Pantheon 61 - Disabilità, un tesoro che ci perdiamo

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ATTUALITA’ Un veronese che vive e lavora a Lampedusa TEATRO Romeo e Giulietta di Paolo Valerio TENDENZE I caschi Momodesign prodotti a Tregnago CINEMA Paolo Sorrentino in visita a Verona copia gratuita € 2,50 Giugno 2015 Anno 8, Numero 5 www.giornalepantheon.it antheo n P

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Disabilità e invisibilità. Abbiamo giocato con parole che sono uguali in fine di parola ma, a volte, purtroppo, vanno a braccetto anche nella vita. Tra dati, numeri e statistiche ci siamo chiesti in che modo la disabilità possa diventare una risorsa in campo sociale, lavorativo e culturale. E l'abbiamo fatto raccontandovi le esperienze positive di cooperative come la Faedina che, senza retorica, ogni giorno mettono al lavoro ragazzi in grado di fare tanto, con i loro tempi e le loro capacità.

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ATTUALITA’Un veronese che vive e lavora a Lampedusa

TEATRORomeo e Giuliettadi Paolo Valerio

TENDENZEI caschi Momodesignprodotti a Tregnago

CINEMAPaolo Sorrentino in visita a Verona

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E D I T O R I A L E

di Matteo Scolari

Ciò che è precluso al singolo può essere realizzato da molti. Friedrich Wilhelm Raiffeisen

Abbiamo mai avuto tempo di fermarci a pensare a quanti talenti, a quante risorse, a quanta volontà o voglia di riscatto possano avere

molte di queste persone a cui, inizialmente, la vita ha dato loro uno svantaggio fisico o mentale?

Parlando di disabilità e di persone disabili, solita-mente commettiamo al-meno tre grandi errori.

Il primo è considerare queste persone come degli “invisibili”, ovvero (parafrasando la defini-zione della mia collega Marta Bi-cego che troveremo nelle pagine a seguire) «individui che spesso non riescono ad uscire dal cono d’ombra che li avvolge» e per questo escluse, in parte o total-mente, dal vivere quotidiano del-la nostra società; il secondo, che essi rientrino solo nella catego-ria delle fasce deboli e non pos-sano rappresentare, invece, una risorsa nuova, da cui attingere modalità di approccio o “formae mentis” originali da spendere nel mondo del lavoro o del volonta-riato; terzo, e forse il più grave, spendere parole ipocrite attorno al tema e limitare il nostro atteg-giamento da normodotati a una forma molto subdola di pietismo.Partiamo, anzitutto, dai numeri: nel 2020 saranno quasi 5 milioni le persone con disabilità varie in Italia (quasi l’8% del totale), sen-za contare di una popolazione

che sta invecchiando molto ra-pidamente. Molti disabili, quindi, ma anche molti anziani: è ne-cessario prendere atto di questo avanzamento nella pianificazio-ne strutturale, urbanistica, oc-cupazionale e sociale nei pros-simi anni. Pochissimi poi, sono i ragazzi disabili che, terminata la scuola, trovano spazio nel mon-do del lavoro, gravando pesante-mente sulle famiglie e sul siste-ma sanitario italiano.Abbiamo mai avuto tempo di fermarci a pensare a quanti ta-lenti, a quante risorse, a quanta volontà o voglia di riscatto pos-sano avere molte di queste per-sone a cui, inizialmente, la vita ha dato loro uno svantaggio fisi-co o mentale?Il tentativo, non semplice, che su questo numero di Pantheon stiamo facendo è far capire che da uno svantaggio si può gene-rare una forza di volontà doppia rispetto a una situazione di nor-malità. Una forza per recuperare il gap, e un’altra per dimostrare che (citando questa volta Sofia Righetti) «la disabilità sta soprat-tutto nella nostra testa».Forme, pensieri, parole. Iniziamo a considerare la disabilità come normalità, anche se nella pratica non è semplice. All’interno della redazione di Pantheon abbiamo attivato un percorso di stage con Luca, Alberto e tra pochi giorni con Francesca, Fabio, Andrea, tutti ragazzi con difficoltà varie che tuttavia, ci stanno insegnan-

do a vedere e interpretare la vita da un punto di vista diverso, in-teressante, a cui non siamo abi-tuati. Ci stanno arricchendo.È questa forse la chiave di lettura che spalancherà le porte al cam-biamento culturale quanto mai necessario e auspicabile. Con Luca, in particolare, persona non vedente, siamo stati ad Expo e abbiamo visitato il sito esposi-tivo, scoprendo alcuni dettagli che mai avremmo potuto nota-re. Così come con Alberto, laure-ando in Giurisprudenza in sedia a rotelle, con il quale abbiamo testato il grado di accessibilità dell’Esposizione Universale.Disabilità, tra l’altro, che sarà uno dei temi importanti della Carta di Verona, questo documento condiviso che come Associazio-ne VeronaExpo abbiamo deciso di lasciare, in eredità, alla nostra città al termine di Expo. Oltre 45 soci che si sono messi insieme, molto diversi tra loro, dalle as-sociazioni di categoria agli enti istituzionali, dalla associazioni culturali a quelle no profit, dai soggetti finanziari agli ordini professionali. Ci siamo chiesti se il nostro stare insieme aves-se solo un valore di facciata, e la risposta, evidentemente, è sta-ta no. Ognuno dei soci ha delle esigenze, dei bisogni, ma anche delle risorse, delle proposte e delle idee. Cercheremo di racco-glierle, sintetizzarle, farle nostre per condividerle con tutti.Ce la stiamo mettendo tutta.

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Alberto, Matteo e Luca

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Registrazione Tribunale di Verona n.1792 del 5/4/2008Numero chiuso in redazione il 24/06/2015

Direttore responsabile: Matteo ScolariCapo redattore: Miryam ScandolaRedazione: Matteo Scolari, Moira Falzi, Miryam Scandola, Flavio Brutti,.Hanno collaborato al numero di Giugno 2015:Matteo Bellamoli, Marta Bicego, Giorgia Castagna, Serena Gentilini, Francesca Mauli, Giovanni Melotti, Marco Nicolis, Emanuele Pezzo, Camilla Pisani, Alice Panato, Erika Prandi, Miryam Scandola, Nicole Scevaroli, Alessandra Scolari, Ingrid Sommacampagna, Luca Spaziani, Giovanna Tondini, Giulia Zampieri, Mattia Zuanni.Copertina: Flavio BruttiProgetto grafico: Flavio BruttiSocietà editrice: InfoVal S.r.l. Redazione: Via Torricelli, 37 (ZAI-Verona) - P.Iva: 03755460239 - tel. 045.8650746 - fax. 045.8492248 mail: [email protected] - web: www.giornalepantheon.it - Facebook/Pantheon - Twitter: @pantheonvrSviluppo commerciale e pubblicità:Moira Falzi 340.8775197Contributi per Pantheon Magazine: c/c postale 93072262 intestato a: Infoval srl – Viale del Lavoro 2, 37023 Grezzana (VR)

Redazione e Collaboratori

S O M M A R I OACCOGLIENZA E TURISMOLessiniaFestLa rassegna culturale che infuocherà l’estate.

ARTE E CULTURAVilla ScopoliScopriamo la perla di Avesa.

CINEMA“Cosa avete contro la nostalgia, eh?”L’intervento di Paolo Sorrentino a Verona.

SPECIALE GRANDE GUERRAPedagogia patriotticaLa storia di Maria Fioroni, archeologa e collezionista di Legnago.

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PRIMO PIANOUn risorsa chiamata disabilitàFacciamo i conti con i nostri invisibili.

SPECIALE EXPOAll’Expo con occhi diversiIl racconto da Milano di un nostro collaboratore non vedente.

SOLIDARIETA’ & NO PROFITLa solidarietà su tre ruoteA Verona arriva il Risciò solidale.

CREDITO & IMPRESAImprenditoria stranieraI numeri del Nord-Est.

ATTUALITÁLampedusa, paradiso o inferno?La testimonianza del veronese Giorgio Cacciatori, che vive e lavora sull’isola.

SALUTE & BENESSEREQuando la natura può curareI segreti della Fitoterapia e delle piante medicinali.

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6 antheonPSognando impresaPRIMO PIANO Facciamo i conti con i nostri invisibili

Una risorsa chiamata disabilitàIn che modo la disabilità può diventare una risorsa in campo sociale, lavorativo e culturale? È una domanda alla quale cercheremo, seppure in parte, di dare risposta. Da un lato, guar-dando i numeri. Dall’altro, raccontando le esperienze positive di realtà e singole persone, di-versamente abili e non, che con lungimirante sensibilità hanno saputo andare oltre l’etichetta arancione che contraddistingue la disabilità per costruire qualcosa di concreto. Contribuendo a un cambio di mentalità e aiutando la società, in un momento in cui la crisi economica fa strin-gere i cordoni della borsa alle istituzioni pubbliche, con i conseguenti tagli al sociale.

di Marta Bicego

Nel 2020 4,8 milioni di in-visibili. Partiamo dall’a-nalizzare le cifre. Secondo le previsioni del Censis, i

disabili arriveranno a essere 4,8 milioni (pari al 7,9% della popola-zione) nel 2020 e raggiungeranno i 6,7 milioni nel 2040 (il 10,7%). In-dividui che spesso non riescono a uscire dal cono d’ombra che li av-volge, rendendoli appunto invisibi-li. La disabilità ha inoltre molteplici sfumature, in base a patologie e autonomia personale, che variano anche a seconda dell’età. Per i più giovani le aule scolasti-che rappresentano ancora un’o-asi abbastanza felice in termini di inclusione sociale. Gli alunni con handicap nella scuola statale sono aumentati dai 202.314 dell’anno scolastico 2012/2013 ai 209.814 del 2013/2014. Per i bambini Down in età prescolare, per esem-pio, l’inclusione scolastica supera il 97%, percentuale che diminuisce a poco meno della metà nei ragazzi tra i 15 e 24 anni, solo l’11,2% dei quali prosegue il percorso forma-tivo scegliendo un indirizzo profes-

sionale. Dei ragazzi fino a 19 anni con disturbi dello spettro autistico, il 93,4% frequenta le lezioni, ma i dati si riducono tra gli over 20 al 6,7%. Lasciati i banchi inizia la dispersio-ne, specie per chi soffre di disabilità intellettiva. A trovare occupazione, guardando il panorama naziona-le, sono il 31,4% degli adulti Down con più di 24 anni; la maggior par-te dei lavoratori (oltre il 60%) non è inquadrata con contratto stan-dard né retribuita adeguatamen-te. Difficile è la situazione per gli autistici: a essere occupati sono il 10% dei ventenni. Così molti di-sabili rimangono a vivere a carico delle famiglie, senza la possibilità di esprimere le proprie capacità in ambito professionale o relazio-nale. Con sostegni economici che sono, tra l’altro, inferiori a quelli della media europea. Ed è qui che servono idee per rendere sosteni-bile il sistema. Non fasce deboli, ma risorse. Ep-pure, concentrando l’attenzione su Verona, ci sono situazioni virtuose in cui le cosiddette fasce debo-

li possono essere a buon diritto considerate risorse in aiuto al wel-fare per agevolare la riduzione dei costi sociali.Alla cooperativa La Faedina di Sant’Anna d’Alfaedo qualche conteggio sui costi della disabilità l’hanno fatto. Praticità dei mon-tanari? Forse, ma c’è di mezzo il benessere personale. L’esempio a cui facciamo riferimento ha nome e cognome, ma lo chiameremo Luca. È un ragazzo autistico pre-sente nella coop della Lessinia dal 2010. Inserito in un Ceod, sareb-be costato all’Ulss circa 60 euro al giorno, dunque 60 mila euro in cinque anni ai quali sommare al-tri 47 mila 400 euro per pensione e accompagnamento in 60 mesi. Nel contesto de La Faedina, oltre alla conquista di un’indipenden-za personale e professionale, alle casse statali è costato solamente per pensione e accompagnamen-to. Con un risparmio di 12 mila euro annui. E il vantaggio di non aver fatto diventare Luca uno dei tanti invisibili che, lasciata la scuola, non trova un inserimento professiona-

A sx Alfonso Tommasi con i suoi ragazzi e a dx la volontaria Maria Teresa Zampieri

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7 antheonP Facciamo i conti con i nostri invisibili

le adeguato. Il tentativo non è di nascondere la disabilità, ma di tro-varle spazio dignitoso nel contesto della società. Ed è forse questa la chiave di lettura dell’intera que-stione: rivolgere a chi è disabile la giusta attenzione, senza scivolare nel pietismo, ma valorizzando le potenzialità che può avere. Da ciò, anche un settore come quello turi-stico può trarne beneficio.Secondo il portale Turismo senza barriere sono 50 milioni i cittadini in Europa con handicap che po-trebbero partecipare al mercato del turismo. Il 72% dei potenziali viaggiatori, circa 36 milioni di persone, sono propensi a viaggiare. Solo 6 milioni lo fanno, perché temono di incap-pare nel disagio delle barriere ar-chitettoniche. A tirare le somme: 30 milioni di soggetti dai bisogni speciali ven-gono esclusi dai circuiti ufficiali del turismo. Numeri che, raffrontati alle proiezioni per gli anni a venire, devono imporre un ragionamento.

La Faedina: un laboratoriofalegnameria ad alta quota dove si conquista l’autonomia

Macchinari in azione e mani che si muovono sicure, nel rendere lisce superfici lignee o nel ridi-

pingere parti di mobilio. Giornata di normale amministrazione a La Fa-edina. Tra le mura del laboratorio-falegnameria di via Passo Lessinia sono occupate sei persone svan-taggiate: disabili con autismo, sin-drome di Down, lieve ritardo men-tale provenienti da diverse parti del Veronese. «A chi chiede cosa facciamo qui rispondo: “Lavoriamo”» esordisce Alfonso Tommasi, con alle spalle un'esperienza di quindici anni di docenza nella formazione di base al Centro don Calabria. È il rappre-sentante legale della cooperativa nata a Sant'Anna d'Alfaedo nel 1989 per svolgere servizi alla per-

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8 antheonPSognando impresaPRIMO PIANO Facciamo i conti con i nostri invisibili

«Da noi le abilità si trasformano in valori»L’esperienza della Fondazione Historie

sona, inizialmente nel gestire il per-sonale della locale casa di riposo. «Oggi – precisa – abbiamo con-venzioni con alcuni Comuni, con le Ulss 20 e 21. Siamo una delle po-che cooperative di tipo B ricono-sciute dalla Regione». Una lettera a riassumere la progettualità del coniugare inserimento lavorativo e integrazione nel contesto sociale grazie alla presenza di un appar-tamento, in affitto dalla parrocchia in paese a Vaggimal, dove periodi-camente i giovani lavoratori, per la maggior parte di età compresa tra i 21 e 27 anni, possono fermarsi a

dormire per sperimentare la pro-pria autonomia. Il principio, spiega, è «far incontrare normalità e disabilità nello spazio neutro del lavoro». La nostra filo-sofia, chiarisce, «è creare occasio-ni, per permettere a ciascuno di esprimere se stesso. Abituandolo all'errore, a vincere le insicurezze, perché possa crescere individual-mente e professionalmente». Non è difficile, nemmeno semplice. A piccoli passi i risultati comunque arrivano: «In questo momento pos-siamo dire di esser competenti. Ci mettiamo un po' di tempo in più,

ma a lavoro finito la qualità non manca». Le commissioni, specie dai privati, arrivano. E dal laboratorio escono infissi sistemati, mobili restaurati; cassette in legno che alcuni nego-zi usano per confezionare prodotti. È stato sperimentato un servizio di lavanderia e stireria self servi-ce che potrebbe essere un'attività per i mesi invernali. La coop gesti-sce il servizio mensa nelle scuole di Erbezzo, si occupa di assistenza domiciliare a Marano, di manuten-zione del verde. Ad alta quota, in-somma, gli spunti non mancano.

Dalla montagna alla pia-nura. In località Vano-ni, a Valeggio sul Mincio, incontriamo l’azienda

agricola Amaranto. All’apparen-za, una fattoria come tutte altre. Se non fosse che, tra le serre e le distese di campi, s’incontrano al-cuni contadini speciali. Singolare è pure la scelta delle piantagioni: oltre ai tradizionali ortaggi ci sono zafferano, ingrediente di pietanze raffinate che viene seminato sen-za ricorrere a trattamenti chimici e raccolto un pistillo dopo l’altro per essere confezionato a mano; e amaranto, pianta dalle foglie e dai chicchi edibili che si caratterizzano per mancanza di glutine, alto con-tenuto di proteine e fibre.Prodotti della terra selezionati a seconda della stagione e fatti

crescere con metodi “puliti”. Con un riscontro etico e sociale poi-ché offrono occasioni di recupero e occupazione a lavoratori con di-sabilità complessa, cioè con insuf-ficienza mentale e problematiche psichiatriche. «Trasformare le abi-lità in valori» è la parola d’ordine di Fondazione Historie, onlus nata 36 anni fa con sede a Villafranca, in via Mantova, della quale la fatto-ria è dal 2011 parte di una famiglia più allargata che si dedica a centri diurni con laboratori di ceramica e tessitura, case alloggio e apparta-menti protetti grazie alla presenza di una trentina di operatori. Questione di sensibilità. E di am-pliare lo sguardo alle potenziali-tà insite in ogni individuo. Nell’a-zienda Amaranto, fa notare Ettore Cremasco della Fondazio-

ne, è la natura con i suoi tempi a esser maestra di vita: «Qui le per-sone, giovani di età compresa tra i 18 e 35 anni, imparano il senso dell’impegno, della responsabilità, della costanza: principi che sono per noi riabilitativi ed educativi. Hanno l’opportunità di costruirsi una professionalità che sarà loro utile in futuro». Si alzano presto la mattina, la-vorano in gruppo, si sporcano le mani con la terra. Seguono da vicino le fasi produttive: dalla se-mina alla raccolta, dalla potatura alla pulitura dalle erbacce, dalla creazione delle sementi alla ven-dita delle verdure partecipando a mercati e fiere. «Tutto ciò – sottoli-nea – li aiuta a diventare adulti. A essere parte produttiva, non sola-mente assistenziale, della società».

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Dismappa e il centro storico ai raggi x per cancellare le barriere architettoniche

La quotidianità vissuta sul-le quattro ruote ha un’al-tra prospettiva. Cestini dei rifiuti che, sui marciapiedi,

diventano ostacoli ingombranti. Scalinate che non si riescono ad affrontare, se manca una pedana. Basterebbe poco... Eppure spesso sensibilità e attenzione latitano. Dettagli che non sfuggono agli oc-chi di Nicoletta Ferrari. Non perché è costretta a spostarsi su una car-rozzella. Lei è una di quelle donne intraprendenti, che non guardano l’ostacolo considerandolo un limi-te: vanno oltre, mirano alla solu-zione. Ci vuole tenacia a indirizzare nel giusto modo le energie. La Ferra-ri l’ha fatto, mettendo le proprie

competenze nell’ambito dell’infor-matica a servizio della disabilità. Con spirito propositivo, nel 2012, ha creato Dismappa: il sito della Verona accessibile o parzialmente accessibile a chi ha un handicap motorio. Categoria che accomuna disabili, anziani, mamme con pas-seggini. Le pagine virtuali conten-gono schede di accessibilità per monumenti, musei, palazzi, piazze, negozi, ristoranti del centro stori-co privi di barriere architettoniche o con ausili per superarle in totale o parziale autonomia. Senza tra-scurare spettacoli e manifestazio-ni culturali. In tre anni la puntua-le mappatura, a portata di click e supportata da gallerie di immagini talvolta più efficaci delle parole, ha

superato i 3 milioni e mezzo di vi-sitatori: sintomo di un bisogno che accomuna tanto i turisti giunti in riva all’Adige quanto i veronesi.Il centro cittadino messo ai raggi x lascia traccia delle barriere archi-tettoniche che impediscono a chi è su carrozzella di essere indipen-dente nella quotidianità. La visione di Dismappa è però accendere il riflettori sulle buone prassi, evi-tando di concentrarsi sul negativo. «Uno scalino è semplice da fare per chiunque – premette –. Non si riflette sul fatto che può diventare per alcuni un ostacolo insormon-tabile». In via Mazzini, fa notare, un terzo dei negozi è accessibile dall’ingresso principale; negli audi-torium o nei teatri non è prevista

Sognando impresaPRIMO PIANO Facciamo i conti con i nostri invisibili

Nicoletta Ferrari

un esempio di Gelateria accessibile

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Dall'ombra dell'anfiteatro romano, ci trasferiamo a Sorgà. Le tre stan-ze dell'agriturismo Corte Italia sono una risposta all'esigenza di atten-zione nei confronti dei disabili. Ren-dere gli ambienti accessibili è stata una delle priorità di Giacomo Mu-rari Bra' quando, da agricoltore pa-raplegico costretto su una carroz-zella dal 1986, ha voluto ampliare l'attività dell'azienda aggiungendo l'ospitalità. «Desideravo creare una struttu-ra accessibile, al di là delle norme» inizia a raccontare. A quel che re-citano le normative, dunque, ha

mescolato la sensibilità che lo con-traddistingue. Non tutti nel setto-re del turismo hanno il medesimo atteggiamento, riconosce, ma le cose stanno cambiando: «Un disa-bile è un cliente. Avere una camera inaccessibile, significa perdere un affare...». Gli fa eco l'Osservatorio Europcar nello stimare che il turi-smo accessibile sarà nel prossimo decennio un business interessante, con un impatto diretto sul Pil pari a 11,7 miliardi di euro. Segnali di cambiamento in tale di-rezione fortunatamente se ne in-travedono. Il sito Village For All è

stato creato, su scala nazionale e con il patrocinio del Ministero del turismo, per segnalare con un mar-chio di qualità le strutture a misura di disabile esistenti in Italia e Cro-azia. «Si tratta di trasformare la considerazione nei confronti della disabilità in un plus per una struttu-ra alberghiera» segnala Murari Bra'. Mettere uno specchio alla giusta al-tezza o una porta che si apre sen-za intralciare si trasforma in dovere sociale: non è esclusivamente una regola da seguire perché a impor-lo è una norma. Piccoli passi, si ac-cennava prima. Ma fondamentali.

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una fila di poltrone con seduta da rimuovere. «Siamo di più di un ob-bligo di legge, siamo persone» in-calza. Tutto sommato e malgrado si tratti di un sito storico, riprende, Verona è vivibile. Certo: si potrebbe fare

di più per favorire l’accoglienza. Questione di piccoli passi, impor-tanti. «Soltanto dallo scorso anno c’è una rampa fissa per accedere al vallo dell’Arena, il monumen-to scaligero più visitato» con un risparmio per le casse comunali,

che non devono più preoccuparsi di rimuovere la pedana. «Oggi non siamo più invisibili – chiosa –. Nel-la quotidianità, un pensiero rivolto alle difficoltà che una persona di-sabile può incontrare non dovreb-be mai mancare».

Facciamo i conti con i nostri invisibili

Giacomo Murari Brà Titolare dell’agriturismo “Corte Italia”

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Per ammirare le meraviglie del nostro Pianeta, i suoi mille colori e le sfumature estetiche tratteggiate dal-

le tante culture che lo popolano, non si può fare a meno degli occhi. Ma per sentirsi parte del mondo, per gustare tutta la bellezza na-scosta nella diversità, la vista non è poi così indispensabile. E’ un’e-sperienza che coinvolge tutto il corpo e tutta la nostra anima, fino a cambiarci nel profondo.Una visita a Expo Milano 2015 ne è l’esempio perfetto. Basta aggi-rarsi tra i padiglioni e compiere il semplice gesto di respirare a pie-ni polmoni, per sentire di essere davvero nel posto in cui «il mondo incontra il mondo».Molti Paesi hanno affidato il rac-conto di se stessi e del loro impe-gno in favore della corretta ali-mentazione e della sostenibilità a immagini ad altissima risoluzione, proiezioni tridimensionali ed effetti speciali; ci sono padiglioni che of-frono straordinari esempi di archi-

tettura, ma l’Expo è un ambiente pieno di sensazioni che vanno ol-tre il visivo. E’ il luogo stesso ad of-frirle, dando la possibilità di tuffar-si da un Paese all’altro compiendo solo pochi passi restituendo l’im-pressione di avere il mondo a por-tata di mano. Ci sono i rumori, le musiche, le lingue che si sentono parlare e gli odori, un vero e pro-prio universo di profumi dentro e fuori dagli stand, emanati dalle innumerevoli pietanze preparate. «Senti che odore di Vietnam? Che odore di Angola? Che odore di Ar-gentina?», dicevo un po’ per gioco ma un po’ sul serio alla mia guida, mia moglie, nel corso della mia prima visita.Già, la guida: se si ha la fortuna di essere accompagnati da persone capaci di raccontare ciò che ve-dono e di trasmettere emozioni, come è capitato a me, il viaggio all’interno dell’Expo diventa un’e-sperienza davvero indimenticabile anche per chi non vede.La struttura quasi elementare del

sito espositivo aiuta a non sen-tirsi smarriti e disorientati, come può accadere ad un non vedente in posti così grandi. A fungere da rassicurante punto di riferimento è il Decumano, il lungo corso che attraversa l’intera Esposizione, nel quale confluiscono tutti i suoni e gli odori. Basta percorrerlo per farsi un’idea della dimensione pla-netaria di questa manifestazione, non comune a nessun’altra fiera. «A destra abbiamo il padiglione Irlanda, a sinistra il Brasile. Poi c’è l’Angola, qui c’è l’Argentina, qui il Kazakistan…»: sono bastate queste parole di chi mi ha accompagnato a farmi sembrare di essere al cen-tro del mondo.Certo, non sono potuto rimanere a bocca aperta di fronte allo sboc-ciare dell’Albero della Vita, non ho potuto apprezzare le mirabolanti performance di un semplice car-toncino nel padiglione Germania, ma le esperienze emozionanti non sono di certo mancate: ho potuto respirare l’aria di montagna nel

SPECIALE EXPO Un viaggio all’Expo di Milano con “occhi diversi”

all’expo, in tutti i sensiUn mondo di sapori, rumori, odori: la mia visita da non vedente all’Esposizione Universale

di Luca Spaziani

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bosco del padiglione Austria, sen-tire l’impressionante rumore di un alveare nel padiglione del Regno Unito, entrare nel padiglione Bra-sile saltellando su una rete di cor-da, annusare la rosa del deserto nel padiglione Marocco, pedalare per far accendere una luce nello stand della Repubblica Ceca.Una menzione particolare la me-rita il padiglione degli Emirati Ara-bi, sicuramente il più avanzato in quanto ad effetti speciali accom-pagnati però da un audio sensa-zionale, un esempio di come l’evo-luzione tecnologica possa offrire esperienze multisensoriali fanta-stiche.Sono stato all’Expo anche con la redazione di Pantheon, per te-stare l’accessibilità di alcuni padi-glioni e compiere la straordinaria esperienza del Mercato al Buio a Palazzo Italia, un’installazione progettata dall’Istituto Ciechi di Milano: si viene condotti da una guida non vedente in un ambien-te completamente buio nel quale

è riprodotto un tipico mercato ri-onale. Muovendosi lentamente ed esplorando con le mani si possono incontrare banchi con frutta e ver-dura, da riconoscere attraverso il tatto e l’olfatto. In sottofondo, i rumori caratteristici del mercato, con i venditori che urlano, le friggi-trici e un’ape car che passa.Per me la motivazione è stata la curiosità, ma per una persona vedente può essere un modo per scoprire le potenzialità, spesso poco utilizzate, degli altri sensi ol-tre la vista.Dopo aver esaltato gli aspet-ti meno visibili di Expo, non posso che chiudere con un consiglio a tutti coloro che lo visiteranno: se potete, durante il vostro tour, ogni tanto chiudete gli occhi. Scoprirete altri aspetti di questa manifesta-zione, percepirete sensazioni che forse vi erano sfuggite, e riuscirete a cogliere meglio quel messag-gio di universalità, mondialità e appartenenza che l’Expo intende trasmettere.

Il nostro reportage da Expo2015

Entrata del “mercato al Buio”

Padiglione del Brasile

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carta Di veronaun documento per disegnare la verona del futuroPresentata il 18 giugno all’Esposizione Universale la “Carta di Verona”, il progetto di VeronaExpo per preparare la città alle sfide che la attendono

Un documento in cui rac-cogliere istanze e propo-ste di aziende, Enti e as-sociazioni, da presentare

alla città in autunno, in vista delle sfide che la attendono: è l’inizia-tiva lanciata da VeronaExpo, che lo scorso 18 giugno ha presenta-to a Cascina Triulza, il padiglione dell’Esposizione Universale dedi-cato alla Società Civile, le linee-guida della «Carta di Verona».Un obiettivo ambizioso quel-lo dell’Associazione, nata con lo scopo di promuovere eventi sul territorio scaligero in concomi-tanza conl’Expo e che ha già rac-colto l’adesione di una cinquanti-na tra aziende, Enti e associazioni di categoria.«Nei prossimi due anni – ha sotto-lineato il presidente di VeronaEx-po Matteo Scolari - Verona sarà interessata da alcuni passaggi fondamentali, che ridisegneran-no gran parte degli scenari futuri del panorama scaligero: saranno

rinnovate, o confermate, le prin-cipali cariche istituzionali e finan-ziarie veronesi, il sindaco di Vero-na, ma anche i vertici del Banco Popolare, di Cattolica Assicura-zioni e Fondazione Cariverona. Oltre ad aver lanciato e promos-so iniziative ed eventi sul territorio veronese, ci siamo chiesti che tipo di contributo concreto e tangibile potevamo lasciare alla nostra cit-tà al termine di questo semestre». Si è scelto di puntare su un’eredi-tà scritta, sul modello della Carta di Milano, capace di orientare le scelte di chi avrà in mano le sorti della città.Disoccupazione giovanile, fuga della manodopera, difficoltà di accesso al credito, rischi am-bientali: sono solo alcuni dei temi sui quali le quasi tremila realtà imprenditoriali afferenti a Vero-naExpo saranno chiamate ad esprimersi nei prossimi mesi.Ad ispirare il progetto di Vero-naExpo saranno le riflessioni e i

grandi dibattiti che stanno ani-mando la piattaforma mondiale dell’Expo, un evento che, nono-stante il pessimismo iniziale, sta riscuotendo un notevole succes-so. A certificarlo sono i numeri ci-tati da Giacomo Biraghi, respon-sabile Pubbliche Relazioni di Expo, nel corso della presentazione della Carta di Verona: «Avevamo venduto 10 milioni di biglietti an-cor prima che aprissero i cancelli e al momento siamo a 15 milioni. Nel mese di maggio oltre 2 milioni e 700mila persone hanno varcato gli ingressi della manifestazione e per giugno ne prevediamo altri 4 milioni. Un dato importante, se si considera che nelle passate edi-zioni il 40% dei visitatori si è con-centrato negli ultimi due mesi».Da Biraghi anche un forte plauso all’iniziativa di VeronaExpo: «Ve-rona ha fatto bene a “prendersi” l’Expo e a promuovere eventi le-gati a questo marchio, ne trarrà un grande vantaggio».

CARTA dI VERONA La nuova iniziativa di Verona Expo

di Luca Spaziani

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carta Di veronaun documento per disegnare la verona del futuro

2015

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SOLIDARIETÀ & NO PROFIT

Solidarietà su tre ruote Abbattere le barriere per mezzo di un risciò? È possibile, se a guidarlo sono detenuti in cerca di una nuova possibilità e a usufruirne sono anziani e disabili.di Francesca Mauli

Può un servizio di volonta-riato valorizzare contem-poraneamente sia i volon-tari che vi partecipano che

le persone che ne usufruiscono? Sì, se sia i soggetti che gli oggetti del progetto che porta avanti sono persone appartenenti a catego-rie svantaggiate. Su questa base nasce “Risciò solidale”, voluto da CLV impresa sociale, realtà nata in seno a CISL per fare impresa offrendo opportunità nel sociale, FNP Pensionati CISL Verona, An-teas – coordinamento di Verona, con il supporto economico di Fon-dazione Cattolica e la collabora-zione della Casa Circondariale di Verona, del Garante ai diritti dei detenuti del Comune di Verona, delle sezioni locali di FAND - Fe-derazione Associazioni Nazionali Disabili, UICI - Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, ENS - Ente Nazionale Sordi, degli Amici della bicicletta e di AMEntelibera. Si tratta di un nuovo servizio, atti-vo nel Comune di Verona da luglio, di trasporto di persone anziane o con disabilità lieve. Mezzi di tra-sporto sono due simpatici risciò a tre posti, a pedalata assistita, con tettuccio, per riparare sia dalla calura che dalle piogge estive, e perfino dei pannelli solari per la ri-carica parziale della batteria; gui-datori di queste “bici a tre ruote” sono dei volontari provenienti dal-la Casa Circondariale di Montorio e inseriti all’interno di percorsi per il reinserimento sociale. «“Risciò

soldale” si inserisce nella scia di una realtà nata lo scorso, “Vero-na in tandem” (www.veronaintan-dem.it), ideata da CLV insieme ad altre associazioni, tra cui l’Unio-ne Ciechi, con il finanziamento di Fondazione Cattolica, per offrire l’opportunità di un cicloturismo accessibile sul territorio veronese attraverso il noleggio di tandem. Questo servizio, tuttora attivo, è gestito da un volontario del-la Casa Circondariale di Verona, nell’ambito di un progetto di rein-serimento sociale. Si è pensato di allargare questo tipo di proposta anche ad altre esperienze, man-tenendo sempre l’attenzione sul concetto di “mobilità sostenibile”, intesa come un nuovo modo di spostarsi, più “dolce”, e insieme

della creazione di opportunità nel sociale» spiega Anna Corradini di AMEntelibera, realtà che si occu-pa di sviluppo locale, turismo ac-cessibile, educazione ambientale e accompagnamento turistico. «Questo secondo progetto, ispira-to a un modello consolidato in al-cuni Paesi del Nord Europa, vuo-le offrire un servizio di “sollievo”, occupando in modo piacevole il tempo libero di persone svantag-giate, in primis anziani e persone con disabilità lievi che apparten-gono a case di riposo, associazio-ni, circoli all’interno del Comune di Verona, che durante la giornata vengono condotte, in risciò, all’in-terno di circuiti cittadini prestabi-liti, per passare del tempo all’aria aperta, in un modo diverso dal so-

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Pres. Scandola e Assessore Leso su un Risciò Solidale

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lito. Contemporaneamente si vuole dare a persone detenute, inserite in un percorso di reinserimento in società, la possibilità di effettuare un servizio di volontariato, dopo un periodo di formazione specifica sia pra-tica, inerente la guida del mezzo, che teo-rica, legata alle relazioni con il pubblico e alla conoscenza della città». Il servizio, attivo da luglio fino al prossimo autunno, e coordinato dall’Assessorato ai Servizi Sociali del Comune di Verona, che ha il compito di individuare le realtà loca-li legate alle Terza Età e alla disabilità che possono usufruirne, è gratuito. I risciò attivi al momento sono due e i volontari addetti al trasporto sono otto, impegnati su turni. Lontani dall’essere meri “pedalatori”, ai vo-lontari è richiesto di “intrattenere” le perso-ne che accompagnano in giro per la città, raccontando aneddoti e curiosità sulla cit-tà. «Gli otto volontari hanno dimostrato da subito un grande entusiasmo – racconta Anna Corradini – e si sono posti in modo attivo in tutte le fasi del progetto, dando suggerimenti e consigli. L’idea – conclude - è di renderlo, nel prossimo futuro, un ser-vizio turistico a tutti gli effetti, incremen-tando il numero di risciò a disposizione – che saranno sempre guidati da persone provenienti da percorsi di reinserimento in società - e offrendo quindi a chi viene a visitare Verona un modo diverso per per-correre la nostra città».

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CREDITO & IMPRESA

A Nord-Est gli immigrati creano impresa.Ecco quanto vale l’imprenditoria straniera

Nel 2014, il 6,6% della ricchezza del Nordest, percentuale che, in cifre, corrisponde a tredici miliardi di euro, è stato prodotto da imprese immigrate. A confermarlo sono i dati della Fondazione “Leone Moressa”, che mira a colmare i pregiudizi attinenti alla sfera economica sugli stranieri in Italia.di Camilla Pisani

Due mesi fa, nell’inchiesta “Cercare fortuna all’om-bra dell’Arena”, pubblica-ta sul numero di Panthe-

on uscito ad aprile, ci siamo chiesti se Verona potesse rappresentare un terreno economico, sociale e culturale appetibile per gli stranieri che decidono di avviare un’attività in riva all’Adige. Dai risultati emer-si, le imprese attive iscritte alla Ca-mera del Commercio di Verona, al 31 dicembre 2013, risultano esse-re 87.305. Di queste, quasi 77 mila (88%) sono condotte da impren-ditori italiani mentre 10.495 (12%) da immigrati. E in tutto il Nord Est? A rispondere è stata la Fondazio-ne “Leone Moressa” di Mestre, che ha analizzato i dati delle imprese condotte da stranieri in quello che è inequivocabilmente considerato il fiore all’occhiello del tessuto eco-nomico italiano. Nella cosiddetta “locomotiva d’Italia” pare infatti che, a trainare il resto del Paese, non siano solo i lavoratori veneti, altoatesini, emiliani e friulani, ma anche chi viene da fuori confine: creano impresa e valore proprio coloro che, troppo spesso, ven-gono appellati come “mantenuti” dai contribuenti. Uno studio con-dotto dall’Ente veneziano e pub-blicato a fine maggio ha infatti confermato che, nel 2014, il 6,6% della ricchezza del Nordest è sta-to prodotto da imprese immigrate e, rispetto all’anno precedente, il

valore complessivo è aumentato di 255 milioni di euro. Le aziende avviate da stranieri in quest’a-rea risultano oltre 62 mila, pari all’8,9% delle imprese totali, ed hanno prodotto 13 miliardi di euro di ricchezza, pari al 14% del valore totale prodotto a livello nazionale dalle imprese straniere. In sintesi, negli anni della crisi, mentre le im-prese italiane diminuiscono, quel-le straniere aumentano: più 10,3% contro un meno 3,9% delle attivi-tà avviate da imprenditori nati in Italia. I settori più rappresentati sono edilizia (28,9%) e commer-cio (27,8%), che insieme includono oltre la metà delle imprese immi-grate. Osservando la provenien-za degli imprenditori stranieri nel Nord Est, il 10,9% è cinese (8.988

imprenditori) e, a seguire, romeno, con l’8,9% (7.333 imprenditori). Le presenze maggiori si registrano in Veneto: a Verona (10,3%) e Trevi-so (9,7%), ma sono in crescita an-che a Padova (+7,0%) e a Venezia (+5,4%).Il dossier presentato della Fon-dazione contribuirebbe dunque a smentire la radicata ideologia se-condo cui gli immigrati rappresen-terebbero un “peso” per il Paese, poiché “rubano il lavoro” e “vivono sulle spalle” degli italiani. «Il di-battito sull’immigrazione - scrive Fondazione Moressa, in una nota pubblicata sul proprio sito web - assume spesso toni ideologici, polarizzando la questione su po-sizioni inconciliabili che portano l’opinione pubblica ad essere o “a

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CREDITO & IMPRESA

A Nord-Est gli immigrati creano impresa.Ecco quanto vale l’imprenditoria straniera

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Fondazione Leone Moressa e il valore dell’immigrazioneLa Fondazione “Leone Moressa” è un istituto di studi e ricerche nato nel 2002 da un’iniziativa della Associazione Artigiani e Piccole Imprese di Mestre CGIA. Tra gli obiettivi che hanno determina-to la nascita dell’Ente, colmare i pregiudizi sulla popolazione im-migrata attinenti alla sfera eco-nomica e professionale, in modo

da contrastare la diffusione di stereotipi e gli atteggiamenti di-scriminatori che ne derivano. Gli studi della Fondazione si svilup-pano in particolare nell’appro-fondimento delle dinamiche del mercato del lavoro straniero, della quantificazione delle retri-buzioni degli immigrati, del fe-nomeno imprenditoriale, della povertà delle famiglie straniere e delle dinamiche demografiche.

Attraverso la divulgazione di pa-per e pubblicazioni e la promo-zione di seminari, conferenze e convegni in collaborazione con organizzazioni del territorio, l’at-tività di ricerca è finalizzata alla diffusione della conoscenza e alla valorizzazione delle differenti espressioni culturali degli stra-nieri che vivono in Italia, anche nell’ottica di individuare efficaci percorsi di integrazione.

favore” o “contro” l’immigrazione. Oggi, invece, da un punto di vista strettamente economico, non si può sottovalutare l’apporto che il fenomeno migratorio genera in termini di ricchezza e sviluppo: la realtà (matematica) è che queste persone ci arricchiscono».

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La mia vita in mezzo al mare, nel paradiso di LampedusaGiorgio Cacciatori è un DJ veronese che, quattro anni fa, ha lasciato tutto per cominciare una nuova vita nell’isola siciliana, dove ha aperto un locale insieme alla compagna. E mentre le cronache ci raccontano di sbarchi, soccorsi ed emergenza immigrazione, lui ci descrive un’al-tra verità: «In questo meraviglioso scoglio d’alto mare, non c’è traccia di migranti».

Una vita trascorsa dietro le consolle dei più celebri locali notturni e discote-che di Verona, dove, con

gli anni, è diventato un afferma-to DJ. La domenica al Bentegodi, insieme ai “butei della curva”, per seguire le prodezze dell’amato Hellas. L’aperitivo in Piazza delle Erbe, dove conosce per nome e cognome tutti i bottegai, baristi ed esercenti della zona. Giorgio Cacciatori, sulla carta, è il proto-tipo perfetto del veronese doc. Ma è nelle generalizzazioni che si sbaglia e, scandagliando un po’ più a fondo, si scopre che alla fe-licità manca un tassello. Il mare, la libertà, la voglia di “qualcosa d’altro” lo hanno spinto a lasciare, anche se solo per otto mesi l’an-no, la sua adorata città, dove e nato e cresciuto, per trasferirsi nel luogo in cui trascorreva le vacan-ze: Lampedusa. Raggiunto per telefono, ci ha raccontato come è cambiata la sua vita ora che abi-ta in un’isola di 22 chilometri qua-drati, dove «basta un giro in moto per scoprirne ogni angolo».

Quando è nata l’idea di trasferirsi in un luogo così diverso da Vero-na, dove non le mancava nulla, e cosa l’ha spinto a farlo?Io e la mia compagna, Silvia, sia-mo stati in vacanza a Lampedusa per due anni di fila. Io amo il mare, in ogni periodo dell’anno. L’ultimo giorno di ferie ero solito salutare la spiaggia con la nostalgia nel cuo-re, come immagino facciano tanti altri turisti. Non volevo più provare quella sensazione lì, di tristezza. Nell’estate del 2010, il bar dove abitualmente facevamo aperitivo ha chiuso i battenti: era la nostra occasione, ci è venuta voglia di rilevarlo e cominciare una nuova vita. Nel 2011 eravamo sull’isola ad inaugurare il nostro locale, “Lo Sbarcatoio”.Nella vita, era ed è ancora, un dJ. Come è riuscito ad avviare un lo-cale senza esperienza?Non è stato faticoso dal punto di vista economico, perché in queste zone iniziare un’attività di questo tipo richiede un investimento pari a quello necessario per acquista-re una piccola utilitaria, ma nella

pratica sì, perché abbiamo siste-mato tutto il locale da soli. Io, Sil-via e la sua migliore amica Miche-la, che ha deciso di trasferirsi qui insieme a noi.Nessuna difficoltà incontrata sul-la nuova strada?Certo: come in tutte le isole, an-che qui siamo in balia del tempo e le maggiori criticità sono legate ai trasporti. Soprattutto per isole lontane dalla terraferma come lo è Lampedusa. Per raggiungere le coste della Sicilia ci vogliono otto ore di traghetto. Nei giorni di bur-rasca, le navi non salpano e dob-biamo stare attenti a razionare le derrate alimentari, che arrivano via mare. I beni di prima necessi-tà, come farmaci e quotidiani, ar-rivano invece via aerea. Si dichiara irrimediabilmente cit-tadino, come ha organizzato la sua vita in un’isola in mezzo al mare?Sì, anche se ho deciso di vivere su una spiaggia, lontano dallo stress e dal traffico urbano, non posso negare la mia “veronesità”. Ho bi-sogno anche della città e, quan-

ATTUALITÀ La testimonianza di un veronese che vive e lavora sull’isola

di Camilla PisaniPanorama di Lampeduta ripreso dall’alto

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do torno a casa, Verona mi sem-bra New York. Per questo resto a Lampedusa tra marzo e settem-bre, da novembre a febbraio vivo a Verona, dove torno a vestire i miei abituali panni di DJ. Abbia-mo tutti due anime, due nature. E io sono felice di essere riuscito a soddisfarle entrambe.Le cronache giornalistiche ci rac-contano una Lampedusa forte-mente provata dai continui sbar-chi di migranti provenienti dalle coste della Libia: è davvero così drammatica la situazione?In questo angolo di paradiso, a differenza di ciò che vogliono far

credere i mass-media, di immi-grazione e di immigrati non se ne vede nemmeno l’ombra. Le perso-ne che arrivano vengono soccorse in mare e trasportate in un centro di accoglienza ai confini dell’isola, lontano delle spiagge e dai luoghi frequentati dai turisti. Rimangono solo poche ore: il tempo necessa-rio per l’identificazione prima che vengano portati sulla terraferma. Sento, da chi vive al Nord e nella stessa Verona, storie assurde di persone che non vogliono venire in vacanza a Lampedusa perché “viviamo in mezzo agli immigrati”. Ma la verità è che ci sono molti più

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La testimonianza di un veronese che vive e lavora sull’isola

profughi in certe zone delle loro città che qui. Consiglio a tutti di venire a visitare questa splendida isola, per constatare di persona che non esiste nessuna traccia di immigrato. Non è vero che sia-mo invasi, come i giornali vogliono far credere creando allarmismo e compromettendo un’economia che si fonda per il 20% sulla pesca e per il restante 80% sul turismo. Il paragone Lampedusa e immi-grazione è infondato e il lavoro dei media dovrebbero essere quel-lo di rendere l’immagine corretta che questo meraviglioso scoglio d’alto mare merita.

Michela, Giorgio e Silvia

Lo Sbarcatoio

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SALUTE & BENESSERE

Curarsi con la naturaGrazie alla Fitoterapia. È la più antica forma di medicina e sfrut-ta la somministrazione di preparati, ottenuti dalle erbe e dalle piante medicinali, a scopo curativo. Un prezioso alleato del be-nessere, utile per prevenire e guarire alcune malattie.

di Marta Bicego

La menta ha effetto digesti-vo e calmante su stomaco e intestino. Il basilico? È un ottimo tonificante. Men-

tre la lavanda agisce sul sistema nervoso centrale con azione an-siolitica e sedativa. Potere della natura, secondo la Fitoterapia: branca antica e nobile della far-macologia scientifica, che detta le regole dell’uso delle piante medi-cinali a scopo preventivo o tera-peutico. «Senza improvvisazione», premet-te il dottor Alessandro Formenti. Per l’esperto di Fitoterapia clinica e rimedi naturali, intervenuto alla festa di apertura del Giardino di don Zocca a Sprea, dev’essere la conoscenza la doverosa premes-

sa per chi si avvicina alla medici-na naturale, in merito alla quale c’è ancora parecchia confusione. La scienza, esordisce, «ha spesso un po’ screditato le piante me-dicinali per un atteggiamento mentale riduzionistico e fatal-mente semplificativo. Pensare che i composti non attivi o appa-rentemente non attivi delle pian-te medicinali fossero inutili, ha portato a una sottovalutazione di realtà che danno fastidio perché difficili da inserire nei nostri sche-mi mentali». Come a dire: perché usare le erbe medicinali se ci sono le medicine, racchiuse in comodi blister, che ne contengono il principio attivo? Ed è qui la questione: «La pian-

ta medicinale non contiene solo il principio attivo, ma altre sostanze che interagiscono con l’organi-smo e gli permettono di assorbire ciò che gli serve, secondo le pro-prie esigenze». Per comprendere meglio, è necessario considerare la complessità del corpo umano: risultato dell’aggregazione di ol-tre 50 trilioni di cellule, all’interno delle quali avvengono migliaia di reazioni biochimiche, a loro vol-ta catalizzate da enzimi specifici. Una pianta, in virtù dell’essere co-stituita da centinaia di molecole differenti, spiega, «è più probabile abbia un’interazione con molti siti metabolici perturbati e un ampio effetto riequilibrante, a differenza del principio attivo, che agisce sì

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Giardino di Don Luigi Zocca, a Sprea

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via Fusina 5/a, Grezzana045 865 0023

come una lama di coltello, però può essere intossicante e alla fine non riesce a riequilibrare un or-ganismo altamente complesso». Nel corso dell’evoluzione, l’organi-smo dell’uomo si è programmato per interagire con ciò che è fat-to dal «laboratorio naturale». Ciò che conta per il progresso futu-ro, evidenzia, «è la dimostrazio-ne della sicurezza e dell’efficacia clinica di un farmaco naturale». In tal senso, dalla Fitoterapia de-

SALUTE & BENESSERE

A SPREA UN GIARdINO IN CUI “GUARIRE” CORPO E MENTEÈ nato per “guarire” il corpo, sen-za trascurare la mente, il Giardino di don Luigi Zocca. All’ombra della canonica in cui il parroco-erbori-sta di Sprea, minuscola frazione di Badia Calavena, era solito pre-parare salutari unguenti e decotti. Eredità che le associazioni il Giar-dino officinale e l’Orto dei Cimbri hanno deciso di tramandare, con lo sguardo rivolto al passato e at-tenzione alle conoscenze scientifi-che in ambito della Fitoterapia.A ricoprire parte del Monte Ca-stecche è un orto-giardino con 300 specie tra piante, alberi da

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vono arrivare ancora risposte. Tutto dipende dalle patologie da curare e dalle condizioni genera-li del paziente, per le quali serve innanzitutto una diagnosi preci-sa. «L’efficacia della Fitoterapia è soprattutto nelle malattie fun-zionali, nelle quali cioè le funzioni dell’organismo sono squilibrate, che durano da lungo tempo e non hanno ancora comportato danni anatomici». Per esempio gastriti, coliti, fibromialgie, bronchite cro-nica, allergie, rallentamenti circo-latori, stipsi, tossicosi epatica. Non

è tuttavia una forma di medicina esente da limiti, che sono «da co-noscere e tenere presenti. Non bi-sogna pensare – conclude – che con le piante si possa curare tut-to». Ci sono problematiche per le quali la Fitoterapia può costituire una terapia di appoggio, perché duttile e che protettiva degli ef-fetti nocivi che i farmaci posso-no avere. Tutto si gioca su un’al-leanza consapevole, tra scienza moderna e natura, nel comune obiettivo di migliorare la qualità di vita delle persone.

fiore e frutto, erbe officinali, arbusti rampicanti tra spontanei e prove-nienti da vivaio raccontati da tabelle. Luogo di conoscenza aperto a tutti: da visitare per curiosità, da soli o in compagnia di una guida, percorren-do il chilometro di sentiero che tra i terrazzamenti risale la collina; dove riconciliarsi con la natura, anche mettendo a disposizione il proprio pollice verde. La filosofia che guida l’iniziativa si lega all’esperienza ma-turata da Erbecedario: con il labo-ratorio di erboristeria, lo spaccio di prodotti tipici e il ristorante per as-saporare piatti della tradizione. Per accedere alla sala nella quale è cu-stodita la potente macchina.

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di Matteo Bellamoli

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Provate a prendere dalle vo-stre dispense o dalla vostra cucina un qualsiasi prodot-to da forno simile al pane,

oppure biscotti e prodotti dolciari o ancora le merendine di vostro fi-glio. Se leggerete tra gli ingredienti troverete sicuramente l’olio di pal-ma o, in alternativa, una mistura di olii vegetali che nella stragrande maggioranza dei casi includeranno anche l’olio di palma. Fino a qual-che mese fa non ci facevamo caso, qualche anno fa non era nemmeno obbligatorio riportarne la presenza sulle etichette, eppure oggi è scop-piato un caso. Sarà l’aria di EXPO, che ci ha resi improvvisamente tutti molto attenti all’alimentazio-ne, saranno alcuni biologici-bufala contenenti olio di palma scoperti anche in Italia, fatto sta che siamo tutti giustamente preoccupati per la nostra salute a partire da quello che mangiamo.L’olio di palma è, in questo momen-to, non solo il prodotto oleario a più

basso costo sul mercato, ma an-che l’olio commestibile più prodot-to al mondo, in lizza per il primato con l’olio di soia (abbiamo parlato di soia sullo scorso numero, ndr). Curioso pensare che, come anti-cipato sopra, fino al 2011 quest’o-lio era pressoché sconosciuto ai consumatori, dato che il Regola-mento Comunitario che obbliga l’indicazione in etichetta è proprio di quell’anno (1169/2011). Fino a quel momento, ricorderete, sulle etichette si leggeva “grasso od olio vegetale”. Da quella legge ai Pae-si membri sono stati consentiti tre anni per adeguare le etichettature. Oggi è il 2015, quei tre anni sono passati e l’olio di palma campeg-gia in bella mostra su un’infinità di confezioni. Ma perché ora fa tanto discutere?L’olio di palma contiene il 50% cir-ca di grassi saturi a catena lunga, le cui quote maggiori sono rap-presentate dall’acido palmitico, un componente che viene usato an-

che in diversi saponi e persino nella fabbricazione delle bombe al na-palm (che si chiamano così proprio in relazione all’acido palmitico, ndr). Da un punto di vista chimico l’olio di palma equivale al burro, dato che una volta prodotto non si presenta in forma liquida come l’olio di oliva o di semi di girasole, bensì in panetti burrosi che possono essere resi li-quidi tramite un processo chimico di frazionamento. Ed è proprio questo processo chimico che lo rende, di fatto, peggiore del burro dal punto di vista della somministrazione ali-mentare.L’olio di palma, secondo alcuni esperti, fa davvero male. Rovine-rebbe il sistema cardiocircolatorio, provocherebbe diabete, e sarebbe del tutto sconsigliato a chi soffre di colesterolo alto. Alcuni arrivano ad individuarne persino un aspet-to cancerogeno. Allarmante se pensiamo che viene usato anche in alcuni prodotti per i neonati. Per la sua massiva produzione (sta ve-ramente dappertutto) è responsa-bile anche della deforestazione di alcune zone del pianeta ed è stato riscontrato in alcuni prodotti propo-sti come biologici. Ma costa poco e quindi conviene alle multinazionali produttrici. Oltre al danno la beffa: è presente in un’infinità di prodotti anche ad EXPO, come ha lanciato l’allarme anche la prestigiosa rivista “Wired”, sostenitrice dell’esposizione universale di Milano.In realtà il fenomeno va analizzato da più punti di vista. Questo pro-dotto è entrato in modo massiccio

AGROALIMENTARE & ALIMENTAZIONE

Fidarsi dell’olio di palma?Negli ultimi mesi è stato al centro dei dibattiti sull’alimenta-zione. Una buona parte di persone lo etichettano come ri-schioso, ma c’è anche chi ne abbozza un uso anche a scopo curativo. Dove sta la verità?

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nelle produzioni industriali a segui-to di normative europee che hanno limitato l’uso di margarine e quin-di sarebbe un’alternativa migliore rispetto a quello che si mangiava prima. Dal punto di vista medi-co, poi, non esiste nessun tipo di correlazione tra l’olio di palma e l’insorgenza di cancro. Questo ci mette tranquilli fino ad un certo punto, dato che esistono molte al-tre forme di studi che non trovano fondamento medico in quanto non esiste una letteratura correlata, ma questo non ne smentisce di fatto un fondamento di verità. Se non altro, non c’è una correlazione diretta come per il fumo delle si-garette. Per quanto riguarda poi il colesterolo e il diabete c’è da dire che l’olio di palma nel primo caso si comporta come tutti i grassi satu-ri (compreso il burro) e quindi non è niente di più negativo, o positi-vo, del burro vaccino. Per il diabe-te invece si scontrano i risultati di

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AGROALIMENTARE & ALIMENTAZIONElaboratorio con, ancora una volta, la mancanza di una riprova medi-ca reale. Alcune cellule di pancreas sono state messe in contatto con acido palmitico in laboratorio e hanno registrato danni, ma questo non è direttamente correlato ad un danno reale in caso di assunzione di olio di palma (di cui l’acido palmi-tico è un componente).Quindi? Diciamo che non esiste una risposta univoca. L’olio di pal-ma fa male come fa male il burro, ma è migliore delle margarine ve-getali. Dovremmo cercare di limi-tarne l’assunzione giornaliera al 10% su tutte le calorie. Fatto sta che se dovrete scegliere, meglio un frutto che una merendina, ma non illudetevi che in un alimento confe-zionato senza olio di palma vi sia la qualità, perché anche lo strutto, ad esempio, ha effetti simili sull’orga-nismo.Varrà ancora il consiglio della non-na: di tutto un po’?

restaurichiesa di Stallavena

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GIOVANI & LAVORO

Salmon Magazine un tuffo nell’underwater veroneseCi siamo finiti anche noi, nella rete: così, da questo numero, la redazione di Salmon Magazine vi proporrà una selezione degli eventi più interessanti per quest’estate (date una sbirciatina a p. 33 se non ci credete). Un mondo sommerso di arte, musica, teatro e danza che viene a galla. A catturarlo ci pensa un branco di “pescatori” del nuovo che c’è a Verona. Oggi ve li presentiamo. di Giulia Zampieri

Salmon Magazine è il sito internet che comunica, ogni giorno, le iniziative più interessanti di Verona e

della sua provincia. Musica, teatro, arte. Non solo Romeo e Giulietta».Se Salmon Magazine fosse una sola persona, questa sarebbe la sua presentazione. Un biglietto da visita essenziale. Teso però con l’irriverenza discreta di chi vuo-le migliorare le cose. Con risoluta semplicità. Come al solito però, dietro un progetto così ampio e importante, ci sono tante persone, e con loro una rete, fittissima, di idee e intenzioni. Una rete, intes-suta dalla redazione di Salmon, per catturare tutte quelle asso-ciazioni, iniziative e manifestazioni che animano e scuotono il territo-rio veronese, da Malcesine a Isola della Scala, travolgendo il centro città per poi inerpicarsi fin su, sui monti Lessini. Questo opuscolo dal nome biz-zarro è una commistione di pa-

role e fotografia, di forme, generi e media diversi. Ogni tre mesi il numero cartaceo, “l’esca” distri-buita gratuitamente sul nostro territorio, raccoglie gli eventi più interessanti del periodo e si evol-ve poi sul Web, attraverso il por-tale www.salmonmagazine.com e i vari canali social, facendo emer-gere il ricchissimo sottobosco cul-turale che cresce, rigoglioso, nella nostra città. Nasce nel 2013, tinto del rosa sal-mone del numero #00, e non ha superbe ambizioni, se non quel-la di segnalare gli appuntamenti con la cultura, in tutte le sue for-me, presenti a Verona. E portare alla luce, nel mentre, quelle real-tà che sono tante, e sempre più numerose, in cui persone capaci, determinate e sempre indaffa-rate si impegnano per scuotere e sconquassare la nostra Verona. Studenti che hanno viaggiato e vissuto in città lontane, professio-nisti volati all’estero che decidono

di tornare a casa per portare qui, il bello che hanno visto nel mondo. Persone che con la naturalezza di chi crede in quello che fa porta-no avanti i propri progetti e ideali. Talvolta, anche controcorrente.Come il salmone che svetta sulla copertina di questo ultimo nume-ro estivo e su tutti i precedenti: un simbolo di ostinata determinatez-za. «Oltre che per il suo significato simbolico» ci spiega la redazione di Salmon Magazine, «abbiamo scelto proprio il salmone come logo per provare a dare un’imma-gine diversa del mondo dell’asso-ciazionismo: più attraente e ac-cattivante, più pop e giovane. Lo stesso vale per il linguaggio che utilizziamo: diretto e gergale. Così anche per la fotografia, strumento che amiamo per la sua immedia-tezza e indipendenza da giudizi di parte». Queste sono le forme scel-te per cercare di ribaltare la pro-porzione ad oggi esistente: molte “occasioni di cultura” faticano an-

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SALDI 60%FINO AL

QUINTO DI VALPANTENA - SANTA MARIA DI NEGRAR

DAL 4 LUGLIO 2015

cora a salire in superficie e riman-gano ancora di nicchia. Intrappo-late in un’altra rete, spesso fatta di inutili pregiudizi. Se il desiderio che diventino “di massa” può sem-brare ingenua utopia, noi siamo convinti che almeno dovrebbero diventare più trasversalmente ri-conosciute. E del resto non si può fare altrimenti: basta avere Sal-mon #4 alla mano, (progettato e impaginato da Giulia Grobberio, graphic designer di Bosco Chiesa-nuova, l’ultimo dei talenti verone-si sul quale ha investito Salmon), per rendersene conto: tra le anse dell’Adige, c’è un vasto territorio, tutto punteggiato di luoghi di cul-tura che si animeranno di passeg-giate, suoni, balli e proiezioni per tutta l’estate. Un’estate piena, un ricchissimo mese di luglio: più di venti appuntamenti, tutti egual-mente imperdibili. Un numero,

questo candido Salmon #4, strari-pante di novità: contenuti in italia-no e in inglese, una App gratuita (solo per iOS al momento, ndr) e un progetto sempre più condiviso.«Questo ultimo numero» conclu-dono i ragazzi di Salmon, «ci è sta-to chiesto espressamente dalle associazioni che abbiamo appog-giato nel tempo: un risultato che ci

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riempie di soddisfazione e gratitu-dine! Con la fiducia che ci è stata riconosciuta, non possiamo che impegnarci per migliorare ancora di più». Se lo trovate in giro, non lasciatevelo scappare! Altrimenti, catturate il salmone qui: www.salmonmagazine.com Facebook/ Salmon MagazineTwitter: @salmonmag

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STUDIO DENTISTICO E PEDODONTICOSPECIALIZZATO ANCHE NELLA CURA DEL TUO BAMBINO

La PEDODONZIA o ODONTOIATRA PEDIATRICA è una disciplina che previene e cura le patologie del paziente in età evolutiva, dai 2 ai 16 anni.L'attenzione è rivolta alla prevenzione delle lesioni cariose da parte dell'igienista dentale o dell'odontoiatria ( SUGGERIMENTO DI DIETA CORRETTTA, APPLICAZIONI DI FLUORO, SIGILLATURA DEI SOLCHI, EDUCAZIONE ALL'IGIENE ORALE ) ed alla ricerca della collaborazione dei piccoli pazienti.

PSICOLOGIA DEI BAMBINI Il dialogo come terapia deve essere utilizzato in presenza sia di specialisti sia dei genitori, per permettere al bambino di superare le sue paure. Il bambino non è un uomo in miniatura né fi sicamente e nemmeno psicologicamente. Il bambino agisce in modo istintivo, ha cogni-zione indistinta del tempo (non è capace di organizzare il proprio tempo e per questo sono i genitori a scandirlo). E' necessario mettersi in sintonia con il bambino in modo da POTER CONQUISTARE LA SUA ATTENZIONE E LA SUA FIDUCIA

LA PREVENZIONE E' FONDAMENTALE PER LA CURA DELLA BOCCA DEL TUO BAMBINO FISSA L'APPUNTAMENTOTUTTI I CONTROLLI SONO GRATUITIE VENGONO ESEGUITI OGNI 6 MESI

Comed Srl – Centro Odontoiatrico Medico Via Enrico De Nicola, 34 – Grezzana (VR)Tel 045.907273 – Fax 045.8657010 [email protected]

Le PATOLOGIE più frequenti a carico dell'apparato denta-rio sono: • Carie, malattia infettiva che colpisce i denti, ha un evoluzione molto rapida • Pulpite, l'infi ammazione della polpa del dente • Ascesso dentale, una raccolta di pus dovuta a malattia infettiva • Sindrome da biberon,numerose e gravi ca-rie dei denti decidui • Logopedia: deglutizione atipica ed altre para funzioni (succhiare il dito e fonazioni scorrette)

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La PEDODONZIA o ODONTOIATRA PEDIATRICA è una disciplina che previene e cura le patologie del paziente in età evolutiva, dai 2 ai 16 anni.L'attenzione è rivolta alla prevenzione delle lesioni cariose da parte dell'igienista dentale o dell'odontoiatria ( SUGGERIMENTO DI DIETA CORRETTTA, APPLICAZIONI DI FLUORO, SIGILLATURA DEI SOLCHI, EDUCAZIONE ALL'IGIENE ORALE ) ed alla ricerca della collaborazione dei piccoli pazienti.

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L’ i n t e r v i s t a c o n i l r e g i s t a P a o l o V a l e r i o

I C o n c e r t i , l e s a g r e , g l i s p e t t a c o l i

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G l i i n c a n d e s c e n t i a p p u n t a m e n t i d i L e s s i n i a F e s t

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Un’estate con romeo e GiuliettaTre mesi di rappresentazioni in cui la tragedia shakespeariana diventa itinerante. Ogni sera lo spettacolo si distribuirà tra il cortile di Giulietta, del Tribunale e del Mercato Vecchio per terminare al Teatro Nuovo. Valerio: «È un’occasione per tutti, non solo per i veronesi».

Un nuovo Romeo e Giu-lietta sarà messo in sce-na a Verona. La tragedia shakespeariana più fa-

mosa del mondo sarà proposta, per quest’estate, in una versione ridotta ma itinerante. Toccherà, infatti, tre dei più bei cortili della città scaligera per concludersi al Teatro Nuovo. E tutto in una sera. Lo spettacolo non si svolgerà in un luogo definito ma varcherà i confini fisici della scena per spo-starsi nei luoghi più affascinan-ti del centro storico in modo da coinvolgere, emozionare e diver-tire lo spettatore. Si partirà dal cortile di Giulietta per approdare al cortile del Tribunale e al cortile Mercato Vecchio così da termi-nare al Teatro Nuovo. Ad orga-nizzare l’evento è proprio il Teatro Stabile del Veneto con la regia di Paolo Valerio. La rassegna parti-rà il 24 giugno per terminare il 28 settembre. Tutte le sere, tranne il martedì, si potrà assistere allo spettacolo che, fino al 27 luglio, sarà in italiano con narratore in inglese, mentre dal 19 agosto al 28 settembre si svolgerà in in-glese con narrazione in italiano.

Questo sarà possibile grazie alla collaborazione con il King’s Thea-tre di Portsmouth che avrà i suoi attori. Comunque, il cast italiano prevede due attori per ogni ruo-lo: Letizia Bravi e Katia Mirabel-la per Giulietta, Filippo Bedeschi e Riccardo Maschi per Romeo e Mario Monopoli per Mercuzio. Ne abbiamo parlato con Paolo Va-lerio per capire meglio di cosa si tratta.Lo spettacolo “Romeo e Giuliet-ta” può essere definito una sfida o un’opportunità per Verona?Direi in entrambi i modi. Per i ve-ronesi vedere questo spettacolo potrebbe essere un’occasione per una serata particolare perché è itinerante e in parte interattivo. Ed è speciale. Speciale perché c’è una parte dedicata agli attori in-glesi nella lingua originale di Sha-kespeare ed è la parte più diver-tente. Lo spettacolo sarà bilingue e sarà tradotto in inglese da un Mercuzio narratore e viceversa. È un modo per accontentare tutto

il pubblico che vede lo spettaco-lo ma che vuole anche sentire in una lingua internazionale come l’inglese questa bellissima storia. Poi c’è pure il doppio cast italia-no. Stiamo anche allestendo uno spazio espositivo molto bello nel nostro piccolo teatro. Quindi, per tutta l’estate il cortile di Giulietta ospiterà una mostra di fotografie di un giovane artista, Alessandro Cantoni, che ha inserito la sugge-stione del balcone di Giulietta nei luoghi più belli del mondo.. Inol-tre, allestiremo anche uno spazio multimediale dove gli spettatori potranno vedere tutto il giorno il montaggio delle scene cinema-tografiche più importanti dei film

SPECIALE EVENTI Intervista al regista Paolo Valerio

di Erika Prandi

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Paolo Valerio

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Lo spettacolo inizia alle 21 ed è preceduto da un aperitivo di benvenuto che si tiene alle 20.30. Al giovedì è prevista una replica pomeridiana alle 17. Il costo del biglietto, comprensivo di aperitivo e gelato che sarà servito durante lo spettacolo, è di 23 euro (17 per i ridotti e i gruppi). È possibile acquistarlo al Piccolo Teatro di Giulietta di via Cappello dalle 15.30 alle 21 oppure su internet al sito www.geticket.it. Tra i partner dell’ini-ziativa ci sono Progetto di Vita Cattolica per i Giovani, Air Do-lomiti, Garda Aeroporti Verona Brescia, Sartori Vini, Eismann e Turismo Spa.

Fino al 28 Settembre 2015

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Intervista al regista Paolo Valerio

su Romeo e Giulietta che hanno fatto la storia del cinema. Ci sarà poi un angolo dedicato al club di Giulietta con una postazione per rispondere alle lettere che ar-rivano da tutto il mondo. Infine daremo spazio ad una collabo-razione con Turismo spa per dare informazioni turistiche. Quindi, chi verrà in questo cortile oltre a vedere alcune cose che riguar-dano la storia di Romeo e Giu-lietta avrà la possibilità di avere informazioni turistiche.Quindi l’obiettivo è catalizzare tutto il flusso turistico che arriva a Verona…Il vero obiettivo è dare un servi-zio turistico-culturale per tutta l’estate. Molte persone arrivano a Verona non solo per le opere liriche. Dalla città dell’amore si aspettano qualcosa che riguardi Romeo e Giulietta.Però, per chi ci abita, Verona vie-ne identificata soprattutto con l’Arena. Quindi potrebbe essere un ulteriore punto di forza pun-

tare l’attenzione sulla tragedia shakespeariana?Sicuramente è un elemento di grande attrazione. È un regalo che ci ha fatto Shakespeare do-nando alla città questo mito uni-versale. È un modo per onorare un genio della letteratura e far conoscere ancora di più questa storia mostrando anche le bel-lezze della nostra città. È un pro-getto semplice e ambizioso a cui crediamo molto.Progetti futuri?Stiamo già lavorando alla dram-maturgia de “Il deserto dei Tar-tari” di Dino Buzzati. Quindi il mio obiettivo è provare già a settem-bre con alcuni attori. Poi debut-teremo a marzo all’interno del Grande Teatro.

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2 LUGLIO – SAN PIETRO IN CARIANOMUSICA IN VILLACorte dei libri e della musica, Cengia di San Pietro in Cariano, ore 21Dai concerti Brandeburghesi di Bach a Haendele Vivaldi Orchestra di Padova e del Veneto. Info e prenotazioni: 045 7701920

3-4 LUGLIO - MONTORIOFESTA IRLANDESECastello di MontorioMusica e danze irlandesi, standenogastronomici con birre originali irlandesi.

3-5 LUGLIO – BOLCA, VESTENANOVAFESTA DELLA PALEONTOLOGIAEscursioni, mostre, spettacoli e giochi antichi per promuovere il territorio e i suoi fossili. La sera stand enogastronomici.

3-5 LUGLIO - SOAVESOAVEGPrimo festival vegano antispecista della provincia di Verona.Tre giorni di conferenze, laboratori pratici, concerti e spettacoli. Mercatino vegancruelty free e delle associazioni animaliste.

3 LUGLIO – ROVEREDO DI GUA’STORIE DE 'NA 'OLTACompagnia Teatro ScientificoInfo: 0442 86014 – 0442 460110

4 LUGLIO - SAN PIETRO IN LAVAGNOL’OSTE IN MEZO ALE DONE Villa Galbiati, località Turano, ore 21.15Commedia divertente e irriverente in dialetto veronese.

5 LUGLIO - NOGAROLE ROCCA FESTA DELLA TREBBIATURA E ANTICHI MESTIERICorte Colombare, Nogarole RoccaDimostrazioni pratiche con macchine agricole d’epoca dell’attività di trebbiatura,mostra con auto e moto d’epoca e antichi mestieri. Degustazione di piatti tipici della gastronomia locale.

8 LUGLIO – TREGNAGORASSEGNA "COMMEDIE IN VILLA"Villa de Winckels - Marcemigo di Tregnago, ore 21 La Compagnia teatrale I meo de la coa presenta "I meo regai ie quei incartai".

12 LUGLIO - BOSCO CHIESANUOVA 14ª MAGNALOPPETItinerario turistico enogastronomico culturale tra malghe, baiti e contrade di Bosco Chiesanuova.

12 LUGLIO – SELVA DI PROGNOI LAVORI DI IERI E DI OGGIMostra-mercato di prodotti di artigianato tipico della Lessinia lungo le caratteristiche vie del piccolo borgo cimbro di Giazza - Ljetzan.

14 LUGLIO – TREGNAGORASSEGNA "COMMEDIE IN VILLA"Villa de Winckels - Marcemigo di Tregnago, ore 21 La Compagnia teatrale Modus Vivendi presenta "Me prestito to moier"

16 LUGLIO – CENGIA DI SAN PIETRO IN CARIANOMUSICA IN VILLATenute Salvaterra nei rustici di Villa Giona, ore 21Dal Concerto in re maggiore per pianoforte e orchestra di Haydn alla Quinta di SchubertOrchestra di Padova e del Veneto Info e prenotazioni: 045 7701920 [email protected]

17-19 LUGLIO – VESTENAVECCHIA SAGRA DELLA MADONNA DEL CARMINETorna anche quest’anno la festa dedicata allaMadonna del Carmine a Vestenavecchia, piccolafrazione del comune di Vestenanova.

19 LUGLIO – MOLINA DI FUMANEFESTA DELLE CASCATEAnnuale appuntamento nel borgo di MOLINA, con balli popolari e banchetti di prodotti artigianali. Pranzo nella piazza con prodotti locali.

25-26 LUGLIO - CERROBIRRA DA GUSTARE A CERRO VERONESEPiazzale Alferia.Stand gastronomici con birre artigianali. Ospiti d’eccezione El Bifido e Laura Magni, direttamente da Zelig.

29 LUGLIO - BOSCO CHIESANUOVA FESTA DEGLI GNOCCHI DI MALGANel cortile parrocchiale di Valdiporro la tradizionale festa di degustazione del tipico piatto della Lessinia: gli gnocchi di malga o "sbatui", accompagnati datanta buona musica.

EVENTI LUGL IO antheonPa cura di

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Sabato 4 luglio, ore 21 | La Giassara di Cerro VeroneseElva Lutza, Renat Settembre - ConcertoIngresso libero. In caso di maltempo il concerto si terrà alle 21 nel Teatro di Cerro

Domenica 5 luglio, ore 17 | Abbazia di San Moro a San Mauro di SalineAndhira - ConcertoIngresso 10 euro. In caso di maltempo il concerto si terrà alle 21 nel Teatro di Cerro

Sabato 11 luglio, ore 17 | Forte di Monte Tesoro a Sant'Anna d'AlfaedoMassimo Bubola. Il testamento del capitan - SpettacoloIngresso 10 euro. In caso di maltempo il concerto si terrà alle 18 nel Teatro di Sant’Anna d’Alfaedo

Venerdì 17 luglio, ore 21 | Bosco delle fate di Durlo a Crespadoro (Vicenza)La Grande Guerra meschina - SpettacoloIngresso libero. In caso di maltempo lo spettacolo si terrà alle 21 nella Chiesa di Durlo

Domenica 19 luglio, ore 15 | Bosco de la Regina ad Ala (Trento)Renaud Garcia Fons - ConcertoIngresso libero. In caso di maltempo il concerto si terrà alle ore 16.00 nel Teatro G. Sartori di Ala

Lunedì 20 luglio, ore 21 | Villa della Torre di FumaneLisa Hunt - ConcertoIngresso 10 euro. In caso di maltempo il concerto si terrà alle 21 nel Centro Appassimento Terre di Fumane

Sabato 25 luglio, ore 18 | Chiesa di Sant'Antonio Abate a VestenanovaUnavantaluna - ConcertoIngresso libero. In caso di maltempo il concerto si svolgerà alla stessa ora all’interno della chiesa.

Domenica 26 luglio, ore 17 | Museo del Bosco di RoverèAnna Maria Castelli - ConcertoIngresso libero. In caso di maltempo il concerto si terrà alle 18 nel Teatro San Nicolò di Roveré

Venerdì 31 luglio, ore 21 | Malga Podestaria di Bosco ChiesanuovaLucilla Galeazzi - Concerto - Ingresso liberoIn caso di maltempo il concerto si terrà alle 21 nel Teatro Vittoria di Bosco Chiesanuova

Domenica 2 agosto, ore 16 | Rifugio Campogrosso di Recoaro Terme (Vicenza)Etta Scollo - ConcertoIngresso libero. In caso di maltempo il concerto si terrà alle 16nel Centro Polifunzionale Gino Soldà di Campogrosso

Sabato 8 agosto, ore 15 | Malga Revoltel di Ala (Trento)Mauro Ottolini, Smashing Triad(s)Ingresso libero. In caso di maltempo il concerto si terrà alle 16 nel Teatro G. Sartori di Ala

Sabato 15 agosto, dalle 7 alle 12 | Da Erbezzo ad Ala (Trento)La Grande Guerra delle donne - Spettacolo itinerante Ingresso libero. In caso di maltempo l’evento si terrà domenica 16 agosto con gli stessi orari

CONCERTI E SPETTACOLI

Accendiamo di musica, cinema, teatro e danza il

palcoscenico di prati,

boschi, rocce, contrade e ville della Lessinia

lessiniafest.it

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Ciao! Mi chiamo Nicole Scevaroli, ho 26 anni ed abito a Verona. Ho una grande passione per la cucina e sono specializzata in ricette senza questo o quell’ingrediente. Da circa un anno tengo un blog che si chiama “senza latte e senza uova” nel quale propongo tantissime idee sia dolci che salate. Ho da poco pubblicato il mio primo libro che si intitola “Dolci Impossibili ”. In questa rubrica vorrei proporvi delle ricette semplici, sane, divertenti e golose pertrasmettervi la mia voglia di cucinare, infornare ed assaggiare!Se volete contattarmi: [email protected]

senzalattesenzauova.blogspot.it

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Procedimento: Frullate in un mixer le banane sur-gelate assie-me al succo di un limone, poi mettete il composto ot-tenuto in una coppetta e assaggiatelo!

avete mai assaggiato la quinoa? È ric-chissima di proprietà.Procedimento:Risciacquate la quinoa, tostatela in un filo d’olio e copritela con una quantità d’acqua pari al doppio del suo volume. Quando bolle fatela cuocere per 10’’, spegnete il fuoco e lasciatela riposa-re 5’’. Saltate in padella le zucchine con olio, scalogno tritato, sale e pepe poi aggiungete la quinoa.

Ingredienti

200gr di quinoa

4 zucchine

1 scalogno

mezzo bicchiere

d’acqua

QU INOA ALLE

ZUCCH INEIngredienti

4 banane surgelatesucco di limone

GELATO ALLABANANA

RUBRICA

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viDa en caminodalla Lessinia alla città eternaMoreno Fiorentini, trentenne di San Francesco di Roverè Veronese, tra giugno e luglio metterà in pratica l’iniziativa preparata dall’autunno scorso: un cammino a tappe dai Monti Lessini fino a Roma, che ha tra gli scopi anche quello di pubblicizzare una raccolta fondi per ABEO Verona.

Il poeta tedesco Goethe soste-neva che: «La coscienza d’Euro-pa è nata sulle vie di pellegri-naggio, perché proprio questo

paesaggio ha permesso alle di-verse culture europee di comuni-care e di venire in contatto prepa-rando la base culturale, artistica, economica e politica dell’Europa moderna».Dalle parole del letterato sembra che il valore di un cammino non consista tanto in quanta strada venga percorsa, né tanto meno nella meta. Questo è anche il pensiero di Moreno Fiorentini, trentenne originario della mon-tagna veronese che ha deciso di organizzare un cammino che parte dal suo paese d’origine, San Francesco, per concluder-si a Roma. La Città Eterna era una delle tre mete predilette dai pellegrini nel Medioevo, assieme a Gerusalemme e Santiago de Compostela. Proprio dal cam-mino di Santiago, svolto qual-che anno fa, è nata l’esigenza di Fiorentini di partire nuovamente, volendo però strutturare in modo del tutto particolare la sua inizia-tiva. Il progetto “Vida en Camino”

è nato nell’ottobre 2014, col coin-volgimento di due compagni co-nosciuti da Moreno sulla via per Santiago, Ugo e Renato. Gli obiet-tivi sono due: compiere un’espe-rienza di condivisione massima e di miglioramento personale, ma anche e soprattutto fare in modo che il cammino non sia fine a sé stesso. Pertanto il progetto è le-gato a un’iniziativa benefica con ABEO Verona. Così, partendo il 22 giugno, giorno dopo giorno Moreno e compagni macineranno strada sotto le loro suole, dirigen-dosi verso la loro meta.«Sulla strada per Santiago – que-sto il ricordo di Moreno – ho tro-vato di tutto: gente estremamen-te “presa” dal lato spirituale della cosa, ma anche semplici appas-sionati di trekking. Trovo giusto che le motivazioni di un cammino del genere rimangano persona-li. Poi, è chiaro che non è come andare in vacanza a Mykonos, ma nemmeno in pellegrinaggio a Medjugorje». Un aspetto singolare di Vida en Camino sembra essere proprio questo: pur rimandando a un contesto di spiritualità, ciò non è esplicito, lasciando al cam-

minatore una libertà assoluta, sulla strada e sul proprio credo.In autunno è stato steso l’itine-rario, allacciando contatti con la Confraternita di San Jacopo di Compostella e con la rete nazio-nale delle Pro Loco, allo scopo di trovare gli alloggi dove passare le notti e ottenere una decina di “credenziali”, i documenti di viag-gio che attestano l’identità del pellegrino. Poi Moreno ha aper-to il blog Vidaencamino.com, che accoglie tutte le informazioni da conoscere sul progetto, che au-spica di non esaurirsi con il viag-gio verso Roma.Fiorentini, in ultimo, puntualizza alcune cose per chiunque par-teciperà: «Innanzitutto è un pre-supposto fondamentale quello di sentirsi liberi: non c’è fretta, non c’è competizione, ma solo il gusto di stare “sul” cammino. Nessuno dirà a qualcun altro cosa fare. È un’esperienza che non darà ri-sposte pronte, anche se può mo-strare gli strumenti per risolvere alcuni problemi. Fisicamente non sarà semplice, ma una cosa è si-cura: a meno che non lo si voglia, non si verrà lasciati soli».

PELLEGRINAGGI Un’iniziativa solidale per Abeo

di Emanuele Pezzo

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IL PERCORSO

Quasi 750 km separano S. Francesco, frazione di Roverè Veronese, e Roma. L’itinerario è suddiviso in 28 tappe giorna-liere: partendo dalla Lessinia il 22 giugno, dopo alcuni giorni su sentieri e strade secondarie il cammino si innesta sulla Via Francigena, fascio di percorsi che già nel Medioevo permette-va di raggiungere la Città Eter-na partendo dal Centro Europa, in particolar modo dalla Fran-cia. Tale via nel 1994 è stata di-chiarata “Itinerario culturale del Consiglio d’Europa”.La tabella di marcia si prefigge di arrivare a Roma il 20 luglio. L’itinerario dettagliato è consul-tabile sul blog Vidaencamino.com. È possibile prendere parte a tutte le tappe, ma anche so-lamente a un tratto di percorso, contattando Moreno Fiorentini tramite il suo profilo personale di Facebook oppure scrivendo a [email protected].

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Un’iniziativa solidale per Abeo

SOLIdARIETÀ CON ABEO ONLUS VERONAUno degli scopi di Vida en Camino è quello di promuovere le attività di ABEO Onlus Verona. Sia chi prende parte alla camminata, sia chi intende aderire al progetto di solidarietà, può effettua-re una donazione. La raccolta fondi ha l'obiettivo di aiutare l'associazione per l'acquisto di una pompa ad infusione

del valore di 2000 Euro circa. Dal blog di Vida en Camino è possibile effettua-re la donazione direttamente ad ABEO, senza alcun intermediario. Oltre alle informazioni disponibili sul blog, poi, è possibile consultare tutte le attività e le iniziative di ABEO anche sul sito dell'as-sociazione, all'indirizzo Abeo-vr.it

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INTRAPRENDENZA FEMMINILE

Mamme si diventa, insiemeCinque amiche, ostetriche per lavoro e per passione. Insieme a una psicologa, una musicoterapista e uno psicomotricista sono la linfa del servizio “Erica”, che accompagna le donne, con delicatezza, a diventare mamme.

di Miryam Scandola

Sarà pure naturale, ma non è automatico. Pas-sare dalla vita di prima, frenetica ma comunque

gestibile, a quella dopo, tra pan-nolini, allattamenti e arrossa-menti cutanei, diciamolo, non è semplice. Perché quando nasce il vostro piccolo, nascete anche voi; genitori novelli che devono rein-ventarsi, ogni giorno.Le chiamano “lacrime di latte”, sono quelle che nessuna donna vorrebbe versare. Sono i pianti di quell’incomprensibile malinco-nia, mescolata alla vergogna e al senso di colpa, che ha il nome difficile di depressione post-par-tum. Spesso sottovalutata, è una patologia che secondo gli ultimi dati Censis, colpisce con diversi livelli di gravità dall’ 8 al 12% delle neomamme ed esordisce solita-mente tra la sesta e la settima-na dalla nascita del bimbo. Un cambiamento psico-emozionale, spesso non adeguatamente con-siderato che trova le sue ragioni nei profondi cambiamenti fisici e psicologici ai quali è soggetta la madre. Se si aggiunge un senso di inadeguatezza, una costante incertezza, alimentata da aspet-tative poco realistiche, il quadro è completo. L’istinto materno non può tutto, eppure è una convin-zione ancora molto diffusa. Il senso di frustrazione che deriva dal sentirsi inadeguate può com-

promettere il rapporto madre e figlio, specialmente quando «una mamma si sente abbandona-ta, sola ad affrontare la mater-nità» ci spiega Erma Bonente, ostetrica. Quello che fa lei con il team di “Erica”, un servizio della Cooperativa ONLUS “La Tata”, è semplicemente accompagnare le donne nel mestiere più bello

e impegnativo della vita. Senza spingere e forzare. Hanno scelto per la loro attività un nome di fio-re, proprio perché, senza retorica, vogliono imitarne la delicatezza. Loro sono cinque professioni-ste, laureate in Ostetricia all’U-niversità degli Studi di Verona. Erma, Erica, Maria, Francesca, Elena”piccola” e Elena “grande” si

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INTRAPRENDENZA FEMMINILE INTRAPRENDENZA FEMMINILE39 antheonP

sono conosciute sui banchi della facoltà, poi il lavoro in Sala Par-to, nei reparti di Ginecologia ed Ostetricia, in Consultorio e nei Distretti. L’esperienza diretta con i tempi spesso sbrigativi dell’o-spedale, le ha rese consapevoli di tutte le lacune che ci sono in termini di supporto emotivo e in-formativo.Per colmare queste carenze, in collaborazione con altri speciali-sti, le cinque ostetriche veronesi si sono unite, dall’ottobre scorso, per offrire un’assistenza perso-nalizzata alle neomamme, così da aiutarle a vivere i tempi dell’atte-sa ma anche quelli meravigliosi e complessi della maternità con un sorriso consapevole. Ispiran-dosi ad una pratica tradizionale che, un tempo, annoverava tra le mansioni dell’ostetrica anche quella dell’assistenza domicilia-re, “Erica” propone “MamyHelp”, un servizio di supporto durante la gravidanza con valutazioni perio-diche sulla salute del bambino e della mamma, ma anche durante i momenti impegnativi del ritorno a casa dopo il parto, con consi-gli pratici che vanno dall’allatta-mento ai segreti del massaggio neonatale. Il tutto direttamente a

casa. Donne che aiutano donne, insomma. Come Silvia Busato, ti-tolare della “Sanitaria Franca” di Grezzana, che ha creduto a tal punto al progetto da aver “ar-redato” con i materiali necessari le sale della sede di San Marti-no Buon Albergo, e fornito tutto l’occorrente per i corsi nelle tre diverse location del veronese, da Bosco Chiesanuova a Grezzana, passando per il Quartier Naviga-tori. Il team, quasi tutto in rosa, organizza, infatti, anche corsi di accompagnamento alla nascita che vanno dalla musicoterapia, al fitness perineale, passando per tutti gli altri segreti del pancione. Tra le iniziative di “Erica” anche un ciclo di incontri per districare i dubbi e dare ordine tra vaccina-zioni, svezzamenti e malattie pe-diatriche per mamme e papà che non si sentono subito all’altezza o semplicemente che vogliono vivere questo cambiamento in serenità. Nel percorso che por-ta alla maternità, per dirla con le parole di qualche scrittore, la donna “ è raddoppiata, poi divi-sa a metà e mai più sarà intera”. Per non sentirsi sopraffatte dalle incombenze e responsabilità in un momento così particolare del-

la vita, è fondamentale «credere nelle proprie competenze», sot-tolinea Erma con dolcezza. Con-fidare in quel leggendario istinto che è dentro ogni donna anche dovesse metterci del tempo ad affiorare. E soprattutto, per vi-vere la maternità con la pienez-za meravigliosa che merita, «non aver mai paura di chiedere». Alle persone giuste, però.

il team di “Erica”

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Realtà virtuale, quali sono i nuovi confini?

Abbiamo intervistato Eugenio Perinelli, graphic designer, oggi im-pegnato a sviluppare il progetto Oculus Rift, per scoprire assieme quali sono, e soprattutto quali potranno essere, i campi di appli-cazione di questa tecnologia.di Mattia Zuanni

Potrebbe parlarci un po’ del progetto Oculus Rift?Quando parliamo di Ocu-lus Rift dobbiamo ampliare

il discorso alla realtà virtuale, ov-vero a quell’insieme di tecnologie che ingannano i nostri occhi e il nostro cervello creando la sensa-zione di essere in un altro luogo.Questa tecnologia viene conside-rata un “nuovo media”, ed è diffici-le prevederne oggi tutti i possibili campi di applicazione.Per questo serve chi li sperimen-ta… Esattamente, la sperimenta-zione prevedibilmente troverà un gran numero di campi di applica-zione che ancora non immaginia-mo. Quando verranno lanciati sul mercato i primi dispositivi consu-mer, si parla dei mesi a cavallo tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016, si scatenerà sicuramente una battaglia commerciale. Le prime applicazioni saranno certo i video- games, molto più coinvolgenti con il visore che giocati a scher-mo, anche se ci sarà la necessità di capire quali dinamiche di gioco funzionano bene sul “nuovo me-

dia”, gli FPS (First Person Shooter) ad esempio andranno ridefiniti. Quindi sarà solo questo il campo di applicazione?No, assolutamente. Il settore vi-deogame probabilmente sarà, al-meno in un primo momento, uno dei più sviluppati, ma innumere-voli team in tutto il mondo stanno lavorando ad applicazioni profes-sionali in campo medico, simula-zioni, o telepresenza; impossibile elencarle tutte.Al Verona FabLab, insieme a due studenti dell’Istituto Palladio, sto lavorando a due progetti; il primo è quello di uno “showroom vir-tuale”, ovvero un’ambientazione composta da soggiorno e cucina, in cui è possibile cambiare l’arre-damento; l’idea è quella che un potenziale cliente possa sceglie-re l’arredamento trovandosi già nell’ambiente che lo accoglierà. L’altro progetto invece si propone di saggiare le reazioni dell’utente a situazioni insolite, ad esempio, facendolo passare per una se-rie di stanze uguali, ma dove le proporzioni dell’ambiente sono

state leggermente rimpicciolite (facendolo sentire più grande) o al contrario ingrandite (facendolo sentire più piccolo) oppure propo-nendogli stanze dai colori estremi e raccogliendo le sue sensazioni.E per quanto riguarda il suo lavo-ro come libero professionista, ha già sviluppato dei progetti?Al momento sto lavorando ad un progetto per la visualizzazione di “big data”. Con un piccolo team stiamo cercando di rendere più leggibili insiemi molto estesi di dati, distribuendoli nello spazio tri-dimensionale, invece di mostrarli come interminabili liste di valori in un foglio di calcolo.Questo porterebbe un beneficio alle aziende, che spesso hanno una grande quantità di dati archi-viati, ma faticano ad analizzarli in maniera semplice ed efficace.Al Verona FabLab di Grezzana c’è una versione sperimentale dell’O-culus Rift. Per quali applicazioni è stato pensato all’interno dell’as-sociazione?L’associazione si propone di divul-gare il sapere scientifico e tecno-

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ENERGIA, AMBIENTE & HI TECH

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logico, non ci sono limiti alla speri-mentazione in questo campo.Un filone interessante è quello della “visita virtuale”, la possibili-tà di muoversi all’interno di edifi-ci e stanze, superando quello che attualmente permette il “3D ren-dering” (il rendering è un passag-gio importantissimo prima di fare un arredamento o nell’edilizia per darci già un idea reale di come

ENERGIA, AMBIENTE & HI TECH41 antheonP

forme e spazi possono integrarsi, ndr) che propongono oggi alcuni studi di architettura.Il concetto può essere facilmente allargato alla ricostruzione arche-ologica, ricreando dei luoghi che ora non esistono più, o sono mol-to cambiati, come i Fori Imperia-li di Roma ai tempi di Augusto, o l’Arena di Verona nell’anno 30 d.C. Come già detto, però, i campi sono

innumerevoli. Perché non pilotare droni o controllare robot forniti di telecamere in telepresenza?Insomma, tra idee, sperimenta-zioni e potenziali campi di utilizzo, questa tecnologia sembra dav-vero poter rappresentare un nuo-vo media a 360 gradi. Pensavate che Oculus fosse solo una moda da smanettoni? Forse è giunto il momento di ricredersi.

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OCULUS RIFT è un dispositivo per la realtà vir-tuale attualmente disponibile solo per gli sviluppatori; si tratta di un visore che si applica sul viso e dà all’utilizzatore la sensazione di trovarsi in un ambiente tridimen-sionale alternativo. Ha fatto scal-pore nel Marzo del 2014 la notizia dell’acquisto di Oculus VR, azien-da che sviluppa Oculus, da parte del colosso Facebook per l’astro-nomica cifra di 2 miliardi di dollari.

Eugenio Perinelli

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Il noto brand, conosciuto in Italia e all’estero per il suo stile inconfondibile, fa nascere i suoi caschi a Tregnago, nel cuore della Val d’Illasi. Proprio dal comune dell’est veronese, dal 1 gennaio 2010, grazie alla partnership con l’azienda Logico Design S.r.l., li produce e li distri-buisce fino in Giappone.

E chi se lo sarebbe mai im-maginato che una delle più gradi aziende impe-gnate nel settore della

produzione di caschi per moto-ciclette e scooter nasca a Tre-gnago, un piccolo paesino di cir-ca 5000 abitanti posizionato nel cuore della Val d’Illasi. Eppure è così. I prodotti Momodesign sono icone del presente rivolte al futu-ro, che vengono apprezzate da un pubblico sia giovane che maturo, vista l’impronta caratterizzante e sofisticata amata sia in Italia che al di fuori dei confini nazionali. La storia del marchio Momode-sign ha origine nel 1981, anno in cui viene inaugurato il centro sti-le specializzato nella ricerca e nello sviluppo del car design per il gruppo Momo. Negli anni ‘90

Marco Cattaneo, Managing Direc-tor della società fin dagli inizi, de-cide di staccarsi da Momo, passa-ta in mani americane, rilevando la parte Momodesign con i figli per trasformarla in un brand inter-nazionale con una forte identità; inoltre, si avventura nella ricerca nel settore automobilistico e negli accessori uomo con materiali in-novativi in fibra di carbonio, titanio e magnesio.Nel 2010 entra in scena Logico Design, azienda di origine spa-gnola che acquisisce la licenza Momodesign per vent’anni, occu-pandosi, nello specifico, della fab-bricazione e della distribuzione dei coloratissimi caschi, selezionando tuttavia altri brand specifici, o di nicchia, presenti sul mercato. In-fatti, oltre a Momo, produce ca-

schi per il Gruppo Piaggio (Vespa, Moto Guzzi...) e Blauer. Logico De-sign ha investito nell’innovazione, creando a Tregnago un nuovo stabilimento e inserendo macchi-nari moderni, condividendo con Momodesign le stesse linee stra-tegiche e di sviluppo, collaboran-do con altri marchi nel settore au-tomobilistico e in quello moto, con consulenze di prodotto.Nello stabilimento tregnaghese si producono ad oggi 100mila caschi circa all’anno utilizzando princi-palmente due tipi di materiale per la calotta: l’Abs (policarbonio) e la fibra di vetro, quest’ultima più leg-gera e resistente. La fibra di vetro è una novità introdotta dall’azien-da spagnola Logico Design che ha trasferito le sue conoscenze e la sua esperienza nel settore moto e nella distribuzione all’azienda italiana, cercando di rendere il prodotto più sicuro e ancora più appetibile. «I nostri caschi sono Made in Italy anche se alcune piccole compo-nenti arrivano dall’estero. La qua-lità è molto elevata e in ogni ca-bina di montaggio, separata l’una dall’altra, viene prestata partico-lare attenzione ad ogni passaggio della lavorazione, dalla cucitura, all’assemblaggio, all’etichetta-tura e alla lucidatura» afferma Maiol Tomas, responsabile di Lo-gico Design per l’export e l’acqui-sto, aggiungendo «Momodesign ha il brevetto sulla cucitura fatta direttamente sul casco con due macchinari diversi a seconda del tipo di calotta e ogni giorno, dalle dieci linee, vengono prodotti 450 caschi». «Il loro design, e quello di

di Ingrid Sommacampagna

Alla scoperta dei caschi prodotti a Tregnago

momoDesiGn: dalla val d’illasi...ai confini del mondo

TENdENZE

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1 AGOSTO 2015

Notte Biancaa Tregnago

Ti portero’ con me,ti affondero’ nelle note di questa profonda magia,

sara’ l’eternita’ in una notte, lasciati trascinare via, affronterai un viaggio che coinvolgera’ tutti i tuoi sensi...

Sara’ ancora piu’ magico di quello che pensi...

TREGNAGO TE STRIA“ la notte bianca”

Alla scoperta dei caschi prodotti a Tregnago

Fgtr, storicamente ispirato ai caschi degli elicotteristi (con le versioni Classic, Glam, Fluo, Evo), Minimomo, Avio, di ispi-razione aeronautica e il primo con calotta in fibra di vetro, Hero, Mangusta e Cruiser. Nel corso del tempo sono state apportate modifiche e intro-dotte nuove caratteristiche, per esempio: il visierino solare scuro ad azionamento ma-nuale intercambiabile, interni estraibili e lavabili ad alto as-sorbimento del sudore, visiere antigraffio UV400, rete mi-croforata e tessuti con tratta-mento agli ioni d’argento per un’efficace batterio staticità, loghi in diversi colori, inserti in rete di alluminio, visierino so-lare integrato, rivestimento in pelle, visiera esterna in classe ottica regolabile; inoltre, per ogni casco, ci sono i ricambi e gli accessori.

altri prodotti Momo, viene studia-to al Centro di stile di Milano con designer, architetti, stilisti, men-tre nella fabbrica di Tregnago, si pratica l’assemblaggio e l’acqui-sto di materiali» prosegue Tomas «Il mercato di riferimento è sem-pre l’Italia, seguita da Francia, Spagna e Giappone. A Tregnago, oltre all’assemblaggio, abbiamo l’ufficio acquisti, l’ufficio commer-ciale, lavorando direttemente con i negozi mentre, per il commercio estero, ci si rivolge a ai distributori locali».«Due curiosità: la prima è che i caschi Momodesign più venduti sono quelli senza visiera perché, specie i giovani, preferiscono gi-rare con l’occhiale da sole; la se-conda è che nel Giro d’Italia 2014 e in quello del 2015, i giornalisti e i medici a seguito della carovana rosa indossavano caschi modello Fgtr Fluo che incrementano la vi-sibilità per una maggiore sicurez-za stradale» ha concluso il giovane manager catalano. Momodesign ha reso la piccola industria tregnaghese famosa in

tutto il mondo con il suo stile, de-sign e funzionalità anticipando le tendenze e inseguendo un solo obiettivo: diffondere il design ita-liano.

I MOdELLI dI CASCO

MOMOdESIGN SONO SEI:

Maiol Tomas

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ACCOGLIENZA & TURISMO

Lessinia FestFuoco alla cultura!

Dal 4 luglio al 5 settembre tutti in montagna per riscoprire una Lessinia ricca di storia, arte e spettacolo accompagnati dal diret-tore artistico del Lessinia Fest Alessandro Anderloni: “Siamo pronti a riaccendere il Fuoco alla cultura! Siamo i suoi inguaribili piromani”.di Giorgia Castagna

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L’arte prende forma così, in uno spettacolo itinerante tutto da scoprire e firmato per intero dal celebre diret-

tore artistico Alessandro Anderloni, con la collaborazione di Gabriella Palatini, pronto a conquistare nuo-vamente gli amanti della Lessinia e non solo. Grazie, infatti, all’unione delle due grandi e storiche rasse-gne “Voci e luci in Lessinia” e “Film Festival della Lessinia” viene a cre-arsi una nuova ed entusiasmante occasione che saprà affascinare grazie ai trentasei appuntamen-ti ricchi di musica, cinema, dan-za e teatro. A fare da scenografia questa volta la natura: tra prati, boschi, rocce, contrade e ville del-la montagna veronese, vicentina e

trentina. Quattordici i Comuni del-la Lessinia coinvolti dalla rassegna con l’apertura alla Valle dell’Agno e al Monte Baldo, tanto da poter essere considerato uno dei festival territoriali maggiormente estesi del Veneto. «Siamo tornati di nuovo e ancora con caparbietà e passione, perché crediamo, con il fuoco della cultura, di poter accendere le men-ti e i cuori. Si torna a camminare - commenta Alessandro Anderlo-ni - consapevoli che nel cammino bisogna mettere in conto la fatica. E dopo la fatica è arrivato Lessinia Fest, con un nome a cui siamo già affezionati. È il punto di partenza, non quello di arrivo, di un sentiero iniziato ventun anni fa con il “Film Festival della Lessinia” e nove anni

fa con “Voci e luci in Lessinia”. Gli artisti che abbiamo invitato e i film che abbiamo scelto dicono del de-siderio di esplorare, di mescolare e contaminare. E di ricordare, perché lungo l’estate torneremo spesso a quella guerra che cento anni fa ha lasciato segni nel terreno e cicatri-ci nella storia. Ma altro fuoco, non quello maledetto delle armi, voglia-mo accendere. Fuoco alla cultura! Siamo i suoi inguaribili piromani». E se la formula sperimentata con successo in nove anni di edizioni di “Voci e luci” cioè accompagnare il pubblico nei luoghi affascinanti e talvolta poco conosciuti della Les-sinia veronese, funziona, altrettan-to positiva la linea internazionale data nelle scelte artistiche grazie al

Alessandro Anderloni

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FORTE MONTE TESORO: teatro per il concerto di Massimo BubolaUn’altra perla che si aggiunge alle tante nascoste nella magica Les-sinia, un luogo suggestivo riporta-to alla luce e che aspetta solo di essere vissuto. Stiamo parlando del forte Monte Tesoro l’imponen-te manufatto bellico passato alla fine del 2013 a titolo gratuito dal

Demanio al Comune di Sant'Anna d’Alfaedo. «Il forte oltre a rappre-sentare un valore storico impor-tante per il nostro territorio vanta un grandissimo valore turistico, culturale e ricettivo che come Am-ministrazione intendiamo scoprire e valorizzare - spiega il Sindaco di Sant’Anna d’Alfaedo, Raffa-ello Campostrini, che aggiunge -ospitare, sabato 11 luglio alle ore 21.30, il grande artista Massimo

Bubola è per me un onore. Per-sonalmente non posso che essere orgoglioso di essere Sindaco di un Comune che vanta tantissimi luo-ghi affascinanti come questo che si aggiunge alle già conosciute e rinomate bellezze, come: il Ponte di Veja, il Museo Paleontologico e Preistorico, l'area del Corno d'A-quilio con la Spluga della Preta, Rocca Pia e i bellissimi percorsi del nostro territorio».

giro del mondo musicale alla sco-perta di sonorità vicine e lontane presentate da artisti di spicco. Note alle quali fanno idealmente eco gli scenari delle pellicole che, dal 22 al 30 agosto, si alterneran-no sul grande schermo del Teatro Vittoria di Bosco Chiesanuova alla ventunesima edizione del “Film Festival della Lessinia”. Rasse-

gna cinematografica preceduta, per la prima volta, da una serie di proiezioni speciali in programma in ognuno dei Comuni che hanno aderito al cartellone organizzato dalle associazioni culturali “Film Festival della Lessinia”, “Le Falìe” e “Àissa Maìssa”. Main sponsor della manifestazione sono Cassa Rura-le Bassa Vallagarina e Fimauto.

Massimo Bubola

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ARTE & CULTURA

Villa Scopoli e il suo maestoso parcoVilla Scopoli un tempo era parte integrante dell’antico borgo di Avesa: probabilmente inserita nella proprietà dei monaci bene-dettini-camaldolesi di cui rimane la duecentesca Chiesa di Ma-ria «la Camaldola». Dal 1994 appartiene alla Pia Società Don Nicola Mazza. Dal 1996 l’associazione «Villa Scopoli», con i suoi volontari, promuove il parco e la seicentesca peschiera.

di Alessandra Scolari

La villa del Bene Nogarola, Scopoli ha origini antiche e oggi si presenta nella sem-plice forma neoclassica:

un edificio rettangolare, sul qua-le spiccano la porta di accesso ad architrave e la portafinestra del piano nobile incorniciata da un timpano arcuato e abbellita da un balconcino con ringhiera in ferro battuto; simmetriche e più piccole le finestre del mezzanino. Questa proprietà si distingue per il giardino, con il viale dei cipressi e la grande peschiera, con le grotte a sud e i grandi mascheroni. Se-condo gli storici il giardino cinque-seicentesco era «adorno di statue, piante sempre verdi e fiori, raffinati giochi d’acqua lungo il muro della peschiera, che per l’armonia della sua struttura doveva offrire mo-menti di rara suggestione». I proprietari in questa tenuta, nel corso dei secoli, hanno ricerca-

to l’utilità economica abbinata a spazi esteticamente gradevoli. Villa Scopoli, nel 1598, venne ce-duta dai monaci camaldolesi - da secoli presenti in questo centro, lo testimonia la chiesetta di «Santa Maria Camaldolina» - ad Ago-stino e Francecesco del Bene. Doveva essere una permuta con altri beni per la nobile famiglia di Sant’Eufemia, invece versò 1510 ducati. Agostino Del Bene (primo proprietario), fece costruire la di-mora padronale, secondo gli sto-rici, «probabilmente su una pre-esistete costruzione», la attorniò del giardino con le limonaie e della peschiera. Agostino morì nel 1614. Fu il conte Francesco Bevilacqua, nel 1947, a riscattare l’intera pro-prietà. Questa nota famiglia del-la nobiltà veronese, nel 1680, la cedette ai conti Nogarola, i quali, legando il casato alla villa, la ten-nero fino al 1806, quando venne

acquistata dai Calabi, una nota famiglia ebrea, alla quale suben-trarono (1845) i Zeiner, di origini tedesche ben inseriti nella società veronese, che però, dopo appena cinque anni, la cedettero a Ippolito Scopoli. Correva l’anno 1849. ippolito scopoli (1805-1864) esperto ingegnere, abilitato in in-gegneria civile, rinnovò la proprie-tà, partendo dal giardino, nel qua-le creò la passeggiata romantica che si inoltra nelle pendici della collina, e rinnovò la peschiera con grandi giochi d’acqua, mantenen-do la casa padronale, così come fu restaurata (1810) dalla famiglia Calabi. L’idea di Ippolito Scopoli era di «realizzare un’ideale fusione tra la dimora, il parco e l’ambiente naturale, sigillata dall’imponenza del viale dei cipressi». Luigi Segala realizzò qui «un paradiso per sé e pe’ i suoi amati». Nel contempo, co-struì anche l’impianto di irrigazione

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Peschiera di Villa Scopoli

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delle acque del Lorì, che hanno svolto un importante ruolo socio-economico nell’antico Borgo di Avesa, conosciuto soprattutto per l’antica fontana, con le sue famose «lavandare». Ippolito Scopoli era nato a Milano, da Giovanni e Lauretta Mosconi – conti illustri e culturalmente famo-si – dopo la laurea in matematica all’Università di Padova (1827) e l’abilitazione in ingegneria civile (1830), sposò nel 1835 Amalia Pol-franceschi ed ebbe tre figlie: Laura, Carolina e Fiorenza. Nel 1851 di-resse gratuitamente i lavori di co-struzione del campanile della chie-sa parrocchiale di Avesa, secondo il disegno dell’Arch. Giuseppe Bar-bieri. Fu membro attivo dell’Ac-cademia di Agricoltura Scienze e Lettere di Verona. Ippolito Scopoli, con il suo tratto umano e il prodi-garsi nel dare consigli a tutti, senza guardare la scala sociale, era ap-

prezzato e benvoluto da tutti. Laura Scopoli (classe 1906), proni-pote e ultima erede, nel 1991, sot-toscrisse il lascito della proprietà alla Pia Società di don Nicola Maz-za, che diventò proprietaria alla morte della contessina: ottobre 1994. L’utilizzo attuale. L’edificio è abita-to dai padri di Don Nicola Mazza. Mentre nel 1996 è sorta l’associa-zione «Villa Scopoli» (soci gli abitanti di Avesa), con lo scopo di aprire al pubblico la peschiera e il parco ai ragazzi delle scuole e al pubblico. Ha anche avviato il «Progetto per la salvaguardia» del parco che si estende su una superficie di otto ettari. Nel 2013 ha iniziato i lavori

di manutenzione dei cipressi, utiliz-zando tecniche e strumentazioni innovative, brevettate dall’Univer-sità degli Studi di Padova. Ora sta gradualmente proseguendo con la potatura e la pulizia delle fron-de: operazione costosa perché ri-chiede l’utilizzo di una grande piat-taforma. Tutti i proventi delle visite guidate (a cura degli studenti del Liceo Artistico Nani-Boccioni), una volta al mese da marzo ad ot-tobre, sono destinati al progetto «Salviamo i cipressi secolari». Per informazioni relative ad eventuali contributi e sulle visite (tessera di ingresso a prezzi contenuti), scri-vere a [email protected].

ARTE & CULTURA47 antheonP

Facciata di Villa Scopoli

Ingresso della Peschiera

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48 antheonPUn territorio prezioso... “La Cantina Valpantena”

«i segreti» del territorio, dei vigneti e del vino amaroneÈ il titolo della nuova pubblicazione edita da «La Cantina Valpantena» e presentato all’Ac-cademia di Agricoltura, Scienze e Lettere lo scorso 9 giugno. Una ricerca che, mentre sve-la ai tecnici il processo di maturazione dell’uva, mette in risalto «I segreti» del suolo della Valpantena e del suo paesaggio.

Un elogio va alla Cantina Valpantena che ha pub-blicato un nuovo presti-gioso volume “I segreti

del territorio, dei vigneti e del vino Amarone”, «per raccontare la bel-lezza e l’architettura della Valpan-tena», ha detto il presidente Luigi Turco. Anche Diego Tomasi du-rante la presentazione, moderata dal giornalista Marco Sabellico, ha sottolineato che «il libro è l’e-spressione della nobiltà d’animo dei responsabili della Cantina». La Valpantena è stata definita

dallo studioso Bruno Avesani «un grande teatro protetto dai Lessini e adagiato sui rilievi collinari. Uno scenario indelebile, disegnato dalla natura, affidato agli uomini per decorarne l’aspetto esterio-re». Questa è la Valpantena, illu-strata da curatori del libro Fabri-zio Battista e Diego Tomasi, con il contributo di altri ricercatori. Le magnifiche foto di Flavio Pèttene e Valentino Slemer testimoniano la bellezza di questo territorio che ha dato i natali all’Amarone, vino conosciuto ovunque, e che negli anni ha saputo stare al passo con la modernizzazione delle tecniche di coltivazione della vite e della lavorazione dell’uva, di cui anche la Cantina Valpantena è l’espres-sione. Il capitolo, curato da Giuseppe Benciolini e Federica Gaiotti, inte-resserà i tecnici, i coltivatori e non solo, perché analizzando geologia e morfologia, dimostrano che gli elementi fisici base «per il succes-so dell’attività viticola e la notorie-tà dei vini» sono il suolo e il clima che permettono il continuo scam-bio «tra terreno, vite e ambiente esterno». Il prof. Giovanni Zalin ha paragonato il suolo della Valpan-

tena a quello della Borgogna. Da sempre le condizioni climatiche della Valpantena sono state ap-prezzate dai nobili veronesi e dai valpantenesi.Il tecnico Stefano Casali conferma «Il tipico microclima, grazie alla protezione della Lessinia, è carat-terizzato da maggiori escursioni termiche che si ripercuotono nelle zone pianeggianti, garantendo la necessaria freschezza che si ripe-te nei vini. L’irraggiamento solare, per l’ampiezza della Valpantena, risulta ottimo e trasmette ai vini Valpolicella ed Amarone aroma-ticità e profumi tipicamente legati al territorio, che li rende riconosci-bili e memorabili». Concludiamo con alcuni dati: 377 vitigni in Valpantena, 360 soci della Cantina sociale, fondata nel 1958, che fattura intorno ai 45 milioni l’anno «consentendo un equo reddito ai soci e permetto-no di sostenere molte iniziative del territorio nel sociale, nello sport e nella cultura», ha detto il presiden-te Luigi Turco. Tra gli altri prodotti della Cantina: l’olio extravergine di oliva DOP tra i migliori Nord Italia e la grappa ottenuta dalle vinac-ce dell’Amarone Torre del Falasco.

VALPANTENA

di Alessandra Scolari

PHOTO CANIO ROMANIELLO / OLYCOM

Marco Sabellico

Luca DeganiDirettore Cantina Valpantena

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Tel 045.545488Martedì-Sabato:

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VERONA - BORGO MILANOViale Manzoni, 11 (Borgo Milano)

Tel 045.8186086Lunedì: 15.00-19.30

Martedì-Sabato: 9.00-12.30 / 15.00-19.30

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“Che cosa avete contro la nostalgia, eh?”Da Massimo Cacciari, a Bernard-Henri Lévy, passando per Philippe Daverio, Fabrizio Gifuni e Jasmine Trinca, gli incontri al Festival della Bellezza, dall’ 1 al 7 giugno, sono stati tanti con i grandi nomi del nostro tempo. Vi raccontiamo di Paolo Sorrentino, ospite al Teatro Romano il 6 giugno scorso, della sua arte di “far fare le rime alle cose” e di quanto sia importante la malinconia.

Usa Truffaut per racconta-re in semplicità il suo me-stiere, che è quello di «te-nere insieme il tutto».

Lui, sette film e un premio Oscar con cui convive umilmente, lo dice con la sua voce indolente, risultato di radici partenopee e di anni ro-mani, che «non bisogna stare nella festa» per poterla affrescare. Un regista, insomma, deve essere un instancabile voyeur con «una grande capacità di annoiarsi» per riuscire a guardare dove gli altri dimenticano lo sguardo.Sorrentino, ai tanti venuti per ascoltarlo nella calda serata del 6 giugno al Teatro Romano, non lo prova neppure a nascondere. A lui interessa scorgere quell’istante preciso, fugace, in cui le masche-re del giorno cadono, e la gente, inconsapevole, lascia intravedere se stessa. Per questo da “Le con-seguenze dell’amore”, a “L’Amico di famiglia”, passando per “Il Divo”

o per “This Must Be the Place”, ha sempre finito con raccontare di uomini avvolti da una coltre di av-vilimento, mai, però, del tutto per-duti. I suoi personaggi sono ritratti sempre nel momento in cui stan-no cadendo, scivolando dall’apice della loro ascesa. Perché «mi inte-ressa il passo falso, la distanza e il dettaglio con il quale tutti, alla fine, tradiscono loro stessi». È questa la sua poetica? «Non sono sicuro di possederla», risponde scorag-giato da una domanda raziona-le, che cerca di inquadrare i suoi tentativi artistici. Preferisce dire che il suo lavoro consiste, solo, si fa per dire, nel «fare delle rime tra le cose». Non per niente il suo vizio più grande, che è anche il suo pre-gio, è «frequentare l’ironia», fonda-mentale nel suo lavoro di narra-tore perché costringe a trovare il ritmo, il battito segreto delle cose. Per cadenzare le sue storie co-struisce simmetrie di musica e im-

magini che sono protagoniste in-discusse delle sue pellicole perché «sono appaganti di per sé senza il bisogno di spiegazioni». Criticato a volte per le sue frasi fulminanti, per le sue parole dense, ci con-fida che se fosse per lui un film sarebbe del tutto autosufficiente con la sola forza dell’immagine ma i produttori vogliono i dialoghi. E allora lui prova a scegliere per i suoi personaggi parole diverse, «perché la noia dei dialoghi della vita vera mi spinge a crearne di migliori». Personaggi che pensano i suoi pensieri, che parlano con le sue frasi da scrittore, basta una pagina del suo “Hanno tutti ra-gione” (Feltrinelli, p. 320, 2010) per capirlo. Crea battute lapida-rie, eccessive, letterarie, lontane dalla quotidianità, perché «sennò basterebbe vivere». Liquida la sua ultima fatica,“Youth”, distribuito da Medusa e accolto con incassi re-cord, come «un tentativo misera-bile di raccontare come ci si può rapportare con l’idea di futuro». Partendo, come fa lui, dalla no-stalgia dei ricordi. «La malinconia è una zona piacevole. Ti permette di essere triste senza motivo». Quasi a confermare che la ricerca di una ragione per la propria tristezza è da sempre il miglior movente per creare. Il suo obiettivo è fare film «che facciano godere», mostrando con l’attenzione della fotografia, la riflessione della musica e la cura delle parole che la vita è uno spet-tacolo attraversato dalla bellezza. Tentando, così, sempre, di raccon-tarne i suoi sparuti e incostanti sprazzi, nascosti sotto il chiacchie-riccio delle nostre piccole macerie.

CINEMA Paolo Sorrentino a Verona, nelle sale il film del regista veronese Pollini

di Miryam Scandola

Un’intensa scena tratta da “La Grande Bellezza”

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Paolo Sorrentino a Verona, nelle sale il film del regista veronese Pollini

“Le Badanti” di Marco Pollini

Affronta il tema della vecchiaia, ma anche quello del razzismo e del pregiudizio l'opera prima del regi-sta veronese Marco Pollini. Una carriera nel settore della produzione musicale, un documentario sulla Colombia nel 2014, e ora nei cinema con il suo “Le Badanti”, proiettato in anteprima il 10 e 11 giugno, al cinema Diamante. La pellicola, coproduzione tra la veronese Ahora! Film e la società malese Sg En-tertainment, è sostenuta dalla Regione Veneto e gode del Tax Credit Cinematografico ratificato dal Ministero dei Beni Culturali. Una commedia sociale che porta sul grande schermo il ritratto di tre ragaz-ze extracomunitarie, Lola, Irina e Carmen, arrivate in Italia con passati difficili e tragici alle spalle, che si scontrano con la diffidenza del gruppo di anzia-ni che devono assistere. Presentata in anteprima alla Mostra internazionale d’Arte Cinematografica al Lido di Venezia nel 2014 , la pellicola, che vede nel cast anche Pino Ammendola, è stato girata tra il Veneto, l'Alto Garda e la Malesia. “Un film dedica-to alla vecchiaia, al passato e ai giovani”, il suo, con scorci meravigliosi della città scaligera che porta-no a perdersi tra le sale di Villa Arvedi, la cucina del ristorante “La Genovese”, il Museo Del Vino di Illasi. Un omaggio sincero alla città che per l'occasione è stata ripresa anche dall'alto con l'ausilio di un drone. Arricchiscono il finale con le loro note i Blues Com-pany Verona.

“A luci intermittenti l’amore si è seduto nell’angolo, schivo e distratto esso è stato. Per questa ragione non abbiamo più tollerato la vita.”

Paolo Sorrentino

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54 antheonPI 100 anni della Grande GuerraSPECIALE

maria Fioroni e la pedagogia patriottica tra otto e novecentoAlla storia concesse la sua casa. Alla beneficenza concesse il suo tempo. Alla generosità concesse il suo spirito. Alla patria concesse il suo amore. Vi raccontiamo di Maria Fioroni, archeologa, collezionista, filantropa e crocerossina di Legnago. di Giovanna Tondini

Nata nel 1887 in quella che al tempo si chia-mava Massa Superio-re (oggi Castelmassa)

e divenuta cittadina di Legna-go, Maria fu «una delle figure di spicco nel panorama cultu-rale veronese del secolo scor-so». Soprattutto quando, negli anni Venti, cominciò un’intensa attività di ricerca archeologica. La sua passione per il passa-to dell’umanità la indusse ad adibire la sua casa di via XX settembre a museo. Inaugura-to nel 1937, esso fu oggetto di attenzione da parte dei media nazionali. «Si trattò di una delle aggregazioni più interessan-ti per la qualità e per l’unicità dei materiali, imponendosi in Veneto come una delle conte-stualizzazioni museali private più rappresentative». Fu qui che Maria annidò il suo senti-mento patriottico, condividen-dolo con il pubblico. Furono infatti le «collezioni risorgimen-tali a costituire il fulcro esposi-tivo del museo». Seguendo le otto stanze in cui si sviluppa il percorso risorgimentale, dalla sala napoleonica si attraversa il corridoio del Risorgimento, la sala del 1848, la Sala Bo-nomi, famiglia facoltosa di Le-gnago, quella dei 200 patrioti legnaghesi che parteciparono alle battaglie del Risorgimento, per giungere alla sala Garibal-di, che ripresentava la stanza dell’albergo Paglia in cui dor-mì il generale il 10 marzo 1867.

Maria dette così visibilità a quell’amore per la patria tra-smesso in famiglia. Anzitutto dal padre, Enrico, combatten-te nella battaglia di Bezzecca. E dal prozio, Marino Bevilac-qua, che come «intimo del ge-nerale Garibaldi e di Giuseppe Mazzini, aveva retto le sorti di molti dei comitati segreti che contribuirono a tenere unite le fila dei fuoriusciti veneti in Lombardia». La giovane stu-diosa ascoltò senz’altro i rac-conti dei familiari tra le mura di casa. Colse lo spirito, le ra-gioni, di quella lotta decennale che portò all’unità dell’Italia. Sul suo comodino non sarà mancato il libro per eccellenza del patriottismo italiano. Nelle pagine di «Cuore» di De Amicis era palesato il senso di que-sto amore, della nazione come comunità di discendenza. «Perché amo l’Italia? Perché mia madre è italiana, perché il sangue che mi scorre nelle vene è italiano, perché italia-na è la terra dove sono sepolti i morti che mia madre pian-ge e che mio padre venera…Ella è una così grande e sacra cosa», scriveva il padre al figlio Enrico. La pedagogia patriot-tica aveva posto le sue basi a partire dall’Unità d’Italia, sep-pure in maniera più «modera-ta» rispetto a quella di inizio Novecento, e con protagonisti principali le famiglie borghesi e i loro figli. Era infatti la famiglia il primo nucleo di nazionalizza-

zione. «Di educazione al senso dell’autorità, della disciplina personale e dell’etica del lavo-ro». Così attraverso il racconto di genitori, nonni, parenti, per-fino domestiche, attraverso le letture di opere tra cui spicca «Cuore», i giovani rivivevano i momenti salienti che portaro-no all’unificazione. «In tutti gli strati sociali poteva capitare di avere un ascendente o un pa-rente o magari un conoscente che aveva indossato la camicia rossa e partecipato all’impresa dell’Eroe dei due mondi», Gari-baldi. Così Maria avrà letto “Il giornalino della domenica” o “Lo scolaro”, tutta quella lette-ratura per ragazzi all’insegna della nazionalizzazione. Avrà appreso dalle lezioni scolasti-

Maria Fioroni

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55 antheonP I 100 anni della Grande Guerra

che il messaggio patriottico. Perché, come scriveva Neretti nella Prefazione a Il Risorgi-mento nazionale del Libretto per la terza classe elementa-re (1903): «E’ necessario che i nostri fanciulli i quali, compiuto l’obbligo dell’istruzione, potran-

no poi esercitare liberamente i loro diritti di cittadini, sappia-no quante lotte, quanti dolori è costata la libertà che godran-no, ed imparino ad amare la patria, ad avere riconoscenza per chi la riunì indipendente in un solo Stato e a essere de-

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Maria Fioroni

gni di lei, ogni ora, coi pensieri e con le opere». Avrà rivissuto la memoria della patria per le strade delle città dove veniva-no eretti monumenti, intitolate strade ai patrioti, dove lo spa-zio urbano veniva ormai inteso come un grande «palcosceni-co patriottico». Non esitiamo quindi a pensare che questa riconoscenza verso gli antena-ti, questo sentimento eredita-to in famiglia, abbia portato la Fioroni a impegnarsi a favore dei più sfortunati della Prima guerra mondiale quale volon-taria della Croce Rossa. Una delle case editrici più in auge al tempo, la Bemporad, soste-neva che «una guerra non si fa, non si combatte e soprattutto non si vince, se tutto un popo-lo, o almeno la parte migliore di esso, non la comprenda, non la spieghi, non la giustifichi». E certo il messaggio pedagogico fu ricevuto e interiorizzato da molti. Come Maria.

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56 antheonPPANTHEON UNdERGROUNd

becoming “childhood’s Dream” dalla musica dei mangiacassette ai palchi del 2015

a cura di Marco Nicolis

La musica è un “pianeta” strano, un universo pres-soché infinito, quindi capi-ta spesso che alcuni gene-

ri, influenze, movimenti musicali, con il tempo, vengano lasciati un po’ da parte, destinati ad esse-re seguiti ed apprezzati solo da pochi luminari, eroi dell’eterna ricerca tra dischi e vinili di qual-che anno più in là. Ma, quando i nostri “esploratori” riscoprono qualche tesoro, qualche pietra miliare, ecco che tutto torna al suo posto, tutto ritorna terribil-mente attuale.Questo esempio calza alla per-fezione anche per i Childhood’s

Dream (un nome che è tutto un programma, ripreso da “Mispla-ced Childhood” album dei Maril-lion, giunto ormai alla soglia dei trent’anni, ndr).Cinque componenti, cinque esperienze diverse, un solo te-soro, caduto, quasi per caso, davanti ai loro piedi. Parliamo di Progressive Rock, parliamo di anni ‘70, di Genesis, Yes, King Crimson, Pink Floyd, ma anche dei più “recenti” Marillion ed IQ, ecco in breve di cosa stiamo par-lando. Però questa volta non ci trovia-mo di fronte ad una Tribute Band a tutti gli effetti, ma a 5 musici-sti che, aggrappati al loro eterno “sogno di bambini”, ripropongono le pietre miliari e i grandi classici del rock con targa anglosassone, approcciando i pezzi con la pro-pria sensibilità, il proprio orec-chio, le proprie idee, lasciando da parte la fedele riproduzione da semplici soldatini ben addestra-ti armati di basso e chitarra. Ma l’interpretazione dei “Child” sarà

piaciuta anche fuori dalle pareti insonorizzate della sala prove?Beh, che dire, su e giù da un pal-co all’altro, da un pubblico più o meno interessato al genere ad uno più attento, le prime im-pressioni sono state positive e le soddisfazioni sono arrivate. Quindi avanti tutta, il progetto procede, si evolve e ormai come vuole la consolidata prassi del nostro tempo, sono arrivate an-che iscrizioni e partecipazioni a contest e festival, vero e proprio banco di prova delle band del ventunesimo secolo. Nonostan-te la non più giovanissima età dei componenti, la molla migliore per continuare è proprio questa; soddisfazioni e voglia di mettersi sempre in gioco. E poi, voi come vi sentireste a suonare al fian-co di chi, fino a poco tempo fa, rappresentava la vostra prima-ria fonte d’ispirazione artistica, la più classica delle band afferma-te, che voi seguivate, da semplici ascoltatori interessati ai piedi del palco?

Lorenzo Manfrobasso Massimo PiubellichitarraFranco Zampierivoce e pianoAlessandro ZardinibatteriaAntonio Zuffelatotastiere

Chi l’ha detto che la sfida con il tempo la vince sempre il nuovo? Ci sono note che ri-mangono dentro e non invecchiano mai. Progressive Rock, Pink Floyd, King Crimson, non aggiungiamo altro.

Ritorno al passato, ritorno alle origini

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Biglietto Expo(data aperta)

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57 antheonP Ritorno al passato, ritorno alle origini

verona risuona X edition “ab ovo”

Verona Risuona spegne le sue prime 10 candeli-ne, una decade che, visti i risultati, sembra deci-

samente ben portata. La mani-festazione, promossa dall’Acca-demia di Belle Arti di Verona, dal Conservatorio dall’Abaco di Ve-rona e dall’Accademia di Musica e Teatro di Göteborg, in collabo-razione con l’Associazione Cultu-rale Diplomart e patrocinata dal Comune di Verona, è andata in scena dal 2 al 6 giugno, con una prima parentesi di presentazio-ne il 29 maggio, prolungandosi poi, a differenza degli altri anni (le passate edizioni avevano du-rata giornaliera ), per quasi una settimana, offrendo agli interes-sati un format leggermente di-verso e più innovativo. Oltre alla serie di concerti, installazioni e performance live a cui eravamo abituati, l’edizione 2015, intitolata “Ab ovo”, (tradotta letteralmente dal latino significa: “dall’uovo”, “da mol-to lontano”, “dalle più remote origini”, ndr), ha introdotto alcuni elemen-ti tematici innovativi con installa-zioni e video proiezioni, strizzando

Concerti, installazioni e performance nei luoghi conosciuti e sconosciuti di Verona. Una manifestazione affascinante che dopo dieci anni trova ancora modo di esprimersi, tra sound art della preistoria e note del futuro.

anche l’occhio ad una tematica di estrema attualità quale l’Expo di Milano. Il tema centrale della mani-festazione però non si è discostato dalle precedenti edizioni, mostran-do il proprio lato artistico musica-le, unendo oltre ad ospiti e talenti italiani anche molti stranieri, dando così un aspetto di ulteriore interna-zionalizzazione alla manifestazione 2015. In contemporanea è nata an-che la prima app di Verona Risuo-na (http://www.veronarisuona.org/application), ideata con lo scopo di dare uno strumento a chi si ritiene davvero un amante della sound art, rendendo possibile scrivere in ma-niera dettagliata ciò che si vorrebbe

realizzare dalla prossima edizione. Gli organizzatori dell’evento si sono infine mostrati davvero soddi-sfatti per la buona riuscita di questa decima edizione, sia per la notevole affluenza di pubbli-co, eterogeneo e interessato a più aspetti degli eventi andati in scena, sia per le location utilizza-te. Infatti i luoghi di incontro sono stati tanti e diversi, dal Giardino di Palazzo Bocca Trezza fino alla sede della cooperativa sociale Canarin. Ora guardiamo avanti, in vista del prossimo anno le idee sono già tante. Chissà che non ci sia qualche nuova sorpresa ad attenderci.

Alcune performance di Verona Risuona

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il libro: narra la storia di Miro, un ragazzo di 11 anni e del suo cane Tito (3 anni). Vivono felici in una normale famiglia, fino a quando a scuola viene letto un incomprensibile editto «Il sire comanda al suo popolo che i cani di tutte le razze, taglie ed età siano banditi dal Regno con ogni mezzo possibile». I cani in questo regno sono importanti lavoratori: tutte le famiglie ne possiedono uno.Un precedente Editto aveva eliminato tutti i gelsomini, ma «i fiori non hanno voce. O almeno nessuno la sentì». La famiglia di Miro si ribella a questo nuovo proclama. Tocca a Miro portare in salvo Tito. Un viaggio non da «solo», perché è con il suo cane. Insieme, per un Sire «impazzito di noia», si ritrovano nella lunga «notte più nera del mondo»; Miro si aggrappa ai ricordi, mentre affronta «il vuoto, la fatica e tutto il resto» e non si fa schiacciare dalla «paura», dalle «due iene: la fame e la sete», dal «pericolo» e dal «sospetto». Poi spunta la «SPERANZA»

L’autrice: Beatrice Masini è nata a Milano dove vive e lavora come giornalista, scrit-trice ed editor del marchio per ragazzi (Fabbri). Ha scritto molti libri per ragazzi, dagli album illustrati ai romanzi per adolescenti. E’ traduttrice della saga di Harry Potter e i suoi libri sono, a loro volta, tradotti in ben quindici Paesi. Nel 2004 ha vinto il Premio Pippi,; ha vinto anche il Premio Elsa Morante Ragazzi e il Premio Andersen come mi-glior autrice. E’ stata definita anche «una delle più intriganti firme della nuova narra-tiva per ragazzi».

curiosità: Solo con un cane” è ambientato in un Regno sconosciuto, dove si mescolano fiaba e riflessioni ed emergono i rapporti intensi fra animali e umani. Lungo il faticoso percorso vi è uno scambio reciproco: una volta tira Miro e una volta il cane Tito. Il lin-guaggio della Masini è semplice, lineare, accattivante per la sua vena poetica e per i dettagli molto studiati. Interessante anche la copertina che introduce il lettore nel racconto. Lo consiglio a ragazzi/e (dagli 11 anni) e agli adulti che hanno un rapporto speciale con i propri animali domestici. recensione

a cura di Alessandra Scolari

Autori: Beatrice Masini

Titolo: Solo con un Cane

Il mondo dietro gli occhi chiusi.

Edizioni: Fanucci Editore

Prezzo: 9,90 euro - Pagine: 138

il film: Chloe si trova in aeroporto per incontrare suo padre, Rayford, un copilota di ae-rei. Per caso stringe amicizia con Buck, il quale sta per prendere proprio lo stesso volo . Durante il viaggio, e mentre Chloe è in compagnia del fratello più piccolo Ravmie, milioni di persone in tutto il mondo scompaiono all’improvviso senza lasciare traccia. Scoppia il caos generale, i veicoli sbandano e molte persone si trasformano in criminali. Tra gli scomparsi, anche Ravmie e la mamma, così Chloe, pensando di aver perso anche suo padre in seguito ad uno schianto, pensa al suicidio. Fortunatamente riesce a mettersi in contatto con Buck e suo padre, i quali sono convinti si sia verificato l’evento scritto nel-la Bibbia del Rapimento della Chiesa.

curiosità: La pellicola, sarà il primo capitolo di una nuova trilogia e potrà contare su un budget di 15 milioni di dollari. Il film è l’adattamento cinematografico del romanzo “Gli esclusi”, primo dei sedici capitoli della serie fantastico-apocalittica Left Behind, scritta da Tim LaHaye e Jerry B. Jenkins dal 1985 al 2004, basata sulle profezie bibliche di Gio-vanni, Ezechiele e Daniele.

Ben Sanderson è un uomo che ha perso tutto, prima la famiglia e poi il la-voro. Alcolizzato, decide di andare a Las Vegas per ubriacarsi fino a morire. Ma il destino è dietro l’angolo, e proprio là Ben incontra Sara, una disperata prostituta. Tra i due nasce un amore profondo, capace di soddisfare il loro bisogno di non sentirsi soli. La loro vita però pare già segnata: Ben accetta a malincuore laprofessione di Sara, mentre lei non riesce a distoglierlo dall’alcool.

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a cura di Mattia Zuanni

Classici da non perdere...

Titolo: Via da Las VegasGenere: DrammaticoDurata: 111 minuti Regia: Mike FiggisAttori: Nicolas Cage, Elisabeth Shue, Julian Sands, Richard LewisTitolo: Left Behind - La profezia

Genere: Azione, FantascienzaDurata: 110 minutiRegia: Vic ArmstrongAttori: Lea Thompson, Nicolas Cage, Chad Michael Murry, Nicky Whelan Uscita (Italia): 29 luglio 2015

fotografail QR pervedere iltrailer

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a verona il primo Footgolfpark italianoCalciare un pallone e provare ad andare in buca col minor numero di colpi possibile. Il nuovo parco, primo in Italia, che coniuga il piacere del calcio con la precisione del golf è stato inau-gurato il 13 giugno a S. Martino Buon Albergo. Abbiamo sentito l’ideatore del progetto Ugo Vigliani, che ci ha spiegato come si trasforma un sogno in realtà.

Un campo d’erba verdissi-ma, 18 buche e un pallone da calcio. Signore e signo-ri questo è il Footgolf.

«Un mix di calcio e golf in cui l’o-biettivo è andare in buca, calcian-do un pallone, nel minor numero di colpi possibili. Conta molto la pre-cisione ma ancor di più la sana vo-glia di divertimento», spiega Ugo Vigiliani, ideatore e promotore del progetto.Un gioco pensato per tutte le età, dove competizione e rivalità non trovano spazio. «Durante i miei viaggi commerciali nell’Europa del Nord intorno agli anni ‘90, ho visto per la prima volta un padre che giocava con tutta la sua numero-sa famiglia. Sbagliavano la buca, ridevano, riprovavano, esultava-no. Era una partita di Footgolf. Ho pensato che presto o tardi ci avremmo giocato anche a Verona, e quel sogno è divenuto realtà».

Un progetto vincente che valoriz-za lo sport come momento d’ag-gregazione e che permette ai più grandi di andare a recuperare emozioni e ricordi impolverati di gioventù. «L’uomo non smette di giocare perché invecchia ma in-vecchia perché smette di giocare, diceva George Bernard Shaw. Di-ventare grandi non significa auto-maticamente smettere di essere bambini. Il bambino dentro di noi continua ad alimentare un mon-do di fantasia, emozioni e bellez-za. Esso è la parte più spontanea e sincera di noi. Io vorrei contri-buire, per qualche ora, a liberare il bambino che è in noi». E anche per quanto riguarda il ramo turi-stico il parco promette bene. «Il Footgolfpark sorge perfettamen-te a cavallo tra San Martino Buon Albergo e Lavagno. Sta già atti-rando molte famiglie che arriva-no, giocano un paio di giorni, dor-

mono e mangiano nelle strutture a noi vicine. Creano insomma un indotto importante che crescerà in modo esponenziale con l’aiuto e il sostegno di politiche ammini-strative incisive e mirate. La no-stra struttura ospita già altri sport come il bubble football, una sorta di calcetto in cui i giocatori sono “infilati” all’interno di grandi pallo-ni, e il green volley». Un gioco per tutti, ma anche un’occupazione per tanti: «Abbiamo voluto inve-stire nello sport con una start-up innovativa che ha dato lavoro a circa venti persone e continua ad offrire opportunità di occupazio-ne. Con l’apertura del ristorante e del secondo bar, avremo sem-pre bisogno di forza lavoro. Dare lavoro ai giovani, riconoscere loro il merito e farli crescere professio-nalmente è un successo persona-le oltre che un processo di cresci-ta sociale della comunità. Credo fermamente che un imprenditore debba avere il coraggio di crede-re nei propri sogni. Io ho ascoltato il bambino che ho dentro di me e l’ho fatto».

SPORT E TERRITORIOInaugurato il parco che unisce il calcio al golf

di Giovanni Melotti

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La stagione calcistica appena conclusa verrà ricordata in Valpantena per la storica, doppia e contemporanea promozione alle categorie superiori delle prime squadre di Grezzana e di Lugo, ma tanti sono stati i successi a livello giovanile. Risultati straordinari, frutto di un percorso ambizioso, e coraggioso, iniziato nel 2011.

Se ci fossimo impegnati a scrivere una trama di un film con un finale del ge-nere, beh, non ci saremmo

riusciti. Ciò che è accaduto in que-sta straordinaria annata calcistica alle due prime squadre di calcio dilettantistico di Grezzana e Lugo, l’Union e il Real, ha davvero i con-torni di un evento tanto irripetibile quanto memorabile.Le due squadre, che fanno a capo a un’unica associazione, il Polo Unico Grezzanalugo, sono arrivate la stessa domenica, il 31 maggio 2015, a giocarsi con il terzo turno di play off l’accesso alle rispettive categorie superiori: la Promozione per l’Union e la 1^ categoria per il Real. Ebbene, come nelle più clas-siche delle favole a lieto fine, en-trambe le formazioni sono riuscite nell’impresa battendo nell’ordine, l’Olimpica Dossobuono e il San Giovanni Ilarione.Due squadre, quelle allenate dai tecnici arancioblù Andrea Matteo-ni e neroverde Michael De Santis, amalgamate la scorsa estate dal direttore sportivo Domenico Vero-nesi, coinvolgendo principalmente ragazzi del territorio e con l’obiet-tivo primario di arrivare a mag-gio con una tranquilla salvezza in tasca. Durante l’anno, invece, con qualche piccolo calo fisiologico del tutto normale, sia Union che Real hanno dimostrato di avere nella forza del gruppo la marcia in più, che ha permesso loro di giungere allo sprint finale con una brillante forma fisica e mentale.Entusiasti i due presidenti, Dino de Paoli ed Enrico Dal Corso, per un doppio successo che ha il sapore di un vero e proprio traguardo stori-co. «Ho vissuto dalla Sicilia, minu-to per minuto, mentre ero là per

lavoro, l’attesa del risultato finale, e quando ho saputo che ce l’ave-vamo fatta non ho dormito per tre notti» racconta De Paoli. «A Lugo siamo come in una grande fami-glia dove ci si aiuta tra dirigenti e giocatori. La vittoria finale è stata ancora più bella perché inaspetta-ta. Pensare che anche l’Union sia riuscita lo stesso giorno a raggiun-gere il medesimo risultato ha dav-

vero dell’incredibile» aggiunge Dal Corso.Felice per la doppia promozione anche Riccardo Bertagnoli, presi-dente del Polo Unico GrezzanaLu-go, l’associazione che raggruppa dal 2011 sotto un unico cappello le due società trionfatrici della Val-pantena: «Il successo di quest’an-nata a livello di Prime Squadre e anche degli anni precedenti tra le

di Matteo Scolari

Anno indimenticabile per il Polo Unico GrezzanaLugo

È QUi La Festa...e il calcio che vorremmo

SPORT

Union Grezzanalugo promosso in Promozione

Real Grezzanalugo promosso in 1 Categoria^

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61 antheonP Anno indimenticabile per il Polo Unico GrezzanaLugo

file dei ragazzi più giovani, è frutto di un grande lavoro svolto dal 2011 in particolare sul settore giovanile» afferma Bertagnoli «Fin dai primi anni dalla nascita del Polo, ci sia-mo impegnati a insegnare ai bim-bi delle scuole calcio e delle altre categorie dei ragazzi a vedere le due società come un’unica realtà e questa scelta, che parte dal basso, dalle nuove generazioni, sta dando ottimi risultati».Ai successi dei più grandicelli, han-no corrisposto risultati eclatanti delle squadre giovanili coordinate dai responsabili Alvaro Aloisi e Pa-olo Zanotti. Come non ricordare, sempre quest’anno, il primo posto degli Allievi provinciali e il secondo posto degli Esordienti 2002 del Real che hanno avuto il privile-gio di disputare la finalissima allo stadio Bentegodi? Andando a ri-troso, stagione 2013-2014, il tito-lo provinciale Juniores dell’Union, con promozione nella categoria regionale e l’anno prima i successi ai prestigiosi tornei Beppe Viola di Trento e Gardaland International per i Pulcini 2002.«In queste prime quattro stagioni sono stati raggiunti obiettivi molto più alti di quelli che erano stati pre-fissati all’inizio del progetto» pro-segue Bertagnoli «Ad oggi il Polo conta oltre 400 tesserati e ha rag-giunto risultati qualitativi e sportivi in tutte le fasce di età. Penso che tutto questo non si sarebbe potu-

to realizzare se non concentran-do le risorse e trovando sinergie sul territorio che coinvolgono tutti, dall’amministrazione comunale ai dirigenti, dagli allenatori alle fami-glie fino ai ragazzi».«Proprio sul tema formazione vor-rei spendere le ultime parole» conclude il presidente Riccardo Bertagnoli «Per offrire un servizio di qualità, ma allo stesso tempo contenere i costi, ogni squadra ha un allenatore di grande esperienza affiancato da due ragazzi tra i 16 e i 20 anni che hanno così la pos-sibilità di imparare sul campo. Dal 3 a 31 luglio, infine, saranno aperte le iscrizioni alla prossima stagione 2015-2016».Sono tante le persone che andreb-bero citate al termine di un’anna-ta così trionfale, per il tempo, la passione e la volontà che mettono a disposizione di tutti sul campo e fuori dal campo. A loro e a due persone speciali che la comunità della Valpantena porterà sempre nel cuore, le società di Union e Real dedicano i successi 2014-2015 e quelli che verranno.

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I dirigenti del Polo Unico e alcune squadre giovani

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Territorio a SpicchiBrevi da Verona e Provincia

STALLAVENA

La seconda edizione del torneo Fidas Zona Nord di calcio a 7Torna, per il suo secondo anno di vita, il torneo Fidas Zona Nord di calcio a 7. Organizzato sul rettangolo verde di Stallavena, il torneo, a scopo benefico, ha dato inizio all’edizione 2015, il 19 giugno scorso, in contemporanea con la sagra di Stallavena. Il torneo si terrà ogni lunedì, mercoledì e venerdì del mese di giugno e luglio. Ampliato fino a 12 squadre rispetto alle 8 del precedente anno, il torneo è accompagnato da stand enogastronomici e, mantenendo fede alle premesse che ne avevano accompagnato la prima edizione, devolverà l’incasso complessivo in favore dei più bisognosi. Per informazioni: Marco Nicolis: 3473782920 – Renzo Vanti: 3478489973 – Loris Corradi: 3478060050

Graduation Day: le eccellenze dello IUSVE incontrano il mondo del lavoroSi è svolto il 19 giugno, nella nuova sede di Verona, il tradizionale Graduation Day dell’Istituto Universitario Salesiano di Venezia, un evento che ha offerto a oltre 150 laureati in Comunicazione l’opportunità di incontrare le aziende del territorio.Presente a Verona dal 2007, da 25 anni lo Iusve organizza corsi di laurea in Psicologia, Pedagogia e Comunicazione.L’iniziativa rappresenta solo una delle modalità con cui l’Istituto accompagna i suoi studenti nel mondo del lavoro, oltre ai tirocini formativi e ai workshop intensivi.Nel corso dell’incontro è stata consegnata alle aziende anche una pubblicazione con i dati degli studenti e i loro lavori, uno strumento utile per avviare un contatto con dei potenziali candidati.Solo a Verona gli iscritti ai corsi Iusve sono oltre 400.

VERONA

POIANO

Mamme e papà in campo per una festa dello sportOgni fine settimana sono migliaia i genitori che affollano i campetti da calcio per ammirare le gesta dei loro figli, sperando magari di vedere in loro dei potenziali campioni in erba.Lo scorso 1 giugno, a Poiano, i ruoli si sono invertiti: per una volta sono stati bambini e ragazzi a riempire le tribune per sostenere i loro genitori, 22 mamme e 15 papà scesi in campo insieme per una sfida sulla carta impari ma vinta dagli uomini solo ai rigori.L’iniziativa, alquanto singolare, è stata organizzata dalla società sportiva Juventina Valpantena, per vivere un momento di festa dello

sport e della famiglia diverso dal solito.L’evento è caduto peraltro in un momento molto delicato per il calcio femminile, dopo le frasi di un dirigente della Lega Pro, poi rimosso, che intendeva ridurre i finanziamenti alle atlete additandole come “quat-tro lesbiche”. A chi vorrebbe ostacolare il ruolo delle donne nel calcio le mamme di Poiano hanno risposto sul campo, con tutto il loro entu-siasmo, dimostrando quanto sia importante dare la possibilità a tutti di mettersi in gioco.

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Idee ad alta quotaIl “ Raccolto delle Idee”. Così si chiama il percorso che il GAL Baldo-Lessinia ha deciso di intraprendere per costruire il programma di interventi da finanziare nei prossimi anni (PSL 2014-2020), partendo dalle esigenze, dalle idee e dai progetti del territorio della montagna veronese. Un percorso di coinvolgimento del territorio, attraverso una serie di incontri pubblici; l’intenzione è quella di ascoltare per rispondere in maniera chiara e forte ai bisogni della montagna veronese e dei suoi abitanti, partendo dalla loro voce.La collaborazione di tutti è preziosa. Per informazioni www.baldolessinia.it

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