Nove Facoceri - "2" (la Seconda Parte - Undici Facoceri)

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La seconda raccolta di racconti dei Nove Facoceri.Con Miriana Kuntz, Nadia Finotto, Cleo Patra, Linda Lercari, Alessandro Amadesi, Paolo Albertin, Paola Roela, Massimo Ferraris, Francesco Francica, Alessandro Civiero, Antonella Rossello e con Giovanna Mastropasqua

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    MIRIANA KUNTZ, NADIA FINOTTO, CLEO PATRA, ALESSANDRO AMADESI, LINDA LERCARI,

    PAOLO ALBERTIN, PAOLA ROELA, MASSIMO FERRARIS, FRANCESCO FRANCICA, ALESSANDRO

    CIVIERO, ANTONELLA ROSSELLO

    E con GIOVANNA MASTROPASQUA

    Seconda Parte Undici Facoceri

    2015

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    Prefazione Gli Undici Facoceri

    Noi siamo i nove facoceri.

    Praticamente un marchio di fabbrica. Anche perch, per meriti acquisiti, Alessandro Civiero ed Antonella Rossello erano gi entrati come facoceri onorari dalla prima raccolta. Il che porta il numero a undici, quasi fin dallinizio. Con lingresso di Giovanna Mastropasqua siamo gi dodici. Pi di una squadra di calcio. Sono dodici tra gli scriventi migliori del sito 20lines, dodici che si trovano daccordo, si rispettano ed ingranano bene insieme. La prima raccolta, Nove Facoceri ha avuto un certo seguito ed era composta da nove (pi due) scrittrici e scrittori: Miriana Kuntz (capo del gruppo originario Fire Plumes), Nadia Finotto (vice dei Fire Plumes), Cleo Patra, Linda Lercari, Paolo Albertin, Alessandro Amadesi (tutti Fire Plumes), Paola Roela, Massimo Ferraris, Francesco Francica, con Alessandro Civiero ed Antonella Rossello. Questo per chiarire.

    Adesso la domanda principale diventa: Perch avete disgraziatamente deciso di replicare?

    In realt negli ultimi mesi a ridosso della prima raccolta avevamo messo in fila una certa serie di racconti horror mica da poco, da Il Peso Di Satana a Il Diavolo Alla Finestra, fino alla prima versione originale, molto pi forte, di Halloween-Una Storia di Terrore Ad Ogni Nodo. Noi fuochini dovevamo ancora smaltire LcT Red Cado Ai Tuoi Piedi che era abbastanza trucido, senza contare che Cleo parallelamente aveva scritto un racconto in seconda persona intitolato Sepolto Vivo, Massimo un horror (in seconda persona) con maniaco che si intitolava Lacrime ed io il vampiresco Voi

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    (in seconda persona, lidea di Cleo ci aveva contagiati). Arrivati a Punk Witch decidemmo quasi allunisono che cera bisogno di una favola, almeno una, per favore.

    *

    Cos Massimo part con Il Magico Natale Di Sam Lowe e Linda con Tod, due delle storie pi dolci e belle che mi siano piaciute ultimamente. Dal canto mio buttai la polemica sulle storie bloccate del sito, un momento di malfunzionamento, sulla commedia surreale e ne usc I Complottivori, con la partecipazione di quasi tutto il gruppo dei nove pi Lidia Popolano e la nuova entrata Giovanna Mastropasqua ( terribile chiamare le persone nuova entrata, mi rendo conto). Un delirio collettivo molto divertente.

    "Guarda avanti", invece, una genialata di Nadia Finotto. Suoner (per niente) strano, ma una sera abbiamo cominciato a parlare di aerei e viaggi e Nadia ha subito tirato in ballo un delitto su una trasvolata. Dall'Europa all'Australia, di quei viaggi da venti ore. Ho subito pensato agli omidici sull'Orient Express e l'ho detto. Siamo stati un paio di giorni a studiare che tipo di aereo fosse pi adatto, partendo dal fatto che volevamo ambientare la narrazione sull'Airbus. Alla fine abbiamo optato per un aereo grosso ed elegante come l'Airbus A380, che oltretutto a due piani e permette di far volare una mezza citt. Personalmente mi piace molto anche il fatto che torni lo 'storico' commissario Derck e l'ispettore Kuntz e che i due si trovino sul volo. Ricordo che ci fu anche una discussione sulla scena che Nadia ha ambientato in piscina, dal momento che sostenevo che una piscina su un aereo fosse eccessiva, pesante e con momenti di inerzia pazzeschi. "Dove va l'acqua quando decolli?". Beh, esiste, su alcuni voli delle linee aeree degli sceicchi. Mi sono dovuto ricredere e la scena da l'idea di quanto possa essere grande un macchinario volante come l'A380. Per quello Linda descrive il decollo come il movimento della divinit pachiderma indiana.

    Anche Cacciatore di neuroni e Steamin Punk nascono da alcune nostre discussioni. La prima un po ironica (alcuni di noi sostengono di aver perso molti neuroni, caduti nella letale mostarda di Nadia), un noir fantascientifico, segna

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    finalmente il ritorno nel gruppo di Paolo Albertin, allontanatosi in sconforto dopo la fine del torneo. La versione che si pu leggere in questa raccolta quella originale, con il finale firmato dal sottoscritto. La seconda dal tentativo, dopo tante battute, di capire veramente come si pu scrivere un racconto steampunk. Avendo avuto io lidea, ho inserito nella narrazione un paio di musicisti rock ante litteram, che suonano chitarre a vapore.

    I racconti, nel loro complesso, sono bilanciati in un senso molto strano tra il giallo horror e la commedia introspettiva, a volte dramma introspettivo.

    Peccato mortale e Il cappello a cono di paglia nascono dalle idee iniziali di Massimo, che quando non scrive sposta le case, come diciamo ridendo tra di noi: infaticabile e sempre attivo, eclettico come pochi. Peccato un giallo classico, ambientato in ambienti e situazioni di cui forse un po difficile parlare, ma che grazie al Civiero ha connotazioni geografiche precisissime (la Mulholland Drive di Los Angeles) e sfumature di umanit molto importanti. Claustrofobia invece unidea di Cleo che riesce - e dopo tanto tempo mi riesce a meravigliare ancora - ad incrociare il thriller con lhorror pi puro con disinvoltura, magari mentre scrive una favola.

    Dal versante della Commedia Problematica Sentimentale, entra in gioco Verso il gi e non certo perch stato iniziato da chi presenta lintroduzione, ma perch nato con lintento di scrivere una favola surreale. Cominciato in Aprile, il racconto si bloccato quasi subito per problemi personali del sottoscritto, che non aveva voglia n pi lispirazione o la forza per continuarlo. Grazie allintervento provvidenziale di Antonella Rossello, che mi ha spronato, diciamo quasi preso a calci per farmi riprendere, allarrivo provvidenziale del supergruppo Roela Civiero Rossello ed al finale spettacolare di Alice Lazzarini, il racconto stato finito per tempo, ha almeno tre varianti ed una meraviglia. Tutto merito loro.

    Ad Antonella Rossello si deve anche la met del racconto Il riflesso, la sintesi dellincontro tra un fanciullo che passa dal blues (la passionaccia di Civiero per i Doors non nuova a noi del gruppo) alla commedia sentimentale e di una signora della Commedia Problematica Sentimentale come Antonella. Gi, direi che C.P.S. un

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    genere tutto nuovo fondato ed inventato da lei. Al tempo stesso, vicino al periodo natalizio, quando Civiero si incontra artisticamente con Massimo Ferraris, nasce un racconto come Casa mia, unambientazione quasi magica.

    Elena e la luce e L'ultima pietra rotolante sono idee ed incipit del grande Francesco Francica e si nota. Sono solo da leggere e gustare con gioia e trascinamento. Dal mio personale punto di vista, impazzisco per Pietra rotolante, ma credo sia legato alle mie manie e passioni musicali, che condivido con i FranCiviero, o CivAncica che dir si voglia, la coppia dattacco blues pi ispirata.

    Buon ascolto, anzi Buona lettura.

    Piccola nota: anche in questo caso troverete ehm tre piccoli bonus

    Ale

    La copertina, questa volta un po pi scanzonata e legata ad uno dei temi ricorrenti dei NF, di Miriana Kuntz

    Lo studio della raccolta e dei brani (con la preziosa collaborazione di Nadia Finotto), cos come lediting e la cura delle fonti di Alessandro Amadesi mi hanno minacciato di gravi conseguenze, se avessi continuato a fare il modesto

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    MIRIANA KUNTZ, NADIA FINOTTO, CLEO PATRA, ALESSANDRO AMADESI, LINDA LERCARI, PAOLO

    ALBERTIN, PAOLA ROELA, MASSIMO FERRARIS, FRANCESCO FRANCICA, ALESSANDRO CIVIERO,

    ANTONELLA ROSSELLO

    E con GIOVANNA MASTROPASQUA

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    Il magico Natale di Sam Lowe

    (Massimo Ferraris, Cleo Patra, Alessandro Amadesi, Paola Roela, Giovanna Mastropasqua, con Ornella Stocco)

    Un piccolo appartamento di periferia, un lavoro come scaffalista in un grande magazzino e la passione per il cinema, tutto questo racchiudeva la vita di Sam Lowe, ventinove anni, scapolo e con l'aria sempre sognante.

    Il tipico ragazzo newyorkese dei nostri tempi, senza nessun grillo per la testa, una vita scandita dai ritmi che aveva imparato a conoscere ed accettare. Nessuna fidanzata, su questo era categorico! Dopo la brutta esperienza avuta cinque anni prima con Lora, non aveva intenzione, almeno per il momento, di buttarsi di nuovo nei guai dell'amore. Tutto il suo affetto lo riversava su Purry, una femmina di Sacro di Birmania, trovata per caso qualche mese prima sul pianerottolo dell'appartamento. Una visita inaspettata, un amore sbocciato all'improvviso. Non si era chiesto, e neppure gli era passato per la mente, di cercare il vero proprietario della bestiola, che appariva curata e ben nutrita. L'aveva fatta entrare, aveva preso possesso della poltrona, e lui si era trovato da un momento all'altro a dover usare il divano e spostare la televisione, per adattarsi alle esigenze della nuova inquilina. Purry era affettuosa, amava acciambellarsi tra le sue ginocchia quando sedeva a tavola a mangiare, ma il resto del giorno lo passava tra la poltrona e il davanzale della finestra che si affacciava in una via trafficata. Pareva sentisse la frenesia del mondo esterno, specialmente in quel periodo di feste natalizie. Sam si era messo all'opera, sotto il suo sguardo curioso, tirando fuori dalla dispensa, che fungeva anche da cantina, albero e palline.

    - Questo non si tocca - l'aveva rimproverata, ma lei aveva inarcato la schiena come per dire che dei suoi ultimatum non le fregava niente. Se Sam si dava cos da fare significava che quell'albero aveva un significato particolare, quindi scese dal davanzale e si sedette curiosa ad osservare. Addobbi e strisce colorate andarono ad

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    arricchire quello strano oggetto, che all'improvviso si anim pure di luci tremolanti. La gatta le fiss rapita, ma dopo un attimo qualcosa di pi interessante le fece drizzare le orecchie e muovere il naso. Quell'albero profumava meravigliosamente, e non erano certo le palline, ma qualcosa che aveva intenzione di scoprire. Aspett che Sam lasciasse la stanza, quindi si spost sotto l'albero, alzando la testa. Cioccolato! esclam una voce nella sua testa. Non ci volle molto per raggiungere le monete avvolte nella carta stagnola. Il saporaccio metallico lasci presto il posto al delizioso ed inconfondibile gusto prelibato del dolce, cosa che fece rizzare il pelo sulla coda e la fece sentire in pace con il mondo, Di sicuro Sam si sarebbe arrabbiato, ma a questo avrebbe pensato al momento. Quello che pi le dava da pensare era il modo di raggiungere le monete appese pi in alto senza rischiare di essere travolta dall'albero, che visto cos non dava grandi sicurezze. Ritorn sul davanzale ad osservarlo, appena in tempo. Sam era entrato nella camera e si era subito accorto della carta stagnola mangiucchiata e subito il suo sguardo and a cercare Purry. -Ma brutta gattina dispettosa!- la rimprover, con una vena di allegria nella voce. -Lo sai che non voglio che fai i dispetti. Ti piaciuto il cioccolato, eh?- Ma l'attenzione della gattina era tutta rivolta oltre il vetro della finestra; nel palazzo di fronte una ragazza stava addobbando un albero. Purry si lecc i baffi, miagolando.

    "Ecco, quando ti rimprovero tu mi snobbi..."

    Sam amava troppo quella dolce gattina e i suoi rimproveri erano pi che altro dimostrazioni di affetto. E di questo Purry ne era assolutamente consapevole. "B che cosa c' di tanto importante da guardare eh?" Sam, incuriosito si avvicin alla grande finestra. Appena gli fu vicino Purry inizi a miagolare con quel modo che Sam conosceva molto bene, lei faceva cos, quella specie di danza del ventre quando voleva qualche cosa da lui. Cercando di capire quale fosse il motivo di tanto interesse da parte di Purry, Sam con il naso schiacciato al finestrino e seguendo le preziose "indicazioni" di Purry scorse una ragazza intenta ad addobbare il suo albero di Natale.

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    "Ahh, ecco cosa era che ti attirava tanto...guarda che le monete di cioccolato non sono cosa da tutti...per si potrebbe sempre verificare, quella ragazza mi sembra una gran bella ragazza...".

    Purry e Sam visti dall'esterno sembravano due francobolli ed erano cos buffi! - Senti mia dolce Purry, sai che ti dico? Adesso vado a suonare alla porta di quella splendida fanciulla, magari ha bisogno di qualche cosa...NO! Tu non vieni, queste sono cose da maschi... -

    Purry smise di strofinarsi addosso al suo adorato Sam e, offesa si diresse verso il suo angolo senza degnarlo neanche di uno sguardo e di un miagolio di saluto...

    Vai pure tanto quella non ti aprir neanche la porta e poi non tutta questa bellezza, da qui non si vede molto e tu sei pure un po' cecato...vai, vai pure. Ingrato...

    Ma appena giunto alla porta, Sam rimase con le mani ferme sulla maniglia. Ma che diavolo stava facendo? Dava retta alle indicazioni di un gatto? Eppure Purry l'aveva spinto verso la finestra, indicandogli la ragazza. Qualcosa in lei aveva acceso dei ricordi, gli era sembrato di doverla raggiungere a tutti i costi. In quattro anni che abitava li, in quella casa a Midtown, si era accorto a malapena di lei. Sapeva che abitava sola, possedeva un piccolo Boston Terrier, al mattino partiva con lo scooter per il lavoro e rientrava tardi la sera, sempre sola. Una ragazza come tante, che non aveva mai attirato la sua attenzione. Torn in casa, scrollando la testa.

    - Ma che cavolo mi stavi facendo fare? - disse rivolto a Purry. - Lo sai che ho detto basta alle ragazze; in questo momento l'unica femmina che sopporto sei tu - il telefono trill. - E mamma... -

    Guard con sofferenza il display, che gli rimand l'immagine sorridente di sua madre Susie. Era la terza volta quel giorno, cominciava ad averne abbastanza. -Si, ciao mamma, sto bene, ho cambiato la sabbietta al gatto, fatto il bucato, stirato e ho pure trovato il tempo di fare l'albero...-

    -Sam, non essere maleducato con la tua mamma e vedi di aprire la porta- Il ragazzo guard il cellulare, poi Purry che si stava leccando il pelo, quindi si precipit alla

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    finestra. Era l, non era possibile! Lei, carica di pacchi e con tutta l'aria di voler passare un po' di tempo con lui.

    - Ma, che ci fa qui? - esclam, fermo sulla soglia.

    - Comunque... buongiorno amore mio, e tu dovresti rispondere: buongiorno mamma, come sono felice di vederti! -

    Sam rimase con la bocca aperta. Giorni difficili si materializzavano all'orizzonte.

    Sua mamma era rimasta vedova giovane, non si era pi voluta risposare e aveva convissuto per qualche anno con Jack, un signore educato e tranquillo, a cui Sam aveva imparato a voler bene. Ma vivere con lei avrebbe messo a dura prova anche la calma di un santo, perci il poveretto, una bella mattina, l'aveva lasciata al supermercato con le borse della spesa a terra nel parcheggio ed era fuggito, senza fare pi ritorno. Il vederla l lo fece tremare, perch lei difficilmente si spostava da Philadelphia, e riteneva New York un luogo impossibile in cui vivere. Era venuta in auto, il bagagliaio pieno di pacchi e in una gabbietta teneva il piccolo Lolly, un chihuahua di nove anni da cui non si separava mai. Pens a Purry e a come avrebbe reagito, poi raggiunse la madre e la liber dalla valigia.

    - Scommetto che hai intenzione di fermarti... - disse sarcastico. - Fino a quando?

    - Guarda che non sono come il pesce! - lo riprese. - Star qui per le vacanze di Natale, e fino a quando non avr messo un po' di ordine nella tua vita.

    - Missione impossibile - si trov a rispondere Sam. Per lei mettere ordine significava una cosa sola: trovarle una ragazza. Lora poteva essere quella giusta, ma a lei non era mai piaciuta, lo aveva messo in guardia, sino a quando si era trovato a scontrarsi e l'aveva persa. All'inizio aveva odiato sua madre, le sue continue interferenze, ma lentamente aveva realizzato che gli aveva fatto un favore grande. Dopo alcune settimane il ricordo di Lora era svanito e in lui era cresciuta la convinzione che vivere da single era la soluzione migliore.

    - E quello cos'? - la donna punt il dito verso la finestra.

    - Una gatta, mamma... e si chiama Purry... -

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    Purry pareva possedere un sesto senso tipico degli animali molto intelligenti, aveva storto la testolina pelosa e alla vista della Signora Lowe si era elegantemente allontanata nascondendosi dietro il tendone della finestra. Pareva che in casa fosse giunto un uragano, migliaia di borse avevano invaso l'ingresso e la premurosa mammina era corsa in cucina a scaldare la zuppa, infornare l'arrosto e cuocere le patate che aveva preparato con tanto amore nel suo appartamento di Philadelphia. Sam alz gli occhi al cielo, la sua vita da single era perfetta cos com'era e l'avvento di sua mamma avrebbe scombussolato la sua vita solitaria. Apr la porta per prelevare le ultime valigie, quando Purry con un balzo felino, scavalcando tutti gli ingombranti bagagli, scese gi per le scale. Non era da lei, era una gatta tranquilla e coccolona, cosa gli era preso? Con indosso le ciabatte con impresso il faccione di Babbo Natale Sam la rincorse. Il portoncino d'entrata era spalancato, il gatto lo sorpass velocemente, attravers la strada fino a giungere alla palazzina di fronte. Una donna che stava uscendo dall'ingresso diede a Purry la possibilit di salire fino ad un portoncino lucido con appeso una coroncina di pigne e palline colorate. La targhetta indicava: Dott.ssa Kim Johanson. Con il cuore in gola Sam fiss l'uscio, era quello della sua vicina, in poco meno di un'ora vi si era trovato davanti e come uno stoccafisso se ne stava l inerme. Purry inizi a miagolare come una gatta in amore, Sam la prese cercando inutilmente di zittirla. Un rumore di chiavi provenne dall'interno dell'appartamento. La porta si apr e una bellissima ragazza dagli occhi color del cielo lo fiss con lo sguardo stupito.

    Ecco, quello era il problema: una fanciulla assai bella apre la porta e tu? Cosa le dici? Sam sul momento se lo stava chiedendo con un rumore di ingranaggi che gli frullavano nella testa a tutta velocit. Cosa le dici, si chiedeva, se lei non esattamente la tua vicina di casa e la porta la sua?

    - Dicono che ci siano giacimenti petroliferi, qui, signorina, le risulta? - No, scart l'Ipotesi Uno al volo ed ancora pi velocemente l'ipotesi due "Anche lei ha visto un lampo? Dice che piover?". No, no. Quindi decise di fare il disinvolto meglio che poteva e bel un sorriso rivolto alla ragazza.

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    - Mi scusi, signorina, Purry che mi sfuggita - e di colpo si chin a raccogliere la gatta e prenderla in braccio - Da quando stiamo insieme si mette a fare la piccola esploratrice, ogni tanto e... Purry, sei terribile

    Lei sorrise ed in quel momento Sam non cap pi se sorridesse alla gatta o a lui, oppure a lui fatto gatto, o...

    - E' normale per una gattina cos giovane - rispose - molto bella ed in salute, direi. Lei deve essere un ottimo amico degli animali... si chiama?

    - Purry?

    La ragazza rise convinta: - Anche lei si chiama come la gatta?

    - No, volevo dire... Sam, mi chiamo Sam Lowe. Abito nel palazzo a fronte. Piacere, miss...?

    - Kimberly Johanson, Kim; e... s, sono un medico. Veterinaria

    Perso nel sorriso di Kim, Sam fu svegliato brutalmente dal suono del telefonino. Sullo schermo apparve la scritta "Chiamata da Madre"

    - Ma dove diamine sei finito, Sam? Torna a casa immediatamente! Qui tutto un casino incasinato! -

    - Maaaammaaaa, sar l tra un po', non ti sei accorta che Purry ti sgusciata dalla porta? Sono sceso a riprendere la mia bambina, ormai non posso pi vivere senza la mia Purry adorata! -

    - La tua bambina?? Ma come parli? Hai bevuto latte scaduto stamattina? Ti voglio qui tra sette minuti netti! Vedi di recuperare quella palla infeltrita e torna all'ovile, chiaroooo?? Passo e chiudo!

    In realt non era ancora proprio cos, era s parecchio affezionato a quella gattina, per gli sembrava una di quelle esclamazioni che potevano colpire una bella veterinaria con gli occhi del colore del cielo e un magnifico sorriso. E cos fu.

    - Che bellissima cosa ha detto signor Sam, le si sono illuminati gli occhi, sono molto molto colpita...vuole accomodarsi per una tazza di caff?

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    - Oh si, certo... con molto piacere, lei molto gentile...

    Al settimo minuto, completamente perso negli occhi e nella suadente voce di Kimberly, fu nuovamente destato dal trillo del telefono, il display diceva ancora: "chiamata da Madre"

    - 'sta grandissima rompic...! Ehm....ecco... la mia mammina santa che mi chiama... -

    - Ci vorranno solo pochi minuti - disse Kimberly, spalancando la porta su un ingresso dalle tonalit calde. Sam scorse nell'angolo, davanti alla finestra, l'albero addobbato.

    - Bel lavoro - comment, sentendosi in imbarazzo.

    - Belle ciabatte! - esclam la ragazza, rompendo la rigidit del momento. Sam abbass gli occhi e si ritrov a fissare due sorridenti Babbo Natale a forma di ciabatta. Proruppe in una risata talmente fragorosa, che fece saltare dalle braccia Purry. Kimberly sorrise, lui la trov bellissima e insieme presero posto al tavolo. Un cestino posto al centro era carico di dolcetti e torroncini.

    - Ti va di assaggiarne uno? Vengono dall'Italia. Me li manda sempre mia cugina.

    - Ma sei di origini italiane? - Sam non ci poteva credere. - Mia nonna paterna di Genova. -

    - Invece mia madre di Firenze, e l posseggo zii e cugini. Sai quante volte avrei voluto andare a trovarli, ma a parte il costo del volo, non riesco mai a trovare il tempo di prendermi una vacanza. -

    - Potremmo organizzarla insieme!- gli usc di botto. -Cio, scusa... piacerebbe anche a me... sicuramente vorrai andarci con il tuo ragazzo. Insomma, lascia perdere, ho detto... -

    - ... una cosa bellissima. Non ho ragazzo e ho paura di viaggiare da sola. Poi tu abiti qui di fronte da un bel pezzo e ho notato che neppure tu... - lasci la frase a met, iniziando a torcersi le dita.

    - Solo come un naufrago in mezzo al mare - continu, sentendosi idiota per la battuta. Purry salt sul tavolo e inizi ad annusare il profumo delizioso sprigionato dai dolcetti.

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    - Penso che hai trovato un'estimatrice - rise Sam. - Anche se la porcella si appena fatta una scorpacciata di monete di cioccolata - il telefono torn a trillare.

    - Mater Suspiriorum, eccoti - rispose Sam sentendosi improvvisamente pi allegro - Dimmi

    - S, s, fai pure lo spiritoso. Ho visto dove sei, ti vedo da qui

    - E che cosa deliberi, mia cara genitrice?

    - Mh. S... - comment la madre con voce triste e sconfortata - Non nego che vista da qui sia una ragazza dall'aspetto gradevole...

    - Per?

    - Per... lo sai, ti ho detto chi la persona giusta per te, Sammy. Fidati di tua madre

    - Oh, no, ancora la Santona?

    - Si chiama Santina Speziali Strozzati, una brava ragazza italiana pia e timorata, sa fare da mangiare e fa anche le lasagne e...

    - Ed chiamata Santona perch supera abbondantemente i centocinquanta chili. Ascoltami, madre, ascoltami bene: un giorno a Santina suoner la sveglia e finalmente vi mander a stendere, tu, i suoi genitori, il timore reverenziale e tutto quanto il resto. Trover un istruttore di pilates o di quel cacchio che le pare e si metter insieme a lui; e io le auguro proprio che capiti presto, che diventi una donna libera. Non so quando potr tornare. Ti voglio bene e lo sai, ma questa sera mi allontano, come i gatti un po' selvatici. Passo e chiudo, ciao bella

    Spegnendo il telefono, Sam fece un lungo e profondo sospiro di sollievo. Kim lo guard e non riusc a reprimere un sorrisino. Lui la guard sorpreso, con un sorriso storto a met tra l'allegro e lo sconvolto ed la risatina di lei divenne una risata vera.

    - Non so cosa sia successo, ma sei stato un grande - comment Kim.

    - Ma non successo niente di nuovo - spieg Sam, osservando Purry colpire con la zampetta un torroncino che Kim le stava offrendo per gioco. - Mia madre, la donna

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    alla quale debbo queste orecchie a sventola, colei che si farebbe monaca pur di vedermi sistemato con una donna, ha posato le sue mire su un pachiderma. Tutto perch secondo lei chi ha origini italiane sarebbe la moglie perfetta. Non importa se mi piaccia o no: deve essere una buona cuoca e avere un nome italiano. -

    - Allora io potrei andarle bene - comment la ragazza, con un sorrisetto.

    - Ah, senz'altro... Kimberly Johanson... tipico fiorentino.

    - Veramente il mio nome per intero Stefania Eleonora Kimberly Johanson. Inoltre sono una cuoca bravissima e lo puoi vedere dagli attestati appesi alla parete dietro di te. -

    Sam spalanc gli occhi e volt la testa, riempiendosi lo sguardo di attestati di benemerito. - Ora, se vuoi il mio aiuto, ti conviene presentarmi a tua madre come amica. Ci penser io a convincerla della mia... italianit e dell'estro culinario che mi contraddistingue. Sempre che tu...

    - Scherzi? Certo che lo voglio. Mi salveresti la vita e lei non penserebbe pi a Sammy. Ma, perch fai questo per me? Ci siamo conosciuti solo pochi minuti fa. - - In verit sono tre anni che spero che tu ti accorga che esisto... - Kim abbass lo sguardo.

    Sam si sent avvampare, qualcosa nel suo viso aveva preso fuoco, finendo alle orecchie che ora parevano due tizzoni. Purry, con uno scatto, riusc a strappare il torroncino a Kim. Ma la ragazza non se ne accorse, la sua attenzione era tutta rivolta al sorriso che era sbocciato sulle labbra di Sam.

    - Tre anni???? - chiese Sam, incredulo

    - Beh, giorno pi giorno meno! - rispose la ragazza, un po' pentita della propria eccessiva sincerit.

    - Allora non ti dispiacer se mi avvicino per...baciarti - disse ancora Sam, mentre le sue orecchie avvampavano ulteriormente. Kim lo guard, senza sollevare obiezioni mentre dentro s pensava "E muoviti, cretino! Che altro devo fare per incoraggiarti?"

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    Cos Sam, ricordando il detto "chi tace acconsente" si fece coraggio e si avvicin per baciarla. Ma, proprio quando le loro labbra stavano per toccarsi, squill il campanello della porta. Sam ricacci indietro tutte le maledizioni e le parolacce che attraversarono in un lampo la sua mente e si limit ad un innocente

    - Aspettavi qualcuno?

    - No - rispose lei e aggiunse - Chi pu essere? - andando ad aprire la porta.

    - Ciao cara! - ud Sam e quella voce gli gel il sangue.

    Poco dopo Kim comparve in cucina, sorridendo

    - Tua mamma mi ha invitato a cena! - esclam, mentre Susie si affacciava dietro di lei.

    Sam le lanci un'occhiataccia, poi abbracci Kim e la baci.

    - Ricevuto? chiese

    - Forte e chiaro! - rispose Susie. Tutti risero.

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    I Complottivori

    [ riusciranno i nostri eroi? ]

    (Alessandro Amadesi, Massimo Ferraris, Nadia Finotto, Cleo Patra, Paola Roela, Linda Lercari, Giovanna Mastropasqua, con Lidia Popolano)

    Tutto cominci quando, una sera, uno di noi (vatti a ricordare chi, ho cominciato presto a farmi ingannare dalla memoria) accese il computer. Il telefono lo bombardava di vibrazioni e suonerie strane e dopo le prime occhiatacce al suddetto telefono, il nostro eroe cerc di ignorarlo, almeno finch, la sera accese il computer (mi sto ripetendo, signori? Non fatevi scrupoli a farmelo notare, davvero, tranquilli) e diede un'occhiata alle notizie del giorno. La prima - no, bisogna dire l'unica - cosa che balz ai suoi occhi furono novantasette notifiche dai giochini del social network che frequentava. Pingu Brush lo martellava con nuovi aiuti da parte degli amici e la mortifera frase "X ti ha regalato una vita". I primi tempi c'era da sorridere, pensando a X che, innamorata di lui, gli faceva dono della sua stessa vita; esagerata, lui faceva gi fatica a gestire la sua, figuriamoci. Poi, col tempo, la cosa era diventata sempre pi inquietante. Il nostro eroe, infatti, aveva cominciato a convincersi che:

    a) la mia vita talmente breve che amici molto buoni mi stanno regalando deroghe e prolunghe a man bassa

    b) ho raggiunto e superato le sette vite dei gatti e sto diventando come Highlander

    Pingu Brush lo inquietava; ed ancora di pi il sito 30Pines, su cui aveva preso l'abitudine di scrivere, in collaborazione con altri folli come lui; e che da giorni faticava a funzionare. Il protagonista - che chiamo 'nostro' perch mi auguro che chi mi legge gli manifesti una vaga forma di simpatia, povera bestia - cominci a collegarsi agli altri conoscenti e compagni di scrittura per capirci qualcosa. Ad esempio, se il suo era un

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    male comune e se la scrittura collaborativa era in serio pericolo come immaginava. Per primo chiam il prode Maximus.

    Non tard a ricevere risposta, visto che Maximus praticamente ci viveva in 30Pines, rimanendo collegato ad esso con tutti gli apparecchi che possedeva. Adducendo le scuse pi assurde e non pensando che sul suo profilo Headbook tutti potevano vedere l'iscrizione a trentasette giochini diversi, neg di essere assuefatto alla mania dello scambio vite. Alex von Amadeus, colui che lo aveva contattato, lo mise di fronte alla nuda realt, facendolo capitolare in un battito di ciglia. La situazione era grave, ogni contatto comune soffriva di frenesia da vite, tanto che Nadine Finetti aveva creato un gruppo sul tema, insieme a Regina di Saba. Le idee stavano scemando, il sito di scrittura collaborativa contava ormai su pochi fedelissimi che, stanchi di creare nuove storie, si buttavano sulla poesia ermetica del tipo: Io amo, ami tu, ci amiamo... Il massimo sforzo creativo era dato da un gruppo di tre scrittrici, un tempo fucina di idee, ma il cui estro iniziava a sgretolarsi: Lydia, Ornitorella e Mamma Risa. Maximus e Alex decisero di iscriversi al gruppo, pubblicando un bel post di chiarimento, dal titolo:

    Qui si ristruttura 30Pines o si muore! con sottotitolo: Pingu Brush non vincer!

    In una lunga e accorata reprimenda osarono attaccare i vari social, ed in particolare Headbook, luogo che, secondo loro, aizzava la gente ad uno scambio di vite senza precedenti, popolato da persone che in cambio di poche ore di vita promettevano mari e monti. La cosa interess parecchio i 30Piners, invitati a leggere, e ancor di pi l'amministrazione di Headbook, che blocc subito il gruppo di Nadine e Regina. Era la mossa che temevano, quella che in fondo speravano, il punto di inizio per cominciare la guerra. In poche ore fu buttato gi un Manifesto e trasmesso in modo carbonaro a tutti gli adepti, nessuno escluso.

    *

    - Siamo qui riuniti in videoconferenza per commentare ci che sta accadendo

    Alex von Amadeus batt il pugno con violenza sulla scrivania in formica, rischiando di far crollare il monitor.

  • 20

    - Ehm, in nome e per conto del gruppo prendo la parola... -

    - Com' che si chiama... 'sta cosa? - chiese Nadine, rompendo l'attimo.

    - Maximus, rispondi tu - Alex scomparve dal video repentinamente. Si udirono colpi come di batteria, rumore di apparecchi elettrici.

    - Beh, a un nome ancora non avevamo pensato -

    - Ma come, si fonda una societ segreta, si stila un manifesto di ben una facciata e mezza, formato A4, interlinea 3, carattere Times New Roman grassetto grandezza 18, e non si da un nome?

    Giovanna si trattenne a stento. - Ma porca la pupazza! Troviamolo, ora e subito! ALEXXXX TORNA QUI IMMEDIATAMENTE E PRODUCI!!! -

    - Eccomi! Stavo finendo di preparare la sfoglia per i tortellini... Dunque, un nome... mettiamo ai voti. Qualcuno per caso ha qualche idea? -

    - A me piace un nome che sappia di spionaggio - disse Regina. - Che so: i carbonauti,.. i sottowebbisti... -

    - Ci sono: i complottivori! - Don Erricus, detto l'argonauta, si affacci alla discussione, lasciando tutti sorpresi in modo positivo.

    - Complottivori... mi piace. Andata !- esclam Alex, girando lo sguardo. - Ci aggiorniamo, ora devo scappare che sta bruciando il ripieno dei tortellini! -

    - S, ehm... scusate... - comment Alex tornando dopo pochi minuti - Avevo un po' di problemi con la forma, ne ho messa poca, nel ripieno. Secondo me...- - No, ma fai pure con comodo quello che ti senti, eh? - rispose Giovanna con slancio - Qui dobbiamo produrre, mica far le primedonne

    - E produciamo! - ribatt lui - Vanno bene trenta litri di latte al giorno? No, ascolta cicciola, con tutto l'affetto, un conto fare della quantit, un altro conto fare un piano preciso e...

    - Cicciola lo dici a tua cugina

  • 21

    - Mia cugina non la sopporto

    - E basta! - intervenne il prode Maximus seguito da Pablita Roelica. Il grido usc quasi all'unisono - In questo modo non andiamo da nessuna parte. Cosa proponete. Perch avete delle idee, s?

    - Secondo me - cominci Giovanna - un'idea potrebbe essere infiltrarsi nel software del gioco Pingu Brush per sabotarlo. Il manifesto volantino deve essere breve, conciso, diretto e deve essere distribuito poco prima dell'attacco informatico. Qualcosa come: "Cittadini..."

    - Ha parlato Robespierre - comment Pablita sbuffando - Va beh, visto che altri non hanno manifestato altre idee, in attesa che Nadine si pronunci... Nadine, per favore, lascia stare quei dromedari... possiamo mettere ai voti questa proposta

    Il problema era capire chi si intendeva di informatica, per poter tentare un trucco di quel tipo. Perch scrivere poteva essere fattibile, sabotare la rete mondiale scambia-vite di Pingu Brush era qualcosa di appena un po' diverso.

    - Non diamoci per vinti da subito e che diamine! Non siamo mica sbarbatelli!!! Sabotare la rete mondiale scambia-vite non una cosa semplice ciccioloni miei, ma un tentativo io lo farei uguale... se non ricordo male, proprio Don Erricus, prima che gli venisse la mania di fare il chierichetto, era un ingegnere abbastanza quotato della societ "Apricot" e ha pure brevettato gli occhiali tridimensionali per criceti, mica pizza e fichi! Io prima di mollare chiederei a lui una dritta... magari qualcosa ne esce, che ne dite Pablita, Alex e Maximus?

    I tre erano visibilmente titubanti - quello ultimamente non ci sta troppo con la testa - disse Maximus, un po' preoccupato - ma lo hai notato che si fissato a guardare le pubblicit in televisione? guarda solo quelle.... dice che sono educative...soprattutto quelle degli assorbenti con le ali...dice che deve capire come pu essere possibile che un assorbente possa volare...-

    - e poi c' la storia della padella - aggiunse Alex

    - Che padella? - si incurios Giovanna

  • 22

    - Non riesce a darsi pace per una padella scomparsa, la teneva su di una mensola, e un bel giorno puffffff!!! si volatilizzata, da quel che racconta. Afferma che stato un complotto degli XFILES. Da allora, se sta a casa indossa una tuta in neoprene con inserti catarifrangenti, convintissimo di tenerli alla larga...no no, lascia perdere Don Erricus... dobbiamo pensare a qualcun altro.... -

    - Ma qui non si tratta solo di sabotare Pingu Brush, non dimenticate che dobbiamo anche risolvere il problema delle storie scomparse da 30Pines, perch il problema principale quello l. Se 30Pines funzionasse come si deve noi di PinguBrush ce ne faremmo baffi,barba e capelli - disse Nadine accarezzando un dromedario con una mano, schiacciando un cammello con l'altra e girando la mostarda con un cucchiaio di legno legato al piede sinistro mentre Max si guardava allo specchio pensando che magari un taglio di capelli ci poteva anche stare bene.

    - In ogni caso io un'idea per trucchetto per fregare il programma di PinguBrush forse ce l'avrei, per Alex mi dovresti prestare qualcuno dei tuoi pressostati - Alex sentendo nominare le sue creaturine prese vita e subito gli brillarono gli occhi. Regina invece era ancora assai scocciata dal blocco del gruppo su Headbook e meditava vendetta tanto che ormai si era risoluta a chiamare Lindy LeColt che aveva sempre a portata di mano una vasta gamma di gingillini scacciacani tra cui un mitra di ultima generazione che avrebbe potuto risolvere un bel po' di questioni. - Allora ragazzi! - fece Giovanna impaziente pi che mai - la smettiamo di fare parole inutili? Prima sabotiamo PinguBrush che distrae e poi cerchiamo le storie: ho gi pronto il lanternino. E tu Nadine, smettila di schiacciare cammelli e dicci quale diavolo di idea hai, che qui altrimenti facciamo notte e non risolviamo un rebus che uno!

    In preda ai fumi della mostarda, Nadine espose il suo piano che consisteva nello scrivere due righe di programmino da inserire alla chetichella tra le righe di PinguBrush nel momento in cui il programma rimescolava le sue righe,cos le righe sarebbero diventate troppe e con un'eccedenza di righe ci sarebbero stati solo cammelli a righe e sarebbe esplosa tutta la videata mandando Pingu Brush in loop.

  • 23

    Alex con un boccone di tortellino che gli rimase bloccato in trachea si incoll al computer, per cercare di inserire il programma pieno di virus nel server di Pingu Brush. Nadine nel frattempo disegnava insieme a Cleo cammelli scoppiati che sarebbero comparsi a chiunque avesse avuto una notifica di Pingu Brush. Cleo avrebbe voluto inserirci un po' di sangue, ma Maximus e Pablita la fermarono, le maniere forti sarebbero giunte in seguito. Tutti i computers, cellulari, tablet si impallarono improvvisamente, cammelli che scoppiavano come palloncini comparivano sui monitor di chiunque volesse accedere a Pingu Brush. Lindy le Colt giunse in aiuto degli amici, aveva portato con s un revolver ed era pronta ad una guerriglia senza uguali. Ora che una parte della missione era completata bisognava ancora sabotare 30 Pines, sbloccare il gruppo di Headbook, cosa che faceva andare su tutte le furie Cleo che per sfogarsi continuava a scrivere horror a nastro, e ricercare le storie scomparse. Maximus dando un'occhiata al sito vide che la scrittura collaborativa stava peggiorando, le storie erano sempre pi povere e qualcuno addirittura postava come immagini la facciona di Pingu. Pablita distribu un fetta di torta ai presenti e spron tutto il gruppo a muoversi, 30 Pines doveva tornare quello di un tempo. Nadine prese un facocero sotto il braccio pronta a gettarlo in testa a chiunque avesse tentato di fermarli. Alex si premun di bacchette per batteria e di una porzione di agnolotti, Cleo si procur la mostarda velenosa cucinata da Nadine, Lindy si arm fino ai denti, Giovanna si impossess di un mattarello litigando con Maximus che voleva tenerlo per s e Don Erricus si vest di porpora, mentre Paola quasi indemoniata cantava filastrocche in aramaico.

    La battaglia stava per iniziare! Il punto di raduno per l'attacco era la cantina di Maximus, centro di programmazione, nonch postazione con dieci pc allacciati ad un server che Nadine avrebbe riprogrammato in pochi minuti, rendendolo capace di essere operativo e, cosa pi importante, non rilevabile nemmeno dalla C.I.A. Alex giunse per primo spingendo una carrettata di cappelletti in brodo, Maximus ci mise da bere (acqua di rubinetto, da buon ligure), Regina piatti di ceramica Aynsley e posateria d'argento con intarsi in oro zecchino appartenuti all'Imperatrice Maria Teresa d'Austria, Pablita torte dolci e salate, mentre Don Erricus benediceva i computer aspergendo acqua santa.

  • 24

    - Ognuno di noi ha il compito di scrivere un incipit, quindi si attacca col secondo nodo - spieg loro Nadine. - Il sistema in automatico vi cambier profilo, quindi impersonerete al giro altri 30Piners conosciuti. Chi riesce cerchi di mantenere lo stile dell'alias del momento. E' chiaro per tutti? - Tutti annuirono, anche se in verit non avevano capito una mazza, ma non volendo farsi vedere poco acuti si sorrisero a vicenda.

    - Fermi tutti! - Giovanna salt sul server, brandendo il mattarello. - Siamo sicuri che non stiamo infrangendo la legge? Sapete sono uno stimato avvocato... - ma non riusc a terminare la frase che palettate di mostarda la raggiunsero.

    Il facocero fu sguinzagliato e intercett Don Erricus che, brandendo un crocifisso, inizi a formulare un esorcismo. Il caos ebbe il sopravvento, gli animi erano turbati, logorati da quella situazione incresciosa.

    - RAGAZZI, IL SISTEMA PARTITO! - url Alex, vedendo i monitor tutti accesi sulla pagina iniziale di 30Pines. - Non c' pi tempo da perdere in pinzellaccheri! -

    *

    Alias Giovanna_mas

    E non ancora arrivato il Capodanno!

    Ebbene s, ci siamo tutti concentrati sul Natale, ma vogliamo mettere la tragedia del Capodanno? Quale tragedia? Ma come quale tragedia, avete mai acceso la TV il 31? Fin dalle prime ore del mattino vi propinano il funerale dell'assessore al bilancio del comune di VRPS, l'ultimo calendario per sarti di tute da meccanico con la Linda Evangelista che al posto del culo a pizzo, ha una macchina da cucire semiautomatica, il matrimonio di Anna Karenina ... no quello era andato a finire male ... ma che ne so, io mica li vedo tutti! E quando ti sei quasi abbrutito nell'ossessione di non perdere nessuno, dico nessuno degli eventi salienti dell'anno che sta per terminare ... ecco che parte la mezzanotte e incominciano a farti vedere tutti i Capodanni di tutto il mondo a rotazione. Ecco quello di Pechino, poi Hanoi, poi Timbuktu, poi Barletta (scusate la licenza poetica) poi Cerenova Costantica e infine La Spezia, ma siccome

  • 25

    non avevano le immagini dei fuochi del 2014 ti propinano quelli del 2012. Come faccio a saperlo? Perch in cielo compare la scritta no? ... Dopodich mentre tu sei ancora scioccato e non riesci a riprenderti per tutti i capodanni che hai visto quando tu lo hai trascorso con zia Peppina

  • 26

    - Piantala di far casino. Hai un'idea migliore? - chiese Nadine. Gli altri la guardarono perplessi.

    - Guardate! - disse Regina indicando lo schermo del computer. La sezione "Notizie" di 30Pines era impazzita, la facciona di Pingu si alternava a immagini di cammelli che esplodevano, a righe multicolori che si susseguivano ininterrottamente, per poi lasciare di nuovo il posto, alla facciona di Pingu e ai cammelli.

    - Oh cavolo! Abbiamo sabotato 30Pines, oltre che Pingu Brush! - disse Nadine

    - Oh porca vacca! - esclamarono tutti, iniziando a incolparsi a vicenda dell'infausto esito della missione e, contemporaneamente, iniziando a lanciarsi palettate di mostarda.

    - Basta cos! - disse imperiosamente Pablita - Controlla le altre sezioni! - ordin a Regina e in effetti, tutte risultarono "infettate" dal virus.

    Dopo la battaglia, mentre la mostarda colava dai vestiti e dai volti degli intrepidi 30Piners, lo sconforto stava prendendo il sopravvento. Nadine accarezzava tristemente i dromedari, Alex le sue amate bacchette, Giovanna il mattarello che era riuscita a sottrarre a Maximus, Regina i suoi preziosissimi piatti, e Lindy le sue adorate armi. Don Erricus continuava ad aspergere i presenti con l'acqua santa, sperando di recare loro qualche beneficio, mentre il facocero esorcizzato sonnecchiava tranquillo.

    Improvvisamente, la videata si blocc sulle righe multicolori per un tempo che sembr interminabile. Poi, finalmente, la scritta "I COMPLOTTIVORI" apparve sul monitor, con tutto il manifesto di ben una facciata e mezza, formato A4, interlinea 3, carattere Times New Roman grassetto grandezza 18. "Evviva! Ce l'abbiamo fatta!" esclamarono tutti, dandosi grandi pacche sulle spalle, neanche avessero spedito una missione orbitante nello spazio. Ma non fecero in tempo a gioire, che la porta della cantina di Maximus venne divelta. "Fermi tutti!" url il capitano di un commando armato al servizio di Headbook. I complottivori erano stati scoperti!

    La situazione, che era stata quasi insostenibile sino a quel momento, divenne un incubo. Gli scagnozzi di Pingu Brush erano entrati con la forza rintracciando i segnali

  • 27

    dei computer. Erricus e Alex si resero conto, con orrore, che nulla sfugge a Headbook e ai suoi empi figli quali i videogiochini in condivisa e gli stramaledettissimi selfie con hashtag!

    I tecnopoliziotti puntavano le loro armi tenendoli a bada e facendo spazio al "pezzo grosso" un ometto grassoccio e rubizzo dai vestiti sgargianti che entr placidamente e cominci a parlare con voce suadente: "Miei cari, basta! Avete complottato abbastanza, avete sovvertito abbastanza! Non volete rientrare nei ranghi? quanto sar pi bello, per voi, il mondo tutto rosa confetto di caramelle cadenti, di fotografie sorridenti e di jingles ipnotici? Basta, miei cari, basta usare la propria fantasia e la creativit, fatevi cullare dall'oppio dei popoli, da Santa Rete e dai suoi adepti."

    I complottivori si guardarono l'un l'altra per un lungo istante, il silenzio quasi di miele, si sorrisero e annuirono. Tre secondi: venne aperto il fuoco. Mostarda ovunque, su poliziotti e pistole, al facocero fu dato uno schiaffo sulle natiche e si avvent stendendo una decina di incursori. "Crepa, pidocchio Obeso!" grid Lindy sventrando il "pezzo grosso"; Maximus intanto mandava in diretta mondiale il massacro ripreso da Regina! Gio, Pablita e Nadine si tramutarono nelle furie che solo loro sapevano essere. Poi cal il silenzio.

    La battaglia era vinta, le coscienze svegliate. Uscirono dalla cantina guardando il sole: l'alba di una nuova era!

  • 28

    Tod

    [ c'era una volta un rospo ]

    (Linda Lercari, Nadia Finotto, Massimo Ferraris, Alessandro Amadesi, Miriana Kuntz, Paola Roela)

    Tod aspettava con ansia l'arrivo di Yria. La strega padrona era uscita alla ricerca di alcuni ingredienti e lui era stato confinato nella cucina delle pozioni: doveva sorvegliare una mistura affinch non bruciasse mentre sobbolliva lentamente. Le zampe palmate non erano molto utili per girare mestoli e controllare il fuoco, ma Tod eseguiva con maestria ogni compito che la donna gli impartiva. Erano in molti al servizo di Yria, ma solo Tod godeva di particolari privilegi e fiducia. Sorrise fra s e s e gonfi il petto in una grande bolla verdastra. Era cos fiero di poter aiutare la strega a cui doveva grande riconoscenza per avergli salvato la vita.

    Ricordava ancora quando, cento anni prima, lui e altri suoi fratelli erano stati scelti per una bevanda magica che donasse il potere di respirare sott'acqua. Yria era una giovane fattucchiera dalle lentiggini rosse e dai capelli di rame. Una ragazzina tutt'ossa e dai grandi occhi verdi che si era tuffata anima e corpo nella realizzazione della mistura cacciando rospi e anguille per tutto lo stagno di Gobbaverde, la contea nella quale abitava.

    Il terrore di essere stato preso nella rete, la vista del calderone rovente. Si era coperto gli occhi bulbosi con quelle zampine palmate inconsapevole del fatto che quel gesto cos buffo e cos "umano" aveva intenerito la piccola strega.

    Ricordava di essere rimasto con le zampine sugli occhi per un tempo che gli era sembrato infinito e, quando si era sentito sollevare ed aveva capito di essere nelle mani della strega, aveva avuto la matematica certezza che sarebbe finito nell'acqua bollente.

  • 29

    Invece, sentendo di essere sollevato in aria, ma fermo, aveva iniziato a spostare piano piano una zampina dall'occhione e si era visto di fronte gli occhi verdissimi e sorridenti di Yria. "Ciao bestiolina" gli aveva detto. "Hai paura di me?". Lui aveva fatto cenno di s con il capo e lei gli aveva accarezzato la testolina bitorzoluta e gli aveva detto: "Sei troppo carino per finire nella mia pozione magica. Tu sarai Tod e sarai mio aiutante".

    Da qual momento Yria non si era mai pi separata da lui perch lui non era mica un rospo da quattro soldi, era un Signor Rospo: preciso, scrupoloso, sincero e fedele e la sua Yria lo aveva capito subito e gli aveva affidato grandi responsabilit. Certo, era un po' dispiaciuto di aver perso i suoi fratelli, ma erano stati immolati per una nobile causa.

    Gir un'ultima volta la pozione: secondo lui era cotta al punto giusto, ma Yria ancora non si vedeva.

    Sola, nella pianura della Rimembranza, Yria era intenta a raccogliere fiori di Ipsus, i cui petali servivano a far sparire le rughe dai visi. Nonostante avesse centosettantatr anni, il tempo pareva essersi fermato, e chi la incontrava poteva prenderla per una ragazzina di diciotto anni. Guard in alto vero il cielo che si stava coprendo, e decise che per quel giorno la scorta di ingredienti poteva essere sufficiente. Si incammin a passi veloci verso il quinto castagno, mormorando le parole magiche che servivano per far comparire la porta che conduceva nel Regno delle Streghe, felice, ma anche in apprensione per la pozione che cuoceva sotto le cure di Tod. Il suo rospetto preferito, colui che la amava in modo totale e che lei ricambiava con uguale intensit. Lo squarcio dorato apparve dinanzi ai suoi occhi, mostrandole la strada sterrata che conduceva al castello. Ma quando si trov a pochi metri, una fitta le attravers il corpo; pens subito a un malore, anche se erano decenni che non prendeva nemmeno un raffreddore, fino a quando cap che qualcosa di appuntito si era conficcato nella spalla. Volt la testa e scorse un dardo scuro. La vista inizi ad annebbiarsi, ma con un ultimo sforzo riusc a spedire un incantesimo al di l della breccia e contemporaneamente a chiuderla. Voci arrabbiate le giunsero alle orecchie e , quando i sensi la abbandonarono, fu sollevata di peso e posata su di un carro, trainato da cavalli. Tod salt sul davanzale del finestrone e guard fuori. La grande clessidra indicava

  • 30

    che la giornata era giunta ai sei ottavi della durata, e Yria avrebbe dovuto tornare un ottavo prima. Guard la pozione, riguard la clessidra, e infine di nuovo fuori. Qualcosa di fumoso si stava avvicinando, e dalla direzione che teneva era sicuro che l'avrebbe preso in pieno.

    Un vortice di nebbia scura lo invest e lo fece barcollare, una voce imperiosa lo avvolse "Tod! Tod! I CacciaStreghe! Sono tornati i CacciaStreghe!". Il rospo prese un grosso respiro e si diresse immediatamente al pentolone. Diede una zampata a una leva e una piccola cisterna d'acqua si rovesci a spegnere il fuoco. La pozione si sarebbe rovinata... Pazienza! Yria gli aveva mandato un messaggio d'aiuto al quale era necessario rispondere in fretta!

    Salt su uno scaffale e cerc l'incantesimo giusto. Come famiglio era in grado di compiere piccole magie e doveva cercare di contattare tutte le streghe in grado di combattere, salvare Yria era la priorit.

    Accorsero Zarta, Wischa e Lucezia, tre grandi amiche della padrona e gli chiesero dove si fosse recata per cercare ingredienti. Il rospo rispose e le donne si prepararono a combattere quei maledetti CacciaStreghe, umani frustrati e inutili che, di tanto in tanto, facevano delle sortite nella valle della Rimembranza. Le scope tuttofare si tramutarono in piccoli draghi sputafuoco e, a cavallo di tali destrieri, le fattucchiere uscirono di gran carriera. Tod, che era stato redarguito pi volte, non sent ragioni e, non visto, salt dentro la tasca del grembiule di una di loro.

    Quello che nessuno di loro sapeva era che il re dei CacciaStreghe, Beltrando il Rapace, uomo dal fascino crudele, era in cerca di una sposa dai magici poteri per consolidare il suo regno di terrore.

    "Idioti! Vi avevo detto di prenderla e portarla qui, non di rischiare di ammazzarla!" url Beltrando con tutto il fiato che aveva in gola ai suoi due sottoposti che gli avevano portato una Yria sanguinante e con ancora il dardo che l'aveva trapassata da parte a parte che fuorusciva da sotto la scapola sinistra.

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    "Chi stato a fare questo scempio?" ringhi Beltrando che sovrastava i due CacciaStreghe di almeno trenta centimetri. Piano piano uno dei due sollev un indice bitorzoluto mormorando:

    " I.. io M... mio S... signore" ed immediatamente di lui non rimase pi nemmeno la polvere sul pavimento: Beltrando lo aveva eliminato con una potentissima mazzata che lo aveva scaraventato fuori dalla finestra, dritto dentro al Pozzo dei Sospiri. Poi si volt ed il suo sguardo di fuoco cadde sul secondo CacciaStreghe che stava tremando come una foglia scossa da un uragano: "Tu resterai vivo, ma al prossimo errore farai una fine ancora peggiore di quella del tuo stupido compare. Ed ora sparisci dalla mia vista, schifosa creatura!".

    Si chin e prese Yria tra le sue braccia, le accarezz i bei capelli lucenti color del rame e poi il morbido viso di un pallore quasi mortale per il molto sangue perso: "Stai tranquilla mia dolce sposa" le sussurr "ti far curare, tra pochi giorni diventerai la mia regina ed il mio regno sar pi potente che mai: gi tutto pronto, mia cara". Detto ci chiam i suoi servi ed ordin che Yria fosse chiusa nella stanza pi bella del Palazzo e che per le sue cure fossero convocate le migliori Streghe presenti nel suo regno: entro tre giorni doveva essere pronta per il matrimonio.

    *

    "Strega in catene

    come sto bene.

    Strega da friggere

    scoppio dal ridere.

    Strega che vola

    il cielo viola..."

    Questo canticchiavano i CacciaStreghe addetti a preparare le stanze per Yria e Beltrando. Quest'ultimo entr, l sent e non fu troppo contento. "Vi sfamo e vi nutro per farvi cantare? Vi risulta?" grid dando un pugno sul naso al

  • 32

    CacciaStreghe pi vicino, che tutti chiamavano Allegro Dark. Allegro Dark, con le lacrime agli occhi dal dolore, ammutol di colpo.

    "Dovete a queste stanze lo stesso rispetto che presto dovrete alla vostra regina. E' chiarooo?? Non dovete stare a cantare e ridere, ma essere efficienti, avete ancora pochi giorni per far splendere questo posto."

    Detto questo si allontan con passo spedito e dietro di lui Allegro Dark miagol un'imitazione: "E' chierooouu? Vi rrrisultaauuu?" che fece ridere gli altri CacciaStreghe presenti. Beltrando fece finta di non sentirlo.

    Poi, fattosi di colpo serio, Allegro Dark si rivolse agli altri con aria malinconica e disse: "Che lo vogliate o no, dobbiamo andare a prendere le streghe prigioniere perch il re ha ordinato che ci diano una mano". Nel brusio che segu non not il cielo viola con le tre streghe volanti in arrivo.

    Triste Palmipede e Tonto Volante furono mandati a predenere le streghe in catene. Decisero di fare il tragitto a piedi, che dal palazzo alle segrete del regno c'era poca strada, non importava volare. Non alzarono la testa nemmeno per un attimo e non notarono il cielo.

    Arrivarono ai sotterranei nello stesso momento in cui, nelle stanze del palazzo, Allegro Dark ramazzava il pavimento con fare scocciato e cercava di tener calmi gli altri cacciastreghe che di streghe aiutanti, proprio, non ne volevano sapere. Il naso gli gocciolava e cominci a pensare che pi che il pugno diretto del re, era il raffreddore a commuoverlo cos. Si gratt il nasone e riprese a ramazzare.

    Triste e Tonto arrivarono nei sotterranei della prigione antica e come facevano sempre, cominciarono a picchiettare gli artigli contro le sbarre delle celle, una ad una. Sapevano che per le streghe fate quel suono era una vera tortura. Ridacchiarono. Qualche metro sopra di loro, le scope volanti stavano arrivando.

    *

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    - Si rischia grosso, questa volta - grid quasi Zarta per farsi sentire, nel rumore del vento tra i capelli, l in alto nel cielo - Non dobbiamo farci prendere, i CacciaStreghe sono terribili

    - Tutto per la nostra sorella Yria - grid con slancio Lucezia ed una vocina strana e piccola le fece eco: - Tutto, per lei

    Le tre si guardarono rischiando di scartare malamente contro gli alberi del bosco all'entrata del regno. Videro spuntare un muso buffo da una tasca e capirono che Tod si era aggregato al trio.

    - E tu cosa ci fai, qui? - chiese Wischa guardandolo - Non dovevi seguirci, troppo pericoloso! -

    Le tre streghe arrivarono sul punto pi alto del castello, quelli che c'erano di guardia furono trasformati all'istante in tre statue di pietra. Le loro espressioni andavano dalla paura all'incredulit. Il castello non era immune alla magia, e proprio per questo Beltrando aveva intenzione di sposare una strega, per ovviare a quest'ultimo problema, ostacolo del suo potere immenso. Tod sballottolava da una parte all'altra della tasca di Lucezia, vi trov mille cose in quel taschino, alcune pozioni, ago e filo, radici di vaniglia, occhi di lupo. Le tre con una semplice magia arrivarono nelle segrete del castello, ma qui non trovarono n Yria n le loro compagne scomparse. La cella era fredda e solitaria, una sola scritta, visibile solo ai possessori di poteri magici diceva: "Yria qui, sar la nuova sposa del Re". Le streghe lessero ad alta voce quel messaggio nascosto, tanto che Tod dallo sgomento salt fuori dal taschino. Le streghe erano abili, ma piuttosto pasticcione. Continuarono a battibeccare sul da farsi, fino a quando un gruppo di Cacciastreghe aguzzando l'udito, non ebbero riconosciuto il tono greve di quella specie. Tod si aggrapp con le sue manine palmate ad una fiala con su scritto: "Umanete". Ricord che Yria una volta gliene parl con grande euforia, incoraggiandolo a berla nel caso ne avesse fatta una davvero eccellente. Tod non ebbe mai l'opportunit di berne una goccia, e la possibilit di trasformarsi in un uomo lo rendeva eccitato quanto spaventato, ma le tre streghe pasticcione di l a poco sarebbero state sicuramente acciuffate, e non ebbe alternative. Balz fuori con la fiala,

  • 34

    e si nascose in un sottoscala l vicino. Le tre si dimenavano, ma purtroppo furono catturate e rinchiuse.

    "Alla salute mia felicit!" pens Tod mentre il contenuto della fiala gli si espandeva gi per la gola.

    Yria apr lentamente gli occhi. Si sentiva confusa e debolissima, ed era una sensazione totalmente nuova per lei. Cerc di alzarsi, ma una dolorosissima fitta alla spalla, tanto forte da causarle un capogiro, la costrinse a rinunciare. La fitta le fece tornare in mente l'accaduto e cap di essere stata catturata. Superato lo choc, con cautela, mosse la testa, per guardarsi intorno. La stanza era ampia e riccamente arredata. Stupende tende di broccato, color dell'oro, ornavano una grandissima finestra. Nell'enorme camino, di fronte al quale era sistemato un pregiatissimo tappeto, il fuoco vivace crepitava allegro e rendeva l'ambiente caldo e confortevole. Di lato, un armadio dorato, con preziosissimi intarsi, faceva bella mostra di s. Faticosamente, Yria frugava nelle propria memoria, alla ricerca di qualche indizio, per capire dove potesse trovarsi. Non trovandone, rivolse lo sguardo su se stessa, per constatare in che condizioni fosse. Si accorse di indossare una lussuosa camicia da notte, di essere stata cosparsa di unguento profumato e, toccandosi i capelli, li scopr morbidissimi e perfettamente spazzolati. Pur non comprendendo il motivo di tanta cura e dedizione, la cosa non le piacque affatto. Ricord improvvisamente che, prima di perdere i sensi, era riuscita ad inviare una disperata richiesta di aiuto a Tod. Ma lui l'aveva ricevuta? E sarebbe stato in grado di aiutarla? Tent di mettersi telepaticamente in contatto con il suo fido rospo, ma qualcosa impediva il "collegamento". Come strega, si rese immediatamente conto che, sicuramente, in quel luogo, era stata eretta una barriera magica difensiva e che non avrebbe potuto superarla facilmente. Non le rimaneva che mettersi in piedi e tentare di fuggire. Lentamente e con molta attenzione, si alz, cercando di non muovere la spalla ferita e bendata. Riusc a sedersi sul letto, ma quando stava per alzarsi, la porta si spalanc.

    - Mia sposa bellissima! - esclam Beltrando, seguito da due donne. Una di loro accese in Yria un ricordo, che per non riusc a tenere vivo. E chi era quell'energumeno dai capelli color paglia ammuffita che l'aveva accolta con quella frase?

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    - Chi siete? - domand la ragazza, spaventata. Sapeva che in quel luogo le sue arti magiche non avrebbero funzionato.

    - Colui che ti far diventare Regina, Beltrando, Re della Terra delle Quattro Stagioni

    Yria aveva gi sentito parlare di lui, e del suo gruppo di CacciaStreghe.

    Un trambusto interruppe le presentazioni; dalle scale giunsero grida e rumori di combattimento. Beltrando scans di lato malamente le due donne e si lanci in quella direzione.

    - Yria - disse una delle due, quella che lei credeva di conoscere, - sono Luxya, la strega del Nord. -

    Quelle parole accesero in lei il ricordo. Come poteva essersene dimenticata, colei che ottant'anni prima l'aveva salvata da morte certa, dopo che il Drago Millenario era riuscito ad imprigionarla. Corse ad abbracciarla.

    Tod si sent stranamente bene, nonostante il senso di caduta e soffocamento conseguenti l'assunzione della pozione. Allung una zampa, che and a cozzare dolorosamente contro una parete.

    - Ahi! - grid, guardando in quella direzione. Al posto di quello che una volta era un arto di rospo, si trov a fissare il braccio muscoloso di un umano. Diede una rapida occhiata e scopr di essere diventato un uomo, ma... completamente nudo! Il senso di pudore che da rospo non possedeva, scatt con violenza nella sua testa. Doveva trovare al pi presto dei vestiti e correre in aiuto di Yria. Alcune urla lo fecero scattare in piedi su tremolanti gambe.

    Due CacciaStreghe avevano raggiunto Lucezia, Zarta e Wischa. Approfittando del fatto che gli davano le spalle si arm di un paio di grossi vasi e li ruppe sulla nuca degli aggressori. Nonostante fossero in numero inferiore avrebbero avuto la meglio sulle donne che erano state prese alla sprovvista. Zarta fu la prima a riprendersi dallo stupore. Chi era quel gagliardo giovane che le aveva salvate? La porpora dipinse

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    arabeschi sul volto delle giovani fattucchiere mentre osservavano quanto fosse nudo e ben fatto il loro salvatore.

    "Guardarti spolto ancora non posso, presto un vestito ti salga indosso"

    cantilen Wischa mentre dalle labbra fatate di Lucezia uscivano parole di guerra

    "mio bel principe del maniero, ti dono spada e cimiero"

    infine Zarta "che tu sconfigga i nostri rivali, ecco ti dono mantello e stivali".

    Le streghe avevano immaginato che il bel giovane fosse un prigioniero di Beltrando e che si trovasse in stato di necessit a causa della brutalit del sovrano. Una volta cos rivestito e armato Tod non fece nulla per sciogliere l'equivoco, ma gioc sul malinteso. Con una voce suadente e virile convinse le donne a aiutarlo e organizz una sorta di guerriglia all'interno del castello. Innanzitutto dovevano salvare altre streghe prigioniere e rendere tutte le stanze possibili libere dall'antimagia. Tod pens infatti che la sua trasformazione aveva reso possibile l'esercizio delle arti magiche alle tre grazie a qualche forte strappo nella barriera, ma quanto sarebbe durato? Ora che aveva una spada sent che poteva brandirla fieramente e si accinse a spaccare pi lucchetti che poteva. Alcune giovani streghe lo guardarono esterrefatte, poi scorsero Lucezia e le altre e capirono: era tempo di reagire.

    In men che non si dica le streghe prigioniere erano state liberate ed il prode Tod le capeggiava alla ricerca del luogo dove era prigioniera Yria. Yria percep che qualcosa era cambiato e riprov a mettersi in contatto con Tod. Di colpo Tod si blocc come se avesse visto un fantasma e con il suo improvviso stop fece ruzzolare tutte le streghe al suo seguito.

    - Hey dico! - fece Lucezia - bel giovine, ti manca qualche gioved?

    - Zitta! Sto ricevendo!

    - Cosa stai ricevendo? Se non ti muovi tra poco riceverai solo un bello spintone!

    - Zitta, illetterata! Sto ricevendo un messaggio da Yria!

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    Lucezia, che nonostante il giovine le piacesse assai stava per mollargli uno sganassone per l'insulto subito, si blocc immediatamente con la bocca spalancata:

    - Ma...ma...chi sei?

    - Sono Tod, ebete, e tu sei sorda o cosa? Ascolta e dammi una mano!

    Stupita e delusa perch l'ennesimo bel giovane che le capitava era una beffa, aguzz il suo settimo senso e percep il messaggio forte e chiaro. Fu tentata di far tornare Tod un rospo, ma riflett sul fatto che poteva servire la forza di un uomo, bleah!, anche se per incantesimo e prese a condurre lo stuolo di streghe non senza averle avvertite che stava venendo verso di loro nientepopodimeno che Beltrando in armi. Intanto Luxya e la sua compagna sorressero Yria ancora un po' debole e la condussero verso le loro stanze non pi presidiate a causa del combattimento. Poco pi in l, quando Lucezia vide Bertando, stratton Tod costringendolo a frapporsi tra loro ed il Re. Bertando, nella foga, non riusc a frenare in tempo e si schiant contro Tod e Wischa fu pronta a fargli un incantesimo pietrificante. Arrivarono intanto Yria e le sue due salvatrici e Tod, tornato rospo,le salt in braccio dalla gioia. Fu facile per tutte sparire nel nulla,lasciando il Re letteralmente di sasso ed i suoi CacciaStreghe senza guida non poterono che restare a guardare.

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    #Linerscoming* Verso Il Gi

    Direzione: verticale, verso: in basso

    (Alessandro Amadesi, Massimo Ferraris, Antonella Rossello, Alessandro Civiero, Paola Roela, con Alice Lazzarini e con la partecipazione di Mario Sanseverino)

    - Ciao, vado verso il gi. Ti va di aggiungerti?

    - Verso Sud, dici? - lei li guard e distolse lo sguardo dalla chitarra. Era seduta in un prato, in uno dei pochi momenti di tranquillit ed aveva avuto l'ispirazione di mettersi a strimpellare pi a s stessa ed ai piccioni che ad un vero pubblico. In quel momento era passato lui.

    - Eh, magari - rispose lui - che il Sud sarebbe un bel posto, dovunque sia. No, vado verso il gi. Direzione: verticale, verso: in basso. Sai, qui ognuno fa la propria strada e non si rende conto che andiamo separatamente allo sprofondo. Tutti, ognuno per s

    Lei rimase un momento senza parole, appoggi la chitarra sull'erba e lo guard, come se con uno sguardo avesse potuto capire veramente se qualcuno matto. Cap che in fondo lui aveva ragione.

    - Mh comment

    - Che cazzata triste, non vero? - riprese il ragazzo

    - S, in effetti

    - Allora mi sono detto: 'vedo una bella ragazza, perch non chiederle se le va di unirsi a me?'. Non mi va di farmi la parata da solo

    - E dove si va? - chiese lei, sperando un po' che fosse tutto uno scherzo.

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    - Al gi, te l'ho detto. Allo sprofondo, ma in due, secondo me, ci si va pi in allegria. Se ti va, portati la chitarra

    Lei si alz in piedi con uno scatto agile e: - Andiamo - disse.

    Presero una direzione qualsiasi, subito usciti dal prato. Monia scelse la strada che portava fuori dal paese, cos, senza pensarci. Lucio accett, una strada valeva l'altra.

    -Per andare gi va bene qualsiasi strada, l'importante non guardarsi indietro.- Camminarono uno di fianco all'altra per una buona mezz'ora, senza dirsi nulla, scambiandosi di tanto in tanto sguardi sorridenti. Lucio era un tipo positivo, alquanto stranello, ma con l'aria del bravo ragazzo. In spalla portava uno zaino della Invicta mezzo vuoto, al quale era appesa una borraccia per l'acqua.

    -Non pensi dovremmo avvisare qualcuno?- Monia si rese conto che stava facendo qualcosa di anormale. Lucio rallent il passo e poi si ferm. Negli occhi si formarono onde di tristezza.

    -Anche tu...- disse guardandola. -Non sei quella che cercavo. Chi va gi non cerca appigli, non si fa domande, va gi e basta. E' una regola, ricorda- si gir e prosegu, lasciandola sola e confusa. Nonostante l'aria semplice e onesta, Monia lo classific come pazzo. Che volevano dire le sue parole? Non avevano significato, nonostante si sforzasse nel trovarne uno. Che cos'era, una nuova filosofia di vita? "La ricerca del gi"? Camminava senza una meta, alla ricerca di qualcosa che solo lui sapeva cos'era. Lo osserv procedere, risoluto, con le mani in tasca, senza pi girarsi nemmeno una volta nella sua direzione. Lei cos'aveva da perdere? Una madre che si credeva una ragazzina e collezionava uomini come figurine; il nulla di una vita passata a chiedersi dove andare. Lucio poteva essere la risposta ai suoi dubbi.

    - Ehi, aspetta! - gli grid - Ho cambiato idea, vengo anch'io! -

    Raggiunse, con un po' d'affanno, il ragazzo, che sordo alle sue grida, procedeva a passo svelto lungo la strada.

    - Ehi, ti avevo chiesto d'aspettarmi!

    Lucio si gir verso di lei, sorridendo

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    - Scusa, ma non potevo fermarmi, adesso che ho iniziato ad andare verso il gi, sono costretto a procedere per inerzia, come un sassolino che rotola lungo la scarpata, ripida, di una montagna... sono felice, gi m'ero rassegnato a dover continuare da solo e invece, eccoti qua!

    Camminarono ininterrottamente per un'oretta, Lucio col suo zaino e Monia con la chitarra in spalla ed ormai le case cominciavano a diradarsi. - Sai, se prima mi fossi girato, tu saresti certamente sparita, hai presente il mito di Orfeo ed Euridice, no? - fino a quel momento Lucio non aveva parlato e Monia, persa tra i suoi pensieri, riusc a cogliere solo parte della frase

    - Eh!? Orfeo ed Euridice? Certo che li conosco, ma cosa centra adesso? chiese perplessa

    - Vedi - prese a spiegare Lucio - Orfeo ed Euridice procedevano verso il su, noi invece verso il gi, ma le regole sono pi o meno le stesse, se sei indecisa o se non hai fiducia, sei perduta.

    - In che senso perduta? - chiese Monia, con un misto di timore e curiosit.

    - Nel senso che finisci con l'accontentarti di quel poco che ti vien offerto in quell'ade che il lass.

    Monia era sempre pi sconcertata, ma sentiva che seguire quel ragazzetto era, senza alcun dubbio, la miglior cosa che avrebbe potuto fare.

    E quando si fermarono, alla conclusione di un lungo cammino che era durato tutta la giornata, si sedettero sopra un altro prato. Lucio tir fuori una coperta dal suo zaino e accesero un piccolo fuoco, cos, gi, sotto le stelle. Monia pens a cosa avrebbero fatto, cosa avrebbero mangiato, dove avrebbero dormito e i suoi occhi si preoccuparono. Lui la guard con il suo viso semplice, pulito, senza rimorsi, senza angosce, senza paure, ma talmente chiaro e trasparente che pareva acqua di sorgente. Lucio chiese a Monia di suonare la chitarra, ma lei era imbarazzata, non le veniva nulla. Lucio la guard con gli occhi pieni di comprensione, ma anche di

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    compassione. Non capiva cosa c'era di sbagliato in lei, ed anche lei non capiva cosa c'era di straordinario in quel ragazzo.

    - Lo conosci il blues? - Chiese lui. Lei alz le spalle, sorridendo.

    S, un po' di accordi blues li sapeva fare.

    Lucio le disse: -Ecco, va bene. Il blues la musica che va gi. La musica con la nota triste, perch va gi come noi. Suonalo, dai!

    Quando Monia si mise a suonare, presto Lucio aggiunse le parole alla musica:

    "Monia piccolina

    Viveva in collina

    Suo padre beveva

    Sua madre giocava

    Cos lei, lei venuta gi

    Gi al prato blu

    Alla gente di l/Piace tanto cos..."

    Lucio stava raccontando la vita di Monia. Lei se ne rese conto, ma non smise di suonare. Ma chi era questo ragazzo gentile, con la voce che leggeva cos bene dentro di lei?

    Sentendo la voce provenire dal prato, accanto ad un fuoco arancio e gentile, altri ragazzi si fermarono e si unirono a Lucio e Monia. Chi aveva del pane e del formaggio, chi aveva portato una birra. E risero e bevvero, mangiando e suonando, continuando ad andare gi, gi verso le stelle. Si addormentarono assieme al piccolo fal, avvolti nella loro coperta.

    All'alba, mentre la brina cristallizzava ogni cosa, Monia si svegli. Avvolta da quel calore le sembrava di sognare. Mai braccia l'avevano stretta cos. Non mosse un muscolo, non voleva perdere neanche un attimo di quel momento.

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    Poi un raggio di sole illumin il viso di Lucio, apr gli occhi e le sorrise.

    - E' un buongiorno? - le chiese con fare ironico. - Dove si va oggi?

    Monia rispose con una domanda. Lucio scost la coperta, si stiracchi un po' e poi si mise seduto. - Andiamo verso gi, proprio dove vuoi tu!

    Si alzarono, riposero tutto nello zaino e si avviarono. Passo dopo passo, in silenzio, il sole che illuminava il loro cammino lasciando alle loro spalle ombre pi o meno scure.

    - Se guardi verso sud ti sembra di allontanarti dalle ombre e pi il sole in alto e pi le ombre ci abbandonano. -

    Monia ascoltava in silenzio. Non sapeva mai cosa dire quando Lucio parlava cos. Eppure quelle parole avevano un forte impatto emotivo su di lei, un misterioso senso di libert che scivolava nelle pieghe pi nascoste del suo essere. Sembrava come se un archeologo stesse minuziosamente scavando nel suo dentro e pi scavava e pi portava alla luce pezzetti rari del suo esistere. A volte scopriva angoli inesplorati, altre solo piccoli battiti di cuore che portavano con s echi lontani. Ma chi era Lucio? E dove la stava portando? Monia non trovava risposte alle sue domande. Camminava, camminava accanto a lui, spesso in silenzio mentre lasciava la sua ombra indietro e andava verso gi.

    Incontrarono un uomo di mezza et. Sembrava piuttosto distinto, vestito blu e cravatta perfettamente annodata, una valigetta e uno smart tra le mani. Sembrava parlare da solo. - Buongiorno! Va di fretta? -

    Lucio non smetteva mai di parlare con chiunque incontrasse sul suo cammino. Il signore lo guard un po' sorpreso, salut velocemente l'interlocutore al telefono e disse:

    - Dice a me? Si vede che non ha nulla da fare!

    E Lucio - Ne sicuro? Forse il suo tempo pi prezioso del mio solo perch va di corsa verso su e tutta la sua vita si svolge tra un soliloquio ed una telefonata di affari?-

    Il signore rimase basito. Il volto tirato e gli occhi fuoco rabbia.

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    - Vada, vada a passeggiare con la sua morosa, vada pure gi, sempre pi gi, c' sempre qualcun altro che pensa alle cose serie della vita

    Lucio rise e prosegu per la sua strada. Monia rimase spettatrice, non si meravigli pi di tanto di quello scontro verbale tra Lucio ed il signore, ma sempre pi spesso restava stupita di quanto le parole di quel ragazzo, con cui andava verso il gi, le scivolavano dentro dove trovavano qualcosa da demolire. E poi si sentiva come sollevata. Era come se in qualche modo quelle parole crude, dette senza filtro, senza un minimo di controllo, in qualche modo, quelle parole, erano la verit e come tale non aveva bisogno di essere abbellita, celata o velata. Mentre questo pensiero si faceva strada dentro di s, fece un respiro profondo.

    Lucio se ne accorse: - Respiri? Non sapevi che l'aria fresca? Ne basta solo un soffio per essere sicuri di essere vivi.

    Ancora una frase, ancora pensieri, ancora una domanda, la cui risposta la pi ovvia di tutte. Monia non rispose. Guardava avanti, sempre avanti. Il sole sempre pi in alto. La sua ombra sempre meno importante. Ogni piccolo angolo dentro di s crollava sotto i colpi decisi delle parole di Lucio mentre il suo esistere trovava dimora.

    Quando il sole fu alto nel cielo e le ombre lontane, incrociarono un gruppo di suonatori di strada che intonava una canzone di Edie Brickell ...

    "What I am is what I am

    Are you what you are - or what?

    I'm not aware of too many things

    But I know what I know if you know what I mean...."

    Lucio cominci a canticchiare insieme al gruppo mentre incoraggiava Monia a prendere in mano la chitarra e ad unirsi ai suonatori. Quando ebbero concluso il brano furono applauditi e tutti insieme decisero di andare a mettere qualcosa sotto i denti. Nei paraggi c'era una locanda non molto affollata. Si sedettero ad un tavolo sistemato in veranda. Il panorama era mozzafiato. Il locale aveva l'ingresso a nord ma la veranda si affacciava a sud dove le montagne punteggiate di verde si aprivano per fare spazio

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    ad un orizzonte azzurro mare che si confondeva con il cielo. L'aria era pulita e il convivio fu davvero piacevole. Lucio non smise un momento di intrattenere conversazioni filosofiche sulla canzone con ciascuno dei membri del gruppo per molto tempo. Ma prima che il sole cominciasse a tramontare Monia e Lucio ripresero il loro viaggio.

    - Salve ragazzi, noi dobbiamo andare. Il cammino verso il gi non ancora concluso e prima di notte vorremmo arrivare a destinazione. E' stato un piacere incontrarvi. -

    Ripresero, l'uno accanto all'altra, in silenzio. Era stata una giornata cos ricca di incontri e Monia sentiva il bisogno di chiudere tutto dentro. Nessuna domanda, nessuna risposta. Solo una frase le continuava a battere in testa:

    Quello che sono quello che sono

    Tu sei quello che sei - o cosa?

    Non lasciarmi andare troppo a fondo.

    Sentiva che quel viaggio verso il gi, stava demolendo ogni suo punto fermo. E pi quella verit dimorava dentro di lei e pi si sentiva a casa. (... Ma chi era Lucio? E dove la stava portando? ... nessuna risposta.)

    Lucio vedeva, Lucio intuiva, Lucio sentiva, Lucio sperimentava in s tutto quello che Monia filtrava dal mondo che scorreva lento sotto i loro piedi e si srotolava alle loro spalle. Quel loro andare gi; una domanda ogni passo, una risposta ad ogni sguardo, per Monia cominciava ad essere cos vago, cos superficiale, ma non voleva, o forse ancora non capiva. Aveva fiducia in quel ragazzo dagli occhi cristallini di chi non ha mai avuto bisogno di commettere peccati. Egli le sorrise e per la prima volta, voltando la testa dalla parte della ragazza, che nel frattempo era rimasta un passo indietro, ancora incerta, ancora incatenata alla strada, distese il suo braccio e le porse la mano aperta. - Come ti senti? - le chiese, ma Monia non rispose. Lei trov rifugio prima stringendogli la mano, poi nel suo sguardo. Lui sapeva gi la risposta. - Una volta ti sentivi cos sicura, non vero? Non ti saresti mai chiesta se avresti dovuto rubare, per poter mangiare! Eppure... eccoci qui. Completamente sconosciuti, eppure con

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    tanti amici. Completamente soli, ma mano nella mano. Come ti senti? Pensi di essere da sola, senza un posto, una casa, come qualcosa che cade verso il basso? Eppure sapevi che stavamo andando verso gi...

    Finalmente le parole tornarono sulla bocca di Monia:

    - S... ma tu come fai a sapere tutte queste cose di me? Eppure io non so chi sei... e dove stiamo andando. Verso ovest il sole tramontava un'altra volta e Lucio lo guard, serio ma sereno, come a dire: anche lui se ne va gi ogni giorno, ma non si domanda ogni volta il perch. Non siamo come le pietre che stanno ferme a lato della strada, ma pietre che rotolano. E loro rotolano sempre verso il basso. -

    Quando non hai niente, non hai nulla da perdere, ma nemmeno segreti da nascondere.

    Il rosso fuoco del sole sembrava incendiare il cielo mentre cercava la sua dimora tra le onde del mare. Tutto adesso era calmo. Il silenzio era calmo. I passi calmi. Lucio prese il suo mp3, inser la cuffia, un auricolare per lui e, dopo averla presa sotto braccio, uno per Monia.

    Una musica dal ritmo lento ma cadenzato accompagnava ogni loro passo mentre le parole si diffondevano nella testa, si insinuavano tra le pieghe dell'anime e nel cuore esplodevano come emozione pura. Una sensazione di vita mai provata prima, un senso di libert mai sfiorato.

    Tutto adesso era calmo.

    c una crepa

    una crepa in ogni cosa

    ecco come entra la luce

    I versi della canzone lasciavano le impronte e la verit sembrava essere sempre pi vera.

    Per tanto, troppo tempo, la sua vita aveva viaggiato per una destinazione definita. Nessuno mai le aveva chiesto cosa le piaceva, se preferiva il rosso o l'azzurro, se

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    amava studiare o preferiva lavorare. La mattina la sveglia era alle 7:00. Mentre la madre cercava di riprendersi con un caff dopo la nottataccia passata ad aspettare il marito ubriaco e pieno di rabbia, Monia affogava i suoi sogni nei biscotti al cioccolato zuppi di latte. Non poteva sorridere n accennare la parola "buongiorno". L'ultima volta che la madre l'aveva sentita pronunciare, la cucina era diventata un campo di battaglia. La rabbia e la stanchezza di quella moglie erano esplose buttando gi ogni cosa dagli sportelli e la porcellana si era frantumata in mille pezzi sotto gli occhi di Monia. Ingoi le lacrime frettolosamente per non cadere gi in mille pezzi. Quando la madre lasci la cucina, Monia aveva raccolto ogni piccolo coccio ed aveva pulito tutto. Poi cerc di rifarsi il trucco, sistem i capelli, nascose ogni traccia di s e con un sorriso affront il mondo, la sua quotidianit di studentessa modello, la sua vita di figlia che non crea mai problemi. Una brava ragazza.

    Monia si chiese se la sua vita non fosse stata tutta una finzione. No, non era esatto. Pi che una finzione, una continua ricerca di approvazione da parte degli altri. Di sua madre e di suo padre, soprattutto. Peccato che loro non se ne fossero mai nemmeno accorti, troppo presi com'erano a distruggersi e incolparsi vicendevolmente della miserabile piega che aveva preso la loro vita.

    Le avevano donato la vita, s, l'avevano messa al mondo, ma poi, aveva sempre dovuto arrangiarsi da sola. Guard Lucio e si chiese come mai volesse andare verso il gi.

    Si chiese se, forse, lei stessa non fosse gi, nel gi. Se non vi fosse sempre stata, da quando era nata. O forse Lucio era l'occasione per capire che si poteva andare ancora pi in basso?

    Non ne aveva idea. Si sentiva confusa e disorientata, ma, nel contempo, libera e felice.

    Libera da tutte le opprimenti incombenze quotidiane, che le pesavano dentro come macigni, ma che svolgeva diligentemente, senza mai lamentarsi, senza aggiungere problemi alle due persone che, nonostante i loro terribili difetti, pure amava, incondizionatamente.

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    Felice, perch aveva finalmente al suo fianco qualcuno che, invece di maltrattarla e insultarla, le sorrideva, la prendeva per mano, le faceva ascoltare la musica, l'ascoltava mentre suonava la chitarra, le faceva conoscere nuovi amici, l'abbracciava durante la notte.

    Si sorprese a pensare a quanto quegli abbracci e quei sorrisi la rendessero felice. Era forse questo l'amore? Ancora, non l'aveva mai conosciuto, impegnata com'era a tenere i suoi, per quanto possibile, fuori dai guai. Non lo sapeva, se fosse quello l'amore.

    Ma sentiva che ovunque volesse andare Lucio, lei l'avrebbe seguito, e anche se non sapeva dove o cosa fosse, voleva continuare ad andare verso il gi.

    La luna salut il sole ed il cielo si riemp di stelle. Lucio e Monia camminavano abbracciati ancora verso il gi.

    - Monia -

    Lucio per la prima volta pronunci il suo nome. Il tono era diverso, profondo. - Laggi forse ti sentirai persa. Non potrai contare su di me. Abbiamo camminato tanto insieme, abbiamo incrociato tante vie sul nostro viaggio e ogni volta che ci siamo soffermati per una sosta abbiamo ripreso a viaggiare per una nuova stazione sempre verso il gi-

    Monia si sent trafiggere il cuore.

    ("Perch mi sta dicendo queste cose? Dove sto andando?")

    La mente le si affoll di domande, tutto dentro era un subbuglio, paura, ansia, angoscia, smarrimento. Dove stava andando? Lucio intu, le prese il viso tra le mani e la guard negli occhi.

    - Se non arrivi fino in fondo non sarai mai libera. Comprendi ci che ti sto dicendo? Devi andare gi, devi lottare contro tutte le ombre che avvinghiano la tua anima e soffocano il tuo cuore. E' arrivato il momento di essere libera di volare, incondizionatamente- Questa volta Monia non rimase ad ascoltare e diede voce a tutti

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    i suoi pensieri: -Ho bisogno di te. E' con te che voglio andare pi gi. E' per te che cammino guardando avanti. E' in te che ho trovato la mia dimora

    - No Monia, hai fatto tutto tu. Sei tu che hai lasciato che le mie parole demolissero il tuo dentro. Sei tu che mi hai lasciato entrare ed hai permesso alla luce del sole illuminare il tuo essere. Sei tu che, passo dopo passo, sei scesa fino in fondo, sempre pi gi. Io ti ho solo indicato una via.

    Monia pianse, pianse tutte le lacrime ingoiate, pianse i silenzi dei suoi sogni, pianse le paure che la notte si impossessavano dei suoi pensieri, pianse l'amore per quei genitori cos fragili, pianse la sua infanzia mai colorata, pianse il batticuore mai vissuto, pianse tutte le lacrime del suo dentro.

    *

    - Dottore dottore, venga a vedere!

    - Cosa succede Claudia?

    - Monia...

    - Monia cosa? Arrivo!

    Il dottor Ricci segu Claudia, la veterana tra le infermiere del reparto, nella stanza 14. Da 4 mesi, 6 giorni e 9 ore quella era la stanza di Monia, la bella addormentata. Cos la chiamavano le infermiere. Monia era una bella ragazza, imprigionata in un letto da quella maledetta notte, i paramedici la trovarono nel parco, distesa a terra, nuda. Da quel momento non si era pi risvegliata.

    - Guardi dottore! Sta piangendo! Guardi le lacrime!

    - Stia calma Claudia

    Il medico inizi a visitare la ragazza, le strinse il polso per sentire il battito ma subito si ferm alzando lo sguardo, la ragazza aveva mosso la mano, l'aveva sentito benissimo.

    - Ha mosso la mano - disse. L'infermiera si avvicin di pi alla ragazza prendendole l'altra mano. Poi entrambi la videro. Monia apr gli occhi, erano pieni di lacrime ma

  • 49

    finalmente erano di nuovo aperti. Claudia scoppi a piangere e anche il dottor Ricci, uomo tutto d'un pezzo, si commosse

    - Bentornata quaggi - le disse.

    Tutto il reparto era in festa per il suo risveglio ma Monia non capiva, non sapeva perch si trovava in quel letto. Era confusa, si ricordava solo un ragazzo dagli occhi cristallini, una chitarra, un viaggio. Si fece sera, dal suo letto vide le stelle e si addorment con il ricordo di un abbraccio. Ma chi era quel ragazzo? Dov'era ora? Perch non era l accanto a lei?

    *

    Il mattino seguente Monia si sentiva pi in forze, dopo la colazione chiese a Claudia di farle fare due passi in corridoio. Lo percorse lentamente, d'un tratto si ferm, dalla porta aperta di una stanza lo vide, immobile, a letto, sulla targhetta attaccata muro un nome: Lucio De Simone. Entr e si avvicin. Era proprio lui, gli strinse la mano, piangendo.

    - Io ci sono arrivata gi, ti va di raggiungermi? - si asciug le lacrime e lo baci.

    - Grazie - sussurr.

  • 50

    Cacciatore Di Neuroni

    [Una piccola commedia fantascientifica prima del 'phone apocalypse' ] *

    (Alessandro Amadesi, Nadia Finotto, Massimo Ferraris, Paolo Albertin)

    Guard dinanzi a s nella notte fumosa. La nebbia lo avvolgeva come un velo di acqua stagnante sui vestiti, su viso e mani, persino, gli pareva, dentro gli occhi. La citt si stendeva catatonica a un tiro di sputo da dove lui si trovava. Butt a terra il mozzicone di sigaretta e per una frazione di secondo sper che tutti i serbatoi di carburante l attorno perdessero. Poi estrasse l'arma elettrica di cattura.

    Che vita schifa, pens.

    Gli sembrava di aver sempre fatto quel tipo di lavoro, anche se ufficialmente aveva appena cominciato. A sperare di essere pagato, almeno. Era l'unico a saperlo fare, il primo a farlo, l'inventore di quel lavoro e di l a poco tutti i cosiddetti 'potenti della terra' si sarebbero prostrati ai suoi piedi.

    Fuck. "Sette notti sette giorni, una vita che non torni" era la filastrocca che cantava l'ultima quando l'aveva catturata. Completamente partita. Era quello il suo lavoro, in fondo.

    Cacciatore di neuroni, s, esatto. Ci si era trovato per necessit, quando aveva capito che il Grande Male l'aveva colpito, perdeva memorie e connessioni ogni giorno di pi. Si era trovato a studiare l'elettrochimica, la fisiologia e lentamente stava trovando un rimedio.

    * Versione originale del racconto, con il finale Paolo Albertin Alessandro Amadesi

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    Si chin istintivamente per scansare la volo mobile che gli era passata a pochi millimetri dalla testa per uno scherzo stupido: quel guidatore sicuramente sarebbe stato una delle sue catture, in futuro. Forse molto prima della 'Phone Apocalypse'.

    "Sette notti, sette giorni... che cazzata..." si disse.

    Caric l'arma elettrica e si incammin verso la grande metropoli.

    Aveva bisogno di ricaricarsi un po'. Estrasse dalla tasca della sua sacca un cioccolatino supernutritivo e lo scart velocemente: aveva gi l'acquolina in bocca anche se sapeva che gli avrebbe procurato un mal di stomaco epocale. "Chissenefrega, ne ho voglia e me lo mangio".

    Mentre assaporava tutta l