LO SPIRITO SANTO NELLA SCRITTURA - Barnabiti · LO SPIRITO SANTO E CHIESA 50 Eco dei Barnabiti...

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LO SPIRITO SANTO E CHIESA Eco dei Barnabiti 1/2017 50 L a condizione personale del- lo Spirito Santo c‘è rivelata dalla Scrittura in forma gra- duale. Alla luce della rivelazione che Gesù ci fece della Vita trinita- ria, scopriamo una sua prima infor- mazione nella narrativa della crea- zione (Gen 1). L’autore, utilizzando il linguaggio antropomorfico, ci par- la del Dio creatore che agi- sce attraverso la sua parola e il suo spirito. L’idea di una triplice esi- stenza di Persone divine co- mincia a esserci suggerita dal fatto che l’autore intuisce che l’uomo, nel quale s’ispira per parlare di Dio, è creatura di Dio, plasmata a sua immagine e somiglianza (Gen 1, 26). Pertanto, dal fatto che l’uo- mo riceve da Dio l’esistenza, la capacità di intendimento e il potere di realizzare, per analogia, l’autore di Gen 1 at- tribuisce a Dio le stesse prero- gative, sublimandole, e, se- condo esse, lo vede agire. Alla luce della piena rive- lazione, quello che sembra essere puro linguaggio antro- pomorfico relativo all’unico Dio esistente che agisce nella creazione, risulta essere lin- guaggio figurativo profetico dissertando sulla vita di Dio (cf. Gv 1, 1-4). Il quadro del- la creazione è un prezioso vocabolo teologico che illu- stra la Vita trinitaria. In Dio, l’esistere è la sua essenza. Perciò, Dio è Perfezione infi- nita, che tutto conosce, e Potere in- finito che tutto può realizzare. Que- st’ultima prerogativa di Dio ci aiuta a capire chi è lo Spirito, di cui Gesù Cristo ci rivela l’esistenza in condi- zione d’ipostasi. Lo Spirito è il Pote- re di Dio che suscita le cose dal nulla e che le rinnova. Il termine ebraico che lo caratterizza dall’ini- zio della Bibbia è “ruah Elohim”: «Lo spirito di Dio aleggiava sulle ac- que» (Gen 1, 2). Il verbo che incontriamo in Gen 1, 2 e che descrive l’azione della ruah, per la comparazione con Dt 32, 11: «Come un’aquila che ve- glia la sua nidiata, che vola sopra i suoi nati», suggerisce un’azione di assistenza. Per il fatto che Gen 1 è una proclamazione della bontà di Dio, la traduzione del termine ruah” è più conveniente che sia ‘spirito’ invece di ‘vento’. Nella Scrittura, l’espressione “spirito di Dio”, è relazionata a un’azione per la quale il Signore interviene in maniera positiva. È il caso della creazione. Lo spirito aleggia sulla materia informe delle acque indo- mite affinché da essa germoglino le creature che riflettono in se stesse la gloria del Creatore. Secondo quest’analisi affiora la composizio- ne ben strutturata del testo di Gen 1, 1-2: chi agisce è il Signore con la sua Parola e il suo Spirito. Oltre ciò, l’espressio- ne “ruah elohim” deve essere confrontata con gli altri testi in cui si presenta. Il Sl 33,6 parla dello spirito del Signo- re in quanto ricorda la ‘paro- la’ per la quale il cielo fu creato. È lo stesso contesto di Gen 1, 1-2. Soprattutto se, dovuto al parallelismo lette- rario, stabiliamo una identità tra parola e spirito che esco- no dalla bocca di Dio, non c’è come pensare a un ven- to. Il Sl 104, 30, che pure ri- pete il contesto della crea- zione, descrive lo spirito co- me un soffio che esce dalla bocca di Dio con potenza creatrice. È solo in un conte- sto di un’azione violenta che il termine “ruah”, assume il significato di vento; momen- to in cui non si presenta uni- to al termine “elohim”. lo Spirito, secondo la riflessione sapienziale della chiesa apostolica La dottrina circa la condizione tri- nitaria in Dio è frutto della rifles- sione sapienziale della chiesa apo- stolica, prodotto sullo stile della ri- flessione sapienziale giudaica. Lo Spirito è Persona divina perché Ge- sù così lo annunciò. La più eviden- LO SPIRITO SANTO NELLA SCRITTURA Volendo parlare dello Spirito Santo, possiamo dire che, di Dio, egli è la più pura espressione, perché “Dio è Spirito” (Gv 4,24).

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LO SPIRITO SANTO E CHIESA

Eco dei Barnabiti 1/201750

La condizione personale del-lo Spirito Santo c‘è rivelatadalla Scrittura in forma gra-

duale. Alla luce della rivelazioneche Gesù ci fece della Vita trinita-ria, scopriamo una sua prima infor-mazione nella narrativa della crea-zione (Gen 1). L’autore, utilizzandoil linguaggio antropomorfico, ci par-la del Dio creatore che agi-sce attraverso la sua parola eil suo spirito.L’idea di una triplice esi-

stenza di Persone divine co-mincia a esserci suggerita dalfatto che l’autore intuisce chel’uomo, nel quale s’ispira perparlare di Dio, è creatura diDio, plasmata a sua immaginee somiglianza (Gen 1, 26).Pertanto, dal fatto che l’uo-

mo riceve da Dio l’esistenza,la capacità di intendimento eil potere di realizzare, peranalogia, l’autore di Gen 1 at-tribuisce a Dio le stesse prero-gative, sublimandole, e, se-condo esse, lo vede agire.Alla luce della piena rive-

lazione, quello che sembraessere puro linguaggio antro-pomorfico relativo all’unicoDio esistente che agisce nellacreazione, risulta essere lin-guaggio figurativo profeticodissertando sulla vita di Dio(cf. Gv 1, 1-4). Il quadro del-la creazione è un preziosovocabolo teologico che illu-stra la Vita trinitaria. In Dio,l’esistere è la sua essenza.Perciò, Dio è Perfezione infi-nita, che tutto conosce, e Potere in-finito che tutto può realizzare. Que-st’ultima prerogativa di Dio ci aiutaa capire chi è lo Spirito, di cui GesùCristo ci rivela l’esistenza in condi-zione d’ipostasi. Lo Spirito è il Pote-re di Dio che suscita le cose dalnulla e che le rinnova. Il termine

ebraico che lo caratterizza dall’ini-zio della Bibbia è “ruah Elohim”:«Lo spirito di Dio aleggiava sulle ac-que» (Gen 1, 2).Il verbo che incontriamo in Gen

1, 2 e che descrive l’azione della“ruah”, per la comparazione conDt 32, 11: «Come un’aquila che ve-glia la sua nidiata, che vola sopra i

suoi nati», suggerisce un’azione diassistenza. Per il fatto che Gen 1 èuna proclamazione della bontà diDio, la traduzione del termine“ruah” è più conveniente che sia‘spirito’ invece di ‘vento’. NellaScrittura, l’espressione “spirito diDio”, è relazionata a un’azione per

la quale il Signore interviene inmaniera positiva. È il caso dellacreazione. Lo spirito aleggia sullamateria informe delle acque indo-mite affinché da essa germoglino lecreature che riflettono in se stessela gloria del Creatore. Secondoquest’analisi affiora la composizio-ne ben strutturata del testo di Gen

1, 1-2: chi agisce è il Signorecon la sua Parola e il suoSpirito. Oltre ciò, l’espressio-ne “ruah elohim” deve essereconfrontata con gli altri testiin cui si presenta. Il Sl 33,6parla dello spirito del Signo-re in quanto ricorda la ‘paro-la’ per la quale il cielo fucreato. È lo stesso contestodi Gen 1, 1-2. Soprattutto se,dovuto al parallelismo lette-rario, stabiliamo una identitàtra parola e spirito che esco-no dalla bocca di Dio, nonc’è come pensare a un ven-to. Il Sl 104, 30, che pure ri-pete il contesto della crea-zione, descrive lo spirito co-me un soffio che esce dallabocca di Dio con potenzacreatrice. È solo in un conte-sto di un’azione violenta cheil termine “ruah”, assume ilsignificato di vento; momen-to in cui non si presenta uni-to al termine “elohim”.

lo Spirito,secondo la riflessione

sapienziale della chiesaapostolica

La dottrina circa la condizione tri-nitaria in Dio è frutto della rifles -sione sapienziale della chiesa apo-stolica, prodotto sullo stile della ri-flessione sapienziale giudaica. LoSpirito è Persona divina perché Ge-sù così lo annunciò. La più eviden-

LO SPIRITO SANTONELLA SCRITTURA

Volendo parlare dello Spirito Santo, possiamo dire che, di Dio, egli è la più pura espressione,perché “Dio è Spirito” (Gv 4,24).

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te delle formulazioni di fede da par-te della Chiesa apostolica sono leparole di Gesù, nella condizione diSignore in virtù della sua risurrezio-ne, nel momento della sua ascen-sione: «Mi è stato dato ogni poterein cielo e in terra. Andate dunquee... battezzate nel nome del Padre edel Figlio e dello Spirito Santo» (Mt28, 18s). Come la Chiesa apostolicaè arrivata a questa dottrina? In chemodo può essere illustrata? A ri-spetto della sua origine abbiamo ildiscorso di Gesù, in Gv 14-17, cheriassume la dottrina sullo Spiritosanto, che si incontra lungo lo stes-so vangelo di Giovanni e negli altrivangeli.Alla fine della quinta volta in cui

Gesù, nel suo discorso dell’ultimacena, ricorda lo Spirito Santo (14,16.26; 15, 26; 16, 7.13), notiamoche lui parla nella condizione dicolui che il Padre ha già glorificatoe che, come Testa e Signore dellaChiesa, è in condizione di inviarelo Spirito ai suoi fedeli. Di fatto,Gesù, dopo aver realizzato la suaimmolazione di Croce, entra a pie-no titolo nella Vita trinitaria. LoSpirito è il suo Spirito (2Cor 3,17s): «Egli mi glorificherà, perchéprenderà del mio e ve l’annunzie-rà. Tutto quello che il Padre possie-de è mio; per questo ho detto cheprenderà del mio e ve lo annunzie-rà» (Gv 16.14s; cf. Ap 1, 12-17:Gesù, Signore della Chiesa; dichia-ra sette volte (2-3): «Chi ha orec-chi, ascolti ciò che lo Spirito dicealle Chiese»).Lo Spirito è, innanzitutto, Spirito

del Santo che comunica il Veritiero.I fedeli hanno il dovere di osservarei comandamenti di Cristo al fine dicreare le condizioni di una comuni-cazione piena con lui, che è ritor-nato vivo, affinché vivano per mez-zo di lui. Poiché Gesù e il Padrevengono a noi e fanno in noi la suadimora, è per lo Spirito che ciò oc-corre, perché lo Spirito è Dio con ilPadre e il Figlio.Inoltre, affinché la Vita trinitaria

perduri in noi, lo Spirito comunicalo spirito di intendimento, per ilquale è dato alla Chiesa di ricorda-re tutti gli insegnamenti di Cristo edi comprendere Cristo in tutta lasua ricchezza, per mezzo dellaScrittura «che parla di lui» (Gv 5,39). In questo caso, il fedele deve

applicarsi allo studio della Scritturacon tutte le forze della sua menteper creare, attraverso la Profezia, lecondizioni della piena comuni -cazione della Verità divina. Lo Spi-rito del Veritiero viene a noi, per-tanto, attraverso l’osservanza deicomandamenti, promossa dalla me-ditazione continua della parola deDio.

lo Spirito Santo nella Chiesa

Poiché la Chiesa è chiamata a te-stimoniare Cristo nel mondo, dovutele terribili condizioni secondo lequali il mondo attua contro di lei,

essa ha bisogno dello Spirito per da-re testimonianza. Si tratta dello spi-rito di forza, quello che promuovein noi le condizioni di seguire Cristocaricando la sua Croce. Possiedonoquesto spirito, come ricorda il Si-gnore delle chiese (Ap 2-3), quelliche vivono il fervore della carità eprocurano vivere secondo la perfet-ta dottrina, impegno che Giovanni

chiama purificazione dei peccati,che Pietro così dettaglia: unire allafede la virtù, la conoscenza, l’autodominio, la perseveranza, al fine delfedele aprirsi alla speranza, posse-dere l’amore fraterno e arrivare alla

LO SPIRITO SANTO E CHIESA

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Andrej Rublëv: Trinità - La dottrina circa la condizione trinitaria in Dio èfrutto della riflessione sapienziale della chiesa apostolica

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carità (2Pt 1, 5-10). Solo in questocaso è possibile dare testimonianza.La chiesa che si santifica avrà

sempre al suo lato lo Spirito che lafarà capace, come fece con Stefano,di essere irresistibile nella sua dottri-na, convincendo il mondo quanto alpeccato, alla giustizia e al giudizio(Gv 16, 8). La testimonianza di Gio-vanni Battista, i miracoli realizzati

da Gesù nel nome del Padre e lacomprovazione delle Scritture dan-no a Stefano la certezza della mes-sianicità e divinità di Cristo, al pun-to di confondere il sinedrio. La risur-rezione di Gesù, testimoniata dagliApostoli, è prova irrefutabile cheDio glorificò il suo Cristo. Lanciatacoraggiosamente in faccia a quelliche lo fecero morire, la glorificazio-

ne è prova inconfondibile della giu-stizia divina. I nemici del suo Cristonon prevalsero, nonostante avesseroalzato il suo calcagno contro lui,perché, quanto alla realizzazionedel piano di Dio, furono semplicistrumenti.Lo Spirito, in quanto suscita nei

fedeli della chiesa la testimonianzain favore di Gesù Cristo, promuo-vendo la fede, al fine di essere rico-nosciuto come il Veritiero (Gv 16,13), stabilisce qual è la colpa delmondo che non ha voluto ricono-scerlo. Il peccato di quelli che nonlo accolsero consiste nell’aver prefe-rito le tenebre alla luce, perché lesue opere erano cattive. I fedeli ve-dono quanto il mondo è in colpaperché ha rifiutato la giustificazioneche Gesù ha meritato per tutti con lasua morte redentrice, che a lui hameritato la glorificazione. Infine,mentre i fedeli, in virtù della sua fe-de in Cristo raggiungono la libertà,quelli che sono del mondo sono an-cora schiavi del peccato.Lo Spirito santo è, per la Chiesa, il

principio del possesso totale del Veri-tiero e il pegno della sua condizionegloriosa, capace perfino di annun-ciarle il futuro, mostrando, in visio-ne, ciò che l’aspetta. L’Apocalisse è illibro che parla della «speranza dellaGloria riservata ai santi» che Gesù favedere a Giovanni, in Spirito. Ancorauna volta ripetiamo che questa ulti-ma condizione che lo Spirito offre di-pende dalla santificazione, dall’ascol-to di Dio che si rivela e dalla perse-veranza nelle tribolazioni.

la Scrittura, fonte di comprensionedello Spirito

Quanto all’illustrazione di chi è loSpirito, abbiamo, come fonte, tutta laScrittura. Basta riconoscere nella Pro-fezia, in quello che in essa è attribui-to allo Spirito di Dio, una descrizio-ne dell’azione di colui che, al pre-sente, conosciamo essere personadivina. L’azione dello Spirito apparequando la Scrittura descrive lo spiritodi Dio agendo di maniera distinta suigiudici, sui profeti e sui re. Questoagire dello Spirito è, per sé, figuradella sua azione sul Servo di Jahvè,giacché questi unisce in sé le caratte-ristiche di guida, profeta e re. In que-sti, tuttavia, si realizzano secondo unmodo nuovo, cioè attraverso l’umi-

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El Greco: Pentecoste - La chiesa avrà sempre al suo lato lo Spirito che la faràcapace di essere irresistibile nella sua proclamazione della verità di Dio

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liazione e l’espiazione vicaria. A par-tire dall’incarnazione del Verbo, Ge-sù, realizzatore della Profezia, diven-ta il luogo privilegiato dello Spirito.Per il fatto che è solo per attribu-

zione che distinguiamo le azioni diciascuna delle persone della santissi-ma Trinità, fatta eccezione della per-sona del Figlio cui deve essere attri-buita in modo specifico l’opera dellaredenzione, in virtù della sua incar-nazione, volendo parlare dello Spiri-to Santo, possiamo dire che, di Dio,egli è la più pura espressione, perchéDio è Spirito. Tuttavia nulla possiamodire della vita trascendente di Dio,sennonché il Padre, il Figlio e lo Spi-rito partecipano della stessa natura eche le persone divine, tra loro, si di-stinguono solo per la maniera secon-do la quale si relazionano. È nel-l’opera della creazione e, particolar-mente, nella storia della salvezza cheabbiamo l’opportunità di parlare diDio con la ricchezza che la sua azio-ne ‘ad extra’ ci permette. Per esem-pio, attribuiamo al Padre la creazio-ne, al Figlio la redenzione e allo Spi-rito santo la santificazione.Lo Spirito, nella condizione di san-

tificatore, è il Potere di Dio che rin-nova la faccia della terra. È la sua ca-ratteristica peculiare che si manifestanel potere creatore, quale descrittoin forma rapida in Gen 1, 2: «Lo spi-rito di Dio alitava sulle acque».Quando investe sugli uomini chia-mati a una specifica missione, lo Spi-rito santo è spirito di consiglio. Figu-ra classica di questa forma d’inter-vento dello Spirito è Mosè chediventa giudice del suo popolo. Alui, lo Spirito aggrega altri settantauomini. È opportuno notare chel’azione dello Spirito sempre tendealla santificazione di tutto il popolo,sempre ultimo termine di tutta l’azio-ne di Dio. Per questo, è bene ricor-dare la presenza dello Spirito in favo-re del popolo di Dio caratterizzatadalla nuvola che lo proteggeva nellafuga dall’Egitto. Nuvola luminosa du-rante la notte, nuvola contro il caloredel sole durante il giorno. Assunseperfino la forma di manifestazionedella forza di Dio al dislocarsi dallaposizione di fronte, per porsi dietro ilpopolo al fine di separare e difenderegli ebrei dall’assalto dell’esercito delfaraone. Quando Isaia parla di que-sta azione protettrice dello Spirito diDio in favore d’Israele, arriva a dare

a questi una connotazione di perso-na (Is 63, 14).Ancora una volta stiamo incontran-

do elementi che ci autorizzano a uti-lizzare la Profezia per illustrare lacondizione personale dello Spirito,quale Cristo ci ha rivelato, soprattut-to perché ciò avviene pure a rispettodella Sapienza divina, quando pre-sentata da Sap 7, 22-8,1. I giudici,con la sua attuazione, ci rivelano chelo Spirito santo, oltre a essere Spiritodi consiglio, è Spirito di forza. Di-ventano irresistibili nella sua azionequando lo Spirito li muove ad agire.Ai profeti, lo Spirito comunica l’in-tendimento, unito allo spirito di pro-fezia che in essi dà testimonianza diche stanno annunciando con fedeltàquello che Dio vuole trasmettere alsuo popolo. In ciò vediamo una pro-va in più di che l’ultimo terminedell’azione di Dio è il popolo che luivuole santificare. Mediante la suaazione sui profeti lo Spirito finisceper produrre una prova oggettiva diche il Dio d’Israele è un Dio esisten-te, sia perché il profeta sente in sé latestimonianza di Dio, e sia perchéDio finisce per realizzare quello cheannuncia. Quando, cominciandocon Saul, lo Spirito unge i re d’Israe-le, si rivela Spirito di consiglio cheassiste il re nel governo e nell’incre-

mento della giustizia, costituisce il recon potere al fine di guidare il popo-lo nella lotta della guerra e nel cultodel tempio.Le caratteristiche che lo Spirito ma-

nifestò nei giudici, nei profeti e neire si presentano di nuovo, in modosublimato, nella figura del Servo diJahvè. Attraverso di questa figura pos-siamo vedere quale sarà l’azione del-lo Spirito in Gesù, a partire dal fattoche essa è una chiara figura profeticadi Gesù Cristo (cf. Mt 12,17-21). An-che in questo caso deve essere osser-vato che tutto avviene, in Gesù, in vi-sta del bene del popolo di Dio, per-ché il destino del popolo di Dio e ditutte le nazioni della terra è stretta-mente legato al destino del Servo diJahvè.

l’azione dello Spirito in Gesù

L’azione dello Spirito in Gesù, se-condo quella annunciata dalla profe-zia a rispetto del Servo di Jahvè, deveessere integrata con ciò che Isaia Idice del germoglio del tronco di Ies-se, poiché lo presenta come re di unregno escatologico, e con quello cheIsaia III dice del Messia (Is 61,1-3),perché lo presenta nella sua azioneprofetica.Quando, venuta la pienezza del

tempo, il Figlio dice al Padre: «... ec-comi per fare la tua volontà» (Hb10,5), l’azione dello Spirito diventaunica e singolare sul vero Adamo,l’unico capace di sviluppare in sél’immagine e la somiglianza con ilsuo Creatore. Cristo diventa il luogoprivilegiato dello Spirito e la realtàche trascende la Profezia. In lui si ri-vela tutta la profondità dell’azionedello Spirito, poiché la Profezia di-venta, per la Chiesa apostolica, il lin-guaggio adeguato per la sua illustra-zione.È per l’azione dello Spirito che si

concretizza la profezia dell’Emma-nuele, come ce lo spiegano Mt 1,18-23 e Lc 1,26-28. La profezia di Isaia,per sé, è grandiosa. L’annuncio del-l’Emmanuele s‘incontra nel Librodell’“Emmanuele” (Is 6-12), e, secon-do l’intenzione di Dio, vuol essere,per Israele, il segnale di che Lui èJahvè, il Dio nel quale il suo popolodeve aver fiducia, l’unico esistente. Ilfondamento della speranza da partedi Israele, di questo segnale promes-so, era la sua stessa storia che si era

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Fra Alberto B.: fiamma dello SpiritoSanto - «Lo spirito di Dio alitava sulleacque»

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realizzata come Dio aveva profetiz-zato: la distruzione della Samaria edi Gerusalemme, seguita dal ritornodi un resto dalla schiavitù di Babilo-

nia. Il contenuto inesplicabile dellaprofezia diventa chiaro per la Chiesadi Cristo quando, con la luce dellasua risurrezione, Gesù è solenne-

mente costituito «Figlio di Dio, conpotere» (Rm 1, 4). Rimane spiegatocome Gesù potette nascere dalla Ver-gine. Fu Lui stesso che s’incarnò nelventre di Maria, in virtù dell’azionedel suo Spirito, che in lei suscitò lasua natura umana: «L’origine di Gesùsi dette in questo modo; Maria, suamadre... si trovò incinta per operadello Spirito Santo» (Mt 1, 18). Conla narrativa dell’Annunciazione, Lu-ca svolge la relazione tra la verginitàdi Maria (Lc 1, 27) e la condizione diColui che da lei nacque. È un’azionedello Spirito santo in virtù della qua-le, il Figlio di Dio assume la condi-zione umana, oltre al fatto di realiz-zare in se stesso, sempre per l’azionedello Spirito, che è il suo Spirito, tut-te le prerogative del Cristo annuncia-to dalla Scrittura.Con il battesimo nel Giordano,

momento in cui lo Spirito lo santificain vista della sua immolazione, invirtù della quale realizzerà il regno,secondo la figura del discendentedella casa di Davide, Gesù, mossodallo Spirito, va nel deserto; in segui-to, comincia la sua predicazioneescatologica, annunciando il regnoimminente; rivela la sua condizionedi profeta che parla con autorità (Mc1, 27) e dà inizio alla sua camminatain direzione di Gerusalemme (Lc 9,51) fino a ottenere il trionfo definiti-vo sul Male (Gv 12, 31). Nella sinagoga di Nazaret, Gesù

interpreta Is 61, 1-3 e lo attribuisce asé. Per il fatto che la profezia si rea-lizza, in lui si manifesta un’azioneeminentemente trinitaria. La suaumanità, consacrata dallo Spirito cheprocede dal Padre e dal Figlio, realiz-za opere divine. La sua morte, che èquella del Figlio, le riassume tutte insé. L’azione del Figlio sotto l’impulsodello Spirito è così efficace che Cri-sto Gesù diventa fonte dello Spirito(Gv 7, 37-39).Nella vita della chiesa, lo Spirito

è lo Spirito del Signore risuscitato.Per mezzo di lui, la predicazionedegli apostoli provoca la conversio-ne. Lo constatiamo in At 2 e, in1Tss 1, 5, abbiamo, di questo, l’in-terpretazione di Paolo. Lo Spirito fadiventare irresistibile l’azione dellachiesa [cf. Stefano davanti ai suoiavversari (At 7); Filippo che è rapitodallo Spirito (8,39)].

Ferdinando Capra

LO SPIRITO SANTO E CHIESA

Eco dei Barnabiti 1/201754

Pietro Lorenzetti: Cristo risorto - Nella vita della chiesa, lo Spirito è lo Spiritodel Signore risuscitato