Pantheon 60 - Stile Vegan

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PERSONAGGI Agnese Moro racconta il padre Aldo FESTIVAL LIRICO L’intervista al direttore artistico SALUTE L’Ospedale di Negrar contro i tumori con i radiofarmaci HELLAS 30 anni dalla vittoria dello scudetto copia gratuita € 2,50 Maggio 2015 Anno 8, Numero 4 www.giornalepantheon.it antheo n P

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Un viaggio tra vegetarianesimo, veganesimo e reducetarianesimo. Mode o stili di vita?

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PERSONAGGIAgnese Mororacconta il padre Aldo

FESTIVAL LIRICOL’intervista aldirettore artistico

SALUTEL’Ospedale di Negrar contro i tumori con i radiofarmaci

HELLAS30 anni dalla vittoriadello scudetto

copia gratuita € 2,50 Maggio 2015 Anno 8, Numero 4

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EDITORIALE

di Matteo Scolari

Ci sono sempre due scelte nella vita: accettare le condizioni in cui viviamo o assumersi la responsabilità di cambiarle.

Denis Waitley

“Sta tornando la consapevolezza che da una situazione difficilesi possono sempre trovare soluzioni e spiragli”.

La ripresa c’è, avanti con le riforme». È questa la chio-sa finale pronunciata dal Governatore della Banca

d’Italia Ignazio Visco intervenu-to il 26 maggio scorso, a Roma, in occasione dell’assemblea annuale della banca centrale italiana. Parole di lieve ottimi-smo, sempre molto prudenti e attente, che ricordano che «in Italia, nel 2014, è stata avviata un’azione di riforma riconosciu-ta a livello internazionale i cui i benefici non sono immediati, ma che proprio per questo va allar-gata, sostenuta e accelerata nella sua fase di attuazione per non deludere le aspettative di cambiamento e per sostenere, nel tempo, una crescita occupa-zionale».Un’uscita dal tunnel buio del-la crisi? Sarebbe troppo bello. E comunque sarebbe troppo presto per affermarlo. Tuttavia, ho deciso di riportare queste considerazioni del Governato-re di Bankitalia in apertura di editoriale perché ripropongono,

ancora una volta, un atteggia-mento mentale che sta fortu-natamente riaffiorando tra le persone. Sta tornando, a mio avviso, la consapevolezza che da una situazione difficile, tal-volta drammatica, dal punto di vista economico e sociale, si possono sempre trovare solu-zioni e spiragli. Certo, lo stesso Visco sottoli-nea che per attuare un vero cambiamento, un’inversione di rotta rispetto ai trend negativi di questi ultimi anni, le aziende si devono impegnare in modo serio nei processi di innovazio-ne e le banche devono tornare a erogare maggiore credito alle imprese stesse. Uno sforzo co-mune, da ambo le parti, che può portare a una stabilizzazione della crescita, non solo in termi-ni di PIL, ma anche a un ritorno di fiducia ed entusiasmo tra la gente. Quello che tutti ci augu-riamo da tempo.Rimanendo sempre in tema di entusiasmo, non posso non coinvolgervi brevemente anche nel viaggio ad Expo che abbia-mo effettuato sabato 16 mag-gio assieme ai collaboratori di Pantheon e a tutti i volontari di VeronaExpo. É stato il primo di una lunga serie e ci siamo diver-titi tantissimo. Dell’Esposizione Universale di Milano ne abbia-mo parlato a lungo, cercando

di raccontare o di immaginare assieme a voi sulle edizioni pre-cedenti di Pantheon, atmosfere, luoghi, colori, musiche e sensa-zioni. Ebbene, adesso che ci sia-mo stati possiamo dirvi che si tratta davvero di uno spettacolo meraviglioso a cui vi invito tutti a partecipare. Le persone che erano con noi e che sono andate nei giorni suc-cessivi con i pullman organizzati dall’Associazione temporanea di scopo VeronaExpo, hanno espresso la volontà di tornare al più presto per rivivere un’emo-zione davvero straordinaria. Ma Expo non è solo un luogo di divertimento. Tornando al no-stro discorso iniziale, parlando di crescita e fiducia nel futuro, a Milano troverà un posto an-che la nostra Verona. Venerdì 12 giugno alle ore 11.00, all’interno del padiglione della Sierra Leo-ne, VeronaExpo terrà un confe-renza stampa di presentazione del progetto “Carta di Verona”, un’iniziativa che, come legge-remo nelle prossime pagine del giornale, cercherà di formulare e di rendere disponibile al termi-ne dell’Esposizione (31 ottobre 2015) un documento di intenti e proposte che interessi da vicino i principali temi che riguardano la nostra città.Come vedete c’è tanta voglia di fare. C’è tanta voglia di sognare.

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Registrazione Tribunale di Verona n.1792 del 5/4/2008Numero chiuso in redazione il 24/05/2015

Direttore responsabile: Matteo ScolariRedazione: Matteo Scolari, Moira Falzi, Miryam Scandola, Flavio Brutti,.Hanno collaborato al numero di maggio 2015:Adiconsum Verona, Matteo Bellamoli, Marta Bicego, Giorgia Castagna, Francesca Mauli, Giovanni Melotti, Marco Nicolis, Emanuele Pezzo, Camilla Pisani, Erika Prandi, Miryam Scandola, Nicole Scevaroli, Alessandra Scolari, Ingrid Sommacampagna, Giovanna Tondini, Giulia Zampieri, Mattia Zuanni.Copertina: Flavio BruttiProgetto grafico: Flavio BruttiSocietà editrice: InfoVal S.r.l. Redazione: Via Torricelli, 37 (ZAI-Verona) - P.Iva: 03755460239 - tel. 045.8650746 - fax. 045.8492248 mail: [email protected] - web: www.giornalepantheon.it - Facebook/Pantheon - Twitter: @pantheonvrSviluppo commerciale e pubblicità:Moira Falzi 340.8775197 - Fabio Dai Prè 340.0735137Contributi per Pantheon Magazine: c/c postale 93072262 intestato a: Infoval srl – Viale del Lavoro 2, 37023 Grezzana (VR)

Redazione e Collaboratori

S O M M A R I OSOLIDARIETA’&NO PROFITUna sola madre TerraFesta dei Popoli alla 24esima edizione. Un appuntamento ormai imperdibile.

ARTE CULTURAIl castello di PoianoAlla scoperta di una vera perla della Valpantena.

ARTE CAMPANARIARintocchi in BraA Verona il raduno nazionale dei suona-tori di campane da tutta Italia.

SPECIALE GRANDE GUERRAPedagogia e propagandaL’abbecedario del Museo Fioroni di Legnago.

VAL D’ILLASILa cantina di CazzanoUn progetto di valorizzazione terrritoriale della casa vinicola Bennati.

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PRIMO PIANOCibo: le nuove tendenzeCresce il numero di vegetariani e vega-ni. Motivazioni, ragioni e miti da sfatare.

AGROALIMENTARETra tofu e satainTutte le alternative della carne, spiegate bene.

GIOVANI E LAVOROBeer Eat Fest in ArsenaleBirra artigianale e street food. Questo il viaggio nel gourmet su 4 ruote.

VERONAEXPO A MILANOLa carta di VeronaDopo l’Esposizione Universale e la Carta di Milano, l’impegno di Verona.

CREDITO&IMPRESAProgetto Smart Farm VillageUn villaggio autosufficiente grazie al riso. La sfida della Sierra Leone.

SPECIALE EXPORacconti da MilanoArchitetture, colori, sapori di un even-to davvero meraviglioso.

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ACCOGLIENZA&TURISMOFestival lirico arenianoIntervista al direttore artistico Paolo Gavazzeni.

INTRAPRENDENZA FEMMINILETessuto, una specie di amoreI fili, gli intrecci e i colori di Verona Tessile e gli abiti di Filotimo.

IL PERSONAGGIOVi racconto mio padreAgnese Moro parla al Pasoli grazie a Rete Prospettiva Famiglia.

INIZIATIVEUna Verona più accessibileIl convegno e l’iniziativa per abbat-tere le barriere architettoniche.

SALUTE&BENESSERETerapie con i radiofarmaciL’ospedale di Negrar in prima linea contro i tumori.

HI-TECHRoboval 2015 all’ArsenaleIl mondo dell’Innovazione nelle paro-le di Alberto Valente.

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6 antheonPSognando impresaPRIMO PIANO Alimentazione, mondo vegetariano e scelte vegan

Le nuove tendenze degli italiania tavola, tra vegetarianesimo,veganesimo e reducetarianesimoTra fan del biologico, del vegetarianesimo e del veganesimo, non solo per sensibilità nei confronti del mondo animale, ma anche nei confronti di problematiche ambientali legate a inquinamento e sfruttamento delle risorse e per un discorso relativo alla salute, si dif-fondo sempre più i cosiddetti “onnivori selettivi”. di Francesca Mauli

La carne non è più la pro-tagonista sulle tavole degli italiani. A dirlo sono i dati del Rapporto 2014 dell’istituto

di ricerca Eurispes, secondo cui il 7,1% della popolazione della Peni-sola – pari a 4,2 milioni di persone – è oggi vegetariana o vegana, ma sono soprattutto i numerosi nego-zi, ristoranti, take-away e festival dedicati alla cucina “cruelty free” che nascono e prosperano nelle nostre città. La recente indagine dell’istituto di ricerca GfK Eurisko – TreValli, dal titolo “Buono da Pensare”, confer-ma come il “verde” stia sempre più avanzando nelle cucine degli ita-liani, mettendo in luce un’altra in-teressante tendenza: sono 2 milio-ni gli italiani che, negli ultimi 6 anni, hanno consapevolmente ridotto il consumo di carne, sulla scia di quel fenomeno definito “reduceta-rianesimo” (dall’inglese “to reduce”, ridurre), che propone di consuma-re, all’interno della propria dieta, poca carne di qualità, preferendo alimenti di origine vegetale e ce-reali integrali, con l’obiettivo di mi-gliorare la propria salute e di sal-vaguardare l’ambiente.

Ma quali sono le motivazioni che spingono una persona a rinun-ciare alla carne e al pesce nella propria alimentazione? La prima è senz’altro legata alla volontà di non uccidere altri esseri viventi per nutrirsi. Chi segue una dieta ve-gana, va oltre: non solo non si può permettere la morte di un anima-le, ma nemmeno il suo sfrutta-mento in allevamenti intensivi per la produzione di latte, uova, mie-le. Quello che si nasconde dietro la realtà di questi allevamenti, nei quali l’animale è trattato più come una “macchina da produzione” che come essere vivente, è scono-sciuto ai più. Basta una visita alla sezione video del sito internet di Animal Equality Italia per render-si conto che dietro a un solo uovo possono nascondersi grandi mal-trattamenti. Un secondo motivo riguarda l’im-patto che gli alimenti di origine ani-male hanno sulla salute. Numerosi studi riconducono al consumo di proteine animali l’origine di malat-tie e tumori. Uno dei più famosi – e osteggiati – è quello presentato dal dottor T. Colin Campbell, ame-ricano, figlio di allevatori di bestia-

me e ora vegano convinto, nel libro “The China Study”, secondo cui la caseina contenuta nel latte sareb-be il più significativo agente can-cerogeno mai identificato. La stes-sa Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro - HYPERLINK “http://www.iarc.fr/”IARC annove-ra, tra le 12 azioni quotidiane anti-cancro, quella di seguire una dieta sana, mangiando principalmente cereali integrali, legumi, verdura e frutta, e limitando la carne rossa. Infine, agli allevamenti intensivi di carne, soprattutto bovina, va il primato di emissione di gas serra, che supera perfino quella del set-tore dei trasporti. Il loro impatto ambientale è molto alto: la metà delle terre fertili del pianeta viene usata per coltivare cereali, semi oleosi e foraggi destinati agli ani-mali. Ogni anno migliaia di ettari di foresta pluviale, il polmone ver-de del pianeta, vengono distrutti per far spazio a nuovi pascoli o a terreni da coltivare per gli animali, che in breve tempo si desertifica-no, e la necessità di ricavare rac-colti sempre più abbondanti porta ad un uso smodato di prodotti chi-mici, di acqua e di energia.

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7 antheonP Alimentazione, mondo vegetariano e scelte vegan

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Alcuni miti da sfatare Nonostante le buone intenzioni che li animano e le percentuali in continua crescita, i ve-getariani e i vegani continuano a essere visti come esemplari “esotici” da gran parte della nostra società e non mancano gli allarmismi di una parte di mondo accademico nei con-fronti di queste diete, considerate insufficienti a garantire la salute. Ma è davvero così? Lo abbiamo chiesto al dottor Giorgio Fabbro, veronese, biologo molecolare e nutrizionista, esperto di alimentazione vegetariana e vegana.

Il dott. Giorgio F a b b r o , b i o l o g o molecolare, è spe-cializzato in Alimen-

tazione e Dietetica Vegetariana. Una scelta non casuale, la sua. «Durante il mio

percorso formativo pre Esame di Stato, nel

2012, ho preso la decisio-ne di provare su me stesso uno stile di vita ali-mentare senza proteine animali». Vegano da un giorno all’altro, quindi. «Ho notato che chi sceglie il vegetarianesimo rispetto al veganesimo lo fa spesso per motivi “logistici”, non potendo segui-re un regime strettamente “cruelty-free” fuori casa. In alcuni casi invece si tratta di onnivori che decidono di “sfumare” le loro vecchie abitu-dini transitando per l’ambito vegetariano prima di un passaggio a completo vegetale. Dal punto di vista nutrizionale e salutistico la scelta miglio-re credo sia quella “vegan”, nonostante le ap-parenti limitazioni: una dieta varia e bilanciata

totalmente vegetale e integrale ha dimostrato in moltissimi studi azio-ni preventive/ stabilizzatrici/risolu-tive di svariate malattie moderne, quali dislipidemie (colesterolo e trigliceridi), sindrome metabolica, diabete e patologie cardiovasco-lari. Grazie alla presenza massiccia di fibre, antiossidanti, fito nutrienti, vitamine, sali minerali, etc., la scel-ta vegetale diventa la candidata migliore per uno stile alimentare sano ed equilibrato. Ma attenzio-ne: è sempre meglio informarsi o rivolgersi a un professionista del settore per evitare qualsiasi tipo di carenza o limitazione, anche calo-rica, rispetto al proprio fabbisogno energetico ideale». La critica principalmente mossa a questi regimi alimentari è di non essere correttamente bilanciati e di portare a squilibri che possono essere gravi. Si ritiene che le pro-

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8 antheonPSognando impresaPRIMO PIANO Alimentazione, mondo vegetariano e scelte vegan

teine animali non siano sostituibili in alcun modo e che la salute, in assenza di queste, ne risenta. È effettivamente così? No, assolutamente. Spesso ci di-mentichiamo che invece di parlare di proteine dovremmo nominare i loro costituenti, cioè gli aminoa-cidi. Il nostro organismo necessita di alcuni di essi, definiti “essenziali”. La dieta vegetale, varia e bilancia-ta, soddisfa senza alcun problema qualsiasi esigenza, dallo svezza-mento all’adulto piuttosto che la gestante o lo sportivo. Questo è stato recentemente conferma-to dalla posizione dell’ADA 2015 (American Dietetic Association), che ha evidenziato tantissimi van-taggi nell’optare per una dieta sen-za proteine animali. Basta quindi con i “falsi miti”. I protidi vegetali sono presenti in cereali, legumi, frutta secca, frutta, verdura e semi oleaginosi. Consumando quotidia-namente tutti questi alimenti non ci sarà alcuna carenza proteica, creando uno spettro aminoacidi-co completo e soddisfacente per le esigenze organiche individuali. È inoltre adatta a ogni età, anche a quella infantile; l’importante è che sia studiata ad hoc per la fase di crescita che sta vivendo il bambino (come qualsiasi altro regime, onni-voro compreso).Il vegetariano e il vegano devono

monitorare la propria salute at-traverso analisi specifiche o non è necessario alcun monitoraggio particolare? Consiglio solamente il monitorag-gio annuale del metabolismo del-la B12, assieme a omocisteina e folati. Per il resto bastano i classici esami del sangue (metabolismo ferro, emocromo, elettroliti, vit D, colesterolo etc.). Questi ultimi sono suggerimenti che rivolgo anche ai pazienti onnivori. Tutti dovrebbe-ro monitorare i propri parametri ematici regolarmente: la preven-zione parte anche da questo. Lei segue anche alcuni atleti ve-gani. Chi critica questo approccio alimentare, spesso immagina il vegetariano e il vegano come del-le persone deboli, anemiche, con poco muscolo, perché il muscolo può essere ottenuto solo man-giando carne. È così? Ecco un altro mito da sfatare, in-sieme a quello sulle proteine. Come confermato anche dell’ADA, se il regime alimentare vegetale è vario e bilanciato, anche lo sportivo - agonista e non - avrà tutto quello che gli serve per raggiungere i pro-pri obiettivi. In Italia, come all’este-ro, esistono numerosi atleti vegani nel body building e in altri settori: pensiamo a Carl Lewis, nell’atleti-ca, o a Patrik Baboumian nel solle-vamento pesi.

Lei segue un’alimentazione vega-na. Com’è cambiata la sua salute? Mi chiedo sempre perché non ho iniziato prima, ma sono altrettan-to convinto che le cose capitino nel momento in cui siamo maturi per affrontarle. Da subito tanta ener-gia, analisi del sangue migliorate e perdita di grasso (ero un aman-te dei formaggi); da citare anche una reattività maggiore in caso di malattie di stagione e un senso di pace mai provato prima. Diciamo che ora mi sento molto più in equi-librio e sapere che quello che man-gio non ha sofferto mi fa star bene.

ATS Verona Expo promUOVE la vendita di biglietti di Expo Milano 2015 per permet-tere a tutti i Veronesi di partecipare alla grande esposizione universale.

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Page 9: Pantheon 60 - Stile Vegan

9 antheonP Alimentazione, mondo vegetariano e scelte vegan

Nuove opportunità di businessLa crescente presenza di vegetariani e vegani ha porta-to, anche nella nostra città, alla nascita di diverse realtà imprenditoriali “cruelty free”.

AGRITURISMO DONGILI(Montorio – Verona)Sulla cresta dell’onda da una quindicina di anni, l’Agriturismo Dongili, ai piedi del castello di Montorio, è una tappa abituale per molti vegetariani veronesi. «Il nostro agriturismo – spiega Gianluca Dongili, figlio del fon-datore Carlo - è nato 28 anni. Inizialmente proponevamo un menù onnivoro, con carne di ani-mali allevati da noi. Quindici anni fa, quando le regole sull’alleva-mento e la macellazione degli animali sono cambiate, abbia-mo deciso di eliminare comple-tamente la carne dal nostro menù. Non è stata una scelta difficile: proponevamo già mol-tissimi piatti a base di verdura

Vino VeganLa Fontanina(Grezzana-Verona)

Si chiama “La Fontanina” e abita nel cuore delle colline della Valpantena. Le stesse colline disegnate dalla tradi-zionale produzione dell’olio, oggi ospi-tano, infatti, anche quella del vino. Ma non è un vino qualunque, quello che nasce dalle attente cure della tenuta “La Fontanina”, a Grezzana. Nei dieci ettari coltivati a vite, in maniera total-mente biologica, recentemente, si af-fianca alla produzione di vini biologici, Amarone bio e Valpolicella bio, quella degli stessi in versione vegan. Un vino di nicchia che incontra già un grande favore nel mercato estero e, stando ai dati emersi dall’ultima edizione del Vini-taly, si registra anche in Italia un incre-mento nella richiesta. «Per produrre un vino vegano- spiega Daniele Salvagno il proprietario della società agricola- non si possono impiegare nessun tipo di derivato di origine animale, come ad esempio l’albumina d’uovo, la caseina o i caseinati, l’ovoalbumina e la lisozima da uovo». Utilizzando la chiarificazio-ne minerale, quindi del tutto naturale, il vino de “La Fontanina” rispetta tutti i parametri per la certificazione di un prodotto vegano, come dimostra il con-seguimento nel 2014 della Certification Europe e del Gold Medal Award.L’obiettivo dell’azienda è produrre 50 mila bottiglie entro un paio di stagioni e raggiungere con questi particolari vini, l’Amarone e il Valpolicella in versione biologica e vegan, le enoteche d’elite di Giappone, Usa, Canada, Parigi e Lon-dra.

Agriturismo Dongili

e i nostri clienti finivano spesso con il preferirli alla carne, che re-stava nel piatto. Siamo stati tra i primi, a Verona, a proporre una cucina esclusivamente vegeta-riana. Come ogni agriturismo, la maggioranza di quello che finisce nella nostra cucina è coltivato e prodotto da noi, ad eccezione di latte e formaggi, e il nostro menù fisso è ispirato alla produzione stagionale. La nostra clientela è eterogenea: ci sono vegetariani, ci sono vegani, ci sono persone onnivore e anche molte persone con intolleranze, come quella al glutine, e copre le diverse fasce d’età. Sono molte anche le fami-glie che vengono da noi, per of-frire anche i figli un’alternativa al classico menù onnivoro».

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di Matteo Bellamoli

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Oltre un punto percentua-le all’anno. Questi sono i dati che vi abbiamo an-ticipato nelle pagine pre-

cedenti. Si parla di oltre 4,2miloni di persone, dove il 6,5 di è dichia-rato vegetariano e lo 0,6% vegano (dati ricavati sulla totalità delle in-terviste, ndr).Cosa significa in termini di consu-mi alimentari? Significa che oltre all’aumento nella vendita dei pro-dotti vegetali freschi, entrano nel-la dieta anche alimenti che fino a un decennio fa erano pressoché introvabili nei nostri supermercati. Parliamo di quelle che sono con-siderate “le alternative lavorate della carne”, ovvero il tofu e il sei-tan. Usiamo il termine “lavorate” perché non si tratta di alternative presenti in natura, come i legumi ad esempio, che in quanto a con-tenuto proteico possono prende-re il posto della carne in una dieta

priva di quest’ultima, ma di prodot-ti che vengono ricavati attraverso lavorazioni artificiali, per estrarre da prodotti naturali (come la soia o il grano, ndr) proprietà e composti che ne amplifichino il loro contenu-to proteico.Entrambi, tofu e seitan, proven-gono dalla cultura orientale: il tofu dalla Cina e il seitan dal Giappo-ne. Il primo è un alimento a base di soia che si trova in commercio in panetti rettangolari. Di colore bianco, viene ricavato cagliando il succo di soia. Per questo motivo, e per le procedure di lavorazione si-mili alla produzione del formaggio, viene anche assimilato ai prodotti caseari, ma non contiene in alcun modo latte.Il secondo, il seitan, è invece un ri-cavato dal glutine del grano o del farro che viene venduto in più va-rianti, anche se la più comune è quella in porzioni di prodotto fresco che assomigliano effettivamen-te a pezzi di carne. La produzione avviene impastando il frumento e depurandolo quindi delle sue com-ponenti idrosolubili. Viene quindi pre-cotto in liquido bollente e poi conservato.In quanto a proprietà nutritive, ha senso ipotizzare la sostituzione delle proteine animali con quelle della soia, ovvero il tofu nel nostro caso. Questa sostituzione è con-fermata dal fatto che oltre 300 milioni di cinesi seguono questa

dieta (fonte Il Messaggero, ndr) e presentano una vita media più lunga rispetto a quella registrata in Europa, pur vivendo in condizio-ni ambientali spesso peggiori delle nostre. I benefici che si registrano con una dieta a base di proteine di soia sono molteplici e riguardano in modo particolare la cura di pro-blematiche riguardanti l’eccesso di colesterolo. Da alcune indagini epidemiologiche, risulterebbe an-che una minore incidenza dei tu-mori ormonosensibili, come quello al seno, per quelle donne che con-ducono una dieta ricca di soia. Va però sottolineato che il viaggio dal campo al piatto è piuttosto lun-go. Il tofu come tale, pur essendo prodotto principalmente in Orien-te, viene oggi realizzato anche da ditte italiane (leader nel settore è la Valsoia di Bologna, ndr) ma le materie prime sono raramen-te italiane. I massimi produttori di soia oggi (fonte FAO, ndr) sono gli USA, il Brasile, l’Argentina, la Cina e l’India e solo una minima parte di quanta viene coltivata in Occiden-te finisce in prodotti alimentari ad uso umano, perché per la maggior parte viene impiegata nella produ-zione di prodotti per uso animale. È quindi molto frequente che il tofu, che troviamo al supermercato, sia realizzato da materie prime orien-tali.Veniamo al seitan, meno diffuso come alternativa alla carne, per

AGROALIMENTARE & ALIMENTAZIONE

Tofu e Seitan. Da dove arrivanole alternative alla carne?

Sono i due principali prodotti che, assieme ai legumi, sostitui-scono la carne in una dieta vegetariana o vegana. I dati di con-sumo li danno in crescita in Italia, ma da dove arrivano? Possia-mo essere sicuri della qualità?

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cui la soia è sicuramente in prima fila, ma in crescita dal punto di vi-sta dei consumi nazionali. È a sua volta indicato nelle diete di perso-ne con colesterolo molto alto o per una minore assunzione di grassi. Nonostante questo non viene de-finito un alimento completo, per-ché nella procedura di lavorazione vengono tolte alcune proteine a favore di altre. Il valore biologico delle proteine contenute è miglio-re di quello dei cereali consumati singolarmente, ma vi sono alcu-ni casi in cui si presentano delle controindicazione. Uno di questi riguarda le donne in gravidanza, che seguendo una dieta a base di sola “carne vegetale” apportereb-bero in organismo basse percen-tuali di vitamina B12 con il rischio di anemie (fonte mypersonaltrai-ner.it, ndr). Infine, secondo l’Orga-nizzazione Mondiale della Salute (WHO) la percentuale di assor-

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AGROALIMENTARE & ALIMENTAZIONEbimento delle proteine del seitan è la più bassa rispetto a tutte le altre, del 66% più bassa rispetto a quelle della soia.Anche in questo caso sono in cre-scita le aziende italiane specializ-zate nel settore, ma sia per que-sto tipo di prodotti sia per quando riguarda i prodotti a base di soia, è consigliabile, qualora si voglia intraprendere una dieta vegeta-riana o vegana, di scegliere solo prodotti italiani di origine biologi-ca, in modo da avere la massima sicurezza possibile in fatto di qua-lità. Vi sono, per concludere, alcu-ne implicazioni anche sulla “biolo-gicità” dei prodotti a base di soia in Italia, per le quali vi consigliamo di approfondire leggendo il Primo Piano che abbiamo pubblicato su questi temi nello scorso Panthe-on 57 (dicembre 2014 – gennaio 2015) dal titolo “Salute e benesse-re, quale futuro per il biologico?”.

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GIOVANI & LAVORO

BeerEat Fest:cibo gourmet su ruoteA metà maggio, tra le mura dell’ex Arsenale di Verona, la birra artigianale ha incontrato il cibo di strada. Una tre giorni per co-noscere lo sfaccettato mondo dei sapori italiani e le nuove pos-sibilità che l’artigianato del gusto può offrire ai giovani di oggi.di Giulia Zampieri

Non facciamoci ingannare dal nome inglese. I food truck, i camioncini che sfornano panini, ham-

burger, cartocci di fritto o piatti vegani, sempre e solo su quattro ruote, sono solo un nuovo mezzo, arrivato dall’America, per far co-noscere una delle nostre grandi eccellenze: il cibo. Che sia di stra-da, gourmet, regionale o conta-minato da sapori lontani. Comparsi oltreoceano alla fine del 1800, da allora questi chio-schi ambulanti ne hanno fatta di strada, finendo per attirare l’at-tenzione di grandi chef stellati. In Italia il fenomeno non è anco-ra radicato come all’estero ma i ristoranti itineranti si stanno pian piano muovendo lungo tut-to lo Stivale, e sono arrivati an-che a Verona per fare tappa, nel weekend del 15 16 e 17 maggio, all’Arsenale, in riva alle acque di un placido Adige. «Con questa prima edizione di BeerEat Fest- ci raccontano gli

organizzatori della manifestazio-ne - abbiamo voluto dare risalto agli artigiani del gusto e con essi ai prodotti che sono frutto del loro impegno, della loro costante ricerca e dedizione per la quali-tà». Per l’occasione, infatti, i pro-tagonisti indiscussi sono stati i 25 birrifici artigianali provenienti da tutta Italia e gli 8 camionci-ni che hanno portato i gusti na-zionali e internazionali nel cortile dell’Arsenale.«Portare a Verona, città rino-mata per i suoi vini- prosegue lo staff di BeerEat Fest- un evento come questo ci è sembrato par-ticolarmente significativo. L’idea diffusa è che ci siano tanti vini e una sola birra, quella industria-le che acquistiamo sugli scaffali del supermercato. Al contrario, la birra artigianale, o meglio, le birre artigianali, sono moltissi-me e in ognuna di esse, nei suoi aromi, nelle sue note, si possono percepire le intenzioni del ma-stro birraio».

In questo percorso del gusto, è facile quindi finire a sorseggia-re una Obice, birra ambrata con profumi di arancia e resina, cre-ata dal birrificio Barbaforte di Folgaria, e accompagnarla a un saporito panino con la salsiccia toscana di Il Torello, food truck fiorentino che offre hamburger di chianina, con la colorita parlata toscana.Una volta saziata la nostra golo-sità culinaria però, è rimasto un altro tipo di curiosità.Quali sono le opportunità che il mondo dello street food può of-frire oggi? E quali sono i passi da seguire per avviare questo tipo di attività? Tra uno stuzzichino e l’altro, ab-biamo scambiato quattro chiac-chiere con Massimo Grobberio, veronese di origini calabresi, che a bordo della sua Apeperoncino, apetta Piaggio che unisce la tra-dizione calabra al veganesimo, percorre da anni le vie del gusto italiano.

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«Avviare un food truck- ci spie-ga Massimo- è piuttosto facile e i tempi sono abbastanza snelli: basta rivolgersi al proprio co-mune di residenza e richiede-re l’apposita autorizzazione che consentirà l’esercizio su tutto il territorio nazionale. Chiaramen-te, per poter lavorare nel settore alimentare, sarà poi necessario aver frequentato dei corsi per la somministrazione di alimenti e bevande e rispettare i requisiti igienico-sanitari anche nell’alle-stimento del camioncino vero e proprio». Ed è anche qui, nell’allestimen-to, che si vede l’identità di chi sta dietro al bancone a servire: si passa dal lucidissimo nero di Phil’s con le sue carni americane al delicato ocra di Ape Scotta-dito, truck specializzato in piat-ti abruzzesi che ricorda, anche

nel suo allestimento, il colore dei cartocci di olive ascolane che of-fre ai più golosi. «La spesa maggiore- prosegue Massimo- è data dall’allestimen-to: recuperando un’Ape Piag-gio d’epoca, come ho fatto io, è possibile rimanere entro i 10.000 euro, ma in media, con allesti-menti più sofisticati, la spesa si aggira intorno ai 20/25.000 euro. A quel punto, si è pron-ti per partire! L’estate scorsa ho macinato 1300 km lungo tutta la penisola per portare, in giro per l’Italia, friselle, panini e dolcetti.

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Questa è la parte migliore di que-sto lavoro: il dinamismo che una professione come questa garanti-sce». E un lato negativo, c’è? «Beh, il lato negativo è questo», conclude Massimo, indicando la pioggia che ha battezzato l’apertura della ma-nifestazione. Pioggia che ha porta-to fortuna perché BeerEat Fest è già finito, e ci ha lasciati tutti con l’acquolina in bocca! Se il mondo dello street food e della birra ar-tigianale vi ha conquistato qui tro-vate maggiori informazioni. www.beereat.it www.foodtruckitalia.it

Massimo Grobberio

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Il 12 giugno la presentazione del progetto “Carta di Verona”All’interno del Padiglione della Sierra Leone, inserito nel Cluster del Riso, alle ore 11.00 si svolgerà una conferenza stampa per lanciare il progetto che ha l’obiettivo di lasciare, al termine di Expo, un documento condiviso da aziende e privati scaligeri per immaginare la nostra città domani.

Tra tutti i temi che trova-no spazio all’interno della grande Esposizione uni-versale di Milano 2015,

uno di quelli che a nostro avviso assume il carattere più rilevante è sicuramente il tema della sosteni-bilità. Contrariamente a quello che si può pensare, il termine sosteni-bilità, in ambito sociale, sta a indi-care la ricerca di un “equilibrio fra il soddisfacimento delle esigenze delle generazioni presenti senza compromettere la possibilità alle future generazioni di sopperire alle loro”. In pratica, tutte le nostre azioni e le nostre scelte, se soste-nibili, dovrebbero tener conto di chi arriverà dopo di noi, garanten-do non solo lo stato attuale delle cose, ma se possibile, un contesto migliorato.In quest’ottica nasce la famosa Carta di Milano, definita da molti

l’eredità culturale di Expo Milano 2015, e su questo modello, anche se in un’ottica più locale, nasce la “Carta di Verona”, l’iniziativa che sarà presentata venerdì 12 giugno alle ore 11.00 con una conferen-za stampa organizzata all’interno del Padiglione della Sierra Leone (Cluster del Riso). A promuovere l’idea è l’associazione VeronaExpo, che assieme ai suoi 45 soci e alle aziende partner cercherà di for-mulare e di rendere disponibile al termine di Expo, 31 ottobre 2015, un documento di intenti e propo-ste che interessi da vicino i princi-pali temi che riguardano la nostra città. Verona, infatti, nei prossimi due anni sarà interessata da alcu-ni passaggi fondamentali che de-signeranno gran parte degli sce-nari futuri del panorama scaligero. Saranno rinnovate o confermate, ad esempio, le principali cariche

istituzionali e finanziarie veronesi: sindaco di Verona e presidenze di Banco Popolare, Cattolica Assicu-razioni e Fondazione Cariverona. Saranno al centro di questo “work in progress” anche le attività lega-te al turismo con l’istituzione delle nuove DMO (agenzie del turismo), e le iniziative volte a valorizzare questi primi segni di ripresa post crisi in ambito economico e occu-pazionale.VeronaExpo, assieme alla rete di soci, vuole raccogliere idee e pa-reri per immaginare e/o suggerire situazioni di rilancio o di ottimizza-zione per la città e i suoi servizi, e la conferenza stampa di venerdì 12, alla quale parteciperà proprio una delegazione di soci e della stampa scaligera, sarà il primo tassello di un’azione condivisa finalizzata a lasciare un segno importante per il dopo Expo.

ExPO 2015: A Milano spazio a una nuova iniziativa promossa da VeronaExpo

di Redazione

Foto dell’inaugurazione del Cluster del Riso

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• Evitate l’esposizione quando l’irraggiamento è più intenso.• Utilizzate degli occhiali da sole avvolgenti ad alto indice anti-UV, un cappello a tesa larga e vestiti ampi e, se possibile, lunghi.• Non affidatevi alle vostre sensazioni. Un tempo nuvoloso non autorizza ad essere meno attenti al sole. In montagna, il rischio esiste anche con delle temperature molto basse: lo scudo costituito dall’atmosfera diminuisce a causa dell’altitudine, quindi il sole è più aggressivo • Preferite l’ombra al sole, tenendo comunque presente che essa non costituisce una protezione insuperabile.• Se le temperature sono elevate, temete tanto il colpo di calore quanto il colpo di sole soprattutto per il vostro bambino. Fatelo bere molto e regolarmente.• Non esponetevi dopo l’applicazione di un profumo o durante l’assunzione di alcuni farmaci senza chiedere consiglio al vostro medico o al vostro farmacista.• Non rimanete più tempo al sole perché vi siete messi un fotoprotettore con un indice alto. Lo scopo di questi prodotti non è di aumentare il numero d’ore d’esposizione ma di ridurre i rischi durante l’esposizione.• Applicate regolarmente un fotoprotettore adatto alla quantità d’insolazione e al vostro tipo di pelle (fototipo).

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Smart Farm Village: il villaggiodel riso di Verona debutta ad ExpoDa un prodotto d’eccellenza del veronese, il riso, nasce un pro-getto pilota di villaggio sostenibile ed autosufficiente. Lo Smart Farm Village, frutto di una collaborazione tra Ente Fiera di Isola della Scala, Università di Verona e Ministero dell’Agricoltura del-la Sierra Leone, è in mostra a Expo.di Camilla Pisani

Un villaggio auto-sosteni-bile basato sulla produ-zione del riso, che poggia sulla competenza tecnica

sviluppata dalla filiera risicola del territorio isolano e diventa un mo-dello esportabile in tutto il mondo. Smart Farm Village è il risultato di due anni di lavoro di Ente Fie-ra di Isola della Scala e del Mini-stero dell’Agricoltura della Sierra Leone, ed è ora materia di studio per l’Università di Verona, part-ner scientifico del progetto che, attraverso un team di specialisti, sta lavorando alla possibilità di realizzare un modello di villaggio concretamente adattabile alle condizioni ambientali e territoriali del paese africano. L’idea, conce-pita per l’Esposizione Universale di Milano dopo la visita di una de-legazione della Sierra Leone alla Fiera del Riso di Isola della Scala, uno tra gli eventi enogastronomici più visitati in Italia, risponde all’e-sigenza di migliorare la qualità della vita della popolazione della Sierra Leone, dove il riso è la col-tura dominante, ma non solo. L’o-biettivo è infatti quello di valoriz-zare una risorsa del territorio, per favorirne la crescita economica e contribuire alla definizione di un modello di sviluppo autosufficien-te ed esportabile a livello globale, cominciando dai paesi sottosvi-luppati. In concreto, è prevista la

costruzione di un villaggio ba-sato sulla coltivazione del riso e sostenuto dai proventi derivanti dall’esportazione del prodotto in eccedenza. I capitali in entrata verrebbero utilizzati per soddi-sfare i bisogni primari degli abi-tanti e, in un secondo momento, investiti per migliorare il ciclo pro-duttivo e aumentare, così, non solo la produzione ma anche la qualità del riso ottenuto. E, sem-pre dal riso, verrebbe prodotta anche l’energia pulita necessa-ria per soddisfare il fabbisogno energetico del villaggio. Obietti-vo finale è la realizzazione di un centro abitato, completamente indipendente da paesi terzi dal punto di vista sia economico che energetico, basata sull’incre-mento della produzione naziona-le del riso, facendo di questa una strategia chiave per eliminare la

fame, la sete e la malnutrizione nelle aree più povere del piane-ta. E dal momento che è proprio questo il suo tema portante, non poteva che essere Expo la ve-trina più adatta per presentare al mondo il villaggio intelligente. All’interno del Padiglione della Sierra Leone, paese capofila nel cluster del riso, il progetto viene promosso in un apposito stand grazie alle attività dell’Associazio-ne veronese Smart Farm Village Club, presieduta Massimo Gaz-zani, commissario Expo 2015 per Ente Fiera di Isola della Scala. Noi l’abbiamo incontrato.Come è nata la collaborazione con il Governo della Sierra Leone? I primi rapporti con il Gover-no della Sierra Leone sono nati quattro anni fa, quando i paesi africani hanno sostenuto la can-didatura di Milano come sede di

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Uno scatto dalla giornata di inaugurazione del padiglione della Sierra Leone ad Expo 2015

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CREDITO & IMPRESA CREDITO & IMPRESA17 antheonP

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Expo. La sinergia tra Isola della Scala, la cui Fiera del riso è tra gli eventi enogastronomici più visita-ti in Italia, e il paese africano dove il riso è la coltura dominante, con un consumo pro-capite annuo fra i più alti del continente, è stata im-mediata, e di conseguenza è nata una partnership con Joseph Sam Sesay, Ministro dell’Agricoltura della Sierra Leone e presiden-te della commissione agricoltura della Fao, che ha come obiettivo aiutare i paesi in via di sviluppo portandoli a creare profitto e a rendersi indipendenti.Come descriverebbe questo mo-dello di smart village e come sarà possibile realizzarlo, anche in termini economici? Il modello è quello di un villag-gio agricolo che non dipende da altre economie. Autosufficiente e in grado di creare valore, è un modello economico, scientifico

ed urbanistico caratterizzato da una sostenibilità propria, deri-vante dalla auto-produzione di riso - che si estende poi ad altre pratiche, come l’allevamento - e di energia. La costruzione di un villaggio di 2000 ettari, in cui po-trebbero vivere dalle 2 alle 3mila persone, richiede da sei mesi ad un anno e, come investimenti, si parla di una cifra che parte dai 500mila euro. Contiamo su Expo anche come vetrina per la pro-mozione del progetto e per la ri-cerca di investitori.Nello studio del modello, che par-te da Isola della Scala, è stata prevista una ricaduta sull’econo-mia veronese? Certamente, nel progetto sono state coinvolte, oltre all’Università di Verona, anche diverse aziende del veronese, appartenenti ai più svariati ambiti, dall’agricoltura a energia, materie prime, edilizia e

tecnologia che si sono rese dispo-nibili a partecipare ai lavori. Quali opportunità potrà rappre-sentare Expo per Verona? Ogni giorno che passa si apprez-za sempre di più l’importanza che l’Esposizione ha per l’Italia e per il mondo. Che sia un’occasione più unica che rara, che capita ogni 150 anni, lo si capisce meglio “da dentro”, respirando l’atmosfera che si vive tra i padiglioni.

Giuseppe Sala, commissario unico di Expo, pranza nel padiglione

della Sierra Leone

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L’Expo che abbiamo visto noiA volte gli occhi bisogna prepararli. Perché anche a sapersi stupire ci vuole un poco di im-pegno. Vi raccontiamo il nostro Expo, tutto quello che abbiamo guardato, stupiti, sabato 16 maggio a Milano, con il viaggio inaugurale di ATS VeronaExpo, accompagnati dai volontari dell’associazione temporale di scopo che da qui a Ottobre, ogni settimana, porterà i veronesi all’Esposizione Universale.

Siamo partiti assonnati, insieme, alle sette di una mattina ancora accen-nata, densa più di nuvole

che di promesse. E siamo arrivati lì, dove si intersecano la via lun-ga, il decumano, e la via breve, il cardo, e dove inizia tutto. Subito, di corsa quasi, ci siamo diretti al Palazzo Italia, prima che la ressa si raccogliesse davanti a quella serra di intrecci, che riposa ac-canto all’Albero della Vita. Siamo saliti per una serpentina di scale, e abbiamo attraversato tutti i piani che tentano di rias-sumere il Bel Paese. Delle statue in legno ci hanno accolti, sono le sagome di tutti i nostri professio-nisti del cibo, della sostenibilità, dell’agricoltura. Siamo arrivati, poi, senza accorgercene, in una stanza dove il disastro dissacran-te e violento del caos si mostra in tutto il suo rumore. E fa ca-pire, e sentire, il peso rovinoso di una crescita senza regole. Siamo usciti frastornati, per entrare in un mondo di specchi dove si turna-no le grandi bellezze della nostra Italia. Specchi sul soffitto, specchi

sulle pareti, specchi sotto i piedi. Così le meraviglie del nostro pa-ese ci hanno avvolti, da ogni lato. Dalla Venere del Botticelli, al so-spirato fascino della natura con le sue cime innevate, i suoi boschi e le sue acque.É stato detto che Expo funziona per accumulo, un tentativo insisti-to di riempire gli occhi dei visitato-ri, quasi sopraffarli con una som-ma di stimoli. Ed è vero. Di cose da guardare ce ne sono tante, e non si sa più se guardare i funghi che crescono dai fondi di caffè o concentrare lo sguardo su tutte le varietà di piante che popolano gli infiniti orti verticali. E per non perdersi niente, come nei migliori viaggi, si posano gli occhi dapper-tutto. Avere il mondo sotto casa, forse, vuol dire anche questo. Ma oltre ai colorati fiori, nati in una manciata di minuti, dall’Al-bero della Vita, i nostri occhi si sono stupiti anche per altre cose. La gentilezza, per esempio, delle ragazze e dei ragazzi che raccon-tano i loro padiglioni. Come quello del dolorante Nepal che, dopo la partenza dei 14 operai che ci la-

voravano a seguito del terremo-to del 25 aprile, ogni giorno, vede alternarsi i volontari degli altri padiglioni, per pulirlo. Una tene-rezza dovuta e bella. La sinfonia di bambù del Vietnam, le pareti increspate degli Emirati Arabi Uniti, ondulati come le sab-bie, nel deserto, quando il vento le accarezza. La passerella di Coney Island risparmiata dalla ferocia dall’uragano Sandy che è servita per costruire quel granaio, forse un po’ eccessivo, ma sono opinio-ni, che ospita il mondo america-no. Il bosco, quei 560 m² di foresta che l’Austria ha trasferito a Mila-no, per rappresentarsi, con tan-to di muschi, arbusti e pure una temperatura perfetta per offrire refrigerio dal calore. Qualcuno ha parlato di Expo come di “un folle collage di tende ondulate, pareti verdi e massi contorti”. A me, a noi, è sembrata solo un’immensa bellezza. Una sorta di rito collettivo che mette insieme tutti. Perché l’E-sposizione Universale se ne in-fischia della geopolitica e senza la buona educazione della diplo-

SPECIALEExPO Il nostro reportage da Expo2015

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mazia sistema il Kuwait vicino agli Stati Uniti, davanti all’Iran, Israele a fianco del Vaticano.Alcuni padiglioni sembrano fiere stanche, più punti promozionali per viaggi che spazi dove un pa-ese racconta i suoi sapori. Altri, invece, sono piccoli gioielli, ina-nellati nei fili tematici dei Cluster che narrano del riso, del caffè, del cioccolato e delle spezie, aiutati dagli scatti meravigliosi dei gran-di della fotografia, da Salgado a Kung passano per Webb, Scianna e molti altri. Lì, regna il tempo lento della ri-flessione non quello della bru-ciante velocità dello svago. A noi questo è piaciuto, perché Expo non è un parco divertimenti, è un parco tematico. Nello spazio dei 100 ettari dell’interland milane-se, 145 paesi sono stati chiamati a interpretare un tema, e hanno dato le loro risposte. Noi tra i mille sapori del mondo, abbiamo scelto quello deciso del risotto “profumo d’Africa” che ab-

biamo mangiato, stanchi, nell’a-rea che la Sierra Leone ha de-ciso di condividere con Isola della Scala (ve ne abbiamo parlato a pp. 16, 17). Ma, se ne avessimo avuto il coraggio, avremmo po-tuto assaggiare anche gli scor-pioni ricoperti di cioccolato, il vino di serpente, la carne di coccodril-lo dello Zimbabwe, il pesce palla del Giappone e il pane di farina di legno con burro di cime di abete dell’Austria.È subito sera. Ritorniamo a casa, con le batterie degli smartphone scariche, in un cicaleccio conti-nuo tra abbozzi di conversazioni, elenchi dei padiglioni visti, dei pa-esi saltati, di quelli con la coda più lunga. Ovunque, quella stanchez-za bella di chi non si è risparmia-to e si è fatto il mondo a piedi. Ci concediamo un ultimo sguardo, prima di partire. Tutte le ombre delle eccellenze di paesi diversi, forti e deboli, stanno lì. E sono sa-gome di mondi, profili e tentativi di racconto.

Il nostro reportage da Expo2015

I volontari di Verona Expo

Il padiglione del Vietnam

Il nostro gruppo al completo

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ACCOGLIENZA & TURISMO

Il burattinaio magico di uno spettacolo tra cielo e terraA pochi giorni dall’inaugurazione della 93esima edizione del Festival lirico areniano, siamo andati a conoscere Paolo Gavazzeni direttore artistico della Fondazione Arena che nulla teme… se non pioggia e temporali.

di Giorgia Castagna

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La stagione areniana è alle porte e il 19 giugno l’inaugu-razione ufficiale porterà l’inte-ra nazione a puntare gli occhi

ancora una volta su Verona, cono-sciuta in tutto il mondo come la Città dell’Amore, ma non solo. Grazie alla storica Arena, infatti, la comunità veronese vanta un palcoscenico tra cielo e terra, senza uguali in grado di regalare a chi vi entra emozioni indimenticabili. Tramite la sua for-ma ellittica l’Arena ha un’eccellente acustica tale da ospitare ogni anno cantanti d’Opera per dar luogo al Festival della Lirica più conosciuto al mondo. A tessere le fila di questo spettacolo il maestro Paolo Gavaz-zeni, direttore artistico della Fonda-zione Arena. Nato come pianista, laureato in giurisprudenza, la sua prima esperienza lavorativa è in una televisione, in seguito c’è l’ingresso nello staff del Teatro “La Scala di Mi-lano” prima come coordinatore arti-stico dell’accademia dei giovani, poi come responsabile dell’attività quo-tidiana della Scala. Nel 2011 diventa

il direttore artistico della Fondazione Arena di Verona.Il 19 giugno prende il via la 93° edi-zione del Festival lirico areniano, tante le attese legate e condiziona-te totalmente dalla neo apertura di Expo 2015…Con il Sovrintendente Francesco Gi-rondini abbiamo pensato di onorare al meglio quest’anno di Expo 2015, seguendo il tema della manifesta-zione espositiva “nutrendo il pianeta” con la cultura e la magia della mu-sica, mandando in scena i titoli lirici più amati e gli allestimenti più spet-tacolari e applauditi degli ultimi anni di oltre un secolo di storia areniana.Quali le novità sul palcoscenico? Il cartellone avrà come filo condut-tore quatto grandi registi, quat-tro maestri che nutriranno questa esplosiva stagione scandendo uno spettacolo che saprà catturare l’at-tenzione di un pubblico che si an-nuncia essere nuovo. Il primo, dei quattro, ad andare in scena sarà Gianfranco de Bosio che inaugurerà la stagione il 19 giugno con un’ope-ra molto apprezzata, il Nabucco di Verdi. Sarà proposto per 14 serate secondo la regia ideata nel 1991 e

con le scene di Rinaldo Olivieri. Se-condo grande regista, Franco Zeffi-relli, che porterà in scena l’Aida, con un imponente allestimento compo-sto da 18 rappresentazioni arricchi-te dai costumi di Anna Anni e da tre bacchette di altissimo livello, che si succedono nel capolavoro verdiano: Andrea Battistoni, Omer Meir Well-ber e Daniel Oren. Lo stesso Zeffirelli mostrerà il celebre Don Giovanni di Mozart. Opera questa che vedrà al suo debutto, sul palco areniano, Stefano Montanari, dopo gli straor-dinari successi riscossi nei teatri di tutto il mondo nel repertorio baroc-co. Segue la divina Tosca di Giacomo Puccini con la regia del terzo regista Hugo de Ana, che ne cura, oltre alla regia, anche scene, costumi e luci, diretto da Julian Kovatchev. Per le cinque serate di Il Barbiere di Siviglia di Rossini, Hugo de Ana pensa a tra-sformare l’anfiteatro romano in un grande giardino arricchito dalle di-vertenti coreografie di Leda Lojodice e caratterizzato dalle spettacolari rose che contraddistinguono il Mu-seo dell’Opera AMO a Palazzo Forti. Altro esordio giovanile, alla direzione d’orchestra il promettente Giacomo

Paolo Gavazzeni, direttore artisticodella Fondazione Arena

Foto Ennevi, Per gentile concessione della Fondazione Arena di Verona

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ACCOGLIENZA & TURISMO

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Sagripanti. Quarto e ultimo gran-de regista Francesco Micheli che porterà per tre serate il capolavoro che fa conoscere Verona in tutto il mondo: Roméo et Juliette di Char-les Gounod, con la scenografia di Edoardo Sanchi. Dirige l’esperta bacchetta di Daniel Oren.Quali eventi a suo avviso non pas-seranno inosservati e sui quali, personalmente, ha puntato mag-giormente? Tra le serate speciali preparate, ol-tre a due Gala d’eccezione, Roberto Bolle and Friends in programma il 22 luglio e Carmen Gala Concert il 24 luglio, tornano il 25 agosto i

Carmina Burana di Carl Orff con uno spettacolare affresco musica-le di poesia medievale pronto a ri-scuotere, anche quest’anno, grandi approvazioni.E ora parliamo del Suo impegno come direttore artistico, un burat-tinaio magico in un teatro senza tetto? Quali le difficoltà e quali doti deve avere in certe situazioni “no limits” un direttore artistico?Nella fase iniziale il lavoro è di pre-cisione, studio e d’incastro. Poi si passa alla seconda fase, quella delle prove, dove già le prime ten-sioni si fanno avanti. Gli eventi difficili da gestire sono

tanti e non si limitano a piog-gia, vento e temporali in arrivo. Le temperature stesse giocano brutti scherzi: dal palco ai camerini il tas-so di umidità varia fortemente met-tendo spesso in pericolo la voce dei cantanti che talvolta non portano a termine l’opera. In quel momen-to subentra la precisione della prima fase, nella quale, oltre alla scelta dei primi grandi artisti, pesa la selezione fatta per i “sostituti”. Avere il controllo della situazione è fondamentale per poi godersi ap-pieno tutta la magia e l’emozione racchiusa nell’applauso finale di un pubblico areniano estasiato.

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INTRAPRENDENZA FEMMINILE

Quando il tessutoè una specie di amoreHa travolto la nostra città per cinque giorni tra mostre, labora-tori e appuntamenti. Il grande successo della terza edizione di Verona Tessile, il primo Festival italiano dedicato all’arte Tessile, dimostra che la nostra città inizia ad apprezzare l’anima cultu-rale che sta dietro agli intrecci elaborati di un tessuto.di Miryam Scandola

Un filo che parte vent’anni fa, dalle mani di sei ami-che. E dai loro pomeriggi, rubati ai mille impegni,

per cucire insieme. Tanti gli intrec-ci di tessuti e di relazioni che han-no portato alla nascita di un’as-sociazione che, oggi, conta più di ottanta socie. Che fosse destina-ta a cose grandi, l’associazione Ad Maiora, lo portava scritto an-che nel nome. Tra progetti con le scuole, iniziative con le istituzioni locali e un festival internazionale, si inizia a credere davvero che i nomi, un poco, influenzino i destini. L’arte tessile, perché di «arte stia-mo parlando», come puntualizza Laura Guerresi, vice presidente dell’associazione, «deve esse-re raccontata per essere capita» anche da chi non è “addetto ai la-vori”. Dal desiderio di far uscire i tessuti dalle pareti che ne hanno visto nascere le trame, nel 2011 arriva Verona Tessile, come pro-posta, come scommessa. Portare fuori i colori dei tessuti, e metterli dappertutto, tra le vie della città scaligera. L’edizione del 2015, che si è tenuta dal 19 al 24 maggio scorso, ha smesso le vesti della semplice manifestazione per in-dossare finalmente quelle di un grande Festival, con mostre dal forte sapore internazionale, wor-kshop per tutti i gusti e un concor-so che, con il tema Colori diVini, ha portato l’essenza del vino negli

intarsi dei fili. Quilt gallesi, nippo-nici, opere d’arte in feltro ma an-che l’arte tessile contemporanea con le opere di Sheila Rocchegia-ni e Pietrina Atzori, il meglio della produzione di quilt delle allieve europee di Nancy Crow, le stam-pe su seta, i percorsi di Patchwork udinese. Queste le bellezze, frut-to del lavoro paziente di mani esperte, che hanno avvolto Ve-rona. «La punta di diamante di questa edizione – spiega ancora entusiasta la signora Guerresi- è stata Simphony of Colors, la mo-stra, al Palazzo della Ragione, dei quilt giapponesi. Quando ci sono arrivati gli arazzi e abbiamo aper-to gli scatoloni non riuscivamo a crederci. Erano meravigliosi».Ma ci sono altri fili, altre storie che tengono al centro i tessuti. E sono storie belle, come quella di Filoti-mo. Il suo nome, questa piccola

realtà di artigianato tessile, nata il gennaio scorso, lo deve al gre-co. Nasce dalla determinazione di una ventiseienne di Poiano, Gloria Barana, due nonne sarte e una laurea al Politecnico di Milano. Quando la incontriamo indossa una canotta bianca di quelle che fa lei, con passione vera. Ai nostri occhi inesperti sembra lino, bian-co, delicato. «È ortica», corregge i nostri pensieri. Le fibre naturali con le quali realizza le sue colle-zioni sono infatti solamente tre: soia, canapa e ortica. «Hanno il vantaggio delle fibre naturali per quanto riguarda la consistenza e, a differenza del cotone, sono più sostenibili». Mentre quest’ultimo per crescere ha bisogno di grandi estensioni, con relativo consumo di acqua e pesticidi, la canapa ha tempi di crescita più ridotti e la pianta viene utilizzata in tutte le

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Jeno Jones,fondatrice del Welsh Quilt centre

la mostra al museo di Castelvecchio

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INTRAPRENDENZA FEMMINILE INTRAPRENDENZA FEMMINILE23 antheonP

sue parti. Un’etica coerente e de-cisa quella di Gloria, che travolge tutti gli aspetti che ruotano attor-no alla sua impresa. Dalle etichet-te prodotte con gli scarti dei tes-suti e applicate agli abiti con spille e nastri di recupero, fino ai biglietti da visita stampati su carta ricicla-ta. Il suo, bisogna dirlo, è un lavoro che non conosce orari e sicurezze

e che, insomma, chiede coraggio. I problemi e le difficoltà non sono pochi, a cominciare dall’attenta laboriosità che richiede filare fibre che non hanno componenti ela-stiche, passando per i costi proi-bitivi della materia prima. «L’ho spinta io», ci racconta Matteo, che le sta lì, accanto, da 9 anni. «Stia-mo attenti a quello che mangia-

mo ma non ci importa di quello che indossiamo», continua lui, 28 anni, intorno la t-shirt marrone creata dalle mani della sua Gloria. Anche in quei tagli minimali si leg-ge l’attenzione sostenibile perché «fare un capo basico e versatile che uno può portare sempre, è un ottimo modo per abbattere gli sprechi». Una scelta che si direb-be in piena controtendenza con il mercato che propone, invece, la “fast fashion”, una moda svelta, con collezioni settimanali. Ma che Gloria e il suo Matteo non amino seguire la corrente lo si capisce da subito. Ad aprire un negozio tutto suo, lei, per esempio, non ci pensa proprio. Per ora si appog-gia in conto vendita ad altri nego-zi, punta sull’e-commerce e sulla presenza ai festival del settore. Il suo sogno? Un rustico da condi-videre con altre piccole realtà di artigianato.

Un simpaticoritratto di Gloria e Matteo

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AgriturismoCorte San Felice

Ha aperto le porte ai primi ospiti lo scorso settem-bre, eppure, in appena otto mesi, ha già scalato le classifiche dei più noti siti web internazionali dedicati al booking e alle prenotazioni online.

Corte San Felice, struttura elegante e unica nel suo ge-nere, entra dritta nel cuore delle persone. Disposta a ferro di cavallo e orientata a sud come le antiche corti rurali, la struttura è stata concepita da Germana Gir-landa, titolare dell’agriturismo assieme alla sua famiglia, come una corte dai sapori e dalle atmosfere origina-rie, rivisitata però in chiave moderna e dotata dei più recenti comfort per far sentire gli ospiti al centro di un nuovo mondo.«La nostra idea era quella di dar vita a un luogo cura-to, accogliente e famigliare, e condividerlo con i no-stri ospiti in un contesto di grande serenità. Pensiamo proprio di esserci riusciti. In questi primi mesi abbiamo ricevuto persone da ogni parte d’Italia e del mondo. Ognuna di loro ci ha gratificato con gesti semplici e molto carini come può essere un “Non vediamo l’ora di tornare” scritto su un bigliettino e lasciato sul letto della camera o in reception. Siamo davvero molto contenti di questa ottima partenza».E in effetti chi arriva a Corte San Felice si immerge in un’oasi di vera tranquillità. Profumi e colori delle verdi

viti o dei ciliegi in fiore, caratteristici della Valpantena, fanno da sfondo ai silenzi della campagna d’inverno o ai tramonti d’estate. Diciassette camere per trenta posti letto, ognuna con una propria peculiarità e dotate dei più avanzati comfort, costituiscono la capacità ricettiva di Corte San Felice. Un’ampia sala colazioni, una reception elegan-te, un servizio di qualità superiore, una sala multifunzio-nale da duecento posti e una corte esterna, pavimen-tata a porfido, un parco giochi per bambini, un’area naturale con tre daini e un parcheggio fino a 130 posti macchina fanno il resto.

LE CAMERE. Sono il fiore all’occhiello della struttura. Quattro camere DUS, doppie a uso singolo, seguite da dieci matrimoniali di diverse dimensioni, di cui una attrezzata per le persone diversamente abili, e tre con vasca idromassaggio soddisfano la richiesta di qualsia-si ospite. Grande cura nella scelta dei materiale e dei particolari, dai pavimenti in parquet di rovere tarlato e faggio ai rivestimenti in legno su alcune pareti e in pie-tra naturale della Lessinia nei bagni; dalle lampade e abatjour in ceramica, dipinte a mano con disegni che richiamano il nome della stanza ai frigo minibar silenzio-si e di ultima generazione; dalle lenzuola in cotone e

Ciao Italia!

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Via Belvedere, 123/A 37131 San Felice Extra - Veronatel. +39 045 840 0317 fax. +39 045 840 8265

[email protected] - www.cortesanfelice.it

AgriturismoCorte San Felice

materassi anallergici “king size” alle tende oscuranti ot-tenute con un particolare intreccio che ricorda tanto i caratteristici sacchi di juta. Nulla è lasciato al caso.

LOCATION IDEALE PER EVENTI. Il successo di Corte San Felice passa anche dagli spazi che mette a dispo-sizione per meeting, cene, incontri aziendali e di forma-zione. E sono tante le realtà (gruppi, aziende, staff me-eting) che in questi otto mesi sono stati ospitati qui, nel cuore della Valpantena. Due sale multifunzionali, una “small” con una capienza fino a 25 posti e una, molto più capiente, fino a 200 posti, ubicata in un edificio indi-pendente, sono utilizzabili per eventi di qualsiasi genere, finalizzati a una valorizzazione del territorio, del patrimo-nio rurale circostante e dell’azienda agricola stessa e l’agriturismo.

L’AZIENDA AGRICOLA. Corte San Felice offre agli ospiti e ai visitatori degli ottimi vini bianchi e rossi di pro-duzione propria ed etichettati con marchio omonimo. La produzione spazia da un Verona IGT Garganega a degli ottimi Valpolicella Superiore DOC, passando dall’ Amarone della Valpolicella DOCG fino ad arrivare al Recioto della Valpolicella DOCG e a un immancabile Spumante Prosecco.

ELEMENTI DI SOSTENIBILITà. La struttura di Corte San Felice, oltre ad essere stata sviluppata tenendo con-to delle più moderne tecniche di isolamento termico e acustico, dispone al suo interno anche di un impianto fotovoltaico da 200 kW per il proprio fabbisogno energe-tico e di alcuni pannelli solari termici per la produzione di acqua calda ad uso sanitario. Per far fronte alla richiesta idrica per l’irrigazione dei campi circostanti e degli spazi verdi interni l’agriturismo è dotato anche di un pozzo di falda per il prelievo diretto di acqua.

DETTAGLI PREZIOSI. La scelta dei materiali di costruzio-ne è un valore aggiunto di Corte San Felice. Basta volgere lo sguardo alla piazza centrale, pavimentata a mano con cubetti di porfido, alle panchine esterne in ferro battuto o alle insegne in ottone lavorato a mano da abili artigia-ni piemontesi. Oppure notare la qualità del legno delle strutture portanti delle coperture e dei solai, ma anche per i pavimenti delle stanze e degli spazi comuni, dove è stato utilizzato pregiato parquet italiano di rovere tarlato e faggio. Per non parlare della bellezza della pietra bianca e rossa della Lessinia, impreziosita da alcuni ammoniti di origine fossile, impiegata per pavimentazioni e ornamenti distribuiti in ogni stanza. Dettagli scelti, voluti, ricercati che rendono Corte San Felice un vero gioiello tutto da vivere.

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Vi racconto mio padre“Rete Prospettiva Famiglia” organizza l’ennesimo incontro da tutto esaurito all’ITES Aldo Pa-soli. Agnese Moro racconta la gioventù, le idee, i sogni del padre Aldo. E quei maledetti 55 giorni. Noi l’abbiamo intervistata.

Vi ringrazio per essere qui questa sera. La vostra presenza rende memo-ria a mio padre. Stasera

ricorderemo la sua vita, faremo un viaggio per capire la sua per-sona. Rendere memoria non si-gnifica solo ricordare, ma anche conoscere, comprendere, giudi-care e quindi agire». Parla così, Agnese Moro aggiun-gendo come in questi decenni tante persone si siano accalora-te sul “come” della vicenda di suo padre. 5 processi e 3 commissioni parlamentari per provare a spie-gare chi c’era 37 anni fa, cos’è realmente accaduto e con quali modalità.«Io invece ho preferito interrogar-mi sul “perché”. Proverò a raccon-tarvi di Aldo Moro come papà, marito, uomo. La sua passione fin da piccolo è stata lo studio, anche perché a livello manuale era negato per qualsiasi cosa. A scuola invece era un autentico secchione. Finita la scuola decide di dedicarsi all’insegnamento e a soli 23 anni diventa professore universitario. Amava insegnare, era la sua vita. Dialogare con i

suoi studenti, era per lui motivo di felicità e di orgoglio. Se non aves-se fatto politica avrebbe sicura-mente passato i suoi giorni tra i banchi di scuola».Cos’ha spinto suo padre a lascia-re la cattedra di professore per intraprendere la carriera politi-ca?Aveva un sogno. Costruire un pa-ese che vivesse in una dimensio-ne di libertà e di pace e dove al centro del sistema ci fossero le persone comuni. Cosa significava per lui “fare po-litica”?Per lui la politica era parlare e spiegare, incoraggiare le persone a fare del proprio meglio. Era di-scutere e incontrare la gente. Era lavorare: partiva da casa alle set-te e trenta del mattino e tornava poco prima delle undici , cenava e finiva di lavorare. La politica era anche chiedere e ascoltare, da ogni persona con cui parlava imparava qualche cosa di nuovo. Era infine conoscere, tutte le si-tuazioni anche quelle più sfortu-nate, andava spesso ad ascolta-re i detenuti nelle carceri. Ci racconta qualche aneddoto di

Aldo Moro come padre?Noi figli (Agnese è la terzogenita ndr) non abbiamo mai provato vanto per la professione governa-tiva di nostro padre poiché a casa non ci stava quasi mai. Tant’è che quando cadeva un suo governo eravamo felici, almeno potevamo passare un po’ più tempo insieme (ride ndr). All’epoca ricordo che io e i miei fratelli uscivamo a fare fe-sta fino a tardi con gli amici. Lui aspettava sveglio fino a che tutti non avessimo fatto ritorno “all’o-vile”. E mentre ci aspettava, lavo-rava. Lavorava in continuazione. La sua idea di riposo era: lavorare nella casa in campagna, accanto a mia madre. E quando andava-mo al mare, in spiaggia beh… ci veniva in giacca e cravatta (sor-ride e mostra gli scatti fotografici ndr).16 marzo del 1978. Suo padre viene rapito e gli uomini della scorta vengono uccisi a brucia-pelo. Come ricorda quei 2 mesi? Ha trovato la risposta al suo “perché”? Con Oreste Leonardi e Domenico Ricci ci sono cresciuta, Giulio Ri-vera e Raffaele Lozzino li ho co-

PERSONAGGIO Aldo Moro nelle parole della figlia Agnese

di Giovanni Melotti

«Agnese Moro

Lo striscione realizzato dai ragazzi del “Pasoli”

Aldo Moro

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nosciuti in un tempo successivo, Francesco Zizzo invece non ho avuto tempo di vederlo, era la prima mattina quella, che faceva parte della scorta di mio padre (con un velo di commozione, mo-strando le foto ndr) Sono stati 55 giorni terribili. È stata giocata una partita straor-dinaria nel suo orrore. Gli articoli di giornale erano i medesimi, ogni giorno, il tutto in un clima di pau-ra e smarrimento creato da una manipolazione delle coscienze delle persone. In tutto questo, il vero protagonista della vicenda, è stato lasciato completamente abbandonato a sé stesso. Solo Dio era con lui: “Ci ritroveremo ancora e ci riameremo ancora. Sia fatta la Sua volontà” scriveva a mia madre, in una delle lettere scritte dal carcere delle brigate rosse. Lui sapeva di essere in pe-ricolo, ha chiesto aiuto e nessuno gliene ha dato. Chi aveva il pote-re di liberarlo, non l’ha fatto. Nel momento in cui mi si dice che non

si è disposti a trattare, la politica muore. Perché la politica è pri-ma di tutto dialogo. Era testardo mio padre. La sua testardaggine nel portare avanti i suoi proget-ti lo portava spesso a mettersi in mezzo ai guai. Ma lui andava avanti, credeva fortemente nel suo sogno di vedere le persone comuni protagoniste della po-litica. Mia madre glielo ripeteva spesso: “Guarda che per come sei fatto, andrà a finire male”. Le rispose in un’altra lettera: “Avevi ragione tu”. La risposta al mio “perché” l’ho trovata: mio padre rappresen-tava una persona scomoda, con un’idea di democrazia che a mol-ti non piaceva. È stato rapito e non si è mosso dito per liberarlo. Credo, concludendo, che tutti noi dobbiamo chiederci: “come vale la pena vivere la nostra vita?” Io non so se mio padre abbia fatto bene o male a vivere la sua, così. Ritengo che il giudizio spetti ad ognuno di noi.

“Per come sei fatto tu,ti metterai nei guai”gli diceva mia madre

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Il Car Sharing del Comune di Verona è entrato nel vivo. Si chiama GirAci e dopo l’inaugu-razione ufficiale del 24 aprile,

con l’apertura del servizio a tutti i cittadini, ora è completamente operativo.Si tratta di una scelta molto fu-turistica del Comune di Verona, che ha concesso ad Aci Global (vincitrice dell’appalto per la re-alizzazione del servizio), società dell’Automobile Club Italia, di cu-rare e sviluppare questo nuovo progetto.Il concetto è quello di replicare il successo del bike sharing, che in questi anni ha ottenuto, da par-te dei veronesi, un plauso su tut-ti i fronti, tant’è che l’utilizzo delle biciclette condivise ha contagia-to un po’ tutti: studenti, famiglie, amministratori, residenti del cen-tro storico. Il funzionamento del car sharing è pressoché identico.

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Con il car sharing,una nuova mobilità in centroIl servizio è partito ufficialmente lo scorso 24 aprile. Costi abbastanza ridotti e una flotta di vetture che sfiora le cinquanta auto. Attesa per l’inaugurazione delle colonni-ne di ricarica elettrica che dovrebbero essere ultimate entro l’estate.

Si sottoscrive un abbonamen-to con un credito di partenza che verrà scalato mano a mano che si utilizzeranno le vetture per i pro-pri spostamenti all’interno dell’a-rea urbana consentita. Necessa-ria, quindi, una carta di credito, così come funziona con i noleggi che si effettuano ad esempio ne-gli aeroporti. Per registrarsi biso-gna accedere al portale ufficiale www.giraci.com compilando l’ap-posito form. Da questo momento gli utenti possono già utilizzare le vetture, sia tramite smartpho-ne sia tramite una card che sarà inviata direttamente a casa. Nel primo caso andrà scaricata sulle proprie device mobili la App GirA-ci (disponibile sia per Android che iOS, ndr) che consentirà di moni-torare in ogni momento le auto disponibili, la distanza delle auto rispetto alla propria posizione, il quantitativo di carburante a bor-

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Le autorità di Aci e comune di Verona al taglio del nastro

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do. Una volta selezionata l’auto da utilizzare sarà aperto il contratto di noleggio. Il servizio funzionerà senza costi di abbonamento. Le tariffe non supereranno 0,39€ al minuto, incluso carburante, scen-dendo a 0,05€ al minuto quan-do l’auto sarà parcheggiata. Solo se un noleggio supera i 50 km di percorrenza, si pagherà 0,10€ per ogni km in eccesso. Si avrà acces-so illimitato alla ZTL e sosta gra-tuita nei parcheggi a strisce blu ed in quelli destinati a residenti, dimoranti e ad attività alberghiere e extra alberghiere. Il Car Sharing sarà attivo 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno.Una volta terminato l’utilizzo la vettura potrà essere lasciata in un qualsiasi luogo della zona cittadi-na entro la quale si potrà usufruire del servizio e il sistema la indivi-

duerà nuovamente come vettura disponibile. I pagamenti avver-ranno automaticamente tramite addebito su carta di credito. Al momento dell’adesione saran-no scalati 39€ che andranno poi consumati di volta in volta con l’u-tilizzo delle auto. Da sottolineare che se teoricamente le VW UP! di GirAci possono essere condot-te in qualsiasi luogo, anche fuo-ri dalla nostra città, per chiudere il contratto di noleggio, e quindi il singolo utilizzo, occorre riparcheg-giarle all’interno dell’area urbana consentita.Il parco auto conta ad oggi 25 Volkswagen UP! a benzina e 10 eUP! 100% elettriche, che stan-no progressivamente prendendo servizio in attesa che il Comune completi le colonnine di ricarica nelle zone definite: Stazione FFSS,

Parcheggio Cittadella, Parcheggio Centro e Piazzale Stefani.Motivo di soddisfazione per i ve-ronesi, il fatto che l’iniziativa di ACI Global nel Car Sharing partirà proprio a Verona, come città test per implementare poi il marchio anche in altre città italiane.Immaginando di fare un confronto con altre città italiane che hanno già attivato il servizio, come Mila-no ad esempio, Verona avrà ov-viamente bisogno di più tempo per ingranare con questa novità. Si tratta infatti di una svolta pres-soché epocale per la città scali-gera, meno abituata a soluzioni metropolitane di questo tipo. Se i cittadini sapranno interpretare il giusto utilizzo del car sharing sicu-ramente ne trarremo tutti dei be-nefici, in termini di risparmio ener-getico, innovazione e sostenibilità.

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VERONA FUORI PORTAEscursioni di un giorno in pullman da Verona

Aspettare l'inizio del giorno, im-mersi nella meraviglia dei suoni della natura e dei suoi animali. Guardare il sole rubare il posto alla notte, avvolti solo dai rumo-ri leggeri di camosci, marmotte e caprioli. Queste le possibilità uni-che offerte dall'escursione, con guida naturalistica ambientale,

Visite naturalistiche ambientali in Lessinia,pranzo e degustazioni dei migliori prodotti tipici del territorio

sabato 11 Luglio

Giovedì 06 Agosto

ALBA IN LESSINIA- I camosci delle “Creste”- Natura e gusto

Sviluppo verticale500m.Difficoltà: ***

che si svolgerà lungo le vette della Lessinia, alla scoperta dell’habitat naturale degli animali che popo-lano gli spazi incontaminati della nostra montagna. Il pullman par-tirà alle 06.00 da Verona Porta Vescovo, verso le 07.00 inizierà l'e-scursione verso le “Le Creste” del Passo Malera, per poi raggiunge-

re, sempre a piedi, le malghe dei Parpari. La camminata sarà ar-ricchita da gustose soste nei rifugi della zona, sperimentando i piatti tipici locali. Per concludere, una visita- degustazione- shopping nelle migliori aziende enogastro-nomiche del territorio. Il rientro in città è previsto per le 19.

Un viaggio nei sapori e nelle usan-ze dei Cimbri, un popolo origina-rio della Baviera e del Tirolo, che si insediò attorno all’ XI secolo nel territorio montano della Lessinia. Si partirà alle 7.30 da Verona per raggiungere Giazza, antico comu-ne cimbro. Da questo piccolo gio-iello della Lessinia orientale, dove si parla ancora l’originaria lingua

sabato 18 Luglio

Martedì 04 Agosto

LA FORESTA DI GIAZZA -Ljetzan, cimbri e carbonai - Cultura e gusto cimbra, inizierà l’escursione a pie-di con l’esperta guida naturalistica ambientale, attraverso un sugge-stivo sentiero tra fitti boschi e ri-gogliosi ruscelli. Lungo il percorso, si vedrà la contrada Teldari con l’allevamento di alpaca e lama e si visiterà il sito di produzione del carbone da legna secondo le an-tiche usanze di montagna. Non c’è

modo migliore per scoprire un popolo dalla ricca tradizione, che quello di assaggiarne i piatti ca-ratteristici come la “Trota di tor-rente”, che sarà possibile gustare proprio a Giazza. Nel percorso di rientro è prevista una sosta di de-gustazione – shopping nelle mi-gliori aziende enogastronomiche del territorio.

Per tutte le escursioni è consigliato: abbigliamento comodo,calzature da trekking e bastoncini da NW o trekking, felpa – kway – zainetto - binocolo

Un appuntamento con la storia nel centenario della Grande Guer-ra. Per visitare i luoghi del nostro territorio che sono stati testimoni dei momenti difficili della Prima Guerra Mondiale. Con partenza alle 07.30 in pullman da Verona Porta Vescovo, inizierà a Passo Fittanze, sul confine con il Trenti-no Alto Adige, il percorso lungo

sabato 25 Luglio

Venerdì 21 Agosto

LA GRANDE GUERRA IN LESSINIA- Le trincee lungo il confine – Storia e gustoil sentiero di confine, tra cippi in pietra e le trincee che trattengo-no, nelle loro forme, i sospiri dei nostri soldati. Particolare atten-zione sarà posta alla ridotta del Pidocchio, piccolo fortilizio sapien-temente recuperato dall’Associa-zione Nazionale Alpini in occasio-ne del centenario della Grande Guerra. Non solo un viaggio nel

nostro passato, neppure troppo remoto, ma anche un’occasione per gustare i “gnochi sbatui”, tipi-ca prelibatezza della Lessinia. Pri-ma del rientro a Verona, previsto per le 19, in programma una visi-ta-degustazione-shopping nelle migliori aziende di produzione e vendita di prodotti enogastrono-mici del territorio.

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Due fine settimana in cui Verona è diventata la capitale dell’auto d’e-poca, centro nevralgico

di passione, sogno e leggenda. Il merito è di due manifestazioni in particolare, Verona Legend Cars, fiera dedicata all’auto d’epoca or-ganizzata da Intermeeting e an-data in scena dall’8 al 10 maggio, e la celeberrima Mille Miglia, che a Verona è vissuta in due even-ti consecutivi: la manifestazione “Aspettando La Mille Miglia”, e il vero e proprio passaggio della Freccia Rossa dalla città, eventi entrambi seguiti dall’Automobile Club Verona.L’occasione di avere per la prima volta una fiera dedicata all’auto di

Verona capitale dell’auto d’epocaQuindici giorni in cui la nostra città è stata protagonista indiscussa dell’automobile. Merito di Verona Legend Cars e della Mille Miglia che hanno riacceso la passione per l’auto d’epoca.

un tempo ha chiaramente sposta-to i riflettori del settore sulla no-stra città. Verona Legend Cars è nata proprio per essere un gran-de salone europeo dedicato sia all’auto del passato che a quella del presente, nell’ottica di valo-rizzazione dell’heritage delle case automobilistiche più famose. Oltre 20mila visitatori presenti all’even-to, un risultato che, sommato agli altri grandi numeri di questa prima edizione con 300 espositori, 2mila auto e cinque padiglioni occupati, getta solide le basi verso l’ulterio-re sviluppo della manifestazione. Nel corso delle giornate è andata in scena in contemporanea anche “Aspettando La Mille Miglia”, una manifestazione di regolarità clas-

sica riservata alle vetture dell’e-poca 1927-1957 che ha premiato il vincitore con l’iscrizione gratuita alla Mille Miglia 2016. L’evento do-veva vivere il suo fulcro glamour in uno spettacolo all’Arena di Ve-rona, aperto a tutti i cittadini ve-ronesi gratuitamente, dal titolo “Note d’AUTOre”, che purtroppo è stato cancellato a causa del mal-tempo.È toccato così a “Verona Legend Cars” il ruolo di protagonista del weekend, in cui si è rivelato cen-trale il rapporto diretto con gli appassionati che, per la prima volta in una fiera europea, hanno potuto parcheggiare le loro auto d’epoca all’interno del quartiere fieristico per raduni e anniversari,

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aggiungendo al lustro degli stand ufficiali il contributo di tantissimi collezionisti.Di grande valore culturale e arti-stico gli stand dei Padiglioni 1 e 2, con i gioielli unici al mondo della Cité dell’Automobile di Moulhou-se, lo stand del Museo Nicolis di Villafranca, le esposizioni di Aston Martin, Porsche, Volvo, Tesla, e Scuderia Jaguar.Inedita anche l’ospitalità dell’ASI che, per la prima volta, ha aperto il suo stand, ben tremila metri qua-

drati, alle auto e agli appassionati di ben 33 club federati.Premiazioni, dibattiti e incontri hanno accompagnato le giornate di sabato e domenica assieme a un grandissimo volume di scambi e contrattazioni nei Padiglioni 3, 4 e 5 dedicati a privati e ricambisti.Ma non è finita qui, perché la setti-mana successiva, giovedì 14 mag-gio, la Mille Miglia è passata pro-prio dalla città, con la consueta passerella in Piazza Bra anche se anticipata al pomeriggio, anziché

alla sera, per esigenze dell’orga-nizzazione bresciana. Incredibile la risposta del pubblico che, no-nostante un orario meno adatto per una capatina in Piazza Bra, ha invaso il centro richiamato dal fascino delle auto d’epoca e dal tocco “vip” della kermesse, che ha visto tra i partecipanti anche per-sonaggi noti al grande pubblico come Joe Bastianich, Kasia Smut-niak e le leggende viventi (per gli appassionati di motori) Derek Bell e Jochen Mass.

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MotoriAllegato

Qualcuno aveva ipotiz-zato che il suv era sul-la via del declino. Non la pensa così il gruppo

FCA, ovvero la nuova veste di Fiat ideata da Sergio Marchionne, che ha fatto debuttare a distanza di poche settimane due attesissimi modelli.La e la Fiat 500X. Non fatevi ingannare dal-le apparenze, entrambi que-sti modelli sono davvero italiani. Entrambi sono nati nella fabbri-ca Fiat di Melfi, in Basilicata, ma mentre la 500X è ancora prodot-ta in questo stabilimento, la Re-negade ora ha spostato le catene di montaggio in Brasile, a Penan-buco. Partiamo dalla più piccola delle due, la Renegade. Già a pri-ma vista si nota una certa somi-glianza con la “sorella” dato che entrambe fanno parte del me-desimo progetto di rilancio della produzione FCA in Italia e sono strutturate sullo stesso pianale (lo stesso anche della Grande Pun-to, ndr). La Renegade è il model-lo più razionale delle due. Linee molto dirette, concrete, tendenti al quadrato. Non vuole perdere i canoni estetici di Jeep che, noto-riamente, nasce prima come fuo-

L’Italia riparte dal SUVHanno debuttato a distanza di poco tempo i due modelli più attesi del gruppo FCA, il presente e il futuro FIAT. Abbiamo provato per voi la 500X e esplorato, in concessio-naria, la Renegade.

ristrada che come auto da tutti i giorni. Il frontale è massiccio con i fanali circolari, mentre il posteriore è più sinuoso, caratterizzato dalle “X” che si generano una volta che le posizioni sono accese, dando un tocco urban che piace anche ai più giovani. Fanaleria anterio-re e posteriore hanno particola-ri in LED, che ora vanno molto di moda. Tanti i colori disponibili della carrozzeria: dal bianco all’arancio-ne vivo, dal giallo al rosso fino ad un interessante carta da zucchero.Non si può dire lo stesso degli in-terni, che invece sono molto curati e meno essenziali. Le linee sono massicce e danno idea di stabi-lità e potenza. La seduta è piut-tosto alta e quindi la sensazione è quella di dominare la strada. Le rifiniture creano contrasto con le tappezzerie ma si riconosce uno stile che richiama i modelli Fiat. Il volante, ad esempio, è identico a quello della 500X (con qualche cromatura in più) fatto salvo per il marchio al centro. Bello anche il disegno del frontale lato passeg-gero, mentre lasciano un po’ a de-siderare le manette per il controllo dell’aria, ma si tratta ovviamente di inezie rispetto all’ottima “vesti-bilità” interna del modello.

Veniamo alla Prima nota di merito il prezzo, rispetto alla Re-negade è sicuramente più conte-nuto. Le linee sono sinuose, specie per la versione Lounge, ma diven-tano aggressive al punto giusto con la Cross e la Cross Plus, che aggiunge particolari sportivi sia frontali che laterali. Abbiamo pro-vato per voi sia la 4x4 Cross Plus con cambio automatico (top di gamma), sia la Cross 2WD con cambio manuale, entrambe Die-sel. Il motore può essere regola-to tramite una manopola vicino al freno a mano, che differenzia l’erogazione della potenza tra “hill”, per l’utilizzo montano o con scarsa aderenza, “normal” per la guida di tutti i giorni e “sport” per avere il top dal motore. Nell’asset-to “normal” la vettura è estrema-mente morbida e assomiglia più ad una citycar che ad un modello di 1870kg. Cambiando in “sport”, pare di guidare una vettura a marchio Abarth. L’erogazione del-la potenza stupisce per velocità e precisione, ma l’assetto non ne risente in modo esagerato, se non sui lunghi curvoni in appoggio che rischiano di far un po’ partire il po-steriore. In ogni caso il nostro test drive è avvenuto su strade mon-

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MotoriAllegato

tane chiuse al traffico per l’occa-sione, quindi abbiamo sperimen-tato soluzioni al limite che non si dovrebbero mai verificare in con-dizioni normali. Buona anche la risposta dei freni, che danno la giusta confidenza anche in caso di strada viscida. Bello anche il cam-bio di sensibilità dell'idroguida, che rende più rigida la sterzata in conformazione “sport”, mentre

in “normal” la 500X si parcheggia davvero con un dito.Nota dolente la scarsa visibilità dal lunotto posteriore (sopperiscono però i sensori di parcheggio), ma nel complesso l’abitabilità è buo-na. L’interno è meno dettagliato della Renegade (questo giustifica la differenza di prezzo?) e forse si sarebbe preferito anche in que-sto caso il cambio rialzato come

su Panda e 500 per aumentare il senso pratico. Bello l’effetto sceni-co notturno, quando tutti i pulsan-ti sono accesi, sembra più di gui-dare l’Enterprise che una vettura a quattro ruote. Grossa pecca lo spazio dei sedili posteriori, pra-ticamente solo a misura di bam-bino. Per garantire un bagagliaio molto spazioso l'abitabilità del di-vano somiglia alla citycar.

Interno Fiat Cross plusInterno Jeep Renegade

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38 antheonPInsieme per abbattere le barriere mentali e architettonicheTURISMO ACCESSIBILE

Tutti i sapori di una Verona accessibileConvegni, visite guidate e tour. Sono state moltissime le iniziative di “Sapori di accessibilità” per promuovere un turismo senza barriere.

di Luca Spaziani

Un’iniziativa per dimostra-re che si fa sul serio, che ai buoni propositi posso-no e devono seguire fatti

concreti, che Verona può diven-tare davvero una città a misura di tutti. Dopo il convegno che nel novembre scorso ha visto per la prima volta Enti e associazioni del territorio riuniti intorno al tema del turismo accessibile, ATS Ve-ronaExpo ha promosso “Sapori di accessibilità”, una serie di eventi realizzati nel mese di aprile con lo scopo di sensibilizzare la comunità sull’importanza di un’accoglienza senza barriere.Il programma, ricco di appunta-menti, ha visto tra l’altro l’orga-nizzazione di visite guidate in città per non vedenti e ipovedenti at-traverso percorsi multisensoria-li e un tour ciclistico nella Verona accessibile. Anche la giornata del 25 aprile ha assunto un significa-to tutto speciale con il raduno per la “Liberazione dalle barriere”, che ha visto sfilare per le vie del cen-tro disabili in sedia a rotelle e non, al fine di testare l’accessibilità di strade e piazze.L’evento è stato ideato dall’Asso-

ciazione AMEntelibera, impegna-ta nella promozione di iniziative culturali e ricreative per disabili, in collaborazione con CISL Pen-sionati, Rotary Club Verona Est e UnivrXExpo e con il coinvolgimento operativo e organizzativo di altre cinque realtà aderenti al gruppo VeronaExpo che operano nel so-ciale: Cooperativa Sociale Azalea, Dismappa, Omnia Impresa Socia-le, Progetto Yeah, e per i tour, As-soguide. Molte delle attività si sono svolte in concomitanza con “Le Piazze dei sapori”, la manifestazione organiz-zata da Confesercenti che dal 16 al 19 aprile ha richiamato in cen-tro migliaia di turisti per degustare le mille specialità culinarie prove-nienti da tutte le parti d’Italia. Ma-drina della kermesse è stata Sofia Righetti, atleta veronese campio-nessa italiana di sci paralimpico: “La disabilità – ha sottolineato - è una caratteristica che diventa svantaggio solamente quando c’è un ambiente incapace di acco-glierla. Ogni anno, in Europa, 36 milioni di potenziali clienti turistici non possono viaggiare nel nostro Paese a cause delle barriere ar-

chitettoniche. È necessaria una sterzata”.L’iniziativa ha offerto anche l’oc-casione per fare il punto della si-tuazione nel corso di un convegno ospitato dall’Università di Verona, a cui hanno preso parte diverse realtà veronesi impegnate in atti-vità di promozione sociale e cultu-rale in favore dei disabili. Al centro del dibattito sono state poste le buone pratiche che già vengono messe in atto, con l’obiettivo di fare rete per raggiungere risultati più ambiziosi. È il caso, ad esem-pio, dell’hotel ristorante Gran Can, che dal 1997 dà lavoro e ospitalità a persone con disabilità cognitive, offrendo un supporto anche alle famiglie con portatori di handicap che si recano in visita alla città; o dell’Associazione Dismappa, im-pegnata nella mappatura dei luo-ghi accessibili di Verona; oppure, ancora, di Progetto Yeah, che tra le sue attività di formazione e consu-lenza propone un corso specifico per guide e operatori turistici nel quale poter apprendere le tecni-che e le buone pratiche da seguire quando ci si trova ad avere come clienti persone con disabilità.

Sofia RighettiUno scatto dalla giornata di “Liberazione dalle bariereIl convegno di “Sapori di Accessibilità”

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SALUTE & BENESSERE

Al Sacro Cuore Don Calabria di Negrar la “fucina” dei radiofarmaciL’ospedale della Valpolicella ha avviato produzione gratuita e di-stribuzione di medicine anti-tumore. Contengono un isotopo ra-dioattivo e sono prodotte da un acceleratore di protoni, chiamato Ciclotrone. Quello veronese è tra i più potenti in Europa a essere usati in campo medico.

di Marta Bicego

Farmaci anti-tumore, ma non solo. Contengono un isotopo radioattivo che li trasforma in sentinelle lu-

minose da iniettare nel pazien-te per un impiego diagnostico in campo oncologico, cardiologico, neurologico (ad esempio per l’in-dividuazione precoce dei sintomi dell’Alzheimer) e delle infezioni.Da aprile, come da delibera re-gionale, a produrli gratuitamente e distribuirli alle Medicine nucle-ari del Veneto è l’ospedale Sacro Cuore Don Calabria. Ha sede dunque in Valpolicella la “fucina” dei radiofarmaci. A Ne-grar, in una palazzina del noso-comio opportunamente adibita, si trova infatti l’acceleratore di protoni, chiamato Ciclotrone: tra i più potenti in Europa a essere uti-lizzati per la medicina. È uno degli speciali macchinari indispensabili alla produzione di Fluorodesossi-glucosio: farmaco tracciante tra i maggiormente diffusi negli esami effettuati con Tomografia a emis-

sione di positroni (Pet). Creare una medicina radioattiva è in realtà un’operazione che preve-de vari passaggi oltre a verifiche di qualità, spiega il responsabile della Radiofarmacia con Ciclo-trone Giancarlo Gorgoni. L’edificio che ospita l’acceleratore è dun-que una piccola, ma particola-re, fabbrica di farmaci. Al primo piano, sopra il bunker nel quale è stata collocata l’apparecchia-tura, si trova la Radiofarmacia, dove viene creato il radiofarmaco: si sviluppa su 500 metri quadri e comprende quattro zone di pro-duzione in ambiente controllato, le camere bianche, in cui sono collo-cate dodici celle, gli isolatori piom-bati, nei quali sono inseriti a loro volta i dispositivi, tutti compute-rizzati per consentire all’operatore di non venire mai a contatto con il materiale radioattivo, detti moduli di sintesi. Nella pratica, il Ciclotrone «produ-ce gli isotopi radioattivi che ven-gono inviati a un’altra macchina

– prosegue il radiofarmacista – la quale li elabora per arrivare a un prodotto da iniettare nel paziente». Pronto cioè per essere impiegato nel reparto di Medicina nucleare del centro ospedaliero calabriano, e per essere distribuito in tempi celeri, considerata la natura fisica del medicinale soggetto a veloce decadimento della radioattività che lo caratterizza, in altri centri del Veneto attrezzati di Pet: dall’A-zienda ospedaliera universitaria integrata di Verona all’Istituto tu-mori del Veneto fino agli ospedali San Bortolo di Vicenza e Umberto I di Mestre.In realtà, il Sacro Cuore Don Ca-labria è specializzato nella produ-zione di sette tipologie di radio-farmaci, la cui somministrazione è limitata tuttavia alla struttura di Negrar: «La Colina, utile a indagare la presenza di tumori alla prosta-ta, a base di Carbonio-11. La Fluo-rotirosina e la Fluorotimidina, ra-diotraccianti per i tumori cerebrali» elenca Gorgoni. Parallelamente, in

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sinergia con altri centri di ricerca, prosegue la sperimentazione di nuovi farmaci, sia per la diagnosti-ca che per la terapia clinica orien-tata soprattutto alla cura di neo-plasie a tiroide e prostata. L’esperienza acquisita in Valpoli-cella trova conferma nei numeri. Ad oggi, evidenzia il direttore di Medicina Nucleare con Terapia Radiometabolica Matteo Salga-rello, «più del 70% dei pazienti che afferiscono al nostro centro non fanno riferimento all’Ussl 22, quel-la di appartenenza. Più del 50%

SALUTE & BENESSERECICLOTRONE, UN GIGAN-TE DA 28 TONNELLATECostruito dalla canadese Advan-ced Cyclotron Systems, il Ci-clotrone ha un peso di circa 28 tonnellate. Il raggiungimento delle energie necessarie per la reazione nucleare in uno spazio decisamente ristretto è dovuto all’accelerazione ciclica e non line-are delle particelle consentita dal magnete. Trova collocazione in un bunker con pareti dallo spessore di 2 metri, stesso spessore della porta “a tappo” di calcestruzzo per accedere alla sala nella quale è custodita la potente macchina.

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non sono della provincia di Verona e più del 30% sono extra regiona-li». Percentuali, evidenzia, destina-te ad aumentare ulteriormente: «La proiezione per il 2015 è di circa 4 mila pazienti con radiofarmaci prodotti dal nostro Ciclotrone e di circa 350 trattamenti nel reparto di degenza di Radioterapia meta-bolica».La disponibilità di produzione e approvvigionamento dei traccianti a breve distanza consente l’ese-cuzione di un maggior numero di esami giornalieri a totale benefi-

cio delle persone che afferiscono all’ospedale. Nella gran parte dei casi, conclude Salgarello, «il radio-farmaco viene somministrato per via endovenosa, previe semplici preparazioni, spesso il digiuno, se-guito da scansioni che dipendono dal tracciante utilizzato e dalla pa-tologia oggetto dell’indagine».

Matteo Salgarello con unapaziente che sta

facendo unesamecon la

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#ROBOVAL15: da una passione di molti nasce una fiera per tuttiLa fiera Roboval è giunta quest’anno alla quarta edizione: abbia-mo intervistato Alberto Valente, presidente della manifestazione, per scoprire cosa significa per lui questa kermesse.

di Mattia Zuanni

Per tutti gli appassionati di tecnologia è ormai un ap-puntamento fisso. Stiamo parlando della fiera Robo-

val che quest’anno si è svolta il 23 e 24 maggio presso l’ex Arsenale austriaco di Verona.La fiera è stata divisa in due padi-glioni; all’interno del primo c’erano le scuole superiori e una voliera allestita per l’occasione, dentro la quale hanno volato droni, quadri-cotteri e “zanzare con le ali” come li hanno simpaticamente chiama-te alcuni dei visitatori che per la prima volta hanno potuto ammi-rare queste vere e proprie crea-ture volanti.Nel secondo padiglione, invece, si trovavano più di 30 espositori, ciascuno con uno o più progetti. Tra razzi, stampanti 3D, frese e bitcoins ognuno ha potuto mo-strare i propri elaborati.Anche per questa edizione, gli isti-tuti superiori veronesi sono stati

invitati ad esporre i propri pro-getti e a portare con loro gli or-mai tradizionali robot per risolve-re il labirinto e per sfidarsi in gare di velocità. Ma non solo. Ci sono state altre tipologie di competi-zione, rivolte alle scuole e un po’ a tutti. Come ad esempio la gara di saldatura che ha visto sfidarsi i partecipanti a colpi di stagno e basette.È difficile trovare Alberto, duran-te i due giorni di fiera; in sella alla sua graziella (sì, proprio quella bi-cicletta che usavano i nostri non-ni) gira da un padiglione all’altro, e quando chiediamo dove poterlo trovare, la risposta è quasi sem-pre la stessa: «Non lo so...in giro». Finalmente lo troviamo. Gli chie-diamo cinque minuti di tempo, che ci concede volentieri, anche se continua a guardarsi attor-no per controllare che tutto stia andando secondo i piani. Gli do-mandiamo come procede la fie-

ra, se è contento della risposta del pubblico, se gli espositori di quest’anno sono soddisfatti del nuovo spazio. Poi però arrivia-mo alla domanda, quella la cui risposta non è mai banale, mai scontata:«Alberto, cos’è per te Roboval?». Lo sguardo si illumi-na, le parole escono facili, come un fiume in piena: «Roboval per noi è una grossa soddisfazione; è partita come un gioco, come uno scherzo fra amici. Ma oggi mi ren-do conto, anzi, ci rendiamo conto, che sta raggiungendo dimensioni sempre più importanti con molte nuove scuole e molti nuovi espo-sitori». «Roboval - continua Valen-te - è da sempre un momento di incontro e confronto; incontro tra persone che si confrontano sui loro progetti, basati magari su diverse tecnologie, ma che pos-sono essere integrati in qualche modo uno con l’altro per arrivare insieme ad un grande progetto

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ENERGIA, AMBIENTE E HI TECH

Foto di Marco Bante

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comune. Questo è ancor più bello nelle gare di robotica; gli studenti, nonostante siano in competizione l’uno con l’altro, non hanno nes-sun timore di mostrare le modifi-che fatte al loro robot, non c’è la mentalità del tenere ciò che si sa solo per sé». Si nota la soddisfazione di chi

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ci ha sempre creduto: «Ah, ma quest’anno è l’ultima volta, dopo quattro anni posso dire che il mio mandato si è concluso, è giusto che passi il testimone a qualcun’altro», ci dice con un sor-riso, prima di rimettersi in sella alla sua graziella. Roboval15 è stata sicuramente

una fiera diversa dalle altre; lo si vede dai sorrisi dei bambini, dallo stupore degli adulti, dalla voglia di mettersi in mostra da parte di studenti ed espositori. Roboval15 è stata passione. La passione di molte persone, quelle stesse che hanno regalato due giorni di fiera a tutta la cittadinanza veronese.

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SOLIDARIETÀ & NO PROFIT

“Una sola Madre Terra” Festa dei Popoli 2015

In occasione della 24esima edizione della Festa dei Popoli, il cui slogan – “Una sola Madre Terra” - richiama alla fratellanza, ri-percorriamo la storia di questo appuntamento, che richiama ogni anni migliaia di visitatori, alla scoperta delle tante culture che rendono ricca la nostra città.di Francesca Mauli

C’è un evento che si ripete da 24 anni, a Verona, nel giorno di Pentecoste, che è diventato imperdibile per

una buona fetta di veronesi, sia per quelli “de soca”, che per i “nuovi” ar-rivati, che di nome fanno Patrick, Hakim, Mohammed, e riempiono di colori, suoni e sapori diversi le stra-de della nostra città. Si tratta della Festa dei Popoli, nata nel 1991 da un’idea del Centro Missionario Dio-cesano di Verona, subito sposata da altre realtà locali che si occupa-no di intercultura e immigrazione, come Cestim, Caritas, Centro Pa-storale Migranti, Padri Comboniani. Queste realtà, insieme alle nume-rose associazioni di immigrati nate a Verona e provincia negli ultimi de-cenni, hanno contribuito a dar vita a un appuntamento che richiama, all’interno del parco di Villa Buri, a San Michele Extra, migliaia di per-sone (in media 10.000 in un unico pomeriggio), attirate da uno spet-tacolo fatto di musica, canti, danze e piatti tipici di oltre una trentina di differenti Paesi. La sorpresa sta nel vedere, racchiuse in un unico ap-puntamento, tante diverse mani-festazioni di culture ricche di storia e tradizioni solo apparentemente lontane da noi, essendo l’espres-sione di quei “nuovi” veronesi che vivono accanto a noi, lavorano nel negozio sotto casa, frequentano la stessa scuola dei nostri figli. La Fe-sta dei Popoli, quindi, è la festa di tutti i veronesi, espressione di una inclusività che, tra percorsi trava-gliati, vittorie e qualche sconfitta,

sta dando sorprendenti frutti. «Dobbiamo l’idea della Festa dei Popoli a don Luigi Verzè, allora di-rettore del Centro Missionario Dio-cesano, a padre Adriano Danzi, comboniano di grande esperien-za missionaria, mancato qualche anno fa, e a Eugenio Danzi, che ci ha lasciati prematuramente. L’ini-ziativa ha trovato subito terreno fertile e molte altre realtà, nel tem-po, si sono unite nella sua realizza-zione» spiega don Giuseppe Miran-dola, direttore del Centro Pastorale Migranti e del Centro Missionario della diocesi. «A loro, e a quan-ti li hanno sostenuti e incoraggiati, va il merito di aver voluto rendere “visibile” la ricchezza umana e cul-turale degli immigrati che vivono a

Verona, un aspetto che solitamente passa in secondo piano quando si parla di immigrazione, a favore di analisi più strettamente politiche ed economiche». In una città ricca di contraddizioni come la nostra, sono in molti a darsi da fare per chi, arri-vando da lontano in cerca di nuove possibilità, ha bisogno di una mano per inserirsi in una nuova realtà, e lo fanno impegnandosi in attività assistenziali e caritative che cerca-no di venire incontro alle richieste di prima necessità - casa, lavoro, pa-sti caldi, vestiti; è necessario però, parallelamente, creare anche un incontro umano tra le persone, tra chi chiede e chi dà, tra chi ha biso-gno e chi ha il sovrappiù. La priori-tà è proprio l’incontro, l’accoglienza

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I volti della festa dei popoli

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vera, la conoscenza e la stima reciproca, e questa Festa rappresenta un’incredibile occasione in que-sti termini. In questa visione, il giorno di Pentecoste non è stato scelto a caso: in questo giorno, infatti, agli apostoli è stata donata la capacità di predicare in altre lingue, segno che il messaggio cristiano non è destinato a pochi, ma è per tutti. «Per questo – prosegue don Mirandola - il cristiano riconosce che chi gli sta accanto, indipendentemente dal colore della pelle, dalla lingua, dalla religione, è un fratello o una sorella». «Qualcuno – conclude il sacerdote mi ha chiesto se abbia ancora senso celebrare questa festa alla luce dei drammi che continuano a consumarsi nel Mediterraneo, della difficoltà nel trovare politiche adeguate per affrontare la realtà della immigrazio-ne e a un dibattere sociale e politico dai toni ag-gressivi, generici e strumentali. A loro ho risposto che abbiamo bisogno di segni positivi, di momenti di incontro con l’altro che siano belli, sereni, forse “leg-geri”, ma non per questo privi di significato. Durante questo appuntamento non facciamo grandi discor-si, né svisceriamo tutti gli aspetti dell’immigrazione, ma la Festa è lì da 24 anni come momento lieto di incontro nella diversità che rivela la ricchezza della nostra Madre Terra, a cui abbiamo dedicato questa edizione, sull’onda di Expo e con la convinzione che non si possa continuare ad adottare stili di vita che generano ingiustizie tra i popoli rispetto all’accesso al cibo e allo sfruttamento dei territori. La Festa è un segno “profetico”, è un “sogno” di quello che po-trebbe essere la nostra vita quotidiana. Mettiamo con coraggio questo segno/sogno nella vita della nostra città, lavorando perché quanto celebriamo a Villa Buri diventi pian piano il quotidiano di ciascu-no di noi».

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Scopriamo il Castello di PoianoDa rocca posta a presidio di Poiano e della bassa Valpantena a Casa per il noviziato. Un Castello trasformato in Villino e arrivato fino a noi. Proprietà per secoli della famiglia Caliari, quella di Pa-olo Veronese. Dopo la morte dell’abate Pietro Caliari (1920) di-venne della famiglia ebrea Rimini. Fu sede del comando tedesco nella seconda Guerra Mondiale. Oggi è della Congregazione dei Figli di Santa Maria Immacolata. di Alessandra Scolari

A Poiano, Via Sotto Ca-stello indica la presenza dell’antico Castello, sulla cui sommità svetta la sta-

tua della Madonna della Fiducia che guarda la bassa Valpantena e la città. Una costruzione ricorda-ta dal vescovo di Verona Raterio già nel 968, che faceva parte dei tre Castelli della vallata (uno era a Marzana e l’altro a Grezzana) che fungevano anche da traino. I «vici» erano chiamati coloro che dipen-devano dai Castelli, che, intorno all’anno mille, nell’Italia centro-set-tentrionale proliferarono. Alcuni, dopo il medioevo, furono trasfor-mati in «villini». Cioè dimore padro-nali.Il Castello si raggiunge attraverso una scalinata di ciottoli che sfocia in una prima loggia, sulla quale insiste una fontana con la scritta

«Madre della Fiducia». Dalle varie logge del Castello il panorama è mozzafiato. Gli alti alberi del parco (9000 metri quadrati), sembrano voler nascondere questo gioiello agli occhi dei frettolosi passanti. Poiano (83 metri slm), al tempo dei Romani, era considerato «pro-montorio di Giano», Jano era la divinità che presiedeva le porte: quindi questo Castello era consi-derato la sentinella della Valpan-tena. «La Congregazione», ci ha raccon-tato padre Venturino Cacciotti, «quando nel 1977 acquistò il ca-stello trovò all’inizio del parco una grande cisterna per la raccolta dell’acqua piovana. Il foro costitu-iva un pericolo per i giovani novi-zi. Così si è pensato di ricavarne la chiesetta». il Castello ne era privo. Il risultato è degno di nota: parti-

colarissima la copertura, il muro romano della cisterna chiude l’ab-side e il foro dal quale si nota la statua posta nel parco. Di epoca romana la base dell’altare. Il primo documento su Poiano, ri-sale al 6 febbraio 1138, e riguarda il contratto di affitto del «Castrum cum turribus» ai «vicines», nel qua-le l’arciprete del Capitolo Gilberto, impose la sua ristrutturazione con la «turre et muro cum petra et cal-ce» entro «la festa di San Michele». Nel 1216 i «vicines» decisero di scio-gliere questo patto, «troppo svan-taggioso», non pagando l’affitto e smettendo di fare manutenzione. Quindi il castello ritornò al Capitolo, che lo tenne fino a quando venne affittato dalla famiglia dei Caliari, pare agli inizi del ‘500. A Poiano nel 1532 gli abitanti era-no 200, compresi 80 bambini con meno di 11 anni! Alla fine dell’Ot-tocento, proprietario del Castello, era l’abate Pietro Caliari, il qua-le nell’introduzione del suo libro “Agiolina” ha scritto «Là in alto, un villino in cui sussistono i ruderi di un romano castello, che, nel me-dioevo fu sede di un Visconte in-vestito di poteri speciali». Pietro Caliari (1841-1920) proveniva dalla famiglia di artisti, che vantava, tra i suoi ascendenti diretti, Paolo Ca-liari, detto Paolo Veronese (1528-1588). L’abate era professore di italiano nella Scuola Tecnica Sam-micheli e Presidente della Società Letteraria. «Un sacerdote libero, un uomo pio e dotto» che ospitò

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più volte al castello don Giovanni Calabria, tanto che diventarono amici. Don Calabria (oggi santo) ri-tornando alla chiesetta dell’Altarol amava ricordare «la carità squisita che ebbe dall’Abate Caliari qual-che anno prima». Dopo la morte dell’abate Caliari si racconta che la proprietà sia pas-sata alla famiglia ebrea Rimini: a Poiano lo chiamavano «Castello Ri-mini». Nel 1938 anche in Italia ven-nero le leggi razziali e la signora Ri-mini venne ospitata dal parroco di Poiano (1939-1961) don Giovanni

Ciresola, poco dopo il suo Castello venne confiscato dai tedeschi.A tal riguardo riportiamo un paio di aneddoti scritti dagli studio-si. Quello del gerarca fascista che andò in canonica e chiese a don Ciresola «di visitare tutte le stanze, sottinteso per scovare la signora Rimini, la quale si mise a letto “mo-ribonda”. Quando Giannina (sorella del parroco) con il visitatore pas-sò davanti alla sua stanza disse “Qui c’è una vecchietta ammala-ta”. “Lasciamola in pace!” rispose il gerarca». E quello dell’ufficiale

tedesco che andò in canonica e si mise a parlare in tedesco. La si-gnora Rimini, che non era riuscita a nascondersi, rispose nella stes-sa lingua «e tra loro si instaurò una lieta conversazione», che proseguì «su una cantica della Divina Com-media di Dante e alla fine furono salvi tutti». Don Ciresola nel perio-do postbellico si attivò anche per lo sviluppo sociale dei suoi fedeli e nel frattempo fondò il «Cenacolo della Carità», l’istituto di suore di Quinto, dove morì nel 1987. Della colta signora Rimini, non ab-biamo né il nome, né altre notizie. Nel dopo guerra al Castello si ri-corda che abitava un «ortolano: coltivava ortaggi per tutti i poiane-si». Però è noto che i Castelli na-scondono delle storie, pertanto in-vitiamo chi ha notizie di inviarcele: [email protected]. Sarà nostra premura completare il racconto.

ARTE&CULTURA47 antheonP

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48 antheonPIl 55esimo Raduno Nazionale dei Suonatori di Campane a VeronaCITTà

I rintocchi delle campane arrivano in Piazza BraVerona ospiterà per la prima volta 18 associazioni di campanari provenienti da tutta Italia. Sa-ranno due giornate dedicate alla conoscenza di un’arte antica in alcuni dei più bei luoghi della città. Il 21 e 22 giugno gli echi delle campane creeranno un unico grande momento di festa.

di Erika Prandi

La campana, da secoli e in molte parti del mondo, è strumento musicale e ma-nufatto artistico, voce della

gente e memoria religiosa». Dietro all’universo campanario c’è «un esercito invisibile e di pace fatto di studenti, bancari, agricoltori, padri di famiglia o pensionati che trascorrono il loro tempo libero a studiare antiche suonate, a pulire le celle campanarie dai residui dei piccioni e dalle muffe, a interro-gare anziani sacrestani dai ricor-di sfuocati». Dalle parole di Eles Belfontali, presidente dell’Asso-ciazione Suonatori di Campane a Sistema Veronese e della Fede-razione Nazionale, emerge chia-

ramente la passione e il fascino di un’arte che rappresenta «una delle realtà storiche e popolari più rappresentative a livello in-ternazionale». E, proprio per la bellezza della città scaligera e per «premiare l’impegno e il successo conseguito con la nascita della Federazione» avvenuta nel 2012, Verona ospiterà per la prima volta il Raduno Nazionale dei Suonatori di Campane, giunto alla 55esi-ma edizione. «Questo – continua Belfontali – significa dare grande rilevanza storica, culturale e ar-tistica alla nostra bella città ma rappresenta anche un momento nel quale ci si riunisce tutti sotto l’unica denominazione “suonatori

di campane” con lo scopo di dif-fondere e tutelare l’arte e la cul-tura campanarie». L’Associazione Suonatori di Campane a Sistema Veronese è composta attual-mente da 2450 persone divise in 82 squadre e rappresenta l’orga-nizzazione più numerosa a livello nazionale. Il loro obiettivo è “con-servare e tramandare la tradizio-ne del suono manuale delle cam-pane”. Si considerano un esercito di pace al servizio della comunità, i testimoni di un’arte antichissima dotati di un senso di apparte-nenza collettivo molto forte. Per-ché le campane «sono un dono di Dio». Per questo motivo non si può mancare al raduno naziona-

Alcuni suonatori nella torre campanaria di Alpo

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le organizzato dall’associazione che si svolgerà il 20 e il 21 giugno al quale parteciperanno diciotto associazioni campanarie italiane, ognuna con una modalità diversa di suono, e il Central Council Bell Ring inglese che utilizza lo stesso sistema veronese. Le date del ra-duno non sono state scelte a caso in quanto coincidono con il giorno della scomparsa di San Paolino da Nola, patrono dei campanari, al quale si deve l’invenzione delle campane quale strumento eccle-siastico. D’ora in avanti a fare da testimonial in tutti i raduni sarà ovviamente una campana che recherà la scritta: “Il mio rintocco sia un richiamo all’unità del popo-lo di Dio”. Sono molte le iniziative messe in campo per queste due giornate. Oltre alla presenza della cam-pana testimonial sarà possibile effettuare l’annullo postale con il timbro che rappresenta il luogo dove è nato il sistema alla vero-nese: la chiesa di San Giorgio in Braida. L’annullo sarà posto su tre cartoline che raffigurano l’A-rena, San Giorgio in Braida e Piazza Erbe.Le postazioni saranno Palazzo Barbieri per il sistema veronese, il Liston per il sistema bolognese, Piazza Nogara per il sistema ber-gamasco, Piazza dei Signori per

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Il 55esimo Raduno Nazionale dei Suonatori di Campane a Verona

il sistema friulano, i Giardini Indi-pendenza per il sistema marchi-giano, Piazza Erbe per il carillon e il Cortile Mercato Vecchio per il sistema ligure. In ognuna saran-no montati dei campanili mobi-li per permettere ai suonatori di poter esercitare la loro arte. In più l’associazione veronese ha predi-sposto anche una piccola cam-pana con funzione didattica per far avvicinare anche i più piccoli a questo antico e nobile mestie-re. In contemporanea sono state organizzate delle visite guidate in Cattedrale, San Giorgio in Braida dove sarà fatta una dimostrazio-ne di suono alla bresciana, Torre dei Lamberti, San Nicolò e Santa Maria in Organo. A Castelvecchio, invece, si potrà ammirare la mo-stra di campane.La giornata di sabato 20 giugno inizierà alle 15 con le prime suona-te e terminerà alle 19 con la pas-seggiata dei suonatori dal centro fino a San Giovanni in Valle dove si terrà la dimostrazione di suono alla veronese. Seguirà una cena alla Casa Madre Don Calabria di San Zeno in Monte con presenta-zione di un libro.Domenica 21 è da segnalare l’an-nullo postale dalle 9 alle 13 e la Santa Messa alle 12.10 in Santa Anastasia con la benedizione del-la campana testimonial.

Foto realizzata dal raduno nazionale di Cento con alcuni suonatori inglesi.

Sistema mobile alla veronese con i suo-natori nell’atto di far suonare le campane

Infine, un concorso fotografico ri-servato alle associazioni conclu-de il ricco programma di eventi. «Saranno due giornate di grande emozione – assicura Belfontali – per condividere con tutti il nostro senso di appartenenza alla Chie-sa Cattolica. Saremo un esercito di pace al fianco dei parroci».

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50 antheonPI 100 anni della Grande GuerraSPECIALE

Grande Guerraquando la propagandapassava attraverso l’infanziaFormare all’odio, insegnare un amore cieco verso la patria. L’abbecedario conservato nel Museo Fioroni di Legnago, ci racconta della pedagogia ai tempi della guerra quando il mondo dell’infanzia era l’oggetto prediletto per veicolare la propaganda di guerra.

di Giovanna Tondini

A come Aquila bifronte. «Animale di rapina, gronda sangue dal becco e dalle grinfie – ha due teste che servono poco. Invecchiando ha perduto mol-te penne – perderà un giorno gli artigli. E si vivrà

tranquilli». M come Morte. «Trofeo moderno di vittoria». P come Pace. «Signora di buona famiglia ma disgraziata … in amore. Un tempo corteggiata, esaltata, ora passa giorni penosi in attesa di adempiere al suo mandato». Un abbecedario per bambini? Sorprendente, ma vero. Certo non il solito, ricco com’è di illustrazioni goffe, talvolta raccapriccianti, di parole piene di sarcasmo, parole offen-sive. Verso chi? I nostri nemici. Siamo nel 1915. In piena guerra. Il noto illustratore Golia

(pseudonimo di Eugenio Colmo) si rivolge ai bambini attingendo a quella che è la re-altà di allora. Nessuna finzione, dunque. I giovani devono sapere, conoscere, parte-cipare. Questo dopotutto è ciò che vuole lo stato, che ora più che mai ha bisogno del sostegno dei suoi cittadini. Cartoline, ma-nifesti, giornali, libri sollecitano le persone al risparmio, al prestito nazionale … E l’im-magine dei bambini è sempre presente. «Il bambino diventa ingrediente insostituibile nella costruzione del discorso ideologico e del percorso iconografico della cartolina illustrata». Sulla loro innocenza si fa leva per sensibilizzare. Per convincere la gente, la massa, il popolo. Un popolo bambino: considerato e trattato come «un minore da educare, conquistare, sedurre, per trasfor-marlo in un punto di forza della nazione in competizione e in conflitto». Perché la na-zione è «un prodotto culturale, non un dato fisico o biologico». E dopotutto «patrioti si diventa». Perché «si diventa cittadini, mem-bri di una comunità, grazie a un processo di individuazione, cioè di costruzione del senso, che prelude ogni costruzione di un consenso, e che passa attraverso luoghi, linguaggi, codici, riti, costumi del vivere as-sociato». Da dove partire allora, se non dalla base, dai giovani. Anzi, giovanissimi. Dalla loro nazionalizzazione, appunto. Per creare quel sentimento di solidarietà e di sostegno ai soldati e, non meno importan-te, di unificazione nazionale nel segno dell’i-talianità. Proprio in un’Italia che era entra-ta in guerra tra polemiche e opposizioni. In un’Italia in cui il patriottismo coinvolgeva solo una cerchia ristretta di persone, del-la borghesia e dell’aristocrazia, senza rag-giungere proprio coloro che formavano la maggioranza dell’esercito italiano. Furono quindi i 12 milioni di giovani sotto i 14 anni a essere coinvolti, anzitutto come strumento di comunicazione. Perché attra-

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51 antheonP I 100 anni della Grande Guerra

verso il bambino si raggiungono gli adulti, le famiglie. Perché l’eroi-smo non ha età: perfino i poppanti possono fare la loro parte, anche senza saperlo. Perché il bambino rappresenta la vita, controbilan-ciando la morte sempre più dila-gante. Perché l’immagine dei par-goli ha una valenza pubblicitaria rilevante: chiedono, reclamano, e bisogna accontentarli. Ma i bambini sono anche i desti-natari del messaggio patriottico: essi rappresentano il futuro. Lavo-rando su di loro si creano i presup-posti per il futuro nel segno della nazione, della patria e ora della guerra. Già dagli inizi del Novecen-to si era compresa la valenza delle

giovani generazioni, che facevano il loro ingresso nella società, ora divenuta di massa, con esigenze, richieste, aspettative, sogni. Erano loro i nuovi interlocutori, anzitutto delle industrie. E poi della comuni-cazione. Un bacino che faceva cre-are profitto a molte ditte. E creava le speranze di crescita per lo stato. Con la guerra di Libia poi l’Italia aveva avuto finalmente l’occasio-ne di affermare l’idea che «l’eser-cito e la guerra erano il supremo coronamento dell’educazione civi-ca e nazionale» dei bambini e dei ragazzi. Il soldato divenne il loro simbolo e modello, soprattutto ora che poteva raccontare e testimo-niare in prima persona le avven-

ture vissute nelle terre africane. Terre remote che stimolavano l’im-maginario giovanile, suscitando grande eccitazione. L’Abcedario, oggi conservato al Museo Fioro-ni di Legnago, era quindi uno dei tanti strumenti utili a veicolare un messaggio ben preciso verso l’in-fanzia. «Il processo di alfabetizza-zione traeva alimento dalla guer-ra (…) nuovo codice universale del mondo moderno». Così, quando il 24 maggio di cento anni fa l’Italia dichiarava guerra all’Austria, molti dei nostri giovani erano già pronti ad affrontare quella che per loro era un’avventura. Ma che di fatto si sarebbe rivelata altra cosa. Una vera tragedia di massa.

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Alcune illustrazioni tratte dai manuali scolastici nel periodo della Grande Guerra

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52 antheonPUn progetto per valorizzare la ValtramignaVAL D’ILLASI

Casa vinicola Bennatiuna storia di passione per il vinoe per il territorioA Cazzano di Tramigna la famiglia Bennati porta avanti l’azienda vinicola, nata alla fine del 1800, rispecchiando le caratteristiche del territorio e investendo nella Valtramigna. A settembre verrà distribuito il terzo vino che sarà dedicato sempre alla valle e al fondatore Antonio Bennati, dal nome ‘’1870’’. Partirà, inoltre, un progetto in accordo con l’Università di Udine, per rivalutare vecchie tecniche utilizzate nella produzione dell’Amarone e per lo studio di micro aree della Valtramigna.

di Ingrid Sommacampagna

Valorizzazione della Val-tramigna, studio di micro aree e di varietà locali e commercializzazione.

Questi sono i punti cardine su cui si fonda il progetto che inten-de seguire Casa Vinicola Bennati di Cazzano di Tramigna, che da quattro generazioni valorizza il territorio dell’omonima valle im-bottigliando vino e producendolo con un 30% di fatturato in Italia, esteso nel nord, e il resto in ben 26 paesi esteri, come Germania, Francia, Stati Uniti, Russia, Svezia, Canada, Cina, Giappone, e tanti altri. La sua storia inizia con Anto-nio Bennati (nato nel 1870) a Caz-zano, conosciuto con il sopranno-me ‘’Toni Recioto’’ (dall’omonimo passito dolce veronese), che co-minciò a produrre e a commer-ciare localmente. Nel 1920 il figlio Annibale registrò l’azienda con il nome di Cantine Bennati, acqui-stando ettari nella zona a nord di

Cazzano, denominata ‘’Cornalè’’ e ‘’Gadi’’. Dopo la Seconda Guer-ra Mondiale i figli di quest’ultimo, Ezio e Aldo, ampliarono la vinifi-cazione andando a produrre le più rinomate denominazioni veronesi (linea ‘’I Gadi’’), mentre oggi ‘’So-raighe’’, che richiama un’area si-tuata tra la Valtramigna e la Val d’Alpone, è la linea che descrive al meglio il raggiungimento di alti livelli di qualità.Cantina Bennati continua un cam-mino centenario di crescita e di ricerca e ora, grazie alla quarta generazione, composta dai fratelli Giorgio e Paolo e dal cugino Clau-dio, rende omaggio alla Valtrami-gna con un progetto di valorizza-zione che prevede la produzione limitata di vini di qualità superiore che parlino di questa terra attra-verso i loro aromi e la loro storia. Tra questi, nel 2006, è nato “Ce-rasum Amarone doc Riserva di Famiglia” il cui nome, in latino, si-

gnifica ciliegia e ‘’La Mora’’, un ri-passo che si riferisce alla varietà di ciliegia autoctona della valle, pro-dotto rinomato della zona. ‘’Ireos’’ è un vino dedicato all’Iris, un fiore coltivato ancora nel vicino paese Campiano, la cui radice, oltre che per le sue proprietà medicinali e cosmetiche, serve come anco-raggio legante nei muretti fatti a secco sui terrazzamenti dei vigne-ti. Il 1° settembre sarà disponibile ‘’1870’’, un Recioto di Soave spu-mante dedicato al fondatore della cantina.Dinanzi all’azienda si trova il Wine Shop Bennati mentre all’interno si situa una grande bottaia, che con-tiene 1600 ettolitri di vino in barri-ques e botti. A giugno sarà pron-ta la nuova cantina che si troverà in Via Molini con un magazzino di centro logistico automatizzato e un nuovo impianto di pigiatura visita-bile al pubblico; l’edificio compren-derà 1400 metri quadrati coperti e

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53 antheonP Un progetto per valorizzare la Valtramigna

600 scoperti, il tutto raddoppiato nella parte posteriore nei futu-ri progetti. La linea di produzione verrà, invece, trasferita più avanti nel tempo, mentre gli uffici e l’af-finamento resteranno nella sede attuale in via Legnaghi Corradi-ni, 38. Sarà realizzato, inoltre, un controllo qualità interno, in funzio-ne alla propria produzione. I Ben-nati stanno attualmente creando nuovi vigneti su delle aree che sono state abbandonate a cau-sa, probabilmente, della scarsa produttività. Per questo motivo, hanno stipulato un accordo con l’Università di Udine per un pro-getto che partirà con la vendem-mia 2015, per rivalutare vecchie

tecniche utilizzate da diverse re-gioni e in passato anche in Valpoli-cella. «Dalla Valtramigna, grazie ai terreni eterogenei e al microclima creato dai diversi avvallamenti, si ricavano prodotti di altissima qua-lità, come l’olio, la ‘’Mora’’ e il vino, ma spesso è venuta a mancare la corretta comunicazione in me-rito a queste sue eccellenze. Le importanti produzioni, in termini qualitativi e quantitativi, di que-sta valle, dimostrano come i nostri prodotti, dopo anni di esperienza e sperimentazione, conservino le caratteristiche del territorio, sen-za seguire le mode commerciali, e senza essere confrontabili tra le diverse zone», afferma Rober-

to Tebaldi, 35 anni, responsabile tecnico della cantina Bennati, che ha girato l’Italia per studiare i vini e tradizioni di un’Italia invidiata dal mondo per il nostro settore. «Can-tina Bennati conta 18 persone e la si può definire autonoma per investimenti e produzione senza avere nessuna compartecipazio-ne. Il suo successo, infatti, è av-venuto grazie a un processo di fi-delizzazione e di passaparola che ha permesso di arrivare a creare grandi prodotti e a vincere nume-rosi premi, come l’ultimo bronzo al Decanter Word Wine Awards, vin-to martedì 12 maggio 2015, con il Carasum Amarone del 2008», conclude Tebaldi.

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54 antheonPvoce storica del Verona, a 30 anni dalla vittoria dello scudettoSPORT - INTERVISTA A PULIERO

Hellas Verona 1984/85,uno scudetto impossibile ancora oggiNel mese di maggio si celebra il trentesimo anniversario del tricolore del club gialloblù, con molte iniziative che riporteranno in città gli autori di quella storica cavalcata. A parlare è Ro-berto Puliero, la “voce” che allora collegò via radio le imprese di Elkjaer, Fanna e compagni alle orecchie dei tifosi veronesi di Emanuele Pezzo

Con le sue radiocronache ha unito il proprio modo di fare giornalismo spor-tivo alla voglia di spetta-

colo. Senza mai eccedere, perché «...un attore interpreta un perso-naggio, ma non deve mai dimen-ticare che sta raccontando qual-cosa: c’è immedesimazione, ma anche distacco». Roberto Puliero ha vissuto, ma soprattutto ha fat-to vivere a tanti tifosi, la cavalcata dell’Hellas Verona campione d’I-talia 1984/85, di cui nel mese di maggio ricorre il trentesimo anni-versario.Roberto, qual è la prima imma-gine che le viene in mente di quel campionato?Direi gli ultimi minuti di Berga-mo, quando eravamo sull’1-1. Si aspettava il fischio finale con tre-pidazione. Si stava realizzando un sogno e c’era questo misto di commozione, di gioia ma anche di apprensione. Il 31 dicembre si sa che l’anno nuovo arriverà: erava-mo tutti lì in attesa del botto, an-cora con un po’ di incertezza.L’Hellas Verona non era la fa-vorita: come ha fatto a vincere?

Per antica tradizione sembrava impossibile che una squadra di provincia potesse arrivare a tan-to. Oggi abbiamo rose di 25/26 giocatori, di cui metà scontenti: Bagnoli aveva 12/13 titolari e quei giocatori erano tutti molto uniti, compatti e pronti ad aiutarsi, ol-tre ad avere qualità notevoli. Poi l’allenatore sapeva trasmettere le sue idee con grande serenità, semplificando le cose. Oggi ride-rebbe di gusto sentendo tanti so-loni sproloquiare sui moduli tattici.Per quale motivo è un campiona-to da ricordare anche per chi non è di fede gialloblù?Il Verona è stata la prima squa-dra non capoluogo di regione ad aver vinto il campionato, un even-to quasi impossibile da ripetersi. A volte qualcuno cerca di sminuire l’importanza di quello scudetto, ma in Italia giocavano tutti i più grandi campioni del mondo: Zico, Platini, Falcao, Maradona... Come se oggi in serie A ci fossero Messi, Cristiano Ronaldo e Ibrahimovic. Tutti i migliori giocavano da noi... e il Verona è stata ugualmente la squadra più forte.

Com’è riviverla oggi?Ancora adesso ci si danno dei piz-zicotti e poi si ricorda che è suc-cesso davvero. Con un gruppo di amici, con cui tante volte andavo in trasferta, dicevamo: «Ma secondo voialtri elo posibile che vinsemo el campionato?» Finché, di ritorno da Genova, dopo aver pareggiato con la Samp, con 6 punti di van-taggio in classifica sulle seconde, il saggio della compagnia disse: «...ma se non lo vinsemo noialtri, ci l’è che le vinse?»Cosa vuol dire oggi quel trionfo?La settimana scorsa sono sta-to in una scuola media a parlare. Un ragazzino di 11 anni mi ha fatto sentire sul telefonino la mia voce che gridava: «Campioni! Campioni! Campioni!». Un altro invece ave-va la mia radiocronaca del gol di Elkjaer contro la Juventus. È stra-ordinario. Questi ragazzi sono sta-ti ben educati, è stata trasmessa loro una passione. Per questi ra-gazzi Elkjaer, Nanu [Galderisi, ndr] e gli altri sono quasi come Gari-baldi: persone storiche di cui han-no sentito tanto parlare. Ma anco-ra vive.

Roberto Puliero

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TINTEGGIATURE RIVESTIMENTI A CAPPOTTO

CARTONGESSI

PIATTAFORMA AEREA

Via Cerzuni, 8/B - Azzago37023 Grezzana Cell. 347 [email protected]

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PIATTAFORMA AEREA

Qualche ricordo dei festeggia-menti?Una cosa singolare fu la compo-stezza con cui la città festeggiò. Nella settimana tra la partita di Bergamo e la giornata finale sem-brava di vivere in un clima irreale: c’erano bandiere sui balconi, ma sembrava che tutti non vedessero l’ora di esplodere insieme.A trent’anni di distanza cosa pre-vale nel ricordo?

voce storica del Verona, a 30 anni dalla vittoria dello scudetto

È un ricordo bello e festoso. La no-stalgia porta sempre malinconia: invece qui ce n’è poca. C’è proprio il senso della festa. La Juve ha appena vinto lo scudetto e quasi passa già in secondo piano. Inve-ce noi dopo trent’anni siamo an-cora qua: abbiamo festeggiato il decennale, poi il ventennale, i 25 anni... e siamo già pronti, tra 10 anni, per festeggiare il quaranten-nale.

UN CAMPIONATO CONDOTTO SEMPRE IN TESTAIl campionato di Serie A 1984/85 ha avuto un esito sorprendente, ma non si può dire che l'Hellas Ve-rona fosse una squadra poco at-trezzata.Vista come "ambiziosa provinciale", all'esordio il Verona colpì tutti bat-tendo a sorpresa per 3-1 il Napoli del fenomeno Maradona. Già dal secondo turno l'Hellas conduceva la classifica in solitaria, posizione mantenuta anche dopo gli scontri con Inter e Torino. Campioni d'in-verno, alla prima di ritorno però i gialloblù subirono l'aggancio dell'Inter, che sembrava prelude-re al sorpasso. Invece l'incertezza durò pochi giorni: dal 2-0 all'A-scoli del turno successivo i giallo-blù staccarono i milanesi, bloccati dall'Avellino, e non mollarono più la vetta, allungando anche di 6 lun-ghezze sulle inseguitrici. Il tricolore arrivò aritmeticamente con una giornata di anticipo, il 12 maggio 1985, grazie al pareggio per 1-1 sul campo dell'Atalanta.

• A Bergamo aspettavamo il fischio finale con trepidazione.Il 31 dicembre si sa che l'anno nuovo arriverà:

eravamo tutti lì in attesa del botto.• In quel periodo in Italia giocavano tutti i più grandi

campioni del mondo: Zico, Platini, Falcao, Maradona...e il Verona è stata ugualmente la squadra più forte.

• Per i ragazzi veronesi di oggi Elkjaer, Galderisi e gli altri sono quasi come Garibaldi: persone storiche di cui hanno sentito tanto parlare.

• È un ricordo bello e festoso: abbiamo festeggiato il decennale, poi il ventennale, i 25 anni... e siamo già pronti, per festeggiare i quarant’anni

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Il libro: narra l’amicizia nata fra ragazzi «pelle e ossa». Il protagonista Giulio 11 anni «cervello geniale sprecato per la matematica», una notte, aspettando «la verifica di matematica», viene rapito da un sogno che lo porta ad incontrare tre compagni di avventura: Kevin, Edoardo e Alice. Quest’ultima lo chiama «grande capo». Giulio com-menta «Questa è fuori di testa», però si assume la responsabilità delle situazioni e cresce. Sono ragazzi particolarissimi che però hanno «occhi aperti e testa sulle spalle», come ha raccomandato loro la vecchietta «centocinquant’anni», dopo averli rifocillati di biscotti. I quattro amici hanno a disposizione una mappa e un indovinello, si fidano l’uno dell’altro e diventano «una squadra» unita, che «guarda ciò che c’è». Troveranno il tesoro?

Le Autrici: Il libro è scritto a quattro mani, da due giovani veronesi (classe 1986), impe-gnate da anni a favore dell’infanzia. Irene Antolini è psicologa e psicoterapeuta in for-mazione. Lavora con ragazzi affetti di autismo. Chiara Righetti è educatrice e lavora a contatto con l’infanzia e il sociale. Sono state coraggiose ad affrontare in modo diretto i temi della disabilità. Concordo con loro: occorre cambiarne la cultura sulle diversità e sulla solidarietà, vanno intese come scambio di abilità. L’illustratrice Irente Tonin, nata a Verona nel 1986, si è laureata all’Accademia di Belle Arti di Bologna, specializzando-si in «Illustrazione per l’editoria e Fumetto».

Curiosità: Già il titolo: «G.E.K.A. (le iniziali dei protagonisti). Il mondo dietro gli occhi chiu-si», è significativo. È il mondo dei sogni, ma anche quello di chi non guarda la varie-gata realtà, che a volte supera la fantasia. Adorabile la mamma di Giulio: è tardi però si ferma e ascolta. E Giulio «tutto d’un fiato» le racconta l’avventura vissuta. Nel libro fantasia e realtà si mescolano, lasciando «la gioia» in Giulio e, di certo, la lascerà anche nei giovani lettori. Il linguaggio è lineare, veloce e accattivante. Anche le illustrazioni non passano inosservate. Un libro che consiglio caldamente anche a genitori ed edu-catori. Degne di nota anche le dieci regole finali. recensione

a cura di Alessandra Scolari

Autori: Chiara Righetti e Irene ToninIllustrazioni di Irene AntoliniTitolo: G.E.K.A.Il mondo dietro gli occhi chiusi.Edizioni: Altro Mondo Prezzo: 12 euro - Pagine: 93Per ragazzi dagli 11 anni a 99!

Il film: Anno 2005: ventidue anni dopo gli eventi di Jurassic Park, Isla Nublar, ora, dispone di un parco a tema di dinosauri completamente funzionante e calamita di milioni di turi-sti: il Jurassic World. Passati alcuni anni dall’apertura, il mondo si è abituato al concetto che esiste un parco in cui i dinosauri vivono e possono essere ammirati, nessuno ne ha paura e il parco è diventato sempre meno interessante per il pubblico. Nel 2015, ovvero dieci anni dopo l’apertura del Jurassic World, per rimediare al calo di turisti e attrar-re nuovamente l’attenzione del pubblico, gli scienziati riescono a creare l’Indominus rex, abbreviato in I-rex, un nuovo tipo di dinosauro ibrido geneticamente modificato, utiliz-zando DNA di vari dinosauri esistenti. Sarà proprio questo nuovo predatore a sfuggire al controllo del parco e, nonostante la sicurezza di cui si vanta l’organizzazione, ci saranno terribili incidenti e gravi ripercussioni sui visitatori e sugli abitanti preistorici dell’isola.Curiosità: Rimasto in “development hell” per tredici anni, e noto in questo lasso di tempo come Jurassic Park IV, Il regista e i produttori hanno voluto mantenere la coerenza con i dinosauri mostrati negli altri film della serie di Jurassic Park. 19 è il numero totale delle specie presenti in questo film. È stato annunciato un videogioco chiamato “LEGO Ju-rassic World”, che uscirà il 26 giugno e seguirà non solo gli eventi di Jurassic World, ma anche quelli di tutti gli altri film della serie di Jurassic Park in versione “mattoncini” LEGO.

Su Isla Nublar, isola di proprietà della InGen, un operaio viene assalito e ucciso da un animale feroce. La famiglia dell’uomo fa causa a John Ham-mond, un simpatico ed eccentrico miliardario con il pallino per i dinosauri, proprietario della InGen. Il paleontologo Alan Grant e la paleobotanica Ellie Sattler vengono contattati da Hammond, che li invita a visitare Isla Nublar, 120 miglia a nord-ovest della Costa Rica, per formulare una valutazione scientifica circa la re-alizzazione di un suo progetto su cui mantiene il più assoluto riserbo. In realtà John Hammond è riuscito, grazie alla tecnica della clonazione, a riportare in vita molti dinosauri e a realizzare sull’isola un vero e proprio parco dei divertimenti.

BOXOFFICE

a cura di Mattia Zuanni

Classici da non perdere...

Titolo: Jurassic ParkGenere: Fantascienza, AvventuraDurata: 127 minuti Regia: Steven SpielbergAttori: Sam Neill, Laura Dern, Jeff Goldblum, Richard AttenboroughTitolo: Jurassic World

Genere: Fantascienza, AvventuraDurata: 130 minutiRegia: Colin Trevorrow Attori: Chris Pratt, Bryce Dallas Howard, Vincent D’Onofrio, Jake Johnson Uscita (Italia): 11 giugno

fotografail QR pervedere iltrailer

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57 antheonP RUBRICA

Il periodo migliore ha inizioCon il mese di giugno e la fine di maggio inizia la stagione della raccolta nell’orto con i migliori frutti della stagione. In cantina partono i travasi mentre in giardino la fioritura delle estive è alle porte.

Partiamo, come di con-sueto, dall’ORTO. Con la fine del mese di mag-gio ci si prepara all’inizio

della raccolta estiva, con tutti gli ortaggi estivi che sanciscono la migliore stagione per chi la-vora nell’orto. Mai come in que-sto caso consigliamo di seguire il calendario lunare, e di iniziare a irrigare con una maggiore co-stanza preferendo le prime ore della mattina oppure le ore dopo le 18:00. Consigliamo, come ogni anno, di attrezzarsi per racco-gliere l’acqua piovana che cadrà con le piogge primaverili, questo potrebbe sicuramente aiutarvi a risparmiare acqua e a seguire linee più “eco friendly” che sono sempre molto care a questa ru-brica. Cosa seminare anzitutto. Non appena le temperature sa-ranno stabili con medie sopra i 12/14°C, dedicatevi alla semina in piena terra di pomodori, piselli e fagioli, che raccoglierete a fine estate, ma anche lattughe e lat-tughino, peperoni, carote o rava-nelli, di cui segnaliamo l’utilizzo in cucina non solo della radice ma anche delle foglie. In semenzaio protetto potrete iniziare anche con le autunnali: camomilla, fi-nocchi, zucche e porri. Come rac-

di Matteo Bellamoli

colta, per chiudere, verso la metà del mese di giugno sarà la prima produzione delle fragole oltre che di zucchine e peperoni. Se dovete preparare conserve, questo po-trebbe essere il momento miglio-re.

In GIARDINO invece è il mese dei colori e dei bambini. Quasi tutte le piante sono in fiore o hanno già i boccioli, quindi garantite loro il giusto grado di annaffiatura. En-tro la metà del mese è raccoman-dabile aver già sparso il concime (meglio naturale), mentre per le piante in vaso per le quale non ri-uscirete con lo stallatico potrete provvedere a mescolare il con-cime con l’acqua di innaffiatura. Se avete seminato prato all’inizio della primavera, non dimenticate mai l’annaffiatura e controllate

periodicamente, quando inizie-ranno a spuntare i fili d’erba, che non vi siano già le prime infestan-ti che sicuramente madre natura farà germogliare. Le potature, anche se dovrebbero già essere fatte, vanno continuate su siepi, rampicanti e rose. Infine ricordate che tanti insetti sono benefici per le vostre piantine, quindi se trat-tate con materiale chimico, fate-lo sempre nelle ore fresche della giornata in modo da limitare l’ef-fetto evaporazione che “lessa” le foglie e potrebbe essere dannoso anche per le colonie di insetti.

In CANTINA con il mese di giu-gno iniziano gli imbottigliamenti. e tanta attenzione ai livelli del vino a riposo nelle botti. Controllate sempre che siano regolari e pro-cedete alle eventuali colmature. Se avete imbottigliato spumante togliete le bottiglie con difetto o dove è partito il tappo. Per imbottigliare lasciate prima riposare la damigiana al buio per alcuni giorni, lavate bene le bot-tiglie quindi sciacquatele con lo stesso vino e lasciatele sgoccio-lare capovolte. Se i tappi acqui-stati non sono già lubrificati, ba-gnateli di olio enologico un giorno prima del travaso.

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58 antheonP58 antheonPRUBRICA

Gli additivi alimentari

Chi è ADICONSUm?

Adiconsum è un’associazione indipendente e senza scopo di lucro pre-sente su tutto il territorio nazionale, con sedi locali, provinciali e regionali. Gli operatori, i volontari e i dirigenti forniscono assistenza e tutela indivi-duale e collettiva ai consumatori e alle famiglie. È possibile collegarsi al sito internet dell’Associazione:www.adiconsumverona.it o utilizzare il numero telefonico 045/8096934.

Secondo il Regolamento (CE) n. 1333/2008, norma quadro in tema di additivi alimentari, si de-finisce “additivo alimentare” «qualsiasi sostanza abitualmente non consumata come alimento in sé e non utilizzata come ingrediente caratteristico di alimenti, con o senza valore nutritivo, la cui aggiunta intenzionale ad alimenti per uno scopo tecnologico nella fabbricazione, nella trasforma-zione, nella preparazione, nel trattamento, nell’imballaggio, nel trasporto o nel magazzinaggio degli stessi, abbia o possa presumibilmente avere per effetto che la sostanza o i suoi sottopro-dotti diventino, direttamente o indirettamente, componenti di tali alimenti».

a cura di Adiconsum Verona

G li additivi autorizzati sono oltre 300, sud-divisi in 26 categorie funzionali in base alla principale funzione tecnologica svolta nell’alimento.

Tuttavia, volendo operare una prima elementare schematizzazione delle principali categorie di additivi alimentari, possiamo iniziare con una distinzione tra sostanze che contribuiscono a mantenere freschez-za e sicurezza dei prodotti e sostanze che modificano, esaltano o accentuano le loro caratteristiche senso-riali. Mentre le prime, dunque, proteggono gli alimenti dal deterioramento, prolungandone la durata, le se-conde possono favorire alcuni processi di fabbrica-zione e migliorano la percezione del prodotto da par-te del consumatore. Ecco una sommaria classificazione degli additivi che agiscono sulle caratteristiche sensoriali degli alimenti. Agenti che modificano la consistenza:Emulsionanti e stabilizzanti, che permettono il man-tenimento di una consistenza uniforme e impedisco-no la separazione delle componenti in prodotti che richiedono la miscelatura di ingredienti normalmente non amalgamabili, come i grassi e l’acqua;Addensanti, che contribuiscono ad aumentare la vi-scosità delle preparazioni alimentari;Gelificanti, utilizzati per addensare e stabilizzare ali-menti liquidi, e per aggiungere consistenza. Il loro sco-po è simile a quello degli addensanti, dai quali però si distinguono per il formare gelatina, come suggerisce il nome. Agenti che modificano il gusto:Edulcoranti, che comprendono sia i dolcificanti “di massa” (ipocalorici e aggiunti in grande quantità) che quelli “intensivi” (aggiunti in piccole quantità), e confe-riscono sapore dolce agli alimenti;Esaltatori di sapidità, tra i quali il conosciutissimo glutammato monosodico, utilizzato per isolare ed esaltare i sapori negli alimenti a cui viene aggiunto. Agenti che modificano l’aspetto:Coloranti, utilizzati per aggiungere o ripristinare in un alimento il colore eventualmente perso in seguito alla trasformazione industriale;Glassanti, che rendono brillante, lucido e protettivo il rivestimento di alimenti quali confetture, frutta e pro-

dotti da forno. Altri agenti:Acidi, regolatori di acidità, che permettono di control-lare l’acidità e l’alcalinità dei prodotti alimentari;Agenti antiagglomeranti, che evitano la formazione di grumi negli alimenti in polvere; Agenti anti-schiuma, utilizzati, ad esempio, per ridur-re la formazione di schiume durante la cottura dei prosciutti; Gas di imballaggio, utilizzati per determi-nati tipi di confezioni sigillate (carne, pesce, frutti di mare, verdure e insalate pronte, ecc.).

PER I CONSUMATORIAdiconsum Verona consiglia di porre estrema at-tenzione nella scelta dei prodotti alimentari, leggen-do con attenzione le etichette prima dell’acquisto ed orientandosi verso un consumo consapevole che pri-vilegi produzioni locali, equo-solidali e biologiche.

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Ciao! Mi chiamo Nicole Scevaroli, ho 26 anni ed abito a Verona. Ho una grande passione per la cucina e sono specializzata in ricette senza questo o quell’ingrediente. Da circa un anno tengo un blog che si chiama “senza latte e senza uova” nel quale propongo tantissime idee sia dolci che salate. Ho da poco pubblicato il mio primo libro che si intitola “Dolci Impossibili ”. In questa rubrica vorrei proporvi delle ricette semplici, sane, divertenti e golose pertrasmettervi la mia voglia di cucinare, infornare ed assaggiare!Se volete contattarmi: [email protected]

senzalattesenzauova.blogspot.it

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Perché usare tanti ingre-dienti quando ne bastano soltanto due?Procedimento: Tagliate il peperone a dadini. Salta-teli in padella con un filo d’olio, sale e

pepe. Una volta freddi uniteli al macinato. Aggiustate di sale, pepe e paprika se l’ave-te. Create delle palline e mettetele in forno a 180 gradi per 20 minuti.

Una ricetta semplice adatta anche agli intolleranti al glutineProcedimento:Grattugiate le carote, mescolatele alle uova, zucchero, olio e yogurt. Unite an-che farina e lievito poi sbattete con una frusta. Foderate la teglia per muffins con quadrati di carta forno. Riempiteli per metà ed infornate a 180 gradi per 30 minuti.

Ingredienti

2 uova

2 carote

120 gr di zucchero

1 yogurt bianco

50 ml di olio

250 gr di farina di riso

1 cucchiaio di lievito

per dolci

Muffins diriso alle

caroteIngredienti(per 10 polpette)

250 gr di macinatodi vitello1 peperone rosso

Polpetteaipeperoni

RUBRICA

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60 antheonPPANTHEON UNDERGROUND

Mario Crivellaro, quando unapassione non smette di far battere il cuore

a cura di Marco Nicolis

Si sa, le passioni spesso nascono così, quasi per caso. Provate a mettere un ragazzino e una chi-

tarra nella stessa stanza e iniziate a contare i minuti prima di sentire le prime note strimpellate e le ri-sate di gioia. Ne sono sicuro, pas-serà davvero poco tempo.Ecco la nostra storia inizia più o meno così. Mario Crivellaro, 10 anni all’epoca, imbraccia per la prima volta una chitarra e da lì parte il suo viaggio attraverso la musica. Una viaggio travolgente. Parte tutto da qui, dal susseguirsi di emozioni, dai primi accordi, dai manuali e dalle le canzoni impa-rate ad “orecchio”, evolvendosi, facendo attenzione ai primissimi video clip musicali che passavano sulla televisione, attraversando le prime piccole soddisfazioni e la prima band giovanile. Un inizio in linea con quello di ogni musicista che si rispetti, con una voglia di suonare che si potrebbe spacca-re il mondo a metà. Fino a qui niente di nuovo ma, purtroppo, come molte volte suc-cede, gli impegni e gli anni che passano hanno lo stesso effetto di una bomba ad orologeria all’in-terno di una band, che si disgrega e la storia cambia. Mario rinun-cia alla chitarra ed entra, anche questa volta casualmente e con un pizzico di fortuna, nel ricco e culturalmente variegato mondo del teatro, vivendo 15 anni di mi-litanza tra spettacoli, rassegne e palcoscenici. La passione per la musica si potrebbe considerare ormai chiusa in un cassetto ma proprio in questo periodo avviene la maturazione definitiva, i gusti che si plasmano e le idee che si schiariscono.

Mario infatti ama la musica e sente il richiamo del Blues farsi sempre più forte. Sente che serve poco per tornare sui vecchi binari, basta una folgorazione, una spin-ta, un concerto. Questa spinta arriva e arriva a domicilio, diret-tamente a Verona, sotto il nome di Robben Ford (chitarrista blues di fama mondiale). Mario è li, ne rimane stupito, al punto da rico-minciare, da riprendere una chi-tarra in mano e “rimettersi sotto”, tra accordi e assoli. L’avventura quindi ricomincia. Le-zioni di chitarra e di canto, pas-sando attraverso tutte quelle piccole disavventure che conosce chi bazzica attorno al mondo del-la musica. Cambi di formazione, bassisti, cantanti, fino a che non arriva l’alchimia giusta. Poi, con calma, iniziano a nascere tan-

ti nuovi progetti: Blues machine (funky/blues), Mr. Blues (rock/blues), Sun River Band (Tex Mex e Blues) e Heavy Fuel (doppio tribu-to ai Cream e a Hendrix). Tanti gruppi diversi comportano anche centinaia di concerti e se-rate musicali, dove Mario, grazie anche al teatro e alla sua cono-scenza del “dietro le quinte” si cala perfettamente. Tanto di capello a chi si era allontanato dalla scena musicale per così tanto tempo. Ora il cammino continua a gonfie vele. Gli Heavy Fuel sono in semi-finale nazionale per l’ammissione al Pistoia Blues Festival. Pensandoci ora, la strada musi-cale del nostro Mario poteva con-cludersi prima ancora di partire ma le cose hanno preso una pie-ga decisamente diversa, chissà cosa ne verrà fuori.

Tra musica e scelte di vita

Una vita con la chitarra in mano, sempre e nonostante tutto. L’avventura musicale del chitarrista veronese tra funky, rock e blues.

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Mario Crivellaro, quando unapassione non smette di far battere il cuore

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Territorio a SpicchiBrevi da Verona e Provincia

VALPANTENA

Tornano a correre i carrettini a sferaUna cinquantina di “ragazzi” dai 16 ai 68 anni che, insieme, compongono il gruppo GPV (Gran Premio Valdalpone), scenderanno in gara il pomeriggio di domenica 19 luglio dalle ore 14.00 alle 18.00 con i loro carrettini a sfere sulla strada che da Corrubio porta a Lugo di Grezzana.Questa entusiasmante corsa, che unisce da sempre grandi e piccini, si svolge grazie alla collaborazione del comitato festeggiamenti sagra di S. Apollinare, patrono di Lugo. La prima gara si terrà il 7 giugno a Brognoligo , segue poi la competizione del 28 giugno a Montecchia di Crosara, quella del 19 luglio aappunt, a Lugo di Grezzana e poi il gran finale previsto per il 2 agosto a Ronca’. Un appuntamento da non perdere per i bambini, ma non solo, è quello al Tocatì, il tradizionale Festival dei Giochi di Strada che si tiene il 19 e 20 settembre, dove ci saranno, per la gioia degli appassionati, anche i carrettini a sfera. Per informazioni è possibile visitare il sito: www.caretiniasfere.com

MONTORIO

Tenere pulito vuol dire prendersi cura. La lezione degli Scouts di MontorioUn luogo prima lasciato a sè stesso e abbandonato al degrado della disattenzione, oggi, grazie alle costanti cure dei lupetti del grup-po scout di Montorio, è un giardino. Sei anni fa, infatti, il gruppo ha ottenuto dal Comune di Verona la concessione del terreno a destra e a sinistra della salita pedonale che dalla chiesa Vecchia porta a Ponte Verde ed alla pista ciclabile. «Volevamo che questo piccolo pezzo di terra, incolto e degradato fosse, per noi, una palestra dove imparare, con impegno costante, ad essere buoni cittadini che si prendono cura del territorio», spiega Lucia Cambioli, capo scout di Montorio. In questi anni la Circoscrizione 8° ed AMIA hanno finanziato l’acquisto di alcuni alberi ed arbusti, ma anche la generosità di tutti, da amici a passanti sempre pronti a regalare alberi e fiori da piantare, ha contribuito ad arricchire il giardino.

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CITTÀ

Una regista veronese firma il primo documentariosulla storia di VeronaAnna Lerario è una regista della Valpantena, innamorata della città scaligera. Da questo amore per le bellezze di Verona nasce un documentario, primo nel suo genere, che racconta la storia della nostra città, dalla fondazione sino alla ricostruzione dopo la piena dell’Adige del 1882. La regista, dopo anni di lavoro, affiancata da importanti storici e studiosi come Peter Hudson, Annamaria Conforti Calcagni e Giovanni Rapelli, ha realizzato “La Storia di Verona”, un lavoro prodotto da Antonio Bulbarelli dello studio

Video Cinema. Grazie agli studi sulle ultime novità archeologiche il filmato permette finalmente di scoprire la vera fisionomia della Verona romana e, grazie ad un’inedita ricostruzione storica, svela la misteriosa città ai tempi dei re barbari Teodorico e Alboino. Vengono raccontati i periodi poco noti dell’era Carolingia e della Marca di Verona, l’affermazione della signoria Scaligera, il dominio della Serenissima, fino ad arrivare al Risorgimento, passando per i drammatici capitoli delle dominazioni straniere. È possibile trovare il DVD “La storia di Verona” in edicola fino a metà giugno.

a cura di Miryam Scandola

Festa dai mille sapori per la fine delle attività del doposcuolaIn occasione della fine dell’anno scolastico il doposcuola per bambini stranieri promosso dal circolo NOI di Poiano organizza una festa etnica. Sapori e colori di mille culture si mescoleranno domenica 7 giugno, dalle 10.30 alle 18, presso la sala parrocchiale di Poiano, in via Abate Pietro Caliari. La festa inizierà con la messa delle 10.30, e poi proseguirà nel salone parrocchiale con un pranzo etnico arricchito da piatti tipici di varie zone del mondo, musica, balli e animazione. La festa è organizzata per concludere l’attività annuale del doposcuola ed è aperta a tutti, senza necessità di prenotazione.

POIANO

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Territorio a SpicchiBrevi da Verona e Provincia

NOVAGLIE

Biciclettate in compagnia, per tutta l’estate“Per pedalare in allegria con il gruppo Novaglie devi andare!”. Chiaro, no? Per tutta la stagione estiva, infatti, il gruppo sportivo di Novaglie, con il patrocinio dell’ottava circoscrizione e del Comune di Verona organizza gite in bicicletta. Le date previste sono queste: 24 maggio in Valsugana, 28 giugno in Val Venosta , 26 luglio in Val Pusteria, 30 agosto in Cortina-Calalzo di Cadore, 27 settembre in Val di Fiemme. La partenza è in pullman mentre le bici verranno caricate sull’apposito carrello porta bici. Le destinazioni e le date sono passibili di variazioni, ogni gita sarà confermata con un minimo di 40 partecipanti. Per informazioni: Isidoro Bertagnoli 045 8700094

Forte Monte Tesoro, porte aperte e...... 1° Palio degli gnocchi!Domenica 7 giugno sarà possibile effettuare una visita guidata al meraviglioso forte di Monte Tesoro (1909- 1911). La proposta si inserisce nell’ambito delle “Giornate Nazionali dei Castelli”, promosse dall’Istituto Italiano dei Castelli in occasione delle celebrazioni per il centenario della Prima Guerra Mondiale. Lo scopo dell’iniziativa, che ha il patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo con le Soprintendenze Belle Arti e Paesaggio di Venezia-Belluno-Padova-Treviso e quella per le provincie di Verona-Rovigo-Vicenza, è promuovere la conoscenza e la tutela del patrimonio fortificato regionale.L’occasione unica di visitare un forte dalla fascinosa storia si impreziosisce con un ulteriore golosissimo appuntamento. Sempre il 7 giugno sarà infatti possibile degustare i tipici gnocchi di montagna, in occasione del “1° Palio dei Gnocchi”, una vera e propria competizione a suon di ricotta e farina. Gli sfidanti? Cinque cucine delle sagre più conosciute del nostro territorio, che si contenderanno l’ambito titolo di “Miglior piatto di Gnocchi di Montagna ”. La manifestazione è organizzata dall’Associazione Cultura e Dintorni in collaborazione con il Comune e la Pro Loco di Sant’Anna d’Alfaedo e l’Istituto Italiano dei Castelli. É possibile consultare il programma nel sito del Comune www.comune.santannadalfaedo.verona.it

S. ANNA D’ALFAEDO

a cura di Miryam Scandola

MONTORIO

Quando i numeri e le lettere s’incontrano nell’arteSi è tenuta mercoledì 6 maggio scorso, presso la Scuola dell’Infanzia Monte d’Oro di Montorio, “Una giornata con l’Artista: i numeri e le lettere nell’arte”. Una mattinata conclusiva di un lavoro iniziato a settembre e fortemente voluto dalle maestre della scuola; un progetto che ha coinvolto un centinaio di bambini di età compresa tra i 3 e i 5 anni. «Abbiamo intrapreso con i bimbi un percorso chiamato “matematica senza numeri” che comprendeva delle azioni semplici, ma allo stesso tempo, utili, come ad esempio contare i sassi in giardino, oppure prendere dei rametti da terra e unirli insieme per formare qualche numero. Tutto questo può essere chiamato matemati-ca, perchè è pur sempre logica e quantificazione», spiegano le maestre. Nella giornata d’incon-tro con Tobia Ravà, i piccoli artisti hanno potuto realizzare diverse opere partendo da delle basi comuni; i più piccoli hanno steso, usando le mani, la base azzurra e blu che faceva da sfondo a dei pesci (colorati e incollati dai bimbi di 4 anni). I più grandi, invece, hanno disegnato degli alberi su delle nuove tele; tutti questi lavori sono stati poi deliziati dalla mano di Ravà, che ha messo del suo con delle veloci e armoniose pennellate. Una domanda sorge spontanea. Come mai una scuola dell’infanzia pensa di invitare un artista le cui opere, al di là dell’estetica, sottendono difficili relazioni e valori numerici? Semplicemente perché la curiosità e il desiderio dei bambini spazia in ogni ambito del sapere senza confini. Essi si avvicinano con entusiasmo anche al mondo dei simboli che li circonda da sempre e li accompagnerà nella scuola futura. Bisogna chiarire che la scuola dell’infanzia è “la scuola del fare”: un fare che ha obiettivi, modalità e fini precisi.

a cura di Mattia Zuanni

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