Occhio Magazine n° 8 - Agosto 2009

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ANNO 1 _ N. 8 AGOSTO 2009 1,50 MENSILE DI INFORMAZIONE DI SAN VITO DEI NORMANNI - SAN MICHELE SALENTINO - CAROVIGNO - LATIANO DI CORSA verso il futuro I veri responsabili del loro domani siamo noi Ambiente e territorio da tutelare e rispettare per le generazioni che verranno. Non perdiamo altro tempo BELLI A TUTTI I COSTI? Tra bisturi e insicurezze personali LATIANO La tragedia di un ragazzo immigrato. Con la valigia piena di tante speranze TENETELI D’OCCHIO Concerti, mostre, spettacoli. Il meglio degli appuntamenti estivi I veri responsabili del loro domani siamo noi Ambiente e territorio da tutelare e rispettare per le generazioni che verranno. Non perdiamo altro tempo

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Mensile d'informazione

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ANNO 1 _ N. 8AGOSTO 2009€ 1,50

M E N S I L E D I I N F O R M A Z I O N E D I S A N V I T O D E I N O R M A N N I -S A N M I C H E L E S A L E N T I N O - C A R O V I G N O - L AT I A N O

DI CORSA verso il futuro

I veri responsabili del loro domani siamo noiAmbiente e territorio da tutelare e rispettare per le generazioni che verranno. Non perdiamo altro tempo

BELLIA TUTTI I COSTI?Tra bisturi e insicurezze personali

LATIANOLa tragedia di un ragazzo immigrato. Con la valigia piena di tante speranze

TENETELI D’OCCHIOConcerti, mostre, spettacoli. Il megliodegli appuntamenti estivi

I veri responsabili del loro domani siamo noiAmbiente e territorio da tutelare e rispettare per le generazioni che verranno. Non perdiamo altro tempo

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san vito dei normanni

SAN VITO DEI NORMANNI

con il patrocinio di

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RiepilogoIN QUESTO NUMERO

Direttore Editoriale Vito ValenteDirettore Responsabile Doriana SantoroHanno collaborato Clementina Ancora, Claudio Argentieri, Emanuele Chiariello, Menica e Francesco Cito, Fresia Dandi, Giuseppe De Simone, Dario Di Viesto, Avv. Giuseppe Di Viesto, Giuseppe Fagiano, Giovanni Gigliola, Miriam Gigliola, Marilena Locorotondo, Michelangelo Nigro, Francesca Presto, Cinzia Ruggiero, Angelo SicilianoUn ringraziamento a Associazione EOS - Carovigno; Associazione El Amal - Latiano; Atalas - San Vito; Ufficio stampa SafiterConcessonaria per la Pubblicità Artemotive via V. Azzariti, 19 San Vito dei Normanni - tel. 0831.986314 Fotografia foto a cura di Giuseppe Di Viesto, foto ciclisti Carovigno: Pietro Scussat, foto Torre Guaceto: Carmen Mancarella, foto viaggio: Menica e Francesco CitoGrafica e impaginazione Emanuela Verrienti - Artemotive - [email protected] copertina e foto stranormanna a cura di Michele De MariaWebmaster Emanuele Chiariello, Antonio Passante - www.occhiomagazine.itEdito da Sandei Communication Mediamonitor / via V. Azzariti, 19 - 72019 - San Vito dei N.nni BR - tel. 0831 986314

Stampato da: Martano Editrice - Via Belgio, 7 - 73100 LECCEChiuso il 31.07.2009Sandei srl - Occhio magazine - Registrato presso il tribunale di Brindisi n. 1/09 del 04.02.09 3

Doriana Santoro

Buona estate a tutti!Eccoci nelle edicole anche nel caldo mese di ago-sto, per portarvi puntuale l’informazione e per tenervi compagnia sotto l’ombrellone. Abbiamo scelto di parlare, ancora una volta, della mari-na di Specchiolla affinché i riflettori accesi non si spengano e perchè tutto quello che l’Ammini-strazione Comunale ha in serbo per la rinasci-ta della marina venga portato a compimento quanto prima. Fortemente convinti altresì che non si possa fare tutto in un giorno e che occor-re pazienza per vedere i frutti del lavoro degli amministratori. Forse l’attesa e la delusione dei cittadini può essere condivisa, ma occorre avere fiducia nelle istituzioni. Tra i tanti argomenti di questo numero, abbiamo aggiornato anche le pagine degli eventi più interessanti che si ter-ranno sul territorio e nei nostri Comuni; sen-za dimenticare quelli che si sono già conclusi, come il Salento Finibus Terrae che ha acceso i riflettori su San Vito dal 21 al 26 luglio scorsi, dopo aver coinvolto gran parte dei territori del Grande Salento.Qualche pagina è riservata alla cronaca, quel-la brutta cronaca che deve far riflettere tutti e magari convincerci che il diverso non sempre è da rifiutare, ma da conoscere e comprendere.A settembre saremo ancora in edicola, con qualche girono di ritardo, forse, per dar modo ai collaboratori di Occhio di godere delle tanto sospirate vacanze.

nota del direttore

Attualità• Storia di fumi e tumori pag. 4• Dura Lex a Torre Guaceto pag. 7• Carovigno multata pag. 8Carovigno• Accesso al demanio pag. 9• A te la parola pag. 10• Fino a Palermo in bike pag. 12San Vito dei Normanni• Museo diffuso D’Alceste pag. 14• Memorie dal sottosuolo pag. 16• Belli a tutti i costi? pag. 18Latiano• Clandestino senza voce pag. 22• Torre del Solise pag. 24• Terra di mezzo pag. 25• Latiano progetto chiese aperte pag. 25San Michele Salentino• A 150 anni da Solferino pag. 26• L’estate a San Michele pag. 28Viaggi• Il paese del sorriso pag. 30Riflessioni• Bon ton in spiaggia pag. 32• L’amore flesso pag. 34• Niente paura. È solo un questionario pag. 34La parola all’esperto• Disturbi del sonno pag. 35 Tempi moderni• Note dolenti di mezza estate pag. 36Teneteli d’Occhio• Appuntamenti cult della stagioneestiva pag. 37Cinema• Safiter. The End pag. 41• I capolavori del Neorealismo pag. 43• La 'Nzegna nella tradizione pag. 44Cultura• Un poeta di parole pag. 45Sport• Gli atleti di Latiano pag. 47• Stranormanna. A correre per le viedel centro pag. 48• Volley S. Vito. Obiettivo: sempre più A1 pag. 50

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Enrico Favuzzi, presidente del Circolo Legambiente Brindisi, fa un quadro della situazioneSTORIA di FUMI e TUMORI

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AttualitàOCCHIO

Molti di noi, forse tutti, co-noscono cosa voglia dire assistere un parente

o un conoscente malato di tumo-re. Sono situazioni drammatiche che spesso si accompagnano a un duplice fatalismo. Il primo tipo di fatalismo riguarda l’insorgenza dei tumori: il tumore è comparso per-ché era destino, non c’era niente che si potesse fare. Questo atteg-giamento può portare a sminuire l’importanza della prevenzione. L’altro tipo di fatalismo riguarda la

terapia, una sfiducia verso le cure, che siano chemioterapia o altro. Si pensa: tanto con questi brutti mali non c’è niente da fare, una volta che ti capitano sei morto. Ma sono giu-stificati questi due fatalismi? Pren-deremo in considerazione il primo tipo, quello riguardante l’insor-genza dei tumori e ci chiederemo: dipende davvero tutto dal destino? L’epidemiologia è la scienza che ci

può aiutare a formulare qualche ipotesi. Essa studia la distribuzione e la frequenza delle malattie nella popolazione. È dappertutto uguale la distribuzione di tumori in Italia o ci sono zone più predisposte? Sappia-mo tutti che alcuni fattori incidono sulla possibilità di avere un tumore: il fumo, la familiarità con la malattia (aver avuto cioè persone in famiglia morte di cancro), lo stile di vita,

ecc.. L’epidemiologia ci dice che c’è anche un altro fattore che dipende indirettamente dalle nostre scelte: l’inquinamento. Potremmo avere voce in capitolo con delle scelte politiche consapevoli che si con-centrino sulla difesa dell’ambiente e della salute, ma non è facile. La situazione della Puglia è critica: lo avverte la gente e lo quantifica la ri-cerca scientifica. Taranto, Brindisi e Lecce presentano alte percentuali di insorgenza dei tumori, spesso al di sopra della soglia nazionale. È

sorto al proposito il Registro Tumo-ri Jonico-Salentino (RTJS), un orga-nismo finalizzato allo studio dell’in-cidenza dei tumori nelle province di Taranto e Brindisi. Esso mostra che se ci si avvicina ai grandi poli industriali dei due capoluoghi au-menta la possibilità di contrarre un tumore. La situazione di Lecce è particolare: per il momento non è stata raccolta una casistica suffi-

ciente a definire in maniera precisa la diffusione e la distribuzione dei tumori nella provincia e nel capo-luogo. Tuttavia si registra un tasso di insorgenza di particolari tumori (carcinoma del polmone) superiori a quelli di Brindisi e Taranto, pur essendo assenti poli industriali di dimensioni comparabili con quelli brindisini e tarantini. La risposta a questa situazione potrebbe essere attribuita ad agenti atmosferici ed in particolare il vento. Ce ne dà un quadro Enrico Favuzzi, presiden-

te del Circolo Legambiente Toni-no Di Giulio di Brindisi: “Il vento nell’inquinamento ha un ruolo note-volissimo. Per esempio si sono trova-te alte concentrazioni di inquinanti, dovute agli scarichi della centrale di Cerano, fino a Torchiarolo. Torchia-rolo è in linea diretta quando ci si trova sottovento, in maniera precisa quando c’è il maestrale. Ovviamente tutti hanno pensato che questi inqui-

Il RegIstRo tumoRI jonIco-salentIno studIa l’IncIdenza deI tumoRI nelle pRovInce dI BRIndIsI e taRanto

di Giuseppe De Simone

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nanti derivassero dai fumi industria-li del carbone di Cerano. L’ENEL ha sostenuto viceversa che le polveri provenissero dalla combustione dei camini di Torchiarolo o dal traffi-co automobilistico. Ma Torchiarolo non è una grande metropoli con un grande traffico. Quindi il vento ha molta importanza, infatti arriva fino a Lecce”. La centrale ENEL

“Federico II” (centrale termoelet-trica a carbone) di Cerano (Brindisi Sud) è insieme all’ILVA di Taranto, la grande protagonista di questo racconto fatto di fumi industriali e tumori. La prima è stata più volte al centro di polemiche. Le analisi con-dotte dall’ARPA (Agenzia Regiona-le per la prevenzione e la Protezione dell’Ambiente) nella zona di Brindi-si, hanno evidenziato la presenza di inquinanti cancerogeni nel terreno. Tali sostanze sono riconducibili alla

combustione di carbone, petrolio, ecc., che nella zona considerata è praticata in tre centrali elettriche (due a carbone e una a ciclo combi-nato). Oltre al rischio ambientale è forte il pericolo di insorgenza tumo-ri presso i lavoratori che vengono a contatto, o respirano tali sostanze. La centrale di Cerano emette quan-tità superiori al limite consentito di

arsenico, cadmio, cromo, idrocar-buri policiclici aromatici e benzene. Il “Dossier Inquinamento: I tumori a Brindisi, non solo dati sanitari ma anche ambientali” di Medicina De-mocratica ci ricorda che “l’arsenico provoca tumori polmonari ed epa-tici, il cromo e il nichel tumori pol-monari, il cadmio tumori della pro-stata, il benzene leucemie e linfomi. Gli idrocarburi policiclici aromatici sono responsabili di diversi tipi di tu-mori tra cui quelli polmonari, vesci-

cali e cutanei”. Inoltre la centrale di Cerano è al venticinquesimo posto tra le centrali più sporche d’Europa, vale a dire le centrali con le più alte emissioni di anidride carbonica. Un episodio ci fa comprendere molte delle dinamiche che si verificano quando si parla di inquinamento e di salute: il 28 giugno del 2007 il Sin-daco di Brindisi, Domenico Men-nitti, ha emesso un’ordinanza nella quale vietava ai contadini delle zone limitrofe al nastro trasportatore di carbone di Cerano, la coltivazione dei propri campi e ordinava “la di-struzione delle colture erbacee e delle produzioni di impianti arborei”. Cos’era successo? In se-guito a controlli effettuati in una fa-scia larga 200 m e lunga 7 km, lun-go il nastro trasportatore che porta il carbone alla centrale, sono state rilevate sostanze inquinanti quali stagno, berillio, vanadio, cobalto, mercurio, rame, arsenico, pesticidi clorurati, fino a 1m di profondità. L’ENEL si è difesa sostenendo che la responsabilità è degli agricoltori che utilizzano pesticidi e fertiliz-zanti. Chiediamo lumi al prof. En-rico Favuzzi: è questa un’ipotesi plausibile? “Certamente non è una risposta plausibile. Il discorso del nastro è un discorso molto stra-no perché quel nastro trasportatore anni fa andò in blocco, ci fu un in-

cendio, insomma non funzionò più e allora il carbone veniva trasportato con i camion. Siccome uno pensa a male, la spiegazione che fu data è che quell’incidente fosse stato creato a bella posta per permettere ai tra-sportatori di guadagnare sul tra-sporto. Per diversi anni si assistette al traffico di questi camion scoperti che spolveravano carbone da tutte le parti. Il Presidente della Provincia, Errico, riuscì ad ottenere la copertu-ra totale dei camion ed a evitare lo spolveramento. Quando fu rimesso in funzione il nastro furono trovati i terreni inquinati. Dalla tipologia degli inquinanti si deduce che erano dei metalli pesanti che derivavano dal carbone. Fatto sta che si è avuto un compromesso perché si è detto che l’ENEL può risarcire o quantomeno riconoscere i danni ambientali ma non si ritiene responsabile del dan-no stesso. Tant’è che l’ENEL aveva proposto di comprare i terreni in-quinati, dagli agricoltori, per poi porci delle pale e creare un impianto eolico. Del resto neanche il nastro è a norma, nel senso che perdeva da tutte le parti e spolverava carbone. Certo, non è che si vedesse, però è già da prima che andasse in tilt che i contadini trovavano sulle foglie polvere di carbone”. Laddove non si può scaricare la responsabilità dell’inquinamento sui contadini, sui

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AttualitàOCCHIO

camini o sulle automobili, si ricor-re alla minacce di tagli dei posti di lavoro.Emilio Riva, proprietario dell’ILVA, minacciò un taglio di 4.000 dipen-denti (su 12.000) se gli fosse stato chiesto di ridurre le emissioni in-quinanti in rispetto del trattato di Kyoto. E la ebbe vinta! La riduzione di CO2 fu cercata altrove. Sembra presentarsi un paradosso: o muori di tumore o muori di fame. L’IL-VA è l’altra protagonista di questo nostro racconto. Il 90,3% del totale nazionale di diossina emessa in Ita-lia proviene da Taranto (dati INES, Inventario Nazionale delle Emis-sioni e loro Sorgenti). L’ILVA supe-ra di 93 volte il limite di emissioni di diossina consentito (che è di 1 grammo). La diossina è una sostan-za non biodegradabile, capace di bioaccumularsi negli alimenti che consumiamo e di essere trasporta-ta dai venti a molti km di distanza dal sito di emissione. In un dossier PeaceLink del 2007 sostiene che “L’esposizione a dosi bassissime di diossina durante un periodo critico brevissimo nel corso della gestazione è sufficiente ad influire negativa-mente sulla salute del feto. La diossi-na riduce le difese immunitarie ed è cancerogena”. Il numero dei tumori a Taranto è raddoppiato tra il 1970 e il 2000 (fonte PeaceLink). Si parla anche di figli della diossina, casi di bimbi che nel tarantino nascono con gravi malformazioni del viso e del corpo, molto probabilmente a causa della sovraesposizione alla diossina.Ma guardiamo più nello specifico la situazione dei tumori nelle provin-ce di Taranto e Brindisi. Secondo il Registro Tumori Jonico Salenti-no (RTJS): “Studi di epidemiologia descrittiva hanno evidenziato un

eccesso di mortalità statisticamente significativo per tumore maligno sia a Brindisi che a Taranto. Per singo-la sede sono risultati statisticamente significativi i decessi per tumore maligno epatico a Brindisi e per tumore maligno del polmone e me-sotelioma a Taranto. È stato anche evidenziato un eccesso di mortalità a Taranto per tumori maligni gine-cologici (mammella, utero, ovaio)” (fonte RTJS, 2006). L’area a rischio ambientale intorno al comune ta-rantino comprende circa 280.000 abitanti (comuni di Taranto, Statte, Crispiano, Massafra e Montemeso-la). L’area a rischio brindisina inve-ce comprende una popolazione di 130.000 abitanti (comuni di Brindi-si, Carovigno, San Pietro Vernotico e Torchiarolo).A Brindisi si verifica un numero di casi di tumore superiore al tasso nazionale per quanto riguarda tu-mori della cavità orale, dell’appara-

to respiratorio, di trachea, bronchi e polmone, dell’encefalo, dei tessuti molli, dei testicoli. L’area di Taranto vede una forte concentrazione di tumori nel capoluogo, in quest’ul-timo infatti, “per il sesso maschile, il tasso standardizzato di incidenza dei tumori della cavità orale, del rinofaringe, del fegato, dell’appara-to respiratorio nel suo complesso, di trachea, bronchi e polmoni, della pleura, dei tessuti molli e dei linfo-mi non Hodgkin è sistematicamente superiore al dato nazionale” (RTJS, 2006). Il nodo fondamentale è dunque questo: se una delle cause principa-li del fatalismo verso i tumori è in realtà di origine umana, vale a dire l’inquinamento industriale, quali provvedimenti possiamo adopera-re?Qual è la situazione della nostra provincia brindisina con la sua cen-trale di Cerano?

Lasciamo tirare a Enrico Fa-vuzzi le conclusioni di questa storia che si perde nel fumo di un’industria: “Purtroppo in questi argomenti è la politica che co-manda. Quindi, se ci chiediamo «a Brindisi com’è la situazione ambien-tale?», la risposta è »dipende da chi è al governo, da chi è alla Provincia ed al Comune»”.Quali sono, quindi, i provve-dimenti che possono essere presi nel breve periodo per ri-durre l’inquinamento e quindi il rischio di contrarre tumori? “L’unica cosa concreta è rispettare le disposizioni della comunità europea che prevedono la riduzione entro il 2020 del 20% della produzione, del 20% emissioni di CO2, sostituendo il 20% della produzione con energia rinnovabile. La priorità adesso è quella di ridurre la produzione da carbone dell’ENEL, salvaguardan-do il fabbisogno nazionale con fonti rinnovabili. L’ENEL ha presentato due progetti, due richieste al Comu-ne di Brindisi per l’impianto di par-chi eolici. L’ENEL può rinunciare a una parte di produzione da carbone ottenendo l’energia che gli serve dai parchi eolici: non è poi una grande richiesta. Sarebbe già un modo per dire «capisco che il carbone fa male, vado incontro alle esigenze del ter-ritorio e della Comunità Europea, riduco la produzione di CO2 e pro-duco energia da fonti rinnovabili». Questa potrebbe essere la prima cosa da fare”.

• www.medicinademocratica.org• www.culturaeterritorio.com/

legambientebrindisi.htm• www.arpa.puglia.it

AL LINK

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“Era un camping costituito so-stanzialmente da piazzole di cemento, ma anche le piaz-

zole di cemento sono un abuso edilizio”. Potremmo cominciare con queste parole di Vincenzo Epifani, presidente del Consor-zio di Gestione di Torre Guace-to, la storia del camping abusivo smantellato all’interno della Riserva. Un camping costituito da piazzole di cemento e poche altre strutture che però non era compatibile con l’area protetta. “Il problema si è sempre posto - continua Vincenzo Epifani - io ho scritto delle lettere a partire dal lontano 2003, quando sono diventato presidente e ho denun-ciato la situazione a tutti gli or-gani competenti, per esempio la Forestale. Poi l’anno scorso, nel mese di agosto, è intervenuta la Guardia di Finanza e ha verifi-cato la presenza di queste opere. Abbiamo appurato in Comune che non c’era il progetto per re-alizzare le strutture in cemento; quindi erano abusive. I proprieta-ri sono stati disponibili a trovare un accordo con il giudice. È stato tutto smantellato - prosegue Epi-

fani - sono state tolte tutte le opere che non erano dichiarate. L’altro problema era che i proprietari dei terreni pernottavano di notte

facendo vera e propria attività di campeggio. Ora devono invece ri-spettare la legge che consente loro di stare là solo di giorno”. I pro-prietari (riuniti nell’associazione Messapia) resteranno tali, an-che se potranno servirsi dei loro terreni solo nelle ore diurne. Inoltre, a parte lo smantellamen-to delle piazzole, dovranno atte-nersi ad alcune limitazioni (non potranno accendere fuochi, per esempio). Potranno, infine, man-tenere la recinzione della zona. Era molto particolare la situa-zione del camping: “Loro avendo questi terreni avevano realizzato, tra virgolette, una lottizzazione del terreno agricolo. Nei terreni in questione era stata fatta una specie di lottizzazione agricola nella quale ognuno è proprietario di una porzione di terreno: una specie di piccola città”. Il conten-zioso è nato ufficialmente con la creazione della Riserva protetta, ma in realtà “Il problema risale a molti anni fa. In teoria c’era già una convenzione ben prima della creazione della Riserva natura-le nel 2000. Da tantissimi anni

ormai Torre Guaceto stava rien-trando in alcune aree che faceva-no parte dei beni protetti a livello mondiale. C’erano delle prescri-zioni già prima”. Nonostante la situazione ambigua i rapporti di collaborazione tra Consorzio e Messapia non sono mancati nel corso degli anni: “Da parte mia c’è sempre stato un approc-cio molto positivo - spiega ancora il presidente del Consorzio di gestione dell’area protetta - Ab-biamo avuto diversi incontri nei quali abbiamo stabilito tutto ciò che dovevamo fare. C’era la possi-bilità infatti che loro ci cedessero l’area mentre noi gliene avrem-mo concessa un’altra per poter fare campeggio, al di fuori della riserva. C’è sempre stato un buon rapporto. Ma è ovvio che i buoni rapporti possono funzionare solo nel momento in cui tu segui la mia stessa direzione e non ti fermi ad interessi personali, in tal caso è ovvio che devo scontrarmi”. Leggendo i commenti che sono apparsi sulla pagina di facebook della Riserva, in seguito alla pub-blicazione di un articolo sullo

Il presidente del Consorzio che gestisce la riserva denunciava la situazione dal 2003

DURA LEX a Torre Guaceto

Il campIng non eRa compatIBIle con l’aRea pRotettasmantellatodalle autoRItà

di Giuseppe De Simone

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smantellamento, c’è chi chiede il ripristino, nelle zone interessate, della macchia mediterranea, ma c’è anche chi lamenta il pericolo-sporcizia ora che il camping non c’è più ed il controllo sul territo-rio sarà minore. Risponde Epifa-ni: “Queste sono opinioni molto faziose dettate da interessi perso-nali. Nella sostanza quando si de-cide di proteggere una zona come Torre Guaceto la tutela della na-tura è la priorità. La sporcizia? Se non c’è presenza umana non si sporca. Nella parte terrestre la sporcizia la fa l’uomo. Non è come nella parte marina che può

essere sporcata dal mare. Sulla terraferma solo il vento potrebbe portare qualche busta...”. Inoltre il consorzio contesta alla Messa-pia di aver usufruito per anni del-le iniziative portate avanti nella Riserva senza aver dato niente in cambio “Il loro obiettivo era di rimanere là come campeggiatori a vita. Era molto comodo perchè poter rimanere nell’Area Protetta, con tutti i lavori che facciamo noi, è come ritrovarsi in una città per-fetta e non pagare le tasse. Sfrutti tutto quello che facciamo noi, da 10 anni, senza pagare; è tutto guadagno”.

Una dei proprietari del terreno sul quale sorgeva il camping però non ci sta e afferma: “Lo sman-tellamento di quel poco cemento che c’era è ancora più devastante per quell’area. Realizzano tante iniziative nel nome dell’ambien-te ma evidentemente non sanno che sotto ogni pietra c’è vita. Dietro ogni piccolo sassolino c’è un ecosistema. E l’inquinamento acustico? Non hanno spaventato gli animali della zona, dalle volpi agli uccelli?”.Le chiediamo, era forse que-sta l’unica soluzione?“Non credo fosse l’unica soluzio-

ne, non capisco neanche perchè si è posto il problema visto che c’è stata sempre propensione a col-laborare per qualsiasi paletto o regola stabilita dal Consorzio per tutelare l’ambiente. La soluzione per me in quanto proprietaria non è penalizzante: lo è per il ter-ritorio ora lasciato all’abbandono e al vandalismo incontrollato”. Probabilmente le cose stanno davvero così: la Messapia aveva a cuore l’ambiente proprio come lo ha a cuore il Consorzio. Ma in questo caso è intervenuta la dura lex a tracciare la linea che separa il lecito dall’illecito.

È la gestione del demanio marittimo il vero tallone d’Achille del Comune di

Carovigno. Le ripetute infrazioni sul litorale carovignese, i reati ambientali, gli abusi ripetuti e non denunciati delle conces-sioni demaniali, ma soprattutto l’omessa attività sanzionatoria da parte degli organi predisposti al controllo della costa condannano duramente l’Ente comunale. “L’appropriazione indebita delle coste pugliesi” resta un punto fermo nelle politiche di in-tervento della Regione Puglia e del WWF che braccano i respon-sabili delle cementificazioni illeci-te e dei gravi soprusi ambientali, passati nel silenzio e nella totale indifferenza delle istituzioni. La mancata osservanza delle leggi sulla tutela del patrimonio costie-ro censura nel brindisino solo Carovigno, accusata dall’Ente regionale e dal WWF, insieme ad altre 7 città della Puglia, di ina-dempienza alla legge regionale.Facendo un passo indietro negli scorsi mesi, si constata facilmen-te la serie di abusi di grave detur-pazione ambientale, susseguitisi

a catena nelle marine di Caro-vigno, partendo da Specchiolla e arrivando a Pantanagianni. Infrazioni della legge regionale 17/2006, delle ordinanze balnea-ri e del Piano delle Coste, viola-zioni ancora in corso che hanno depredato le coste pugliesi de-finite dal documento regionale risorse da proteggere senza alcun ostacolo legale. Nonostante le pressanti lamentele dei cittadini-bagnanti delle marine, e le ripe-tute denunce dei giornali locali, sono mancati i doverosi inter-venti di controllo e le sanzioni da parte dei responsabili della tutela del litorale che in qualche modo avrebbero dovuto ovviare alla grave situazione di abusivismo.Dalla Regione arriva dunque la richiesta di una collaborazione diretta da parte dei cittadini pu-gliesi che potranno utilizzare un numero verde attivo dalle 9,00 alle 13,00 e dalle 15,00 alle 19,00. In questo modo chiunque dovesse riscontrare delle ano-malie nella gestione del dema-nio marittimo potrà chiamare al numero verde 800 085 898, contribuendo in prima persona alla risoluzione del fenomeno illecito. Contro la piaga sociale dell’abusivismo edilizio è neces-saria un’azione radicale collet-tiva, e ognuno autonomamente può contribuire al contrasto dei reati ambientali, realizzando fi-nalmente la cultura del rispetto dell’ambiente circostante anche nel brindisino.

La Regione Puglia ammonisce il ComuneCAROVIGNO MULTATA

di Marilena LocorotonDo

gRave sanzIone peR la cattIva gestIone del demanIo maRIttImo

AttualitàOCCHIO

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A proposito di estate, de-manio marittimo e ac-cessibilità alle spiagge

la situazione continua a compli-carsi. I disagi dei carovignesi si moltiplicano come i dubbi e le perplessità riguardanti diritti e doveri degli ipotetici bagnanti e/o attivi ciclisti che incontrano limiti insormontabili e non con-divisibili nemmeno dall’assesso-re Guglielmo Minervini.Lo scorso mese ci siamo occu-pati del Regolamento Regiona-le riguardante la gestione del demanio marittimo, chiarendo i dubbi sui 5 metri di battigia libera solo per il transito. Nono-stante i limiti esposti siano legali, resta l’amaro in bocca ai cittadini che continuano a lamentarsi e a far avanzare le loro ragioni. Il

carovignese Pietro Scussat si è esposto in prima persona, lo scorso 13 luglio, sul suo blog, in una lettera aperta sulla fruizione del demanio marittimo in bici-cletta, chiedendo chiarimenti, circa il regolamento regionale, direttamente all’Assessore Re-gionale alla Trasparenza e Citta-dinanza Attiva, raccontando un aneddoto personale sulla que-stione. La discussione riportata arriva direttamente da facebook, e il cittadino riesce ad esporre con estrema chiarezza il pro-blema ottenendo una risposta ragionevole dall’assessore che comprende in pieno le sue moti-vazioni. Come risaputo, l’attuale Regolamento Regionale vieta a tutti i veicoli, compresa la bici-cletta, l’accesso al demanio, ren-dendo di fatto sanzionabili tutti i bikers da spiaggia. Su gentile concessione di Pietro Scussat ri-portiamo un pezzo: “In molte re-gioni, soprattutto lungo i fiumi, il divieto è limitato ai veicoli a mo-tore, consentendo in questo modo l’escursionismo in bicicletta che è una attività a parer mio da incen-tivare. Nei giorni scorsi, a Spec-chiolla a causa di un titolare di concessione troppo zelante, sono stato costretto ad entrare in ac-qua per superare, alle 7 del mat-tino (spiaggia deserta) un tratto di demanio, presidiato con fare “energumeno” dal titolare stesso. Vi è stato un acceso battibecco, con tanto di chiamate al 113, ma quel signore, forte del suo rego-

lamento, aveva ragione e mi ha costretto ad entrare in acqua per poter passare e io ho rischiato una aspra sanzione per un giro in bi-cicletta. - Pietro continua - inoltre mi sto attivando a livello naziona-le attraverso la FIAB (federazione Italiana Amatori della Bicicletta) per l’opportuna campagna di sen-sibilizzazione sull’argomento.”La questione sollevata dal carovi-gnese Scussat è di fondamentale importanza, poiché proprio la bicicletta è un veicolo assolu-tamente innocuo per la natura e raggiungere le marine senza utilizzare l’auto comporterebbe solo straordinari vantaggi per l’ambiente costiero. Insomma pedalare aiuta a mantenersi in forma, contribuisce a ridurre lo smog, l’inquinamento acustico e a limitare il traffico. Infatti lo Stato italiano ha stanziato pro-prio lo scorso aprile 9 milioni di euro per incentivare l’acquisto di biciclette e ciclomotori. Le no-tevoli motivazioni hanno spinto l’Assessore Guglielmo Miner-vini a rispondere cordialmente: “Concordo. La tua osservazione è non solo ragionevole ma anche to-talmente condivisibile. Purtroppo quando manca agli interlocutori il buon senso occorre intarsiare le norme con una minuzia di detta-gli più spinta” . Minervini inoltre conclude il suo pensiero con la promessa di mobilitare gli addet-ti ai lavori verso la rimozione del limite per incentivare anche in Puglia una sana cultura della bi-

cicletta e soprattutto dello sport eco-compatibile, che sia in linea con gli ultimi provvedimenti go-vernativi.Intanto la questione dalla FIAB Puglia e Basilicata è passata alla FIAB Nazionale che interverrà con provvedimenti risolutivi.

UNA BICI NUOVA CON L’ECO- INCENTIVO

Lo scorso aprile il ministero dell’Ambiente, in accordo con l’Ancma (Associazione naziona-le ciclo motociclo accessori) ha stanziato un fondo di 8.750.000 euro a disposizione di coloro che volessero acquistare una biciclet-ta nuova oppure un ciclomotore. I finanziamenti di quasi 9 milio-ni di euro, da erogare nel corso del 2009, si sono esauriti in poco più di due settimane, con oltre 50 mila biciclette vendute e negozi in tilt. Visto il successo della campa-gna 2009 lo Stato ha deciso di ri-finanziarla per il prossimo anno.

Spiagge non accessibili in bici. L’assessore Minervini promette soluzioni ACCESSO AL DEMANIO

di Marilena LocorotonDo

CarovignoOCCHIO A N N O 1 N . 8 - A G O S T O 2 0 0 9

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OCCHIO Carovigno

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Dopo aver dato spazio ai tanti fatti che hanno coinvolto, e coinvolgono,

la marina di Specchiolla, abbia-mo pensato di chiudere questa lunga pagina dando la parola a coloro che Specchiolla la scelgo-no come meta delle loro vacanze o per lavoro (commercianti del mercato). Ricorderete che nei numeri precedenti di Occhio, vi avevamo parlato delle iniziati-ve che il Comune di Carovigno metterà in campo per dar corso al programma di riqualificazione della marina. Programma, realiz-zato in parte esigua con l’espro-prio del demanio pubblico. La pulizia del litorale è già migliora-ta, ma la gente comune lamenta ancora carenze e la necessità di interventi urgenti. Riportiamo di seguito alcune interviste realiz-zate sul posto, in un caldissimo ed afoso mercoledì di luglio.

MariaLe strade devono essere aggiu-state, non c’è una pista ciclabile quindi c’è sempre il rischio di ca-

dere o di essere investiti, perché le strade sono piene di buche e quin-di si è costretti a spostarsi in mez-zo alla carreggiata per evitarle.Attualmente lei risiede qui?Sì, a Riva Marina e lì sembra di stare in un’altra realtà.

GiancarloCosa pensa di Specchiolla?Il territorio è bellissimo e offre tanto, però l’amministrazione comunale dovrebbe pensare a mi-gliorare le strutture del posto pri-ma dell’avvento del periodo esti-vo. Le strade sono tutte dissestate, la sporcizia regna sovrana. Fino all’altro giorno c’è stato un cu-mulo di rifiuti, proprio nell’area contrassegnata dal cartello co-munale di divieto di discarica. È stato rimosso proprio quando avevo deciso di scattare delle foto per denunciare il fatto.

Non si può arrivare a luglio e pre-sentare le spiagge in questo stato. Ci sono luoghi incantevoli e ci si ricorda di intervenire per la loro tutela solo in piena stagione.I turisti, se solo trovassero una gestione migliore e la pulizia dei lidi, sicuramente tornerebbero qui in vacanza. Lei da dove viene?Vengo da Brindisi. Il mare del nostro litorale è molto bello, ma al contrario del Nord, dove esi-stono strutture che funzionano al 100%, qui c’è sporcizia dapper-tutto.

Lei è un commerciante, il suo nome?Il mio nome è Pietro. Sono cono-sciuto in tutto il mondo, anche la più famosa rivista del Giappone mi ha dedicato un articolo con un’intervista. Secondo lei questo luogo è adatto per ospitare il merca-to?Il luogo è adatto però manca tut-ta la manutenzione che dovrebbe fornire l’amministrazione comu-nale che, a mio avviso, non ha

alcuna cura di Specchiolla.Chi si occupa della pulizia dei luoghi al termine della vostra giornata lavorativa?Quando chiudiamo il mercato, puliamo tutto noi. Poi, passa un camion del Comune che preleva i rifiuti da noi raccolti e depositati in un angolo. (Il figlio): ho una casa qui, a Specchiolla, dove vivo solo per due settimane l’anno e pago 250 euro di spazzatura ed, in più, il consumo dell’acqua mi costa circa 1000 euro. Tra le cose che mancano, anche un presidio di Pronto Soccorso. In caso di biso-gno, quello più vicino è ubicato a Santa Sabina.

VitoSpecchiolla, a mio avviso, è mal-gestita dal Comune di Carovigno. Non c’è nessuna attenzione per questa marina, forse perché i caro-vignesi vivono l’estate a Santa Sa-bina. Noi ci sentiamo abbandonati da tanti anni, perchè non vengono effettuati lavori di manutenzione: le pozzette della fogna scoppiano ogni giorno, eppure paghiamo mol-

A TE LA PAROLAI villeggianti e i commercianti di Specchiolla dicono la loro sullo stato della marina

di Doriana Santoro

Qualche mIglIoRamento c’è stato. ma sono ancoRa tante le coseda faRe

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te tasse senza avere alcun servizio utile in cambio.Crede che la situazione sia migliorata o peggiorata negli ultimi anni?Credo sia andata peggiorando. Ogni anno ad inizio della stagione estiva si provvede a tagliare erbac-ce ed a fare qualche altro intervento di poco conto e poi più nulla. Non si organizza una festa per attirare l’attenzione dei turisti e nel mese di luglio ci sentiamo completamente abbandonati.Non c’è gente in giro ed i commer-cianti non riescono ad incassare nemmeno 40 - 50 euro al giorno, perché non solo i turisti, ma an-che i residenti stessi si spostano. Le famiglie non trovano luoghi di divertimento né per loro, né per i loro bambini.Cosa dovrebbe fare l’ammini-strazione di Carovigno per mi-gliorare questa situazione?Dovrebbe fare, almeno in parte, quello che fa per Santa Sabina.Questo potrebbe rendere interes-sante la marina sia per la gente del posto che per i turisti, che adesso scarseggiano.Lei ha la casa qui?Sì, di fronte a Riva Marina Resort. Sarebbe meglio se Specchiolla fosse

gestita dal Comune di San Vito, per-ché sono i sanvitesi a viverla estate dopo estate. Ma è normale che, per interessi legati alla riscossione delle tasse, il Comune di Carovigno non la cederà mai, pur trascurandola. Qui c’è il Riva Marina Resort, ma come si può incrementare il turismo con le fogne che non funzio-nano e gli altri disservizi? Pensate, non c’è un’ambulanza, non c’è un Pronto Soccorso. La chiesa, dona-ta dal fondatore Don Luigi Trizza di San Vito, è stata chiusa perché necessitavano interventi di restau-ro. Qui gli anziani, e non solo loro, non hanno dunque un luogo di pre-ghiera o un posto dove incontrarsi. L’unica farmacia operante, grazie ad un dottore di Carovigno, si trova all’interno del Resort e quindi non tutti possono accedervi.Lei è di Carovigno, ma vive qui?Si, vivo qui da 50 anni inverno ed estate. 40 anni fa Specchiolla era meravigliosa: c’erano dei locali, si faceva il mercato alla rotonda, dove si riuniva tutta la gente e ci si divertiva. Si facevano feste che ormai da tempo non si fanno più, anche se qualcuna come quella di Santa Maria Goretti resiste grazie agli amici della Lega Navale.

Rosanna.Voglio denunciare pubblicamente un episodio increscioso accorso alla mia famiglia. La mia nipotina, di soli 10 anni, è venuta a trascorrere qualche giorno di vacanza qui da me. Un giorno, sulla spiaggia libe-ra, che si trova subito dopo il lido di Laguna Blu, la bambina cammi-nando sulla sabbia si è punta con l’ago di una siringa abbandonata. Facile immaginare la preoccupa-zione e l’ansia che ne è consegui-ta. Mi sono recata personalmente presso il Comune di Carovigno per denunciare l’accaduto. Ho avuto modo di parlare del fatto con un assessore, il quale mi ha assicurato che si sarebbero attivati per la bo-nifica della zona. Ho parlato anche con il comandante dei vigili urbani di Carovigno, ma nessun provvedi-mento risolutorio è stato attivato. Sono trascorsi dei giorni, e tutto è rimasto com’era. Ogni giorno bambini e famiglie, ignari del pe-ricolo, continuano a frequentare la spiaggia in questione e nessuno se ne preoccupa. Non so più cosa fare, credo che qualcuno debba pur farsi carico di quanto accaduto e porre le condizioni affinché non si verifi-chino più episodi di tale gravità.Lei da dove viene?Io sono di Como, però abito qui e pago le tasse al Comune di Carovi-gno, perché ho la residenza a Riva Marina1.

Paola e Antonio.Come avete trovato Spec-chiolla quest’anno?

Migliorata, ma povera di attrat-tive turistiche, anche se abbiamo notato una maggiore cura per le spiagge. Per i giovani non ci sono cambiamenti, niente di più di quello che c’è sempre stato: il locale di ritrovo o il solito posto per ballare. Noi, in quanto san-vitesi puri, siamo affezionati a Specchiolla e abbiamo trovato le spiagge più pulite e gradevoli da vedere. Anche i lidi liberi ci sem-brano molto più curati degli altri anni.

Forse, a Specchiolla, manca una discoteca e poi l’organizzazione di eventi da parte dall’ammini-strazione. Noi viviamo a Roma e capita spesso che i nostri amici ci chiedano informazioni sulla Piz-zica. Io racconto loro che, anni fa, quando vivevo qui, si organiz-zavano feste in spiaggia di con-tinuo e si ballava tutta l’estate. Invece, ora, è venuto a mancare proprio quello che ci caratterizza ed è un peccato. Si dovrebbe fare di più per far conoscere le nostre tipicità indissolubilmente legate alla nostra cultura. Il folklore è una delle cose più belle di que-sto territorio e non c’è nulla di cui doversi imbarazzare, perché ha radici storiche preziosissime e anzi lo si può motivare con or-goglio. Qualcuno dice che i nostri balli tradizionali assomiglino molto alle danze greche. È vero, perché comunque tutta la costa pugliese è stata colonia greca e quindi ha assorbito le influenze di quei popoli.

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CarovignoOCCHIO

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FINO A PALERMO IN BIKEDue ciclisti carovignesi raccontano i loro otto giorni di viaggio in bicicletta

870 km da percorrere sulle 2 ruote in soli 8 giorni. Due simpatici carovignesi, Co-

simo Ciaccia e Vincenzo Gre-co, sono stati i protagonisti di un percorso ciclistico che ha unito

Carovigno a Palermo. Grande entusiasmo per i concittadini che hanno accolto i ciclisti con una festa calorosa, celebrando la passione per le due ruote e le finalità umanitarie del progetto.Come è nata l’idea di quest’avventura?Il viaggio nasce dall’esigenza di partecipare ad un evento benefico a favore dei bambini di Pititinga,

un piccolo borgo del Brasile in dif-ficoltà. Abbiamo sposato la causa dell’Associazione Vida a Pititinga di cui conosciamo i promotori, diventando protagonisti di uno spettacolo con tutti i maggiori co-

mici italiani. Quali sono le emozioni di un viaggio on the bike?Bhè, il viaggio in bicicletta è ricco di sorprese, ti permette di scoprire rapporti diversi con la gente e con le cose incontrate lungo il tragitto; di scorgere luoghi e realtà che non potresti mai apprezzare né rico-noscere viaggiando in macchina o in treno, per forza di cose. Ma

soprattutto quello che più entu-siasma è la sensazione unica che stai facendo tutto con le tue gam-be. Davvero stupefacente, non ci sono paragoni!Il momento più esaltante di

quest’esperienza?Il nostro viaggio è stato presentato durante la kermesse comico-mu-sicale titolata Quando ridere fa bene, una meravigliosa serata all’insegna del cabaret, dell’alle-gria e della solidarietà. Il Sindaco della città di Menfi ci ha invitati sul palco e noi gli abbiamo donato le nostre magliette. Il ricavato di tutto il progetto è stato interamen-

te devoluto all’Associazione On-lus Vida a Pititinga, impegnata in progetti rivolti all’educazione e alla formazione dei più piccoli. Tutta la manifestazione è stata sponsorizzata dai Vini Planeta,

di Marilena LocorotonDo

caRovIgno e paleRmo unIte dalla passIone peR le due Ruote e dall’umanItà dI cosImo e vIncenzo

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che per tre giorni ci hanno fatto apprezzare le meraviglie enoga-stronomiche della zona. Qualche chicca del viaggio?Dopo aver percorso 870 Km sia-mo arrivati a Menfi (Agrigento), abbiamo superato la Calabria attraverso mille difficoltà. Stan-chezza, traffico, strade dissestate e gallerie non illuminate, ma siamo arrivati con entusiasmo in Sicilia accolti da gente stra-ordinaria e di grande umanità. Abbiamo visto i posti paesaggi-stici più crudi dell’interno della Sicilia, gli scenari del film Nuo-vo Cinema Paradiso. Abbiamo attraversato il paese delle stelle, Roccapaluma, e ci siamo fermati a Lercara Friddi il paese cha ha dato i natali al padre di Frank Si-natra. La cosa più curiosa è che ci siamo fatti pure la barba in un vecchio e caratteristico salone da barba. Qualche dato sul viaggio?Il viaggio è stato diviso in 7 tap-pe percorse con una media di 120-130 km al giorno o giù di lì. La prima è stata Nova Siri, la seconda Cirò Marina, la terza Soverato, la quarta Melito Porto Salvo, la quinta Falcone, la sesta Cefalù, la settima Lercara Friddi e poi Menfi. Inoltre siamo stati accolti al nostro arrivo calorosa-mente dal comico Giovanni del trio Aldo Giovanni e Giacomo. Tutto il percorso è stato seguito e documentato giornalmente dal carovignese Pietro Scussat, con foto e commenti sul suo blog.

L’associazione Vida a Pititin-ga Onlus, fondata nell’ otto-bre 2004 dal Presidente Edna Galvao, nasce con lo scopo di offrire aiuto concreto alla pic-cola comunità di pescatori di Pititinga, piccolo borgo a 65 km da Natal, capitale del Rio Grande del Nord-Est-Brasile. Il Progetto si sostiene con il costante aiuto del socio noto comico e conduttore televisi-

vo milanese Enrico Bertoli-no e grazie a continue campa-gne di solidarietà per bambini e famiglie della comunità di Pititinga. Nel piccolo centro costituito da qualche casa, alcune capanne e una piccola chiesetta, sono già stati re-alizzati numerosi progetti a favore dei bambini e delle fa-miglie più bisognose. Ad oggi gli sforzi si sono concentrati

sugli interventi rivolti all’edu-cazione ed alla formazione dei giovani, aprendo loro le porte a nuove opportunità di svilup-po e di apprendimento. Paral-lelamente alla nascita dell’As-sociazione, è nato il progetto di costruzione all’interno del villaggio di un centro poli-funzionale di circa 1000 mq che potesse ospitare un asi-lo nido, una scuola materna, un’aula corsi, un laboratorio sartoriale ed infine un nego-zio, ove poter commercializ-zare i prodotti del laboratorio. Nel giro di qualche mese, il centro (che si chiama Cen-tro Smemo Educational) è stato costruito. Da quasi 3 anni è ormai attivo con circa 60 bambini che frequentano nido e materna proponendo anche corsi di informatica, e attività ludiche come la scuola calcio di Inter Campus. Non producendo per il momento alcun reddito, il centro si au-tofinanzia attraverso la rac-colta fondi in Italia, attraverso donazioni di privati o di azien-de (ex 5x1000) e mediante organizzazione di eventi con la partecipazione gratuita di artisti, e aziende partner.

http://www.pititinga.org/ita/

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ASSOCIAZIONE ONLUS VIDA A PITITINGA

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San Vito dei NormanniOCCHIO

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MUSEO DIFFUSO D'ALCESTEInaugurato il 29 luglio scorso con una serata dedicata all’ambiente e alla poesia

di Francesca PreSto

Si è inaugurato il 29 luglio, in occasione della Giornata del Paesaggio, il “Museo

Diffuso Castello d’Alceste”, sito sull’omonima collinetta po-sta all’estrema periferia dell’abi-tato di San Vito dei Normanni. Si tratta del secondo ecomuseo della Puglia (l’altro si trova a Cavallino). Fin dal 1996, l’area in questione è stata oggetto di ri-cerche archeologiche condotte, a più riprese, dall’Università del Salento (dirette dalla prof.ssa Grazia Semeraro) in collabo-razione con la Soprintendenza Archeologica. La giornata del Paesaggio ha avuto inizio con il raduno dei partecipanti in piazza Leonardo Leo, da dove è partita la passeggiata che ha fatto cono-scere alcuni edifici storici della città. Giunti, oramai al tramon-to, presso il parco dove sorge il Castello, ci si è trovati davanti ad uno scenario fantastico di luci e suoni della natura. Il concerto di poesia per voci e strumenti, trat-to dalle opere del poeta-scrittore sanvitese Giuseppe Di Viesto,

è stato curato dall’attore Pietro Conversano, in collaborazione con l’Associazione Magazzini Teatrali Dardagnam. Le voci, i suoni, le parole delle poesie han-no riecheggiato per tutta la se-rata, sotto il cielo stellato di una giornata ventilata di luglio. Le immagini rievocate dalle parole delle poesie hanno reso parteci-pe il pubblico, rimasto affascina-to dalla bellezza dello spettacolo. Le note di De Andrè e di alcuni brani musicali tipici del nostro territorio hanno fatto da sfondo alle poesie, alcune in vernacolo, declamate sapientemente dalle

voci di bravi attori locali. Le po-esie raccontavano le nostre vie, le nostre vite, i nostri paesaggi, i nostri uomini, che rimasti nel loro paese d’origine, pensano a come sarebbe stata la loro vita se fossero partiti per andare alla scoperta di luoghi lontani e sco-nosciuti. La magia di una notte di note e parole, ha celebrato una famiglia di artisti, quella del poeta Di Viesto, che ha dedica-to le sue poesie ad uno dei suoi fratelli. Alla fine dello spettacolo sono intervenute alcune auto-rità locali, quali l’Assessore alla cultura Ernesto Marinò ed il

sindaco di San Vito, Antonello Trizza, che hanno ringraziato Pietro Conversano e tutti co-loro che hanno reso bella ed interessante la serata. Il sindaco ha simbolicamente consegnato il luogo alla cittadinanza, con l’auspicio che lo stesso diventi un itinerario didattico e acquisti un’importanza sempre maggio-re. Il poeta Giuseppe Di Viesto, invece, molto commosso, ha detto: ”Io ho messo i testi, loro hanno messo la testa, la volontà, il cuore, per questo è venuto fuori un così bel concerto di voci e di suoni”.

sI tRatta del2° eco-museoIn puglIa,Il 1° sI tRova a cavallIno, In pRovIncIa dIlecce

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Abbiamo incontrato Pietro Conversano, che alla conclu-sione della manifestazione, ci ha spiegato come ha potuto realizzare questo spettacolo:

“Il lavoro è tratto dalle opere poetiche di Giuseppe Di Viesto. Il percorso per compiere questa rappresentazione è stato mol-to semplice: prende spunto da

quelle che sono le caratteristi-che di fondo delle poesie dell’au-tore. Gli elementi naturali la fanno da padrone: la luna, le stelle, la terra. Gli intellettuali

del Sud esprimono sempre un pensiero che è tipico delle poesie della memoria. C’è sempre un filo conduttore che è quello della nostalgia e del ricordo, ma c’è anche la contraddittorietà dell’uomo del Sud: voler anda-re via dai suoi luoghi d’origine ed immaginare la possibilità persa, quella di costruire una vita diversa da quella vissuta. In tutti vi è la presenza di forti radici. Abbiamo preparato que-sto lavoro in soli cinque giorni, ma lavorando intensamente siamo riusciti a raggiungere un ottimo risultato. In attesa di veder crescere ulte-riormente il nostro territorio, lasciamo spazio alle voci, alle note degli uomini del Sud, che fanno delle loro esperienze un modus vivendi”.

Giuseppe Di Viesto e Pietro Conversano

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San Vito dei NormanniOCCHIO

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MEMORIE DAL SOTTOSUOLOA spasso tra la storia, in un’area in cui riemerge il passato. Restituito al presente

di Michelangelo nigro

Una civiltà antichissima, pochi centimetri sotto i nostri piedi. Sono passati

ventiquattro anni dai primi ritro-vamenti archeologici in contrada Castello a San Vito dei Normanni. Già da quei sopralluoghi si capì che ci si trovava di fronte a un in-sediamento molto antico, ipotesi poi confermata dalla prima campa-gna di scavi sistematica, tenutasi tra il 1996 e il 1999, e guidata dalla professoressa Grazia Semera-ro, docente di Archeologia della Magna Grecia presso l’Università del Salento. Ora sarà consentito a tutti conoscere il passato remoto di questa terra. Il 29 luglio scorso, nell’ambito della Giornata Nazio-nale del Paesaggio, è stato presen-tato ai cittadini sanvitesi il Museo Diffuso, un’area archeologica che consentirà al pubblico di fare un balzo indietro di 2.500 anni. Un percorso in un insediamento mes-sapico, che gli studiosi umanisti locali chiamavano Castello d’Al-ceste, ma il cui vero nome forse è ancora sepolto nella terra. Abbiamo chiesto alla prof.ssa

Semeraro come sarà organizzata questa area archeologica.L’area archeologica sarà innanzi-tutto fruibile al pubblico dal pros-simo autunno. L’inaugurazione si dovrebbe tenere nel mese di settem-bre o di ottobre. Da allora sarà pos-sibile accedere all’area attraverso visite guidate. A tal proposito stia-mo lavorando a un sito Internet , che è quasi pronto, per rendere più agevoli le prenotazioni delle visite e fornire ai turisti tutte le informa-zioni necessarie per raggiungere il parco. Voglio sottolineare che il museo sorgerà nel pieno rispetto del paesaggio. Per questo parlia-mo di Museo Diffuso. Di un’area, cioè, che oltre a conservare un sito archeologico, mantenga le tracce della stratificazione del tempo. La posizione della zona, poi, è partico-lare perché è collegata visivamente a tutto il territorio che va da Brin-disi a Taranto, che a quell’epoca ospitava insediamenti messapici. Per questo abbiamo restaurato l’edificio rurale sulla collina, in modo che si possa accedere al tet-to, dal quale è possibile avere la stessa visuale che dovevano avere gli antichi Messapi che abitavano sull’altura. Da lassù si può vedere il mare di Brindisi e addirittura le colline che dominano il golfo di Taranto: questo permette di restitu-ire il rapporto psicologico e anche simbolico con il paesaggio. Qual è l’importanza scientifica di questo sito?A pochi centimetri di profondità del terreno si conserva un abitato

di 2.500 ani fa. È uno dei pochi siti di età arcaica, risalenti ad una delle fasi più importanti della ci-

viltà messapica, rimasto intatto. È un caso raro, perchè in altri posti, come Oria o Brindisi, i resti sono stati coperti dallo sviluppo della città nel corso dei secoli. La collina del Castello invece è stata comple-tamente abbandonata 2.500 anni fa e questo rende molto più facile il lavoro archeologico. In più sono pochissimi i siti nell’area meri-dionale che ci conservano tracce di questo periodo dell’età arcaica. Una delle scoperte più importanti fatte nell’area è quella di un grande edificio che si trova sulla sommità dell’altura, che abbiamo interpre-tato come un palazzo. È un ritro-vamento che ci consente di studiare la vita sociale dei Messapi, di cui conosciamo pochissimo, pratica-mente solo quello che ci hanno trasmesso i Greci. Per facilitare la comprensione della società di quel

tempo abbiamo anche realizzato la ricostruzione di due esempi di abitazioni antiche appartenenti a

fasi diverse. Si è, dunque, realizzato un pro-getto che il Comune di San Vito inseguiva da anni: la realizzazio-ne di un’area archeologica, a cui si è cominciato a lavorare con-cretamente nel 2005 grazie a un finanziamento della Fondazione Cariplo.Un progetto ambizioso, dal mo-mento che Castello d’Alceste non sarà solo un’area archeologica, ma un parco armoniosamente inserito nel paesaggio messapico.

un salto dI2500 annIun paRco aRmonIosamente InseRIto nel paesaggIo messapIco

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OCCHIO

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San Vito dei Normanni

Questo dice Luciana Littiz-zetto nel suo libro Rava-nello pallido. E con que-

sta battuta l’incubo di 20 milioni di italiane, la pelle a buccia d’arancia o cellulite è sistemata. Per otto gambe su dieci è diventato pane quotidiano: le sedute dall’esteti-sta, diete, trattamenti all’ultimo grido, creme che promettono miracoli con lo scopo di eliminare l’inestetismo più diffuso e meno tollerato tra le donne di ogni età. E pensare che fino all’ottocento quei cuscinetti sulle gambe e sul fondoschiena femminili, erano considerati segno di invitante prosperità. La buccia d’arancia predilige il sesso femminile di razza bianca, ed annovera tra le

cause: predisposizione genetica, lo stress, la sedentarietà, proble-mi vascolari, il fumo, squilibri or-monali, alimentazione e stili di vita non corretti. Per essere più chiari la cellulite è grasso degenerato, cioè trasformato in grasso fibro-so per disturbi del micro circolo sanguigno. Quando le soluzioni non vengono dalla correzione delle cause, allora non rimane che rivolgersi alla competenza del chi-rurgo plastico specializzato in chi-rurgia estetica, con la liposcultura o liposuzione, affinata da oltre 30 anni di esperienza, naturalmente in ambiente sanitario idoneo. Ma la cellulite non è l’unico problema che il chirurgo estestico è chiama-to a risolvere: aumento del seno, mastoplastica additiva, chirurgia estetica del naso, rinoplastica, blefaroplastica per cancellare borse sotto gli occhi, eliminazione di macchie scure da mani, volto e décolleté, periodiche iniezioni di botulino spiana rughe. Anche gli uomini non si fanno mancare niente: liposuzione contro pancet-ta e maniglie dell’amore, l’autotra-pianto di capelli, lifting e minilif-ting. La chirurgia plastica estetica può ristabilire quell’equilibrio che è venuto a mancare nel corso de-gli anni, o che non si è mai avuto, cambiando non solo la nostra im-magine, ma anche il nostro stato psicologico. La bellezza ritrovata, spesso, fa aumentare l’autostima, dà maggiore sicurezza nel lavo-ro e nella vita sociale. L’arte del chirurgo plastico serio ed onesto

è quella di entrare nella mente di chi si affida a lui per trovare o ritrovare la forma perfetta, ma an-che verificare dove, quando e se è davvero indispensabile interveni-re o se accompagnare il paziente verso una nuova interpretazione di sé. Grazie alle moderne tecniche, gli interventi si sono fatti via via sempre più mirati, con maggiore sicurezza di risultati. Bisogna ri-cordare che una buona cicatrizza-zione dei tessuti vada preparata in anticipo. Gli esperti consigliano di eliminare le sigarette: la nicotina è vasocostrittore, ovvero restringe le vie del flusso sanguigno inter-ferendo con la connessione vasale necessaria alla cicatrizzazione dei tessuti. Lo stesso vale per i cibi piccanti e l’alcool. Nonostante il periodo di crisi, che dovrebbe indurre gli italiani a tagliare sulle spese non essenziali, si assiste ad un incremento degli interventi di chirurgia estetica che, stando ai dati della SICPRE, la Società italiana di Chirurgia Plastica Rico-struttiva ed Estetica, sono aumen-

tati anche del 20%, complici il calo dei prezzi e una sempre maggiore cura del proprio corpo mostrato dai nostri connazionali. Siamo oggi nello studio del dottor Massimo D’Amico, Specialista in Chirurgia Plastica e Ricostrut-tiva, Chirurgo Estetico, libero professionista, per porre alcune domande riguardo alla sua pro-fessione.Cos’è la Chirurgia Plastica?Il termine Chirurgia Plastica deri-va dal tedesco Plastische Chirurgie, espressione coniata dal chirurgo tedesco Eduard Zeiss nel XIX secolo prendendo spunto dal greco antico plassein che significa plasmare, modellare. Infatti la chirurgia pla-stica, estetica o ricostruttiva che sia, si occupa del rimodellamento del corpo.Quali sono i settori di interes-se? Si può tranquillamente affermare che il chirurgo plastico rimane ad oggi l’ultima figura di chirurgo ge-nerale in quanto, è il caso di dirlo può trovarsi a dover agire in tutti

BELLI A TUTTI I COSTI?Chirurgia estetica: fenomeno sociale. Ma il bisturi è la panacea di tutti i mali?

di Giuseppe Fagiano

“le donne hanno la cellulIte, è un fatto. se una non ce l’ha, nove volte su dIecI è un tRavestIto… dItelo aI vostRI maRItI”

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i distretti corporei, dal vertice fino all’alluce. Spesso della collabo-razione dei chirurghi plastici si avvalgono colleghi di varie altre discipline chirurgiche per quelle che sono le finalità ricostruttive. Personalmente al sottoscritto è capitato di collaborare con otori-ni, ginecologi, chirurghi generali, chirurghi vascolari, ortopedici, neurochirurghi, cardiochirurghi, etc… ma anche con colleghi che si occupano di discipline più pretta-mente mediche quali endocrinologi nel trattamento del piede diabetico, ma anche internisti e reumatologi. Che differenza esiste tra chi-rurgia plastica estetica e rico-struttiva? In sostanza si tratta dell’applica-zione, con un notevole grado di specializzazione di tecniche in li-nea generale simili, ma applicate per finalità diverse, avendo come scopo, nel primo caso, il migliora-mento estetico del corpo, mentre nel secondo caso si occupa di “ri-costruire” parti del corpo sottopo-ste ad intervento chirurgico per rimuovere tumori, oppure curare traumi o gravi malformazioni. Chi si rivolge al chirurgo pla-stico?Gente di ambo i sessi e di tutte le età. Personalmente mi è capitato di curare pazienti alle età estreme della vita ultranovantenni come anche bambini appena nati, ov-viamente per problematiche molto differenti, essendo gli anziani più frequentemente affetti da patologie tumorali. Volendo vedere la que-stione da un altro punto di vista, la clientela che si rivolge al chirurgo plastico appartiene a tutte le fasce sociali. Chi sono i pazienti che richie-dono interventi con finalità

estetiche?Se restringiamo l’analisi alle sole problematiche di ordine estetico, l’analisi non cambia. Al giorno d’oggi in tutte le fasce sociali ed in tutte le fasce di età esiste una maggior attenzione della cura del proprio corpo. E molto, ma molto spesso le problematiche di ordine estetico non sono scisse da quelle di ordine funzionale. Sicuramente un corpo femminile con addome pen-dulo, cellulite diffusa, in sovrappe-so per non dire obeso non è assolu-tamente nelle migliori condizioni di salute e, andando ad analizzare

la situazione più in profondità, non è difficile riscontrare anche diabete mellito di tipo 2, iperten-sione arteriosa, alterati indici di flogosi e quant’altro… senza consi-derare che coloro che hanno il cor-po in tali condizioni difficilmente si possono ritenere soddisfatti della propria condizione. Infatti Giove-nale nella X satira scriveva: “mens sana in corpore sano” volendo in tale opera evidenziare la vanità dei valori e dei beni, essendo due soltanto quelli a cui dover aspira-re, ossia la sanità dell’anima e la

salute del corpo.Lei ritiene che la gente non presta la giusta attenzione alla cura del proprio corpo? Non lo dico io ma i dati che emer-gono dai rapporti dell’OMS e delle varie società scientifiche mediche. Se andiamo ad analizzare i dati possiamo vedere ad esempio che in Italia esistono milioni di perso-ne con un indice di massa corpo-rea (BMI) superiore a 25 di cui buona parte affetta da sindrome metabolica con un diametro vita superiore a 88 cm nella donna e 98 nell’uomo. Sappiamo, da dati

incontrovertibili che vi è un pro-gressivo aumento dei tumori cuta-nei, sia in funzione della maggior esposizione al sole, sia in ragione della presenza del buco nello strato di ozono, sia pure a causa dell’in-vecchiamento della popolazione. In ragione di ciò è opportuno eseguire periodicamente una valutazione specialistica dei nei, delle macchie cutanee e delle varie neoformazio-ni non pigmentate eventualmente presenti sul proprio corpo al fine di affrontare precocemente ed in maniera appropriata eventuali

tumori della pelle.Purtroppo, stando a quanto vedo, è più facile che si presti la giusta at-tenzione alla manutenzione della propria automobile, facendo con cura tutti i tagliandi, trascurando invece quelli del proprio corpo, al quale si presta la giusta attenzione solo dopo che sono comparsi proble-mi seri. E, lo ripeto, molto spesso le problematiche di ordine estetico non sono scisse da quelle di ordine funzionale. La soluzione dei problemi passa sempre attraverso l’uso del bisturi?

Assolutamente no! Al bisturi si ri-corre quando è necessario. Molte problematiche si possono e devono anzi essere affrontate in maniera non cruenta attraverso una tera-pia medica. Sia nel trattamento del volto quanto in quelle del cor-po. In alcuni casi è inevitabile ricorrere ad un trattamento chi-rurgico ma bisogna sempre dare la giusta indicazione. Ad esempio in molte pazienti affette da cellu-lite, smagliature, adiposità loca-lizzate, ottimi risultati sta dando la cavitazione, procedimento che,

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San Vito dei NormanniOCCHIO

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sfruttando un fenomeno fisico deter-minato dagli ultrasuoni, permette di rimodellare il corpo rompendo le cellule adipose in maniera assoluta-mente indolore e senza rischi. È op-portuna dapprima una valutazione clinica del candidato da curare ed il trattamento, che permette anche di migliorare l’assetto ormonale, si integra con altre procedure invasive e non al fine di garantire il miglior risultato possibile. È pericoloso sottoporsi ad un intervento di chirurgia esteti-ca?Come nel caso di un qualsiasi al-tro intervento chirurgico, di una qualunque altra disciplina, se l’atto operatorio è pianificato bene e ben eseguito, il rischio che si evidenzino complicanze in fase esecutiva come pure nel post- operatorio è molto basso. Qual è l’intervento più richie-sto in assoluto?Sicuramente l’intervento di liposcul-tura. Ogni anno, soltanto in Italia ne vengono eseguite 90.000 sulla base di dati della S.I.C.P.R.E. sia in pazienti di sesso femminile che in individui di sesso maschile. Altra procedura frequentemente richiesta e l’intervento di addominoplastica sia da parte di pazienti che hanno seguito un programma di dimagri-mento, sia in donne con addome pendulo post gravidico. Tale inter-vento, al di la della indiscussa va-lenza estetica, mette anche al riparo da laparoceli, ossia sfiancamenti della parete addominale. A volte i due interventi possono essere inte-grati andando ad eseguire un inter-vento di Lipoaddominoplastica che permette un ampio rimodellamento corporeo.

QUANDO È NATA LA CHIRURGIA PLASTICA?

La storia di questa disciplina si perde nella notte dei tempi. Infatti le problematiche di cui ci occu-piamo sono vecchie quanto il mondo dato che a qualunque medico in tutte le civiltà sarà capitato di doversi cimentare con la cura di un’ustione o di una ferita. Ne parlano infatti tavolette sume-re, antichi documenti cinesi, giapponesi, greci, romani, indiani come pure in testimonianze ri-salenti all’antico Egitto. Infatti anche nel papiro di George Ebers, detto “medico” e datato 1550 a.C. viene descritta una terapia locale a base di Sali di rame, miele, peli di capra ed altro. Molti interventi ricostruttivi sono al contrario descritti nel papiro di Smith detto “chirurgico” e databile intorno al 1530 a.C. Susruta Garubita, medico indiano, ha descritto nel 2100 a.C una tecnica di ricostruzione del naso amputato tuttora valida ed utilizzata. Galeno invece (130 d.C), medico di corte dell’imperatore Marco Aurelio è stato il primo a descrivere un lembo bipeduncolato che porta tuttora il suo nome. Stupefacente è la precisione con la quale viene descritto da parte di Ezio, medico reale dell’imperatore bizantino Giustiniano l’intervento di asportazione della mammella.Andando più avanti nel tempo, è impossibile non citare Gaspare Tagliacozzi, celebre chirur-go e docente dell’Università di Bologna, vissuto tra il 1545 ed il 1599 che, nel suo “De Curtorum Chirurgia per insitionem” pubblicato a Venezia nel 1597, oltre a descrivere una famosa tecnica

di ricostruzione del naso amputato, scrive: “noi ripristiniamo, ripariamo, e ridiamo l’integrità a quelle parti del viso che la natura ci ha dato ed il destino ci ha tolto, non tanto per la gioia della vista, ma per rasserenare gli spiriti ed aiutare le menti degli affetti”.

QUANDO È NATA LA CHIRURGIA ESTETICA?

Riguardo alla Chirurgia Estetica citiamo il primo peeling perfettamente descritto nel pa-piro di Ebers per eliminare le rughe del viso mediante l’applicazione di un unguento. Aulo Cornelio Celso medico romano, contempora-neo di Augusto e Tiberio (25 a.C. 50 d.C), ne-gli ultimi due volumi del De Medicina descrive numerose tecniche per migliorare l’estetica del viso mediante lembi di scivolamento, un po’ come si fa ai giorni nostri, come pure la prima chirurgia palpebrale eseguita per fina-lità puramente estetiche. Paolo da Egineta, chirurgo del VII secolo, ha compilato un su-perbo trattato sulla chirurgia della mammella nel quale ha descritto un intervento di mastec-tomia per trattare una ginecomastia, ossia un eccessivo sviluppo del seno nell’uomo.

MA QUANTO COSTA?TRATTAMENTO PREZZO

Trattamento con Acido Glicolico a partire da 60 - 80 euro a seduta

Labbra prezzo compreso tra 280 e 320 euro a seduta

Trattamento Biostimolazione e Bio-rivitalizzazione con acido ialuronico prezzo compreso tra 180 e 200 euro a seduta

Trattamento Biostimolazione e Bio-rivitalizzazione con gel a polinucleotidi prezzo compreso tra 180 e 200 euro a seduta

Rimodellamento labbra e zigomi da 400 a 700 euro

Correzione rughe del volto da 250 a 400 euro a trattamento

Tossina botulinica per correzione rughe volto/Tossina botulinica per trattamento iperidrosi ascellare e palmoplantare da 350 a 400 euro a trattamento

Liposcultura a partire da 2000 euro

TARIFFE DI RIFERIMENTO PER PROCEDURE DI MEDICINA ESTETICA

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LatianoOCCHIO

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A Latiano, dove vive e lavora una numerosa comunità marocchina riunita attor-

no alla moschea di Via della Li-bertà (una delle sole due presenti nella provincia brindisina, ndr), si parla ancora della triste vicenda

che ha visto il giovane Abdelha-fid Es-Saady suicida nella cella di sicurezza della Caserma dei Carabinieri di San Michele Sa-lentino. A tenere alta l’attenzione sulla vicenda sono i connazionali del ventiduenne meghrebino, che a Latiano sono organizzati nell’associazione “El Amal” (La Speranza). Il presidente dell’associazione Antra Abdelkhalek, con la col-laborazione di Lorenza Conte, ha preso carta e penna inviando una lunga e dettagliata lettera al Governatore della Regione Puglia Nichi Vendola, all’Assessore re-gionale alle Politiche sociali Ele-na Gentile, al Presidente della Provincia di Brindisi Massimo Ferrarese, nonchè ai sindaci dei

comuni di Latiano e San Michele Salentino. “Quel ragazzo aveva solo 22 anni - si legge nella missiva - e lavorava come bracciante agricolo da più di cinque anni; aveva solo il torto di non potersi regolarizzare visto il

lavoro precario che aveva trovato. Il nostro amico aveva lavorato per circa un anno presso un’azienda di Ceglie Messapica, mentre da circa tre mesi collaborava con un’azien-da agricola situata tra San Miche-le Salentino e Latiano”. Abdelhafid Es-Saady pare fosse ben conosciuto nella comunità marocchina insediata a Latiano, i cui responsabili dopo avere effet-tuato il riconoscimento su richie-sta degli stessi Carabinieri, hanno dato mandato all’avvocato Fistetti di Francavilla Fontana e avviato una raccolta fondi per tutto quan-to necessario. “Abdelhafid Es-Saady - prosegue la lunga lettera - utilizzava come mezzo di trasporto la bicicletta, e spesso era aiutato dalla Chiesa

cattolica per reperire indumenti e pasti caldi. Noi lo ricordiamo come un ragazzo allegro e gran lavorato-re, che periodicamente inviava del denaro ai propri genitori rimasti in Marocco poverissimi e privi di qualsiasi mezzo di sostentamento,

dai quali era andato via all’età di 8 anni per venire in Italia, da qui si era poi spostato in Francia e Spagna, ritornando in Marocco all’età di 15 anni per poi ritornare

nuovamente in Italia dove in qual-che occasione forse aveva anche dato generalità false pur di sfuggire all’espulsione dal territorio italia-no in quanto ritenuto clandestino. In passato aveva anche affrontato situazioni peggiori, ma senza mai manifestare alcuna intenzione di togliersi la vita; l’unica cosa che non faceva certo paura era quella di un nuovo decreto di espulsione o di rimanere in carcere come “ladro di biciclette”. Quando i suoi compagni lo hanno visto steso privo di vita e in mu-tande nella cella di sicurezza non hanno avuto alcuna esitazione a riconoscerlo. Così come non hanno avuto neppure alcuna esitazione ad interessare prontamente un le-gale per rispondere alle domande, ai dubbi, che di fronte alla fine di un ragazzo pieno di vita di soli 22 anni, suicida in una cella di sicurezza, tutti si dovrebbero porre. Solo ponendosi dei dubbi si può ar-

Clandestino senza voceLa tragica fine di Abdelhafid Es-Saady. Una triste storia che accomuna San Michele a Latiano

di Claudio argentieri

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rivare alla verità cui non si arriva mai con le certezze precostituite. Bisogna avere rispetto - conclude la lettera - del delicato lavoro svolto dalla Magistratura ed attendere la fine delle indagini in corso, ma una cosa è certa: quel ragazzo di 22 anni era un clandestino senza voce, un ragazzo che poteva essere un “ladro di biciclette” come descrit-to, ma anche una persona umana che non meritava quella fine così dolorosa e improvvisa”. I genitori del ragazzo, Es-Saady Rahal e Malika, che provengono da Freita Kalaa nella provincia di El Saraghna, non erano in grado di pagarsi le spese di viaggio per venire in Italia, così l’associazione La Speranza con la collaborazione del legale di fiducia ha fatto otte-nere loro un visto di ingresso in Italia accollandosi tutte le spese per il biglietto aereo e il viaggio da Bologna a Latiano, dove sono stati condotti e ospitati nei giorni scor-si. La comunità marocchina pre-sente a Latiano (dove ricordiamo sorge anche una moschea molto frequentata dai nordafricani pro-venienti da tutto il sud provincia) ha quindi chiesto un contributo alle Autorità interpellate, per la copertura di tutte le spese neces-sarie per il viaggio e il soggiorno, e per potere trasportare la salma del ragazzo in Marocco.

Ma ripercorriamo, per dovere di cronaca, le tappe di questa vicen-da che ha tenuto banco nei discor-si tra i cittadini dei due comuni di Latiano e San Michele Salentino. Il 22enne Abdelhafid Es-Saady viene trovato morto impiccato

mercoledì 24 giugno nella caser-ma dei Carabinieri di San Michele Salentino, in una cella di sicurezza in cui era stato rinchiuso in atte-sa del trasferimento in carcere. Già la prima ispezione cadaverica realizzata sul posto dal medico legale dott. Antonio Carusi, pro-prio pochi minuti dopo l’avvenuto decesso, aveva escluso segni di violenza sul corpo del giovane. La conferma è poi giunta il giovedì, quando al termine dell’autopsia eseguita sul corpo del ragazzo presso l’ospedale di Francavilla Fontana il risultato è stato chiaro: “Morte per soffocamento”. Per avere un quadro più completo e dettagliato delle cause della mor-te, sarà comunque necessario at-tendere che l’intero iter giunga a conclusione e i risultati delle ana-lisi da effettuare sui tessuti siano completati. Il referto definitivo, dovrà essere depositato in Procu-ra entro 60 giorni. Difficile tuttavia che l’esito possa stravolgere quanto già emerso, e trovare cause diverse per la mor-te da quelle del suicidio. Gli ami-ci del ragazzo, però, non si sono persi d’animo ed hanno inviato la missiva di cui sopra alle autorità territoriali, inviata anche ai mag-giori organi di stampa locali per tenere alta l’attenzione sulla triste vicenda, e anche per ottenere un

contributo spese più che mai utile in questi frangenti. L’autopsia sul corpo del giovane africano era stata disposta dal sostituto procuratore Silvia Na-stasia proprio per escludere ogni dubbio sulla ricostruzione dei fatti fornita dai Carabinieri della stazione di San Michele Salenti-no, un atto più che altro dovuto. Abdelhafid Es-Saady si sarebbe dunque tolto la vita con le proprie mani, nella celletta di sicurezza ubicata nella caserma dell’Arma di San Michele. E lo avrebbe fatto utilizzando una striscia di stoffa strappata via dalla federa di un materasso ivi presente. Un estre-mo di questa l’avrebbe legato alla condotta dell’impianto di aerazio-ne, l’altro capo attorno al collo. Così steso il rudimentale cappio, si è lasciato lentamente andare al proprio peso, inginocchiandosi; la carenza di ossigeno gli ha tolto in pochi minuti ogni possibilità di reagire, e la morte è sopraggiunta poco dopo. Quando i Carabinieri hanno aper-to la porta, per lui già non c’era più nulla da fare. Sono risultati vani i primi soccorsi prestati dai militari. Vano anche quello del personale medico del Servizio sanitario 118, giunto sul posto proveniente dal Presidio ospedaliero di Francavil-la Fontana.

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OCCHIO Latiano

Si è svolta sabato 18 Luglio la cerimonia di inaugurazione della medievale Torre del

Solise, sita a Latiano in via San-ta Margherita (proprio di fronte alla casa natale del beato Bartolo Longo). La costruzione di questa struttura (forse torre d’avvistamen-to) viene fatta risalire al 1528, ma secondo alcuni studiosi potrebbe risalire anche a parecchi anni prima, poiché tale data indicherebbe solo l’anno di restauro. L’edificio molto spesso cambiò proprietà: dai Fran-cone ai De Santis, fino ai marchesi Imperiali. La Torre venne anche adibita a sede comunale (cd. Sedile). Gli ultimi pro-prietari privati dell’edificio, a causa dello stato pericolante dello stesso, ne iniziarono nel 1979 l’abbattimen-to, che venne bloccato con decreto della Soprintendenza del 21 giugno del 1979. La Regione si impegnò dunque al restauro ed eventuale acquisto dell’immobile. Nel 1984, a seguito del blocco di demolizio-ne e constatato lo stato pericolante dell’immobile, l’Amministrazione comunale provvide a recintare e rinforzare lo stesso. Solo nel 2002 l’Amministrazione comunale acqui-sì lo stabile. La Torre ha pianta quadrata con vol-te a crociera, a stella e a botte e il pa-vimento in basolato calcareo. Le de-corazioni esterne sono costituite da un arco bugnato, finestre con corni-ci e timpani decorati. Le finestre hanno incisi dei motti simili a quelli del Castello o Palazzo Imperiali. A seguito dell’avvenuto restauro, po-

trebbe essere adibita ad un centro informativo turistico (al piano terra) ed esposizione d’arte permanente (al primo piano), in cui verranno ospitati tutti gli artisti locali.La manifestazione di inaugurazione è stata inserita all’interno del ricco programma approntato per la se-conda edizione della Notte senza ombre, la notte bianca latianese. La prima edizione della notte bian-ca, svoltasi lo scorso anno, aveva visto quale novità l’apertura al pub-blico a seguito di restauro del cam-panile della Chiesa Madre, da cui si poteva apprezzare un bel panorama della cittadina. Quest’anno, invece, sempre a seguito di restauri, è sta-to possibile visitare ed ammirare la restaurata Torre del Solise. La ceri-monia di inaugurazione è stata pre-sieduta dal sindaco Graziano Zizzi, con lui erano presenti il vice-sindaco avv. Claudio Ruggiero, l’assessore alla cultura dott. Cosimo Carbone, il consigliere delegato al turismo Luciana Lamendola, il com-missario Apt Brindisi Francesco Nacci, mentre per la Provincia era

presente il neo-assessore al Turi-smo Natale Curia, c’è anche stato l’intervento del giornalista Franco Giuliano, che per anni ha seguito le vicende della Torre del Solise dalle colonne de La Gazzetta del Mezzogiorno. Interessanti anche le riflessioni per l’occasione dispensa-te dal dott. Salvatore Settembrini e dal prof. Ferdinando Parlati, che hanno ricostruito la storia e le virtù di questo monumento dimenticato e ora finalmente rivalutato. “È una vittoria di tutta la nostra comunità - ha commentato il primo cittadino Graziano Zizzi - la cui de-dica va a Giovanni Rubino, che fin dal 1981 avviò questa battaglia, e che purtroppo non ha potuto vedere realizzata. Si tratta di un obiettivo importante, raggiunto in tempi brevi dalla Pubblica Amministrazione, che partendo dall’acquisizione dai priva-ti, lo ha consolidato attraverso il pro-getto di restauro con fondi POR e con l’intervento del PIS Svevo-Angioino, per approdare infine al finanziamen-to regionale dello scorso luglio fina-lizzato all’apertura e realizzazione

di un Ufficio di accoglienza turistica (I.A.T.). Il raggiungimento di un si-mile traguardo è qualcosa che davve-ro appartiene a tutti noi”. Il commento del prof. Cosimo Galasso, presidente Pro Loco: “Accogliamo con gioia il ritorno alla fruibilità collettiva della Torre del Solise, il manufatto che dopo diversi anni di restauro, promosso anche in seguito all’intervento della Pro Loco di Latiano ed alla lungimiranza delle amministrazioni comunali che si sono succedute, è stato finalmente restituito alla città. Evidente la cen-tralità della sua posizione: è infatti situata in posizione strategica lun-go l’asse viario più importante del centro storico della città di Latiano, che dalla Chiesa del SS. Rosario e Convento dei Domenicani arriva in Piazza Sant’Antonio incontrando la casa natale del Beato Bartolo Lon-go, i Musei, il Palazzo Imperiali, la Promo Expo (mostra permanente di prodotti tipici), la Chiesa Madre e la casa museo Ribezzi – Petrosillo”. In-somma, possiamo davvero esclamare “Bentornata Torre del Solise!”.

TORRE DEL SOLISEInaugurato dopo i restauri il monumento latianese. Il sindaco Zizzi: dedica a Giovanni Rubino

di Claudio argentieri

Prima dei lavori Dopo il restauro

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Il Santuario della Madonna di Cotrino a Latiano tra le mete più ambite dai turistiLATIANO PROGETTO CHIESE APERTE

Nell’ambito del Progetto re-gionale “Città Aperte” or-ganizzato dall’Assessorato

al Turismo pugliese e dall’Azienda di Promozione Turistica di Brindisi, le Diocesi di Oria e Brindisi-Ostuni hanno da qualche anno appronta-to in contemporanea il “Progetto Chiese Aperte”. Nei primi giorni di giugno il Progetto Policoro della

Diocesi di Oria ha fatto partire que-sto progetto inviando nei siti e nelle Chiese dei tutor opportunamente formati dalla Diocesi nello scorso anno. Nel territorio latianese, oltre alla Chiesa Madre e la Chiesa del Crocifisso, il Santuario della Ma-donna di Cotrino sta riscuotendo interesse, non solo da parte dei tu-risti, ma anche degli stessi cittadini.

Infatti i Monaci Cistercensi, custodi del Santuario e del Monastero, nel-le sere del weekend aprono que-sta straordinaria oasi di pace e di preghiera al pubblico: il Santuario piccolo, la Maestosa Chiesa Gran-de, il Chiostro, l’antica Biblioteca, la liquoreria, i prodotti di cosmesi naturale…Queste ed altre ancora sono le ric-

chezze che questo scrigno di reli-giosità e di cultura offre a fedeli e turisti che lo vengono a visitare.Le visite guidate (gratuite) conti-nueranno ogni Sabato e Domenica (ad eccezione del 22-23 agosto) fino ad autunno inoltrato dalle 20.00 alle 22.30. Per informazioni si può con-tattare il Tutor Diocesano al nume-ro 346.0111.696.

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Cambia il nocchiere al ti-mone dell’associazione Mediterranea di Latia-

no. A Pierpaolo Di Bello suc-cede Giuseppe Gatti. Nata nel 1996 come associazio-ne sportiva in un contesto par-rocchiale, con il passare degli anni e il mutare di associati e di motivazioni, il gruppo si orienta verso interessi più ampi, costi-tuendosi come associazione culturale. Motore delle attività

nel primo periodo è soprattut-to l’ex presidente e fondatore Di Bello, che collabora con diverse associazioni di volonta-riato tra cui il Centro Poiesis. Presto all’interno del gruppo si forma una compagnia teatrale, Le Maschere, la cui costituzione si deve principalmente alla pas-sione per il teatro dell’attuale presidente. Un gruppo di una trentina di giovani, di Latiano e non, si impegnano nel prepa-rare spettacoli, alcuni dei quali sono scritti dallo stesso Giusep-pe Gatti. “Abbiamo cominciato con la rappresentazione di una com-media di Eduardo De Filippo - ci racconta il presidente - per poi passare a lavori inediti tra cui Lu confessionali, scritta da me. Stiamo cercando di far diventare la compagnia un labo-ratorio teatrale, in cui nascano e si realizzino delle idee nostre.

Quest’inverno, per esempio, ab-biamo messo un po’ da parte la vena umoristica e abbiamo pro-posto due opere drammatiche, due atti unici, uno sulla guerra e uno sulla Shoah. Testi inediti scritti da due componenti della compagnia”.La prospettiva è la più ampia: il direttore auspica la nascita di iniziative in diversi ambiti, aperto ad ogni suggerimento che potrà venire dagli associa-ti. Perché l’associazione vuole porsi come una sorta di terra di mezzo, capace di raccogliere venti da ogni direzione, per di-ventare come il Mediterraneo, punto di incontro di culture di-verse.

TERRA DI MEZZONuovo presidente e ampie prospettive per l’associazione culturale Mediterranea

di Michelangelo nigro

pIeRpaolo dI Bello cede Il testImone a gIuseppe gattI peR daR vIta a nuovI ed ImpoRtantI pRogettI

OCCHIOALL’APPUNTAMENTO

Il 21 agosto la compagnia teatrale “Le Maschere” presenta la commedia“La chiave giusta”

in piazza Orsini a Mesagnewww.compagnialelemaschere.it

AL LINK

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San Michele SalentinoOCCHIO

Era il 24 giugno di 150 anni fa quando, a Sol-ferino, nei pressi di Ca-

stiglione delle Stiviere (MN), l’esercito franco-piemontese comandato da Napoleone III, dopo un’estenuante battaglia contro le truppe austriache di Francesco Giuseppe, le costrin-geva alla ritirata oltre il Mincio. Era il triste preludio della fine della II guerra d’Indipendenza, che avrebbe concesso al piccolo Stato sabaudo l’annessione della Lombardia. Quasi tutti ricordia-mo con spirito d’amor patrio, le storiche battaglie di Solferino e S. Martino, decisive per l’unifi-cazione dell’Italia.

Pochi, invece, sanno che a quel-la sanguinosa e disumana batta-glia assistette un certo J.Henry Dunant, che avrebbe in futuro legato la sua fama ad una delle maggiori istituzioni internazio-nali: la CROCE ROSSA.Il giovane letterato ginevrino aveva fondato nel 1858, in Alge-ria, una società cereagricola per

sostenere l’economia di quell’ar-retrata colonia francese.E nel 1859 era venuto, appunto, a Solferino per ottenere dall’im-

peratore Napoleone III un terre-no più adatto per l’attività socie-taria promossa.Dunant, spettatore casuale, ri-

mase allibito e quasi folgorato dall’esito dei crudeli combatti-menti: 40.000 le vittime, un nu-mero impressionante nell’Euro-

pa di 150 anni fa. Soldati uccisi, altri agonizzanti o feriti, abban-donati a se stessi sul campo di battaglia. Ecco come il noto filantropo di Ginevra descri-veva in Souvenirs de Solférino, libro pubblicato tre anni dopo quell’evento, gli effetti dramma-tici delle vittime di guerra. “Qui si svolge una lotta corpo a corpo, orribile, spaventosa; Austriaci ed Alleati si calpestano, si scanna-no sui cadaveri sanguinanti, si accoppano con il calcio dei fu-cili, si sventrano con le sciabole o con le baionette; è una lotta senza quartiere, un macello, un

combattimento di belve furiose ed ebbre di sangue”.Impotente davanti a quelle sce-ne di sofferenza e disperazione,

Dunant cercò medici, chirurghi e infermieri per alleviare il dolo-re dei feriti. Ma invano.“Il sole del 25 - scriveva ancora - illuminò uno degli spettacoli più orrendi che si possano im-maginare. Il campo di battaglia è coperto dappertutto di cadave-ri: le strade, i fossati, i dirupi, le macchie, i prati sono disseminati di corpi senza vita”.Il numero dei feriti era tanto elevato che era umanamente impossibile prestare le cure necessarie. Unica soluzione era quella di organizzare i soccorsi. Il Ginevrino si rivolse, quindi,

A 150 ANNI DA SOLFERINOLa Croce Rossa presente e attiva a San Michele dal 2000. Due di loro volontari a L’Aquila

h. dunant assIstette alle BattaglIe dI solfeRIno e davantI a tanta atRocItà legò Il suo nome alla cRoce Rossa

di Giovanni gigLioLa

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agli abitanti della vicina Casti-glione, radunò uomini e donne affinchè procurassero acqua, brodo, biancheria e bende. Egli stesso s’improvvisò infermiere, ritornò sui campi di battaglia

per raccogliere altri feriti e farli sistemare in chiese, case, con-venti, cortili, pubbliche piazze e strade.Quegli aiuti spontanei ed im-provvisati, offerti peraltro da ci-vili, alleviarono i dolori delle vit-time di guerra, coprendo, solo parzialmente, le gravi carenze della Sanità militare.Tornato nella sua città natale, l’insigne Ginevrino non potè dimenticare le atrocità di Solfe-rino e nel 1862 pubblicò il libro-denuncia, cui abbiamo fatto cen-no, per sensibilizzare l’opinione pubblica.Ma restava insoluto il problema più grave denunciato, cioè la crudeltà delle guerre!“In un’epoca in cui si parla di progresso e di civiltà, visto che le guerre non possono sempre essere evitate - proponeva - non urge insistere perché si cerchi, in uno spirito di umanità e di vera civiltà, di prevenire o almeno mitigarne gli orrori?”Consapevole di ciò, coadiuvato da quattro lungimiranti concit-

tadini svizzeri, il Dunant con-vocò nel 1863 a Ginevra una Conferenza internazionale, cui parteciparono i rappresentanti di 16 Governi. Si decise di crea-re in ogni Paese una Società di

soccorso per i feriti in tempo di guerra, di formare, all’interno di tali Società, infermieri volon-tari e di adottare come distinti-vo per il personale sanitario una croce rossa in campo bianco: i colori invertiti della bandiera el-vetica, in omaggio alla Svizzera che aveva appoggiato le idee del Ginevrino.Tuttavia quelle idee, senza un decisivo trattato internaziona-le, restavano semplici progetti utopistici e velleitari. Tale lacu-na fu presto colmata nel 1864 quando, sempre a Ginevra, una conferenza di 12 Governi adot-tò la Convenzione storica per il miglioramento della sorte dei soldati feriti degli eserciti in campagna.Convenzione che rappresenta una pietra miliare sia per la sto-ria della Croce Rossa, che per il Diritto Internazionale Umanita-rio. Detta convenzione sanciva, infatti, il dovere di curare i feriti o malati di qualunque nazione, il rispetto assoluto delle persone, la protezione degli ospedali e

del personale addetto al soccor-so dei feriti, nonché l’adozione della croce rossa come emble-ma ufficiale di tale istituzione.Per la sua geniale intuizione umanitaria, sociale e sovrana-zionale, il Dunant sarà poi, nel 1901, degnamente insignito, con F. Passay, del Premio Nobel per la pace.Anche a San Michele Salentino dal 2000 è stato costituito ed è operante un Gruppo Volonta-ri del Soccorso C.R.I. che, seppure esiguo, è attivamente impegnato nel territorio ed è presente alle più significative manifestazioni locali sportive, sociali e culturali.Il Gruppo V.D.S. di S. Michele, che fa parte del Comitato CRI di Carovigno (BR) organizza corsi di formazione, incontri periodici di aggiornamento, esercitazioni di soccorso unitamente ad altre realtà locali, cura il trasporto di malati indigenti per visite spe-cialistiche, ricoveri e dimissio-ni dagli ospedali, distribuzione viveri.Il Gruppo CRI di San Michele (BR), con altri Gruppi era pre-sente a Roma per l’assistenza ai numerosi pellegrini ivi convenu-ti per il funerale del compianto Pontefice Giovanni Paolo II.

Il mese scorso due volontari, Antonio Monaco, commissa-rio locale e il VDS Angelo Pre-zioso, sono stati impegnati in at-tività umanitaria e di protezione civile in favore della popolazione aquilana, colpita dal terremoto del 6 aprile scorso.A loro due, impegnati per 10 giorni in un campo base a L’Aquila abbiamo chiesto di sin-tetizzare, per Occhio magazine, il frutto di tale nobile esperien-za.Ecco la risposta di Prezioso: “Il terremoto, purtroppo, è stata una durissima esperienza, comunque l’aiuto dei volontari si è rivelato indispensabile ed è stato percepi-to favorevolmente dagli abruzzesi che abbiamo avuto modo d’in-contrare”.Il Responsabile A. Monaco ha così risposto: “In ogni momen-to della giornata al campo base c’era tanto da fare, in cucina, in mensa, in infermeria, in magaz-zino, per la distribuzione di vive-ri, bevande e vestiario, ovunque lo richiedeva il bisogno della po-polazione.E a sera inoltrata, seppure fisica-mente stanchi, ci sentivamo inte-riormente appagati e soddisfatti per aver fatto qualcosa di utile per gli altri”.

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San Michele SalentinoOCCHIO

Come passano i sammiche-lani questa estate 2009? Abbiamo voluto chiederlo

ad Adriano Vitale, che fa parte del Comitato Feste Patronali e

che svolge attività di agente di Polizia Municipale, presso il co-mune di San Michele Salentino.Allora Adriano, parlaci del-le iniziative previste per quest’estate sammichelana, come si stanno svolgendo? Cosa c’è ancora in cantiere?Ecco, il programma è davvero molto ricco. L’estate si è aperta con la manifestazione del 17 maggio “Corri San Michele”, che è stato davvero un successo. Il 29 giugno in piazza la scuola di danza Sil-fide ha organizzato un saggio di danza e all’evento ha partecipato anche il ballerino Kledy: anche questa iniziativa è stata molto seguita, sebbene si sia tenuta di lunedì sera. C’è stata la festa della

Madonna del Carmine, il 15 e il 16 luglio, con la sagra della frisa e la sagra delle orecchiette presso il borgo Ajeni, recentemente restau-rato.

Fra le attività in programma ci sono gli eventi più attesi, ovvero la festa patronale, organizzata dal co-mitato Feste patronali, che prevede per la prima serata, quella dell’8 agosto, il concerto bandistico “Città di Gioia”, diretto dal Con-certatore il professore Minervino, il 9 il gruppo Poohlover, gruppo cover band dei Pooh, e il comico di Colorado Carmine Faraco. Il 10 agosto invece concluderanno la festa patronale con gli Stadio in concerto. L’altro evento tanto atteso è invece la fiera del fico mandor-lato, che chiuderà la stagione estiva il 29 e il 30 agosto prossimo.Mi sembra di aver capito che questi appuntamenti siano tut-ti serali.

Si, infatti, durante il giorno si svol-ge la manifestazione ricreativa che coinvolge i più piccoli, dalle 8 alle 12.30 Estate in villa.Questa attività interessa i

bambini di quale età?I bambini di età compresa fra i 6 e i 12 anni.E come stanno rispondendo i bambini a questa iniziativa? Quanti sono i ragazzi che vi prendono parte?Stanno rispondendo abbastanza bene, i bambini che hanno deciso di passare le mattinate estive in villa sono all’incirca una ottanti-na.E invece per i ragazzi più grandi è stato organizzato qualcosa?C’è la manifestazione musicale or-ganizzata dal Movimento Circola-re, Note in movimento venerdì 14 agosto, che coinvolge tutti gli artisti e i gruppi musicali sammi-

chelani.Spesso i ragazzi di San Miche-le si lamentano del fatto che in questo paese non ci sia nien-te, pensi che queste iniziative

possano soddisfare concreta-mente le loro esigenze?Questa affermazione andrebbe bene se pronunciata nel periodo invernale, ma d’estate di iniziati-ve ce ne sono davvero tante, come puoi vedere dal programma. Forse quando dicono che “non c’è nien-te” si riferiscono alla mancanza di luoghi adatti per svolgere attività sportive come campi da tennis, piscine; si riferiscono magari a svaghi di questo tipo, perché altri-menti si organizzano tante cose: teatro, musica. Io stesso ricordo che prima uscivo sempre fuori San Michele. Ora, invece, rimango in piazza, che durante le sere estive è sempre piena di gente per i tanti appuntamenti in calendario.

L’ESTATE A SAN MICHELEEcco il programma per la nuova stagione estiva in un’intervista ad Adriano Vitale

di Miriam gigLioLa

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ViaggiOCCHIO

8 giugno 2009: è arrivato il gran-de giorno. Finalmente si parte per una nuova avventura verso

il misterioso Oriente. Dopo esser-ci lasciati alle spalle tutto lo stress accumulato negli ultimi mesi per i preparativi per il nostro matrimonio, partiamo con la nostra conoscenza, abbastanza maccheronica, dell’in-glese, con grande spirito di adatta-mento e predisposizione a sapersi arrangiare. Trascorse undici ore in volo, guardando mio marito che dorme ininterrottamente, atterria-mo a Bangkok. Appena fuori dal bel-lissimo e lussuosissimo aeroporto ci

invade una cappa di caldo e smog da non riuscire a respirare. Qui spicca il cartello, dove leggiamo “Welcome to Thailand, THE LANDS OF SMI-LES”.Questo si è rivelato assolutamente vero, ed il sorriso Thai ci accompa-gnerà durante tutta la nostra luna di miele. Troviamo subito l’autista che ci guida al nostro hotel. Sono le 8 del mattino: ci riposiamo appena qualche ora e si parte alla scoperta di questa affascinante città, una me-tropoli di 10 milioni di abitanti che vivono freneticamente svolgendo qualsiasi tipo di attività. Quello che

ci colpisce immediatamente è il contrasto tra la Bangkok ricca, con i suoi grattacieli e centri commerciali e la Bangkok povera, con le palafitte e le case in lamiera. Ci immergiamo in un’atmosfera unica e sempre di-versa. Ovunque troviamo venditori ambulanti che cucinano su braci im-provvisate e friggono qualsiasi cibo commestibile e no (cavallette, lar-ve…). Lungo i marciapiedi troviamo anche parrucchieri, calzolai, sarti e artigiani; un’attività che non si fer-ma mai, giorno e notte. Passiamo il pomeriggio nei due maggiori centri commerciali della città: l’MBK ed il SIAM PARAGON, rientriamo in hotel e ci prepariamo per la serata. Decidiamo di andare a PAT PONG, in accordo con un’altra coppia co-nosciuta in viaggio. È impensabile andare via da Bangkok senza aver visitato questo caratteristico night bazar, famoso soprattutto perché quartiere a luci rosse. Ci ritroviamo in un’altra realtà dove pullululano go-go bars con le loro lap-dance, night bars a non finire con le loro trasgressioni tipiche della vita not-turna. Come si legge sulle T-Shirt indossate da alcuni turisti “I bravi ragazzi vanno in paradiso, quelli cattivi vanno a PAT PONG”. Si è fatta notte girando per il mercato, pieno di venditori di cibo, magliette e DVD alquanto non originali. Rien-triamo in hotel. Nei giorni successi-vi visitiamo il DAMNERSADUAK, il famoso mercato galleggiante che si trova ad ottanta chilometri da Bangkok. Numerosi contadini si radunano sulle barche per vende-

re i loro prodotti. Qui troviamo di tutto: dai tipici cappelli in carta di riso, al balsamo di tigre, alla frutta e verdura. È un’esplosione di odori e colori. Rientrati a Bangkok prose-

guiamo il nostro viaggio visitando innumerevoli templi buddisti. Il 95% della popolazione, infatti, è devota a questa religione. Tra i più impor-tanti visitiamo il WAT TRIMIS dove si può ammirare il Buddha d’Oro. Cinquemilacinquecento chili di oro puro. Il WAT PHO all’interno del quale si trova il Buddha dormiente: 46 metri di lunghezza per 12 di al-tezza. Da qualsiasi lato mi disponga non riesco a fotografarlo per intero. Il Buddha di Giada, il WAT ARUN ed il WAT BENCHAMABOPHIT, il tempio di marmo di Carrara. Ci col-pisce soprattutto lo sfarzo nella co-struzione e decorazione degli stessi, dove prevalgono i colori vivaci e so-prattutto l’oro. Altro capolavoro è il Palazzo reale, oggi usato dal re solo in occasione di alcune celebrazioni ufficiali, senza dubbio nel vedere tale costruzione si rimane senza fiato: una meraviglia architettonica,

IL PAESE DEL SORRISOTra ghirlande di fiori e templi buddisti, un percorso turistico e filosofico in una terra unica

Menica e Francesco cito

menIca efRancesco cIto

cI Raccontano

Il loRo vIaggIo

pIù Bello

Quello

dI nozze

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costituita da luccicanti CHEDI do-rati apparentemente sospesi in aria, da lucide tegole arancione e verdi tetti che trafiggono il cielo umido, con colonne rivestite di mosaici e ricchi frontoni di marmo. Abbiamo fatto il pieno di cultura, mi dice mio marito. Adesso andiamo a divertirci. È ora di cena, andiamo nel locale più esclusivo di Bangkok. Al 64° piano della State Tower. “LO SCI-ROCCO”. Vista mozzafiato, ottima cucina e musica dal vivo fanno da cornice ad una serata indimenticabi-le. È giunto il momento di lasciare Bangkok, si riparte per CHIANG MAI, città a nord della Thailandia. Qui, zone pianeggianti che si alter-nano a quelle montuose ci regalano bellissimi quadri naturali; distese di risaie e coltivazioni di mais si alter-nano a bananeti e campi di canna da zucchero ed all’ombra degli al-beri sonnecchiano i capi di bestiame spossati dalla calura. Visitiamo a CHIANG MAI il famosissimo tem-pio di DOI SUTHEP, sulla collina e poi a bordo di una jeep ci inoltriamo tra le popolazioni primitive MEO sul-le montagne. Villaggi sperduti dove gli uomini vivono solo di agricoltura

e le donne sono esperte nell’arte del telaio. Tribù variopinte che si distinguono tra loro attraverso mo-nili e tessuti coloratissimi. Nella fitta giungla non potevamo certo perder-

ci la passeggiata in groppa agli ele-fanti, animali intelligenti e simpatici addestrati sin da piccoli al lavoro e, perché no, anche al divertimento. La serata si conclude con la cena tipica KANTOKE con spettacolo di danze folkloristiche, dove mio mari-to viene invitato gentilmente da una ballerina a dar prova delle sue doti. Assaporare la cucina Thai è un’espe-rienza significativa. Contrariamente alla nostra cultura, dove ognuno consuma il proprio pasto, nella tradi-zione Thai tutti i cibi vengono serviti al centro della tavola e condivisi con tutti i commensali. L’arte nel prepa-rare i cibi è una abilità innata; niente è lasciato al caso, ogni frutta e ver-dura è intagliata da abili mani e la di-sposizione finale è talmente perfetta, anche nell’accostamento dei colori, che dispiace quasi affondarvi la for-chetta. Nei giorni seguenti ci spin-giamo sino ai confini con il MYAN MAR, l’ex Birmania, il LAOS, dove abbiamo visitato il famoso Triangolo d’Oro, chiamato così perché punto di confine tra i tre Paesi e per il fatto che le merci scambiate, in genere oppio, venivano pagate con l’oro. Un altro scenario che ci porta indietro

nel tempo è quello goduto durante la navigazione del fiume KWAY. La Long Boat, tipica imbarcazione lun-ga e stretta, sfreccia sulle acque ric-che di pesce, affiancando mangro-

vie e rasentando cascate nel silenzio assordante della natura. Al termine di questo breve tour di tre giorni, consigliati da una nostra amica, ci fermiamo per una giornata intera in una meravigliosa SPA sempre nella zona del Triangolo d’Oro per rilas-sarci e farci coccolare. Finalmente anche noi proviamo il famosissimo massaggio Thai, che nonostante le innumerevoli raccomandazioni sull’intensità (soft, lite), il giorno successivo mio marito si sveglia tutto indolenzito come se avesse

fatto per tre giorni di seguito attività fisica. Dopo aver fatto un overdose di verde e cultura non ci resta che scoprire un’altra Thai, quella che si affaccia sul mare; l’isola è quella di KO SAMUI, nel Golfo del Siam. In questo periodo è la più riparata dai monsoni che soffiano sulla costa occidentale, bagnata dall’oceano Indiano. Il bel tempo che ci ha ac-compagnato durante il tour ci ha se-guito anche a KO SAMUI, un’isola rocciosa con una spiaggia di sabbia fine come il borotalco e bianca come la neve, acqua cristallina e per di più caldissima. Il mare offre una varietà incredibile di pesci. Raggiungiamo la barriera corallina con il motosca-fo e facciamo snorkeling. I giorni sull’isola sono all’insegna del relax totale, una vera e propria full-immer-sion nella natura.Passeggiamo di notte sulla spiaggia, in lontananza vediamo qualcosa che vola in cielo: sono delle mini mon-golfiere infuocate che si accendono nel momento in cui si esprime un desiderio. Ne accendiamo una an-che noi, vola alta, speriamo bene! È già trascorsa un’altra settimana. È l’ultimo giorno di vacanza.Tiriamo le somme sul nostro viag-gio: cosa ci resterà? Speriamo la loro filosofia di vita: MAI PEN RAI, tra-dotto dagli occidentali con “Non c’è problema” ed il loro atteggiamento in base al quale tutto ciò che accade nella vita è inevitabile. Quindi è inuti-le prendersela troppo per cose sulle quali non esiste possibilità di inter-venire. La Thailandia è il Paese delle emozioni, delle magiche atmosfere, del sorriso della gente che accoglie chiunque vi si rechi. 24 giugno 2009 atterriamo a Roma. Si ritorna alla realtà. Siamo in Occidente, e questo viaggio resterà per sempre dentro di noi.

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RiflessioniOCCHIO

Finalmente è domenica: il cielo sgombro dalle nuvole, non c’è vento. È

arrivato il tempo di passare una giornata rilassante in spiaggia.Ore dieci del mattino, carica-te spiaggine, ombrelloni, teli, creme, focacce, acqua etc., si è pronti per il viaggio. È una vera fortuna avere la costa a quindi-ci minuti d’auto.Una volta arrivati occorre sce-gliere il posto. Secondo una precisa equazione matematica, esso deve essere equidistan-te dagli altri che si sono già impossessati di una porzione di sabbia, non troppo vicino al bagnasciuga, ma nemmeno troppo lontano da esso. Una volta calcolato detto punto, in-filzo il paletto nella sabbia ma, dopo pochi centimetri, becco uno scoglio! Al secondo tenta-tivo va meglio e scendo tanto giù da poter gonfiare il petto affermando di aver trovato il petrolio!Un secondo ancora per spo-gliarsi e poi via, come una furia, a tuffare gli alluci nell’acqua ge-lida (da quando le nostre acque

son così fredde?).Comunque passato questo momento di stallo, fresco e tonificato, son pronto a stendermi sotto il sole cocente. Cinque minuti dopo son già sotto il mio ombrellone a litigare con l’ombra che lascia indifesi i miei poveri piedi. Ma dura un attimo: basta rannicchiarsi un pò e son pronto a lasciarmi cullare dal ritmo leggero e costante dell’ondina d’acqua che s’infrange sulla battigia. È un suono che in breve ti rapisce ed elimina dalla mente ogni pensiero o preoccupazione: sarà una giornata bellissima!Mentre penso al nulla, vengo distratto dalla sabbia che, inav-vertitamente, la vicina mi ha fatto recapitare, sbattendo con veemenza il proprio telo. Ma fa nulla, non sarà questo a disto-gliermi dal mio intento: goder-mi una giornata di mare!Alla mia destra, una mamma apprensiva comincia a chiama-re il figlio, affinchè non si allon-tani troppo dalla zona prestabi-lita, che dista 40 centimetri dal bagnasciuga e ha una larghez-

za di un metro e mezzo circa. Avete mai visto un bambino ri-spettare tali dictat? No! E difatti anche Alessandro (il nome è di pura fantasia) non lo rispetta. E così al ritmo dell’acqua si è aggiunto quello della mamma che a modulazione crescente ordina: Alessandro vieni qua;

Alessandro non ti allontanare; Alessandro se non ti avvicini ce ne andiamo; Alessandro se non mi obbedisci non veniamo più. E così via senza spostarsi di un centimetro da sotto il suo ombrellone. Sono le diciotto quando vado via ed Alessandro ancora non è stanco di disobbe-dire alla madre.La verità è che occorre anche un minimo di comprensione, non è che posso pretendere la spiaggia muta. Certo se quello dietro di me abbassasse l’orri-bile suoneria del suo cellulare ed il tono della voce, non sareb-be male. Almeno conoscessi qualcuno della sua comitiva, sarei interessato a farmi un po’ dei fatti suoi e sapere dove e come, e soprattutto con chi, ha passato la serata del sabato. Sto diventando troppo bacchettone. Mi impongo di non pensarci e di rilassarmi. Ci vuole un bel bagno rinfrescante. Scuoto leg-germente il telo, così al ritorno mi ci potrò stendere. Torno e scopro che qualcuno, non vo-lendo, ci ha messo il piede so-pra. È giusto un angolino, ma

BON TON IN SPIAGGIALibera e ironica interpretazione di una domenica di relax. Chi la fa, l’aspetti

di Giuseppe Di VieSto - avvocato

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occorre riprenderlo e togliere i granelli che per magia si incol-lano alla mia gamba. Mi fa trop-pa fatica risciacquarmi perciò mi stendo lo stesso.Passano pochi minuti ed inizia il torneo di bocce; non è uno sport rumoroso, ma per espe-rienza vissuta raccomando di tenere sotto controllo il pallino e di vigilare quando esso si av-vicina. Basta un lancio errato e si rischia di essere colpiti da una palla piuttosto pesante: vi garantisco che non è una bella sensazione. Nel frattempo, di fronte a me, due amici hanno deciso di fare due tiri: uno calcia dalla riva, l’altro para qualche metro più in là in acqua. Peccato che quando il portiere ridà il pallo-ne all’amico, sovente partano degli schizzi che mi raggiun-gono. Pazienza, mi rinfresco un po’!Chiudo un po’ gli occhi e quan-do li riapro scopro che non son venuto solo con mia moglie al mare, ma con noi c’è un bel gruppo di amici. Non li ho mai visti prima ma adesso li vedo bene, visto che hanno piazzato i loro teli a dieci centimetri dal mio. Ora sì, sono rilassato, non

mi importa più nulla: di Alessan-dro che vuol fare l’anarchico, di quello che ieri sera è rimasto a casa a vedersi un DVD, delle vi-cine che stanno spettegolando sulla loro amica, di quegli altri che si tirano la sabbia, sto bene e mi sto rilassando.Ma ho parlato troppo presto, arrivano due che di professio-ne giocano a racchettoni. Non usano la pallina annessa alla confezione. No, quella è trop-po leggera, occorre una palla da tennis imbevuta d’acqua salmastra che ti fa trasalire ad

ogni colpo. Quest’oggetto gial-lo viaggia sempre a velocità più elevata ed ora sì, la pace è finita! Occorre tirarsi su e sta-re attento a non essere colpiti. Alla fine si diventa quasi parte

del gioco, anche se non vole-vi parteciparvi. Ma forse c’è di peggio. Se da una parte ci sono i professionisti, dall’altro ci sono due di una tristezza in-finita, che non riescono a fare cinque palleggi neanche se al sesto vincono un pupazzo, ed ogni dieci secondi spediscono la pallina nei tuoi pressi, chie-dendo, educatamente, scusa. Decido di farmi una passeg-giata, ma scopro che tutti i rac-chettonisti d’Italia si son dati appuntamento sul litorale brin-disino. Mi faccio coraggio e mi

avvio, ma la faccia risentita di quanti si fermano al mio pas-saggio e, soprattutto, la rac-chetta che mi sfiora di quanti invece se ne infischiano, mi fa tornare sui miei passi. Ma non

era vietato praticare questi gio-chi? Vietare di giocare è brut-to, ma mai quanto rischiare di far male a qualcuno con una racchetta sfuggita dalle mani viscide. È tempo di andare via, la giornata rilassante è finita, per fortuna. La settimana pros-sima andrà meglio, verrò al mare con un po’ di amici scesi per le ferie, ci racconteremo cosa abbiamo fatto quest’in-verno, rideremo sguaiatamen-te, ci inseguiremo facendo vo-lare la sabbia, giocheremo a io tiro tu pari, a bomba, a bocce,

ci iscriveremo al campionato di racchettoni, chiedendo sem-pre sinceramente e con faccia contrita scusa, e saremo al fianco di Alessandro nella sua lotta al potere.

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RiflessioniOCCHIO

Un tempo si andava a lavo-ro e si pensava “questo è il MIO lavoro, fatto appo-

sta per me, ed io per lui; il lavo-ro a cui sono destinato fino alla pensione”. Poi si tornava a casa e, di sera, guardando la moglie si pensava (non sempre molto con-vinti): “Tu sei l’amore MIO, l’uni-ca possibile; il destino ci ha uniti, che fortuna che abbiamo avuto. Se avessi incontrato un’altra non sarei mai stato così felice”.Oggi il lavoratore è moderno e in-

fatti lo licenziano. Ripetutamente. Con fatica trova un altro impiego e il primo giorno di lavoro pen-sa: questo è un lavoro come un altro. Ce ne sono tanti che posso fare, quasi nessuno è veramente il MIO lavoro, ma mi devo adat-tare. Stanco torna a casa, guarda la moglie e gli viene un dubbio: forse nemmeno tu sei l’Amore della MIA vita. Per caso ho trova-to te, con un po’ di sforzo comune abbiamo fatto funzionare il matri-monio, ma di certo potevo essere

felice (magari di più) anche con un’altra. È andata così, mi adatto. Si passa dall’unica possibilità dettata dal destino (in amore) e dalle competenze (nel lavoro) alle possibilità molteplici: ci sono tante donne e tanti impieghi com-patibili con me, basta che mi im-pegno e non pretendo troppo. La flessibilità sembra ammazzare il romanticismo, ma il romantici-smo non muore, si modernizza.Il precario è avanti e sa meglio degli altri qual è il tipo di amore

più romantico: l’amore combina-to. Le donne con cui è compatibi-le, come i lavori, sono molteplici. Niente più “amore della mia vita”. “È tutto così démodé”, pensa. Sono i suoi genitori che gli scelgono la moglie, tanto una vale l’altra. L’importante è sistemarsi e poi, con un po’ di impegno, il matri-monio andrà tranquillamente avanti. E così, a furia di flettersi la mattina al lavoro, imparerà a flettersi pure di notte, a casa, con la moglie.

L’AMORE FLESSOOvvero come cambia il romanticismo nell’era della flessibilità

di Giuseppe De Simone

Università di Lecce e Guardia di Finanza contro gli affitti in nero imposti agli studentiNIENTE PAURA! È SOLO UN QUESTIONARIO

di Marilena LocorotonDo

Negli ultimi mesi molti studenti universitari iscritti all’Università di Lecce nel corso degli ultimi 5 anni, hanno ricevuto delle buste gialle per conto della Guardia di Finanza, Compagnia di Lecce.Al di là delle immediate inutili paure, le buste contengono sol-tanto un questionario da com-pilare e inviare entro 16 giorni dalla data di ricezione, uno stru-mento quindi per contrastare l’evasione fiscale nel mercato universitario. Prima della Puglia, in tutte le regioni italiane da circa un decennio la lotta all’evasione fiscale sui contratti di locazione è stata condotta dalla Guardia di Finanza tramite l’esame dei que-stionari inviati agli studenti fuo-

ri sede, che in Italia sono oltre mezzo milione. Purtroppo i posti letto messi a disposizione dagli atenei coprono circa il 10% della domanda, favorendo lo sviluppo di un enorme mercato di affitti per case o, molto più spesso, singoli posti letto nelle città sedi universitarie. La maggior parte di questi affitti anche al sud è del tutto in nero, senza che questo comporti una diminuzione del prezzo per gli studenti, spesso proibitivo. Sono state abbandonate quindi le vecchie e poco efficaci inda-gini a campione. Adesso si agi-sce con l’analisi delle banche dati degli atenei e l’incrocio con altre fonti come Asl e Comune.

Interrogando direttamente gli studenti o gli ex studenti che avendo chiuso il loro soggiorno possono rispondere senza teme-re ritorsioni, si possono avere preziosi elementi. Le prime stati-stiche danno riscontri molto po-sitivi, perché almeno la metà dei questionari inviati ritorna alla Compagnia indagante fornendo informazioni fondamentali per le indagini. Nel caso delle buste gialle inviate negli ultimi mesi ai ragazzi di Carovigno e din-torni, la Guardia di Finanza di Lecce ha utilizzato la banca dati dell’Ateneo salentino per sotto-porre cinquemila studenti ad un questionario sugli affitti con-tratti negli ultimi quattro anni.

In autunno si procederà con le prime sanzioni per i proprietari individuati come evasori.

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La parola all’espertoOCCHIO A N N O 1 N . 8 - A G O S T O 2 0 0 9

Adesso che conosciamo meglio le componenti del sonno, ci chiediamo:

quali sono le sue funzioni? L’idea del senso comune, secondo cui il sonno serve a risparmiare ener-gia e produrne di nuova, è avalla-ta dalla scienza, infatti durante il sonno il livello del metabolismo si abbassa e parallelamente ven-gono riparate o sintetizzate nuove proteine. D’altro canto, è meno

nota la relazione tra sonno e ap-prendimento: le ultime indagini sembrano confermare l’ipotesi secondo cui il sonno aiuta a con-solidare le conoscenze apprese durante la veglia. Negli esperi-menti condotti, infatti, le persone che mostravano un ricordo mi-

gliore erano quelle che avevano dormito almeno quattro ore dopo aver appreso il materiale propo-sto. Questo si traduce agevol-mente in un consiglio per quegli studenti che si abbuffano troppo velocemente di nozioni e che pas-sano la notte in bianco il giorno prima di sostenere un esame. I disturbi del sonno sono tanti, ma il più comune è decisamente l’insonnia, diffusa addirittura fino

al 15% in alcune aree geografiche. Ci sono diversi tipi d’insonnia: l’insonnia occasionale si manife-sta solitamente come difficoltà ad addormentarsi (insonnia preco-ce) e colpisce un po’ tutti quando subentrano tensione emotiva, turni di lavoro stressanti, cambi

di fuso orario, oppure quando si dorme in un ambiente poco fami-liare (per es. hotel); invece, l’in-sonnia abituale si manifesta più spesso come difficoltà a rimanere addormentati (insonnia tardiva) e rappresenta un problema più sta-bile e duraturo nel tempo. Qualo-ra l’insonnia tardiva sia dovuta ad una patologia organica (per es. le apnee notturne sono responsabili dei risvegli indesiderati), il distur-bo viene affrontato con interventi operatori e farmaci. Purtroppo bisogna sottolineare che l’approc-cio farmacologico ai disturbi del sonno è ancora insoddisfacente allo stato odierno, e anche le

popolari benzodiazepine creano problemi importanti, primo tra tutti l’assuefazione che porta inesorabilmente ad aumentare i dosaggi per avere lo stesso ef-fetto (questa categoria di farmaci rappresenta la prima sostanza d’abuso al mondo!).Quando l’insonnia non trova una spiegazione organica e ogni dia-gnosi medica risulta negativa, si deve pensare che il disturbo abbia un’origine psicologica, sia essa legata ad un’irrequietezza e ansietà generale che ad una spe-cifica psicopatologia. In questo caso viene suggerito un consulto psicologico ed eventualmente un percorso di psicoterapia che per-metta di elaborare le preoccupa-zioni, consapevoli o meno, che as-sillano la mente dell’individuo.

DISTURBI DEL SONNOStress, fuso orario, ambiente poco familiare possono generare insonnia

Angelo SiciLiano - psicologo

Bagno RIstoRatoRe del duRo tRavaglIo, Balsamo delle anIme afflItte, pRIncIpale nutRImento nel Banchetto della vIta.Questo è Il sonno

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Tempi moderniOCCHIO

Ciao carissimi,purtroppo sì: note dolenti e ben due! Perché com’è

giusto che sia non ci facciamo mancare niente.Ma andiamo per ordine e, come vi avevo promesso, in questo numero vi parlo del dopo estate. Vi ricordate? Abbiamo parlato dell’acchiappo, del cincischiare. Come vi avevo prospettato c’è sempre un dopo. E che dopo! Questo poi, piccoli miei, è duro da mandar giù: come un boccone d’anguria in piena calura estiva. Non mi dite che non avete pro-vato quello stato di semi-stroz-zamento, quando la gola sembra restringersi e l’anguria non va ne giù ne su? Ma questo è un altro discorso… Parlavamo del dopo estate. Vi avevo dato dei consigli per come affrontare bene il cin-cischio e vi avevo anche avvisati di non innamorarvi. E lo so, lo so. Quello che è capitato a voi non è un amore volgare come quello che è capitato al vostro/a amico/a del cuore. No, no! Il vo-stro è l’amore eterno. L’uomo/ragazzo o donna/ragazza che

avete incontrato in discoteca, in spiaggia o alla sagra della qualsi-voglia cosa fresca è l’uomo/don-na della vostra vita. Non è come quel bastardo/a che ora lo/la fa piangere. E no! Mica voi sceglie-te uno/a di quelli/e che vi vuole solo portare a letto o far crollare l’economia del vostro portafogli e basta: no, no. Voi sapete sce-gliere. Il vostro partner è esatta-mente quello definibile stinco di santo. “Domani mattina parto; alle pri-me luci dell’alba”, potrebbe es-sere la frase che vi è stata detta; se vi è andata bene, e cioè se il vostro compagno/a non vi ha già scaricato per un’avvenente signorina/o che lo/la fa “stare meglio”.Ma come? - vi chiederete - Ci siamo detti per sempre (e questo “per sempre” rientra in una con-cettualità spazio-tempo amoroso ancora studiata alla Nasa: sem-pre, ma quale sempre, se vi siete conosciuti due sere prima?!)…dicevamo… ci siamo sempre det-to tutto mescolando i nostri pucci pucci, bau bau alla palingenetica obliterazione dell’io futuro, alle problematiche gastro-interina-li… a tutto quello che la vita ci ha regalato mentre eravamo lontani, ma già vicini e non mi dici che domani parti? “Tutto?”, “mentre eravamo lontani ma già vicini?” Ma se ci siamo conosciuti men-tre eravamo ubriachi di ormoni cincischiosi?Comincia così quella che si chia-

ma Mater Lacrimosa, ossia uno stadio che precede quella forma primordiale delle amebe: mi nu-tro di quasi niente, sono fermo/a in un punto cartograficamente ben preciso e mai mi muoverò da qui e, dulcis in fundo, posso pro-creare da solo/a. L’altro sesso non esiste: “odio qualsiasi forma di vita che non abbia lo stesso mio sesso”.Vagamente è così l’evolversi ameboso di uno dei due partner. Sperate che almeno questo vi capiti alla fine delle vacanze, al-trimenti per voi l’estate è finita e per chi vi sta intorno sarete solo una zavorra.Cosa fare? Ve lo dice la vo-stra Fresia.Prima di tutto in un momento di lucidità (e ne avrete, perché sono quei momenti in cui vi viene quel-la gran forza da distruggere qual-siasi cosa vi passi davanti agli occhi) alzate il vostro deretano, come dicono i “linguisti pulito-loghi” e andate a comprare una buona scorta di fazzolettini: ser-viranno, serviranno.Andate poi a recuperare quella/o stupida/o della vostra amichetta/o che si è fatta/o im-bambolare dal cincischiatore di turno e che poi tanto stupida/o non è, visto che ne sta cercando uno/a nuovo (avrà forse seguito i miei consigli?). Appena vi sarà passata la lacrimuccia facile e state cominciando a blaterare insulti senza ritegno, prendete la macchina e con lei… via… fuori

da casa, lontano da casa. Un con-siglio spassionato che vi posso dare è di non rinchiudervi tra le quattro mura, nel silenzio della vostra anima: è terra fertile per l’autocommiserazione che non porta da nessuna parte. Non sie-te voi gli sbagliati, non è il mondo contro di voi e non è l’altro sesso ad essere spietato: diciamo che la frequenza d’onda non era quella giusta.Seconda nota dolente. Come avrete potuto notare, in questo fiume di parole non ho richiesto un momento di pausa per rifarmi le unghie, passare il rossetto o rispondere al citofono. Qualcuno di voi forse, si sarà chiesto il per-ché. Il motivo di questo mio non fare le solite cose, c’è. Fresia ha subìto, come molte/i di voi, l’ab-baglio estivo: credevo fosse amo-re… ma ora mi scrollo di dosso questa tristezza, con tutti i suoi se e i suoi ma, ed allora torno ad occuparmi di cose più impor-tanti, come stirarmi i capelli, passare un velo di rossetto sulle labbra, rispon-dere al cellulare e ops… limarmi le unghie; per esse-re pronta a nuo-vi incontri.La vita conti-nua, care e cari miei.Vostra affezio-nata Fresia

NOTE dolenti di mezza estateE sì! Capita a tutti di prendere un abbaglio. L’importante è andare avanti

di Fresia DanDi

e anche fResIa, dal suo mondo sopRa le RIghe è caduta nella Rete dell'amoRe

Page 37: Occhio Magazine n° 8 - Agosto 2009

CONCERTI

IvanoFossati(Antica Masseria "Li Sauli")

Modena City Ramblers (Foro Boario)

Neffa(Porto Turistico - Campomarino di Maruggio)

AlessandraAmoroso (Stadio Comunale)

Marlene Kunts

(Foro Boario)

Skin(Parco Gondar)

Massimo Ranieri

(Foro Boario)

Claudio Baglioni(Piazza Sant’Oronzo)

Bandabardò (foro Boario)

Pooh(Parco eventi)

13 AGOSTO - OSTUNI

18 AGOSTO - GALLIPOLI

10 AGOSTO - MARUGGIO

13 AGOSTO - GALLIPOLI

19 AGOSTO - TREPUZZI18 AGOSTO - OSTUNI

09 AGOSTO - OSTUNI

13 AGOSTO - LECCE

16 AGOSTO - S. PANCRAZIO

08 AGOSTO - OSTUNI

Negrita(Foro Boario)

20 AGOSTO - OSTUNI

Francesco De Gregori(Arena Foro Boario)

22 AGOSTO - NOCI

AntonelloVenditti(Anfiteatro di Ponente)

19 SETTEMBRE - MOLFETTA

Voglia di PugliaInsieme all’estate arriva nella nostra regione una valanga travolgente di manifestazioni. Concerti, spet-

tacoli, mostre, conferenze. Occhio Magazine ha scelto per voi il meglio del meglio.A cura di Michelangelo nigro

PinoDaniele(Arena Foro Boario)

4 SETTEMBRE - NOCI

Stadio(p.zza Marconi)

10 AGOSTO - SAN MICHELE

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Page 38: Occhio Magazine n° 8 - Agosto 2009

Teneteli d’ • PUGLIA REGGAE FESTIVAL con Collie Budz & The New Kingston Gallipoli. Dopo il successo della I edizione, resa indimenticabile dalle storiche note degli inimitabili Wailers, è confermata per il 17 AGOSTO la II edizione del PUGLIA REGGAE FESTIVAL, ancora nella cornice dal sapore caraibico del Parco Gondar di Gallipoli. Ecco il cast dell’edizione 2009 pronto ad offrire ancora una volta alle massive le buone vibrazioni dell’appun-

tamento imperdibile nella calda estate della Jamaica d’Italia. • Collie Buddz & The New Kingston • Africa Unite • Ms Triniti • Dance Hall Queen • Daddy Freddy • General Levy • Villa Ada Crew In Concerto • Working Vibes • Dj Afghan • AskAPERTURA CANCELLI ORE 20.30, INGRESSO 10 EUROper prevendite online: [email protected]

Guendalina Summer Festival 2009Santa Cesarea _ da Venerdì 14 agosto a Sabato 15 agosto Anche quest’anno, in occasione del Ferragosto, si rinnova l’appunta-mento no-stop music denominato "Guendalina Summer Festival" al Guendalina di Santa Cesarea Terme (Le), il locale noto in tutto il sud Italia per la location e le forti emozioni che da sempre riesce a regalare a chi decide di trascorrere una notte estiva all’insegna della buona musica con ospiti e dj resident di altissimo livello ed ospiti di tutto rispetto molto noti a livello internazionale. www.guenda.dj

• PerSe Visioni. Polignano a MareUna Visual Art Exhibition organizzata da Bachi da S e -tola in collaborazione con Residui Teatro e con il patrocinio del Comune di Polignano a Mare, si realizzerà il 17 Agosto a partire dalle 21,00 presso i vicoli del borgo antico di Polignano a Mare precisamente in Via Mulini. La serata si articolerà in di-verse fasi d’interesse: esposizione delle foto realizzate durante il laboratorio di Fotografia Digitale, proiezione dei cortometraggi selezionati provenienti da tutto il mondo, piece teatrale e con-

certo. La proiezione dei cortometraggi sarà intervallata da un concerto dal vivo realizzato da giovani musicisti polignanesi e uno spettacolo teatrale della compagnia Maniaci D’amore, duo composto da giovani attori provenienti dalla scuola Holden di Torino. Ingresso libero. www.bachidasetola.it

• Notte della Taranta Salento - MelpignanoLunedì, 10 agosto - MARTANO: Arsura, Sam Karpienia, Ma-scarimirì _ Martedì, 11 - MARTIGNANO: Menamenamò, Su’ d’Est, Ensemble Notte della Taranta _ Mercoledì, 12 - CALI-MERA: Sciacuddhuzzi, SalentOrkestra, Alla Bua _ Giovedì, 13 - CASTRIGNANO DEI G.: Malicanti e A Paranza r’ o Lione in "Tamburi di Pietra", Daniele Durante _ Venerdì, 14 - STER-

NATIA: Manekà, Ghetonia, Antonio Castrignanò Gruppo Popolare _ Domenica, 16 - SOLETO: Mario Salvi, Giando-menico Caramia e i Cantori di Villa Castelli, Tamburellisti di

Torrepaduli, Arakne Mediterranea _ Lunedì, 17 - CARPIGNA-NO S.: Mario Incudine, Kalàscima, Epifani Barbers _ Marte-dì, 18 - GALATINA: AriaCorte - ospiti Totore Chessa e Luigi Lai, Kamafei - ospiti Alessia Tondo, Cesko, Puccia, Edoardo Zimba, Uccio Aloisi _ Mercoledì, 19 _ CUTROFIANO: La Banda Wagliò, Radicanto, BandAdriatica ospite Raiz _ Giovedì, 20 - ALES-SANO: Enza Pagliara ospiti Contadine e trattoristi di Torchiaro-lo, Canzoniere Grecanico Salentino, Officina Zoè _ Sabato, 22 - MELPIGNANO: Pierluigi Mele, Iubal Kollettivo Musicale, Uccio Aloisi Gruppu, Alla Bua, Girodibanda, L’Orchestra La Notte della Taranta diretta da Mauro Pagani, Angelique Ki-

djo, Noa e Mira Awad, Eugenio Finardi, Simo-ne Cristicchi e il coro dei Minatori di Santa Fiora, Z-Star www.lanottedellataranta.it

Brindisi

Lecce

Santa Cesarea

Gallipoli

Manduria

Maruggio

Taranto

Grottaglie

Martina Franca

Cisternino

Polignanoa mare

Gioia del Colle

Ostuni

Noci

Bari

Carovigno

Latiano

CopertinoPorto Cesareo

San Vitodei Normanni

Maglie

Tricase

Veglie

Melpignano

NardòGalatina

Casarano

Ugento

Gagliano del Capo

Fasano

• ALTERFESTA 2009. Cisternino28° edizione sul tema: "DALLA CRISI ECONOMICA E SOCIALE, AL DECADIMENTO CIVILE, CULTURALE E AL RAZZISMO". Dall’11 al 15 agosto presso il Campo Sportivo Via Fasano (INGRESSO GRATUITO)11 agosto: lo ska-rock dei SASKA-CHEWA di Erchie-Latiano (BR) - lo ska-reggae-dub dei TORPEDO (Italia)12 agosto: il rock d’autore dei PUNTINESPANSIONE di Putignano (BA) - la canzone d’autore “contaminata” di TONINO CAROTONE (Spagna)13 agosto: la canzone d’autore dei DIORAMA di Ostu-ni (BR) - PEE WEE ELLIS FUNK ASSEMBLY feat. OLA ONABULE (U.S.A.-U.K.)14 agosto: la canzone d’autore dei FABULA RASA di Bari - la canzone d’autore degli AVION TRAVEL (Italia)15 agosto: il rock-garage degli ACOMEANDROMEDA di Castellana Grotte (BA) - il rock-funk degli OCTOPUS (Italia)

• ERICK MORILLO @ MALÈ Santa CesareaLunedi 17 Agosto 2009. Erick Morillo è un dj americano e fon-datore della label Subliminal Records. Il suo percorso formativo nel mondo della musica è all’insegna della multietnicità: ritmi latini, hip hop e reggae. Come producer negli anni 90 realizza alcune canzoni house di fama mon-diale come I Like The Movin (1993-94) e Can You Feel It. Oltre che dj, con il progetto Reel To Real, è un produttore e remixer di fama internazionale. Nei suoi set e nelle sue produzioni spazia in diversi ge-neri della musica house. www.erickmorillo.com

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Trepuzzi

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San Vito _ Rockinday 2009 terza edizione (ore 20.30 Villa Comunale)

Oria _ Corteo storico Federico II e Torneo dei Rioni

7-8 AGOSTO 8-9 AGOSTO

Carovigno _ Trofeo delle due Torri - Gara podistica nazionale FIDAL - partenza Torre Guaceto

Carovigno _ Invito a Corte - Cena medievale con spettacoli (Castello Dentice di Frasso, ore 20.00)

Ostuni _ Presentazione del libro "Il paese delle spose infelici" - con l’autore Mario De Siati

9 AGOSTO 10 AGOSTO 10 AGOSTO

Oria _ Proiezione del film "Gran Torino" di Clint Eastwood (piazzale Municipio, ore 21.00)

San Vito _ Rezzica, la festa della Rezza. Musica, teatro e degustazione a cura dei Magazzini Teatrali Dardagnam

San Vito _ Concerto della Taricata. Piazza Leonardo Leo, ore 21.15

12 AGOSTO 13 AGOSTO 15 AGOSTO

San Vito _ Concerto Eugenio Bennato. Guest star Mimmo Epifani. Piazza Leonardo Leo, ore 21.15

Carovigno _ Premio Delfino - Rassegna giovani talenti - Piazza della ’Nzegna, ore 21.30

San Vito _ Proiezione del film "La Matassa" di Ficarra e Picone. Villa comunale, ore 21

16 AGOSTO 16 AGOSTO 17 AGOSTO

San Vito _ "Pericolosa-mente Gennariniello" spet-tacolo a cura dei Magazzini Teatrali Dardagnam, ore 21

Oria_ Spettacolo di Uccio De Santis. Piazzale Padri Rogazionisti, ore 21

San Vito _ Presentazione del libro "A destra tutta. Dove si è persa la sinistra?" con l’autore B. De Giovanni

18 AGOSTO 19 AGOSTO 20 AGOSTO

Mesagne. _ "La chiave giusta" spettacolo teatrale a cura de "Le maschere" (piazza Orsini, ore 21)

Brindisi _ NOAin concerto,piazza Duomo

Carovigno _ "Cinema all’aperto" a cura di Kairòs e Kronos, Atrio Castello Dentice di Frasso, ore 21

21 AGOSTO 23 AGOSTO 24-27-31 AGOSTO

Ostuni _ Festa patronale. Cavalcata di Sant’Oronzo

San Vito _ Proiezione del film "Focaccia Blues" di Nico Cirasola. Villa comunale, ore 21

Ceglie _ Apres Le Classe in concerto, Piazza Plebiscito

24-27 AGOSTO 31 AGOSTO 31 AGOSTO

APPUNTAMENTI IN PROVINCIA

San Michele _ Festa Patronale di San Michele Arcangelo

8-10 AGOSTO

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Page 40: Occhio Magazine n° 8 - Agosto 2009

Alla riscoperta del proprio territorio e delle sue tradizioni, del suo folclo-re, potrebbe essere - e forse è - pro-prio questo lo spirito di Rezzica, una iniziativa curata dai Magazzini Te-atrali Dardagnam che gode del pa-trocinio del Comune di San Vito dei Normanni e che vede come media partner la Redazione di Occhio Ma-gazine. Il centro storico si San Vito, le stratodde, torneranno a vivere. Da qualche tempo, in realtà, si assiste alla loro rivalutazione architettonica: vecchie casette sono state ristruttu-rate diventando bellissime abitazioni o studi professionali, ma l’anima dei luoghi resta intatta e da qui l’idea di

Rezzica: iniziativa volta a celebrare la rezza sanvitese, simbolo caratteriz-zante del nostro territorio, composta da una stuoia fatta di bacchette sottili in legno, poste orizzontalmente e pa-rallele fra loro, e la Pizzica, la gran-de tradizione musicale dell’intero Salento. La serata raccoglierà al suo interno una serie di attrattive: impre-vedibili sketches coinvolgeranno direttamente i visitatori; suonatori d’ogni età eseguiranno, lungo le strade, brani della nostra tradizione popolare; attività eno-gastronomiche forniranno ristoro a chi vorrà gusta-re i piatti tipici di casa nostra. Altro polo attrattivo della serata sarà lo

spettacolo teatrale di Gionata Atzori “Si sta chiutunu li uecchi”, realizzato con la collaborazione di Yuma Lon-go e di tutti i Magazzini Teatrali Dardagnam. La serata si chiuderà con il concerto in piazza Monsignor Passante ad opera del gruppo folklo-ristico Jazzabbanna di Francavilla Fontana. L’evento, comunque, non riguarderà solo il centro storico, ma tutto il paese. Infatti, delle lenzuola colorate - testimoni degli antichi esorcismi per i tarantolati - saranno esposte lungo alcune vie del centro abitato. L’invito rivolto dagli organiz-zatori ai cittadini è quello, nei giorni antistanti il 13 agosto, di appendere al

proprio balcone un lenzuolo appunto per ricreare quelle antiche atmosfe-re di cospirazione e mistero proprie di altri tempi, lontani ma pur sempre nostri. Un modo originale, diverten-te per coinvolgere anche i turisti che potranno così non solo visitare la nostra cittadina, ma conoscerla nel profondo attraverso le tradizioni, le usanze, i costumi e, perché no, le credenze con uno sguardo nascosto magari proprio dietro una rezza.

REZZICA tra rezza e pizzica

Un dibattito sull’esodo dei giovani dal mezzogiorno d’Italia

Sipario fra mondi. Filtro di sguardi. Passato e presente respirano fra stecche di legno

QUESTIONI (di) MERIDIONALIdi Cinzia ruggiero

L’esodo giovanile dal Sud, negli ul-timi anni, ha vissuto un incremento vertiginoso. Eppure, resta un tema che forse troppo spesso viene relegato ai confini di un ambito privato, come

se fosse una patologia personale, un’ustione interiore. Ma se inizia-mo a fare le somme, se iniziamo a contarci, la questione si fa preoc-cupante: ci si accorge di come il fenomeno non possa più essere ridotto ad una scelta di tipo emoti-vo e individuale, ma assume tutti i contorni di una problematica di tipo sociologico.Sono di pochi giorni fa gli ultimi, allarmanti dati sul fenomeno. Il rapporto del 2009 sull’economia meridionale, redatto dello Svimez, l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, ci restituisce l’immagine di un’Italia ancora inesorabilmente spaccata in due: una zona che attrae intelligen-ze e offre opportunità e un’altra, la

nostra, che tende ad espellere i suoi abitanti. Negli ultimi dieci anni, circa 700mi-la persone hanno abbandonato il Mezzogiorno. Le cifre, che ricorda-no da vicino le migrazioni di mas-sa degli anni Sessanta, ci rivelano i tratti strutturali di un fenomeno soprattutto giovanile che, oltre alla dispersione e all’impoverimento, rischia di condurre alla lacerazione del tessuto sociale: nella competi-zione sordida tra chi va e chi resta, nella falsa mitologia di un paradiso artificiale, nella via impraticabile verso una stabilità.Da cosa nasce e dove ci sta portan-do tutto ciò?Partiremo da questa domanda, domenica 9 agosto, combinando in

una miscela inconsueta i dati stati-stici e le parole di un libro. Lo faremo con due ospiti speciali: Giuseppe Attanasi, leader emotivo, economista e musicista che lavora tra le università di Lecce, Barcellona e Milano; e Mario Desiati, stimato scrittore di Martina Franca, che al tema dello sradicamento giovanile ha dedicato il suo ultimo libro Foto di Classe. U uagnon se n’asciot (Laterza). Tra chi ha deciso di resta-re e chi non può tornare più, nello scontro di ambizioni intestine e im-pulsi esterofili, tra accenti che cam-biano e riti immutabili, proviamo a capirci qualcosa sul tema spinoso della fuga giovanile dalla Puglia.

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Teneteli d’occhioOCCHIO

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CinemaOCCHIO A N N O 1 N . 8 - A G O S T O 2 0 0 9

Grande successo di pub-blico nelle tappe del tour: oltre 7000 persone

hanno seguito tappa per tappa; 150 i corti in gara provenienti da ogni parte del mondo; gran-de la comunicazione, attraverso i media partenrs del festival TGCOM, Iris Cinema e dintor-ni, La Stampa.it e Streamit.it che hanno trasmesso in paralle-lo quasi tutti i corti in gara.Registi, attori, giornalisti, pro-duttori ospiti del festival han-no reso ancora più importante questo progetto. Certo è che nel futuro, se si vuole continua-re a questi livelli, ci vorrà un maggiore impegno da parte dei pugliesi cinefili, un maggiore in-tervento da parte degli sponsor locali che potranno sostenere sempre di più questa manifesta-zione che, oramai, ha ben chia-ro il suo percorso futuro: una internazionalizzazione sempre più forte e di grande qualità.Il festival si è potuto realizzare con il sostegno e contributo della Regione Puglia, dei Comu-ni di Salve, Nardò, Carovigno, Mesagne, San Vito dei Nor-manni e dell’APT, il sostegno dei privati come FOPE Gioielli di Vicenza, Alta Roma, Ied Roma, Deha, Tre Api, Alviero Martini 1a classe, Police di De Rigo, Champagne Steinbruck. Gra-zie a questo gruppo e al lavoro dell’organizzazione si è potuta realizzare la 7a edizione del Sa-lento Finibus Terrae.

Hanno ricevuto il prestigioso premio Streamit.it Salento Fini-bus Terrae, realizzato dal mae-stro scultore Carmelo Conte, il regista Sergio Rubini che ha diretto, tra gli altri, La Terra e Tutto l’amore che c’è e che pro-prio in questi giorni sta girando il suo ultimo film L’uomo nero qui nel Salento. L’attrice Ma-rina Rocco (Sanguepazzo di Marco Tullio Giordana, Tutti pazzi per amore di Milani e Muscardin); l’attore Manrico Gammarota (“Sanguepazzo”di Marco Tullio Giordana, Pane e tulipani di Silvio Soldini); la direttrice della scuola del costu-me di Roma Clara Tosi Pam-phili; il maestro Alessandro Alessandroni, compositore, direttore d’orchestra e arran-giatore italiano, soprannomi-nato Fischio da Fellini per la sua abilità dimostrata in molte colonne sonore di spaghetti we-stern di Ennio Morricone, che, da dietro le quinte, ha contribu-ito in prima persona alla realiz-zazione di moltissime musiche di successo e la signora Enri-ca Fico Antonioni, grazie alla quale è stato possibile vedere proiettati 10 minuti di immagi-ni, molte delle quali inedite, su e di Michelangelo Antonioni, con la regia di Nanni Zedda, che ha sottolineato il momento suonando il pianoforte.Durante la serata presenti tra gli ospiti Ernesto Mahieux, Michela Zio, Nicola Guaglia-

THE ENDFinisce così il festival del cinema dei corti

Ufficio Stampa SaLento FinibuS terrae

Ed ecco Sergio Rubini che ritira il Premio Safiter

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CinemaOCCHIO

none, Adriano Franchi, Giulia Cazzola, Diego Nardin, Bru-no Palmegiani, Vito e Giulia Valente, Marta Perego, Anna Maria Fontanella, Roberto Beneventano, Txema Munoz.Traumalogia, regia di Daniel Sànchez Arévalo (Spagna), cor-to che merita di essere svilup-pato in un lungometraggio, ha ricevuto ben tre premi: Miglio-re Corto premio La Stampa.it, Migliore Sceneggiatura premio APT e Migliore Fotografia pre-mio POLICE.Migliore Regia premio Alta Roma, invece, a I Don’t feel like dancing, regia Joachim Dollhopf & Evi Gol-dbrunner (Germania). Migliore attore, Premio Alviero Martini 1a classe Time Travel, a Peter Kurth in Security, regia di Lars Henning (Germania): un’interpretazione superlativa in una storia che riser-va molte sorprese. Migliore attri-ce, Premio Fope Gioielli, a Ilaria Giorgino in Viola fondente, regia di Fabio Simonelli (Italia), premio meritatissimo per la singolare e unica interpretazione. Menzio-ne speciale della giuria a Time Passing regia di Robert Manson (Irlanda). Questo corto, stilistica-mente, rappresenta nel suo com-plesso il linguaggio del cinema universale. Bravo e meritevole della menzione Robert Manson.Non ci resta che aspettare la pros-sima edizione del Salento Finibus Terrae.

Tra un ciak e l’altro, il 16 lu-glio scorso Sergio Rubini ha trovato il tempo di dare

qualche anticipazione ufficiale sul film “L’uomo nero”. L’occasione è stata la conferenza stampa tenuta-si nella sede della Regione Puglia. Presenti il governatore Nichi Ven-dola, l’assessore alla Cultura Silvia Godelli, il presidente dell’Apulia Film Commission Oscar Iarus-si, i produttori e gli attori Valeria Golino e Riccardo Scamarcio. Si delinea così in maniera sempre più chiara la storia di questo film, girato, oltre che a San Vito, a Bari, Mesagne e Oria. Come nel film “La Terra”, si parte da un ritorno. Gabriele Rossetti (Fabrizio Gifu-ni) arriva in Puglia, nel suo paese

natale, per dare l’ultimo saluto al padre morente. Quest’incontro ri-sveglia in lui una serie di ricordi e soprattutto lo porterà a riconside-rare la figura paterna. Uomo om-broso, tormentato da ambizioni disattese nel mondo della pittura, papà Guido (Sergio Rubini) sca-rica le sue frustrazioni artistiche sulla moglie (Valeria Golino) e sul figlio. È così che il piccolo Gabrie-le si lega allo zio Pinuccio (Riccar-do Scamarcio), giovane concreto e gaudente, commerciante di professione, dedito a spassarsi la vita, un uomo agli antipodi quindi del cognato Guido, che guiderà il nipote in una sorta di iniziazione alla vita. Ancora una volta, dunque, un film

sulle complesse dinamiche della vita familiare. Ma anche sul Sud e su una certa Italia, con qualche frecciatina al veleno nei confronti della Sinistra degli anni Sessanta, colpevole secondo Rubini di aver tarpato le ali a tanti artisti in erba solo per snobismo intellettuale. Le riprese del film dovrebbero terminare entro Ferragosto. Poi comincerà la complessa fase della post produzione. Poco probabile, dunque, che riusciremo a vederlo prima degli inizi del 2010. M.N.

Che fine ha fatto L’UOMO NERO?

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A N N O 1 N . 8 - A G O S T O 2 0 0 9

Tre serate sulle opere di grandi autori del cinema italiano al castello di CarovignoI capolavori del Neorealismo

di Marilena LocorotonDo

Ivolti e gli ambienti della “insi-gnificante” quotidiana miseria. Le storie degli oppressi in cer-

ca di riscatto in un’Italia devastata dai conflitti mondiali. L’associa-zione turistico culturale Kairòs e Krònos, con il patrocinio del Co-mune di Carovigno, propone un breve spaccato del Neorealismo cinematografico italiano. Tre sera-te di proiezioni all’aperto nell’atrio del Castello Dentice di Frasso, riscoprendo le opere dei grandi autori del cinema italiano.“Il cinema all’aperto è per defini-zione un’occasione di socialità e aggregazione unica nel suo gene-re. Siamo entusiasti di proiettare nell’atrio del castello pellicole del Neorealismo, capaci di raccontare un pezzo importante della storia

italiana, regalando emozioni agli appassionati di cinema, ma anche ai meno esperti. Insomma questo è per noi un progetto che coniuga piacere artistico e cultura storica”. Il presidente dell’Associazione Kairòs e Krònos, Merilù Bar-baro, spiega le motivazioni della scelta di una rassegna estiva che vede come protagonisti Vit-torio De Sica, Luchino Visconti e Roberto Rossellini. “L’idea di occuparci di capolavori del Neore-alismo nasce dalla proposta di un giovane carovignese appassionato di cinema, Giovanni Calò. Noi, come associazione turistico-cultu-rale abbiamo subito accolto il suo suggerimento prodigandoci per organizzare un progetto che coin-volgesse tutti. I preziosi consigli di

Giovanni hanno reso possibile la realizzazione della prima rassegna estiva di cinema d’autore.Merilù Barbaro appare molto emo-zionata per l’evento che tra i suoi concittadini ha già riscosso i primi entusiasmi - In questo modo il castel-lo sarà finalmente “ri-animato” dal pubblico, diventando luogo prediletto di fruizione collettiva oltre i confini della sola visita guidata. Ridare al castello quel ruolo centrale di luogo storico-culturale è ciò che volevamo più di ogni altra cosa”. Il presidente di Kairòs e Krònos conclude il suo commento spiegando che questo progetto potrebbe essere solo il primo di tanti appuntamenti con il cinema e la cultura ad ampio rag-gio. Perché il castello medievale carovignese diventi luogo di for-

mazione e crescita per tutte le età, centro di socialità e associazione, ma anche nucleo propulsore di sane passioni artistiche.L’associazione turistico culturale Kairòs e Krònos ha sede all’inter-no del castello Dentice di Frasso, centro informazioni, prenotazioni visite guidate e acquisto souvenir.

per ulteriori informazioni contattare la redazione ai numeri: 0831 986314 - 347 1839556

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SEMPRE PIÙ VICINO A TE

Occhio magazine

24/08/09 “Ladri di biciclette” - di Vittorio De Sica (Italia 1947, durata 92 minuti) - Atrio del Castello Dentice di Frasso – ore 21,00.Il tema scottante della disoccupazione immerso nella Roma del 1948. Una città devastata dalla guerra che ha iniziato appena il lento cammino ver-so la ricostruzione, dove si svolgono le disavventure dei due protagonisti (pa-dre e figlio) alla ricerca della bicicletta

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27/08/09 “Bellissima” - di Luchi-no Visconti (Italia 1951, durata 113 minuti)- Atrio del Castello Dentice di Frasso – ore 21,00.L’impareggiabile ritratto della popolana interpretata da Anna Magnani che so-gna di far diventare sua figlia una picco-la diva del cinema. Un affresco crudele di una Cinecittà diventata vera e propria "fabbrica di illusioni". Lu-chino Visconti descrive in modo superbo il mondo dello spettacolo nei suoi tratti più cinici.

31/08/09 “Paisà” - di Roberto Ros-sellini (Italia 1946, durata 124 minuti) - Atrio del Castello Dentice di Frasso – ore 21,00.Tratto dalla trilogia della guerra di Rossellini, Paisà, cioè compaesano, il-lustra le fasi dell’avanzata americana sullo sfondo di piccoli eventi quotidiani segnati dal dolore e dalla sofferenza. La grande tragedia collettiva della Secon-da Guerra Mondiale in Paisà assume una dimensione quotidiana e privata, fatta di gente comune che cerca in ogni modo di riven-dicare la pro-pria umanità.

rubata. Considerato il capolavoro as-soluto di Vit-torio De Sica e tratto dal li-bro omonimo di Luigi Bar-tolini, il film fu sceneggiato da Cesare Za-vattini.

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CinemaOCCHIO

LA ’NZEGNA NELLA TRADIZIONEQuando i carovignesi parlano delle proprie origi-ni, delle proprie emozioni, della propria sacralità e della propria famiglia, sicuramente riconoscono ne "La Nzegna" il vissuto personale che si sposa con il senso di appartenenza alla propria terra, fit-ta di chiaroscuri ma calda madre delle emozioni più profonde e sentite.E il film di Vincenzo Pernisco è una perfetta mi-scellanea di colori, suoni, musica, emozioni; un vo-ler trasmettere quella forza e quel sentimento di chi la ’Nzegna l’ha vissuta e la vive tuttora, un voler comunicare cosa si prova nel vedere la bandiera toccare quasi il cielo, trascinata dal meraviglioso ritmo incalzante di tamburi e piffero, che sfiora le parti più recondite dell’anima facendo pulsare il cuore di infiniti battiti di gioia ed allegria. Una produzione della EOS, un’associazione artistico-letteraria nata nel 2006 e che ha messo in cartello-ne ben sei manifestazioni nel corso dell’Estate Ca-rovignese raccogliendo enormi consensi da parte del pubblico per la qualità delle realizzazioni.Un docu-film fortemente voluto dal regista, che ha deciso per un taglio non strettamente storico rispetto a questa tradizione per dar voce alla vera essenza di ciò che la ’Nzegna rappresenta per i ca-rovignesi: la devozione alla Santissima Madonna di Belvedere e l’antichissima tradizione della batti-tura. Ecco ciò che Pernisco ha dichiarato del suo lavoro:Da cosa è nata l’idea di questo docu-film?Carovigno è la “città della ’Nzegna”, come indica anche il cartello all’ingresso del paese; la ’Nzegna ne è quindi il simbolo e la manifestazione più im-portante, un patrimonio che viene tramandato di generazione in generazione ormai da secoli e, come tale, è degno di essere raccontato. Racchiude in sé storie personali e vicende della collettività, dise-gnando il ritratto di un popolo attraverso il tempo, i volti e la tradizione. Come mai il racconto-intervista?.. È piutto-sto insolito per raccontare folklore e tradi-zioni…Volevo arrivare al cuore della gente attraverso il rac-conto emotivo di altra gente. Mi sembrava il modo più bello e diretto per farlo. Le emozioni non si pos-

sono esprimere cinematograficamente, non servono effetti speciali. La ’Nzegna non si può raccontare, deve solo essere vissuta. E far parlare chi l’ha vissu-ta e chi la vive tuttora è stato fantastico. Alcuni han-no pianto nel narrare i momenti della battitura, nel descrivere cosa ci si sentiva nello stomaco appena venivano battuti i tre colpi di grancassa. Posso assi-curarvi che è stato bellissimo ascoltare dei racconti così veri, forti, frammenti del passato rivissuti in maniera spontanea, assolutamente libera anche se con tanta nostalgia. Immagini che si mescolavano nel caleidoscopio della memoria di chi raccontava e che si susseguivano in maniera incalzante, per lasciare spazio alla voglia di ritornare o semplice-mente di volgere lo sguardo verso quel passato che presente non può più essere. Un racconto emozionale, dunque; una tradizione che per i carovignesi è sacra e forse incomprensi-bile da chi del posto non è.

’NZEGNA: il film Sceneggiatura:Francesco CalellaAiuto-Regia: Lisangela SgobbaTecnico di Produzione e aiuto montaggio:Marcello GaglianiProduttore Esecutivo: Maddalena Bellanova

PROSSIMI APPUNTAMENTI DELLA EOS:11 Agosto 2009Serata “MORRICONE”

Orchestra d’archi diretta da Silvio UggentiPianoforte: Maria Chiara Iaia

22 Agosto 2009 Sensi di Polpa - duo Cabaret

Diego Claudio e Lisangela Sgobba

Castello “Dentice di Frasso” di Carovigno (BR)

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di Dario Di VieSto

Benito D’Agnano. Poeta delicato, persona umile e buona che si racconta con la poesiaUN PONTE DI PAROLE

È passato qualche mese da quando la collezione di poesie Un ponte di parole

ha conosciuto la luce. Lo abbiamo letto lentamente, percorrendo questo ponte a piccoli passi. È inevitabile, oggigiorno i momen-ti di lettura poetica sono scavati solo dalla fioca luce di un’aba-tjour. E abbiamo scoperto Benito D’Agnano, un poeta delicato, una persona umile e buona.Una piacevole chiacchierata ci ha svelato aspetti straordinari della sua vita. Come quando, ai tempi dell’università, non ebbe il coraggio di concludere la tesi su Machiavelli, perché la laurea lo avrebbe allontanato dai bambini dei quali era maestro elementare. “Perché, alla fine degli anni ’50, - ci racconta - la prima infanzia era l’età più importante per il prose-guo del cammino scolastico di un ragazzo”. Una scelta valorosa, forse dovuta al ricordo di quando era anche lui un bambino volenteroso, nel tempo in cui, pur destreggiandosi come garzone di un calzolaio e, successivamente, di un falegna-me, voleva continuare a studiare nonostante le ristrettezze econo-miche. L’incontro fortunoso con qualche maestro assennato gli permise, di lì a poco, di prosegui-re gli studi. Dopo gli anni di formazione, il maestro era diventato lui. I bam-bini ora avevano bisogno del suo aiuto.È stato un maestro modello Beni-

to D’Agnano, riuscendo a compie-re la sua missione anche fuori dai freddi muri scolastici, seguendo i suoi piccoli alunni (anche se a vol-te pure quattordicenni) fino all’in-terno delle loro vite, capendoli e stimolandoli.La poesia di D’Agnano è com-ponimento meta-poetico. Quasi sempre, infatti, l’autore parla delle sue assenze dalla realtà, della necessità del volo creativo, spesso alimentato dal ricordo, per non soffocare nelle stanze claustrofobiche dell’effettività. Fra le maschere rotte di una vita che si fa teatro, è il silenzio la ri-sposta all’incomunicabilità a cui ci costringe, fra muri altissimi di parole, la vita reale. Ed il silenzio è occasione per accorgersi del montaliano sbaglio di natura, che ci fa intuire codici, altrimenti invi-sibili, che potrebbero disvelarci il segreto senso delle cose. La natura diventa metafora dell’interiorità e l’espressione diventa poetica gra-zie alla sovrapposizione analogica di campi semantici differenti.(dalla poesia Resistenza):“Ma il cuore mio ribellesi scioglie nell’azzurrodel suo cieloa seguire orme stellate d’uccellia raccogliere ali d’insettitrafitte dal sole”.Una sua poesia che si chiama “resistenza”. Lei, personal-mente, a cosa ha bisogno di resistere?Io non riesco ad accettare questa caduta di valori. Ma, più che essere

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preso dallo scoraggiamento, questa situazione mi fa rientrare nel mio passato. Non si tratta, però, di un rifugio in cui ritrovare una certa tranquillità contro i momenti diffi-cili della vita attuale. In una mia poesia concludevo che, per saltare un ostacolo, bisogna arretrare. La rincorsa serve a guardare il passa-to, a trovare la pezza giusta per rat-toppare il presente e programmare qualcosa per il futuro.La mia resistenza si rapporta a tanti aspetti del presente. L’ipocri-sia, ad esempio, è la cosa che peg-gio sopporto. Ciò che mi dà fiducia, invece, sono i giovani, perché non hanno remore nel dire le cose come le pensano e sanno essere più veri.La poesia come mezzo per re-sistere, quindi?Certamente. Io intendo la poesia come una forma d’emergenza. È come quel coperchio che viene sol-levato dal vapore. È una valvola di sfogo. La realtà tende spesso a soverchiare l’individuo, ma la poe-sia, effettivamente, mi aiuta a non crollare. Il linguaggio poetico rischia spesso di essere confuso col linguaggio patetico. Per lei, cosa è la poesia?Non è da considerarsi poeta sem-plicemente chi scrive in versi. La poesia per me è una forma di li-berazione, ma deve essere dotata di una scrittura particolare. Ha bisogno d’immagini scioccanti, metafore, un linguaggio contratto. Chi scrive poesie dovrebbe, inoltre, conoscere approfonditamente il lessico italiano, perché ogni paro-la è unica e contiene un’identità specifica. Quindi, per fare poesia bisogna leggerne tanta.Chi è il nemico principale della poesia?

Per me è la cattiva poesia. E, con-temporaneamente, è quel lettore che non si spinge ad andare avanti nella ricerca dei significati.Ciò non toglie che la semplicità, al pari dell’ambiguità, possa essere un grande pregio per il poeta. Scri-vere in modo semplice non è facile, ma è un punto d’arrivo. Credo che la semplicità sia la capacità di of-frire agli altri una comunicazione senza intoppi, senza artificio, con l’utilizzo della parola giusta, in modo che la poesia possa essere recepita da tutti. Però, una volta licenziata dall’autore, la poesia diventa di tutti ed ognuno, a quel punto, per mezzo dell’ambiguità del poeta, può trovare significati personali. Nello stesso modo in cui Mon-tale, ad esempio, rappresen-tava la poesia con l’immagine dell’anguilla, vorrei sapere se Lei avesse pronta una meta-fora per rappresentare la sua poesia o la sua vita.Avevo un nespolo che, nell’arco della sua esistenza, mi ha trasmes-so il senso della sopravvivenza a tutti i costi. È un albero che venne fuori da un nocciolo, poi rimase a terra per un pò. Si rimise in sesto da solo, col tempo. Poi, dopo essere stato messo a dimora, si è svilup-pato in un albero meraviglioso, dando frutti straordinari. Ho visto in quest’albero molte attinenze con la mia vita: una vita in cui, per venire su, ho cercato di sfruttare ogni occasione. Mi sono ritrovato maestro, sfruttando ogni espedien-te, senza aver saputo mai come po-tevo andare avanti nel continuare gli studi.

Alcuni giorni dopo l’intervista, Be-nito D’Agnano ci ha portato una

sua antica poesia. Anche se scritta in uno stile profon-damente diverso rispetto alla sua ultima produzio-ne poetica, vo-gliamo rendergli omaggio pubbli-cando questo bel componimento che, meglio di chiunque altro, lo rappresenta.

Il nespolo.

C’è un grande albero nel mio giardino.Io ho posto il seme nella terra.Il nespoloera appena un sottile virgultoquand’ioscrissi la mia prima poesia.Lui stette là, a guardare,testimone muto delle mie emozio-ni.Oragrappoli bianchi di fioritrapassano il groviglio delle scabre fogliea ravvivarele lunghe monotone giornatedi questo triste, tardo autunno.Un tronco vigorososorregge l’ombrello dei rami,la cortecciain più punti spaccatamostra il giallo legno compatto.Gli squarci del suo cielotante voltesono entrati nei miei occhi.

L’ho visto lot-tare col ventocontorcersi, gemere, piegarsi;piangere l’ho vistosotto le piogge battenti;l’ho visto nascondersi,bianco fantasma,nella nebbia.E il sole ho visto giocarenell’intrico dei ramie versare a manciatesplendori di perle;ho visto la lunatesserenella bruma notturnale sue trame diafane fra foglia e foglia.E quando il mio cuorebattutosi chiude come un fiore notturnosempre lo cercoe gli parlo.Un verde, fronzuto nespolosta sempre nei miei sogni.

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di Doriana Santoro

Intervista al presidente dell’associazione dilettantistica ATLETICA LatianoGLI ATLETI DI LATIANO

L’Associazione Dilettan-tistica Atletica Latiano è ormai una realtà affermata

nel panorama della podistica. Nel corso degli anni ha partecipato a gare regionali e nazionali, conse-guendo ottimi risultati. Attiva dall’agosto del 1994, quando 3 amici: il presidente dell’associa-zione Cosimo Vetrano, Antonio Vetrano e Raffaele Delli Fiori decisero di coniugare passione per la corsa e la cura del corpo, dando vita ad un gruppo che è an-dato via via consolidandosi.Dopo essersi iscritti all’Atletica Amatori Brindisi, dopo alcuni anni, i tre podisti decisero che era arrivato il momento giusto per creare qualcosa di simile sul terri-torio latianese. E così fecero.Abbiamo incontrato il Presidente, Cosimo Vetrano, per conoscere meglio l’associazione e le sue ini-ziative.Da quanti soci è composta l’associazione?Dal lontano 1994 per l’Associazio-ne è stata una continua crescita, che va avanti con lo stesso entu-siasmo del primo giorno. Ad oggi sono quasi 50 gli iscritti all’Atle-tica Latiano, gente di tutte le età accomunata da un’unica passione: la corsa. Di quali eventi sportivi si oc-cupa l’associazione?Iscritta alla FIDAL (Federazione Italiana di Atletica Leggera), l’as-sociazione partecipa a molte gare nel circuito CORRIPUGLIA sia sul territorio regionale che su quel-

lo nazionale, soprattutto di fondo, mezzo fondo e maratone. Tra le gare alle quali hanno partecipato i podisti latianesi possiamo citare: la Roma-Ostia (corsa per ben 3 anni consecutivi), le maratone di Padova, Roma, Firenze, Treviso, Vigarano, Napoli-Pompei, Torino e quella che è la maratona più famosa e conosciuta del mondo, la maratona di New York alla quale ha preso parte l’attuale presidente Cosimo Vetrano nel 1997. Dove e come si allenano gli at-leti dell’Atletica Latiano? La passione degli atleti viene col-tivata quotidianamente con al-lenamenti che si svolgono quasi sempre in quello che è diventato il campo di “preparazione” dell’Asso-ciazione: il piazzale antistante al Santuario di Cotrino, dal quale si parte per i diversi percorsi. Le ta-belle d’allenamento sono preparate con cura e competenza dal coach, Pierino Lagatta, grazie al quale molti atleti hanno raggiunto buoni risultati in gare che fanno parte del circuito regionale, attirando l’inte-resse di chi ancora non è iscritto all’associazione.

Oltre agli eventi sportivi siete attivi anche nel sociale?L’associazione possiede una sede sociale, situata nei locali della stazione e messa a disposizione dal comune di Latiano, dove ogni giovedì sera gli iscritti si riuniscono per discutere di temi sportivi e problematiche sociali. Abbiamo deciso di partecipare a tutte le manifestazioni organizza-te nel brindisino dall’associazione Libera e alle Para-olimpiadi Re-gionali per persone diversamente abili, svoltesi quest’anno proprio a Latiano.Quali impegni vi vedranno

protagonisti nell’immediato?I programmi futuri dell’associa-zione sono sempre ideati in vista dell’incremento dell’attività spor-tiva nella cittadinanza latianese: vogliamo avvicinare quanta più gente possibile al meraviglioso mondo della corsa.Tra i progetti in cantiere ci sono: l’organizzazione di una gara di livello regionale, che manca a Latiano da troppi anni; la parte-cipazione nel prossimo dicembre alla Stramilano e per il 5 set-tembre l’organizzazione di una gara provinciale che rientra nel programma della Chiesa di San Francesco alla Sardedda, un appuntamento ormai consueto, aperto a chiunque voglia cimen-tarsi con i 10km.

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Sabato 25 e domenica 26 si è tenuta la Stranormanna 2009. Per la prima volta due giorna-

te dedicate interamente agli amanti della corsa e dell’atletica: la prima giornata, la Stranormanna Ju-nior, è stata riservata ai bambini e ai giovani fino ai 17 anni; la seconda, invece, è stata dedicata ai podisti e ai liberi, venuti da ogni parte della Pu-glia. Tra gli altri, ricordiamo le socie-tà che hanno aderito: Gymnasium San Pancrazio Salentino, Podi-stica Carovigno, Top Running Brindisi, A. S. Atletica Latiano, A. P. D. A. S. San Michele Salen-tino, A. S. Atletica Tricase, A. S. Amatori Putignano, A. S. Team Francavilla e molte altre ancora. Quest’anno infatti sono stati circa quattrocento gli iscritti tra podisti e liberi. La prima gara, di 6 km, si è svolta secondo un percorso tutto cit-tadino, che ha portato alla ribalta al-cune vie principali del paese. I primi venticinque uomini e le prime cinque donne hanno svolto altri tre giri, per tre km, contendendosi la finalissima. Un fresco vento di tramontana ha ac-carezzato i corpi svestiti, provati dal notevole sforzo fisico dei podisti. Il vincitore assoluto è stato France-sco Caliandro, di Francavilla ma iscritto come esponente dell’atletica San Michele, già noto come parteci-pante alle gare degli anni precedenti. La prima donna è stata Alessandra Resta, classe 1990, che ha battuto le altre donne, scrivendo il primo tem-po più veloce dei tre km. La gara dei più piccoli, invece, novità assoluta per quest’anno e per l’organizzazio-

ne Atalas, ha visto come partecipanti circa cento tra bambini piccolissimi e ragazzi. Ad esempio Francesco Sbano di 16 mesi è stato premiato come il concorrente più piccolo. I bambini, infatti, che rappresentano il nostro futuro, hanno corso verso la meta con quella spontaneità che solo loro possono avere, non riuscendo a cogliere ancora il senso profondo delle competizioni. In un clima di

festa, sono stati premiati secondo le diverse categorie tutti i partecipanti alla Stranormanna Junior con un at-testato di partecipazione. Abbiamo incontrato il presidente dell’Atalas, Tonino Ippolito, che ci ha fatto un resoconto della manifestazione:“Quest’anno quando abbiamo scritto la Stranormanna 2009 volevamo fare una cosa diversa, Rocco Ancora lungimirante e conoscitore del pensie-ro del podista ha proposto una cosa nuova, la 6 + 3. Io che avevo avuto una qualche riserva, mi sono fatto trascinare dall’entusiasmo dei miei validissimi collaboratori Pino Iaia e lo stesso Rocco. Non nascondo che più volte ho avuto momenti di sconforto, ma devo dire con molta franchezza che tutta la cittadinanza di San Vito dei Normanni, l’Amministrazione Comunale nella sua interezza, ma soprattutto i numerosi sponsor che hanno creduto in noi, (operatori commerciali sanvitesi, ma anche im-prenditori dei paesi limitrofi di Brin-

disi, Latiano e Carovigno) ci hanno sostenuto e hanno creduto nel nostro entusiasmo. Questa sera alla fine della manifesta-zione mi sentivo stanco, confuso, ma soprattutto soddisfatto della buona ri-uscita dell’iniziativa. Tante sono state le cose belle di questo evento, l’invito ed il riscontro positivo di numerosis-simi atleti di notevole valore sportivo; amici che, negli anni, ho avuto modo di conoscere e di apprezzare sia sul lato sportivo che umano; amici che hanno voluto dare lustro alla nostra San Vito.

Stranormanna a San Vito con atleti, professionisti e non, giunti da tutta la PugliaCorrere per le vie del centro

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di Francesca PreSto foto M. De Maria

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famiglia che spesso ho trascurato per il tempo dedicato a questo pro-getto”. Il pubblico, davvero numeroso, che si è ritrovato attorno alla piaz-za ha tifato per tutti i podisti e si è concesso insieme ai partecipanti, alla fine della gara, un momento di ristoro grazie alla presenza di alcuni stands gastronomici. La manifestazione sportiva organiz-zata dall’Atalas San Vito, si è poi conclusa con le premiazioni dei vincitori secondo le diverse cate-gorie, ricordando con un memo-rial, Ezio D’agnano, che era sta-

to uno dei primi promotori della manifestazione. Questo momento di grande emozione per ricordare Ezio, ha visto la partecipazione dei genitori, che saliti sul palco, hanno premiato con un trofeo il primo classificato tra i sanvitesi, Stefano

Francavilla. Tutti i momenti sa-lienti della gara sono stati mandati in onda in diretta streaming dal sito Puntonet. Gli organizzatori, entusiasti del lavoro svolto, danno appuntamento a tutti per il prossi-mo anno.

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Quindi voglio ringraziare tutti: i soci della A.S.D. ATALAS San Vito, che con il loro sacrificio e la passione che li contraddistingue, hanno par-tecipato alla riuscita della manife-stazione. Tutti indistintamente han-no dato il meglio di sè, sacrificando la famiglia ed il tempo libero. Voglio ringraziare in modo partico-lare Pino Iaia e Rocco Ancora che hanno lavorato tantissimo e speso tantissime energie senza mai pre-tendere nulla in cambio e con una pacca sulle spalle ci siamo fatti for-za l’un l’altro per sormontare tutte le difficoltà che una manifestazione sportiva comporta. Devo ringraziare gli amici di Arte-motive che hanno curato la grafica e la comunicazione della Stranor-manna 2009, gli amici di Punto-net, che per il secondo anno ci han-no assicurato la diretta streaming con servizi ed interviste. Devo ringraziare quanti si sono ado-perati affinché tutto filasse liscio, in modo particolare la Polizia Urbana, la Fratellanza Popolare di San Vito dei Normanni ed gli amici della Pro-tezione Civile che con grande profes-sionalità hanno curato il servizio d’ordine ed il controllo del traffico.Oltre agli amici che, pur fuori dalla competizione, si sono adoperati nelle incombenze talvolta più umili. Spero di non aver dimenticato nes-suno, ma se mai lo avessi fatto mi scuso. Un grazie anche alla mia

Il più piccolo: 16 mesi Il più anziano: 80 anni Il vincitore Francesco Caliandro

La vincitrice Alessandra Resta La stacchioddata

Il più piccolo tra i "liberi" Dario Manuel Iaiafoto

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Non solo parole, ma fatti. Così la diri-genza biancoazzurra continua a pie-no ritmo la formazione della nuova squadra, che tra qualche settimana inizierà la preparazione atletica. Da alcuni giorni si vociferava dell’arri-vo di due importanti pedine per la Cedat85 San Vito, e così è stato. La prima ad arrivare è stata la serba Sanja Hanusic, 23 anni, attaccante-ricettore di 183 cm di altezza, ex Stel-la Rossa di Belgrado. Nelle passate stagioni ha giocato in Francia con la formazione del Mulhouse. È stata la capitana della nazionale juniores della Serbia. Gioca per la prima volta nel nostro campionato e, questo, la rende particolarmente felice: “Ho piacere di giocare, finalmente, in Italia - ha dichiarato - perché quello italiano è il miglior campionato e sento di poter ancora crescere in que-sto nuovo contesto. Ho sentito parlare in termini molto positivi del San Vito dei Normanni. La mia connazionale Alexandra Avramovic, due stagioni fa, si è trovata davvero bene”. Vi-sibilmente soddisfatti i dirigenti biancazzurri: “Stavamo rincorrendo quest’atleta da qualche tempo - dice Vito Ruggiero - e poter confermare il suo ingaggio è motivo d’orgoglio per noi”. L’altro importante arrivo sarà annunciato a giorni, ma indiscrezio-ni dicono che sarà una cubana con passaporto italiano.La campagna acquisti della Cedat85 non si è fermata certo qui. Nelle passate settimane la società bianco-azzurra ha ufficializzato l’acquisto di Ramona Aricò e Beatrice Zanotti. Ma vediamo nel dettaglio chi sono i

nuovi arrivi. Ramona Aricò, 23 anni, opposto di 186 cm di altezza che è stata tra le protagoniste della promozione in A2 dell’Ancona. Figlia d’arte (il papà è allenatore di volley ed è stato il suo primo allenatore), Ramona è nata a Messina e, dopo alcune esperienze nella sua regione (Modica, in B1), ha giocato al nord (a Reggio Emilia in A1, a San Donà ed Asti in B1); nella passata stagione, come si di-ceva, ad Ancona, con la cui squadra - al termine dei play off - ha centrato l’obiettivo della promozione in A2. Un’altra meridionale, dunque, con la maglia dell’unica squadra del Sud Italia iscritta alla serie A2 di volley femminile, qual è appunto la Cedat 85 San Vito. La forte atleta siciliana è felice di essere approdata a San Vito dei Normanni: “Sono contentissima - dice Ramona - perchè nemmeno sape-vo di essere finita nel mirino di coach Lo Re e di una società notoriamente seria. So che in Puglia, a San Vito dei Normanni, si sta bene. Me ne hanno parlato tutti in termini più che posi-tivi e non vedo l’ora di vivere questa avventura in serie A2”.Beatrice Zanotti, classe 1976, centrale, 186 cm di altezza. L’atleta romagnola si è subito detta ben fe-lice di vestire la maglia sanvitese e di mettere a disposizione di coach Lo Re e di tutte le sue nuove c o m p a g n e , soprattutto le più giovani, la

sua esperienza. Che è innegabile: Zanotti, infatti, ha militato per molti anni nella massima serie. Dopo die-ci stagioni consecutive a Ravenna, ha giocato a Spezzano, Perugia, Palermo, Reggio Emilia, Aragona, Tortolì. Da segnalare, nelle ultime stagioni, l’impegno a Castellana (per due campionati consecutivi) e Bene-vento (lo scorso anno). La Puglia, quindi, è una regione che Beatrice Zanotti conosce già. “Certo - confer-ma - ed ho dei bellissimi ricordi. Sono davvero felice di poterci tornare. Veni-re a San Vito, poi, mi riempie davve-ro di gioia. Conosco, per aver giocato contro, il grande calore del pubblico del PalaMacchitella e non vedo l’ora di sentirlo tutto dalla mia parte. È un tifo che fa venire la pelle d’oca”.Oltre alla roster per la prossima sta-gione si rafforza e amplia il settore tecnico-dirigenziale della ssd Volley San Vito, con l’arrivo nello staff di Francesco Ciccarone. Un pro-fessionista del settore, Ciccarone è nella pallavolo da lungo tempo. È stato per anni il direttore sportivo del Santeramo, in A1, e giunge a San Vito con il chiaro intento di mettere a disposizione le sue competenze affiancandosi agli “uomini-mercato” del sodalizio sanvitese, impegnati in questi giorni nell’allestimento

del roster 2009/2010.Altro volto nuovo dello staff è il cala-brese Elmiro Trombino, che sarà il

nuovo preparatore atletico della Ce-dat85 San Vito. Trombino, 38 anni, laureato in Scienze Motorie a Geno-va, si è specializzato in Preparazione Fisica al corso di Coverciano del 1999 e, nel 2002, in recupero degli infortunati dello sport in uno specifi-co corso tenutosi a Roma. Da dodici anni a questa parte segue la prepara-zione atletica di squadra di pallavolo (ma non solo): tra gli ultimi incarichi quelli assolti a Soverato e Lamezia.La ssd Volley San Vito, non è solo serie A2 e così in questi giorni la società ha perfezionato le iscrizioni ai campionati regionali della stagio-ne 2009/10 con la squadra di serie C maschile e la giovane formazione femminile di serie D. Dopo i risultati sostanzialmente positivi raggiunti l’anno scorso la società, con la condi-visione dei propri tecnici, sta ponen-do le basi per rilanciare, nel settore maschile, i propri atleti adeguandosi al femminile. Nel settore femminile è conferma-ta la serie D, anche se l’obiettivo dichiarato dalla società è di voler disputare una serie C. È in questa direzione che il team societario si sta interessando cercando dispo-nibilità da parte della Fipav Puglia, nell’intento di trovare posto nel giro-ne B della massima serie Regionale. Il gruppo di ragazze che si sono ben distinte l’anno scorso sono state tutte confermate ed in questi ultimi due mesi, dedicati al lavoro sui fon-damentali, si sono aggregate alcune atlete di valore che dovrebbero af-fiancarsi alla rosa che parteciperà al campionato.

di Emanuele chiarieLLo

Cedat85. Alla corte di Lo Re la serba Hanusic, e in arrivo una cubana con passaporto italianoOBIETTIVO: SEMPRE PIÙ A1

Beatrice Zanotti Sanja Hanusic

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