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RIVISTA TRIMESTRALEDI CULTURA, STORIA,POLITICA ED ECONOMIA

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I° trimestre 2002

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2I Q U A D E R N I D E L T I C I N O

Il Centro Studi Politico-Sociali “J.F. Kennedy” detiene e tratta i dati relativi a ciascun socio - nome, cognome, qualifica, indi-rizzo e recapito telefonico - ai soli fini di attività associativa (invio di materiale informatico relativo alle nostre iniziative e dellarivista i Quaderni del Ticino). Da parte di chi non è socio, il conferimento dei dati, utilizzato con identiche finalità, è facoltativo:è possibile in qualunque momento richiedere lʼaggiornamento o la cancellazione, così come è possibile opporsi allʼinvio delmateriale scrivendo al Centro Studi Politico-Sociali “J.F. Kennedy”, Via Colombo 4, 20013 Magenta

Rivista trimestrale di cultura, storia, politica ed economiaNuova Serie - Anno IX - Numero 40Reg. Tribunale di Milano n. 47 del 7-2-1981Spedizione in abbonamento postale - 70% Filiale di Milano

Direttore Responsabile: Fabrizio GaravagliaDirettore Editoriale: Massimo Gargiulo

Redazione: Carlo Cassani, Valeriano Castiglioni, Piercarlo Cattaneo, Elio Fontana, GiuseppeLeoni, Ignazio Pisani, Fabrizio Berto Provera, Fabrizio Valenti

Hanno dato la loro disponibilità alla collaborazione:Antonio Airò, Marco Aziani, Abele Baratté, Francesco Bigogno, Gianmarco Borroni, Pier PaoloBrivio, Sergio Calò, Angelo Caloia, Giovanni Cassetta, Vittorio Castoldi, Gaetano Ceriani, LuigiCeriotti, Paola Cerutti, Giovanni Chiodini, Teresio Colombo, Mario Comincini, RobertoConfalonieri, Adriano Corneo, Aurelio Cozzi, Achille Cutrera, Giuseppe De Tommasi, IvoDeitinger, Gigi De Fabiani, Mario Di Fidio, Carlo Ferrami, Romano Ferri, Giovanni Frascarolo,Edoardo Freddi, Alessandro Grancini, Franco Grassi, Davide Graziani, Danilo Lenzo, AlbertoMarini, Marco Marelli, Paolo Musazzi, Giovanni Pozzi, Francesco Prina, Carlo Ravazzani, LuigiRondena, Silvio Rozza, Luciano Saino, Enrico Salomi, Teresio Santagostino, Silvano Santucci,Giuseppe Segaloni, Dionigi Spagnuolo, Maurizio Spelta, Carlo Stoppa, Piero Stoppa, CarmeloTomasello, Emanuele Torreggiani, Mauro Valenti, Marco Varisco, Gianni Verga.

Editore:

Presidente: Ambrogio Colombo

Redazione ed Amministrazione: Via C. Colombo, 420013 Magenta (MI) - Tel.-fax 029792234

Prezzo di copertina: €5Arretrati Ia serie : €7, numeri monografici: €10Abbonamento annuo: €15

Progetto grafico, impaginazione e fotocomposizione: Agenzia Agorà Via Pretorio, 30 -Magenta - Tel.-Fax 0297295339

Foto di copertina: Villa Visconti Maineri - Cassinetta di Lugagnano -Autore Cesare Re

Finito di stampare nel mese di Marzo 2002

Marco
Typewritten Text
ISSN 2038-2545
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• Il Punto Chiusura del centro storico di Milano . . . . . . . .p. 4di M. Gargiulo

• Conoscere il TicinoUna preziosa guida per i nostri lettori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 7di L. Saino

Quattro appuntamenti perConoscere il Ticino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 9di F.G.

Sinergie e forme di collaborazionetra le aziende di pubblici servizidell’Alto Milanese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 12di G. Bianchi

• Parco del TicinoTra esigenze di sviluppo e tutela . . . . . . . . . . . . . .p. 15di F. B. Provera

Cultura e paesaggio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 17di F.B.P.

Parco del Ticino: la fine dell’epoca“del non toccar nulla” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 19di Fabrizio Valenti

• La Grande MilanoLe scelte urbanistiche per laGrande Milano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 25Intervista a Gianni Verga

• Centro KennedyInterventi infrastrutturali dimobilità nell’Est Ticino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p.31

La festa degli Amici del Centro:un’occasione per programmareun grande futuro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 33di F. V.

L’Europa che cresce . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 35di F.V.

Il Kennedy per l’Europa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 37di F. Valenti

L’ultima missione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 40di F. V.

• Hanno fatto la storiaDon Pier Paolo Vaj: un pioniere? . . . . . . . . . . . . . .p. 42di G. Reina

• TerritorioNon solo protesta ma anche proposta . . . . . . . .p. 50di A. Maggioni

Il futuro dell’Agricoltura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 55di N. U. Maerna

• LavoroI Dropouts del Top Level . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 58di I. Pisani

La riforma Moratti: e la scuola va! . . . . . . . . . . . .p. 63di G. Lanfredini

L’impresa riprende fiato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 65di F.B.P.

Aumentano le “Capitane d’imprese” . . . . . . . . . .p. 67di F.B. Provera

La Cisl affronta i problemi deinuovi lavori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 69

Centro di cure primarie:la medicina generale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 71di C.T.

• Le nostre contradeUn santuario per la Beata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 74di F. Valenti

I travagli del Patriarca d’Alessandriad’Egitto Paolo Angelo Ballerini ele sue origini inverunesi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 78di F. Cajani

L’insediamento Preistorico dellaLagozza di Besnate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 87di A. Puricelli

Il Naviglio Grande . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 91di C. Re e C. Re

• Cultura del TicinoTeatro Laboratorio difigura Pane e Mate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 96

Onlus:“Oltre noi ... la vita” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p.104di F. V.

La Pro Loco alla fiera del turismo . . . . . . . . . . . . . . .p.107di F. V.

L’Occhio dell’arte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p.109di F. Valenti

Premio della Pace aPadre Pedro Ceriani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p.113di G. F.

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Una scelta che investe l’in-tera area metropolitanamilanese.

La ricerca di soluzioni ai proble-mi dell’inquinamento dei centriurbani e delle aree metropolita-ne, soprattutto a causa del traffi-co automobilistico e del riscalda-mento, sta diventando una prio-rità per il Governo e per le auto-rità regionali e degli Enti Localiitaliani.Particolarmente attiva su questofronte la Regione Lombardia, ilc u i P r e s i d e n t e R o b e r t oFormigoni ha assunto questotema come uno degli elementicaratterizzanti della propria atti-vità di Governo.Tra le soluzioni prospettate, sol-tanto in parte a titolo di provoca-zione, l’obbligo di immatricolarein Lombardia – a partire dal 2005– soltanto auto “se non proprio adidrogeno, almeno ibride”; da quil’annuncio nei giorni scorsi dellacandidatura di Milano a sede del

salone dell’auto ecologica.Più concretamente una maxi-intesa è stata raggiunta dalMinistro dell’Ambiente AlteroMatteoli e da Formigoni per pro-muovere combustibili e motori“puliti” e favorire l’uso di autoelettriche. Da parte sua ilComune di Milano dichiara divoler operare in sintonia con taliobiettivi.Tuttavia il crescere dell’attenzio-ne sui problemi dell’inquina-mento e del traffico cittadino,identificato a ragione come unodei più seri problemi per la vivi-bilità di Milano, ha offerto alSindaco Gabriele Albertini l’oc-casione per rilanciare la propostadi un pedaggio per i veicoli cheentrano in città.Non ritengo di dover interveniresu di una proposta, ancora –apparentemente – in fase di stu-dio. Non è stato ancora definito,tra l’altro, se l’area sottoposta apedaggio debba riguardare la

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Chiusura del centro storico di Milano

Dialogo aperto con i lettori

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parte centrale della città, indica-tivamente quella interna aibastioni, o una porzione piùampia. Così come non sonoancora definite tariffe e modalitàdi pagamento.Prima di svolgere alcune consi-derazioni che ritengo utili perinquadrare il tema e per favoriresoluzioni accettabili e non discri-minatorie, mi sia consentito diaffermare che le Amministrazioniche hanno retto Milano negliultimi vent’anni e la stessaRegione Lombardia hanno dellepesanti responsabilità in meritoal livello di degrado raggiunto.Ricordo a questo proposito che lacerimonia di inizio lavori delPassante Ferroviario (opera indi-spensabile per la realizzazione

del Servizio FerroviarioRegionale e per ladiffusione sul terri-torio regionale ditreni con cadenzer a f f r o n t a b i l i aquelli delle lineemetropolitane) èstata effettuata nellontano 1983 dal-l’allora Presidented e l C o n s i g l i oGiovanni Spadolini(sembra un’altraera) e che tuttoral’opera non è statarealizzata, a parte ilp e d u n c o l o

Garibaldi-Venezia.Non minori responsabilità vannoricordate, in questo caso coinvol-gendo nel giudizio la Provincia diMilano e numerosi Comuni lom-bardi, per la mancata, o tardiva,soluzione ai problemi della viabi-lità intercomunale e di attraver-samento dell’area metropolitana;mi riferisco alla mancata realiz-zazione della Gronda Nord, air i t a rd i a c c u m u l a t i p e r l aPedemontana e per la nuovaautostrada Milano-Brescia, allequestioni non risolte per il siste-ma delle tangenziali milanesi,soprattutto a Nord di Milano, aiquadruplicamenti delle linee fer-roviarie e all’alta velocità.Orbene, è chiaro che tali ritardi

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ed omissioni non sono superabi-li con la bacchetta magica e che abreve termine si impongonosoluzioni forti, anche radicali edolorose, per risolvere non sol-tanto la questione dei circa900mila veicoli che ogni giornoentrano in Milano (erano circa500mila all’inizio degli anni ’80),ma anche dei circa 600mila vei-coli che ogni giorno escono dallacittà.Tuttavia ritengo che sia un erroreconsiderare l’Amministrazionecomunale e, in caso di referen-dum, i cittadini milanesi come gliunici titolati a scegliere su di unaquestione che interessa, comeminimo, tutti gli abitanti dell’a-rea metropolitana milanese, chein molti casi non hanno alterna-tive all’uso dell’automobile. Tral’altro vorrei ricordare che nonsoltanto l’hinterland milanese,ma anche i comuni più esterni,sono stati interessati dal fenome-no di espulsione fuori città dicirca 400.000 milanesi, soprattut-to giovani coppie, a causa dellacronica crisi degli alloggi cittadi-ni, e che è difficile considerarequeste persone come estraneealle scelte della città.La verità è che soltanto nell’areametropolitana possono trovarerisposta i temi del riequilibrio delterritorio, dell’efficienza dei tra-sporti, del risanamento ambien-tale, urbanistico, economico esociale dei quartieri periferici cit-tadini e dei comuni della primacintura urbana, la valorizzazione

delle aree “speciali” come il Parcodel Ticino.Pertanto anche le scelte dettatedall’emergenza che riguardano lafruibilità di Milano e del suo cen-tro urbano dovranno essereaffrontate nella prospettiva delgoverno dell’area metropolitanamilanese e dello sviluppo dellesue infrastrutture di trasportopubblico.R e c e n t e m e n t e i l S i n d a c oAlbertini, assieme ad altri sindacidi grandi comuni, si è pronuncia-to per l’abolizione delle Province,suscitando le ire del Presidentedella Provincia Ombretta Colli,che ricordava di essere stata elet-ta dagli elettori di tutti la provin-cia di Milano. Non si tratta,secondo me, di propendere peruna scelta o per l’altra, ma di darevita, anche nei comportamenti, aforme di governo e di partecipa-zione che prescindano dai confi-ni comunali e che superino laframmentazione delle compe-tenze istituzionali.

Massimo Gargiulo

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Questo speciale che “iQuaderni del Ticino” rea-lizzano, cade in un

momento importante nella sto-ria del Ticino e del suo Parco. Aquasi trent’anni dalla sua nasci-ta, la conoscenza capillare delterritorio, ha permesso di tes-sere una fitta rete di interventivolti alla salvaguardia di unpatrimonio ambientale ormaiunico in Pianura Padana.Acque, aria, boschi e suolo sonoi baluardi da difendere e davalorizzare attraverso una poli-tica di salvaguardia mirata edattiva. Nelle pagine che “ IQuaderni del Ticino ” mettonoa disposizione si cercherà, perragioni di spazio, di riproporrein maniera sintetica tutti questiargomenti, suddividendoli intre capitoli. Nella prima si pen-nelleranno gli aspetti naturalipiù importanti: il Fiume e la suaValle, i boschi, le foreste e lafauna che vi abita. Potrete leg-gere di querce secolari e carpinimaestosi, incontrare il caprioloe la lontra, da poco ritornati a

farci visita. La seconda partesarà dedicata all’azione all’uo-mo ed ai problemi di conviven-za con l’ecosistema naturale, sicercherà in questo modo di farconoscere alle popolazioni resi-denti, quasi mezzo milione nel-l’intero Parco, come la strutturatecnica si muove ed in qualedirezione. La parte finale è tuttariservata al turista che vuoleconoscere i nostri ambienti e lestrutture ricettive realizzate aquesto scopo: centri Parco, cen-tri Informazioni, Oasi Naturalistiche,percorsi a piedi, in canoa o inbici, ed altro… Particolareattenzione verrà posta per lastoria ed i monumenti architet-tonici, tra cui il NaviglioGrande, fulgido esempio dell’o-perare positivo dell’uomo.A me non resta che augurarviuna buona lettura ed un buonviaggio… nel nostro Parco!!!

Luciano SainoPresidente Parco

del Ticino Lombardo

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In regalo con i Quaderni del Ticino

Una preziosa guidaper i nostri lettori

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Quattro appuntamentiper Conoscere il Ticino

Con questo numero dellanostra rivista troverete ino m a g g i o l ’ i n s e r t o

“Conoscere il Ticino”.Si tratta del primo numero, a cuiseguiranno altre tre uscite, sem-pre in allegato ai Quaderni, diuno speciale voluto dal CentroStudi J. F. Kennedy di Magenta erealizzato con la collaborazionedella Redazione dei Quaderni.Si tratta di opuscoli informativie divulgativi con il precisoscopo di approfondire, perquanto possibile vista l’ampiez-za dell’argomento, dei partico-lari temi legati al territorio eall’ambiente del Ticino.L’approfondimento di aspettilegati al Ticino e in parte trattatinei numeri passati della rivista,che qui trovano una loro ade-guata sede di trattazione edescrizione.

La raccolta dei quattro inserticonsentirà quindi di avere nellapropria biblioteca uno stru-mento di lettura agile e comodoper amare ancor di più il nostrogrande fiume Azzurro.Questo primo inserto tratta iltema dell’ambiente del Ticino.Il fiume, le foreste, l’agricoltura,gli animali che popolano questiterritori.Il tutto corredato da curiosità,notizie e da splendide immaginia colori.Il prossimo numero tratteràinvece dei luoghi, degli ambien-ti e delle strutture presenti sulterritorio del Ticino e usufruibi-li al pubblico per coniugare inmodo intelligente il Parco, i suoiambienti e le attività di tempolibero e di sport.In altre parole fruire di tutti iservizi e le bellezze naturali di

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questi territori nel pienorispetto della natura e dellesue peculiarità.Il terzo fascicolo tratterà inve-ce dei luoghi e delle ricorren-ze di particolare valore cultu-rale, artistico ed in generale dibeni culturali presenti attor-no all’asta del fiume.Anche in questo caso unmodo intelligente per scopri-re e valorizzare le nostre con-trade.Il quarto ed ultimo inserto,diverso graficamente dai pre-

cedenti, sarà sostanzialmenteuna cartina ripieghevole doveaccanto alla riproduzione delpercorso del fiume sarannocontenute una serie di infor-mazioni “visive” (luoghi e cen-tri di particolare rilevanza sto-rica e culturale, ambientinaturali da visitare, strutturedel Parco del Ticino, pisteciclabili, maneggi, percorsigastronomici, ecc.).A completamento della carti-na, una serie di schede infor-mative sull’Ente Parco, sulla

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rivista dei Quaderni del Ticinoe del Centro Kennedy.Ci é parso, insomma, unomaggio che potrà risultaregradito ai nostri lettori e unmodo simpatico e diverso perringraziarli della simpatia edell’attenzione con cui ciseguono da tanti anni.E’ giusto, a questo punto,rivolgere un ringraziamentoa chi, più d’altri, ha contribui-to alla realizzazione dell’ini-ziativa.In primo luogo all’Ente ParcoValle del Ticino, nelle personedel suo Presidente, arch.Luciano Saino (che in questestesse pagine rivolge un suopensiero attorno a questa ini-ziativa), del Direttore, dott.Dario Furlanetto (autore dellesplendide fotografie qui ripro-dotte), del Responsabile delleRe l a z i o n i E s t e r n e, d o t t .Francesco Magna ( esten-sore dei testi).L’altro sentito ringraziamentova alle Aziende Municipali diAbbiategrasso, Legnano,Magenta e al Consorzio diRisanamento del Magentinoche in qualità di sponsorhanno colto l’opportunità di

essere protagonisti di una ini-ziativa che valorizzi il territo-rio su cui essi stessi operanoquotidianamente.Ma non solo, il coinvolgimen-to di questi soggetti si poneanche un secondo obiettivo.Lo troverete nelle pagine suc-cessive: diffondere la cono-scenza del progetto a cui stan-no lavorando queste Aziende.Costituire cioé un’azienda dibacino di tutto il territorio delnord ovest milanese che,accorpando sinergie, compe-tenze e professionalità, diavita ad un nuovo soggetto digestione dei servizi legati allerisorse energetiche e all’am-biente.Un progetto di grandi ambi-zioni e che noi, nel nostro pic-colo, vogliamo sostenere econtribuire alla sua piena rea-lizzazione.Nei prossimi numeri della rivi-sta avremo modo di approfon-dire ulteriormente la cono-scenza di queste realtà e delprogetto qui presentato.Non mi resta che augurarviuna buona lettura!

F. G.

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La normativa di riforma deiservizi pubblici contenutanella Legge Finanziaria

2002 (L. 448/2001) è destinata amodificare in modo sostanziale icriteri con i quali i Comunidovranno gestire il sistema dellepublic utilities locali.Vengono infatti incentivateforme di aggregazione tra leaziende e tra gli stessi Enti Locali.La tendenziale linea evolutiva nelcampo dei servizi pubblici è cer-tamente quella di una gradualema irreversibile liberalizzazione

del mercato, tale per cui occor-rerà da un lato fronteggiare il pre-vedibile ingresso di possibilicompetitors nei campi di attivitàdelle aziende pubbliche operan-ti sul territorio dell’Alto Milanesee degli Enti Locali di riferimentoe, dall’altro, come necessariaconseguenza, favorire l’acquisi-zione, da parte delle stesse di unadimensione tale da garantire lanecessaria forza competitiva.La linea strategica tendenzialesopra delineata si rivela ancorpiù corretta alla luce dell’evolu-

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Il Servizio Idrico Integrato: presupposti normativi e di politica

industriale. Prospettive.

Sinergie e forme di collaborazione tra leaziende di pubblici

servizi dell’Alto Milanese

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zione delle normative di settore,le quali favoriscono ed anzi sug-geriscono forme di collaborazio-ne tra le aziende in oggetto; inparticolare, a tale proposito giovarammentare:✔ La Legge 36/94 e la successivaLegge Regionale lombarda n°21/98, in tema di disciplina delservizio idrico integrato (vediinfra);✔ Il D.Lgs. n° 22/97, e la relativadisciplina normativa eregolamentare integrativa, intema di rifiuti, con particolareriguardo alla gestione dei rifiutiin ambiti territoriali ottimali;✔ Le normative europee enazionali in tema diliberalizzazione dei mercatidell’energia elettrica e del gas,che favoriscono forme diaggregazione quali, fra l’altro, iconsorzi d’acquisto;

In particolare, la riformadei Servizi idrici è stata introdot-ta in Italia dalla Legge 5 gennaio1994, n.36 “Disposizioni in mate-ria di risorse idriche” (L. 36/94),nota anche come “Legge Galli”dal nome del parlamentareprimo firmatario del disegno dilegge.La L. 36/94 prevede una profon-da trasformazione dell’attualeassetto dei servizi ponendosi inparticolare i seguenti obiettivivolti a superare:1. l’attuale eccessiva frammenta-

zione della gestione che determi-na un assetto produttivo fonda-mentalmente poco efficiente edun insufficiente livello di specia-lizzazione, con tutto quello checomporta sul piano dell’adegua-mento tecnologico dei servizi;2. la forma di gestione diretta daparte dei Comuni, che non è fun-zionale alle caratteristiche indu-striali del servizio e che ne halimitato fin qui le capacità di ade-guamento e di innovazione;3. l’attuale sistema tariffario, perdefinire una tariffa capace deifinanziare gli investimenti neces-sari a migliorare le infrastruttureed a fornire più elevati livelli diservizio;4. l’attuale assetto istituzionale,per una netta separazione deicompiti di indirizzo e controllorispetto a quelli della gestione,con l’obiettivo fondamentale ditutelare il consumatore.

La politica di collabora-zione ed integrazione tra AMGALegnano Spa, AMAGA Abbiategrasso,ASM Magente ed il Consorzio diTutela Ambientale del MagentinoLa L. 36/94 ha pertanto introdot-to un assetto istituzionale radi-calmente nuovo rispetto al pas-sato, nel quale il soggetto cheaffida il servizio (con gara o peraffidamento diretto) non è più ilComune ma l’Ambito TerritorialeOttimale (ATO). E’ peraltro possibile, secondo la

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Legge Regionale, la creazione diSub Ambiti a piena valenzagestionale per bacini omogeneidi almeno 100.000 abitanti.In questo quadro istituzionale edi politica industriale si colloca lastipula, alla fine dell’anno 2000,di una lettera d’intenti tra le treex Municipalizzate di Legnano(AMGA), Abbiategrasso (AMAGA)e Magenta ASM), il Consorzio ditutela ambientale del Magentinoe dei tre Comuni di Legnano,Magenta ed Abbiategrasso.Tale documento pone la basi perla collaborazione ed una progres-siva, auspicata, integrazione trale quattro aziende, finalizzate acandidarle, congiuntamente, allagestione industriale del SubAmbito di riferimento, e ponen-do inoltre solide basi per sinergiedi più vasta scala tra le stesse.Sono quindi state individuateforme di collaborazione tra leaziende in oggetto che, in confor-mità alle normative sopra citate,consentano di pervenire ad unconsolidamento della presenzadelle stesse aziende sul mercato,anche mediante un approfonditoesame di possibili scenari otti-mali di integrazione delle risorseattualmente dedicate a questobusiness. Al proposito, giova sottolinearel’attuale rilevanza delle quattroaziende nell’ambito del territo-rio di riferimento, nel campo deiservizi idrici, sia in relazione alla

popolazione servita, sia alla pro-fessionalità ed alle capacità ope-rative in possesso delle aziendestesse. Tale rilevanza, peraltro, dovrebbeconsentire, già di per sé, di costitui-re un “polo” di forte attrattiva com-merciale, così da garantire l’otteni-mento della taglia dimensionale lapiù competitiva possibile.Il Protocollo di intesa, oltre adavere, già di per sé, una fortevalenza strategica e di politicaindustriale, ha consentito diporre le basi per ulteriori iniziati-ve di collaborazione ed integra-zione tra le aziende, non limitata-mente al solo Servizio Idrico maestese anche agli altri campi diattività delle aziende stesse, ini-ziative tutt’ora in corso di imple-mentazione e sviluppo.Tali obiettivi, particolarmente secondivisi e supportati anchedagli altri Enti Locali delLegnanese, dell’Abbiatense e delMagentino che, attualmente,gestiscono in economia il ServizioIdrico Integrato ed altri ServiziPubblici Locali sul proprio territo-rio, sono senza dubbio in grado difar conseguire, in breve periodo,consistenti benefici alle colletti-vità di riferimento con riguardoall’efficienza, efficacia ed econo-micità dei servizi pubblici localierogati dalle aziende citate, insinergia tra esse.

Giovanni BianchiPresidente AMGA Legnano

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Tra esigenze di sviluppo e tutela

Riflessioni sul Piano Territoriale di Coordinamento

L'approvazione del PianoTerritoriale di Coordinamentodel Parco del Ticino, deciso

dalla Regione Lombardia neimesi scorsi, rappresenta la prin-cipale sfida per l'ente con sede invia Isonzo per i prossimi anni.Ecco l'eredità principale che ilpresidente Luciano Saino conse-gnerà al proprio successore neiprossimi mesi, quando il Parcoavrà una nuova guida.Con l'approvazione del PTC,infatti, dopo molti anni ilConsorzio può cominciare unnuovo corso fatto di proficui rap-porti con le amministrazionilocali nella pianificazione del ter-ritorio."Ci sono molti progetti irrealiz-zati", dice Saino, "che per la lun-ghezza dell'iter di approvazionedel Piano sono stati rimandati datempo. Mi riferisco per esempioalle aree di sviluppo dei centri

urbani, al riutilizzo del patrimo-nio edilizio esistente, soprattuttoquello ex agricolo, al recuperodelle aree degradate": tutti e 81 icomuni aderenti al Parco sonoperciò interessati al Piano ed allapossibilità di incidere sull'aspet-to del proprio abitato. Tutto ciò,come ha sempre ribadito Saino,nella consapevolezza che appar-tenere al Parco del Ticino signifi-ca vivere in un contesto di"eccellenza ambientale".I punti critici, ribadisce il presi-dente, sono essenzialmente tre:"il rapporto di subordinazioneimposto al Parco rispetto alPiano d'area di Malpensa, il regi-me di attività estrattiva del mate-riale di cava e la gestione dellacaccia in alcune aree cruciali.Nell'attuazione del Piano diMalpensa ci giungono insisten-temente notizie riguardo a opereche non possono essere compa-

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tibili con la politica di un Parco enon siamo quindi in grado diipotizzare quale sarà il risultatofinale di questa operazione terri-tortiale che ci fa stare in ansia sindal 1999": un punto dolente sulquale Saino torna parecchievolte, la convivenza col grandehub intercontinentale.Che il futuro del Parco sia d'altrocanto di eccezionale importanzalo si desume anche dal contoeconomico, dato che il bilancio2002 é di assoluto rilievo dalpunto di vista numerico: rag-giunge infatti il pareggio a8.112.894 euro, vale a dire 16

miliardi di lire circa; una cifraragguardevole, che non ha parinella storia recente del Consorziodi via Isonzo.Il successore di Luciano Saino sitroverà sul tavolo un piano trien-nale di opere da 19 milioni dieuro, oltre 36 miliardi di lire;numeri di tutto rispetto per tra-guardi sempre più ambiziosi.

Fabrizio B. Provera

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Un Centro di Etica Ambientale per il Parco del Ticino

Cultura e Paesaggio

Un nuovissimo, inedito etutto da sperimentare'Centro di Etica Ambientale'

è stato varato nelle scorse setti-mane con un sì congiunto di

Parco del Ticino, RegioneLombardia e comune diMorimondo.Si tratta di una struttura radical-mente innovativa, che diventerà

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pienamente operativa nei prossi-mi mesi costituendo un modellodi tutela e conservazione del ter-ritorio.Per giungere alla ratifica dell'ac-cordo, già controfirmato da tuttie tre i soggetti in causa, è occorsoquasi un anno. Il 26 febbraio del2001, infatti, fu stesa ed approva-ta una prima bozza di convenzio-ne, che si proponeva di precisaregli scopi del Centro: realizzareuno spazio di documentazione,organizzare ed ospitare corsi,seminari, congressi e conferenze.Il Centro elaborerà in praticadelle strategie per la protezione ela conservazione del paesaggio edelle eccellenze naturalisticheinserite nel Parco del Ticino, pro-ponendosi inoltre di approfondi-re anche i legami della tematicaambientale con argomenti quali

l'economia, l'agricoltura e moltialtri.Nella convenzione appena fir-mata sono stati fissati anche gliaspetti economici ed organizza-tivi: la Regione Lombardia finan-zierà il Centro con circa 36 milaeuro all'anno, mentre il Parcocurerà la gestione logistica e for-nirà il personale. Lo spazio fisicosarà assicurato dal comune diMorimondo, nei pressi della sug-gestiva abbazia cistercense.L'accordo prevede che questoesperimento avrà inizialmenteuna durata di tre anni, al terminedei quali si farà un primo bilan-cio del lavoro svolto.Il Centro sarà seguito in primapersona dal direttore dell'ente diviale Isonzo, Dario Furlanetto.

F. B. P.

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Parco del Ticino: la fine del-l’epoca “del non toccarnulla”. Serata rotariana sullo

sviluppo del fiume azzurro e delsuo parco.“Un parco deve sapere trasmette-re alla gente il significato correttodi gestione del territorio. Unagestione, che va vista come uninsieme d’interventi fatti da pro-fessionisti per sfruttare appienole immense potenzialità di que-sto bacino e del suo ambiente”.Con queste parole, il Presidentedel parco Luciano Saino, hasaputo ben sintetizzare la “nuovafilosofia” che sta dietro ai pro-grammi di crescita e di sviluppodell’area del Ticino. Basta dun-que, con la politica del no, della“campana di vetro”. In sala, tra ipresenti, l’ex senatore AmbrogioColombo, uno dei primi a creder-ci nell’idea di creare un’area pro-tetta nella zona ad ovest di

Milano, ha ricordato quando ilparco era definito come “il cartel-lo dei no”. Con lui, tra gli ospitidella serata, anche il sindaco diRobecco sul Naviglio BeniaminoMerlo, l’assessore provincialeal l ’Agr icoltura e ai ParchiUmberto Novo Maerna, e a faregli onori di casa, il Presidente delRotary Club Tino Viglio, che harilevato come il primo P.T.C.(Piano Territoriale di Coordinamentondr) del 1980 abbia contribuito “asvegliare in tutti noi una sensibi-lità e una coscienza critica per lanatura e l’ecologia”. Oggi, adistanza di anni, la prospettiva èdavvero cambiata ed è quella checonduce ad “un’amministrazioneilluminata del parco”.Ricordiamo solo qualche dato,per capire il significato e l’impor-tanza del fiume azzurro per l’eco-nomia della Lombardia ma nonsolo (il parco “sconfina” in

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Parco del Ticino:la fine dell’epoca

“del non toccar nulla”

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Via Rosolino Pilo, 2920013 Magenta (MI)Tel. 02/97298625Fax 02/9793156

PAV I M E N T IRIVESTIMENTIE L E M E N T ID ’ A R R E D O

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Piemonte). Una popolazione di430.000 abitanti, un territorio di100.000 ettari che si snoda suquattro province (Milano, Varese,Pavia e Novara), due regioni inte-ressate e “costrette” a confrontar-si su temi di un certo spessorequali quelli legati all’ambiente eall’agricoltura e a metter d’accor-do legislazioni a volte diverse.“Un’esperienza -ha ricordatoLuciano Saino- davvero stimo-lante. Siamo stati i primi in ordi-ne di tempo”. Allora, grazie allalungimiranza d’alcuni ammini-stratori che seppero vedere oltre

gli steccati della politica, e all’a-desione massiccia della popola-zione (una petizione popolarecon 22.000 firme raccolte ndr), sigiunse alla nascita del parco.Questo, prima ancora della stessalegge del 1977 che ha disciplinatola materia. Durante la serata,tenutasi presso l’Hotel Excelsiordi Magenta, tradizionale cornicedegli incontri della famiglia rota-riana di Magenta e dintorni, ilPresidente del primo parco regio-nale istituito, ha elencato i puntidi forza di questa realtà ancoraincontaminata. Innanzi tutto

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da sinistra: Ambrogio Colombo Presidente Centro Kennedy, LucianoSaino Presidente Parco del Ticino, Umberto Maerna AssessoreProvinciale, Natale Viglio Presidente Rotary Club, Beniamino MerloSindaco di Robecco

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l’acqua, autentico primo motoreimmobile di tutto il comprenso-rio. La linfa del fiume azzurroscorre veloce, e in caso di piena,ha una portata pari a 3.000 metricubi al secondo. Una forza d’urto,che le sponde del Parco riesconoa ben sopportare grazie all’operadi “rinaturalizzazione messa inatto per contrastare eventualirischi di degrado” ha detto Saino.A fare da contorno, al dispiegarsidel corso d’acqua lungo le valli e iboschi che da Tornavento, vicinoa Sesto Calende (dove nasce ilparco), si susseguono ininterrot-tamente sino alle porte di Pavia,35 specie diversi d’uccelli (10-15.000 in tutto), che hanno trova-to qui il loro habitat ideale pernidificare. “Ai 30.000 ettari diverde, alla pulizia forestale e alleopere di mantenimento, pensaprima di tutto l’azienda parco”ha ricordato Saino con una punta

d’orgoglio. Davvero importantipoi, gli interventi realizzati pergarantire “il corretto manteni-mento della catena alimentare”.Nel parco, infatti, si è attuata daqualche tempo, la reintroduzionedel capriolo (sono 300 oggi, i capipresenti, rispetto agli otto inizia-li), della lontra (attualmente, sicontano 4 adulti e 3 piccoli e abreve, si realizzeranno delleapposite zone protette) e infine,quella della cicogna presso lacascina Venara di Zerbolò(Pavia). Da non dimenticare, l’at-trezzatissima clinica per rapacidella Lipu in località Fagiana. Maanche sul “versante ittico”, i lavo-ri procedono senza sosta. Grazieal progetto Life è stato stanziatopiù di un miliardo per il reinseri-mento della trota martoriata.“Tutte queste attività- ha ribaditoil Presidente del parco- sono l’ul-teriore conferma di una nuova

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mentalità che porta a intervenireper correggere ed aiutare la natu-ra”. Il parco però, oggi più chemai, è soprattutto turismo. “Unanuova fonte occupazionale digrande interesse” con un mar-chio a garanzia dei propri pro-dotti. Realizzare quella che tecni-camente si definisce “la filiera delprodotto”. Un vero e propriomicrosistema che affascina e atti-ra, se è vero che nell’ultimo annoper la riserva faunistica de “LaFagiana” sono transitati ben38.000 studenti. Un luogo d’ag-gregazione con i suoi 70 km dipiste ciclabili. Infine ogni anno,uno studio approfondito dellaqualità delle acque e dell’aria,grazie ad un monitoraggio conti-nuo. Con il potenziamento diMalpensa, anche il Parco del

Ticino si è adeguato alle nuoveregole del gioco, senza per questocedere ai colossi economici cheagiscono solo nell’ottica del farebusiness. “Risultati importantidunque, raggiunti- ha conclusoSaino- grazie alla corretta appli-cazione del principio di sussidia-rietà e al proficuo lavoro di squa-dra impostato sin dall’inizio conProvincia e Regione”.

Fabrizio Valenti

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Domanda: Quali sono le lineestrategiche sulle quali si indiriz-zano le scelte urbanistiche delComune di Milano ?Verga: La presente Amministrazionesi muove in continuità con lescelte già tracciate dalla prece-dente Amministrazione e chesono state esplicitate nel docu-mento Ricostruire la GrandeMilano.In primo piano rimane la trasfor-mazione del sistema delle areeindustriali dismesse, già impo-s t a t o d a l l a p r e c e d e n t eAmministrazione e adesso infase di realizzazione. Ma l’inter-vento deve ampliarsi alle areedismesse in generale e a quelleche hanno subito fenomeni didegrado in funzione delle tra-sformazioni in atto nel tessutourbano cittadino o per altri feno-meni, quali l’incuria e l’abban-dono. Mi riferisco ad alcuniquartieri di edilizia popolare chesi trovano oggettivamente in

condizioni di drammatico degra-do strutturale e sociale, alleattrezzature pubbliche e privateche risultino di fatto dismesse,quali scuole, cascine, ecc. Realtàdegradate che costituisconomotivi e occasione di fenomeni

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Intervista a Gianni Verga

Le scelte urbanistiche

per la Grande Milano

Gianni Verga, Assessore all’Urbanistica del Comune di Milano

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sociali di emarginazione, oltreche fattore di perturbazione perla vita dei quartieri nei qualisono ubicate. Si tratta in definiti-va di un progetto generale diriqualificazione della città, sia intermini urbanistici che sociali,che trova nelle periferie le suesfide più impegnative.

D o m a n d a : S u q u a l i l e v el’Amministrazione intende farconto per realizzare gli obiettividi riqualificazione della città ?Verga: La leva strategica piùsignificativa si fonda sulla colla-borazione tra pubblico e privato.Collaborazione che dovrà essereulteriormente sviluppata, poi-ché, nei fatti, questa collabora-zione costituisce la modalitàattraverso la quale in tutto ilmondo occidentale si realizzanogli interventi e le trasformazionisul territorio. Questo vale ancheper i programmi d’interventorelativi all’edilizia residenzialepubblica. Mi riferisco a strumen-ti nuovi di intervento come leSocietà di Trasformazione Urbana(STU) che, attraverso figure giu-ridiche nuove, consentono dimettere insieme in modo piùefficace interessi pubblici e pri-vati già in fase di programmazio-ne degli interventi. Ci proponia-mo anche di valutare, eventual-mente a titolo sperimentale, lostrumento del Project financingprevisto dalla legge Merloni. Sitratta di una modalità di inter-vento che consente alle pubbli-che amministrazioni di realizza-re interventi senza impegno di

risorse finanziarie pubbliche e aiprivati di remunerare il lorocapitale.Un’altra leva significativa sifonda sulla semplificazione delleprocedure e la riduzione deitempi di risposta della pubblicaamministrazione. Si tratta di rea-lizzare condizioni di maggiorecertezza per gli operatori, sianoessi imprese impegnate in grandiprogetti o singoli cittadini cheabbiano necessità di ristruttura-re il proprio appartamento.

Domanda: Quali sono le lineedirettrici dello sviluppo di Milano ?Verga: La linea naturale delledirettrici di sviluppo di Milanosono state identificate nellacosiddetta T rovesciata, la lineac h e v i e n e d a S a n D o n a t oMilanese, entra in Milano e escedal Sempione (vedi figura). Sitratta della dorsale che collegavala Pianura Padana con i valichialpini; una dorsale storicamenteforte. Il nostro obiettivo è quellodi assecondare questa lineanaturale di sviluppo pianifican-dola e programmandola in modoche non si favorisca la congestio-ne, ma la fruibilità.Parliamo di una T rovesciata per-ché l’altra linea forte è quella cheva verso Monza, la Brianza e ilLecchese. Il sistema degli aero-porti ne costituisce il naturalecorollario: da una parte Linate,dal l ’a l tra i l Varesotto conMalpensa, e dall’altra ancoraBergamo. Si tratta in definitiva diassecondare le naturali vocazio-ni territoriali facendole crescere

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dentro un quadro di riferimentogovernato e non abbandonato ase stesso. E’ questo il modo perrealizzare una sana collaborazio-ne pubblico-privato, perchéquando l’Amministrazione abbiadettato i criteri, indicando lelinee-guida, sulla base di questepoi può raccogliere le propostedei privati. E’ questa la veranovità rispetto alla pianificazio-ne dirigistica degli anni ’70.L’Istituzione deve limitarsi aindicare i percorsi, l’orizzonteall’interno del quale possono

liberamente muoversi pubblicoe privato.

Domanda: Quale saranno i passida compiere con gli altri comunidell’area metropolitana ?Verga: Occorre ripristinare i rap-porti di collaborazione tra iComuni sul territorio, ripren-dendo un’intuizione estrema-mente positiva del passato.Quelle aree poste al confine tra ilComune di Milano e i comunidella cintura urbana, che untempo consideravamo periferia,

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Figura n. 1: Direttrici e aree di sviluppo attuali nell’area milanese(Cfr. Ricostruire la Grande Milano, Milano 2001, p. 51)

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sono quelle nelle quali venivanoin genere collocate le funzionipiù sgradite (un impianto diincenerimento piuttosto che unadiscarica o un’industria rumoro-sa). Questo ha comportato ilsedimentarsi, tra le comunitàlocali, di atteggiamenti di ostilitànei confronti della città chevanno assolutamente superati.Infatti, se è vero che i Comunidei dintorni di Milano fruisconodi alcuni punti di eccellenzadella città, è altrettanto vero chemolti cittadini milanesi fruisco-no di servizi esterni alla città,quali ad esempio gli spazi verdidei parchi (Parco del Ticino,Parco di Monza, ecc.). Da qui l’e-sigenza di avere consapevolezzadi vivere in un ambito ampio ecomposito nel quale i conflitti trale Amministrazioni costituisco-no soltanto un freno alla riquali-ficazione del territorio e dellecondizioni di vita e di lavorodelle popolazioni. In questa pro-spettiva lo sviluppo del sistemadei trasporti è basilare e puòconsentire di innescare tra lediverse amministrazioni unmeccanismo di competizioneper la qualità, a vantaggio dei cit-tadini.Domanda: Alla luce di questeaffermazioni, che cosa intendeper Grande Milano ?Verga: Penso all’attuazione diuna strategia di rigenerazionedelle identità del territoriocomunale che si connetta adun’analoga strategia di rigenera-zione che coinvolga i Comunidell’area metropolitana milane-

se. Penso a tutti i quartieri storicidi Milano, quali Greco, Baggio,Affori, il Corvetto ecc., quartieriche avevano una loro identità,che oggi può essere rigenerataripercorrendo il processo che giàsi svolge in alcuni Comuni mila-nesi quali Cinisello, Sesto SanGiovanni, Rozzano. Lì si percepi-sce con chiarezza l’attenzionealla rigenerazione delle identitàe che ci consente di intendere laGrande Milano non nel sensodella dilatazione della strutturaurbana, ma nel senso del miglio-ramento della qualità della città.La scommessa di Milano non èquella di allargare i suoi confini edi diventare una megalopoli ditre, quattro milioni di abitantiper inglobazione, ma quella direalizzare uno scatto di qualità edi affermazione del significato edel ruolo dell’area metropolitanamilanese in ambito nazionale edinternazionale.

Domanda: Qual è la strategia perpromuovere il ruolo nazionaleed internazionale di Milano ?Verga: Si tratta in definitiva dipromuovere le eccellenze tipichedella città in connessione con leeccellenze tradizionali e nuoveche originano nel territorio mila-nese. Mi riferisco, per esempio,al comparto informatico delVimercatese, ma anche ai nuovipoli universitari che si sono svi-luppati nelle diverse provincelombarde. Va da sé che parlare di“dentro” e “fuori” la città non hapiù alcun significato. Molti sog-getti pubblici e privati hanno

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superato questa strettoia concet-tuale che riguarda non soltanto iconfini amministrativi comuna-li, ma anche quelli provinciali eregionali. Per Lugano addiritturaquelli nazionali. In questa pro-spettiva, ad esempio, si colloca lascelta del nuovo polo fieristico aRho-Pero.

Domanda: A proposito, di checosa necessita oggi Milano perpotersi fregiare del titolo diGrande Milano ?Verga : Ritengo che dobbiamo inprimo luogo migliorare la qualitàdella progettazione, sia urbani-stica che edilizia, senza trascura-

re gli aspetti estetici tipici dell’ar-redo urbano. Teniamo presenteche Milano, come tutte le città,ha maturato un miglioramentodella qualità degli alloggi privatie degli ambienti di lavoro, manon la qualità dell’insediamentodella comunità. Le conseguenzesono sotto gli occhi di tutti in ter-mini di congestione, traffico einquinamento, ma anche dicarenza di servizi e di debolezzestrutturali della città. In definiti-va dobbiamo ragionare nellaprospettiva di un radicale e dif-fuso miglioramento della qualitàdelle condizioni di vita e di lavo-ro della città.

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Figura n.2: La nuova dorsale urbana e la rete principale della mobilità(Cfr. Ricostruire la Grande Milano, Milano 2001, p. 74)

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Domanda: Quale ruolo gioche-ranno le nuove infrastrutture ditrasporto e di viabilità per ilmiglioramento della città ?Verga: Una condizione basilare,sia per quanto riguarda l’accessi-bilità dell’area metropolitanamilanese che la mobilità internaall’area. La mappa prossima ven-tura dei centri e delle periferieverrà condizionata da questeopere. Un caso emblematico:l’alta velocità rapportata alla rea-lizzazione delle nuove linee dimetropolitana, la linea 4 cheandrà da Lorenteggio fino aLinate, farà sì che la zonadell’Abbiatense sia progressiva-mente sempre più inserita nelcontesto milanese; dopo di checiascuno potrà meglio assecon-dare le proprie opzioni di vita. Siprenda il caso della zona “Rada”dell’Abbiatense, oggi agricola, incui esiste una vocazione diffusaa vivere un rapporto più intensocon il territorio libero, con lacampagna: ci saranno le condi-zioni per non sentirsi più perife-rici, pur abitando in campagna.

Domanda: In conclusione, qualecittà dobbiamo aspettarci per ilfuturo ?Verga: Spero una città che sappiarinnovare le caratteristiche dieccellenza che l’hanno fattadiventare grande, ma che siaanche capace di ritrovare nuovavitalità in tutti i suoi quartieri.Per fare questo è indispensabilericostruire in tutte le sue zone untessuto misto di funzioni, asso-

ciando pertanto residenza, luo-ghi di lavoro, servizi alla personae di tempo libero. Il tutto tenen-do conto dei progressi realizzatidalla tecnologia, soprattuttoinformatica, in tutte le attivitàumane. Pertanto, sotto il profilourbanistico, dovrà essere favoritale diffusione delle diverse fun-zioni nel tessuto cittadino emetropolitano. Anche per quan-to riguarda la residenza, dovràessere favorita la coesistenzadell’edilizia pubblica con quellacooperativistica e privata, alfine di avvicinare tra di loro,anche fisicamente, i diversi cetisociali e le diverse categorieeconomiche. Analoga attenzione dovrà essereriservata all’integrazione con lediverse etnie che stanno popo-lando il nostro territorio.

M.G.

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Iprogrammi di potenziamentoe riqualificazione delle infra-strutture di mobilità che inte-

ressano l’area del Nord-Ovestcostituiscono per il territorio cheva da Milano al Ticino un fattoredi forte impatto territoriale cheva opportunamente valutato edisciplinato.

Ci riferiamo al potenzia-mento delle infrastrutture stra-dali e di trasporto ferroviariodestinate a favorire i collegamen-ti dell’area metropolitana mila-nese e dell’intero Nord Italia conl’asse Torino-Lione e con l’asseG e n ova - Be l l i n zo n a - Ca n t o nTicino, della gronda intermedia edi altre opere destinate a favorirel’accessibile dell’area, anche in

funzione dello sviluppo dell’ae-roporto della Malpensa e dellarealizzazione del nuovo polo diFiera Milano a Rho-Pero.

Tutte opere destinate adincidere profondamente sul tes-suto economico e sociale dellecomunità locali e con profondericadute sotto il profilo territo-riale ed ambientale che necessi-tano di essere correttamenteinterpretate nel loro rapportocon il territorio, al fine di valoriz-zare gli aspetti positivi e di mini-mizzare quelli negativi. Nondimenticando l’inserimento diquesto territorio nel contesto delParco del Ticino e misurandosicon il nuovo Piano Territoriale d iC o o r d i n a m e n t o a d o t t a t o

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Importante Convegno a Magenta

Interventi infrastrutturali

di mobilita’ nell’Est Ticino

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dall’Ente Parco.Da qui l’opportunità di un

confronto ampio ed approfondi-to tra chi indirizza le scelte inambito istituzionale, anche allaluce delle indicazioni contenutenel Piano Territoriale della

Provincia di Milano ormai incorso di definizione, e le comu-nità presenti sul territorio, rap-presentate dalle istituzioni localie dalle organizzazioni culturali,economiche e sociali che le ani-mano.

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Magenta, 23 marzo 2002 ore 9,30Centro Sociale S. Ambrogio Via Casati, 52

Programma del Convegno

IntroduzioneAmbrogio ColomboPresidente Centro Studi J. F.Kennedy

Gli obiettivi del Convegno

Massimo GargiuloDirettore de “I Quaderni del Ticino”

Le linee guida del Piano TerritorialeMilanese

Marco di TolleAssessore al Territorio - Provincia diMilano

Analisi dei progetti infrastrutturalidella mobilità

Arch. Ermanno RanzaniIncaricato dello studio d’area delLegnanese

Le esigenze del territorio e le trasformazioni in attoComunicazioni di:

Giuseppe GattiSindaco di GaggianoMario MantovaniSindaco di Arconate

Francesco PrinaSindaco di CorbettaCarmelo TomaselloVice Sindaco di Legnano

Prospettive e ipotesi sul futuroTavola rotonda con:

Alessandro MonetaAssessore al Territorio RegioneLombardiaLuciano SainoPresidente del Parco del TicinoGiovanni VergaAssessore Urbanistica Comune diMilano

Dario VermiAssessore ai Trasporti e Viabilitàdella Provincia di Milano

Marco CescaUnità Organizzativa ViabilitàRegione Lombardia DirettoreGenerale Infrastrutture e Mobilità

ConclusioniMario TassoneVice Ministro alle Infrastrutture e aiTrasporti

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La festa degli Amici delCentro, un’occasione perprogrammare un grande

futuro.Per tutti con la chiusura dell’an-no, puntuale, arriva il momentodei bilanci. E per il Kennedy,tirate le somme, il 2001 è statoun anno impegnativo ma senzadubbio ricco di soddisfazioni.La rivista de “I Quaderni delTicino”, nella sua nuova edizio-ne rivista e aggiornata anchequanto alla grafica, si è ormaiconsolidata ed è diventata “unostrumento davvero importante(l’unico in circolazione) per lostudio e l’approfondimentodelle dinamiche legate al terri-torio”. Questo, il commentoentusiasta del riconfermatoSindaco di Corbetta FrancescoPrina, da sempre sensibile alle

iniziative del Centro Studi, masoprattutto, uno dei pochiamministratori comunali di unbacino con una popolazione dimezzo milione d’abitanti (perl’esattezza 584.000 abitanti peril Magentino, l’Abbiatense, ilCastanese e il Legnanese ndr)abituato a guardare avanti. Per il2002 poi, il trimestrale avrà uninserto dedicato al parco delTicino (sono previsti quattronumeri) per offrire ai propri let-tori, un ulteriore strumento perconoscere meglio e più da vici-no i tesori nascosti a pochi chi-l o m e t r i d a c a s a n o s t r a“Guardare oltre”, è da semprel’obiettivo dichiarato del CentroStudi “in una logica che nondeve essere quella della difesadei campanili, ma di un governocomplessivo del territorio”

La festa degl iAmici del Centro:un’occasione perprogrammare un

grande futuro

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(Parole più volte ricordate dals u o P r e s i d e n t e A m b r o g i oColombo). Di questo e non solo,si è discusso nella due giorni didicembre dedicata ai tanti temiin agenda per il 2002. Prima unaconviviale sabato 15 (la festadell’Amicizia ndr), alla qualeerano presenti tante facce notedella politica dell’est-Ticino, dasempre in prima fila nell’acco-gliere gli appelli e le proposteprogrammatiche del Kennedy.A l l ’ a p p u n t a m e n t o, o l t re aMassimo Gargiulo direttore edi-toriale de “i Quaderni del Ticino”,anche Giampiero Cassio delladirezione provinciale del CCD. Illunedì successivo (17 dicembre2001), è stato discusso e appro-vato con soddisfazione, il bilan-cio delle attività del Centro Studi.Dall’assemblea dei soci, è partitoil richiamo “a continuare a suquesta strada e a diventare a tuttigli effetti, un osservatorio privi-legiato sul comprensorio del est-Ticino”. Inoltre, il Kennedy cre-

sce, e conferma l’impegno presocon la cosiddetta società civile.Ogni mese un incontro conesperti per discutere temi e argo-menti d’attualità (non solo loca-le), e poi per il terzo anno conse-cutivo, il Convegno di Primavera.Quest’anno al centro del dibatti-to “Gli interventi strutturali nel-l’est-Ticino”. Una problematicadavvero importante e sulla qualeè necessar io comprendereappieno le enormi potenzialitàche possono essere espresse daun’area come questa. Il polo fie-ristico di Rho-Pero, la Malpensa,l’Altavelocità (la TAV ndr), sonotutti argomenti che toccano davicino e che hanno bisogno di unadeguato sviluppo strutturale. Acaricare ancora più di significatol’appuntamento di marzo, la pre-senza del Vice Ministro per leinfrastrutture Mario Tassone. Acompletare la cornice, anchediversi rappresentanti dellaProvincia e delle Regione. Allacrescita e allo sviluppo, servonole forze di tutte le istituzioni.Solo creando questa sinergia, sipuò arrivare preparati alle sfidedel nuovo millennio.

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Tra euroscettici ed euroen-tusiasti, diventa quantomai di attualità l’argomen-

to scelto dal Centro StudiKennedy di Magenta per unaserata a tema. Titolo dell’incon-tro: “L’allargamento dell’UnioneEuropea a Est ed i trattati di libe-ro scambio con i Paesi a sud delMediterraneo”. Ospite d’eccezione, l’On. Prof.Roberto Confalonieri, Presidentedel Comitato Euromed e Consiglieredel Comitato Economico e Socialedell’Unione Europea. Un relatoredi sicuro valore, certamenteall’altezza nel trattare dei tanti edifficili temi che si ricollegano alfuturo dell’Europa dei quindici.Secondo il Presidente del CentroStudi Ambrogio Colombo: “E’ undovere, specie di questi tempi,essere bene informati per poterepoi fare delle scelte secondocoscienza”. In una parola, lo stu-dio e l’approfondimento dellapolitica estera, “non si devonoridurre ad uno sterile teatrinodella politica come in occasionedelle dimissioni del ministro

Renato Ruggiero”. E, in effetti,l’Europa, dopo l’introduzionedella moneta unica, si trova dav-vero ad un bivio. Decidere diintraprendere una sfida quantomai impegnativa e ambiziosa,qual è quella di chiamare a rac-colta i Paesi dell’ormai discioltopatto di Varsavia, oppure, conti-nuare a guardare solo adOccidente e a ragionare esclusi-vamente in una prospettiva“americanocentrica”. Per Ambrogio Colombo, quellad e l l a f r o n t i e r a o r i e n t a l edell’Europa è una scommessa davincere perché “si deve uscireuna volta per tutte, da quell’anti-ca visione manichea che vedevaopposti i Paesi del patto atlanti-co a quelli legati all’ex UnioneSovietica”. “E’ un obbligo moraleper noi europeisti della primaora, recuperare quei Paesi e queipopoli sacrificati per la ragion diStato all’ideologia marxista”.Certo, le diversità economiche eculturali tra le due europe - quel-la ricca e all’avanguardia, e quel-la povera, martoriata da cin-

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L’Europa che cresce

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quant’anni di comunismo- sonoancora molto profonde, ciònonostante, per l’ex senatore“l’Est europeo dispone d’im-mense risorse che possono con-cretamente contribuire alla cre-scita di un’Europa più forte e piùunita”. In questo scenario, unruolo molto particolare è quelloriservato all’Italia. Infatti, dopola fine del bipolarismo -comerilevato da diversi esperti di geo-politica anche di casa nostra(vedi il generale Carlo Jean ndr)-la nostra penisola, ha perso quel-l’importanza strategica che le hapermesso in passato di vivere direndita. E non a caso, nellaseconda parte della serata, è inagenda il problema dei rapportitra Unione Europea e Paesi a suddel Mediterraneo. E’ questa la viache deve essere percorsa fino infondo dalla politica estera italia

na. Diventare il Paese di riferi-mento per la cosiddetta “quartasponda del Mediterraneo”.Anche per l’Italia, quindi, siannuncia un avvenire ricco disfide non certo di poco conto,che possono realmente e nonsolo sulla carta, portarla nell’al-veo delle grandi potenze e nonpiù relegata alla stregua di “unasesta ruota del carro” come ebbea d i re s e n z a t r o p p a c u r anell’Ottocento, il Cancelliere delR e i c h t e d e s c o O t t o v o nBismarck. “Ma per sapere checosa ci attende, prima di tuttooccorre conoscere” ripete con-vinto il Presidente del Kennedy,ricordando la “missione storica”che fin dagli albori caratterizza leiniziative del Centro Studi.

F. V.

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Al Centro Studi si è discus-so d’allargamento ad estdell’U.E.: ospite d’eccezio-

ne, l’On.le Roberto Confalonieri.“La politica non può reggeresenza l’aiuto della storia e dellacultura. Scelte importanti,come quelle dell’allargamentoad est dell’Unione Europea edei rapporti con i paesi delmediterraneo, hanno bisognod’approfondimento e di rifles-sione”. Parole di AmbrogioCo l o m b o, Pre s i d e n t e d e lCentro Studi Kennedy, a intro-duzione di una serata, che havisto presente un relatore d’ec-cezione. L’On.le RobertoConfalonieri, oggi Consiglieredel Comitato Economico eSociale dell’U.E. e Presidentedel Comitato EUROMED, inpassato anche al fianco diGiuseppe De Rita nel CNEL, erasenz’altro la persona più indi-cata per trattare temi così inte-ressanti ma al contempo così

delicati. E il professore, non hadi cer to tradito le attese.Davanti ad una platea numero-sa, ha parlato a braccio per piùdi due ore, spaziando dall’eco-nomia al diritto sino alla politi-ca, facendo un quadro vera-mente completo della situazio-ne attuale dell’Europa dei quin-dici. Innanzi tutto, prima con-siderazione di r i l ievo; inEuropa c’è un gap di democra-zia che va al più presto colma-t o . D i q u e s t o R o b e r t oConfalonieri è profondamenteconvinto. “C’è ancora troppadistanza tra le popolazionidell’Unione – ha detto- e quan-to viene deciso a Bruxelles eStrasburgo”. Sul versante dell’e-spansione a oriente, dopo lacaduta del “muro della vergo-gna” (il muro di Berlino ndr) elo sgretolarsi del blocco sovieti-co, il Presidente di Euromed èfiducioso ma anche moltocauto: “Non c’è dubbio, che le

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Il Kennedy per l’Europa

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potenzialità dell’est europeosono enormi. Se si realizzassein toto l’allargamento, si arrive-rebbe ad una capacità produtti-va ben superiore a quella deglistessi USA. Tuttavia, va ancherilevato, come le distanze e ledifferenze tra le due europesiano ancora notevoli”. Quellooltre cortina, è un bacinoimmenso che potrebbe portarel’Unione ad estendersi sino acontare ben 27 paesi. Ma comedetto, il lavoro è ancora tanto.In particolare, ciò che piùpreoccupa in questo momentoil Presidente di EUROMED “è lo

stallo che si registra a livello dicrescita produttiva”. La locomotiva d’Europa, laGermania, è in stand-by daparecchio, e non accenna ariprendere la sua corsa almenoin tempi brevi. In questa situa-z i o n e , s e c o n d o R o b e r t oConfalonieri, “è proprio daidue nuovi progetti – allarga-mento ad est più Euromed- chel’economia europea deve trova-re slancio per il futuro”. Però, iparametri di Bruxelles perentrare nella “grande famiglia”,non sono certo robetta di pococonto. Inoltre, per il consigliere

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del Comitato Economico eSociale, “bisognerà prima dit u t t o m e t t e r e d ’ a c c o r d oCommissione e Consiglio”. Laprima istituzione, infatti, è perun allargamento significativonel breve periodo, mentre l’or-gano di natura prettamentepolitica, vorrebbe frenare lacorsa verso la nuova frontiera.Il mandato di Confalonieri è inscadenza il prossimo 25 otto-bre, e per quell’epoca “sicura-mente qualcuno avrà già com-piuto il grande passo”. In testaal gruppo dei pretendenti laSlovenia “la più vicina all’in-gresso”. A seguire, la Repubblica Ceca,grazie a “un’ottima economia”.Niente da fare, invece, perUngheria e Bulgaria. “Qui ildivario è ancora troppo grande.Di questo passo, nemmeno peril 2008 potranno essere pronte”.L’altra via da battere, è quellache porta a sud. E cioè, verso iPaesi della cosiddetta quartasponda del Mediterraneo. “Conil trattato di Barcellona del ’95 –ha continuato Confalonieri- sisono gettate le basi per realiz-zare entro il 20010, una grandearea di libero scambio”. L’idea èdi “utilizzare i sistemi di com-mercio, come sistemi di pace. Afianco del progetto generale, viè poi da sviluppare tutta unaserie di rapporti bilaterali con i

singoli paesi dell’area”. Unapolitica di “do ut des” che potrebbeessere molto conveniente perl’Italia in primis. “Fornire aiuti(18.000 miliardi stanziati ognidue anni ndr), ma con l’obbligopreciso per i Paesi della quartasponda, di fare riferimento alleimprese europee servendosid e l l a n o s t ra t e c n o l o g i a”.“Bisogna continuare su questastrada- ha concluso il Presidentedi EUROMED- ma per riuscirci,si deve coinvolgere la gente,facendo conoscere le grandiopportunità che l’Europa haper il domani”. Dunque, nonsudditi ma cittadini.

Fabrizio Valenti

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Pierre Salinger, l’uomo delPresidente J.F.Kennedy,v i v e i n F r a n c i a , i nProvenza.

“Scopo della mia vita-dice- èmantenere vivo il ricordo dellafamiglia”.Per il Centro Studi, si tratta di unritorno alle origini. Origini però,che non sono poi così lontane, seè vero che in Francia, il ricordodella grande dinasty americana èancora così vivo. E’ questo quan-to riferisce Pierre Salinger, oggi76 anni portati con disinvoltura,gestore di una pensione di lussoin Provenza, fino a ieri, portavocedel compianto John Fitzgerald.Di lui se ne erano perse le tracce,dopo la vittoria contestata diG e o r g e W. Bu s h . “Fa m i g l i aCristiana”, con un recente servi-zio, è andata scovarlo nel suorifugio segreto. Pierre Salinger,uomo di punta della squadrakennedyana, parla della suaesperienza al fianco delPresidente “come di un periodo

irripetibile, nel quale il sogno diun mondo nuovo sembravaessersi incarnato in politica”. Ilportavoce di JFK, già brillantegiornalista della rete televisivaAbc, prima di entrare nell’entou-rage del Presidente, ha contribui-to con interviste, conferenze elibri, a mantenere vivo “il mito”.Da sempre convinto democrati-co, ha considerato la sconfitta diAl Gore alle presidenziali, comela fine di un’era, da qui la decisio-ne di trasferirsi nella sempreamata Francia. Oggi Pierre, insie-me alla moglie Nicole, gestisceun bed and breakfast, nella zonameridionale del Lubèron, inProvenza. “La Bastide Rose”, èquesto il nome della magione dicasa Salinger, è un magnifico edi-ficio provenzale del 1600, dovealloggiano per qualche giorno,americani in semplice viaggio dipiacere, ma anche politici e per-sonaggi pubblici, in Francia perlavoro. La vittoria di Bush Junior,si diceva, come spartiacque nella

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L’ultima missione

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vita di Pierre Salinger. “Il vincito-re morale di quella sfida-diceconvinto- era il numero due diClinton. Oggi per me negli States,non c’è molto spazio”. La Franciacome seconda patria. Un legameprofondo, iniziato quando il pic-colo Pierre era ancora un bambi-no in fasce, ”ho visitato per laprima volta Parigi quando avevosei mesi”, e poi sviluppatosi inseguito. Nel 1961 John Kennedygli affidò il compito di prepararela sua visita nella ville lumière.Oggi dal suo esilio dorato, PierreSalinger non sembra essersi ras-segnato al ruolo di pensionato dilusso. Dopo l’arrivo in Provenza,nel gennaio scorso, ha preso con-

tatti con Frédéric Lecompte,autore del libro “GenerazioneKennedy”, e con lui ha inaugura-to a Monaco, un nuovo spaziodedicato alla famiglia di JFK.“Perché il compito della mia vita-come ripete convinto-è quello dimantenere vivo il ricordo deiKennedy”. Per questo, già daqualche tempo, insieme aLecompte, è impegnato a portarein giro per la Francia il verbodella famiglia. E a giudicare dairisultati, cinquemila personepresenti nel principato monega-sco per l’apertura della mostra,sembra riuscirci bene.

F. V.

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Pierre Salinger con il Presidente J. F. Kennedy

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Con questo breve scrittovogliamo ricordare conaffetto don Pier Paolo Vaj

che, dopo breve malattia, il 9agosto 2001 è spirato nella suacasa di Albairate, di cui fuParroco dal 1968 al 1987.Era nato il 29 giugno 1922 aCasorate Primo ed era il primodi una numerosa famiglia; il 23maggio 1945 fu ordinato sacer-dote dal cardinale Schuster evenne mandato come coadiuto-re nella parrocchia di San Pietroa Seveso. Nel 1949 fu inviatocome "Missionario del lavoro"al Villaggio SNIA di CesanoMaderno, con l'incarico rivoltosoprattutto verso i giovani lavo-ratori.Nel 1958 fu incaricato presso laParrocchia del Redentore aSesto San Giovanni, dedicando-

si soprattutto all'Oratorio fem-minile. Nel 1968 divenneParroco di Albairate subentran-do a don Benedetto Bonati.Di don Pier Paolo si possonoricordare tante cose:la passioneper la montagna ( scalò anche ilmonte Bianco), per la musicasacra, per la pittura, che negliultimi decenni si incentrò sulleicone, e per l'ecumenismo "antelitteram", allorché‚ a suo rischioe pericolo viaggiava nei paesidell'Est con i Vangeli stipati nelfondo della macchina. Per il suoimpegno a favore delle chiesedell'Est Europa, fu nominatoMonsignore ( Canonico peni-tenziere) della cattedrale diLugoj in Romania, onorificenzada lui mai manifestata.Una sintesi della sua vita fu trac-ciata da lui stesso il 21 maggio

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Un personaggio del Ticino

Don Pier Paolo Vaj:

un pioniere?

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1995 durante l'omelia che pro-nunciò nella chiesa di San Pietromartire a Seveso in occasionedel 50^ anniversario diOrdinazione sacerdotale." Di che cosa o di chi parlareoggi, in questa s. Messa,ultimain ordine cronologico, dellecirca 20.000 celebrate in 50 anni!In verità… non dovrei essere io afare la predica, ma sono costret-to... in questo momento mi fac-cio aiutare da un altro prete..scrittore,giornalista, pastore,predicatore .... di punta, amato econdannato senza colpa e rico-noscimenti, che fu uno dei pre-cursori del Concilio Vaticano II:don Primo Mazzolari, divenutomio carissimo amico durante ilmio apostolato tra gli operaidella Snia ed ACNA. Dal suolibro "Preti così", così commen-ta le parole di Gesù rivolte aisuoi discepoli e quindi ai sacer-doti:- Se sei sale non sei per te- se sei luce non sei da te- se sei città non sei con te- se sei tralcio non sei in te.

Dalle sue lettere a me inviatetraggo queste due espressioni (1956):“Non ho giorni facili, come sem-pre, ma pure i tuoi non devonoessere agevoli, quindi sostenia-moci nel Signore e guardiamocon fiducia al domani; i giovaninon sono fuori dalle nostre spe-ranze”.

“ Se il Signore ci darà ancora unpò di tempo, vedremo di nonmollare; non è un mestierecomodo né redditizio: ma se è ilmestiere, va fatto gioia..”Sì, sono anziano, con questoperò non voglio piangere sulpassato, non sognare nel futuroe nemmeno dormire sul presen-te.Mio primo grande dono fu ladestinazione a San Pietro marti-re a Seveso e la vita in comunecon Padre Garzoni, un semina-tore di buone parole che muo-vono e convincono ma i suoiesempi entusiasmano e trasci-nano.La guerra era terminata da unmese: chi primo arriva... ed eglinon si fece prendere in contro-piede!Seconda sorpresa!: dopo circa 4anni, fui destinato alla SNIA incasa del Parroco don Besanacon il compito dell'Oratorio ecappellano dei due stabilimentiSNIA ed ACNA. Prete solo da 4anni ! compito arduo, difficile,deli-cato.Lotte sindacali, difesa degli ope-rai, interventi presso le direzionicon loro grande disgusto,s.Messe e processioni all'internodelle fabbriche, conferenze, sanVincenzo.... che dire? mezzo-giorno "di fuoco" ma quante vit-torie, quante consolazioni!Ma, improvvisamente, nuovad e s t i n a z i o n e . S e s t o S a nGiovanni, perché la Direzione

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Generale della SNIA dichiara'non gradito' l'attuale cappellano.Sesto san Giovanni: dieci anni,come dire, di abitazione coatta,dedicata al catechismo edall'Oratorio Femminile: questoperiodo però ha fruttato diecisuore di clausura.Finalmente si ricordano di que-sto tapino e mi spedirono al miopaese in attesa di fortuna... laProvvidenza suggerì ai mieisuperiori di affidarmi la parroc-chia di Albairate, dove mi trovotuttora da 27 anni.. felice e con-tento; e aggiungo: Dio ha tolto,Dio ha dato: Deo gratias!".Era molto abile a mimetizzarsi esostituire le persone: ne avevagià dato prova tanti anni primaquando, trovandosi coadiutorenella parrocchia di San Pietro diSeveso, venuto a mancare ilconferenziere che doveva intrat-tenere i seminaristi del vicinoseminario sui problemi missio-nari, si rivolsero a don Vaj, ilquale per nulla intimorito, conbarba finta e abbigliamentoadatto seppe trattenere l'udito-rio con tanta attenzione senzache nessuno si accorgesse dellasostituzione.Dal padre e da uno zio paterno,abituati a calcare le scene del tea-trino dell'Oratorio di CasoratePrimo, aveva ereditato questacapacità quasi istrionesca.Era impareggiabile quando, ladomenica pomeriggio, si mette-va a spiegare ai cento e passaragazzini il Vangelo del giorno,

mimando questa o quella para-bola, usando sapientemente itoni ora alti ora bassi della voce,aiutandosi con i gesti delle brac-cia, con la mobilità della faccia edegli occhi, lasciando letteral-mente a bocca aperta i suoi pic-coli uditori.Don Pier Paolo fu un vero "arti-sta"; per comprendere la suaattitudine per le arti figurative,che è stato il pretesto che gli haconsentito di visitare l'UnioneSovietica come "professore d'ar-te" e non certo come prete cat-tolico, bisogna risalire agli annidella sua infanzia e adolescenza,quando a fianco del padreapprese l'arte decorativa.La famiglia, originaria di Trovo,era arrivata a Casorate Primo edesercitava la professione di"cadreghé", fabbricante di sediecon il fondo impagliato: erano lesedie tipiche delle nostre casecontadine e delle chiese.Il papà Enrico lasciò presto illavoro paterno per diventare il"fotografo" del paese, professio-ne allora tanto artigianale conuna macchina appena passabile.Dovendo correggere le imperfe-zioni delle foto, imparò in uncerto senso l'arte della decora-zione , collaborando con il pitto-re Migliavacca di Binasco, cheaveva decorato parecchie chiesedella nostra zona. Ancora semi-narista , negli anni '40 il chiericoVaj aveva coadiuvato il pittoreBergagna che stava affrescandola cappella di teologia nel

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Seminario di Venegono.Nei frequenti viaggi nei paesidell'Est egli perfezionò la suaarte soprattutto come pittore diicone; per questo volle non sol-tanto carpire i segreti di fabbri-cazione, ma volle ispirarsianche ai monaci, preparandosicon la preghiera e la contempla-zione dei misteri.Ma don Pier Paolo potrebbeessere definito un pioniere, per-ché‚ non con la politica o ladiplomazia, ma servendosi dellasua "verve" comica, o diciamopure, sfrontatezza, seppe sfon-dare la cortina di ferro e instau-rare rapporti amichevoli e diaiuto concreto con le chiese cat-

toliche dell'Est Europeo.Nella vita di don Pier Paolo c'eraun segreto che è stato possibilesvelare solo dopo la caduta delmuro di Berlino.Per circa 20 anni, a partire dal1967, questo sacerdote originalecon la passione per l'arte, insie-me ad altri due preti ambrosiani-don Paolo Grimoldi, già parro-co a Lissone, e don GiovanniPesci, parroco a SettimoMilanese -ha oltrepassato la"cortina di ferro", per raggiun-gere i cristiani perseguitatidell'Europa orientale. I tre viag-giavano in incognito, turisti suun pulmino alla ricerca di unavacanza un po' speciale. I doganieri jugoslavi, bulgari erumeni – che pure li sottopon-gono ogni volta a perquisizioniestenuanti – non riescono mai ascoprire che i tre, in realtà…,sono sacerdoti in visita ai fratel-li sofferenti della "Chiesa delsilenzio".Gli espedienti adoperati persuperare indenni il controllodelle guardie di frontiera fannosorridere, ma si rivelano effica-cissimi.Nel pulmino i cassetti hannoampi doppi fondi, dove ‚ siste-mato il materiale per la cateche-si: alla fine verranno portatioltre cortina 10 videoproiettorie oltre 300 filmini di argomentoreligioso. Le lattine delle bibitevengono svuotate attraverso unpiccolo foro, riempite di soldi -

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valuta da consegnare ai parrocidell'est per riparare le loro pove-re chiese - e nuovamente salda-te. Nella dispensa di questo fur-goncino delle meraviglie ci sonoanche salami un po' speciali: adAlbairate mani esperte hannonascosto nell'impasto crocifissie medagliette, chiusi in sacchet-tini di plastica. Al vescovo diLugoj i tre "007 per amore delSignore" riescono a portareanche un "metal detector" pertrovare i microfoni spia che lapolizia fa periodicamentenascondere nell'abitazione delprelato."Le cose più— importanti epericolose - raccontava don PierPaolo - le mettevamo nel baga-gliaio, in mezzo agli stracci spor-chi d'olio.Una volta in Romania avevamocon noi una macchinetta perfare le particole che ci creò qual-che problema. E allora eranobugie grosse.In quella circostanza dissi chequella 'cosa' ci serviva per frig-gere le bistecche. Come ciintendevamo? Con i doganieriparlavo sempre in dialetto mila-nese, gesticolando molto emostrandomi sicuro di me. Aquanto pare ha funzionato".Gli aneddoti potrebbero nonfinire mai, le storie si fannoquasi leggenda,come in certiracconti di GiovanninoGuareschi, che pure aveva man-dato il suo don Camillo inRussia, con un crocifisso pie-

ghevole nascosto nel colbacco.Una favola, certo, ma una favolavera, come sembra confermareil racconto di don Vaj."La Provvidenza ci ha sempreassistiti nei nostri viaggi, cheduravano circa 15 giorni, ogniestate. Giunti in Jugoslavia,Bulgaria eRomania, prendevamo contattocon i vescovi delle città piùimportanti: da Belgrado a Sofia,da Lugoj a Timisoara, da Cluj aSkopje.Ma poi andavamo anche daiparroci, a portar loro un aiuto.Ricordo un sacerdote in un pae-sino abbandonato dellaBulgaria, la sua iniziale diffiden-za di fronte al nostro italiano - èla lingua che ci ha permesso diparlare con tutti i preti dell' Estche incontravamo -e poi la suacommozione fino alle lacrime. Isacerdoti di laggiù ci dicevano:venite anche a mani vuote,basta che facciate sapere alSanto Padre e al mondo che cisiamo ancora,e siamo vivi".I nostri tre " agenti" ambrosianihanno aiutato anche il giovanevescovo di Sofia, GheorghjJovcev : hanno fatto stamparequi in Italia, in cirillico, il primocatechismo per la Chiesa bulga-ra, e gliel'hanno portato.

La passione per le iconeNel 1970,approfittando di unadelegazione organizzata dai sin-dacati e dalle Acli, arriva anche

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in Russia, a Mosca. Scopo delviaggio: scoprire i segreti delleicone.Inutile dire che anche quellavolta don Vaj è sotto mentitespoglie: risulta essere professoreemerito dell'Università d'arte"Giosuè Carducci" di Albairate.In verità insegnava in una scuo-la media, ma l' ”equivoco" fun-ziona e gli permette di vedere davicino le splendide icone russe,comprese quelle - di ecceziona-le valore - attribuite al BeatoAndrej Rublev.Don Vaj affina così le sue tecni-che di pittura. E' figlio d'arte,suo padre Enrico fu valentedecoratore del teatro alla Scala,ricostruito nel dopoguerra.Don Pier Paolo realizzò iconestupende, ne ha fatto donoanche al Santo Padre: una gran-de immagine del Cristo cheporta la Chiesa. Questo preteeclettico si impegna affinché‚ ilmessaggio religioso e culturaledi simili opere venga riscopertoanche in occidente. " All' Estcredevano di cancellare i signifi-cati profondi dell'iconografiarelegando le immagini sacre neimusei e negli scantinati. Inveceadesso le icone ritornano nellechiese, riaffiorano da rifugi clan-destini, si rivedono negli antichiconventi dei Balcani e degliUrali". "Le icone non si dipin-gono, si 'scrivono'. Non si fanno,come non si fa una messa.L'icona è un atto liturgico, nelquale le mie vocazioni di artista

e sacerdote si fondono" .L'icona non è rappresentare marendere presente ciò che sidipinge. I fedeli non veneranol'immagine, ma il contenuto, ilmistero della salvezza. "Alla gente che viene a vedere lemie icone -diceva don Vaj -fac-cio notare lo sguardo delleMadonne: non ce né una cheguardi Gesù Bambino.Gli occhi di Maria sono rivoltisempre ai fedeli,come a dire:“parlami, ti ascolto". E ancora:"Ho visitato in Romania la valledei monasteri: ho visto chiese echiostri decorati dal pavimentoal tetto, dentro e addiritturafuori;1500 personaggi, tantissi-mi colori, tutta la storia dellaSalvezza. E santi, molti santi,una schiera. Andando in chiesa, sembra dircila tradizione orientale, andiamoalla mensa, e i commensali cisono già: manco solo io; e tutti isanti mi guardano, come fossichissà chi. Eppure aspettanoproprio me".Una ricchezza di fede, arte e cul-tura straordinaria. Che cosa haimpedito che tutto ciò andasseirrimediabilmente perduto?Don Pier Paolo Vaj risponde conun ultimo aneddoto,gliel'ha rac-contato un vescovo della"Chiesa del silenzio".Un sacerdote è in carcere insie-me a un ufficiale dell'esercito.Dal finestrino della cella si vedela cupola di una chiesa su cuicampeggiano una bandierina e

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una croce. Un giorno, l'ufficialedomanda al vescovo cosa abbiasempre da guardare fuori. Ilvescovo risponde così:"Guardoquella croce. E ogni volta che lavedo penso: lei è qui perchè haaderito a una ideologia che ècome quella bandierina. Ioinvece guardo la croce: quella èpiantata, ferma. La croce se nesta fissa, la bandierina sventolaad ogni colpo d'aria".Nel 1994 sulla rivista della dio-cesi di Milano "Il segno", a firmadi Mario Palmaro, fu pubblicataun'intervista a don Vaj, che ebbeun seguito abbastanza curioso,perchè i parenti di GiovanninoGuareschi, dopo aver letto quel-l'articolo, inviarono all'autore laseguente lettera:

" 8 luglio 1994 Carissimo don Pier Paolo, lemando la lettera che Carlotta edAlber to Guareschi , f igl i diGiovannino Guareschi , mihanno mandato dopo aver lettol'articolo de 'Il segno'. Comevede,la sua opera missionariasarebbe piaciuta tantissimoanche al grande Guareschi che -quando raccontava le "storie" didon Camillo - senza saperlo scri-veva anche le storie di don PierPaolo Vaj.. Salutoni..

firmato Marco Palmaro..

“Roncole Verdi - 29.6.1994 Caro Palmaro, l'articolo su donVaj è stupefacente: quanto sonovere le "favole" di G.G.! Che per-

sonaggio, questo don Vaj! Menomale che esistono ancora perso-ne di questo stampo, che unisco-no alla fantasia il cuore e unabuona dose di umorismo, sicurid e l l ' a i u t o d e l l a D i v i n aProvvidenza. Grazie per avermandato l'articolo e per averricordato"don Camillo". Un cordialissimo saluto daCarlotta, Alberto e gli amici delclub "i ventitré".

Giorgio Reina

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Domenica 3 febbraio 2002si è tenuta, a Corbetta, lamanifestazione civile per

ribadire la contrarietà all’ipotesidi insediamento di una centraletermoelettrica in città, presso la“Magneti Marelli”. Tale argomen-to è già stato trattato da “iQuaderni del Ticino” (n. 38 /Luglio 2001). Rispetto alla manifestazionepopolare non è esagerato parlaredi grande e incontestabile suc-cesso; i freddi numeri che rubri-cano la partecipazione sono diper sé eloquenti: duemila cittadi-

ni e ben quattordici Sindaci pre-senti dall’inizio alla fine di uncorteo di circa tre chilometri, perrendere concreta, visibile e pal-pabile, una contrarietà nonaprioristica, ma motivata daserie ragioni politiche, ammini-strative, ecologiche e culturali.Infatti, l’aver avuto presenti iSindaci (o loro delegati) deiComuni di Abbiategrasso,Albairate, Arluno, Bareggio,Casorezzo, Marcallo, Mesero,Ossona, Robecco sul Naviglio, S.Stefano Ticino, Sedriano eVittuone, più l’adesione ufficiale

A Corbetta

Non solo protesta maanche proposta

Dalla battaglia contro la centrale gli spunti per un governo

“Municipalista” del territorio

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di Cisliano, è un dato che haenorme rilevanza istituzionale:un intero territorio, omogeneoper caratteristiche ambientali,rivendica un diritto a disegnarsi ea progettarsi il proprio futuro.L’ aver visto duemila cittadini sfi-lare (contro i circa mille previsti!),cantare e civilmente protestare, èqualcosa di storico per Corbetta eper il Magentino-Abbiatense:mai la coscienza civica era statacosì sveglia ed attiva. Questo cidà una grande speranza: ammi-nistrare con questa fiducia dellapopolazione è – seppur sempre

molto difficile – molto appassio-nante.Infine, l’aver registrato la presen-za dei partiti di ogni schieramen-to (con i loro Segretari), Sindacatie Associazioni ambientaliste è unsegno di speranza per la nostrademocrazia. Le divisioni, cherestano (per fortuna!) su tantitemi, si riducono quando dimezzo vi è la seria compromis-sione dell’interesse collettivo.Da ciò si possono trarre, a miomodo di vedere, alcuni significa-tivi spunti di riflessione.Il primo, è quello inerente la

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Foto Danilo Lenzo

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necessità di strutturare in manie-ra chiara un solido e proficuocoordinamento sovracomunaledi governo del territorio. Se lavicenda della centrale costituisceuna cesura entro le prerogative digoverno locali, essa dimostraanche quanto possa essere utileed efficace delineare strategie disviluppo territoriale fortementeincentrate sullo sviluppo e sull’i-dentità locale di un territorio bendefinito.Il tentativo che si sta compiendocon il P.T.C.P. va, pur con tutti isuoi limiti, in questa direzione: lacostituzione dei “tavoli interisti-tuzionali” tra le municipalità èun primo passo verso una istitu-zionalizzazione di un’idea seriadi governo locale coordinato.Solo così, in un quadro non con-nesso con campanilismi o locali-smi asettici (o addirittura folclo-ristici, in taluni casi), si può pen-sare di costruire un serio proces-so di decentramento - o federali-smo che dir si voglia – avvicinan-do sempre più la gestione delpotere dal centro verso i territori.

Ma - mi si dirà - temi quali quellidell’energia, se non governati daun decisore forte e unitario,rischiano sia di creare una sortadi “terra di nessuno”, sia di porta-re l’Italia verso un temuto blackout elettrico. Premesso il fatto,che nessuno mette in dubbio néla valenza tecnologica degli

impianti di ultima generazioneper la produzione di energia, néla necessità di rendere più effi-ciente l’approvvigionamentoelettrico italiano, non si può pre-scindere dal porsi a lcunedomande.Infatti ci si chiede: perché primadi tutto non si migliorano le effi-cienze e i rendimenti degliimpianti esistenti ed inquinanti(vedi Turbigo) prima di moltipli-care siti che, seppur in quantitàridotta, aumentano l’inquina-mento? Perché dopo di ciò, nonsi predispone un piano nazionalecon fabbisogni, offerta esistente,offerta prevista di energia e sitipossibili per nuovi insediamentida declinare in sede regionale? Eancora, perché da tale livello nonsi scende ancora di più e sicostruiscono modelli connessicon specifiche aree territorialiomogenee (il magentino-abbia-tense, ad esempio) prevedendoimpianti meno impattanti e piùrispondenti a precisi fabbisogni?E infine, perché non si metteuguale impegno per incentivare,oltre alle energie redditizie perchi le produce, anche le energieprodotte da fonti rinnovabili?In questa maniera si sgombre-rebbe il campo dal sospetto chetutte le misure prese sino ad ora -e quelle ultime del “decretosblocca centrali” in particolare,deleteria e assassina del concettodi devolution - non rispondano

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solo ad esigenze di pubblica uti-lità ma, come al solito, anche esoprattutto alla voglia e allabrama di barattare il territorio, lasua storia, le sue attività e la suasalubrità, con gli affari, il busi-ness, di qualche ricco e potentecapitano d’industria.Noi questo contestiamo, conte-steremo e combatteremo; nonperché siamo nostalgici luddistiche detestano il livello di svilup-po raggiunto ma, al contrario ,perché pensiamo che tale svilup-

po tecnologico, economico epolitico, possa essere megliogovernato partendo proprio dalbasso, ossia dal territorio in cui lagente vive.Per questo accanto alle forme diprotesta che, si badi bene, conti-nueranno sino a che Edison (oggiparte del gruppo Fiat) ritirerà lacandidatura del sito di Corbettaper accogliere la “Centralona”, cisiamo attivati (assieme al WWF,Sezione Ticino Orientale) ancheper offrire alla cittadinanza e agli

Foto Danilo Lenzo

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Amministratori valide alternativedi proposta. Questo il senso dellaserata tenutasi a Corbetta perpubblicizzare il bando regionalea sostegno dei “tetti solari”. Più diun centinaio di persone, hannoascoltato con interesse chi spie-gava loro che per vivere nelcomfort in cui oggi ci troviamoforse non servono solo mostri da400MW, ma ci possono essereanche impianti molto più vicinialla struttura e alle esigenze dellenostre città.Dunque, da un’occasione di lottache riteniamo sacrosanta perdifendere la nostra identità, lanostra terra e il diritto dei cittadi-

ni e dei loro Amministratori apoter decidere, liberamente, ipropri destini. Può nascere un’in-tesa rispetto a cosa si intende,seriamente, con la parola federa-lismo. Non slogan vuoti, ma serieproposte di governo locale, innome sia dello sviluppo, sia dellasostenibilità dello stesso.Un dato ci dà speranza: attorno aquesta lotta, almeno a Corbetta –e speriamo su di un territorio piùampio - sta rinascendo un’idea dicomunità unita sui grandi temi: iComitati di frazione e di quartie-re, il Comitato territoriale di cit-tadini, le Associazioni ambienta-liste, le scuole, la comunità eccle-siale, le forze politiche, le forzedell’ordine, i commercianti, gliimprenditori, i contadini e lerealtà culturali della città sonotutti mobilitati a fare da “senti-nelle” del nostro futuro.

Alessandro Maggioni

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Alessandro Maggioni,Assessore al l ’Urbanist ica delComune di Corbetta

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Per la prima volta nellasua storia la Provincia diMilano licenzia il Piano

Agricolo Triennale.II commento dell’assessore pro-vinciale Umberto Maerna all’im-portante documento.

L’approvazione del Piano AgricoloTriennale (PAT) rappresenta untraguardo che senza enfasi laProvincia di Milano, e soprattuttol’assessorato all’Agricoltura, con-sidera epocale.La sua unicità ne fa uno strumen-to privilegiato di programmazio-ne, che noi possiamo oggi ema-nare dopo un lungo e complessolavoro preparatorio.Il PAT rappresenta l’atto conclu-sivo e più importante del trasferi-mento di deleghe e competenzeche la Regione Lombardia haavviato con la legge 11/98: unprocesso che abbiamo accompa-gnato giorno dopo giorno, e cheoggi approda alla sua fase piùsignificativa. L’assessorato all’Agricoltura dellaProvincia assume infatti un ruolo

di primaria importanza nellagestione delle politiche di setto-re, mantenendo naturalmenteinalterati gli stretti e proficui rap-porti di collaborazione con laRegione Lombardia e le altrerealtà istituzionali. Questa siner-gia ci vede da oggi investiti dimaggiori responsabilità: abbia-mo infatti potuto indicare chiara-mente le linee d’indirizzo, i car-dini e i progetti che l’agricolturamilanese si pone da qui sino aiprossimi anni.E’ un compito che ci inorgogliscee ci sprona, anche in considera-zione del delicato momento cheattraversa il comparto agro-ali-mentare. Noi siamo ben conscidell’esigenza di trasformazionedell’agricoltura provinciale,costantemente stimolata a man-tenere la competitività. Uno sti-molo, come indica chiaramente ilPiano approvato, che va di paripasso con la consapevolezza diuna forza: quella di una storia,nobile e gloriosa, che si è svilup-pata nei secoli.Credo che uno dei risultati più

Il futurodell’Agricoltura

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importanti che abbiamo conse-guito sia l’aver compreso che laprovincia più avanzata ed indu-strializzata del Paese tragga enor-me sostentamento dall’agricoltu-ra e dalla conservazione del pae-saggio agricolo. E’ un risultatoche tuttavia non ha interrotto ilnostro sforzo di progredire versol’obiettivo che ci siamo prefissati:ridare piena dignità e coscienzadel proprio ruolo al mondo agri-colo, un’indicazione di metododa cui scaturiscono le indicazioniconcrete che il Piano incorpora.Siamo convinti che la valorizza-zione delle produzioni agro-ali-mentari ‘forti’, lo sviluppo dellamultifunzionalità aziendale, ilmiglioramento del sistema deiservizi, l’educazione alimentare ela tutela del reticolo irriguo nonpossano che essere la conse-guenza di un’idea ben precisadella politica agricola: un’ideache noi cerchiamo di portareavanti senza indugio.In due anni abbiamo cercato diavvicinare gli uffici dellaProvincia al mondo dei produtto-ri, abbiamo organizzato momen-ti d’informazione e di crescitaprofessionale seguiti da centi-naia di agricoltori ogni volta:molto è stato fatto, moltissimoresta ancora da fare. Anche nel-l’elargizione dei fondi abbiamoormai intrapreso la strada cheporta alla valorizzazione dell’im-prenditorialità: garantiamo ilcontinuo supporto agli agricolto-

ri nelle sedi deputate alla ridistri-buzione dei fondi comunitari.Concludo rimandando alla lettu-ra approfondita del Piano e dellesue misure, ed assicurando chel’assessorato all’Agricoltura dellaProvincia di Milano crede forte-mente nel settore: credere forte-mente in un’azione politica che siè scelta è il requisito necessarioper il suo successo. E noi puntia-mo con decisione al pieno suc-cesso della nostra agricoltura.

Novo Umberto Maerna Assessore all’Agricoltura

Provincia di Milano

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Come può una strutturapubblica di supporto allepolitiche attive del lavoro

aiutare e promuovere il rientronell’azienda di profili professio-nali altamente qualificati?Le strutture pubbliche per lepolitiche attive del lavoro -siapur concepite per agire a 360°-tendono in realtà ad essereviste prevalentemente come unsupporto ai profili professionalipiù fragili e limitati: in definiti-va, a quegli utenti privi di titolodi studio, con un bagaglio distudi e di esperienza di lavoromolto scarsi, per lo più donneed anche di una certa età, extra-comunitari.

Tutto vero: ma allora che dire dilavoratori, a livello occupazio-nale molto elevato, con laurea(o più lauree), con capacità tec-niche di altissimo livello, conconoscenze di lingue e di infor-matica spesso estremamenteelevate, con un’esperienza dilavoro maturata con fatti inter-nazionali, con un “dominio”dell’azienda in cui hanno lavo-rato, che controllano perfetta-mente nel suo funzionamento,e che si trovano, ad una età di45-50 anni, improvvisamentesenza lavoro?Le cause di questo licenzia-mento sono molteplici, ma -oltre al fatto naturale di una

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I Dropouts del Top Level

Lavoratori ad alta professionalità

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chiusura aziendale- vi possonoessere altri motivi: l’impresaviene acquistata da altre mag-gioranze sociali, che costitui-scono la nuova classe dirigente-frequentemente straniera- aquella italiana; oppure puòverificarsi una ristrutturazioneinterna, con accorpamento diruoli e di funzioni, che porti alsacrificio di una parte dei diri-genti; può darsi ancora cheun’impresa, prima indipenden-te, diventi “succursale” diun’impresa maggiore e conse-guentemente il suo staff diri-genziale si sposti verso l’impre-sa leader; può darsi ancora chel’impresa, in fase di cambia-menti dei propri obiettivi e del

proprio assetto, decida, perrisparmiare e per rinnovare lasua struttura, sostituire dirigen-ti giovani a quelli meno giovani,oltre tutto con una sostanzialediminuzione dei costi.Questi -ed altre- possono esserele cause di una fuoriuscita dal-l’impresa di una parte o ditutto il suo organico superiore.Ed è a questo punto che si pon-gono problemi sociali ed ancheeconomici, particolarmentegravi. Il dirigente, che per quin-dici o venti anni, ha goduto diun ruolo elevato ed unico nellasua impresa, si trova improvvi-samente, e inaspettatamente, aricercare un nuovo ruolo. Ma,in questa sua ricerca le diffi-

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coltà e gli ostacoli sono quasiinsormontabili. E’ chiaro anzi-tutto che la grandissima partedelle aziende possiede già unastruttura direzionale stabilizza-ta o numericamente sufficiente;L’ingresso di un nuovo leaderpuò turbare delicati equilibri,anche nel caso, poco probabile,che fosse auspicabile.E poi: in quale misura un’espe-rienza fortemente finalizzata ecucita per un’azienda specificapuò essere riciclata in un’altraimpresa? Come ricercare nuoveaziende? Come trovare unnuovo inserimento professio-nale senza svalutare, in misuraeccessiva, la propria offerta? Edoltre tutto, non é detto, certa-

mente, che con la riduzionedelle richieste retributive siapossibile trovare un nuovolavoro: anzi, la sproporzione trail curriculum professionale etali richieste induce a renderediffidenti le imprese, che temo-no -e probabilmente a ragione-che l’inserimento nel proprioorganico di un tale dipendente,con una differenza troppo mar-cata tra ruolo e capacità, possaessere fonte di disguidi e di pro-blemi per l’impresa stessa;tanto é vero che non é raro ilcaso di ex dirigenti alla ricercadi un nuovo posto di lavoro chesi pongono la possibilità di“dimagrire” sostanzialmente ilproprio curriculum.

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E’ chiaro che questi nuovi dro-pouts costituiscono probabil-mente, in termini quantitativi,una frazione marginale deidisoccupati: ma la loro posizio-ne “estrema” crea problemi par-ticolarmente pesanti. Per quan-to il dirigente possa aver rispar-miato (e lo status di dirigentidifficilmente lascia spazio aquesta possibilità, tenendoconto che questo stesso statusgli impone spese in termini diistruzione dei figli, di tempolibero, di qualità dell’abitazio-ne, per non dire altro che assor-bono una parte rilevante delproprio stipendio), la sua fuo-riuscita dal lavoro interrompe,da un giorno all’altro, un flussodi risorse che non può cheasciugare in breve tempo le suerisorse diponibili. Per lui e perla famiglia si pongono esigenzedi adattamento difficilmentesuperabili; in una fase delicatadi transizione della famigliastessa (é presumibile che i figlinon siano ancora laureati); ildirigente ripercorre rapida-mente a ritroso, in una situazio-ne ben più difficile, il camminoascensionale già ripercorso inmolti anni.Che cosa fare, allora? Nel “rac-conto” di queste persone, ilricorso alle società di interme-diazione del lavoro, anche diquelle denominate “cacciatrici

di cervelli” é quasi sempre deluden-te: segnalazioni pochissime, evane-scenti e comunque nettamenteinferiori al ruolo ed alle capa-cità della persona; vi é da dired’altra parte che, anche se sucifre molto ridotte, l’offerta énettamente super iore al ladomanda dell’azienda, proba-bilmente concentrata in quelle(poche) imprese che si appa-recchiano a fare un salto di qua-lità e dimensionale, e pertantosi trovano nella necessità dicreare una nuova strutturadirigenziale interna all’impresa:ma, presumibilmente, si trattadi una minoranza irrisoria.E’ difficile ipotizzare che unastruttura pubblica, operanteoltre tutto nel campo di profiliprofessionali medi o bassi,possa fare qualcosa di meglio.L’importante é peraltro porsi ilproblema di avviare alcune spe-rimentazioni, che tale struttura,proprio perché pubblica, può edeve permettersi. Alcune vie, in talune esperien-ze, sono state già compiute: adesempio, la segnalazione, susupporto informatico, di questicurriculum particolarmentequalificati. Sempre sulla stessalinea di promozione, la struttu-ra pubblica può diffondere acategorie superiori di aziendeche alla stessa struttura si sonorivolte per acquisire profili pro-

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fessionali più bassi, il curricu-lum, ovviamente anonimo, diquesti particolari lavoratori.Ma altre vie vanno sperimenta-te: ad asempio, concertare con-giuntamente con queste perso-ne la possibilità di offrire, sepa-ratamente o insieme alle azien-de specifici servizi anche sottoforma di incarichi -annuali opluriennali- retribuiti attraver-so consulenze. Altra possibilitàé quella di contattare i princi-pali istituti di credito di unadeterminata zona, per far si che

i responsabili diquesti istitutipossano essere i“presentatori” e i“promotori” diquesti curriculap e s a n t i a l l eaziende che nefacciano richie-sta e che, sicura-mente, sono inr a p p o r t i p i ùstretti con il loroistituto bancariopiuttosto che conu n a s t r u t t u r apubblica.Poche, anche sepraticabili idee,su un problemache oltre ad averepesanti risvoltisociali, ha anchei m p l i c a z i o n i

significative di carattere eco-nomico. Ha senso non utilizza-re un patrimonio di intelligen-za, di risorse, di capacità cheha richiesto pesanti investi-menti sia della persona chedelle aziende, e che rischia,ove non utilizzato, anche perpoco tempo, di annullarsitotalmente?

Ignazio Pisani

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Da Giovanni Gentile aLetizia Moratti in appenatre settimane.

Uno sbattere di ciglia se si pensache le due riforme sono separa-te da ben 80 anni.Bisogna, anzitutto, dare atto alGoverno, appena insediato, d’a-ver bloccato la precedente rifor-ma (perché troppo dirigista,dimentica delle discipline uma-nistiche) e di essersi rimboccatole maniche per approvare la“riforma Moratti”, quella cheaccompagnerà i nostri ragazzinegli anni del nuovo secolo emillennio.E’ cinque e mezzo il numerochiave che apre la scuola all’eraMoratti. Cinque anni di scuolaprimaria, tre anni di scuolasecondaria, cinque anni di liceoo quattro anni di formazioneprofessionale con la possibilitàdi frequentare un quinto annoper l’accesso all’Università.E’ una riforma, quella di LetiziaMoratti,complessa.Un’architettura che -se non

prendiamo abbagli- sembra suf-ficientemente solida per reggerealle sfide e al futuro.L’anticipo delle materne e delleelementari, i bienni, il duplicecanale istruzione-formazioneprofessionale, l’alternanzascuola-lavoro.Rimane un po’ in ombra il pro-blema essenziale che é quellodel reclutamento degli inse-gnanti.Con una scuola che funzional’Italia può guardare all’Europasenza complessi di inferiorità epuò pensare di affrontare lascommessa della globalizza-zione.Le Regioni, con la riformaMoratti, avranno sempre più unruolo di primo piano nel settoredelicatissimo della formazioneprofessionale. L’aggancio con lerealtà locali, con la “cultura dellavoro” locale, é di fondamenta-le importanza. La scuola italiana, pur avendoun indirizzo omogeneo, ad uncerto punto si biforca.

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La riforma Moratti:e la scuola va!

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Riconoscere che c’é una “voca-zione alla manualità” che é unarisorsa da non soffocare ma davalorizzare e promuovere. Tanti ragazzi tagliati fuori dallescuole superiori perché non sisentono portati esclusivamenteallo studio, possono così essererecuperati.E’ una strada che porterebbealla formazione di manoperaspecializzata della quale tutti isettori hanno necessità, nonchéal proseguimento di attivitàimprenditoriali utili alla societàe, oggi in difficoltà per mancan-za di nuove leve. E’ grande laresponsabilità, a questo punto,degli Enti Regionali.E’ importante far tesoro delleesperienze delle Associazioni dicategoria, del sistema impren-ditoriale, delle capacità di tantimaestri artigiani che possonoaiutare i giovani ad affacciarsisul mondo del lavoro.Nell’articolo 4 della nuova rifor-ma si parla dell’alternanzascuola-lavoro. Gli studenti chehanno compiuto il quindicesi-mo anno di età possono realiz-zare tale alternanza, fare perio-di di tirocinio che “non costitui-scono rapporto individuale dilavoro”, acquisire competenzespendibili sul mercato dell’oc-cupazione in stretto collega-mento con le associazioni dicategoria.Nel paragrafo B dell’articolo 4

delle Legge si dice della neces-sità di realizzare i percorsi dialternanza, “ivi compresi gliincentivi per le imprese e l’assi-stenza tutoriale”.E’ un punto che ci riempie dilegittima soddisfazione, perchéuno dei nostri cavalli di batta-glia é stato proprio quello delcollegamento fra scuole eaziende e, nel caso artigiano,della scuola-bottega.Ci sono migliaia di artigiani chesono autentici maestri nel loromestiere. Il maestro-artigiano é una figu-ra da tenere in considerazione,quale tutor indispensabile perassistere un ragazzo che vogliam i g l i o r a r e l e s u e q u a l i t àmanuali.Quell’idea delle botteghe-scuo-la sembra perciò far capolinonella “riforma Moratti” con l’e-videnza di una straordinariarivoluzione culturale.Per questo gli artigiani fin d’orasi mettono a disposizione delleRegioni affinché tale intuizionenon venga dispera ma troviattuazione concreta.E ciò non nell’interesse di unparte, bensì per il bene e il pro-gresso della nostra società.

Gabriele LanfrediniSegretario Generale

dell’Unione Artigiani della Provincia di Milano

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Dopo il crollo verticaledovuto alle conseguenzedell'11 settembre, torna

lentamente a riprendere fiato ilsistema economico ed imprendi-toriale del sud-ovest milanese. Loattesta senza mezzi termini laconsueta relazione trimestralecurata dalla delegazione di zonadi Apimilano, il sodalizio che rag-gruppa migliaia di piccole emedie imprese.Come accade da tempo, un cor-poso campione di imprenditoridi magentino, abbiatense e zoneattigue, è stato interpellato pervalutare i risultati conseguiti nelquarto ed ultimo trimestre del2001. Ebbene, chi si attendeva unprotrarsi dell'incertezza devericredersi: la domanda interna,ad esempio, cresce per il 17.6%

delle imprese, contro lo strimin-zito 4% di ottobre. La diminuzio-ne di fatturato interno riguardaancora il 47% delle imprese, ma iltrend è in miglioramento.Nel 35% dei casi l'andamentodella domanda è invece stabile.Più seria la situazione nel merca-to interno all'Unione Europea,dove la crisi che ha colpito lalocomotiva tedesca porta ad unadiminuzione della domanda perle imprese del sud-ovest pari al69%; il sistema Italia sembrainsomma reggere meglio rispettoai principali partner europei.Situazione analoga per quantoriguarda il mercato extra euro-peo, che pagherà (ed ancora perqualche tempo) lo scotto dellacrisi argentina; nel sud-ovest si èriscontrato un calo delle richieste

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Apimilano: indagine congiunturaledell’ultimo trimestre 2001

L’Impresa riprende fiato

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in oltre il 65% dei casi.Le positività riguardano invecel'andamento del fatturato; se finoad ottobre il 64% degli imprendi-tori aveva dichiarato un calo, orala percentuale scende sotto il50% (esattamente a quota47,1%).Le aziende che hanno inveceaumentato il fatturato, recupe-rando praticamente gli effetti deldopo New York in poche settima-ne, ammontano a ben il 23.5%:sei volte tanto rispetto al trime-stre scorso.Negativi invece i dati relativiall'occupazione: le imprese chehanno registrato un aumento deipropri dipendenti scendonoall'11.8% del campione, quelleche denotano invece un calosono superiori (17.6%).Ciò è dovuto, almeno in parte, alminore ricorso al lavoro interina-le; la congiuntura negativa di set-tembre ha difatti indotto molteimprese a non avvalersi più deilavoratori a tempo determinato,che nell'arco del 2001 eranoaumentati esponenzialmente intutta l'area.Ciò che più importa, tuttavia, èche l'Ufficio Studi di Apimilano èin grado di dire che stando ai datiin suo possesso, le prospettiveper il 2002 sono confortanti;sembra fondata l'ipotesi di unaripresa, e lo si desume soprattut-to dall'andamento degli investi-

menti, che stanno sempre adindicare il grado di fiducia del-l'imprenditore: un terzo esattodelle imprese interpellate hadeciso investimenti per oltre 130mila euro (250 milioni circa),mentre una percentuale moltopiù alta del recente passato (parial 16.7%) ha deciso di immetterenel circuito produttivo oltre250mila euro. Le imprese dellazona contano insomma di bene-ficiare di provvedimenti fiscaliquali la Tremonti-bis, puntandoperciò a fare del 2002 un anno didecisa crescita.

F.B.P.

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Lentamente, ma anche ine-sorabilmente, sta cambian-do il panorama imprendito-

riale del sud-ovest milanese; daMagenta a Legnano il territoriovive infatti l'ineluttabile processodell'evoluzione produttiva.Così, benché i settori tradizionaliresistano comunque più che daaltre parti, dai dati in possessodella delegazione sud-ovest diApimilano (il sodalizio che racco-glie le piccole e medie imprese,che sono la stragrande maggio-ranza in questa fetta di provincia)si ricava ad esempio che il 18%delle imprese associate Api éretto da donne.Un dato percentualmente rile-vante: dieci, quindici anni fa i'capitani d'impresa' in gonnella

nella zona non raggiungevanoneppure la metà del dato attuale.Ancora più interessante appren-dere quali siano i settori di pro-duzione delle imprese in tutta lazona esaminata da Api; il metal-meccanico mantiene solidamen-te la leadership col 71% delleimprese, ma la percentuale écomunque in calo.Col 14% si fanno largo le impresedi trasformazione chimica e pla-stica, in leggero aumento rispettoal passato più e meno recente.Il rimanente 15% é suddiviso- inmaniera scarsamente omoge-nea- tra imprese alimentari, dicommercio, servizi e apparte-nenti all'emergente settore mul-timediale. Imprese che il piùdelle volte, nonostante la situa-

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Fare impresa nel nuovo Millennio

Aumentano le

“Capitane d’impresa”

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zione disastrosa della viabilità,scelgono proprio il sud-ovest peravviare le proprie attività com-merciali.Il trend in atto porterà con tuttaprobabilità ad un'ulteriore con-trazione del metalmeccanico nelmedio termine (si stima che ciòavverrà all'incirca in cinqueanni), e gli stessi numeri attesta-no la crescita- anche se nonimpetuosa- degli altri settori, chepian piano si affiancano a quellitradizionali.Apimilano, nel frattempo, si ponenel castanese l'obiettivo di radu-nare attorno a un tavolo gli entipubblici per sottoscrivere unpatto di sviluppo territoriale.Il patto territoriale che si vorreb-be proporre anche nel sud-ovestpunta a qualificare l'occupazio-ne, agevolare l'ingresso nelmondo del lavoro, stimolare il

mondo dell'impresa verso il rag-giungimento di nuovi traguardi emantenere la competitività.U n s e c o n d o a u s p i c i o d iApimilano é l'estensione a tuttala zona del Gruppo Giovani,dinamico organismo che rag-gruppa gli imprenditori del futu-ro, quelli in erba oppure gli eredidi aziende familiari. "Siamomolto soddisfatti del GruppoGiovani", dice il PresidenteAmbrogio Locatelli, "che in pochimesi si é organizzato a livellooperativo procedendo alla nomi-na dei propri rappresentanti".

Fabrizio B. Provera

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Al passaggio del millen-nio, insieme a profondetrasformazioni econo-miche e produtt ive,

sono comparsi rapporti di lavoronuovi e del tutto inediti.Sono i “lavoratori atipici”. Sono ilavoratori della ritenuta d’accon-to e del 14% all’INPS. Sono i lavo-ratori della partita IVA. Sono ilavoratori interinali o in affitto.Sono gli “stagisti” dei tirocini for-mativi. Sono i lavoratori “social-mente utili”.Per tutti la CISL ha costituitoALAI (Associazione LavoratoriAtipici e Interinali). ALAI nasce per tutelare questilavoratori rispetto al salario, allecondizioni di lavoro, ai bisogniformativi, alla ricerca del lavoro ealle prestazioni sociali. ALAI siglacontratti nazionali e aziendali,

costituisce una rete di protezionisociali adeguata alle speciali con-dizioni in cui operano questilavoratori e si confronta con leistituzioni per garantire dirittiminimi di legge.L’iscrizione alla ALAI Cisl è lachiave che permette, a tutti ilavoratori atipici che lo vogliono,di essere protagonisti del proget-to ideale di ALAI, di parteciparealle scelte e di determinare gliorientamenti dell’associazione.L’iscrizione è la chiave che faaccedere a livelli di informazione

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La Cisl affronta i problemi dei

nuovi lavori

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privilegiati per i soci. L’iscrizioneè la chiave che apre la porta deiservizi per tutti gli iscritti Cisl e diquelli riservati agli iscritti ALAI,nonchè alle forme di tutela previ-denziale e sanitaria integrativa.Ogni iscritto ha il diritto-doveredi partecipare alle decisioni diALAI attraverso una presenzaattiva a riunioni, gruppi di lavoro,assemblee e congressi.Ogni iscritto ha il diritto di rice-vere da ALAI tutta le informazio-

ne sia sulla situa-zione legislativae contrattuale siasulle iniziative eservizi ALAI.Tale diritto puòessere esercitator i v o l g e n d o s ipresso le sedi ter-ritoriali di ALAIovvero tramitec o n s u l t a z i o n edel sito internetw w w. a l a i l o m -bardia.itOgni due mesi gliiscritti ricevono adomicilio ALAINews, il periodi-co di infor ma-zione di AL AILombardia. Ogniiscritto ha il dirit-to alla consulen-za gratuita in

mater ia contrattuale.La sede di ALAI Cisl più vicina acui ci si può rivolgere è:ALAI Cisl - Magenta, Via IVG i u g n o , 5 4 , Te l e l e f o n o02/97298391. Inoltre ci si può rivolgere diretta-mente alla sede regionale di ALAICisl Lombardia, Viale F. Testi, 42 ,Sesto S. Giovanni (Mi), Telefono02/24426259.

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Da parecchio tempo si diceche il Medico di MedicinaGenerale deve essere il

centro del Sistema Sanitario, mapoi, nella pratica, ne viene estro-messo ed espropriato da unaserie di circostanze che pocohanno a che vedere con la meraprofessione: la burocrazia, lostrapotere delle strutture ospeda-liere pubbliche o accreditate, unaserie di leggi e leggine che, sep-pure quasi sconosciute all’uten-za, di fatto limitano la libera scel-ta prescrittiva del medico, imedia che, millantando una dif-fusione dell’informazione sanita-ria tutto fanno tranne una educa-zione sanitaria corretta.Oggi, forse, si apre uno spiraglionuovo in questo non certo esal-tante panorama: sia a livello di

Piano Sanitario RegionaleLombardo (pur con tutte le lucied ombre che hanno accompa-gnato la sua travagliata stesura),sia a livello di Ministero dellaSalute (con la definizione deiLivelli Essenziali di Assistenza), sistanno gettando le basi per unaMedicina di Famiglia sempre piùsvolta in forma associativa. Nonsi tratta, come qualcuno teme, diuno stravolgimento del rapportofiduciario Medico-Paziente e

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CENTRO DI CURE PRIMARIE:

LA MEDICINA GENERALE

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quindi dell’essenza stessa dellaMedicina Generale, ma di realiz-zare quello stesso rapporto inmodo più completo, visibile esostanziale. Come? Attraverso la realizzazione diCentri Polifunzionali o di Centridi Cure Primarie, cioè la realizza-zione di un punto visibile ove piùmedici si riuniscono per svolgerela propria attività in forma orga-nizzata, avvalendosi del contri-buto di personale di studio edinfermieristico in modo da riuni-re gli sforzi e poter erogare al cit-tadino tutta una serie di presta-zioni che, nell’individualismo delproprio studio, non potrebberoessere realizzate, oppure avreb-bero costi di realizzazione inso-stenibili.

Infatti, la retribuzione del medi-co di Medicina Generale, nontutti ne sono a conoscenza, restaancora ancorata alla quota capi-taria, cioè una indennità omni-comprensiva (con tariffe che serapportate alla prestazione di unqualsiasi professionista farebbe-ro solo sorridere) mentre percontro le spese gestionali perambulatori (canoni di locazioneo acquisto, spese di attrezzatureecc.) sono salite vertiginosamen-te. L’alternativa risiede nella pos-sibilità di fare fronte comune,unire gli sforzi, condividere glispazi per ridurre le spese, condi-videre personale paramedico disupporto per poter effettuare, acosti ragionevoli, prestazioniaggiuntive di livello qualificante.

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Si pensi, solo per dare alcuniesempi, alla strutturazione diambulatori per i propri assistitidedicati alle patologie cronichedi maggiore incidenza (diabete,ipertensione, dislipidemie) conla possibilità di controlli anchestrumentali adeguati e suggeri-menti comportamentali; a cam-pagne vaccinali (come quellaantinfluenzale); alla strutturazio-ne di un centro prelievi per ipazienti dei medici aderenti algruppo; alla valorizzazione dellecompetenze scientifiche e speci-fiche dei medici aderenti l’asso-ciazione, alla possibilità di unacollaborazione con specialistiche condividono linee guidaterapeutiche di provata efficaciae validità: ciascuno, conoscendola realtà e le necessità in cuiopera, avrà modo di scegliere edorganizzare quanto riterrà piùopportuno. E che verso un futuro prossimo disiffatte dimensioni ci si stia muo-vendo, lo dimostra il fatto cheproposte di tal natura non vengo-no da questo o quello schiera-mento politico: la regione cheprobabilmente si trova più avantiin questo processo di trasforma-zione è l’Emilia Romagna. Aimedici si chiede lo sforzo, e non èpoco, di chiudere con un passatoglorioso per adeguarsi alle muta-te esigenze, di avere uno spirito

imprenditoriale che sino ad ogginon hanno mai sentito l’esigenzadi avere, di assumere con corag-gio un ruolo centrale nelle curesul territorio nell’interesse pro-prio e dei cittadini perché perico-lose “fughe in avanti”, che ditanto in tanto si ventilano, nontrovino spazio.E’ una sfida difficile ma esaltantedove una cosa è certa: non si puòstare alla finestra e vedere comeva a finire.

C.T.

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AMesero riapre l’antica chiesaparrocchiale in ricordo diGianna Beretta Molla.

Il Papa ha parlato di “un cantoalla vita” riferendosi alla sua esi-stenza. Nel 1994 Gianna BerettaMolla è stata la prima donnanella storia della chiesa ad essereproclamata Beata perché“mamma”. Ora proprio a Mesero,il paese dove esercitò la sua pro-fessione di pediatra, sorgerà unsantuario dedicato a lei. Il via ailavori è scattato in febbraio. Cosìgrazie al finanziamento regionaledi 130 mila euro, l’antica chiesarimasta chiusa al pubblico per 25anni, potrà riaprire i battenti.L’idea di un santuario dedicatoalla Beata, è nata nel 1996 ed hatrovato uno sponsor d’eccellenzanel cardinale di Milano CarloMaria Martini. Nel 1999 poi, si ècostituita la Fondazione che

porta il nome della pediatra e chesi occupa di diffondere la suamemor ia e i l suo esempio.Secondo don Giuseppe Colomboparroco di Mesero “Gianna hasaputo utilizzare elementi quoti-diani come lo studio, il lavoro, lafamiglia, lo svago, per arrivarealla santità”. E ancora: “Quandoha scoperto la sua vocazione dimoglie e madre, è stata capace diviverla con un atteggiamento digenerosità, estraneo all’egoismoche prevale nei nostri giorni”. Lostile di vita di Gianna BerettaMolla affascina ancora tante per-sone (credenti e atei) perchéancora così attuale e moderno.Da giovane, si dedicava al volon-tariato con le amiche dell’Azionecattolica e della San Vincenzo einsegnava catechismo. Avevatanti amici e un sogno: raggiun-gere suo fratello padre Alberto,

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Gianna Beretta Molla

Un santuario per laBeata

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missionario e medico in Brasile.Purtroppo però, la sua delicatasalute non le permise di trasfor-mare in realtà questo suo desi-derio. A 32 anni, la vita diGianna cambiò. Arrivò l’incon-tro con Pietro Molla nel 1954, equindi, il matrimonio e poi lamaternità. Nei sette anni tra-scorsi insieme, arrivarono i trefigli Pierluigi, Mariolina e Laura.Nel 1961, quando era di nuovoincinta, le fu diagnosticato unfibroma uterino. Vicina al partolasciò in testamento ai mediciqueste poche parole: “Se dovetescegliere tra me e il bimbo nonabbiate dubbi: scegliete, loesigo, il bimbo. Salvate lui”.Parole semplici di una mamma.

Ma anche parole piene di sacri-ficio, così piene, da trasformareuna vita “normale” in una vitada Beata.

La vita in pillole: Gianna Beretta Molla nasce il 4ottobre del 1922, decima di tre-dici figli. Terminato il liceo, silaurea in Pediatria e apre unostudio a Mesero. Intanto si dedi-ca al volontariato. A 32 anni l’in-contro con Piero Molla. I due sisposano nel 1955. Mentre aspet-ta il quarto figlio, le viene dia-gnosticato un fibroma uterino.Non vuole rinunciare alla gravi-danza. Muore il 28 aprile del1962, a sette giorni dalla nascitadi Gianna Emanuela. Il processo

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Panorama di Mesero, inizi anni ‘70

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di beatificazione viene avviatonel 1970 con Paolo VI. GiovanniPaolo II la proclama Beata il 24aprile del 1994.

Breve storia della chiesa dellaPurificazione della BeataVergine.Costruita prima del 1200, nel1517 fu affidata ai monaciCertosini di Milano che feceroeseguire diversi restauri. Nel1595 fu costruito il battistero, nel1683 l’edificio assunse le attualiforme barocche. Dal 1994, annodella beatificazione di GiannaBeretta Molla, sono stati più di350 i pellegrinaggi alla tomba

della Beata nel cimitero diMesero. Alla Fondazione e allaparrocchia, arrivano ogni annoda tutto il mondo, lettere indiriz-zate a lei per grazie ricevute o chechiedono conforto e preghiere. Ilsuo messaggio di speranza e difede, è giunto in 48 nazioni, finoall’isola di Pasqua. Portano il suonome 7 case d’accoglienza inItalia, Canada e Usa, oltre a 3scuole, 4 chiese e monasteri inItalia e in Brasile, associazioni dimedici, movimenti e circoli inUSA, Svizzera e Colombia.All’intervento della Beata è stataattribuita, nel 1977, la guarigioneimprovvisa di una donna in gra-vissime condizioni dopo unparto. Il Vaticano a tutt’oggi, stavalutando anche un altro mira-colo, avvenuto sempre in Brasilenel 2000, che le permetterebbe didiventare Santa.

Fabrizio Valenti

Mesero, Santuario dell’Addolorata e di S. Bernardo

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Via Pretorio, 3020013 - Magenta (MI)Telefono/Fax 02.97295339Telefono 02.97294243E-mail: [email protected]

PubblicitàRelazioni Pubbliche

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Paolo Angelo Ballerininasce a Milano il 14 set-tembre 1814, al civico3191 della contrada dei

Ratti (attualmente civico 3 di viaCesare Cantù), da Gaetano e RosaMiramonti, persone umili, ilpadre sarto e la madre collabora-trice domestica, provenientientrambi da Inveruno. E’ statobattezzato lo stesso giorno nellavicina chiesa di S. Sepolcro.

Orfano di padre, riceve laCresima dal cardinale GaetanoGaisruck nella chiesa di SanSatiro il 13 ottobre 1823, iscrittonel clero della parrocchia diSanta Maria Secreta avendovestito l’abito talare il 18 settem-bre 1828. Studia nelle scuolepubbliche di Sant’Alessandrop r i m a e p o i a l S e m i n a r i oArcivescovile di Monza. Si trasfe-risce, nel 1829, con la madre ed ilfratello Francesco Luigi nella

canonica della parrocchia SanMichele a Cantù, in provincia diComo, completando gli studi nelSeminario ArcivescovileMaggiore fino all’ordinazionepresbiterale il 16 luglio 1837 daparte del vescovo ausiliare diMilano Guglielmo Zerbi.Celebrerà la sua prima messa aCantù il 20 luglio.

L’arcivescovo di Milano,Gaisruck, fra i sacerdoti delladiocesi da inviare presso i lFrintaneum, prestigioso IstitutoSuperiore di studi religiosi aVienna, per il triennio accademi-co 1837-40 sceglierà PaoloBallerini e Carlo Raimondi. Dopoaver concluso il ciclo di studi, il 9settembre 1840 rientra in patrialaureato in teologia.

Il cardinale arcivescovo diMilano aveva palesato, quasi unanno prima, al rettore delSeminario, Luigi Gaspari, l’idea

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I travagli del Patriarcad’Alessandria d’Egitto

Paolo Angelo Ballerini ele sue origini inverunesi

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di inserirlo nell’organico deidocenti ed il Ballerini vi rimarràsino al termine dell’anno scola-stico 1856. Le sue doti vengonoapprezzate dal Gaisruck ed ecco-lo inserito, nel 1844, in una posi-zione delicata quale membrodella Commissione Ecclesiasticapreposta alla censura.

Il Ballerini è tra l’altro col-laboratore attivo sin dalla fonda-zione - (l’iscrizione al Registrodella Censura data 18 aprile1841) - del periodico ecclesiasti-co L’Amico Cattolico special-mente per quanto concerne laletteratura tedesca ed i movi-menti cristiani non cattolicid’oltralpe (protestanti e anglica-ni). Diverrà redattore responsa-bile nel febbraio 1850, carica chemanterrà sino alla chiusura delgiornale avvenuta alla fine deldicembre 1856.

L’ a r c i v e s c o v o C a r l oBartolomeo Romilli, malgrado ilBallerini avesse espresso nel 1852di “cercar posto presso una par-rocchia in campagna”, lo vollecon sé nella amministrazionediocesana: gli dette un posto nelCapitolo Metropolitano convin-cendo il duca Tommaso AnselmoGallarate Scotti a concedergli ilCanonicato ordinario di patrona-to, rimasto vacante per rinunciadel fratello Pio.Il Ballerini accompagneràl’Arcivescovo di Milano a Vienna,il 21 aprile 1854, per le nozze

dell’Imperatore Francesco Giuseppecon Elisabetta di Baviera ed aRoma, nel dicembre dello stessoanno, per la proclamazione deldogma dell’ImmacolataConcezione.

Nominato provicario del-l’arcivescovo Romilli il 27 dicem-bre 1855, diviene Vicario genera-le il 6 aprile 1857. L’intensa atti-vità del periodo curiale è bendocumentata nel carteggio uffi-ciale degli arcivescovi di Milanodagli anni 1855 al 1859.

Prende parte attiva nellediscussioni delle norme attuatti-ve del Concordato firmato il 14agosto 1855 tra la Santa Sede el’imperatore Francesco Giuseppee partecipa alle conferenze epi-scopali di Vienna nella primaveradel 1856. L’11 aprile di quellostesso anno assume l’incarico diassistente spirituale delle Figliedella Carità (Canossiane).

Il Romilli, pur di tenerseloappresso, gli fa perdere le occa-sioni di essere nominato vescovoa Bergamo, Como e Pavia ed allamorte dell’arcivescovo di Milano,avvenuta il 7 maggio 1959, ilCapitolo Metropolitano elegge ilvescovo Carlo Caccia DominioniVicario generale capitolare.

C o m e p r e v i s t o d a lConcordato austriaco in vigore ,il ministro del Culto su ordined e l l ’ i m p e ra t o re Fra n c e s c oGiuseppe, il 7 giugno 1859, nomi-na Paolo Ballerini arcivescovo di

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Milano. Pio IX nel Concistoro del20 giugno 1859 confermerà lanomina del Ballerini per Milano,del preposto di San Giorgio,Carlo Macchi, per Crema e la tra-slazione da Crema a Pavia diPietro Maria Ferrè.

Comincia così per i lBallerini il calvario. Sentendosiindesiderato dai milanesi, i qualiavevano associato la sua nominaad una imposizione del cessatogoverno (gli austriaci avevanolasciato Milano dopo la battagliadi Magenta del 4 giugno riparan-do a Verona), il Ballerini si rifugiail 26 giugno in casa del contePaolo Taverna. Successivamente

passa al Seminario Maggiore, poiin quello arcivescovile di SanPietro Martire a Seveso ed il 6luglio si ritira a Cantù.

L’arcivescovo “negato”prende alloggio in casa Peregalli-Valtellina a Cantù sotto la giuri-sdizione della parrocchia di SanMichele, a lui cara per avervi tra-scorso l’adolescenza.Il 1° agosto 1859 presenta formal-mente al cardinale Antonelli ledimissioni che non vengonoperò accettate dal pontefice. Levicende diventano sempre piùpesanti ma il Papa non vuolerinunciare al Ballerini: il 4 luglio1860 il presule prende possesso,

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Boris Brusa, il Patriarca Ballerini e la prima sede del Collegio a lui dedi-cato nel 1998.

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per procura, della diocesi diMilano con ostensione del Brevedi Pio IX. La vicenda avviene inmodo insolito: l’uditore dellaSacra Rota per la Lombardia,Francesco Nardi, per la trasmis-sione dei documenti e la conse-gna del pallio al Ballerini coinvol-gerà tre prelati britannici diWestmister.

Nel la notte tra l ’8-9dicembre 1860 il Ballerini vienec o n s a c r a t o v e s c ov o n e l l aCappella Superiore della Certosadi Pavia dal vescovo vicarioCaccia. E’ a tutti gli effetti arcive-scovo consacrato ma “impedito”ad esercitare da parte del gover-no del re. Il Ballerini nomineràsuo Vicario generale il Caccia checesserà così di essere vicariocapitolare, anche se per il gover-no italiano rimarrà sempre tale. Ilneo arcivescovo continuerà avivere in esilio volontario, relega-to a Cantù.

Nell’avvicinarsi della festadello Statuto del 1861, onde evi-tare rimostranze, così come ilCaccia che aveva abbandonatol’arcivescovado per rifugiarsi aVilla Paradiso di Cornate d’Addaprima e poi nel Seminario arcive-scovile di Monza, il Ballerini il 14maggio 1861 ripara a Bigorio nelCanton Ticino in Svizzera. Saputodella presenza del prelato alcunimembr i del Gran Consigl ioFederale, il 29 maggio, presenta-no una mozione tendente alla

sua espulsione, ma nessuna deci-sione verrà presa in propositoperché la vertenza fu rinviatasine die. Il Ballerini ritorna spon-taneamente a Cantù nei primigiorni di luglio.

I l 24 settembre 1861muore a Venezia il patriarcaAngelo Ramazzotti. Essendo ilVeneto sotto il dominio austria-co, a Vienna si pensa di togliere ilBallerini da Milano, ma Pio XI,per non pregiudicare la sua poli-tica non consente la traslazionedell’arcivescovo preconizzato.

Un lutto colpisce la suafamiglia: muore ad Inveruno, il17 maggio 1862, il fratello sacer-dote, Francesco Luigi, da tempoammalato e accreditato qualeconfessore della locale parroc-chia San Martino.

Altri problemi sorgonoper il presule alla morte del pre-posto parroco di San Paolo diCantù, Giovanni Videmari, nelgiugno 1893. Si palesa la possibi-lità che il precedente prevosto,Carlo Annoni, rimosso nel 1853per Vittuone, possa ritornare.Questi infatti fomenta la popola-zione che si schiera contro ilBallerini.

L’arcivescovo si trasferi-s c e q u i n d i i n c a n o n i c a aVighizzolo dal l ’amico El iaPatterini e vi rimarrà sino alluglio 1868.

Il vescovo vicario, CacciaDominioni, muore il 6 ottobre

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1866 a Cornate d’Adda. La situa-zione della diocesi è anomala, ilCapitolo considerandola “vacan-te” e non “impedita”, stante ilfatto che le vicende della presa dipossesso da parte del Ballerini ela sua conseguente consacrazio-ne erano state tenute segrete pertimore di ritorsione da parte delgoverno italiano, nomina il suc-cessore del Caccia nella personadi Filippo Carcano.

Altri fatti faranno accele-rare l’accordo tra la Santa Sede edil governo del re: nel Concistorodel 17 marzo 1867 Pio IX, dopoaver finalmente accettato le rei-terate dimissioni del Ballerini, lo

promuoverà alla sede patriarcaledi r i to lat ino d’Alessandr iad’Egitto in partibus infidelium etraslerà, dalla sede di CasaleMonferrato a Milano, LuigiNazari dei conti Calabiana.

Il Ballerini va a Roma perla festa centenaria degli apostoliPietro e Paolo. Pio IX accetta lesue suppliche: gli concede ladispensa della residenza romanaper assistere l’anziana madre e gliconsente di mantenere la renditache gli viene dal patronatoG a l l a r a t i S c o t t i d e l l aMetropolitana con la dispensa difrequentazione del coro.

I l Patr iarca r imane a

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Oggetti appartenuti al Patriarca Ballerini (Archivio Capitolare,Seregno).

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Vighizzolo di Cantù in attesa cheVittorio Emanuele II ratifichil’accordo e questo avviene solol’anno dopo, precisamente il 5marzo 1868.

Pur conservando con lamadre la residenza a Milanosotto la giurisdizione della par-rocchia di Sant’Alessandro, ilBallerini, il 3 luglio 1868, va adabitare a Seregno nella casa delconte Dell’Orto, di proprietàA b b i a t i , i n p i a z z e t t a d e lL a z z a r e t t o ( a t t u a l e v i aLamarmora), fino a quando inobili Caponaghi gli allestisconoun appartamento più decorosoin via Cavour.

I l p r e v o s t o S a v e r i oC o m e l l i e d i l c o a d i u t o r eGiuseppe Villa lo accoglierannocon deferente ossequio, ma ilPatriarca si comporta come uncomune sacerdote aiutandolinell’ordinaria gestione della par-rocchia San Giuseppe.

A Montesiro, nella pievedi Besana Brianza, il 3 giugno1868 si era riunito un nucleo direligiose appartenenti allaCongregazione del PreziosoSangue (Preziosine). Il Ballerini,essendovi ricoverata la zia mater-na, Barbara MassimillaMiramonti dà i denari per acqui-stare l’alloggio, essendo statesfrattate, e non ne volle sapere diessere risarcito perché “stracciòtutte le obbligazioni delle suoreper non ritenersi altro titolo di

benefattore, ma si fece promette-re che esse avrebbero conservatoe dato incremento all’operabenefica da lui stabilita inMontesiro”.

Ma le aspirazioni delPatriarca furono disattese perchéil monastero fu venduto nel 1945e demolito per costruirvi unsalumificio. Le religiose hannogestito l’asilo infantile, dedicatoal nobile Gianfranco Prinetti,sino all’estate del 1999.

Par tecipa al Conci l ioVaticano I partendo per Romanel novembre 1869 e ritorna aSeregno nell’estate del 1870.

L’8 maggio 1880 accoglienella sua casa a Seregno MadreMaria Teresa Lamar e due religio-se fuggite da Sulmona . Con que-ste fonda il primo nucleo delleBenedettine Adoratrici Perpetuedel SS. Sacramento, che nell’esta-te si trasferiscono in un caseggia-to più grande ubicato in ViaLazzaretto, nella piazzetta, ospitidi don Giuseppe Silva, parroco diGiussano.

La Lamar muore il 21 giu-gno 1882. Il Ballerini si sobbar-cherà l’onere della costruzionedel nuovo monastero acquistan-do nel 1884 un terreno dall’ospe-dale Maggiore di Milano, nel 1887le Benedettine potranno entrareed inaugurare la cappella dedica-ta alla Sacra Famiglia. Il Patriarcafa aggregare il cenobio seregnesea quello di Arras.

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Alla mor te del Bal ler ini , leBenedettine seregnesi sotto lag u i d a d e l l a n u o v a p r i o r a ,Caterina Lavizzari, in seguito acontrasti con la casa francese diArras, abbandonarono il cenobiotradendo le promesse fatte alPatriarca sul letto di morte.Riscattarono l’immobile nel 1919e lo vendettero ad un altro ordi-ne, quel le del le Adoratr iciPerpetue del SS. Sacramentonote come Sacramentine.

Il Ballerini volle affiancarealle Benedettine dei religiosi chepotessero assistere i giovani ope-rai che già dal 1872 vivevano incomunità a Seregno, sotto lag u i d a d e l c o a d i u t o re d o nAntonio Cantù, in alcuni localidel l ’Orator io San Rocco diSeregno. L’istanza fu peroratadalla priora delle Benedettine,Scolastica Sala, ed il 1° agosto1884 veniva costituito il primonucleo dei monaci BenedettiniOlivetani.

Il Patriarca si era inte-ressato all’acquisto del terrenosu cui edificare il nuovo mona-stero e l’annessa abbazia, così il12 maggio 1892 il Ballerini posela prima pietra e nel 1894 labenediceva, ed il 23 ottobre 1895i l cardinale arcivescovo diMilano, Ferrari, la consacravasolennemente.

In o c c a s i o n e d e l I VCentenario dell’apparizionedella Madonna del Sasso a

Locarno, il Ballerini, il 15 agosto1880, incoronerà solennementela Beata Vergine e secondo ilmandato del vescovo di Como,Pietro Carsana, amministrerà laCresima nei maggiori centri delCanton Ticino.

Rientrerà a Seregno il 24settembre e la sua attività conti-nuerà ad essere intensa. IlBallerini si era messo da subito adisposizione del Calabiana che,in un primo momento mostròdiffidenza, poi, anche a causadella salute malferma, lo incaricòdi supplirlo sia nelle ordinazioniche nella amministrazione delleCresime.

L’ A r c h i v i o S t o r i c oDiocesano di Milano, in collabo-razione con l’associazione iQuaderni della Brianza ha fattoin tre diversi momenti un censi-mento dei documenti ballerinia-ni presenti negli archivi parroc-chiali, consigliando soprattuttolo spoglio dei registri delle cresi-me: ne è uscito un fitto calenda-rio di presenze in tutta la diocesidi Milano.

Nell’approntare la minu-ziosa cronologia balleriniana c’èda restare stupiti per l’eccezio-nale mole di fatiche pastorali(cresime, cicli di predicazioni,consacrazioni di chiese, ordina-zioni di preti, ecc.) portate avan-ti dal Patriarca in ausilio del-l ’arcivescovo Luigi Nazar id i Calabiana e del cardinale

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Andrea Carlo Ferrari.Il Calabiana muore il 23

ottobre 1893 ed il Ballerini recital’elogio funebre e partecipa allariunione del 26 ottobre delCapitolo metropolitano per eleg-gere il Vicario capitolare.

Papa Leone XIII trasleràda Como il cardinale AndreaFerrari che prenderà possessodella diocesi di Milano il 3novembre 1894, il Patriarca loaccoglie alla presenza del Vicariogenerale, Angelo MeravigliaMantegazza.

I rapporti del Ferrari conil Ballerini sono confidenzialicome dimostra l’interventorichiestogli il 18 dicembre 1895per convincere don Giuseppe

Lovati, assistente del Circolo cat-tolico seregnese, ad accettarel’incarico di vicario spiritualenella parrocchia di Arcore.

Il Ballerini morirà il 27m a r z o 1 8 9 7 e s a t t a m e n t etrent’anni dopo la sua nomina aPatriarca.

Per quanto riguarda i rap-porti con Inveruno, paese d’ori-gine dei genitori, esistono alcunetestimonianze.

Don Luigi Sacchi, il 15gennaio 1994, riferisce “che laloro dimora fu Milano e qui pas-savano le vacanze a detta dei vec-chi inverunesi: sono tradizioniorali dimenticate”.

Don Piero Bonfanti, il 24febbraio 1994, riferisce di aver

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Pantofole indossate dal Patriarca Ballerini (Archivio Capitolare,Seregno)

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raccolto queste confidenze dalparroco di Inveruno, Gilardi,morto nel 1952: “[...] Il Patriarcaconcepito a Inveruno era nato aMilano dove nel frattempo sierano trasferiti i genitori. [...] nelsoggiorno a Vienna, dove erastato chiamato a frequentarel’Università, era dall’imperatorefrequentemente invitato a tavolae con lui parlava di argomenti difede, di politica e sociali. [...] lacasa dei Ballerini si trova sull’an-golo tra via Solferino e piazzaCrocefisso.

E’ una villa che ha, miricordo, sulla facciata una terra-cotta riproducente un santo. E’stata venduta circa quattro annior sono ad un certo LongoniBiagio; non so se è ancora di suaproprietà. [...]”. Il Bonfanti ricor-da altresì di aver visto appeso neilocali parrocchiali una “foto condedica del Patriarca, inviata alparroco di Inveruno Don VittoreBombelli”.

Il Ballerini si recherà adamministrare la Cresima nellaparrocchiale il 23 luglio 1888 a238 maschi e 236 femmine comerisulta dal registro conservatonell’archivio.

Il Consiglio Comunale diInveruno nella seduta del 6dicembre 1974 ha deliberato diassegnare alla via che va “da viaPalestro a Sud fino alla proprietàMarcora” la denominazione diVia Card. Ballerini tenuto conto,come risulta dalla testimonianzadel card. Camillo Caccia, chequesta nomina rimase “in pecto-re” a Leone XIII.

Franco Cajani

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Medaglia commemorativa eseguitanel 1997 da Floriano Bodini per ilcentenario della morte

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In provincia di Varese, a dodi-ci chilometri a sud dell’omo-nimo lago, esiste un bacino,

ora prosciugato ma un tempooccupato da una palude formatadalle acque di dilavamento pro-venienti, nei periodi di pioggia,dalle basse colline morenichecircostanti: la Lagozza. Esso èsituato a circa un chilometrodall’abitato di Besnate, a nord-ovest, in località Centenate.Questa conca che, con quelladella vicina Lagozzetta, dovevaessere stata un tempo il bacinopiù meridionale del gruppo deilaghi del Varesotto formatisi inseguito all’ultima glaciazione,ospitò circa 5.000 anni fa, e piùprecisamente attrono al 2.800a.C., un insediamento palafitticoattribuibile al Neolitico recente,cioè alla fase finale dell’Età dellaPietra, di particolare importanzaper lo studio della preistoria non

solo italiana ma anche europea.Il bacino naturale della Lagozzaera da sempre un luogo abban-donato a se stesso, acquitrinosoe di conseguenza malsano. Così,nel 1875, il conte Carlo OttavioCornaggia Castiglioni, divenutoproprietario dell’area, decise diiniziarne la bonifica per renderlacoltivabile facendone asportareil materiale torboso, allora pre-zioso combustibile, che ricopri-va con un abbondante strato ilfondo del bacino. Fu propriodurante tali opere che venneroalla luce le prime testimonianzedell’antico insediamento:manufatti in selce, frammenti diceramiche e legni lavorati.Continuando poi i lavori disbancamento della torba verso ilcentro dell’invaso, dove il livellodelle acque stagnanti era mag-giore, fu necessario procedereallo scavo di un canale di deflus-

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L’insediamentoPreistorico della

Lagozza di Besnate

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so delle acque verso la sotto-stante valle. Fu eseguendo talilavori che, nel 1877, venneroaccidentalmente alla luce iprimi pali che testimoniavanol’esistenza della palafitta.Questa scoperta attirò l’interes-s e d e l c o n t e C o r n a g g i aCastiglione, che intensificò le

ricerche e raccolse ilmateriale archeolo-gico man mano cheveniva alla luce: èsenz’altro a lui chespetta il merito del-l’individuazione del-l’abitato palafittico-lo. Egli donò poi, nel1879, tutti i reperti alneo costituito MuseoCivico di Como e, inparte, al Museo diStoria Naturale diMilano. Ciò permisedi rendere nota lascoperta ai più emi-nenti studiosi delmomento.Nella primavera del1880 le ricerchefurono condotte dalprof. I. Regazzoni,seguito dai professo-ri P. Castelfranco e F.Sordelli: fu allorache, sulla base dellapresenza di palilignei non scortec-ciati conficcati verti-calmente, venne loca-

lizzata la palafitta. Il depositoarcheologico si presentava in uneccezionale stato di conserva-zione, in quanto il sovrastantestrato di torba lo aveva protettoda ogni manomissione. A l Regazzoni dobbiamo unadettagliata relazione sulla suc-cessione stratigrafia del bacino,

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Carta topografica dell’area della Lagozza diBesnate con inserito, schematicamente, l’insedia-mento palafittico.

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nonché una descrizione ed unaprima catalogazione dei mate-riali rinvenuti: si trattava dimateriali ceramici quali tazze,scodelle, piatti,ecc., fusaiole,manufatti in pietra ed in legno,quali tavole dell’impalcato ed unsingolare pettine da tessitore,oggi conservato al MuseoArcheologico di Como. Il Sordellirinvenne anche resti di diversespecie di frumento, di orzo, lino,nonchè ghiande di quercia, noc-ciolo, semi di mela.I sopraluoghi e le ricerche termi-narono verso il 1885, quandocessò l’estrazione della torba.Solo molto più tardi, nella pri-mavera del 1953, il prof. OttavioCornaggia Castiglioni, discen-dente del primo proprietario,condusse importanti sondaggistratigrafici all’interno della tor-biera con la collaborazione delGruppo Grotte di Milano ed inaccordo con la SopraintendenzaArcheologica della Lombardia.Basandosi sulle testimonianzelasciate dal Ragazzobi, si scava-rono alcune trincee esplorativenella presunta area un tempooccupata dall’insediamento: isondaggi interessarono unasuperfice di 18 mq. e permiserodi accertare la successione stra-tigrafica del fondo del bacino e,in base alla quantità dei pali rin-venuti, ipotizzare la forma el’entità dell’insediamento.Furono queste le ultime ricerche

effettuate alla Lagozza. Più tardi,nel 1967, data l’importanzaarcheologica del sito, il bacino,in base alla legge 1089 del 1939,veniva vincolato e destinato aprato stabile con proibizione diogni scavo.In base ai sondaggi effettuati edalle relazioni dei primi ricercato-ri ottocenteschi, in particolaredel Regazzoni, il bacino occupa-to dalla torba si estendeva percirca 40.000 mq., dei quali circa2.400 erano interessati dallapalafitta che sorgeva al centro edaveva una forma rettangolare dicirca 30 x 80 metri, con l’assemaggiore orientato in direzionenord-sud. I pali avevano la parteinferiore aguzza, avevano undiametro di circa 15 cm., eranomediamente lunghi 1,50 metried erano infissi per circa 70 cen-timetri. Pertanto il bacino origi-nariamente avrebbe avuto unfondale di circa 50-70 centime-tri, prettamente tipico di unambiente paludoso.Il prof. Giampiero Guerreschi,che studiò a fondo la Lagozza diBesnate, ipotizzò che il villaggiofosse formato da 70 capanne aforma circolare, di metri 5 di dia-metro, disposte su cinque filelungo il lato più corto della pala-fitta e distanziate di circa unmetro l’una dall’altra. Supposeinfine che, centralmente e paral-lelamente al lato maggiore, vifosse un corridoio di disimpe-

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gno della larghezza di metri 5.Ipotizzò poi che ogni capannafosse stata abitata da circa cin-que individui, per cui ne risulte-rebbe una comunità compostada circa 350 individui. In veritàdoveva trattarsi di un agglome-rato umano ben più modesto, diun esiguo raggruppamento dipersone dedite ad attività pacifi-che e sedentarie, che, per l’am-biente caldo umido non certoottimale, poteva forse contaresolo su poche decine di elemen-ti validi.Lo stanziamento della Lagozza,come testimoniato dallo scarsospessore del livello archeologico,ebbe purtroppo breve vita. Durò

solo poche generazioni, poi fuabbandonato probabilmente inseguito ad un incendio. La pala-fitta venne così pian piano som-mersa dalla palude e dalla torba,finchè, dopo millenni, fu occa-sionalmente riportata alla lucealla fine del secolo scorso.

Angelo Puricelli

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Aspetto attuale del bacino della Lagozza di Besnate

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Il Naviglio Grande è una zonaricca di attrattive culturali enaturali.

Nei week-end, l'alzaia si animadi gente, a piedi o in bicicletta, acavallo o in canoa, oppure dedi-ta, in tutta tranquillità, allapesca.Passeggiando si possono, così,ammirare il lento e rasserenantefluire delle acque del Naviglio, lesue artistiche ville, vecchie resi-denze di campagna delle nobilifamiglie milanesi, gli alberi disambuco, robinia e pioppi checosteggiano il canale per buonaparte del suo corso. La costruzione del NaviglioGrande risale al XIl secolo, preci-samente inizia nel 1172, quandoparecchi uomini, con la nudaforza delle braccia e il solo ausi-lio di picconi, incominciarono

gli scavi. A Tornavento, permezzo di una diga, si deviò ilcorso del Ticino incanalandoloverso Turbigo. Il Naviglio, originariamente pro-gettato per l'irrigazione deicampi, fu anche utilizzato per iltrasporto di materiali, legno, ali-menti e bestiame. Il suomomento di massimo splendorecoincise, però, con il periodo dicostruzione del Duomo diMilano. Per quasi cinque secoli,dal 1386 al 1913, sulle sue acque,si effettuò il trasporto dei marmiper la fabbrica del Duomo. Dallecave di Candoglia, presso il lagoMaggiore, su tipici barconi, imarmi giungevano alla darsenadi Porta Ticinese e, quindi, alcentro di Milano. I barconi parti-vano anche dalle cave contigueal canale, carichi di sabbia e

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Lungo l’alzaia del Naviglio Grande:da Cassinetta di Lugagnano a

Tornavento, costeggiando la partemeno urbanizzata del canale

IL NAVIGLIO GRANDE

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ghiaia e arrivavano a Milanosfruttando la corrente favorevo-le. Al ritorno, risalivano la cor-rente, in lunghi convogli, traina-ti da cavalli e, più recentemente,da trattori. Il Naviglio, come via fluviale dinavigazione, alterna periodi digrande fortuna a periodi negati-vi. Durante la seconda guerramondiale fu, per esempio,importante via di comunicazio-ne, visto la precaria condizionedi strade e ponti, presi d'assaltodai bombardamenti degli alleati.Nella seconda metà degli annisettanta, il continuo aumentaredei costi di trasporto sancisce ladefinitiva fine del canale comearteria di comunicazione. La suafunzione diviene quindi quella

per cui fu originariamente pro-gettato: l'irrigazione, grazie allaquale il Naviglio ha continuato avivere, evitando la coperturatoccata al canale nella cerchiainterna milanese nel 1930. Lafunzione attuale del canale,invece, deve essere quella di col-legare, grazie alle sue piste cicla-bili, la città di Milano con ilParco del Ticino. Verso la fine degli anni ottanta larealizzazione di piste ciclabili,lungo l'alzaia, è stato uno deiprimi obiettivi del Parco delTicino. Il progetto contemplavapure il rinfoltimento delle zonebosco e limitrofe, I'allestimentodi tabelloni didattici, di aree disosta attrezzate con panchine etavolini e l'apposizione di cartel-

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Robecco sul Naviglio

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li segnaletici: obiettivi ottima-mente conseguiti. Il veroNaviglio, quello che ci riportanel passato, si può dire che iniziproprio a Cassinetta diLugagnano. L'alzaia è chiusa al traffico dimezzi motorizzati; case e stradelasciano posto a cascine e campicoltivati. A lato del Naviglio unavegetazione, per la maggiorparte spontanea ci accompagnaper tutto il percorso.Questo paesino fu uno dei luo-ghi di villeggiatura preferiti dallefamiglie nobili. Dal pontedi Cassinetta spicca lamole di villa ViscontiMaineri. La costruzione,purtroppo in stato di avan-zato degrado, risale al cin-quecento anche se ha usu-fruito, in seguito, di ulte-riori ampliamenti e modi-fiche, come l'oratorio pri-vato, che le hanno fattoassumere la forma esteticaattuale che si può definiredi stile “BarocchettoTeresiano". Sul lato opposto sonosituate la villa Kretzlin, cheospita oggi il famoso risto-rante per "golosi facoltosi",e la statua di S. Carlo.Proseguendo, lungo l'al-zaia, da Cassinetta versoRobecco, lasciando sullanostra destra villa ViscontiMaineri, il percorso diven-ta isolato e selvaggio finoa l l ' i m b a rc a d e r o d e l l a

Sirenella di Gromo di Ternengoda dove si scorgono le primecase di Robecco sul Naviglio.Sulla sinistra, si possono ammi-rare villa Gandini, il ponte pedo-nale, detto degli scalini, e i tor-rioni di villa Archinto. Villa Gandini, meglio conosciutacome villa Gaia per le sontuosefeste che era solita ospitare, èsicuramente una delle costru-zioni meglio conservate delNaviglio. Il nucleo principaledella residenza risale al cinque-cento.

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La cascina Rubone a Castelletto di Cuggiono

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Il vicino palazzo Archinto versa,purtroppo, in pessime condizio-ni, destino segnato per un'operaarchitettonica mai portata a ter-mine. Pedalando per alcuni minuti, siattraversa il ponte di Robecco e,svoltando subito a destra si pro-segue sull'alzaia fino a raggiun-gere Ponte Vecchio di Magentadove, nella villa Castiglioni, èsituata la sede del Parco delTicino. Superato il ponte, subito sullasinistra, prosegue l'itinerarioche, dopo Ponte Nuovo diMagenta, giunge al caratteristicopaesino di Boffalora Ticino, il cuicentro storico è adagiato sulNaviglio che divide l'abitato indue parti. Il paese è legato a una delle

immagini più caratteristiche delNaviglio: quella del "Barchett deBufalora", ricordato, secondo latradizione ulteriormente ali-mentata dalla famosa comme-dia di Carlo Righetti, come sefosse l'unico mezzo fluviale perchi volesse raggiungere Milanoin modo economico e tranquillo.In realtà i barconi per il traspor-to di persone erano parecchi epartivano da tutti i paesi delNaviglio. Attraversato il ponte, superate leultime case, la ciclabile, purdelimitata da boschetti di robi-nie e sambuchi, spazia, soprae-levata, su ampie distese dicampi coltivati. Ad un ampia insenatura si pos-sono vedere i vecchi silos dellacava Cormani, per il carico di

sabbia e ghiaiadei barconi e,poco oltre, neipressi del pontedell'autostra-da Milano-T o r i n o , u nlungo anticopor t ico, daipiloni in cottoe tetto a coppi,ove venivanoricoverate leb a rc h e p e rla manuten-zione.Dopo pochep e d a l a t e, s ig i u n g e a l l e

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Uno dei barconi del Naviglio Grande

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p r i m e c a s e di Bernate Ticinocon un pittoresco laghetto,attraversato da chiassose anatree cigni. Dopo il ponte di BernateTicino, sulla sinistra, spicca ilcomplesso della canonica di S.Giorgio, costruita probabilmen-te tra il 1450 e il 1500 e, sulladestra, si può osservare uno deitratti urbani più caratteristici diquesta parte di Naviglio Grande,con le abitazioni che lambisco-no direttamente le acque delcanale, annullando così ognidistanza con la riva.Improvvisamente, da folti grup-pi di alberi, spunta la sagoma diuna torre: siamo alla cavaRubone, composta da più edifi-ci, purtroppo in avanzato statodi degrado. Rubone è un rarissimo esempiodi villaggio cascina, risalenteprobabilmente al quattrocento.Siamo ormai in vista diCastelletto di Cuggiono domina-to dalla mole di Villa Clerici,caratterizzata dalle due torrette,poste alle sue estremità e dallamaestosa scalinata che degradafino al Naviglio. La villa fu costruita, probabil-mente sulle fondamenta di unforte e rimase di proprietà dellafamiglia Clerici fino alla fine del-l'ottocento. Contiguo alla villa, sinota il vecchio lavatoio cheErmanno Olmi utilizzò comeimbarcadero nel film "L'alberodegli zoccoli". Superato l'anticoapprodo di una cava, dove sono

ancora visibili i vecchi barconi,si prosegue visitando una zonaselvaggia, caratterizzata da unavegetazione molto folta. Ognitanto appaiono, da un lato o dal-l'altro del canale, case e cascinefino a giungere in vista dellacentrale elettrica di Turbigo,superata la quale si arriva ai restidell'antica dogana, visibili sullasinistra. Poco oltre il ponte di Turbigo, laciclabile diventa sterrata condu-cendoci in una zona, vicinissimaormai a Tornavento, classificatacome "riserva-orientata" delParco del Ticino, ove, oltre allacaccia, per l'acqua alta solopochi centimetri è proibitaanche la pesca. Una diga, poco prima del ponte,ci segnala la vicinanza della cen-trale elettrica di Tornavento chesi raggiunge, in breve, semprecosteggiando il canale su unastrada stretta e asfaltata.L'itinerario è preferibilmenteda percorrere in bicicletta. Laciclabile, da Cassinetta diLugagnano a Tornavento, èlunga circa 30 km. Lungo il percorso si alternanotratti asfaltati e sterrati, comun-que sempre facilmente percorri-bili in un tempo di circa due ore.

Camillo e Cesare Re(foto di Cesare Re)

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Chi siamo: “Pane e Mate"è un gruppo teatrale consede a Milano nato dal-l'interscambio culturale

tra diverse etnie (Italia,Argentina, Spagna), che porta daanni le proprie produzioni ed ipropri laboratori di educazioneambientale nelle scuole diMilano, riscuotendo graditiapprezzamenti da parte dei bam-bini e delle insegnanti.La diversità come elemento difondo ha indirizzato la nostraricerca espressiva verso distintetecniche di animazione (daburattini a guanto a pupazzi ingomma piuma articolati,maschere, marionette in legnoetc...), dove l'esplorazione e laconoscenza sono il fulcro di unpercorso creativo che pone parti-

colare attenzione all'aspettosonoro del linguaggio scenico. In un ecosistema minacciatocome il nostro diventa semprepiù urgente che l'economiaambientale sia riconosciutacome valore fondante del futurodi ciascuno. Noi crediamo chel'esplorazione e il riciclo delmateriale di recupero, come per-corso creativo vissuto, possanoassociare una condotta ecologicaad un esperienza magica cheguarda allo sviluppo creativodella fantasia del bambino.Oggetti inutili ed abbandonatitornano pian piano a vivereattraverso le nostra capacitàinventive e la nostra voglia difare, per assecondare il nostrobisogno di esprimerci e comuni-care, per creare quel momento

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A Fallavecchia di Morimondo

Teatro Laboratorio di

figura Pane e Mate

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magico in cui grandi e piccinipossono incontrarsi, credere esognare.

Una premessaDall’inizio dell’era industriale lanostra corsa per adeguarci comeuomini al progresso tecnologicoha indubbiamente provocato innoi un profondo disagio: uno deimotivi sta forse nel cambiamentodel valore del tempo, nell’ansiache ci prende per arrivare sempreprima, quando invece le risposteche cerchiamo, i nostri progetti ele nostre necessità avrebberobisogno di un tempo diverso, piùlungo e flessibile, realmente vis-suto insieme a chi ci sta intorno.Uno dei luoghi in cui questanostra incapacità di appropriarcidel nostro tempo si esprime conmaggior evidenza è la città dioggi, la metropoli urbana.Soprattutto qui troppo spessomancano ormai reali occasioni dicomunicazione e di incontrosolidale, come quelle che esiste-vano un tempo nell’antico borgo:le opportunità cioè di vivere,lavorare, incontrarsi, giocareinsieme, in un ambiente a misurad’uomo e di bambino, dove lanatura sia veramente parte inte-grante del tutto.Per questo la nostra compagniaper diversi anni ha operato anchepresso una cascina in provinciadi Varese (Casale Litta), offrendo

alle scuole materne ed elementa-ri i suoi spettacoli e i suoi labora-tori creativi in uno spazio più "amisura di bambino", dove erapossibile sperimentare almenoper un giorno un "tempo" diver-so, animato da personaggi magi-ci, venendo a contatto direttocon un luogo denso di memorie,discendente diretto di una cultu-ra popolare e contadina di cuisempre più stiamo perdendo ilsapore.I bambini, accompagnati dainostri personaggi fantastici,imparavano a conoscere da vici-no l’ambiente naturale del posto(flora e fauna) e le trasformazionioperate su questo dall’uomo(culture tradizionali, lavorazionialimentri etc…) insieme alle leg-gende e ai racconti che la tradi-zione popolare dedica sempre aisuoi luoghi.Rifacendosi a quest’esperienza,Pane e Mate ha deciso di pensareuna Scuola della Fantasia a misu-ra di bambino, affittando i localid e l l a e x s c u o l a m e d i a d iFallavecchia ed aprendo una col-laborazione con il Comune diMorimondo. Questi spazi sono infase di ristrutturazione, e la strut-tura da settembre potrà ospitarecirca cento bambini al giorno.Il nostro intervento vuole creareun punto di riferimento per geni-tori, insegnanti e bambini, maanche per gli abitanti del borgo

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ed i soggetti sociali interessati aduna collaborazione. Allo stessotempo vuole essere un “officinacreativa” che sia la base per l’or-ganizzazione di eventi teatrali edi spettacolo in genere e labora-tori sul territorio e sull’ambiente.Il suo porsi all’interno di un vec-chio borgo contadino ancora inattività inoltre, e la sua vicinanzacon un antico luogo di culturacome l’abbazzia di Morimondofa si che si sviluppino propostediverse ma legate ad un filo con-duttore comune, e cioè la valoriz-zazione di un territorio e dellasua cultura del tempo.Il progetto di rinnovamentointerno della scuolaPane e Mate ha allestito nei loca-l i del la ex scuola media diFallavecchia una serie di labora-tori permanenti che permette-ranno concretamente tutte le sueattività sul territorio. E cioè:- laboratorio di sartoria e costumi- laboratorio musicale- laboratorio di scultura e costru-zione burattini e pupazzi- laboratorio con materiali natu-rali- sala prove e allestimenti.La scuola potrà anche ospitarecorsi di aggiornamento perinsegnanti legati a diverse tema-tiche quali il recupero dellaconoscenza dei giochi di corte ecortile, dei burattini, dei canti,filastrocche e ninne nanne

della tradizione popolare.Sarà inoltre a disposizione pereventi speciali da concordare.

Le attività in FallavecchiaUno spazio particolare è dedica-to all’educazione ambientale peri piccoli (scuola materna e primoe secondo ciclo elementare) siaattraverso l’esplorazione e il riu-tilizzo dei materiali di recuperoin laboratori creativi che attra-verso laboratori di educazioneambientale in loco e itinerantinel Parco del Ticino.Allestimenti e laboratori animatidedicati all’educazione ambien-tale:le giornate con il Teatro Pane eMate nel Parco del Ticino.Saranno le principali attività,indirizzate alle scuole materneed elementari e proposte ciclica-mente ogni anno in determinatiperiodi. Dedicate all’educazioneambientale ma filtrata attraversol’elemento fantastico del lin-guaggio del teatro di figura e dianimazione.La scuola della fantasia vuoleinsegnare, ma non attraversonozioni imparate sui banchi,bensì con la partecipazione adun’ esperienza che coinvolgal’immaginario, il cuore e la manidell’agire.Si prevedono tre tipi di attività:- la (Martina la balena spazzina)prima dedicata al riciclo dei

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materiali di recupero. - la seconda (I segreti degli gnomidel riso) dedicata alla conoscen-za di un ambiente naturale tute-lato, per scoprirne le caratteristi-che, la flora, la fauna, le coltiva-zioni tradizionali e aspetti parti-colari ed unici, ma anche gli anti-chi rituali quotidiani del passatodei suoi abitanti.- la terza ( Il gigante SgniffeSgnaffe) come momento di spet-tacolo e laboratorio dedicatoall’educazione alimentare.1-“Martina, la balena spazzina”(mesi di ottobre-novembre-dicembre).

Martina è una balena gigante(circa 12 metri la lunghezza dellaspina dorsale e circa 3,50 metri lalarghezza massima interna)costruita in legno, gommapiuma,stoffa e medium-density: il suointerno è un luogo magico e pro-tetto che predispone all'ascolto,dove si può udire la voce del mare.E' nata per sensibilizzare i piccolial rispetto per l'ambiente: in unecosistema minacciato come ilnostro crediamo che l'economiaambientale debba essere ricono-sciuta come valore fondante delfuturo di ciascuno.Sarà installata all’interno della

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scuola, ove verranno approntatianche gli spazi per i laboratoricreativi. Il percorso comprendeinfatti un racconto fantastico nar-rato da un personaggio all'inter-no della pancia della balena, euna serie di laboratori creativi dimanipolazione sul riciclo e riuti-lizzo dei materiali di recupero, dasvolgere immediatamente dopol’animazione, in aule della scuolaappositamente attrezzate.Il percorso si esaurisce nel corsodella mattinata, ma è possibileper le classi fermarsi a mangiarepresso la scuola ed usare il corti-le per giochi pomeridiani. Per gliamanti dell’arte si può inoltrevisitare l’abbazia di Morimondo,a soli tre chilometri di distanza La storia di MartinaMartina ,balena gigante , é unpoco diversa dalle sue sorelle delmare. Per far vivere i suoi cuccio-li nell'acqua pulita ha deciso diraccogliere con un enorme reteda pesca tutti i rifiuti degli ocea-ni (navi sommerse, spazzatura,antichi tesori etc...) per trasfor-marli in cose meravigliose. Ungiorno, nei mari del Nord,conobbe un pittore di velieri . Luiha deciso, dopo aver ascoltato lasua storia, di abitare nella suapancia e di aiutarla. Insiemegirano il mondo per incontraretutti i bambini , forse i soli oggiche possono ascoltare con il

cuore la loro storia. Insieme aloro trasformeranno i rifiuti delmare, che Martina si trascinadietro, in strumenti musicali,burattini, giocattoli , in modoche i futuri uomini e i suoi cuc-cioli possano nuotare in un marepulito .I laboratori saranno seguiti daglioperatori di Pane e Mate con ilgruppo di bambini appena uscitidalla pancia di Martina, mentreun altro gruppo potrà partecipa-re all’animazione. I laboratoricreativi di costruzione diMartina.Laboratorio di costruzione distrumenti musicali " I suoni delmondo"L'invenzione musicale attraversoun’esplorazione sonora curiosa estimolante, per trasmettere evivere insieme il piacere di unaavventura che possa continuarea reinventarsi: perché in ognioggetto è nascosto un suono...per farlo uscire occorre bussarealla sua porta, cioé battere, colpi-re, grattare, pizzicare, soffiare,scuotere, strofinare...........Obiettivi: il laboratorio si propo-ne di costruire alcuni strumentimusicali utilizzando principal-mente materiali di recupero. Maanche di creare oggetti sonorinon comuni progettati dai bam-bini, che, non essendo ancoraentrati nel meccanismo dell’in-

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terpretazione sociale, possonopiù di altri smuovere l’immagina-zione e la fantasia.Laboratorio di costruzione delburattino e del giocattolo conmateriali di recupero"Gli amici diPinocchio".Saper giocare con quello checapita, sia una ghianda, un fiore,un sasso o una pozza d'acqua,ma anche saper trasformare ognioggetto con la fantasia, comportauna capacità d'inventare, di met-tersi in gioco nel trasfigurare lecose, che è alla base dell'intelli-genza creativa. Con mater iale di recuperocostruiremo giocattoli , pescivolanti, bambole di stoffa eburattini, oggetti che possonopermettere al bambino di proiet-

tarsi al di fuori di sè e attraverso ilgioco rassicurante dell’animazio-ne di raccontare e raccontarsi.I costi della giornata per il per-corso “Martina la balena spazzi-na”: £ 1.3OO.OOO.Si prevede di poter ospitare circacento bambini a giornata (quat-tro classi). 2-I segreti degli gnomi del riso(dal mese di marzo al mese digiugno compresi).Si tratta di un percorso che occu-pa un intera giornata. I bambinial loro arrivo saranno accompa-gnati a visitare l’antico borgo diFallavecchia ed a conoscere i suoiabitanti (galline, oche, cavalli,mucche pulcini…..). Una voltaentrati nel cortile della Scuoladella Fantasia, parteciperanno ad

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un percorso-spettacolo itineran-te all’interno di un ambientazio-ne appositamente allestita neilocali della scuola sul mondodegli gnomi, degli elfi e delle fate.In ogni aula troveranno gliGnomi del Riso, e verranno rac-contate storie, leggende, aneddotie segreti sul mondo magico dellanatura: la lingua degli aironi, lavoce del Vento Matteo, le piantedella felicità, il segreto del boscosilenzioso…….Molto curiosi in primavera, glignomi del riso non esitano adavvicinarsi ai bambini e, se ven-gono ascoltati col cuore, a regala-re loro tutto il necessario perentrare nel mondo segreto deiboschi. Attraverso i loro consigli econ il loro aiuto, i bambini impa-reranno ad ascoltare i suoni dellanatura, a curare e far crescere lepiccole piante, a fare il pane conle loro mani e ad esplorare il lororegno.La giornata, dopo lo spettacoloitinerante, sarà dedicata nelpomeriggio ai laboratori:- Con gli ingredienti affidati lorodagli gnomi, i bambini impaste-ranno e cuoceranno il pane daimille sapori: al pistacchio, con lenoci e noccole, alle olive etc…(con farine biologiche).- Verranno svelati loro i linguaggisonori degli abitanti del bosco edelle risaie, che impareranno a

riconoscere. Ma anche il suonodel vento, dell’acqua e di altri ele-menti naturali raccolti nel bosco enei campi. Potranno così costruirestrumenti musicali per dialogarecon loro.- Impareranno a riconoscere emettere a dimora piccole pianteofficinali ed aromatiche tipichedel territorio.- Infine esploreranno il Parco delTicino con una passeggiata che liguiderà in uno dei luoghi più ric-chi di storia: dove sono le antichis-sime “marcite” (un sistema inge-gnoso ed antichissimo di rivitaliz-zazione delle colture), e dovepotranno ascoltare la loro storiainsieme agli aironi.Il costo della giornata “Il segretodegli gnomi del riso”: £ 1.600.000Si prevede di poter ospitare circacento bambini a giornata (quattroclassi).3-Il gigante sgniffe sgnaffePane e Mate dedica alle scuolematerne ed elementari anche unpercorso che propone un appro-cio diverso e particolare all’educa-zione alimentare. Si tratta di unagiornata in cui le classi assisteran-no al mattino ad uno spettacolo diteatro di figura e nel pomeriggioparteciperanno ad un laboratoriodi “cucina creativa”. Lo spettacolo:Arrivano i cantastorie....................Due guitti (attori, musicisti,burattinai insieme) presentano il

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loro spettacolo: ed ecco apparireun castello .....e un orco, tantogigante e affamato, quanto mal-destro .......e una bambina, cuocaprovetta , che non lo teme, evuole fare qualcosa per lui,.........qualcosa di buono , anzi.......diappettitoso. Una volta i cantastorie giravanole fiere, i mercati, le sagre con iloro cartelloni a cantare “fatti”,come loro stessi affermavano, e avendere lamette da barba, colla-nine e cotone che dicevanoimbevuto di acqua benedetta: idue che potete conoscere oggivogliono raccontare nelle piazze,nei teatri e nelle scuole una favo-la, una storia di orchi, gente stra-na e all’apparenza feroce, e dibambini, che sanno guardarlicon occhio diverso e speciale.“Il gigante Sgniffe Sgnaffe” sti-mola una riflessione sulla diver-

sità e sulla necessitàdi un incontro coll’altro. Ma é ancheuno spettacolo suipiaceri del cibo,delle cose buone, suisapori e sugli odoridi piatti appetitosiperchè nati da unapreparazione fattacon amore. E il gigante SgniffeSgnaffe, orco oramaic o n v e r t i t o d aZeralda ai piaceri

della buona tavola, durante lospettacolo incontrerà i bambini,e vorrà condividere con loro leRicette di Zeralda.Nel pomeriggio i bambini parte-ciperanno al Laboratorio dimanipolazione e cucina creativa“Le ricette di Zeralda”.Zeralda stessa incontrerà i bam-bini per approntare assieme aloro un bel pranzetto per ilGigante Sgniffe Sgnaffe, fatto coningredienti naturali e biologoicied i sapori e gli odori dei cibi diun tempo.

TEATRO LABORATORIOPANE E MATEVIA OSPEDALE MAGGIORE 43 -FALLAVECCHIA (MI) - TEL: 02 94961924e-mail:[email protected]

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Viviamo in una societàcaratterizzata dal cultod e l l ’ a p p a r i r e , d o v e i

media, costantemente, esaltanoil super uomo con le sue qualitàspeciali. In questa situazioneperò, si tende a dimenticare sem-pre più, quelle persone che nonhanno avuto la stessa fortunadalla vita”. Le parole di TinoViglio, Presidente del Rotary ClubMagenta, sintetizzano meglio diqualsiasi altro discorso, l’impor-tante significato sociale dellaserata dedicata al mondo delleOnlus tenutasi lo scorso 15 gen-naio nella tradizionale cornicedell’Hotel Excelsior di Magenta.All’incontro, erano presenti ilPresidente dell’associazione ing.Giuseppe Crosti, il Direttore dott.Giovanni Gelmuzzi e l’assistentesociale Daniela Paolo. Tra gli altri,a testimonianza di un connubio

inscindibile tra il mondo dellaChiesa impegnato nei confrontidi chi si trova in difficoltà e ilmondo laico, non poteva manca-re all’appuntamento il parrocodon Fausto Giacobbe. Presente insala, anche il dott. PacificoPortaluppi Direttore Generaledell’Asl, che ha posto l’accento“su quanto sia importante, riu-scire ad instaurare una collabora-zione proficua tra queste formedi volontariato e le stesse Asl”.Storicamente, Onlus nasce nel1992, grazie a quattro grandi Entioperanti in diversi settori dell’as-sistenza ai disabili: le Fondazionidon Carlo Gnocchi e IstitutoSacra Famiglia e le sezioni mila-nesi di Aias e Anffas. Da lì, il pro-getto di unire gli sforzi e fare con-vergere le proprie esperienzesulla tutela agli incapaci adulti, inparticolare, nella prospettiva del

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Onlus: “Oltre noi…la vita”

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“dopo genitori”. “Il nostro nome(Oltre noi…la vita ndr) - ha spie-gato Giuseppe Crosti – vuoleessere un messaggio di speranza,grazie al supporto di competenzaqualificata assicurata gratuita-mente”. L’associazione di volon-tari di “Oltre noi…la vita”, riesce agarantire questa specifica prepa-razione professionale, avvalen-dosi del prezioso contributoofferto da operatori sociali, notai,magistrati, commercialisti epedagogisti. “Un’esperienza esal-tante”, questo il commento dellostesso Crosti a un cammino fattodi tenacia e sacrifici iniziatoormai da dieci anni. Dietro aquesto massiccio impegno-come già ricordato- la fortepreoccupazione, confermataanche dai dati, di un futuroquanto mai incerto per questepersone purtroppo non autosuf-ficienti. “Ci soni due milioni difamiglie in Italia, che hannopaura di invecchiare” (l’ultimodato ISTAT parla di 2.677.000disabili ndr). Per il territorio delMagentino poi, su 81 casi delgenere, solo 10 non hanno unafamiglia alle spalle. Numeri chefanno riflettere e che danno lagiusta dimensione del problema.E la tendenza – come confermatodal Direttore Giovanni Gelmuzzi- è sempre più indirizzata alla

crescita. Ma per trasformare l’an-goscia in serenità, servono sem-pre nuove forze “perché le richie-ste sono davvero tante, e le risor-se non sono infinite”. Comunque,pur in mezzo a tante difficoltà, siva avanti e tra i risultati prodottinel corso di questi ultimi anni, varicordata la nascita della figuradel “tutore con il cuore”. “Quello-ha continuato Gelmuzzi – chenon pensa soltanto a gestire ilconto in banca”. Le Onlus si dico-no contrarie “alla logica dell’in-terdizione legale”. In quest’otticadeve essere letto, l’appello fattoai politici di casa nostra “di con-frontarsi al più presto, con quan-to succede e viene fatto all’este-ro”. La legislazione belga, peresempio, va nella direzione sug-gerita dallo staff di “Oltre noi…la

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vita”, qui la condizione giuridicadel minore, può essere “proroga-ta” anche dopo il compimentodel diciottesimo anno d’età. Ciònonostante, anche in Italia, pareche la situazione stia comincian-do a cambiare. E’al vaglio delParlamento, un disegno di leggeche istituisce l’amministratoredelegato, figura tecnica, caratte-rizzata da una competenza defi-nita caso per caso. In chiusura, un messaggioimprontato all’ottimismo, è arri-vato da don Fausto: “Sono fidu-cioso, perché a Magenta c’è dav-vero tanto volontariato, difficiletrovare altrove un territorio cosìricco di gente disposta a darsiagli altri. Ciò che però va sempre

tenuto a mente, è che alcentro di tutto, ci deve esse-re la persona umana conla sua dignità”.Ma allora, sele energie e le possibilità perfare bene non mancano,ecco che l’auspicio diVittorio Stefanoni (un sociostorico del Rotary magenti-no ndr) “apriamo una sezio-ne distaccata della Onlus aMagenta” potrebbe anchetrasformarsi in realtà.

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Quando il marketing sposala cultura. Parlare di ProLoco e pensare non solo a

iniziative culturali di caratterelocale, diventa un obbligo dopoche per il sesto anno consecutivo,il Consorzio Leonardo che rag-gruppa tutte le Pro Loco dell’areadel Naviglio Grande, è stato pre-sente alla Bit di Milano. La borsainternazionale del turismo, unagrande finestra sul mondo, conben 140 paesi presenti, 850 espo-sitori in rappresentanza di oltre5.000 aziende, si è svolta nelloscorso mese di febbraio (tra il 20e il 24 ndr). Con l’aiuto dellaProvincia di Milano -ente con ilquale si è ormai realizzato unrapporto di collaborazione pres-soché perfetto- la Pro loco haconfermato ancora una volta lasua intenzione di uscire dalguscio e diventare a tutti gli effet-ti “il miglior sponsor, per unadelle più belle zone paesaggisti-che dell’hinterland milanese”.

Con un pizzico d’orgoglio, hacommentato il suo PresidentePiero Pierettori: “Siamo contentidi avere partecipato anche que-sta volta. Vogliamo diventare ilmiglior mezzo per fare conoscerele nostre proposte in un ambitosovracittadino”. Un palcoscenicoimportante, dunque, per farsipromotori del cosiddetto turi-smo fuori porta. Ma dietro a que-sta riscoperta delle bellezze e deitesori nascosti di casa nostra, c’èun’autentica trasformazione delmodo di pensare e concepire ilgoverno del territorio. Un lento eprogressivo cambiamento primadi tutto culturale. Capire, com-prendere la storia e le proprie ori-gini, è la migliore via da battereper farsi trovare preparati al con-fronto con le sfide del domani. Inquesta prospettiva, riportare allaluce con interventi mirati ric-chezze e patrimoni trascurati pertroppo tempo, diventa un precisoobbligo morale nei confronti

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La Pro Loco alla fiera del turismo

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d e l l a “ G e n t e d e l T i c i n o”.Ricominciare dal fiume azzurro edal suo polmone verde, percostruire una società più a misu-ra d’uomo, ma che comunque,non si chiude a riccio dinanzi alprogresso della tecnologia e allosviluppo dell’economia. Esserestati presenti alla Bit, è stata lamiglior dimostrazione possibiledi quale debba essere la filosofiada sposare per l’avvenire.Proporsi come l’anello di con-giunzione del particolare con l’u-niversale. Sensibili alle istanze ealle novità che vengono dal difuori, capaci di mantener unadialettica sempre viva con pro-fessionisti di settori analoghi(commercio, turismo, artigianatoecc.), magari con la possibilità didare vita a progetti comuni suscala internazionale. Tutto que-sto, senza mai perdere d’occhiola dimensione e le esigenze dellapropria terra. E’ questa la globa-lizzazione buona, quella che vasposata e che soprattutto vagovernata. Quella che cerca diriportare alla luce l’autenticadimensione antropologica. Unnuovo umanesimo culturale,dove sia possibile il dialogo traenti sovraordinati e realtà piùvicine alle persone. Un “glocali-smo” - prendendo a prestito untermine in voga tra gli studiosi

della globalizzazione dal voltobuono- che deve essere il giustobinomio da dove partire anche inoperazioni come quella della ProLoco del Consorzio Leonardo.Operazioni, che in apparenzapotrebbero essere viste comesemplice marketing del territorio(che certo sarebbe già qualcosa).Trasformare il territorio e le suerisorse in un’identità di marca,specie nell’epoca dell’impero delLogo, è una condizione necessa-ria ma che da sola non può basta-re. Dietro alla facciata, allo splen-dido contenitore, ci deve esseredi più. Un contenuto fatto di sto-ria, cultura, tradizioni e costumi.Sempre con uno stesso punto diriferimento, come una stellapolare nel cammino che conducealla scoperta di quell’immenso emisterioso continente ancorainesplorato che è l’uomo.

F. V.

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Arte come forma d'espres-sione. Come modo perstare insieme, come occa-

sione per fare crescere il gustoper il bello in tutti i suoi aspetti.Sono queste alcune delle motiva-zioni che hanno spinto dieci annifa- correva l'anno 1992- un grup-po di amici con la passione perl'arte a fondare il "GruppoArtistico Occhio". Attualmente, l'associazione cul-turale sorta a Cuggiono, contasull'appoggio di una quarantinad'iscritti. Il presidente in carica èGiuseppe Carabelli, coadiuvatodalla sua vice Mimma Rainoldi.Uno degli imperativi del gruppoartistico fin dai suoi inizi, è statoquello di uscire dalle mura citta-dine. "E' vero -conferma Carabelli-abbiamo subito avvertito l'esi-genza di creare un punto di riferi-

mento sul territorio per tutti gliamanti dell'arte. Infatti, tra inostri soci, molti arrivano dalMagentino, dal Legnanese e dalBustese". L'arte declinata a tre-centosessanta gradi com'è statodetto. Tanto, che spesso in passato, nonsono mancate occasioni in cui lamusica ha fatto da cornice idealealle iniziative promosse dal grup-po artistico. "Ci sono state - spiega MimmaRainoldi- delle serate dove siamostati accompagnati dagli amicidell'Accademia di chitarra ep i a n o f o r t e e d a q u e l l idell'Accademia di Legnano". Gli aderenti a "Occhio" parteci-pano al progetto Iris che vedeimpegnate diverse associazionidi volontariato della zona, perportare un po' di sollievo, facen-do trascorrere qualche ora spen-

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Alla scoperta dell'associazioned'artisti di Cuggiono

L'Occhio del l 'ar te

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sierata, ai degenti degli ospedalidell'Asl n. 1 (Legnano, Magenta,Abbiategrasso e Cuggiono ndr).Quindi, non solo il piacere distare insieme "per andare oltre iconfini della semplice conoscen-za visiva delle opere d'arte, maanche un'occasione concreta perdare comunque una mano a chista peggio di noi".Tra i fini mai nascosti, anche

quello di "una demo-cratizazione dellacultura"."Vogliamo ricordare-sottolinea il presi-dente Carabelli- ilnostro impegno afare in modo chec h i u n q u e p o s s aapprendere gli stru-menti necessari perapprezzare e capire idiversi prodotti dellacultura, attività que-sta, in precedenzar iser vata ad unaristretta cerchia dipersone". E la risposta dei cul-tori dell'arte non si ècerto fatta attendere:"Tanta gente, ha dimo-strato presto grandeinteresse. Ricordiamocon piacere l'esperienzadella gita a Treviso ino c c a s i o n e d e l l amostra di Monet.

Allora, prima della visita, organiz-zammo un incontro con il profes-sor Flaminio Guardoni, docenteall'Accademia di Brera e diret-t o r e d e l l a g a l l e r i a d ' a r t emoderna di Modena, e a giudi-care dal pubblico intervenuto,fu un vero successo". Tra le altre attività ormai avviate,quella dei corsi di pittura e didisegno presso le scuole elemen-

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L’artista Giacomo Bonetti

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tari di Cuggiono. "Ma per il futuro- rivela la vice-presidente di Occhio- non sonoesclusi appuntamenti ad hocanche per anziani. Tutto semprenel nome della "democrazia del-l'arte". Quello di Cuggiono poi, è unautentico laboratorio dove sipossono trovare scultori, cerami-sti, pittori, grafici e fotografi. Unocchio puntato sull'arte... Anche l'eta media dei soci è unvero inno alla vita, perché si vadagli artisti ancora in erba(ragazzini delle scuole medie),sino ai più consumati ed espertiamanti del pennello.Lo slogan è sempre lo stesso:"Avanti, c'è spazio per tutti". E la migliore testimonianza diquesta perfetta armonia, vienedal clima di collaborazione che siè creato all'interno del gruppo"dove non c'è rivalità, ma preva-le, piuttosto, la critica costrutti-va". Ma per esprimere al megliole proprie potenzialità, il"Gruppo Artistico Occhio" recla-ma una nuova sede, dove potererealizzare i tanti programmi inagenda.La casa dell'arte sarà Villa Annonie del resto non poteva esserealtrimenti."Appena conclusi i lavori- diceGiuseppe Carabelli- organizzere-mo la nostra sede, sperando dipoterci ritagliare uno spazio tutto

per noi". (In Villa saranno ospita-te anche le altre associazioni delcuggionese). Intanto, anche l'amministrazio-ne comunale, si sta accorgendodella presenza di questa nuovarealtà, e per questo, non stafacendo mancare il suo appoggioper realizare incontri e rassegneallargate a tutto il territorio."Abbiamo instaurato un buonrapporto di collaborazione conl'assessorato alla Cultura diBruna Cucco- spiega il presiden-te- ma anche con i comuni diMesero, Turbigo, Inveruno eDairago, manteniamo delle otti-me relazioni". Così, il calendario per i prossimimesi, diventa sempre più fitto.Dopo l'esposizione della primacollettiva in Villa Annoni del novedi marzo, il 24 è in programma lavisita guidata a Bergamo alla col-lezione Rau (un appuntamentoda non perdere per chi ama l'im-pressionismo) quindi, sarà lavolta della fiera di primavera inPiazza della Vittoria a Cuggiono,seguirà l'arte sacra e via fino alluglio cuggionese per poi conclu-dere con le collettive estive e d'i-nizio autunno sulle rive delNaviglio Grande.Tante occasioni dunque, perribadire e diffondere l'amore perl'arte.

Fabrizio Valenti

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La Regione Lombardia,con una lettera a padrepedro Ceriani, comunica

il conferimento del premioannuale per la pace. Ladomanda presentata dai bam-bini e dai ragazzi delle scuoledi Bareggio e patrocinatad a l l ’ A m m i n i s t r a z i o n eComunale, viene accolta dalleautorità regionali che nomina-no padre Pedro Ceriani “Uomodi Pace”.

Padre Pedro Ceriani nasce nel1946 a S. Martino di Bareggio. Nel1957, grazie all’interessamento didon Pietro Sartorio entra nelseminario degli Oblati di SanGiuseppe in Asti, dove nel 1962conclude gli studi ginnasiali. Dal1963 al 1966 studia per la matu-rità classica a Roma. Nel 1972consegue il grado accademico

della “Licenza in Teologia” pressol’Università Urbaniana. Il 18marzo 1973 viene ordinato sacer-dote a Roma nella chiesa di SanGiuseppe e la prima messa nellanostra Parrocchia viene celebratail 29 giugno dello stesso anno.Nel settembre del 1973 parte peril Perù. La sua prima destinazio-ne é Huarez, sulle Ande, mentrein seguito é chiamato dai supe-riori a Lima.Fu parroco di San José Obrero,nel quartiere Barranco di Lima,vicario episcopale di un settoredella città e docente di Teologianel seminario cittadino.Nella sua parrocchia ha curato,grazie al contributo generoso dimolti italiani, diverse attività: hacostruito un ambulatorio medicoe dentistico, una scuola di taglioe cucito, due scuole materne, duechiese sussidiarie dedicate una alBeato Giuseppe Marello e l’altra aSanta Rosa da Lima, una mensaper i poveri e per i bambini; ha

Premio del la Pace

a Padre Pedro Ceriani

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promosso e incentivato una rac-colta di medicinali, curando poila distribuzione organizzata invari settori della città fino allecarceri e l’adozione a distanzacon lo slogan “Mandiamo unbambino a scuola”.Dal 2000 svolge la sua attivitàcome Rettore del Collegio “AntonioRaimondi” di Chimbote.Fino alla fine del 2001 é statoSuperiore Provinciale dellecomunità Giuseppine del Perù.

Padre Pedro, attraverso unaaccurata analisi della realtà, indi-vidua le aree operative in cuidecide di dedicarsi con tutte Ieforze e le energie, ispirandosi alleseguenti linee guida:

1) Non c'è missionarietà se que-sta non è attenta e non è calatanella realtà delle persone e dellestrutture e se non si valorizzano eresponsabilizzano le risorseumane locali, per attuare pro-getti che diano dignità a ogniessere umano.

2) Non c'è valorizzazione dellerisorse umane se non vengonoaiutate a essere soggetti attivi eresponsabili "in toto" del proces-so di emancipazione e di conqui-sta dei diritti umani e sociali, conun programma di istruzione, for-mazione educazione e cultura.

3) Non c'è cultura se non è incar-nata e se non è dentro la realtàdella vita della gente comune, senon recepisce i bisogni di questae se non opera per un presente eun futuro diverso e migliore con"opere concrete e visibili", con lacreazione di strutture atte arispondere ai bisogni delle per-sone.

4) Non si risponde ai bisognidelle persone se non viene presain considerazione la "globalità"della vita delle persone e la sua"interezza", sia a livello indivi-duale, che di rapporti con lacomunità civile, sociale e istitu-zionale locale.

5) Non si risponde alle esigenzedelle persone se non si riesce acreare anche una rete di rappor-ti con gruppi e associazioni divolontariato di altri paesi, checredano in queste sue lineeguida e facciano da supporto,con la loro attività, a questi suoiprogetti.

La biografia di padre Pedro sipuò leggere e conoscere soloconoscendo le sue "opere", per-ché solo esse testimoniano lasua vita, come elencato nellaseguente struttura organizzativae accennato nel commento

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descrittivo dei dati più significa-tivi.La struttura organizzativa dipadre Pedro si sviluppa in questisettori:

✔ Settore formazione, con lacreazione di alcuni asili per l'in-fanzia, di una biblioteca, di corsiper l'appoggio scolastico, scuoledi informatica e di formazioneprofessionale, programmi diadozione "scolastica" per daresostegno e continuità agli studi,scuole di catechisti e catechesi,realizzazione di progetti finaliz-zati alla creazione della scuola disartoria, parrucchiere, educa-zione igienico-sanitaria e di labo-ratori per lo sviluppo della creati-vità.

✔ Settore assistenza con la crea-zione di alcuni refettori per bam-bini e anziani, con la creazione diconsulenza giuridica per le situa-zioni di disagio minorile, convisite domiciliari di sostegno allefamiglie.

✔ Settore sanità con la creazionedi una farmacia, di ambulatori digeriatria, pedagogia e psicologia,di medicina generale, ginecolo-gia, cardiologia, odontoiatria,analisi, oftalmologia, neurologiae psichiatria.

Alcuni dati significativi:

✔ Formazione: a oggi circa 120bambini usufruiscono di una"borsa di studio" che prevede lacopertura dei costi di iscrizionealle scuole, vestiario, libri, qua-derni e cancelleria, oltre che iservizi di refezione e doposcuola.Più di 300 bambini usufruisconodel programma "Apoyo Escolar"che prevede il doposcuola e for-nisce, oltre al supporto per lostudio, una sostanziosa merenda(per molti l'unico pasto giorna-liero) permettendo di migliorarenotevolmente il rendimento sco-lastico. Ben 80 giovani che frequentanola scuola superiore, usufruisconodel programma di "preparazionepreuniversitaria" finalizzato allapreparazione al l 'esame diammissione all'università. Un accordo di collaborazionecon un istituto tecnico localepermette di aiutare i giovani conattività di orientamento e avvia-mento al lavoro, come alternati-va all'università, spesso irrag-giungibile a causa dell'esiguadisponibilità di posti e di costielevatissimi per le famiglie. Viene dato un aiuto economicoindividuale ad alcuni giovani chesi distinguono maggiormentenegli studi e le cui famiglie

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hanno difficoltà a sostenerne lespese.

✔ Assistenza: Alcuni refettoriservono almeno un pasto giorna-liero gratuito a più di 300 bambi-ni e a circa 40 persone anziane. Ilcibo viene trasportato anchepresso altri refettori della mis-sione disseminati sulle Ande,

sino a raggiungre 1500 bambinicirca.Due asili infantili, che ospitanocomplessivamente 120 bambini,svolgono attività prescolastica eusufruiscono del servizio di refe-zione.Il programma "Defensoria delNino" fornisce consulenza giuri-dica da parte di tre avvocati, assi-

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Padre Pedro Ceriani (al centro) con i due cugini sacerdoti, Don Luciano Pietrobelli Parrocodi Mezzate Milanese (a destra) e Padre Giuseppe Fossati dei Padri Somaschi di Corbetta (asinistra)

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stenza medica e psicologica aicasi di maltrattamento minorile;inoltre collaborano al program-ma alcuni insegnanti pensionatiche raccolgono informazioni disupporto e segnalano dove è pos-sibile intervenire.

✔ Sanità: il centro medico, gra-zie alla presenza di 18 medici chesi alternano nelle prestazioni,assiste mediamente 800 personeal mese. Si assicurano gratuitamente visi-te specialistiche e farmaci agliindigenti sia della capitale peru-viana che della regione andinatra Conchucos, Pomabamba eHuari, oltre che alla zona diWames, in Bolivia.

La farmacia del centro medico diBarranco distribuisce i medicina-li anche agli ospedali e all'infer-meria del carcere di Lima.Non è raro, dice padre Pedro,vedere in fila pazienti di mediciche non operano nel centro omedici stessi alla ricerca di far-maci altrimenti introvabili.Tutto questo è stato realizzatograzie a padre Pedro, missionariodella pace.Padre Pedro è stato premiatosabato 28 ottobre 2000 in piazzaDuomo a Milano, in occasionedella settimana ONU per la pacenel mondo.

G. F.

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Altopiano del Machu Picchu, Perù

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