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Supplemento al Bollettino della Società Paleontologica Italiana v.40 n.1 Spedizione in A.P. - 45%, comma 20/B - Legge 662/96, Filiale EPI di Modena. Taxe Perçue. Tassa riscossa. MUCCHI - MODENA Newsletter della Società Paleontologica Italiana Numero 4 Giugno 2001 PaleoItalia PaleoItalia

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MUCCHI - MODENA

Newsletter della Società Paleontologica Italiana

Numero 4Giugno 2001

PaleoItaliaPaleoItalia

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IN COPERTINAIchthyosaurus campylodonFrammento del muso; lunghezza del reperto: 16 cm.Provenienza: Cretaceo dell’Appennino modenese.Riprodotto da: Capellini, 1890, “Ichthyosaurus campylodon e tronchi di cicadeenelle argille scagliose dell’Emilia”. Memorie delle Reale Accademia delle Scienzedell’Istituto di Bologna, vol.10, tav.1.Museo di Paleontologia, Università di Modena e Reggio Emilia.

L’uscita del PaleoItalia di giugno è stata leggermente anticipata, perpoterlo distribuire direttamente alla riunione annuale della Società, chequest’anno si svolge a Castell’Arquato a fine maggio. Proprio le “Giornatedi Paleontologia 2001” costituiranno l’ossatura portante del prossimo nu-mero, che conterrà brevi resoconti della parte scientifica, mentre ampiospazio sarà riservato al pomeriggio di paleontologia amatoriale e alleproblematiche che saranno lì sollevate, sviscerate e discusse.

In questo fascicolo l’articolo di apertura è dedicato ancora una voltaalla paleobotanica, ritornano i riassunti di tesi di dottorato e la“Paleolibreria”, e non mancano le altre consuete rubriche; inoltre, e lo scri-vo con grande piacere, anche questo numero contiene il contributo di sociche non gravitano nel mondo accademico: è soprattutto grazie a questiamici che PaleoItalia può rispettare le scadenze di uscita e spero che illoro esempio sia seguito da molti altri.

Da parte mia, non posso che rinnovare l’invito a mandare i vostri con-tributi: articoli a carattere generale, rassegne su musei e gruppi locali dipaleontofili, segnalazioni di mostre o altre iniziative, presentazioni di con-vegni e novità editoriali, ma anche semplici fotografie e disegni, sono sem-pre bene accetti. Grazie, e ...Buona lettura!

Carlo Corradini

Numero 4!

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Indirizzario e-mail

Al fine di aggiornare e completare l’indirizzario dei soci della società,siete tutti invitati a comunicare i vostri indirizzi e-mail alla redazione diPaleoItalia (c/o Carlo Corradini: [email protected]).Nel testo del messaggio siete pregati di dare il vostro assenso alla pub-blicazione su PaleoItalia.

Questo invito era riportato già sullo scorso numero della rivista, anchese in posizione un po’ nascosta. Fino ad ora abbiamo ricevuto solo unamanciata di risposte; ci troviamo quindi costretti a ripeterlo.Ai sensi della legge sulla privacy, è necessario che comunichino l’assen-so alla pubblicazione anche coloro i cui indirizzi e-mail sono già in no-stro possesso. Grazie!

65 milioni di anni fa...

“Figliolo, tutto questo un giorno sarà tuo!”

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Le prime citazioni di piante fos-sili continentali del Ladinico(Triassico medio) nelle Dolomitisono dovute a E. Mojsisovics(1879), all’interno dell’opera “DieDolomit-Riffe von Südtirol undVenetien”. Delle segnalazioni suc-cessive (Ogilvie Gordon, 1927;Mutschlechner, 1932; Calligaris,1986) sono da sottolineare i lavoridi Piero Leonardi (1953, 1967), chenon si limita ad una semplice segna-lazione e classificazione dei campio-ni, ma cerca di dare una visione ge-nerale della flora nota del Ladiniconelle Dolomiti.

Negli ultimi anni è stata raccoltauna ricchissima collezione da partedel Sig. M. Wachtler di San Candi-do, suscitando molto interesse nel-l’ambiente scientifico internaziona-le. La catalogazione della collezio-ne, destinata al Museo di StoriaNaturale di Bolzano, dava occasio-ne sia allo studio del materiale tro-vato, sia alla revisione di altro ma-teriale già noto (Kustatscher, 1999)

I vegetali fossili sono contenutinell’unità stratigrafica della Forma-zione di La Valle. Questa formazio-ne è costituita da torbiditi da mediea fini con materiale vulcanoclasticoe subordinatamente carbonatico. Ilcolore varia dal grigio al giallo al

FLORA CONTINENTALE DEL LADINICODELLE DOLOMITI

EVELYN KUSTATSCHER

marrone. Lo spessore totale arrivafino a 600 m, mentre quello deglistrati non supera i 10 cm.

La formazione si è sviluppata inun ambiente bacinale dalla deposi-zione di materiale terrigeno, dovu-to all’erosione dei grandi apparativulcanici e detriti carbonatici pro-

Anomopteris mougeotii, frammento di pin-na dove si nota bene la disposizione a ven-taglio delle nervature, Ritberg, (WRI003),Museo di Scienze Naturali di Bolzano.

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venienti dalle piattaformecarbonatiche, mentre nelle parti piùinterne sussistevano condizioni diterre emerse, documentate da faunea vertebrati ed a invertebrati e daflore. Questo paesaggio era la con-seguenza dello smembramento delmargine tetidiano, sul quale si tro-vavano le odierne Dolomiti,smembramento iniziato nell’Ani-sico (240-236 m.a.fa).

La formazione si è depositatadurante il Ladinico (236-231m.a.fa), la parte superiore delTriassico medio.

Oltre ai vegetali, nella Formazio-ne di La Valle si sono conservati

lamellibranchi pelagici (Daonellalommeli, Posidonia wengensis),ammonoidi di piccole e medie di-mensioni (Protrachyceras, Mono-phyllites) e nautiloidi ortoconi.

Affioramenti sono stati segnala-ti in un’ampia area delle Dolomiti:in Val Gardena (Alpe Cisles, AlpeMastlé, Bulla, Bullaccia, Ciamp daPinoi, Pitzbach, La Pozza e PassoGardena), nell’Alpe di Siusi (MalgaScagul), nella Val Badia(Gardenaccia, San Cassiano, ColAlto), nel Cortinese (Corvo Alto),in Val Zoldana (Cercená, SpizAgnelessa), e nella dalla zona diBraies (Seewald, Innerkohlbach) e

Voltzia dolomitica con in alto adestra un cono disgregato,Seewald (WSW046), Museo diScienze Naturali di Bolzano.

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di La Valle (Ritberg/Monte Rit).Proprio questi ultimi si sono rivela-ti i più importanti per quantità e va-rietà di materiale fossile.

La collezione di vegetali com-prende oltre duecento pezzi: 146campioni della collezione di M.Wachtler (San Candido, ValPusteria), destinati al deposito delMuseo di Scienze Naturali AltoAdige (Bolzano), 24 del Museo del-le Regole (Cortina), 20 del Museode Gardeina (Ortisei) e 15 del Mu-seo Geo-paleontologico di Ferrara.

Le fronde, foglie isolate, frutti,semi e poche parti legnose hannosubito prevalentemente il processodi carbonificazione, ed in minorquantità quello di carbonizzazione,sono però conservati anche nume-rose impronte.

Sono rappresentate 15 specie, dicui alcune lasciate a nomenclatura

I taxa presenti nel Ladinico delle Dolomiti.

aperta, distribuite tra 5 divisioni (v.tabella).

Tra le specie si nota una nettadominanza della conifera Voltziadolomitica (30,5%), seguita dallapteridosperma Ptilozamites heeri(13,7%) e dalla conifera Yuccitesvogesiacus (11%).

Le specie Cladophlebisleuthardtii, Bjuvia dolomitica,Yuccites vogesiacus, Voltziadolomitica, Voltzia ladinica eVoltzia pragsensis sono presenti inquasi tutti gli affioramenti. La coni-fera Elatocladus sp., le cicadeeDioonitocarpidium sp. e Tae-niopteris sp. sono invece presenti inun unica località (Val Gardena,Seewald).

La distribuzione dei taxa nellevarie località è invece abbastanzavaria. Si nota, p. es. una dominanzadi Cladophlebis leuthardtii a Cor-

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Pterophyllum jaegeri, San Cassiano, Museo Geo-paleontologico dell’Università di Ferrara.

vo Alto, mentre a Ritberg dominaPtilozamites heeri e a Seewald e aInnerkohlbach la Voltzia dolomitica.

Per quanto riguarda il portamen-to, le conifere (Voltzia, Yuccites,Elatocladus) sono arboree oppurearbustive, come pure la pterido-sperma Ptilozamites. Palmiformicon fusto ridotto (<1m) erano inve-ce le cicadee Bjuvia, Sphenozamitese Pterophyllum. Equisetites era pro-babilmente un arbustivo con rizomasotteraneo. Le felci (Anomopteris,Cladophlebis, Neuropteridium) era-no forme erbacee.

La maggior parte delle piante,come le conifere del genere Voltziae le cicadee Sphenozamites, Ptero-phyllum, Dioonitocarpidium e

Taeniopteris, si possono considera-re xerofite, adattate a vivere su pic-cole isole vulcaniche e da resistereai forti venti. Le felci Neuro-pteridium e Anomopteris, la cicadeaBjuvia e lo sfenofita Equisetites,invece, avevano bisogno dimicroclimi leggermente più umidie protetti, con una falda acquiferapiù superficiale. Particolarmente in-teressante è il fatto che anche la fel-ce (Cladophlebis) e la pteridosper-ma Ptilozamites mostrano degliadattamenti ad un ambiente arido(pinne embriciate). I dati suimacroresti confermano quindi quellipalinologici che evidenziano duran-te il Ladinico la presenza di un cli-ma essenzialmente arido con presen-

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ze localizzate di microflore igrofileda imputare a fattori microclimaticilocali. (Cirilli, 1995)

Su tredici generi documentati,quattro (Anomopteris, Neuro-pteridium, Yuccites, Voltzia) sononoti già dal Permiano superiore,oppure compaiono nel Triassico in-feriore estinguendosi verso il pas-saggio Ladinico-Carnico. Tre gene-ri sono considerati mesofitici concomparsa nel Ladinico (Dioonito-carpidium, Pterophyllum, Spheno-zamites), mentre due generi vengo-no segnalati per tutto il Triassico(Cladophlebis, Equisetites). Impor-tante è la prima segnalazione nelLadinico di tre specie mesofitiche,Ptilozamites precedentemente notasolo nel Retico della Svezia, Bjuviadel Giurassico europeo edElatocladus del Carnico del Baci-no tedesco.

Cinque specie sembrano esclu-sive dell’area dolomitica e sono incorso di istituzione da Wachtler &van Konjinenburg-van Cittert:Bjuvia dolomitica, Sphenozamiteswengensis, Voltzia dolomitica,Voltzia ladinica e Voltzia prag-sensis.

Bibliografia

CALLIGARIS R., 1986, Geologia della Val diBraies e segnalazione di nuovo localitàfossilifere a vegetali nel Ladinico supe-riore: 24 pp., Tipografia Villaggio delfanciullo, Trieste.

KUSTATSCHER E., 1999, La Flora Ladinica(Triassico Medio) delle Dolomiti: tesiinedita, 95 pp., Università di Ferrara.

LEONARDI P., 1953, Flora continentaleLadinica delle Dolomiti: Memorie degliInstituti di Geologia e Mineralogia del-l’Università di Padova, Vol XVIII: 1-22,Padova.

LEONARDI P., 1967, Le Dolomiti. Geologiadei Monti tra Isarco e Piave. 2 volumi:1095 pp. Manfrini Editore, Rovereto.

MOJSISOVICS E., 1879, Die Dolomit-Riffevon Südtirol und Venetien. Beiträge zurBildungsgeschichte der Alpen: 52-69pp.; Holder Ed.; Wien.

MUTSCHLECHNER G., 1932, Geologie der St.Vigiler Dolomiten: Jahrbuch derGeologischen Bundesanstalt, 83: 75-88,Wien.

OGILVIE GORDON M.M., 1927, DasGrödener, Fassa- und Enneberggebiet inden Südtiroler Dolomiten:Abhandlungen der GeologischenBundesanstalt, XXIV (2): 58-125, Wien.

WACHTLER M. & VAN KONJINENBURG-VANCITTERT J.H.A., 2001, The fossil floraof the Wengen Formation (Ladinian) inthe Dolomites (Italy): Beiträge zurPaläontologie (in stampa).

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MUSEI PALEONTOLOGICI

Il Museo Paleontologico Citta-dino di Monfalcone è un istituto acarattere scientifico-divulgativooperante nel territorio della provin-cia di Gorizia. Esso è gestito, su basivolontarie e senza fini di lucro, dal-l’associazione Gruppo SpeleologicoA.D.F. di Monfalcone ed è costitui-to, come tutti i moderni museinaturalistici e scientifici, da unaesposizione permanente situata pres-so la Rocca veneziana che sovrasta1’abitato di Monfalcone, dalle col-lezioni, dai laboratori, da una sezio-ne dedicata alle esposizioni tempo-ranee e dalla biblioteca specializza-ta speleologica-geopaleontologica,questi ultimi siti presso la Sede so-ciale di via Valentinis 134 (tel. 0481/40014).

Il Museo Paleontologico Citta-dino è riconosciuto dalla RegioneAutonoma Friuli-Venezia Giulia edè l’unico museo provinciale diGorizia a figurare tra i soci dell’As-sociazione Nazionale Musei Scien-tifici (A.N.M.S.). Come ente no-profit, il sostegno economico alleproprie attività si basa fondamental-mente su finanziamenti pubblici (daRegione, Provincia e Comune) emolto più limitatamente dasponsorizzazioni private.

Il Museo ha come fine la con-servazione e lo studio dei benipaleontologici e svolge una costan-te attività scientifica e didattica, an-che per quanto riguarda la geologiae la conoscenza del territorio. Perquesto motivo i soci del GruppoSpeleologico A.D.F. mantengonoaggiornati gli elenchi dei materialidepositati nelle collezioni, incre-mentano questo patrimonio nel ri-spetto della legislazione vigente,svolgono attività di ricerca scienti-fica e pubblicano i risultati nel pro-prio notiziario Natura Nascosta oin riviste specializzate italiane e stra-niere, forniscono un costante sup-porto didattico in collegamento conle scuole di ogni ordine e grado econ enti pubblici e privati.

IL MUSEO PALEONTOLOGICO CITTADINODI MONFALCONE

FABIO MARCO DALLA VECCHIA

Udine

Trieste

Pordenone Gorizia

MONFALCONE

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L’Esposizione permanente èstrutturata in modo semplice e chiaraper permettere a tutti la compren-sione degli argomenti trattati. Si svi-luppa nelle due sale della Rocca se-condo una sequenza principalmen-te geocronologica, dalla prima ve-trina della Sala Inferiore all’ultimadella Sala Superiore. L’argomentodell’esposizione è la ricostruzione diforme di vita e di antichi ambientiattraverso i fossili rinvenuti in im-portanti giacimenti dell’Italia nord-orientale e dell’Istria. Le prime ve-trine sono introduttive e trattano ar-gomenti generali (fossilizzazione,tempo geologico, ecc.), segue poi laparte prettamente geocronologica,che inizia con i fossili carboniferidella Carnia (300 milioni di anni) e

termina con quelli pliocenici (5 mi-lioni di anni) del Trevigiano, pas-sando attraverso importanti giaci-menti dell’era Mesozoica eCenozoica. Particolarmente interes-santi sono i vegetali del Carboniferodel Passo di Pramollo (Udine), ipesci e i crostacei del Triassico su-periore (230 milioni di anni) di Cavedel Predil (Udine) e i pesci e i mol-luschi del Cretaceo (120-80 milio-ni di anni) del Carso. L’esposizio-ne, aperta nei giorni festivi con ora-rio 10-12/14-17 da settembre adaprile e 10-12/16-19 da maggio asettembre, viene visitata ogni annoda centinaia di appassionati prove-nienti da tutto il mondo.

Le collezioni sono costituite daoltre 25.000 reperti paleontologici,

La Rocca veneziana di Monfalcone, sede dell’esposizione permanente del Museo.

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tutti numerati e disponibili per lostudio e da circa 3500 sezioni sotti-li in buona parte descritte. La partepiù importante della collezione ri-guarda i fossili rinvenuti nel sitoSantoniano di Polazzo (Fogliano-Redipuglia, Gorizia) dove il Museoesegue da parecchi anni scavi rego-larmente autorizzati. Si tratta di cir-ca 1500 reperti, costituiti soprattut-to da pesci e in parte esposti al pub-blico presso la sede. Di particolareinteresse sono anche i reperti osseiprovenienti dal Carso triestino(Slivia) risalenti al Pleistocene me-dio e testimonianti una fauna variacostituita da cervidi, cavalli, bovidi,felini ecc., e la collezione di calchidi orme di dinosauro dell’Istria. Lesezioni sottili riguardano campiona-ture effettuate principalmente nellesuccessioni mesozoiche del Carso e

dell’Istria, ma anche in Friuli o inregioni lontane come il Libano.

I laboratori sono attrezzati conmacchinari professionali per la pre-parazione delle sezioni sottili e congli strumenti per il consolidamento,la preparazione e lo studio dei re-perti fossili.

Dal 1993 è in corso un progettodi studio delle testimonianze didinosauri nella regione Adriatica,che ha portato alla scoperta, studioe pubblicazione di numerosi siti conorme nell’ Istria. Per questo nel1995 abbiamo ottenuto, unici in Ita-lia, il prestigioso riconoscimento eun finanziamento dalla TheDinosaur Society.

Come già detto in precedenza,dal 1996 il Museo intraprende an-nualmente su concessione

Pesce picnodonte proveniente dal sito Cretaceo di Polazzo (Gorizia).

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Il Gruppo Speleologico A.D.F. di Monfalcone pubblicadal 1974 il notiziario semestrale a carattere scientifico e di-vulgativo Natura Nascosta, che riporta articoli dipaleontologia, geologia e speleologia. Negli ultimi anni estato fatto un salto di qualità per quanto riguarda la vestegrafica, la regolarità di pubblicazione, la distribuzione, lo“spessore” e la qualità del contenuto. Natura Nascosta è in-dicizzato nel Zoological Record ed è stato richiesto da bi-

blioteche di importanti istituzioni straniere, come per esempio The BritishMuseum (Natural History) e The Smithsonian Institution di Washington. Ilnotiziario viene inviato gratuitamente a circa 300 biblioteche, specialisti eassociazioni, in Italia e all’estero. Copie vengono spedite gratuitamente surichiesta.

Il deposito delle collezioni paleontolo-giche.

ministeriale lo scavo paleontologicodel Lagerstätte Cretaceo di Polazzodove vengono scoperti magnificipesci, soprattutto picnodonti eRhynchodercetis. All’interno di dueesemplari di quest’ultimo pescesono stati rinvenuti, caso raro, an-che i resti di un pesce predato.

Il laboratori e la sede possonoessere visitati su richiesta. E’ possi-bile prendere contatto al numero0481/40014 oppure all’indirizzo e-mail: [email protected]

Maggiori informazioni si trova-no nel nostro sito Internet (http://www.fante.speleo.it), dove possonoanche essere visionati e scaricati inumeri 9-12, 15, 19-22 di NaturaNascosta.

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Notizie italianeSono riportati i principali risultati delle ricerche riguardantiil territorio italiano, ma pubblicate in riviste straniere, quindidifficilmente accessibili a un pubblico esterno al mondo accademico.

a cura di Carlo Corradini

ZOOPHYCOS NEL PALEOCENE DEL VENETO

Ritrovamenti di Zoophycos, anche di grandi dimensioni, sono abbon-danti nei calcari pelagici paleocenici dell’area di Feltre e di Belluno. Que-ste tracce sono tipici esempi dell’icnogenere e conservano lamelle prima-rie e secondarie, tunnel marginali, come anche strutture assiali mal preser-vate. Alcuni esemplari conservano pallottole fecali ricche di fango noncarbonatico e fitodetrito carbonizzato, suggerendo che l’animale che ge-nerava gli Zoophycos predisponesse riserve superficiali di cibo e magazzi-ni sotterranei di prodotti fecali. Altre tracce mostrano lo sviluppo di tunnelradiali che si dipartono dall’asse principale e seguono le lamine fino almargine esterno: tali strutture sono interpretate come l’ultima fase diriciclaggio del materiale fecale, probabilmente in periodi di scarso appor-to di nutrienti sul fondale oceanico.MILLER III W. & D’ALBERTO L., 2001, Paleoethologic implications of Zoophycos from LateCretaceous and Paleocene limestones of the Venetian Prealps, northeastern Italy.Palaeogeography, Palaeoclimatology, Palaeoecology, 166, 237-243 (in inglese).

IL LIMITE CARNICO/NORICO NELLA SEZIONE DIPIZZO MONDELLO (SICILIA)

Nella Sezione di Pizzo Mondello, nei monti Sicani (Sicilia occidentale)è stata condotta un’indagine magnetostratigrafica e biostratigrafia aconodonti. Il confronto dei dati ottenuti con il bacino di Newark e altresezioni note del Triassico Superiore suggerisce una diminuzione del tassodi sedimentazione marino nel dominio tetideo attorno al limite Carnico/Norico.MUTTONI G., KENT D.V., DI STEFANO P., GULLO M., NICORA A., TAIT J. & LOWRIE W., 2001,Magnetostratigraphy and biostratigraphy of the Carnian/Norian boundary interval from thePizzo Mondello section (Sicani Mountains, Sicily). Palaeogeography, Palaeoclimatology,Palaeoecology, 166, 383-399 (in inglese).

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NotizieitalianeOSTRACODI OLIGOALINI NEI CALCARI

GRIGI (GIURASSICO)

L’indagine micropaleontologica di uno dei numerosi livelli di scisti neriintercalati ai sedimenti di piattaforma carbonatica della Formazione deiCalcari Grigi (Piattaforma di Trento) ha individuato la prima associazionedi ostracodi oligoalini del Giurassico inferiore. Nel livello analizzato nonsono stati trovati foraminiferi nè ammoniti, facendo supporre un contestonon marino; la datazione al Sinemuriano è stata permessa dai foraminiferibentonici rinvenuti nei sedimenti immediatamente sovrastanti e sottostanti.L’associazione di ostracodi è composta da tre taxa, anche se uno di essi(Phraterfabanella tridentinensis gen. e sp. nov.) ne costituisce oltre il 95%;gli altri due taxa sono attribuiti a generi noti in ambiente non marino o consalinità molto bassa. Tale associazione, inserita in una sequenza sedimentariafrancamente marina, indica un temporaneo isolamento fisico dall’influen-za marina in un contesto paleogeografico tropicale.BOOMER I., WHATLEY R., BASSI D., FUGAGNOLI A. & LORIGA C., 2001, An Early Jurassicoligohaline ostracod asemblage within the marine carbonate platform sequence of the VenetianPrealps, NE Italy. Palaeogeography, Palaeoclimatology, Palaeoecology, 166, 331-344 (ininglese).

ALGHE ROSSE NEL PALEOCENE DEL COMASCO

Le Solenoporacee sono un gruppo di alghe rosse in cui i criteri utilizzatiper una classificazione tassonomica sono ancora molto dibattuti.Parachaetetes asvapatii è considerato un marker per il Paleocene, anchese la sua distribuzione stratigrafica non è ancora del tutto chiara. Alcuniesemplari trovati nella sezione tipo del Membro di Montorfano della For-mazione di Tabiago presentano nel tallo sia caratteri diagnostici di Elianellaelegans, sia di P. asvapatii. Sarebbe quindi confermato che E. elegans siasinonimo più giovane di P. asvapatii, come già supposto da altri autori.STOCKAR R., 2000, On the ocurrence of Parachaetetes asvapatii Pia, 1936 (Solenoporaceae)in the Montorfano Member type-section (Tabiago Formation, Como, northern Italy). Revuede Paléobiologie, 19 (2), 427-434.

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Paleo newsa cura di Paolo Serventi

LA PRIMA FORMA DI VITASULLA TERRAFERMALa vita comparve nel mare intornoai 3.5 miliardi di anni fa. Ma quan-do “conquistò” per la prima volta laterraferma? Yumiko Watanabe e icolleghi della Penn State Universityhanno forse trovato la risposta alquesito. In alcune rocce del SudAfrica, vecchie di 2.6-2.7 miliardidi anni, sono stati rinvenuti sottilitappeti prodotti da batteri che si svi-lupparono sul terreno. L’importan-za della scoperta non si limita allasola segnalazione paleontologica diprobabile vita sulla Terra molto piùvecchia, ma fornisce le prove chelo scudo di ozono che proteggevala Terra si formò prima di quantosupposto fino ad oggi. (Nature,v.408, p.574-578, 2000).

MA QUANTI SONO IT. REX?Gli scheletri completi diTyrannosaurus rex, nel mondo, sicontano sulle dita delle mani. Tut-tavia questo numero pare sia in pro-gressivo aumento. Anzi nei prossi-

mi anni avremo modo di assisteread una decisiva impennata graziealle campagne di scavi condotte daJack Corner del Museo delle Mon-tagne Rocciose a Bozeman (Mon-tana). Ai media il ricercatore ha an-nunciato di aver individuato unamezza dozzina di esemplari di T. rexin una area di soli 15 km2. L’età deireperti coprirebbe più di un milionedi anni, escludendo così la possibi-lità di trovarsi in presenza di unbranco o di un singolo nucleo fami-liare. (American Paleontologist,n.4, p.15, 2000).

L’ESTINZIONE EOCENE-OLIGOCENEGli otoliti dei pesci fossili mostra-no una struttura a cerchi concentricisimili a quelli presenti nelle piantee sarebbero “in grado” di registrarele paleotemperature. In un recentestudio, basato sugli isotopi dell’os-sigeno presenti negli anelli di cre-scita degli otoliti provenienti dagliStati Uniti meridionali, Linda Ivanyin collaborazione con i colleghi delleUniversità del Michigan e diSyracuse, ha verificato che l’estin-zione al passaggio Eocene-Oligocene (ca. 33.7 milioni di annifa) non sarebbe da imputare a unabbassamento globale della tempe-ratura, come supposto a lungo dagliscienziati, ma piuttosto a inverni piùfreddi di almeno 4°C. (Nature,v.407, p.887, 2000).“Stia in fila e non spinga!”

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Paleo newsLA SCOPERTA DI UN CUO-RE DI DINOSAURO (PARTE 2)Come ricorderete, nel secondo nu-mero di PaleoItalia veniva riporta-ta la notizia del ritrovamento da par-te di un gruppo di ricercatori delNorth Carolina State Museum di uncuore di dinosauro fossilizzato. Ilfatto poi che questo cuore possa es-sere del tutto simile a quello deimammiferi e degli attuali uccelliconfermerebbe l’ipotesi che idinosauri fossero animali dotati diun elevato metabolismo. Tuttavia le

file degli scettici e di coloro che cri-ticano questa scoperta si stanno in-grossando col passare del tempo.Infatti, secondo Tim Rowe dell’Uni-versità del Texas ci si troverebbedavanti ad una concrezione ferrosae non certamente ad un cuorefossilizzato (Science, 2 febbraio2001). “Non è vero!” hanno rispo-sto gli scopritori del fossile,capeggiati da Dale Russel; il dibat-tito è tuttora aperto e noi diPaleoItalia attendiamo “palpitanti”l’evolversi della controversia.

“Scusa, ...ma che cosa ti fa pensareche tua moglie ti tradiscatradiscatradiscatradiscatradisca?”

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Paleolibreriaa cura di Annalisa Ferretti

Riprendiamo con questo numero di Paleoitalia la rubrica di suggeri-menti librari, a carattere paleontologico, ed in lingua italiana. Accoglia-mo innanzitutto con grande piacere e vivo interesse la traduzione italia-na, curata da Silvio Renesto e Andrea Tintori, di un classico e completotesto di paleontologia dei vertebrati. Anche la recente ristampa di alcunilavori ottocenteschi sui molluschi pliocenici italiani, curata da GiuseppeManganelli e Valeriano Spadini, è degna di grande attenzione. Non esistealcun filo conduttore che lega gli altri lavori qui recensiti, se non propriola loro grande varietà.

Approfitto dell’occasione per invitare ancora specialisti ed appassio-nati a segnalarmi qualsiasi tipo di materiale librario di naturapaleontologica, soprattutto Guide ai Musei o a Mostre (che mi risultereb-be difficile segnalare altrimenti), inviandone una copia.

Di nuovo, buona lettura a tutti.

I codici organici. La nascita della biologiasemantica, di Marcello Barbieri, 2000; Pequod,Ancona; 254 pagine, in brossura; Lire 35.000; ISBN88-87418-29-2.

Dopo aver brevemente rivisitato le teorie classi-che dell’evoluzione, il testo ripercorre le tappe fon-damentali dell’origine della vita, della comparsa deiprocarioti e degli eucarioti e dell’esplosione delCambriano, identificando specifici e distinti codiciorganici quali “motori primari” dei grandi eventidella macroevoluzione. Di questi codici, l’unico di

solito trattato dalla biologia classica è quello genetico, apparso con le pri-me cellule, a cui se ne sarebbero dunque affiancati molti altri, in momentidiversi, durante tutto l’arco della storia della vita. “L’esplosione delCambriano fu il passaggio da uno sviluppo embrionale continuo, quasitotalmente programmato nei geni, a uno sviluppo discontinuo che utiliz-zava, da un certo punto in poi, anche le informazioni sovracellulari delpiano corporeo.” Ne deriva un atteggiamento mentale completamente di-verso i problemi biologici, e quindi paleobiologici, nel tentativo di verifi-care il preciso significato di questi codici organici nella storia della vita.

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Fossili. Per conoscere il nostro passato, di Rober-to Zorzin, 2001; Demetra, Colognola ai Colli (VR);128 pagine, in brossura; Lire 16.000; ISBN 88-440-2128-1.

Il testo costituisce una pratica guida offerta gliappassionati di paleontologia per una semplice iden-tificazione dei più comuni resti fossili. Numeroseschede illustrano i fossili più significativi e ripor-tano informazioni sulla loro distribuzionestratigrafica, descrizione, habitat e frequenza. Utilianche i brevi capitoli introduttivi sul significato dei

fossili, la storia della paleontologia, i processi di fossilizzazione, i principibase della stratigrafia e la raccolta dei fossili ed un elenco finale dei princi-pali giacimenti a vertebrati fossili italiani. Il comodo formato tascabile,l’alta qualità delle illustrazioni a colori e, non ultimo, il modico prezzo,costituiscono motivi vincenti del testo.

Paleontologia dei Vertebrati, diMichael J. Benton, traduzione italia-na a cura di Silvio Renesto ed An-drea Tintori, 2000; Franco LucisanoEditore, Milano; 504 pagine, inbrossura; Lire 78.000.

[Silvio Renesto]. La traduzione in lin-gua italiana e l’adattamento del libroVertebrate Palaeontology di MichaelBenton, viene a colmare una lacunaesistente da anni nel panorama edito-riale italiano: mancava, infatti, un te-sto specifico di Paleontologia deiVertebrati di livello universitario, chefosse aggiornato, di impronta moder-na e di scorrevole lettura.Paleontologia dei Vertebrati vuolequindi proporsi come libro di testoper gli studenti universitari, di con-sultazione per docenti e di alta divul-

gazione per gli appassionati, sia paleontologi dilettanti che più in generalepersone interessate alle scienze naturali.

La struttura del libro è la chiave di queste molteplici possibilità di uti-lizzo. La storia dei Vertebrati non è, infatti, trattata in modo, per così dire,“scolastico”, attraverso un pesante elenco di nomi, caratteri ed età da stu-

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diare, ma si snoda come un “racconto” evoluzionistico, in cui i diversigruppi di vertebrati vengono illustrati in un contesto più ampio, che coin-volge i complessi rapporti fra evoluzione, ambiente e fenomeni geologici.

Nel trattare la storia dei vari gruppi di Vertebrati, è stata posta partico-lare attenzione ad alcuni problemi chiave connessi con momenti evolutivifondamentali, quali ad esempio la conquista della terraferma o l’originedel volo eccetera, così da rendere più interessante la lettura.

La classificazione utilizzata è di tipo cladistico, moderna e innovativarispetto alla maggior parte dei testi precedenti, molto datati. La metodologiacladistica è spiegata nelle sue linee essenziali, in modo semplice e chiaronei suoi principi ispiratori, per consentire al lettore di capire come e perqual motivo sono state effettuate le suddivisioni dei vari gruppi di Vertebratinelle diverse categorie tassonomiche.

Un altro pregio del testo è lo svilupparsi, per così dire, su due piani: ilcorpo dei capitoli segue l’evoluzione dei vertebrati nelle sue linee essen-ziali, mentre dei riquadri (i Box) all’interno di ciascun capitolo approfon-discono gli argomenti relativi all’anatomia o alla tassonomia di vari gruppidi Vertebrati, oppure trattano particolari eventi biologici, quali le estinzio-ni di massa più significative per la storia dei vertebrati o descrivono loca-lità fossilifere particolarmente importanti.

Questa caratteristica lo rende utilizzabile non solo nei corsi più specia-listici di Paleontologia dei Vertebrati ed in quelli di Paleontologia genera-le, ma anche in molti altri corsi quali Anatomia Comparata, Zoologia deiVertebrati, Zoologia e Filogenesi Animale, per citarne alcuni, estendendocosì l’area di utenza dell’opera. Diviene infatti possibile per il docenteindirizzare gli studenti secondo le sue scelte. D’altro canto il docente stes-so oppure l’appassionato può differenziare la lettura secondo i propri gustio necessità di approfondimento, eventualmente saltando i Box più com-plessi o che interessano di meno, senza per questo perdere il “filo” deldiscorso.

Tutte queste caratteristiche rendono il testo un valido strumento perstudenti, docenti o più semplicemente per chiunque sia appassionato allastoria dei Vertebrati, che, come scrive l’Autore, è anche la nostra storia.

INDICE DEL VOLUME (fra parentesi un breve commento sul contenuto di cia-scun capitolo)Cap. 1 Le origini dei Vertebrati (prende in esame sia i più antichi resti fossili attribuibili

a Vertebrati, che i gruppi zoologici più affini al gruppo, alla ricerca dei possibiliantenati);

Cap. 2 Come si studiano i Vertebrati fossili (vengono brevemente illustrati i metodi discavo, preparazione e studio, nonché le relazioni con le scienze biologiche);

Cap. 3 I Pesci primitivi (si va dall’origine degli agnati, o pesci senza mascelle fino allamassima diversità nel Devoniano, più le estinzioni di massa);

Cap. 4 I primi Tetrapodi e Anfibi (vengono discussi i problemi fisiologici e biomeccaniciconnessi al passaggio dall’acqua alla terraferma e vengono descritte le forme dipassaggio pesci tetrapodi, nonché i principali gruppi di anfibi primitivi);

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Cap. 5 Evoluzione degli Amnioti primitivi (tratta l’origine e la prima diversificazionedei Rettili);

Cap. 6 Rettili del Triassico (vengono descritti i principali gruppi di rettili che ebberoorigine e si diffusero in quel periodo, fra cui i primi dinosauri);

Cap. 7 L’evoluzione dei Pesci dopo il Devoniano (viene illustrata l’evoluzione dei grup-pi moderni di pesci);

Cap. 8 L’Età dei Dinosauri (la massima diversificazione dei rettili Diapsidi; oltre aidinosauri vengono trattati i grandi rettili marini, i rettili volanti, l’evoluzione delletartarughe, di lucertole, serpenti e coccodrilli, con approfondimenti sulla biologiadei dinosauri e sulla grande estinzione che segnò la fine dell’era Mesozoica);

Cap. 9 Gli Uccelli (da Archaeopteryx agli uccelli moderni, con approfondimenti sul-l’origine del volo, degli uccelli corridori e sugli uccelli dentati del Cretacico);

Cap. 10 I Mammiferi (viene descritto il passaggio dai rettili antenati dei mammiferi aiprimi veri mammiferi, vengono poi illustrati i mammiferi mesozoici, l’evoluzionee la diffusione dei mammiferi nel Terziario, con approfondimenti sulle faune iso-late di Sud America e Australia);

Cap. 11 L’evoluzione umana (vengono descritti i primati, la loro evoluzione e la compar-sa delle caratteristiche umane, per finire con la descrizione delle varie fasi del-l’evoluzione dell’uomo).

I molluschi marini pliocenici nei dintorni di Sienanegli scritti di Carlo De Stefani e Dante Pantanelli,a cura di Giuseppe Manganelli e Valeriano Spadini,2001; Accademia dei Fisiocritici, Memoria n.8; 366pagine, in brossura; Lire 40.000.

[Sara Ferri, Presidente dell’Accademia dei Fisiocritici,Siena]. L’Accademia dei Fisiocritici, in occasionedell’inagurazione della mostra intitolata Le conchi-glie di Lamarck e una nuova visione dei viventi(21 gennaio – 15 Marzo 2001), ha pubblicato unvolume delle sue Memorie, curato da G. Manga-nelli e V. Spadini, contenente la ristampa anastatica

di cinque lavori sui molluschi marini fossili del Pliocene senese di C. DeStefani e D. Pantanelli. II volume comprende due brevi note di De Stefani(De Stefani, 1875-75, 1878-79) dedicate alla descrizione di specie di mol-luschi pliocenici italiani, il catalogo dei ”Molluschi pliocenici dei dintornidi Siena” di De Stefani & Pantanelli (1878-80) e i due aggiornamenti cheseguirono, uno di Pantanelli (1884), l’altro di De Stefani (1888). Ciascunodi questi articoli è introdotto da una breve nota esplicativa e accompagnatoda dettagliate informazioni circa le date di pubblicazione. Inoltre, il volu-me è corredato dall’elenco completo dei taxa descritti da De Stefani ePantanelli per il Pliocene dei dintorni di Siena.Coloro che fossero interessati possono scrivere o inviare un messaggio a:Accademia dei Fisiocritici, Prato Sant’Agostino 4, 53100 Siena; tel. 0577-47002; e-mail: [email protected]

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Trilobiti, drosofile, mammut e altri esemplari evoluti oestinti, di Phil Gates, 2000; Adriano Salani Editore,Milano; 128 pagine, in brossura; Lire 12.000; ISBN 88-7782-864-1.

Il titolo originale, Evolve or die, rispecchia meglio,a mio parere, il carattere “demenziale” dell’opera (cheforse già dalla copertina avrà inorridito qualcuno).Esilaranti vignette e testi massacranti ripercorrono al-cune tappe dell’evoluzione della vita, ci illustrano (amodo loro) le scoperte di grandi scienziati quali Darwin,

Mendel, Wegener o Crick e ci interrogano su alcuni quesiti delle “bruttescienze”, fornendoci anche le risposte. Come già detto, un libro “strano”,ma anche divertente, e spesso non è male uscire dal serioso e sorridere.

ALTRE PUBBLICAZIONI RECENTI

I sentieri dell’evoluzione. Nuovi indizi sull’origine dell’uomo, di GianfrancoBiondi e Olga Rickards, 2000; CUEN, Napoli; 208 pagine, in brossura;Lire 16.000; ISBN 88-7146-539-3.

Storia della terra. Dal big bang alla scomparsa dell’uomo, di ClaudeAllègre, 2001 (10° ristampa); Marsilio Editori, Venezia; 239 pagine, inbrossura; Lire 15.000; ISBN 88-317-6670-8.

Annalisa Ferretti, Dipartimento di Scienze della Terra (Paleontologia), Via Università 4,41100 MODENA, Tel. (059) 2056527, Fax. (059) 218212, e-mail: [email protected].

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PALEOWEBa cura di Maurizio Gnoli

E siamo giunti al nostro terzo incontro col Paleoweb di PaleoItalia.Questa volta devo notare con piacere che la rubrichetta dedicata all’Internetha cominciato a dare i suoi frutti: il socio S.P.I. Mauro Brunetti, che èanche socio della Società Italiana di Malacologia, ci ha fatto pervenire unarticolo, che inseriamo molto volentieri nella nostra rubrica. I siti suggeritidal «nostromo di turno», che incoraggio moltissimo continuare a «zonzare»,riguardano le faune del Plio-Pleistocene italiano.

Prima di lasciargli spazio, lasciatemi suggerire a tutti Voi una visitinasorpresa al suo sito: http://www.geocities.com/CapeCanaveral/Campus/2504. Il sito è ben curato e ricco di informazioni; è strutturato con una

serie di bottoni di ricerca cherimandano a numerosesottopagine; particolarmen-te interessanti sono GIACI-MENTI, in cui sono riportatiuna quindicina di siti terzia-ri italiani ed un elenco deiparchi paleontologici italia-ni, e LA MIA COLLEZIONE, mol-to ben ordinata ed esposta,suddivisa tra quattro delle seiclassi di molluschi fossili:Poliplacofori, Gasteropodi,Bivalvi e Scafopodi. Rinno-vo i complimenti per il bot-

tone BIBLIOGRAFIA, cliccando si apre la pagina web che, dopo un po distoriografia, sciorina un elenco di pubblicazioni molto utili. A comple-mento di tutto ciò gli ultimi due bottoni cliccabili, ASSOCIAZIONI & LINKS eGUESTBOOK confermano col loro contenuto la serietà di questo sito.Bravo Mauro!

A tutti, come sempre, Buona Navigata!

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PALEOWEB

Sfruttando quello straordinario mezzo d’informazione che è Internet,ho fatto, parafrasando il titolo di un articolo del compianto Prof. AndreaTravaglini, un piccolo viaggio tra le interessanti faune Plio-Pleistocenichedella nostra penisola. Punto di partenza è, senza alcun dubbio, il catalogoillustrato dei Molluschi del Pliocene, curato da Andrea Inzani (http://www.aicon.com/plio/index.htm). La pagina è strutturata veramente bene,

si carica velocemente, rispettando inquesto modo la famosa regola deitrenta secondi con cui ogni paginaWeb “che si rispetti” dovrebbe aprir-si, impeccabile anche la parte siste-matica, unica piccola pecca un nume-ro d’immagini un po’ basso (menodi 40) rispetto alla grandezza del pro-getto (più di 1000 specie raffigura-te!!), probabilmente una maggiore

collaborazione degli utenti e degli appassionati, raccogliendo l’invito del-l’autore con l’invio di materiale fotografico, potrebbe arricchire ulterior-mente queste splendide pagine. Le “regine” della malacofauna del Pliocenesono senza dubbio le rappresentanti della famiglia delle Cypraeidae, lostesso autore del precedente sito, Andrea Inzani, ci regala una pagina Webveramente bella ed interessante al seguente indirizzo: http://www.aicon.com/wshells/cypraeidae/cypreit.htm. Sono presenti numerose splendide foto esono descritte cinque specie e tre varietà di Cypree del Pliocene italiano.

Dal Pliocene al Pleistocene il passo èbreve, incentrata sulla parte inferiore di que-sto periodo è la pagina Web del Museo diCava Lustrelle (Le) curata dal Dott. Giu-seppe Piccioli che si può visitare al seguenteindirizzo: http://www.japigia.com/cutrofiano/cavalustrelle/visita0.htm con unbell’indice formato da una splendida

A ZONZO PER IL WEB TRA LE ARGILLE DELPLIOCENE E PLEISTOCENE ITALIANO

MAURO BRUNETTI

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Aporrhais serresianus (Michaud, 1828), anche in questo caso si può nota-re subito la velocità e la scorrevolezza, molto curati anche gli elenchi dellespecie delle argille azzurre del Calabriano con un discreto numero (25) diimmagini di buona qualità.

Scendiamo ancora un po’ la penisola ed arriviamo alla punta dello sti-vale, la pagina in questione, infatti, è incentrata sulle ricche malacofaunedella Calabria ed è curata da Vincenzo Rindone; il sito è visitabile a questoindirizzo: http://www.geocities.com/CapeCanaveral/Hangar/7144/

fossil_malac.htm. Particolarmenteinteressanti sono le immagini dellerare specie del Pleistocene inferioredella provincia di Reggio Calabria,provate ad esempio a guardare le fa-miglie dei Turridae e degliEpitonidae, le foto, soprattutto degliesemplari più piccoli, non sono for-se sempre tecnicamente perfette, main ogni caso rappresentano comunqueun’importante forma d’informazionein rete. Il sito in questione è in linguainglese, la parte in italiano deve es-sere invece ancora completata del tut-to ma questo, probabilmente, più cheun difetto è una caratteristica comu-

ne a tantissime pagine Web, perennemente in costruzione e perennementein aggiornamento.

Proseguiamo nel nostro tour e, dopo una visita al piccolo Museo diVignola nella sala riguardante gli affioramenti pliocenici lungo il fiumePanaro (indirizzo: http://www.aitec.it/comune.vignola/museo/bacheca4.htm) in cui ammirare la foto di un grosso granchio (Cancersismondai) ed una ricostruzione dell’antico golfo Padano, concludiamocon una bella interessante pagina piemontese sui giganti del Pliocene, leBalene, visitabile a quest’indirizzo:http://www.regione.piemonte.it/parchi/rivista/1998/82dic98/balena.htm, la pagina, molto bella e preci-sa, dedicata ad un esemplare di Balaenopteraacutorostrata cuvierii battezzata affettuosamente Tersilia, merita certamentedi essere l’ultima tappa, ma solo in senso numerico, del nostro piccologiro a zonzo per il Web.

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TESI DI DOTTORATO Dottorato di Ricerca in Paleontologia - XIII cicloSedi consorziate: Modena, Bologna, Firenze, Roma

Lo scopo di questa ricerca è sta-to quello di indagare le possibiliinterazioni esistenti fra i foraminiferibentonici e le fuoriuscite diidrocarburi. A tal proposito si sonoinvestigate le strutture tassonomichedelle comunità a foraminiferibentonici in ecosistemi marini in cuisi verificano emissioni di gas natu-rale, in particolare metano.

Sui fondali marini queste emis-sioni di gas, comprese le fuoriusci-te di fluidi, trasformano gli ambientiimmediatamente circostanti, portan-do alla precipitazione di caratteristi-che fasi minerali e all’instaurarsi dicomunità biologiche peculiari; talicomunità sono state definite “oasi”(Laubier, 1993) e possono essereanche utilizzate per l’individuazionedei punti di fuoriuscita sia in am-biente marino attuale sia nel recordgeologico. In questa ricerca, l’atten-zione è stata rivolta ai foraminiferi,organismi unicellulari marini, per illoro alto potenziale essendo estre-mamente diffusi ed abbondanti inquasi tutte le successioni marine.

FORAMINIFERI BENTONICI COMEINDICATORI DI FUORIUSCITA DI

IDROCARBURI

GIULIANA PANIERI

Supervisore: Prof. Enrico SerpagliSupervisori aggiunti: Prof. Sara D’Onofrio

Dr. Teodoro Ricchiuto

I foraminiferi secernono il loroguscio carbonatico in equilibrioisotopico con l’ambiente in cui vi-vono e gli isotopi del carbonio neiloro gusci sono controllati principal-mente dall’effetto vitale e dalchimismo del microambiente; è pro-prio il carbonio inorganico disciol-to (DIC- dissolved inorganiccarbon) nell’ambiente che è utiliz-zato come risorsa principale nellacostruzione del guscio ed il suo con-tenuto in 13C influenza la composi-zione isotopica degli individui. Inparticolare, nel contesto di fuoriu-scita di idrocarburi, possono esseredistinte delle risorse di carbonio di-sciolto, disponibile per iforaminiferi bentonici, derivante daifluidi negli interstizi sottol’interfaccia acqua-sedimento e daacqua profonda direttamente in-fluenzata dalle venute di gas (SenGupta et al., 1997). Studi chimiciin queste particolari aree, hanno in-dicato un innalzamento del livellodi carbonio disciolto, rispetto a quel-lo in condizioni marine normali, con

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anomalie negative nella quantitàdell’isotopo 13C. Tali alti livelli sonoattribuiti a processi microbiologiciimplicanti riduzione dei solfati eossidazione di idrocarburi che favo-riscono quindi, diminuzioni anoma-le nei valori di 13C. E’ verosimilepensare che le caratteristichegeochimiche dei punti di fuoriusci-ta siano registrate dalla composizio-ne isotopica dei gusci diforaminiferi. Partendo da ciò,l’obiettivo che questa ricerca si pro-poneva era quello di valutare l’even-tuale controllo esercitato daidrocarburi su foraminiferi bentonicie riconoscere possibili associazionigas-sensibili. A tale scopo si sonodeterminati valori isotopici di spe-cie di foraminiferi bentonici viven-ti in aree sottoposte ad emissioni digas metano su fondali marini e sisono confrontati con quelli di areeche ne risultavano prive.

Lo studio ha implicato numero-se analisi qualitative e quantitativedi associazioni a foraminiferibentonici e analisi isotopiche su in-dividui di diverse specie. Le analisiisotopiche, effettuate conspettrometro di massa nei laborato-ri di geochimica (LABO-GEOC),dalla Divisione Agip del GruppoEni, hanno permesso di determina-re i rapporti isotopici 13C/12C e18O/16O delle specie.

Avvalendosi quindi di questeanalisi è stato possibile riconoscereche microfaune impostate in questiparticolari ambienti, presentano deivalori di δ13C (∆δ13C = 5,8‰) mol-to negativi rispetto alle stesse viventiin ambienti privi di risalite diidrocarburi.

Le aree indagate in questa ricer-ca sono state principalmente il ba-cino dell’Adriatico e l’Atlantico set-tentrionale. Alcune carote prelevate

Valori di carbonio isotopico (δ13C)di Ammonia spp. da Valle diComacchio, Porto Corsini ePescara (Mare Adriatico). Sonoindicati anche i valori di δ13C delmetano biogenico (CH4) che ca-ratterizza le aree indagate.

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nel campo gassifero di Bonaccia(Adriatico centrale), hanno mostra-to che la presenza di metano può tra-sformare i sedimenti marini inhabitat inospitali per i foraminiferibentonici. La struttura tassonomicadell’associazione bentonica mostrauna densità microfaunistica (nume-ro di individui per grammo di sedi-mento) fortemente ridotta rispettoad un ambiente marino normale e imorfotipi epifaunali risultano innumero maggiore rispetto agliinfaunali. È risultato inoltre che ivalori isotopici di alcune specie,Ammonia spp. e Gavelinopsis spp.,mostrando valori negativi dicarbonio, possono indicare la pre-senza di metano sia nel record geo-logico sia in ambiente moderno.

Altri campioni di superficie pre-levati in diverse aree del mare Adria-tico (Valle di Comacchio, PortoCorsini e Pescara) caratterizzate dal-la presenza di metano biogenico(gas che si è generato durante i pri-mi stadi del seppellimento e conse-guentemente della diagenesi dellamateria organica, sia attraverso pro-cessi biochimici sia termochimici,a bassa temperatura) con diversi va-lori di δ13C hanno indicato cheAmmonia spp. utilizza il carboniodisponibile nell’ambiente per secer-nere il plasmostraco calcareo. Infattisembra essere in equilibrio con ilδ13C del metano biogenico che ca-ratterizza le diverse aree investiga-re.

Altra area indagata è stata quelladell’Atlantico settentrionale, con lostudio di campioni prelevatinell’Irish Rockall Trough ePorcupine Basin (offshore irlande-se). Entrambe le aree sono interes-

sate dalla fuoriuscita di idrocarburitermogenici (originati in seguito afenomeni termochimici a tempera-ture elevate). I foraminiferibentonici sono rappresentati soprat-tutto da Angulogerina spp., che re-gistra dei valori di carbonio moltodiversi secondo la zona di prelievo,mostrando che la specie è in equili-brio con l’ambiente sia quando sonopresenti idrocarburi sia quando sitrova in ambiente marino normale.

Dallo studio effettuato si dedu-ce che le associazioni a foraminiferibentonici risentono della presenza dimetano nei sedimenti poiché varianotevolmente la loro densità

Valori di carbonio isotopico (δ13C)di Angulogerina spp. da PorcupineBasin (offshore irlandese). Sono in-dicate le quantità di metanotermogenico presente nei campioni.

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microfaunistica; Sen Gupta (pers.comm.) considera già questa unavalida indicazione per distinguereambienti caratterizzati dalla presen-za di idrocarburi. E’ interessanteinoltre notare, per le possibili appli-cazioni in ambiente marino attualee in associazioni fossili, che alcunespecie bentoniche secernono il gu-scio utilizzando il carbonio derivan-te dall’ossidazione degli idrocarburi.Alcune specie viventi in ambientecon presenza di metano, mostranovalori isotopici di carbonio estrema-mente negativi. Si può dunque af-

fermare che i foraminiferi bentonicipossono essere, in via generale, uti-lizzati come indicatori della presen-za di idrocarburi nei sedimenti.

BibliografiaLAUBIER L., 1993. The empheral oases of the

depths-end of a paradigm. Recherche, 24,855-862.

SEN GUPTA B.K., PLATON E., BERNHARD J.M..& AHARON P., 1997. Foraminiferalcolonization of hydrocarbon-seepbacterial mats and underlying sediment,Gulf of Mexico slope. Journal ofForaminiferal Research, 27/4, 292-300.

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TESI DI DOTTORATO Dottorato di Ricerca in Paleontologia - XIII cicloSedi consorziate: Modena, Bologna, Firenze, Roma

CEFALOPODI NAUTILOIDEI DEL SILURIANODELLE ALPI CARNICHE

PAOLO SERVENTI

Supervisore: Prof. Maurizio Gnoli

Scopo principale della ricercasvolta è stato quello di dare il qua-dro sistematico, il più dettagliatopossibile, sulla fauna a ortoceratididelle Alpi Carniche nel Siluriano. Leconoscenze paleontologiche suicefalopodi nautiloidei “carnici”sono ancora poche e limitate rispet-to ad altre aree, quali la Sardegna ela Boemia, per le quali si è già rag-giunto un buon livello.

Dal punto di vista paleogeogra-fico, nel Siluriano, l’area carnica tro-vandosi in una posizione interme-dia fra Sardegna e Boemia, contri-buiva a formare il margine setten-trionale dell’antico continente di

Gondwana. Pertanto, si è cercato diricavare da questo studio nuovi datifaunistici, utili alla ricostruzionepaleogeografica dettagliata dell’Eu-ropa meridionale e dei suoi rappor-ti con altre aree nel Siluriano(Baltica, Siberia, Avalonia)(Serpagli & Ferretti, 1999).

I calcari ad ortoceratidi, di etàsiluriana/devoniana, affiorano, inmodo discontinuo e con andamen-to Est-Ovest, un po’ ovunque lungole Alpi Carniche e di fatto seguonoil confine italo-austriaco.

Dai dati biosedimentologici, ot-tenuti dallo studio della biofacies a“Orthoceras”, si può affermare chel’ambiente di deposizione fosse unapiattaforma epicontinentale pianeg-giante o al limite caratterizzata daalti e/o bassi strutturali (sea-mountse depressioni). Gli autori ritengonoche il mare fosse poco profondo(non oltre i 200 m), localmente in-teressato da moto ondoso, con in-tensità variabile, e/o da tempestiti eche momenti di anossia, saltuaria-mente, interessassero il fondo diquesto mare (Spalletta et al., 1982;Vai, 1998).

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In tutto sono state cinque le lo-calità visitate: (da Ovest verso Est)Costone Lambertenghi, Rio Gaier,M. Cuestalta, Stua Ramaz e M. Coc-co. I campioni di roccia raccoltisono singoli blocchi isolati, rinve-nuti o in vecchie discariche di mi-niere (come nel caso del M. Cocco)o ai piedi di pareti rocciose (M.Cuestalta). Lo stato di conservazio-ne dei campioni di nautiloidi risultaessere, purtroppo, in generale sca-dente. Nella maggioranza dei casisi notano modelli interni con o sen-za l’ornamentazione esterna, in al-tri casi una ricristallizzazione secon-daria ha parzialmente o completa-mente cancellato i caratteri interni.In località Stua Ramaz i nautiloidirinvenuti sono dei modelli interni“ricoperti” da un sottile rivestimen-to piritizzato che può comunque ri-produrre l’ornamentazione esterna.

Lo studio sistematico della fau-na a nautiloidi ha permesso il rico-noscimento di 38 specie appartenen-ti a 20 generi. La maggior parte di

questi taxa appartengono all’ordineORTHOCERIDA, ma sono stati descrit-ti anche nautiloidi appartenenti adaltri ordini, quali BARRANDEOCERIDA,DISCOSORIDA, ACTINOCERIDA. I gene-ri che rientrano nell’ordineORTHOCERIDA appartengono a quat-tro delle undici famiglie delleORTHOCERATACEAE. La morfologiadominante è quella “classica”,ortocona con guscio lungo, liscio ocon ornamentazione trasversale,longitudinale o una combinazionedelle due a formare un sorta di gra-ticcio, come nel caso del genereKionoceras. Solo due specie[Peismoceras cf. asperum(Barrande) e Phragmoceras bro-deripi (Barrande)] mostrano unamorfologia girocona, vale a dire av-volta.

Delle 38 specie di cefalopodinautiloidei trovate, cinque sono pro-babilmente nuove (Hemicosmor-thoceras sp. A, Plagiostomoceras ?sp. A, Genus et species ind. A,Andigenoceras ? sp. A, Armeno-

Posizione geografica delle località investigate. 1: Costone Lambertenghi; 2: Rio Gaier;3: Monte Cuestalta; 4: Stua Ramaz; 5: Monte Cocco.

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ceras ? sp. A), ma vengono tuttavialasciate a nomenclatura aperta inattesa di poter disporre di ulterioremateriale da analizzare. Una decinadi taxa vengono segnalati per la pri-ma volta nella regione delle AlpiCarniche.

Di notevole interesse è anche ilrinvenimento di stadi giovanili dinautiloidi con protoconca; i generirappresentati sono Parasphaeror-thoceras, Sphaerorthoceras,Arionoceras, Michelinoceras,Hemicosmorthoceras e per finireAkrosphaerorthoceras. Il fatto diaver trovato diversi frammenti diesemplari giovani nello stesso fram-mento di calcare, farebbe supporrela presenza di “tasche” protette al-l’interno dell’ambiente di deposizio-ne e/o di idrodinamismo di bassis-sima energia.

Il confronto della fauna carnicacon quelle sarde e boeme, confer-ma l’alto tasso di affinità faunisticatra queste aree (oltre il 50% a livel-lo di specie), come già messo inevidenza in passato da vari autori(Serpagli & Gnoli, 1977; Gnoli,1990). Inoltre la segnalazione inAlpi Carniche dei due generi

Sphooceras e Andigenoceras, en-trambi appartenenti alla famigliadelle Sphooceratidae, il primo pro-veniente dal Siluriano superiore del-la Sardegna e della Boemia, mentreil secondo proveniente dal Silurianodel Kazakhstan consente dievidenziare lo scambio tra i terranesdel nord Gondwana con ilKazakhstan stesso (Gnoli, 1990;Gnoli & Serpagli, 1991; Gnoli &Kisselev, 1994). Questo scambio eraforse favorito dal probabile anda-mento delle correnti durante il peri-odo o da una ridotta distanza tra isingoli continenti.

BibliografiaGNOLI M. 1990. New evidence of faunal

links between Sardinia and Bohemia inSilurian time on the basis of nautiloids.Boll. Soc. Paleont. Ital., 24 (3), 289-307.

GNOLI M. & KISSELEV G.N., 1994. Revisionof the family Sphooceratidae Flower,1962: Boll. Soc. Paleont. Ital., 33 (3),415-420.

GNOLI, M. & SERPAGLI, E., 1991, Nautiloidassemblages from Middle-Late Silurian ofSouthwestern Sardinia: a proposal. Boll.Soc. Paleont. Ital., 30 (2), 187-195.

SERPAGLI E. & FERRETTI A., 1999. L’Europadurante il Paleozoico. In Pinna, G., (Ed.),Alle radici della Storia naturale d’Euro-pa, 17-21, Jaca Book.

Armenoceras ? sp.A, Monte Cocco.

Geisonoceras rivale, Monte Cocco.

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SERPAGLI E. & GNOLI M., 1977. UpperSilurian Cephalopods from SouthwesternSardinia. Boll. Soc. Paleont. Ital., 16 (2),153-196.

SPALLETTA C., VAI G.B. & VENTURINI C.,1982. La Catena Paleocarica, In:Castellarin A. & Vai G.B., Guida alla ge-ologia del Sudalpino centro-orientale.

Guide Geologiche Regionali, S.G.I., 281-292.

VAI G.B., 1998. Geological setting of theAlps, Insubric Lineament and SouthernAlps. In Perri M., C. & Spalletta C. (Eds),Giornale di Geologia, 60, Special Issue,1-38.

Ortocoanitico

Cirtocoanitico

Subortocoanitico

Actinoceroide

Seno iponomico(permette di riconoscere

il lato ventrale)

Orale

Apicale

Fragmocono

Camera d’abitazione

Setto

Tratto progressivo

Tratto regressivo

“Spitze”

Stadio giovanile

Anello di connessione

Sifuncolo

Camera d’aria

Foramen settale

Protoconca

Collaretto settale

Suture

Lineedi crescita

Peristoma

Iposettale

Episettale

Murale

Annulosifonale

Tipi di depositiinterni alla conchiglia

Tipi dicollaretti settali

MORFOLOGIA GENERALEE TERMINOLOGIA IN USOPER LA DESCRIZIONE DEI

CEFALOPODINAUTILOIDEI ORTOCONI

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EuroMam2001 Field Excursion

VILLAFRANCHIAN AND GALERIANLOCALITIES OF CENTRAL ITALY

13-17 giugno 2001Firenze-Italia centrale

Ritrovo a Firenze mercoledì 13 giugno.Escursione di tre giorni in Valdarno, valTiberina ed area di Roma.

Per informazioni: Lorenzo Rook - Diparti-mento di Scienze della Terra, Universitàdi Firenze, via La Pira 4.Fax: 055 218628;e-mail: [email protected]

6th European Workshop onVertebrate Palaeontology

19-22 settembre 2001Firenze

Sito web: http://steno.geo.unifi.it/projects/6ewvp/index.html

Per ulteriori informazioni vedere la finestraa pag. 34

AgendaAgendaAgendaAgendaAgendaGeoitalia 2001

3° Forum Italiano diScienze della Terra

5-8 settembre 2001Chieti

Sito web: http://www.server.dst.unipi.it/fist

La Terra degli Elefanti

16-20 ottobre 2001Roma

Segreteria organizzativa: Silvia Valbonesi -ABACO-M.A.C. s.r.l, viale Gramsci 47 -47100 Forlì;Tel. 0543 404405; fax: 0543 404314;e-mail: [email protected]

Sito web: http://www.elephants2001.org

81a Riunione estiva dellaSocietà Geologica Italiana

Cinematiche collisionali:tra esumazione e sedimentazione

10-12 settembre 2002Torino

Sito web: http://www.csg.to.cnr.it/resgi2002.htm

Congressi e convegni

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Segnaliamo anche alcuni congressi che nonsi terranno in Italia, ma molto vicini ai no-stri confini

III International Meeting onMesozoic Fishes

Systematics, Paleoenvironments andBiodiversity

27-31 agosto 2001Serpiano (TI, Svizzera)

Per informazioni: Prof. Andrea Tintori -Università di Milano.e-mail: [email protected]

Sixth International Congress onRudists

settembre 2002Pola (Croazia)

Per informazioni: Alisa Martek - Institut ofGeology - Sachsova 2 - 10000 Zagreb -Croatia.e-mail: [email protected]

6th International Symposium onthe Jurassic System

12-22 settembre 2002Palermo

Per informazioni: Luca Martire - Diparti-mento di Scienze della Terra, Universitàdi Torino, via Accademia delle Scienze 5,10123 Torino.Fax: 011 541755;e-mail: [email protected]

Sito web: http://www.dst.unito.it/6thISJSPer ulteriori informazioni vedere la finestraa pag. 34

Valentina, la balena fossile delmare padano

Reggio EmiliaMusei civici, via Spallanzani 1fino al 30 giugno 2001

Orario di apertura:Martedì - Venerdì: 9.00-12.00Sabato: 9.00-12.00, 15.00-19.00Domenica: 10.00-13.00, 15.00-19.00

Per informazioni: 0522-456477

Mostre

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19-22 Settembre 2001Firenze

6TH EUROPEAN WORKSHOP

ON VERTEBRATE PALAEONTOLOGY

Le sedute scientifiche si terranno presso il Dipartimento di Scienze della Terra eMuseo di Storia Naturale dell’Università, via La Pira 4.Il workshop è aperto a tutti gli aspetti della paleontologia dei vertebrati, conparticolare riguardo agli argomenti riguardanti l’Europa. Buona parte della riu-nione sarà dedicata a sessioni tematiche.Gli organizzatori invitano a presentare contibuti concernenti aspetti didatticidella paleontologia e argomenti di interesse generale, rivolti a un pubblico com-posto non solo da specialisti.

Quota di partecipazione: 50 Euro.Sito web: http://steno.geo.unifi.it/projects/6ewvp/index.htmlPer qualunque richiesta o comunicazione rivolgersi a: [email protected]

I.U.G.S. – Sottocommissione Internazionale sulla Stratigrafia del Giurassico

VI SIMPOSIO INTERNAZIONALE SULSISTEMA GIURASSICO

Palermo12-22 Settembre 2002

Questo Simposio è organizzato sotto gli auspici della Sottocommissione Inter-nazionale sulla Stratigrafia del Giurassico, con il contributo finanziario del Mi-nistero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica.La Sottocommissione, i suoi Working Groups e vari progetti IGCP si incontre-ranno durante il Simposio. Sono previste sessioni scientifiche speciali tra cui:controllo tettonico sulla sedimentazione in margini continentali divergenti;tafonomia e diagenesi in successioni condensate; relazioni paleobiogeografichetra i dominii Tetisiano e Peritetisiano.I più rilevanti aspetti biostratigrafici, sedimentologici e paleostrutturali dellesuccessioni carbonatiche giurassiche saranno l’oggetto di alcune escursioni inSicilia occidentale e in altre regioni italiane.

Sito Web: www.dst.unito.it/6thISJSSegreteria: Dott. Luca Martire -Dipartimento di Scienze della Terra, Via Accademiadelle Scienze 5 - 10123 Torino. fax: 011 541755; e-mail: [email protected]

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LA SOCIETÀ PALEONTOLOGICA ITALIANA

La Società Paleontologica Italiana è stata fondata nel 1948 con lo scopo di promuo-vere la ricerca scientifica paleontologica. L’associazione è aperta sia alle istituzioni, siaai singoli interessati alla paleontologia, sia a livello professionale che amatoriale. Perl’anno in corso le quote associative sono le seguenti:Socio Ordinario (paesi europei) L. 60.000Socio Ordinario (extra U.E.) L. 80.000Socio junior (under 30) L. 40.000Istituzioni L. 100.000

Fin dal 1960 la S.P.I. pubblica il Bollettino della Società Paleontologica Italiana,che è una rivista scientifica a valore internazionale, rivolta prevalentemente al mondoaccademico e, conseguentemente, scritta quasi interamente in lingua inglese.

Dal 2000 il Bollettino viene affiancato da un supplemento quadrimestrale in italiano,PaleoItalia, diretto a tutti gli appassionati e cultori della paleontologia.

PALEOITALIA

Supplemento al Bollettino della Società Paleontologica Italiana, v.40, n.1, 2001

Direttore Responsabile: Enrico SerpagliSegretario di Redazione: Carlo CorradiniIndirizzo della redazione: Dipartimento di Scienze della Terra, (Paleontologia), Univer-

sità di Modena, via Università 4, 41100 Modena. Tel. 059-2056523.Stampa: Tipografia Moderna, via dei Lapidari 1/2, Bologna.Autorizzazione Tribunale di Modena n. 616 del 16-09-1978

HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO

Mauro Brunetti, via Ponte Locatello 9/A, 40030 Grizzana Morandi (Bologna).Fabio Marco dalla Vecchia, Museo Paleontologico Cittadino, via Valentinis

134, C.P. 43, 34074 Monfalcone (Gorizia).Evelyn Kustatscher, Dipartimento di Scienze Geologiche e Paleontologiche,

Università di Ferrara, Corso Ercole I d’Este 32, 44100 Ferrara.Giuliana Panieri, Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico Ambientali,

Università di Bologna, via Zamboni 67, 40127 Bologna.

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INDICENumero 4!, Carlo Corradini p. 1Flora continentale del Ladinico delle Dolomiti,Evelyn Kustatscher p. 3Il Museo Paleontologico Cittadino di Monfalcone,Fabio Marco dalla Vecchia p. 8A zonzo per il web tra le argille del Pliocene e Pleistoceneitaliano, Mauro Brunetti p. 22Foraminiferi bentonici come indicatori di fuoriuscita diidrocarburi, Giuliana Panieri p. 24Cefalopodi nautiloidei del Siluriano delle Alpi Carniche,Paolo Serventi p. 28

RUBRICHE

Notizie italiane, Carlo Corradini p. 12Paleo news, Paolo Serventi p. 14Paleolibreria, Annalisa Ferretti p. 16Paleoweb, Maurizio Gnoli p. 21Agenda p. 32

NOTE PER GLI AUTORIGli articoli non devono superare le tre pagine dattiloscritte. È gradito un

corredo iconografico (fotografie, disegni, grafici, …); nel caso di fotografie acolori, esse devono essere ben contrastate, in modo da avere una buona resa sepubblicate in bianco e nero.

Gli autori possono fornire, se lo ritengono utile, alcune note bibliografiche.Gli autori sono pregati di inviare i propri testi possibilmente tramite posta

elettronica, come “attached files”, oppure su dischetti da 3.5 pollici, specifican-do il programma di videoscrittura utilizzato. Le immagini digitalizzate vannosalvate come come file bmp o jpg, possibilmente a 300 dpi.

Di norma gli autori non avranno la possibilità di visionare le bozze. Agliautori non saranno forniti estratti degli articoli.

Gli articoli e il materiale illustrativo devono essere inviati a:Carlo Corradini – PaleoItalia – Dipartimento di Scienze della Terra(Paleontologia) – Università di Modena e Reggio Emilia – via Università 4 –41100 Modena. Tel.: 059-2056523.oppure per posta elettronica all’indirizzo: [email protected]