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OSS E CAREGIVERInsieme nel prendersi CURA
Un futuro già presente: integrazione
tra famiglia e operatori
Comunicazione Renzo Dori Presidente APSP M. Grazioli - Povo
Rovereto 5 aprile 2017 1
Heidegger nel suo libro «Essere
e tempo» del 1976 ci ricorda:
« I modi positivi dell’avere cura hanno due possibilità estreme.
L’avere cura può in certo modo sollevare gli altri dalla «cura»,
sostituendosi loro nel prendersi cura, intromettendosi al loro
posto. .. Gli altri risultano allora espulsi dal loro posto,
retrocessi… trasformati in dipendenti e in dominati …
Opposta a questa è quella possibilità di avere cura che, anziché
porsi al posto degli altri, li presuppone nel loro essere
esistentivo, non già per sottrarre loro la cura, ma per inserirli
autenticamente in essa. Questa forma di aver cura, [che]
riguarda essenzialmente la cura autentica …»
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OGGI A CHE PUNTO SIAMO?
Un percorso
avviato, ma
l’obiettivo
non è ancora
raggiunto.
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Familiari collaboratori o
controparte?
� Entrambe le componenti, condivisione e opposizione, rispetto alle scelte/azioni organizzative sono presenti nel rapporto operatori -familiari e che nel loro contrapporsi possono talvolta essere di stimolo al cambiamento di certe prassi.
� Anche dal vissuto degli operatori emerge spesso questa dualità nel rapporto con la famiglia, vissuta come risorsa che completa e integra l’assistenza al proprio congiunto, ma anche come soggetto che non accetta l’ambiente, i limiti dell’organizzazione residenziale, l’intervento sanitario previsto.
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IL CAREGIVER FAMILIARE
CHI SONO?
� Partner o coniugi sono la categoria più estesa; di solito si assumono spontaneamente la responsabilità della care; possono sentirsi «costretti» alla care anche in circostanze impegnative
� Figli adulti che si prendono cura oltre che dei propri figli anche di genitori anziani
� Parenti più facilmente donne
� Soggetti esterni alla famiglia (volontari/badanti)
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IL CAREGIVER FAMILIARE
COSA FANNO?
� Assistenza fisica alla persona aiutare a lavarsi, a fare il bagno, cura della
persona
� Assistenza sanitaria forniscono cure mediche sotto la supervisione di un
assistente sanitario, somministrazione farmaci, applicazione unguenti,
massaggi, cambio bendaggi
� Sostegno alla mobilità accompagnamento, aiuto alzata e messa a letto,
posizionamenti a letto/poltrona/sedia
� Mansioni domestiche dal cucinare alle pulizie, alla esecuzione di piccole
manutenzioni, al giardinaggio, fare la spesa interfacciarsi con uffici e
servizi
� Monitoraggio e supervisione controllo della persona e delle sue esigenze
� Dedicare del tempo ascolto, attività sociali e di svago
� Riabilitazione attività mirate al recupero e mantenimento di autonomie
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IL CAREGIVER FAMILIARE
�Acquisisce conoscenze, competenze nella gestione
delle persone con difficoltà
�Affronta il cambiamento dello status di salute del
proprio congiunto
� Elabora il dolore correlato all’esperienza del lavoro
di cura e all’accettazione delle fasi di evoluzione
della malattia
Progressivamente diviene expertise per esperienza
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L’ISTITUZIONALIZZAZIONE
Il cambiamento
Per l’anziano una sorta di
duplice lutto:
� perdita della propria casa e
degli abituali stili di vita,
perdita temuta delle
relazioni significative,
� paura dell’abbandono e
anche consapevolezza della
perdita di sé
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L’ISTITUZIONALIZZAZIONE
Per il caregiver
� un lutto legato alla «separazione» e alla consapevolezza che
l’aggravamento delle condizioni dell’anziano prefigurano una
prospettiva di morte; cresce un sentimento di «incapacità» e
di «svalutazione di sé» accompagnato da sentimenti di rabbia,
aggressività, ipercriticità (conflittualità con operatori)
� un cambiamento sostanziale dei ritmi di vita; la necessità di
dover ridefinire ruolo e rapporti/relazioni con il suo familiare;
dover abbandonare completamente l’assistenza continua
� difficoltà nel cambio di ruolo e di responsabilità nel percorso
di cura
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IL CAMBIAMENTO E LO SPAESAMENTO
� Ambiente nuovo difficoltà ad orientarsi
� Nuove persone con compiti diversi
� Organizzazione complicata
� Regole e procedure inusitate a volte ermetiche
� Umanità e molta tecnica
� Spaesamento «sto facendo la cosa giusta?»
� Carta dei servizi, standard e personalizzazione
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UN NUOVO APPROCCIO
Riconoscere l’expertise per esperienza
� Individuare nuovi modi di assistere consentendo di mantenere un
contatto umano e personale alle cure, poter monitorare gli standard di
assistenza a tutela del proprio congiunto con la speranza di un suo
miglioramento
� Essere coinvolto nelle attività per sentirsi utile, per sentirsi partecipe
della vita della residenza, avere la consapevolezza di poter influire
attivamente nel preservare l’identità del proprio caro
� Poter essere partecipe attivo dei percorsi di cura fungendo anche da
«risorsa educativa» per gli operatori supportandoli nella
personalizzazione delle cure
� Potersi sentire coinvolto nella progettazione, nell’esecuzione e nella
valutazione degli interventi di miglioramento dell’assistenza
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VERSO UN’ALLEANZA TERAPEUTICA
Dal coinvolgimento all’alleanza terapeutica
Il coinvolgimento del familiare migliora il rapporto con gli
operatori, riduce lo stress e promuove un più facile
adattamento del congiunto
Far nascere una sorta di patto fra operatore e familiare, fra
equipe e famiglia all’interno di un progetto di miglioramento
della qualità di vita possibile per il residente e per un suo
benessere psicologico
Il familiare come protagonista nel percorso di cura che va
sostenuto nei momenti di difficoltà legati alle fasi di
aggravamento
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VERSO UN’ALLEANZA TERAPEUTICA
L’importanza dell’informazione e formazione
� Per essere «partecipe» di un percorso di cura deve essere
costantemente informato sulle caratteristiche, evoluzioni,
progressi, criticità che tale percorso porta con se
� Per condividere le scelte che si fanno durante tale percorso
devo essere aiutato nel capire, devo essere supportato in
modo specifico nelle fasi finali di vita del congiunto
� Per poter svolgere completamente l’effetto «terapeutico»
attraverso la mia presenza devo essere formato, devo poter
acquisire nuove conoscenze
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IL SENSO DI UN’ALLEANZA CHE DIVIENE
TERAPEUTICA – STRUMENTO DI CURA
� La consapevolezza nell’operatore/equipe che oltre alla
tecnica e alle competenze specifiche nel percorso del
«prendersi cura» è altrettanto importante la collaborazione
del familiare detentore anch’esso di competenze
esperienziali.
� La «combinazione» di questi due livelli di «competenze» se
condiviso rendono più efficace il percorso di cura e quindi
diventano essi stessi terapeutici.
� La centralità della persona oggetto del prendersi cura trova,
nell’alleanza terapeutica, un diverso equilibrio che da senso
e qualità di vita.
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INTEGRAZIONE FAMIGLIA E OPERATORI
Forse il futuro non è ancora del tutto presente, ma la strada della condivisione consapevole e dell’integrazione familiare/equipe nel lavoro di prendersi cura è quella giusta se davvero vogliamo operare per il bene della persona in difficoltà.
La tecnica, il sapere, le procedure, l’organizzazione sono tutti strumenti al servizio della persona e non «paraventi» dietro cui nascondersi per evitare il «rischio» di un’alleanza terapeutica.
«Appoggiarsi dolcemente a una famiglia vuol dire rispettarla presupponendola capace, fino a prova contraria».(F. Folgheraiter)
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VI LASCIO CON LE PAROLE DI BATTIATO NELLA
CANZONE «La cura»
Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore
dalle ossessioni delle tue manie.
Supererò le correnti gravitazionali
lo spazio e la luce per non farti invecchiare.
E guarirai da tutte le malattie
perché sei un essere speciale
ed io, avrò cura di te.
Rovereto 5 aprile 2017 16
GRAZIE PER L’ATTENZIONE