Outdoor Life web-magazine - 01

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OUTDOOR LIFE WEB-MAGAZINE NATURA.AMBIENTE.ESCURSIONISMO.MOUNTAINBIKE

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Alle radici dell'escursionismo. Magazine di natura, ambiente, escursionismo, mountainbike.

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OUTDOORLIFE WEB-MAGAZINENATURA.AMBIENTE.ESCURSIONISMO.MOUNTAINBIKE

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MI AFFASCINA

LA POTENZA DELLA NATURA

il gesto sportivo,la tecnica dei materiali,la ricerca del limite...

...ma ancor di più, mi affascina l’ambiente

in cui questi si esprimono,

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EDITORIALENoi di Outdoor Life web-magazine siamo presuntuosi. Molto. Perché ci siamo imposti di percorrere sentieri poco battuti e recuperare lo spirito ancestrale dell'escursionismo. Per noi piedi e ruote sono solo strumenti per esplorare, scoprire, stupirci e gioire. Strumenti per riavvici-narci silenziosi e sostenibili alla natura e all'ambiente. Pertanto se cerchi imprese alpinisti-che, gare, report di gare di MTB, downhill o ancora peggio test di qualsiasi materiale tecnico o biciclet-ta, sei capitato sul magazine sbagliato. Perché qui si radunano e si incontrano solo persone normali e presuntuose che amano l’escursionismo vecchio stile.Ecco perché in questo primo numero abbiamo deciso di invecchiare tutte le foto.

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SOMMARIOSIAMO TUTTI ESPERTI DI METEOL’escursionista e le previsioni meteo: rapporto d’amore e odio!

IL GPS: UN NUOVO STRUMENTO SOCIAL!

CERCO CERVI IN VALSOLDASulle orme del cervo seguendo i bramiti d’amore

SAN PIETRO E LE CASOTEVicino nello spazio, lontano nel tempo

L’EFFETTO DOPANTE DEL CINGHIALEUn’esperienza da raccontare agli amici quando il simposio si spegne

IMPREVISTI IN MTBLa vignetta di Paolo Deandrea

I siti di tracce GPS, social network per le attività outdoor

BIANCO NATALEEcco come smaltire i bagordi della tavola e la sonnolenza post-prandiale

LA SEGNALETICA LUNGO I SENTIERIL’importanza di una segnaletica universalmente riconosciuta

A CHI SPETTA LA PRECEDENZA SUI SENTIERI?Piedi, zampe o ruote: chi per primo?

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SIAMO TUTTI ESPERTI DI METEO

Redazione

"Chissà che tempo farà il weekend prossimo..." Di solito cominciamo a chiedercelo il lunedì saltando da un sito di previsioni meteo all'altro. Ognuno ha il suo preferito, vuoi per la grafica, la semplicità d'utilizzo, vuoi perché sembra essere sempre il più positivo, quello che dà più spe-ranza, quello secondo il quale al massimo c'è una nuvoletta con una goccia.Spesso, quando il lunedì vediamo che per il weekend è previsto sole, siamo più disposti a credere che sarà effettivamente così, mentre quando è prevista pioggia pensiamo che la scienza della previsione meteo non sia una scienza esatta ma basata sulla statistica pertanto

suscettibile d'errore.C'è anche chi diventa, all'interno di un gruppo, l'esperto meteo, forse perché ha azzeccato due previsioni in passato o forse perché ha l'osso sacro che, rotto in gioventù, invia se-gnali dolorosi al cambio della pres-sione atmosferica.

Alla fine succede che, dopo aver guardato centinaia di siti di previsioni per tutta la settimana, la domenica mattina ti svegli, guardi fuori e se piove magari parti lo stesso oppure, se c'è un sole scintillante, torni a letto.

Si chiama umore. Disposizione dell'animo.

L’escursionista e le previsioni meteo: rapporto d’amore e odio!

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IL GPS: UN NUOVO STRUMENTO SOCIAL!

Lorenzo Bassi

Da piccolo uscivo dal cancello e andavo in stradina a giocare con i miei amici; costruivamo la capanna nel bosco là dove ora ci sono 3 villet-te uguali. Andavamo a rubare le pan-nocchie nel campo di margòn (mais) del Bepi (pace all'anima sua) là dove ora ci sono 3 villette uguali. In stradi-na facevamo le prime gare con le bici: mi ricordo che avevano appena posato i tubi della fognatura e l'asfal-to rimase con una lunga cicatrice di terra per mesi. Ecco, proprio lungo quella cicatrice, noi raccoglievamo la terra a mani nude a formare delle cu-nette, rincorsa e via... uno, due, tre salti finché la Graziella non si dissal-dava là dove c'era il cardine per pie-garla. Quante sberle da mio padre (per la bici), quante da mia madre (per i pantaloni rotti sulle ginocchia e non per le ginocchia rotte...), quante inutili ore mio zio passava a saldare. Allora, per noi che crescevamo guar-dando Sandokan e Orzowei, una ca-panna era molto "social" così come lo era, forse ancor di più, scappare dal Bepi che ci inseguiva col basto-ne. “Social” era vivere, da mattina a sera, con i nostri soci di giochi.

Oggi il significato di social, filtrato da anni di incredibili soluzioni tecnologi-che, è cambiato: non si socializza più in stradina ma sulla rete dove i social network sono padroni. Lo scambio di informazioni, idee e, perché no, insulti, divenuto sensibilmente più veloce ed immediato non avviene più in stradina ma... ma... chissà!Un sistema così costruito ci spinge inevitabilemente ad estremi assurdi come chattare con il collega che sta seduto di fronte a te, con tua moglie che si trova al piano di sotto, con il gatto che hai in braccio (se vi è capi-tata quest'ultima cosa siete ad uno stadio terminale).In questo narcotizzante sistema esiste un canale social che parados-salmente inverte la tendenza: quello dello scambio delle tracce GPS di percorsi per escursioni trekking e mountainbike. Infatti, scambiarsi tracce GPS e condividere informa-zioni ed esperienze escursionistiche, implica quasi certamente alzare il culo dalla sedia, spegnere il compu-ter e ritornare all'aria aperta per as-saporare il suono, il profumo e la pu-rezza della natura.

I siti di tracce GPS, social network per le attività outdoor

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CERCO CERVIIN VALSOLDA

Sulle orme del cervoseguendo i bramiti d’amore

il Monkotesti e fotografie

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Io cammino. Dicono che faccia molto bene al corpo e alla mente ma non lo faccio per questo, so già essere così. Io cammino lentamente e se è necessario, mi fermo: guardo, annuso, sfioro, ascol-to e assaggio. Lo faccio perché mi piace. Vedo un sentiero e lo percorro fino alla fine curioso. Cerco e mi sor-prendo. A volte mi spingo lontano al punto tale che mi maledico e voglio solo una cosa: tornare. I piedi pulsano nello scarpone e non vedo l'ora di massag-giarmeli, semimorti e maleodoranti. Sono orgoglioso dei miei scarponi fetenti che consumano l'aria dell'abita-colo dell'auto o della carrozza verso casa.Perché? Perché io cammino. È la natura di essere umano che lo impone, altrimenti sarei nato albero. Consumo i piedi. Anche quella volta in cui la mia Lorelei mi mandò a fare in culo, ci andai a piedi. Camminai fino ad arrivare lonta-no da lei a tal punto che volevo una sola cosa: tornare. Peccato solo che una volta tornato, lei non ci fosse veramente più. Da allora sono single, ciò nonostan-te, io ancora cammino.Perché? Perché mi piace sentire il silenzio del bosco sibilarmi nelle orec-chie e lo scricchiolare delle foglie secche del faggio. Amo fermarmi e tendere l'orecchio quando percepisco un rumore estraneo e sporgermi: l'ho visto, oggi l'ho visto il selvatico cervo che sparisce correndo. Con il suo immenso palco corre via maschio a riempire la notte di bramiti d'amore.Ah Lorelei... se almeno una volta fossi venuta con me!

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DASIO

ALPE SERTE

Partenza: Dasio (CO)Arrivo: Dasio (CO)Distanza totale: 12,2kmAltitudine massima: 1626 mAltitudine minima: 611mTotale salita: 1640 mTotale discesa: 1640 mDifficoltà: EE

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ALPE PESSINA

ALPE FIORINA

Visualizza il percorsosul tuo smartphone

1000

1500

2000

0 2 4 6 108 12km

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SAN PIETRO ELE CASOTE

Vicino nello spaziolontano nel tempo

Mara Fredianitesti e fotografie

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Così vicino nello spazio, così lontano nel tempo. A questo pensiamo mentre risaliamo la mulattiera che da Civate porta a San Pietro al monte.Appena là sotto scorre veloce e puzzolente il traffico che si infila nel tunnel del Monte Barro verso Lecco e la Valtellina, mentre qui, appena dentro il bosco, l’aria lentamente si pulisce e si percepisce la Storia. Il selciato della mulattiera incute rispetto al solo pensiero di quante

persone nel corso dei secoli siano passate di qui faticando un poco per giungere alla Basilica di San Pietro al monte e all’Oratorio di San Benedetto.La stupenda abbazia benedettina, adagiata su un terrazzo di tappeto erboso, domina il Lago di Annone e da qui la vista spazia dalle Grigne, al Resegone, al Monte Barro fin giù verso la pianura lontana. Probabil-mente da quattordici secoli, se è

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Così vicino nello spazio, così lontano nel tempo. A questo pensiamo mentre risaliamo la mulattiera che da Civate porta a San Pietro al monte.Appena là sotto scorre veloce e puzzolente il traffico che si infila nel tunnel del Monte Barro verso Lecco e la Valtellina, mentre qui, appena dentro il bosco, l’aria lentamente si pulisce e si percepisce la Storia. Il selciato della mulattiera incute rispetto al solo pensiero di quante

persone nel corso dei secoli siano passate di qui faticando un poco per giungere alla Basilica di San Pietro al monte e all’Oratorio di San Benedetto.La stupenda abbazia benedettina, adagiata su un terrazzo di tappeto erboso, domina il Lago di Annone e da qui la vista spazia dalle Grigne, al Resegone, al Monte Barro fin giù verso la pianura lontana. Probabil-mente da quattordici secoli, se è

vero che fu voluta da Desiderio, ultimo re dei Longobardi e intitolata all’Apostolo Pietro come era usanza del tempo.Ne avevo sentito spesso parlare ma, dopo essermela finalmente trovata davanti, devo dire mai con il neces-sario entusiasmo. Perché il comples-so architettonico, pur non essendo imponente, emana fascino tale per cui viene ritenuto uno degli edifici romanici più importanti della

Lombardia.La mia soddisfazione di aver colma-to una lacuna così profonda fa da contraltare al dispiacere di aver atteso così tanto per farlo.Ancora una volta, mi sento colpevole di aver trascurato l’esplorazione del mio giardino.

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LE CASOTELe "casote" erano edifici rurali che fungevano da ricoveri notturni duran-te la stagione della fienagione e che permettevano ai contadini di riposa-re in un luogo comodo e asciutto evitando così di scendere a valle tutte le sere. Erano inoltre utilizzati anche come ripostiglio per gli attrezzi agricoli. Sono tipiche dei gruppi montani che ruotano attorno

al Monte Cornizzolo dove se ne contano circa centoventi. Erano realizzate in pietra a secco utilizzan-do massi erratici trovati in loco oppure blocchi di calcare squadrati allo scopo; il tutto era coperto da una volta autoportante assemblata con maestria e ricoperta con zolle d'erba e terra per evitare infiltrazioni d'acqua.

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SAN PIETRO AL MONTE

Partenza: Civate (LC)Arrivo: Civate (LC)Distanza totale: 5,5 kmAltitudine massima: 759 mAltitudine minima: 250 mTotale salita: 608 mTotale discesa: 608 mDifficoltà: E

500

1000

0 1 2 3 5km4

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CIVATE

LOC. TRE CASOTTE

Visualizza il percorsosul tuo smartphone

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Redazione

LA SEGNALETICA LUNGO I SENTIERI

Su Outdoor Life web-magazine parleremo spesso di segnaletica sulla rete escursionistica. Infatti, premesso che preparare l’uscita a tavolino e portare con sè la cartina dei sentieri rimangono accortezze imprescindibili, una segnaletica verticale e orizzontale ben fatta può aiutare l’escursionista nei momenti di smarrimento.Nella maggior parte dei casi però, lungo i sentieri o non c’è assoluta-mente nulla, oppure si trova di tutto: frecce segnaletiche di ogni tipo, segni di vernice su sassi e piante dai colori più esotici, bolli di agronomi e forestali che indicano le piante da tagliare... Districarsi in una situazio-ne simile non è sempre facile, soprattutto per gli escursionisti meno esperti. Il problema della sovrabbondanza scriteriata di segnaletica che genera confusione invece che certezza non è di facile risoluzione: spesso la marcatura dei sentieri è opera volon-taria di persone che utilizzano verni-ce che in quel momento hanno a dispozione. Oppure gli enti locali tracciano volontariamente percorsi tematici con colori appositi perché ritenuti più riconoscibili. Si toccano

poi degli estremi ridicoli nelle zone di confine Stato-Stato dove due frecce segnaletiche di colori differenti, una di uno Stato, una dell’altro, poste sul medesimo palo, indicano le stesse mete ma con tempi di percorrenza diversi...Evidente è quindi la necessità di uniformare la segnaletica lungo la rete escursionistica non solo a livello nazionale ma anche a livello euro-peo (mondiale?) così come si è fatto con il codice della strada. In Italia da qualche anno si sta impo-nendo la segnaletica messa a punto dal Club Alpino Italiano che, con le sue sedi dislocate su tutto il territorio nazionale, riesce a sorpassare le barriere locali e imporre l’utilizzo di una segnaletica univoca.Tutto ciò è stato legittimato recente-mente dall’intesa CAI - FEDERPAR-CHI che prevede l’utilizzo della segnaletica CAI nei Parchi italiani. Un primo passo importante verso un regolamento universale al quale ci auguriamo si adegueranno tutti gli enti territoriali e associazioni che si occupano di sentieri. Perché l’escursionista, con il bianco e rosso del CAI, possa sentirsi sempre più sicuro!

L’importanza di una segnaletica universalmente riconosciuta

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A CHI SPETTA LA PRECEDENZA SUI SENTIERI?

Redazione

Piedi, zampe o ruote: chi per primo?

Spesso, lungo il sentiero, capita di incontrare altri escursionisti: a piedi, in bici o anche a cavallo. Chi ha la precedenza? Siccome non vi è nessun "codice sentieristico" pari al "codice della strada" a definire norme comporta-mentali universali, sta sempre al senso civico dei singoli escursionisti, di solito più sviluppato di quello degli automobilisti, trovare un accordo rapido e il più delle volte tacito. Noi di Outdoor Life web-magazine assumiamo una norma comporta-mentale molto semplice.La precedenza assoluta spetta all'escursionista a piedi perché i piedi sono stati il primo mezzo di locomo-zione. Pertanto bikers ed escursioni-sti a cavallo, di fronte ad un escursio-nista a piedi, dovranno fermarsi e lasciarlo passare.La seconda precedenza spetta all'escursionista a cavallo perché, dopo i piedi, il quadrupede erbivoro equino è stato il primo mezzo di loco-mozione esterno al corpo umano. Pertanto il biker, incontrato l'escur-sionista a cavallo, dovrà farsi da

parte e cedere strada (sentiero...); questo anche per evitare di spaven-tare con manovre improvvise e azzardate l'animale che se è prota-gonista del detto "matto come un cavallo" qualcosa di vero sotto ci sarà.Per ultimo passa il biker: perché la bici è un mezzo di locomozione giovanissimo rispetto agli altri due e lo è ancora di più come mezzo per la frequentazione di sentieri. Ricordia-mo qui infatti che, se i piedi hanno milioni di anni e il cavallo accompa-gna l'uomo da qualche migliaio, la bici frequenta i sentieri da solo 30 anni...Questo articolo, evidentemente un po’ ironico, va però inserito in un discorso molto più ampio e serio legato al mondo della rete escursio-nistica in generale che, soprattuto in Italia, risente di un vuoto legislativo e normativo piuttosto ampio. Tutto ciò a discapito della gestione dei sentieri che si basa su iniziative locali, il più delle volte su spinta volontaristica, non sempre adeguate.

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BIANCO NATALEEcco come smaltire i bagordidella tavola e la sonnolenza post-prandiale

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Lorenzo Bassitesti e fotografie

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Dunque, si comincia con gli antipasti: decresce veloce il panetto-ne gastronomico, strati burrosi ripie-ni di salmone, acciughe e altro che non si distingue. Girano inoltre sulla tavola anche vassoi di affettati, dal salame al prosciutto crudo, dalla coppa fino al culatello. E poi salse, salsine e salsette.Si passa poi al primo, ravioli di carne

immersi nel brodo di cappone, con una spruzzata di parmigiano. Doppia razione.Secondo di carne, roast beef, come da tradizione in casa mia; contorno di insalata (che nessuno tocca perché troppo sana). Doppia razio-ne.Si passa poi direttamente al dolce, noci in pasta di mandorle avvolte

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in un velo di zucchero caramellato; non resisto e me ne ingollo 8 forse 9 (anche perché con in giro mio nipote, adolescente in rapida crescita fisica e lenta cerebrale, il vassoio si svuota alla velocità della luce). E una fettina di strudel di mele della mamma non lo vuoi mangiare? Chiudo con il caffè.Sono circa le quattordici e trenta. Ho

due possibilità: agonizzare tutto il pomeriggio sul divano cullato dal calore del caminetto fino a sera, quando il mal di testa si impossesse-rà di me, oppure prendere la bici e andare a smaltire i bagordi della tavola e la sonnolenza post-prandiale pedalando e arrancando nella neve.Voi cosa avreste fatto?

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BRINZIO

CUNARDO

MASCIAGO

RANCIO VALCUVIABEDERO VALCUVIA

Partenza: Brinzio (VA)Arrivo: Brinzio (VA)Distanza totale: 20 kmAltitudine massima: 658 mAltitudine minima: 277 mTotale salita: 688 mTotale discesa: 688 m

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VALGANNA

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0 5 10 15 20km

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L’EFFETTO DOPANTEDEL CINGHIALE

Un’esperienza da raccontareagli amici quando il simposio

tende a spegnersi

Lorenzo Bassitesti e fotografie

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“Ma chi me l’ha fatto fare!?? Me ne stavo lì bello spaparanzato sotto l’ombrellone a guardarmi un po’ di bikini e relativo contenuto… sotto l’ombrellone, ad ascoltarmi l'ultimo dei The Mess Hall… e invece… 'sta salita non finisce più… e poi in 'sta vegeta-zione così folta e bassa non circola un filo d’aria… ma quando finisce 'sta salita?”Così pensava il Biker K verso le 7 di sera dopo aver percorso circa 40km nell’entroterra maremmano. Era parti-to in piena afa alle 2 del pomeriggio da Punta Ala, direzione Scarlino, scol-linamento e salita per Tirli. Da qui salita fino alle antenne e poi giù in pic-chiata su Castiglione della Pescaia. E poi il rientro: dalle Rocchette un’ultima salitella e poi giù di nuovo su Punta Ala. Ecco, il Biker K era proprio su quest’ultima salitella che si stava maledicendo. "Ho finito anche l’acqua porcocazzo… no, adesso scendo e spingo, non ce la faccio più… ma chi me l’ha fatto fare? Adesso dopo quel tornante, scendo e spingo… 'sta tagliafuoco maledetta, “cessa” la chia-mano qui… dopo quel tornante cesso io…”Così delirava il Biker K dopo quasi 5 ore di pedale sterrato e natiche piatte.Fu proprio nel momento in cui svoltò il tornante, esattamente nel momento in cui allentò la presa su manubrio e pedali per scendere dalla bici, fu pro-prio in quei due secondi lì che si bloccò con un piede per terra e una gamba per aria nell’atto di smontare dalla sella. Improvviso comparve un rumore di foglie secche sempre più

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intenso ed incisivo finchè esplose in un ferale, cavernicolo e mostruoso rutto senza fine. Il mostro iniziò a correre verso il Biker K accelerando con il solo ed unico obiettivo di centrare, abbatte-re e demolire.Il Biker K terrorizzato montò in sella alla velocità della luce urlando a più non posso: “NOOOOOOOO, TI PREGO NOOOO-OOOO!!!!!! BUONOOOO, STAI BUO-OOOOOOOOOOOONOOOOOOO!!!” Pedalò fortissimo dando fondo ad energie sconosciute aggrappandosi e stritolando il manubrio; davanti a sé scorreva il powerpoint della sua vita, dietro di sé correva invece il re della macchia mediterranea, il più grosso, il più sadico e forse anche il più incazza-to.

Il Biker K si mangiò quell’ultima salita come fosse una discesa.

Il Biker K, quel pomeriggio, scoprì l’effetto dopante del cinghiale.

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PUNTA ALA

0 10 20 30 40 50km

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750

Partenza: Punta Ala (GR)Arrivo: Punta Ala (GR)Distanza totale: 55kmAltitudine massima: 587 mAltitudine minima: 0 mTotale salita: 1575 mTotale discesa: 1541 m

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PIAN D’ALMA

TIRLI

ROCCHETTECASTIGLIONE DELLA PESCAIA

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Paolo Deandrea

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OUTDOOR LIFE WEB-MAGAZINEa cura di Naturtecnica

Idee e soluzioni per la valorizzazione del territoriovia Brunico 11 - 20126

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