Outdoor Life web-magazine - 07

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OUTDOOR LIFE WEB-MAGAZINE NATURA.AMBIENTE.ESCURSIONISMO.MOUNTAINBIKE

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Alle radici dell'escursionismo. Magazine di natura, ambiente, escursionismo, mountainbike.

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OUTDOORLIFE WEB-MAGAZINENATURA.AMBIENTE.ESCURSIONISMO.MOUNTAINBIKE

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MI FERMO

PER GUARDARE IL PANORAMA

per guardare il panorama,la migliore scusa per rifiatare.

Anzi. Mi fermo per rifiatare,

la migliore scusa

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EDITORIALEL’insoddisfazione.Sentimento di profondo disagio che guida al confronto continuo con sè stessi. Prima di tutto.Davanti al bivio bisogna avere corag-gio e scegliere, consapevoli che ogni scelta sarà una rinuncia.Si tratta solo di scelte.Accettare che ciò che si è costruito fino ad ora non sia la soluzione miglio-re ma la più facile.E allora c’è chi sceglie.Al posto in banca si può rinunciare per vivere tra gli alberi sollevati dalle pro-prie ali verdi.Moderno Barone Rampante.Perché per alcuni la vita fuori dalla porta (outdoor life) vale più di ogni cosa.E la sceglie rinunciando.Noi di Outdoor Life Web Magazine non possiamo che raccontare.

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SOMMARIOLE DOMENICHE A PIEDI PER CHI I PIEDI NON HAL’astinenza da auto crea disagi psicofisici cronici

RICEVITORE GPS vs SMARTPHONE

BASILICATA DA SCOPRIRELe Cascate di San Fele

HO LE ALI VERDIIo, moderno Barone Rampante

Quale strumento per le attività outdoor?

TALEGGIO E RUOTE GRASSENella valle dei formaggi

LA TRAPPOLA DELLA VALLE DEI RATTIA piedi o in MTB, come preferite

IMPREVISTI IN MTBLa vignetta di Paolo Deandrea

DONNE DI NATURAValeria Ciglia - Imprenditrice agricola

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testo de Il Monko

LE DOMENICHE A PIEDI PER CHI I PIEDI NON HAL’ASTINENZA DA AUTO CREA DISAGI PSICOFISICI CRONICI

Una domenica a piedi.In una Grande Città.Ore 14.00 (4 ore prima del ritorno

alla normalità) l'automobilista in gabbia comincia a mostrare segni di insofferenza: la respirazione si fa affannosa, sudori freddi.

Ore 15.00 (3 ore prima del ritorno alla normalità) l'automobilista non riesce più a stare seduto sul divano: ha fuso il telecomando in uno zapping selvaggio tanto più che il Campionato di Calcio è finito da un pezzo e in TV non c'è niente.

Ore 16.00 (2 ore prima del ritorno alla normalità) l'automobilista, dopo aver camminato nervosamente avanti e indietro per tutta la casa, viene assalito dal panico: tachicardia, senso di nausea, sudori freddi, voglia di scappare.

Ore 17.00 (1 ora prima del ritorno alla normalità) il limite è ormai raggiunto: indossa il giubotto, si lega il marsupio in vita (o si tracolla il borsello) e si mette davanti alla porta come un cane che deve uscire per pisciare e cagare.

Ore 17.30 comincia a piangere,

apre la porta e corre giù per le scale abbattendo moglie e figli a suon di sberle e pugni.

Arriva alla macchina, apre la portiera e si tuffa dentro: solo l'odore familiare di cruscotto, sedili e arbremagique al lampone gli restituiscono serenità.

Ma è una serenità effimera.Ore 17.50 di nuovo lo stato di

panico si impossessa di lui: accende il motore e inspira godurioso quel soave profumo di diesel.

Ore 17.58 inserisce la prima, lascia la frizione e parte: in un istante si ritrova fermo in coda. Comincia a bestemmiare, litigare, elargisce dita medie con la stessa intensità con cui il Papa benedice i fedeli a San Pietro.

Si accanisce sul clascson, urla ai ciclisti (che non hanno avuto l'accortezza di tornare a casa prima delle 18.00) "Ti piace la bici, testa di cazzo? Allora stai a casa a guardare il Giro d'Italia!"

Ora è felice. Molto.Anche se non sa dove andare.Ma poco importa.

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TECNOLOGIA

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TECNOLOGIA

RICEVITORE GPS vs SMARTPHONE

La redazione

QUALE STRUMENTO PER LE ATTIVITÀ OUTDOOR?

Spesso, durante i corsi per l’utilizzo dei ricevitori GPS ad uso professiona-le ed escursionistico che come Natur-tecnica teniamo, ci viene rivolta la se-guente domanda:

“Ma io ho un telefonino con il GPS, posso usarlo per le mie escursioni?”

La risposta è: “Sì, puoi usarlo...”Come, ad esempio, puoi usare le

ciabatte infradito per andare sui sen-tieri oppure una bici da corsa per fare downhill.

Sì può. Con la consapevolezza che però lo smartphone non è uno stru-mento “dedicato” come invece un ricevitore GPS è. Di conseguenza porrà all’utilizzatore delle problemati-che di difficile soluzione.

Vediamole.La delicatezza. Uno smartphone,

dal più economico al più costoso, è uno strumento molto delicato: colpi, fango, acqua, vibrazioni ne mettono a dura prova la tenuta.

Sono pensati per essere utilizzati in situazioni quotidiane e non per affron-tare le difficoltà di un sentiero e le av-versità del meteo.

La durata della batteria. La batte-ria degli smartphone è il punto dolen-te di questi strumenti (e chi ne possie-

de uno lo sa bene). Attivando il GPS la durata della batteria si riduce ad un paio d’ore sufficienti ad affrontare un’escursione a piedi o MTB molto breve.

Il rischio è quello di rimanere senza GPS e senza telefono, strumento che in alcune circostanze può essere ne-cessario per chiedere aiuto o per co-municare a casa il proprio rientro ( “butta la pasta che arrivo”).

La cartografia. Nella maggior parte dei casi, le applicacazioni GPS escur-sionistiche per smartphone si appog-giano a cartografie on-line come Goo-gleMaps. Nel momento in cui non ci sarà più copertura di rete 3G, non sarà più possibile sovrappore la pro-pria posizione su una mappa.

E poiché conoscere le coordinate della propria posizione ha senso solo in relazione all’ambiente cir-costante, perdere il riferimento della mappa, vuol dire perdersi.

Per concludere: lo smartphone è uno strumento ideale per accedere a internet, conoscere e preparare un’escursione a piedi o in MTB.

Durante l’escursione invece, un ricevitore GPS dedicato è preferibile.

Ancora meglio se accompagnato dalla cartina dei sentieri del luogo!

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BASILICATA DA SCOPRIRECascate di San Fele

testi Associazione U uattënniérë fotografie Giacomo D’Elia

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BASILICATA DA SCOPRIRECascate di San Fele

testi Associazione U uattënniérë fotografie Giacomo D’Elia

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Ci sono luoghi la cui esistenza nemme-no s’immagina, così apparentemente lon-tani, nello spazio e nel tempo.

Rimangono sospesi nel limbo dell’anonimato quasi a sentirsi inutili.

Eppure, poiché la bellezza della Natura è universale, improvvisamente esplodo-no, si manifestano ed occupano giusta-mente spazio e tempo nella nostra curio-sità.

Suscitando interesse e stupore.Così, quando l’Associazione “U uat-

tënniérë” ha contattato la nostra redazione per chiederci se fossimo interessati a far co-noscere le Cascate di San Fele, ci è ba-stato vedere qualche splendida foto di Giacomo D’Elia per dire: “Sì, lo siamo...”.

Lo siamo molto. Lo siamo perché lo spirito di Outdoor

Life Web Magazine è proprio quello di portare alla luce la bellezza della Natura là dove in pochi la cercano.

Ovviamente senza presunzione.Ma quel che noi percepiamo è che

l’omologazione, che investe quotidiana-mente ogni settore della nostra vita, sta inaridendo sempre più l’interesse per luoghi distanti dai soliti circuiti turistici.

Luoghi che così tendono ingiustamente a finire sempre più ai margini.

Ed è proprio da quei margini che noi vi invitiamo a guardare queste bellissime foto e a leggere la storia delle Cascate di San Fele.

Perché anche voi, come noi e con noi, possiate rimanere piacevolmente sorpresi da questo luogo magico di una terra lontana e da scoprire.

La Basilicata.

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Ci sono luoghi la cui esistenza nemme-no s’immagina, così apparentemente lon-tani, nello spazio e nel tempo.

Rimangono sospesi nel limbo dell’anonimato quasi a sentirsi inutili.

Eppure, poiché la bellezza della Natura è universale, improvvisamente esplodo-no, si manifestano ed occupano giusta-mente spazio e tempo nella nostra curio-sità.

Suscitando interesse e stupore.Così, quando l’Associazione “U uat-

tënniérë” ha contattato la nostra redazione per chiederci se fossimo interessati a far co-noscere le Cascate di San Fele, ci è ba-stato vedere qualche splendida foto di Giacomo D’Elia per dire: “Sì, lo siamo...”.

Lo siamo molto. Lo siamo perché lo spirito di Outdoor

Life Web Magazine è proprio quello di portare alla luce la bellezza della Natura là dove in pochi la cercano.

Ovviamente senza presunzione.Ma quel che noi percepiamo è che

l’omologazione, che investe quotidiana-mente ogni settore della nostra vita, sta inaridendo sempre più l’interesse per luoghi distanti dai soliti circuiti turistici.

Luoghi che così tendono ingiustamente a finire sempre più ai margini.

Ed è proprio da quei margini che noi vi invitiamo a guardare queste bellissime foto e a leggere la storia delle Cascate di San Fele.

Perché anche voi, come noi e con noi, possiate rimanere piacevolmente sorpresi da questo luogo magico di una terra lontana e da scoprire.

La Basilicata.

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Il Torrente Bradano sgorga dall’Appennino Lucano, in Località Matise di San Fele , provincia di Poten-za ( Basilicata ), per confluire nella fiuma-ra di Atella e poi nel fiume Ofanto. Attraversando il territorio del comune di San Fele, il torrente è costretto ad effet-tuare dei particolari salti di quota che danno origine alle naturali e suggestive Cascate di San Fele. Le cascate prendono il nome “U uat-tënniérë”, la trasposizione dialettale di “gualchiera”: macchina utilizzata in antichi

opifici costruiti a ridosso delle cascate . Sfruttando la forza motrice dell’acqua, una grande ruota azionata trasmetteva il movimento ad un cilindro orizzontale nel quale erano inseriti verticalmente, le aste dei folloni. Questi terminavano con pe-santi magli (o folloni) che,entrando e uscendo da una vasca (dove sul fondo venivano posti i tessuti ), servivano a gualcare la lana. Le proprietà feltranti del panno venivano così rese più compatte e meno ruvide. La Gualchiera di San Fele è rimasta in

uso fino agli anni 40 del secolo scorso. La potenza dell’acqua veniva impiegata anche per il funzionamento di antichi molini, i cui resti ( così come quelli della Gualchiera ), testimoniano l’ingegno e la dedizione al lavoro dei Sanfelesi. Grazie all’impegno e al lavoro dei volon-tari dell’Associazione “U uattënniérë”, costituita per valorizzare e promuovere il territorio di San Fele, oggi possiamo am-mirare alcune delle cascate “ U uattën-niérë”, riportate alla vista ed al loro antico ed affascinante splendore.

L’Associazione continua il proprio impe-gno nel ripristino di ulteriori aree e sentieri attraversate dal torrente. I percorsi naturalistici saranno tutti stu-diati per apprezzare la straordinaria unici-tà e bellezza del paesaggio che appartie-ne alle Cascate di San Fele.

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Il Torrente Bradano sgorga dall’Appennino Lucano, in Località Matise di San Fele , provincia di Poten-za ( Basilicata ), per confluire nella fiuma-ra di Atella e poi nel fiume Ofanto. Attraversando il territorio del comune di San Fele, il torrente è costretto ad effet-tuare dei particolari salti di quota che danno origine alle naturali e suggestive Cascate di San Fele. Le cascate prendono il nome “U uat-tënniérë”, la trasposizione dialettale di “gualchiera”: macchina utilizzata in antichi

opifici costruiti a ridosso delle cascate . Sfruttando la forza motrice dell’acqua, una grande ruota azionata trasmetteva il movimento ad un cilindro orizzontale nel quale erano inseriti verticalmente, le aste dei folloni. Questi terminavano con pe-santi magli (o folloni) che,entrando e uscendo da una vasca (dove sul fondo venivano posti i tessuti ), servivano a gualcare la lana. Le proprietà feltranti del panno venivano così rese più compatte e meno ruvide. La Gualchiera di San Fele è rimasta in

uso fino agli anni 40 del secolo scorso. La potenza dell’acqua veniva impiegata anche per il funzionamento di antichi molini, i cui resti ( così come quelli della Gualchiera ), testimoniano l’ingegno e la dedizione al lavoro dei Sanfelesi. Grazie all’impegno e al lavoro dei volon-tari dell’Associazione “U uattënniérë”, costituita per valorizzare e promuovere il territorio di San Fele, oggi possiamo am-mirare alcune delle cascate “ U uattën-niérë”, riportate alla vista ed al loro antico ed affascinante splendore.

L’Associazione continua il proprio impe-gno nel ripristino di ulteriori aree e sentieri attraversate dal torrente. I percorsi naturalistici saranno tutti stu-diati per apprezzare la straordinaria unici-tà e bellezza del paesaggio che appartie-ne alle Cascate di San Fele.

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SAN FELE

Partenza: San Fele (PZ)Arrivo: San Fele (PZ)Distanza totale: 2,2 kmAltitudine massima: 850 mAltitudine minima: 769 mTotale salita: 113 mDifficoltà: T

google earthvedi mappascarica GPX

0750

1 2,2km

800

850

Torrente Bradano

0,5 1,5

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SAN FELE

Partenza: San Fele (PZ)Arrivo: San Fele (PZ)Distanza totale: 2,2 kmAltitudine massima: 850 mAltitudine minima: 769 mTotale salita: 113 mDifficoltà: T

google earthvedi mappascarica GPX

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1 2,2km

800

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Torrente Bradano

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24 fotografie Davide Grimolditesto Francesco Petronzi

HO LE ALI VERDIIo, moderno Barone Rampante

NATURA E AMBIENTE

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24 fotografie Davide Grimolditesto Francesco Petronzi

HO LE ALI VERDIIo, moderno Barone Rampante

NATURA E AMBIENTE

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Ma bastò una settimana in banca per dire: "No Francesco … questo lavoro non fa per te …"

Non mi bastava, avevo voglia di fare di più e di sfruttare quello che avevo imparato all’università.

Alla mia ‘occasione’ arrivai navigando su Internet: per essere precisi sulla pagina di presentazione di un corso di "Tree-Climbing".

Dopo pochi giorni che frequentavo, capii che quello sarebbe diventato il mio lavoro.

Imbrago, corda, moschettoni, segaccio, motosega e partii!

Le fatiche del lavoro e i timori di fallire fecero presto spazio all’entusiasmo.

Entusiasmo di avere trovato la mia verità.Fondai in breve una piccola società, "Ali

Verdi" e cominciai a far conoscere la mia attività consegnando volantini porta a porta spostandomi rigorosamente ed ecologicamente in bicicletta, (Facebook e Internet non erano ancora così utilizzati).

Incontrai tante persone del settore, mi confrontai con giardinieri e convinsi proprietari di case e amministratori di condominio.

Arrivarono così i primi incarichi. Il lavoro cominciò ad aumentare e, potatura

dopo potatura, mi resi conto che il corso di tree-climbing era stato solo l’inizio del mio percorso formativo.

Sentii il bisogno di incrementare la mia professionalità allargando il campo delle mia conoscenze.

Seguirono quindi altri corsi: arboricoltura ornamentale, potatura, indagine visiva degli alberi con il VTA, abbattimento.

E anche oggi, dopo anni di attività, sento che ho ancora molto da imparare e la necessità di tenermi costantemente aggiornato.

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Ma bastò una settimana in banca per dire: "No Francesco … questo lavoro non fa per te …"

Non mi bastava, avevo voglia di fare di più e di sfruttare quello che avevo imparato all’università.

Alla mia ‘occasione’ arrivai navigando su Internet: per essere precisi sulla pagina di presentazione di un corso di "Tree-Climbing".

Dopo pochi giorni che frequentavo, capii che quello sarebbe diventato il mio lavoro.

Imbrago, corda, moschettoni, segaccio, motosega e partii!

Le fatiche del lavoro e i timori di fallire fecero presto spazio all’entusiasmo.

Entusiasmo di avere trovato la mia verità.Fondai in breve una piccola società, "Ali

Verdi" e cominciai a far conoscere la mia attività consegnando volantini porta a porta spostandomi rigorosamente ed ecologicamente in bicicletta, (Facebook e Internet non erano ancora così utilizzati).

Incontrai tante persone del settore, mi confrontai con giardinieri e convinsi proprietari di case e amministratori di condominio.

Arrivarono così i primi incarichi. Il lavoro cominciò ad aumentare e, potatura

dopo potatura, mi resi conto che il corso di tree-climbing era stato solo l’inizio del mio percorso formativo.

Sentii il bisogno di incrementare la mia professionalità allargando il campo delle mia conoscenze.

Seguirono quindi altri corsi: arboricoltura ornamentale, potatura, indagine visiva degli alberi con il VTA, abbattimento.

E anche oggi, dopo anni di attività, sento che ho ancora molto da imparare e la necessità di tenermi costantemente aggiornato.

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Man mano che passano gli anni ca-pisco che la disciplina del tree-climbing è solo una fase di un lavoro molto più complesso, che è quello dell'arboricoltore, colui il quale si prende cura delle piante, dalla loro nascita alla loro (purtroppo) morte.

Mi sento una specie di mediatore tra gli alberi e il loro l'ambiente (che è spesso un contesto cittadino); una sorta di ‘chirurgo’ che si trova a dover

fare sovente delle scelte apparente-mente radicali, operando con il segac-cio e la motosega, ma sempre per il bene di queste fantastiche creature verdi.

Il tree-climbing ha lati meravigliosi e lati difficili: è un’attività che ti permette di stare all'aria aperta e a contatto molto stretto con la Natura, ma è anche duro e impegnativo.

Richiede un fisico forte e allenato, perché è una pratica che logora e

stanca. E nasconde anche molti pericoli:

ogni giorno maneggi attrezzi affilati come segacci e motoseghe, sfiori e giochi con rami e tronchi che pesano quintali, e sei costantemente appeso ad una corda!

Ma nonostante tutto ciò, quando i miei piedi toccano terra e sono sporco di resina e segatura, osservo con orgoglio il lavoro che ho fatto.

E, carico di adrenalina, mi scopro

a guardare con rispetto e ammira-zione l'albero che mi ha appena co-stretto ad una dura ma fantastica giornata di lavoro.

Perché, se oggi sono un moderno Barone Rampante, lo devo solo a lui.

Francesco PetronziAli Verdi - Pray (Biella)

www.aliverdi.it

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Man mano che passano gli anni ca-pisco che la disciplina del tree-climbing è solo una fase di un lavoro molto più complesso, che è quello dell'arboricoltore, colui il quale si prende cura delle piante, dalla loro nascita alla loro (purtroppo) morte.

Mi sento una specie di mediatore tra gli alberi e il loro l'ambiente (che è spesso un contesto cittadino); una sorta di ‘chirurgo’ che si trova a dover

fare sovente delle scelte apparente-mente radicali, operando con il segac-cio e la motosega, ma sempre per il bene di queste fantastiche creature verdi.

Il tree-climbing ha lati meravigliosi e lati difficili: è un’attività che ti permette di stare all'aria aperta e a contatto molto stretto con la Natura, ma è anche duro e impegnativo.

Richiede un fisico forte e allenato, perché è una pratica che logora e

stanca. E nasconde anche molti pericoli:

ogni giorno maneggi attrezzi affilati come segacci e motoseghe, sfiori e giochi con rami e tronchi che pesano quintali, e sei costantemente appeso ad una corda!

Ma nonostante tutto ciò, quando i miei piedi toccano terra e sono sporco di resina e segatura, osservo con orgoglio il lavoro che ho fatto.

E, carico di adrenalina, mi scopro

a guardare con rispetto e ammira-zione l'albero che mi ha appena co-stretto ad una dura ma fantastica giornata di lavoro.

Perché, se oggi sono un moderno Barone Rampante, lo devo solo a lui.

Francesco PetronziAli Verdi - Pray (Biella)

www.aliverdi.it

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Ma bastò una settimana in banca per dire: "No Francesco … questo lavoro non fa per te …"

Non mi bastava, avevo voglia di fare di più e di sfruttare quello che avevo imparato all’università.

Alla mia ‘occasione’ arrivai navigando su Internet: per essere precisi sulla pagina di presentazione di un corso di "Tree-Climbing".

Dopo pochi giorni che frequentavo, capii che quello sarebbe diventato il mio lavoro.

Imbrago, corda, moschettoni, segaccio, motosega e partii!

Le fatiche del lavoro e i timori di fallire fecero presto spazio all’entusiasmo.

Entusiasmo di avere trovato la mia verità.Fondai in breve una piccola società, "Ali

Verdi" e cominciai a far conoscere la mia attività consegnando volantini porta a porta spostandomi rigorosamente ed ecologicamente in bicicletta, (Facebook e Internet non erano ancora così utilizzati).

Incontrai tante persone del settore, mi confrontai con giardinieri e convinsi proprietari di case e amministratori di condominio.

Arrivarono così i primi incarichi. Il lavoro cominciò ad aumentare e, potatura

dopo potatura, mi resi conto che il corso di tree-climbing era stato solo l’inizio del mio percorso formativo.

Sentii il bisogno di incrementare la mia professionalità allargando il campo delle mia conoscenze.

Seguirono quindi altri corsi: arboricoltura ornamentale, potatura, indagine visiva degli alberi con il VTA, abbattimento.

E anche oggi, dopo anni di attività, sento che ho ancora molto da imparare e la necessità di tenermi costantemente aggiornato.

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Ma bastò una settimana in banca per dire: "No Francesco … questo lavoro non fa per te …"

Non mi bastava, avevo voglia di fare di più e di sfruttare quello che avevo imparato all’università.

Alla mia ‘occasione’ arrivai navigando su Internet: per essere precisi sulla pagina di presentazione di un corso di "Tree-Climbing".

Dopo pochi giorni che frequentavo, capii che quello sarebbe diventato il mio lavoro.

Imbrago, corda, moschettoni, segaccio, motosega e partii!

Le fatiche del lavoro e i timori di fallire fecero presto spazio all’entusiasmo.

Entusiasmo di avere trovato la mia verità.Fondai in breve una piccola società, "Ali

Verdi" e cominciai a far conoscere la mia attività consegnando volantini porta a porta spostandomi rigorosamente ed ecologicamente in bicicletta, (Facebook e Internet non erano ancora così utilizzati).

Incontrai tante persone del settore, mi confrontai con giardinieri e convinsi proprietari di case e amministratori di condominio.

Arrivarono così i primi incarichi. Il lavoro cominciò ad aumentare e, potatura

dopo potatura, mi resi conto che il corso di tree-climbing era stato solo l’inizio del mio percorso formativo.

Sentii il bisogno di incrementare la mia professionalità allargando il campo delle mia conoscenze.

Seguirono quindi altri corsi: arboricoltura ornamentale, potatura, indagine visiva degli alberi con il VTA, abbattimento.

E anche oggi, dopo anni di attività, sento che ho ancora molto da imparare e la necessità di tenermi costantemente aggiornato.

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SI LAVORA CON PASSIONE

LA NATURA È MAESTRA

seguendo il lento ritmo delle stagioni, non è con l'orologio che si scandisce il tempo

ma con la luce ed i colori che riempiono l'aria...Questo è il segreto:

Valeria Ciglia Azienda Agricola “Il Mulino”

Azzio (VA)

Donna di Natura

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SI LAVORA CON PASSIONE

LA NATURA È MAESTRA

seguendo il lento ritmo delle stagioni, non è con l'orologio che si scandisce il tempo

ma con la luce ed i colori che riempiono l'aria...Questo è il segreto:

Valeria Ciglia Azienda Agricola “Il Mulino”

Azzio (VA)

Donna di Natura PAZZI PER LA MOUNTAINBIKE?LEGGI OUTDOOR LIFE WEBMAGAZINE

Non è corretto prendersi giuoco del prossimo quando questo è in palese difficoltà.

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38 Lorenzo Bassitesti e fotografie

TALEGGIO E RUOTE GRASSENella valle dei formaggi

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38 Lorenzo Bassitesti e fotografie

TALEGGIO E RUOTE GRASSENella valle dei formaggi

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Solo a condurre la mia utilitaria a Taleggio, Località Sottochiese, è un’emozione.

La strada che sale dalla Val Brembana infatti si snoda sottile e soffocata sul fondo di un canyon le cui pareti verticali si tuffano nel torrente che lentamente, da migliaia di anni, le scava.

Affascinato dalle capacità ingegneristiche di colui il quale (a me sconosciuto) progettò e realizzò tale strada, comincio a sperare che non arrivi nessuna auto dalla parte opposta.

Vengo soddisfatto: non incontro nessuna auto infatti... solo un camion.

Mille manovre ma passo.Arrivo a Taleggio, nella terra del

formaggio, e, visto che il formaggio fa ingrassare, vengo qui a calpestare i sentieri di questa verdissima valle con le ruote grasse della mia MTB.

Grasso contro grasse.Si parte e subito, manco a dirlo, è salita.La meta è lassù, lontana più di 1000 metri

di dislivello, sulle morbide vette erbose dei Piani di Artavaggio.

E spingo.Le ruote grasse rumoreggiano dapprima

sull’asfalto e poi sulla strada bianca che porta ai pascoli e ai rifugi.

E salendo inizia lo spettacolo.Uscito dal bosco infatti, si aprono i verdi

prati che definiscono la Val Taleggio e la confinano con la Valsassina: alpeggi, bolle di abbeverata e animali al pascolo diventano il paesaggio che mi accompagnerà fino ai Piani di Artavaggio.

Non posso che fermarmi spesso a rifiatare (alcuni tratti del sentiero che percorro, pur essendo cementati, mi impongono di scendere e spingere...) occasioni durante le

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Solo a condurre la mia utilitaria a Taleggio, Località Sottochiese, è un’emozione.

La strada che sale dalla Val Brembana infatti si snoda sottile e soffocata sul fondo di un canyon le cui pareti verticali si tuffano nel torrente che lentamente, da migliaia di anni, le scava.

Affascinato dalle capacità ingegneristiche di colui il quale (a me sconosciuto) progettò e realizzò tale strada, comincio a sperare che non arrivi nessuna auto dalla parte opposta.

Vengo soddisfatto: non incontro nessuna auto infatti... solo un camion.

Mille manovre ma passo.Arrivo a Taleggio, nella terra del

formaggio, e, visto che il formaggio fa ingrassare, vengo qui a calpestare i sentieri di questa verdissima valle con le ruote grasse della mia MTB.

Grasso contro grasse.Si parte e subito, manco a dirlo, è salita.La meta è lassù, lontana più di 1000 metri

di dislivello, sulle morbide vette erbose dei Piani di Artavaggio.

E spingo.Le ruote grasse rumoreggiano dapprima

sull’asfalto e poi sulla strada bianca che porta ai pascoli e ai rifugi.

E salendo inizia lo spettacolo.Uscito dal bosco infatti, si aprono i verdi

prati che definiscono la Val Taleggio e la confinano con la Valsassina: alpeggi, bolle di abbeverata e animali al pascolo diventano il paesaggio che mi accompagnerà fino ai Piani di Artavaggio.

Non posso che fermarmi spesso a rifiatare (alcuni tratti del sentiero che percorro, pur essendo cementati, mi impongono di scendere e spingere...) occasioni durante le

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quali mi godo dei panorami magnifici.Il cielo è ricco di nuvole gonfie e bianche

che contribuiscono a dare profondità alla vista.

E laggiù si riconosce la forma unica del Resegone “dai molti suoi cocuzzoli in fila, che in vero lo fanno somigliare a una sega”.

Avvicinandomi ormai ai Piani di Artvaggio incontro con sorpresa un cippo di confine tra Stato di Milano e Repubblica di Venezia sul quale mi pare di scorgere la data “1760”.

Epoca austriaca.Ne incontrerò più avanti un altro: il

sentiero che ho appena calpestato con le mie ruote grasse esiste infatti da centinaia di anni e fungeva da confine tra i due Stati.

Natura, Storia e Ruote Grasse...Quando questi tre ingredienti si

uniscono, il risultato è ottimo e il morale anche.

Manca solo una cosa...“... guardi, signora, mi dia il più puzzolente

che ha”“Questo va bene? Bello stagionato...”“Puzza?”“Ma... in che senso?”“Deve sapere che nella mia scala di valori

da roditore-formaggio-dipendente più un formaggio puzza, più è buono!”

“Ah, ho capito che tipo è lei... Allora sa che le dico? Le do un pezzo anche di questo che è di malga, stagionato 7 mesi, vedrà...”

“Ah sì? E come si chiama?”“Non ha nome, ma posso assicurarle che

puzza molto.”“Allora lo prendo”.La signora aveva ragione.L’abitacolo della mia utilitaria ancora

ringrazia.

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quali mi godo dei panorami magnifici.Il cielo è ricco di nuvole gonfie e bianche

che contribuiscono a dare profondità alla vista.

E laggiù si riconosce la forma unica del Resegone “dai molti suoi cocuzzoli in fila, che in vero lo fanno somigliare a una sega”.

Avvicinandomi ormai ai Piani di Artvaggio incontro con sorpresa un cippo di confine tra Stato di Milano e Repubblica di Venezia sul quale mi pare di scorgere la data “1760”.

Epoca austriaca.Ne incontrerò più avanti un altro: il

sentiero che ho appena calpestato con le mie ruote grasse esiste infatti da centinaia di anni e fungeva da confine tra i due Stati.

Natura, Storia e Ruote Grasse...Quando questi tre ingredienti si

uniscono, il risultato è ottimo e il morale anche.

Manca solo una cosa...“... guardi, signora, mi dia il più puzzolente

che ha”“Questo va bene? Bello stagionato...”“Puzza?”“Ma... in che senso?”“Deve sapere che nella mia scala di valori

da roditore-formaggio-dipendente più un formaggio puzza, più è buono!”

“Ah, ho capito che tipo è lei... Allora sa che le dico? Le do un pezzo anche di questo che è di malga, stagionato 7 mesi, vedrà...”

“Ah sì? E come si chiama?”“Non ha nome, ma posso assicurarle che

puzza molto.”“Allora lo prendo”.La signora aveva ragione.L’abitacolo della mia utilitaria ancora

ringrazia.

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TALEGGIO

Partenza: Taleggio Loc. Sottochiese (BG)Arrivo: Taleggio Loc. Sottochiese (BG)Distanza totale: 27,3 kmAltitudine massima: 1740 mAltitudine minima: 738 mTotale salita: 1139 mTotale discesa: 1139 mSenso: antiorario

0 5

9001100

1500

15 20 27,3 kmgoogle earthvedi mappascarica GPX

PIANI DI ARTAVAGGIO

10

1300

CORNO DEL BRUCO

25

FRAGGIO

CORNO ZUCCONE

19001700

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TALEGGIO

Partenza: Taleggio Loc. Sottochiese (BG)Arrivo: Taleggio Loc. Sottochiese (BG)Distanza totale: 27,3 kmAltitudine massima: 1740 mAltitudine minima: 738 mTotale salita: 1139 mTotale discesa: 1139 mSenso: antiorario

0 5

9001100

1500

15 20 27,3 kmgoogle earthvedi mappascarica GPX

PIANI DI ARTAVAGGIO

10

1300

CORNO DEL BRUCO

25

FRAGGIO

CORNO ZUCCONE

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LA TRAPPOLADELLA VALLE DEI RATTI

A piedi o in MTB, come preferite!

testi Il Monkofotografie Lorenzo BassiESCURSIONISMO e MOUNTAINBIKE

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LA TRAPPOLADELLA VALLE DEI RATTI

A piedi o in MTB, come preferite!

testi Il Monkofotografie Lorenzo BassiESCURSIONISMO e MOUNTAINBIKE

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Quando noi due (Lorenzo e Luca n.d.r.) manifestammo a Il Monko la volontà di andare in MTB in Valle dei Ratti quello, sornione, sorrise.

Il Monko: “In bici? Caspita, in bici è tosta salire su di là. Di solito da quelle parti si fa il Tracciolino e poi si sale in Val Codera... cioè, fanno tutti quel giro”.

Lorenzo: “Ecco, proprio perché tutti fanno quel giro, noi ne vogliamo fare un altro”.

Il Monko: “Ma da dove volete salire?”. Lorenzo: “Pensavamo di passare dalla

Diga di Moledana e poi salire a Frasnedo”.Il Monko: “Bellissimo”.Lorenzo: “Ce la si fa?”.Il Monko: “A piedi sicuro”.Lorenzo: “Bene, dove arrivano i piedi,

arrivano sicuramente anche le ruote”.Il Monko: “Di solito è il contrario”.Lorenzo: “Cioè?”.Il Monko: “Dove arrivano le ruote

sicuramente arrivano anche i piedi”.Lorenzo: “E io cosa ho detto?”.Il Monko: “Lasciamo perdere... Se

andate a Frasnedo, passate in Rifugio e salutatemi Livio e Martin”.

Lorenzo: “Pensavamo di fare la solita salita fino al Tracciolino dell’ENEL, da lì Diga della Moledana, salita a Moledana e poi da lì a Frasnedo. Dici che ce la facciamo?”.

Il Monko: “Massì, tranquilli che ce la fate; oltre Moledana per salire a Frasnedo si spalla per una ventina di minuti...”.

Lorenzo: “vabè, venti minuti. Cosa saranno mai?”

In quel momento Il Monko, sorridendo, disse: “Già, cosa saranno mai...” e se ne andò salutandoci con la manina.

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Quando noi due (Lorenzo e Luca n.d.r.) manifestammo a Il Monko la volontà di andare in MTB in Valle dei Ratti quello, sornione, sorrise.

Il Monko: “In bici? Caspita, in bici è tosta salire su di là. Di solito da quelle parti si fa il Tracciolino e poi si sale in Val Codera... cioè, fanno tutti quel giro”.

Lorenzo: “Ecco, proprio perché tutti fanno quel giro, noi ne vogliamo fare un altro”.

Il Monko: “Ma da dove volete salire?”. Lorenzo: “Pensavamo di passare dalla

Diga di Moledana e poi salire a Frasnedo”.Il Monko: “Bellissimo”.Lorenzo: “Ce la si fa?”.Il Monko: “A piedi sicuro”.Lorenzo: “Bene, dove arrivano i piedi,

arrivano sicuramente anche le ruote”.Il Monko: “Di solito è il contrario”.Lorenzo: “Cioè?”.Il Monko: “Dove arrivano le ruote

sicuramente arrivano anche i piedi”.Lorenzo: “E io cosa ho detto?”.Il Monko: “Lasciamo perdere... Se

andate a Frasnedo, passate in Rifugio e salutatemi Livio e Martin”.

Lorenzo: “Pensavamo di fare la solita salita fino al Tracciolino dell’ENEL, da lì Diga della Moledana, salita a Moledana e poi da lì a Frasnedo. Dici che ce la facciamo?”.

Il Monko: “Massì, tranquilli che ce la fate; oltre Moledana per salire a Frasnedo si spalla per una ventina di minuti...”.

Lorenzo: “vabè, venti minuti. Cosa saranno mai?”

In quel momento Il Monko, sorridendo, disse: “Già, cosa saranno mai...” e se ne andò salutandoci con la manina.

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Io e Luca dovemmo in effetti “spallarci” la bici per “una ventina di minuti”.

Come Il Monko disse.E furono “una ventina di minuti” piutto-

sto faticosi. Come Il Monko non disse.Quell’uomo di emme (leggi escremen-

to).Mentre salivo a piedi verso Frasnedo

con la bici in spalla, sentivo Luca pochi metri dietro di me imprecare.

E non potevo che dargli ragione.De Il Monko non ci si fida.

Quello odia le MTB.Ma non gli avrei mai dato soddisfazio-

ne.Mai.Cominciavo anche a capire quel sorri-

so beffardo col quale ci aveva lasciato il giorno prima.

Quell’uomo di emme (leggi escremen-to).

Ma non gli avrei mai dato soddisfazio-ne anche perché, alla fine, noi, a Fras-nedo, pedalando, spallando e sudando, arrivammo.

E mentre noi eravamo lì con il Sig. Livio del Rifugio Frasnedo a mangiar-ci bresaola valtellinese e formaggio di malga, mentre noi eravamo lì a go-derci lo splendido panorama della Valle dei Ratti... insomma... mentre noi eravamo lì, lui invece era là.

Là: dove io e Luca lo avevamo ripetu-tamente mandato nel corso di quella “ventina di minuti”.

Il suo scherzo di mandarci nella Trap-pola della Ratti riuscì solo in parte.

Ma quella parte l’abbiamo raccontata

solo a voi.Come solo a voi consigliamo questa

gita: per godere della Valle dei Ratti, della quiete di Frasnedo e dell’ospitalità dell’omonimo Rifugio.

In MTB se state dalla nostra parte.A piedi se state dalla parte de Il Monko.Fate come preferite.Tanto, in ogni caso, sarete dalla parte

giusta.

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Io e Luca dovemmo in effetti “spallarci” la bici per “una ventina di minuti”.

Come Il Monko disse.E furono “una ventina di minuti” piutto-

sto faticosi. Come Il Monko non disse.Quell’uomo di emme (leggi escremen-

to).Mentre salivo a piedi verso Frasnedo

con la bici in spalla, sentivo Luca pochi metri dietro di me imprecare.

E non potevo che dargli ragione.De Il Monko non ci si fida.

Quello odia le MTB.Ma non gli avrei mai dato soddisfazio-

ne.Mai.Cominciavo anche a capire quel sorri-

so beffardo col quale ci aveva lasciato il giorno prima.

Quell’uomo di emme (leggi escremen-to).

Ma non gli avrei mai dato soddisfazio-ne anche perché, alla fine, noi, a Fras-nedo, pedalando, spallando e sudando, arrivammo.

E mentre noi eravamo lì con il Sig. Livio del Rifugio Frasnedo a mangiar-ci bresaola valtellinese e formaggio di malga, mentre noi eravamo lì a go-derci lo splendido panorama della Valle dei Ratti... insomma... mentre noi eravamo lì, lui invece era là.

Là: dove io e Luca lo avevamo ripetu-tamente mandato nel corso di quella “ventina di minuti”.

Il suo scherzo di mandarci nella Trap-pola della Ratti riuscì solo in parte.

Ma quella parte l’abbiamo raccontata

solo a voi.Come solo a voi consigliamo questa

gita: per godere della Valle dei Ratti, della quiete di Frasnedo e dell’ospitalità dell’omonimo Rifugio.

In MTB se state dalla nostra parte.A piedi se state dalla parte de Il Monko.Fate come preferite.Tanto, in ogni caso, sarete dalla parte

giusta.

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Page 62: Outdoor Life web-magazine - 07

Partenza: Verceia (SO)Arrivo: Verceia (SO)Distanza totale: 18 kmAltitudine massima: 1286 mAltitudine minima: 225 mTotale salita: 1072 mTotale discesa: 1072 mSenso: antiorario

google earthvedi mappascarica GPX

0 15 18,3km3 9

1000800

1400

FRASNEDO

VERCEIA

400

MOLEDANA

1200

DIGA DELLA MOLEDANA

Tracciolino della Val Codera

600

6 12

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Partenza: Verceia (SO)Arrivo: Verceia (SO)Distanza totale: 18 kmAltitudine massima: 1286 mAltitudine minima: 225 mTotale salita: 1072 mTotale discesa: 1072 mSenso: antiorario

google earthvedi mappascarica GPX

0 15 18,3km3 9

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FRASNEDO

VERCEIA

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MOLEDANA

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DIGA DELLA MOLEDANA

Tracciolino della Val Codera

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dpacartoons.itPaolo DeandreaLA VIGNETTA60

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dpacartoons.itPaolo DeandreaLA VIGNETTA60

HANNO COLLABORATOLorenzo Bassiwww.naturtecnica.com

Il Monkowww.naturtecnica.com

Associazione U Uattënniérëwww.cascatesanfele.it

Giacomo D’Eliawww.facebook.com/BasilicataDaScoprire

Francesco Petronziwww.aliverdi.com

Davide Grimoldiwww.mountainclick.it

Paolo Deandreawww.dpacartoons.it

Rifugio Frasnedowww.rifugiofrasnedo.com

Grazie a Valeria CigliaLuca Parnisari

PROSSIMA USCITA2 settembre 2013

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