PENNELLATE MARIANE IN LIBERTÀ IL CASO DEI BARNABITI

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STORIA DELL’ORDINE Eco dei Barnabiti 2/2015 34 cenni storici sulla devozione a Maria Il mese di maggio è tradizionalmen- te dedicato a Maria Santissima (si veda il gesuita Dionisi con il suo Mese di Maria pubblicato nel 1725 a Verona), e da sempre è legato al rifiorire della vita: «Nel ventre tuo si riaccese l’Amore / per lo cui caldo ne l’eterna pace / così è germinato questo Fiore» (Dante Alighieri, La Divina Commedia, “Paradiso”, XXXIII, 7-9). Nelle diverse epoche della storia della Chiesa uno degli aspetti fondamentali del cri- stianesimo e della stessa reli- giosità popolare si è sempre rivelato la profonda devozio- ne alla Madre del Signore, benché con fasi altalenanti. La mariologia, infatti, la cui decadenza avvenuta nei secoli XIII e XIV trovò il suo giro di boa nel Mariale super missus est (il cui vero Autore è stato nel 1954 dimostrato da A. Fries e B. Korosak non essere S. Alber- to Magno), cominciò a ritrovare una sintesi unitaria più che con la Summa di san Tommaso con Giovanni Duns Scoto (dai suoi contemporanei chiamato “Doc- tor Subtilis”), il quale, all’Uni- versità di Parigi, poté presentare l’Im- macolata Concezione almeno come opinione. Il Concilio di Basilea (1431- 1449) potrà così definire l’Immacolata Concezione come dogma di fede, no- nostante una tale definizione fosse de- stinata a rimanere senza effetto a causa della rottura da parte dei conciliaristi della comunione con Roma; tale istan- za, infatti, non verrà ripresa al Concilio Lateranense V (1512-1517). La stasi registrata sul piano dottrinale si riversava anche sul piano della pietà popolare che, al di fuori delle impor- tanti decisioni di Sisto IV (1471-1484): adozione a Roma della festa della Concezione e protezione della dottrina immacolista dalle critiche del Bandelli, nell’epoca caratterizzata in modo par- ticolare dalla Devotio moderna soffriva di una preoccupante disaffezione nei confronti della teologia e della liturgia, decadendo nel mare magnum delle devozioni private – non raramente di carattere superstizioso – genericamente definite dai riformatori d’Oltralpe: “ma- riolatria”, ma anche oggetto di severe stigmatizzazioni da parte cattolica. Nonostante le aspre critiche protestanti al culto dei santi, che porteranno all’eliminazio- ne del culto della Vergine, al Concilio di Trento (1545-1563) la questione mariana non verrà trattata, se non indirettamente. Da qui la lotta che si scatenò tra il protestantesimo, che de- prezzava sempre più la figura di Maria, e il cattolicesimo, che la esaltava in base al principio che l’onore resole andava al Fi- glio. Se poi sotto l’impulso del Concilio di Trento maturò nel culto mariano la festa della Ver- gine del Rosario (soprattutto nel contesto della resistenza al- la minaccia turca) e la propa- gazione delle confraternite, il culto cattolico per Maria finì per assumere tratti decisamente apologetici nel presentare la Vergine come regina del cielo e vincitrice dell’eresia, grazie soprattutto all’opera delle Con- gregazioni mariane dei gesuiti. Anche da qui inizierà nel XVI secolo una ripresa della devozio- ne mariana – sostenuta da San Carlo Borromeo – i cui contorni appaiono però oggi difficilmente valutabili dal punto di vista della storiografia reli- giosa, data, da un lato, la complessità del quadro geo-politico europeo, che PENNELLATE MARIANE IN LIBERTÀ IL CASO DEI BARNABITI Il culto mariano, da sempre presente nell’Ordine dei Chierici Regolari di S. Paolo, è stato oggetto di particolari studi ad iniziare soprattutto dalla prima metà del Settecento, in seguito all’incremento della devozione alla Madonna della Divina Provvidenza. Per colmare almeno in parte la lacuna riguardante i primi due secoli, che rivelano una devozione mariana del tutto inaspettata, si riporta una breve sintesi – arricchita e adattata per i lettori dell’Eco – del saggio del P. Filippo Lovison, dal titolo: “Maria e le nuove famiglie religiose dei chierici regolari. Permanenze e discontinuità: il caso dei Barnabiti tra XVI-XVII secolo”, pubblicato in Theotokos, Anno XXII, 2 (2014), pp. 187-213. Compianto sul Cristo morto, Giovanni di Paolo, 1440-1445, Musei Vaticani

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STORIA DELL’ORDINE

Eco dei Barnabiti 2/201534

cenni storici sulla devozionea Maria

Il mese di maggio è tradizionalmen-te dedicato a Maria Santissima (si vedail gesuita Dionisi con il suo Mese diMaria pubblicato nel 1725 a Verona),e da sempre è legato al rifioriredella vita: «Nel ventre tuo siriaccese l’Amore / per lo cuicaldo ne l’eterna pace / così ègerminato questo Fiore» (DanteAlighieri, La Divina Commedia,“Paradiso”, XXXIII, 7-9).

Nelle diverse epoche dellastoria della Chiesa uno degliaspetti fondamentali del cri-stianesimo e della stessa reli-giosità popolare si è semprerivelato la profonda devozio-ne alla Madre del Signore,benché con fasi altalenanti.

La mariologia, infatti, la cuidecadenza avvenuta nei secoliXIII e XIV trovò il suo giro diboa nel Mariale super missusest (il cui vero Autore è stato nel1954 dimostrato da A. Fries eB. Korosak non essere S. Alber-to Magno), cominciò a ritrovareuna sintesi unitaria più che conla Summa di san Tommaso conGiovanni Duns Scoto (dai suoicontemporanei chiamato “Doc-tor Subtilis”), il quale, all’Uni-versità di Parigi, poté presentare l’Im-macolata Concezione almeno comeopinione. Il Concilio di Basilea (1431-1449) potrà così definire l’ImmacolataConcezione come dogma di fede, no-nostante una tale definizione fosse de-stinata a rimanere senza effetto a causa

della rottura da parte dei conciliaristidella comunione con Roma; tale istan-za, infatti, non verrà ripresa al ConcilioLateranense V (1512-1517).

La stasi registrata sul piano dottrinalesi riversava anche sul piano della pietàpopolare che, al di fuori delle impor-

tanti decisioni di Sisto IV (1471-1484):adozione a Roma della festa dellaConcezione e protezione della dottrinaimmacolista dalle critiche del Bandelli,nell’epoca caratterizzata in modo par-ticolare dalla Devotio moderna soffrivadi una preoccupante disaffezione nei

confronti della teologia e della liturgia,decadendo nel mare magnum delledevozioni private – non raramente dicarattere superstizioso – genericamentedefinite dai riformatori d’Oltralpe: “ma-riolatria”, ma anche oggetto di severestigmatizzazioni da parte cattolica.

Nonostante le aspre criticheprotestanti al culto dei santi,che porteranno all’eliminazio-ne del culto della Vergine, alConcilio di Trento (1545-1563)la questione mariana non verràtrattata, se non indirettamente.Da qui la lotta che si scatenòtra il protestantesimo, che de-prezzava sempre più la figuradi Maria, e il cattolicesimo, chela esaltava in base al principioche l’onore resole andava al Fi-glio. Se poi sotto l’impulso delConcilio di Trento maturò nelculto mariano la festa della Ver-gine del Rosario (soprattuttonel contesto della resistenza al-la minaccia turca) e la propa-gazione delle confraternite, ilculto cattolico per Maria finìper assumere tratti decisamenteapologetici nel presentare laVergine come regina del cieloe vincitrice del l’eresia, graziesoprattutto all’opera delle Con-gregazioni mariane dei gesuiti.

Anche da qui inizierà nelXVI secolo una ripresa della devozio-ne mariana – sostenuta da San CarloBorromeo – i cui contorni appaionoperò oggi difficilmente valutabili dalpunto di vista della storiografia reli-giosa, data, da un lato, la complessitàdel quadro geo-politico europeo, che

PENNELLATE MARIANE IN LIBERTÀIL CASO DEI BARNABITI

Il culto mariano, da sempre presente nell’Ordine dei Chierici Regolari di S. Paolo, è statooggetto di particolari studi ad iniziare soprattutto dalla prima metà del Settecento, in seguitoall’incremento della devozione alla Madonna della Divina Provvidenza. Per colmare almeno inparte la lacuna riguardante i primi due secoli, che rivelano una devozione mariana del tuttoinaspettata, si riporta una breve sintesi – arricchita e adattata per i lettori dell’Eco – del saggiodel P. Filippo Lovison, dal titolo: “Maria e le nuove famiglie religiose dei chierici regolari.Permanenze e discontinuità: il caso dei Barnabiti tra XVI-XVII secolo”, pubblicato in Theotokos,Anno XXII, 2 (2014), pp. 187-213.

Compianto sul Cristo morto, Giovanni di Paolo,1440-1445, Musei Vaticani

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vedeva una perdita di incidenza delladiplomazia pontificia (evidente la dif-ficoltà da essa incontrata nello svilup-pare una politica continentale specienel periodo post tridentino, fosse an-che di sola “mediazione”, sotto i col-pi inferti alla figura universale del pa-pa come “père commun” dell’interachristianitas europea ormai in frantu-mi); e, dall’altro, la diversità fra lorodelle stesse nuove famiglie religiosedei chierici regolari, anche dal puntodi vista del culto mariano.

In particolare, tra il XVI e XVII seco-lo i cattolici prima difesero la devozio-ne mariana nei confronti dei riforma-tori attraverso la pratica della diffusio-ne dell’Angelus iniziata fin dal 1456,della già citata recita del Rosario e diun’arte religiosa mariana incline ai ca-noni estetici del tempo dell’arte classi-ca greco-romana; poi ne fecero ancheuno strumento di rievangelizzazionedel continente europeo. Non stupiscepertanto se la Vergine Immacolata co-minciò ad apparire sugli stendardi del-la Lega cattolica durante la Guerra deiTrent’anni come sulle insegne dellabattaglia di Lepanto contro i turchi del7 ottobre 1571, e, mentre Massimilia-no di Baviera e i Reali di Spagna lanominavano propria patrona, ad An-versa, il 7 aprile 1597, si ricollocava alsuo posto la statua della tradizionaleprotettrice della città: la Regina deiCieli; un modo anche questo perprendere le distanze da Martin Lutero

(1483-1546), che in un sermone del1522 aveva rifiutato alla Vergine il tito-lo di “Avvocata” (Fürsprecherin).

Il rinnovamento della vita cristianapassò anche attraverso l’incrementodella letteratura spirituale di caratteremariano, la diffusione dei catechismicanisiani del 1556 e del 1559 – operadel gesuita Pietro Canisio († 1597) – edel Catechismus ex decreto ConciliiTridentini ad Parochos (1566), cheesporranno la dottrina presentandoMaria come Madre di Dio e nuovaEva. Mentre la rifioritura della vita reli-giosa consacrata portò a un ritorno al-le origini per diversi Ordini antichi ealla nascita dei chierici regolari, che indiverso modo hanno contribuito – aseconda del loro carisma – allo svilup-po della devozione mariana attraversola dottrina, l’apostolato, la predicazio-ne e gli scritti di vario genere più omeno devozionali dei loro membri.Tra di essi, comunemente si annovera-no i Chierici Regolari, Teatini (1524), iChierici Regolari del Buon Gesù(1526), i Chierici Regolari di San PaoloDecollato, Barnabiti (1530), la Com-pagnia di Gesù (1534), i Chierici Re-golari di Somasca, Somaschi (1534), iChierici Regolari Ministri degli Infer-mi, Camilliani (1582), i Chierici Re-golari Minori, Caracciolini (1588), iChierici Regolari della Madre di Dio(1574), i Chierici Regolari Poveri dellaMadre di Dio delle Scuole Pie, Scolo-pi (1617), i Chierici Regolari Marianisotto il titolo della Immacolata Conce-zione della Beata Vergine Maria, Ma-riani (1673).

Maria e i Barnabiti

Sotto la pressione del-la polemica protestante– non dal punto di vistapropriamente “militante”dei gesuiti – negli scrittidel fondatore principaledei Barnabiti, Sant’Anto-nio M. Zaccaria (1502-1539), benché i riferi-menti alla Vergine Mariasiano sporadici e occa-sionali rivelano un matu-ro slancio devozionale.

I suoi Sermoni, infatti,iniziano con l’intesta-zione Iesus + Maria, e lesue Costituzioni si con-cludono con un Deogratias, Iesu, Mariae. In

particolare, nel Sermone I, AntonioM. pone sullo stesso piano il partoverginale e la morte di Dio: «Ha fat-to lui la Vergine partorire e Dio mori-re». Nel Sermone IV evidenzia ilruolo di Maria nell’economia dellasalvezza: «Deh, Carissimo, per qualmezzo peccò l’uomo, cioè Adamo?Per mezzo dell’uomo, cioè di Eva,sua moglie; e [così] per mezzodell’uomo, cioè della Madre Vergineintatta, la nostra Madonna, la Vergi-ne Maria, Dio volle liberare il Mon-do». Mentre, se al capitolo quintodelle Costituzioni indica nelle festedell’Assunzione e della Natività diMaria i due momenti in cui è lecitomangiare la carne, nel decimo sisofferma in particolare sui doloridella Madonna – “cogitazioni com-puntive” – su cui esercitare la mentenell’orazione. Infine nelle sua Lette-ra III scritta da Milano il 28 luglio

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Cesare Baronio: “Caesar Servus Mariae, Mariae Servus Caesar”

Annales, particolare del frontespizio del primovolume nell’edizione del 1670

Sant’Antonio M. Zaccaria, Sermoni,autografo, invocazione al Crocifissoe alla Vergine, al centro del foglio 1r

Sant’Antonio M. Zaccaria, Sermoni,autografo, invocazione al Crocifissoe alla Vergine, all’estremo marginesuperiore dello stesso foglio

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1531 la recita dell’Ave Maria vienepresa come misura di tempo perl’elevazione della mente a Dio.

Tutto ciò sembrerebbe di poca im-portanza, ma proprio il Marracci an-noverava Sant’Antonio M. e i suoico-fondatori Giacomo Antonio Mori-gia (1497-1546) e Bartolomeo Ferrari(1499-1544), tra i Fundatores mariani(non a caso nel Morigia si riconosceil precursore dell’aggiunta del nomedi Maria a quello proprio di ogni bar-nabita, che divenne norma alla finedel secolo XIX con la canonizzazio-ne nel 1897 del Santo Fondatore, cheappunto lo portava).

In questa direzione particolarmen-te significativa appare la prima for-mula di professione di Paolo Melsodel 24 dicembre 1543, nella quale laVergine Maria compare prima diquell’Apostolo delle Genti che dasempre caratterizza i Barnabiti comela prima Congregazione paolina nel-la storia della Chiesa: «Iesus ChristusCrucifixus amor meus. Io Paulo Mel-sio faccio professione al nostro Si-gnor Jesù Christo, a la gloriosa Vergi-ne Maria, a S. Paolo Apostolo, a linostri Santi Padri et a voi, Padre mio,e a tutti gl’altri che mi seranno detempo in tempo canonicamente su-periori, di simplice Obedientia fin ala morte; et così prometto di viverein continua e perpetua Povertà e Ca-stità di corpo e di mente, et di ab-bracciare il colmo della perfetta Per-fettione, secondo le Costituzioni cheteniranno li Figlioli di S. Paolo Decol-lato in questa Congregazione de liClerici Regulari. Amen. A dì 24 de-cembre 1543. In Milano».

Di notevole importanza anche laposteriore Circolare del SuperioreGenerale Carlo Bascapè (1550-1615;oggi venerabile), inviata da Milano il1° settembre 1590 con la quale veni-va stabilito che nella solennità dellaBeata Vergine tutti i sacerdoti cele-brassero la Messa “pro studiorumprogressu”: «Don Carlo Bascapè Pre-posito Generale della Congregazionede’ chierici regolari di S. Paolo decol-lato, a tutti i Padri et Fratelli della no-stra Congregazione, salute nel Signo-re. Fra gli altri mezzi, che si usaronogli anni passati per ottenere gratia dalSignore, che i nostri giovani si conser-vassero nello spirito et nel corpo, etfacessero profitto nelle Lettere a glo-ria del Signore, fu uno molto princi-pale di raccomandargli alla protettio-

ne della Santissima Vergine; onde fuda noi ancora ordinato un poco dioratione da farsi dagli studenti a que-sto effetto la feria seconda, quarta esabbato di ciascuna settimana, et pa-rendoci che in ciò habbiamo ricevutomolta gratia, et desiderando che pas-siamo di bene in meglio, ci è venutoin mente di ordinare a tutti i colleginostri, si come io faccio, che in tuttele solennità di questa clementissima

Reina, ciascun sacerdote offerisca ils.mo sacrificio, i chierici dicano lacorona, et i conversi quindeci saluta-tioni a fine si di ringraziare il Signoreet lei delle gratie ottenute, et si disupplicare di ottenerle ancora perl’avenire, accioche i figliuoli nostri simantengano atti a servire al Signoreet facciano tal progresso negli studisacri, che sua divina Maestà ne restiglorificata, et non mai il contrario, et isuperiori oltre a cio essortino ciascu-no ad accompagnare le dette operecon quella affettuosa divotione etoratione mentale che richiede unagratia di tanta importanza, et di que-sto si faccia tal nota, massime in sa-cristia, che la memoria sempre ne ri-manga viva. Conche gli priego al Si-gnore ogni beneditione. Di Milano alprimo di settembre 1590».

I biografi, del resto, insistono parti-colarmente sul culto mariano dei pri-mi barnabiti del Cinquecento, comeGiovanni Pietro Besozzi (1503-1584)e Sant’Alessandro Sauli (1534-1592).Fin dalle origini, dunque, esistevauna soda pietà mariana che crescerànel tempo, come riconoscerà, alcunisecoli dopo, il barnabita FrancescoDe Ruggiero: Cielo turchino! Non sod’averti mai chiamato invano, o va-ghissima Stella del mattino!

Maria nel catechismo del Sauli

L’“Apostolo della Corsica”, San-t’Alessandro Sauli, da giovane chie-rico e sacerdote ci riporta a Pavia, aS. Maria Incoronata o di Canepano-va (1557-1810), dove fiorì la sua de-vozione mariana accanto a Padriesemplari in tal senso, come Gio-vanni Pietro Besozzi e Paolo MariaOmodei. Presto venne, infatti, isti-tuita per i giovani chierici studentiun’Accademia sotto il patrociniodella Vergine Annunziata. Così P.Paolo Maria Sevesi, dei Frati Minori,ricorda: «S. Alessandro Sauli attrasseagli altari della Vergine la giovinezzastudiosa, i suoi confratelli, gli aggre-gati alle pie Associazioni dell’Assun-ta, dell’Annunziata e di S. Maria delSuffragio».

Successivamente proprio il Sauli,nella sua qualità di Vescovo di Aleriain Corsica, scrivendo per il proprioclero una Dottrina del catechismo ro-mano ridotta à modo più semplice &facile, si soffermava, nell’esposizionedel terzo articolo del Simbolo Aposto-

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l’Addolorata, nell’edizione napoletana(1885) dell’opera del barnabita p. Gianfrancesco Marinoni

la Madonna di Canepanova primadell’incoronazione

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lico, su Gesù: Qui conceptus est deSpiritu Sancto, natus ex Maria Virgine:

«… M. Natus ex Maria Virgine;con quanta allegrezza si debba rice-vere, & fare commemorazione diquesta Natività, lo dimostra l’Angelo,che disse alli Pastori, ecco vi Annnon-tio una grande allegrezza, che a voi ènato il Salvatore; di più anche in que-sta Santissima Natività con un corodi Angeli loda Iddio; dicendo, Gloriaa Dio nelli eccelsi Cieli, & in terra pa-ce alli huomini di buona volontà; &devi sapere, che si come sopra natu-rale fu la Concettione del Nostro sal-vatore, così la sua Natività non è na-turale; ma tutta divina, & miracolosa.

D. Et perché non è naturale?M. Perché la Gloriosissima Madre

sua in questo parto restò Vergine; &si come il Nostro Signore uscì dal se-polcro, restando chiuso esso sepol-cro; & si come anche il Sole con rag-gi suoi passa per la sostanza del ve-tro, senza spezzarla, così nostroSignore nacque di Maria, senza vio-lare li Claustri della sua Verginità, ilche fu fatto divinamente, & sopra lanatura.

D. Et perche vuole il Nostro Salva-tore nascere di Vergine?

M. Ciò fu con grandissima Sapien-za da Iddio ordinato; & primo, se turiguardi al Padre Eterno, non si con-venia alla sua infinita Maestà, che interra havesse un’altro, che con essolui fosse Padre di Christo in terra; ma,si come fu Nostro Signore senza Ma-dre in Cielo, così dovete essere senzaPadre in terra. Si conviene anche aChristo; perché, se fosse stato con-cetto di seme humano, sarebbe statoconcetto in iniquità, & peccato. Fuconveniente per rispetto della VergineMaria, che partorendo quello, cheera venuto a liberarci da tutte le mi-serie, & corruttioni, non sentisse leialcuna corruttione, né dolore nel par-to, anzi come predisse Esaia, sentìgrandissima letitia. Fu anche figura,come disse S. Agostino, della nostrarigenerazione spirituale; perché, sicome nacque Christo di Maria Vergi-ne per virtù dello Spirito Santo, cosìla Santa Chiesa Vergine spiritualmen-te ci rigenera, & fa noi figliuoli di Dioper virtù dello Spirito Santo. Horaper alquanto digredire in lode di que-sta Santissima Vergine; hai da sapere,che l’Apostolo Paolo comparandoChristo ad Adamo, lo nomina secon-

do Adamo; perché si come dal primoAdamo tutti habbiamo l’essere se-condo la Natura, così da Christo hab-biamo l’essere spirituale per gratia; &si come la superbia, & disubbedienzadi Adamo ha constituiti tutti peccato-ri quelli, che nascono di Adamo, cosìl’humiltà, & ubbidienza di Christoconstituisce giusti tutti quelli, che inesso per il Battesimo sono rigenerati.Così a similitudine di Christo, secon-do Adamo, Maria Vergine da’ SantiDottori è detta seconda Eva; la pri-ma, credendo troppo al Serpente, fucagione della morte, & maledittionein tutto l’humano genere; la seconda,credendo all’Angelo, è stata cagione,

e mezzo, che per bontà di Dio ci siaportata la vita, & benedittione. Eva cifa nascere figliuoli dell’ira, col mezzodel Figliuolo di Maria nasciamo fi-gliuoli di gratia. A Eva fu detto, in do-lore partorirai gli figliuoli, Maria, sal-va la sua Verginità, con grandissimaallegrezza partorì il Nostro SignoreGiesù Christo; & però hai da consi-derare, che lei in questo Mondo èstata, come centro, nel quale hannorisguardato tutte le linee della circon-ferenza; a lei riguardano gli Angeli,accioche col mezzo suo siano ripara-te tutte le ruine angeliche, quelli cheerano nell’Inferno, accioche fosseroliberati; in questo Mondo a lei riguar-

dano li peccatori, accioche col mez-zo suo ottengano perdono, li giusti,accioche impetrino augumento digratia, li tribulati, accioche ricevanoaiuto, li infermi, accioche ricevanosanità.

D. Perche fu nominata la Madre diDio, Maria?

M. Maria significa tre cose; primaStella di Mare, la quale ben meritata-mente si può chiamare Stella tramon-tana, perché non conosce occaso al-cuno di peccato, si come mai cade laStella tramontana alli occhi nostrisenza alcuna corruttione; a guisa diStella, in terra ci ha mandato il raggiodella Divinità, come fanno le Stelle,che mandano il lume senza corrom-persi; & però, si come li buoni Mari-nari per fare la navigazione sicurahanno l’occhio alla Stella tramonta-na, così noi, che siamo in questoMondo, come in un Mare, pieno discogli di tentationi, dove siamo conti-nuamente agitati dall’onde di prospe-rità & avversità, da venti delle passio-ni che ci perturbano l’anima & peròstiamo in continuo pericolo di somer-gerci, sempre a Maria dobbiamo ha-vere l’occhio, perché, tenendoci aquella Stella & seguendola come gui-da, saremo sicuri di non pericolare &di pervenire al porto di eterna salute.Significa anche questo nome di Ma-ria, Mare amaro; il che fu adempiutonella Passione del suo Figliuolo, per-che di tanta amaritudine all’hora fuimpito il suo cuore, che mai non néha sentito tanta alcun Martire, né al-tra pura creatura in questa vita; e ciòben si dice con ragione, perché dal-l’amore nasce il dolore; & quantomaggiore è l’amore, tanto cresce ildolore di vedere offesa & perdere lacosa amata; & però amando MariaVergine il suo dolcissimo Figliuolocon perfettissima carità, più che tuttili Martiri, col coltello del dolore li futrafitto il cuore al tempo della suaPassione, per la compassione, che glihaveva, vedendolo con tante pene,dolori, & ignominie morire sopra laCroce; e maggior pena sentì nel cuo-re, che qualsivuoglia altro Martire nelcorpo, e nel cuore. Terzo, questo no-me di Maria, significa Regina, il chebenissimo si conviene a quella, chepartorì il Figliuolo di Dio; poiche, fa-cendosi Madre di Dio, venne a costi-tuirsi Regina, & Imperatrice del Cielo,& della terra, & come Regina ad esse-re dalli Angeli adorata…».

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l’Addolorata

Tra le diverse devozioni marianedei primi barnabiti, un posto a partemerita il culto dell’Addolorata o deiSette Dolori, comune a molti altriOrdini, come i Servi di Maria, che nefecero ampio uso soprattutto comestrumento di evangelizzazione – sivedano le relative confraternite o iterzi ordini – in America latina nelcorso del Settecento.

La devozione alla vergine Addolo-rata si sviluppò a partire dall’XI seco-lo (si veda Sant’Anselmo di Canter-bury, Eadmero di Canterbury e Guer-rico di Igny) rispecchiando quellapietà del tempo volta alla compassioVirginis, ossia ai dolori di Maria (a Si-sto IV si deve l’inizio della festadell’Addolorata, da lui inclusa nelMessale Romano nell’anno 1482,che allora si chiamava “Nostra Signo-ra della Pietà”, e che si allargò a va-rie denominazioni tra le quali quellaDe septem doloribus beatae Mariaevirginis).

Nel tempo assunse grande impor-tanza e non solo dal punto di vista del-la pietà popolare: basti infatti ricordarePio VII, che, in ricordo alle sofferenzeinflitte da Napoleone alla Chiesa nellasua persona, con il Decreto Cum inpublicis Ecclesiae calamitatibus del 18

settembre 1814 volle estendere la festadei Sette Dolori della Beata Vergine atutta la Chiesa latina.

Per la storia domestica dei barnabi-ti basta qui ricordare le opere del P.Gianfrancesco Marinoni, I Venerdì inonore de’ setti dolori di Maria Vergi-ne, Roma 1809, o del P. Pio Mauri,L’addolorata!, Milano 1915; e, so-prattutto, padre Fortunato Redolfi(1777-1850), fondatore dell’Oratoriodella B.V. Addolorata in Monza, che,provetto scultore di statue di legno,nella sua cameretta pregava in ginoc-chio davanti ad una statua della Ver-gine Addolorata scolpita da lui stes-so. Nell’antica chiesa di Santa Mariaal Carrobiolo c’era, infatti, una cap-pella con una bella statua della Ver-gine Addolorata, in legno policromo,collocata nel 1652. Nella penombradi questa cappella P. Redolfi trascor-reva notti intere pregando per i suoioratori e per la Chiesa.

L’Addolorata si diffuse così in mol-te chiese barnabitiche e, anche oggitale devozione è ben radicata nel po-polo di Dio, rivelando una “moderni-tà” sorprendente, come rivela anchesolo la preghiera di mons. AntonioBello, riportata sul retro dell’immagi-netta dell’Addolorata che si veneranella parrocchia di San Carlo ai Cati-nari in Roma:

«Maria Madre dolente, che benconosci il patire, aiutaci a compren-dere che il dolore non è l’ultimaspiaggia dell’uomo. È solo il vestibo-lo obbligato da cui si passa per de-porre i bagagli dei peccati propri, odegli altri. Noi non osiamo chiedertiné il dono dell’anestesia, né l’esen-zione dalle tasse dell’amarezza. Tipreghiamo solo che, nel momento

della prova, ci preservi dal piantodei disperati. Santa Maria Addolora-ta, nella tua irresistibile dolcezza no-nostante le sette spade confitte nel

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PREGHIERA ALLA VERGINE LAURETANA

O Maria, Vergine immacolata per la tua S. Casa che gli angeli trasportaronosull’ameno colle di Loreto, rivolgi il tuo sguardo benigno su di noi. Per leSacre Mura ove nascesti e vivesti fanciulla nella preghiera e nell’amore

più sublime; per le pareti fortunate che udirono il saluto dell’Angelo che tichiamava: “Benedetta fra tutte le donne” e che ci ricordano l’Incarnazionedel verbo nel Tuo purissimo seno; per la S. Casa ove vivesti con Gesù e

Giuseppe e che nel corso dei secoli fu meta ardentemente desiderata deiSanti che si stimarono fortunati imprimere ardenti baci sulle Tue Sacre

Mura, concedici le grazie che umilmente ti chiediamo e dopo quest’esiliola fortuna di venire a ripeterti in Cielo il saluto dell’Angelo: Ave Maria.

Amen

l’Addolorata in San Carlo ai Catinari, detta meglio: “La Desolata”.Il p. Cacciari la collocò il giovedìsanto del 1865 sulla soglia dellaCappella della Divina Provvidenza,ossia all’entrata del sepolcro che siallestiva nella attigua cappella diSanta Cecilia. Poi fu trasferita nell’attuale Cappella Costaguti odell’Annunciazione, dove si trovatutt’oggi. I sette dolori sono: la profezia di Simeone, la fuga inEgitto, lo smarrimento di Gesù alTempio, il vedere Gesù portare lacroce, il vederlo crocifisso in croce,il riceverlo fra le braccia una voltadeposto dalla croce, l’accompagnarloalla sepoltura

Monza, Carrobiolo, l’Addolorata dopoil restauro (scultura del p. Redolfi).Nell’iconografia viene rappresentatacon una spada nel petto riferita allaProfezia di Simeone

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cuore, se ti imploriamo di starci vici-no nell’ora della nostra morte corpo-rale, è perché anche tu, la morte l’-hai sperimentata davvero. Non tantoquella tua: quella l’hai “vissuta” perpoco, poiché essa ha fermato le tuemembra per pochi attimi appena,prima dell’ultimo leggerissimo slan-cio verso il cielo. Ma la morte assur-da, violenta, del tuo Figlio. Ti suppli-chiamo: rinnova per noi, tuoi devo-tissimi figli, nell’attimo supremo, latenerezza che usasti per Gesù,quando “da mezzogiorno fino allatre del pomeriggio si fece buio sututta la terra”. In quelle ore tenebro-se, disturbate solo dai rantoli delcondannato, forse “danzasti”, attor-no alla Croce i tuoi lamenti di ma-dre, implorando il ritorno del sole.Ebbene, donna dell’eclisse totale, ri-peti la danza attorno alle Croci deituoi figli. Se ci sei Tu, la luce non tar-derà a spuntare. E anche il patibolopiù tragico fiorirà come un albero inprimavera. Santa Maria Addolorata,facci capire che la festa è l’ultimavocazione dell’uomo. Accresci, per-tanto, le nostre riserve di coraggio.Raddoppia le nostre provviste diamore. Alimenta le lampade dellasperanza. E fa’ che, nelle frequenticarestie di felicità che contrassegna-no i nostri giorni, non smettiamo diattendere con fede colui che verràfinalmente a “mutare il lamento indanza e la veste di sacco in abito digioia”. Amen».

La Madonna di Loreto

Nel Seicento il culto mariano ab-braccerà anche la Madonna di Lore-to (in molte chiese barnabitiche furiprodotta nelle stesse proporzioni laSanta Casa: da San Sebastiano a Li-vorno (1639) a San Dalmazzo di To-rino (1629-1631), alla Consolatricedi Chieri (1624) alla quale si recava-no i religiosi in pellegrinaggio, sot-tolineando sempre nella recita delRosario la devozione alla Vergine“sedes sapientiae”, invocata comepatrona degli studi.

Sempre alla Madonna di Loretovennero intitolate la chiesa e collegiodi Spoleto (1604) e di Bourg Saint-Andéol in Francia (1608); da non di-menticare poi il Collegio Illirico aLoreto. Non mancarono comunquedi andare in pellegrinaggio a Loretomolti barnabiti, tra i quali Sant’Ales-

sandro Sauli, San Francesco SaverioM. Bianchi, Mons. Guérin, il venera-bile Canale, ecc.

la cappella lauretana in Livorno

Il Superiore e Parroco Enrico Dini,ricordando l’erezione della chiesa diS. Sebastiano, grande patrono controla peste, aperta al culto il 16 agosto1633, così descriveva il culto allaMadonna di Loreto:

«In questa chiesa nella quale si leg-ge ancora l’iscrizione che ne ricordal’origine: Ecclesia votiva civitatis Li-burni ob pestem edomitam divo Se-bastiano dicata, i Barnabiti vollerocostruire una cappella in onore dellaMadonna di Loreto. Le spese supera-rono le diecimila lire, furono sostenu-te da privati oblatori. La storia ne ri-corda espressamente due: il governa-tore della città Giulio Barbolani e lasua moglie Artemisia i quali offronocinquemila lire. Il 25 marzo [1639] lacappella fu solennemente inaugurata.La statua della vergine fu benedettada Mons. Andrea Bonaparte propo-sto della chiesa collegiata, il qualecelebrò anche la S. messa durante laquale un gran numero di fedeli si ac-costarono alla sacra mensa. Nel po-meriggio si fece una solenne proces-sione… La bella statua rivestita di unricco manto e adorna di preziosi do-ni fu collocata nella sua nicchia e nefu data la custodia d’onore alla Con-fraternita dell’Angelo Custode ched’allora in poi per decreto arcivesco-vile fu chiamata: Confraternita dellaMadonna di Loreto e dell’Angelo Cu-stode. I fratelli vestivano una cappabianca con fascia e mozzetta di colo-re ceruleo. Nei dintorni di Loreto èun piccolo paese, Sirolo, dove era ingrandissima venerazione un Crocefis-so. I pellegrini che visitavano Loretosentivano il bisogno di andare anchea Sirolo a venerare la taumaturga im-magine divenuta ormai così celebreda dar luogo al detto: Chi va a Loretoe non va a Sirolo / Vede la madre enon vede il figliolo. Ebbene nell’alta-re prossimo alla santa cappella diMaria i Barnabiti vollero esporre allapubblica venerazione una copia fe-dele del Crocifisso di Sirolo. Fattalaeseguire in Sirolo stesso a spese di uncerto Giovanni Massei, fu portata aVenezia donde per mare fu trasporta-ta a Livorno… La festa annuale dellaTraslazione della S. Casa fu semprecelebrata con grande solennità e connumeroso concorso di popolo. Adaccrescere sempre più la devozione

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dall’opuscolo del p. Pietro Bonini,La Santa Casa di Loreto veneratanella parrocchia di S. Sebastiano diLivorno, Livorno 1960

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verso la SS. Vergine e la sua Casacontribuirono grandemente i singola-ri privilegi dei quali i Romani pontefi-ci vollero arricchire la confraternitadella Madonna di Loreto. Singolarissi-mo fu il privilegio ottenuto il 28 gen-naio 1882 da P. Giuseppe Piccioni dis.m. per cui la Santa casa eretta nellanostra chiesa parrocchiale venivanon solo aggregata, ma equiparataalla Santa casa di Loreto in modo chein alcune solennità i fedeli vi possonoacquistare favori spirituali come sepellegrinassero a Loreto… Termino ri-portando la bella iscrizione che sileggeva sulla porta della nostra chie-sa parrocchiale nell’occasione del 6°centenario della Traslazione dellaSanta casa, e vorrei che questa rima-nesse scolpita a caratteri indelebilinella mente e nel cuore di tutti comeun’esortazione: AL VERBO DIVINO IN-CARNATO / A MARIA SS. VERGINE E MADRE /DIAMO GLORIA, O LIVORNESI / qUI OVE èRICORDO E FEDELE SEMBIANZA / DELLA S.CASA DI NAZARET / PRODIGIOSAMENTE ALORETO TRASPORTATA / A SALUTE E ONORED’ITALIA».

Dal 1929 segue il periodico mensi-le “La Madonna di Loreto in S. Seba-stiano” e si è ormai affermato nellatradizione popolare il cosiddetto “ri-to delle ciotole”, quando il 10 di-cembre (solennità della Madonna di

Loreto) i devoti in visitaalla Vergine depongonoun oggetto personale(anello, rosario, fotogra-fia, ecc.) in una ciotolaall’interno delle due nic-chie presenti ai lati dellacappella, che rappresen-tano così le stoviglie del-la Sacra Famiglia, ogget-to di una sua specificabenedizione.

Sanseverino:S. Maria dei Lumi,

1600-1862

Tra le diverse devozio-ni mariane dei barnabiti,dalla Madonna dei Novi-zi a Monza alla Madon-na “Maria Hilf” di Vien-na, dalla Madonna delFiore al San Francesco diLodi all’Immacolata nel-la cappella dell’Oratorioe degli apostolini a Cre-mona, dalla Madonnadel Carmine a Trani allaMadonna della Scala aSan Barnaba a Milano,ecc., ci si sofferma sullaVergine dei Lumi: «Fral’atre tenebre / Di questoesilio, / Pietosa vergine, /

A me benefico / Volgete il ciglio; / E ilsalutifero / Vostro splendore / M’ac-cenda e illumini, / Madre dolcissima, /La mente e ’l core».

Con questi primi versi si rivolgevaalla Madonna Santissima dei Lumiun anonimo Barnabita, che le vollededicare una non breve anacreonti-ca. Sanseverino, la Septempeda de-gli antichi, custodiva un’immaginemiracolosa della Vergine, in seguitoal fatto prodigioso accaduto la nottedel 16 gennaio 1584, quando si videun grande e ripetuto scintillare di lu-mi nel luogo dove, su un pilastrodella contrada della Pescara, era sta-ta dipinta la sua immagine (opera diGiovanni Gentile di mastro Lorenzonel 1560). Nell’ottobre di quellostesso anno si costruì una prima cap-pella a lei dedicata, che fu affidataalle cure degli Oratoriani stabilitisi aSan Severino nel 1586, in un belsantuario terminato nel 1589, e detto“della Vergine dei Lumi”. Ma S. Fi-

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Livorno, S. Sebastiano, cappella lauretana

Livorno, S. Sebastiano, cappella lauretana,particolare della “Madonna Nera”, statuabarocca in ebano

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lippo Neri si era presto pentito diaver lasciato partire i suoi Padri perquella fondazione, e dopo la suamorte, essi, quasi a volerlo ascoltare,rimisero il santuario nelle mani delPontefice affinché ne disponesse asuo piacimento, in quanto «non cre-dettero ben fatto piantar case fuoridi Roma».

I Barnabiti ricordavano bene questieventi quando il protonotario aposto-lico Ceccolino Margarucci, primice-rio della città, ebbe l’idea di affidareloro proprio S. Maria dei Lumi. Il pri-mo Vescovo di Sanseverino, OrazioMarziario da Vicenza (1586-1607),accolse bene l’idea, come gli stessiOratoriani e, in particolare, il cardi-nale Baronio, vi erano favorevolissi-mi. Il Papa Clemente VIII, informatodi tutto, diede il suo consenso con labolla del 1° luglio.

Il 17 settembre 1600 avvenne ladefinitiva cessione del Santuario; ilSuperiore Generale dei barnabitiAgostino Tornielli nominò come suoprimo Preposto il P. Cherubino Ca-sati, che per l’occasione vennemandato da Milano. Egli era un no-to predicatore, e i Padri ClaudioBorgognone, Paolo Maria Pietra diPavia e Germano Mancinelli, ab-bracciarono con slancio tale mini-stero, al quale naturalmente aggiun-sero quello del confessionale. Cosìla preziosa lettera autografa del Tor-nielli (preziosa perché andato per-duto nell’Archivio di San Barnabail relativo volume dell’Epistolariogeneralizio), informava la Congre-gazione della presa di possesso diS. Maria dei Lumi:

«Pax vobis. Hieri sera solamentehebbi l’aviso dalli nostri Padri man-dati già a S. Severino, città della Mar-ca, che per grazia del Signore Iddio,et favore della gloriosissima Verginesua Madre, con le bolle Papali prese-ro il possesso là del collegio et chiesadella Madonna de i Lumi, luogo dimaggior divozione et concorso (di-cono) di quanti ne siano in quel Pae-se dopo la santa Casa di Loreto: peròmi è parso con questa che sarà benea tutti i nostri collegi darne avviso al-le Reverenze Vostre acciò ne ringrati-no Sua Divina Maestà et la Reginadei Cieli che si sia degnata servirsi dinoi in quel luogo di tante grazie etpregarla si degni insieme di pigliarcitutti in sua particolare protettione, et

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Livorno, S. Sebastiano, cappella lauretana, le “ciotole”

Torino, San Dalmazzo, la cappella lauretana fu realizzata tra il 1629 e il1631 dai Barnabiti, che amministravano la chiesa dal 1606

Livorno, S. Sebastiano, cappella lauretana

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specialmente ottenere da Dio graziaper quelli che staranno là di poter fa-re quel servitio con molta salute diquelle anime … Di Milano li 2 di set-tembre 1601».

Da ricordare, come evento parti-colarissimo, il 17 settembre 1747quando seguì a Sanseverino l’inco-ronazione dell’immagine miracolo-sa, e i Padri vi dedicarono un’operet-ta: il Compendio storico della sacraimmagine della Santissima Verginede’ Lumi, pubblicato a Camerino nel1835, che descrive – nei dettagli – igrandiosi festeggiamenti tenutisi perl’occasione.

chiese, case, collegi, congregazioniintitolate a Maria

In quel clima di grande fervore ma-riano, qui appena abbozzato, nelXVI secolo si registrarono le fonda-zioni di tre chiese intitolate a Maria:Santa Maria Incoronata a Pavia (1557),Santa Maria di Carrobiolo a Monza(1571) e Santa Maria Annunziata aZagarolo, presso Roma (1592), men-tre nel successivo aumentarono didieci unità: Santa Maria dei Lumi inSanseverino Marche (1601), SantaMaria Loretana a Spoleto (1604),Santa Maria in Cosmedin o di Porta-nova in Napoli (1610), Santa Maria

Consolatrice a Chieri(1624), Santa Maria An-nunziata a Pescia (1624),Santa Maria di Loreto aBourg-St-Andéol, provin-cia del Vivarais in Francia(1660), Santa Maria delPopolo a Parma (1668),Santa Maria delle Graziea Passy presso Parigi(1672), Santa Maria Ausi-liatrice a Vienna (1698),Santa Maria Assunta aBazas, in Francia (1695).

Da non dimenticare,infine, la miracolosa sta-tua della Madonna dellaMisericordia (il suo auto-re fu probabilmente ilFratello barnabita CarloGiuseppe Stella), che daSan Paolo in Campetto il18 marzo 1826 vennetrasferita a San Bartolo-meo degli Armeni, nellaCappella del Crocifisso(in questa Cappella l’al-lora bambino ArturoPiombino fece la sua Pri-ma Comunione), goden-do ancora oggi di unasolenne festa dell’appari-zione seconda solo aquella del Volto Santo ivicustodito.

Se poi sempre piùemergevano per la lorodevozione mariana le fi-gure di Gabrio Porro(1548-1604), del Venera-bile Carlo Bascapè (1550-1615), di Cosimo Dosse-na (1548-1620) e di Giu-sto Guérin (1578-1645),neppure mancarono leCongregazioni Mariane,che furono una delle pri-me attività apostolichedei Barnabiti: da quelladell’Annunziata di Cre-mona nel 1525 ad operadi Sant’Antonio M. Zacca-ria a quelle romane del-l’Immacolata e di S. Ivoalla Sapienza del 1597.La devozione marianapresente nelle diversecase e collegi dell’Ordi-ne crebbe costantemen-te, come avvenne perCremona (cfr. le sue Re-gole della Congregazio-

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Genova, San Bartolomeo degli Armeni,la bellissima Madonna della Misericordia

particolare della bellissima Madonna dellaMisericordia

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ne della B.ma V. Annunziata erettanel collegio dei SS. Giacomo e Vin-cenzo del 1647), o per Roma (cfr. leRegole della Congregazione della SS.Vergine della Neve nel collegio deiRR.PP di San Carlo ai Catinari del1662), e così via (si veda Madonnenelle chiese dei Barnabiti, in «Eco deiBarnabiti», anno XLIV, 3-6 Roma,maggio 1964).

spunti per un primoRepertorio bibliografico

Da questa sviluppata devozione al-l’insegna della Madre di Dio, seguìl’aumento della trattazione di temimariani nei quaresimali, nei panegi-rici, nelle poesie liriche, ecc., legatosoprattutto all’attività della predica-zione e alla stampa di una miriade discritti da parte dei singoli religiosi,anche fratelli conversi. Solo qualcheesempio.

SECOLO XVI: BASCAPè CARLO (1550-1615), Meditazioni pertinenti alla co-gnizione di sè medesimo e divoti soli-loqui a Dio e alla Beatissima Vergine,con regole di vita; BESOZZI GIOVANNIPIETRO (1503-1584), nella Raccoltadelle sue lettere 1564-1578, si trova-no tre lettere sull’Immacolata indi-rizzate a religiose (Vicenza, nottedell’Immacolata, 1546; 8 dicembre1564 alle claustrali di S. Chiara inPavia; 8 dicembre 1566 alle SuoreAngeliche di Cremona).

SECOLO XVII: ALBERTELLI ELISEO(1651-1717), Origine e progressodella chiesa e collegio della Ma-donna di Loreto fuori mura di Spo-leto. ALESSI BERNARDINO (1590ca.-1671), Ragionamenti per la festadell’Assunzione. ALFIERI GIUSEPPEANTONIO (1657ca.-1722), De As-sumpta Virgine Oratio S.P.Q.P. Dic-ta ab Egregio Adolescente Clemen-te Maria De Frosinis, Patritio Pisanoin Primatiali Ecclesia. Lucae, typisMarescandoli, 1685; De AssumptaVirgine Oratio dicta ab egregio in-genuoque adolescente AlexandroRiviera. Lucae 1684; De AssumptaVirgine, Panegyris S.P.Q.P. Dicta abEgregio Adolescente Rainerio DeFrosinis, Patritio Pisano in PrimatialiEcclesia. Lucae, Typis Marescando-li, Sup. Lic., 1687. ANTONIOTTI AME-DEO (1634-1712), Novena sacranell’Aspettazione del parto di Ma-ria V. Esercizio spirituale Sopra le

misteriose parole che diede la Ver-gine Annunziata all’Angelo Ga-briello. Lucca, per il Marescandoli,con L.d.S. (1692). ARZON COSTANTI-NO (1612-1690), Hebdomada ma-riana, Orationes pro felici morteobtinenda. Monachii 1675. BELLA-RINO GIOVANNI (1552-1630), Guidacon frutto spirituale alla S. Casa diLoreto. In Milano, per Pietro Marti-re Locarni, 1608; Guida Per con-durre con frutto spirituale alla San-tissima casa di Loreto, & ad altriluoghi santi Le persone di qualun-que stato Et anco quelle che corpo-ralmente non vi possono andare.Di nuovo corretta et ampliata dall’istesso Autore. In Pavia, PerGio. Battista Rossi, MDCXVII; Bre-ve istruzione pel viaggio alla SS.maCasa di Loreto ed alla santa città diRoma. In Milano, per GiambattistaBidelli, 1615; Breve istruttione In-torno al far viaggio corporale, espirituale alla Santiss. Casa di Lore-to, & alla S. Città di Roma. Nel pre-sente Anno Santo MDCXXV Pro-mulgato da N. S. Urbano VIII. Etanchora per altri tempi. In Milano,per Pandolfo Malatesta, 1625. BE-LUSCHI PIETRO (1646-1706), De As-sumpta Virgine Senat. Populoq. Pi-sano In Primatiali Ecclesia Rayne-rius Maria De Cattantis nobilispisanus epinicium dicebat. LucaeMDCLXXXVIII, Ex Typis de Mare-scandoli. BOLDONI GIOVANNI NICO-Lò (1595-1670), L’Annuntiata. Dra-

ma. All’Emin.mo e R.mo Sig.re Ilcardinale Antonio Barberino. InBologna, per l’Herede del Benacci,1636; L’Annuntiata. Drama sacroda potersi recitare in musica. In questa nuova Editione rivedutodall’Autore. Aggiuntavi una facilitàdi brevemente rappresentarlo. InSpoleto, per Gregorio Arnazzini,MDCXXXXII; La Saetta della Passio-ne di Giesù nel cuor di Maria. Di-scorsi all’Eminentissimo e Rev. Si-gnor Cardinale Spada. In Perugia,Per il Bartoli e Laurenzi, 1644; Set-tenari sacri. Scherzi poetici musi -cali sopra i Sette Misteri Delle Allegrezze. Eccellenze. Dolori diMaria. In Milano, Per LudovicoMonza stampatore alla Piazza de’Mercanti, MDCL, e tante altre ope-re di barnabiti che non si stannoqui ora ad elencare.

Madonna della Divina Provvidenza

Nel frattempo iniziava ad esten-dersi tra i Barnabiti e le Angeliche ilculto alla Madonna della DivinaProvvidenza.

In effetti, già dal 1613 i Barnabitiavevano posto sul campanile dellaloro chiesa di Bologna la statua della“Vergine Beata della Divina Provvi-denza”, mentre le suore Angelichefin dagli inizi del Seicento venera-vano nella loro casa madre di Mila-no un’immagine della “Vergine col

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il Servo di Dio Francesco Castelli (1752-1771) pregando la Madonna della Purità(dipinto di Lucia Fiore)

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Bambino”, intitolata Mater DivinaeProvidentiae.

Il destino volle, che la tela, di-pinta dal raffaellesco Scipione Pul-zone da Gaeta (1550-1597), di pro-prietà dell’architetto incaricato daiPadri di staccare un affresco giàesistente della Vergine prima vene-rato nella chiesa di S. Paolo allaColonna, avendone causato la ca-duta fosse da quest’ultimo donataagli stessi Barnabiti della casa deiSS. Biagio e Carlo ai Catinari nel1677. Cominciò così ad essere conquel titolo venerata prima nel corosuperiore della medesima e poi, apartire dal 1732, per iniziativa del -l’allora parroco Gennaro Maffetti,nella Cappella a lei dedicata del-l’omonima chiesa (si veda S. DERUGGIERO, La Madonna e i Barnabi-ti, Bologna 1978).

Il Superiore Generale FrancescoGaetano Sola (1743-1748), nellasua lettera circolare invitava a porreogni speranza in Maria: «come ilpiù valido e più sicuro mezzo, quel-la che è la Madre di Dio onnipoten-te ed assieme è Madre di Misericor-dia, quella che crediamo ed ognigiorno invochiamo Vergine potente,Vergine clemente. Sotto la di Lei au-torevole protezione e speciale pa-trocinio con particolare decreto econ universale plauso è stata postala nostra Congregazione…». Taledevozione sarà affiancata nell’Otto-

cento da quella all’Immacolata (siveda il cardinale Lambruschini e ladefinizione del Dogma dell’Imma-colata Concezione di Pio IX dell’8dicembre 1854).

La Madonna delle Spine

«Tota pulchra es Maria - Bellezzasenza bontà è fiore senza frutto»,ricordava il P. Giovanni Semerianei suoi Fiori di montagna, pubbli-cati in occasione del centenariodella Madonna d’Oropa (1920). Trai vari fiori in attesa di sbocciare, laDelibera 97 del Capitolo generale2012 ha richiamato l’attenzione sulP. Piombino: «Il Capitolo generaleimpegna la Consulta generalizia aformare una apposita commissioneper raccogliere ed esaminare tuttala documentazione che riguarda glieventi verificatisi a Moncalieri neglianni ’60 e legati alla figura del P. Arturo Piombino». quest’ultimoè stato, infatti, testimone di unmessaggio profetico di Maria al-l’umanità, che il 13 ottobre 1960 sipresentò come “Madonna delle Spi-ne”. La pala dell’altare della Ma-donna delle Spine fu benedetto dalP. Piombino (1906-1990) il 24 mar-zo 1974.

Madonna pellegrina

Non si può poi alme-no non accennare allapresenza della devozio-ne mariana nei diversicontinenti che vedonola presenza dei Barna-biti: in Brasile, ad esem-pio, mons. Eliseo Coroli(1900-1982) amava ri-petere riferendosi allaVergine Maria: «Un sor-riso continuo per uncontinuo atto d’infinitoamore». Del resto, dav-vero stupende appaionole Porte in bronzo dellaBasilica di Nostra Si-gnora di Nazaré a Be-lém, diretta dai PP. Bar-nabiti (famosa nel mon-do per la processionedel Círio  de Nazaré), e che raffigurano una delle più belle preghie-

re domestiche alla Madonna: AveMaris Stella, / Dei Mater alma / at-que sempre Virgo, felix coeli Porta.Vitam praesta puram, / iter para tu-tum, / ut videntes Jesum / sempercollaetemur.

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Madre della Divina Provvidenza

pala di Altare della Madonna delleSpine, Chiesa di Santa Barbara inTorino (opera dello scultore RenatoValcavi): al centro, la figura dellaMadonna con il serto di spine, simbolo del dolore a Lei causato dal nostro peccato e dalla nostrasofferenza. Nelle mani, una rosa,simbolo della messa, e la corona del rosario, indicati come potentistrumenti di intercessione; in alto, il motivo dell’unità dei cristiani,simboleggiato nell’abbraccio fraterno; a destra, il motivo dell’evangelizzazione del mondo dellavoro e della famiglia, minacciatadalla disunione; a sinistra, i motividella salvaguardia della fede dallapredicazione del falsi profeti e della liberazione dall’oppressionedell’uomo sull’uomo. In ciascunascena, sono raffigurate persone che pregano ed offrono i valorievangelici. Le scene sono delimitateda raggi che partono dalla figuradella Madonna e recano parole bibliche

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Conclusione

Rinviando a successivi studi una piùesaustiva trattazione della tipologia edei contenuti della devozione marianabarnabitica, già si avverte il suo radi-camento tra Cinque-Seicento che ridi-mensiona più datate opinioni che lavolevano per quest’Ordine religiosoconfinata al mero ambito privato. Nonlasciandosi imbrigliare da una solaespressione di affetto e di devozione

mariana, si conferma nei Barnabiti ladistanza da preoccupazioni troppopromozionali o addirittura apologeti-che rispetto alle critiche dei protestantiverso il culto di Maria e, più tardi, de-gli stessi giansenisti. I Figli di San Pao-lo si concentrarono sul rinvigorimentodi nuove forme o pratiche cattolichedi pietà popolare specie all’insegnadella glorificazione di Maria – si veda-no le opere citate che trattano dellasua Assunzione al Cielo – per marcar-

ne così la presenza nella comune esi-stenza quotidiana in virtù del suo po-tere intercessore e della necessariaimitazione delle sue virtù, anche attra-verso l’uso di un accentuato simboli-smo di origine biblica (nella già citataDottrina del catechismo romano ridot-ta à modo più semplice & facile delSauli, le si attribuiscono tre nomi:“Stella di Mare” o meglio “Stella tra-montana”, “Mare amaro” e “Regina”).

Non meno interessanti a questo pro-posito gli oratori e le poesie liriche perl’Assunzione della Vergine Maria, co-me questa del barnabita Gabriele Me-loncelli, dedicate all’Eminentissimo eReverendissimo principe il sig. cardinalGaleazzo Marescotti Vescovo di Tivoli,Roma, per Marc’Antonio & OrazioCampana, 1685, p. 318: «La Natura fa-vella, e Morte ardita / De la Madre diDio la salma atterra; / Indi parla la Gra-zia, e nuova vita, / Ne la spoglia gentils’infonde, e serra. – Qui si sdegna Na-tura, e Morte incita, / Perche il nobil re-taggio habbia la Terra, / Mà resiste laGrazia, e porge aita, / A quell’aura Vitaltromba di guerra. – Mentre pugnanoentrambe, il sasso intanto / Apre laGrazia, e nell’eccelsa Corte, / Vittriceessalta il verginale ammanto. – Ferme ilpiè, meste il Ciglio, e tutte absorte, /Restan vinte, è deluse à l’Urna à Canto,/ Simulacri del Duol Natura, e Morte.

Un filone di studi da approfondireconsiderando anche il fatto che l’im-

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porta centrale, alta m. 5,085, larga m. 2,503, spessa m. 0,250, peso q. 5,655particolari dalle tre porte in bronzo, opera della ditta Eberle de Caxias do Sul,del Santuario Basilica di Nostra Signora di Nazaré a Belém (Parà - Brasile)

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pulso per il recupero della propria me-moria storica riguardante il culto ma-riano nell’Ordine dei Barnabiti vennemolto tardi, ossia dal Congresso Maria-no svoltosi in Roma nell’anno 1904 (aciò si deve la pubblicazione di I. PICA,Il culto della Madonna presso i chiericiregolari di San Paolo, Roma 1909), chespinse ad abbozzare un primo Reper-torio bibliografico a margine della pub-blicazione già citata del P. SalvatoreDe Ruggiero, pur concentrando l’at-

tenzione in particolare sul culto pub-blico della Madonna della DivinaProvvidenza (solo dalla metà del XVIIIsecolo, infatti, i Capitoli generali ri-chiameranno il suo patrocinio e la ne-cessità di solennizzare le feste dellaVergine Maria). Da allora si iniziaronoa richiedere ai Sommi Pontefici molte-plici facoltà ottenute grazie prima adindulti e poi a brevi e rescritti.

Non si può comunque terminaresenza riportare l’esortazione finale

del Manzoni contenuta nella sua odededicata al Nome di Maria: «Deh! ALei volgete finalmente i preghi, / ch’El-la vi salvi. Ella che salva i suoi; / enon sia gente né tribù che neghi / lie-ta cantar con noi. – Salve, o degnatadel secondo nome, / o Rosa, o Stellaai periglianti scampo, / inclita come ilsole, terribil come / oste schierata incampo».

Filippo Lovison

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porta centrale, Regina dei Profeti

porta centrale, Regina della Pace

porta destra, Apparizione di Fatima porta destra, Apparizione di Lourdes

porta sinistra, Foederis Arca porta sinistra, Stella Matutina