Paola Palmiotto Il pre-patriarcato nella mitologia sumera.

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Presentazione di Maria Caterina Bianchini Paola Palmiotto Il pre-patriarcato nella mitologia sumera Una lettura simbolica secondo la psicologia analitica

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Nel passaggio dalle Veneri del Paleolitico alla mitologia greca patriarcale c’è una fase intermedia in cui la Grande Madre ha perso il suo potere incontrastato e il patriarcato non si è ancora costituito: si tratta della fase del pre-patriarcato. Questa ipotesi già sviluppata da Marija Gimbutas nel suo lavoro sull’Europa neolitica (7.000 – 3.000 a.C.) viene ampliata con l’analisi dei miti sumeri (3.000 – 1.700 a.C.).

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Prezzo al pubblico € 15,90 - Iva inclusa 0131207888969

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Presentazione di Maria Caterina Bianchini

Nel mito del diluvio del Genesi sarà la bianca colomba a trovare la terra ferma, mentre nel mito sumero sarà il nero corvo ad essere l’uccello che porta il messaggio della salvezza. […] come giustamente afferma la Palmiotto “[…] forse è proprio questo che dovremmo imparare, siamo abituati ad aspettare la colomba con il suo ramoscello d’ulivo, invece dovremmo imparare ad apprezzare il corvo, perché è lui che ci aiuta a far emergere nuova terraferma dal mare del nostro inconscio”.[…] un altro pregio di questo lavoro: il suo linguaggio assolutamente semplice e divulgativo. In un mondo, quello psicoanalitico, dove la “verbosità” sembra la regola, scrivere semplicemente per farsi capire da tutti, e non solo dagli addetti ai lavori, costituisce una vera preziosità.

Luca Valerio Fabj

Paola Palmiotto, nata ad Ancona nel 1960, si è laureata in Psicologia all’Università di Padova, è Psicoterapeuta specialista in Psicoterapia Analitica. Vive a Mantova, dove lavora come Psicoterapeuta. Si è interessata alla mitologia comparata e all’utilizzo delle immagini nella pratica clinica, quale strumento privilegiato per cogliere gli aspetti preverbali che emergono durante la psicoterapia.

Nel passaggio dalle Veneri del Paleolitico alla mitologia greca patriarcale c’è una fase intermedia in cui la Grande Madre ha perso il suo potere incontrastato e il patriarcato non si è ancora costituito: si tratta della fase del pre-patriarcato. Questa ipotesi già sviluppata da Marija Gimbutas nel suo lavoro sull’Europa neolitica (7.000 – 3.000 a.C.) viene ampliata con l’analisi dei miti sumeri (3.000 – 1.700 a.C.).

L’autrice analizza i miti sumeri interpretandoli come fossero dei sogni secondo il metodo della psicologia analitica, li analizza comparandoli con i mitologemi della mitologia greca e integrandoli con le rappresentazioni delle varie divinità. Mette a fuoco come il dio Enki rappresenti il maschile del pre-patriarcato. Ciò che lo caratterizza non è il confl itto, non è lo scontro, ma piuttosto la saggezza, l’integrazione di parti diverse, la capacità di trovare soluzioni “altre”.

In copertina: il dio Enki, dettaglio del disegno dell’impronta di un sigillo cilindrico di Gudea di Lagash (2.150 – 2.125 a.C.), Museo del Louvre, Parigi.

Paola Palmiotto

Neumann esalta la lotta dell’eroe contro la Grande Madre nel suo processo di separazione e individuazione (1949) e non affronta invece il ritorno, l’Io ormai separato che si riavvicina al suo lato inconscio. Come invece fa Campbell che pubblica nello stesso anno (1949) il concetto dell’eroe lunare che scende nell’inconscio per reintegrare i suoi aspetti più oscuri ed acquisire saggezza e rinnovamento. Il mito La discesa di Inanna agli Inferi narra proprio di questo. L’inconscio, come dice Jung, “rifl ette il nostro atteggiamento con cui ci avviciniamo: è minaccioso se ne abbiamo paura, è fonte di creatività se ne siamo fi duciosi” (Jung, 1946)

Della stessa Collana:

Il pre-patriarcato nella mitologia sumeraUna lettura simbolica secondo la psicologia analitica

Alchimia dell’Immagine.

L’alchimia e il transfert: Jung e la Klein

di Luca Valerio Fabj Pag. 278 Prezzo: € 15,90

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Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Analitica

Aiòn

www.assoalba.it - [email protected] Tel. +39 348 268 36 88

Sede didattica: via Palestro, 9 Bologna

MitologiaSumera_Cover.indd 1 09/12/2009 11.06.53

Immagini dall’inconscio

Collana diretta da Angelo Gabriele Aiello

Direttore della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Analitica Aión di Bologna

a cura di Luca Valerio Fabj,

Medico Chirurgo Specialista in Psicoterapia AnaliticaDocente di Psicologia Analitica e Insegnamenti Post Junghiani

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PAOLA PALMIOTTO

IL PRE-PATRIARCATO NELLAMITOLOGIA SUMERA

Una lettura simbolica secondo lapsicologia analitica

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Il pre-patriarcato nella mitologia sumeraUna lettura simbolica secondo la psicologia analitica

diPaola Palmiotto

Paolo Emilio PersianiEditore

piazza San Martino 9/C40126 Bologna

Tel. (+39) 051/9913920Fax (+39) 051/19901229

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Tutti i diritti sono riservati a norma di legge e a norma delle convenzioniinternazionali.

Copertina: Con-fine Studio ImmagineCuratori del testo: Maddalena Oculi, Antonia Ruspolini, Elisa Zannarini

Copyright © 2009 by Gruppo Persiani Editore di Paolo Emilio Persiani.

TUTTI I DIRITTI RISERVATI – Printed in Italy

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Indice

Presentazione 7Premessa 11Il contesto teorico: la Grande Madre 15I dati empirici di Marija Gimbutas 28Perché la mitologia sumera 41L’importanza dei miti 43La Mesopotamia, il contesto storico 45La Mesopotamia, il bacino geografico 49La visione del mondo dei Sumeri 50La cosmogonia sumera 51La creazione degli uomini 58Il dio Enki (Ea) 67La dea Inanna (Istar) 78 Simboli e rappresentazioni della dea Inanna 78 Il mito dell’albero di Huluppu 88 Il mito del corteggiamento di Inanna e Dumuzi 94 Il mito della discesa di Inanna agli Inferi 108Dalle Veneri del Paleolitico ad Inanna 141La simmetria tra Enki ed Inanna 142La fiducia nel divino 145Glossario 150Bibliografia 152Indice dei miti 159Indice delle illustrazioni 161Indice delle tavole 165

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Ringraziamenti

Questo lavoro non sarebbe stato possibile senza l’aiuto e gli stimoli che horicevuto. Ringrazio perciò il Dr. Winfried Schibalsky con cui, attraverso illavoro svolto insieme, ho potuto apportare importanti cambiamenti alla miavita, il Dr. Angelo Gabriele Aiello per il suo prezioso insegnamentodell’interpretazione dei sogni, la Dr.ssa Maria Cristina De Francesco con laquale ho potuto conoscere meglio il mio Animus. Ringrazio il collega LucaValerio Fabj per tutti gli stimoli che mi ha dato, e la collega Paola Carpeggianiperché mi ha accompagnato nella mia professione. Ringrazio anche mio maritoGaetano e mia figlia Caterina perché mi hanno ascoltato e incoraggiatononostante la quantità di tempo e risorse dedicata a questo lavoro e tolta a loroe alla casa.

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Presentazione

È con vivo piacere che, come curatore della collana “Immaginidall’inconscio”, scrivo questa presentazione, su richiesta della Autrice, allibro della collega Palmiotto di cui ho direttamente conosciuto, in questiultimi anni, le doti cliniche e le altrettanto dotate qualità umane epersonali.Questo secondo libro della nostra collana prosegue, come il precedente, lostudio sull’importantissimo rapporto della psiche con le immagini cheprovengono dalle profondità ancestrali dell’inconscio umano.

Difatti, l’Autrice, in questo pregevole testo, si occupa del Mito inteso comeimmagini rappresentate in forma di simboli e di esso come di unanarrazione per immagini. Ed è attraverso le immagini che la Palmiotto ciintroduce nella dimensione del Symbolo dove per potersi orientare nonsono più di alcuna utilità le categorie logiche razionali che devonoscomporre e dividere gli oggetti per la loro comprensione, ma piuttosto è lafunzione trascendente della sintesi, della unione delle parti (di cui il sensostesso del significato etimologico di “σιυβαλλω”, del “gettare insieme”)l’unico strumento valido per poter cogliere le atmosfere emotive e leprofonde sensazioni trasformative che la simbologia del Mito puòtrasmettere ad una mente ricettiva.

Al riguardo già il Bachofen nel suo oramai famosissimo Muttuerrecht undUrreligion scriveva riferendosi al simbolo: «Il simbolo spinge le sue radicifin nelle più segrete profondità dell’anima, il linguaggio sfiora la superficiedella comprensione come un alito silenzioso di vento […]. Le parolerendono finito l’infinito, i simboli portano lo spirito oltre i confini delfinito, del divenire, nel regno dell’essere infinito». Ed è in questadimensione dove il confine si porta oltre la limitatezza dell’individuale edel logos razionale che l’Autrice ci porta; ed essa lo fa riscoprendo quel“linguaggio aurorale” della poetica simbolica del Mito tanto caro allaermeneutica di Heidegger e a tutto il Romanticismo europeo. QuellaWeltanschauung che non considera il Mito come un museo di ruderi mortidove portare le scolaresche o fare esercizio di erudizione e di congetture,ma un luogo vivo dove gli dei camminano insieme agli uomini. Quellaregione della psiche che è stata visitata attraverso l’immaginazione dai piùgrandi letterati e pensatori che si possano ricordare: Racine, Goethe,

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Hölderlin, Hegel, Heine, Keats, Byron e Nietzsche.

Ciò non di meno, l’esegesi del Mito compiuto dalla Palmiotto segue ilrigore scientifico e i metodi della Psicologia Analitica di Carl Gustav Jungutilizzando la tecnica usata per i sogni dei pazienti della interpretazione sulsoggetto, nonché l’interpretazione della fiaba come ideata dalla von Franz.

È cioè attraverso la mitologia comparata che l’Autrice coglie le analogieisomorfiche fra i vari miti esaminati nel testo. Essa fa una accurata disaminadi mitologemi molto antichi, si potrebbe dire “radicali”, di quei mitiprimordiali che hanno caratterizzato la religiosità della straordinaria civiltàdei Sumeri. Seguendo le sue comparazioni ed amplificazioni la Autrice vedein questi temi le radici anche delle attuali grandi religioni che riconosconocome sacri il pentateuco mosaico: quella giudea, e quella cristiana e, anchese non citata nel testo, quella islamica. E non solo, ma anche di tutto ilmondo classico greco/romano. Difatti, troviamo un mito del diluviosumero accanto a quello biblico, così come un mito della discesa agli Inferisumero che richiama molto da vicino il mito greco del ratto di Persefone.

Assolutamente originale (per lo meno in campo psicoanalitico) è l’idea dimostrare attraverso questi miti, fra loro comparati fra analogie e differenze,l’esistenza di una “mitologia pre-classica” dove le divinità sono menoframmentate, più complete, ambivalenti, ingenue ed arroganti ad untempo, meno in luce e meno in ombra. In un certo qual modo molto piùvicine alle imperfezioni umane, alle grandezze e meschinità checaratterizzano l’animo umano.

È esistita cioè una mitologia precedente a quella greca, dalla quale la grecaderiva, dove le divinità non presentavano i caratteri di una unilateralitàesasperata ma una equilibrata armonia, dove non vi erano mostriterrificanti e bellicosi da distruggere senza via di scampo, ma dove lequestioni venivano risolte in serena assemblea dagli dei.

Una situazione di serena collaborazione che probabilmente, a mio modestoavviso, nasceva anche dalla armonica unione di due popoli differenti ilsumero e l’accadico in un'unica grande civiltà. Una situazione che nonpoteva che creare nei confronti del divino e del destino da parte delreligioso sumero un senso di intrinseca fiducia e speranza.

In quest’ottica di completezza, con altrettanta singolarità, la Collega mostra

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come il pre-patriarcato ipotizzato dalla Gimbutas per l’Europa Neolitica(7.000 – 3.000 a. C.) sia narrato nei miti sumeri. È esistito cioè un tempodove anche religiosamente il maschile e il femminile erano simmetrici esullo stesso piano. Come nel mito di Enki e Ninmah, dove il dio Enkicorregge gli errori della creazione della dea Ninmah, come in una sorta diagone dove Ninmah fa apposta degli errori, ed Enki provvede a correggerli.Un dio, Enki, dotato di una saggezza creativa che affronta i conflitticercando sempre un altro modo di vedere le cose. In questa divinità, il diodelle acque fluenti, l’Autrice individua il simbolo del maschile del pre-patriarcato: un maschile solidale, aperto e creativo, caratterizzato non dallaviolenza aggressiva come mezzo per risolvere i conflitti, ma da unasapienza conoscitiva (un vero “sapio”: “assaporare”) che integra gli opposti eriesce sempre a trovare soluzioni altre alle controversie e ai problemi.

Il lavoro si svolge lungo un percorso amplificativo che crea un insieme ditessere di un vero “mosaico” che forma l'immagine di un viaggio verso laconoscenza di sé stessi. Un viaggio conoscitivo che ricorda in forma miticail percorso della psicoterapia che secondo la Palmiotto va affrontato inumiltà come vero e proprio confronto con l’Ombra che va compresa perpoter accettare sé stessi. E mi piace particolarmente, al riguardo, ilconfronto fra la colomba del mito del diluvio del Genesi1 e il corvodell’analogo mito del diluvio dei Sumeri. Sarà la bianca colomba del Genesia trovare la terra ferma, mentre nel mito sumero sarà il nero corvo adessere l’uccello che porta il messaggio della salvezza. Ed è in questo corvoche l’autrice identifica l’Ombra; ed è quel “[…] corvo che si nutre dicadaveri e con il suo grido gracchiante, a trovare la salvezza, a trovare laterra ferma”. Poiché non c’è alcun vero progresso psicologico, nessunaindividuazione neppure iniziata, se prima non c’è confronto, conoscenza eintegrazione dell’Ombra. Senza l’Ombra, se mi si passa l’immagine, infattisiamo nel buio più completo poiché solo in presenza di luce si puòproiettare la nostra “Ombra”. E senza di essa nessun rapporto conl’inconscio e le nostre profondità è possibile. Giacché come giustamenteafferma la Palmiotto «[…] forse è proprio questo che dovremmo imparare,siamo abituati ad aspettare la colomba con il suo ramoscello d’ulivo, invecedovremmo imparare ad apprezzare il corvo, perché è lui che ci aiuta a faremergere nuova terraferma dal mare del nostro inconscio».

1“Bereshit”, maschile in ebraico

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Mi preme, concludendo, sottolineare un altro pregio di questo lavoro: ilsuo linguaggio assolutamente semplice e divulgativo. In un mondo, quellopsicoanalitico, dove la “verbosità” sembra la regola, scrivere semplicementeper farsi capire da tutti, e non solo dagli addetti ai lavori, costituisce unavera preziosità. Spero, per questo motivo, che l’opera in questione possaessere apprezzata non solo dagli specialisti, ma anche da tutti coloro che,seppur privi di una specifica conoscenza psicoanalitica o una erudizionemitologica, vorrebbero, comunque, come Inanna bussare sulle porte dellaprofondità infera della propria conoscenza interiore.

Il Curatore della CollanaDott. Luca Valerio Fabj

Medico Chirurgo Specialista in Psicoterapia AnaliticaDocente di Psicologia Analitica e Insegnamenti Post Junghiani

della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Analitica Aiòn di Bologna

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Premessa

Leggendo i miti sumeri, incisi su tavolette di argilla risalenti al 2.000 – 1.700a.C., ho scoperto un mondo incredibilmente ricco di immagini e spuntimitologici. Mi ha affascinata la freschezza con cui gli dei sumeri cantano legioie della fertilità, gioiscono per la ricchezza di una natura che nutre concereali, latte, vino e birra. Si intuisce un legame vivo e armonico con leforze del cosmo: c’è sì la paura, per gli imprevedibili eventi dell’atmosfera,ma c’è anche la fiducia che gli dei proteggeranno gli uomini.

La lingua sumera è una lingua non semitica, non affine a nessuna dellelingue dei popoli storicamente e geograficamente vicini. La sua traduzioneè abbastanza recente ed i miti sumeri sono stati completati e tradottisolamente negli ultimi anni, il mito di Inanna compare tradotto per laprima volta negli anni 1974-79.

Man mano che leggevo i miti sumeri, si componeva un’immagine che,come quando si lavora a un mosaico, si veniva man mano delineando:comparivano temi mitologici a noi noti dalla Bibbia, come il mito deldiluvio, e si evidenziava una differente atmosfera rispetto alla mitologiagreca. Cercavo la Grande Madre, nel modo in cui ne parla Newman (1956),ma, man mano che procedevo nella lettura, trovavo qualcosa di diverso,non più la Grande Madre, e non ancora il patriarcato: la fase del pre-patriarcato.

Non siamo ancora ai tempi di Zeus che mangia Metide, la sua primamoglie, per paura di avere un figlio che avrebbe potuto spodestarlo, comelui stesso aveva fatto con Crono, suo padre. Metide era la dea della saggezzae dell’astuzia ed era incinta di Atena, allora Zeus, per garantire a sé stesso lasaggezza e l’astuzia, si mangia Metide e partorirà sua figlia Atena dalla testa.E anche non siamo più ai tempi in cui c’era un’unica divinità femminile,dea della fertilità e della nascita, come ci testimoniano le numerose statuettedi corpi femminili con grandi glutei e grandi fianchi. Quello che si delinea èuna mitologia intermedia, in cui la divinità femminile non è più assoluta eonnipotente e non c’è ancora una divinità maschile predominante su tuttigli altri dei.

La metodologia che ho seguito in questo studio si basa su:

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• la ricerca delle fonti e l’analisi delle varie traduzioni;

• l’analisi delle rappresentazioni e dei simboli relative ad alcunedivinità sumere;

• la comparazione di temi mitologici sumeri con quelli dellamitologia greca e anche, indiana e nordica;

• la comparazione con il lavoro di Marija Gimbutas sui repertidell’Europa neolitica (1989, 1999).

I miti sono stati analizzati come se fossero dei sogni, interpretandoli con ilmetodo soggettivo della psicologia analitica, insieme al metodo diinterpretazione delle fiabe proposto da Marie von Franz (1969).

Ho esaminato i miti sul grande tema della creazione del mondo e sullacreazione dell’uomo.

Successivamente, tra le divinità del pantheon sumero, ho focalizzatol’attenzione sul dio Enki e sulla dea Inanna, perché dalle loro interazioni siintuisce un legame dove l’uno non prevarica l’altro ed entrambi sonoessenziali per l’insieme delle divinità.

Ho cercato il più possibile di partire dalla narrazione dei miti, riportandogli stessi versi, per cercare di cogliere il più possibile le immagini poetichenarrate e procedere, con l’analisi e l’interpretazione, partendo dalle paroleutilizzate, come si procede in psicoterapia analitica nell’interpretazione deisogni. Ho utilizzato anche le rappresentazioni delle divinità, per proporreun linguaggio per immagini che si sviluppa su aspetti preverbali, illinguaggio dell’emisfero destro, con cui riusciamo a cogliere la sintesi,l’impressione, l’equilibrio e l’atmosfera. Perciò l’esposizione segue unapproccio da emisfero destro, non lineare di causa effetto, ma piuttosto unasorta di amplificazione su più funzioni: sentimento, sensazione e pensiero.

Il lavoro si è sviluppato partendo dall’analisi della mitologia sumera che,analizzando i miti come se fossero dei sogni, mi ha riservato delle sorprese.Man mano che procedevo con il lavoro si sono delineate alcune immagini.Partivo dal contesto teorico della Grande Madre di Neumann (1956), ma inrealtà i dati empirici ricavati dall’analisi mi hanno portato, con sorpresa, aricollegarmi al lavoro di Marija Gimbutas (1989, 1999) sul Neolitico.Lavoro che non conoscevo e che mi è stato segnalato da Maria Cristina De

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Francesco, che per questo ringrazio profondamente, quando già gran partedell’analisi della mitologia sumera era delineata. Proprio come succede coni nostri pazienti, in cui i dati simbolici di un sogno ci portano su terreinesplorate e imprevedibili. La teoria a volte non ci lascia liberi di lasciarcicondurre da queste maree, mentre, se ci lasciamo trasportare dalleamplificazioni e dal contesto della terapia di quel determinato paziente, leisole a cui approdiamo sono sicuramente più ricche di spunti e disignificati.

Quello che mi ha incuriosito nell’avvicinarmi ai miti sumeri, è statal’intuizione delle numerose connessioni con la teoria junghiana, come peresempio il concetto di Animus e Anima, la simmetrica integrazione tramaschile e femminile, rappresentata dal dio Enki e dalla dea Inanna, dovel’uno non prevarica l’altro ed entrambi sono essenziali per l’insieme delledivinità o anche per il concetto di Io e Ombra, come nella coppia Inanna edEreshkigal, l’una dea della fertilità e l’altra dea della morte (mito de LaDiscesa di Inanna agli Inferi) o ancora per il fecondo rapporto tra Io–Sé,come nel rituale delle nozze sacre (mito de Il corteggiamento di Inanna eDumuzi, mito de La discesa di Inanna agli Inferi).

A conclusione del lavoro, mi ha sorpreso ritrovare nella mitologia sumerache l’inconscio, come dice Jung, riflette il nostro atteggiamento con cui ciavviciniamo: è minaccioso se ne abbiamo paura, è fonte di creatività se nesiamo fiduciosi. (Jung, 1946). Si avverte nei vari miti una profonda fiduciadei Sumeri verso le proprie divinità, una profonda fiducia verso una certaequità come nel Mito di Enki e Ninmah, dove Enki riesce a correggere gli“errori di creazione” della dea Ninmah. Questi dei sono in grado diadunarsi in Assemblea per decidere le cose giuste (Poema di Atra-hasis) ed ilsumero che prega con le mani sul petto, è fiducioso che i suoi dei loproteggeranno (figura 25).

L’ombra nei miti sumeri è un qualcosa che li fa crescere, li fa esseremigliori, gli fornisce le energie, e non qualcosa che provoca possessione,come Eris con il pomo della discordia (Poema Agusaysa).

Un esempio di integrazione tra Anima e Animus è rappresentato dallasimmetria che c’è tra Inanna e Enki, entrambi dei sovrani, dove nessunodei due prevarica l’altro in modo unilaterale, ma il loro rapporto è vario ecreativo: Enki crea Discordia per placare la leonessa Inanna, ma è anche

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colui che le regala i suoi poteri delle Tavole dei Destini. Questa simmetria èconfermata dalla statuetta della Coppia di Nippur (figura 43), oltre chedalla statuetta neolitica degli amanti di Gumelnita (figura 23) e dallestatuette di uomo e donna di Hamangia Cermavoda (figura 22) che sono,secondo Gimbutas, testimonianza di una società pre-patriarcale (1999)(mito de Il corteggiamento di Inanna e Dumuzi).

Ho ritrovato il concetto di Io e Ombra nel tema della fertilità e nascita,contrapposto a quello della morte e rinascita, nella coppia Inanna eEreshkigal (mito de La discesa di Inanna agli Inferi), presente già nelNeolitico nei templi doppi di Malta (figura 16), e riproposto nella culturagreca nel mito di Demetra e Persefone.

Inanna con tutti i suoi aspetti vari e contradditori, con i suoi conflitti eambivalenze, è la dea prima della frammentazione che troviamo nellamitologia greca, e rappresenta un’immagine maggiormente integrata neisuoi vari aspetti e nelle sue molteplici parti. Inanna rappresenta l’insieme ditanti dei: per l’amore, ricorda Afrodite, per la guerra, Ares, per la suavendicatività ma anche per il suo amore per la libertà, Artemide, per la suafecondità e fertilità, Demetra. Sicuramente Inanna non è una dea madre,anche se ha due figli, il ruolo di madre le è lontano, non è l’aspetto che piùla caratterizza. Sembra come se, nel passaggio dalla mitologia sumera aquella greca, ci sia stata una sorta di frammentazione dei vari aspetti diInanna in diverse dee e dei greci. La Discesa di Inanna agli Inferi può essereletto come un mito di iniziazione, morte e rinascita per integrare l’ombrao, come dice Jung, riuscire ad abbracciare la propria ombra.

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Il contesto teorico: la Grande Madre

Il contesto teorico da cui parte questo lavoro è il concetto di Grande Madreillustrato da Neumann (1956).

Neumann parla di configurazioni femminili dell’inconscio e nel descriverel’archetipo del femminile individua due assi, il carattere elementare ed ilcarattere trasformatore. Ciascun asse possiede un polo positivo ed unonegativo.

Tav. 1 – Schema semplificato dell’archetipo femminile secondoNeumann (1956).

Il carattere elementare positivo è la madre che dà: la vita, l’amore, il calore,la protezione e il cibo, mentre il carattere elementare negativo è la madreche toglie: l’amore, il calore, la protezione, il cibo e la vita. Il caratteretrasformatore positivo si riferisce alla madre che fa crescere psichicamente,fino all’autonomia psicologica di un nuovo essere, mentre il carattere

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carattere

elementare

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negativo

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negativo

Pagine mancanti

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Perché la mitologia sumera

Mi sono avvicinata alla mitologia sumera attraverso delle immagini esuccessivamente ho trovato delle pubblicazioni sui miti scritti su tavolettedi argilla del 2.000 – 1.700 a. C. È stato un processo di avvicinamento chemi ha affascinato e sorpreso per la ricchezza di simboli e la freschezza dicontenuti che queste immagini e questi miti mi trasmettevano. Mentre lamitologia egizia è stata scoperta agli inizi del 1800, quella sumera èriemersa alla luce più recentemente, infatti le prime tavolette recantiframmenti di opere letterarie furono rinvenute a migliaia, negli scaviarcheologici di Nippur, tra il 1889 e il 1900. La prima grammatica dellalingua sumera è stata pubblicata nel 1920 – 1930. Samuel Noah Kramer èstato un profondo studioso di queste antiche tavolette e solo dopo unpaziente lavoro di ricerca durato quaranta anni (1927 - 1967), di museo inmuseo, per rendere disponibile le trascrizione delle tavolette, è riuscito aricomporre e tradurre miti di incredibile simbologia. Questo peregrinare dimuseo in museo per ritrovare tavolette relative agli stessi miti, nascepurtroppo dalla consuetudine, negli scavi archeologici di allora, diautorizzare gli scavi con l’accordo che i reperti rinvenuti sarebbero statidivisi a metà tra lo stato in cui si trovava il sito archeologico e lo statofinanziatore, allora l’Iraq era annesso alla Turchia. Questo ha comportatoche molte tavolette sono state suddivise prima ancora di capire di cosatrattavano, con la conseguenza di disperdere un patrimonio tra la Turchia etutti i paesi che hanno finanziato le opere di scavo (Stati Uniti, GranBretagna, Francia).

Le prime parziali traduzioni dei miti sono del 1942, 1951 fino al 1963. Nel1974 – 1979 compare la traduzione completa del mito di Inanna. Per questoprobabilmente Jung non tratta molto della mitologia sumera, in Jung,Opere volume 5, Simboli della trasformazione, (1952), riadattamento dellaprecedente Trasformazione e simboli della libido, (1912 – 1913), ci sonoalcuni riferimenti all’Epopea di Gilmanesh e all’Enuma Elish o Epopea dellaCreazione, ambedue scritti in accadico, ci sono riferimenti a divinitàbabilonesi e assire, ma non compare nessuna citazione sui miti sumeri delladea Inanna o del Dio Enki.

Jung, intorno ai primi anni del 1900, si interessa alle mitologie,approfondisce la mitologia egizia studiando Il libro dei morti, su

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documentazione rinvenuta dai primi del 1800, approfondisce la mitologiadegli Indiani d’America, quella indiana ed altre, mentre i miti sumeri nonerano stati ancora tradotti.

Il mio interesse verso la mitologia sumera nasce anche dal fatto che lenostre radici culturali arrivano fin alle origini del cristianesimo, la Bibbia èla testimonianza di quanto il nostro sviluppo nasca da queste immaginiantiche, e la mitologia mesopotamica rappresenta la matrice da cuiAbramo, i patriarchi e gli Ebrei volevano separarsi.

Sembra che Abramo sia nato ad Ur nei primi decenni del 2.000 a.C.(Potok, 1978) ed è contro gli idoli delle divinità mesopotamiche cheAbramo si ribella alla corte di Nimrod, a Babilonia (Graves, Patai, 1964).Gerusalemme fu distrutta dai Babilonesi nel 586 a.C. e gli Ebrei furonodeportati in Mesopotamia in tre gruppi distinti (cattività babilonese). Lenostre origini ebraico-cristiane affondano su una matrice in cui iMesopotamici erano i nemici, i dominatori, gli adoratori delle divinità a cuinon si voleva più credere. Si può quindi pensare che la mitologiamesopotamica rappresenti l’ombra delle nostre radici ebraico cristiane:tutto quello che non si è voluto vedere per millenni e millenni, e forse, nonun è un caso, che la sua riscoperta è stata così tardiva rispetto ad altreculture.

Tra le divinità sumere che più mi hanno colpito c’è Enki, il dio delle acquefluenti e Inanna, la dea della fertilità, dell’amore e della guerra. E quello chemi ha stupito di più, è stata la creatività e la saggezza che trapela dallalettura dei loro miti.

In particolare il mito di Inanna e la discesa agli Inferi rappresenta proprioun mito di iniziazione, in cui Inanna parte per un viaggio negli inferi, parteper incontrare l’ombra.

Questa ricerca si sviluppa contemporaneamente alla mia analisi personale,dove anche io sono in viaggio verso la mia ombra, anch’io devoconfrontarmi con le parti più oscure e fastidiose, quelle di cui ci si vergognae non si vorrebbe avere, né vedere. Anche per me è rappresentato unaffacciarsi nell’ignoto, un incontro con parti che devono morire perlasciarne rinascere di nuove. Per questo forse il mito di Inanna mi ha cosìaffascinato, per quelle strane sincronie in cui vicende e situazioni simili ci

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accadono contemporaneamente e sembra che le une spieghino egiustifichino le altre. La mia analisi è stata arricchita da questa ricerca dellamitologia sumera e alcune immagini sono state feconde in quei soffertipassaggi in cui, alcune parti della mia ombra, sono stati portate a nuovaconsapevolezza.

L’importanza dei miti

Mito deriva dal greco mythos che, secondo il Vocabolario greco dellafilosofia (Gobry, 2004), significa «narrazione religiosa ricca di immaginitrasmessa attraverso una tradizione anonima, da distinguere da allegoria, ilcui autore invece è conosciuto». Campbell ironicamente definisce i miticome «le religioni degli altri» (Campbell, 1972). Hillman parla di mythoscome «la favola dell’interagire dell’umano e del divino» (Hillman, 1983).

Queste definizioni presuppongono due concetti: una narrazione ricca diimmagini, e una narrazione con valenza religiosa. Si tratta quindi di unlinguaggio per immagini che acquista una valenza emotiva condivisa.

Jung si avvicina alla mitologia ascoltando i deliri dei suoi pazienti psicoticidel Burgholzli. Si era accorto, che alcune immagini dei loro deliricomparivano nei miti degli indiani d’America, o degli egizi o dei greci, eprobabilmente, quei pazienti, non avevano avuto la possibilità di conoscerlio studiarli. Nasce così in lui l’idea di una matrice, di cui non siamoconsapevoli, ma che fa emergere di tanto in tanto, alcune immaginiarchetipiche, è il concetto di inconscio collettivo.

Jung, nella prefazione a Simboli della trasformazione, che in realtà riscrivecome postfazione nel 1952, afferma «La coscienza individuale è solo il fioree il frutto di una stagione, germogliato dal perenne rizoma sotterraneo, eche armonizza meglio con la verità se tiene conto dell’esistenza del rizoma,giacchè l’intreccio delle radici è la madre di ogni cosa.» (Jung, 1912, 1952).

La mitologia sarebbe alla base dell’interpretazione dei sogni e delleimmagini archetipiche. Jung parla di archetipi, entità di per sé nonrappresentabili, i cui effetti si ripercuotono sulla coscienza attraversoimmagini archetipiche, consistenti in schemi o temi dominanti universali(Jacobi, 1971). Tali immagini archetipiche affiorano dall’inconsciocollettivo, il rizoma di cui scrive Jung, e costituiscono, a livello collettivo, icontenuti fondamentali delle religioni, dei miti, delle leggende e delle

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Glossario

Questo glossario ha l’intento di spiegare alcuni concetti della psicologiaanalitica utilizzati nel testo. Considerando la complessità di questi concetti,ho preferito presentarli in modo semplice, fornendo solo gli aspetti teoriciprincipali, ben consapevole di non poter essere esaustiva su concetti che sisono evoluti e modificati negli oltre cinquant’anni in cui Jung ha pubblicatola sua opera.

Anima/Animus “Io designo […] con il termine di animal’atteggiamento interiore: la forma e il modo con cuiuno si comporta rispetto ai processi psichici interni[…] il carattere con il quale egli si volge versol’inconscio” (Jung, Tipi psicologici, 1921, vol. VI)La funzione dell’anima consiste quindi nellostabilire una relazione tra conscio e inconscio,l’anima rappresenta perciò una zona di confine e dicontatto tra l’Io e i processi psichici interni.L’Anima, di genere femminile, è una figura checompensa la coscienza maschile. Nella donnainvece la figura compensatrice ha caratteremaschile e viene designata con il termine diAnimus. (Jung, L’Io e l’inconscio, 1928, vol. VII)Nel caso in cui il soggetto non abbia ancoraraggiunto consapevolmente la sua individualità,per cui la sua individualità è ancora inconscia el’anima è indistinta o indifferenziata rispetto all’Io,il genere sessuale dell’immagine dell’Anima nondifferisce da quello a cui appartiene il soggetto.

Individuazione processo che conduce al passaggio del centro dellapersonalità dall’Io al Sé (Jung, Psicoterapia Oggi,1945, vol. XVI)

Io rappresenta il centro della coscienza, dove ci sisperimenta identici e continui nel tempo. L’Iocontiene tutto ciò che si sa di sé, ossia tutte lecaratteristiche del proprio modo di essere che

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vengono accettate poiché risultano in accordocon principi, valori e ideali del contesto sociale incui ci si riconosce.

Ombra la parte oscura, non cosciente della nostra psiche,tutto ciò che non vogliamo vedere di noi stessi eanche tutto ciò che non è mai emerso a coscienza.

Sé l’insieme dei fenomeni psichici di un individuo. IlSé riunisce cioè da un lato i contenuti e ifenomeni coscienti, dall’altro presuppone ciò chenon è ancora nell’ambito della coscienza, icontenuti e i fattori dell’inconscio, cioè ifenomeni di quell’altra parte della psiche rimastaancora inconoscibile e non delimitabile. Il Sérappresenta l’intero della vita psichica, ilprodotto dell’integrazione dei processi coscienti einconsci. Il Sé denota il processo dellacentrazione psichica, compensatorio allatendenza analitica della coscienza.

Sincronia quando un evento accade contemporaneamente ad un altro e tra i due non c’è nesso di causalità, ma l’insieme dei due eventi è in qualche modo significativo per l’osservatore

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Prezzo al pubblico € 15,90 - Iva inclusa 0131207888969

ISBN 978889601312090000 >

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Presentazione di Maria Caterina Bianchini

Nel mito del diluvio del Genesi sarà la bianca colomba a trovare la terra ferma, mentre nel mito sumero sarà il nero corvo ad essere l’uccello che porta il messaggio della salvezza. […] come giustamente afferma la Palmiotto “[…] forse è proprio questo che dovremmo imparare, siamo abituati ad aspettare la colomba con il suo ramoscello d’ulivo, invece dovremmo imparare ad apprezzare il corvo, perché è lui che ci aiuta a far emergere nuova terraferma dal mare del nostro inconscio”.[…] un altro pregio di questo lavoro: il suo linguaggio assolutamente semplice e divulgativo. In un mondo, quello psicoanalitico, dove la “verbosità” sembra la regola, scrivere semplicemente per farsi capire da tutti, e non solo dagli addetti ai lavori, costituisce una vera preziosità.

Luca Valerio Fabj

Paola Palmiotto, nata ad Ancona nel 1960, si è laureata in Psicologia all’Università di Padova, è Psicoterapeuta specialista in Psicoterapia Analitica. Vive a Mantova, dove lavora come Psicoterapeuta. Si è interessata alla mitologia comparata e all’utilizzo delle immagini nella pratica clinica, quale strumento privilegiato per cogliere gli aspetti preverbali che emergono durante la psicoterapia.

Nel passaggio dalle Veneri del Paleolitico alla mitologia greca patriarcale c’è una fase intermedia in cui la Grande Madre ha perso il suo potere incontrastato e il patriarcato non si è ancora costituito: si tratta della fase del pre-patriarcato. Questa ipotesi già sviluppata da Marija Gimbutas nel suo lavoro sull’Europa neolitica (7.000 – 3.000 a.C.) viene ampliata con l’analisi dei miti sumeri (3.000 – 1.700 a.C.).

L’autrice analizza i miti sumeri interpretandoli come fossero dei sogni secondo il metodo della psicologia analitica, li analizza comparandoli con i mitologemi della mitologia greca e integrandoli con le rappresentazioni delle varie divinità. Mette a fuoco come il dio Enki rappresenti il maschile del pre-patriarcato. Ciò che lo caratterizza non è il confl itto, non è lo scontro, ma piuttosto la saggezza, l’integrazione di parti diverse, la capacità di trovare soluzioni “altre”.

In copertina: il dio Enki, dettaglio del disegno dell’impronta di un sigillo cilindrico di Gudea di Lagash (2.150 – 2.125 a.C.), Museo del Louvre, Parigi.

Paola Palmiotto

Neumann esalta la lotta dell’eroe contro la Grande Madre nel suo processo di separazione e individuazione (1949) e non affronta invece il ritorno, l’Io ormai separato che si riavvicina al suo lato inconscio. Come invece fa Campbell che pubblica nello stesso anno (1949) il concetto dell’eroe lunare che scende nell’inconscio per reintegrare i suoi aspetti più oscuri ed acquisire saggezza e rinnovamento. Il mito La discesa di Inanna agli Inferi narra proprio di questo. L’inconscio, come dice Jung, “rifl ette il nostro atteggiamento con cui ci avviciniamo: è minaccioso se ne abbiamo paura, è fonte di creatività se ne siamo fi duciosi” (Jung, 1946)

Della stessa Collana:

Il pre-patriarcato nella mitologia sumeraUna lettura simbolica secondo la psicologia analitica

Alchimia dell’Immagine.

L’alchimia e il transfert: Jung e la Klein

di Luca Valerio Fabj Pag. 278 Prezzo: € 15,90

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