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PAOLINE Editoriale Libri

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PREFAZIONE

Per situarsi nel cuore del progresso umano cercan-do di capirlo e interpretarlo e per affrontare i pro-blemi della comunicazione della fede nella società dominata dai media, non basta affinare gli strumen-ti o affidarsi alle nuove tecnologie; è indispensabi-le cogliere le sfide culturali lanciate alla società e alla Chiesa dal nuovo orizzonte comunicativo1.

L’agile e denso testo di don Alessandro Pa-lermo si muove in questa prospettiva. Con una pa-noramica sul legame tra Chiesa e comunicazione, contribuisce ad accostare quest’ultima non come uno dei tanti ambiti della pastorale, ma quale di-mensione costitutiva dell’essere della Chiesa: una missione; anzi, la sua missione. A muovere l’azio-ne ecclesiale non è, infatti, l’interesse, il desiderio di accrescere un’influenza né altra ragione che non sia la proposta del Vangelo a ogni uomo. Per in-terpretare con fedeltà tale mandato, la Chiesa è di-sposta a percorrere ogni strada, ben sapendo che spesso « non si tratta tanto di inventare cose nuo-

1 CEI, Comunicazione e missione. Direttorio sulle comunicazioni sociali nella missione della Chiesa, LEV, Città del Vaticano 2004, 93. Nel-le volte successive sarà citato come Direttorio.

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ve, quanto di cominciare a dare nuovo vigore a ciò che in molti casi già esiste, ma che nei confronti della nuova cultura si trova impotente, spuntato, afono »2.

Il cambiamento di prospettiva è legato alla diversa presenza e importanza che la comunicazio-ne ha assunto: intreccia profondamente la vita, sia personale sia sociale, veicola un diverso modo di guardare, parlare e scrivere, di usare il proprio tem-po e considerarsi all’interno di una comunità. Il nuovo ambiente – caratterizzato dall’accesso diret-to e da inedite opportunità di condivisione – asse-conda, produce e amplifica una serie di processi sociali che riducono la centralità d’istituzioni e di organizzazioni che tradizionalmente mediavano, orientavano e dirigevano l’azione delle persone nel-le diverse sfere della vita.

Su questo sfondo, il libro di don Alessandro Palermo ricorda come sia lo stesso papa Francesco a spronarci ad assumere in maniera forte e attenta le forme di comunicazione digitale. La competen-za richiesta non concerne aspetti legati all’uso dei dispositivi tecnologici, ma chiama in causa livelli più complessi, legati ai riferimenti sociali, cultura-li, simbolici, valoriali. In gioco è la responsabilità di saper trasmettere ragioni di vita; e a fare la dif-ferenza, ancora una volta, è la persona, la sua ma-turità, la sua capacità di stare sulla piazza di que-sto tempo da testimone. « Anche e-mail, sms, reti

2 Direttorio 97.

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sociali, chat possono essere forme di comunicazio-ne pienamente umane », scrive il Santo Padre; e « non è la tecnologia che determina se la comuni-cazione è autentica o meno, ma il cuore dell’uomo e la sua capacità di usare bene i mezzi a sua dispo-sizione »3. Il problema diventa quello della selezio-ne e, quindi, dell’interpretazione, dell’accompagna-mento educativo.

Nelle pagine di questo libro questa convin-zione si traduce in stimolo alla riflessione e alla progettazione dell’Ufficio diocesano per le comu-nicazioni sociali, quale « luogo di coordinamento, comunicazione e dialogo », la cui « azione coinvol-ge tutta la comunità ecclesiale »4. L’attività dell’Uf-ficio – che in queste pagine è ben strutturata – non è orientata semplicemente a migliorare la trasmis-sione d’iniziative e appuntamenti diocesani e lo-cali; essa favorisce, piuttosto, una fruttuosa con-divisione di materiali, proposte formative e buone prassi tra le comunità e i gruppi ecclesiali, met-tendo in rete energie e risorse. In tal modo contri-buisce allo sviluppo di una sensibilità e di un più attento approccio alla cultura odierna, considera-ta quale dimensione essenziale dell’evangelizza-zione. Di qui l’impegno a ripensare

l’azione pastorale nella sua interezza e non solo in qualche suo aspetto esteriore: dai linguaggi della catechesi alle celebrazioni liturgiche, dal modo in

3 Francesco, Messaggio per la L Giornata mondiale delle comu-nicazioni sociali, Comunicazione e misericordia: un incontro fecondo, 2016.

4 Direttorio 190.

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cui la comunità parrocchiale viene informata (...) fino all’uso delle nuove tecnologie5.

In particolare, se « la relazione è il cuore di ogni comunicazione »6, l’Ufficio è chiamato a un lavoro di coordinamento che – in unione con il vescovo e a servizio della vita diocesana – costi-tuisca una sorta di volano nel promuovere e raf-forzare rapporti di comunione.

Con tale approccio alle frontiere digitali, ben vengano le pagine che seguono: aiutano a rima-nere aperti alla voce dello Spirito che, come agli albori della Chiesa, provvidenzialmente ci prece-de, ci spinge a uscire senza paura e ad abitare que-sto tempo; a imparare le lingue del mondo e le sue opportunità, fino a trasfigurarlo con la freschezza dell’esperienza cristiana.

IvAn mAffeIs

Direttore dell’Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali della CEI

5 Direttorio 110.6 Francesco, Discorso al Consiglio nazionale dell’Ordine dei

giornalisti (22 settembre 2016).

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CAPItolo PrImo

CHIESA E COMUNICAZIONE:

UN LEGAME DINAMICO

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11chiesa e comunicazione: un legame dinamico

PremessA

La società contemporanea struttura i proprifondamenti su azioni e prassi comunicative. In par-ticolare lo scenario sociale contemporaneo s’incar-na in quella che gli studiosi sono concordi nel de-finire « cultura digitale »1. I media, infatti, sono diventati un paradigma imprescindibile della no-stra società, indipendentemente dall’utilizzo che l’individuo ne fa2. L’uomo abita, intreccia e man-tiene relazioni in un ambiente che è ormai « con-vergente », « postmediale »3 e perennemente « con-

1 Jenkins e altri esperti di media studies sono concordi nel rite-nere che « i media digitali generino un catalizzatore per la riconcettua-lizzazione degli aspetti della cultura e richiedono un ripensamento del-le relazioni sociali ». Cfr. H. Jenkins - S. Ford - J. Green, Spreadable media. I media tra condivisione, circolazione, partecipazione, Apogeo, Milano 2013, p. 3.

2 Una comprensione unicamente strumentale non permette la piena conoscenza dei media e crea uno « sbilanciamento antropocentri-co ». Bisogna, inoltre, convincersi che « è ormai quasi impossibile imma-ginare l’esistenza della famiglia umana senza di essi. Nel bene e nel ma-le, sono così incarnati nella vita del mondo che sembra davvero assurda la posizione di coloro che ne sostengono la neutralità ». Cfr. Benedetto XVI, Caritas in veritate, 2009, 73.

3 Eugeni evidenzia come nella « condizione postmediale » i media, essendo dispositivi riconoscibili all’interno dell’esperienza sociale, siano

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12 capitolo primo

nesso ». Non comprendere istanze e azioni legate alla cultura digitale come elementi fondanti del no-stro ambiente significherebbe immaginare una so-cietà senza strade o senza elettricità4.

Allo stesso modo anche la Chiesa non può non abbracciare la cultura e la comunicazione di-gitale. Parlare del regno di Dio all’uomo contem-poraneo significa, infatti, entrare nello scenario di-gitale perché esso è abitato proprio dagli uomini; riflette, quindi, anche le istanze di fede ed esprime l’intelligenza umana5.

Rita Marchetti evidenzia come la Chiesa ab-bia sempre mostrato fiducia e interesse nei con-fronti della comunicazione e della tecnologia. Il primo libro, infatti, a essere stampato con la nuo-va arte tipografica dei caratteri mobili fu proprio la Bibbia; inoltre probabilmente la Chiesa è stata « la prima istituzione religiosa ad abbracciare in-ternet, a creare un sito web e a dettare una politi-ca ufficiale sull’uso del web per i membri delle sue comunità »6. La Chiesa ha saputo cogliere – meglio rispetto alle altre istituzioni del suo tempo – la ca-rica rivoluzionaria di ogni medium che, nelle va-

stati via via de-individuati, fino a sparire all’interno di una rete di appara-ti, di processi, di pratiche quotidiane che rendono impossibile isolare le componenti mediali da quelle non mediali: cfr. R. Eugeni, La condizione postmediale. Media, linguaggi e narrazioni, La Scuola, Brescia 2015, p. 79.

4 Cfr. D. Pompili, Il web come spazio partecipativo, in La Para-bola 34 (2015) 5-6.

5 Cfr. Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti all’Assemblea Ple-naria del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, 28 febbraio 2011.

6 Cfr. R. Marchetti, La Chiesa in internet. La sfida dei media di-gitali, Carocci, Roma 2015, pp. 39-41.

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13chiesa e comunicazione: un legame dinamico

rie epoche dello sviluppo della comunicazione, si è manifestata con la loro creazione, specialmente della stampa, della radio, del cinema e della tele-visione7. L’interesse e la fiducia che la Chiesa ha mostrato verso il mondo della comunicazione e dei media non nascono esclusivamente da un vuo-to strumentale o da un bisogno strategico. La Chie-sa non compie i suoi processi comunicativi alla stessa maniera di come avviene nelle altre istitu-zioni. Essa è già una realtà comunicativa ed è un « mistero di comunicazione salvifica » perché na-sce da un progetto di comunicazione e vive, a sua volta, per quel progetto di comunicazione. Pertan-to, le istanze comunicative e mediali, soprattutto nelle sue dimensioni verbali e simbolico-sacra-mentali, rappresentano l’elemento portante delle dimensioni costitutive della comunità ecclesiale8.

Comunicazione e Chiesa sono, pertanto, co-sì legate che qualunque riflessione in merito al contesto ecclesiale non può prescindere da un’ul-teriore riflessione sulle dinamiche comunicative. Questo accade perché la Chiesa è per sua natura a « immagine della Trinità »9, dunque, soltanto a partire dalla comunione intratrinitaria è possibile comprendere questo particolare legame che fa di

7 Cfr. D.E. Viganò, La musa impara a digitare. Uomo, media e so-cietà, Lateran University Press, Città del Vaticano 2009.

8 Cfr. Direttorio 39-41.9 Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione dogmatica sul-

la Chiesa Lumen gentium, 1964, 4. Nelle citazioni successive sarà usata la sigla LG.

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14 capitolo primo

« Chiesa » e « comunicazione » « eventi ed espres-sioni di un’unica realtà »10. Nel dinamismo trini-tario comunicazione e comunione sono processi reciprocamente connessi ed esprimono, in modo originale, l’immagine della Trinità, perché Dio ha scelto di rivelarsi proprio con questo dinamismo e con esso, inoltre, continua a essere pienamente operante nella sua Chiesa11.

La natura comunicativa della Chiesa si ma-nifesta non solo alla luce della Trinità, ma anche in forza dell’evento rivelativo realizzatosi con l’in-carnazione di Cristo; con questo evento, infatti, si è attivata una piena comunicazione di Dio con l’u-manità. È nella persona di Gesù Cristo che Dio si manifesta nella pienezza della sua comunicazione.

Con l’incarnazione Dio e l’uomo si sono ri-trovati nelle stesse coordinate spazio-temporali per-ché Cristo, fattosi uomo, è divenuto il diretto in-terlocutore di Dio e dell’uomo stesso, il mediatore della comunicazione tra i due. Con la sua incarna-zione, egli stabilisce la possibilità di una comuni-cazione diretta e, assumendo in pieno l’umanità, il suo messaggio viene trasmesso secondo le catego-rie linguistiche e la mentalità del suo popolo. Inol-tre, con questo processo comunicativo Cristo inau-gura un nuovo statuto di fraternità tra gli uomini

10 Cfr. G. Greshake, Il Dio Unitrino. Teologia trinitaria, Queri-niana, Brescia 2000, p. 438.

11 Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, LEV, Città del Vati-cano 1999, 79.

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15chiesa e comunicazione: un legame dinamico

e rivela che la vita divina è comunicazione, parte-cipazione e comunione12.

Pertanto, poiché « modello di autentica co-municazione »13 e « perfetto comunicatore »14, Ge-sù Cristo nella Chiesa, oltre a essere oggetto co-municativo da trasmettere, è soggetto che continua a comunicarsi all’umanità15.

1. Che CosA ComunICA lA ChIesA

Ma che cosa comunica la Chiesa? A essere comunicato non è un semplice e impersonale mes-saggio, ma la persona di Gesù16. Comunicare il Cri-sto per la Chiesa è risposta obbediente a un pro-getto che ha la sua origine in Dio. È Cristo stesso che, nella Chiesa, continua a comunicarsi; e la Chiesa, attraverso il Vangelo, continua la sua ope-ra comunicativa nella storia degli uomini17. Comu-

12 Cfr. G.F. Poli - M. Cardinali, La comunicazione in prospettiva teologica. Riflessioni sugli aspetti comunicativi della fede, LDC, Leumann (TO) 1998, pp. 33-35.

13 Cfr. Direttorio 35-38.14 Cfr. Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali,

Istruzione pastorale: Communio et progressio, Paoline, Milano 20134 (orig. 1971), 11. Nelle citazioni successive sarà usata la sigla CP.

15 Cfr. G.F. Poli - M. Cardinali, La comunicazione in prospettiva teologica, pp. 36-41.

16 Cfr. S. Dianich, La Chiesa mistero di comunione, Marietti, Ge-nova-Milano 2011, pp. 28-32.

17 Cfr. CEI - Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali, Contemplare per annunciare. La comunicazione sociale negli orientamen-ti per il decennio 2001-2010, Atti del Convegno nazionale dei diretto-ri degli uffici diocesani per le comunicazioni (Bari, 8-10 novembre 2001).

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16 capitolo primo

nicando il Vangelo essa diventa « segno e strumen-to della comunione »18.

Una comunicazione capace di comunione, però, può essere realizzata solo dall’evento comu-nicativo di Cristo; non bisogna, infatti, illudersi che tutto dipenda dalla sola azione umana, perché Cristo (e non l’apostolo) è il Salvatore19. Solo in Cristo si può trovare la piena realizzazione della comunicazione ideale a cui si ispira ogni comuni-cazione umana20; ed egli è la stessa condizione di possibilità perché essa si attui concretamente. Que-sto processo, che è dono perché proviene da Dio, ha bisogno dei linguaggi umani affinché il Vange-lo, comunicato con la parola e con la vita dell’uo-mo, arrivi al destinatario e sprigioni tutta la sua for-za creatrice e riconciliatrice.

Nell’attuale scenario digitale, anche i social media diventano luoghi comunicativi da abitare per la trasmissione del messaggio evangelico21. I media, infatti, « permettono di manifestare il carat-tere universale del popolo di Dio, favorendo uno

18 LG 1.19 Cfr. C. Giuliodori - G. Lorizio (a cura di), Teologia e comuni-

cazione, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2001, pp. 75-100.20 Cfr. G.F. Poli - M. Cardinali, La comunicazione in prospettiva

teologica, pp. 33-43.21 In riferimento alle opportunità che le forme comunicative

della società offrono alla predicazione del Vangelo, papa Francesco ri-corda che « anche grazie alla rete il messaggio cristiano può viaggiare fi-no ai confini della terra. Aprire le porte delle chiese significa anche aprir-le nell’ambiente digitale »: cfr. Francesco, Messaggio per la XLVIII Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, Comunicazione al ser-vizio di un’autentica cultura dell’incontro, 2014.

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17chiesa e comunicazione: un legame dinamico

scambio più intenso e immediato e alimentando la reciproca conoscenza e la collaborazione »22.

2. Come ComunICA lA ChIesA

Come deve comunicare la Chiesa? Con la « testimonianza »: è questa, infatti, la prima moda-lità di comunicazione del Vangelo. Ogni uomo, ovunque si trovi nello scenario reale o in quello di-gitale e con chiunque s’incontri, non può rinun-ciare al suo compito di testimone. Per essere testi-moni del Vangelo occorre individuare forme credibili che permettano alla testimonianza di con-cretizzarsi senza però disperdersi e annullarsi. Es-sere testimoni significa abitare la contemporanei-tà, andando anche oltre, con un’attenta opera di discernimento da parte della comunità ecclesiale23.

Per comprendere come « comunicare/testi-moniare » autenticamente il Vangelo, la Chiesa de-ve rivolgere il suo sguardo a Gesù. Egli, « nel co-municarsi, manifesta sempre rispetto per coloro che ascoltano, insegna la comprensione della loro situazione e dei loro bisogni, spinge alla compas-sione per la loro sofferenza e alla risoluta determi-nazione nel dire loro quello che hanno bisogno di sentire, senza inganno o manipolazione »24. Per-

22 Cfr. Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Il rapido sviluppo, Paoline, Milano 2005, 6.

23 Cfr. Direttorio 3.28.24 Giovanni Paolo II, Il rapido sviluppo, 13.

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18 capitolo primo

tanto, causa e ragione della comunicazione di Cri-sto non sono esclusivamente la volontà di trasmet-tere delle informazioni o delle notizie, ma quel ricevere dall’altro un’informazione, percepire nell’altro una differenza, produrre nell’altro qual-cosa di nuovo: è ciò che possiamo definire « feedback della conversione »25.

Il comunicatore, inoltre, non deve disporsi come creatore del messaggio; egli deve svolgere il ruolo di messaggero26. Solo « il fare » esperienza di Gesù può costituire validi testimoni e quindi au-torevoli comunicatori del suo Vangelo. Bisogna imparare a riconoscere la presenza di Dio, a vive-re nella vita dello Spirito, perché « solo nascendo dall’alto il nostro parlare, i nostri sforzi comuni-cativi avranno il sapore delle cose di Dio e saran-no capaci di attrazione dei cuori »27.

Per essere efficace la comunicazione del Van-gelo esige anche un altro processo fondamentale: l’inculturazione. Il Vangelo non entra mai in una cultura sotto forma pura, vi entra sempre e solo se inculturato28. La fede non è autentica e la missio-ne della Chiesa non è efficace se entrambe non as-sumono uno spessore e una valenza culturale. La

25 Cfr. R. Doronzo, Chiesa e mezzi di comunicazione, un rappor-to da approfondire, Insieme, Terlizzi (BA) 2009, pp. 161-169.

26 Cfr. S. Dianich, La Chiesa mistero di comunione, pp. 33-35.27 Cfr. D.E. Viganò, Note per una pastorale della comunicazione,

in M. Padula (a cura di), La fede comunicata. Riflessioni teologico-pasto-rali, Lateran University Press, Città del Vaticano 2013, pp. 38-39.

28 Cfr. G.F. Poli - M. Cardinali, La comunicazione in prospettiva teologica, p. 42.

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19chiesa e comunicazione: un legame dinamico

sfida, quindi, è condurre i credenti a pensare e a vivere la fede come un fatto culturale. È necessa-rio comunicare il Vangelo nella cultura e non sem-plicemente all’individuo: « incidere » l’ambito cul-turale per risanare e trasformare la cultura stessa29. La comunicazione, allora, potrà diventare conte-nuto e rete per un progetto culturale cristianamen-te ispirato30.

Tra le difficoltà attuali della Chiesa vi è quel-la che si può definire « rottura del Vangelo con la cultura ». Già Paolo VI definì questa frattura co-me « il dramma della nostra epoca »31, sollecitan-do a fare attenzione alla dinamica comunicativa perché questa possa svolgere un ruolo importan-te per superare tale lacerazione. In una determi-nata società, infatti, la comunicazione e la cultu-ra sono reciprocamente legate, per cui non solo la cultura è comunicazione, ma anche la comunica-zione è cultura, cultura tout court.

L’inculturazione, però, non è un’opera di ri-vestimento, di riverniciatura o di lifting. Non as-somiglia all’acculturazione, in cui una forma cul-turale viene assorbita dall’altra. Non è neanche un

29 Cfr. J. Ratzinger, Il Logos e l’evangelizzazione della cultura, in CEI - Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali e Servizio nazio-nale per il progetto culturale, Parabole mediatiche. Fare cultura nel tem-po della comunicazione, EDB, Bologna 2003, pp. 178-179.

30 A tal proposito si faccia riferimento al documento del Ponti-ficio Consiglio della Cultura, Per una pastorale della cultura, Paoline, Milano 1999.

31 Paolo VI, Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi. Evan-gelizzazione nel mondo contemporaneo, Paoline, Milano 201430 (orig. 1975), 20.

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20 capitolo primo

adattamento. Quando all’inculturazione si sosti-tuisce l’adattamento essa diventa un travisamen-to e un tradimento. Per testimoniare il Vangelo oc-corre comunicarlo non in maniera decorativa o con forme adattabili, ma inserirlo nella cultura dell’uomo, partendo dalla persona e dal suo spe-cifico contesto32. La degenerazione comunicativa del Vangelo può innescarsi se, nella sua trasmis-sione, viene identificato con aspetti estranei al messaggio di Gesù o non comprensibili agli inter-locutori. Causa di questa possibile degenerazione è la velocità delle comunicazioni e la selezione operata dai media, che possono veicolare il mes-saggio cristiano stravolgendolo e riducendolo ad alcuni suoi aspetti secondari. I rapidi cambiamen-ti culturali richiedono, dunque, una costante at-tenzione per cercare di comunicare le verità di sempre in un linguaggio che consenta di ricono-scere la sua permanente novità33.

Come un elastico, pertanto, la Chiesa deve essere « aperta ma non relativista, attenta all’auto-nomia individuale ma anche ai legami sociali, ca-pace di valorizzare le novità senza essere indiffe-rente né ostile alla tradizione ». In questo modo potrà comunicare anche in una società complessa senza perdere la propria identità34.

32 Cfr. Paolo VI, Evangelii nuntiandi, 19-20.33 Cfr. Francesco, Esortazione apostolica Evangelii gaudium,

Paoline, Milano 20145, 34 e 41. Nelle citazioni successive sarà usata la sigla EG.

34 Cfr. S. Belardinelli - L. Allodi (a cura di), Sociologia della cul-tura, Franco Angeli, Milano 2006, pp. 242-245.

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INDICE

Prefazione di Ivan Maffeis pag. 5

CAPItolo PrImo

CHIESA E COMUNICAZIONE: UN LEGAME DINAMICO

Premessa » 111. Che cosa comunica la Chiesa » 152. Come comunica la Chiesa » 173. Perché la Chiesa comunica » 21

CAPItolo seCondo

L’UFFICIO DIOCESANO PER LE COMUNICAZIONI

Premessa » 271. Struttura e organizzazione dell’Ufficio » 28 1.1. Il ruolo del direttore » 29 1.2. Il lavoro in équipe » 31 1.3. Ufficio e comunità diocesana » 332. Funzioni e competenze dell’Ufficio » 35 2.1. Ufficio stampa e informazione » 36

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2.2. Sensibilizzazione e animazione pag. 38 2.3. Formazione e media education » 40 2.4. Coordinamento sinergico dei media » 41 2.5. Collaborazione con i media non ecclesiali » 44 2.6. La Giornata mondiale delle comunicazioni sociali » 453. L’organizzazione comunicativa dell’Ufficio » 46 3.1. Comunicazione interna e comunicazione esterna » 47

CAPItolo terzo

PROGETTARE LA COMUNICAZIONE

Premessa » 531. Il progetto di comunicazione » 55 1.1. Indicazioni degli ambiti e degli obiettivi per il progetto di comunicazione » 582. La pastorale della comunicazione » 60 2.1. L’ambito specifico: la pastorale « con » e « nei » media » 62

CAPItolo quArto

LA COMUNICAZIONE DELLA CHIESA NELLO SCENARIO DEI SOCIAL NETWORK

1. Lo scenario digitale » 67 1.1. I social network » 722. Indicazioni e orientamenti per la pastorale digitale » 76

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2.1. Orientamenti magisteriali pag. 76 2.2. Indicazioni pastorali della Chiesa italiana » 863. Le dinamiche comunicative dei social network » 91

Conclusioni » 99

Postfazione di Massimo Padula » 105

Bibliografia » 109

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Nella società contemporanea l’uomo abita, intreccia e mantiene relazioni in un ambiente perennemente « connes-so ». La cultura digitale caratterizza i nostri contesti vitali; ignorarla sarebbe come far finta che le strade asfaltate o l’elettricità non siano mai state inventate.

Allo stesso modo anche la Chiesa non può non consi-derare le sue istanze, impararne i linguaggi, inculturare in essa il Vangelo. Parlare del regno di Dio all’uomo e alla donna significa entrare anche nel mondo digitale perché esso è un mondo da loro intensamente « abitato »; un mondo giovane, dinamico e in costante trasformazione; un mondo che riflette le domande di fede ed esprime l’intelligenza umana.

Alessandro Palermo – @amandil5 –, giovane sacerdote della diocesi di Mazara del Vallo, ha conseguito la licenza in Teologia pastorale della comunicazione presso la Pontificia Università Lateranense. Con il suo blog, Elementi di pastorale digitale, mette in rete diversi contenuti teorici e pratici per l’azione comunicativa nei social media.

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ISBN 978-88-315-4841-0