Natale Conti e La Divulgazione Della Mitologia Classica-libre

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RICERCHE DI ANTICHITÀ E TRADIZIONE CLASSICA a cura di Eugenio Lanzillotta TORED 2004 ESTRATTO Virgilio Costa Natale Conti e la divulgazione della mitologia classica in Europa tra Cinquecento e Seicento

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RICERCHE DI ANTICHITÀE TRADIZIONE CLASSICA

a cura diEugenio Lanzillotta

TORED 2004

ESTRATTO

Virgilio Costa

Natale Conti e la divulgazionedella mitologia classica in Europa

tra Cinquecento e Seicento

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La ricerca è stata condotta con i fondi MIURe dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata

In copertina:progetto graico om graica

© Copyright 2004Edizioni TORED s.r.l.Vicolo Prassede, 2900019 Tivoli (Roma)

ISBN 88-88617-043

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Virgilio Costa

NATALE CONTI E LA DIVULGAZIONEDELLA MITOLOGIA CLASSICA IN EUROPA

TRA CINQUECENTO E SEICENTO *

Con una lettera datata alle idi di dicembre del 1606 – cioè agli ultimi anni di vita, trascorsi presso l’università riformata di Leida – Giuseppe Giusto Scaligero comunica a Seth Kalwitz, recente autore di una Chronologia 1, l’apprezzamento dei summi viri presso i quali ha introdotto l’opera. Le lodi sono unanime, ma accompagnate dalla raccomandazione di espungere da un’eventuale seconda edizione le citazioni di Natale Conti:

«Iam summis viris de praestantia Chronologiae tuae ita movi salivam, ut nemo ex illis ad me scripserit (scribunt autem non raro) quin summis laudibus efferant. (...) qui unum, ac cum illis ego, a te petunt, ut scriptorum quorundam minorum gentium mentione, qualis est Natalis Comes, homo futilis-simus, abstineas. dolet enim magnis viris, illos pannos tuae purpureae assui. tu haec in secunda editione curabis, quam certo scio te propediem adornaturum» 2.

* Le pagine che seguono costituiscono una versione ampliata della relazione tenuta a Monte Porzio Catone il 6 dicembre 2000, nell’ambito del II Incontro di Studio «Ricerche di Antichità e Tradizione classica», organizzato da Eugenio Lanzillotta; spero di essere riuscito a contenere il più possibile le inevitabili ripetizioni di notizie e concetti rispetto all’al-tro mio contributo nel presente volume, I frammenti di Filocoro tràditi da Boccaccio e Natale Conti.

1 Chronologia, ex autoritate potissimum Sacrae Scripturae, et historico�rum ide dignissimorum, ad motum luminarium coelestium, tempora et annos distinguentium, secundum characteres chronologicos contexta et deducta, cui praemissa est Isagoge chronologica (...) studio et opera Sethi Calvisii, Lipsiae, sumptibus Iacobi Apelii, 1605.

2 Ioseph. Scalig., Epistulae IV 309.

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Dal modo in cui il consiglio è formulato sembra quasi che lo Scaligero, oltre a condividere il giudizio su Conti dei suoi interlocutori, ne sia l’ispiratore: come fa pensare quel peren-torio homo futilissimus con cui viene motivata una censura tanto netta quanto deinitiva. Ma il disprezzo ostentato dallo Scaligero non era solo quello che un maestro della ilologia, un uomo che “per la sua forza e la sua bellezza sa di essere un dominatore” 3, poteva nutrire per una igura sotto ogni aspetto inferiore: c’è infatti ragione di credere che esso scaturisse forse da un rancore più profondo e personale, se è vero che il primo, di fede calvinista, s’era vista preclusa ogni speranza di carriera accademica in Francia, mentre Natale Conti aveva dedicato la prima edizione della sua opera maggiore, le Mythologiae, proprio al giovane e debole iglio di Caterina de’ Medici, Car-lo IX, che portava la responsabilità della strage dei protestanti francesi nella notte del 24 agosto 1572 4. Non è possibile stimare sino a che punto l’autorità dello Scaligero abbia nuociuto alla reputazione delle Mythologiae: ma è un fatto che anche quando l’opera venne soppiantata da altri repertori, come il fortunatissimo De theologia gentili et physiologia christiana di Gerhard Johannes Voss (I ed. Amster- (I ed. Amster-dam 1642), rimase a Conti l’infamante reputazione di falsario. Echi dell’antica riprovazione 5 ricorrono infatti non solo nelle

3 Così U. von Wilamowitz-Moellendorff, Storia della ilologia classi�ca, tr. it., Torino 19673, p. 55.

4 Su Giuseppe Giusto Scaligero resta ancor importante J. Bernays, Joseph Justus Scaliger, Berlin 1855; cfr. inoltre, soprattutto sui princìpi esegetici, A. Grafton, Joseph Scaliger. A Study in the History of Classical Scholarship, I: Textual Criticism and Exegesis, Oxford 1983.

5 Il vescovo di Avranches, Pierre Daniel Huet (1630-1721), anch’egli erudito e poligrafo, lo taccia addirittura (nel De interpretatione libri duo, II: De claris interpretibus, Parisiis 1661, p. 167) di scarsa dimestichezza col gre-co e di aver intrapreso, con la traduzione dei quindici libri dei Deipnosoisti di Ateneo, un’impresa del tutto superiore alle sue forze. Un accenno a dif-

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rare voci enciclopediche dedicate a Conti in tempi moderni 6, ma anche nelle pagine di un maestro della ilologia di questo secolo, Felix Jacoby 7, e tuttora manca uno studio complessi-vo sulla personalità intellettuale di un autore ammiratissimo nella sua epoca. Assieme a Natale Conti, tuttavia, per troppo tempo è rimasta nell’oblio una grande pagina della storia cul-turale europea: la riscoperta degli antichi dèi, per parafrasare il titolo di un magistrale saggio di Jean Seznec 8: cioè la nascita improvvisa in tutto il continente, nel corso del Cinquecento, di una vera e propria passione per la mitologia greco-roma-na, accesa dalla pubblicazione delle opere di Lilio Gregorio Giraldi, Vincenzo Cartari e, appunto, del Conti. L’avventura

ferenti valutazioni critiche dell’opera contiana è inoltre in M. Foscarini, Della letteratura veneziana, Padova 1752, p. 370 nota 103.

6 Cfr., e.g., A. Guillon, s.v. Conti (Noël), in Biographie universelle ancienne et moderne, nouv. éd., 9, Paris 1954, p. 121 s.; [Anon.], s.v. Conti (Noël), in Nouvelle Biographie Générale, XI, Paris 1855, p. 675.

7 Ad esempio, nel commento al frammento 82 di Filocoro – un aneddo-to, tratto dal De sacriiciis, sull’uccisione della Singe per mano di Edipo – Jacoby osserva che «possibly Conti made a deliberately wrong statement about the title» [FGrHist III b (text), p. 361]; ancora, parlando nell’intro-duzione ai frammenti di Filocoro dei passi rinvenuti da Carlo Landi [De�mogòrgone, Palermo 1930, pp. 27-29] nelle Genealogiae Deorum Gentilium di Boccaccio, scrive che «Landi has immensely overestimated their value, also he has not convinced me of the bona ides of Natale Conti» [FGrHist III b (text), p. 241].

8 La Survivance des dieux antiques. Essai sur le rôle de la tradition my�thologique dans l’humanisme et dans l’art de la Renaissance («Studies of the Warburg Institute», IX), London 1940 [tr. inglese, riveduta dall’autore, dal titolo The Survival of the Pagan Gods. The Mythological Tradition and its Place in Renaissance Humanism and Art («Bollingen Series», XXXVIII), New York 1953; dell’opera è stata pubblicata anche un’elegante traduzione italiana: La sopravvivenza degli antichi dei. Saggio sul ruolo della tradizione mitologica nella cultura e nell’arte rinascimentali, Torino 1990]. Alcuni temi della Survivance erano stati anticipati dal Seznec in un breve articolo del 1933: Les manuels mythologiques italiens et leur diffusion en Angleterre a la in de la Renaissance, in «MEFRA» L, 1933, pp. 276-292 (su Conti, p. 288 s.).

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editoriale dei manuali italiani di mitologia nel XVI secolo è però ancora in gran parte da scrivere: ad eccezione infatti della decina di pagine dedicate alla questione da Otto Gruppe nella sua tuttora fondamentale storia della mitologia classica, del libro di Seznec e di un bel saggio di Franck Schoell 9, tutti apparsi tra il 1920 e il 1940, ben poco è a disposizione di chi voglia informarsi sull’argomento. Ma allo studioso di antichità classiche la lettura dei mito-grai di XV-XVI secolo, e soprattutto del repertorio di Natale Conti, può offrire altre ragioni di interesse. Nelle Mytho�logiae, infatti, sono infatti menzionati centinaia di scrittori greci e latini anche semisconosciuti, e alcuni titoli, o persino frammenti, di opere perdute che sembrerebbero presupporre una conoscenza diretta di fonti oggi non più disponibili; se dunque si dimostrasse che i passi trasmessi unicamente dalle Mythologiae sono genuini bisognerebbe rimettere in discus-sione molte idee consolidate sulla storia della tradizione. Si tratta di un problema estremamente complesso, e che richiederebbe uno studio approfondito e libero da pregiudizi del mondo intellettuale contiano. In questa sede è possibile affrontarlo solo marginalmente; e tuttavia, nella perdurante carenza di studi su Conti e sugli altri mitograi coevi, anche questo breve proilo può contribuire a riaprire la discussione. Prima però di trattare speciicamente dell’erudito veneziano è opportuno dire qualcosa sull’origine degli studi di mitolo-gia classica nell’Umanesimo. La data di nascita del genere mitograico in età moderna può essere issata al 1372, anno in cui Giovanni Boccaccio

9 Franck L. Schoell, Les Mythologistes italiens de la Renaissance et la Poésie élisabéthaine, in Études sur l’Humanisme continental en Angleterre a la in de la Renaissance (M. Ficinus, L. Gyraldus, N. Comes, D. Erasmus, G. Xylander, H. Wolius, H. Stephanus, J. Spondanus), Paris 1926, pp. 21-42 (= Les Mythologistes italiens de la Renaissance, in «Revue de littérature com-Revue de littérature com-parée, 55, janvier - mars 1924, pp. 5-25).

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pubblica un vasto trattato di mitologia greco-latina, le Ge�nealogiae Deorum Gentilium, in quindici libri. Nel proemio dell’opera, dedicata ad Ugo IV di Lusignano, re di Cipro e di Gerusalemme, l’autore dichiara di aver collazionato, con grave fatica, le reliquie degli dèi pagani disperse in ininiti vo-lumi, non diversamente da chi, percorrendo la riva del mare, raccolga i relitti di un ingente naufragio:

«Undique in tuum desiderium, non aliter quam si per vastum litus ingentis naufragij fragmenta colligerem, sparsas per inini-ta fere volumina deorum gentilium reliquias colligam» 10.

La mole stessa della trattazione mostra l’entità del compito che Boccaccio si era imposto, accompagnandolo dagli anni giovanili sino alle ultime ore di vita (la morte giunse il 21 dicembre 1375). Le Genealogiae erano fondate, come l’autore dichiara nell’ultimo libro, «ex commentariis veterum (...) ut referentium auctorum nomina testantur omnia» 11, ma egli si avvaleva anche di fonti contemporanee, come il monaco basiliano Barlaam di Calabria (uno dei protagonisti della polemica con Gregorio Palamas e la setta degli esicasti, che probabilmente aveva conosciuto, almeno supericialmente, a Napoli nel 1341) 12 e il bibliotecario di Roberto I d’Angiò, Paolo Bontempio di Perugia (Paulus Saluccius) 13. La gravosità dell’impresa era ben presente a Boccaccio, come egli scrive a re Ugo nel proemio delle Genealogiae:

«Nec dubitandum insuper, quin, quocunque hec viguerit stultitia, ibidem ingentia sint descripta volumina, ut maio-

10 Prohemium 10b, p. 169 Hecker.11 Gen. XV 5, p. 759 Romano.12 Su Barlaam cfr. da ultimo, con la bibliograia precedente, D. Gemmi-

ti, Barlaam calabro tra cultura bizantina e preumanesimo italiano, Roma 1990 (per l’incontro con Boccaccio pp. 18 e note 92-93; p. 67 s.).

13 Gen. XV 6, p. 761 s. Romano.

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rum divina nobilitas monimento licterarum veniret ad po-steros. et esto numquam existimaverim talium parvum fuisse numerum, quod permaximus fuerit, Paulus Perusinus, vir gravis et talium solertissimus atque curiosissimus exquisitor non numquam asseruit, me presente, se a Barlaam, quodam Calabro homine Grecarum licterarum apprime erudito, ha-buisse, neminem insignem virum principatu aut preminentia alia tota in Grecia insulis et litoribus premonstratis eo fuisse seculo, quo hec fatuitas viguit, qui ab aliquo deorum huius modi duxisse originem non monstraret» 14.

In un altro passo delle Genealogiae egli afferma di aver letto da giovane, negli anni trascorsi presso la corte angioina, un libro del Bontempio intitolato Collectiones, che tra mille altre cose conteneva tutto ciò che l’autore aveva potuto reperire sul-le divinità dei pagani non solo presso gli autori latini, ma anche presso i Greci, presumibilmente con l’ausilio di Barlaam; alla morte del Bontempio, tuttavia, la vedova si era disfatta della biblioteca del marito, e il volume era andato disperso:

«Hic ingentem scripsit librum, quem Collectionum titulave-rat, in quo inter cetera, que multa erant et ad varia spectan-tia, quicquid de diis gentium non solum apud Latinos, sed etiam apud Grecos inveniri potest, adiutorio Barlae arbitror collegisse. (...) quem librum maximo huius operis incomodo, Bielle, umpudice coniugis, crimine, eo defuncto, cum pluri-bus aliis ex libris eiusdem deperditum comperi» 15.

Sulle fonti delle Collectiones, naturalmente, si possono fare solo ipotesi, ma è interessante che Boccaccio dichiari che il bibliotecario di re Roberto aveva trattato anche di mitologia greca, molto probabilmente con la mediazione degli scrittori

14 Gen. I Prohem., p. 3 Romano.15 Gen. XV 6, p. 761-762 Romano.

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latini, visto che in Occidente sino agli inizi del Quattrocen-to la conoscenza del greco restò appannaggio di pochissimi. Anche tra i latini, tuttavia, erano noti al Bontempio autori oggi perduti, come quel Teodonzio 16 frequentissimamente citato dal Boccaccio, il quale, confessando il suo debito con l’autore delle Collectiones, ricorda: «Iuvenculis adhuc (...) ex illo multa avidus potius quam intelligens sumpsi, et potissi-me ea omnia, que sub nomine Theodontii apposita sunt» 17. Nelle Genealogiae il nome di Teodonzio ricorre quasi ad ogni pagina: Carlo Landi, in appendice a un saggio sul Demogòrgo�ne, ne ha raccolto tutte le occorrenze nell’opera, non meno di sessanta 18. Eppure questo mitografo, che pure ci tramanda – tra le tante altre cose – un singolare excerptum ilocoreo 19, è per noi poco più di un nome: sappiamo che era campano, perché nel Fons Memorabilium Universi Domenico Bandini (1335 circa - 1418) lo chiama «Thedontius (sic) Campanus, diligens investigato(r) poetici igmenti» 20, ma di lui, oltre alle

16 Riguardo al quale già A.M. Salvini, nelle Annotazioni sopra il Co�mento del Boccaccio sopra Dante [accluso al Comento di M. Giovanni Boccaci (sic) sopra la Commedia di Dante Alighieri, II, Firenze (in realtà Napoli) MDCCXXIV], esprimeva il sospetto «che la N vi sia intrusa, come in Giansone, per Giasone; e che abbia a dire Teodozio, cioè Teodozione Qeodotivwn, diminutivo di Teodoto, cioè Diodoto» (p. 354).

17 Gen. XV 6, p. 762 Romano.18 Demogòrgone, Palermo 1930, pp. 57-118.19 Gen. X 9, p. 495 Romano (FGrHist 328 F174).20 Cod. Laur. aedil. 172, vol. III, f. 170. Sul Fons di Bandini e sulla

personalità letteraria di questi cfr. A.T. Hankey, Domenico di Bandino di Arezzo, in «Italian Studies» XII, 1957, pp. 110-128; Id., The library of Do� Do�menico di Bandino, in «Rinascimento» n.s. VIII, 1957, pp. 177-207; Id., The successive revisions and surviving codices of the “Fons Memorabilium Universi” of Domenico di Bandino, in «Rinascimento» n.s. XI, 1960, pp. 3-49; Id., s.v. Bandini, Domenico, in Dizionario Bibliograico degli Italiani, 5, Roma 1963, pp. 707-709; H. Meyer, Das Enzyklopädiekonzept des “Fons memorabilium universi” des Domenico Bandini im Verhältnis zur Tradition, in «Fr�hmittelal-Fr�hmittelal-terliche Studien» 27, 1993, pp. 220-240.

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citazioni dalle Genealogiae, ci resta solo qualche accenno in un’altra opera di Boccaccio, il commento alla Divina Comme�dia 21. Secondo il Landi, Teodonzio potrebbe esser vissuto tra il IX e il X secolo d.C. e aver scritto in latino 22. Il caso di Teodonzio, così autorevole per Boccaccio e così misterioso per noi, ci ammonisce a non dimenticare che una parte delle fonti dei mitograi della prima età moderna, e spe-cialmente quelle a cavallo fra tarda antichità e alto medioevo, è andata perduta, e con essa la possibilità di distinguere con sicurezza l’oro dal metallo vile. L’interesse per le Genealogiae comincia a scemare verso la metà del XVI secolo; solo in Italia la fortuna editoriale dell’opera continuerà per un cinquantennio ancora, essenzial-mente per merito della traduzione in volgare, più volte ristam-pata, di Giuseppe Betussi (Venezia 1553). A partire da questa data cominciano ad apparire le editiones principes del De natura Deorum di Cicerone (Venezia 1471), dei Commentarii di Ser-vio a Virgilio (Venezia 1471), delle Fabulae di Igino (Basilea 1535), delle Mythologiae di Fabio Planciade Fulgenzio (Basi-lea 1535), della Bibliotheca di Apollodoro (Roma 1555). Fuori d’Italia vengono invece dati alle stampe due nuovi manuali di mitologia antica: nel 1522 Ravisius Textor (Jean Texier signore di Ravisy, c. 1480-1524) pubblica a Parigi un’Ofi�cina 23 che contiene, tra le altre cose, una corposa sezione intitolata De deis deorumque cultu; dieci anni dopo compare a Friburgo la Theologia mythologica del Pictorius (Georg Pictor,

21 Cfr. G. Boccaccio, Esposizioni sopra la Comedìa di Dante, a cura di G. Padoan, Milano 1965, pp. 258-261 [= Il Comento di Giovanni Boccaccio sopra la Divina Commedia di Dante Alighieri, a cura di I. Moutier, I, Firenze 1844 (I ed. 1831), p. 315].

22 Op. cit., pp. 17-21, 24-26.23 Ioan. Ravisii Textoris nivernensis oficina, partim historijs, partim poeticis

referta disciplinis, Parisiis 1522.

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1500-1569) 24, ristampata nel 1558 a Basilea con il titolo De apotheosi tam externarum gentium quam Romanorum deorum 25. Ancora sulla scia del Boccaccio, ma con ben superiore dottrina e ampiezza di concezione, si muove il primo grande mitografo del Cinquecento, Lilio Gregorio Giraldi 26. Nato nel 1479 a Ferrara, città in cui compie i primi studi, sin da giovane viaggia molto: è dapprima a Napoli (forse tra il 1502 e il 1503), dove stringe amicizia con Jacopo Sannazzaro e Gioviano Pontano, per poi soggiornare a Mirandola e a Car-pi, ospite di Gianfrancesco Pico della Mirandola. Nel 1507 si trasferisce a Milano, allo scopo di perfezionare lo studio del greco con Demetrio Calcondila; e in questa circostanza ha come compagno di studi Giovangiorgio Trissino. Quindi, divenuto precettore del futuro cardinale Ercole Rangone, nel 1508 lo segue a Roma, ove gode del favore di tre papi (Leone X, Adriano VI e Clemente VII), ma senza riuscire a consegui-re le cariche forse sperate, ad eccezione di quella – non di pri-mo piano – di protonotario apostolico. La sua carriera sembra tuttavia avviata verso traguardi più elevati quando il sacco di Roma (1527) lo priva di ogni bene, compresi gli amatissimi libri. Dopo qualche mese muore anche il suo protettore: e Giraldi, dopo un breve e infelice soggiorno a Bologna, torna

24 Theologia mythologica, videlicet de nominum deorum gentilium ratione, de imaginibus aut formis (...) ex doctissimorum virorum promptuario in compen�dium congesta labore Pictorii Vill., Freiburg im Breisgau 1532.

25 De apotheosi tam externarum gentium quam Romanorum deorum libri tres nomina imagines et earundem imaginum complectentes allegorias auctore D. Georgio Pictorio Villingano apud regiam curiam Ensishemii doctore Medi�co, Basel 1558.

26 Per la biograia del Giraldi va innanzitutto segnalato, per antichità e completezza, G. Barotti, Memorie istoriche di letterati ferraresi, I, Ferrara 17922, pp. 328-364. Cfr. inoltre G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, IV, Milano 1833, pp. 23-25, e, recentissimo, il proilo di S. Foà, s.v. Giraldi, Lilio Gregorio, in Dizionario biograico degli Italiani, 56, Roma 2001, pp. 452-455.

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da Gianfrancesco Pico, che gli assicura alcuni anni di serenità operosa. Pico viene trucidato da Galeotto Fratello nel 1533: Giraldi, dopo aver rischiato di perdere anch’egli la vita in quella circostanza, è nuovamente spogliato di ogni avere e deve far ritorno a Ferrara. Qui, povero e costretto a letto da una dolorosa malattia, dedica gli ultimi anni di vita alla reda-zione del De deis gentium; muore nel 1552. Giraldi scrive molto, e su molti argomenti: la sua opera let-teraria completa, pubblicata nel 1580 a Basilea in due grossi volumi in folio, annovera titoli quali il Philosophiae Pythagoreae symbolorum interpretatio, le Historiae poetarum tam graecorum quam latinorum dialogi decem (1545), il De poetis nostrorum temporum (1551), e persino un dialogo De venatione accipitrum ceterarumque avium rapacium (1553). Ma il capolavoro della maturità, in cui si riversa tutta una vita di studi, è il trattato De Deis Gentium varia et multiplex historia in diciassette Syntag�mata (cioè libri) nei quali, come recita il frontespizio dell’ope-ra, «simul de eorum imaginibus et cognominibus agitur, pluri-maque etiam hactenus multis ignota explicantur, et pleraque clarius tractantur». Giraldi, come si vede, promette molto al lettore, dispiegando una mole di conoscenze davvero impres-sionante, e difatti l’indice degli autori citati comprende ben 471 nomi. Ma l’opera è tutt’altro che un’esposizione chiara ed esaustiva della religione antica: molti racconti sono spesso ri-feriti in forma sbrigativa o imprecisa, oppure omessi del tutto, e in compenso troppo spazio viene riservato alla speculazione etimologica sui nomi delle divinità, alle teorie antiche sul-l’origine di taluni culti e alla descrizione delle caratteristiche degli dèi minori. L’organizzazione interna del materiale rende inoltre il De Deis gentium di scomoda consultazione: i singoli Syntagmata, infatti, non sono suddivisi in capitoli, e così il lettore è costretto a cercare le informazioni desiderate con il solo ausilio degli indici tematici e dei titoli dei singoli libri, quali De Iove, Belo, Ammone, et caeteris (libro II), De Iunone,

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Hymenaeo, et Thalassio (libro III), De Coelo, Saturno, Rhea, Magna matre, de Bona dea, De Vesta, de Iano et Vertuno deis (libro IV), etc. Giraldi inoltre è mosso da un intento essen-zialmente classiicatorio: il suo interesse per le divinità del mondo classico si limita alle genealogie, ai caratteri essenziali e agli epiteti, senza alcuna curiosità, com’è stato giustamente notato 27, per i miti in quanto espressione e rappresentazione della religiosità antica. La prima edizione dell’opera viene pubblicata nel 1548 a Basilea da Joannes Oporinus (Johann Herbster, 1507-1568), un discepolo di Paracelso, docente di greco in quella città, che ebbe un ruolo importante anche nella diffusione degli scritti di Lutero. Pur con i difetti accennati, il De Deis Gentium ri-scuote un discreto successo editoriale e viene ristampata per circa un trentennio (Basilea 1560; Lione 1565; Basilea 1580). Montaigne, che negli Essais (I 25) ricorda Giraldi tra gli esempi di studiosi morti in povertà, ne possedeva una copia, annotata di suo pugno 28. Nel 1556 la stamperia veneziana di Francesco Marcolini imprime un testo destinato a immediata e duratura fortuna (l’ultima edizione è del 1674): Le imagini con la spositione de i dei degli antichi di Vincenzo Cartari (1531-?), uno scrittore vissuto prevalentemente a Venezia 29, che continuò ad ag-

27 M. Pastore Stocchi, «Disegno queste imagini con la penna», in V. Cartari, Le imagini de i dei de gli antichi, ed. a cura di G. Auzzas - F. Marti-gnago - M. Pastore Stocchi - P. Rigo, Vicenza 1996, p. XV.

28 Oggi conservata a Parigi presso la Bibliothèque Nationale de France (coll. Z PAYEN - 490, Tolbiac - Rez de jardin - Magasin). Sulle annotazioni di Montaigne cfr. da ultimo A. Legros, Dix annotations autographes, latines et grecques, en marge du De deis gentium de Giraldi, exemplaire signé de l’auteur et conservé à la BnF, in «Journal de la Renaissance» I, 2001, pp. 13-88.

29 Un prolungato soggiorno in Francia al seguito del cardinale Ippoli-to II d’Este è testimoniato anche dall’editore veneziano Gabriel Giolito de’ Ferrari (in V. Cartari, Compendio dell’Historie di Monsignor Paolo Giovio da Como Vescovo di Nocera, Venezia 1562, c. 2v; cfr. Pastore

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giornare l’opera almeno sino all’edizione del 1587, l’ultima a recare aggiunte e varianti sostanziose. Il manuale di Cartari non potrebbe essere più distante dall’enciclopedia giraldiana: come già preannuncia il titolo, infatti, ciò che interessa al-l’autore sono le imagini, cioè le rappresentazioni con cui gli antichi hanno risposto il bisogno umano di dare un volto al divino, di rivolgersi a lui non solo con la mente e il cuore, ma anche con gli occhi:

«E benché si dica che la ragione principalmente fa l’uomo differente dagli animali bruti, nondimeno si vede che anco innanzi a l’uso di questa la religione si mostra in lui, come che naturalmente accompagni l’animo umano (...). E da questo ancora, dicono, viene che quando qualche gran cosa si presenta di bene o di male, subito, prima che farne altra considerazione, l’uomo alza gli occhi al cielo e spesso anco le mani insieme giunte, quasi che naturalmente senta che di là sù viene ogni bene e ne voglia perciò rendere grazie e laude a chi lo manda, e che di là parimente ha da aspettare aiuto contra ogni male e perciò lo dimandi umilmente in quel modo: che sono tutti effetti di religione, la quale fa amare e temere Dio, che non si può fare però senza averne qualche cognizione» 30.

Il mondo classico è per Cartari una terra di simulacri. Egli sa di popoli interi, come i Giudei, i Persiani, gli Sciti o gli antichi Germani, e di singoli uomini – Antistene, Senofonte, Senofane, Trismegisto, Licurgo, Numa – i quali ritenevano sacrilego o vano «tirare le cose divine et immortali alla simi-litudine delle mortali et umane» 31; ma da quando Omero ed

Stocchi, op. cit., p. XXII). Sulla vita e la produzione letteraria di Cartari cfr. M. Palma, s.v. Cartari, Vincenzo, in Dizionario biograico degli Italiani, 20, Roma 1977, pp. 793-796.

30 Cartari, Le imagini de i dei de gli antichi, cit., p. 3 s.31 Ibid., p. 7.

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Esiodo dall’Egitto hanno introdotto fra i Greci, che sino ad allora avevano adorato gli dei senza nominarli, «la progenie de i dei con molti cognomi et a quelli diedero diverse arti e varie forme», le loro città si sono riempite di statue:

«Vedesi poi quanto piacere pigliassero gli antichi delle sta-toe dal gran numero di quelle, perché scrive Plinio che in Rodo ne furono più di tre mila, né punto manche in Ate-ne, in Delfo et in altri luochi della Grecia. E non furono i Romani in questo manco ambiziosi de i Greci, percioché ebbero tante statoe che fu detto essere in Roma un altro popolo di pietra» 32.

Per identiicare attributi e caratteristiche degli innumere-voli abitanti del pantheon antico Cartari ricorre quasi sempre a fonti letterarie, sia latine che greche (soprattutto Pausania, ma anche Omero, Plutarco, Senofonte); queste ultime, però, le legge in traduzione. Le Imagini, si badi, non sono le illustra-zioni, che correderanno il volume solo a partire dall’edizione del 1571, ma la descrizione verbale delle caratteristiche isiche degli dei: tanto che il Marcolini, nella premessa della prima edizione, scrive che «forse ancora i poeti et i dicitori di prose» – non i pittori o gli scultori, come si potrebbe immagina-re – «ne trarranno giovamento, perché quelli e questi hanno bisogno spesso di descrivere qualcuno de i dei degli antichi e di raccontare tutti i suoi ornamenti» 33. Cartari va comunque ben oltre gli intenti utilitaristici del proprio editore e tratteg-gia i miti greci e latini con una vivezza che ricorda le pagine più felici di Natale Conti, a cominciare dalla lettera dedica-toria al cardinale Luigi d’Este: nella quale, per cattivarsi la benevolenza del suo protettore, egli cita, ad esempio, l’usanza persiana di porgere al sovrano un piccolo dono ogni volta che

32 Ibid., p. 13.33 Cfr. ancora Pastore Stocchi, art. cit., pp. XXXIV-XXXVIII.

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lo incontrassero, «e perciò scontratosi uno un dì nel suo re, non avendo alcuna cosa da potergli offerire, corse al iume subito e con le cave mani gli offerse quanta acqua poté tenere. La quale cosa al re fu gratissima avendo maggiore risguardo al divoto affetto di colui che alla cosa offerta». E veniamo inalmente a quello che si può deinire il prin-cipe dei mitograi del Cinquecento, Natale Conti. A dispetto di una certa scarsità di notizie biograiche, si può dire che tutto, nella sua formazione di erudito e di letterato, lo predi-sponesse all’immenso compito della maturità. Nato a Milano verso il 1520, ancora ragazzo si trasferisce con la famiglia a Venezia, dove apprende sia il latino che il greco. Debutta presto nel campo degli studi eruditi e della poesia: del 1547 è il De quatuor anni temporibus, del 1550 la Myrmicomyomachia (un poemetto eroicomico alla maniera del Folengo) e il Peri; wJrw`n, dedicato ad uno dei suoi inluenti protettori, Cosimo de’ Medici. Ma agli interessi letterari Conti afianca presto un’operosissima attività di traduttore dal greco; a lui si debbo-no infatti le prime versioni latine dei Deipnosoisti di Ateneo (Venezia 1556), del De iguris sententiarum ac elocutionum di Alessandro Soista (ibid. 1556), del De elocutione di Demetrio Falereo (ibid. 1557), del De genere demonstrativo di Menandro di Laodicea (ibid. 1558), del Libellus de luviorum et montium nominibus di Plutarco (Basilea 1560). Coltiva anche il genere didascalico – suoi sono il De venatione, un poemetto in quat-tro libri (Venezia 1551) che attinge anche a fonti antiche, tra cui Senofonte, e un trattato De terminis rhetoricis (Basilea 1560) – e quello storico, scrivendo una breve monograia sul-l’assedio turco a Malta 34 e un compendio in ben trenta libri

34 Commentarii Hieronymi Comitis Alexandrini de acerrimo, ac omnium dificillimo Turcarum bello, in insulam Melitam gesto, Anno MDLXV. Addita sunt locorum intervalla, necnon mensurae, & obiter obscuriorum locorum expli�cationes. Cum Indice rerum omnium locupletissimo, Venetiis 1566. Malgrado la soscrizione Hieronymus Comes Alexandrinus, non v’è dubbio che l’opera

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della storia italiana ed europea dal 1545 al 1580 35; la morte lo coglie probabilmente nel 1582 36. L’opera più ambiziosa del Conti, le Mythologiae sive expli�cationes fabularum, in dieci libri, viene pubblicata nel 1568 a Venezia da un editore ignoto 37 in veste tipograica assai elegante, ma piena di errori di stampa e sviste più o meno gravi 38. Ciò che colpisce, già a una prima lettura, è l’ab-

appartenga a Natale Conti, e non al poeta Girolamo Alessandrini: cfr. in proposito H.A. Balbi, Some bibliographical Notes on the irst Book printed on the Siege of Malta (1565), Malta 1932, pp. 24-27.

35 Historiarum libri X, Venetiis 1572; II ed. Historiarum libri XXX, Ve-netiis 1581. Di altri tre libri, aggiunti dal Conti negli ultimi anni di vita, si è perduta traccia nell’originale. Sono però conservati nella traduzione italiana delle Historiae pubblicata a Venezia nel 1589 dal Saraceni.

36 Sulla biograia di Natale Conti cfr. innanzitutto Tiraboschi, op. cit., p. 25 s.; R. Ricciardi, s.v. Conti (Comes, Comitum, De Comitibus), Natale (Hieronymus), in Dizionario biograico degli Italiani, 28, Roma 1983, pp. 454-457, con ricca bibliograia. Tra gli studi ivi non citati: J. Mulryan, Venus, Cupid and the Italian Mythographers (Boccaccio, Giglio Gregorio Giraldi, Natale Conti, in «Humanistica Lovaniensia» XXIII, 1974, pp. 31-41; P. Gallacher, Shame and Recognition Scene in Coluccio Salutati and Natale Conti, in Acta conventus neo�latini Amstelodamensis. Proceedings of the Second International Congress of Neo�Latin Studies (Amsterdam, 19-24 August 1973), M�nchen 1979, pp. 426-439; J. Mulryan, Translations and Adaptations of Vincenzo Cartari’s ‘Imagini’ and Natale Conti’s ‘Mythologiae’: the Mythographic Tradition in the Renaissance, in «Canadian Review of Com-Canadian Review of Com-parative Literature» VIII, 1981, 2, pp. 272-283; A. Moreno Garrido, La Mitología de Natale Conti, traducida por Montlyard, revisada y aumentada por I. Baudoin, Paris, 1627, in «Cuadernos de arte de la Universidad de Grana-da» 23, 1992, pp. 231-244.

37 Il volume non reca alcuna indicazione in proposito; le marche presenti nel frontespizio e nell’ultimo foglio fanno pensare che si tratti di Comin da Trino di Monferrato (cfr. E. Vaccaro, Le marche dei tipograi ed editori italiani del secolo XVI nella Biblioteca Angelica di Roma, Firenze 1983, p. 256 s.).

38 Un’edizione del 1551 è menzionata da Schoell (op. cit., pp. 23 e 26), una del 1561-1564 da Tiraboschi (op. cit., p. 26). Di entrambe, però, oggi non resta traccia: è congettura di Ricciardi (art. cit., p. 455) che, se mai siano realmente esistite, possano in realtà essere degli abbozzi della

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bondanza di citazioni greche, che l’autore correda sempre di traduzione latina; ma poi ci si rende conto che il pregio mag-giore del libro, quello che insieme alla limpidezza narrativa ne determinerà il larghissimo successo commerciale, è la razionalità dell’impianto: all’interno dei singoli libri, infatti, la materia è distribuita in capitoli (solitamente di cinque o dieci pagine), ciascuno dedicato a una sola divinità; perciò anche senza ricorrere agli indici tematici di cui l’opera è riccamente corredata si riesce quasi sempre a rintracciare le informazioni desiderate. Diversamente insomma del De deis gentium di Giraldi, nel quale una superba dottrina ilologica veniva spesso riversata in interminabili e sterili elencazioni etimologiche, a scapito della scorrevolezza e talora dell’intel-ligibilità stessa dei miti, le Mythologiae di Natale Conti nu-trono a buon diritto l’ambizione di essere – come annuncia il frontespizio della prima edizione – un «opus non tantum humanarum, sed etiam sacrarum literarum et Philosophiae studiosis perutile, ac prope necessarium» 39. Naturalmente, anche nelle Mythologiae l’erudizione abbon-da, e orientarsi nella selva di nomi sciorinati dall’autore, con generosità almeno pari a quella dei predecessori, non è facile. Il compito è reso più complesso dal fatto che quando si dubita della correttezza di una citazione quasi mai si può ricorrere

vera prima edizione, quella del 1568; ma nel caso dell’edizione 1551 si può anche pensare a una svista di qualche biografo contiano, perché in quel medesimo anno la tipograia aldina pubblicò il De venatione: cfr. A.A. Renouard, Annales de l’imprimerie des Alde, ou Histoire de trois Manuce et de leurs éditions, Paris 19343, p. 152.

39 Il frontespizio completo recita: Natalis Comitis Mythologiae, sive Expli�cationes fabularum libri decem. In quibus omnia prope Naturalis et Moralis phi�losophiae dogmata sub antiquorum fabulis contenta fuisse demonstrantur. Cum locupletissimis indicibus eorum scriptorum, qui in his libris citantur, rerumque notabilium, et multorum nominum ad fabulas pertinentium explicationibus. Opus non tantum humanarum, sed etiam sacrarum literarum et Philosophiae studiosis perutile, ac prope necessarium. Cum privilegio. Venetiis MDLXVIII.

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per un controllo incrociato al De Deis gentium o alle Imagini, a causa della quasi programmatica indipendenza contiana dai propri colleghi; se infatti Cartari riconosce il proprio debito con Giraldi, Conti all’opposto scrive: «admirabile quiddam profecto mihi videri solet, cur nullus ex antiquis scriptoribus ad hanc usque diem universam insignium fabularum explica-tionem susceperit» 40. Si tratta di una dichiarazione oggetti-vamente mendace, dal momento che la prima edizione delle Mythologiae si colloca a vent’anni esatti dal De deis gentium e a più di un decennio dalle Imagini; ma bisogna anche pensare che quando Conti aveva cominciato a redigere l’opera, la cui stesura dovette protrarsi per un arco di tempo molto lungo, forse gli altri due manuali non erano ancora stati pubblicati. Non si può in ogni caso concordare con Seznec, secondo cui «Giraldi, anteriore agli altri due, li ha certamente inluenza-ti», perché il semplice confronto tra le fonti di Lilio Gregorio Giraldi e quelle di Natale Conti prova che il secondo aveva lavorato in modo autonomo. L’immediato successo delle Mythologiae induce un presti-gioso tipografo di Francoforte, Andreas Wechel, a progettar-, a progettar-ne una nuova edizione, interamente rivista, che appare nel 1581. Natale Conti l’arricchisce con molte nuove citazioni, sostituendo altresì la dedica a Carlo IX, morto sette anni prima, con quella al bolognese Giovanni Battista Campeggi (1507-1583) 41, vescovo designato della diocesi di Maiorca (che non visiterà mai) e generoso protettore di artisti e lette-rati, tra i quali il Giraldi 42. Wechel afida la revisione del testo

40 Myth. I 1.41 Su cui A. Prosperi, s.v. Campeggi, Giovanni Battista, in Dizionario

biograico degli Italiani, 17, Roma 1974, pp. 445-449.42 In realtà, Carlo IX non aveva mai ricevuto le Mythologiae. Natale

Conti ne fornisce la ragione nella dedica al Campeggi premessa all’edi-zione wecheliana: Dicaveram libros hos Mythologicos Serenissimo Gallorum Regi Carolo Nono fel. mem. tamquam munus non plane regia celsitudine in�

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a due esperti ilologi, Jean Obsopée e Friedrich Sylburg, rispet-, rispet-tivamente per la parte latina e quella greca. Tra i due, il più noto è certamente Sylburg, che a quest’epoca ha quaranta-, che a quest’epoca ha quaranta-cinque anni. In gioventù era stato discepolo del grande Henri Estienne e aveva contribuito alla redazione del Thesaurus Graecae Linguae (I ed. Parigi 1572), ma nel 1581, pur essendo già uno dei massimi grecisti d’Europa, deve ancora pubblica-re i lavori maggiori: Erodoto (1584), Dionigi di Alicarnasso (1586), Aristotele (1584-1587), gli Scriptores Historiae Roma�nae (1588), il Peri; suntavxew~ di Apollonio Discolo (1590) e l’Etymologicum Magnum Graecum (1594), per i tipi di Wechel; quindi, dopo il trasferimento a Heidelberg, Clemente Ales-sandrino (1592), Giustino (1593), l’ ïEllenikw`n qerapeutikh; paqhmavtwn di Teodoreto (1592), gli Scriptores de Re Rustica (1595) e i poeti gnomici greci (1597) presso il Commelin 43. I due revisori assolvono il compito in tempi necessaria-mente brevi, ma con scrupolo. Nelle Notae alle Mythologiae Sylburg, dopo aver dato conto di alcuni emendamenti al testo, esprime il proprio rammarico di non poter vedere con i propri occhi i tanti codici antichi consultati da Natale Conti:

«Haec sunt quae in Graecis autorum verbis recognoscendis animadverti. de quibus perlubenter cum ipso Natale per literas, lubentius coram, si ieri potuisset, contulissem, ocu-losque meos et animum pavissem variorum autorum intuitu,

dignum, ut in quibus omnia sapientiae praecepta contineantur tam ad mores, quam ad naturam huiusce universi spectantia. sed bellici tumultus de religione in universa prope Gallia insurgentes ita illum Regem vexarunt dum imprime�rentur, ut ad quidvis potius, quam ad literarum cognitionem oculos detorquere liceret. inde effectum est, ut neque tunc missi sint ad Regem, ut importune inter arma ubique obstrepentia: neque postea, ut res iam inveterata, et in ma�nibus omnium diu versata.

43 Cfr. J.E. Sandys, A History of Classical Scholarship, II, Cambridge 1908, p. 270 s.; F. Koldewey, s.v. Sylburg: Friedrich, in Allgemeine deutsche Biographie, 37, Berlin 1894, pp. 282-285.

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quos Natali videre, nobis audire tantum contigit. sed quum et temporis brevitas, et viae longitudo hanc mihi felicitatem inviderit, oro et ipsum Dn. Natalem, et aequos lectores, ut quod amore reip. factum a me est, in bonam partem interpre-tentur: simul etiam ignoscant ubi me Lynceum acumen, et Chironia manus defecit».

È un passo che fa rilettere. Sylburg non ha potuto control-lare autopticamente – e se ne rammarica con tono più serio che faceto – i tanti autori antichi menzionati da Conti: glielo hanno impedito la temporis brevitas e la distanza. Neppure il suo intervento redazionale, dunque, può infatti essere segnato a favore della genuinità dei passi tràditi esclusivamente dal-l’erudito veneziano; ma su questo torneremo. Natale Conti è assai soddisfatto del lavoro di revisione. In una lettera all’editore del 3 dicembre 1581, anch’essa allegata all’edizione wecheliana delle Mythologiae, deinisce Sylburg “uomo di grande erudizione e intelletto e quasi un co-autore dell’opera”:

«Si contigerit ut volumen denuo imprimatur, oro eundem Sylburgium ut tamquam compater operis pro suo optimo iudicio, si quid amplius erratum est in curia impressorum aut varietate lectionum depravatum, corrigere illud ne vereatur: quia non feram iniquo animo mea scripta purgatiora melio-raque ad praesentium posterorumque utilitatem edi: atque in primis quum illud iet ab amico animo et doctissimo viro».

L’edizione delle Mythologiae curata da Sylburg e Obsopée rappresenta effettivamente un notevole passo avanti rispet-to a quella del 1568; spiace solo che l’indice degli autori sia privo dei rinvii alle pagine (presenti invece nell’edizione ve-neziana), cosa che rende faticosissimo rintracciare nel testo il passo di un determinato autore: ed è invece signiicativo che l’indicazione della pagina sia presente nell’Index rerum

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memorabilium, quello più interessante per chi voglia trarne ispirazione a ini artistici. Comunque, a tanti innegabili sfor-zi corrisponde un successo commerciale al di là di ogni pre-visione, e le Mythologiae si diffondono in tutta Europa, spe-cialmente in Germania, Francia e Inghilterra, contribuendo a incrementare la curiosità e l’interesse per la religione degli antichi. Ma Andreas Wechel non fa in tempo a godere dei frutti economici delle “nuove” Mythologiae, morendo il 1° novembre di quello stesso anno. Al 1583 risale un’edizione “pirata” dell’opera, stampata a Parigi per i tipi dell’editore Sittard. È giusto ricordarla per due ragioni: in primo luogo perché anch’essa trova facile acco-glienza in Italia, e poi perché le edizioni wecheliane successi-ve conterranno tutte un’avvertenza al lettore contro il testo parigino. E in realtà, davvero Sittard aveva agito con disin-voltura: procuratosi dal re un monopolium decennale, ovvero un permesso esclusivo di pubblicazione in Francia, simula una revisione del testo, afidandola – a parole – al naturalista (!) Geoffroi Linocier, il quale nella prefazione sostiene di aver notevolmente migliorato sia il testo latino che quello greco, mentre in realtà si limita a trascrivere – e anche con una certa sciatteria – la versione wecheliana emendata. L’unica novità dell’edizione parigina è il Mythologiae Musarum Libellus, un breve saggio dello stesso Linocier proposto come appendice e integrazione alle Mythologiae del Conti; gli eredi del We-chel, Jean Aubri e Claude Marni, per vendicarsi di Sittard, ne accluderanno copia – naturalmente senza chiedere alcuna autorizzazione – in tutte le posteriori ristampe francofortane. La fortuna delle Mythologiae, come s’è detto, è travolgen-te e duratura. A partire dal 1581 lo Schoell elenca quattro edizioni a Francoforte (1581, 1584, 1585, 1596), tre a Parigi (1583, 1588, 1605), sei a Ginevra (1596, 1612, 1618, 1620, 1636, 1651), due ad Hanau (1605, 1619), due a Padova (1616, 1637), una a Lione (1602) e un’altra – l’ultima – ad

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Hannover (1669). La profondità della dottrina, la vastità del disegno, la sapiente distribuzione dello sterminato materia-le e la completezza degli indici tematici, tuttavia, spiegano solo in parte un simile successo: il manuale di Natale Conti ci appare infatti come il più aderente allo spirito del tempo, che cerca nelle favole degli antichi il recondito signiicato morale, la verità perenne, capace di forgiare i costumi e in-dirizzare l’azione. Ma questa concezione, già presente nelle opere di taluni padri della Chiesa e poi comune nel Me-dioevo, si colora nel mitografo veneziano di una sfumatura nuova: se il passato aveva creduto che i miti antichi fossero una rappresentazione primitiva e rozza dell’etica naturale, per Conti essi sono il frutto di un’intenzionale dissimulazio-ne dei precetti della ilosoia. Le favole degli antichi – scrive infatti all’inizio del primo libro – non vanno solo narrate, ma devono soprattutto essere spiegate,

«atque id eo magis quod universa philosophiae praecepta sub his ipsis fabulis antiquitus continebantur: quippe cum non ita multis annis ante Aristotelis, et Platonis, et caetero-rum philosophorum tempora, omnia philosophiae dogmata non aperte, sed obscure sub quibusdam integumentis trade-rentur. Graeci enim cum occultam philosophandi rationem ab Aegyptiis in patriam adduxissent, ne res admirabiles in vulgus ederentur, quod illis male perceptis ab religione, et ab omni probitate plerunque id facile desiscat; et ipsi per fabulas philosophari clam caeperunt» 44.

Il mito è dunque uno scrigno che rinserra la sapienza degli antichi. Ma da quando si è cominciato a ilosofare senza dis-simulazioni, il signiicato nascosto di quelle leggende è stato dimenticato, né alcuno ha più tentato di svelarne i segreti:

44 Myth. I 1.

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45 Ibidem.46 Ibid.

«deinde cum sequentibus temporibus res fuisset denudata, omnisque recta philosophandi ratio ex his in lucem educta, pauci fabulas, antiquum philosophiae domicilium, ut ita di-cam, respexerunt: easque modo vanam theologiam stultorum hominum, modo aniles nugas, futiliaque mendacium poeta-rum igmenta fuisse crediderunt. (...) haec una res fuit, ut ego quidem sentio, ignoratio fabularum artiicii scilicet, cur nemo postea fabulas has explicandas susceperit (...). hoc autem eo magis est mirabile, quod neque poetarum, neque philosopho-rum, neque ullorum scriptorum sententias sine hac diligenti fabularum investigatione percipere recte possumus» 45.

Da ogni pagina delle Mythologiae, e soprattutto da quelle del decimo libro, che reca l’intestazione Quod omnia philo�sophorum dogmata sub fabulis continebantur, traspare la fede del Conti nell’utilità dei miti antichi e nella possibilità di recupe-rarne il valore etico e religioso:

«Veruntamen nequis illud a nobis expectaret, quod scri-bentibus iniucundum, legentibusque foret inutile; nullas hominum in arbores mutatorum, aut in corpora vel sensu vel ratione carentia afferemus interpretationes: nisi quae utiliter afferri poterunt; nullamque habebimus fabularum illarum rationem, quae insulse fuerunt a nonnullis exco-gitatae. neque portenta rursus, aut prodigiosa monstra adducere conabimur ad ingeniosum naturae opiicium; cum eas tantum fabulas simus explanaturi, quae homines ad rerum coelestium cognitionem erigunt; quae instituunt ad probitatem; quae deterrent ab illegitimis voluptatibus; quae patefaciunt arcana naturae; quae vel ad scientias denique rerum necessarium humanae vitae, vel quae ad integritatem perducant, et quae plurimum faciunt ad optimos quosque scriptores recte intelligendos» 46.

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Ancora qualche cenno sull’accoglienza delle Mythologiae in alcuni paesi europei. In Spagna il trattato di Natale Contì inluenzerà, soprattutto per la concezione dei miti antichi come integumenta di precetti morali, la Philosophia secreta di Juan Pérez de Moja 47 e il popolarissimo Teatro di Baltasar De Victoria 48. Della Francia, e del grande successo arriso alla versione del Sittard, si è detto: in più basterà rammentare la traduzione delle Mythologiae in volgare curata da Jacques de Montlyard (Parigi 1599) 49 e le molte afinità tra Conti (naturalizzato oltralpe come Noël Le Comte) e i poeti della Pléiade, come la fede nel valore educativo delle fabulae an-tiche e l’attenzione per le divinità orientali 50. Il ruolo dei manuali italiani nell’affermazione in Inghilterra di una let-teratura infarcita di citazioni classicheggianti è stato messo in luce soprattutto da Franck L. Schoell e Jean Seznec: il primo rivelando l’entità del debito di George Chapman con Conti, tacitamente parafrasato in varie opere 51, il secondo richiamando un passo delle Satires di John Marston, in cui il poeta, dicendosi confuso dagli oscuri enigmi e dagli intricati oracoli di cui gli altri letterati le proprie creazioni, domanda un index poetico che lo aiuti a decifrarli: «Reach me some

47 J. Pérez de Moja, Philosophia secreta donde debajo de historias fabulosas se contiene mucha doctrina provechosa a todos estudios, con el origen de los idolos, o dioses de la gentilidad, Madrid 1585.

48 B. De Victoria, Teatro de los dioses de la gentilidad, Salamanca 1620.49 Con ristampe a Lione nel 1604, 1607 e 1612, a Rouen nel 1611, a

Parigi nel 1627 (quest’ultima unitamente alla traduzione del Syntagma de Musis di Giraldi e, in forma compendiata, delle Imagini di Cartari).

50 Su cui cfr. specialmente Seznec, La sopravvivenza degli antichi dei, cit., pp. 366-369.

51 Cioè nei poemetti Hymnus in Noctem e Hymnus in Cyntiam (pubbli-cati insieme nel 1594 col titolo The Shadow of Night), nell’Ovid’s Banquet of Sense, del 1595, e nell’Andromeda Liberata, del 1604: cfr. Schoell, art. cit., pp. 31-41, ove è anche rivelato (p. 25) il debito di Chapman verso Giraldi, citato nel primo atto del Bussy d’Ambois (I 1, 113-117).

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poet’s index that will show, � Imagines deorum, Book of Epi-, � Imagines deorum, Book of Epi-Book of Epi-thets, � Natalis Comes (...)» 52. Giunti al termine di questa veloce incursione nella pro-duzione mitograica di Natale Conti va fatta ancora qualche considerazione sulle fonti delle Mythologiae. Cominciamo da qualche dato concreto: nell’edizione wecheliana del 1581 l’indice degli autori comprende 380 voci: un numero non elevatissimo, rispetto alle 471 del De deis gentium, ma i Greci prevalgono sui Latini, e degli autori più noti, come Aristofane, i tragici, Platone, Teocrito, Plutarco o Luciano, è citato un numero di opere maggiore. Sulle prime, tale di-spiegamento di erudizione non può non sorprendere; ma poi, essendo quasi impossibile controllare le citazioni una ad una – anche solo quelle degli autori noti – è comprensibile che poco alla volta lo stupore ceda il passo alla difidenza, e la difidenza allo scetticismo più totale. Per di più Conti menziona, come si è accennato, anche opere e scrittori non altrimenti attestati. Egli costituisce, ad esempio, l’unica nostra fonte per diversi frammenti degli attidograi; basterà ricordare, oltre ai passi di Melanzio indi-viduati da Claudia Liberatore 53, i due di Androzione 54, i tre di Fanodemo 55, i cinque di Filocoro 56, l’unico di Istro 57. Ora,

52 Seznec, La sopravvivenza degli antichi dei, cit., p. 372 e note 80-81. Le Imagines deorum sono, ovviamente, il manuale di Cartari; il Book of Epithets, osserva Seznec (nota 81), è forse l’Epithetorum opus absolutissimus di Jean Texier.

53 Myth. I 2; II 10; VII 12, su cui cfr., in questo stesso volume, il con-tributo di Claudia Liberatore (Nuovi frammenti dell’attidografo Melanzio in Natale Conti?).

54 Myth. I 10 (= FGrHist 324 F70); V 8 (= FGrHist 324 F71).55 Myth. IX 10 (= FGrHist 325 F5); IX 18 (= FGrHist 325 F5bis).56 Myth. I 10 (= FGrHist 328 F81); IX 18 (= FGrHist 328 F82); V 5

(= FGrHist 328 F84b); III 16 (= FGrHist 328 F103); VII 6 (= FGrHist 328 F228).

57 Myth. V 2 (= FGrHist 334 F54).

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la presenza nell’opera di Natale Conti di questo materiale consente di formulare tre ipotesi: 1) che egli avesse accesso a codici di scoli o lessici successivamente andati perduti; 2) che i passi controversi non siano genuini, ma che la falsiicazione sia nata con i repertori medievali cui Conti potrebbe aver avuto accesso; 3) che l’autore delle Mythologiae sia egli stesso uno spregiudicato, ancorché abile, falsario. Esaminiamo gli argomenti a favore e contro ciascuna soluzione. 1) In linea di principio, è possibile (ma improbabile) che Conti, vivendo a Venezia, cioè nella città europea a più forte vocazione orientale, abbia potuto mettere le mani su esemplari di opere greche provenienti dallo scomparso im-pero bizantino; un tenue indizio del fatto che egli praticasse il commercio librario con l’Oriente potrebbe ravvisarsi nel possesso di un manoscritto in dialetto cipriota, oggi con-servato a Venezia, contenente poesie d’amore e databile approssimativamente al XVI secolo 58. 2) Questa seconda ipotesi si regge, in effetti, su due presup-posti: che Natale Conti non abbia sempre consultato i testi originali delle centinaia opere citate, ma si sia tacitamente servito anche di sillogi precedenti; b) che all’epoca non fosse semplice riconoscere i tanti falsi di provenienza greca, alimen-tati proprio dalla crescente domanda di letteratura classica in Europa. Si pensi al cosiddetto Violario di Eudocia Augusta (XI sec.), giudicato autentico ancora nel 1880 da Iohann Flach, curatore dell’edizione teubneriana, ma in realtà composto da Costantino Paleocappa alla metà del XVI secolo 59; oppure al famoso codice Vindobonense Hist. Gr. 98, che contiene un

58 Presso la Biblioteca Marciana: n. XXXII, classe IX. Un’edizione par-ziale fu curata da É. Legrand, Bibliothèque grecque vulgaire, II, Paris 1881, pp. lxiv-lxvi (Introduction) e 58-93.

59 P. Pulch, Zu Eudocia. Constantinus Palaeocappa, der Verfasse des Vio� Eudocia. Constantinus Palaeocappa, der Verfasse des Vio�der Verfasse des Vio�lariums, in «Hermes» 17, 1882, pp. 177-191.

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catalogo – compilato da Theodosios Zygomalas tra il 1575 e il 1576, su commissione del celebre ilologo di T�bingen Mar-tin Krausz – di manoscritti di autori antichi nelle biblioteche costantinopolitane, in cui si leggono i nomi di Menandro, Fi-lemone, Androzione, Filocoro, Eforo, Teopompo: ed è inutile aggiungere che di quei prodigiosi volumi, uno solo dei quali avrebbe arricchito il suo scopritore, nessuno in Occidente riuscì mai a vedere una pagina 60. 3) Resta la possibilità che Natale Conti abbia inventato di sana pianta gli autori, i titoli o i passi di cui le Mythologiae sono l’unica fonte. Si tratta di una tesi estrema, che ha i suoi sostenitori, ma che neppure Jacoby sposa senza riserve, se è vero che a volte egli inserisce questi passi tra gli zweifelhaftes und unechtes, a volte tra quelli di sicura autenticità 61. La tesi della mendacità contiana fu compiutamente esposta agli inizi del Novecento da A.G. Roos, in occasione di una caustica (e un po’ sgradevole) recensione dei Fragmente der griechischen Kultschriftsteller di Alois Tresp 62. Secondo Roos, tutte le volte

60 L’editio princeps è del 1877: R. Foerster, De antiquitatibus et libris manuscriptis constantinopolitanis commentatio, Rostochii 1877; ma una traduzione latina, curata da Johannes Hartung, apparve a Strasburgo già nel 1575. Oggi l’edizione di riferimento è quella di K.G. Papazoglou, Biblioqh`ke~ sth;n Kwnstantinouvpolh tou` IS¾ aijw`na (kwvd. Vind. hist. gr. 98), Thessalonike 1983, pp. 159-213 (introduzione), 403-409 (testo), su cui cfr. la recensione di J. Irigoin, in «ByzZ» LXXVIII, 1985, pp. 373-375. La storia della commissione del codice allo Zygomalas è narrata anche da L. Canfora, Libri e biblioteche, in Lo spazio letterario della Grecia antica, II: La ricezione e l’attualizzazione del testo, Roma 1995, pp. 78-81.

61 Egli assegna a questa categoria i due frammenti di Androzione (70-71), il fr. 30 di Fanodemo (ma non i frr. 5-5 bis), il fr. 228 di Filocoro (ma non i frr. 81-82, 84b, 103). L’unico frammento di Istro (n. 54), che per giunta è il solo a tramandarci il titolo di un’opera, il Peri; stefanw`n, è ritenuto, anche se con mille cautele, genuino.

62 A.G. Roos, De ide Natalis Comitis, in «Mnemosyne» 45, 1917, pp. 69-77.

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63 «Suficiunt ea, opinor, ut intelligamus Natalem Comitem, virum doctrinae gloriam concupiscentem, scientia, quam habebat auctorum ve-terum, abusum locos, quos ajnwnuvmo~ traditos invenisset, auctoris alicuius nomine ditare et commenta sua pro antiquis venditare solitum esse, neque igitur licere, si fragmentum aliquod vel auctoris nomen sola Natalis ide ni-tatur – et praeter locos, de quibus egi, talia multa apud eum leguntur – inter veterum reliquias id admittere. Iam homo vafer in Orcum redeat, unde invita Minerva nuper erat excitatus» (art. cit., p. 77).

64 A proposito di Myth. V 8, in cui si afferma che secondo Androzione nel libro sui sacriici e Dionisiocle in Italia sarebbero state erette statue ai Sileni, rafigurati nell’atto di versare vino negli otri, Roos mostra che la notizia è tràdita anche dall’Etymologicum Magnum (s.v. Kolwvneia), ove però è attribuita allo storico Carace di Pergamo (FGrHist 103); Conti trae i due nomi dai Deipnosoisti di Ateneo, che conosceva bene per averne curato, come si è detto sopra, la prima traduzione latina. In Myth. I 10 viene menzionato un certo Anticlide, che nel 74° libro dei Novstoi ricordava l’antico uso di puriicarsi da un omicidio immergendosi nell’acqua di un iume. Ora, anche questo Anticlide viene citato, e più di una volta, nei Deipnosoisti; e in un punto (Deipn. IX 384 d) le antiche edizioni dell’opera fornivano la lezione ÆAntikleivdh~ dÆ ejn eJbdomhkostw`/ ojgdovw/ Novstwn, oggi emendato in ejn hV.

che Natale Conti è costretto a citare una fonte anonima, o priva di titolo, l’informazione mancante viene supplita con una congettura non dichiarata come tale, e quindi fraudo-lenta. A supporto di questa teoria vengono addotti diversi esempi, che dovrebbero sortire l’effetto, nelle intenzioni dello studioso olandese, di risospingere deinitivamente il Conti nell’oltretomba 63; ma in realtà solo in un paio di casi la dimo-strazione è effettivamente convincente 64. Due casi, tuttavia, sono suficienti a proiettare un’ombra di sospetto anche sui passi per i quali la bontà delle attribuzioni contiane potrebbe essere induttivamente sostenuta. Tra queste soluzioni, allo stato attuale, non è prudente ope-rare una scelta deinitiva. Chi scrive pensa che sia errato tanto concedere piena iducia a Natale Conti quando attribuirgli la patente di falsario abituale: non bisogna infatti dimenti-

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care che certe operazioni che oggi apparirebbero disinvolte – come il fatto di assegnare un passo anonimo a un autore noto senza dichiarare che l’attribuzione è frutto di congettura, oppure il rinviare a una sola fonte per informazioni attinte da più testi – nel Cinquecento potevano apparire riprovevoli a un ilologo rigoroso come lo Scaligero, ma forse non al pub-blico cui le Mythologiae erano destinate. Se poi il progresso degli studi mostrerà che bisogna abbandonare l’illusione che Natale Conti ci abbia trasmesso schegge autentiche di una tradizione perduta, ci resteranno le sue intuizioni sull’origine di tante notizie adespote e la felicità narrativa di un’opera che meriterebbe di essere riedita 65.

65 L’ultima edizione moderna di cui abbia notizia è da tempo esaurita (New York, Garland Publishing, 1976).

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Appendice 1

SOMMARIO DEL DE DEIS GENTIUM

DI LILIO GREGORIO GIRALDI

Syntagma I

De Deis in universum, et qui primi deos colere instituerunt,et quam varie de deis philosophi senserunt.Tum de deis Miscellaneis et Topicis, demum

quam varia et diversa a priscis pro deis culta sunt

Syntagma II

De Iove, Belo, Ammone, et caeteris

Syntagma III

De Iunone, Hymenaeo, et Talassio

Syntagma IV

De Coelo, Saturno, Rhea, Magna matre, de Bona dea,de Vesta, de Iano et Vertuno deis

Syntagma V

De Neptuno, et uxore, et aliis deis aquaticis,itemque de Nymphis, deque Aeolo et ventis

Syntagma VI

De Plutone et Proserpina, caeterisque Inferorum deis

Syntagma VII

De Apolline, et variis divinationum generibus,et de Aesculapio et Musis, et Aurora

Syntagma VIII

De Baccho, et Osiride, et Priapo

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Syntagma IX

De Mercurio, et Somno, etc.

Syntagma X

De Marte, Bellona, Victoria, de Hercule,deque Martis et Herculis uxoribus

Syntagma XI

De Minerva

Syntagma XII

De Diana, et Iside, et Latona

Syntagma XIII

De Venere, Cupidine, Gratiis, Adonide et Vulcano

Syntagma XIV

De Cerere, et Triptolemo

Syntagma XV

De Daemonibus, Geniis, Lemuribus, Laribus, Larvis,Pane, Satyris, Themide, Lamiis, caeteris

Syntagma XVI

De Fortuna, multiplicique eius numine ac potestate,de Nemesi Rhamnusia, et Adrastea

Syntagma XVII

De sacriiciis, de templis, sacerdotibus, et festivitatibus: item de expiationibus, supplicationibus, lectisterniis, aliisque eiusmodi:

de mortuorum inferiis: demum particularis Sacriiciorum descriptio.

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Appendice 2

INDICE DEGLI AUTORI ANTICHI NEL DE DEIS

GENTIUM DI LILIO GREGORIO GIRALDI

AcestorAcronActius SannazariusAcusilausAelianusAelius StiloAemylius ProbusAeneas SylviusAenopidesAeschylusAgatharchidesAgathiusAglaosthenesAgretasAgretius grammaticusAlbricusAlcaeusAlciatusAlexander ab Alexandria sive Neo-

politanusAlexander AphrodisiensisD. AmbrosiusAmmianus MarcellinusAmmoniusAmphitheusAnacreonAnaxagorasAnaxarchusAnniusAnthesAntimachusAntipaterApollodorus

ApolloniusApollophanesApostoliusAppianusApuleiusArchematusArcheusAratus, eiusque interpresArchilochusArctinusArethusAristagorasAristarchusAristides MilesiusAristippusAristodemusAristophanesAristotelesArmenidasArnobiusArpocrationArrianusArtemidorusAsclepiadesAsconiusAthanasiusAthenagorasAthenaeusAthenoclesAtteus CapitoAufustiusD. AugustinusAusonius

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Autocrates

BacchilidesBandelusBaptista LeoBaptista MantuanoBedaBeroaldusBebius MacerBembusBerosusBessarionBoccatiusBoethiusBudaeus

Caelius AurelianusCaecilius MinutianusCaelius CalcagninusCaelius RhodiginusCaesarCaius IurisconsultusCallixenusCalliasCallimachusCallinusCallisthenesCallistratusCapitolinusCarbiliusCassiodorusCassius HeminaM. CatoCatullusCebes ThebanusCensorinusCephisiodotusCeselliusChalcidiusCharaxChares MitylenaeusCharicidesCharon LampsacenusCheraemon

CherilusChrysermusChrysostomusChrysippusCiceroCinciusClaudianusCleanthesClearchusClemens AlexandrinusClemens PonticusCleomedesCliniasClytonymusCloaciusColumellaCononConstantinus CaesarCornelius LabeoCornelius TacitusCorniiciusCornutusCratinusCratinus iuniorCrinitusCritolausCtesiasCyprianusCyrillus Alexandrinus

Dantes AlgeriusDemoclidesDemocritusDemosthenesDemostratusDicearchusDidymusDinarchusDiodorus SiculusDiodorus SinopaeusDiogenes LaertiusDiogenetusDiogenianusDiomedes grammaticus

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DionDionysius AferDionysius HalicarnasseusDionysius MilesiusDiophantusDioscoridesDomitiusDonatusDracon CorcyraeusDrepanusDuridesDuris Samius

EgnatiusEnniusEphorusEpicharmusEpiphaniusErasmus Rot.EratosthenesEsaias prophetaEualcesEuclidesEudoxusEuhemerusEumeliusEuphorionEuphroniusEuripidesEusebiusEustathius

Fabius PictorFabius QuintilianusFestusFirmicusFlorusFrontinusFulgentius

GalenusGazaGelliusGeorgius Valla

Germanicus CaesarGiliusGraniusGratiusGregorius Nazianzenus

HarpocratesHarpocrationHecataeusHeliodorusHelius LampridiusHellanicusHeraclitusHeraclides PonticusHerles TrismegistusHermesianactesHermippusHermoginesHermolaus BarbarusHeronHerodianusHerodotusHesychiusHesiodusHieremias ProphetaHieroclesD. HieronymusHippocratesHomerusHoratiusHyginusHyllusHyperides

IamblichusIoannes AnniusIoannes ZezesIonIosephusIrenaeusIsaacius ZezesIsidorusIsocratesIssaeus

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IsterIubaIulius CapitolinusIulianus CaesarIulius FirmicusIulius ModestusIulius ObsequensIulius PolluxIulianus AegyptiusIustinusIuvenalis

LabeoLactantiusLaertiusLampridiusLasus HermionLeon PhilosophusLeonicusLibaniusLicinius ImbrexLivius AndronicusLivius PatavinusLucanusLucas EvangelistaLucianusLuciliusLucretiusLuctatiusLycurgus OratorLysimachusLycophron

MacrobiusManethusManiliusMarcellusMarlianusMarsiliusMarsusMartialisMartianusMarullusMassurius Sabinus

Maximus TyriusMegasthenesMenanderMenechmusMenippusMerulaMetagenesMetasthenesMethodiusMinutianusMinutius FelixMnaseasMnesimachusMombritiusMoses AegyptiusMusaeusMyrsilusMyrtilus

NaugeriusNazianzenusNearchusNehumiusNeoptolemusNeviusNicanderNicanorNicephorusNicostratusNigidiusNisus ChiusNonius MarcellusNumeniusNymphiodorus

Olen LyciusOrigenesOrpheusOvidius

PacuviusPalephatusPamphusPaniasis

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ParmeniscusParrhasiusPartheniusPaulus AeginetaPaulus ApostolusPaulus DiaconusPausaniasPecellidesPediasimusPersiusPetronius ArbiterPhavorinusPhaenodemusPherecidesPherenicusPhestusPhilarchusPhilemonaxPhilochorusPhilon BybliusPhilostratusPhoedimusPhornutusPicus MirandulaPindarusPlatoPlautusPliniusPlotinusPlutarchusPolemonPolyanthusPolitianusPolybiusPolycharmusPolymantesSextus PompeiusPomponius LaetusPontanusPorphyrius PhilosophusPorphyrion Horatii interpresPosidippusPossidoniusPriscianus

Probus GrammmaticusProclusProcopiusProdicusPropertiusPrudentiusPsellusPtolemaeusPythagoras

QuintilianusQuintus CalaberQuintus Curtius

Rhabanus HebraeusRhianusRicciusRuelliusRufinus

SachoniachthonSalustiusSammonicus SerenusSantraSceptiusScopasSeduliusSemproniusSenecaSerenusServius GrammaticusSextus ClodiusSidoniusSilius ItalicusSimonidesSimpliciusSisidesSocinusSocratesSolinusSophoclesSophroniusSosibiusSosicrates

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SostratusSozomenusSpartianusSpeusippusStatiusStaphylusStesimbrotusStephanusStesichorusSteuchus EugubinasStobaeusStraboSvetoniusSuidasSynesiusSyrianus

TacitusTarquitiusTarrhaeus GrammaticusTatianusTelechidesTelesarchusTerentius ComicusTerentius VarroTertullianusThemisonTheocritusTheodoretusTheognisTheonTheophilactusTheophilusTheophrastusTheopompusThomas MorusThucydidesTibullus

Timaeus TaurominiensisTimosthenesThimotheus PoetaThimotheus TheologusTiresiasTrebatiusTrimatiusTrapezontiusTyberianusTyrius Philosophus

Ulpianus

Valerius AntiasValerius FlaccusValerius MaximusValerius ProbusValerius SoranusValturiusVarro VegetiusVelleiusVergiliusVerrius FlaccusVibius SequesterP. VictorVictruviusVilliusVopiscus

Xanthus LydiusXenagorasXenophon

ZenobiusZenodotusZezes GrammaticusZoroastres

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Appendice 3

SOMMARIO DELLE MYTHOLOGIAE

DI NATALE CONTI

Liber I

1. Quod sit totius operis argumentum

2. De fabularum utilitate3. De fabularum varietate4. De apologorum, fabularum,

aenorumque differentia5. De partibus fabularum6. De fabularum scriptoribus7. De Diis variarum gentium8. Quod unus necessario sit Deus9. Quo pacto Dii antiquorum

fuerint sempiterni10. De sacriiciis superorum Deorum11. De sacriiciis marinorum

deorum12. De sacriiciis inferorum13. De sacriiciis mortuorum14. De lustrationibus15. De propriis ritibus quorundam

Deorum apud varios homines16. De hymnis antiquorum17. De victimis18. Quod quales dii, talia fuerunt

postea vota et preces19. Quales Dii inter se fuerunt

Liber II

De uno rerum omnium principio et autore Deo

1. De Iove2. De Saturno

3. De Coelo4. De Iunone5. De Hebe6. De Vulcano7. De Marte8. De Neptuno9. De Plutone10. De Pluto

Liber III

Quam praeclare dicta de inferis excogitata sint ab antiquis

1. De Acheronte2. De Styge3. De Cocyto4. De Charonte5. De Cerbero6. De Parcis7. De Minoe8. De Radamanto9. De Aeaco10. De Eumenidibus11. De Tartaro12. De Nocte13. De Morte14. De Somno15. De Hecate16. De Proserpina17. De Luna18. De Diana19. De campis Elysiis20. De Lethe luvio

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Liber IV

Cur Lucinam parturientibus praefectam antiqui putarint

1. De Lucina2. De Penatibus3. De Genio4. De Laribus5. De Pallade6. De Prometheo7. De Atlante8. De Endymione9. De Fortuna10. De Apolline11. De Aesculapio12. De Chirone13. De Venere14. De Cupidine15. De Gratiis16. De Horis

Liber V

Cur Olympica, aliaque certaminum genera fuerint instituta

1. De certaminibus Olympicis2. De Pythiis3. De Nemeis4. De Isthmiis5. De Mercurio6. De Pane7. De Satyris8. De Silenis9. De Faunis10. De Sylvano11. De Oreadibus12. De Nymphis13. De Baccho14. De Cerere15. De Priapo16. De Adoni17. De Sole18. De Pale

19. De Aristaeo20. De Tellure21. De Feronia

Liber VI

Quod aequo animo ferendum est, si quid a Deo impetrare non possumus

1. De Phaethonte2. De Aurora3. De Memnone4. De Tithono5. De Pasiphae6. De Circe7. De Medea8. De Iasone9. De Phrixo10. De Argo navi11. De Capra coelesti12. De Dodone13. De Niobe14. De Thamyri15. De Marsya16. De Ixione17. De Sisypho18. De Tantalo19. De Tityo20. De Titanibus21. De Gigantibus22. De Typhone23. De Paride24. De Actaeone

Liber VII

Quam iuste et utiliter viri illustres gloriam sint consecuti

1. De Hercule2. De Acheloo3. De apro Calydonio4. De Centauris5. De Cygno6. De Harpyiis

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7. De Hesperidibus8. De Atalanta9. De Theseo10. De Tereo11. De Medusa12. De Gorgonibus13. De Sirenibus14. De Orpheo15. De Musis16. De Daedalo17. De Pelope18. De Perseo

Liber VIII

Quam sapienter Deorum multitudo antiquorum

ad unum Deum referatur

1. De Oceano2. De Tethye et Thetide3. De Tritone4. De Ino, et Palaemone5. De Glauco6. De Nereo et Nereidibus7. De Phorcyne8. De Proteo9. De Castore et Polluce10. De Aeolo11. De Borea12. De Scylla et Charybdi13. De Orione14. De Arione15. De Amphione16. De Halcyonibus16 (bis). De Asopo17. De Deucalione18. De Ione sive Iside19. De Vesta20. De Iride21. De Alpheo22. De Inacho23. De Europa24. De Penelope25. De Andromeda

Liber IX

Quam sapienter religionem, et sacerdotum honores, et inferorumlocum

introduxerint antiqui1. De Ulysse2. De Oreste3. De Chimera4. De Bellerophonte5. De Rhea6. De Latona7. De Curetibus sive Corybantibus8. De Cyclopibus9. De Lycaone10. De Pandione11. De Erichthonio12. De Achille13. De Ganymede14. De Harmonia et Cadmo15. De Mida16. De Narcisso17. De Belidibus18. De Sphinge19. De Nemesi20. De Momo

Liber X

Quod omnia philosophorum dogmata

sub fabulis continebantur

De Iove historiceAt physiceQuae ethiceDe Saturno historiceAt physiceNunc ethice dicamusPhysice e CoeloE Iunone physiceDe Hebe physiceAt ethiceDe Vulcano physiceAt nunc ethiceDe Marte physice

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At ethiceDe Neptuno physiceAt nunc ethiceDe PlutoneAt ethiceDe PlutoDe Fluminibus inferorumDe Cerbero physiceAt vero ethyceDe ParcisDe Iudicibus inferorumDe EumenidibusDe TartaroDe HecateDe SomnoDe ProserpinaDe LunaDe DianaDe Campis ElysiisDe Lethe luvioDe PenatibusDe GenioDe PalladeDe PrometheoDe Atlante et EndymioneDe FortunaDe ApollineDe AesculapioDe ChironeDe VenereDe CupidineDe GratiisDe HorisDe MercurioDe PaneDe SilenisEthiceDe FaunisDe NymphisDe BacchoEthiceDe CerereAt ethiceDe Priapo

De AdoniDe SoleDe AristaeoDe PhaethonteAt ethiceDe AuroraDe TithonoDe PasiphaeDe CirceEthiceDe MedeaDe IasoneDe PhrixoDe Argo, et Capra coelestiDe NiobeDe IxioneDe SisyphoDe TantaloDe TityoDe TitanibusDe GigantibusDe TyphoneDe ParideDe ActaeoneDe HerculeDe AchelooDe apro CalydonioDe CentaurisDe HarpyiisAt ethiceDe HesperidibusDe AtalantaDe TheseoDe MedusaDe GorgonibusAt physiceDe SirenibusDe OrpheoDe MusisDe DaedaloDe PelopeDe PerseoDe OceanoDe Tritone

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De Ino et PalaemoneAt ethiceDe NereoDe ProteoDe Castore et PolluceDe AeoloDe ScyllaDe OrioneAt ethiceDe ArioneDe AmphioneDe HalcyonibusDe DeucalioneDe IoneEthiceDe VestaDe IrideDe AlpheoDe InachoDe EuropaDe Penelope

De AndromedaDe UlysseDe OresteDe ChimaeraAt ethiceDe BellerophonteAt ethiceDe RheaDe LatonaDe Curetibus, et CorybantibusDe CyclopibusAt ethiceDe LycaoneDe GanymedeDe Harmonia et CadmoDe MidaDe NarcissoDe BelidibusDe SphingeDe NemesiDe Momo

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Appendice 4

INDICE DEGLI AUTORI ANTICHINELLE MYTHOLOGIAE DI NATALE CONTI

AcesanderAcesilausAcesodorusAchaeus in Aethone SatyricoAcusilausAdaeus Mitylenaeus de statuariisAeschylus in Prometheo,

Eumenidibus, Persis, Bacchi Nutricibus, Sacerdotibus

AetiusAgamestorAgatharchides Cnidius in rebus

Europicis, in rebus AsiaticisAgathiasAgathocles de arte ferrariaAgroetas in rebus Scythicis, LibycisAlbertus MagnusAlcaeus epigrammatographusAlcimus in rebus SiculisAlcetas de depositis in DelphisAlcman melicusAlexander Myndius de iumentisAlexis epigrammatographusAlpheus Mitylenaeus de laude DeliAnaxagoras ClazomeniusAnaxandrides RhodiusAnaximanderAnaximenesAndraetas Tenedius in navigatione

PropontidisAndro Teius in navigatione,

epitomis afinitatumAndrotion de sacriiciis

Anticlides in rebus Deliacis, in reditibus

AntigonusAntigonus Carystius in dictionibus,

in historicis commentariisAntimachus Argivus

in Argonauticis, in Centauromachia

Antimenides in historiisAntipater SidoniusAntipater epigrammatographusAntipater StoicusAnytesApollinis oraculaApollodorus Atheniensis in

BibliothecaApollodorus Cyrenaicus de DiisApollodorus CyzicenusApollodorus Gelous in PhiladelphisApollonides epigrammatographusApollonius Attalieus in

compositioneApollonius Pergaeus de conisApollonius Rhodius in Argonauticis,

in ediicatione AlexandriaeApollonius SmyrnaeusArabius epigrammatum poetaAratus in Phaenomenis, de signis

aquarum et ventorumArati enarratorArchelaus de luminibusArchemachus EuboicusArchias epigrammatum poeta

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Archaeus de Archeanatide, de bello Erythraeo

Archippus de piscibusAretades Cnidius in rebus

MacedonicisAristippus in rebus ArcadicisAristo ChiusAristocles de chorisAristocritusAristodemus Abderites de statuariisAristophanes in Avibus, Equitibus,

Nebulis, Pace, Pluto, Ranis, Vespis

Aristophanis enarratorAristophon PythagoristaAristoteles de coelo, Generatione,

Meteorologicis, Motu animalium, Mundo, Historiis animalium

Aristoxenus de tibicinibus, de foraminibus tibiarum, de rebus gestis Alexandri

Arrianus in rebus gestis AlexandriArrianus de rebus BithynicisArtemidorus EphesiusArtemidorus de somniisAsclepiades MyrleanusAsiusAthenaeusAthenodorus Byzantius

BacchylidesBito de musicis instrumentisBoethius de musica

Caesar GermanicusCalaberCallias ad AgathoclemCallimachus in hymnis, de conditis

insulis et habitatis urbibus et illarum nominibus, in Hecale

Callisthenes in navigationeCallistratus de HeracleaCallixenus Rhodius de Alexandro

Carcinus tragicus poetaCarystius historicusCatullus in ArgonauticisCecropsChaerecratesChaeremoChaerisChares MitylenaeusCharicles in cathenaCharon LampsacenusChoerilusCicero de natura deorum, Finibus,

Legibus, Universitate, Quaestionibus Academicis, Disputationibus Tusculanis, pro domo sua, Publio Sextio, Roscio Amerino, Lege Manilia, in Verrem, Arateis carminibus

Claudianus de rapta ProserpinaClearchus Solensis de terrore,

torpedine pisce, amatoriis, in libris vitarum

Cleon in ArgonauticisConon in HeracleaCorinnus DeliusCornelius AgrippaCornelius GallusCornelius TacitusCratesCratinus in ChironeCratoCrobylusCtesias in Perseide

Dailochus de eversione CyziciDaimachus Alexandrinus de

reditibusDamagetesDemarchus de certaminibus

DionysiacisDemarathus de certaminibus

Dionysiacis, de mutatis nominibus

Demetrius Byzantius in poëmatis

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Demetrius ChlousDemetrius ScepsiusDemocritusDemosthenes in Aristogitonem,

contra Timocratem, in Midiam, ad epistolam Philippi, Neaeram

DiagorasDicaearcus in rebus AegyptiisDictys Cretensis de bello TroianoDidymusDio in tertia compositioneDiocles in lethiferis pharmacis, in

fabulosisDiodorus poetaDiodorus historicusDiogenes LaertiusDiognetus in rebus SmyrnaeisDionysioclesDionysiodorusDionysius Chalcidicus de

aediicationeDionysius de situ orbisDionysius HalicarnasseusDionysius Milesius in ArgonauticisDionysius Mitylenaeus de CirculisDionysius Thrax in diaeresibusDiophanes historicus PonticusDioscoridesDioscorides SicyoniusDioxippus Corinthius in rebus patriisDiphylusDiphilus SiphniusDirechidas in rebus MegarensibusDorion de piscibusDorotheus SidoniusDorotheus in metamorphosiDuris Samius de Agathocle, de rebus

Libycis, de rebus Macedonicis

Echemenes in rebus CretensibusEmpedoclesEphorus de ponderibusEpicharmus in Hebes nuptiis, in

Busiride

EpicurusEpicusEpigenes in HeroinaEpigrammataEpimenides CretensisEpimenides poetaEpiphanius in AncoratoErathosthenes in architectonicoEuanthes in fabulosisEubulus in Chrysilla, in CampylioneEuclides in opticisEudoxus Cnidius de ambitu terraeEuenor de luminibusEumelus Corinthius poeta historicusEumelus TegeatesEumolpus de sacriiciisEumolpus Thrax in historiisEuphorionEuphranor de tibicinibusEuphronius historicusEupolisEuripides in Alcestide, Andromache,

Bacchis, Cyclope, Electra, Hecuba, Helena, Heraclidis, Hercule insano, Hippolyto Coronifero, Ione, Iphigenia in Aulide, Medea, Melanippe, Oreste, Phaëtonte, Phoenissis, Rheso, Supplicibus, Troadibus

Eusebius in praeparatione evangelica, de falsa religione, temporibus, theologia Phoenicum

Euthydemus Atheniensis de salsamentis

Gabrias in Iambis fabulosisGalenus in suasoriaGeorgius Gemistus in rebus

Graecorum

Hecataeus Milesius in Phoroneo, in Genealogiis, Hyperboreis

Hegemon in Georgicis

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Hegesagoras in rebus MegarensibusHegesanderHellanicus de aediicatione ChiiHellanicus Lesbius in rebus Aeolicis,

in Cranaicis, in ThessalicisHeliodorus Larissaeus de opticisHeraclides Ponticus in amatoriisHeraclitus Sicyonius de lapidibusHermesianax elegiographusHermippus de magniicentia

templorum et sacris regum donariis

Hermocreon epigrammatum poetaHermodotus Platonicus de disciplinisHermogenes de PhrygiaHerodianus in universa historiaHerodotus de Perseo et Andromeda,

de vinculis Promethei, de bello Teleboico, in Argonauticis

Herodotus in Calliope, Clio, Erato, Euterpe, Melpomene, Polymnia, Terpsichore, Urania

HerophilusHesagoras in rebus gestis

MegarensiumHesiodus in Theogonia, Operibus et

diebus, Scuto, Sacro sermone, Claris mulieribus, Ceycis nuptiis

Hippias de statuariisHippocratesHomerus in Iliade, Hymnis, OdysseaHoratius in libro Carminum,

Epodon, Secularibus, Sermonibus, Poetica

Hyginus de stellarum fabulis

IamblicusIbycusIdmonIoannes DiaconusIoannes AntiocheusIonIophon Gnosius in oraculorum

explicationibus

IsaciusIsocratesIster de CoronisIstrus de rebus AtticisIulianus AegyptiusIulius PolluxIuvenalis

LactantiusLasus HermioneusLeo Byzantius de luminibusLeonidas epigrammatographusLesches in parva IliadeLibaniusLucianus de Amoribus, Astrologia,

Apolline et Vulcano, Charonte, Concilio Deorum, Cygno, Dea Syria, Dialogis Deorum, Dialogis mortuorum, Dipsadibus, Falso vate, Ganymede, Gymnasiis, Haeresibus, Historia vera, Iunone et Iove, Iove in tragoediam inducto, Iride et Neptuno, Luctu, Marinorum Deorum dialogis, Meretricio, Navigio, Necyomantia, Nigrino, Pane et Mercurio, Panope et Galatea, Philopseude, Prometheo, Sacriiciis, Saltatione, Saturnalibus, Timone, Venere et Luna, Zephyri et Noti dialogis

Lucianus epigrammatum poetaLucretiusLycophronLysimachidesLysimachus Alexandrinus in rebus

Thebanis

Manilius in AstronomicisMarullusMelanthes de sacriiciis, de mysteriisMelanthus de imaginibus DeorumMeleager

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virgilio costa302

Menander in TibicinaMenander de mysteriisMenecratesMenodotus Samius de rebus egregiis

SamiMercurius TrismegistusMetrodorus de consuetudineMimnermus in PumilioneMnaseas de AsiaMnesagorasMnesimachus PhaselitesMoeroMusaeus de Isthmiis, TitanographiaMyro Prieneus in MesseniacisMyrtilus in rebus Lesbicis

Natalis Comes in Venationibus, epistolis, aucupiis

Naucrates ErythraeusNicander Aetolus in AlexipharmacisNicander Colophonius in

Alexipharmacis, in Theriacis, in rebus Aetolicis, in libro Europae, linguarum, mutatorum, Georgicis

Nicandri enarratorNicanor Samius de luminibusNicephorusNicetas SyracusiusNicocrates Cyprius in rebus patriisNicostratusNilusNumenius de piscationibusNymphis in HeracleaNymphodous Syracusius in historiis,

Asiatica navigatione, Erynnibus

Olympionicus in libro de plantisOnasus in rebus AmazonicisOppianus in VenatoriisOraculaOrosiusOrpheus in Argonauticis, in

hymnis, Minore cratere, Sacro

sermone, LapillisOvidius de arte amandi, Fastis,

Remedio amoris, Medicamine faciei, De Tristibus, De Ponto, In epistola Acontii, Ariadnae, Cidippes, Deianirae, Didous, Helenae, Hypsiphyles, Ibide, Leandri, Liviae, Oenones, Paridis, Phaedrae, Phyllidis, Sapphous, Metamorphosi

Palladas epigrammatographusPanyasisPaulus Silentiarius epigrammatum

poetaPausanias Atticis rebus, Achaicis,

Arcadicis, Boeoticis, Corinthiacis, Eliacis posterioribus, Eliacis prioribus, Laconicis, Phocicis, Messeniacis

Perimander de sacriiciorum ritibusPhaestus in rebus MacedonicisPhanodemus in rebus AtticisPhanodiusPherecrates de sacriiciis, metalla

fodientibusPherecydes in Iunonis nuptiisPhilippus Byzantius epigrammatum

poetaPhilocorus de sacriiciisPhilostephanus in rebus Cypriis, in

rebus ItalicisPhilemonPhocylidesPhylarchus historicusPhoenix ColophoniusPisander CamirensisPindarus in Olympicis, PythicisPindari enarratorPlato in Apologia, Axiocho,

Convivio, Cratylo, Critia, Euthyphrone, Gorgia, Legibus, Memnone, Phaedone, Phaedro, Republica, Timaeo

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natale conti e la divulgazione... 303

Plato Comicus in DecipientePlautus in Amphitrione, AululariaPliniusPlotinusPlutarchus in Alexandro, Arato,

Aristide, Bruto, Catone Uticensi, Cleomene, Lucullo, Nicia, Numa, Paulo Aemilio, Pelopida, Pyrrho, Sertorio, Solone, Themistocle, Theseo, De luminibus, Audiendis poëtis, Problematis symposiacis, De Musica, Amore parentum in ilios, Sera Dei vindicta, De superstitione, Problematis, Fortuna Romanorum, Ignis in aqua utilior, Industria animalium

Polaemo ad Adaeum et Antigonum, Eratosthenem, Timaeum

PolluxPolybiusPolycrates SamiusPolyzelus RhodiusPolycharmus in rebus LyciisPolyidus dithyrambicusPompeiusPomponius MelaPorphyrius de sacriiciisPosidippus epigrammatographusPosidonius de Diis et HeroibusPosis in AmazonidePsellus de daemonibusProclus in HesiodumPromachidas HeracleotaPropertiusPtolemaeus in AlmagestoPtolemaeus epigrammatographusPytheas de ambitu terraePythagoras SamiusPythaenetus in rebus Aeginetarum

Quintus Smyrnaeus

Rhianus in HeracleaRufus Avienus

SabinusSapphoScymnus DeliusSeleucus in miscellaneisSemus Delius in rebus DeliacisSeneca in AgamemnoneSesosthenes in rebus IbericisSibyllaSilenus Chius in fabulosis historiisSimonides AmorgiusSimonides poetaSimonides Ceus in genealogiisSocrates in commentariis ad

IdotheumSophocles in Aiace, Antigone,

Captivis, Electra, Oedipode Coloneo, Oedipode tyranno, Trachiniis

Sophoclis enarratorSosiphanes in MeleagroSostratus in introductione fabulosae

historiae de animalibusStaphilus de ThessaliaStainus in rebus CypriisStesimbrotusStesichorusStesichorus HimeraeusStesimbrotusStraboSuidas in rebus Thessalicis

TarrhaeusThales MilesiusTheaetetusTheagenes de DiisThelytus Methymnaeus in Bacchicis

carminibusTheocritus in Adonia celebrantibus,

Amaryllide, Bubulcis, Cerealia celebrantibus, Cyclope, Dioscuris, Encomio Ptolemaei, Epitaphio Adonidis, Epitaphio Bionis, Europa, Hercule parvo, Hercule leonicida, Hyla,

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virgilio costa304

Pastoribus, Pharmaceutria, Syracusiis, Thalysia celebrantibus, Thelysiis, Thyrside, Viatoribus

Theocriti enarratorTheodorus de bello GiganteoTheodorus Cyrenensis in MetamorphosiTheognisTheolytus in HorisTheopompus in Callaeschro, in

rebus Graecis, in Philippicis, in Epopaeis

Theophrastus in historiis plantarum, causis plantarum, de igne, de lapillis, de iis quae in sicco degunt, de signis ventorum et serenitatis

TheophanesTheseus in rebus CorinthiisThrasybulus in historiisThucydidesTibullusTimachidas de coronis

Timagetus de portubusTimaeus Siculus in rebus Siculis, in

historiis, in rebus Deliacis, in rebus Italicis

TimarchidesTimoclesTimocreon Rhodius in scoliisTimonax in rebus Scyticis in rebus

Italicis

Valerius Flacchus in ArgonauticisVirgilius in Aeneide, in Georgicis, in

BucolicisVitellio in Opticis

Xanthus in rebus AetolisXenagoras de insulisXenophon in convivio

Zenodotus CyrenaeusZenodotus Ephesius in compendiis,

in LinguisZezes

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natale conti e la divulgazione... 305

Appendice 5

STORICI GRECI FRAMMENTARICITATI DA NATALE CONTI

(da P. Bonnechère, Jacoby. Die Fragmente der Griechischen Hi�storiker. Indexes of parts I, II, and III. Index of ancient authors, I: Alphabetical list of authors conserving testimonia & fragments, Leiden - Boston - Köln 1999, p. 108; per Melanzio cfr. nel presente volume Cl. Liberatore, Nuovi frammenti di Melanzio in Natale Conti?)

Ordinamento per autore antico

Mythologiae Autore FGrHist

IX 3 Agatharchides Cnidius 86 F1 bis add.IX 3 Alcimus Siceliota 560 F9IX 8 Alcimus Siceliota 560 F10I 10 Androtion Atheniensis 324 F70V 8 Androtion Atheniensis 324 F71IX 5 Anonymus, De Etruria 706 F24dI 9 Anticlides Atheniensis 140 F6 bis add.IX 15 Callisthenes Olynthius 124 F7 bis add.IX 4 Dioxippus Corinthius 454 F1IX 6 Hecataeus Abderita 264 F7*IX 15 Hecataeus Abderita 264 F20IX 9 Hecataeus Milesius 1 F6 bis a add.IX 9 Hecataeus Milesius 1 F6 bis b add.VI 23 Hecataeus Milesius 1 F25 bis add.III praef. Hecataeus Milesius 1 F35 bis add.VII 2 Hecataeus Milesius 1 F35 ter add.IX 2 Hellanicus Lesbius 4 F32 bis add.IX 4 Hellanicus Lesbius 4 F52 bis add.VII 2 Hellanicus Lesbius 4 F201 ter add.IX 4 Hellanicus Lesbius 601a F2V 2 Istrus Cyrenaeus 334 F54I 10 Melanthius Atheniensis -

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I 10 Melanthius Atheniensis -VII 12 Melanthius Atheniensis -VII 12 Melanthius Atheniensis -IX 3 Nicander Colophonius 271�272 F32 bis add.VII 12 Nymphodorus Syracusanus 572 F17VIII 4 Nymphodorus Syracusanus 572 F18IX 2 Nymphodorus Syracusanus 572 F19IX 2 Nymphodorus Syracusanus 572 F20IX 3 Nymphodorus Syracusanus 572 F21IX 10 Phanodemus Atheniensis 325 F5IX 18 Phanodemus Atheniensis 325 F5 bisIX 2 Phanodemus Atheniensis 325 F30IV 13 Philochorus Atheniensis 328 F12+I 10 Philochorus Atheniensis 328 F81IX 18 Philochorus Atheniensis 328 F82V 5 Philochorus Atheniensis 328 F84bIII 16 Philochorus Atheniensis 328 F103IV 13 Philochorus Atheniensis 328 F194+VII 6 Philochorus Atheniensis 328 F228IX 5 Sostratus Nyssensis 23 F1 bis add.III 16 Theagenes Macedo 774 F18VII 12 Theopompus Chius 115 F411IX 3 Theopompus Chius 115 F412 add.

Ordinamento per numero di libro e di capitolodelle Mythologiae

Mythologiae Autore FGrHist

I 10 Androtion Atheniensis 324 F70I 10 Melanthius Atheniensis -I 10 Melanthius Atheniensis -I 10 Philochorus Atheniensis 328 F81I 9 Anticlides Atheniensis 140 F6 bis add.III 16 Philochorus Atheniensis 328 F103III 16 Theagenes Macedo 774 F18III praef. Hecataeus Milesius 1 F35 bis add.IV 13 Philochorus Atheniensis 328 F12+IV 13 Philochorus Atheniensis 328 F194+IX 10 Phanodemus Atheniensis 325 F5IX 15 Callisthenes Olynthius 124 F7 bis add.IX 15 Hecataeus Abderita 264 F20IX 18 Phanodemus Atheniensis 325 F5 bis

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natale conti e la divulgazione... 307

IX 18 Philochorus Atheniensis 328 F82IX 2 Hellanicus Lesbius 4 F32 bis add.IX 2 Nymphodorus Syracusanus 572 F19IX 2 Nymphodorus Syracusanus 572 F20IX 2 Phanodemus Atheniensis 325 F30IX 3 Agatharchides Cnidius 86 F1 bis add.IX 3 Alcimus Siceliota 560 F9IX 3 Nicander Colophonius 271�272 F32 bis add.IX 3 Nymphodorus Syracusanus 572 F21IX 3 Theopompus Chius 115 F412 add.IX 4 Dioxippus Corinthius 454 F1IX 4 Hellanicus Lesbius 4 F52 bis add.IX 4 Hellanicus Lesbius 601a F2IX 5 Anonymus, De Etruria 706 F24dIX 5 Sostratus Nyssensis 23 F1 bis add.IX 6 Hecataeus Abderita 264 F7*IX 8 Alcimus Siceliota 560 F10IX 9 Hecataeus Milesius 1 F6 bis a add.IX 9 Hecataeus Milesius 1 F6 bis b add.V 2 Istrus Cyrenaeus 334 F54V 5 Philochorus Atheniensis 328 F84bV 8 Androtion Atheniensis 324 F71VI 23 Hecataeus Milesius 1 F25 bis add.VII 12 Melanthius Atheniensis -VII 12 Melanthius Atheniensis -VII 12 Nymphodorus Syracusanus 572 F17VII 12 Theopompus Chius 115 F411VII 2 Hecataeus Milesius 1 F35 ter add.VII 2 Hellanicus Lesbius 4 F201 ter add.VII 6 Philochorus Atheniensis 328 F228VIII 4 Nymphodorus Syracusanus 572 F18

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