balzo negli anni Ven-ti. Una situazione riproposta

nella pista della sala ricevimenti “ Il Capriolo” di Piano Lago dove si è tenuta la serata “Bulli e Pupe” orga-nizzata dal maestro di danze caraibi-che Francois (alias Francesco Romeo) e dal deejay Cockyto. Una delle tante serate a tema organizzate dalla scuola del maestro che insegna a Rogliano e a Cosenza balli caraibici, ovvero salsa cubana e portoricana, bachata, meren-gue, rumba, reggaeton, il tutto con va-riazioni prese dai ritmi ispirati ai ritmi nati nei quartieri di New York e Los Angeles. Nello spettacolo organizzato

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La New York City di “Bulli e Pupe”... notte danzante al Capriolo

al Capriolo, donne rigorosamente in stile Charle-ston con abitini anni Venti, trucco, boa colorati e sigaretta (finta), aspettavano l’invito a danzare dai cavalieri i “bulli” in abito nero e bombetta. Una se-rata danzante con gli allievi della scuola Francois ma anche tanti appassionati del mondo caraibico. Tra questi oltre ai due maestri Francesco Romeo e Marco Marchesi, ai ballerini Marco e Mauro Orlando, Domenico Lombardo, Valentina Lo Ricchio, Ilaria Minervini, Federica Ruggeri, Alessandra Nudo, Emilia Mauro e Stella Pa-gliaro (quest’ultima maestra di ballo) e tanti altri amanti della danza unita a divertimento. “Bulli e Pupe” riporta alla mente il celebre e omonimo musical di Broadway, debuttato nel 1950, e il film cui s’ispira con Frank Sinatra e Marlon Brando, che riprende il mondo dei piccoli boss dei quar-tieri newyorkesi e gli stravaganti personaggi della 42esima Strada della Grande Mela. Un modo di-verso e spensierato insomma di trascorrere una serata con balli caraibici a tema.

Da sinistra Valentina Lo Ricchio, Ilaria Minervini, Federica Ruggeri, Alessandra Nudo, Emilia Mauro e Stella Pagliaro

Il Dj alla consolle del Capriolo

Angela Mendicino

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Ariete: (21/3 - 20/4) Lo stress vi causa peli ingialliti? Pelle squamosa? Alito di morte? Non temete, presto vi trasformerete nel

nuovo nemico di Spiderman!

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Vergine: (24/8 - 22/9) Vi lamentate tutto il giorno che non avete un soldo, ma per pa-gare l’assicurazione e il bollo di quella ba-

gnarola li avete eh?!

Bilancia: (23/9 - 22/10) La nonna vi ha lascia-to l’eredità. Avete “spridato” e poi avete investi-to comprando un terreno con i vostri ultimi

risparmi...a Zumpano! (Complimenti oi zì, porti male!)

Scorpione: (22/10 - 21/11) Cosa penserà di voi l’altro sesso quando vi vedrà passeggiare con quegli avanzi che chiamate amici?! Sono

peggio degli Amici di Maria De Filippi, pensa un po’...

Toro: (21/4 - 20/5) Nonostante la vostra inclina-zione al dominio ed alla dittatura, il partner vi ha sbaragliato e sottomesso il giorno che vi ha fatto

innamorare. Ma Fido vi ubbidirà per sempre.

Sagittario: (22/11- 21/12) Vi siete svegliati da un incubo dove casa vostra sembrava un cimi-tero, vostra suocera una mummia ed il partner

aveva perso gli incisivi per la carie? Spiacenti, è la realtà.

Gemelli: (22/5 - 21/6) Grazie all’opzione “mostra il tuo diario” di FB, ora il partner sa che non siete laureato, che non avete mai fatto volontariato in

Kenya e che arrotondavate in locali notturni.

Capricorno: (22/12 - 21/1) E’ dimostrato che avete un Quoziente Intellettivo inferiore alla media italiana, già bassa, del 30 su 100!

Non vi abbattete, a volte è meglio non capire...

Cancro: (22/6 - 22/7) Usate, per fare conquiste, solo argomenti che conoscete, quindi evitate pulizia dei piedi, come s’ammazza il maiale ed

improbabili teorie sulle camminate alle 10e10!

Pesci: (20/2- 20/3) Giorni di quiete si susseguo-no, calma piatta. Il vostro partner non vi rispon-de più male, non si lamenta più e non vi scassa

più “i Pesci”... non esultate: potrebbe essere morto!

Leone: (23/7 - 22/8) Una grande fortuna è in arrivo nelle vostre vite! Ma attenzione: è molto, molto importante che voi non...

Spiacenti, numero di caratteri esaurito!

ArieteL’Ariete fondamentalmente è una brava persona, solo che non riesce a migliorare il suo linguaggio.

Non riesce proprio ad evitare doppi sensi a sfondo extra ses-suale ed uscite tristi quando si parla di qualunque cosa, tipo: “Il mio è più lungo” (riferito al cancello), “me l’ha dato” (il cellulare), “abbiamo un nuovo membro” (nell’associazione), “a lui non gli funziona tanto bene” (Windows Vista)....

Astrobaba

Acquario: (22/1 - 19/2) D’inverno non ti lavi più e metti su la pancia. Complimenti! Tra un po’ rientrerai nella fascia protetta del

WWF alla voce “in via d’estinzione”!

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Scegliere il pavimento in legno oggi può apparire una scelta contro l’equilibrio del nostro pianeta, così fragile, così provato.

Consumare del legno per camminarci può sembrare contro natura, ma non lo è.Se si taglia un blocco di pietra da una monta-gna per realizzare uno splendido pavimento, quel pezzo di pietra, non ricrescerà. Se si ta-glia una albero e se ne ripiantano degli altri, in un dato arco di tempo, si otterranno altri alberi e si andrà cosi ad innescare un ciclo vir-tuoso soprattutto se l’uomo saprà ripiantare e consumare solo il frutto, senza intaccare il “capitale”… Ecco il segreto che aziende come GARBELOTTO e MASTER ben conoscono, credendo fortemente alla Bioedilizia. Le ma-terie prime provengono solo da zone dove la riforestazione è controllata; questo fa di Gar-belotto e Master aziende all’avanguardia che salvaguardano la natura, senza distruggerla! Ora sorge spontaneo chiedersi : “Cosa cen-tra la mucca con l’albero?” Da qualche anno il consumo di carne bovina è enormemente cre-sciuto nelle società industrializzate; milioni di mucche per produrre miliardi di polpette, ma le mucche hanno bisogno di pascoli a basso costo e allora… puff, un fuoco! E bruciano migliaia e migliaia di km di foresta, niente più alberi, ossigeno, niente. Solo territori deva-stanti da trasformare rapidamente ed econo-micamente in pascoli per le stesse mucche. Le mucche avanzano, le foreste si riducono e il nostro ecosistema va a gambe per aria. L’in-dustria del legno italiana, ha saputo innovare ed investire in uomini e tecnologie, facendo progetti innovativi ecocompatibili. Oggi, la maggior parte del pavimento in legno ven-duto è il cosiddetto “prefinito”, un composto fatto da 6-8 mm di multistrato di betulla o di pino nordico, che rappresenta i due terzi del pavimento, il rimanente terzo è una lamina di legno nobile europeo o asiatico o sudame-ricano, ma comunque proveniente da paesi che operano un taglio di alberi sostenibile e programmato. Il multistrato di betulla o di pino proviene dalle foreste del nord Euro-

pa, paesi che da tempo hanno una politica all’avanguardia, anzi le loro foreste sono in “crescita” avendo un saldo attivo tra crescita e taglio. L’industria italiana tra le migliori del mondo, con Master e Garbelotto nel gruppo di testa, ha saputo con ricerca, innovazione e spirito imprenditoriale vero (pur mantenen-do tradizioni e artigianalità) e con le migliori tecnologie riuscire con 1 metro cubo di legno “nobile” a produrre 3 volte i metri quadrati di pavimento in legno, il tutto senza sostanze tossiche, con verniciature resistenti, imper-meabili, durevoli e soprattutto belle naturali. Consumiamo italiano, con le mucche autoc-tone che pascolano sulle nostre terre. Avremo, forse, un po’ meno carne, ma sarà certamente più buona, i nostri pavimenti sono “pensati” e prodotti in Italia. Nel pacchetto che costitu-isce un parquet prefinto, la parte sottoposta a calpestio costituita da legno nobile europeo o asiatico, ha lamine con spessore compreso fra 3 e 6 mm, assicurano una durezza e durabilità elevatissima, superiore certamente, alla vita media di una casa che dopo 40/50 anni avrà necessità di altri interventi, che ingloberanno chissà quali tecnologie che oggi neppure si possono immaginare.Con i prefiniti, il fabbisogno di legno nobile è diminuito del 70%, cioè con 1 metro cubo di legno riusciamo a produrre 3/4 volte i mq di legno che si producevano solo 10 anni fa, un risparmio del 70-80%! Un pavimento in legno non è una moda. E’ per sempre… Sceglilo bene, con la testa! Noi garantiamo un lavoro di qualità, i prodot-ti migliori ma anche informazioni, ricerca e consulenza, perché il cliente possa scegliere in maniera serena ed “ecosolidale”… Non ab-biamo nulla contro le mucche, ma a volte è meglio una buona insalata del nostro orto! Siamo italiani. La dieta mediterranea è rite-nuta tra le migliori del mondo, la nostra cu-cina non ha paragoni… Il nostro metodo di lavoro è il nostro futuro! Per qualsiasi consiglio, l’architetto Santino Perna è a vostra disposizione!

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