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La Gazzetta Mensile d’informazione sociale della Cooperativa Itaca - n°11 - Novembre 2011 La Salute Mentale cresce del 10% Inclusione sociale sulla scia della L.180 Nuovo sito web per la Cooperativa Itaca Itaca in Assemblea Fiera di Pordenone 24 novembre h 17.30

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La gazzettaMensile d’informazione sociale della Cooperativa Itaca - n°11 - Novembre 2011

La Salute Mentale cresce del 10%Inclusione sociale sulla scia della L.180

Nuovo sito web per la Cooperativa Itaca

Itaca in AssembleaFiera di Pordenone 24 novembre h 17.30

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Alle socie ed ai soci della cooperativaAi componenti il Collegio Sindacale

CONVOCAZIONE ASSEMBLEA ORDINARIA E STRAORDINARIA DEI SOCILa S. V. è invitata

all’Assemblea ordinaria e straordinaria dei soci della Cooperativa ITACA società cooperativa sociale Onlus in prima convocazione per il giorno 23 novembre alle ore 08.30 c/o la sede legale di Vicolo Selvatico n.16 a Pordenone ed in seconda convocazione per

GIOVEDì 24 NOVEMBRE 2011 ALLE ORE 17.30presso la Sala Congressi “G. Zuliani” della

FIERA DI PORDENONE – V.LE TREVISO N. 1

La seduta verterà sul seguente Ordine del Giorno:

Modifica art. 4 Statuto Sociale: 1. introduzione dell’attività di trasporto nell’oggetto sociale (parte straordinaria);

Modifiche al 2. Regolamento Interno: introduzione dell’assistenza sanitaria integrativa del SSN;

Regolamento per la fruizione dei servizi di conciliazione:3. modifiche e riaperture termini per gli investimenti sul biennio 2011/2012;

Varie ed eventuali, tra cui: aggiornamenti sull’andamento economico e patrimoniale della cooperativa, 4. aggiornamenti sul rinnovo del CCNL Coop Sociali.

Il PresidenteRosario Tomarchio

AL PRESIDENTE dell’Assemblea dei Soci della Cooperativa ITACA del 24/11/2011

Spettabile Presidente, non potendo intervenire personalmente all’Assemblea Ordinaria e Straordinaria dei soci del 24 novembre 2011 presso la Sala Congressi della Fiera di Pordenone, Le comunico che ho delegato a rappresentarmi il Socio di seguito indicato:(scrivere in stampatello) _______________________________________________________________________affidandogli i più ampi poteri ed approvando fin d’ora il Suo operato.

Distinti saluti.

Nome e Cognome (in stampatello) ___________________________

Firma ___________________________

Sul primo punto all’o.d.g. (parte straordinaria), trattandosi di una modifica statutaria, presenzierà il Notaio Gerardi di Pordenone.

La validità della seduta, e conseguentemente la possibilità di deliberare sugli argomenti proposti, è subordinata al raggiungimento del quorum previsto dall’art. 21 dello Statuto Sociale; quorum che è ancora volontariamente contenuto nel nostro Statuto Sociale ancorché non più imposto dalle norme di legge.

Qualora non potesse intervenire personalmente, potrà farsi rappresentare da un’altra socia o socio con una delega scritta.

Confidando nella Sua partecipazione, La saluto cordialmente.

Pordenone, 3 novembre 2011Prot. n° 2061

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3La Gazzetta | Novembre 2011ARTICOLO DI FONDO

SOMMARIOInclusione sociale sulla scia della Legge Basaglia 3 - 7

Save the date: [the village] Trieste 26 novembre 8 - 9

Nuovo sito web per la Cooperativa Itaca 10 - 11

Opg verso quale (ri)soluzione? 12 - 14 | 23 - 25

Speciale inserto Ludopedagogia 15 - 22

Cjase Nestre compie 10 anni 26

I 5 anni di Casa Carli: un percorso di vita 26 - 27

Via German segue la scia di Franco Basaglia 28

La Responsabilità dell’Operatore Socio Sanitario 29 - 30

Partita la 2^ edizione della “Scuola per famiglie” 30 -31

La formazione continua obbligatoria ECM 31 - 33

La Sarcinelli struttura “modello” 33

Festa con i nonni a Cervignano 34

Pordenone

Ogni percorso riabilitativo, educativo e in generale ogni intervento viene costruito con la persona interessata, vista nelle sue peculiari con-dizioni di vita. Partendo dal-la Legge 180/1978, ancora oggi vigente, per quanto a rischio di contestazioni, per quanto sicuramente non applicata correttamen-te ovunque e per quanto migliorabile, l’area Salute Mentale della Cooperativa sociale Itaca lavora partendo dal concetto della centralità dell’individuo.Si conclude con quello che un tempo si chiamava set-tore psichiatria la carrellata sulle aree produttive della Cooperativa friulana, che tra qualche mese aprirà le celebrazioni per i vent’anni di attività. La crescita del fatturato della Salute Mentale sfiora nel 2010 il 10% e registra un trend al rialzo negli ultimi tre anni (dal 2006 al 2007 comprendeva anche i servizi dell’area Disabili-

tà): si passa dai 5.442.565 milioni di euro del 2008 ai 5.882.199 del 2009 al dato del 2010 attestatosi a 6.403.800 milioni di euro.La storia della malattia mentale è stata associa-ta fino agli anni ’60-’70 a quella degli esclusi, degli emarginati, delle persone rifiutate e negate. Se già Ippocrate pensava allo sta-to di salute quale derivan-te dalle circostanze di vita dell’uomo e dall’equilibrio

interno nel suo corpo, e se poi, a volte, in cicli che sem-brano ricorrenti, diversi hanno negato (anche recente-mente) tale associazione, Itaca ancora la sottoscrive.Il settore da sempre è impegnato in diversi servizi con metodologie e obiettivi comuni, in primis l’accoglienza e la conoscenza della persona con difficoltà, del suo contesto di vita, delle persone che le sono di riferimen-to. In secondo luogo, la proposta di un percorso mira-to a superarle le difficoltà, tarato sulle sue necessità e

L’area salute mentale registra un incremento di fatturato che sfiora il 10%

Inclusione sociale sulla scia della Legge BasagliaServizi residenziali, Abitare sociale, Centri diurni e servizi di accompagnamento i fiori all’occhiello

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possibilità. Senza mai dimenticare la collaborazione con il Servizio sanitario pubblico che ha in carico il percor-so terapeutico, il coinvolgimento attivo ogni qualvolta possibile di familiari, amici, interlocutori significativi. In buona sostanza avendo sempre a cuore l’attivazione di ogni risorsa possibile finalizzata al raggiungimento di tali obiettivi, grazie anche alla messa in rete delle risorse - di Itaca e del territorio in senso più ampio – disponibili.Elementi questi che non devono tralasciare la forma-zione ed il sostegno continui degli operatori e delle equipe, la collaborazione, lo scambio e la verifica con i servizi pubblici che sono di riferimento alle persone con sofferenza mentale, l’interlocuzione concreta con tutte le forme di associazionismo e di integrazione attive nel campo, da quelle dei familiari, degli utenti, a quelle del tempo libero o sportive, e l’impegno per la promozione ed il sostegno di altre nuove.Riteniamo che il nostro agire di cooperatori sociali deb-ba essere finalizzato a permettere ad ogni persona di raggiungere uno stato di benessere pari a quello delle altre persone che si trovino in simili condizioni o stati di vita, inoltre che tale stato debba essere condiviso, come anche il percorso per raggiungerlo, con le perso-ne che per lei/lui sono significative.Riteniamo altresì fondamentale non solo attuare stra-tegie di mantenimento del benessere raggiunto e co-struire possibilità di ulteriori miglioramenti, ma anche fornire elementi di conoscenza e formazione per il su-

peramento dello stigma legato alla malattia mentale, nonché mettere in rete le risorse territoriali disponibili, favorirne e sostenerne la crescita di nuove, superare gli eventuali conflitti, parimenti al co progettare nuove strategie assieme ai servizi pubblici, ovvero lavorare in sinergia nel rispetto delle specifiche competenze con le Cooperative di tipo B per rendere possibile l’accesso al lavoro, inteso quale base di partenza per l’effettivo godimento del diritto di cittadinanza.

L’area Salute Mentale di Itaca si articola in diverse tipo-logie di servizi che possono così essere suddivisi: resi-denziali, abitare sociale, Centri diurni e di accompagna-mento. Quelli residenziali sono “case” dove le persone vengono accolte per periodi più o meno lunghi di tempo per essere accompagnate nei propri progetti riabilitati-vi, che hanno l’obiettivo di arrivare ad un reinserimento nella vita sociale, lavorativa e relazionale. Gli operatori di Itaca accompagnano le persone nei momenti della giornata, dalle pulizie domestiche all’igiene personale, dalla pianificazione della spesa settimanale alla frequen-tazione di luoghi di socialità. Ogni servizio è differente perché diversi sono i progetti legati alle persone: dai Gruppi appartamento dove Itaca è presente solo qual-che ora al giorno, perché gli ospiti hanno già intrapreso un cammino verso la piena autonomia, alle residenze con operatori presenti sulle 24 ore, perché i beneficiari del servizio hanno la necessità di un supporto, sia rela-zionale o assistenziale, intenso. Il denominatore comune

Immagini d’archivio Itaca provenienti dall’area Salute Mentale

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che vogliamo garantire è la “dimensione familiare”, che aderisca ai bisogni di ognuno senza trascurare nessuna delle possibilità di nuovi percorsi.Per “abitare sociale” (o social housing) s’intende la cre-azione ed il sostegno di piccoli appartamenti o luoghi di residenza rivolti a gruppetti di ospiti che diventano co-inquilini ed arrivano a godere di una abitazione propria, che gestiscono e curano autonomamente dopo una fase di accompagnamento iniziale da parte degli operatori.Vi sono inoltre i Centri diurni, luoghi di accoglienza con funzioni terapeutico-riabilitative situati a volte presso o dentro i Centri di salute mentale, altre volte in luo-ghi esterni. Gli operatori e animatori di Itaca aiutano le persone inserite ad apprendere e sperimentare abilità sul piano della cura di sé, nelle attività della vita quoti-diana, nelle relazioni inter-personali ai fini dell’integra-zione sociale, così come le supportano nell’intrapren-dere percorsi formativi e di inserimento lavorativo. Il lavoro si svolge in concer-to con le équipe dei Csm, definendo di volta in volta specifici progetti riabilita-tivi personalizzati. Il Cen-tro diurno è al contempo anche luogo di attenzione rivolta alle famiglie, alle associazioni, al territorio in tutte le sue espressioni e manifestazioni, nell’impe-gno della lotta allo stigma ed all’esclusione.I Servizi di accompagna-mento sono invece servizi individualizzati che, anche in base a quanto previsto dalla normativa regiona-le del Friuli Venezia Giu-lia, hanno l’obiettivo di permettere ad ognuno di continuare la propria vita nel contesto di origine. Gli operatori operano a fianco della persona, a volte al domicilio altre nei luoghi di ricovero, per facilitare la ri acquisizione di contatti, fiducia, capacità e tranquillità. Le attività sono sempre concordate, progettate e moni-torate con un servizio pubblico di riferimento, i familiari ed altre eventuali persone significative.

Al 31 dicembre 2010, nell’area produttiva operano 219 addetti, pari al 18,2% dei lavoratori totali della Coope-rativa, di cui 143 donne (65,3%) e 76 uomini (34,7%). Il personale dell’area è in maggioranza composto da operatori della salute mentale, ovvero addetti all’assi-stenza. Tra gli operatori 20 psicologi iscritti all’Albo, 11 psicoterapeuti e 14 educatori professionali.L’area Salute Mentale è guidata da Ardea Moretti, sua

vice Fabiana Del Fabbro. Trentanove i servizi comples-sivi nel Nordest suddivisi nelle province di Pordenone, Udine, Venezia, Belluno e Bolzano. La stragrande mag-gioranza, 25, in capo a Itaca da più di 10 anni, 3 da più di 5 anni e 11 da meno di 5 anni. Tra i committenti ben cinque Aziende sanitarie ed alcuni privati. Le persone seguite sono in tutto 464, di cui 440 autosufficienti e 24 disabili.Nel 2010 il numero dei servizi di accompagnamento individualizzato nell’area territoriale udinese è aumen-tato del 25% passando dai 79 progetti nel 2009 ai 99 nel 2010, dato significativo il fatto che diversi progetti si sono conclusi in modo positivo nel corso dell’anno, sfociando in iniziative di abitare sociale (6 utenti pres-so l’appartamento “Casa nostra”, 4 nell’appartamento

“Iride”, 3 nell’appartamento a Ospedaletto, 4 in quello a Udine).Il 100% degli utenti dei servizi a gestione propria e il 94% degli utenti nei ser-vizi in appalto ha avuto un progetto individualizzato, costantemente verificato e adeguato al mutamento delle situazioni personali. Nel 100% dei servizi ove Itaca gestisce anche gli spazi vi è stata la possibilità per gli ospiti di personaliz-zarli, mentre nel 100% dei servizi in cui la Cooperativa si occupa anche delle pro-cedure d’ingresso vi è stata la possibilità per gli ospiti di effettuare nelle strutture di accoglienza visite pre in-gresso e il loro inserimento è individualizzato.

Oltremodo positivi i risultati in termini di soddisfazione. Molto alta quella degli uten-ti dei servizi campionati – a suggello di una tendenza registrata negli ultimi tre anni -, rilevata attraverso un questionario, con una

media di 9,24 punti in una scala da 1 a 10 (8,62 nel 2009, 8,58 nel 2008), la maggiore soddisfazione l’han-no espressa gli utenti del Centro diurno Comunità Nove (9,58), la minore (8,71), ma comunque molto alta, gli ospiti del gruppo appartamento di San Daniele, strut-tura in appalto.In una scala da 1 a 4, complessivamente abbastan-za buona la media generale di soddisfazione dei soci dell’area Salute Mentale (3,39), comunque in crescita (3,10 nel 2009 e 3,16 nel 2010), anche se tra le medie delle singole aree produttive è la più bassa.Nell’analisi per genere le socie dell’area hanno un grado di soddisfazione generale pari a 3,20 e i soci un grado

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pari a 3,07. Analizzando le medie per le quattro classi in cui è stato suddiviso il questionario, troviamo il livel-lo di soddisfazione massima per la voce “conoscenza” (3,34), a seguire “organizzazione” (3,22), a pari merito “relazione” che saggia il clima lavorativo e “motivazio-ne” (3,14).Alta la soddisfazione generale dei committenti (8,45), altissima la soddisfazione per la “professionalità dei co-ordinatori” (9), il valore più basso è dato dalla voce “elementi innovativi offerti” (7,75). La soddisfazione più elevata appartiene all’Ambito distrettuale cividalese che ha espresso una soddisfazione media molto alta (9,88), a seguire Assl 15 San Donà di Piave, Ass6 Friuli Occi-dentale, As Bolzano, Ass 6 Dsm e Servizio sociale di Ambito dei Comuni di San Daniele.Per quanto riguarda l’evolu-zione dell’area, l’utenza ser-vita rispetto allo scorso anno cresce per l’implementazio-ne dei contratti in essere, passando dai 413 del 2009 ai 464 del 2010. Essenzial-mente stabile il personale negli ultimi due anni, nel tempo risulta evidente che l’area è per la maggioranza di genere femminile (65,3% nel 2010 contro il 67,27 del 2009), anche se la percen-tuale di presenza di donne (143) è nettamente inferio-re alle altre aree produttive della Cooperativa. In lieve crescita anche quest’anno la presenza maschile (76) che passa dal 32,7 % del 2009 al 34,7% del 2010.

Tra i servizi autonomi a ge-stione propria una menzio-ne speciale alla Comunità alloggio “Casa&Piazza” di Cordenons. Sorta nel 1998, la struttura può accogliere fino a 10 ospiti, maggioren-ni, di media età, di entrambi i sessi con disabilità psichi-ca e psicofisica. Nel 2010 il servizio ha accolto 8 ospiti, 2 quelli dimessi. Trattasi di un servizio ‘storico’ che offre assistenza sulle 24 ore, 365 giorni all’anno, autorizzato al funzionamento dal Comune di Ronchis di Latisana e quindi dal Comune di Cordenons dopo il trasferimento per i lavori di ristruttu-razione della casa di Ronchis.La comunità è coordinata da 1 psicologa con lunga esperienza nella gestione di comunità alloggio, che ha compiti di programmazione e organizzazione del servi-zio ed è il referente per i servizi pubblici e i famigliari di riferimento agli ospiti. La coordinatrice è affiancata da sette operatori di entrambi i sessi con funzioni educa-tive e assistenziali che hanno esperienza e formazione

nel settore del disagio sociale e da un infermiere pro-fessionale.

Storico anche il servizio nella Comunità alloggio “Casa Ricchieri” di Pordenone, aperta nel 1999. La struttura può accogliere fino a 12 ospiti, maggiorenni, di media età, di entrambi i sessi, disabili psichici e psicofisici, con medio/basso bisogno sanitario e medio/alto bisogno socioeducativo. Nel 2010 gli ospiti presenti sono stati 10 e uno è stato dimesso.Casa Ricchieri offre assistenza sulle 24 ore, 7 giorni su 7, 365 giorni all’anno, è autorizzata al funzionamento dal Comune di Pordenone ed offre un posto riservato per situazioni di emergenza. Il servizio è gestito au-tonomamente dalla Cooperativa Itaca e gli ospiti pro-

vengono per lo più dal Dsm dell’Ass n. 6 Friuli Occiden-tale di Pordenone.La comunità è coordinata da 1 psicologa con espe-rienza nella gestione di comunità alloggio che ha compiti di programmazione e organizzazione del servi-zio ed è il referente per i servizi pubblici e i famiglia-ri di riferimento agli ospiti. La coordinatrice è stata af-fiancata da sette operatori di entrambi i sessi con fun-zioni educative e assisten-ziali che hanno esperienza e formazione nel settore del disagio sociale e da un infermiere professionale.Fitta la rete sociale che vede la collaborazione delle Parrocchie Cristo Re e Don Bosco, della Cooperativa Fai (attività centro sociale Deposito Giordani), della Cooperativa Acli (progetto Abitare la Comunità), del Gruppo Agesci e del Grup-po Scout, dei familiari degli ospiti, del Dsm e dei Servi-zi Sociali di riferimento agli ospiti.

Progetto SogliaLa casa come diritto, accoglienza, come luogo di affetti e relazioniUn cenno a parte nell’ambito delle progettualità meri-tano il progetto “Soglia” e gli accompagnamenti indi-vidualizzati. Esiste un momento buio nei percorsi che riguardano la riabilitazione delle persone che soffrono di disagio mentale che, dopo un periodo più o meno lungo, si trovano a fare il passo: dai gruppi apparta-mento al ritorno a casa.Essendo questa una fase delicata l’area salute Mentale di Itaca ha immaginato e progettato un’area di sosta

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dove, pur rimanendo in uno spazio protetto, si viva in autonomia la vita quotidiana, con una progettualità condivisa, dove la persona interessata si sperimenta, e affronta la quotidianità con spirito di consapevolezza acquistando autonomia personale, analisi della realtà, capacità di autogestione e di autocontrollo per intra-prendere un progetto di vita autonomo.Al terzo piano di Casa Ricchieri è nato nel gennaio del 2009 il Progetto Soglia, uno spazio di accoglienza dove la persona viene aiutata a trovare gli strumenti e la for-za per fare il grande passo. L’appartamento può ospita-re fino a 5 persone, il giardino e l’orto sono condivisibili con gli altri ospiti di Casa Ricchieri. Un luogo dove la quotidianità è garantita da una progettualità, un luogo di ascolto e di incontro, dove trovare sicurezza nel dub-bio, con l’opportunità di incontro e di crescita. L’ospite ha il sostegno e l’aiuto di un operatore per 2 ore al giorno e degli eventuali “compagni di viaggio“.

Accompagnamenti individualizzatiIl servizio offre da alcuni anni l’opportunità di percorsi individualizzati al fine di offrire una risposta a domicilio, in situazioni problematiche difficilmente gestibili sul ter-ritorio con le sole risorse (sia tecniche che umane) dei rispettivi servizi di afferenza. A seguito dell’approvazio-ne dei Regolamenti di attuazione del Fondo per l’Auto-nomia Possibile (Fap), il servizio ha assunto aspetti di crescente complessità, ma ha favorito modelli di parte-nariato tra Servizi pubblici e Terzo settore.

L’avvento dei Fap ha così dunque portato a un aumento del numero dei progetti attivati e del monte ore erogato per singolo progetto, a una diversificazione dell’utenza che usufruisce del servizio, non più limitata alla sola area della Salute Mentale, ma anche all’area della Disa-bilità e, in rare occasione, degli Anziani.Oltre a ciò si sono registrati una conseguente diversifi-cazione del tipo di prestazioni richieste per far fronte a situazioni e bisogni diversificati, un allargamento della rete dei servizi con cui Itaca si interfaccia (Centro di salute mentale, Servizio sociale del Comune, Distretto sanitario, Ambito socio-assistenziale) ed un aumento degli operatori impiegati nel servizio. Al 31 dicembre 2010 erano attivi 38 progetti seguiti da 27 operatori, di cui 10 totalmente impiegati in tali progetti.

A cura di Ardea MORETTI

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8 La Gazzetta | Novembre 2011IN PRIMO PIANO

Uno dei temi più caldi, per chi la-vora con le comunità sociali e con i gruppi, è sicuramente quello delle competenze. Spesso, però, si tratta di una riflessione che rischia di di-ventare molto tecnica, un lavoro sul-le dinamiche comportamentali che si ritiene debba essere svolto dagli specialisti. Chi però si trova a dover gestire, organizzare e far crescere gruppi e comunità sa bene quanto sia importante – per farli funzionare al meglio – avere a disposizione stru-menti che ci aiutino nel quotidiano a cogliere le potenzialità di ciascuno, in un’ottica di miglioramento conti-nuo. Se ci pensiamo, è paradossale come, talvolta, il tema delle compe-tenze venga visto in modo lontano e distante, quando invece dovrebbe riguardarci da vicino, darci stimoli per intervenire sul nostro percorso di sviluppo.Ecco perché dopo anni di riflessione e lavoro sul cam-po, Dof e Itaca hanno deciso di unire la propria espe-rienza per dar vita a un progetto sullo sviluppo delle competenze all’interno delle comunità sociali e delle organizzazioni.La domanda da cui si è partiti è stata: quale potrebbe essere un modo per approcciare questa tematica così importante in un modo che sia allo stesso tempo effica-ce, innovativo e coinvolgente? La risposta è THE VILLA-GE, ovvero un gioco che ci aiuti ad entrare nel mondo delle competenze sociali in modo serio e divertente allo stesso tempo.Attraverso la metafora del gioco, riflettendo su se stes-se le persone possono comprendere quali caratteristi-che rappresentano i loro punti di forza e quali inve-

ce potrebbero essere direzioni di sviluppo significative. Riflettendo sulla comunità o sul gruppo di cui fanno parte, possono usare il gioco per chiedersi di cosa ha bisogno, in un dato momento, la loro comunità sociale o la loro organizzazione per continuare a crescere.

THE VILLAGE è un progetto che unisce più dimensioni: il lavoro sul-le competenze in ambito formativo ed educativo, i modelli di sviluppo organizzativo, il linguaggio creativo della social art. Questa confluenza di stimoli e linguaggi diversi spiega la nascita del progetto e i soggetti che lo promuovono.

THE VILLAGE nasce dalla progettazione scientifica e creativa realizzata in modo congiunto da Dof e Itaca. Dof è un gruppo di ricerca, consulenza e formazio-ne, che si occupa di apprendimento, sviluppo sociale, sperimentazione creativa, con sedi a Udine, Trieste e Pordenone, attiva in ambito nazionale e internaziona-le, con cui Itaca ha collaborato alla realizzazione di diversi progetti formativi. Ha come sua missione fon-damentale la facilitazione sociale (in ambiti e dimen-sioni molto diverse).

L’obiettivo iniziale di utilizzo del modello era quello di trovare e sperimentare un approccio innovativo e in grado di coinvolgere pubblici diversi, collegando rigore scientifico e dimensione esperienziale. La componente di innovazione presente fin da subito all’interno del progetto ha portato, in seguito, al naturale coinvolgi-mento di una realtà da sempre attenta all’integrazione

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di linguaggi sperimentali in un’ottica di innovazione sociale qual è Area Science Park (Ente Nazionale di ricerca con sede a Padriciano, Trieste).

In questa fase, la ricerca è orientata a trovare part-ner interessati a modelli di didattica sperimentale. Ecco perché è centrale e importante all’interno del percorso la presenza di partner accademici autorevoli e qualifi-cati, con cui condividere una prospettiva specifica di ricerca sulla sperimentazione di THE VILLAGE a livello nazionale e internazionale, quali la Facoltà di Scienze della Formazione di Udine e Aiccon (Associazione Italia-na per la promozione della Cultura della Cooperazione e del Nonprofit).Rispetto al progetto, sarà poi fondamentale il coinvolgi-mento delle comunità sociali del territorio.

In questo senso va letta la partnership territoriale con il Comune di Trieste, che offrirà il patrocinio per l’evento di presentazione del progetto e avvierà insieme ai part-ner, a partire da quella data, una riflessione più ampia sui tempi della facilitazione sociale e della partecipazio-ne attiva.Nello spirito del progetto, altre organizzazioni attente alle riflessioni sullo sviluppo delle comunità territoriali si stanno aggiungendo come compagni di viaggio. In particolare, sempre in occasione della prima tappa pub-blica di THE VILLAGE, le sedute del villaggio saranno messe gentilmente a disposizione da Frag.La prima presentazione pubblica di THE VILLAGE avrà luogo a Trieste il 26 novembre 2011dalle 9.30 alle 14, nella sede del Palazzo dei Congressi della Stazione Ma-rittima.

Nel corso dell’evento di presentazione verrà adottata una formula di laboratorio aperto che consentirà alle persone di entrare in contatto col modello attraverso il gioco e di approfondire la dimensione artistica di THE VILLAGE, supportata da partner creativi che danno uno spessore ulteriore al progetto.

THE VILLAGE è infatti anche un progetto di Social Art, che ha lo scopo di esplorare il territorio af-fascinante in cui l’espressione ar-tistica incontra le possibilità dello sviluppo sociale. Le prime attività in questa direzione hanno porta-to alla creazione dell’innovativa collezione di Digital Art ispirata alle figure del villaggio realizzata dall’artista Francesca D’Anna, e alla progettazione e realizzazione delle installazioni create dai collet-tivi Guitto, Kant Machine e Dmav – Dalla maschera al volto: si tratta di progetti artistici che permette-ranno di animare gli spazi delle co-munità sociali facendo “incontra-re” gli abitanti del villaggio, dando così vita a uno spazio di confronto ricco di potenzialità di sviluppo e

che verranno presentati anch’essi il 26 novembre.

THE VILLAGE è anche online, all’indirizzo www.insidethevillage.org. Lo spazio che lo ospita si an-drà via via popolando di abitanti, figure, suggestioni, narrazioni. Le porte del villaggio sono sempre aperte!

© immagini Francesca D’Anna

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10 La Gazzetta | Novembre 2011IN PRIMO PIANO

Pordenone

Ormai il vecchio sito di Itaca non esiste più. La veste grafica a cui eravamo abi-tuati, ormai un po’ datata e in generale poco funzionale rispetto agli standard attuali, è stata reimpostata e sostituita con una nuova versione: più leggibile, più accessibile e più navigabile.Ma, a parte questo (non trascurabi-le) dettaglio, il nuovo sito è molto di più: un vero e proprio “motore socia-le” dove trovare tutti gli aggiornamenti sulle attività della Cooperativa e, in ge-nerale, su ciò che avviene nel mondo cooperativo. Si potrebbe definire come una sorta di piazza virtuale in cui ogni utente può esprimere il proprio parere e proporre idee nuove.

Il WEB 2.0: il nostro punto di partenzaPer spiegare come è stato pensato il nuovo sito di Itaca, e quindi da dove siamo partiti, prima una breve digres-sione su quello che qualche anno fa è stato definito WEB 2.0.

Cos’è il WEB 2.0 è presto detto.

Il Web 2.0 è un termine utilizzato per indicare uno stato di evoluzione del World Wide Web rispetto alla condizio-ne precedente. Si tende a indicare come Web 2.0 l’in-sieme di tutte quelle applicazioni online che permetto-no uno spiccato livello di interazione tra il sito e l’utente (blog, forum, chat, sistemi quali Wikipedia, YouTube, Facebook, Myspace, Twitter, Gmail, Wordpress, TripAd-visor, ecc.)(da Wikipedia.org, definizione di web 2.0)

All’interno di questo contesto sono ormai alcuni anni che sentiamo parlare di termini quali condivisione, open source, social network da cui deriva il concetto di “Social Media”. Sempre Wikipedia dà del termine ingle-se Social Media questa definizione:

“I social media rappresentano fondamentalmente un cambiamento nel modo in cui la gente apprende, legge e condivide informazioni e contenuti. In essi si verifica una fusione tra sociologia e tecnologia che trasforma il monologo (da uno a molti) in dialogo (da molti a molti) e ha luogo una democratizzazione dell’informa-zione che trasforma le persone da fruitori di contenuti ad editori. I social media sono diventati molto popolari perché permettono alle persone di utilizzare il web per stabilire relazioni di tipo personale o lavorativo. I social

L’importanza di condividere, l’importanza di essere connessiNuovo sito web per la Cooperativa Itaca

Online un motore sociale sempre più aggiornato

media vengono definiti anche user-generated content (UGC) o consumer-generated media (CGM).” (da wiki-pedia.org)

Avete presente come funziona Facebook? Ecco. Questo è l’esempio tipico di Social Network con cui siamo abi-tuati ad avere a che fare quotidianamente.Ne esistono anche di tematici, pensati per interessi e passioni diverse, come il mondo professionale (linke-din), gli appassionati di fotografia (flickr) o di lettura (anobii).Sono piattaforme che permettono agli utenti di con-tribuire con contenuti di vario genere, di condividerli, di iniziare nuove discussioni dando vita a dinamiche di comunicazione che un tempo si trovavano soprattutto nelle nostre piazze, nei luoghi di incontro pubblici.

Luca De Biase, giornalista de Il Sole 24 Ore sostiene che in Facebook “ci si scrivono pensieri e notizie, si scambiano curiosità e saluti, messaggi in differita e chat in diretta, foto e video, inviti a eventi e proposte di associazione… è un sistema di comunicazione che promette di tenere le persone al riparo da un eccesso di spam e di aiutarle a collegarsi ad altre persone tanto conosciute da poterle chiamare “amici””. (Luca Conti, Fare business con i social network, ed Hoepli 2011)

Immagini Studio Creta

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Ritornando a noi, tutti questi nuovi “mezzi” ci hanno permesso di ripensare e rivedere il sito Web di Itaca in modo, crediamo, più attuale e soprattutto meno di-spendioso, fatto da non trascurare per una realtà come la nostra che deve sempre fare i conti con le proprie risorse economiche.

www.itaca.coopsoc.it – nuovo!Il nuovo sito di Itaca è basato su elementi esterni che lo rendono una piattaforma di condivisione dove accedere ad altre piattaforme social “economiche”, perché disponibili a titolo gratuito, e “produttive” per-ché in grado di generare stimoli e raccogliere risposte immediate tra gli utenti del sito centrale. Seguendo quest’idea i video sono collegati al canale YouTube di Itaca, le gallerie immagine vengono linkate dalla pagina Flickr, all’interno del profilo Issuu invece sono archiviate le copie in formato digitale de La Gazzetta.

Inoltre, al link “approfondimenti”, vi sono i blog tema-tici che saranno via via sviluppati dai nostri operatori e in particolare il blog relativo alla Legge Basaglia (la legge 180), alle Politiche di Conciliazione e un blog sociale dedicato ai 20 anni della Cooperativa Sociale Itaca, uno spazio dedicato a questo importante tra-guardo dove inseriremo tutti gli eventi e le iniziative che organizzeremo durante il 2012 (anno del Venten-nale).Tra l’altro, il prossimo sarà anche l’Anno Internazionale delle Cooperative, indetto dalle Nazioni Unite per ce-lebrare l’impegno e il contributo a livello globale delle cooperative in materia di sviluppo socio-economico, in particolar modo per la riduzione della povertà, cre-azione di posti di lavoro e integrazione sociale. Una concomitanza che sembra quasi cercata!

Oltre al sito, Itaca non poteva mancare su Facebook, la piattaforma del momento, quella che vede ogni giorno milioni di italiani collegati, e ideale per aggiornare il proprio pubblico con continuità. Qui vengono raccolte anche le vostre opinioni, i commenti e le adesioni alla pagina attraverso il pulsante “mi piace” di tutti coloro che sostengono le attività della cooperativa e soprat-tutto coloro che operano all’interno della cooperativa.

Per chi non fosse esperto di Facebook, sulla sinistra del profilo di Itaca è presente anche un elenco delle pagine che piacciono alla Cooperativa. Sono altre co-operative, riviste, personaggi di pubblico interesse a noi affini, associazioni e istituzioni. Una panoramica del nostro mondo dove trovare nuovi spunti e appro-fondimenti.

Post scriptumAlcune delle definizioni riportate sono state prese da WIkipedia.org, una sorta di enciclopedia multilingue di carattere “cooperativo” (dove le definizioni vengono fornite dagli stessi utenti e solo successivamente veri-ficate da un comitato scientifico). Un esempio di cosa voglia dire fare cooperazione nel web!

ApprofondimentiIl discorso sui social network vi interessa particolar-mente? Ecco di seguito altri link per approfondire l’ar-gomento e per “testare sulla propria pelle” ciò di cui abbiamo parlato in precedenza:

www.mashable.com (in inglese) – il sito di riferi-• mento per il mondo dei social network; qui si pos-sono trovare tutte le novità in merito;www.twitter.com – social network molto interes-• sante, concorrente di Facebook e, al momento, ri-volto “agli smanettoni”;www.linkedin.com – social network dedicato al • mondo del lavoro. Potremmo essere anche qui a pensarci bene!www.soundcloud.com – social network di musi-• cisti. Volete ascoltare musica che non passa così frequentemente in radio o in Tv? Oggi questo è il posto ideale;www.last.fm – idem come sopra (questo in realtà • esiste da molto più tempo);www.plus.google.com – il social network di Google. • C’è chi afferma che presto potrebbe fare paura a Facebook!www.wired.it – se volete un po’ di informazioni sul • mondo del web, questo è da qualche anno un buon posto dove iniziare;www.anobii.com – vi piace leggere? Qui troverete • un sacco di recensioni scritte da persone come noi, ma chissà: magari ci sarà anche qualche importan-te critico letterario!http://www.itaca.coopsoc.it/ - ovviamente il nostro • sito… da cui poter partire!

Comitato di Redazione

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12 La Gazzetta | Novembre 2011EDITORIALE

Roma

Le condizioni di vita e di cura all’in-terno degli Ospedali psichiatrici giudiziari sono attualmente incom-patibili con le disposizioni costi-tuzionali in materia di diritto alla salute, libertà personale e umanità del trattamento. Lo afferma il Se-nato della Repubblica Italiana che lo scorso 27 settembre ha appro-vato la risoluzione numero 6 sugli Ospedali psichiatrici giudiziari.Pur essendo un “importante passo avanti”, Psichiatria Democratica ri-badisce con forza e determinazio-ne che “per il reale superamento di quei tremendi luoghi, resta indispensabile tradurre in atti il progetto/percorso da noi presentato durante l’audizione al Senato (coordi-namento della Conferenza Stato-Regioni): risorse econo-miche certe, regionalizzazione, formazione adeguata del personale, ruolo attivo dei Dsm, applicazione evolutiva delle misure di sicurezza da parte della Magistratura,…”.Un “punto fermo” quello tracciato dal Senato sul futu-ro degli Opg e – pare - l’inizio di una nuova fase nella battaglia per la loro chiusura. Il punto fermo indicato da Psichiatria democratica è un punto “da cui non sarà più possibile prescindere nelle future realizzazioni per la chiusura (è auspicata quella definitiva, ndr) degli Opg”, e “stabilisce che …le condizioni di vita e di cura all’inter-no degli ospedali psichiatrici giudiziari sono attualmente incompatibili con le disposizioni costituzionali in materia di diritto alla salute, libertà personale e umanità del trat-tamento, nonché con la disciplina di livello primario e secondario relativa alla sanità penitenziaria…”.Condizioni talmente gravi davanti alle quali “non saran-no sufficienti, in nessuno degli attuali istituti, interventi, pure necessari in questa fase transitoria, per adeguarli agli standard ospedalieri a livello nazionale e regionale”. Gli Ospedali psichiatrici giudiziari “vanno chiusi” e basta, e congiuntamente vanno attivate con il coinvolgimento delle Regioni “le strutture idonee a realizzare una gestio-ne interamente sanitaria degli internati, con vigilanza, ove necessario, esterna del personale penitenziario”.Psichiatria Democratica rimarca comunque con forza che nessuno degli attuali Opg deve trasformarsi in nuo-vi Ospedali psichiatrici, aboliti, è bene ricordarlo, dalla Legge 180 nel 1978. Dopo la delibera del Senato, l’inter-vento per la chiusura si sposta ora direttamente nel ter-ritorio e a tutti i livelli, politico-amministrativo (Regione, Dap, Enti locali) e sanitario (Dsm) – a partire da quegli Istituti già parzialmente sequestrati dalla Commissione d’inchiesta del Senato stesso (Montelupo Fiorentino e Barcellona Pozzo di Gotto).“Psichiatria Democratica in tutte le sedi riproporrà con forza le sue proposte, che tendono a smantellare definitivamente gli Opg attraverso la creazione di piccole strutture di accoglienza e la definizione di pro-getti personalizzati significativi per l’inclusione sociale

Opg verso quale (ri)soluzione?e lavorativa. Al Governo chie-diamo di fissare la data certa – proseguono da Pd - entro cui deve avvenire la chiusura”.Alle Regioni “rinnoviamo la ri-chiesta di supportare i Dipar-timenti di Salute con risorse umane ed economiche suffi-cienti e durature consentendo così di attivare programmi con-creti a favore degli internati”. Alla Magistratura “chiediamo di adoperarsi da subito per una applicazione evolutiva, di cui già esistono le premesse giuridiche, delle misure di si-

curezza e di contribuire a riformare, come auspicato anche dalla delibera del Senato, l’attuale normativa sull’imputabilità”.

Correva la metà di gennaio quando da Aversa, sede della sesta Assemblea nazionale, il Forum per la Salute Men-tale proponeva strategie per la chiusura degli Opg, pro-muovendo un più deciso ruolo dei Dipartimenti di salute mentale. In quella sede il superamento degli Opg era stato ribadito quale tema prioritario e di grande rilevanza etica e civile “che interroga sulla piena esigibilità del di-ritto di cittadinanza alle persone con sofferenza mentale sancito della legge 180 e sulla qualità dei servizi deputati a prendersene cura”.Anche in quella sede erano state denunciate le condizio-ni di degrado, abbandono, negazione della dignità delle persone che vi sono internate, ma anche l’aberrazione che pretende di assegnare una funzione terapeutica ad un carcere all’interno del quale meccanismi arcaici ren-dono pressoché impossibile uscirne.Nel 2008 il Decreto del Consiglio dei Ministri aveva avvia-to il passaggio di questi istituti dal Ministero di Giustizia a quello della Salute e l’avvicinamento progressivo dei pazienti alle Regioni di residenza. Tra gli ostacoli princi-pali la difficoltà da parte delle Regioni e dei Dipartimenti di Salute Mentale di riconoscere a questi cittadini, ancor-ché responsabili di reati, il diritto alla cura e l’accesso a servizi. “Senza parlare della persistenza di psichiatrie che definiscono, riducono, medicalizzano”.“Le condizioni aberranti in cui versano 1300 nostri concit-tadini, 300 dei quali potrebbero uscirne fin da ora – ave-va affermato il Forum da Aversa -, hanno profondamente scosso i componenti della Commissione d’inchiesta tanto da indurre il sen. Marino e il sen. Saccomanno a portare all’odg questo argomento proprio il venerdì della fiducia (una delle tante, ndr) al Governo Berlusconi.E’ necessario un “impegno governativo per trovare ri-sorse economiche che affianchino quelle di cui dispon-gono i governi regionali per avviare progetti persona-lizzati per la cura e per il ritorno nelle relazioni nella propria comunità”. “Esistono differenze tanto evidenti quanto illuminanti tra le diverse Regioni che dimostrano che politiche sociali e

Da “I Basagliati”(Facebook)

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sanitarie finalizzate alla valorizzazione della persona e all’inclusione sociale producono una formidabile riduzio-ne al ricorso all’Opg. Nel nostro Paese per ogni 100.000 abitanti si contano, in media, 2 internati e ci sono Re-gioni come il Friuli Venezia Giulia dove sono non più di 0,7 per 100.000 e Regioni come la Liguria, la Sardegna, la Campania dove la media supera abbondantemente 3 per 100.000”.Oltre alla denuncia dello scandalo degli Opg, in quei giorni il Forum aveva pigiato sull’acceleratore per so-stenere che con Centri di salute mentale aperti 24 ore, integrazione tra servizi, forte partecipazione innovativa della cooperazione sociale e risorse finalizzate come il progetto terapeutico riabilitativo personalizzato, l’Opg può davvero diventare un ricordo.

A cura di Fabio DELLA PIETRA

Senato della Repubblica – 111 – XVI LEGISLATURA610ª Seduta Assemblea – Allegato A 27 settembre 2011(6-00087) (27 settembre 2011) n. 6 (testo 3)Saccomanno, Bosone, Marino Ignazio, Mascitelli, Bian-coni, Biondelli, Calabrò, Mazzaracchio, Gustavino, Ga-lioto, Antezza Approvata

Il Senato, udite le comunicazioni del Ministro della Giustizia, premesso che le condizioni di vita e di cura all’interno degli ospedali psichiatrici giudiziari (OPG) sono attual-mente incompatibili con le disposizioni costituzionali in materia di diritto alla salute, libertà personale e umanità del trattamento, nonché con la disciplina di livello prima-rio e secondario relativa alla sanità penitenziaria; considerato che nell’ambito della relazione unanime-mente approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul Servizio sanitario nazionale, nel mese di luglio 2011, sono enucleate diverse misure per confor-mare a Costituzione la disciplina e la prassi delle misure di sicurezza per gli infermi di mente autori di reato; preso atto della giurisprudenza della Corte costituzio-nale, a mente della quale le esigenze di tutela della col-lettività non potrebbero mai giustificare misure tali da recare danno, anziché vantaggio, alla salute del pazien-te: e pertanto, ove in concreto la misura coercitiva del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario si rivelasse

La risoluzione del Senato sugli Opgtale da arrecare presumibilmente un danno alla salu-te psichica dell’infermo, non la si potrebbe considerare giustificata nemmeno in nome di tali esigenze; rilevato che la disciplina delle misure di sicurezza per gli infermi di mente autori di reato e` tuttora detta-ta da un testo normativo di epoca pre-costituzionale «caratterizzato da scelte assai risalenti nel tempo e mai riviste alla luce dei principi costituzionali e delle acquisizioni scientifiche» (Corte costituzionale, sen-tenza n. 253/2003);

visto il contenuto dell’ordine del giorno G1.100, accolto dal Governo nel corso della 461a seduta del Senato del 17 novembre 2010 e recan-te, tra l’altro, indicazioni im-pegnative: per la compiuta attuazione del decreto del presidente del Consiglio dei ministri 1º aprile 2008; per l’adozione di misure legislati-ve alternative alla detenzione dei malati psichiatrici negli ospedali psichiatrici giudiziari

nel rispetto della legge n. 180 del 13 maggio 1978; per l’applicazione, nell’intento di giungere al supera-mento di strutture che ritenute sanitarie hanno ancora caratteristiche carcerarie e marginalmente terapeutico-riabilitative, della legge n. 180 del 13 maggio 1978 ai malati psichiatrici autori di reato; ritenuto che le comunicazioni del Ministro riguardanti specificamente gli OPG, nella parte in cui recepiscono sostanzialmente le indicazioni rassegnate dalla Com-missione di inchiesta succitata in sede di relazione all’Assemblea del Senato, possono fornire soluzioni ido-nee alla risoluzione delle problematiche del settore,

www.stopopg.it

Immagini d’archivio Itaca provenienti dall’area Salute Mentale

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le approva in parte qua, e impegna conseguentemente il Governo: ad adotta-re, nel rispetto delle procedure di leale collaborazione con le autonomie territoriali, atti di indirizzo e coordi-namento, ai sensi dell’articolo 3, comma 1, del decreto legislativo n. 230 del 1999, volti a garantire, all’interno degli OPG, interventi urgenti e immediati di revisione ed adeguamento delle dotazioni di personale, dei locali, delle attrezzature, delle apparecchiature e degli arredi sanitari agli standard ospedalieri in vigore a livello na-zionale e regionale;a porre in essere urgentemente ogni necessaria attività istituzionale prodromica al recepimento della riforma della sanità penitenziaria da parte della Regione sici-liana; a dare compiuta attuazione al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1º aprile 2008, nella parte in cui prevede la necessaria realizzazione di tutte le mi-sure e azioni indicate per la tutela della salute men-tale negli Istituti di pena, con particolare riferimento all’attivazione di sezioni organizzate, o reparti, per gli imputati e condannati con infermità psichica sopravve-nuta nel corso della misura detentiva che non comporti l’applicazione provvisoria della misura di sicurezza del ricovero in OPG o l’ordine di ricovero in OPG o in case di cura e custodia; a monitorare in ordine all’attuazione del citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri da parte di tutti gli attori istituzionali coinvolti, con eventuale attivazio-ne dei poteri sostitutivi previsti dall’articolo 120 della Costituzione nei casi di evidente e persistente inattua-zione; nelle more del completo superamento dell’isti-tuto dell’OPG, che resta l’obiettivo da perseguire quale scelta definitiva a regime, a stipulare convenzioni con le Regioni sede di OPG, al fine di individuare strutture idonee ove realizzare una gestione interamente sanitaria dei ricoverati, secondo le esperienze rappresentate da Castiglione delle Stivie-re e dalle strutture e dalle comunità assistenziali ester-ne agli OPG, così da consentire anche una razionalizza-zione nell’utilizzo del personale penitenziario, da adibire esclusivamente alle funzioni proprie e di Istituto;

a porre mano, anche con provvedimento d’urgenza, alla legislazione di settore, valutando l’introduzione dei correttivi di seguito indicati: necessità che la sussisten-za di infermità mentale e connessa pericolosità sociale sia accertata con l’ausilio di un collegio medico-psichia-trico, composto da almeno tre specialisti; necessità che con la pronuncia di proscioglimento penale per infermi-tà psichica sia nominato un amministratore di sostegno con lo specifico incarico di provvedere alle necessità di cura del paziente; abolizione dell’istituto della misura di sicurezza provvisoria e sua sostituzione con la custo-dia cautelare in luogo di cura protetto; introduzione di un principio di proporzionalità tra durata massima della misura di sicurezza e durata della pena prevista per il fatto di reato; introduzione di un onere di specifica motivazione circa l’impossibilita` assoluta del Giudice di disporre, in ossequio al favor libertatis, una misura di sicurezza non custodiale; specificazione dell’obbligo giuridico dei Dipartimenti di salute mentale di prendere in carico gli internati per i quali risulti cessata la condi-zione di pericolosità sociale; a considerare, nella prospettiva ormai non più procrasti-nabile di una complessiva revisione del codice penale, la possibilità di abolire l’istituto della non imputabilità per infermità mentale e dei suoi corollari giuridici, quale e` la misura del ricovero in ospedale psichiatrico giu-diziario, che verrebbe sostituita dall’applicazione della pena, anche detentiva, prevista dalla legge.

Immagini d’archivio Itaca provenienti dall’area Salute Mentale

Vuoi contribuire a La Gazzetta?Invia il tuo articolo, meglio se corredato da immagini in allegato jpg, a: [email protected] oppure al fax 0434 253266. Per informazioni chiama il 348 8721497.Il termine ultimo per il numero di dicembre è venerdì 25 novembre alle ore 9.Ricordo a tutti/e che le immagini a corredo dei vostri articoli NON vanno impaginate all’interno del file word, ma devono essere inviate in allegato jpg (via mail) o consegnate a mano.

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15La Gazzetta | Novembre 2011SPECIALE LuDOPEDAgOgIA

Barcis

Per tre giorni dal 14 al 16 ottobre Barcis è diventata la capitale della “Ludopedagogia”, il metodo fondato da Ariel Castelo che ha contribuito a costruire partecipa-zione e ribellione contro la dittatura in Uruguay. Castelo, che da oltre vent’anni collabora con varie associazioni che nel mondo vogliono costruire percorsi di cittadinan-za attiva, è stato ospite in Valcellina da venerdì – oltre che docente d’eccezione – di una singolare tre gior-ni residenziale di formazione. Organizzata e promossa dalla Cooperativa sociale Itaca, ha visto partecipare una 40ina di operatori della Coop pordenonese provenienti da tutto il Friuli Venezia Giulia e dal Veneto orientale.Dal 2005 la Ludopedagogia è stata importata con gran-de successo in Italia dall’America Latina, dove venne sviluppata per combattere le dittature del continente, a partire dall’Uruguay, arricchendo l’esperienza dell’edu-cazione popolare di Paulo Freire con le potenzialità of-ferte dal gioco.L’evento formativo barciano, allestito all’interno della Casa per ferie San Giovanni, punta sulla strategia di intervento socio-educativo per promuovere una società basata sul rispetto della dignità e della libertà umana,

Razzismo ed esclusione sociale non sono un giocoScuola di Ludopedagogia a BarcisSuccesso per la formazione organizzata dalla Cooperativa Itaca

sulla costruzione della consapevolezza dei diritti umani e sulla capacità di lavorare ad uno sviluppo umano so-stenibile e basato sulla partecipazione.L’obiettivo che si è posto l’area Minori di Itaca con l’or-ganizzazione della “scuola di Ludopedagogia” è forma-re lo staff di tutte le aree produttive per affrontare con uno strumento innovativo (il gioco per persone adulte) alcune delle problematiche più calde a livello europeo quali la partecipazione dei giovani, i problemi relativi all’integrazione delle persone migranti, la violenza di genere, la sfiducia nelle istituzioni, l’apatia rispetto alla possibilità di cittadinanza attiva.Senza dimenticare la volontà di intervenire per modifi-care l’imperante clima di razzismo, xenofobia ed esclu-sione sociale nonché di discriminazione a tutti i livelli che si sta vivendo oggi in Italia, promuovendo lo scam-bio di buone pratiche, la cooperazione ed il lavoro di rete tra organizzazioni e singole persone che lavorano o vogliono lavorare nel settore socio-educativo e che hanno la volontà di implementare metodologie parteci-pative per sperimentare soluzioni innovative ai proble-mi sociali.

Fabio DELLA PIETRA

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16 La Gazzetta | Novembre 2011SPECIALE LuDOPEDAgOgIA

Pordenone

La Ludopedagogia™ è il risultato aperto, non concluso, di una ricerca professionale e politica iniziata trent’anni fa in Uruguay, per costruire partecipazione e restitu-ire potere alla gente nel contesto delle dittature militari dell’America La-tina1.La denominazione “Lu-dopedagogia” si riferisce a due componenti strate-giche della metodologia:Ludica, ovvero una zona, un territorio, una parte del fenomeno umano dell’essere, del sentire e del fare in cui è possibile costruire tra realtà e non-realtà, un altro luogo spazio-temporale, in cui l’impossibile diventa possibile, una zona di transizione dalla quale si può guardare e re-inventare la realtà, attribuen-dole diversi sensi e significati, un terreno di gioco insomma.Pedagogia, ovvero un campo del sapere che ha come oggetto principale la conoscenza, laddove per cono-scenza intendiamo la possibilità di conoscere le con-dizioni della realtà soggettiva ed oggettiva, conside-rando quale attore chiave della conoscenza il sogget-to (individuale e collettivo) che conosce, nel gioco trasversale di apprendere per trasformare.2

Tutto ha inizio tra il 1973 e il 1985, periodo delle dittature civil-militari del Piano Condor nel Cono Sud, quando, in Uruguay, un gruppo di studenti universi-tari di Educazione fisica dà vita ad un movimento au-togestito ed indipendente, chiamato El B.A.R.B.A.S. (il nome allude alla “barba” che il regime dittatoria-le vietava di portare perché segno inconfutabile di rivendicazione e ribellione), che aveva l’obiettivo di contribuire alla ricostruzione democratica del Paese.Attraverso la creazione di una squadra di calcio che consentiva l’incontro di più di tre persone per gli al-lenamenti (circostanza altrimenti vietata dal regime), El B.A.R.B.A.S. inizia a giocare alla resistenza, laddo-ve era “proibita qualsiasi attività realizzata con fini di agitazione diretta a violare le norme che proibiscono di attentare contro la sicurezza dello Stato o contro l’ordine interno”. La squadra perde tutte le partite, ma ha molti fan. Gli allenamenti sono in realtà riunioni di strategia ludico-politica-pedagogica che coinvolgono tanti giovani in studi e ricerche su pratiche educative corporali, intel-

1 http://www.lebarbedellagioconda.it/ludorigine.html2 http://www.lebarbedellagioconda.it/img/download/BASE_METODOLOGIA.pdf

Cosa sarà mai questa Ludopedagogialettuali ed artistiche con il teatro, le letture proibite (Marx, Engels, Freire), la murga, i laboratori di gioco su temi tabù: la sessualità, l’handicap, la libertà di espressione.Sono riunioni politiche in cui l’amicizia e lo scambio sono inscindibili dall’ela-borazione di una pedago-gia critica impegnata per la trasformazione della coscienza individuale e collettiva. Sono riunioni strategiche in cui si spe-rimenta e si allena la ca-

pacità di ascoltare, analizzare, reinventare la politica, basandola sul rispetto ed il riconoscimento delle po-tenzialità di corpo, emozioni e relazioni, rifiutando di rassegnarsi a lottare con le stesse armi del nemico. Sono riunioni pratiche per elaborare stratagemmi per far ridere la gente e, facendo ridere sul sistema, pro-vocare la voglia di partecipare e prender parte ad un movimento di resistenza attiva.[…] Nel 1989, a quattro anni dalla ripresa del pro-cesso democratico in Uruguay, con un nuovo sce-nario socio-politico, l’esperienza di resistenza civile del collettivo continua costituendo il Centro di Ricer-ca e Formazione La Mancha, una associazione che vuole coniugare i principi etico-ideologici e storici dei movimenti popolari (di operai, studenti, contadini, braccianti, professionisti, intellettuali) con pratiche e forme di resistenza e lotta creativamente innovatrici, poiché prendono in considerazione aspetti dimenti-cati da quegli stessi attori sociali: la dimensione so-cio-affettiva, il vincolo e la soggettività, la corporeità, l’allegria e il piacere.La Ludopedagogia quindi, grazie a La Mancha, na-sce e si sviluppa aprendo nuovi percorsi all’impegno di Freire per formulare la pedagogia della speranza, motore primo per la trasformazione sociale e il cam-biamento delle condizioni di vita di chi è escluso dal potere socio-politico ed economico. La pedagogia di Freire propone non solo di conoscere, ma anche di trasformare la realtà. Ariel Castelo e gli altri fonda-tori del gruppo B.A.R.B.A.S. e del Centro La Mancha danno inizio ad un metodo per cui “conoscere per trasformare” è una modalità di lotta che si rafforza grazie ad un’altra strategia di costruzione della par-tecipazione e produzione del sapere, ovvero: “gioca-re per conoscere”.Giocare infatti permette di conoscere e conoscersi in modo diverso, di sperimentare nuove o nascoste mo-dalità di essere e di relazionarsi, in un contesto in cui le conseguenze sono ridimensionate ad episodi si-gnificativi ma non marcanti. Si può sbagliare e si può riprovare, si può sbagliare e dallo sbaglio possono

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nascere riflessioni importanti per tutti; può nascere una nuova regola, una nuova modalità di azione, che arricchisce tutti. Il gioco che fonda la Ludopedagogia è liberatore: a differenza del gioco dominante, che distrae e non dà fastidio a nessuno, e a differenza del gioco resistente, che aiuta a stare bene e a soprav-vivere come individui, il gioco liberatore genera inci-denza sociale, culturale e politica. Non solo perché contribuisce all’organizzazione di gruppo e comunità, ma anche e soprattutto perché trasforma le relazioni di potere.Il lavoro che il Centro la Mancha in vent’anni ha este-so a tutto il continente americano ed in altri paesi, tra cui l’Italia, rivendica il valore sociale, culturale e politico del fenomeno ludico. Per troppo tempo la politica ha negato il valore o addirittura temuto e represso la dimensione socio-affettiva, l’importanza della relazione, della soggettività, della corporeità, dell’allegria e del piacere, privilegiando invece la lo-gica del sacrificio, del merito competitivo, della razio-nalità svincolata dalle emozioni.C’è una differenza sostanziale tra la partecipazione intesa come possibilità di informarsi ed esprimersi e la partecipazione praticata sul territorio, quotidiana-mente, a partire dai bisogni e dai desideri. C’è una differenza sostanziale tra consentire di “giocare a fare politica” e riconoscere il diritto e la necessità, per cambiare le cose, di “giocare con la politica”.Durante la dittatura i componenti del collettivo BAR-BAS si sono giocati la vita per permettere a tutti di giocare con la politica; il Centro La Mancha, con la

Rete Latinoamericana di Gioco - ReLaJo, tra cui l’as-sociazione “Le Barbe della Gioconda”, non vuole ri-tagliare spazi al gioco; vuole riscattarlo quale riserva inesauribile e sempre vergine di conoscenza e potere reale, quale importante strumento didattico e meto-dologico per creare e rafforzare tanto la consapevo-lezza e la professionalità del lavoro sociale quanto i processi di organizzazione popolare e comunitaria3.

3 A. Castelo, D. Pezzano, V. Pescetti, Giocare con la po-litica, in «Loop», a. 2010, n.9, agosto 2010, p. 110.

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Pordenone

E’ nell’ottobre 2009 che Itaca per la prima volta annusa ed assaggia un po’ di Ludopeda-gogia. L’occasione si presenta in una fase particolare, affron-tata dall’area Minori: l’entrata in campo di un nuovo respon-sabile di settore, che si lancia con entusiasmo nella sfida di ristrutturare e riorganizzare quel complesso contenitore ge-stionale, dedicato ai servizi ai minori; la presenza di un grup-po di coordinatori bisognosi di azioni forti, capaci di riattivare l’assopito senso di squadra e la voglia di riprovare a sognare insieme; il contatto con l’asso-ciazione “ Le barbe della Gio-conda”, animata dall’intento di importare il metodo della Ludo-pedagogia dall’America Latina, dove è nato, in Italia.Queste le premesse che hanno portato alla sperimen-tazione del laboratorio “Diamoci un taglio!”, tenuto a Barcis il 16 ottobre 2009. Un’esperienza travolgente, che per un’intera giornata ha coinvolto i coordinatori dell’area Minori in giochi di presentazione di sé, in giochi di fiducia e cooperazione, di estremo impatto sul piano personale, per la capacità che li connotava di far misurare i partecipanti con le proprie resisten-ze individuali e con quelle barriere difensive, con le quali ognuno, inevitabilmente, si protegge. Da quella giornata ne siamo usciti in preda ad un vortice di emozioni anche contrastanti, ma con la percezione di quanto esperienze di quel tipo influissero positi-vamente nel creare vicinanza ed allineamento emo-tivo.Nel giugno 2010, in collaborazione con l’associazione “Le Barbe della Gioconda”, è stata organizzata a Bar-cis una Scuola estiva sul metodo, alla quale hanno partecipato 4 operatori dell’area Minori, unitamente a molti esterni, con il desiderio di godere di quell’op-portunità per capirne natura, potenzialità e possibili contaminazioni con la realtà di Itaca.

E’ proprio grazie all’entusiasmo e alla motivazione di alcune di queste persone, che hanno avuto modo di approcciarsi alla Ludopedagogia che si è insinuata, nell’area Minori, l’idea di inserire all’interno del piano di formazione 2011 un laboratorio residenziale, che si è appunto concretizzato in quel di Barcis, tra il 14 ed il 16 ottobre scorso. Congiunzioni astrali favore-voli hanno portato alla realizzazione e piena riuscita di questa esperienza:l’arrivo dall’Uruguay in Italia di Ariel Castelo, fonda-

Itaca-Ludopedagogia: contatti extra-ordinaritore del metodo; la disponibili-tà della Casa per ferie di Barcis, che si è rivelata un appoggio perfetto per lo svolgimento del-le attività e per la condivisione della quotidianità, in un’ottica di valorizzazione della dimen-sione comunitaria;l’idea di rivolgere la possibili-tà di iscrizione alla formazione all’interno di tutto “il magico mondo di Itaca”, nella convin-zione che un’offerta di questo tipo, se orientata trasversal-mente a tutte le aree produt-tive, avrebbe potuto rappre-sentare una chance per dare slancio alla motivazione di al-cuni operatori e per dare spinta propulsiva a quel contagio dal quale è inevitabile venga preso chi vive esperienze coinvolgen-ti ed intense come questa;l’ottima risposta riscossa dalla

proposta che ha portato alla raccolta di 40 adesioni, da parte di soci di età diverse, provenienti da servizi e territori diversi, dediti a mansioni diverse, ma tutti accomunati dall’accettazione della medesima sfida: mettersi in gioco, accettando di misurarsi con i propri limiti, le proprie rigidità ed imbarazzi.un’attività programmata nel dettaglio e con maestria dai due docenti Ariel e Isadora, connotata da un’esca-lation di esperienze ludiche fuori dal comune, capaci di attivare un crescendo di vibrazioni interiori;una programmazione della proposta che ha riguar-dato anche i momenti conviviali, serali e fino a notte avanzata, di indubbio valore per l’atmosfera di com-plicità e lo stimolo alla cooperazione che ha solleci-tato tra tutti.

Questi gli indispensabili ingredienti che hanno fatto la differenza in quel weekend di formazione e che ne hanno garantito la soddisfazione generalizzata, anche da parte dei più barricati e perplessi, dinnan-zi alle proposte. La nostalgia che già dondolava tra diversi di noi al momento degli abbracci e dei saluti finali, ma anche l’entusiasmo, la carica e le idee che aleggiavano dintorno al lago, sono stati dei buoni in-dicatori di quanto l’esperienza sia stata centrata e fruttuosa.Oggi c’è in Itaca un buon gruppo di soci che sa cos’è la Ludopedagogia, che ha sperimentato la capacità che ha di smuovere e creare cambiamento e che for-se comincia ad immaginare scenari, di possibile speri-mentazione del binomio Itaca-Ludopedagogia. Scor-rono, dinnanzi ai miei occhi, le immagini dei colleghi che con me hanno partecipato al percorso offerto e mi pare di intravedere chi si focalizza sull’utilità del

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Barcis

Sandra VenierInfermiera professionale, Cjase San GjalMi è stato chiesto di scrivere perché ho scelto di partecipare al corso di Ludopedagogia. Farei fatica a spiegare cosa mi ha colpito in quel volantino dal tema “Oper-attore, Oper-autore”, ma ho sentito na-scere un profondo senso di curiosità nei confronti della Ludopedagogia e dei temi affrontati.Cosi eccomi a Barcis, un venerdì mattina, un po’ smarrita dalla quantità di persone presenti e dall’ac-coglienza insolita che apre questo corso e dà il La ad un week end alla scoperta di un altro lato di me stes-sa e di un lato sconosciuto del concetto di gruppo.Abbiamo iniziato a giocare (e quanto!), ridere, canta-re. Ci siamo salutati in tanti modi, abbracciati, mas-saggiati, tutto questo per arrivare alle sette di sera completamento spossati ma per quanto mi riguarda-va felice. Un pensiero si stava insinuando nella mia mente: “Caspita, stamattina non ci conoscevamo e stasera siamo già un gruppo capace di funzionare insieme!”. Più procedeva il corso, più forte tornava questo pensiero. Chiuse le ore di corso, negli spazi di vita in comune nascevano già le prime simpatie (e antipatie), ma di ritorno nel gruppo si riusciva, senza nessuno sforzo, ad interagire con qualunque persona presente. Nel giro di una giornata e mezza, c’era un gruppo nel quale non c’era giudizio e dove si poteva far affida-mento su tutti i membri indistintamente.Questa scoperta mi ha lasciato stupita ed allo stesso tempo perplessa. Continuavo a pensare al potenziale della metodologia applicata ad un’equipe, alla possi-bilità di lavorare bene anche con persone con le quali non ci si sente in sintonia.È arrivata domenica pomeriggio ed è stato diffici-le separarmi del gruppo cosciente di aver condivi-so un’esperienza unica, che ti fa ritornare alla vita quotidiana forse non proprio cambiata, ma di certo

Le voci di chi la Ludopedagogia l’ha abbracciatacon la consapevolezza che si può lavorare insieme in maniera più serena e proficua. E quando si lavora per una Cooperativa, vi sembra poco?

Davide PetreccaEducatore area Minori, ambito di PordenoneQuando mi è arrivata la mail con il volantino del cor-so mi sono stropicciato gli occhi per capire se avevo letto bene, non potevo credere ai miei occhi, la Coo-perativa sociale Itaca offre tre giorni di vitto e allog-gio gratis a dei miseri operatori come noi?! Gratis?Ho letto bene? Non è che poi devo comprare un set di pentole o un’enciclopedia da 84 volumi? Controllo meglio anche le scritte minuscole a piè di pagina, è lì che si annidano le fregature… No no, sembra tutto vero. Pazzesco, ci devo andare.Solo qualche settimana dopo ho finito di leggere il volantino… “Oper-Attore, Oper-Autore”… “Oper-Atto-re, Oper-Autore”… “Oper-Attore, Oper-Autore”…Ok, non me ne può fregare di meno, non ci vado.Poi qualche telefonata con socie amiche e soprat-tutto la certezza che un’occasione del genere (chia-ramente mi riferisco al mangiare e dormire a spese di Itaca) non mi capiterà più mi hanno convinto ad iscrivermi.Mi sono avvicinato alla partenza con la crescente convinzione che sarebbe stato molto divertente pas-sare tre giorni in una grande casa con tanta gente, una specie di gita scolastica senza i prof che rompo-no le scatole; parallelamente a questa, un’altra con-vinzione si faceva largo nella mia testa: abbracciare e massaggiare estranei non mi piace, lo detesto e, ove possibile, eviterò di farlo.Non era scetticismo rispetto alla Ludopedagogia, per carità, il mio era scetticismo su quanto io fossi adatto alla disciplina (un po’ come lo scetticismo della per-sona tetraplegica di fronte al freeclimbing).Nonostante ciò ero anche certo di un fatto molto semplice: sarei un presuntuoso se pensassi di non aver bisogno di un qualsiasi corso di formazione.

metodo per lavorare su di sé, sulle proprie resisten-ze, sui propri preconcetti, in una progressione di con-sapevolezza circa risorse e limiti di sé e degli altri. Ma c’è anche chi si figura di poterlo applicare all’interno della propria equipe di lavoro, come strumento per facilitare il senso di squadra e di corresponsabilità, per risolvere i conflitti interni, per creare vicinanza ed orientamento verso obiettivi comuni. E c’è anche il gruppo dei lungimiranti, che ha percepito il potere trasformatore del gioco e sogna che questa silenzio-sa capacità di creare coinvolgimento e partecipazio-ne, propria della Ludopedagogia, diventi patrimonio, al quale Itaca attinga per nutrirsi e per nutrire i con-testi comunitari nei quali opera.

Samantha MARCON

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I tre giorni sono filati via molto velocemente, pure troppo; come al solito le aspettative si sono rivelate molto più catastrofiche della realtà, l’atmosfera ge-nerale era rilassata e molto, molto piacevole. Alcuni esercizi si sono rivelati effettivamente durissimi al limite dello sgradevole ma calati in quel contesto, in quei tre giorni e in quella casa, rientravano in un ciclo naturale di gioco e conoscenza di se stessi che anche un antisociale come me poteva tollerare.Le “teorizzazioni” di Ariel erano preziose iniezioni di concetti senza le quali questa esperienza sarebbe stata semplice gioco; certo, il tessuto sociale che ha partorito quei concetti non è esattamente il nostro attuale (più o meno in quegli anni nel Sud e Centro America c’erano il Che, i sandinisti, Sendero Lumi-noso eccetera, noi ora qui cosa abbiamo? Un deser-to…) però come educatori è nostro dovere prioritario credere alla possibilità di un cambiamento e fornire alle persone con cui entriamo in contatto i mezzi per poterlo attuare.La domenica pomeriggio sono tornato a casa con quell’allegria/malinconia tipiche della fine di una gita, con la voglia di rifare un’esperienza del genere (no-nostante i massaggi, le danze e gli abbracci) e con la conferma della validità delle due leggi fondamentali che da anni mi sono dato come operatore sociale: se ti prendi troppo sul serio, se non sai ridere di te stesso devi assolutamente cambiare mestiere, e se dentro quelle risate e quel divertimento non ci infili dei contenuti allora sei solo un semplice animatore da villaggio vacanze.

Marylin Della ValentinaAssistente-animatrice presso la Casa albergo per Anziani di CimolaisMi sono iscritta a questo corso quasi per caso, spinta dalla curiosità e dalla mia coordinatrice. Nei giorni precedenti l’inizio del laboratorio continuavo a leg-gere e rileggere il programma, dove veniva riportato tra le altre informazioni, anche l’elenco delle cose da portare con sé e tra le varie c’era “voglia di giocare”: questo mi faceva presupporre che come minimo mi sarei divertita.Il primo giorno ho affrontato “l’impatto” con questa realtà con un po’ di imbarazzo, la maggior parte delle persone che con me partecipavano a questo labora-torio non le conoscevo, ma sin dai primi momenti mi sono dovuta “confrontare” con loro.Queste persone sono diventate poi miei compagni, compagni di un’esperienza meravigliosa, nella quale c’era sì il gioco, ma il gioco era lo strumento per ar-rivare ad un qualcosa di più profondo, che ci ha spo-gliati pian piano della corazza che, chi più chi meno, si portava addosso, vuoi per la vita o per il lavoro.Eravamo tutti bambini un po’ cresciuti con la voglia di esprimere la nostra personalità, potevamo fidarci l’uno dell’altro perché consapevoli di far parte tutti della stessa barca.In quei giorni ho abbracciato, baciato, coccolato per-sone delle quali ancora non ricordavo il nome, di loro mi sono fidata, a loro ho raccontato la mia vita, di loro ho avuto rispetto, assieme a loro ho riflettuto su questo mondo che spesso “gira storto” e con tut-

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ti loro mi sono divertita un sacco.Di questa esperienza, ol-tre ai bei ricordi, mi sono portata a casa una buona ricarica di energia positiva, alcune delle attività svolte le ho messe nel program-ma di animazione nella struttura dove lavoro come animatrice e mi stanno aiutando ad approcciarmi meglio con le persone re-sidenti.Anche per la mia vita per-sonale questo corso mi ha lasciato una nuova consa-pevolezza del mio corpo e della mia mente.Spero che la Ludopedagogia possa diffondersi e con-tagiare più persone possibile, la vedrei anche come mezzo per rafforzare la sintonia per chi lavora in equipe e sono certa che, se si diffondesse nel mon-do, attraverso essa tante cose potrebbero migliorare, perché saranno le persone a migliorare.

Stefania De MarcoCoordinatrice Servizio domiciliare anziani SacileQuando mi è stata inoltrata la mail con il program-ma del corso di Ludopedagogia a Barcis, ammetto di averla letta, inizialmente, con un po’ di disinteres-se. Forse la mia poca motivazione iniziale era dovuta al fatto che ho sempre pensato alla Ludopedagogia come a qualcosa legato in modo privilegiato al mon-do dell’infanzia e quindi, in questo preciso momento, non lo vedevo molto attinente al mio ruolo.Due giorni più tardi, mi sono scoperta però ancora interessata a quel corso e così ho letto nuovamente il programma andando a scoprire il sito internet “Le Barbe della Gioconda”: mi sono resa conto che non si proponeva qualcosa di riservato esclusivamente al settore dell’infanzia e alla metodologia con i più pic-coli, ma si avanzava l’idea di un metodo per costru-ire partecipazione e restituire potere e capacità alle persone, e dato che personalmente ho bisogno di imparare a comunicare di più con le altre persone e anche con me stessa, mi sono convinta a partecipare e mi sono iscritta.L’inizio è stato un po’ imbarazzante, non conosce-vo quasi nessuno e la consapevolezza di non sapere cosa mi aspettasse mi agitava un po’.Devo ammettere però che, dopo un primo momento di incertezza iniziale, le cose sono migliorate, anche perché la bellezza di questa esperienza è che da su-bito siamo stati messi tutti sullo stesso piano, tutti avevamo un buffo cappello in testa e tutti abbiamo fatto le stesse cose, gli stessi giochi.Le attività proposte e i giochi fatti insieme sono stati davvero tanti, faccio fatica a ricordarli tutti. Non pos-so dire di aver partecipato sempre e comunque total-mente rilassata e a mio agio, alcune volte non capivo immediatamente il senso di alcune attività, oppure

di ciò che ci facevano scrivere e poi appendere al nostro cappello. Posso dire che tutto il corso è stato una scoperta gra-duale, una scoperta che ha riguardato soprattutto me stessa, perché sono tornata a casa con molte domande e molti pensieri, sul mio rapporto con gli altri, sul mio lavoro e su di me. Barcis è stata davvero una bella esperienza, piena di significato e credo che chi non la prova in prima

persona non possa veramente capire cosa ti porta a vivere. Forse sono partita prevenuta, dubbiosa, imbarazza-ta, ma ora posso dire che questa esperienza mi ha davvero lasciato il segno.

Roberto PestrinEducatore area Minori, ambito di LatisanaChe ci facevo a Barcis? Ho deciso di partecipare di mia spontanea volontà, curioso e consapevole di quello che sarei andato a provare. Esperienze passate mi suggerivano che, fondamentalmente, mi sarei diver-tito... ed è stato così! Inoltre c’è un secondo motivo che mi ha spinto a partecipare: negli ultimi anni il gioco sta occupando una parte importante della mia vita, in particolar modo della mia vita lavorativa. A tal proposito ho considerato importante e fondamentale vivere questa esperienza al fine di elaborare strategie e concetti utili alla diffusione della cultura ludica.Per mia natura ed esperienza, ho la tendenza a svuo-tarmi poco prima di una nuova avventura ponendo-mi come una spugna secca, avida di assorbire cose nuove senza se e senza ma… curioso di vedere l’ef-fetto che fa... su di me e sugli altri. Inutile dire che sono stati tre giorni memorabili ed intensi che mi sono goduto fino in fondo. Le sensazioni più belle sono arrivate l’ultima sera quando mi sono sorpre-so ad ammirare abilità, estro e capacità di persone che non avrei immaginato. Tolte le maschere, tolte le strutture, le persone sono come sbocciate, libere di esprimersi, consapevoli che non ci sarebbe stato giudizio ma solo accoglienza... e il risultato è stato una Figata!Il rientro a casa è stato poi un po’ rocambolesco con-siderando anche che, io e il mio collega, abbiamo toccato i 60 km orari in autostrada a causa di una “ridarola” molesta che non ci consentiva di avere un’adeguata soglia di attenzione... Detto ciò, quello che mi sono portato a casa di sostanziale è l’accre-sciuta consapevolezza che la cultura del gioco è una cosa incredibilmente importante da coltivare e da dif-fondere. Dico “incredibilmente” perché, nel comune pensare, è difficile immaginare che le attività ludiche siano in grado di coinvolgere tutti quegli aspetti che

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rendono l’essere umano veramente tale.Colgo l’occasione per salutare tutti coloro che erano lassù...

Nicola BonavoltaEducatore area Minori, ambito di Maniago-Spilimbergo“Oh Nik, sono stata ad un corso meraviglioso! Pensa, tutte le attività della giornata erano come dei gran-di giochi, cene e pranzi compresi! Non mi sono mai divertita così tanto… Hai mai mangiato la pasta con le mani? Una cosa così tu la devi provare assoluta-mente!”.Con queste parole un anno fa, Chiara mi presentava per la prima volta la Ludopedagogia ed era difficile non rimanere incuriositi. Dunque, provare per cre-dere! Ed eccomi catapultato a Barcis con altre 40 persone, incuriosito, “affamato” e pronto a mettermi in gioco. Devo dire che l’inizio delle attività è stato un po’ imbarazzante: “costretto” ad abbracciare e mas-saggiare la testa (o piedi, mani, colli…) a dei perfetti sconosciuti! Poi però la tensione è calata e l’imba-razzo ha lasciato il posto alla curiosità, alla voglia di conoscere le altre persone e soprattutto cercare di capire in quale strano viaggio ci saremmo imbattuti.È stato un viaggio forte, emozionante, divertente, allegro, profondo, toccante, illuminante e mille altre parole non basterebbero a descriverlo…Come Virgilio con Dante, Ariel e Isadora ci hanno accompagnato lungo un ben meditato percorso alla

riscoperta dell’individuo, dell’essere umano in quanto tale, spogliato da etichette o ruoli di ogni giorno.Ri-Scoperta dell’essere “esseri umani” che come tali vivono assieme in società e insieme possono fare tanto: superare sfide e difficoltà, divertirsi e ridere a perdifiato, vivere assieme e liberi.Sembra un trattato di filosofia o il risultato di una terapia di gruppo, ma la Ludopedagogia non è nulla di così complicato. È semplicità! È riscoprire la sem-plicità delle cose, dei rapporti con gli altri, il fermarsi ad ascoltare noi stessi, pensare all’adesso, non solo al prima o al dopo.Per me questo “viaggio” ha portato a riscoprire la na-turalezza delle cose semplici, scoprire che ogni per-sona ha dentro di sé un potenziale enorme e magni-fico pronto a uscire, ma che rimane sempre chiuso nella quotidianità…Grazie al gioco e alle sue regole, queste potenzialità sono venute fuori ed è quasi fastidioso accorgersi che quei giochi erano molto simili alla realtà di ogni giorno e che basterebbe davvero poco per “vivere meglio”.Bene, potrei andare avanti ancora a lungo ripensan-do alle emozioni, ai pensieri vissuti in quei tre giorni assieme a persone magnifiche, ma voglio lasciarvi un po’ di curiosità, con la certezza che, come disse il mio amico Arturo: “Condividere sogni ed un bicchiere di rosso è sempre una bella opportunità”. Gracias a todos.

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Mantova, 12 ottobre 2011

L’elaborazione della Commis-sione Marino intorno al tema degli ospedali psichiatrici giu-diziari si stacca nettamente per la qualità, lo spessore e la complessità dell’approc-cio sullo sfondo del dilagare dell’antipolitica e del disprez-zo nei confronti della “casta”. Nel corso di quest’anno un ramo del Parlamento, il Sena-to della Repubblica, si è oc-cupato due volte in specifiche sedute della questione degli ospedali psichiatrici giudiziari: la prima il 30 luglio nel-le sede della Commissione di inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del servizio sanitario nazionale presieduta da Ignazio Marino per discutere della Relazione sulle condizioni di vita e di cura all’interno degli ospedali psi-chiatrici giudiziari, (relatori Michele Saccomanno e Da-niele Bosone); la seconda il 27 settembre in Aula, sulle Comunicazioni del Ministro della Giustizia sul sistema carcerario e sui problemi della giustizia - proposte di risoluzione. Nelle due occasioni sono stati votati docu-menti votati a larga maggioranza o all’unanimità, come nel caso della relazione Saccomanno-Bosone. Mi pare sia la prima volta, da quando c’è il Parlamen-to repubblicano che si discute formalmente di ospedali psichiatrici giudiziari. E solo questo, al di là del merito del problema, costituirebbe motivo di riconoscimento e onore per il lavoro condotto dalla commissione Marino che ha squarciato il velo su un dramma nazionale a lun-go rimasto nascosto. Ma anche i testi votati meritano una valutazione attenta.

La Relazione sulle condizioni di vita e di cura all’interno degli ospedali psichiatrici giudiziari ha denunciato:- gravi e inaccettabili carenze strutturali e igienico-sa-nitarie in tutti gli Opg, salvo quello di Castiglione delle Stiviere e, in parte, quello di Napoli;- un assetto strutturale in tutti “totalmente diverso da quello riscontrabile nei servizi psichiatrici italiani”;- una disponibilità di competenze mediche specialisti-che “globalmente insufficienti in tutti gli Opg rispetto ai numeri dei pazienti in carico”;- la pratica delle contenzioni fisiche e ambientali che “lasciano intravedere pratiche cliniche inadeguate e, in alcuni casi, lesive della dignità della persona”, nonché “la mancanza di puntuale documentazione degli atti contenitivi”; proposto:- l’introduzione di una organizzazione dell’assistenza sanitaria “conforme ai Piani sanitari regionali della sa-lute mentale delle regioni sede di Opg” e che faccia riferimento “alla legislazione nazionale e alle linee gui-

Squarciato il velo su un dramma nazionaleda nazionali in materia di cura e riabilitazione della patologia mentale”;- sia data piena attuazione al Dpcm 1° aprile 2008, in particolare l’allestimento “di reparti specifici di osservazio-ne psichiatrica e per minorati psichici […] nell’ambito degli istituti penitenziari ordinari”;- “un più stretto raccordo tra magistratura e servizi psichia-trici territoriali” per dare se-guito alla giurisprudenza della Corte Costituzionale”. A tale riguardo si annota che “in una

psichiatria coerente con le proprie finalità istituzionali non dovrebbero ricercarsi recinzioni più forti nei luoghi di cura e di recupero psicosociale”;- l’adozione dei poteri sostitutivi di cui all’art. 120 della Costituzione per le Regioni inadempienti.

La Relazione Saccomanno-Bosone si è soffermata, de-dicandovi un intero paragrafo, sulla pratica delle con-tenzioni che riguarda tutti gli Opg, escluso quello di Aversa, per giudicarla comunque evitabile, né legittima né giustificata in sede di applicazione della misura di sicurezza, comunque antiterapeutica. Successivamente ha affrontato le “Linee per una riforma legislativa della psichiatria giudiziaria” proponendo un “ripensamento complessivo dell’istituto della non imputabilità e di tutti i suoi perniciosi corollari”:

- Gli interventi di prevenzione, cura e riabilitazione dei pazienti autori di reato dovrebbero essere attuati dai Centri di salute mentale;- L’infermità mentale accertata non comporta la pre-sunzione di pericolosità sociale;- La pronuncia del proscioglimento penale per infermità psichica comporti la nomina di un amministratore di sostegno “con specifico incarico di provvedere alle ne-cessità di cura del paziente”.

Il 27 settembre scorso il dibattito in Aula sulle Comuni-cazioni del Ministro della Giustizia sul sistema carcerario e sui problemi della giustizia - proposte di risoluzione si è concluso con la votazione, a larghissima maggioranza di alcune risoluzioni di cui segnalo le parti approvate che riguardano la condizione degli ospedali psichiatrici giudiziari:1.La risoluzione Centaro e altri ha impegnato il Governo ad attuare la “predisposizione di un sistema permanen-te di controllo sui servizi di assistenza sanitaria eroga-ti ai detenuti, al fine di monitorarne l’andamento e di verificarne l’impatto in termini assistenziali e finanziari sulle strutture sanitarie territoriali di riferimento, ivi in-clusi gli ospedali psichiatrici giudiziari, nonché adegua-mento, mediante una conseguente iniziativa d’intesa

Franco Basaglia (Facebook)

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con le Regioni, degli standard della sanità carceraria a quella ordinaria, adottando le misure previste dall’ordinamento nei confronti della Regione siciliana per il mancato recepimento della normativa in materia;

1.b. La risoluzione Bruno e altri per la parte che sollecita a “va-lutare l’istituzione di un Garante nazionale per i diritti delle per-sone detenute” e, aggiungerei “internate;1.c. La risoluzione Saccoman-no e altri che “nelle more del completo superamento dell’istituto dell’Opg, che resta l’obiettivo da perseguire quale scelta definitiva a regime”, ha impegnato il Gover-no a recepire le indicazioni della Commissione Marino compreso l’obbligo giuridico dei Dipartimenti di salute mentale di prendere in carico gli internati per i quali risulti cessata la condizione di pericolosità sociale; e a considerare, nella prospettiva ormai non più procrasti-nabile di una complessiva revisione del codice penale, la possibilità di abolire l’istituto della non imputabilità per infermità mentale e dei suoi corollari giuridici, quale è la misura del ricovero in ospedale psichiatrico giu-diziario, che verrebbe sostituita dall’applicazione della pena, anche detentiva, prevista dalla legge.

Note

Prima di qualsiasi altra considerazione va dato ricono-scimento al coraggio e alla radicalità con cui la Com-missione Marino ha posto su nuovi binari l’insieme della complessa questione che mai in precedenza era stata affrontata con determinazione: si pensi solo a come è trattato il tema della imputabilità, tema che era sta-to di fatti eluso dalle commissioni che nelle legislature precedenti si erano occupate della riforma del Codice Penale. Se si aggiunge che le conclusioni sono state adottate a larga maggioranza dai Senatori, si può ap-prezzare l’efficacia del lavoro svolto anche in termini di promozione e allargamento del consenso, aspetto non secondario in democrazia.

Invece, punti di incertezza e affanno si colgono nelle proposte sul da farsi “nelle more del completo supe-ramento dell’istituto dell’Opg, che resta l’obiettivo da perseguire quale scelta definitiva a regime”. In termini generali va riconosciuto che molte delle difficoltà della Commissione nascono dalla scarsità di esperienze del “fare a meno dell’Opg”, dal mancato recepimento del-la giurisprudenza della Corte Costituzionale da parte del Parlamento, ma anche da parte della Magistratura per non parlare dei Dipartimenti di salute mentale. La relazione sembra proporre da una parte un mo-dello che rimanda all’Opg di Castiglione delle Stiviere (una sorta di Opg senza la g) e dall’altra all’allesti-mento di strutture residenziali pubbliche di ricovero

alternative all’internamento in Opg, di non più di 15 posti letto ciascuna “divise per distinti gradi di pericolosità sociale, cui corri-spondono evidentemente diversi livelli di intensità assistenziale” “per l’esecuzione dei piani di trattamento sanitario redatti dai periti curati dagli amministratori di sostegno per tutta la durata dell’incarico”.Un ospedale psichiatrico (senza la g di giudiziario) dedicato e ge-stito dal servizio sanitario regio-nale è in contraddizione con le

pratiche assistenziali dei servizi di salute mentale né può essere giustificato dalla considerazione che gran parte dei “rei folli” è nota ai servizi territoriali che sa-rebbero quindi incapaci di gestire persone “pericolo-se” e per questo meno “bravi” degli operatori della psichiatria penitenziaria o giudiziaria, come taluno pensa in Lombardia e a Mantova. Qui si ripropone la stessa discussione aperta circa il legare i pazienti, o meglio intorno alla sforzo di aprire una discussione su tale pratica da parte degli “Spdc porte aperte” (che sono minoranza) con gli Spdc che legano, continuano a legare, non si propongono di fare a meno di legare e anzi arrivano a teorizzare che legare le persone è un “atto terapeutico”, come affermato di recente da un folto gruppo di primari psichiatri lombardi.Gli “Spdc porte aperte” non selezionano i loro utenti; accolgono e trattano anche pazienti con comportamen-ti aggressivi, violenti; ma il comportamento degli stessi non è declinato come “pericoloso”, aggettivo che non appartiene al lessico della psichiatria, non come pro-blema di ordine pubblico, ma gestito come segnale di sofferenza psicologica. Le culture professionali ispirate alla “salute mentale” consentono infatti di sviluppare pratiche capaci di ridurre le esasperazioni, abbattere le tensioni. Ma molti operatori, in specie psichiatri, conti-nuano a sfuggire da tali approcci perché si sentono più garantiti dagli assunti della psichiatria lombrosiana che ha generato gli Opg e innervato quella manicomiale, anche assumendo l’obbligo della custodia. Con i risul-tati che, come abbiamo sperimentato nei manicomi, il lavoro di custodia, che sia condotto da personale della polizia penitenziaria o da personale sanitario non con-ta, ha finito col prendere sopravvento su quello di cura tanto che, come vediamo negli Opg, non si hanno trac-ce di dati, studi, report sugli esiti dei trattamenti.

Per questo non convince nemmeno la proposta di reti di strutture residenziali a intensità assistenziale propor-zionata ai gradi di pericolosità sociale gestiti dai Diparti-menti di salute mentale: perché ripropone l’attivazione di circuiti regolati dal principio della pericolosità sociale manipolato da psichiatri non si sa bene sulla base di quali saperi e quali basi. Del resto una Commissione parlamentare, per quanto illuminata, non può scioglie-re i nodi e le contraddizioni delle corporazione degli psichiatri, compresi quelli forensi.

Profilo Franco Basaglia (Facebook)

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Ancora lungo il percor-so per la chiusura degli Ospedali psichiatrici. Il prossimo appunta-mento è a fine gennaio 2012, quando ci saran-no i nuovi controlli delle strutture.Il 27 settembre il Sena-to ha approvato all’una-nimità il testo della Commissione d’inchie-sta sul sistema sanitario nazionale, che prevede la chiusura degli Ospe-dali psichiatrici giudi-ziari (Opg). Una notizia dalla portata storica, accolta come una nuova Legge Basaglia. Quello che ancora non si sa, però, è quanto tempo occorrerà af-finché questa svolta si compia per davvero. Il percorso, infatti, è ancora tortuoso. “La situazione non è semplice - spiega al telefono il presidente della Commissione, il senatore Pd Ignazio Marino. La Commissione sta elabo-rando dei database in cui si raccolgono le informazioni sui 1.400 pazienti ancora negli Opg. Sappiamo che cir-ca il 40 percento di loro, quindi tra 300 e 400, non sono socialmente pericolosi”.

Le stime sono ancora parziali, perché dei sei Opg esi-stenti, Aversa, Barcellona Pozzo di Gotto, Napoli, Mon-telupo fiorentino, Castiglione delle Stiviere e Reggio Emilia, devono ancora essere controllati gli internati degli ultimi due. Le persone che non hanno compiuto reati di sangue saranno i primi davanti a cui si spalan-cheranno le porte degli ospedali psichiatrici: “Verranno inseriti nelle normali strutture del Sistema sanitario na-zionale”. Per fare questo, bisogna però aspettare che le Regioni si smuovano e completino i documenti per il passaggio dall’Opg ai nuovi centri.

Per i restanti mille l’attesa sarà ancora più lunga. La Commissione d’inchiesta ha stabilito che dal 26 luglio, data in cui sono stati messi sotto sequestro Montelupo fiorentino e Barcellona Pozzo di Gotto sarebbero decorsi

Dove andranno i pazienti degli Opg?180 giorni prima di un nuovo controllo. Entro quell’arco di tempo, le strutture sanitarie dovranno essere ri-strutturate, seguendo le linee indicate dalla Commissione: il motto è “più sanità e meno carcere”. Le strutture dovrebbero “normaliz-zarsi”, diventare “veri luoghi di cura, dove i pazienti entrano in contatto con infermie-ri, psicologi e psichiatri, non con la Polizia peni-tenziaria”, come dice il

senatore Marino. Se questo non accadrà, ci potrebbero essere nuovi sequestri. L’appuntamento, quindi, è per la fine di gennaio di 2012.

Intanto, la Commissione parlamentare ha il problema di trovare un luogo adatto alla cura dei pazienti che stavano nelle due strutture già confiscate. La soluzione per i minorati psichici di Barcellona Pozzo di Gotto, è un dipartimento dell’Ucciardone, il carcere di Palermo, destinato solo a loro. Si tratta di persone a cui il proble-ma psichiatrico è subentrato in un secondo momento mentre stavano scontando la loro pena in cella.

Il progetto della Commissione è quello di chiudere i vec-chi Opg e di aprire nuovi piccoli ospedali, sul modello di Castiglione delle Stiviere, un centro dove la Polizia pe-nitenziaria non è all’interno ma all’esterno dell’edificio, a vigilare sulla sicurezza. “In altri centri invece non si prescrivevano nemmeno i medicinali, non si praticava-no le cure ai malati”, ricorda Ignazio Marino. È difficile, infatti, pensare di chiamare ospedale un centro come il Villa ambrosiana di Montelupo fiorentino, dove c’era un infermiere ogni 25-30 pazienti. La partita istituzionale è vinta: ora mancano i fatti.

Lorenzo BAGNOLIFonte: PeaceReporter

Immagini d’archivio Itaca provenienti dall’area Salute Mentale

Per il complesso delle questioni in gioco, molte delle quali delicatissime, credo sia saggio che il governo del progetto “fare a meno dell’Opg”, specie per la parte dell’assistenza ai pazienti autori di reato, non sia dele-gato alle Regioni, ma sia saldamente tenuto nelle mani di una istanza da attivare presso la Conferenza delle Regioni e delle Province autonomie con la presenza del Ministero della salute e del Ministero della Giusti-zia, una presenza indispensabile se si tiene conto che parliamo di servizi di una sanità penitenziaria entrata a far parte a pieno titolo del servizio sanitario nazionale.

Intanto, da subito, si potrebbe procedere alla chiusu-ra della sezione femminile di Castiglione delle Stiviere, l’unica operante in Italia, impegnando i Dipartimenti di salute mentale di riferimento delle poche decine di donne ricoverate a provvedere a un’accoglienza alter-nativa all’internamento manicomiale.

Luigi BENEVELLIPortavoce comitato Stopopg di Mantova

www.stopopg.it

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26 La Gazzetta | Novembre 2011IN PRIMO PIANO

Comunità di via Caccia in festaCjase Nestre compie 10 anni

Venerdì 25 novembre dalle 16 porte aperte a tutti

Udine

Il 25 novembre dalle 16 si festeggerà a Udine il decimo anniversario dall’apertura della Comunità alloggio Cjase Nestre. La struttura di proprietà della Cooperativa Itaca è convenzionata con i servizi delegati per l’handicap dell’Azienda Sanitaria n. 4 Medio Friuli.Nel corso di questi 10 anni sono stati portati a termine molti progetti importanti. Ricordiamo tra questi, con la collaborazione di alcuni volontari della Friulclaun, la re-alizzazione di un laboratorio di “ clowneria” seguito da coinvolgenti esibizioni nelle “Giornate del naso rosso”.In seguito è stato realizzato da una volontaria il pro-getto di pittura su tela, sassi, materiale da riciclo ed un murales denominato “I piturin Cjase Nestre”. L’inte-resse ed il coinvolgimento hanno dato lo spunto per la creazione di un piccolo laboratorio ricreativo, utilizzato nel tempo libero o durante i fine settimana.L’ultimo progetto “ Relaxoteca” è stato possibile grazie alle abilità personali acquisite da alcune ospiti nei lavori manuali quali il ricamo, l’uncinetto e piccoli lavori di bricolage, condivisi poi con il gruppo, che hanno ali-mentato l’autostima dei residenti in un clima sereno di confronto, di aiuto e di sana competizione.La comunità offre un servizio continuativo grazie alla presenza del personale sulle 24 ore per 365 giorni

all’anno. Dispone di 8 posti letto per gli ospiti presenti in struttura, di un posto per le emergenze e di spazi dedicati ai progetti sollievo.L’ambiente di tipo familiare consente l’organizzazione serena del menage domestico tramite le attività quoti-diane, organizzate per creare legami di reciproca col-laborazione tra gli ospiti. Gli interventi educativi-riabi-litativi sono concordati con i servizi invianti e mirano all’acquisizione ed al mantenimento delle abilità speci-fiche degli utenti.In comunità gli ospiti collaborano con gli operatori nelle attività quotidiane relative al funzionamento della strut-tura quali acquisti, pulizia degli spazi comuni, manuten-zione del giardino, preparazione dei pasti e piccoli lavori manuali. Nella riunione ospiti organizzata mensilmente viene dato spazio alle proposte che nascono individual-mente e dal gruppo. Sono previsti anche momenti di confronto per condividere situazioni che nascono dal vivere insieme.Negli ultimi mesi ospiti ed operatori hanno dedicato mol-to tempo alla progettazione e organizzazione della festa in comunità. A questo appuntamento, previsto il 25 no-vembre dalle 16, gli amici di sempre e coloro che ancora non ci conoscono saranno ugualmente i benvenuti.

Manuela FONTANINI

Le date fondamentali nella Comunità di via della RepubblicaI 5 anni di Casa Carli: un percorso di vita

La sua forza è leggere e interpretare le esigenze del territorio

Maniago

Corre l’anno 2000 quando il dottor Arnaldo Carli e la moglie donano al Comune di Maniago quella che sino ad allora era stata la loro abitazione. Unica condizione un vincolo “morale” in base al quale la stessa avrebbe dovuto essere utilizzata per ospitare persone diversa-mente abili. Vincolo rispettato da subito dall’Ammini-strazione comunale, allora retta dal sindaco Emilio Di Bernardo, la cui giunta attiva immediatamente tutte le procedure necessarie, identificando, con apposito ban-do, la Cooperativa sociale Itaca come gestore sia per l’importante ristrutturazione necessaria sia per l’avvio del servizio. Un ottimo rapporto proseguito nel tempo e consolidatosi anche con il nuovo esecutivo retto dal sindaco Alessio Belgrado.Il 12 luglio 2006 la Comunità di via della Repubblica – denominata Casa Carli a memoria del generoso gesto della coppia maniaghese - apre per la prima volta le porte ai vicini ed al territorio tutto per far conoscere il nuovo servizio. La giornata vede una partecipazione massiccia di amministratori, autorità, tecnici e cittadini del territorio, e poi culmina in serata con uno speciale appuntamento di Folkest organizzato da Itaca in com-

partecipazione con Comune di Maniago e Edit Eventi Spilimbergo.La seconda importante tappa per la città delle coltel-lerie e il Distretto Nord, Casa Carli la vive il 4 settem-bre successivo con l’ingresso in Comunità dei primi due ospiti. Il 5 ottobre sempre del 2006, Cooperativa Itaca e Comune di Maniago festeggiano Casa Carli inaugu-rando ufficialmente l’apertura della struttura assieme ai partner che ne avevano reso possibile l’avvio: Azien-da sanitaria n. 6 Friuli Occidentale e Servizi sociali di base.

Quelle del 12 luglio, del 4 settembre e del 5 ottobre 2006 sono state tre date importanti nel percorso che ha portato all’attivazione del servizio. La struttura, di proprietà comunale e gestita dalla Cooperativa Itaca, si conferma oggi un servizio importante non solo per l’area Nord ma per l’intera provincia di Pordenone, poiché permette di intervenire su una specifica fascia dell’handicap con una struttura residenziale, nonché di realizzare interventi per le persone con disabilità media e lieve. La struttura, infatti, arricchisce l’offerta territo-riale a favore di una categoria tra le più svantaggiate, che vede già impegnate a Maniago la locale sezione

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della Lega italiana handicap, la Cooperativa San Mauro ed il Centro diurno di Sud ferrovia per disabilità grave gestito dall’Ass 6.Casa Carli si qualifica oggi come un servizio non chiuso in se stesso, che ha da subito mirato ad una imple-mentazione dei rapporti con il vicinato, le istituzioni, le associazioni e le realtà sociali della provincia. In questi 5 anni l’équipe di Casa Carli ha attivato collaborazioni articolate con il territorio tra le quali vanno sottolineate quelle con la Lega handicap, con la Cooperativa San Mauro (tre le borse lavoro attive), con l’associazione Atelier dei Sogni dove un ospite aiuta nelle attività di manutenzione del parco, il progetto ‘Sport e Disabilità’ attivato dai Servizi sociali, che sta coinvolgendo tutti i residenti in via della Repubblica in diversi sport a loro scelta.Altra attività che prosegue con successo ormai da 3 anni in collaborazione con il Centro diurno di Mania-go e l’associazione Bocciofila Violis Maniago, è il gioco delle bocce che vede, ogni venerdì mattina dalle 10 alle 11.30, gli utenti di Casa Carli e del Centro diurno dell’Ass6 (è di qualche giorno fa l’annuncio che anche una decina di ospiti residenti nel Centro di accoglienza per anziani di Maniago si sono uniti al gruppo) recar-si presso la struttura della bocciofila per sperimentarsi con divertimento nella tecnica del gioco delle bocce. Nel 2010 due ospiti di Casa Carli hanno partecipato ad una gara di bocce a livello regionale che li ha visti salire sul podio al primo e secondo posto.In collaborazione con Ass6, con i Centri diurni di Ma-niago e Barbeano e il Set dell’Ambito di Maniago della Coop Itaca, nell’estate del 2010 alcuni degli utenti di Casa Carli hanno potuto partecipare, per un periodo di quattro settimane presso il Campeggio di Tramonti, ad una serie di attività di sperimentazione occupazionale. Nel 2011 Casa Carli ha collaborato al progetto di Fat-torie sociali nel quale una delle nostre utenti ha potuto sperimentarsi in attività di orto-giardinaggio.Da evidenziare l’importanza inoltre dei rapporti con gli esercizi commerciali del territorio, che si sono sempre più consolidati nel tempo consentendo agli utenti di Casa Carli di sentirsi ben accolti, tanto che ci sono alcu-ni bar che ospitano giornalmente i nostri utenti tra cui il bar cartoleria Pantera, il bar Dream, il bar Coricama, La Bomboniera, lo Gnu Bar, l’American Bar e il Barile. Rapporti di collaborazione si sono creati anche con il supermercato A&O, i Panifici Tolon e Coassin, l’orto-frutta Milleidee, la Farmacia Fioretti, il negozio d’abbi-gliamento Da Ivana, il negozio Magris e la parrucchiera Martina, dove le nostre utenti passano dei momenti di cura che le allietano molto.

Dal 2007 Casa Carli ha attivato un laboratorio di attività espressive manuali all’interno della sua struttura che

coinvolge principalmente gli utenti che non posseggo-no una borsa lavoro (5 su 8). Il laboratorio diventa così uno strumento utile a sviluppare in ogni individuo alcu-ni obiettivi che l’équipe si è posta nei vari progetti indi-vidualizzati (aumento della capacità di concentrazione, capacità di discriminazione, primo avvicinamento ad un’esperienza lavorativa …). L’attività viene svolta tutti i pomeriggi dal lunedì al venerdì nell’arco di un’ora, si intensifica poi il martedì con due ore gestite da un’ani-matrice molto competente che organizza anche il re-sto del lavoro settimanale. L’attività di laboratorio ha portato alla realizzazione della targa fatta con mosaico posta all’entrata della struttura e di altri oggetti che decorano le camere degli ospiti a loro scelta e fatti da loro; dall’anno scorso prosegue anche la produzione di segnalibri venduti ad offerta libera in una libreria di Maniago, “La Naf Spazial”, e la produzione di bigliettini d’auguri venduti sempre ad offerta libera nella fioreria ‘Arte in fiore’ e nelle pasticcerie ‘Giacomello’ e ‘Deside-rati’. Questa esperienza gratifica molto gli utenti che vedono apprezzati dai vari clienti i loro lavoretti. Negli anni il territorio di Maniago ha sempre risposto positivamente a Casa Carli, tanto che alcuni volon-tari hanno scelto di offrire un po’ del proprio tempo per aiutare nella conduzione della casa: da lavori di piccola sartoria all’aiuto nei lavori di pulizia quotidia-na, a lavori di pulizie a fondo. Dal 2007 una maestra in pensione accoglie nella propria abitazione uno dei nostri “ragazzi” per insegnargli a leggere e a scrivere e quest’anno, per alcuni mesi, un ragazzo del mania-ghese ha aiutato in lavori di bricolage e ritinteggio di alcune stanze della struttura.Negli anni gli utenti di Casa Carli hanno ricevuto diver-se donazioni (anche anonime) tra cui quella della Pa-sticceria Giacomello, che ha dedicato una intera gior-nata degli incassi per l’acquisto di mobili da giardino, che hanno consentito agli utenti di godere di tranquilli pranzi in giardino.Grata per i tanti aiuti umani che utenti ed operato-ri hanno ricevuto dal territorio, Casa Carli (utenti ed operatori insieme) si è mossa promuovendo o parte-cipando ad attività di raccolta fondi per altre realtà, ultima dei quali per l’Anlaids (Associazione nazionale lotta all’Aids).Casa Carli apre con 8 posti letti per il residenziale e uno per i progetti respiro, ma in data 27 agosto 2009 il Comune di Maniago, a seguito del parere favorevole dell’Ass6, autorizza l’aumento di un posto letto, oggi il servizio prevede 9 posti letto nel residenziale e uno per il progetto respiro. Attualmente la struttura acco-glie 9 persone che ci vivono stabilmente e mantiene un posto letto per il progetto respiro.

Silvia MANTESE e Fabio DELLA PIETRA

I colleghi dell ’equipe di Cervignano danno un grande benvenuto a Giacomo, nato il 24 settembre, e fanno le loro congratulazioni a mamma Anna, papà Tiziano ed alla sorell ina Emma. Benvenuto Giacomo!

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Trasformare l’esclusione in inclusioneVia German segue la scia di Franco Basaglia

Festa d’inaugurazione della struttura residenziale

Tarcento

C’è un solo antidoto al disagio men-tale, diceva Franco Basaglia: “Tra-sformare l’esclusione in inclusione”. Magari non si guarisce, ma si vive meglio in mezzo agli altri e con gli al-tri. A Tarcento c’è un luogo così: “Via German”. Struttura residenziale parti-ta in sordina nel 2006, ma che il pri-mo ottobre, per i suoi “primi cinque” anni, ha avuto una festa d’inaugurazione coi fiocchi!Oltre cento persone hanno preso parte alla festa orga-nizzata dagli operatori dell’equipe, insieme alla preziosa collaborazione dei volontari della Pro Loco di Tarcento e anche di alcuni vicini di casa. Un momento di grande coesione con la comunità costruito nel tempo in un per-corso a piccoli passi. Alcuni vicini di casa sono sempre stati presenti nelle attività e nella vita degli ospiti della struttura e questi sono stati pian piano coinvolti in varie attività esterne come le sagre di Tarcento, Cassacco e Billerio.

Rispondiamo così alla richiesta degli stessi ospiti a essere componente partecipante della vita sociale del-la comunità in cui vivono, ad essere considerati a pieno titolo dei cittadini. Le relazioni positive create in modo sempre più stretto con le persone che vivono intorno alla struttura ci hanno portato a pensare e a organizzare, pri-ma un pranzo con tutti i nostri vicini di casa, non solo quelli più prossimi, ma

anche con tutti quelli che vivono nelle vie circostanti, per poi arrivare a organizzare questa festa d’inaugurazione.Così “Via German” da luogo che ricerca la comunità è già diventato un luogo dove si può fare comunità, creando per il borgo una occasione inedita. Le parole di Daniele sono state chiare e commoventi per tutti: “vogliamoci bene e stiamo insieme con amore, stare in struttura in-sieme a persone che si occupano di me e che mi voglio-no bene mi fa stare bene con me e con gli altri”.

Cristina ZOMERO

Focus sulla poesia giovaneAl via la XIV edizione del Premio “Teglio Poesia”

Due sezioni per gli under 40 (dialetto/italiano), Barba Zep per la poesia nelle scuole

Teglio Veneto

Sta per partire la XIV edizione del Premio Teglio Poesia promosso dal Comune di Teglio in collaborazione con l’associazione culturale Porto dei Benandanti. Il concor-so letterario, con una veste completamente rinnovata, si propone di diventare un punto di riferimento per la «poesia giovane» nel panorama nazionale.La giuria è composta infatti da alcuni dei protagonisti della poesia italiana contemporanea, a partire dal diret-tore artistico di Pordenonelegge.it, Gian Mario Villalta, che presiederà la giuria. Quest’ultimo, da poco insignito del prestigioso premio Repaci–Viareggio, dichiara che “l’intento è quello di fare una attenta ricognizione della poesia giovane nel territorio nazionale, senza trascura-re il vitale contributo della dimensione dialettale, pro-muovendo le nuove voci che cercano di rappresentare la realtà. Da più parti vi sono segnali di ripresa del fare poetico. Occorre trovare i canali per farlo affiorare”.Gli altri componenti della giuria sono Francesco Tomada, Fabio Franzin e Roberto Ferrari, poeti del nord-est rico-nosciuti ormai a livello nazionale, e infine Piero Simon Ostan e Roberto Cescon: giovani poeti ma già affermati, il primo vincitore e il secondo finalista del Premio Ceto-naverde Poesia.“Teglio Poesia - dichiara il sindaco Andrea Tamai - rap-presenta per il nostro comune un’importante iniziativa culturale frutto di una tradizione che oggi è patrimonio

e simbolo della nostra identità. Al fine di sostenerla e promuoverne il valore, abbiamo intrapreso la collabora-zione con l’associazione Porto dei Benandanti che curerà l’organizzazione del Premio nonché la direzione artistica della premiazione, che si terrà in giugno a Teglio Veneto all’interno del Festival notturni di_versi. Una collabora-zione questa che ha permesso di sviluppare un Premio organizzato dai giovani per i giovani, con il contributo di nomi affermati nel panorama poetico italiano”.L’obiettivo del Teglio Poesia è, infatti, quello di promuo-vere la «poesia giovane». Per questo il premio si articola in due sezioni aperte ai poeti under 40 che scrivono in dialetto e in italiano, ed una storica intitolata Barba Zep interamente dedicata alla poesia nelle scuole. L’atten-zione agli istituti scolastici è senza dubbio uno dei punti essenziali del progetto e prevede anche lo svolgimento di interventi e laboratori presso l’Istituto comprensivo di Fossalta di Portogruaro e il Liceo XXV Aprile di Porto-gruaro.Il Premio Teglio Poesia avrà anche una dimensione social in rete – blog (tegliopoesia.wordpress.com) e account facebook e twitter – al fine di mostrare da vicino le fasi organizzative e per comunicare in modo più diretto con il pubblico e i media.Il bando è reperibile sul blog tegliopoesia.wordpress.com, oltre che sui siti portodeibenandanti.org e comune.teglio.it. La scadenza per la consegna delle poesie è prevista per il 20 febbraio.

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Come connettere il lavoro sul campo alla ricerca di sensoLa Responsabilità dell’Operatore Socio Sanitario

Una decisione libera o una costrizione del ruolo?

Belluno

Sabato 15 ottobre si è tenuto a Belluno il Convegno pubblico dal titolo “La Responsabilità dell’Operatore So-cio Sanitario: una libera decisione o una costrizione del ruolo? tra professione, etica e responsabilità”, promos-so dall’Area Residenziale Anziani. L’idea di un convegno dedicato al tema delicato delle responsabilità dell’Oss è nata dalla volontà di raccordare la pratica del lavoro quotidiano con la necessità di riflessione. Il lavoro sul campo va infatti connesso alla ricerca di senso.Parole come Valori, Principi, Etica e Responsabilità han-no costituito il filo rosso degli interventi, ed hanno a che fare con le domande che ogni giorno ci poniamo come operatori sociali: Perché ho scelto questo lavoro? Perché ho scelto una professione di aiuto?Tra le possibili definizioni del termine responsabilità, quella che ci appare particolarmente adatta al nostro lavoro la definisce come “capacità di prevedere gli ef-fetti a lungo termine delle proprie azioni”.Osservando il dizionario Garzanti, tra le definizioni di “Responsabilità”, si può leggere: “consapevolezza di dover rispondere degli effetti di azioni proprie o al-trui;… l’azione concreta, l’impegno derivante da tale consapevolezza”.Quindi la responsabilità sembra legata da un lato al dover rispondere prima a se stessi, poi agli altri, circa le proprie azioni, e circa le azioni compiute da altri, che sono a noi strettamente collegati; così come un datore di lavoro risponde dei suoi impiegati e del buon funzio-namento dell’azienda e del risultato finale. D’altro canto la responsabilità sembra collegata anche alla consapevolezza di avere tale responsabilità, cioè di dover rispondere di se stessi. Non si può prescindere, quindi, dal vedere che le azioni che compiamo hanno un effetto pratico, nella realtà che ci circonda a più livelli: fisico, emotivo, morale ed etico.Lo scopo del convegno è stato così quello di promuo-vere la riflessione e la consapevolezza in particolare di chi sta in prima linea come gli Oss, ma non solo. Ab-biamo scelto di dedicare al tema una mattina, densa di interventi, pur sapendo che gli argomenti avrebbero richiesto più tempo per essere approfonditi, per dare la

possibilità di partecipare al maggior numero possibile di persone, sapendo che c’è il lavoro a turni, la distanza, la conciliazione dei tempi del lavoro - famiglia. L’augu-rio è che poi gli operatori siano tornati nei loro servizi e abbiano raccontato ai colleghi che non c’erano, abbiano condiviso e magari proposto qualche idea.

Il programma della mattina prevedeva una prima ses-sione teorica con l’approfondimento di tre diverse aree: l’area operativa con la relazione della dott.ssa Monica Fratta, l’area metodologica con la dott.ssa Elisabetta Kolar e l’area giuridica con il dott. Massimiliano Gion-cada.Nella seconda sessione la Direttrice del Centro servizi Socio assistenziali di Puos d’Alpago, Maria Elena Me-rella, con gli Oss Domenica Anania e Richard De Bon hanno proposto l’analisi di un caso in cui emergeva il dilemma tra il rispetto della libertà e del libero arbitrio con la pratica di una corretta assistenza.La signora Clelia di 83 anni è entrata in Casa di ripo-so nell’aprile del 2010, proveniente da una delle case di riposo del distretto dove è stata ricoverata per bre-ve tempo. Prima viveva a casa da sola in una piccola frazione di un comune dell’Alpago. Fin dai primi giorni Oss e infermieri hanno segnalato episodi di agitazione con tentativi di fuga e aggressività verbale nei confronti del personale e di altri ospiti, difficoltà nell’effettuare l’igiene della persona sia al mattino che per il bagno settimanale, talvolta con fuga dal piano in cui dorme al piano terra. Pur avendo provato varie strategie, come il coinvolgimento della sorella o il preavviso al giorno precedente dell’appuntamento per la doccia, tuttora permane tale difficoltà, Non c’è soluzione definitiva alla situazione, ha sotto-lineato Monica Fratta commentando il caso, si tratta di smontare il problema attraverso una conoscenza approfondita della persona, una riflessione condivisa e un procedere per tentativi. E’ importante disporre di una valutazione psicologica, conoscere il suo passato, chiedersi di che cosa abbia paura e in che modo sia possibile fare breccia nella sua oppositività.La dott.ssa Kolar in modo suggestivo e provocatorio si è chiesta Che cosa mi dice la signora Clelia? Quello che

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ho visto mi è sufficiente? Non voler fare la doccia è un atto preciso di possibilità di esprimere ed esercitare la propria volontà; e ha suggerito l’utilizzo della scrittura come strumento prezioso di lavoro.La scrittura ci impone di essere rigorosi, di mettere in ordine i pensieri, di condividere. Può essere utile per un’équipe di lavoro tenere ad esempio un diario scritto per i casi complessi, in cui descrivere sensazioni, ri-flessioni, piste di analisi, aspetti che non si sono capiti o su cui si vorrebbe saperne di più. Tutto ciò aiuta a delineare possibili piste di lavoro, a immaginare e trovare connessioni.

La famiglia al centroPartita la 2^ edizione della “Scuola per famiglie”

A Pordenone, Cervignano e Latisana il “Percorso di rete per il benessere dei genitori”

Pordenone

Valorizzare e consolidare il ruolo della famiglia, protago-nista fondamentale e primaria agenzia educativa nello sviluppo anche sociale del bambino. E’ l’assunto da cui è partita la Cooperativa Itaca nel promuovere la 2^ edi-zione della “Scuola per famiglie. Percorso di rete per il benessere delle figure parentali e valorizzazione dei con-testi familiari”, partita il 24 ottobre a Pordenone, il 25 a Cervignano del Friuli ed il 26 ottobre a Latisana.I genitori tornano a scuola per capire come parlano i loro figli, insegnare loro la valenza delle regole, ma anche per imparare a gestire i conflitti e a come comportarsi in caso di nuove dipendenze. Sono soltanto alcuni dei focus su cui verte l’edizione 2011 della “Scuola per fami-glie”, un ciclo di incontri rivolti alle famiglie con figli che

frequentano le scuole primarie (6-10 anni) e a tutte le persone interessate.Il percorso formativo e informativo sulla vita di coppia e sulla realtà familiare è organizzato e promosso dalla Cooperativa sociale Itaca in collaborazione con i Comuni di Pordenone, Cervignano e Latisana, con il contributo della Regione Friuli Venezia Giulia.Sei gli incontri previsti sino a fine novembre in ciascuna città per un totale complessivo di 18 appuntamenti, tutti con ingresso gratuito e previsti in orario 20.30-22.30. Le sedi sono state individuate nei nidi d’infanzia Farfabruco di Pordenone in viale Treviso 4/b, al nido di Cervignano in via Dardi 1, e all’Arca di Noè a Gorgo di Latisana in via Manin 33.Due gli psicologi a co-condurre gli appuntamenti: Laura Fornasier e Federica Imelio a Pordenone, Michele Moratti

Valore, di Erri De LucaConsidero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca. Considero valore il regno minerale, l’assemblea delle stelle. Considero valore il vino finché dura il pasto, un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano. Considero valore quello che domani non varrà più nien-te e quello che oggi vale ancora poco. Considero valore tutte le ferite. Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi, provare gratitudine senza ricordare di che. Considero valore sapere in una stanza dov’è il nord, qual è il nome del vento che sta asciugando il bucato. Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca, la pazienza del condannato, qualunque colpa sia. Considero valore l’uso del verbo amare e l’ipotesi che esista un creatore. Molti di questi valori non ho conosciuto.

Anna LA DIEGA e Laura LIONETTI

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e Elisabetta Bosco a Cervignano, Chiara Nicoletti e Andrea Neri a Latisana. Poco meno di un centinaio i genitori attesi, al fine di garantire l’efficacia del percorso la partecipazione è stata fissata nel numero massimo di 30 persone a corso.La Cooperativa Itaca gestisce dal 1992 servizi rivolti ai bambini e alle loro fami-glie. Le esperienze di questi anni hanno rafforzato le competenze professionali che si ispirano all’idea di bambino qua-le individuo particolare e unico, che si sviluppa e cresce in seno alla primaria agenzia educativa incarnata dalla fa-miglia. Il percorso proposto da Itaca si pone dunque l’obiettivo di valorizzare e consolidare la convinzione che la famiglia sia protagonista delle più importanti e si-gnificative azioni educative.

Nell’Ambito di Pordenone, Itaca è pre-sente attraverso la gestione del Nido d’infanzia Farfabruco, del Centro gioco (Centro per bambini e genitori), lo Spazio Gioco, e poi Informagenitori, interventi educativi a disabili nei Comuni di tutto l’Ambito, servizi socio educativi territoriali a minori multiproblematici nei Comuni di tutto l’Ambito, servizi educativi presso il Nido d’infanzia a Cordenons, doposcuola per minori di origine

straniera.A Cervignano la Coop friulana è presen-te al Nido d’infanzia, con interventi edu-cativi a disabili e minori in difficoltà nei Comuni di tutto l’Ambito. Nell’Ambito di Latisana Itaca gestisce l’Arca di Noè, il Tempo per la famiglia (Centro per bam-bini e genitori) nei Comuni di Teor, Ri-vignano, Latisana, Muzzana e Pocenia, il doposcuola di Lignano Sabbiadoro, in-terventi educativi a minori in difficoltà e disabili nei Comuni di tutto l’Ambito.Articolati gli obiettivi del progetto “Scuo-la per famiglie” tra cui la promozione del benessere e del valore sociale del-la famiglia nel rispetto delle tappe del ciclo di vita della famiglia stessa, come anche la valorizzazione e rafforzamento dell’autonomia e delle competenze dei genitori affinché riconoscano e utilizzi-no le risorse che già possiedono. Tra le principali finalità che vanno considerate anche il creare momenti di confronto tra genitori e tra esperienze diverse per promuovere, ove possibile e nel rispetto

delle sensibilità di ciascuno, esperienze di “auto-aiuto” tra i genitori stessi.

Fabio DELLA PIETRA

Diverse le novità nel triennio 2011-2013La formazione continua obbligatoria ECM

www.ministerosalute.it, www.agenas.it e www.cogeaps.it

Roma

L’avvio del Programma nazionale di ECM nel 2002, in base al DLgs 502/1992 integrato dal DLgs 229/1999 che avevano istituito l’obbligo della formazione continua per i professionisti della sanità, ha rappresentato un forte messaggio nel mondo della sanità. L’articolo 2, comma 357 della legge 244/07, meglio conosciuta come legge Finanziaria 2008, ha reso operativo il “Riordino del siste-ma di Formazione continua in Medicina” approvato dalla Conferenza Stato-Regioni il primo agosto scorso.Destinatari del programma sono “tutti gli operatori sa-nitari che direttamente operano nell’ambito della tutela della salute individuale e collettiva, indipendentemente dalle modalità di esercizio dell’attività, compresi dunque i liberi professionisti”.Gli Ordini, i Collegi e le Associazioni accreditate e le ri-spettive Federazioni Nazionali “si collocano all’interno del sistema quali soggetti del tutto legittimati ad eser-citare una propria funzione di responsabilità e garanzia dei professionisti e delle attività da questi svolte verso i cittadini”. Per il triennio 2011-2013, rispetto al triennio preceden-te, ci sono molte novità che tendono a sviluppare un progressivo monitoraggio delle aree di competenza indi-

viduali. È confermato che ogni operatore sanitario deve acquisire 150 crediti formativi nel triennio 2011-2013 (50 crediti/anno - con un minimo di 25 e un massimo di 75), con uno”sconto” di 10 crediti formativi l’anno in favore dei virtuosi. Cioè di coloro che negli ultimi tre anni (triennio 2008/2010) hanno accumulato almeno 90 cre-diti formativi. I crediti vengono quindi rilasciati dai provider. Hanno va-lore nazionale anche i crediti attestati da un provider accreditato a livello regionale. Al termine dell’evento for-mativo ECM, il provider deve comunicare all’Ente accre-ditante e al CoGeAPS (Consorzio della gestione anagra-fica delle professioni sanitarie) i crediti ottenuti da ogni partecipante (il sito del CoGeAPS è consultabile all’indi-rizzo www.cogeaps.it). Una delle principali innovazioni del nuovo sistema è il pas-saggio dall’accreditamento dei singoli all’accreditamento dei provider che li erogano. I provider sono responsabili dei propri prodotti formativi, assegnano direttamente i relativi crediti ECM e si impegnano a garantirne la quali-tà, la trasparenza, la correttezza e l’efficacia. Ciascun professionista sanitario deve acquisire i crediti in base alla propria specializzazione o ad altre specializ-zazioni ad essa equiparabile, sempre afferenti alla pro-pria categoria professionale.

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Alcune domande frequentiE i liberi professionisti?Viene ribadito per i liberi professionisti l’obbligo della formazione continua.

La Commissione ha individuato diverse metodologie didattiche utilizzabili nell’ECM e le ha messe in relazione all’attribuzione dei crediti. Come funziona il nuovo sistema?La Commissione ha identificato diverse modalità di formazione/apprendimento e ha fissato per ciascuna tipologia dei criteri per l’attribuzione dei crediti.

Il numero massimo di crediti acquisibili attraverso con-vegni, congressi, simposi e conferenze (tipologia 2), gruppi di miglioramento (tipologia 5), attività di ricerca (tipologia 6), docenze e tutoring (tipologia 10) non può eccedere il 60% vale a dire 90 crediti nei 3 anni. Non esistono limitazioni al numero di crediti che si possono acquisire tramite FAD, con l’unica eccezione degli infer-mieri, per i quali il limite è del 60% di 150, vale a dire 90 crediti nei 3 anni. La nuova ECM limita inoltre il nu-mero di crediti acquisibili attraverso la partecipazione ad eventi sponsorizzati, che non può superare il 50% del totale.

Chi usufruisce dell’esenzione da E.C.M.? Si ricorda che è esonerato dall’obbligo dell’E.C.M.:• il personale sanitario che frequenta, in Italia o all’este-ro, corsi di formazione post-base propri della categoria di appartenenza (corso di specializzazione, dottorato di ricerca, master, corso di perfezionamento scientifico e laurea specialistica, previsti e disciplinati dal Decreto del MURST del 3 novembre 1999, n. 509, pubblicato nella G.U. n. 2 del 4 gennaio 2000; corso di formazione speci-fica in medicina generale, di cui al Decreto Legislativo 17 agosto 1999, n. 368, emanato in attuazione della Diretti-va 93/16/CEE in materia di libera circolazione dei medici e di reciproco riconoscimento dei loro diplomi, certificati ed altri titoli; formazione complementare es. corsi effet-tuati ai sensi dell’art. 66 “Idoneità all’esercizio dell’atti-vità di emergenza” di cui al Decreto del Presidente della Repubblica 28 luglio 2000 n. 270 Regolamento di ese-cuzione dell’accordo collettivo nazionale per la disciplina

Tipologie formative Crediti1 Formazione residenziale RES 1 credito per ogni ora effettiva di partecipazione. Sono

previsti premi o debiti in relazione al numero di partecipanti2 Convegni, congressi, simposi, conferenze

Workshop, seminari, corsi (anche all’interno di congressi ecc.)

1 credito per ora fino a 100 partecipanti0,75 crediti per ora da 101 a 150 partecipanti0,50 crediti per ora da 151 a 200 partecipantiPer eventi con oltre 200 partecipanti 0,2 crediti per ora senza prova di verifica e con max 5 crediti formativi1 credito all’ora non oltre i 100 partecipanti

3 Formazione residenziale interattiva RES 1.5 per ogni ora effettiva4 Audit clinico e/o assistenziale FSC 2 crediti per 2 ore non frazionabili (max 20 partecipanti)5 Gruppi di miglioramento FSC 1 credito per 2 ore non frazionabili6 Attività di ricerca FSC Da 1 a 3 crediti per ogni iniziativa7 Training individualizzato FSC 1 credito per ora (max 6 crediti per giorno a tempo pieno)

fino a un max di 30 crediti per singola iniziativa8 Autoapprendimento senza tutoraggio FAD 1 credito per ogni ora di impegno previsto9 Autoapprendimento con tutoraggio FAD 1,5 crediti per ogni ora di impegno previsto10 Docenza e tutoring Crediti diversificati in relazione al tipo di attività (docenza,

tutoring o coordinamento ecc.)

dei rapporti con i medici di medicina generale; corsi di formazione e di aggiornamento professionale svolti ai sensi dell’art. 1, comma 1, lettera d) “Piano di interventi contro l’AIDS” di cui alla Legge 5 giugno 1990, n. 135, pubblicata nella G.U. n. 132 dell’8 giugno 1990 per tutto il periodo di formazione (anno di frequenza);• i soggetti che usufruiscono delle disposizioni in materia di tutela della gravidanza di cui alla legge 30 dicembre 1971, n. 1204 (astensione obbligatoria), e successive modificazioni;• i soggetti che usufruiscono delle disposizioni in materia di adempimento del servizio militare di cui alla legge 24 dicembre 1986, n. 958, e successive modificazioni; si precisa che occorre conservare la documentazione comprovante la facoltà della fruizione dell’esonero, data l’impossibilità di frequentare i corsi.L’esonero dall’obbligo di acquisire i crediti è valido per tutto il periodo (anno di riferimento) in cui i soggetti in-teressati usufruiscono o sono assoggettati alle predette disposizioni. Occorre specificare che:• nel caso in cui il periodo di assenza dal lavoro ricadesse a cavallo di due anni, l’anno di validità per l’esenzione dai crediti sarà quello in cui il periodo di assenza risulta maggiore. Ad esempio: se l’astensione obbligatoria cade nel periodo da settembre 2003 a gennaio 2004, l’esen-zione dall’obbligo di acquisire i crediti sarà valida esclu-sivamente per l’anno 2003, ossia per l’anno 2003 non si devono acquisire i crediti.Eventuali crediti percepiti nell’anno di esenzione non possono essere portati in detrazione per l’anno succes-

Legenda. RES: Formazione residenziale; FSC: Formazione sul campo; FAD: Formazione a distanza.

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33La Gazzetta | Novembre 2011ATTuALITà

La scomparsa di Andrea MerolaCordenons

La recente ed improvvisa scomparsa del viceprefetto di Pordenone, Andrea Merola di 49 anni - deceduto in seguito a un malore improvviso - ha colpito anche Itaca. Merola era infatti il marito di una nostra socia e collega, Lucia Bettoli.Merola era arrivato a Pordenone nel 1994 e all’impegno professionale ha saputo associare anche quello personale in realtà sociali ed associative. Ed è proprio nel mondo del volonta-riato, all’interno dell’associazione Gaspe dove insegnava inglese, che Andrea ha conosciuto la moglie, Lucia Bettoli, nostra socia lavoratrice. Con lei Merola aveva formato una famiglia della quale fanno parte tre sorelline di origine brasiliana. Nel rispetto della volontà dello stesso Me-rola, iscritto all’Aido, la famiglia ha dato il nulla osta per la donazione degli organi.

A Lucia e alle sue figlie e alla famiglia tutta, le più sincere condoglianze da parte di tutta la Cooperativa Itaca.

sivo, in quanto vengono assorbiti dal diritto di esonero vantato dall’operatore per le tipologie indicate preceden-temente.

Cosa fare con l’attestato di partecipazione all’evento formativo o al PFA? L’attestato, dopo il preliminare controllo dei dati ivi ripor-tati quali l’organizzatore, l’evento e la professione, deve essere scrupolosamente conservato dall’interessato ai fini della successiva verifica dell’aggiornamento effettua-to, da parte delle Istituzioni (Regioni, Aziende Ospeda-liere, Ordini e Collegi) che saranno successivamente rese note sul sito a cura della Segreteria della Commissione.

Sono un operatore sanitario in possesso del titolo professionale: l’iscrizione all’ Albo o al Collegio di riferimento nel corso dell’anno mi obbliga ad ac-quisire i crediti ECM per l’anno in corso? No, il debito formativo decorre dall’anno successivo a quello di conseguimento del titolo e dell ‘iscrizione all’Al-bo o al Collegio di riferimento. Se la data di iscrizione all’Albo professionale non è immediatamente successi-

va alla data del conseguimento del titolo abilitante, è comunque legittimo ritenere l’obbligo formativo vigente dall’anno successivo a quello di iscrizione.

Come trovare gli eventi a cui partecipare?Sul sito http://ecm.agenas.it alla sezione Banca DatiQui è possibile accedere alle informazioni più importanti di eventi formativi: quali sono; da chi sono stati orga-nizzati; quali argomenti affrontano; in quale località si svolgono; in che periodo; ecc. In questo modo ciascun operatore sanitario può conoscere l’effettiva offerta for-mativa per la propria professione o specializzazione sul territorio. Gli eventi accreditati (oppure gli eventi dei Provider ac-creditati) che consentiranno di acquisire crediti utili sono solo quelli disponibili in questa sezione, in cui sono elen-cati:Banca Dati Provider (Eventi provider e Albo provider)Banca Dati Eventi (Eventi in fase di accreditamento e accreditati, PFA in fase di accreditamento e accreditati, Corsi sperimentali FAD)

Ufficio Formazione

Umanizzazione delle strutture protetteLa Sarcinelli struttura “modello”

Promossa a pieni voti la struttura friulana

Cervignano del Friuli

Grande la soddisfazione per gli operatori e tanta fe-licità per gli anziani della Casa di riposo Sarcinelli di Cervignano, la struttura infatti è stata scelta come mo-dello per sensibilizzare il mondo delle case di riposo alla umanizzazione delle strutture protette. Lo scorso 13 ottobre è giunta in struttura una commissione di esperti guidata dal dott. Luciano Pletti, responsabile del Distretto Sanitario Est, e dalla la dott.sa Mara Pellizzari, Responsabile aziendale Saitra.L’incontro è cominciato nell’ufficio della direttrice, dove tutti insieme abbiamo visto le piantine dei vari ambienti che la compongono. Svolgendo il ruolo di cicerone, li ho accompagnati in visita in tutti i piani della struttura, in alcune stanze degli ospiti per far notare loro come

cerchiamo di ricreare un ambiente il più possibile vicino a quello domestico. Ho spiegato loro i vari spazi della casa, le modalità e lo svolgimento delle varie attività di animazione, quello che per me vuol dire animazione e quelli che secondo noi sono i criteri di cura e di aiuto alla persona.Gli anziani erano stati avvisati di questa visita e quin-di erano emozionati e speravano che tutto andasse bene… dopo tutto quando arriva qualcuno a casa no-stra vogliamo sempre fare bella figura e dare una buo-na impressione (tutto pulito, tutto in ordine….).E’ stata per me una bellissima esperienza, e mi ha reso ancora più orgogliosa di lavorare in una struttura come la nostra dove il rispetto, i bisogni e la cura dei nostri anziani vengono al primo posto.

Caren MONTE

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34 La Gazzetta | Novembre 2011EVENTI

I bimbi aprono le porte del loro nidoFesta con i nonni a Cervignano

Cresce la cultura dell’infanzia nel territorioCervignano del Friuli

Finiti gli inserimenti, e valutando il buon livello di am-bientamento dei bambini, l’equipe del nido d’infanzia di Cervignano ha organizzato nella mattinata del 18 ot-tobre la “Festa con i nonni” cui hanno partecipato ben in 60.Dopo un breve e caloroso saluto da parte degli opera-tori del nido, i bambini li hanno accolti con la canzone “Tanti auguri a voi!”. Hanno partecipato tutti con spon-taneità alla vita del nido, offrendosi di fare le attività, si sono inginocchiati, seduti sulle seggioline per mettersi alla pari dei bimbini.Abbiamo incontrato nonni simpatici, espansivi e aperti anche nei nostri confronti, si sono intrecciati e rafforza-ti rapporti di stima tra noi. Abbiamo conosciuto nonni pronti ad aiutare altri bambini, a giocare insieme, a te-nerli in braccio, abbiamo visto nonni con tanti bambini intorno. Li abbiamo voluti invitare a pranzo per mostra-re loro la nostra quotidianità, l’autonomia dei bambini e il nostro agire educativo.

Ci siamo rese conto che i nonni, oggi, sono presenze indispensabili nella famiglia, sostengono i genitori nella cura dei bambini, spesso sono loro che li accompagnano al nido, che li accolgono al ritorno, che li curano mentre i genitori sono al lavoro e tutto ciò senza fretta.In questa giornata abbiamo altresì potuto cogliere il piacere dei nonni di donarsi ai più piccoli con il bene più prezioso del loro tempo sereno. E i bambini sono stati fieri di dividere e condividere momenti così signi-ficativi, hanno mostrato il loro spazio, fatto conoscere i loro amici, le loro abitudini, un pezzo della loro vita racchiusa qui al nido.Con questo invito siamo riuscite a far passare il signifi-cati della festa: l’essere nonno/a di tutti i bambini ci è sembrato un segno forte di una mentalità che cambia, di una crescita della cultura dell’infanzia nel territorio.La loro partecipazione è stata veramente intensa e spontanea, i bambini sono stati tranquilli e si sono emozionati: grazie nonni, ci avete regalato dei momenti di gioia e serenità.

Il personale del nido

Casa di riposo di MuggiaIn gita a… Zindis

I racconti nelle parole di alcune ospitiMuggia

Sofia: “L’uscita a Zindis è stata per me un’esperienza bellissima, mi sembrava di sognare! Ho avuto la possi-bilità di andare a vedere il mio nipote che non vedevo da un sacco di tempo. A me basterebbe solo questo, non voglio altro. Vi ringrazio e basta.”Iolanda: “Mi sono sentita bene, sentivo da tempo il bi-sogno di uscire e di re-incontrare la gente che cono-scevo.”Lina: “L’unica parola che può descrivere questa espe-rienza è: positività. Le uscite, le visite al mercato o alle chiese del paese sono positive, rivedere vecchie co-noscenze è positivo, uscire dal solito clima è positivo, chiacchierare camminando per la piazza è positivo”.Edi: “Tutto bello, c’era anche mia sorella, lei abita a Zindis, anche mi stavo qua prima de venir in casa de riposo e me gà fato piazer riveder el logo e gli abitanti del rion, bon el magna riera Tonino con i compagni de Rifondazione che rostiva sula griglia”.

Nerina: “Bela festa me son proprio divertida, go rincon-trà tute le amiche del rion, gò pasà davero do orette in compagnia, iera anche bel perché iera i fioi della scola che fazeva dei lavoretti ecologici con altri fioi della scola slovena de Crevatini”. (Antonino FERRARO)

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35La Gazzetta | Novembre 2011

RICERCA PERSONALEAREA SALUTE MENTALE

Ricerchiamo per Comuntà Psichiatrica Portogruaro (VE)Infermiera/e Professionale

Si richiede:• Laurea scienze infermieristiche; iscrizione IPASVI; esperienza minima; possesso di patente B, auto propria.Si offre:• contratto a tempo indeterminato; full time su turni; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali, incentivi non contemplati nel Contratto Nazionale.

Ricerchiamo per Zona Carnia (UD)Operatrice/ore Psichiatrica/o o addetta/o all’assistenza

Si richiede:• Diploma generico; esperienza minima nei servizi di assistenza alla persona; possesso di patente B, auto propria.Si offre:• contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

AREA RESIDENZIALE ANZIANI

Ricerchiamo per Casa Di Riposo Sacile (PN)Infermiera/e Professionale

Si richiede:• Laurea scienze infermieristiche; iscrizione IPASVI; esperienza minima; possesso di patente B, auto propria.Si offre:• contratto a tempo indeterminato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali, incentivi non contemplati nel Contratto Nazionale.

AREA MINORI

Ricerchiamo per zona San Vito al Tagliamento (PN)Assistente del linguaggio

Si richiede:• Diploma generico, perfetta conoscenza della Lingua Italiana dei Segni; esperienza minima; possesso di patente B, auto propria.Si offre:• contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

Redazione:Fabio Della Pietra - Cooperativa sociale ItacaIn copertina: The Village, immagini di Francesca D’Anna Impaginazione / Grafica: La Piazzetta Cooperativa Sociale - TriesteStampa: Rosso Grafica&Stampa - Gemona del Friuli (Ud)Numero chiuso l’8 novembre alle ore 10.30 e stampato in 1250 copie

Ricerchiamo per zona Chions (PN)Addetto all’assistenza

Si richiede:• Diploma generico; esperienza minima nei servizi assistenziali con minori con disagio sociale; possesso di patente B, auto propria.Si offre:• contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

Ricerchiamo per zona Monfalcone (GO)Educatrice/ore

Si richiede:• Laurea o diploma settore educativo; esperienza minima nei servizi educativi alla prima infanzia; possesso di patente B, auto propria.Si offre:• contratto a tempo determinato; part time pomeridiano; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

AREA DISABILITà

Ricerchiamo per Comunità per Disabili zona UdineAddetta/o all’Assistenza

Si richiede:• Qualifica Operatore Socio Sanitario; esperienza minima nei servizi di assistenza alla persona; possesso di patente B, auto propria.Si offre:• contratto a tempo determinato; part time su turni; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

Le domande vanno inviate ad uno dei seguenti recapiti: Cooperativa Itaca - Ufficio Risorse Umane

Vicolo Selvatico n. 16 - 33170 Pordenone 1. e-mail: [email protected]. Telefono: 0434-366064; 3. Fax: 0434-2532664.

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