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1 NOVE PROPOSTE DI SCELTA CIVICA AL GOVERNO LETTA I primi passi della “larga maggioranza” nata il 28 aprile per riattivare la crescita economico-sociale dell’Italia, pur indirizzati nella direzione giusta, appaiono ancora molto timidi e non sufficientemente incisivi. Oggi più che mai il Paese ha bisogno urgente di una iniziativa politica forte e determinata per eliminare gli sprechi e chiudere le falle nelle proprie amministrazioni pubbliche, togliere sabbia dagli ingranaggi del proprio tessuto produttivo e valorizzare le proprie eccellenze i tutti i campi in cui può vantarne (e sono molti). Proporsi questi tre obiettivi richiede per alcuni passaggi altrettanti interventi legislativi , mentre altri passaggi possono essere compiuti a legislazione invariata . In questo caso non occorrono nuove norme, ma soltanto capacità di attuazione rigorosa e senza incertezze della normativa esistente; qui la richiesta di nuovi interventi legislativi per lo più nasconde l’incapacità o non volontà di operare efficacemente con gli strumenti che già lo consentirebbero. Istituzioni e Pubblica Amministrazione 1. Sul terreno delle riforme istituzionali, i passaggi necessari per concordare e delineare il nuovo assetto costituzionale non giustificano il rinvio di altri passaggi già concordemente individuati dalle forze della maggioranza nella passata legislatura come indilazionabili: in particolare la soppressione delle Province, con l’attribuzione delle loro funzioni a Regioni e Aree metropolitane. Le due priorità ulteriori in questo capitolo dell’agenda della maggioranza devono essere la riduzione del numero dei deputati nel quadro della riforma in gestazione, e la riforma elettorale, urgente anche da un punto di vista strettamente costituzionale. 2. Sul terreno dell’efficienza ed efficacia delle amministrazioni è necessario un incisivo esercizio delle prerogative che la legge – in particolare gli articoli 21 e 33 del testo unico del pubblico impiego, d.lgs. n. 165/2001 – attribuisce alla dirigenza pubblica e ai vertici politici cui essa risponde, per responsabilizzare in modo più rigoroso i dirigenti rispetto agli obbiettivi di risparmio di risorse e produttività delle strutture loro affidate,

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Oggi più che mai il Paese ha bisogno urgente di una iniziativa politica forte e determinata per eliminare gli sprechi e chiudere le falle nelle proprie amministrazioni pubbliche, togliere sabbia dagli ingranaggi del proprio tessuto produttivo e valorizzare le proprie eccellenze

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NOVE PROPOSTE DI SCELTA CIVICA AL GOVERNO LETTA

I primi passi della “larga maggioranza” nata il 28 aprile per riattivare la crescita economico-sociale dell’Italia, pur indirizzati nella direzione giusta, appaiono ancora molto timidi e non sufficientemente incisivi. Oggi più che mai il Paese ha bisogno urgente di una iniziativa politica forte e determinata per eliminare gli sprechi e chiudere le falle nelle proprie amministrazioni pubbliche, togliere sabbia dagli ingranaggi del proprio tessuto produttivo e valorizzare le proprie eccellenze i tutti i campi in cui può vantarne (e sono molti). Proporsi questi tre obiettivi richiede per alcuni passaggi altrettanti interventi legislativi, mentre altri passaggi possono essere compiuti a legislazione invariata. In questo caso non occorrono nuove norme, ma soltanto capacità di attuazione rigorosa e senza incertezze della normativa esistente; qui la richiesta di nuovi interventi legislativi per lo più nasconde l’incapacità o non volontà di operare efficacemente con gli strumenti che già lo consentirebbero. Istituzioni e Pubblica Amministrazione 1. Sul terreno delle riforme istituzionali, i passaggi necessari per concordare e delineare il nuovo assetto costituzionale non giustificano il rinvio di altri passaggi già concordemente individuati dalle forze della maggioranza nella passata legislatura come indilazionabili: in particolare la soppressione delle Province, con l’attribuzione delle loro funzioni a Regioni e Aree metropolitane. Le due priorità ulteriori in questo capitolo dell’agenda della maggioranza devono essere la riduzione del numero dei deputati nel quadro della riforma in gestazione, e la riforma elettorale, urgente anche da un punto di vista strettamente costituzionale. 2. Sul terreno dell’efficienza ed efficacia delle amministrazioni è necessario un incisivo esercizio delle prerogative che la legge – in particolare gli articoli 21 e 33 del testo unico del pubblico impiego, d.lgs. n. 165/2001 – attribuisce alla dirigenza pubblica e ai vertici politici cui essa risponde, per responsabilizzare in modo più rigoroso i dirigenti rispetto agli obbiettivi di risparmio di risorse e produttività delle strutture loro affidate,

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per attuare la indispensabile mobilità del personale dalle amministrazioni in situazione di overstaffing a quelle sguarnite e per sottoporre l’intero sistema pubblico a un regime di trasparenza totale sul modello dei Freedom of Information Acts britannici e statunitensi. Nella prima scheda mostriamo come può svilupparsi immediatamente, a legislazione invariata, una forte iniziativa del Governo lungo queste tre direttrici. La seconda scheda mostra invece come, con un meccanismo molto semplice e con effetto neutro sulla contabilità del deficit erariale, quindi consentito dall’UE, si possa completare in tre o quattro mesi il pagamento dei debiti commerciali delle amministrazioni pubbliche, iniettando nell’economia reale una somma stimabile intorno ai 50 miliardi di euro e producendo al contempo un maggior gettito IVA di 5/6 miliardi. 3. Il recupero di efficienza delle amministrazioni deve avere il suo punto più alto nell’amministrazione giudiziaria: la terza scheda mostra innanzitutto (§ 3.1) come in questo settore possano essere adottate, in larga parte anche a legislazione invariata, alcune misure efficacissime per lo sveltimento dei procedimenti civili e per il decongestionamento strutturale del contenzioso. Alle misure particolarmente dedicate alla giustizia penale è dedicato il § 3.2. Di pari passo con queste misure procedimentali devono andare quelle di diritto sostanziale volte all’abbattimento drastico della corruzione: la scheda illustra quello che si può fare immediatamente per correggere i difetti – indebitamente introdotti nel corso dell’iter parlamentare – della legge emanata nel corso del 2012. Imprese e lavoro 4. L’economia italiana è soffocata da una pressione fiscale di entità anomala, dovuta ai costi eccessivi e agli innumerevoli sprechi che caratterizzano le amministrazioni pubbliche, nonché agli eccessi di assistenzialismo che caratterizzano il sistema del welfare. Chiudere le falle e ridurre gli sprechi consentirà di ridurre la pressione fiscale: la priorità indicata da Scelta Civica è la riduzione del carico fiscale su lavoro e impresa (v. § 5). Ma occorre anche ridurre drasticamente il peso, per i contribuenti, di un sistema fiscale farraginoso e scarsamente prevedibile.

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La quarta scheda illustra le misure che consideriamo urgenti, oltre che in materia di contrasto all’evasione e di sgravi immediati per imprese e lavoratori, anche in materia di a) certezza e semplificazione del diritto tributario, b) certezza dei diritti del cittadino su questo terreno: proponiamo di elevare al rango costituzionale alcuni principi dello Statuto del contribuente; c) divieto per l ’amministrazione di pretendere adempimenti inutil i e delle presunzioni fiscali dannose. 5. Rimettere in movimento un mercato del lavoro infartuato, quale è oggi drammaticamente il nostro, richiede innanzitutto l’abbattimento del cuneo fiscale e contributivo: oggi esso fa sì che il costo del lavoro per l’azienda sia il doppio della retribuzione netta percepita dal prestatore; inoltre una drastica semplificazione della normativa, suscettibile di essere anticipata nel quadro di una sperimentazione legata alla congiuntura recessiva e alle scadenze relative a Expo 2015. Nella quinta scheda presentiamo un progetto che si propone a) l’azzeramento dell’incidenza del lavoro nell’imponibile Irap su tutti i rapporti di lavoro a carattere incrementale, b) la possibilità per le imprese di sperimentare, per tutte le nuove assunzioni, un rapporto di lavoro dipendente meno costoso (contribuzione pensionistica ridotta) e più flessibile (con un primo triennio in cui il costo di separazione dal lavoratore è basso e di entità predeterminata). Ma un’altra misura di straordinaria importanza per contribuire ad aprire il Paese agli investimenti stranieri e rivitalizzare il nostro mercato del lavoro, attuabile a costo zero, è costituita dal varo del Codice del Lavoro semplificato: un testo unico integrato nel Codice civile, che traduce l’intera legislazione attuale di fonte nazionale in materia di lavoro in 70 articoli brevi, chiari, scritti per essere agevolmente traducibili in inglese. Sul terreno del welfare, Scelta Civica si oppone con tutto il vigore possibile a qualsiasi ipotesi di ritorno indietro rispetto alla riforma degli ammortizzatori sociali e del trattamento della disoccupazione, del luglio 2012, o rispetto alla riforma pensionistica del dicembre 2011. Il problema dei cinquantenni e sessantenni senza lavoro e senza pensione – impropriamente e riduttivamente indicati come esodati - deve essere risolto con misure di politica attiva e di sostegno del reddito mirate a

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favorire l’invecchiamento attivo e l’aumento del tasso di occupazione in queste fasce di età. Non rinverdendo la prassi sconsiderata dei prepensionamenti. 6. Sostegno alle attività di impresa: nella sesta scheda indichiamo otto misure che possono essere adottate immediatamente non soltanto in funzione dell’alleggerimento del carico fiscale (incominciando dall’IRAP), ma anche della semplificazione burocratica, della riduzione dei costi dell’energia e della promozione del Made in Italy nel mondo. Riteniamo inoltre che una più chiara distinzione di ruoli tra politica e impresa, nel settore dell’informazione e dello spettacolo radiotelevisivi imponga l’avvio rapido del processo di dismissione di due dei tre canali principali della RAI, concentrandosi l’attività dell’emittente controllata dallo Stato su di un unico canale di servizio pubblico. Eccellenze e merito 7. La settima scheda presenta un progetto mirato a promuovere le eccellenze nell’università: l’idea è di consentire agli atenei e anzi incentivarli a investire per l’eccellenza didattica e di ricerca, con aumenti delle rette compensati da borse di studio restituibili solo al raggiungimento di un determinato reddito professionale e solo in proporzione ad esso (income contingent loans) e con accollo allo Stato del rischio di insuccesso della “scommessa comune” tra ateneo e studente nella misura di un decimo dei mutui d’onore, restando il rischio ulteriore a carico dell’ateneo, il quale è soggetto a rischio di fallimento. Si realizza in questo modo un sistema che responsabilizza al tempo stesso gli studenti, la struttura universitaria e i suoi addetti per la qualità della didattica e i suoi risultati. 8. In un mondo sempre più acculturato e più mobile, l’eccellenza del nostro patrimonio naturalistico e ambientale, insieme a quella del nostro patrimonio artistico, monumentale e letterario, avrà sempre più valore anche – ma non soltanto – sul piano economico; e i nostri sono i patrimoni più ricchi e importanti del mondo. La ottava scheda presenta le misure in materia di consumo del suolo che Scelta Civica propone come

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prioritarie per la valorizzazione del patrimonio ambientale, per la sua accurata manutenzione, per il suo incremento quantitativo e qualitativo, per la sua visibil ità e accessibil ità globale. Analogo progetto è in corso di elaborazione in riferimento al patrimonio artistico e monumentale. 9. Cittadinanza: su questo terreno apprezziamo l’iniziativa assunta in questi giorni dal Governo: riteniamo tuttavia che l’iniziativa stessa possa essere più incisiva, in applicazione di un principio che potremmo individuare nella sostituzione dello ius sanguinis e dello ius soli con uno ius culturae . In questo ordine di idee la nona scheda prevede l’acquisto non tardivo della cittadinanza per i bambini e ragazzi nati all’estero, ma la cui formazione culturale avvenga in Italia (frequenza e conclusione con esito positivo di un corso di studi). La cittadinanza viene quindi conseguita grazie al prolungato e positivo inserimento linguistico e culturale nella società italiana. *** Se il nostro Governo saprà mostrare una forte determinazione sui nove capitoli qui indicati, questo aumenterà notevolmente la sua autorevolezza nei confronti dei maggiori partner in seno alla UE e quindi la sua forza ed efficacia nella negoziazione della nuova politica economica espansiva, che deve accompagnare la costruzione dell’Unione politica europea.

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1 . P.A.: TRASPARENZA, VALUTAZIONE, MOBILITÀ E BENCHMARKING Per rilanciare l’efficienza delle amministrazioni e l’efficacia dei loro interventi oggi, non sono necessari tanto interventi legislativi, quanto una nuova volontà e capacità, da parte dei vertici politici e del management pubblico, di esercitare fino in fondo le rispettive prerogative per:

1) mettere gli interessi degli utenti al centro del discorso, con priorità rispetto agli interessi degli addetti, mediante la fissazione per ciascuna struttura di obiettivi specifici, misurabili, realistici e collegati a scadenze temporali precise;

2) introdurre meccanismi per misurare, valutare e incentivare la produttività delle strutture;

3) generare un miglioramento continuo attraverso la trasparenza e il metodo del benchmarking, cioè del confronto tra amministrazioni che svolgono lo stesso tipo di servizio, in modo da sollecitare l’allineamento delle peggiori alle migliori. La pubblica amministrazione oggi è prevalentemente al servizio di se stessa, degli interessi dei propri addetti. Occorre riorientarla, in modo da porla prioritariamente al servizio del cittadino. A questo fine, dovunque possibile, devono essere attivati sistemi di valutazione da parte dei cittadini/utenti e degli osservatori qualificati (stampa specializzata, associazioni degli utenti, ricercatori universitari): è il metodo della public review per il confronto tra valutazione interna ed esterna. Affinché i cittadini possano valutare l’operato delle amministrazioni, è fondamentale garantire la trasparenza totale, secondo il modello dei Freedom of Information Acts britannico e U.S.A., per:

1) rendere immediatamente accessibili in rete tutti i dati inerenti al funzionamento delle amministrazioni e agli obiettivi assegnati a ciascun dirigente;

2) far sentire il più possibile ai politici e ai dirigenti delle strutture pubbliche il fiato dell’opinione pubblica sul collo e vigilare contro l’ingerenza indebita

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dei politici nella gestione, offrendo una sponda solida ai dirigenti più corretti e professionalmente dotati che vi si oppongono. Il miglioramento sarà imposto come obiettivo – realistico e misurabile che i dirigenti di queste amministrazioni saranno tenuti a realizzare entro un termine appropriato. A quelli che mancheranno l’obiettivo in misura grave dovrà essere revocato l’incarico dirigenziale, a norma dell’articolo 21 del Testo Unico sull’impiego pubblico (d.lgs. n. 165/2001). E nelle strutture che mostrano di non sapersi riallineare alla media dovrà essere bloccata l’erogazione di aumenti retributivi. Viceversa, le strutture che fanno registrare i risultati migliori dovranno essere adeguatamente premiate nella distribuzione delle risorse disponibili. Tra gli obiettivi dei dirigenti di vertice sarà prioritario quello del riequilibrio nella distribuzione degli organici, tra strutture che presentano situazioni di eccedenza e situazioni di carenza di personale, attraverso una gestione rigorosa della mobilità, anche tra amministrazioni diverse. Per questo basta che si incominci ad applicare con rigore l’articolo 33 del Testo Unico sopra citato.

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2. ACCELERARE IL PAGAMENTO DEI DEBITI COMMERCIALI DELLE P.A. La disposizione allegata consente di completare entro 3-4 mesi il pagamento di tutti i debiti commerciali delle PP.AA. di parte corrente, presumibilmente il 70/80% del totale dei debiti scaduti al 31 dicembre 2012. Per i debiti in conto capitale si continua a procedere con le procedure previste dal Decreto-legge n. 35 e dunque pagandone una parte nel 2013 e il resto nel 2014. Il pagamento alle imprese avviene mediante l’apposizione della garanzia dello Stato, come già previsto dal nuovo articolo 5-bis del decreto-legge n. 35 (disposizione introdotta dal Senato) e la successiva cessione del credito a banche o altri intermediari finanziari. Le banche sono disponibili, perché si tratterebbe di crediti a ponderazione zero, che – grazie alla garanzia dello Stato – non comportano assorbimenti di capitale ai sensi delle regole di Basilea. In molti casi, la cessione del crediti consentirebbe alle imprese di estinguere debiti contratti con le banche per far fronte alle esigenze di cassa nelle more dei mancati pagamenti, riducendo l’indebitamento delle imprese e insieme migliorando la qualità dei crediti delle banche. Si otterrebbe così di:

1) iniettare nell’economia reale nei prossimi mesi del 2013 non 20 md, come previsto dal decreto-legge n. 35, ma una somma stimabile intorno ai 50 md

2) far emergere un maggior gettito IVA di 5/6 md da utilizzare per coperture finanziarie una tantum

3) dare alle PPAA un percorso di rientro di alcuni anni per rimborsare questa bolla di debiti scaduti

Dal punto di vista del deficit (indebitamento netto delle PPAA) l’operazione è neutra, trattandosi di debiti già conteggiati ai fini del deficit. Dal punto di vista del debito, si ha naturalmente un aumento dello stock, consentito dall’UE (dichiarazione congiunta Olli Rehn-Tajani, recenti dichiarazioni di Angela Merkel)

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3. GIUSTIZIA 3.1. PROPOSTE IN MATERIA DI GIUSTIZIA CIVILE In Italia si parla molto (troppo forse) di giustizia penale. Ma il più grande ostacolo alla crescita, all’impresa, ai diritti e agli investimenti stranieri è la giustizia civile. In Italia, per ottenere la soddisfazione di una pretesa contrattuale – dal momento dell’azione all’effettivo pagamento - occorrono in media 1.210 giorni, La media dei paesi OCSE ad alto reddito è 510 giorni. Siamo al 160° posto su 184 e tra i paesi industrializzati solo l’India fa peggio di noi. E a questo si aggiunge che i nostri costi del processo sono tra i più alti, arrivando anche al 30% del valore della pretesa oggetto della lite (dati World Bank). E per la completa definizione di un processo civile fino alla cassazione, i tempi medi superano i sette anni, con casi anche ben più lunghi. Oggi la giustizia civile tutela il debitore inadempiente contro il creditore, l’inquilino moroso contro il locatore, il danneggiato contro il danneggiante e porta a un meccanismo perverso di “corruzione privata”: per essere pagato bisogna fare lo sconto, per mandare via l’inquilino che non paga, bisogna dargli una buonuscita. Occorre spezzare questo meccanismo che incentiva il ricorso alla giustizia da parte di chi è nel torto. Migliorare l’amministrazione giudiziale è possibile, altri ci sono riusciti. Per esempio, la Polonia è passata da 1000 giorni di media nel 2003 a 685 nel 2012. Come? Rafforzando le corti specializzate, informatizzando il sistema della giustizia e la gestione delle cause, riorganizzando gli uffici, privatizzando le funzioni di ufficiale giudiziario, semplificando le regole di procedura (vedi qui). Scelta Civica ritiene che si debba proseguire nel percorso virtuoso avviato dal Governo Monti e in particolare dal Ministro Paola Severino nella legislatura precedente, attuando, in particolare, le iniziative che seguono.

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Attuazione di un programma di best practice processuale a legislazione invariata

1) Avvio di un programma nazionale di censimento dell’arretrato del

processo civile e penale (che oggi ammonta a quasi 9 milioni di processi), al fine di verificarne la anzianità, durata, localizzazione geografica, natura della controversia e altri elementi caratteristici al fine dei valutare la possibilità di gestione seriale/standardizzata;

2) graduale, ma obbligatoria adozione da parte di tutti gli uffici giudiziari del principio di gestione sequenziale dei processi civil i sulla base della regola “first in first out”; in base a questo principio i giudizi (fatta eccezione per la prima udienza) saranno gestiti uno dopo l’altro, partendo dai più antichi fino ai più recenti e non tutti insieme, come avviene oggi con rinvii lunghissimi; all’inizio di ciascun processo, il giudice ne programmerà la data di avvio (sulla base del suddetto criterio) e di conclusione, entro i termini processualmente più veloci;

3) adozione da parte di tutti gli uffici giudiziari di un sistema di gestione complessiva delle pratiche che consenta – dopo una fase sperimentale – di identificare tempi e modalità standard per attività dello stesso tipo, in modo da poter assicurare la programmazione più celere ed efficiente anche sotto il profilo della serialità e standardizzazione delle attività; in sostanza, si dovrebbe cercare di gestire casi e situazioni simili in maniera concentrata e coerente;

4) informatizzazione dei processi, che costruisce uno strumento

essenziale per poter attuare le best practices sopra indicate;

5) promozione su tutto il territorio nazionale del c.d. programma Strasburgo, adottato su base sperimentale dal Tribunale di Torino, per le parti non coperte nei punti precedenti.

Sui punti che precedono, Scelta Civica intende chiedere un’audizione in Parlamento del Ministro Cancellieri ed eventualmente di altri soggetti interessati per verificare l’eventuale necessità di interventi legislativi.

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Interventi legislativi per l ’accelerazione dei procedimenti e la riduzione del contenzioso Scelta Civica intende presentare entro brevissimo tempo proposte per l’accelerazione dei procedimenti, quali:

1) modifiche al codice di procedura civile per eliminare qualsiasi rinvio di udienza non giustificato e per rendere tassative e rigide le regole in materia di presentazione delle prove;

2) estensione della validità della notifica al difensore fatta via PEC anche nei casi in cui la legge prevede la notifica alle parti;

3) modifica delle regole in materia di ingiunzioni relative a crediti

commerciali che prevedano l’automatica esecutività dell’ingiunzione quando il creditore presti cauzione e l’applicabilità dell’art. 96 c.p.c. quando la contestazione di un credito sia ritenuta dal giudice manifestamente infondata.

4) riproposizione della legge sulla mediazione, rivista per tener conto

della sentenza della Corte Costituzionale.

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3.2 GIUSTIZIA PENALE Depenalizzazioni e misure per la riduzione del contenzioso penale Il sistema penale italiano è ingolfato in modo pesante per effetto di una serie di circostanze, che vanno dal numero eccessivo di fattispecie di reato che possono essere meglio gestite con sanzioni amministrative, al mantenimento in vigore di figure di reato oramai obsolete, all’obbligatorietà di perseguire fatti la cui gravità sociale è quasi inesistente. Presenteremo quindi, sulla base anche dei risultati delle commissioni di studio promosse dal Ministero della Giustizia sotto il precedente governo, un disegno di legge che introduca nel nostro sistema penale le modifiche che seguono.

1) Introduzione nel codice penale di una causa di improcedibilità quando il fatto sia di particolare tenuità, per le modalità della condotta, l’esiguità del danno o del pericolo, il grado di colpevolezza o la sua occasionalità; questa disposizione si applicherà a tutte le contravvenzioni e a tutti i delitti punibili con la reclusione non superiore nel minimo a tre anni o con la pena della multa, sola o congiunta con la pena detentiva; in questo modo, non saranno perseguibili le condotte socialmente irrilevanti, con un evidente alleggerimento del carico del sistema penale.

2) Estensione dell’oblazione obbligatoria anche ai delitti punibili con la sola sanzione della multa e di quella facoltativa anche ai delitti punibili con la pena alternativa della reclusione e della multa.

3) Introduzione di una nuova causa di estinzione del reato: la condotta

riparatoria; si prevede che per i reati perseguibili a querela il reato si estingue se il reo, prima dell’apertura del dibattimento o del decreto di condanna (salvi i casi in cui sia necessario un tempo più lungo), ripara i danni causati o elimina le conseguenze del reato; questo meccanismo si applica ai reati perseguibili a querela, ma nel caso di reati “non violenti” contro il patrimonio, si applica anche d’ufficio.

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4) Estensione della punibilità a querela a una serie di reati oggi perseguibili di ufficio, mantenendo la perseguibilità d’ufficio nei casi più gravi; tra questi i reati di furto, truffa, frode informatica, minaccia, molestie, violenza lesioni non aggravate – in ipotesi specificamente identificate la cui pericolosità è limitata; naturalmente, si mantiene la perseguibilità d’ufficio per le ipotesi più gravi.

5) Depenalizzazione dei reati per i quali è prevista la sola pena della multa e dell’ammenda e delle contravvenzioni per le quali è prevista la pena alternativa dell’arresto e dell’ammenda; tale depenalizzazione dovrà essere attuata attraverso una delega al governo, che prevede comunque una serie di esclusioni, come ad es, i reati in materia di ambiente, sicurezza sul lavoro, edilizia e urbanistica, alimenti e bevande, immigrazione e una serie di reati previsti dal codice penale che presentano maggiore pericolosità sociale.

6) Eliminazione di una serie di reati che sono oramai obsoleti o che paiono in contrasto con alcuni principi di libertà, come ad esempio i reati di grida o radunata sediziosa, abuso di credulità popolare, sciopero e serrata, di rappresentazione cinematografica abusiva.

7) Delega al governo per la creazione di un’anagrafe dei reati che censisca tutte le figure di reato esistenti che sono oggi in numero così esorbitante da renderne difficile la stessa identificazione; questo anche al fine di ulteriori interventi di depenalizzazione secondo le direttrici della riforma che qui si propone.

Norme anticorruzione: falso in bilancio e autoriciclaggio Nella passata legislatura, è stato approvato, su proposta del Governo, un importante pacchetto anticorruzione. Non è però stato possibile, sia per la cessazione della legislatura che per l’opposizione di parte della maggioranza, intervenire su tre aspetti che assumono particolare rilevanza nella repressione dei fenomeni corruttivi: la disciplina della prescrizione, il falso in bilancio e il cosiddetto autoriciclaggio. Con riguardo alla prescrizione, il ministro sottolineò in più occasioni l’opportunità di intervenire a livello complessivo e per questo presenteremo

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un apposito disegno di legge, in linea con le conclusioni della commissione ministeriale ad hoc creata nel corso della legislatura. Questo aspetto viene trattato in seguito. Scelta Civica presenterà invece specifiche proposte sui temi del reato di false comunicazioni sociali (appunto il falso in bilancio) e dell’autoriciclaggio, per colmare le attuali lacune della disciplina e renderla anche più conforme agli standard internazionali e alle esigenze del momento, che sono particolarmente sentite vista la continua emersione di fatti corruttivi. Falso in bilancio Le proposte di Scelta Civica sul falso in bilancio basate su proposte discusse e approvate dal Governo già nella passata legislatura si articoleranno come segue:

1) Modifica dell’art. 2621 del codice civile (false comunicazioni sociali), mediante eliminazione tra i presupposti del reato dell’”intenzione di ingannare i soci e il pubblico”, difficilmente dimostrabile; sarà quindi sufficiente, per configurare il reato l’intento di conseguire per sé o per altri un ingiusto profitto;

2) Trasformazione del reato da contravvenzione a delitto e aumento della pena detentiva a tre anni (al posto dei due anni di arresto oggi previsti);

3) Eliminazione delle soglie quantitative di rilevanza oggi previste per la

punibilità del reato; si introduce al posto di tali soglie un requisito di rilevanza dell’errore causato nei destinatari della comunicazione;

4) Modifica dell’art. 2622, che diviene ora una norma specificamente finalizzata a punire il falso in bilancio relativo alle società quotate; i principi sono analoghi, ma le sanzioni sono alzate mediante previsione della reclusione da uno a quattro anni;

5) Viene eliminata la necessità della querela; per cui il reato è ora sempre perseguibile di ufficio;

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6) Introduzione poi di due nuovi articoli che prevedono, rispettivamente, come aggravante, il fatto che la condotta abbia causato un grave danno ai soci, ai creditori, ai risparmiatori o alla società, e come attenuante la particolare tenuità del fatto; tale principio è coerente con il principio sopra discusso in materia di depenalizzazione, in quanto per i reati di cui agli artt. 2621 e 2622 non sarà applicabile la causa di improcedibilità per tenuità del fatto; per tali reati quindi, la tenuità costituirà un’attenuante e non una ragione di improcedibilità;

7) Viene infine modificata la disciplina della falsa attestazione delle società di revisione; le modifiche principali sono anche qui la trasformazione in delitto e l’eliminazione della necessità dimostrare l’intento del revisore di ingannare i destinatari delle comunicazioni. Basterà l’intento di conseguire un profitto ingiusto. Anche in questo caso le sanzioni vengono innalzate, in quanto si propone la reclusione fino a quattro anni in qualsiasi caso (mentre oggi tale sanzione è applicabile solo nel caso in cui la condotta abbia causato un danno patrimoniale ai destinatari, requisito che viene eliminato).

Autoriciclaggio

Scelta Civica ha fatto proprie le conclusioni della commissione Greco, costituita presso il Ministero della Giustizia, in materia di autoriciclaggio. Con questo termine ci riferisce, da un lato alle operazioni di riciclaggio effettuate dalla stessa persona che ha commesso il reato e che, dopo averlo commesso, si attiva per nascondere, sostituire o trasferire i proventi, dall’altro al riciclatore che, prima di riciclare tali proventi del reato, collabori a commettere il reato. La normativa attuale non copre nessuna di queste situazioni in quanto il reato di riciclaggio si applica oggi “fuori dalle ipotesi di concorso del reato”. Si tratta, come più volte sottolineato nella passata legislatura, di una grave lacuna nel sistema, che impedisce di combattere al meglio sia la corruzione che l’evasione fiscale. Scelta Civica presenterà quindi un disegno di legge che farà proprie gran parte delle proposte della commissione Greco, prevedendo in particolare quanto segue.

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1) La sostituzione delle attuali norme sul riciclaggio e sull’impiego di denaro e altri beni di provenienza illecita (artt. 648 bis e ter del codice penale) con una nuova disposizione sul riciclaggio che copra tutte le fattispecie: incluso l’autoriciclaggio in ogni sua forma, in quanto viene eliminata l’esclusione delle ipotesi di concorso; risulta quindi punito qualsiasi impiego in attività economiche di denaro, beni o altre utilità proveniente da delitto non colposo, così come qualsiasi altra operazione di trasferimento, sostituzione o intestazione fittizia finalizzata a nasconderne la provenienza delittuosa; la sanzione detentiva rimane immutata (da quattro a dodici anni) mentre la multa viene aumentata di oltre tre volte, e diventa da 5.000 a 50.000 euro.

2) Alla modifica del codice sopra indicata si accompagneranno una serie di modifiche alla normativa vigente in materia di antiriciclaggio (d. lgs 231/2007), di monitoraggio fiscale (DL 167/90, convertito nella L. 186/90) e di reati tributari (d. lgs. 74/200); con tali modifiche si intende da un lato depenalizzare le condotte meno gravi e dall’altro rivedere le sanzioni per meglio punire le condotte più pericolose.

3) Sono inoltre previsti dei casi di non punibilità e degli sconti di pena per i

reati tributari, quando chi ha commesso il reato fornisca spontaneamente tutte le informazioni necessarie per identificare attivi nascosti, passivi fittizi, impiego dell’imposta evasa e suo occultamento, in modo da favorire la collaborazione.

Prescrizione penale Il tema della prescrizione è stato al centro delle discussioni sui processi penali, perché il sistema attuale presenta delle distorsioni: da un lato è frequente che i processi si estinguano per prescrizione nel mezzo del processo, soprattutto quando il reato viene scoperto in prossimità della scadenza dei termini; dall’altro, accade spesso che i processi, e soprattutto le indagini si protraggano troppo a lungo. Le proposte da noi elaborate si basano sui lavori già portati avanti dal Ministero della giustizia e puntano a risolvere questi e altri problemi.

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4. LA RISTRUTTURAZIONE DEL FISCO E LO STATUTO DEL CONTRIBUENTE Ristrutturazione e redistribuzione del carico fiscale:

1) Prima di tutto la riduzione del cuneo fiscale, sia a favore di chi lavora, agendo sulle detrazioni IRPEF, sia a favore di chi da lavoro, rendendo deducibile dalla base imponibile IRAP il costo del lavoro, con priorità nella priorità per il lavoro dei giovani e delle donne;

2) Quindi una profonda revisione del sistema degli incentivi alle

imprese, al fine di recuperare risorse e concentrarne parte a incisivo e significativo sostegno delle attività di ricerca e sviluppo;

3) Parallelamente un aumento delle detrazioni per i figli a carico

sia ai fini IRPEF sia ai fini IMU, partendo dal presupposto che, nella prima fase di riduzione della pressione fiscale, il prelievo IMU sulla prima casa deve essere opportunamente ridotto (raddoppiando la detrazione base da 200 a 400 euro e, appunto, quella per ciascun figlio a carico da 50 a 100 euro) e non direttamente azzerato;

4) Infine, allocando però una parte ragionevole e non preponderante

delle risorse disponibili, eliminazione degli aumenti più recenti alle aliquote IVA e interventi ulteriori sull'IMU per gli immobili diversi dalla prima casa, con priorità per gli immobili utilizzati direttamente come beni strumentali dall'impresa che li possiede

Un fisco più semplice nelle regole e negli adempimenti

1) Riorganizzare la materia tributaria in un codice normativo organico;

2) Recensire tutti gli adempimenti fiscali e procedere alla eliminazione o semplificazione di tutti quelli che, seppur utili in astratto per l'attività dell'Amministrazione finanziaria, non palesano una utilità proporzionata ai costi diretti e indiretti che determinano in capo ai contribuenti.

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Certezza del diritto (tributario) e dei diritti (dei contribuenti)

1) Disciplinare in modo espresso il contrasto all'abuso del diritto, definendo la fattispecie e individuandone sanzioni e procedure di accertamento: disegno di legge Zanetti n. C-***/2013, già calendarizzato;

2) Elevare al rango di norma costituzionale i principi più pregnanti e

irrinunciabili dello Statuto del contribuente, così da salvaguardarne l'inderogabilità: disegno di legge Zanetti n. C-***/2013

Una lotta all 'evasione fiscale per i cittadini, non contro i cittadini

1) Incentivare ulteriormente la tracciabilità dei pagamenti, senza però restringere ancora la già assai restrittiva soglia del contante;

2) Aumentare l'efficienza dell'anagrafe tributaria, in termini di estrazione

e incrocio dei dati, sia al fine di un suo più incisivo utilizzo a servizio della lotta all'evasione, sia al fine di scongiurare la sistematica moltiplicazione degli adempimenti di comunicazione che in questi anni sono stati scaricati sui contribuenti anche per l'ottenimento di dati già estrapolabili dalle banche dati esistenti;

3) Confermare il positivo esempio dato dal Governo Monti, a differenza di

tutti i Governi precedenti, smettendo di utilizzare le norme anti evasione per finalità di copertura dei provvedimenti legislativi nell'ambito delle quali sono introdotte, così da rendere libere le maggiori entrate che effettivamente ne conseguono per la riduzione delle imposte ai contribuenti onesti;

4) Operare una ricognizione e, ove opportuno, una revisione delle

principali presunzioni fiscali che invertono l'onere della prova sul contribuente, a cominciare da studi di settore, redditometro e società di comodo, al fine di rafforzarne l'adeguatezza e ragionevolezza nel rapporto con il contribuente.

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Sanzioni chiare, adeguate, proporzionate

1) Affinare ulteriormente l'attuale disciplina sanzionatoria pecuniaria;

2) Ricorrere senza indugio anche alle sanzioni penali in presenza dei comportamenti che denotano pericolosità sociale, evitandone invece l'applicazione in tutte quelle situazioni in cui, al di là della retorica delle "manette agli evasori", questa scelta risulta sbagliata o addirittura controproducente.

Una riscossione efficiente, non feroce

1) Rivedere l'impianto dei costi della riscossione scaricati sul contribuente, oggi troppo elevati e talvolta assolutamente sproporzionati;

2) Rendere sostanzialmente impignorabile l'abitazione principale;

3) Mantenere anche in pendenza di giudizio, ove il contribuente faccia

ricorso, la riscossione del 30% delle maggiori imposte contestate solo per le violazioni più gravi, come ad esempio le frodi, ed in ogni caso non per le contestazioni basate su presunzioni che ribaltano in capo al contribuente l'onere della prova

Un rapporto tra fisco e contribuente fondato sulla giustizia, non solo sulla riscossione

1) Rendere l'ordinamento della giustizia tributaria indipendente dal Ministero dell'Economia;

2) Trasformare la figura del giudice tributario in quella di giudice professionale con percorso formativo specialistico giuridico-economico, colmando così una grave lacuna a tutto danno di una adeguata uniformità e competenza nei giudizi di merito

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5. LAVORO: UN RAPPORTO PIÙ SEMPLICE, MENO COSTOSO 5.1. La proposta principale riguarda l’emanazione del Codice del Lavoro semplificato , che riduce l’intera nostra legislazione di fonte nazionale a 70 articoli semplici e facilmente traducibili in inglese. Nell’immediato, per i nuovi rapporti di lavoro proponiamo una riduzione drastica del costo fiscale e contributivo per le imprese con:

1) l’azzeramento dell’incidenza del costo del lavoro nella determinazione dell’IRAP (in una prima fase la misura potrebbe essere limitata ai rapporti di lavoro “incrementali” rispetto all’organico aziendale a una certa data: v. il nostro d.d.l. n. S-555/2013);

2) aumento di 360 euro della detrazione IRPeF per i redditi di lavoro, che determini una riduzione della ritenuta fiscale proporzionalmente più elevata sui redditi più bassi;

3) per i rapporti di lavoro con soggetti di età inferiore ai 30 anni e per la regolarizzazione delle collaborazioni autonome continuative irregolari, riduzione della contribuzione previdenziale al 20%;

4) possibilità di sperimentazione (eventualmente limitata alle

regolarizzazioni di collaborazioni autonome, e/o alle attività connesse con Expo 2015) di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato più flessibile, oltre che meno costoso per le misure indicate sopra, secondo quanto previsto nel nostro d.d.l. n. S-555/2015: proponiamo, in sostanza, che nel primo triennio sia sostanzialmente indifferente per l’impresa l’assunzione del lavoratore a termine o a tempo indeterminato, essendo predeterminato per entrambi i casi un identico costo di cessazione del rapporto, di modesta entità.

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5.2. Active ageing e soluzione strutturale della questione “esodati” Proponiamo tre misure che costituiscono oggetto del nostro d.d.l. n. S-199/2013, presentato al Senato nel marzo scorso:

1) Forti incentivi economici (sgravi contributivi, sulla linea inaugurata con la legge n. 92/2012) e normativi (durata massimo del periodo di prova estesa a un anno) per l’assunzione dei 50-60enni;

2) maggiore flessibilità nella fase (62-67 anni) del passaggio dal lavoro alla pensione, con possibilità di combinare part-time con mezza pensione;

3) Per coloro che ciononostante rimangano senza lavoro e in attesa della

pensione e che non rientrino fra i “salvaguardati”, non il prepensionamento, ma una estensione del nuovo trattamento di disoccupazione (ASpI).

5.3. Non si deve tornare indietro. In nessun caso il decreto-legge deve prevedere arretramenti in materia di età pensionabile rispetto alla riforma pensionistica del dicembre 2011, né rispetto alla riforma del mercato del lavoro (l. n. 92/2012) in materia di ammortizzatori sociali o di norme di contrasto all ’abuso delle collaborazioni autonome continuative (si deve operare esclusivamente in direzione di un alleggerimento normativo e fiscale sul rapporto di lavoro dipendente).

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6. IMPRESE E SVILUPPO ECONOMICO Sgravio dell’Irap In relazione a tutti i rapporti di lavoro la cui costituzione corrisponda a un aumento dell’organico aziendale nell’anno 2013 rispetto all’anno 2012, in funzione di incentivo generale alla crescita dell’occupazione: v. § 5.1. Promozione delle nuove attività: partite iva e start-up Riduzione dei costi per le nuove partite IVA, a partire dagli oneri INPS, rispetto ai quali si potrebbe prevedere una doppia fase: per il primo anno riduzione relativa ai giovani under-30 e per il secondo anno per i giovani under-30 e gli adulti over-55. Completamento del progetto dell’ex-Ministro Passera per la promozione delle start-up di impresa attraverso:

1) creazione di un portale con funzioni di ordine, informazione e guida

nelle procedure di accesso ad informazioni, bandi e finanziamenti. Mettere ordine tra i tanti strumenti già introdotti ma poco conosciuti nelle modalità di utilizzo;

2) Ulteriori sgravi fiscali nel primo anno di attività della start-up proporzionalmente alla quantità di investimenti effettuati.

Riduzione costi dell’energia Il costo dell’energia elettrica è gravato da contributi storici per il decomissioning delle centrali nucleari, per il finanziamento delle energie alternative e per una serie di altri oneri fiscali. La revisione critica di questi costi e una attenta valutazione dei combustibili utilizzabili per le grandi centrali elettriche, congiuntamente a un incremento della concorrenza nel settore e a una revisione generale dei sistemi di approvvigionamento delle fonti energetiche, permetterebbe una riduzione apprezzabile delle tariffe anche in tempi brevi.

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Semplificazione e coordinamento delle attività pubbliche di supporto alle esportazioni e all ' internazionalizzazione delle nostre imprese Esportazioni e internazionalizzazione delle imprese possono consentire maggiori volumi di attività e di occupazione. È auspicabile la creazione di percorsi facilitati, anche mediante la costituzione di interlocutori unificati (agenzia dell’esportazione) che razionalizzino l’esistenza e l’operatività degli enti e delle società (ICE, SACE, SIMEST...) che in tutto o in parte sono dedicati all’internazionalizzazione. E’ necessario unificare le competenze e dare supporti concreti alle imprese che vanno all’estero. Cogliere le opportunità dell’eliminazione di attuali costi e servizi inutili o duplicati. Aumento della produttività delle imprese, con particolare riguardo alla flessibil ità del lavoro e alla riduzione dei costi burocratici In termini di produttività le imprese e gli imprenditori attendono interventi di semplificazione di adempimenti essenziali e ricorrenti, con l’informatizzazione di alcuni adempimenti e la defiscalizzazione delle iniziative e i progetti volti a riorganizzare e razionalizzare impianti produttivi che non comportino tagli occupazionali ma siano volti a diversificazioni e ampliamenti di linee di prodotti. Inoltre, sul fronte della flessibilità del lavoro - nel breve termine - sarebbero auspicabili interventi su contratti a termine e contratti a progetto (regolamentazione successive assunzioni, intervalli di tempo, modalità di computo, vincoli di conversione) Cabina di regia per un più facile accesso da parte delle imprese ai fondi europei L’attuale crisi economica internazionale ha colto tutte le aziende di sorpresa, con effetti dirompenti. Ora diventa sempre più urgente la necessità, da parte delle aziende stesse, di dotarsi di strumenti per l'incremento della loro competitività. Nella logica ispiratrice del principio di sussidiarietà (Stati che incentivano e sostengono la libera iniziativa delle imprese e dei cittadini meritevoli) è fondamentale essere preparati per cogliere le opportunità previste dal piano di contributi europei “Horizon 2020” per ricerca e

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sviluppo, mediante una cabina di regia univoca, le cui linee guida si possono riassumere nei seguenti punti:

1) Semplificazione dell'iter procedurale

2) Definizione di criteri di valutazione meritocratici, oggettivi e trasparenti

3) Inversione dell'onere di prova sulle logiche di controllo

4) Definizione e/o potenziamento degli strumenti informatici per rendere fluido lo svolgimento dei progetti

Valorizzazione del Made in Italy Questo obiettivo si può raggiungere proteggendo il marchio Made in Italy, ma soprattutto attraverso la valorizzazione del nostro patrimonio culturale, la nostra storia, la nostra arte, il nostro “way of life”. Patrimoni che servono affiancare la nostra offerta internazionale di prodotti e servizi. In politica, troppo spesso si parla del Made in Italy come di un valore, senza mai riuscire però a spiegare come si faccia a colmare il divario che esiste tra l'apprezzamento estetico di un'opera d'arte, e la sua capacità di rappresentare un'eccellenza tale da riverberarsi anche sui prodotti artigianali che a essa si ispirano. È la lezione immortale di Lorenzo de' Medici, di cui ancora oggi cogliamo i frutti. Perché non accompagnare ogni esposizione internazionali di ogni prodotto italiano con una piccola mostra di opere d'arte? Perché non esibire immediatamente il rapporto tra l'ingegno della nostra industria, del nostro artigianato, del nostro design? Questo proponiamo, come Scelta Civica. Lo stabilirsi di un legame, da ripetere ogni volta, in ogni comunicazione, tra i prodotti delle nostre imprese e una eccellenza di gusto, di saper vivere.

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Promozione degli investimenti in ricerca e sviluppo Promuovere investimenti e spesa per ricerca e sviluppo per portarci ai livelli dei principali competitors europei. In un’ottica di competitività e attrazione di investimenti non possiamo rimanere indietro. Il rapporto tra investimenti in ricerca-sviluppo e PIL era nel 2010 1,26%, molto inferiore alla media UE, nettamente superiore al 2% con picchi intorno al 4% di Finlandia e Svezia.

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7. UNIVERSITÀ: PROMUOVERE L'ECCELLENZA Tre importanti programmi europei (Youth on the Move, Youth guarantee, Life-long learning), con i relativi finanziamenti di entità rilevante, costituiscono una sfida per il nostro sistema di istruzione e formazione professionale. Ma l'Italia sembra avere perso contatto con l’UE per questo aspetto. Qualche esempio concreto. Oggi l'Università italiana è meno attrattiva di ieri per i giovani italiani e stenta a diventarlo per quelli stranieri (3,8% contro l’8,6% della media UE di studenti provenienti dall’estero) e il Rapporto Italia 2013 (ultimi dati EURISPES) fotografa un Paese sempre meno convinto che studiare sia importante e sempre più sfiduciato sul valore reale del titolo di studio, con poco più della metà dei diplomati (52,1%) che si è iscritto all'università (erano circa il 70% dieci anni fa) e un tasso di disoccupazione più elevato e crescente per i laureati (16%) rispetto ai diplomati (12,6%). Scelta Civica riparte quindi dall’istruzione, con poche parole d'ordine: autonomia, responsabilizzazione e valutazione, mobilità internazionale ed eccellenza universitaria. Sulla base di questi principi intendiamo sostituire la retorica del merito con la cultura del merito. 7.1 I l progetto “Promuovere l 'eccellenza” L'articolo 34 della nostra Costituzione descrive un programma di governo del sistema universitario che è stato disatteso negli anni: gli studenti capaci e meritevoli devono poter raggiungere il più alto grado dell'istruzione in base al loro talento e indipendentemente dal reddito della famiglia d'origine. Oggi il costo dell'università è coperto per l’80 per cento da tutti i contribuenti, gravando sulla fiscalità generale. In altri termini, per un curioso paradosso fiscale le famiglie (relativamente) più povere (reddito lordo inferiore ai 31.000 euro, circa il 60% dei contribuenti) pagano l'università anche ai figli di quelle più ricche, con un trasferimento di 2,5 miliardi all'anno circa. Questo sistema non premia direttamente il merito né la qualità dei corsi di studio, né d'altro lato consente agli studenti di scegliere il proprio percorso di studi.

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La nostra proposta prevede di creare gradualmente condizioni per lo sviluppo di percorsi di eccellenza in quegli atenei che vorranno scommettere sul potenziamento dei loro settori di punta e sulla competizione internazionale. Gli strumenti concreti: una reale autonomia alle università nel reperimento di risorse aggiuntive (più qualità, più libertà nel decidere le tasse di iscrizione: per un ateneo che fosse in grado di creare nuovi corsi di laurea con attrezzatura di eccellenza per 500 studenti, ad esempio, la Fondazione per il Merito potrebbe offrire una garanzia di circa 5 milioni di euro all'anno) e un accesso finanziato direttamente agli studenti meritevoli (circa 50.000 maturandi con voto superiore a 90/100, per cui si prevede un prestito d’onore di circa 15.000 euro l'anno, che coprirà i costi di sostentamento e le tasse universitarie di una laurea magistrale). Il prestito incomincerà a essere restituito soltanto al raggiungimento da parte dell’interessato di un reddito annuo di 25.000 euro. I casi di mancato raggiungimento di questo livello di reddito, e di conseguente non restituzione del prestito, sono coperti dalla garanzia della Fondazione per il Merito fino al 10 per cento del totale: per l’eventuale eccedenza costituiscono rischio per l’Ateneo, che ne risulta in questo modo responsabilizzato. Con un modestissimo costo aggiuntivo per il bilancio pubblico, dunque, si può ottenere un rilevante aumento di risorse per gli atenei che sceglieranno la sfida dell'eccellenza e la competizione internazionale. L'autonomia nella gestione del programma (dalle assunzioni alle retribuzioni del corpo docente) è estesa e viene valutata dagli studenti stessi che la premieranno con la loro scelta. Il meccanismo di finanziamento responsabilizza sia gli studenti, sia gli Atenei.

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8. CONSUMO DEL SUOLO Il territorio italiano è cambiato radicalmente negli ultimi cinquant’anni. Alla fine degli anni Sessanta su una superficie totale di 30 milioni di ettari, 18 milioni erano destinati all’agricoltura. Nell’arco di poco più di quarant’anni la superficie agricola è scesa al di sotto di 13 milioni di ettari, una superficie pari a pari a Liguria, Lombardia ed Emilia Romagna messe insieme. Una delle cause principali di tale contrazione è costituita dalla cementificazione, che colpisce in particolare le aree agricole più vocate della pianura. Ogni giorno in Italia il cemento divora 100 ettari di superficie agricola. Sono dati preoccupanti che rilevano un fenomeno estremamente dannoso. La cementificazione, infatti, è un processo che incide sul territorio, sul paesaggio e sugli ecosistemi in maniera irreversibile ed erode anche la sicurezza alimentare sottraendo all’agricoltura i terreni maggiormente produttivi. La gran parte della cementificazione ha, infatti, luogo nelle aree pianeggianti e facilmente accessibili. Tanto è vero che la Pianura Padana, l’area agricola più vasta e produttiva della penisola italiana, è la zona maggiormente cementificata. Di conseguenza, la perdita costante di superficie agricola comporta una riduzione della produzione che, a sua volta, impedisce al Paese di soddisfare completamente il fabbisogno alimentare nazionale aumentandone la dipendenza dall’estero. Attualmente la nostra capacità di auto approvvigionamento alimentare è circa dell’80%. Nel giro di pochi decenni il territorio italiano ha subito uno stravolgimento mai registrato nella Storia e le sue potenzialità ambientali, paesaggistiche e produttive sono purtroppo in parte già compromesse. Le generazioni future non avranno a disposizione quell’habitat integro che aveva consentito il modellarsi di uno dei più bei paesaggi del pianeta. Per questo è necessaria una battaglia di civiltà in grado di contrastare il consumo di suolo e passare ad un nuovo modello di sviluppo incentrato sulla qualità della vita e dell’ambiente. L’edilizia e l’infrastrutturazione devono essere prioritariamente indirizzate verso il riuso di aree già cementificate.

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Questa è la direzione che s’intende intraprendere con la Proposta di legge quadro in materia di valorizzazione delle aree agricole e contenimento del consumo del suolo. I punti salienti del disegno di legge:

1) Similmente a quanto previsto dalla legislazione tedesca, viene determinata, con il concorso delle Regioni, l ’estensione massima di superficie agricola consumabile sul territorio nazionale, da ripartire a livello provinciale e comunale.

2) Si introduce il divieto di modificare, per 5 anni, la destinazione

d'uso dei terreni agricoli che hanno usufruito di aiuti di Stato o di aiuti comunitari legati all’agricoltura.

3) Viene incentivato il recupero del patrimonio edilizio rurale

esistente allo scopo di scoraggiare l'attività di edificazione e costruzione di nuove linee urbane.

4) Si abroga la norma che consente ai Comuni di destinare gli

oneri di urbanizzazione alla copertura delle spese correnti anziché alle opere di urbanizzazione (questa norma, che ha sostituito il vincolo precedentemente in vigore, costituisce uno stimolo oggettivo alla nuova urbanizzazione).

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9. NUOVE NORME SULLA CITTADINANZA La proposta di legge C-525/2013 Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza d’iniziativa dei deputati Marazziti e Santerini intende rispondere alla domanda di cittadinanza italiana rivolta dalle cosiddette “seconde generazioni”: figli di immigrati, ma nati o vissuti in Italia nell’intero periodo della loro formazione linguistica e culturale. Il percorso di stabilizzazione degli immigrati, che ha caratterizzato gli ultimi 20 anni del nostro Paese, vede infatti la presenza di un milione di minori, di cui circa 400 mila nati in Italia. Questi minori attualmente possono acquistare la cittadinanza solo al raggiungimento della maggiore età e a condizione di avervi risieduto legalmente e senza interruzioni. Esiste, quindi, il rischio che un’intera generazione cresca restando straniera nel Paese che sente come proprio. In un mondo sempre più interconnesso, invece, lo sviluppo si fonda anche sulla valorizzazione del grande potenziale della risorsa per eccellenza, cioè il capitale umano raffinato nell’integrazione. L’iniziativa nasce, in sintesi, dalla consapevolezza della forte necessità per l’Italia di aprire una fase nuova in cui utilizzare tutte le forze presenti ai fini dello sviluppo. Con la proposta si vuole dare ingresso al principio dello ius soli temperato, prevedendo la cittadinanza per nascita da genitori già stabilmente soggiornanti; l’acquisizione della cittadinanza non sarà quindi automatica, ma potrà essere richiesta solo in presenza di un significativo legame sociale. La parte più significativa riguarda invece una sorta di ius culturae, per cui si prevede l’acquisto non tardivo della cittadinanza per i bambini e ragazzi nati all’estero, ma la cui formazione culturale avvenga in Italia (frequenza e conclusione con esito positivo di un corso di studi). La cittadinanza viene quindi conseguita grazie al prolungato e positivo inserimento linguistico e culturale nella società italiana. Infine, viene modificato il testo vigente dell’articolo 9 della legge n. 91 del 1992, riconducendo ai più diffusi standard europei il periodo di stabile residenza in Italia richiesto per poter presentare la domanda di naturalizzazione da parte degli immigrati (tre anni per i cittadini europei, cinque per gli extra-europei).