VVINCENZO VACCAINCENZO VACCA - Grottagliedel giallo, del verde, del rosso e dell’azzurro che...

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CITTÀ di GROTTAGLIE CITTÀ di GROTTAGLIE Assessorato alla Cultura Assessorato alla Cultura OPERE OPERE Inaugurazione sabato 25 luglio 2009 Inaugurazione sabato 25 luglio 2009 ore 19,30 ore 19,30 per informazioni: per informazioni: Ufficio IAT Tel. 800.545.333 - Ufficio Cultura Tel. 099 5620251 Ufficio IAT Tel. 800.545.333 - Ufficio Cultura Tel. 099 5620251 Ingresso libero - Ingresso libero - orari orari 10,30-12,30 19,00-22,00 10,30-12,30 19,00-22,00 tutti i giorni compresi i festivi tutti i giorni compresi i festivi VINCENZO VACCA VINCENZO VACCA 25 luglio 25 luglio 25 agosto 2009 25 agosto 2009 Grottaglie - Pinacoteca Comunale Grottaglie - Pinacoteca Comunale Palazzo De Felice Palazzo De Felice Piazza Santa Lucia Piazza Santa Lucia Centro Storico Centro Storico

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OPEREOPERE

Inaugurazione sabato 25 luglio 2009Inaugurazione sabato 25 luglio 2009ore 19,30ore 19,30

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VINCENZO VACCAVINCENZO VACCA

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VINCENZO VACCAVINCENZO VACCA

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Uffi cio Cultura - Tel. 099 5620251www.comune.grottaglie.ta.it

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è lieta di invitare la S.V. alla presentazione della mostra

VINCENZO VACCAOPERE

Saluti:Raffaele BAGNARDISindaco di Grottaglie

Interventi:

Daniela DE VINCENTISResp.le Settore Cultura, Turismo e Musei di Grottaglie

Carmela AMATIDocente dell’Università degli Studi di Bari

Coordina:

Marisa PATRUNOAssessore alla Cultura di Grottaglie

CITTÀ DI GROTTAGLIEAssessorato alla Cultura

Inaugurazione sabato 25 luglio 2009 ore 19,30 Palazzo De Felice / Piazza Santa Lucia / Grottaglie

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Vincenzo Vacca inizia la sua attività espositiva nel 1972. Ha al suo attivo numerose mostre personali e collettive. Vive ed opera a Grottaglie (TA) via De Gasperi 63/H - tel. 0995612262.

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OPEREOPERE

VINCENZO VACCAVINCENZO VACCA

LA PITTURA DI VINCENZO VACCA

È proprio un’apoteosi del colore quella che celebra Vincenzo Vacca nelle sue tele, mescolando passioni e ansie, inseguendo la luce che pervade di sé mari colline prati cieli e rompendo defi nitivamente col fi gurativo meridionale al quale la nostra pittura resta ancora disperatamente abbarbicata. Ma il colore non è uniforme o per macchie, è per striature segni e frastagliature come se si irradiassero dal sole e comunque da una fonte di luce fasci folgoranti che occupano tutto l’orizzonte. È un furore cromatico quello che Vacca distri-buisce sulla tela, tant’è che in un’opera dominata da un marcato lettering e in-titolata: la mia Ombra, dal monocromatismo della fi gura che dovrebbe appunto rappresentare l’autore, piove un’ombra di folgorante colore, un impressionismo festoso che altrove diventa feroce espressionismo, nei blu delle linee che mar-cano accenni di piante e di creature della natura.È la maniera pseudo naif di Schifano e della scuola neoespressionista romana, che lega la fantasia alla caduta libera dei colori e che sembra accostare l’occhio alle pareti e alle cose al punto da perdere la totalità e la sintesi e acquisire solo un’analisi così ravvicinata delle superfi ci da ricavarne una reazione astratta. I colori sono puri e violenti ed esprimono il raggrumarsi del mare o il rabbrivi-dirsi del cielo di fronte alle esplosioni atmosferiche, le stesse furie che si adden-sano nel nostro corpo sotto la spinta dei sentimenti e delle emozioni.

Raffaele Nigro

La mia Ombra - cm 21x29,7 - pastello ad olio su cartoncino - 2004

Gravina - Albero con nuvolone - cm 21x29,7 - pastello ad olio su cartoncino - 2008

Gravina - Al tramonto - cm 29,7x21 - pastello ad olio su cartoncino - 2006

LA REALTÀ SVELATA

…Vincenzo Vacca parte dalla frammentazione, dalla scarnifi cazione, dalla coagulazione della “realtà” per contemplarla in un iter complesso, quanto affascinante, che dalla ricongiunzione cromatica, lo riporti al rivestimento ora abbacinato, ora opacizzante, della dissoluzione e ricomposizione parallela del dato visivo, al fi ne di raggiungerlo nel suo zenit espressivo ed emotivo. Il canto dell’artista medita lontananze o avvicinamenti arcani, scruta e codifi ca la pie-trosità, l’asciuttezza, la porosità, le corrispondenze non evidenti e aderisce al corpo dell’espressione, affi nché gli elementi fi gurali comparendo nella loro di-mensione poetica, scompaiano e si svelino in raffi gurazioni altre, in dirompenti fl essuosità di linee e orizzonti, in racconti sgranati che vivono sul rapporto intercorrente tra la materia pittorica e le possibilità fenomeniche della realtà, osservata nel suo divenire, nel suo formarsi, nel suo assumere forma o nel suo disperdersi come immagine. …La realtà che si svela (e rivela) nei suoi diversi livelli di letture, attua lo scopo del superamento della conoscenza sensibile, per affermare quella spirituale e nella peculiarità pittorica, evidenzia la raffi natezza cromatica che dilatando e

I SEGNI E I COLORI DI VINCENZO VACCA

Il percorso e l’analisi delle opere grafi che e pittoriche di Vincenzo Vacca, a mio avviso, non possono che essere basate principalmente sulla sintesi. La sua sintesi pittorica, che agli occhi dell’osservatore frettoloso può sembrare semplice o di facile esecuzione, è frutto di evoluzione e di meditazione, di lun-ghe pause pensanti. Conoscendo l’autore sia in veste di amico fraterno, sia come artista e collabo-ratore culturale dell’associazione “Nuova Magna Grecia” e della galleria d’arte “L’ACCHIATURA” di Grottaglie, posso affermare che le sue opere sono il risultato di un cammino, di un’approfondita analisi della realtà che si tramuta in trasparenze, campiture cromatiche talvolta in astrazione che altro non sono che la rifl essione speculare della sua anima. Quindi dopo rifl essioni e lunghe meditazioni, all’improvviso, o quando trova gli stimoli adatti al suo pensiero e le sue “immaginazioni” diventano espressio-ni ed azioni artistiche concrete.

LA CAPACITA’ EVOCATIVA NEI DIPINTI DALLE ATMOSFERE CROMATICHE DI VINCENZO VACCA

…L’arco temporale così esteso, consente di cogliere il cammino in progress di un artista serio e meticoloso, dal carattere schivo e rifl essivo, che trasfonde nei suoi dipinti, ansie, speranza, sogni ed una visione panteistica della natura nella quale non solo piante e fi ori, ma anche terra, mare, cielo, sole, luna e stelle hanno un’anima sensibile. Per quello che riguarda in particolar modo la più recente produzione artistica del pittore Enzo Vacca, quel che balza evidente allo sguardo, è la capacità di sintesi, di immagini che conservano solo un lieve an-coraggio con la realtà. Una pittura dai colori vivaci e squillanti con prevalenza del giallo, del verde, del rosso e dell’azzurro che illumina la tela con pennellate materiche dense di colore. Si confi gura dunque come pittura tonale che realizza i valori fi gurativi con la stesura di masse cromatiche senza contorni defi niti. I colori vengono quindi ad assumere funzioni di luce e di ombra, ed anche di effetti plastici e spaziali si raggiungono attraverso rapporti di valori cromatici,

disperdendo i contorni fi gurativi, non si estremizza nella scelta astratta, ma al contrario si sublima in una concezione visiva d’atmosfera, che affi da all’intui-zione e alla ricostruzione mnemonica ed evocativa, l’impronta d’immagine che interiorizzandosi, si moltiplica, si diversifi ca, si perpetua. Affi data alla tecnica del pastello, dell’inchiostro, delle alchemiche fusioni di più materie miste, nella suggestione degli impasti creativi, la resa cromatica di Vincenzo Vacca si realizza nella compattezza e nella asciuttezza dell’esecuzione tattile, raffi nata e sommessa, sempre vigile a restituire rigore e valenza estetica. Vacca accarezza i colori, insiste sulla loro ricostruzione per linee, per macchie, per sbalzi tonali, per ricondurre nella patina dell’atmosfera d’insieme, il suo sottile procedere nell’invisibile che si rende partitura di una musica armonica, dove assurgono a dignità espressive anche le crepe, i pori di un muro, le ombre degli oggetti, i fl utti del mare, la levigatezza di una pietra. L’artista smussa ogni evidenza, stempera ogni perimetro delle immagini, per privilegiare la sensazione che da esse scaturisce nel loro apparire come fi gura-zioni dell’anima oltre che della vista. La realtà svelata a se stessi, si propone dialetticamente a confronto con le emozioni velate di sogno che sul versante espressivo, ognuno custodisce nello scrigno della propria intima percezione.

Giovanni Amodio

Carissimo,

non sono un artista, ma ho sempre cercato di gustare quanto gli artisti propongono. L’arte della pittura – così penso – è un modo di parlare, non con parole, ma con colori, immagini. Ho osservato i quadri che lei mi ha presentato, restando muto. Però ascoltavo intensamente. I suoi quadri mi parlavano di lei. Nella mia vita ho cercato sempre di avere una grande capacità di ascolto. Senza questa capacità non si può conoscere una persona nel suo profondo. D’altra parte la mia conoscenza personale di lei mi facilitava la comprensione del linguaggio rivoltomi nei suoi dipinti. C’è stato un Altro che si è fatto conoscere da me attraverso un linguag-gio non fatto di parole. La prima rivelazione di Dio è avvenuta nella creazione del mondo. Se mi metto a guardare la natura che mi circonda vedo la Sapienza, l’Armonia, la Bellezza, l’ Amore di Dio creatore. Tutto questo mi rapisce verso l’Alto, verso la Persona che si lascia conoscere da me attraverso doni così meravigliosi. Guardando i suoi quadri due cose mi colpiscono: 1- l’abbondanza dei colori, 2- i vortici che questi colori disegnano. Cosa vuol dire tutto questo? Un’anima un po’ smarrita e frastornata da vicende misteriose e sconvolgenti? Potrebbe sembrare così ma non è vero. In ogni dipinto, tra tanti vortici di colori, c’è sempre qualcosa che si lancia in alto, sottile, sicura, chiara. È la ricerca della trascendenza? È il dare una risposta a tanto turbinio di pensieri, sentimenti che invadono l’animo? Penso di si. Soltanto l’Alto, il Trascendente può dare senso, serenità e gioia alla vita. Questo è il messaggio che scopro con sorpresa, ma anche con gioia nei suoi quadri. Perciò sento il bisogno di ringraziarla.

P. Michele Corcione S.J.

Il tracciare dei segni e delle linee lo stendere il colore, il gioco dei pieni e dei vuoti, degli spazi, i suoi effetti cromatici sono, però, sempre frutto di un sentire e di un percorso già fatto di un amore per la natura, per tutto il creato. Si, perché Enzo oltre ad essere un artista è anche un uomo di fede, ed è capace di dare con il suo amore per il prossimo, consigli e validi aiuti. In defi nitiva il suo fare, il suo “sognare” e “segnare”, il suo “colorare” e “graf-fi are” esprimono tutto il potere liberatorio e salvifi co ed infondono nuova vita alle sensazioni più intime, alle speranze, alle emozioni, ai ricordi e alle memo-rie (le specchie). Ed è così che ad un certo momento, in una notte o un giorno particolare, il “fare” artistico di Enzo diventa un momento dove l’anima può rifugiarsi ed esprimersi, un porto sicuro, una tappa del percorso dove l’anima fi nalmente può rigenerarsi e manifestarsi. I suoi dipinti quindi diventano anche punti fermi di un cammino di fede, di Amore per tutto il “Creato”, per Dio e per l’Uomo, un percorso dell’anima e di arte pura.

Daniele Galeone

piuttosto che attraverso i mezzi classici del chiaroscuro, del disegno e della prospettiva lineare. Le immagini che a stento si intravedono attraverso una continua vibrazione at-mosferica, si vengono a trovare in comunione con il paesaggio circostante, che non più sfondo secondario alle fi gure, acquista pari importanza. Tra i pittori dell’Acchiatura, di scuola grottagliese che prediligono prevalen-temente repertori iconografi ci tradizionali, Vacca sembra voler andare oltre quello che lo studioso tedesco Wilhelm Worringer defi nì nel 1908 “la superfi cie visibile delle cose”, ed avverte il fascino di una pittura evocativa che affi da al colore il compito di esprimere “ non quello che accade sotto i nostri occhi, ma ciò che riposa nel centro misterioso del pensiero”. In ritmiche accensioni cromatiche, Vacca ricrea in una visione panteistica del mondo, un’armonia parallela alla natura, nelle sue opere si assiste ad una ri-scatto dall’arte come mimesis del reale, attraverso una progressiva sintesi che riduce il dato di natura ai suoi tratti essenziali sino quasi ad annullarlo in liriche effusioni di colori, in una miriade di segni e di tensioni, armonizzati dalla logica del ritmo musicale e dal dettato dell’impulso interiore. Immagini che, per dirla con Dante, non si distinguono più “ che per la imbianca fronte”, evanescenti, smaterializzate, e tuttavia, non del tutto astratte dal reale.

Pino Santoiemma

Gravina - In movimento - cm 29,7x21 - pastello ad olio su cartoncino - 2006

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LE IMPRESSIONI CROMATICHE DELL’ANIMA

Nel percorso artistico delineato da Vincenzo Vacca si ritrovano grandi fi loni tematici suddivisi a livello temporale da distinti stili iconografi ci che sembrano evolversi lentamente negli anni sino a giungere ad una forma materica e dila-tata. Nei lavori degli anni ’70 - oli ed inchiostri - il suo interesse sembra sollecitato dalla rappresentazione del paesaggio, intesa come fonte di elevazione interiore, ma anche di smarrimento e abbandono, resa mediante una vigorosa impressione cromatica quale espressione simbolica dell’anima. Il sentimento e le emozioni, trasfi gurate dapprima in alcune nature morte come le “Zinnie appassite” e “Solo arance” o nei paesaggi come “Scogliera” e “Ca-solare”, trovano spazio nella “Fusione degli elementi” e nella “Lotta tra gli ele-menti”, inchiostri campiti in giallo e in verde, oppure animati da intense cromie violacee e rosseggianti ben esemplifi cati nell’opera “Origine”. Dall’approccio incorporeo, quasi irrazionale, del trattamento della superfi cie pittorica presente nella fase iniziale, Vincenzo Vacca sembra cercare e, trovare, un nuovo percorso rappresentativo caratterizzato da uno spirito più razionale. Con “Nuraghe nel Nuorese”,” Terreno incolto”, ” Verso il mare”, tutti inchio-stri su cartoncino realizzati nel 1979, l’autore traccia una via più geometrica e razionale, trasformando le forme della natura in composizioni più solide e consistenti. La natura, le rocce, il cielo sono trasformate coscientemente in una realtà per-sonale in cui la percezione di essa è solo la base per una nuova elaborazione, caratterizzata dalla creazione di una tecnica capace di rendere al vivo la sensa-zione visiva e di esaltare le strutture che sottendono il creato. In questo modo Vacca lascia trasparire in modo più evidente la luce, il colore, la massa, il volume e lo spazio delle strutture per “costruire” luoghi e ambienti dalla forte impronta naturalistica. Con la serie de “Le montagne dell’anima”, pastelli ad olio su carta, caratteriz-zati dalla netta defi nizione di profi li collinari che percorrono orizzontalmente e verticalmente la tela, Vacca elabora il suo stile inconfondibile, ricordando le vedute del monte Saint-Victoire di memoria cézanniana. In questa, e nella successiva produzione, ritroviamo un segno pittorico rinnovato che si è fatto più nitido, talvolta più ordinato, reso con brevi segni o fasce parallele dal-l’andamento trasversale e verticale, spesso sovrapposte su aree già campite e cromaticamente defi nite.

UNA LUNGA RICERCA PER UN GRANDE RACCONTO

…Parlare del lavoro di Vincenzo Vacca, credetemi, non è facile, almeno per me.

Ho seguito il percorso che Vincenzo affrontava, e quando una sera mi ha fatto

vedere nella sua globalità il lavoro di tanti anni, vi assicuro che ne ho avuto

un’impressione che non si può descrivere a parole, ma si deve fare ricorso so-

prattutto alla sensibilità. Solo così si potrà afferrare e godere dei risultati che ha

raggiunto. Vincenzo, e lo potete vedere attraverso i lavori, apre diverse porte,

esplora diversi terreni, svolge una ricerca continua, perché così deve essere.

Guardando i lavori di Vincenzo mi viene voglia di rendervi partecipi di alcune

mie riflessioni. Innanzitutto se si guardano le opere e poi si guarda l’autore,

autore e opere si somigliano, dico che si somigliano fisicamente.

L’altra riflessione invece è questa: alcuni giorni fa mi trovai a sintonizzarmi, in

televisione, su un programma dedicato ad alcuni concerti di Fabrizio De Andrè

che ha tenuto prima di morire, di primo acchitto, alla persona superficiale e

distratta, può sembrare che le canzoni di De Andrè si somiglino tutte, invece

non è assolutamente vero perché egli sviluppa, approfondisce, esplora, ciò che

la realtà è per lui e facendola passare attraverso la sua sensibilità ne fa delle

poesie.

Ma per far capire queste cose non basta guardare fugacemente un’opera. Bi-

sogna guardarla, riguardarla, quasi intavolare un discorso con essa, farle delle

domande e sapere ascoltare le risposte e solo così si può entrare nel mondo di

colui che con il lavoro, spesso con sofferenza, ha realizzato con pochi tratti il

risultato di una lunga ricerca e di un grande racconto.

Vincenzo De Filippis

CONTEMPLATIVO TRASCENDENTALE

Tenace, istintivo, libero da clichè, Vincenzo Vacca è dotato di un alto livello di autostima come solo chi è professionalmente padrone dei suoi codici può serenamente rivelare trovando ampi riconoscimenti dai cultori dell’arte o da chi lo conosce e lo segue.Dialoga con la natura in atti di relazione spontanea e cerebrale; scevro da rife-rimenti formali estetici ritrae il mondo paesaggistico che gli si rivela quotidia-namente, così come psicologicamente e valorialmente lo percepisce, così come gli detta il cuore e la mente muove la mano dando anima al segno.Scopre e ricrea i motivi che contraddistinguono il suo particolare modo di es-sere persona-pensante e uomo-cristiano, assumendo il bisogno di fede dall’am-mirazione del Creato e del Suo Creatore, nel contatto spirituale assolutamente puro ma anche assolutamente concreto che sente con Lui.La sua “informalità” presente già nei primi lavori a spatola e , più marcata, negli ultimi a pastello, è distanza e disimpegno dal conformismo fi gurativo dilagante, un modo tutto particolare di “sentire” e di “vedere” l’ampiezza e la bellezza della natura che, secondo le credenze di cristiano, sono sempre indirizzate al cielo, aldilà di ogni orizzonte terreno. L’imperativo morale di Vincenzo Vacca è un ritorno all’ordine, quello che per lui è psicologicamente naturale dove non si cataloga per gerarchia, ma nella disponibilità ad essere presenti in egual misura; è la libertà dell’espressione feconda riferita all’attimo del reale che congiunge il divino; è un senso di continuità storica col passato e col “di là da venire” per mezzo del presente colto nell’attimo dell’apertura al sentire.È spinto da una forza metafi sica che si risolve nella verticalità dell’ascensione alla Divinità. Per giungere al “Top Supremo” è indispensabile il richiamo alla selva della personalità più istintiva e consapevole di trarre linfa dalla ricezione degli elementi naturali, dove l’umano non traspare se non dalla busta di plasti-ca, unica simbologia umana presente nella purezza delle nature morte.Uomo e artista generoso, Vincenzo Vacca è libero da vincoli estetici , di ten-denze, compone come un letterato le sue opere cogliendo l’attimo paesaggistico nella sua più pura essenza, sempre in senso trascendente, travalicando l’oriz-zontale segnico aprendosi all’unione con la massima autorità celeste.Il suo affl ato artistico-creativo dice no ad una produzione votata allo spettacolo e alla spettacolarizzazione in cui è diffi cile coltivare aree riservate di congiun-zione metafi sica, dice sì alla riconcentrazione di una natura le cui trame sono regola di equità di proposizioni di segni e colori modulati senza prevaricazione alcuna fra gli stessi. La ricerca dell’aspirazione all’ordine può ricordarci De Pisis o Carrà, gli “artisti dei valori plastici” i quali nonostante la ricerca di ricor-

Gravina - Calura d’agosto - cm 21x29,7 - pastello ad olio su cartoncino - 2006

Gravina - Roccia con capperi - cm 29,7x21 - pastello ad olio su cartoncino - 2006

Cipresso sulla scogliere - cm 35x50 - inchiostro su cartoncino - 1979

Musica del silenzio - cm 29,7x21 - pastello ad olio su cartoncino - 2006

Gravina - Verso sera - cm 21x29,7 - pastello ad olio su cartoncino - 2008

In questo percorso si colloca “La mia ombra”, pastello ad olio di grande effi -cacia segnica, dal quale emerge la forza introspettiva e la grande padronanza tecnica unita alla capacità di sintesi. La produzione contemporanea attesta questo incessante processo evolutivo del-l’autore, volto ad una continua ricerca di forme e risultati pittorici; la coerenza tematica, rivolta prevalentemente all’habitat naturale dell’uomo - reso in forme e linee alquanto stilizzate - si lascia incantare da una delicata intonazione cro-matica imperniata sui toni del viola e dell’azzurro che riempiono di vita scenari campestri, apparentemente inanimati, ma profondamente vissuti dall’autore. La resa spaziale dei piani e la profondità prospettica vengono realizzate con l’uso di varie intonazioni tonali e di tocchi pittorici che descrivono, ciascuno autonomamente, ogni piccolo tono di luce ed ogni momento cromatico. Così, le opere di Vincenzo Vacca offrono una nuova lettura simbolica, moderna e stilizzata, della cultura visiva paesaggistica e ambientale, fi ltrata attraverso una acuta e profonda sensibilità.

Daniela De Vincentis

so all’ordine o di ricorso ai valori umani non rinunciarono al proprio modo di essere , né si uniformarono alle regole neppure vagamente accademiche.Il suo immaginario trascendente si materializza nella scoperta stupefacente e continua delle terre che calpestiamo ed usiamo, deturpiamo in nome di una pseudo-onnipotenza umana.Vincenzo coglie la nostra terra paesaggistica rifi utando il deleterio intervento umano cercandone l’intimità essenziale e, ponendosi all’unisono con la crea-zione divina, non vuole vedere su di essa l’azione deturpante dell’artifi cialità dell’uomo. Unica contaminazione le casette o le già citate buste di plastica, simbolo dell’attuale modernizzazione.Le sue opere sono prove d’autore composte a ripetizione per diverse volte da uno stesso punto di vista nella ricerca dell’espressione nel segno puro e nel colore primario: non rappresentazione ma formulazione dell’essenza degli ele-menti di una natura mutevole, ma identica sul passo ascensionale verso Colui che tutto ha creato con immenso amore.L’arte per Vacca è la misura immediata della visione spirituale dell’uomo.

Carmela Amati

COSA MI HANNO DETTO LE OPERE DI VINCENZO VACCA

Con sincera partecipazione emozionale, Vincenzo Vacca indaga nel mondo della natura e delle sue incantevoli formazioni paesaggistiche.Il suo percorso poetico, apparentemente casuale, ha le radici nell’espressionismo ed esso cela nella natura del segno lo spirito non del tutto mite dell’autore.Infatti il segno – colore, così come lo utilizza l’autore, è il motivo che richiama la nostra attenzione al contenuto dell’opera.L’artista, dunque, evita lo stereotipo dell’illustrazione e la mimesi, intesa come fotocopia della realtà.Egli, nel fare, ha un agire libero, strettamente intuitivo, che relega l’aspetto naturalistico al “fatto” secondario.È il caso di dire che l’artista “scarta” gli aspetti primari e secondari dalla perce-zione per dare spazio alla qualità terziaria, che è quella di massima impressione nella memoria visiva.Opere che non intendono descrivere il luogo del divenire o della nostalgia, ma semplicemente presentare segni e colori che incarnano l’anima delle forme, un campo che rivela l’energia delle cose, fenomeni che esprimono la loro qualità.In quest’ottica l’artista produce delle opere che non sono delle immaginazioni, ma segni – colori, impulsi nervosi, che l’autore materializza, tramite la tecnica del pastello, in immagini.Sostanzialmente, la vibrazione della trama pittorica, copre a zona la superfi cie del quadro e nella variazione cromatica, il nostro occhio comprende la qualità della materia e in particolare lo stato d’animo dell’autore.La scelta creativa dell’artista certamente non è di tipo analitico e descrittivo, egli con maestria ci offre delle visioni cariche di emozioni, un prodotto visivo che non nasce da concetti, ma da sensazioni sapientemente gestite da un rappor-to “percezione, strumento,azione”.La sua ricerca, diviene purissima esternazione di sensazioni, di valori fonda-mentalmente interiorizzati: un itinerario dell’anima che allude ad una ricerca di verità.Le sue opere dunque, invitano, da una parte a comprendere l’interazione di se-gno – superfi cie, come comunicazione visiva, dall’altra offre la chiave per con-quistare o quanto meno l’opportunità di percepire l’astrazione pura della realtà.

Enrico Meo

Il Sud è una condizione dell’anima, più che un luogo geografi co. Talvolta è trappola dei sentimenti, tal altra è gratifi cazione dei sensi. Il Sud non ha l’opzione avversativa: c’è e non c’è insieme, senza un comunque, e pur in grande antitesi e in profonda contraddizione con se stesso. Così i suoi attori: gente comune e artisti nel contempo, confusi tra la modesta quotidianità del vivere e l’eccellenza delle doti connaturate. Questo intuisco nella vita e nell’opera pittorica di questi artisti fi gli della nostra terra.

Raffaele Bagnardi - Sindaco di Grottaglie

L’idea di delineare un percorso storico-artistico dell’Arte pittorica contempo-ranea di Grottaglie era già in animo da molto tempo. L’obiettivo principale è quello di ricostruire le linee evolutive della civiltà odierna, capitalizzare gli insegnamenti degli artisti attuali e consegnare le loro interpretazioni artistiche alle generazioni future, quale preziosa testimonianza della ricchezza del nostro presente.

Marisa Patruno - Assessore alla Cultura di Grottaglie