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RIVISTA TRIMESTRALEDI CULTURA, STORIA,POLITICA ED ECONOMIA

i QUADERNIDEL TICINOi QUADERNIDEL TICINO

Spedizione in abbonamentopostale - 70% Filiale di Milano

44i QUADERNIDEL TICINO

I° trimestre 2003

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2I Q U A D E R N I D E L T I C I N O

Il Centro Studi Politico-Sociali “J.F. Kennedy” detiene e tratta i dati relativi a ciascun socio - nome, cognome, qualifica, indi-rizzo e recapito telefonico - ai soli fini di attività associativa (invio di materiale informatico relativo alle nostre iniziative edella rivista i Quaderni del Ticino). Da parte di chi non è socio, il conferimento dei dati, utilizzato con identiche finalità, èfacoltativo: è possibile in qualunque momento richiedere l’aggiornamento o la cancellazione, così come è possibile oppor-si all’invio del materiale scrivendo al Centro Studi Politico-Sociali “J.F. Kennedy”, Via Colombo 4, 20013 Magenta

Rivista trimestrale di cultura, storia, politica ed economiaNuova Serie - Anno X - Numero 44Reg. Tribunale di Milano n. 47 del 7-2-1981Spedizione in abbonamento postale - 70% Filiale di Milano

Direttore Responsabile: Fabrizio GaravagliaDirettore Editoriale: Massimo Gargiulo

Redazione: Valeriano Castiglioni, Marco Cozzi, Elio Fontana, Ignazio Pisani, Fabrizio BertoProvera, Teresio Santagostino, Fabrizio Valenti

Hanno dato la loro disponibilità alla collaborazione:Piero Airaghi, Antonio Airò, Marco Aziani, Abele Baratté, Francesco Bigogno, Sergio Boroli,Sergio Calò, Angelo Caloia, Giovanni Cassetta, Vittorio Castoldi, Piercarlo Cattaneo,Gaetano Ceriani, Luigi Ceriotti, Giovanni Chiodini, Mario Comincini, Roberto Confalonieri,Adriano Corneo, Aurelio Cozzi, Achille Cutrera, Giuseppe De Tommasi, Gigi De Fabiani,Mario Di Fidio, Carlo Ferrami, Romano Ferri, Giovanni Frascarolo, Alessandro Grancini,Franco Grassi, Davide Graziani, Danilo Lenzo, Giuseppe Leoni, Marco Marelli, MariaGiovanna Martines, Paolo Musazzi, Francesca Piragine, Giovanni Pozzi, Francesco Prina,Carlo Ravazzani, Luigi Rondena, Silvio Rozza, Luciano Saino, Silvano Santucci, GiuseppeSegaloni, Maurizio Spelta, Carlo Stoppa, Carmelo Tomasello, Emanuele Torreggiani, MauroValenti, Luciano Valle, Gianni Verga.

Editore:

Presidente: Ambrogio Colombo

Redazione ed Amministrazione: Via C. Colombo, 420013 Magenta (MI) - Tel.-fax 029792234

Prezzo di copertina: €5Arretrati Ia serie : €7, numeri monografici: €10Abbonamento annuo: €15, da versare su C.C.P. n. 14916209 intestato a:Centro Studi Kennedy - Via Colombo, 4 - 20013 Magenta (Mi)

Progetto grafico, impaginazione e stampa: Agenzia Agorà Via Pretorio, 30 -Magenta - Tel.-Fax 0297295339

Foto di copertina: Castello Visconteo di Abbiategrasso - Archivio Comune

Finito di stampare nel mese di Marzo 2003

Marco
Typewritten Text
ISSN 2038-2545
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• Il Punto Guerra e pace nel terzo millennio . . . . . . . . . . . .p. 4di M. Gargiulo

• Parco del TicinoIl Parco del Ticino riconosciuto dall’Unesco come Riserva della Biosfera . .p. 7di D. Furlanetto

Nuove fruibilità nelle aree protettedella Lombardia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 14di F. Valenti

• Centro KennedyLa Basilica di Magenta:una storia di impegno civile e religioso . . . . . . .p. 18di F. V.

Sviluppo e governo dell’Est Ticino.Realtà e Progetto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 22

La famiglia sta cambiando? . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 24di E. Fontana

La parrocchia, questa sconosciuta . . . . . . . . . . . . . . .p. 27di T. Santagostino

Il documento Ratzinger . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 30di T. S.

Ptcp: un’occasione da prendere al volo . . . . . . . . . . .p. 32di F. V.

Nel solco di De Gasperi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 34di G. Frigerio

• AmbienteTutela Ambientale del Magentino:approvato il budget 2003 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 36di F. Valenti

Acqua, Scuola, Immagini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 40di F. V.

Nel 2010 in viaggio da Locarno a Milanoa bordo di un battello . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 43di D. P.

• TerritorioGoverno Metropolitano, Città Regione e“Governance” per l’area milanese . . . . . . . . . . . .p. 46di M. Cozzi

• LavoroEmergenza lavoro. Serve un tavolo territoriale di confronto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 50di A. Grancini

Alla ricerca di correttivi nei confronti dellaliberalizzazione del mercato del lavoro . . . . . . .p. 54di I. Pisani

L’artigiano? Molto di più di unsemplice imprenditore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 59di G. Lanfredini

Le nostre proposte per un rilanciodell’Alto Milanese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 61

Economia: difficile ripresa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 64di F. B. Provera

La devolution? Ai piccoli imprenditori piace molto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 66di F. B. P.

La Fiera di San Giuseppe cambia pelle . . . . . . .p. 68di F. Valenti

L’agricoltura nel magentino eabbiatense: tra riforma della P.A.C.e Parco del Ticino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 70di M. Cozzi

• Educazione sanitariaMeningite: il parere di un infettologo . . . . . . . . . . . . . .p. 74di P. Viganò

• Le nostre contradeLa Pala di Sant’Anna o di Maria Nascentedella chiesa dell’Assunta in Magenta . . . . . . . . p.78di A. Cislaghi

Colonna monumentale alPontevecchio di Magenta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p . 85di V. Castiglioni

• Cultura del TicinoCultura e Territorio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 93di F. Garavaglia

Promozione del Territorio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 95di A. Fossati

Agenzia per la Cultura e la promozionedel Territorio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 100di F. V.

Nasce il Polo culturale de “Le Filande” . . . . . . . . . . . .p. 104di F. V.

In Curia Picta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 106di F. G.

Dal “kitone” all’orto didattico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 108di P.T.S.

Samizdat e laboratori politici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 110di G. P. Cassio

3S O M M A R I O

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Nel momento in cui stiamoper chiudere la rivista nonsappiamo ancora se ci sarà

o meno una guerra in Iraq.Certamente l’augurio nostro e dichi ci legge è quello che si trovi (osia stata trovata) una soluzionediplomatica che eviti il conflitto,ma anche che consenta di disar-mare il regime iracheno e di aprirequel Paese, se non alla democra-zia, almeno al rispetto dei dirittifondamentali dell’uomo.Certo è che dopo l’11 settembre lavicenda dell’Iraq e, sia pure inmisura meno avvertita, quelladella Corea del Nord, pongono l’u-manità di fronte a nuovi e inquie-tanti interrogativi.Come garantire un futuro per l’u-manità se, grazie anche allo svi-luppo tecnologico, le armi didistruzione di massa diventanosempre più facilmente accessibilisia agli Stati che a organizzazioniterroristiche ?E’ lecita la “guerra preventiva” neiconfronti degli “Stati canaglia” e,

anche se lo fosse, chi è autorizzatoa definire uno Stato come tale ?Dopo il crollo del muro di Berlino,lo sviluppo delle democrazienell’Est europeo autorizzavaFrancis Fukuyama a proclamare“la fine della storia”, intendendocon tale termine il progresso del-l’umanità attraverso i secoli versola modernità, caratterizzata daistituzioni quali la democrazialiberale ed il capitalismo, in quan-to era difficile immaginare unaciviltà alternativa in cui le personevolessero realmente vivere. La prova era data dal progressoche la democrazia e i liberi merca-ti hanno realizzato negli ultimidecenni in regioni come l’Asiaorientale e meridionale, l’AmericaLatina, l’Europa orientale, masoprattutto i milioni di immigratidel terzo mondo che ogni giorno“votano con i piedi” scegliendo diandarsene a vivere nelle societàoccidentali e di assimilare con iltempo i valori occidentali.Oggi l’approdo alla democrazia

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Guerra e pace nel terzo millennio

Dialogo aperto con i lettori

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liberale sembra meno scontato.Vero è che l’11 settembre il mondoè sembrato unito contro il terrori-smo e che anche nel mondomusulmano la soddisfazione per-ché gli USA “stavano ricevendoquello che meritavano” è risultatacircoscritta ad una ristretta mino-ranza. Tuttavia l’interrogativo fon-damentale, sollevato in manierapiù chiara da Samuel Huntington,è se le istituzioni della modernitàsiano destinate a funzionare sol-tanto in Occidente o se possiedanoun richiamo più vasto che permet-terà loro di avanzare nelle societànon occidentali, in particolare nelmondo musulmano.Ma forse ha più senso chiedersi seil fondamentalismo islamico costi-tuisca una seria alternativa allademocrazia liberale moderna.“Ebbene persino agli occhi deglistessi musulmani -affermaFukuyama- l’Islam politico hadimostrato di possedere molta piùattrattività in astratto che nellarealtà”.M a a l l o r a , i l p r o g e t t odell’Amministrazione Bush di eli-minare Saddam Hussein e didemocratizzare l’Iraq, è il metodogiusto o non potrebbe costituireun tragico errore, destinato a tra-volgere quei regimi moderati dellaregione che sembrano timidamen-te avviati verso la modernizzazio-ne ed a innescare veramente unconflitto di civiltà? Quali effettiavrà la vicenda irachena sulla veracrisi cruciale del Medio Oriente: laquestione della Palestina?

“Gli europei -ricorda SergioRomano- hanno seguito un’altrastrada: hanno incoraggiato l’evo-luzione democratica dell’Iran, ilrecupero del libico Gheddafi e delsiriano Assad, lo sviluppo econo-mico del Nord Africa” (e, ricordia-mo noi, una politica di aiuto alpopolo palestinese). Ma c’è ancheda dire che non hanno subito sullaloro pelle l’attacco dell’11 settem-bre e che la loro politica sembrarispondere sì a nobili principi, macon riguardo ai propri interessieconomici, consci anche che glieffetti negativi del conflitto (crisienergetica, terrorismo, rifugiati),ricadranno anzitutto sull’Europa.Certo è che il dramma iracheno hagià prodotto effetti devastanti.“Temevamo uno scontro di civiltàfra l’Occidente e l’Islam -commen-ta Sergio Romano- ed ecco che loscontro di civiltà, paradossalmen-te, scoppia anzitutto nel campoatlantico e nel cuore stessodell’Unione Europea”.Che dire poi della Nazioni Unite,destinate, in caso di interventoamericano non autorizzato in Iraq,a registrare il loro maggiore e forsedefinitivo fallimento?Per questi motivi continuiamo asperare nel successo delle diplo-mazie e facciamo nostro l’appellodel Papa e della Chiesa Cattolica,sinceramente preoccupato delfuturo dell’umanità, ma anche diquello immediato del popolo ira-cheno.

Massimo Gargiulo

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Il Parco del Ticino riconosciuto

dall’Unesco comeRiserva della Biosfera

Una rete mondiale di aree di eccellenza

Nel 1970 l’UNESCO hadato il via al progettoMAB (Man and the

Biosphere Programme) con l’o-biettivo di istituire in molteparti del mondo “Riserve dellabiosfera” attraverso le qualiraggiungere essenzialmente 3obiettivi:✓ Conservare la diversità biolo-gica e culturale;✓ Utilizzare le Riserve dellaBiosfera per uno sviluppoincentrato principalmente supopolazioni e comunità resi-denti, secondo modelli digestione del territorio orientatiallo sviluppo sostenibile;

✓ Utilizzo delle stesse comesupporto logistico per ricerca,monitoraggio, informazione ecomunicazione finalizzate allapromozione di conoscenza,consapevolezza, attenzione eresponsabilità pro-ambientalenei comportamenti degli utiliz-zatori e dei gestori delle aree.Dalla data della sua adozione(la Convenzione è stata ratifica-ta da 185 Stati ) sono state desi-gnate 408 Riserve in 94 Paesidel mondo. Di queste 117 si trovano inEuropa (6 in Italia,compresa laValle del Ticino).L’origine delle Riserve della

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Biosfera risale alla “Conferenzadella Biosfera” promossadall’UNESCO nel 1968.L’obiettivo è quello di istituiredelle aree in grado di rappre-sentare i principali ecosistemidel pianeta, in cui le risorsegenetiche, paesaggistiche e cul-turali fossero protette e dove laricerca sugli ecosistemi, ilmonitoraggio delle risorsenaturali, la formazione e l’edu-cazione ambientale dei cittadi-ni potessero essere realizzateattraverso un programmaintergovernativo.

LA VALLE DEL TICINO E’RISERVA DELLA BIOSFERAE’ in quest’ultimo ambito che siinserisce l’attribuzione allaValle del Ticino e ai ParchiLombardo e Piemontese che negestiscono il territorio, il rico-noscimento di Riserva dellaBiosfera, patrimonio naturale eculturale dell’intera umanità,area di eccellenza per l’elevatovalore biologico dei suoi ecosi-stemi ma anche per la ricchez-za culturale e paesaggistica delsuo territorio.L’impegno che l’UNESCO chie-de alle amministrazioni dei dueParchi, alle due Regioni, alloStato italiano- e persino allaConfederazione Elvetica (attra-verso una “raccomandazione”allegata al riconoscimento a

Riserva della Biosfera del Ticinoitaliano) è quello di applicare inmodo coerente i principi digestione eco-compatibile e suiquali si fonda la rete mondialedei siti riconosciuti “patrimo-nio dell’umanità”.Proprio perché in totale sinto-nia con gli obiettivi della retemondiale delle Riserve dellaBiosfera e perché consci dell’e-levato patrimonio naturale eculturale di cui è ricca la Valledel Ticino, i due parchi avevanointrapreso, già a partire dal1999, il complesso iter burocra-tico-scientifico atto a pervenireal riconoscimento dell’ UNE-SCO.

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I NOSTRI PATRIMONI BIOLO-GICI E CULTURALILa Valle del Ticino è fra le piùimportanti ed estese fra le areenaturali residue dell’intera pia-nura Padana, territorio diantropizzazione antica e intempi più recenti di grande svi-luppo urbano e industriale. Ilsito MAB proposto comprendetutti e due i Parchi del Ticinoche complessivamente dannovita a una delle più vaste areeprotette fluviali in Europa (oltre97.000 ha di superficie).La Valle del Ticino racchiudetuttora un mosaico di ecosiste-

mi tipici dei grandi corsi d’ac-qua, poiché conserva cospicuiresti della foresta planiziariaprimaria che ricopriva l’interapianura del Po ai tempi dellacolonizzazione romana. Talearea è costituita da ambientiriparali tipici e zone umide, conun corredo di alta diversità dispecie, di comunità biotiche edi habitat; l’area è inoltre carat-terizzata da paesaggi agrari tra-dizionali che rappresentanotipici ecosistemi seminaturalied è disseminata di testimo-nianze culturali di grande valo-re storico per l’Italia e per

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l’Europa.Dal punto di vista ecologico ebiogeografico la valle fluvialedel Ticino costituisce unostraordinario corridoio biologi-co, attraverso la pianura urba-nizzata, fra i due sistemi mon-tuosi delle Alpi e degliAppennini. La tutela di quest’a-rea – effettuata attraverso leesperienze di gestione deiParchi – dà un notevole contri-buto alla conservazione attivadegli ambienti naturali residuidelle pianure in Italia e inEuropa e alla tutela dei com-plessi e minacciati ecosistemidei fiumi, preziosi e insostituibi-

li corridoi biologici, essenzialialla sopravvivenza di habitat edi specie di interi continenti.A riprova di questo, nell’ultimaedizione dell’Atlante della bio-diversità (2002) è stata cataloga-ta la presenza nella valle fluvialedi 5006 specie viventi: tra lequali 1379 funghi e licheni, 1123vegetali, 2504 animali tra cui 57pesci, 11 anfibi, 15 rettili, 228uccelli e 48 mammiferi. I Parchidel Ticino rappresentano dun-que una delle aree a più alta bio-diversità presenti nella biosfera.I VANTAGGI DI ESSERE“RISERVA DELLA BIOSFERA”La designazione a Riserva della

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Biosfera contribuirà, ancheattraverso scambi di esperienzenell’ambito della ReteMondiale MAB, a mettere apunto modelli di gestione sem-pre più efficaci di aree naturaliubicate in regioni caratterizzateda forte urbanizzazione e indu-strializzazione, dove la doman-da di territorio e di risorse èspesso in contrasto con la con-servazione del patrimonio cul-turale.Il riconoscimento di Riservadella Biosfera attribuito alnostro territorio ha come obiet-tivo “politico” fondamentalequello di portare al rafforza-mento e al perfezionamentodel modello di gestione finaliz-zato alla conservazione dellerisorse naturali e allo sviluppocompatibile delle risorse eco-nomiche e culturali delle popo-lazioni residenti, modelloperaltro già perseguito da annidai Parchi del Ticino.Le conseguenze della designa-zione, per l’impegno e il presti-gio che ne derivano, stanno nelcoinvolgere maggiormente igestori, gli amministratori e lepopolazioni dei Parchi a cali-brare un sistema economicobilanciato con la tutela degliecosistemi, da quelli naturali aquelli semi-naturali di origineantropica, e alla valorizzazionedei paesaggi e dei loro ricchi

patrimoni storici e culturali.La gestione dell’area dei Parchidovrà essere sempre meglioorientata alla promozione diattività agricole e forestali com-patibili con il mantenimento, laconservazione e il ripristino deicomplessi naturali originali edegli altri habitat della valle flu-viale, alla tutela delle specie,delle comunità biotiche e delpatrimonio genetico.Nei programmi ed azioni deiParchi andranno incentivate evalorizzate anche le altre atti-vità economiche sostenibili, giàpresenti tradizionalmente nel-l’area, quali l’agricoltura biolo-

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gica e integrata, il turismo e leattività del tempo libero.Lo status di Riserva dellaBiosfera, infine, può incentiva-re il recupero e la difesa dell’i-dentità culturale delle popola-zioni residenti e il manteni-mento del paesaggio della Valledel Ticino, modellato dal mille-nario uso delle acque e delsuolo, dalle vicende storiche edalle attività tradizionali tipi-che della regione.Ma anche l’ambito della ricercadovrà trovare nuovo impulso: iParchi, soprattutto negli ultimianni, hanno già molto incenti-vato e rafforzato le attività dicollaborazione con universitàed altri enti nazionali ed inter-nazionali di ricerca e sperimen-tazione. Per tali ricerche sonodisponibili strutture (foresterie,laboratori, stazioni di monito-raggio, biblioteche) e personaleche offrono supporto logisticoai ricercatori allo scopo di faci-litare studi sulle comunità bio-tiche, la conservazione dellabiodiversità, la difesa deglihabitat delle specie stanziali emigratorie, la sostenibilità eco-logica ed economica delle atti-vità antropiche e il monitorag-gio della qualità ambientale.Nei confronti delle popolazioniresidenti e dei visitatori, lestrutture (musei, centri visita,percorsi naturalistici e storici) e

il personale dei Parchi sono for-temente impegnati nell’orga-nizzazione di corsi di formazio-ne e di attività didattiche ededucative, gestite in collabora-zione con scuole ed associazio-ni presenti sul territorio.Il Parco Lombardo è anchesede di un Carrefour perl’informazione agricola sullanormativa ed europea e perfacilitare agli operatori localil’accesso ai fondi dell’UnioneEuropea; alcune aziende agri-cole sono aperte alla visita ealla dimostrazione delle tecni-che dell’agricoltura biologicaed integrata.Tutte queste strutture e servizipossono essere ampliate nelprogramma di attuazione dellaRiserva della Biosfera.

GLI ONERI E I PROBLEMI PERIL NOSTRO TERRITORIOL’inserimento della Valle delTicino e dei suoi Parchi nelpatrimonio mondiale UNESCOdelle Riserve della Biosfera, seda una parte costituisce unriconoscimento di eccellenza alterritorio, alle risorse naturali eculturali della Valle del Ticino ealla capacità dimostrata dallepopolazioni residenti di gestirecorrettamente e in modo soste-nibile la valle fluviale stessa,d’altra parte non sottace i graviproblemi che minacciano l’in-

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tegrità fisica e biologica dellavalle fluviale.In tutta l’istruttoria tecnico-scientifica che ha seguito l’iterdi candidatura dei Parchi delTicino e che ha portato al rico-noscimento dell’area MAB, duesono le preoccupazioni sullequali l’”Advisor Committee” (ilComitato ScientificoInternazionale dell’UNESCO)ha posto l’accento e doveoccorrerà mantenere un’eleva-ta vigilanza per non vedersi undomani negare il titolo di eccel-lenza oggi ottenuto.Il primo riguarda la qualità

delle acque della valle fluviale:vi sono ancora troppe ineffi-cienze nella gestione degliimpianti di depurazione e nelcorretto collegamento degliscarichi.Il secondo problema riguardal’aeroporto di Malpensa, la suacollocazione, la sua funziona-lità, il suo indotto e gli impattiriversati su tutta la valle fluvia-le, sugli ecosistemi e sullepopolazioni residenti.

Dario FurlanettoDirettore Parco del Ticino

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Riqualificare,tutelare econservare l’ambientenaturale e, secondaria-

mente, assolvere ad una molte-plicità di funzioni, in primoluogo, quella di favorire attivitàdi promozione sociale e anima-zione culturale. E’ stato questo il principalemessaggio lanciato lo scorso 20gennaio, durante il secondoconvegno sull’ambiente natu-rale e il disagio sociale organiz-zato dalla Regione Lombardia,presso il Centro CongressiFondazione Cariplo di Milano.Una tavola rotonda alla qualehanno preso parte politici,addetti ai lavori e tanti operato-ri sociali. In particolare, è stataquesta l’occasione per fare ilpunto della situazione con iresponsabili della Regione sullostato della programmazione

dopo l’avvio di questo percorsoconoscitivo incominciato nel1999 con il primo convegnodedicato a queste specifichetematiche. Il Governatore dellaLombardia, Roberto Formigoni,pur non avendo potuto presen-ziare all’evento, ha inviato unmessaggio di saluto ai confe-renzieri. Tra i passaggi fonda-mentali “il modello lombardo”fondato sul concetto di svilup-po sostenibile. “Il sistema dellearee protette regionali – hacommentato il presidente –creato in questi ultimi ventianni, è stato pensato non solocome insieme di ‘vincoli’ desti-n a t i a l l a c o n s e r v a z i o n eambientale, ma anche comeuna seria opportunità di svilup-po e di crescita per tutti”. In unaparola, luoghi che non debbonoassomigliare né a “riserve india-

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Nuove fruibilità nellearee protette della

Lombardia

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ne” né, tanto meno, a “parchidivertimento”. Dunque, da unlato rilanciare il territorio senzavenire meno alle esigenze dicrescita, permettendo così ilmiglioramento della qualitàdella vita degli abitanti, dall’al-tro contribuire a restaurare unrapporto non meramente utili-taristico tra uomo e ambientenaturale. “Parchi come luoghiaperti a tutti” è stato il concettopiù volte ribadito dai relatoriintervenuti al Centro Cariplo.Parole che, peraltro, quest’annoassumono un significato spe-ciale. E’ questo, infatti, l’annoeuropeo del disabile.L’ a s s e s s o r e a l l a Q u a l i t à

dell’Ambiente, Franco NicoliCristiani, ha posto l’accentosugli “elementi di forza” dels i s t e m a p a r c h i d e l l aLombardia. Dalla “storica attenzione”dimostrata con l’istituzionedella prima area protetta d’ec-cellenza – il Parco Regionale delTicino nato nel 1974 come logi-ca conseguenza di una grandeiniziativa di carattere popolare– finna alla legge regolatrice ilsettore risalente al 1983 giuntacon sette anni d’anticipo rispet-to alla normativa nazionale. Afianco di questa sensibilità,Nicoli Cristiani ha messo in evi-denza l’impegno economico

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con il quale la Regionesupporta le iniziative acarattere ambientalegrazie ai circa 20miliardi di vecchie liremessi annualmente abilancio. “Ma la veraforza della Lombardia– ha continuato - è laprogettazione di unvero e proprio sistemache al suo interno pre-vede, oltre ai parchire g i o n a l i , r i s e r v e,monumenti, parchilocali di interesses o v r a c o m u n a l e ecomunità montane”.Inoltre, l’assessore haricordato la “polifun-zionalità” di questo sistema,che garantendo il raggiungi-mento di più scopi, dà grandespazio alle attività di promozio-ne sociale. In questo sensoancora un richiamo “alla frui-zione che non vuole dire turi-smo tout court”. E questo ancheperché è impossibile paragona-re i nostri parchi a quelli statu-nitensi o canadesi. “Quella lom-barda – ha sottolineato NicoliCristiani – è chiaramente un’i-dentità diversa ed una strutturadifferente e più complessa. Sitratta della regione più urbaniz-

zata ed industrializzata d’Italiacon la massima complessitàdell’intreccio di problemi terri-toriali ed ambientali”. Una con-siderazione che, idealmente, hafatto da premessa alla funzionedi servizio delle nostre zoneprotette. All’interno di questearee, oggi migliaia di personetrascorrono il proprio tempolibero, praticano attività sporti-ve e seguono programmi dieducazione ambientale. Unospazio speciale è stato dedicatoalla sperimentazione e allaricerca per tematiche delicatecome l’handicap, il disagio gio-

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vanile e le tossicodipendenze.Secondo questa logica l’asses-sore ha esaltato “l’applicazionedel principio di sussidiarietàche qui ha trovato piena com-piutezza”. A questo proposito, èstato fatto un lungo elenco deirisultati conseguiti: “Dalle con-vezioni con le cooperativesociali di tipo B, inerenti lavoridi manutenzione del verde,passando per la collaborazionecon associazioni di volontariatoche si occupano di persone chevivono situazioni di reale disa-gio, concludendo con i progettidi sentieristica accessibile chehanno permesso e permette-ranno, specie in futuro, di ren-dere fruibili luoghi e percorsisino a poco tempo fa non per-corribili da chi deve conviveresuo malgrado con handicapmotori”. Questo “nuovo model-lo culturale, caratterizzato daun rapporto più equo con l’am-biente che lo circonda” è statoripreso da Domenico Zambetti,presidente della VI°Commissione Ambiente delConsiglio Regionale. Questinella sua relazione si è soffer-mato ancora sulla filosofia dipartecipazione allargata “cheha permesso a più soggetti dipartecipare alla gestione delle

aree protette, di condividere lescelte gestionali e di promuove-re iniziative volte al migliora-mento del governo del territo-rio”. Tra i vari attori di questo“modello condiviso”, Zambettiha messo in risalto “il preziosoruolo svolto dalle Guardie eco-logiche”. “Oltre 2.000 volontari –ha precisato – che non solo par-tecipano attivamente al con-trollo del territorio, ma chesono anche impegnate in pro-grammi di educazione ambien-tale, in iniziative di fruizionecome le visite guidate e più inparticolare, nei piani di prote-zione civile e nella prevenzionedegli incendi boschivi”. Non dimeno, anche il presidente dellaCommissione Ambiente, hacitato le fasce deboli dellanostra società “come interlocu-tore privilegiato del sistemap a r c h i d e l l a R e g i o n eLombardia”. “Al di là del signifi-cato umano di tali interventi -ha concluso – è necessarioanche in prospettiva, dareapplicazione a questo fruttuosobinomio tra modello aperto dauna parte, e sperimentazione eprogettualità dall’altra”.

Fabrizio Valenti

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Nuovo incontro per celebrare il centesimo di fondazione

La Basilica di Magenta:

una storia di impegno

civile e religioso

“E’ importante che lachiesa torni ad essere uncontenitore di valori.

Altrimenti, perdendo di vistaquesto significato, si rischiaseriamente di non avere piùquella forza d’aggregazioneche per tradizione è semprestato il suo punto di forza”.Con queste parole, SergioZaninelli, docente di Storiaall’Università Cattolica – doveha anche ricoperto fino apoco tempo fa l’importantecarica di rettore – ha conclusoil suo intervento lunedì sera alCentro Studi Kennedy diMagenta. Al centro del dibat-

tito, la storia della Basilica diMagenta, intesa comemomento d’impegno socialedi un’intera comunità.Dunque, un nuovo appunta-mento e una nuova interes-

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sante opportunità di riflessio-ne all’interno del fitto calen-dario d’iniziative organizzateper il centesimo di fondazio-ne di san Martino. Zaninelli èpartito proprio dal concetto dicomunità chiedendosi “se perquei tempi, caratterizzati daforti divisioni e contrastisociali, fosse lecito adoperareun termine che dovrebbeessere sinonimo di vera unio-ne”. “E questo perché – haricordato Zaninelli – era quel-

la l’epoca della questionecontadina e della fine del pre-dominio rurale”. La primaindustrializzazione durante laquale, alla popolazione incostante aumento, non corri-spondeva un miglioramentocomplessivo delle condizionieconomiche. Tanto che inquegli anni – tanto per fare unesempio - il generale BavaBeccaris decideva di reprime-re a suon di cannonate i motidi piazza per il pane. “Eppure

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– ha continuato l’ex rettoredella Cattolica – nonostantequesti problemi, cominciava-no a manifestarsi fenomeni diriaggregazione sociale”.Movimenti dal basso, spia dinuovi bisogni esistenziali.“Esisteva, comunque, un fortesenso di solidarietà, che donCesare Tragella seppe cogliereappieno”. Quell’esigenza d’i-dentità e di nuova coesioneche il carismatico sacerdoteintuì rilanciando Magenta. “Ilprete si ferma dove si fermanole esigenze di un popolo”

amava ripetere.“L a B a s i l i c ac o n i l s u oambizioso pro-getto (la secon-da di tutta laDiocesi quantoa dimensioni,dopo il Duomodi Milano) – has p i e g a t oZaninelli – èdiventata inquesto modo ilsimbolo dellaritrovata iden-tità”. Quellastessa identità,ancora ogginecessaria, che

si può realizzare anche attra-verso l’occasione del centena-rio. “Un enorme patrimoniostorico che non deve esseredisperso per nessuna ragione,ma piuttosto trasmesso allenuove generazioni”. In questalogica s’inserisce anche ilvolume monografico de “IQuaderni del Ticino” in pro-gramma per settembre e cheha trovato la prestigiosasupervisione dello stessoZaninelli.

F. V.

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... DAL 1965

PUNTOTRE

IDRAULICA RISCALDAMENTO

SANITARIACCESSORI PER BAGNO

ELETTRODOMESTICI...

MANUTENTORE IMPIANTI CONVENZIONATOCON LA PROVINCIA DI MILANO

Fratelli Colombodi Luigi

20013 MAGENTA (MI)Strada Boffalora, 9Tel. e Fax (02) 97297674

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Il tema dello sviluppo edel governo dell’EstTicino sarà oggetto del

tradizionale convegno di pri-mavera del Centro Studi JFKennedy di Magenta.Il convegno, dal titolo:S V I LU P P O E G OV E R N OD E L L’ E S T T I C I N O -R E A LT À E P RO G E T TO,prende le mosse dal progettodi Piano Territoriale appro-vato dalla Provincia di

Milano e dall’analisi delladomanda di nuovi servizi perl’Est Ticino in corso di realiz-zazione sul nostro territorio.Obiettivo dell’incontro èquello di far maturare all’in-terno delle nostre comunità,ma anche nelle istituzionideputate alla programma-zione del territorio, la consa-pevolezza delle caratteristi-che dell’Est Ticino e dellanecessità di salvaguardarle e

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In preparazione il Convegnoannuale del Centro Studi Kennedy

Sviluppo e governodell’Est Ticino

Realtà e Progetto

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valorizzarle, coniugando losviluppo con il miglioramen-to della qualità della vita edell’ambiente nell’interessedelle comunità locali e degliabitanti dell’intera areametropolitana milanese.Il convegno si aprirà con duerelazioni introduttive curatedai professori GiorgioPastori e Andrea Villanidell’Università Cattolica diMilano che riguarderanno, ilprimo i processi di trasfor-mazione nel governo locale ele questioni aperte, il secon-do i processi di trasformazio-ne territoriale e urbanistica egli strumenti di governo delterritorio.Quindi il convegno entrerànel merito delle questioniche interessano il territoriodell’Est Ticino attraverso unarelazione del Prof. GiancarloConsonni del Politecnico diMilano e specifici interventidi area curati da Sindaci eAssessori comunali delnostro territorio.Seguirà il dibattito con inter-

venti sulle singole realtàcomunali e sulle problemati-che relative a specifici settoridi attività economiche esociali, privilegiando, perquanto possibile gli aspettidi proposta e le indicazioniconcrete su come renderleoperative.E’ prevista la partecipazionedi esponenti della Provinciadi Milano e della RegioneLombardia, nonché di espo-nenti della società civile edeconomica.

Il Convegno si terrà aMagenta sabato 10 maggio2003 dalle ore 9 alle ore 13.

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Isondaggi più recenti hannomesso in luce come lacomunicazione in famiglia e

fra le famiglie sia spesso spora-dica, superficiale e quindiinsoddisfacente.Non si riesce ad esprimere ciòche veramente si vorrebbe diree le emozioni non hanno lo spa-zio e la condivisione di cuiavrebbero bisogno.Responsabilità, malintesi e con-flitti non possono però modifi-care il ruolo centrale che lafamiglia ha nella vita di tutti igiorni. Numerosi tratti dellapersonalità e significative sceltedi vita sono influenzate dai“movimenti” e dai ruoli dellafamiglia che da sempre rappre-senta il filtro tra noi, il mondoin cui siamo cresciuti e quello incui viviamo.Vedere la famiglia da punti divista diversi, meno rigidi e

intolleranti, potrebbe tramuta-re le differenze individuali, chesembrano spesso ostacoli inva-licabili, in opportunità utili arafforzare la capacità di instau-rare rapporti più armonici. Sipotrebbe arrivare insieme arisolvere i problemi della quoti-dianità, fino a formare un’al-leanza che funzioni e a trovaresoluzioni soddisfacenti per tuttii componenti della famiglia.A questo proposito, dal mese dimarzo è attivo presso Il CentroCulturale Kennedy un servizioche si propone di aiutare esostenere le famiglie che vivonoproblemi e difficoltà. Allo Spazio Famiglia possonorivolgersi tutti i genitori che sitrovano in difficoltà con i proprifigli nei momenti critici cheogni famiglia incontra nel com-plesso problema di educare ifigli (bugie, disobbedienze, pro-

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SI APRE IL CENTRO FAMIGLIA

La famiglia sta cambiando?

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vocazioni, calo di autostima,incomprensioni famil iar i ,demotivazione, calo del rendi-mento scolastico …..). In questiparticolari momenti è utileavere un punto di riferimentoper comprendere meglio ciòche accade e individuare le pos-sibili soluzioni. Lo “SpazioFamiglia Kennedy” si proponedi diventare tutto questo, graziead alcune attività di sostegno,come -ad esempio- il servizio diascolto con figure professionalispecialistiche. Durante i primicolloqui si effettua una primaanalisi del bisogno della perso-na che richiede l’aiuto e si cerca

d i c a p i r n e e dinterpretarne ladomanda, gli inte-ressi e le motiva-zioni avviandolaad un percorso dic a m b i a m e n t o ,attraverso l'usod e l l e p r o p r i erisorse personali. Ic o l l o q u i s o n otenuti da pedago-giste esperte nelsettore dell’educa-zione e nelle pro-blematiche clini-che dei bambini. Sono anche previ-sti interventi con i

singoli bambini e quando pos-sibile, un intervento attraversoil laboratorio “MUSICA ECOLORI” che consiste in un’at-tività di gruppo. Il Laboratorioviene attivato solo se si raggiun-ge un numero minino di seibambini che possono frequen-tarlo. In sintesi consiste in unmomento di tipo ludico educa-tivo in cui alcuni bambini, soli-tamente con problemi relazio-nali, hanno la possibilità diesprimersi in modi non con-venzionali, con la musica edelle attività grafiche. IlLaboratorio “Musica e colori”

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mira ad offrire ai bambini lapossibilità di stimolare la lorovita fantastica, immaginativa erelazionale, sfruttando almeglio le loro potenzialità. Illaboratorio è pensato in colla-borazione con le scuole ele-mentari e quindi nasce grazieall’intervento diretto degli inse-gnanti. Sono previsti momentidi coinvolgimento anche deigenitori.Sempre nell’ambito del soste-gno alla genitorialità e in sensolato allo “star bene”, sono previ-ste anche delle serate cheavranno per tema il benesserepsicofisico della persona, l’an-sia, il rilassamento e visualizza-zione creativa.Tutte le attività dello SpazioFamiglia Kennedy si propongo-no di sostenere la famiglia dalpunto di vista educativo e psi-cologico, ossia di sostenere igenitori nella loro funzionegenitoriale a partire, non solodalle loro difficoltà o mancan-ze, ma soprattutto dalle lororisorse e competenze, le qualipossono essere attivate epotenziate sia con strategie cli-niche, sia con interventi educa-tivi e culturali.

Elio Fontana

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L’équipe del Centro ècomposta da due pedago-giste cliniche, due educa-trici e uno psicologo, tuttiliberi professionisti.

DOVEPresso il

Centro Culturale Kennedy, via Colombo 4, Magenta.

Per informazioni Tel. 029792234

QUANDOIl martedì

dalle 16.00 alle 22.00Il mercoledì

dalle 16.00 alle 22.00Il venerdì

dalle 18.00 alle 20.00

Per appuntamenti: martedì

dalle 18 alle 20.00 tel. 3483120703

mercoledì dalle 16.30 alle 18.30

tel. 3471112655venerdì

dalle 18.00 alle 20.00, tel. 3406145020

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Questo articolo è il seguitodi: un incontro conMichele Brambilla al

Centro Kennedy (I° luglio 2002),una riflessione su quell’incontro(I Quaderni n.42), un successivoarticolo intitolato Domande(Quaderni n.43). Insomma, haalle spalle una storia. Vorrebbe,però, avere anche un seguito.Giudichi il lettore se questaambizione è eccessiva o no.

La parrocchia, questa scono-sciuta? Mai titolo è stato menoazzeccato. Sconosciuta la par-rocchia? Ma se fin da bambininoi sappiamo cos’è! Se (almenodi tanto in tanto) la frequentia-mo! Insomma, talvolta, il titoload effetto è un artificio tropposcontato.E tuttavia, proprio come tutte lerealtà che da sempre apparten-gono al nostro quotidiano, laparrocchia ha – o almeno puòavere – qualche sorpresa per

noi se cominciamo a interro-garla.Ecco, dunque, la domanda.Tu, parrocchia, sei oggi quellache eri una volta, oppure colpassare del tempo ti sei fatta unlifting?Fu pressapoco negli anni ’70(Paolo VI – Concilio Vaticano II)che il prete della parrocchia, ilparroco, cessò di essere unafigura a vita. Una volta arrivavada giovane e ci rimaneva cin-quant’anni. Vedeva tre genera-zioni, battezzava i nipoti diquelli che aveva sposato; ilpaese cambiava, ma lui erasempre “il parroco”.Oggi a 75 anni va in pensione:anzi, anche se ha quarant’anni,sa che dopo un certo periodo (9– 10 anni) verrà trasferito. Percui, ogni tanto, una ventata dirinnovamento, una faccianuova!Ecco la prima novità; ma è solola prima. Il lifting parrocchiale

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La parrocchia, questa sconosciuta

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non si esaurisce qui. Ogni 5anni i parrocchiani vengonochiamati al voto: si tratta dieleggere un consiglio parroc-chiale; 25 – 30 persone che siassumono il compito di proget-tare un piano d’azione, chiama-to nel linguaggio ecclesiale(ogni organizzazione ha il suolessico) “progetto pastorale par-rocchiale”.Qual è l’ambito di questo pianod’azione?Poiché la parrocchia, che è lapiù piccola organizzazione ter-ritoriale della diocesi, ha trecompiti fondamentali: quellodella diffusione del Messaggiocristiano (evangelizzazione),quello della preghiera (liturgia equant’altro) e quello dell’impe-gno sociale (dall’assistenza aibisognosi fino a corsi di forma-zione per gente che presta lasua opera nella società), questi– evangelizzazione, liturgia,carità – sono i tre capitoli cen-trali del “progetto” che natural-mente viene adattato alla situa-zione concreta del territorio incui si opera.Anche questa dei laici che siinteressano a ciò di cui untempo il parroco aveva l’esclu-siva titolarità, è una novità; tra

l’altro, comporta una commis-sione preparatoria, ripetutiavvisi durante le predichedomenicali, distribuzione dischede, ecc.Il terzo elemento che innova laparrocchia è il decanato (uninsieme di realtà parrocchialiche si propongono obbiettivicomuni, con una specie dirazionalizzazione nell’uso dellerisorse finanziarie e umane).Quello di Magenta – tanto perfare un esempio – è compostoda 21 parrocchie su 12 comuniper un totale di 98.000 abitanti,da Bareggio a Bernate Ticino.Una volta questo organismointerno non esisteva; il Vescovoaveva rapporti diretti con lecentinaia e centinaia di parroc-chie della sua diocesi.R i a s s u m e n d o : p a r r o c i “atempo”, laici che si preoccupa-no della vita spirituale ed eco-nomica della parrocchia e orga-nizzazioni subdiocesane dislo-cate sul territorio.Questo, dunque, è – sintetica-mente – il nuovo volto di quellarealtà, la parrocchia, che appar-tiene da sempre al nostro con-scio.A questo punto una domanda èd’obbligo: perché?

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Perché una realtà consolidatanel tempo (parroci a vita, laiciascoltatori fedeli, rapportidiretti tra Vescovo e parroc-chie), uno stato di cose che hasecoli alle spalle, perché dun-que tutto questo cambia?E’ ovvio che ci deve essere unperché. Ed è questo.La parrocchia di una volta riflet-teva la realtà di una volta: paesidove uno ci passava tutta la vita,atmosfera di fede tramandatada generazione in generazione,tempi scanditi dalla ripetitivitàdelle stagioni, intelaiatura dirapporti essenzialmente gerar-chici.Fu dopo la fine della guerra cheil mondo incominciò a cambia-re; mutarono le abitudini di vitae di lavoro, mutò la cultura (cheè sempre conseguenza e anchecausa del cambiamento).In una parola, il mondo post-bellico alla fine degli anni ’60non è più quello di prima.Contemporaneamente, soprat-tutto da parte di studiosi fran-cesi e tedeschi c’è una riflessio-ne approfondita sul ruolo dellaicato e il Concilio prende attosia della rielaborazione cultura-le, sia dell’avvenuto cambia-mento sociale.

Da qui le novità anche nelle par-rocchie. Quindi anche nelle par-rocchie del nostro territorio,realtà che, in un modo o nell’altro,fanno parte del nostro vivere.E allora è forse bene conosceremeglio la parrocchia di oggi chesi sta modificando sotto i nostriocchi, è forse bene sapere qual-cosa di più di questo insieme di“croci, campanili e chiese”(come la parrocchia è stata defi-nita in un precedente articolo).In quest’ottica sono state pen-sate per “I Quaderni” tre altrepuntate su questo argomento:quello che le parrocchie dellanostra zona fanno, le difficoltàche incontrano, infine, come lagente di oggi le percepisce.Perché l’uomo non è solo unapersona che lavora, che vive inun territorio, che si interessa(giustamente) di politica e dieconomia.L’uomo è anche qualcunoche si pone domande.La parrocchia ha la pretesadi dare risposta a questedomande.Poi ognuno - come sempre èavvenuto e come sempreavverrà – esaminerà e deciderà.

Teresio Santagostino

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Da qualche tempo il mercoledisera un gruppo di amici si dàappuntamento in sede perdiscutere temi di attualità. E' untentativo di rinunciare alla pol-trona davanti alla Tv, per vederese è possibile, attraverso unconfronto di oponioni, dare unminimo di supporto culturalealle discussioni di ogni giorno.Così il 12 febbraio ci siamoritrovati per esaminare il cosi-detto "documento Ratzinger" -Prefetto della Congregazioneper la Dottrina della Fede-avente per oggetto il rapportouomo-politica, visto in un'otti-ca cristiana.Schematizzandolo a grandilinee il documento in oggettoafferma che: 1) l'uomo ha il "dovere" di farepolitica, in quanto essere inseri-to nella società;2) la politica deve essere finaliz-zata al "bene comune";3) fondamento del bene comu-ne è il valore assoluto della per-sona. 4) questo comporta la tuteladella persona, tutela che deve

essere perseguita dall'iniziodella vita fino al termine dell'e-sistenza;5) attualmente si sta diffonden-do un relativismo etico che con-trasta col diritto naturale. Suquesto punto non è possibilenessun compromesso;6) in presenza di attacchi -var iamente motivat i - a l ladignità irrinunciabile della per-sona, è urgente l'elaborazione ela diffusione di una cultura chedifenda questi valori;7) in caso di possibili contin-genti opzioni su problemi con-creti vale la regola democraticadel libero confronto di idee.Un contributo alla discussionequella sera è stato dato da LuigiCantù (ex Sindaco di RoncoBriantino), che faceva rilevarecome in occasione della visitadel Papa al Parlamento italiano,il Presidente del Senato, senato-re Marcello Pera (che si defini-sce laico) osservava che "… siprofila oggi un rischio grave perla negazione dei fondamentalidiritti della persona umana (…)è il rischio dell'alleanza fra

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Il documento Ratzinger

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democrazia e relativismo etico,che toglie alla convivenza civileogni sicuro punto di riferimen-to morale …".Cantù ha anche attirato l'atten-zione su due punti specifici deldocumento Ratzinger: il primoè "Se il cristiano è tenuto adammettere la legittima molte-plicità e diversità delle opzionitemporali, egli egualmente èchiamato a dissentire da unaconcezione del pluralismo inchiavi di relativismo morale,nociva per la stessa vita demo-cratica la quale ha bisogno difondamenti veri e solidi".L'altro punto è ugualmenteimportante: "Coloro che nel

rispetto della coscienza indivi-duale volessero vedere neldovere morale dei cristiani diessere coerenti con la propriacoscienza un segno per squalifi-carli politicamente, negandoloro la legittimità di agire inpolitica coerentemente alleproprie convinzioni riguardantiil bene comune, incorrerebberoin una forma di intollerante lai-cismo".Insomma, documento di que-sto spessore andrebbero letti ediscussi. Noi quella sera l'ab-biamo fatto. Non sono state oresprecate.

T. S.

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“L'importanza di aprire untavolo di confronto e lanecessità di avviare un rap-

porto dialettico con la Provincia ela cosiddetta 'Grande Milano' “.In queste poche, ma efficacibattute, si può riassumere ilsignificato dell’importanteincontro, tenutosi lunedì tremarzo, presso il Centro StudiKennedy di Magenta. "Il PianoTerritoriale di CoordinamentoProvinciale". Questo, nel detta-glio, il titolo dell'iniziativa, cheha richiamato l'interesse di unnutrito pubblico oltre che, natu-ralmente, di una folta schiera dirappresentanti del territorio. Alfianco del presidente del CentroAmbrogio Colombo, che hadiretto i lavori, Francesco Prina,sindaco di Corbetta e coordina-t o r e d e l L a b o r a t o r i oSperimentale del Magentino -l'organismo sovracomunale distudio del territorio creato pervolontà degli amministratori diquest'area - insieme a GiancarloC o n s o n n i , d o c e n t e d e lPolitecnico di Milano e respon-s a b i l e s c i e n t i f i c o d e lLaboratorio. Entrambi i relatori

si sono soffermati "sulla storiadi questo prezioso strumento digoverno, nato per ovviare aquella grave mancanza di pro-gettualità, triste costante delperiodo successivo agli anniSettanta". Prina - a riguardo - haparlato espressamente "di gran-de opportunità che deve esserecolta al volo". Come, d'altraparte, si sono trasformati inun'occasione importante, i mesiappena passati "in cui il dialogoe lo scambio d'opinioni, sonodiventati, il vero punto di forzache ha portato alla redazionedelle osservazioni al Ptcpapprovato lo scorso settembre".Si è ripartiti da qui. "Dal semprepiù complesso e problematicorapporto tra centro e periferia".Il primo cittadino di Corbetta,ha sollevato questioni da tempoin sospeso, come "la necessitàdi un programma che permettadi affrontare gli interrogativilegati alla 'Città Metropolitana'".Che altro non sono: "Il traffico,la viabilità, con i punti in sospe-so della statale 11 e dellaBoffalora - Malpensa, mainnanzi tutto, l'esigenza di non

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Ptcp: un’occasione daprendere al volo

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subire decisioni imposte e cala-te dall'alto". Martino Steffanoni,sindaco di Santo Stefano Ticino,ha ulteriormente rincarato ladose. Gli ha fatto eco, SergioGaravaglia, sindaco d’Ossona,che senza troppi giri di parole, ètornato a parlare della 'querelle'sorta con il Piano Cave redattoda Palazzo Isimbardi. "Rinnovoqui il mio pensiero di sempre: inProvincia, la destra non sa cosafa la sinistra". C'è stato quindispazio, anche l'approfondimen-to e per i pareri tecnici diGiancarlo Consonni. Oltre, allamobilità verso Milano - a questoproposito è stato ricordato chetutte le mattine quasi 900 milaauto raggiungono il capoluogolombardo - sono stati toccatianche problemi di portata loca-

le, come la scarsa offerta forma-tiva delle nostre scuole, checostringe il 44% dei residentinell’area del Magentino a recar-si altrove per studiare. "Da que-sta situazione - ha conclusoConsonni - si esce solo dandouna vera identità a questo com-prensorio". Come dire: "Bastacon i particolarismi si, invece, aun ragionamento, che facciavenir meno l'eterno ruolo disubalterni nei confronti diMilano". E’ giunta davvero l’oradi voltar pagina. Ma serve –come è giusto che sia – il con-senso e, soprattutto, la pienaconvinzione di tutti gli ammini-stratori del territorio.

F. V.

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La nostra rivista si è sempredimostrata disponibile al dibat-tito politico su temi di interessegenerale e locale. La pubblicazio-ne del contributo dell'On.Gianstefano Frigerio di ForzaItalia sulla politica estera delnostro Paese ne vuole essere unaulteriore dimostrazione, senzache questo implichi condivisioneo meno da parte della redazione.

La politica estera dellaPrima Repubblica si muovee si sviluppa nel solco

degasperiano.La scelta fatta nel 1947, confer-mata dalla legittimazione popo-lare nelle elelezioni del 1948, èl’asse portante di tuttc le sceltep o l i t i c h e d e l l a P r i m aRepubblica.Il Piano Marshall, la Nato, lac o s t r u z i o n e d e l l ' U n i o n eEuropea, la Conferenza diHelsinki, i Cruise e i Pershing,Maastricht, sono tutte conse-guenze della “scelta occidentale”di De Gasperi. E' la caduta del Muro di Berlinodcdell'89 ha conferito una sortadi legillimazione e di verificastorica inoppugnabile alla linea

degasperiana. La cosidetta Seconda Repubblicaaffonda le sue radici in questohumus storico, culturale, socia-le, economico.Quindi, quando Forza Italiarivendica la sua consonanza coni valori degasperiani, intenderiferirsi principalmente a quellafatale e feconda “scelta occiden-tale” operata nel 1947.Il Muro di Berlino ha sepoltosotto di sé miserie, atrocità, vio-lenze, ideali, speranze del comu-nismo; ma in Italia non si sonofatti i conti, fino in fondo, con 70anni di storia.Si é preferito operare un grandelavacro trasformistico e nascon-dere i drammatici errori politicidi moltissimi intellettuali e lea-der parlamentari dietro la nuovaondata del populismo e dell’an-tipolitica, in versionc moralista-giacobina-forcaiola.Ed é per questo, che di tanto intanto, anche adesso, emergonole macerie dell’ideologismopaleomarxista: in chiave antica-pitalista, in chiave antiamerica-na, in chiave filomovimentista. Sono fotogrammi di un passato,sconfitto dalla Storia, che conti-nua a riemergere assumendo,

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Nel solco di De Gasperi

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volta a volta, camuffamentinuovi. E come sempre é successo nellaPrima Repubblica, i fantasmi delpassato riempiono le piazze innome dclla pace, ma contro ilGoverno. Eppure, proprio inquesta ultima fase della nostrastoria, l’ltalia ha recuperato egestito, con autorevolezza edinamismo, un nuovo ruolo dicentralità e di rilevanza strate-gica.Berlusconi ha saputo dare con-cretezza e forza dinamica allascelta degasperiana dell’amici-zia con l’America e dell’AlleanzaAtlantica, soprattutto in una fasedelicata di ridefinizione degliequilibri mondiali, in presenzadella minaccia terribile del ter-rorismo. La pace nel mondo e la sicurezzadalla minaccia terroristicahanno il loro punto di forzanella unità dell’Occidente.In questo scenario si colloca losforzo del Governo Berlusconip e r r e c u p e r a r e l ’ u n i t àdell’Europa di fronte al riemer-gere di tentazioni nazionalisti-che; la alacre iniziativa per lega-re all’Occidente la Russia diPutin, il mondo slavo ed iBalcani.Per iI Governo italiano assumeruolo strategico anche la centra-lità del Mediterraneo: una nuova

politica d'attenzione costruttivaverso i Paesi Arabi moderati(Turchia, Egitto, Giordania,Tunisia, Marocco ecc); un PianoMarshall per dare uno sboccocostruttivo alla tormentatavicenda Palestinese; una ferma echiara amicizia con il popoloisraeliano; il rilancio concretodegli accordi di Barcellona. Il nuovo ruolo dell’Italia haassunto una particolare eviden-za sia nelle relazioni con la CasaBianca sia nei rapporti con Putinsia nelle iniziative concreteverso il mondo slavo-balcanicoche verso il mondo arabo. L’Italia è uscita da una recentefase d'incertezze e di debolezzestrategiche in cui il Govemo nonriusciva a dare garanzie autono-me sulle scelte circa l’Albania ela Bosnia; in cui operazionicome quelle a favore di Ocalanrasentavano il movimentismodei partiti marxisti della PrimaRepubblica e mettevano arischio il quadro dei nostriraporti internazionali. Ora íl Governo Berlusconi hauna solida e chiara maggioranzain materia di politica estera; per-ciò l’Italia riesce a svilupparecon dinamismo ed efficacia unafunzione autorevole nel lacostruzione di un assetto dipace, di sicurczza, di sviluppo.

On. Gianstefano Frigerio

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Tariffe bloccate, gestione eprogettazione delle boni-fiche dei siti inquinati e

potenziamento del sistema dirilevazione territoriale per uncontrollo in tempo reale. Sonoquesti i punti caratterizzanti delbilancio di previsione 2003della Tam S.p.a. approvato loscorso 13 dicembre dall’assem-blea dei sindaci. Il documento -a fronte di un pareggio tra costie ricavi – stanzia oltre 2 milionidi euro di ammortamenti e 500mila euro per imposte e tasse.Gli investimenti previsti per iltriennio 2003- 2005 ammonta-no a quasi 26 milioni di euro.Limitando l’analisi all’anno incorso, il budget prevede la rea-lizzazione di lavori per unaspesa complessiva pari a5.721.000 euro che verranno

finanziati attraverso i proventidella Tam, i mutui e avvalendo-si dei trasferimenti regionali ostatali. In particolare, la sommamessa a bilancio, verrà impie-gata per i depuratori di Robeccos u l N a v i g l i o e d i N o s a t e(2.510.000 euro), per quello diBareggio (1.808.000 euro), per labonifica dei siti inquinati(1.200.000 euro) e altri 203 milaeuro per ulteriori evenienze. Tragli obiettivi messi in agenda daVilla Terzaghi, anche quello diuna razionalizzazione dellespese e delle risorse. “Dall’annoprossimo – ha annunciato il presi-dente della Tam Alessandro Folli – ilConsiglio d’Amministrazione haprevisto d’attivare il SettoreAmministrativo per arrivare a redi-gere bilanci trimestrali, così daavere più efficacemente sotto

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Tutela Ambientale delMagentino:

approvato il budget 2003

Gli impegni per il 2003

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controllo l’andamento del contoeconomico”. “Il Settore – haaggiunto il presidente – saràcompletamente operativo a par-tire dal 2004, dopo aver speri-mentato l’implementazione perun anno, anche tenendo contodi un’adeguata formazione delpersonale”. Per quanto riguardail primo dei “quattro punti qua-lificanti” (tariffe bloccate) dellostrumento di governo di VillaTerzaghi, Folli ha parlato di“dato certamente significativo”.Dunque, le tariffe sia per utenzecivili, sia produttive, dei trenta

comuni della Tutela Ambientalenon saranno aumentate. “E’questa la dimostrazione – haproseguito il reggente di VillaTerzaghi – dello sforzo e dell’im-pegno di Tam, nonostante l’at-tuale crisi economica, a nongravare sulle casse municipali esui privati cittadini, malgrado sipreveda una riduzione delleentrate dalle utenze produttivea causa, purtroppo, della chiu-sura di due attività industriali”.Quanto alla seconda voce incapitolo (Potenziamento delpersonale), anche qui appaiono

evidenti gli inve-stimenti operatidalla Tam. Con ilpiano di riorga-nizzazione delpersonale è pre-vista l’assunzio-ne di 4 personein organico traimpiegati e diri-genti. E questo inconsiderazionedei nuovi servizicui la TutelaA m b i e n t a l edovrà farsi cari-co. Dalla gestio-ne delle fognatu-re comunali,all’ampliamento

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dell’attività di depurazione epiù in dettaglio della ripresa ingestione dell’impianto diTurbino, dopo che la gestioneper 19 anni era stata affidata aterzi. Sempre in questo pro-gramma, s’inserisce la progetta-zione e il coordinamento delleattività di bonifica dei siti inqui-nati. Tra le altre novità in previ-sione, va menzionata anchel’attività d’informatizzazioneterritoriale con una spesa di 77mila euro per l’acquisto di stru-mentazioni per la video-ispe-zione delle fognature. Si trattadi una novità di grande rilievoche permetterà agli operatori diTam, in caso di danneggiamen-to delle condotte, d’interveniretempestivamente e a vantaggiodi una maggiore tutela dell’am-biente e dell’efficienza dei ser-vizi rivolti al cittadino. Un capi-tolo a parte merita la gestionedel ciclo idrico integrato chesulla base della normativanazionale e regionale imponealle amministrazioni terminiperentori. Lo scorso 31 dicem-bre, infatti, è scaduto il termineper la dismissione di tutte le“gestioni in economia” perquanto riguarda i servizi diacquedotto, fognature e depu-

razioni. Tutto ciò s’inquadra nelsegmento terminale del cosid-detto “ciclo idrico integrato” –ovvero quello relativo al collet-tamento e alla depurazionedelle acque reflue urbane- equesto, comprensibilmente,avrà delle ripercussioni sulleattività che la stessa Tam inten-de portare a termine durantel’anno. E’ quanto ha sostenutolo stesso Folli che ha precisato:“In questa prospettiva, acquistapriorità assoluta la definizionedel ruolo della Tam all’internod e l l ’ Am b i t o Te r r i t o r i a l eOttimale della Provincia diMilano, così come nel rapportocon le aziende del settore e inparticolare con le realtà piùdirettamente presenti sul terri-t o r i o d e l l ’ A b b i a t e n s e ,M a g e n t i n o, C a s t a n e s e eLegnanese”. “A questo proposito– ha concluso - non può esseredimenticato il protocollo d’inte-sa sottoscritto nel gennaio del2000 tra Villa Terzaghi, l’Asm diMagenta, l’Amaga diAbbiategrasso e l’Amga diLegnano per dare vita a unaholding capace di gestire il servi-zio idrico integrato dell’OvestMilano”.

Fabrizio Valenti

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“Il primo passo di quellache s’annuncia come unalunga e fruttuosa collabo-

razione con le scuole superioripresenti nel territorio dei trentacomuni soci della TutelaAmbientale – oggi diventataTam s.p.a. – che coinvolgerà

circa tremilatrecento studentiiscritti a nove istituti dell’areadel Magentino”. “Il nostro obiet-tivo – spiega il presidenteAlessandro Folli – è quello diavvicinare le nuove generazio-ni, rendendole consapevolidella necessità di difendere etutelare il patrimonio ambien-tale”. In particolare, sarannoportate all’attenzione dei ragaz-zi tutte le tematiche relative allaqualità dell’acqua, oltre che,naturalmente, i vari settori incui opera la Tam s.p.a. Nel det-taglio il progetto “Acqua,Scuola, Immagini” si articola incinque fasi. Innanzitutto lelezioni a scopo conoscitivo edivulgativo sull’attività di Tam.Gli incontri con gli studenti

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TUTELA AMBIENTALE MAGENTINO

Acqua, Scuola,Immagini

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saranno tenuti da un dirigentedi Villa Terzaghi che prenderàaccordi con la direzione dellescuole coinvolte. Le relazionisupportate da proiezioni diimmagini saranno concentratein un’unica sessione per cia-scun istituto. Il secondo stepsarà rappresentato dalla“Giornata nazionale dei Servizipubblici” promossa daConfservizi (Confederazionenazionale dei servizi – Roma)che si svolgerà il prossimo 10maggio. L’evento sarà caratte-rizzato da visite guidate aidepuratori della zona. “Unaconcreta opportunità – com-

menta Folli – per approfondirematerie di cui spesso si parla,ma che, di contro, in realtà siconosce ben poco”. Sarà quindila volta del concorso fotografico“Scatta e impara” incentrato sultema dell’ambiente nella suapiù ampia accezione.L’iniziativa si propone due pre-cise finalità: da un lato, indiriz-zare i più giovani all’osservazio-ne diretta del territorio affinan-do la loro capacità critica versosituazioni di pregio o di degra-do ambientale, dall’altro darevita a un archivio fotograficodestinato alla consultazionepubblica e al suo utilizzo per la

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redazione di nuovi progetti edi-toriali editi dalla stessa Tam. Laquarta fase della nuova interes-sante proposta dell’ente rettoda Sandro Folli, è costituitadalla produzione del cd-rommultimediale. “Che permetteràagli utenti – spiega il Presidente– anche adoperando un nor-male Pc, di percorrere un viag-gio virtuale attraverso i luoghipiù significativi della provinciadi Milano in cui agisce Tam”. Aquesto proposito, risulta di par-ticolare interesse, che la granparte dei 30 comuni membri sitrovino nel territorio del Parco

Regionale del Ticino. “Questoelemento – aggiunge Folli – cidarà la possibilità di effettuareriprese all’interno dell’area pro-tetta che certamente contribui-ranno al miglioramento dellaqualità del nostro progetto mul-timediale”. L’ideale percorso incinque tappe si concluderà conl’assegnazione di una borsa distudio del valore di 2.500 euroalla scuola che avrà saputo pro-durre il miglior album fotografi-co sul tema in oggetto.

F. V.

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Da Locarno a Milano inbattello. Sarà possibilenel 2010, quando sarà

riattivato il tragitto di 135 chi-lometri, che collega la Svizzeraitaliana alla Lombardia attra-verso il lago Maggiore, il fiumeTicino e il Naviglio Grande,uno dei canali milanesi pro-gettati da Leonardo da Vinci.Ormai siamo arrivati al puntodi svolta. Dopo i fondi stanzia-ti dalla Regione Lombardia nelmarzo 2002, alla fine dellostesso anno sono arrivatianche quelli europei - 416.667euro - che consentiranno direalizzare l’idrovia, o quantomeno la prima tappa di unprogetto di cui si parla dadecenni, ma che adesso staprendendo finalmente corpo.Entro il mese di gennaio del2005 saranno realizzati i primiinterventi, una serie di raccor-

di che sono anche quelli piùimpegnativi dal punto di vistafinanziario. Permetteranno diestendere la navigabilità delTicino, dal suo sbocco dal lagoMaggiore per un tratto di circa13 chilometri e per altri 5 chi-lometri attraverso il CanaleIndustriale, che è così chiama-to perché alimenta alcunecentrali idroelettriche. Perriattivare completamente lanavigazione da Sesto Calendea Milano serviranno 31 milionidi euro. Sarà così completatoil percorso turistico, che ha ungrande valore storico: si trattadi ripristinare 1’antica vianavigabile che collegava lecave di Baveno e dell’Ossolaalla fabbrica del Duomo diMilano, una via d’acqua untempo concepita per il tra-sporto delle merci tra le casci-ne e i borghi dell’alta pianura

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Nel 2010 in viaggio da Locarno a Milanoa bordo di un battello

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padana lombarda. Fra qualcheanno l’idrovia tornerà così adare il suo contributo all’eco-nomia italiana e anche a quel-la svizzera, stavolta però all’industria del turismo. Il tragit-to si snoda, difatti, in un’areache attira già visitatori da tuttoil mondo. I battelli attraverse-ranno il lago Maggiore, toc-cando Arona e le isoleBorromee, il Parco del Ticino eapproderanno a Milano sui

Navigli, i piùa n t i c h icanali navi-g a b i l id’Europa.U n a z o n ac h e s a r àr i v a l u t a t acon la realiz-z a z i o n eanche di unporto pressola Darsena.La capitaleeconomicad ’ I t a l i a s ia l l i n e e r àc o s ì a l l egrandi cittàeuropee chegià da tempohanno risco-perto e

saputo sfruttare le potenzialitàdei canali, trasformati in itine-rari per turisti. Anche per il Canton Ticino,poi, sarà un’occasione d’oroper ridare ossigeno al settoreturistico, che sta perdendoparecchio terreno.Adesso il progetto è ai blocchidi partenza, grazie al finanzia-mento del programma euro-peo Interreg III, ai 909.533 euromessi a disposizione dalla

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Lombardia e ai 130mila eurostanziati dal Piemonte.Con i fondi europei sarà possi-bile progettare i cinque inter-venti prioritari, che riguarde-ranno un tratto di 18 chilome-tri: 13 chilometri del fiumeTicino compresi tra la digadella Miorina, nel comune diSesto Calende, e l’accesso alCanale Industriale oltre la digadi Panperduto; altri 5 chilome-tri dal Canale Industriale allaconca della centrale idroelet-trica di Vizzola Ticino. Da nordil fiume Ticino dopo un brevetratto raggiunge lo sbarramen-to della Miorina, una paratiamobile che verrà superata conla ristrutturazione di unaconca esistente sulla spondalombarda. Ne verrà, invece,costruita una ex novo sul latopiemontese per oltrepassare ladiga di Porto della Torre, l’im-pianto idroelettrico che sfruttaun dislivello del terreno di 7metri.Proseguendo per circa 1.500metri s’incontra la diga diPanperduto, che dispone diuna conca di navigazione daristrutturare. Interventi sonoprevisti anche per il NaviglioGrande in località Maddalena.L’alveo del fiume, inoltre, verrà

sistemato con lavori di manu-tenzione e opere infrastruttu-rali, che riguarderanno anchele sponda.Pure il Canton Ticino farà lasua parte. Nel Locarnese nonsono in programma interventi,dato che il punto di partenza èla città di Locarno che si affac-cia sul lago Maggiore, dovenon ci sono evidentementedislivelli da colmare. Interreg,però, finanzierà uno studio,che è stato affidato all’Imat,l’Istituto di Management turi-stico di Bellinzona, con loscopo di analizzare le possibi-lità di sviluppo del turismonautico da diporto lungo la viad’acqua. Verrà anche valutatal’opportunità di attivare cir-cuiti misti auto-barca, treno-barca o bici-barca, ed esami-nata la disponibilità dei servizia terra: parcheggi, pontili,imbarcaderi, ristoranti e ricet-tività alberghiera.Il progetto, in realtà, è di piùampio respiro. L’obiettivo fina-le è di raggiungere Venezia daLocarno, lungo un percorso di554 chilometri con un costo direalizzazione di 125 milioni dieuro.

D. P.

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E’ questo il titolo del conve-gno aperto dall’On. CarloTognoli, Presidente della

neonata associazione “AmareMilano e la Lombardia”, che si ètenuto lo scorso 1° febbraiopresso la sede dell’Unione delCommercio di Corso Venezia aMilano con lo scopo di discuteredel futuro governo dell’areametropolitana milanese.La concretezza dell’argomentoarriva dalla recente riforma deltitolo V della Costituzione cheprevede accanto, ed al pari, dellefigure dei Comuni, delleProvince e delle Regioni, quelladelle “Città metropolitane” comesoggetti istituzionali costituenti

della Republica. Come suggeritodallo stesso Tognoli “è il rangocostituzionale delle norme chepone oggi il tema del governometropolitano su di un piano diinderogabilità, al pari dell’inde-rogabilità dei problemi a cuiquesto nuovo soggetto è chia-mato a rispondere”.Su queste basi è stata aperta daDemaio, presidente dell’Irer egià Rettore del Politecnico, lariflessione sulla forma del gover-no dell’area metropolitana che,nella sua natura sovracomunaleed in sintesi degli interventi,deve la sua importanza almenoad un triplice ordine di fattori.In primo luogo è stato ricordato

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Governo Metropolitano,Città Regione e

“Governance” per l’area milanese.

Idee e stato dell’arte

La Grande Milano �

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che i problemi più tradizionalicome il governo dell’economia,della criminalità e del traffico,hanno oggi la necessità di essereconsiderati nei giusti confiniterritoriali che non possonoessere più ricondotti a quelli deisingoli comuni. A tal propositosi è richiamata l’attenzione sulladimensione della “Città Stato”che, già in passato, ha accompa-gnato la storia italiana in generee milanese in particolare.In secondo luogo una formaefficiente di governo delladimensione sovracomunale, omeglio di governo metropolita-no, sembra impregiudicabileper rispondere adeguatamenteal processo di costruzione deifuturi assetti geopolitici europeie mediterranei, per la definizio-ne dei quali è appunto l’interaarea milanese nel suo comples-so a giocare un ruolo fondamen-tale. Come esposto dall’Avv.Torrani, e successivamente riba-dito da Demaio, vi è il rischio“che l’area milanese perda quel-la centralità che negli ultimi 150anni l’ha portata ad essere unodei fondamentali punti di pas-saggio, e di congiunzione,dell’Europa con il sud Italia ed ilmediterraneo”. Come Torrani hapoi aggiunto, vi è inoltre “la pos-sibilità di essere “tagliati fuori”dal futuro corridoio 5 chedovrebbe congiungere tutto il

sud Europa, dal Portogallo finoall’Europa più orientale”. A talproposito è fondamentale larealizzazione delle infrastruttu-re che sono sembrate mancantinegli ultimi trent’anni. Tra que-ste sono state identificate comecentrali da Tognoli quelle riguar-danti la viabilità, come il secon-do passante ferroviario, la linea4 e 5 della metropolitana, nuovicollegamenti con la Svizzera edil Gottardo, ed in generale tuttele infrastrutture, come l’altavelocità ed i collegamenti conMalpensa, necessarie per la rea-lizzazione dell’asse MilanoTorino incompiuto da più di unventennio. In riferimento almodo con cui queste operehanno la necessità di essere rea-lizzate, sono rilevanti le osserva-zioni dell’Ing. Gianni Vergaassessore all’Urbanistica delComune di Milano: “bisognaspostarsi dalle norme del dirittoamministrativo a quelle deldiritto privato dove le istituzionisi mettono sullo stesso piano deiprivati, cosicché le opere possa-no essere realizzate in tempiragionevoli e con la certezza delcompimento senza il pericolo distravolgimenti”.In terzo luogo, infine, il tema delgoverno metropolitano è impor-tante perché solo con un vivoimpegno a questo livello è possi-bile trovare risposta alla transi-

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zione economica e politica dellanostra zona e della Lombardianel suo complesso. In tal sensosi è accennato al tramonto del-l’industria manifatturiera e dellanecessità dello sviluppo di nuovisettori, e sono stati quindi iden-tificati da Torrani i settori dellaricerca tecnologica in connes-sione con il grande patrimoniouniversitario dell’area milanese,nonché la necessità di valorizza-re la componente turistica “chein una società dei servizi è com-ponente importante”.Proposte per attività concretesono arrivate da Tognoli che haipotizzato la candidatura diMilano come possibile sededella presidenza UE, oltre che ilrilancio della sua candidaturaper le Olimpiadi del 2016, ed halanciato la proposta di una legge

deroga alla finanziaria persuperare il tetto massimoimposto di investimenti (che èstato detto di 500 miliardi divecchie lire), per reperire i fondinecessari per le infrastrutture esfruttare tutte le potenzialitàdell’area milanese.In riferimento alla possibilestruttura della nuova istituzione,si può riportare la visione diDemaio che identifica la neces-sità di una policentria con ele-menti di leadership, ma non diprevaricazione, del capoluogomilanese. In base a ciò sembra-no esserci analogie con la visio-ne dell’architetto Balzani cheidentifica come centrale uncoordinamento orizzontale tragli enti ed un riconoscimentoistituzionale dei poli comeMonza, Legnano, Busto e lenuove province, perché abbianola possibilità di essere dei “sog-getti alla pari”. Valorizzazionedei luoghi che dovrebbe portareper la realizzazione della“Grande Milano”, sempre adavviso di Balzani, alla divisionedi Milano in diverse realtà terri-toriali come borghi e quartieri.Ciò corrisponderebbe a quellevisioni che, per rendere piùcompatibile con Milano la pre-senza dei comuni dell’hinter-land (molto piccoli), propongo-no la disarticolazione del capo-luogo in più comuni, come nella

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situazione di inizio 800 in cuifuori dalle mura spagnole vi erail Comune a corona circolare dei“Corpi Santi”, suddiviso in man-damenti coi nomi delle porte,Ticinese, Tosa, Vercellina,Orientale, Romana, Comasina.Come osservato da diversi rela-tori, tra i quali l’avvocato Ceramie l’ex Sindaco di MilanoBorghini, si corre però il perico-lo che il nuovo soggetto istitu-zionale rappresenti un interven-to autoritativo imposto dall’alto,che non raccolga il necessarioconsenso degli enti già esistenti,né tantomeno il fondamentaleprocedimento di natura coope-rativa. Sulla necessità di unapproccio cooperativo si è sof-fermato anche il Prof. Villani,ordinario di Economia urbanapresso la Cattolica di Milano,che ha evidenziato come siastata questa la premessa che haaccompagnato il miracolo eco-nomico degli anni Sessanta e hapermesso di realizzare impor-tanti strutture, quali il passanteferroviario, il sistema dei centriscolastici e il Parco Nord.Approccio cooperativo che,come evidenziato anche dalSindaco di Cinisello BalsamoGasparini, è già caratteristicodel PTCP (Piano Territoriale diCoordinamento Provinciale),trattato ampiamente dallanostra rivista, che a suo avviso

può essere appunto paragonatoad un metodo oltre che ad un’i-stituzione. Metodo cooperativo,quindi, che deve essere conside-rato come una caratteristica fon-damentale della futura forma digoverno metropolitano.Sembrano questi i frangenti incui s i inquadrano gl i “Stat iGenerali” indetti dalla provin-cia, che culmineranno nellaseconda settimana di maggionell’evento centrale che si svol-gerà in una tensostruttura nelgiardino di Palazzo Isimbardi. “Ilprimo obiettivo di quest’ini-ziativa istituzionale -spiegaOmbretta Colli- Presidented e l l ’ A m m i n i s t r a z i o n eProvinciale ad un’intervista alCorriere della Sera (MarcoCremonesi, 20/01/2003, p.48),“è quello di costituire un grandeaffiatamento con tutti i 188Comuni della provincia milane-se.” Dove per Comuni non sidevono intendere i soli munici-pi: “il dialogo deve essere con leIstituzioni, certamente, maanche con le associazioni, con lerealtà imprenditoriali ed asso-ciative, con il tessuto vivo dellasocietà.”

Marco Cozzi

Gli atti della Conferenza sarannopubblicati da Euromilano.

http://www.euromilano.com

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La Cisl, a tutti i livelli del-l’organizzazione naziona-le, regionale e territoriale,

è da tempo impegnata adaffrontare i problemi del lavoroe dell’occupazione nel contestodi una situazione in cui il setto-re industriale italiano sta regi-strando un vistoso calo di com-petitività.La mobilitazione in atto non èpertanto limitata alle singoleemergenze – la Fiat è il caso piùclamoroso – ma tiene conto ditutto il sistema produttivo delPaese. Le aspettative di crescitadell’economia e di ripresa dei

mercati continuano ad esseredisattese, o rinviate nel tempo,mentre è sempre più evidente laperdita di competitività dellastruttura industriale italianache soffre altresì di differenzialinegativi verso gli altri Paesieuropei, in tema di inflazione edi crescita economica.In questi anni la Confindustrianon è stata in grado di darerisposte ai problemi del settore,limitandosi a condurre unaguerra sulla flessibilità e sul solocontenimento del costo dellavoro. Le attuali debolezze del-l’apparato industriale non sono

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Emergenza lavoro.Serve un tavolo

territoriale di confronto

Allarme occupazione

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più compensabili con ulterioriinterventi sulla flessibilità.Molte aziende di storica rile-vanza nazionale sono stateacquistate dalle multinazionalio, peggio, la loro potenzialità èandata dispersa a seguito delleprivatizzazioni, decise esclusi-vamente per ragioni di “cassa”,senza che vi fosse alle spalle undisegno credibile di politicaindustriale teso, alla valorizza-zione delle esperienze e delletecnologie acquisite.Le prospettive sono preoccu-panti: a livello nazionale la Cislstima nell’immediato una per-dita di circa 100 mila posti dilavoro. Un calo generalizzato indiversi settori, dal meccanico altessile, che interessa anche ilcommercio.E’ in questa prospettiva che ilsegretario generale SavinoPezzotta ha chiesto al Governoe alla Confindustria un serioconfronto sul tema del lavoro.La crisi si riflette in maniera

sensibile sulla nostra Regione,una delle più industrializzatedel paese, dove le aziende sonopenalizzate da ormai cronichecarenze infrastrutturali (reti ditrasporto inadeguate, elevaticosti di approvvigionamentoenergetico, sistema creditiziocostoso). Crediamo che laLombardia possa comunquetornare ad essere un sistemacapace di attrarre investimentie iniziative imprenditorialicapaci di rinnovare il propriotessuto industriale, puntandocon maggiore decisione versoun modello di sviluppo sosteni-bile.Per sostenere e qualificare ilsistema industriale lombardo, edi riflesso quello dell’interoPaese, la Cisl propone che ven-gano predisposte delle misureatte a favorire la crescita dimen-sionale delle imprese, per dareloro maggior competitività, chesi rivedano le misure fiscali econtributive a vantaggio deiprocessi di fusione, differen-ziandoli per settore, che sipotenzino le attuali misure asostegno degli investimenti perl’innovazione, la ricerca e la for-mazione. Il sostegno strutturaleall’occupazione si ottieneanche agevolando i cosiddetti

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orari corti (i part-time), il lavorofemminile, facendo emergeretutte quelle forme di lavorosommerso, potenziando i servi-zi in grado di dare maggiori epiù certe possibilità di reimpie-go per i lavoratori inseriti neiprocessi di mobilità.Attualmente in Lombardia ilavoratori del comparto metal-meccanico interessati alla cassaintegrazione, alla mobilità ocolpiti da provvedimento dilicenziamento sono 19 mila:poco meno della metà lavoranonelle aziende della provincia diMilano.Un dato fortemente in contro-tendenza rispetto a quello deiprimi mesi dello scorso anno,quando le nostre aziende ave-vano intenzione di assumerelavoratori, che non trovavanosul “mercato”.Adesso il clima è cambiato: leaziende del meccanotessile edelle macchine utensili, chebasavano quasi esclusivamentela loro capacità produttiva sul-l’export, hanno visto ridursinotevolmente il volume degliordinativi.Assistiamo ad una crisi genera-lizzata. Sono maggiormente indifficoltà i grandi gruppi indu-striali, ma non solo: anche le

imprese informatiche e delletelecomunicazioni sono coin-volte, alla pari di altri settori,dal chimico all’alimentare, altessile.Il nostro territorio è coinvoltopesantemente in questa crisi:diverse sono le aziende metal-meccaniche, tessili e chimicheche hanno presentato richiestedi cassa integrazione guadagnie mobilità per centinaia di lavo-ratori. Parecchie aziende hannochiuso nel corso degli ultimimesi: i casi più noti sono laSaffa fiammiferi e la Rossi diMagenta.Nel magentino-abbiatense lastruttura produttiva è sostenutada tantissime piccole aziende,con un’esigua forza lavoro (da 1a 10 dipendenti), e proprio perquesto maggiormente a rischio.In un sistema economico-pro-duttivo globale rischiano diessere espulsi per carenza dicompetitività. Sono aziendeche hanno difficoltà ad investi-re in innovazione proprio per laloro dimensione. In quest’otti-ca si dovrebbe prevedere ilcoinvolgimento del sistemabancario locale, che potrebbediventare promotore di azioniconcrete in aiuto alle aziendecapaci di attivare dei progetti di

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innovazione capaci di renderlepiù competitive sui mercati.Su questi temi ritengo si debbaaprire un tavolo territoriale diconfronto con le istituzioni –Regione, Provincia, Enti Locali -le associazioni imprenditorialidi categoria e il sindacato, alfine di definire interventi chepossano tradursi in un progettodi sviluppo di un territorio cheha indubbiamente delle speci-fiche peculiarità su cui puntareper dare una chiara inversionedi rotta all’attuale momento.Tale progetto non può prescin-dere da un programma di for-

m a z i o n econtinua,che possafavorire ilr e c u p e r odelle pro-fessionalitàaltrimentidisperse.Q u e s t esono alcu-n e d e l l escelte stra-t e g i c h esulle qualiconverge-re, ed inb a s e a desse impe-gnarsi ad

operare, ognuno con le propriecompetenze e prerogative.Si tratta di un modello di gover-no che la nostra organizzazionevorrebbe poter affermare alivello locale tra le istituzioni ele parti sociali, per risponderealle emergenze presenti nel ter-ritorio e per dare prospettive disviluppo concrete al tessutosocio-economico di questaparte della Provincia.

Alessandro GranciniResponsabile Cisl

Magenta-Abbiategrasso

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E’ stato approvato in via defi-nitiva, dal Senato, all’iniziodel mese di febbraio, il

disegno di legge 848 per la delegaal Governo ad emanare norme inuna serie di significativi campidel mercato del lavoro. È forsetroppo presto per esprimere ungiudizio analitico su un provve-dimento assai complesso, cheoltre tutto richiederà l’emanazio-ne di una serie di successividecreti per la sua effettiva attua-zione (anche se alcune norme inesso contenute hanno validitàimmediata). Ma alcune valuta-zioni sono già possibili.Esso, come richiama la sua rela-zione accompagnatoria, e comedel resto viene presentato sul sitoInternet del Minwelfare, si pre-senta come la continuazionelogica, e la esplicitazione, delleindicazioni programmatiche

contenute nel “libro bianco” diMarco Biagi; e su questo non sipuò che concordare. Il filo con-duttore di questo, come di altriprovvedimenti analoghi che lohanno preceduto, e di cui il pre-sente è il “correttore” e lo “svilup-patore” relativamente a tuttauna serie di modalità operative, èla progressiva creazione di unmercato del lavoro aperto intutte le direzioni: in termini diqualità degli operatori, di con-tratti tipo, di misure di supporto.In realtà, per essere precisi, il ter-mine effettivo di riferimento nonè solo (e non è tanto) il “librobianco” cui ci si è sopra riferiti,quanto piuttosto il Decreto legi-slativo 469/1997, che per laprima volta in Italia, dopo unperiodo pluriennale, sotto laspinta dell’Unione Europea, eprendendo efficace spunto dalla

Alla ricerca di correttivinei confronti

della liberalizzazionedel mercato del lavoro

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totale paralisi ed inefficienza delmercato del lavoro pubblico(vedasi gli ex uffici di colloca-mento), introduceva i primigenerali principi di una liberaliz-zazione controllata del mercatostesso.Con il Decreto 181 del 2000, percontrobilanciare i potenziali,meno auspicabili effetti, di que-sta liberalizzazione, che inevita-bilmente tendeva a premiare ilavoratori più forti in termini diprofilo professionale, si premeval’acceleratore sulle misure direttea facilitare il collocamento sulmercato del lavoro delle catego-rie più fragili: dalle donne, ai gio-vani, ai disoccupati di lunga

durata, agli immigrati.Con quest’ultima legge delega, ladirezione è un’altra, e direttaessenzialmente (anche se nonsolo):✓ ad ampliare il ruolo dell’inter-vento privato nel settore dellavoro✓ ad aprire nuove possibilità dicontratti di lavoro (su cui ci sisoffermerà subito più oltre).Dal primo punto di vista, lenovità, che a nostro parerehanno validità immediata, inquanto non richiedono decretiaggiuntivi, sono rappresentateda elementi molto significativi.Il primo è l’estensione della pos-sibilità di intervento nel campo

dell’intermediazioneprivata del lavoro atutta una serie di orga-nismi che precedente-mente ne venivanoesclusi, o che doveva-no passare preliminar-mente attraverso lacostituzione di societàad hoc: organismi bila-terali, associazioni nonriconosciute, ecc. (cfr.in particolare articolo1, comma 2, lettera l), ilsecondo è rappresen-tato dalla eliminazionedella unicità dell’og-getto sociale allesocietà accreditate per

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la selezione o la ricollocazionedel personale. Il terzo è rappre-sentato dalla estensione allesocietà di lavoro interinale dellapossibilità di svolgere attività diintermediazione del lavoro. Ilquarto infine è rappresentatodalla “identificazione di ununico regime autorizzatorio o diaccreditamento per gli interme-diari pubblici, con particolareriferimento agli enti locali, e pri-vati, che abbiano adeguati requi-siti giuridici e finanziari”.È chiaro che queste possibilitàcostituiscono, nella confermache al lavoratore in cerca di

occupazione di nuovaoccupazione non deveessere applicato alcunonere, un passo ulte-riore ed auspicatoverso una ampia libe-ralizzazione del mer-cato del lavoro. Èaltrettanto chiaro chequesta liberalizzazio-ne esige, al di là deirequisiti giuridici efinanziari cui si accen-nava prima, uno stret-to controllo da partedegli organi ispettividel Ministero delWelfare, volti ad impe-dire ogni forma diabuso nei riguardi siadelle imprese, sia

soprattutto dei lavoratori, checostituiscono l’elemento più fra-gile di questo meccanismo.Quanto fin qui si è visto - e chedovrà essere attentamente verifi-cato e studiato in termini dieffettiva applicazione, in quantoil testo di legge appare comples-so e di non facile lettura - costi-tuisce, a nostro parere, un fattosostanzialmente positivo, nellamisura peraltro in cui venganorafforzate ed adeguate la struttu-re che operano nel settore pub-blico, e cioé i servizi per l’impie-go: rafforzamento diretto sia avalorizzare la loro potenzialità di

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offerta di profili professionali pas-sando attraverso il sito delMinistero sopra richiamato, siasoprattutto a incrementare e qua-lificare il loro ruolo a favore dellecategorie con difficoltà occupa-zionali, quali quelle che si sonoviste sopra, o comunque quelleche difficilmente riescono adaccedere al mercato del lavoro.Molte perplessità solleva inveceil contenuto dell’art. 4 dellalegge, con cui si dà la delega alGoverno in materia di disciplinadelle tipologie di lavoro a chia-mata, temporaneo, coordinato econtinuativo, occasionale, acces-sorio e a prestazione ripartita.Da quando, con l’affermarsi del-l’apprendistato, dei contratti diformazione lavorativa, del lavoroa tempo determinato, il rapportodi lavoro a tempo indeterminatoha assunto un ruolo sempreminore nei confronti dei lavora-tori, si è introdotta una situazio-ne di instabilità che appare sem-pre meno accettabile.È senz’altro vero che le esigenzee le motivazioni del lavoratorepossono richiedere forme alter-native e diverse di contratto; èvero che particolari situazionifamiliari, frequenti soprattuttonel caso delle donne, tendono avedere con favore contratti spe-ciali, quali, ad esempio quelli aprestazioni ripartite; è vero anco-ra che una corretta gestione

aziendale richiede la possibilitàdi adeguare la quantità, le moda-lità e la qualità di utilizzo dellavoro sulla base delle proprieesigenze.Tutto questo è vero: ma non èmen vero, a parere nostro, che ilrapporto di lavoro più qualifica-to, più significativo, tale da con-sentire i massimi vantaggi alungo termine sia all’impresa cheal lavoratore, è un contratto dilavoro che assicuri un respiro,uno spazio adeguato per unaprogressiva qualificazione pro-fessionale del lavoratore, per unsuo permanente adeguamentoformativo, per un suo consape-vole inserimento nel mercato dellavoro, dal quale apprendere glieffettivi canali, conoscerne i pro-tagonisti e le esigenze; in sostan-za, un processo permanente dieducazione al lavoro che mettain condizione il lavoratore stessodi possedere una forza contrat-tuale sul mercato, ed una consa-pevolezza delle proprie poten-zialità e del modo di potersele farriconoscere.Già l’interinale, concepito comeforma e strumento di inserimen-to efficace sul mercato del lavoro,è diventato l’angosciosa situazio-ne di molte persone che, prive diun’adeguata prospettiva tempo-rale e di un percorso professiona-le coerente e continuo, vedonocon timore il prolungarsi di una

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situazione di instabi-lità permanente. Non parliamo poidella “collaborazionecoordinata continuati-va”: essa, coerente conlavoratori che dispon-gono di una prepara-zione professionalealta o molto alta, e for-temente specializzata,non tale quindi dapoter essere “spesa” inu n’ u n i c a a z i e n d a ,viene invece utilizzatacome surrogato, moltofrequentemente abu-sivo, per contenuti di lavoro chedovrebbero essere regolati da unrapporto permanente, o comun-que a tempo determinato, didipendenza; con il risultato, perle aziende, di risparmiare risorsesignificative in termini di oneriindiretti o riflessi, e, per il lavora-tore, di avere una tutela previ-denziale o assistenziale margina-le o nulla.Dei nuovi rapporti di lavorointrodotti e sopra citati, poco si sain quanto la loro regolamentazio-ne sarà contenuta in successiviprovvedimenti. Ma sembraindubbio che essi abbiano duefacce: quella positiva, di recepire,sul piano normativo, rapporti dilavoro non previsti, che rispon-dono contestualmente alle esi-

genze delle imprese e del lavora-tore in termini di elasticità e diatipicità; quella negativa, di crea-re nuovi fattori di instabilità e diincertezza per il lavoratore stesso.Con svantaggi ben prevedibilianche per le aziende: che, se abreve termine possono contaresu forme di lavoro più elastico, e,in definitiva meno costoso, alungo termine si troveranno difronte lavoratori non motivati,privi soprattutto di un adeguatobagaglio professionale, acquisi-bile solo sulla base di una possi-bile programmazione a media –lunga scadenza del proprio futu-ro lavorativo.

Ignazio Pisani

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Chi è l'artigiano? Solo unlavoratore specializzato,un professionista della

manualità, un fantasioso edestroverso imprenditore? Neglianni molte sono state le defini-zioni date all’attività artigiana.A noi piace soprattutto qualifi-care gli artigiani come custodi ecostruttori di una civiltà.La civiltà artigiana, appunto, enon è una definizione passati-sta, non guarda indietroConserva del passato la tradi-zione, la trasmissione dei segre-ti di un mestiere, la vocazionealla manualità, il culto dellabellezza, la sensibilità estetica.Ma è anche un mondo carico difuturo, contro ogni forma di"serialità".Tutto oggi è fatto con lo stampi-no, non ha identità, è spersona-lizzante se non, a volte, alie-

nante.L’artigiano è custode e costrut-tore di una civiltà perché pro-duce manufatti che “produco-no”, a loro volta, cultura.E non è solo un bisticcio diparole.Produrre cultura significa colti-vare l’uomo, presidiare l’aspet-to più umano, dunque, piùattraente della nostra società.L'artigiano è un insegnante eun maestro.Un autentico educatore. Lavorare in bottega vuol direper un giovane accostarsi aduna scuola di vita, apprendereche, fra le pieghe di un lavoroc’e non solo competenza tecni-ca, ma anche una passione euna motivazione forti.Non si sta in bottega per sbar-

care il lunario o per portarsi acasa lo stipendio. Si è coinvolti

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L'Artigiano?Molto di più di un

semplice imprenditore

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in un'avventura che ha aspettiimprenditoriali, economici efamiliari. Ed é l’ultima dimen-sione che, forse più di altre,distingue l’artigiano da qualsia-si altra figura professionale. E’un coinvolgimento quasi affet-tivo perchè, nel lavoro fattoinsieme, adulti e giovani entra-no in una stretta relazione, con-dividono le stesse ansie, vivonogli identici problemi, godonodegli stessi risultati."Similis similem cognoscitur" ilsimile conosce il simile. E’ l’ar-tigiano anziano che si specchianel giovane, è il giovane che si

impadronisce delle competen-ze e della maestria di chi ha piùesperienza di lui.Abbiamo spesso trovato artigia-ni arrabbiati e preoccupati perle tante difficolta, ma mai arti-giani delusi o in crisi per il pro-prio lavoro.Questo é il valore aggiunto del-l’attività artigiana, il suo fasci-no, il suo tormentato incanto.

Gabriele LanfrediniSegretario Generale

dell'Unione Artigiani della Pronvicia di Milano

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Il nostro sistema industrialeterritoriale attraversa unalenta ma costante perdita di

competitività.Molteplici fattori strutturali stan-no influenzando numerosi com-parti produttivi della nostra pro-vincia determinando un impove-rimento complessivo del tessutoindustriale e una riduzione dra-stica dei livelli occupazionali.Le nostre analisi evidenzianoinfatti, nei settori manifatturieri,in particolare tessile e gommaplastica, dove è presente unaforte competizione internaziona-le sui costi, la necessità di serviziall’impresa che favoriscano l’in-novazione di processo e di pro-dotto e consentano un rilanciodei distretti produttivi generandoin tal modo concrete sinergie disviluppo.I comparti metalmeccanico e chi-mico – tessile, tradizionalmentecaratterizzati dalla presenza digrandi aziende sul territorio, regi-

strano una serie di elementi nega-tivi, quali il ridimensionamentodel numero delle aziende e deilivelli occupazionali, per la man-cata definizione di alleanze stra-tegiche e di politiche nazionali asostegno dei settori. Inoltre lacarente iniziativa politica del ter-ritorio in tema ambientale e lalentezza delle procedure burocra-tiche non favoriscono l’insedia-mento e limitano lo sviluppodelle imprese chimiche.Il settore delle costruzioni lamen-ta una esasperata competitivitàtra le imprese del territorio, chespesso ricorrono al lavoro irrego-lare per ottenere l’aggiudicazionedegli appalti. In tal senso occorreuna incisiva azione congiunta trale parti che compongono gli entibilaterali, con l’obiettivo priorita-rio di omogeneizzare il rispettodelle regole e delle norme di sicu-rezza, attraverso il coinvolgimen-to delle aziende che non vi parte-cipano.

Le nostre proposte perun rilancio

dell’Alto Milanese

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Riteniamo indispensabile, quin-di, una maggiore attenzione allepolitiche di sostegno per le areein crisi con una serie di propostearticolate che cerchino di indivi-duare un modello di svilupposostenibile e soluzioni di rafforza-mento del sistema industriale.Le categorie dell’industriadell’Alto Milanese evidenziano lanecessità di:1. Potenziamento del sistema direlazioni industriali. Diventa strategico, infatti, avviareincontri specifici con tutte le asso-ciazioni dei datori di lavoro e leIstituzioni con lo scopo di monito-rare costantemente il sistema pro-duttivo e il fenomeno occupazio-nale, individuando nel contempoun disegno di reale programma-zione della struttura produttivaterritoriale nelle sue articolazionisettoriali, valorizzandone lepotenzialità e la sua qualificazio-ne. A tale proposito, riteniamonecessario riprendere e svilupparei contenuti dei Patti territoriali inatto nell’Alto Milanese.

2. Istituzione di Osservatori con-giunti permanenti.Occorre estendere a tutti i settoriproduttivi, rendendoli più effica-ci, l’esperienza degli osservatoricongiunti oggi presenti, per rac-cogliere le informazioni, i dati

sugli investimenti e la documen-tazione sulle tendenze strutturalie congiunturali in atto a livelloterritoriale. Ciò consentirebbe direndere mirato, sulla base diproiezioni e fabbisogni, l’inter-vento nelle aree di sofferenza ericercare soluzioni condivise chefavoriscano sostegni strutturaliall’occupazione.

3. Formazione continuaIn un contesto industriale dove èpresente una continua evoluzio-ne della tecnologia, dei prodotti edei cicli produttivi diventa indi-spensabile potenziare il sistemadi formazione continua per ilavoratori. E’ necessario definireun ambito di confronto specificosulla materia per individuare ibisogni formativi e le relative ini-ziative da intraprendere. Tutto ciòè strategicamente rilevante poi-ché oggi molti problemi occupa-zionali e di mercato del lavoroderivano anche dalle carenze for-mative, troppo spesso limitatealle conoscenze di tipo scolasticoo derivanti solo dall’esperienzalavorativa. Riteniamo indispensa-bile sviluppare, strettamente con-nessi alla formazione, servizi ter-ritoriali per l’inserimento e laricollocazione dei lavoratori fuo-riusciti dai cicli produttivi. Nonintervenire su una tematica di

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tale importanza, costituisce unosvantaggio sempre meno tollera-bile rispetto ad altre aree indu-striali europee con le quali occor-re competere anche su tali aspetti.

4. Contrattazione decentrataL’attuale modello contrattuale,che ha risposto storicamente aduna fase diversa dello sviluppoproduttivo, necessita di un poten-ziamento della contrattazioneterritoriale accompagnata da unasua maggiore diffusione. La con-trattazione decentrata diventa,pertanto, un fattore strategico edeterminante per poter affronta-re e cogliere i nuovi processi diflessibilità e di innovazione, inquanto sono fortemente differen-ziate le problematicità sia perdimensione aziendale che mer-ceologica. Attivare concretamen-te un modello contrattualedecentrato, nell’ambito di condi-zioni di garanzia e salvaguardiadelle tutele previste dai contrattinazionali e dalle norme legislati-ve, significa anche favorire lo svi-luppo di politiche di sostegnostrutturale all’occupazione.

5. Piccole imprese e bilateralitàIl fenomeno della frammentazio-ne del tessuto industriale, moltopresente nel nostro territorio e laconsistente riduzione del numero

medio di addetti per azienda,sono fattori significativi chedeterminano, la necessità diinterventi specifici. Devono esse-re attivate, pertanto, azioni chefavoriscano, da un lato, la crescitadimensionale delle imprese e dal-l’altro la valorizzazione e l’esten-sione degli enti bilaterali. Modellogià presente in settori come quel-lo dell’edilizia, dell’agricoltura,del commercio e nell’artigianatoe che ha consentito di creare lecondizioni per costruire un eser-cizio concreto di tutele, in granparte su base mutualistica e inte-grativa con risorse delle imprese edei lavoratori.

6. Le nuove tuteleLe condizioni sopra citate hannoreso più precario il rapporto dilavoro e ridotto il livello di tutelaper molti lavoratori. Occorre, intal senso, una forte iniziativa sin-dacale che acceleri una definizio-ne condivisa dello Statuto deiLavori per coinvolgere e tutelare ilavoratori senza diritti o con dirit-ti insufficienti e inadeguati allanuova struttura del mercato dellavoro.

Le categorie dell’industria dellaCisl di Magenta-Abbiategrasso eTicino Olona

FAI – FEMCA – FILCA – FIM - FISTEL

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L'anno della depressioneeconomica, della stagna-zione dei consumi, delle

montanti polemiche sul caro-euro si conclude- nel bacinosudovest di Milano- con undato che senza entusiasmarepredispone positivamente peril 2003. Il quarto ed ultimo tri-mestre del 2002 ha infattisegnato un primo, seppur timi-do, tentativo di ripresa dell'eco-nomia locale e di miglioramen-to dei principali macro-indica-tori che testano la salute delleimprese e del mercato. Lo siricava dalla tradizionale indagi-ne trimestrale della delegazioneterritoriale di Apimilano, l'asso-ciazione di categoria dei piccolie medi imprenditori, che hainterpellato il consueto cam-pione di imprese (questa volta

90) per saggiare l'andamentodel ciclo economico. Ebbene,l'andamento dei principaliindicatori dell'ultimo trimestreé molto meno negativo di quan-to ci si potesse (e fosse lecito)aspettare. La domanda internae quella estera migliorano,altrettanto accade per il fattura-to e gli investimenti. Dati chesembrano porre le basi per unaripresa, benché il tasso d'otti-mismo degli imprenditori siacontenuto e il futuro non anco-ra libero dalle nubi cupe che siaddensano a livello internazio-nale. Entrando nel dettaglio, leimprese del sud-ovest chehanno visto crescere la doman-da interna sono il 19% del tota-le contro il 15% del terzo trime-stre. Quelle che hanno vistodiminuire la domanda passan-

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L'INDAGINE CONGIUNTURALE DI APIMILANO

Economia: difficile ripresa

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do dal 58 al 29%, in pratica sidimezzano. Anche il mercatoeuropeo sembra risponderepositivamente, tanto che il caloriguarda il 35% delle imprese(contro il 58% di ottobre), e lamaggioranza dichiara una sta-bilizzazione degli ordinativi(55%). Tengono le venditeanche nel mercato esternoall'Unione Euroepa; in questocaso il fatturato sale per il 25%delle aziende contro il 15% delrecente passato. Una cartina ditornasole per testare l'anda-mento del mercato é sicura-mente la tendenza ad investire:ebbene, anche in questo caso leimprese che hanno immesso

capitali nelle proprie aziendesalgono al 58%. Investimentinell'ordine dei 50.000 euro peril 39% delle imprese di ben oltre250.000 euro nell'11% dei casi.Per il futuro prossimo permaneun alto tasso di prudenti: isostenitori di un ciclo economi-co stabile sono il 77% del totale,ma in compenso diminuisconoi pessimisti. Apimilano conti-nua peraltro a chiedere una cre-scita dell'economia trainata dainvestimenti nelle infrastruttu-re, ed una concreta semplifica-zione della burocrazia.

Fabrizio B. Provera

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Sentono la necessità di unariforma in senso federali-sta dello Stato, giudicano

positivamente il passaggio alleregioni delle competenze inmateria di sanità, ambiente elavoro; sono invece più perples-si su scuola e sicurezza. Sono queste le opinioni dei pic-coli imprenditori milanesi sulladevolution, secondo la ricerca"Federalismo o devolution? Laparola agli imprenditori mila-nesi", condotta su 150 impreseda Apimilano, che confermacome oltre il 95% dei titolarid'impresa sia a favore del fede-ralismo, che contribuirà amigliorare la gestione dellerisorse pubbliche (per il 79%) e iservizi pubblici (per il 66% diloro). Per il 76%, inoltre, il fede-ralismo permetterà una miglio-re salvaguardia degli interessi

locali. Nessun rischio inveceper l'unità dello Stato: il 79,2%del campione non vede nelfederalismo un pericolo."Il federalismo, la sussidiarietàe la devolution - ha commenta-to Ambrogio Locatelli, presi-dente della delegazione SudOvest di Apimilano - avvicina-no le istituzioni al cittadino eall'impresa. Per questo nonpossiamo che giudicare positi-vamente qualunque azione chevada in questa direzione"."Il federalismo- ha continuatoLocatelli - sarà utilissimo per lerelazioni economiche traimpresa e istituzioni; un ufficiolegato al territorio sarà certa-mente più attento alle esigenzelocali rispetto all'attuale siste-ma burocratizzato che deve fareriferimento all'amministrazio-ne centrale. Maggiore efficienza

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La devolution?Ai piccoli imprenditori

piace molto

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ed efficacia saranno un aiutoindispensabile per le pmi cheintendono, con il loro operare esvilupparsi, valorizzare il terri-torio in cui sono inserite"."Inoltre - ha proseguitoLocatelli - quando gli imprendi-tori parlano di più potere alleautonomie locali, pensanosoprattutto a questioni concre-te: ad un fisco più equo, ad unapubblica amministrazione piùefficiente, ad istituzioni al servi-zio di cittadini e imprese". E, infatti, per oltre il 90% di loro,gran parte della tassazione deverimanere sul territorio. In que-sto modo, per il 53,5%, si con-sentirebbe il finanziamento

degli enti locali, i quali (per il68,6%) dovrebbero inoltrevedersi riconosciuta maggioreautonomia di capacità imposi-tiva. In questo caso, però,occorre prevedere l'istituzionedi un fondo di solidarietà afavore delle regioni più povere(l'82,4% del campione)."Un federalismo solidale - hacommentato Locatelli - attra-verso il quale le regioni e lerealtà locali non si chiudono insé stesse, ma si aprono ai rap-porti reciproci in modo ben piùincisivo di quello attuale"."Un governo su scala territoria-l e m i n o r e - h a c o n c l u s oLocatelli - ha la potenzialità dimettere in campo una più con-creta attenzione all'insieme deifattori che incidono sulla nasci-ta e lo sviluppo dell'impresa,agendo sulle risorse umane,sulle infrastrutture fisiche, sullerisorse naturali, sui flussi diconoscenza e sullo sviluppodelle tecnologie, sui problemipromozionali, fiscali, creditizi,sulla qualità del vivere e del tes-suto sociale. Tutte carenze che,in una fase congiunturale diffi-cile come l'attuale, risultanoamplificate".

F. B. P.

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E’ cambiata radicalmentel’antica fiera di sanGiuseppe, che si è svolta ad

Abbiategrasso dal 18 al 23 marzo.La cinquantaquattresima edizio-ne, si è presentata completamenterinnovata nello stile e nei modi.Per la prima volta, infatti, si è trat-tato di una rassegna tematica,interamente dedicata alla casaanalizzata nei suoi moltepliciaspetti - da luogo d’abitazione insenso architettonico, d’arreda-mento e design, ad occasione direlazione, di confronto e di cresci-ta - con spazi per laboratori,mostre, incontri e convegni.P re s s o i l p o l o f i e r i s t i c od’Abbiategrasso, con oltre 3.000mq a disposizione, gli operatoridel settore hanno potuto allestire iloro stand. Una formula di pre-sentazione, decisamente diversadal copione tradizionale, che havisto coinvolte moltissime figure –designer, progettisti, imprendito-ri, commercianti e artigiani –impegnate nel rilancio di un terri-torio che merita di essere valoriz-zato appieno nel suo dupliceaspetto economico e culturale.Nel corso della manifestazione,

inoltre, è stato dato ampio spazioa dibattiti e momenti d’approfon-dimento. “Incontri con gli autori” e“Animazioni alla lettura”: sonostate queste le due proposte tenu-tesi presso l’Auditorium delCastello Visconteo, organizzate da“L’Altra Libreria”, “Libreria ilGabbiano” in collaborazione con“Iniziativa Donna” e la BibliotecaCivica d’Abbiategrasso.La famiglia, i centri commerciali -intesi come nuovi punti d’incon-tro e di socializzazione – oltre chei bambini e gli anziani, sono statigli argomenti al centro dei tantiseminari organizzati lungo l’arcodell’intera settimana.Tra questi appuntamenti ricordia-mo: “Famiglia ideale e famigliaattuale: realtà e aspirazioni nelprimo luogo di relazione”. Unatavola rotonda, promossa dallaFondazione insieme al Comuned’Abbiategrasso e alla Provincia diMilano che ha avuto lo scopo “diperorare la difesa del diritto deibambini ad essere educati all’in-terno di un contesto familiare chededichi la giusta attenzione albambino”. La discussione, mode-

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La Fiera di San Giuseppecambia pelle

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rata dal direttore del settimanale“Ordine e Libertà” Marco Aziani,ha visto intervenire, in qualità direlatori, il consigliere provincialePiero Bonasegale, Roberto Burgio,docente di Pediatria all’Universitàdi Pavia, Angela Colombini, asses-sore ai Servizi alla Personad’Abbiategrasso, Silvano Santucci,direttore del reparto di Pediatriadell’ospedale di Magenta e AngelaGaravaglia, psicologo dellaComunità Terapeutica S. Casatid’Albairate.“Centri commerciali naturali” èinvece il titolo scelto per ilmomento di confronto promossoda Ascom, durante il quale si ètrattato de“La possibilità di inten-dere i centri storici, come spazientro i quali inserire – secondouno sviluppo equilibrato che fac-cia leva sul miglioramento dellaqualità del territorio – nuove solu-zioni in ambito commerciale”. La bioarchitettura con “Verso laCasa Ecologica: bioarchitettura ecooperazione edilizia”, è stata alcentro della conferenza organiz-zata dall’Istituto Nazionale diBioarchitettura. Una proposta cheha inteso sensibilizzare la cosid-detta “architettura eco-sostenibi-le” e divulgare l’innovativo pro-gramma de “La casa Ecologica”.Durante le giornate conclusivedella kermesse a tema, il CircoloFotografico Abbiatense, ha pre-sentato “Uno sguardo sul parco” –

audiovisivo a sfondo naturalisticorealizzato da Carlo Negri – unaproiezione di diapositive sul ParcoRegionale del Ticino, accompa-gnata da commento e musica. E’stata questa anche l’occasione perpresentare l’ultimo libro dellascrittrice e giornalista MartaBoneschi, “Voci di Casa”. In que-ste pagine, attraverso descrizionie suggerimenti tratti dalla crona-ca, dal cinema e dalla letteratura,l’autrice ha cercato di ricostruire icambiamenti della famiglia italia-na, dai primi anni del Novecentosino ai giorni nostri. La creativitànelle sue diverse e svariate formeè salita alla ribalta nel week - end.Sono stati allestiti laboratori condimostrazioni di tecniche decora-tive, con artisti che ogni giornohanno potuto dare libero sfogoalla loro fantasia. Tra le altrenovità della cinquantaquattresi-ma edizione, anche un interopadiglione, in cui bambini e geni-tori, grazie alla presenza d’anima-tori e di un’equipe di teatro socia-le, hanno potuto trascorrere oreliete e all’insegna del divertimen-to. Infine, ci sono state ancheoccasioni d’intrattenimento, conconcerti di musica jazz e una ras-segna di cucina tipica locale,o f f e r t a d a i r i s t o r a t o r idell’Abbiatense.

Fabrizio Valenti

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Tra le finalità dei Quadernidel Ticino vi è l’attenzio-ne verso le problematiche

e le politiche locali, tra le qualisi deve certo includere la gestio-ne e l’utilizzo del territorio. Inquesto contesto il mondo ruralenelle sue dimensioni agricola ezootecnica rappresenta unimportante filone di indagine,in riferimento oltre che alladimensione economica sottesa,anche al relativo patrimoniostorico, culturale e sociologiconel quale affondano le nostreradici.Nell’intento di riflettere edapprofondire tali tematiche, cisiamo rivolti alla Federazionedei Coltivatori diretti di Milanoe Lodi che di ciò fa una profes-sione, ed abbiamo intervistato

il responsabile della Sezione diAbbiategrasso, Sig. Moroni.Quaderni: Ci vuole illustrare-quali sono state le linee di ten-denza, nel corso dell’ultimodecennio, che hanno caratteriz-zato il mondo agricolo dellanostra zona, con particolareattenzione al magentino edall’abbiatense?Moroni: Un esauriente sviluppodelle tematiche da lei indicate èper me di difficile realizzazionein quanto da poco presente sulterritorio abbiatense. Tuttaviaritengo sia corretto sostenereche, in passato, il settore agrico-lo abbia offerto la possibilità direalizzare un reddito in modocertamente meno complesso:l’esistenza di mercati meno sta-gnanti e costi di produzione

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L’agricoltura nel magentino e abbiatense:

tra riforma della P.A.C. e Parco del Ticino

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maggiormente contenuti sonostati elementi determinanti chehanno permesso di soddisfare leprincipali aspettative delleimprese agricole.La situazione odierna evidenzial’indubbia necessità, da partedelle imprese agricole, di dimo-strarsi maggiormente attenteed adattabili alle esigenze delmercato e degli stessi cittadini.Per prodotti quali carne e lattesono di vitale importanza lerealtà cooperative e consortili inquanto reddito e potere contrat-tuale aumentano sensibilmentesolo attraverso l’aggregazione.In merito alle tradizionali coltu-re cerealicole, in particolare alriso, siamo indotti a riflettereattentamente sull’efficacia omeno di mantenere inalteratinel tempo determinati indirizzicolturali: i rovinosi prezzi dimercato inducono ad accostar-si a tipologie aziendali innovati-ve ed integrative quali: l’arbori-coltura, l’agriturismo, l’introdu-zione di attività didattiche, lavendita diretta dei prodotti(come previsto dalla recentelegge d’ordinamento).A questo proposito occorreconsiderare che il territoriopreso in esame gode di una for-tunata dislocazione in quanto

può approfittare della vicinanzaalle grandi città e della presenzadi Parchi, elementi non trascu-rabili per una ottimale realizza-zione delle attività innovative inprecedenza elencate.Q : N e l l u g l i o d e l 2 0 0 2 l aCommissione Europea ha pre-sentato una fondamentale revi-sione delle politiche che riguar-dano il settore agricolo (PAC,Politica Agricola Comunitaria),per il sostegno del quale ogni cit-tadino dell’unione Europeaesborsa all’anno circa 250 euro.Questa revisione modifica iprincipi fondamentali dellarelativa regolamentazione. Inparticolare intende promuovereuna “agricoltura sostenibile”,un impatto ambientale e la con-servazione del territorio, la tute-la e riqualificazione del “mondorurale inteso in senso ampio”,non solo economico ma ancheculturale e paesaggistico.Inoltre, si sostiene che gli agri-coltori saranno incoraggiati a“concentrare l’attività agricolasui prodotti e sui servizi che iconsumatori richiedono, senzaaccordare incentivi artificiali aprodurre prodotti di cui i con-sumatori non hanno bisogno”.Cfr. comunicato stampa dellaCommissione, IP/02/1026.

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Qual è a riguardo la visionedella vostra associazione e qualipossono essere le conseguenzesul nostro territorio?Moroni: Con la revisione dellaPolitica Agricola Comunitaria ilmondo agricolo dovrà deciderecosa produrre in base ai segnalidi mercato e non più in base aisussidi.Gli aiuti diretti saranno ancoranecessari, non più per compen-sare le riduzioni di prezzo, néper guidare le scelte di produ-zione, ma solo ed esclusiva-mente come sostegno del red-dito del produttore.Pertanto, non essendo più com-pensativi al prodotto, gli aiuti alreddito verranno distribuiti concriteri di equità: più aiuti a chine ha più bisogno.Questo, in estrema sintesi, èquanto di nuovo porterebbe larevisione della P.A.C.: conserva-re l’attuale politica agricola nonè né percorribile, né tanto menoconveniente per l’Italia storica-mente penalizzata finanziaria-mente dall’attuale sistema.L’agricoltura italiana, infatti,pur valendo il 16% dell’agricol-tura comunitaria, riceve solo il12% del totale dei sostegnidell’Unione.Per Coldiretti la revisione a

medio termine della P.A.C.dovrebbe, quindi, avviare unnuovo corso delle politiche agri-cole europee che premi compor-tamenti imprenditoriali cherispondono alla domanda diqualità e sicurezza del prodottoda parte dei consumatori e elimplicazioni occupazionali chederiveranno da queste scelte.Per favorire tutto ciò occorreallora premettere lo sposta-mento delle risorse a favoredelle imprese e la differenzia-zione dei prodotti attraverso latracciabilità, la certificazione,l’etichettatura e la riduzionedell’impatto ambientale.Q.: Il nostro territorio è riccooltre che del parco Agricolo SudMilano, dell’esperienza delParco del Ticino del quale il 60%della superficie è ad uso agrico-lo. In riferimento a quest’ultimo,il Piano Territoriale diCoordinamento del Parco(PTCP, da non confondere con ilPiano Territoriale diCoordinamento Provincialeanch’esso PTCP), può essere con-siderato come uno strumentoconcreto che nelle sue linee diindirizzo promuove anch’essoun’agricoltura sostenibile attra-verso una riduzione dell’impat-to sul territorio ed il manteni-

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mento e qualificazione del pae-saggio rurale. Da questo sonorecentemente nate attività digrande valore come il Marchiodi Produzione controllata delParco del Ticino, di colore bluper le produzioni di tipo inte-grato e di colore verde per quelledi tipo biologico. Quali sono lepossibilità offerte e qual è larelazione con la riforma dellaPAC?R.: Commentiamo positiva-mente la nascita di attivitàcome il Marchio di Produzionecontrollato del Parco del Ticino,perché l’origine dei prodotti suun territorio destinato a Parco,

assume maggiorsignificato rispet-to ad altri territori.Riteniamo che que-ste azioni vadanoincontro alle effetti-ve necessità delc o n s u m a t o re equindi siano parti-colarmente vicineanche alle nostrerecenti mobilitazio-ni come quella checi vede richiederel’origine del latte edegli ortaggi sull’e-tichetta, oppurequella che ha visto

denunciare nelle conserve dipomodoro la presenza del 30% diprodotto di provenienza straniera.Tutto ciò, oltre che ad assecon-dare le esigenze e le richiestedel consumatore, deve cercaredi soddisfare le necessità del-l’imprenditore, riconoscendoun prezzo più adeguato al pro-dotto che tenga conto deglisforzi economici che l’impresaagricola ha sostenuto per esseresottoposta a processi di certifi-cazione, tracciabilità ed etichet-tatura.

Marco Cozzi

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Il timore suscitato dal susse-guirsi anomalo di casi diMeningite da Naisseria

meningitidis (Meningococco) èin parte giustificato. La meningite meningococcicaresta una malattia grave e peri-colosa ancora oggi.Disponiamo di numerosi anti-biotici in grado di combatterel’infezione. Le nostre rianimazioni sono ingrado di garantire la massimaassistenza durante le prime 24ore di malattia, le più dramma-tiche.I laboratori di microbiologia

sono in grado di identificare ilbatterio in meno di un’ora.L’esecuzione di una punturalombare è possibile in qualsiasipresidio sanitario del territorio.Ciononostante due dei settecasi di meningite registrati nel-l’area Magenta – Abbiategrassonon ce l’hanno fatta.Questi dati ci addolorano e cilasciano sgomenti: non possia-mo, però, dimenticare che l’in-fezione da meningococcoassume il più delle volte, unandamento iperacuto ed unaevoluzione talmente rapida danon lasciare il minimo spazio

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Meningite meningococcica:

il parere di un infettivologo

La parola all’esperto

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per una diagnosi,anche pre-sunta, e il tempestivo inizio diuna terapia efficace.I tre classici sintomi (febbre,vomito a getto e rigidità delcollo) non sempre sono chiara-mente presenti. A volte la loropresenza trae in inganno ecapita, per eccesso di scrupolo,di procedere a indagini com-plesse nel sospetto di meningi-te, anche in pazienti che pre-sentano questi sintomi, macausati da patologie completa-mente diverse.Un compito difficile per ilmedico di famiglia, per il medi-co di pronto soccorso e ancheper l’infettivologo che, pur arri-vando per ultimo e quindi inposizione di vantaggio, si trovala strada molto stretta tra ilrischio di sottovalutare dei sin-tomi sfumati e quello di ingi-gantire situazioni che nonhanno niente a che vedere conil sospetto di meningite.E’ chiaro che in questa situa-

zione si richiede la massimaattenzione a tutti i livelli.Alle autorità sanitarie si chiedeuna informazione chiara esemplice.Ai medici è richiesta la massi-ma attenzione, lontana dall’en-fatizzare sintomi sfumati, maaltrettanto acuta da percepire iminimi segnali di una burrascatravolgente.Compito dei mezzi di informa-zione è quello di verificarescrupolosamente le informa-zioni fornite e mettersi a dispo-sizione per una trasmissionetempestiva di corrette linee diprevenzione.A tutti è richiesto di ragionarecon i dati disponibili, di nonfantasticare su scenari apoca-littici e di avere una ragionevo-le fiducia nei piani propostidall’autorità sanitaria in basead una corretta valutazionedelle conoscenze scientifichepiù avanzate.Occorre ricordare che il menin-

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www.gstmedicina.it

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gococco, diffuso tra la popola-zione (si parla di percentuali diportatori sani che toccano il20%) attraverso le goccioline disaliva e le secrezioni nasali,non è un germe che resistemolto nell’ambiente e quindinecessita del passaggio direttoda una persona all’altra.La misura più efficace di pre-venzione è la profilassi conantibiotici idonei per le suc-cessive 48 ore nel caso si siavenuti a contatto con una per-sona affetta da meningitemeningococcica. A questoproposito è necessario ricorda-re che l’uso sconsiderato diantibiotici è uno dei fattori di

predisposizione alla situazionedi portatore del batterio: èquindi necessario fare moltaattenzione all’uso dell’antibio-tico per ogni banale episodiofebbrile a carattere stagionale,attenendosi scrupolosamentealle indicazioni del medico acui si è affidata la tutela dellapropria salute.Un punto importante da ricor-dare è che non tutte le menin-giti hanno le stesse caratteristi-che, a partire dal germeresponsabile.Esistono, infatti, meningitivirali o parassitarie con proble-mi completamente diversi daquelli posti dalla meningite

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meningococcica, così comeesistono meningiti battericheda Stafilococco oPneumococco, in genere con-seguenze di interventi chirur-gici o di malformazioni. Inquesti casi il rischio di contagioè minimo o del tutto assente.Una profilassi a lungo termineè quella effettuata con il vacci-no. Esistono due tipi di vacci-no: il tipo coniugato capace diprevenire l’infezione dameningococco di tipo C e adat-to per i bambini fino a tre anni,il tipo polivalente in grado diprevenire l’infezione da varitipi di meningococco tra cui l’Ae il C.Non esistono vaccini in gradodi prevenire l’infezione dameningococco di tipo B.L’azione protettiva del vaccino,inoltre, non inizia subito, macirca un mese dopo in quantolo stimolo prodotto dal vaccinodeve stimolare una risposta neiconfronti del germe.L’efficacia si ottiene in circal’80% dei vaccinati e dura circa3 anni.Il progetto proposto dalla ASL,e che entra in funzione in que-sti giorni, si propone di attuareun intervento di vaccinoprofi-lassi nella zona attorno a

Magenta, identificato comepunto centrale dell’area di dif-fusione della infezione.L’adesione alla campagna divaccinazione è importante nontanto ai fini di stroncare unaepidemia inesistente, quantoper valutare l’efficacia di unsimile intervento nel ridurre iportatori sani che sono la riser-va per infezioni future.Al di fuori dell’area a rischioleggermente superiore allamedia, non ha senso proporreuna campagna vaccinale a tap-peto ed è giusto lasciar libera lapopolazione di scegliere sevaccinarsi o meno in relazionea quanto consigliato anche dalmedico di famiglia che, megliodi ogni altro, conosce la situa-zione di ogni singolo paziente eha qualche possibilità in più diipotizzare eventuali effetti col-laterali.

Paolo Vigano’U.O. di Malattie Infettive

Ospedale di Cuggiono

L’artcolo è stato pubblicato indata 25 gennaio 2003 nel nostrosito www.gstmedicina,it areapubblica educazione sanitaria

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Alla scoperta di un’opera straordinaria

La Pala di Sant’ Anna o di Maria Nascente

della Chiesadell'Assunta in Magenta

La grande pala dell’Assuntaraffigurante la nascita diMaria Santissima, è un’o-

pera degli inizi del ‘600, ricon-ducibile a una significativa cer-chia pittorica milanese (in que-sta prospettiva si sono già indi-rizzate alcune significativeattribuzioni; dopo il restaurodel professor Lo Sardo, chesicuramente rende l’opera piùaccessibile, sarà possibile unapiù decisiva parola chiarifica-trice). La pala, comunque, fuquasi certamente commissio-nata per l’altare di S. MariaVecchia o S. Anna (allora, pres-sappoco, nell’attuale vicoloAncillotto) dal nostro sorpren-dente Mons. Faustino Mazenta,

Abate onorario di quella chiesa,e Canonico Maggiore delDuomo di Milano.Risulta perciò giustificabile,superato un primo impatto dimeraviglia, la ricchezza icono-grafica che vi figura, determina-ta sia dall’importanza artisticain sé, sia dalla raffinatezza cul-turale del committente (gliaspetti propriamente storicisono ben trattati ne “L’arte delsacro”, Parrocchia S. Martino -Magenta, e in Caval ier i-C o m i n c i n i , “ P i t t u r an e l l ’ A b b i a t e n s e e n e lM a g e n t i n o ” , S o c i e t àStor ica Abbiatense).Decisivo è poi per la lettura del-l’opera l’apporto dell’attentissi-

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mo intervento del restauratore,che ci permette di guardare allasua iconografia come è stataeffett ivamente concepita,prima dei fuorvianti interventisuccessivi (va quindi, sostan-zialmente, escluso 1’ inseri-mento, con stravolgimento delsignificato complessivo dellapala, di una S. Anna nel suoletto di partoriente e l’edulcora-to rifacimento del volto diMaria Bambina, ora ripristinatonei suoi dolcissimi e drammati-

ci tratti originali).La concezione iniziale, ormaipressoché del tutto intelleggibi-le, presenta i seguenti elementi.In alto, lo Spirito Santo, informa di colomba, attore primodella nascita immacolata dellaVergine.Al centro, S. Anna, apparente-mente seduta, è colta invecenell’atto di stare leggermentesollevata sul dorso, un po’ pie-gata sul fianco destro, appog-giata col braccio su di un giaci-

La Chiesa S. Maria Assunta, oggi.

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glio, intuibile sotto una coltresu di esso distesa, appenaaccennata per via di un alto,disteso bordo, che si vede soprala spalla sinistra di S. Anna e poiriemergente da sotto di lei,come una copertura, sul suolato destro, fin sotto allaMadonna, che la madre tienetra le braccia. In primo piano,infine, a sottolineare la centra-lità delle figure di Anna e Maria,c’è un grande bacile per ilbagno della Madonna; a con-torno, cinque inservienti, tregiovani e due anziane.S. Anna non è raffigurata,secondo la tradizione apocrifa epopolare, come anziana, magiovane. Tuttavia non ci sonodubbi che sia la madre di Maria,perché con questa rappresentail fulcro del quadro; perché pro-prio in seguito alla collocazionedi questo quadro sull’altaremaggiore, la chiesa di S. MariaAntica cominciò a essere anchedetta di S. Anna; perché c’è unavoluta, bellissima rassomiglian-za tra Maria e questa suamadre.Maria, nel recupero dell’espres-sione originale operato dalrestauratore, sul bel volto dibambina, reca le espressioni diuna forte sorpresa o spavento

appena subito, di cui partecipaanche il volto di S. Anna, inter-cettato da una delle anziane eaccigliate inservienti, che leindica qualcosa fuori campo, asignificare ben altro da ciò chedi gioioso è raffigurato nellascena.Parimenti accigliata e mestacompare, con un panno perasciugare la bambina dopo ilbagno, la seconda inservienteanziana.In netto contrasto con quelleanziane risultano le altre tregiovani inservienti, che parteci-pano all’evento con il dinami-smo, la freschezza e l’entusia-smo della loro giovane età,agendo fondamentalmenteintomo al bacile dell’acqua,che, con l’altra suppellettile,risulta però troppo valorizzatoe ricco di ornamentazione -prevale quella di un leone - pernon avere anche un significatosimbolico, oltre che realistico estrutturale, dando ulterioreimportanza alla centralità di S.Anna con la Bambina.Infine lo Spirito Santo, nella suamanifestazione numinosa bensottolineata dagli angeli, apparefulmineo, imperioso, grifagno,più come un rapace che noncome tradizionale colomba.

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L E N O S T R E C O N T R A D E

Il tema svolto in questa“Natività della Vergine” è quellodi Maria concepita senza pec-cato originale in vista dellafutura nascita di Gesù Cristo.Per questa implicazione cristo-logica, Maria è qui contempla-ta, liturgicamente parlando,con tutta una serie di riferimen-ti che saranno spiegati, comegloria e letizia dell’anticoIsraele, ma anche come onoredel popolo chiamato a essere ilnuovo Israele. Cioè in Maria c’èla convergenza delle attese deipatriarchi e profeti dell’anticoIsraele, nella prospettiva delMessia davidico, e delle aspet-

tative della Chiesa, nuovoIsraele, che riconosce in Gesù,di discendenza davidica, quelMessia. Attese e aspettative didue popoli che in Cristo, perMaria, diventano uno solo.La suppellettile che viene per-ciò messa in uso per lei, è rega-le, perché il leone dell’orna-mentazione si riferisce al leonedella tribù di Giuda e alladiscendenza davidica cuisarebbe appartenuto il Messia ealla quale apparteneva la stessaMadonna (Lc 3, 23-27). In que-sto senso Maria è figurativa-mente vista come depositariadella tradizione dell’Antico

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Vista della Chiesa S. Maria Assunta dalla Piazza (anni ‘50).

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Testamento, rappresentato sim-bolicamente dalle due vecchieinservienti, e, allo stesso tempo,come anticipazione del NuovoTestamento, richiamato dalletre inservienti giovani. Le tregiovani inservienti, perciò,semplicemente partecipanoalla gioia di questa nascita perl’implicazione cristologica cheessa comporta: gioiscono per-ché il Messia è ormai vicino;quelle vecchie, invece, consa-pevoli delle antiche profeziemessianiche, sanno che l’impli-cazione cristologica di questanascita comporta la partecipa-zione di Maria alle sofferenzedel Messia. Questo rimandonarrativo tra Antico e NuovoTestamento, a dire in sintesi

l’awenimen-to del Cristo,non ci diso-rienta, per-ché lo trovia-mo già int u t t o i lVangelo: s ip e n s i , a desempio, aidiscepoli inc a m m i n oper Emmaus,che, senzap a r t i c o l a r i

approfondimenti della SacraScrittura, avevano semplice-mente sperato in Gesù, e orasono nel rammarico e nelloscandalo, dopo la sua morte;Gesù li affianca, e spiega lorocome già nell’ AnticoTestamento ci fosse che il Cristoavrebbe dovuto morire, ma poirisorgere.Ciò viene dunque annunciato aS. Anna, volta a contemplare leesperienze venture di sua figlia;e di ciò, pur misteriosamente, èconsapevole la stessa MariaBambina, per illuminazionedello Spirito Santo, che soprag-giunge quasi a prenderne pos-sesso, e dal quale ella è turbata.Se questo è il tema “dotto”, teo-

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La Chiesa S. Maria Assunta negli anni ‘60.

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logico, dettato dal Mazenta, lapittura tuttavia non manca, conun’interessante allusività ico-nografica, di integrare il temadotto o con riferimenti agli sti-lemi pittorici sul tema marianoo adattandovi i propri o attin-gendo alla pietà popolare.Queste integrazioni o variantisul tema iconografico principa-le, lasciano intravedere la regiadi un maestro che deve averindirizzato gli eventuali allievi,vista la presenza nel quadro dimani stilisticamente diverse,ma funzionali a esprimere informa iconograficamente uni-taria quegli stilemi pittorici equei temi popolari.Si consideri come l’inservienteanziana, la quale, più chemesta, porge il panno perasciugare Maria, rimandi allapassione di Cristo, perché èrappresentata al modo di unaVeronica. E ancora, la giovaneinserviente in secondo piano, asinistra, con un vaso contenito-re, che, pur contemplando lascena dinnanzi a sé, sembracome schernirsi, ritirandosiall’atto di sottrarre quel vaso,piuttosto che porgerlo: è ilmodo in cui viene a volte raffi-gurata la Madonna all’attodell’Annunciazione, così che

quello stesso vaso contenitore,che deve essere preservato,allude al concepimento vergi-nale di Maria, la quale, secondotre titoli delle litanie lauretane,è definita “Vas spirituale, Vashonorabile, Vas insigne devo-tionis”.Insomma, l’evidenza di questirimandi, e altri ancora dei qualisi dirà, sollecitano alla scopertadella chiave di lettura unitariadi queste cinque figure femmi-nili, perché sono sovraccaricatedi ulteriori significati rispetto altema “dotto” già illustrato.Mi pare che tale chiave di lettu-ra consista nel fatto che questecinque figure femminili, presenel loro insieme, e non sempli-cemente nella contrapposizio-ne tra le giovani e le anziane, sirifacciano ai misteri gaudiosidel Santo Rosario, esattamenteai primi tre, considerati delpieno gaudio, e agli altri due,del gaudio velato di una penso-sa tristezza.Rappresentano così quelli chesaranno gli awenimenti e i sen-timenti di Maria nel dispiegarsifuturo della sua vita in quantoMadre del Salvatore.La giovane inserviente che colvaso sembra quasi schernirsi epreservare quel vaso, rimanda

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all’Annunciazione dell’Angelo aMaria, quando ella rimase tur-bata in considerazione dellapropria verginità.L’altra giovane, di fronte a lei achiasmo (incrocio di due lineeai cui estremi i temi rappresen-tati si integrano a due a due), inprimo piano a destra, descrivebene il suo affrettarsi nel servi-zio, attenta solo a ciò, senzaconcentrarsi sulla scena:rimanda al mistero della visita aS. Elisabetta da parte dellaVergine, quando questa, solleci-tamente, si mise in viaggio perassisterla nella sua tarda gravi-danza, avendo ormai decisa-mente prestato fede alle paroledell’Angelo.La giovane in primo piano asinistra, con le fasce e la manoposta nel bacile, in posa monu-mentale e statica, con l’espres-sione del volto più eminente-mente contemplativa nei con-fronti della scena centrale, allu-de, secondo gli stilemi pittorici,alla”regalità” di Maria e riman-da, scritturisticamente, al partodella Vergine, in occasione delquale, secondo l’espressioneliturgica, la natura fermò il suonorrnale corso; e la Madonnaavvolse poi in fasce il Bambinoe lo pose in una mangiatoia,

conservando con cura tuttequeste cose, meditandole incuor suo.La vecchia inserviente che indi-ca con la mano, di fronte, achiasmo, alla precedente giova-ne, integrandone la significa-zione della divina maternità diMaria, rimanda a ciò che vieneindicato a Maria stessa quandoporterà il neonato Gesù alTempio e Simeone profetizzeràche una spada le avrebbe tra-passato l’anima.Infine l’inserviente anziana raf-figurata in guisa di Veronica(cioè vera-icona, immagine,manifestazione), senza rappor-to chiastico con alcun’altra figu-ra, per l’assolutezza del signifi-cato al quale rimanda rispettoagli eventi della nascita di Gesù,proiettandone la missione finoal traguardo estremo dellamorte e risurrezione, è riferibileall’episodio di Gesù che, ormaidi dodici anni, si trattenne,all’insaputa dei genitori, nelTempio, e che, interpellato dallamadre angosciata, si manifestòinnanzitutto come il mandata-rio della volontà del Padre suonei cieli.

Ambrogio Cislaghi

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“Alla mattina del quattrogiugno 1859 grandi massedi Austriaci erano schierate

sulle alture che dominano la val-lata del Ticino, per una lineadella lunghezza di due miglia, dicui la strada retta che mena algran ponte di Ticino era il cen-tro, Boffalora l’estrema destra, ilPontevecchio l’estrema sinistra”. È questo l’incipit di un opusco-lo di sette pagine dal titolo“Colonna monumentale alPontevecchio di Magenta”,datato 30 maggio 1862, firmatoP.te Lonati Ascanio e stampatodalla tipografia Guglielmini conl’intento di destinarne il ricavodelle vendite “alla spesa delMonumento”. La pubblicazionecontiene sintetici “Cenni sullabattaglia di Magenta” e il dise-gno della colonna commemo-rativa dei soldati francesi mortidurante i tragici assalti per laconquista dell’argine delNaviglio, difeso dagli austriaci

per impedire l’avanzata dell’e-sercito napoleonico versoMagenta.Con un linguaggio, talvoltaampolloso di frasi patriottiche,ma non privo di vivezza descrit-tiva, vengono raccontate le fasiprincipali del grandioso fattod’armi che si svolse intorno allafrazione magentina.Ne seguo fedelmente la narra-zione, rinnovandone la formacon uno stile più moderno.Dopo il cappello introduttivo,che ho ricopiato, l'autore esa-mina la posizione dell’esercitoaustriaco che strategicamentedominava la valle dal terrazza-mento: artiglieria e truppeerano mascherate dai folti albe-ri e dalle viti che rivestivanoquei rilievi.Nella notte il nemico avevaminato il ponte sul Ticino.Fortunatamente non era statoun lavoro ben fatto; lo scoppiodella polvere pirica piegò i

Colonna monumentaleal Pontevecchio

di Magenta

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primi due archi ma questo nonimpedì il passaggio dell’esercitodi Napoleone. Vi transitò primala fanteria e poi, verso le dieci,la Guardia Imperiale, che, avan-zando allo scoperto venneaccolta da un fuoco d’artiglieriacosì spaventoso da far credereche fosse impossibile ad alcunoavvicinarsi alle posizioni delnemico, anche perché era diffi-cile procedere su un terrenointersecato da corsi d’acqua epaludoso.Ma l’esercito alleato non indie-treggiò di fronte a così graviostacoli. “Li vidde, li vinse”.Ai reparti che cadevano falciatidal fuoco delle artiglierie austria-che altre schiere si succedevano,ancora più coraggiose delleprime, finché, passando sui com-pagni morti e feriti e avanzandocon la baionetta in canna, gliardimentosi soldati francesipoterono mettere in fuga le arti-glierie e i militari nemici. Le conquiste guadagnate aprezzo di così grande valore e ditanti sacrifici umani erano peròminacciate dal continuosopraggiungere di rinforzi alletruppe austriache da Milano eda Vigevano.Il nemico aveva poi costituitouna seconda linea di difesa die-tro il corso del Naviglio, che era

impossibile da guadare per inostri a causa delle sue profon-de e ripide acque ma era agevo-le da difendere per gli austriaciavendo essi da controllare solo iponti di Boffalora, della dogana(il “Ponte Nuovo”), il pontenuovo di ferro sulla ferrovia equello di Pontevecchio. Tutti questi passaggi poi eranostati minati al fine di evitare ilpassaggio in caso di attacco.Infatti erano già stati fatti salta-re i ponti di Boffalora e diPontevecchio, ma gli austriacinon ebbero il tempo di farealtrettanto ai restanti due ponti.Quello sulla ferrovia fu salvatodall’ardimento di due uominidell’esercito alleato: il caporaleAlbert del III Granatieri che sislanciò sopra un sottufficialeaustriaco, mentre costui stavadando fuoco alla miccia, ucci-dendolo e il capitano Brache,comandante della compagnia,che levò la miccia dalla mina.Al Ponte Nuovo gli austriaciavevano già scavato quattro gal-lerie di quattro o cinque piediciascuna; il capitano della IIIbatteria d’artiglieria a piedidella Guardia Nazionale scoprìsei barili di polvere, che eranodestinati senz’altro a far saltareil ponte, e li fece buttare nelNaviglio.

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Campo dei più sanguinosi com-battimenti fu Pontevecchio diMagenta.

L’opuscolo, a questopunto, riporta alcunenote di Bazancourt,tratte dalla sua opera LaCampagne d’Italie: “Adogni nuovo combatti-mento, ad ogni nuovaripresa del villaggio chedovea in questa gloriosagiornata essere preso eperduto sette volte, iranghi si diradavano, lamorte faceva crudel-mente l’opera sua. IlComandante Mariotti èstato mortalmente feri-to presso questo villag-gio che aveva costato lav i t a a l c o l o n n e l l oCharlier, di poi al bravoCapitano Bicheroux.Ogni ora che trascorreaportava via esistenzepiene di avvenire e d’in-domabile ardore. Mentre il MarescialloC a n r o b e r t f a c o lGenerale Picard, i lColonnello Belloncourte i l Co l o n n e l l o O ’Melley prodigj di valoresulla destra del canale,il Generale Niel ed ilGenerale Vinoy man-tengono vigorosamente

la posizione sulla sinistra.Ma il nemico si è accorto che

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solo la fucilata risponde alfuoco de’ suoi cannoni.L’assenza della nostra artiglieriaraddoppia la sua confidenza,egli si porta in forza sulla sini-stra e cerca girare le truppe chesi sono impadronite di questaparte del Pontevecchio, rinno-vando così la manovra che dalprincipio della battaglia, egli hatante volte inutilmente tentatasulla parte destra: egli è respin-to da uno di quei combattimen-

ti corpo a corpo, ai quali i solda-ti austriaci non hanno maipotuto resistere.Il Generale Vinoy comprendeperò l’insufficienza delle sueforze contro attacchi sì serii esovente ripetuti che diminui-scono ogni volta il numero deicombattimenti di cui dispone.Egli non può collegarsi collabrigata Martimprey che marcianella direzione di Magenta emanda a dimandare rinforzi”.

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È principalmente da una casaposta a sinistra del Naviglio, dip r o p r i e t à d e l l ’ a rc h i t e t t oClerichetti, che gli austriacirecavano gravi danni all’eserci-to francese (si tratta dell’attualevilla Castiglioni sede del Parcodel Ticino). Dalla torretta dell’a-bitazione essi ne spiavano lemosse e inviavano rinforzi neipunti maggiormente minaccia-ti. Questa casa, grande e solida,funzionò come un castello for-tificato: al riparo dal fuoconemico gli austriaci potevanofare strage sugli avversari siadall’alto della torretta sia dallenumerose finestre.E se il valore dell’esercito fran-cese riusciva ad impadronirse-ne, sopraffatto poi dal numerodegli avversari, era costretto adabbandonarla per riprenderladi nuovo con grandi sacrifici.A ricordo di questi fatti eroici ilproprietario della casa feceporre sulla facciata una lapidecon la seguente iscrizione:

NELLA TERRIBILE LOTTA DI MAGENTADEL IV. GIUGNO MDCCCLIX

QVESTA PACIFICA VILLADELL’INGEGNERE

LUIGI CLERICHETTIPRESA E RIPRESA PIU’ VOLTEDALLE SCHIERE FRANCESI ED

AUSTRIACHECESSE DOPO ACCANITO CONTRASTO

IN POTESTA’ DI NAPOLEONE IIIALLEATO MAGNANIMO

DEL RE VITTORIO EMANUELE IIVINDICE E CAMPIONE D’ITALIA

COMANDANTE COLONNELLO DI SENNEVILLE

E VOI TUTTI PRODI DI FRANCIACHE QVI VERSASTE IL GENEROSO

SANGUEPER LA REDENZIONE D’ITALIA

SALVETE

Il combattimento a Pontevecchiodurò tutta la giornata, ostinato,sanguinoso, finché alla sera lavittoria venne a coronare i tantiprodighi di valore dell’armatafrancese.Ma il caro prezzo, a cui essa fuottenuta, lo conosce bene lagenerosa nazione sorella, cheinvano attese il ritorno di moltisuoi valorosi figli.Lo sa Napoleone, che come l’a-mato nostro Re, espose la pro-pria vita per guidare il suocoraggioso esercito fra tante bat-taglie combattute non per purodesiderio di conquista, ma inaiuto ad una nazione oppressama non avvilita, schiava di unabrutale dominazione, ma gran-de anche nella sua sofferenza. Napoleone, che, anche in que-sta battaglia, divise i pericolicon i suoi soldati, ebbe il doloredi vedere con i propri occhicadere le più belle glorie del suo

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esercito.Lo sanno anche gli abitanti diPontevecchio, allorché, dopo ilsanguinoso conflitto, videro ilpaese e le campagne circostanticoperti di morti e pietosi accor-sero a dar loro sepoltura sullostesso luogo dove quei valorosicombattenti avevano incontra-to una gloriosa morte. Nell’impossibilità di porre suciascuna fossa una croce e unacorona, si è acquistata perciòun area al centro del paese performare una piazza, denomina-ta piazza Alleanza.Nel mezzo si è eretta la colonna,sormontata da una croce e dallacorona dei forti con altri emble-mi allusivi, secondo il progettodel “chiarissimo ArchitettoLuigi Clerichetti, eseguito conprivate oblazioni che si pubbli-cheranno”.Ai piedi del monumento vi sonolapidi di marmo che portanoincisi i nomi degli ufficiali mortinel villaggio e nei suoi dintorni.In questa giornata gloriosa perle armi di Francia perirono:

DUE GENERALI

ESPINASSE - CLÈR

SEI COLONNELLI

SENNEVILLE - DROUHOT

DE BEAUMONT - CHABRIÈREMENNESIER - CHARLIER

OTTO COMANDANTI

DE-MAUDHY - BOULETFONDREVARSE - BERTRAND

DE LISLE - BELLEFONDSDE LORD - MARIOTTI

24 capitani - 17 luogotenenti - 15 sottoluogotenenti - 4000 circa trabassi ufficiali e soldati morti e feriti

ISCRIZIONE SUL BASAMENTO

DELLA COLONNA

I VALOROSI SOLDATI DI FRANCIA

QUI CADUTILI 4 GIUGNO 1859

NEL FUGAREL’ESERCITO AUSTRIACORIVIVONO NEL CUORE

D’ITALIARICONOSCENTE

MORIRONOLASCIANDO NON SOLO

AIGIOVANI

MA ALLA NAZIONETUTTA

UN GRANDE ESEMPIODI

VIRTU’ E DI VALORE

LIB. II. MACCABEI C. VI.

Valeriano Castiglioni

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Vi a P r eto r i o , 3 02 0 0 1 3 - M ag e nt a ( M I )T el e f on o /F ax 0 2 . 9 7 2 9 5 3 3 9T el e f on o 0 2 .3 6 5 4 4 0 0 2E - ma i l : i n f o @ v i v i t i c i n o . i t

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Già dai primi numeri deiQ u a d e r n i a b b i a m oposto all’attenzione

delle realtà istituzionali locali lanecessità di dotare l’areadell’Est Ticino di un “grandeprogetto culturale” capace divalorizzare i nostri territori, lenostre peculiarità ambientali estoriche, le nostre tradizioni.Oggi osserviamo con favore chequalcosa di importante si stamuovendo e che questa esigen-za é fra le priorità di molteamministrazioni locali.Nelle pagine che seguonodiamo ampio spazio alle inizia-tive nate negli ultimi tempi,tutte rivolte alla promozioneculturale, storica e sociale deinostri territori. Iniziative che, in forma e intempi diversi, perseguono lostesso identico obiettivo.Puntualmente sintetizzate dalSindaco di Abbiategrasso nelsuo articolo, dove dice:”... sitratta di un patrimonio di cui

disponiamo ( ambientale, cul-turale, architettonico, storicondr) e che abbiamo il dovere diconservare e tutelare, ma rap-presenta anche una preziosaricchezza sulla quale investire escommettere per lo sviluppofuturo delle nostre città e dellanostra comunità”.Ed é proprio questa scommessache deve animare lo spirito e lavoglia dell’operare quotidiano.In questi anni l’opera dellevarie associazioni (fra tutti lePro Loco e il ConsorzioLeonardo) ha consentito ditenere vivo l’interesse su questiargomenti, andando, spesso,anche oltre le proprie comp-tenze pur di sopperire alleenormi carenze.Oggi è necessario un passoulteriore. Facendo tesoro diqueste esperienze e coinvol-gendo questi protagonisti éperò necessario pensare da“adulti”, sapendo coinvolgereforze economiche e sociali,

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Eppur si muove ...

Cultura e Territorio

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attività culturali, professionali erisorse economiche in un unicoprogetto.Di seguito presentiamo le ideeportanti per il consolidamentode l l a Fo n d a z i o n e p e r l aPromozione dell’Abbiatenseattraverso le parole del Sindacodi Abbiategrasso, Alber toFossati. I progetti in cantiere da partedell’amministrazione comuna-le di Magenta con il SindacoLuca Del Gobbo. La presentazione della neonataAssociazione “In Curia Picta” diCorbetta.Ed infine la nascita del Polo “LeFilande” che vede coinvolti bensei comuni: Arluno, Bareggio,Marcallo con Casone, PregnanaMilanese, Sedriano e Vittuone.Tutto ciò dimostra grande vita-lità, grande voglia e passionenel promuovere i “nostri”ambienti.Riteniamo però che accanto alconsolidamento di queste ini-ziative si debba già pensare alpasso successivo.Perdonateci se sembriamotroppo esigenti, quasi pedanti,ma per troppo tempo abbiamosentito solo chiacchere e pro-getti “di carta”.Il passo successivo deriva dallanecessità di dar vita ad una“rete” di collegamenti tra i vari

protagonisti, facendo tesorodelle singole esperienze, man-tendo ognuno le sue peculiaritàed esegenze, ma andando oltreil “campanile”.Pensare alla “rete” significamettere in sinergia tutte lecapacità , le esperienze, le ener-gie presenti sul territorio. Significa promuovere un’areadi grande pregio ambientale,culturale e storico. Significapromuovere economicamente,socialmente e turisticamenteun’area ineguagliabile.Significa anche proteggere que-sti territori non con vuote paro-le e inutili slogan. Li si proteggeinteriorizzando i nostri doveriverso il territorio e l’ambiente,dando significato ai valori dellenostre contrade, accrescendo laconoscenza dei nostri “tesori”.Da qui la proposta di un forum(o Stati generali, come si usadire oggi) dove chiamare a rac-colta tutti i protagonisti dell’EstTicino (istituzioni locali, fonda-zioni ed associazioni, pro locoed associazioni locali di cultura,operatori economici e sociali).Non può essere un momentoimportante per consolidarequesta voglia di “Est Ticino”? La parola ritorna alle istituzioni!

Fabrizio Garavaglia

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Promuovere il territorio èormai un obiettivo condi-viso, che si pongono tutte

le amministrazioni civiche delcircondario. Una finalità chenasce dalla consapevolezzadelle caratteristiche di pregioche la nostra area possiede,sotto il profilo storico, artistico,paesaggistico e naturale. Nonintendo annoiare chi legge conl’illustrazione degli aspetti chefanno dell’Abbiatense e delMagentino una zona di valore,vicina a Milano e nel contempodistinta dalla Metropoli: è suffi-ciente pensare perqualche istante aiboschi del Parco delTicino, al NaviglioGrande, alle splendi-de ville di Robecco eCassinetta di Lugagnanoche si affacciano sulcanale, al CastelloV i s c o n t e o d iA b b i a t e g r a s s o ,a l l ’ A b b a z i a d i

Morimondo, al Santuario diCorbetta…In un attimo è evidente a tuttinoi che non solo si tratta di unpatrimonio di cui disponiamo eche abbiamo il dovere di con-servare e tutelare, ma rappre-senta anche una preziosa ric-chezza sulla quale investire escommettere per lo sviluppofuturo delle nostre città e dellenostre comunità.Credo che qualcosa da tempo sistia muovendo in questa dire-zione. Ad Abbiategrasso, adesempio, abbiamo dato vita alla

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Promozione delTerritorio

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Fondazione per la Promozionedell’Abbiatense, con l’impor-tante supporto della Provinciadi Milano e di diversi altri enti(tra i quali il Comune diGaggiano, lo stesso Parco delT i c i n o , l a C a m e r a d iCommercio e Apimilano, l’asso-ciazione delle piccole e medieimprese). Un progetto nato ecostruito proprio sulla consa-pevolezza dei punti di forza chequesto nostro territorio possie-de. Abbiamo aperto anche unUfficio per la PromozioneTuristica, che rappresenta unpunto di riferimento importan-te in quest’ottica. Siamo entratinel circuito delle città del buonvivere, l’associazione Cittaslow,che rappresenta un ulterioreincentivo a lavorare nella dire-zione della qualità della vita,dell’accoglienza, del ricevere.Non solo: dalla RegioneLombardia abbiamo ottenuto ilriconoscimento di “città turisti-ca” per il centro storico e le areeattigue ai nostri monumenti.Più che di un’etichetta, comequalcuno potrebbe pensare, sitratta, in realtà, di una possibi-lità in più per i commercianti,poiché consente loro una mag-giore libertà nello stabilire gliorari di apertura al pubblico dei

loro negozi. Ora, è evidente chela promozione del territorionon si esaurisce qui: abbiamoiniziato a gettare le basi, affin-ché dall’enunciazione dei prin-cipi si passi all’azione concreta. Abbiamo molto da imparare suquesto fronte e credo che siaancora necessario vincere unacerta diffidenza: possiamo dav-vero diventare un’area di richia-mo turistico? Credo che ormai ilcammino in questa direzionesia cominciato. E non solo pervolontà delle amministrazionicomunali. Al contrario, in que-sto campo ho constatato e con-tinuo a constatare la grandevitalità della società civile. Lepro loco sono tra le associazionipiù attive in molti comuni delnostro circondario e in questianni hanno saputo guardareavanti, vincere sterili campani-lismi e superare inutili steccati:hanno dato vita, infatti, alConsorzio Leonardo, che le riu-nisce e ne coordina le attività. Ehanno partecipato anche allaBorsa Internazionale delTurismo di Milano.Creare delle sinergie: ecco checosa è, non soltanto utile, bensìindispensabile fare se vogliamosul serio promuovere il territo-rio. Dobbiamo guardare ad altre

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regioni che sul fronte del turi-smo hanno molto da insegnar-ci. Servono capacità imprendi-toriali, amore per la propriaterra, ma anche cultura, fanta-sia, vitalità. Ma, soprattutto, ènecessario ragionare in un’otti-ca di “rete”, in una logica di cir-cuito: solo in questo modo èpossibile trasformare il richia-mo di turisti “spot”, ovvero lega-

to ad unasingola ini-ziativa (ches p e s s o s iregistra ogginei nostricomuni), inun flusso div i s i t a t o r ipiù costan-te, capace dig e n e r a r eb e n e f i c ianche eco-n o m i c i ,o l t re c h esociali e cul-turali. Ben venga-no, quindi,tutte le ini-ziative e lemanifesta-z i o n i i ng r a d o d i

richiamare pubblico, purché sitenga presente questo approc-cio sovracomunale. Promuovere un evento può edeve diventare l’occasione perfar conoscere il territorio, ben aldi là della singola iniziativa. Suquesto fronte i comuni devonocominciare a ragionare insie-me, scommettere sulle proprierisorse e fare gioco di squadra.

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Ben vengano soprattutto le ini-ziative di qualità, capaci diconiugare tradizione e innova-zione: non dobbiamo rinnegarenulla delle feste locali e dellesagre di paese, ma dobbiamoanche saper introdurre elemen-ti di innovazione, dobbiamocogliere le sfide che la moder-nità ci pone, senza timori. Lo stesso mondo agricolo stamostrando queste capacità: èsufficiente pensare ai tantiimprenditori che hanno avviatoo stanno avviando interventiutili a introdurre accanto all’at-

tività agricola vera e propriaaltre funzioni, dalla ricezioneagrituristica alle proposte per lescolaresche. Interventi struttura-li di ammodernamento e trasfor-mazione (realizzazione di appar-tamenti, camere, sale per laristorazione), che presuppongoanche cambiamenti di menta-lità. Sempre sul versante dell’a-gricoltura il Comune diAbbiategrasso ha avviato in que-sti mesi un progetto pilota –insieme con la Provincia diMilano - per il recupero dellecascine, un immenso patrimo-

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nio immobiliare e storico cheabbiamo il dovere di conservaree che rappresenta uno dei nostripunti di forza più importanti.Siamo partiti da un censimentodelle strutture esistenti sulnostro territorio per capirequante sono, in quali condizioniversano e quali ancora sono real-mente attive. Accanto all’analisidelle strutture, viene effettuatoun esame delle attività in corso(zootecnia, monocultura). Sipasserà, quindi, ad inquadrare lecascine all’interno della retedelle infrastrutture e si verifi-cherà la fattibilità della realizza-zione di nuovi itinerari ciclabili.Una volta raggiunti questi risul-tati, il piano provvederà a deli-neare soluzioni per le diversetipologie di intervento affinché ilrecupero delle cascine avvenganell’assoluto rispetto dell’esi-stente. E’ chiaro che credere nella pro-mozione del territorio non signi-fica affatto investire soltanto sul-l’immagine. Vuol dire impegnar-si su più fronti per rendere lepeculiarità della nostra areadelle vere e proprie risorse. Noici stiamo provando anche attra-verso il complesso interventoper la creazione di un polo uni-versitario in città, che per noisignifica costruire il futuro di

Abbiategrasso, farla crescere intermini culturali, sociali, econo-mici.Promozione, sì, quindi, purchénon la si coniughi con miopevolontà di mantenimento dellostatu quo. Ecco perché la crea-zione di una rete di infrastruttu-re adeguata rappresenta unacondizione indispensabile enient’affatto in contraddizionecon l’attaccamento alla propriaterra e la volontà di promuover-la. Penso ad un collegamentoferroviario efficiente, penso atracciati stradali sicuri capaci dicollegare i nostri comuni tra loroe con il capoluogo lombardo.Opere di vitale importanza per lenostre comunità, che vedono lanostra amministrazione comu-nale impegnata nel porre vincoli,ferma nel fissare condizioni ditutela e di salvaguardia ambien-tale, ma non arroccata in rifiutiaprioristici. Perché la promozio-ne del territorio passa ancheattraverso l’ammodernamentodella rete delle nostre infrastrut-ture, che possono essere realiz-zate senza compromettere ilnostro ambiente. A condizioneche ci si batta per questo obietti-vo e non soltanto per dire “no”.

Alberto FossatiSindaco di Abbiategrasso

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In quest’ultimo periodo l’a-rea del Magentino eAbbiatense si è caratteriz-

zata per un autentico fioriredi associazioni e di nuoveproposte culturali. Basti pen-sare, alla neo costituitaFondazione per la promozio-ne dell’Abbiatense o, ancora,al Polo Culturale delleFilande, che raggruppa intor-no a sé sei Comuni delMagentino. Sono questi soloalcuni esempi di come sem-pre più spesso l’associazioni-smo faccia sentire tutto il suopeso all’interno di questemanifestazioni che coinvol-gono il nostro territorio. Fattaquesta premessa però, resta ilfatto che talvolta, per ottimiz-zare sia le risorse impiegate,

sia gli sforzi in termini ditempo, servirebbe un disegnod’insieme. Di tutto questo,oltre che dell’innovativa ideadi costituire un’agenzia perpromuovere l’immagine diMagenta, abbiamo discussocon il sindaco della città, LucaDel Gobbo.“Personalmente guardo con

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Agenzia per la Cultura

e la Promozione

del Territorio

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interesse e con favore a tuttequelle realtà che hanno comeobiettivo principale il rilancioin termini culturali e turisticidi questa zona. Certo, concor-do anch’io, sul fatto chesarebbe bene calare questeiniziative all’interno di unprogetto globale”. Perchésecondo il primo cittadino èevidente l’esigenza di valoriz-zare appieno un comprenso-rio – quello dell’Est Ticino –così ricco di potenzialità.“Faccio solo qualche esempio

– aggiunge Del Gobbo – mipiace qui ricordare il ParcoRegionale del Ticino, recente-mente insignito del prestigio-so titolo dell’Unesco (il pro-getto Mab), il Naviglio Grandecon i suoi scorci suggestivi,senza dimenticare le Abbaziedi Morimondo e BernateTicino”. Ma è la storia stessadi Magenta – con la battagliadel IV Giugno 1859 – ad esse-re ricca di monumenti e testi-monianze di questo gloriosopassato.

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La parola magica per il sinda-co della Casa delle Libertà,eletto lo scorso 27 maggio, è“marketing territoriale”. “E’evidente che anche il nostroterritorio, deve oggi esserecapace di cogliere le nuoveopportunità che si presenta-no”. Opportunità che per ilMagentino e l’Abbiatense,corrispondono con l’ingran-d i m e n t o d e l l ’ H u b d iMalpensa, con il nuovo polofieristico di Rho- Pero e, nonda ultimo, con gli importantiinterventi di carattere infra-strutturale collegati al proget-

to Tav (Alta Velocità). Dunque,alla luce di tutto questo, nonappare fuori luogo incomin-ciare a parlare anche di turi-smo. “Oggi – prosegue Del Gobbo-la nostra economia, al pari deltessuto sociale di quest’area,sta cambiando radicalmente.Un tempo esisteva una voca-zione prettamente industrialeoggi, invece, bisogna pensarea seguire altre vie”. Il sindacocosì fa un accenno al cosid-detto “turismo congressuale”che potrebbe, a ragione, tro-vare in Magenta un centro

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particolarmente recettivo eoltretutto molto interessantealla luce della posizione stra-tegica sul territorio. Per farequesto bisogna guardare alrecente passato e alla prezio-sa esperienza del ConsorzioLeonardo costituito dalle ProLoco locali. “Ci sono delle manifestazioni –continua – come la Bit diMilano, (la grande BorsaInternazionale del Turismo),che potrebbero trasformarsi inun’importante vetrina per lanostra città e i suoi dintorni”. La sensazione generale è chele forze e i mezzi per realizza-re quest’ambizioso progettoci siano tutti. “Adesso, però, sitratta di mettersi al lavoronon mandando disperso quelgrande patrimonio di asso-ciazioni che è diventato ilvero punto di forza diMagenta”.Da queste considerazioniall’idea di un’agenzia per lapromozione dell’immaginedella città il passo è statobreve. “In questo modo –spiega Del Gobbo – leghere-mo due aspetti fondamentaliquali sono quello culturale equello del marketing in sensostretto”.

“Ripartire dall’esistente e, piùin particolare, da quelleeccellenze che questo territo-rio ha saputo costruire inquesti anni”. E’ questo “l’im-perativo categorico” del sin-daco che passa poi a parlaredei dettagli: “Ci sarà un‘Comitato ristretto’ costituitodai presidenti di Pro Loco,associazione stor ica delMagentino, organo Prestinari eForno Cooperativo Ambrosiano.Con loro ci saranno ancheAlessandro Colombo, esperto distoria locale e il consigliereFrancesco Bigogno, in rap-presentanza del ConsiglioComunale”.Del Gobbo, conclude preci-sando “che alla base di questoprogetto, ancora una volta, cisarà il principio di sussidia-rietà”. “Non penso a unComune che detti una lineaunica e immutabile.Piuttosto, sarà nostra curafare da collante tra le varieanime dell’agenzia, anche sealla fine, i veri protagonistidovranno essere loro. Questidegni rappresentanti delnostro territorio”.

F.V.

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Un nuovo sodalizio natosulla scorta di quantofatto negli anni passati.

Quando Arluno – l’ente capofiladei sei comuni interessati all’ini-ziativa – ha promosso e parteci-pato attivamente alla realizza-zione di eventi culturali in colla-borazione ad altre amministra-zioni locali. Così sulla base dellapreziosa esperienza degli“Itinerari musicali” – una rasse-gna di musica sinfonica svoltasinelle ville storiche della zonacon il duplice scopo di sensibi-lizzare ed avvicinare i cittadini aquesto tipo di spettacoli ria-prendo al pubblico monumentiche rappresentano da sempre lamemoria storica e sociale deinostri paesi – si è giunti alla deli-bera del Consiglio Comunaledello scorso 29 novembre. Inquella sede, infatti, si è dato uffi-cialmente il via alla costituzionede “Le Filande”. Un polo cultura-le comprendente rispettivamen-te: Arluno, Bareggio, Marcallocon Casone, Pregnana Milanese,Sedriano e Vittuone. Bisogna

ricordare che la denominazionescelta ha un significato partico-lare. Quello di ricollegarsi, alme-no idealmente, al vecchio tessu-to socio- economico di questeterre dell’Ovest Milano. Dalleindustrie tessili all’allevamentodel baco da seta che per tantianni fecero da sfondo alla vitanei campi di tante persone. L’obiettivo dell’associazione –come del resto recita l’articolo 1della Convenzione – è di darevita a un coordinamento stabileper l’organizzazione di iniziativeculturali finalizzate alla valoriz-zazione del patrimonio storico eartistico delle nostre realtà terri-toriali. In particolare, secondo leintenzioni dei soci, ci sarà un’at-tenzione speciale per quel cheriguarda la salvaguardia dei dia-letti e delle tradizioni locali.L’accordo sottoscritto prevedeinoltre la costituzione di ungruppo ristretto (art.5) che ha ilcompito di stendere la bozza diprogrammazione annuale conl’intento di collaborare in modocostruttivo con le altre ammini-

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Nasce il Polo culturalede “Le Filande”

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strazioni. La stagione 2003 de“Le Filande” sarà ancora caratte-rizzata dai due consueti appun-tamenti: “Itinerari Musicali” e“Concerti di Natale”. Mentreresta ancora al vaglio degli orga-nizzatori, la possibilità di realiz-zare una rassegna dialettale chevedrebbe come luogo di svolgi-mento il teatro di Vittuone.Un’altra iniziativa già in calen-dario e che si annuncia di sicurointeresse, è invece la mostra iti-nerante sulle Filande, che andràad affiancarsi alla Permanentefissata a Arluno per la primavera2003. Sarà questa un’altraopportunità per riscoprire tradi-zioni e usanze in gran parteandate perdute. Scopo delle atti-vità del polo culturale è anche

trovare la colla-borazione di altripartner locali –singole associa-zioni ma anchel e s t e s s e P r oLoco presenti ingran numero sulterritorio – per larealizzazione deivari eventi.Im p o r t a n t e enecessario sottoquesto prof i losarà il circolo vir-t u o s o a v v i a t o

con la Provincia di Milano chegià nel 2002 ha contribuito fatti-vamente agli “Itinerari Musicali”e ai “Concerti di Natale” con unasomma complessiva di circa24,000 euro arrivando così acoprire la quasi totalità dellespese sostenute. Per l’anno incorso Palazzo Isimbardi si èdetto ancora disponibile afinanziare questi progetti cultu-rali. E questo anche in conside-razione del fatto che le ammini-strazioni coinvolte nelle Filandehanno fatto propria l’indicazio-ne della Provincia di coinvolgereed estendere le iniziative ad unbacino di utenza più elevato.

F. V.

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Lo scorso mese di dicembresu iniziativa di una serie diistituzioni pubbliche e pri-

vate, religiose e non, si è costitui-ta a Corbetta l'Associazione "InCuria Picta".L'Assemblea dei soci fondatori hanominato Daniela RimontaPresidente e don Mario Motta eNicoletta Oldani componenti deldirettivo stesso.Tra i soci fondatori risulta anche ilCentro Studi Kennedy, nostro edi-tore.Anche “In Curia Picta” s'inseriscetra le iniziative sorte negli ultimitempi con lo scopo preciso dipromuovere il territorio e la suastoria.In particolare "In Curia Picta",(antico nome di Corbetta " muni-cipio dipinto o corte"),Associazione senza scopo dilucro, si propone di valorizzare ilterritorio del Naviglio Grande chesi configura storicamente nell'a-rea dell'antica Pieve di Corbetta.Quindi un'Associazione sovraco-munale che nello specifico inten-de procedere nel:1) promuovere attività culturali,ricreative, di ricerca storico-reli-giosa ed ambientale;

2) promuovere l'organizzazionedi manifestazioni, mostre e con-vegni;3) promuovere attività di infor-mazione e corsi di formazione;4) organizzare concerti, manife-stazioni musicali e viaggi di carat-tere culturale;5) promuovere l'edizione di pub-blicazioni aventi per tema la tute-la e la valorizzazione del patrimo-nio storico-religioso, artistico emuseale del territorio dell'areaterritoriale dell'antica Pieve diCorbetta;6) promuovere ed intensificare irapporti con le Università e leScuole, con gli Enti pubblici, congli Enti culturali territoriali, congli Enti privati e soggetti privatiinteressati alla valorizzazione delpatrimonio storico ed artisticoterritoriale.La sede dell'Associazione "InCuria Picta" è a Corbetta ViaMazzini, 4 presso il SantuarioArcivescovile della Beata Verginedei Miracoli.Nel prossimo numero ospiteremoun intervento del Presidente cheesporrà ai nostri lettori scopi eprogrammi dell'Associazione.

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In Curia Picta

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“Venite, amici, non è troppotardi per cercare un mondopiù nuovo” (Tennyson).

E allora, sulla scia di Tennyson,siamo andati a Vigevano sabato22 febbraio per “cercare unmondo più nuovo”.Nell’aula consiliare abbiamo sen-tito parlare di una proposta edu-cativa di largo respiro spaziale –da Capo Nord alla Lomellina –calata nella realtà locale e proiet-tata verso gli anni a venire.Così Vigevano, la città dell’indu-stria, (scarpe) , si è svelata come lacittà della campagna (agricoltura)e il borgo di consolidato passatoducale è apparso capace di rive-dersi con occhi nuovi.Era un convegno “giovane”, nonsolo perché c’erano i “giovaniagricoltori” (Anga), e l’assessorealle politiche giovanili, ma soprat-tutto perché la proposta era indi-rizzata ai ragazzi delle scuole eperché nuovo, cioè “giovane” erail tema in argomento.Nell’Europa di domani l’agricol-tura avrà ancora un futuro solo sesarà capace di riprogettarsi susoluzioni dinamicamente nuove,di alta specializzazione e di rigo-roso e intelligente uso dell’am-

biente. Solo, cioè, se sarà capacedi “pensare”. Se l’oggetto di que-sto pensiero sono i campi, il postodove riflettere è la scuola. E,appunto il convegno, dal titolo unpo’ ad effetto (“dal Kitone all’ortodidattico”), era stato organizzatodal Ceses, sigla che si spiega dasola: “Centro Europa per la ScuolaEducazione e Società), in collabo-razione con l ’AssociazioneLombarda per la Didattica inAgricoltura (Alda), col Centro diE t i c a A m b i e n t a l e ( c / oMorimondo), con l’associazioneArte e Memoria del Territorio, conla Condotta Lomellina Slow Food,con l’Associazione “NaturalmenteLomellina”. Sigle a non finire, masinteticamente un lavoro (che hal’ambizione di svilupparsi neiprossimi anni) riassumibile inquesti termini: l’agricoltura è unarisorsa, se e nella misura in cuil’ambiente viene utilizzato (e nonsfruttato), in cui si punta sullaqualità (cioè sulla specializzazio-ne), in cui si sia così intelligenti dacapire (ma dovrebbe essere ovvio)che a Bruxelles si deve andare condei progetti (come già fanno, ades. Danimarca e Svezia).Da quando “I Quaderni” sono

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Dal “kitone” all’orto didattico

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nati hanno avuto sempre un chio-do fisso: il Parco. Il Parco del Ticino è stato il primoin Italia ad essere pensato ed èdiventato il capostipite di proget-ti del genere, con il pericolo diqualche equivoco, tipo territorioda vedere, (quasi fosse un museoall’aperto), quando, è, invece, unterritorio da vivere.Intendo dire che un parco di que-ste dimensioni (dal LagoMaggiore a Pavia, con decine dicomuni, con un paio – o più-diprovince) non è qualcosa diimbalsamato. E’ qualcosa chedeve crescere parallelamente allacrescita economica e culturaledell’intera società. E’ un patrimo-nio che deve fruttare.“Noi prendiamo il futuro in pre-

stito dai nostri figli” è stato dettouna volta”. E io aggiungo “Noisiamo in debito con quello chenoi stessi abbiamo costruito, cheè l’Europa comunitaria nellaquale industria, trasporti, ener-gia, agricoltura e turismo devonoessere raccordati in un program-ma “per uno sviluppo durevole esostenibile ( dove i due aggettivi sisorreggono a vicenda: lo svilupposarà durevole all’unica condizio-ne di essere sostenibile).Siamo in debito fin tanto che aparole affascinati non diamo con-tenuti concreti. Siamo in debitofin tanto che non ci mettiamo astudiare la legislazione comunita-ria. Siamo in debito – infine – finquando facciamo convegni –magari belli, magari perfettamen-te organizzati (come quello disabato)- e poi … ce ne dimenti-chiamo.Siamo usciti dal Palazzo comuna-le di Vigevano con nuove parole(il Kitone), con interessanti fasci-coli “L’ora della tecnica. Viaggiotra il fare e il sapere”, “Il mondorurale e il suo avvenire”, “L’unioneeuropea e l’ambiente”, “DossierEuropa”; ma soprattutto con unsperanza; che questo convegnonon sia fine a se stesso.Credo, però, che tutti abbiamocapito – sabato 22 febbraio 2003 –che “non è troppo tardi per cerca-re un mondo più nuovo”, ilmondo del futuro.

PTS

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In Unione Sovietica, sino alperiodo delle aperture diGorbaciov, le voci del dissen-

so che non avevano possibilità dilibera espressione diedero vitaad un canale di circolazione delpensiero, chiamato “samizdat”,che consisteva in una diffusioneda persona a persona di testidattiloscritti, ricopiati o tra-smessi oralmente. Con questocanale sotterraneo riuscirono acircolare opere ed idee in gradodi stimolare riflessioni critiche edi rompere il totale isolamentodegli intellettuali non allineati.A questa figura ha fatto riferi-mento, recentemente, il prof.Andrea Villani, a conclusione diuno dei seminari e convegni cheda alcuni anni promuove nel-l ’ a m b i t o d e l l ’ U n i v e r s i t àCattolica su tematiche di prima-rio interesse per chi, a qualun-que livello, si senta impegnatoad affrontare i problemi dellacomunità.Tracciando un bilancio del lavo-ro svolto, che ha consentito dimettere agli atti una mole consi-derevole di apporti culturali e

scientifici, Villani si è posto ilproblema di come diffonderequanto era emerso dagli incontricon operatori ed esperti, sia percontribuire a far maturare unamaggiore consapevolezza deiproblemi esistenti nella nostrasocietà e delle possibili linee d’a-zione, sia per sollecitare unimpegno consapevole e maturonelle istituzioni locali. Per con-seguire questi obiettivi, a frontedella difficoltà di trovare un’ade-guata risonanza esterna e di tro-vare oggi canali adeguati chefacciano da tra società ed istitu-zioni, Villani ha ripreso l’imma-gine del samizdat, invitando ipresenti a contribuire alla circo-lazione delle analisi svolte edelle proposte formulate neimomenti di dibattito e di con-fronto.La caduta della partecipazioneLa proposta di attivare un canaledi diffusione delle idee basatosul coinvolgimento diretto e per-sonale, ha, certamente, il fascinodella sollecitazione a farsi opera-tori della diffusione di idee, adimpegnarsi per tentare di riani-

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Samizdat e laboratori politici

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mare la partecipazione alla vitadella comunità locale. E’ sotto gliocchi di tutti come negli ultimianni si sia registrata una pesantecaduta nell’impegno politico,nella partecipazione all’attivitàdelle istituzioni locali. Una tendenza che è stata deter-minata da diversi fattori politicie sociologici: ✔ la crisi dei partiti che in passa-to sono stati luoghi di confronto,momento di sintesi politicadelle proposte e delle sollecita-zioni che venivano espressedalle realtà sociali e culturali dipossibile riferimento, luoghi diformazione dei quadri politici, eche oggi appaiono ridotti alruolo di comitati elettorali;✔ la perdita di competenze deiConsigli comunali, ridotti adorgani di ratifica delle decisionidel sindaco e della giunta, il chenon stimola certamente l’impe-gno alla partecipazione attivanelle sedi istituzonali;✔ l’affermarsi di modelli socialiindividualistici od edonistici,con la conseguente indifferenzaai temi relativi al “bene comune”,salvo che per i momenti in cui ledecisioni politiche ledono gliinteressi dei singoli, pronti in talisituazioni a mobilitarsi in comi-tati estemporanei, che agisconospesso con motivazioni corpora-tive o localistiche, senza consi-

derare gli interessi generali;✔ in direzione opposta vi è lascelta delle persone sensibili aivalori della solidarietà, che hannoscelto di dedicare il loro impegnoal volontariato, la cui crescitarappresenta certamente uno deidati più positivi dell’evoluzionesociale, ma che può solo surroga-re e non sostituire l’impegno poli-tico che si svolge nelle propriesedi istituzionali e che deve com-prendere l’intero arco dei proble-mi che investono la comunità.✔ una disaffezione che – comein un movimento pendolare – èseguita al l ’ indigest ione diassemblearismo e di partecipa-zione improduttiva degli anniSettanta- Ottanta; ✔ la banalizzazione degli episo-di di corruzione emersi nei pro-cessi degli anni Novanta, visticome dimostrazione che “lapolitica è una cosa sporca” e cheè meglio starne lontani, con ilrisultato di lasciarla nelle manidi chi non ha paura di sporcarse-le per tutelare i propri interessi;Ne è conseguito un inaridimen-to del dibattito culturale, delconfronto di idee, comprovatodalla chiusura o dal silenzio deicentri culturali e dei luoghi diincontro che avevano costituitoun importante riferimento nelpassato. Queste modificazioninel rapporto tra le istituzioni e le

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comunità locali hanno fattovenir meno le possibilità di unaformazione politica, basata sulconfronto dialettico, sull’ap-profondimento tematico, sullatraduzione di valori e di ideolo-gie in proposte politiche, sull’o-smosi - spesso difficile e spigolo-sa, ma comunque stimolante -tra l’elaborazione culturale e lelinee d’azione.Se oggi mancano queste possibi-lità, queste occasioni formative ècomprensibile che chi produceidee e proposte senza trovare unadeguato riscontro possa temereche le energie profuse in taleimpegno non generino frutti eche, pertanto, lanci una propo-sta che ha il sapore della provo-cazione, poiché in una societàlibera, in una società dove lacomunicazione e l’informazionedispongono di mezzi nuovi chedovrebbero consentire la massi-ma circolazione delle idee ci sirichiama ad una modalità utiliz-zata nella forma più repressivadi un regime totalitario. In realtàla provocazione mette in eviden-za come alla comunicazionesociale non basta la libertà diespressione se non vi è l’atten-zione di chi dovrebbe ascoltare.Lo slogan di una recente campa-gna “Ascoltare ti arricchisce”dovrebbe essere maggiormentepresente in chi ha responsabilità

di governo, ma anche in chi èdisposto ad impegnarsi per con-tribuire a risolvere i problemidella comunità, perché l’indiffe-renza, la disattenzione, l’affidar-si a qualcuno che comunquerisolverà i problemi sono ten-denze pericolose, che rischianodi svuotare di significato le strut-ture su cui si regge e in cui siesprime il sistema democratico.I problemi della società, i pro-blemi della città La preoccupazione di operare inmodo produttivo è, inoltre,motivata anche dal notevolesfor zo organizzativo svol-to dal l ’ Ist i tuto di Pol i t icaEconomica del l ’UniversitàCattolica, che ha consentito diaprire confronti e dibattiti sia sutemi che coinvolgono le pro-spettive dello sviluppo mondialee le tensioni generate dall’evolu-zione economica e sociale(“Dibattito sulla globalizzazio-ne”, “Alla ricerca di principi digiustizia, liberal e comunitari”,“Etica, economia e principi digiustizia” ) , s ia su temi cheriguardano le comunità locali, ilsignificato del buon governonegli enti locali. Accomunati daltema centrale “Sulla città oggi”in convegni successivi sono statiaffrontati i problemi riguardanti“Governo e politiche urbane”, “Laquestione casa”, “Il nodo del traf-

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fico”, “Il lavoro ed i suoi luoghi”. Come si vede, si tratta di temiche coinvolgono aspetti criticinella vita delle comunità urbane.Le nuove leggi sugli enti locali,dalla legge 142 sino alla riformadel Titolo V della Costituzione,che ha ridefinito le competenzeed il ruolo delle Regioni e delleautonomie, hanno modificatosostanzialmente il sistema digoverno delle comunità locali,mirando a consolidarlo e adaccrescerne le competenze.Nello stesso tempo le nuovenorme hanno anche messo inevidenza una serie di elementicritici: l’eccessivo sbilanciamen-to dei poteri nelle mani del sin-daco e della giunta, con il conse-guente svuotamento dei consiglicomunali; la crescente separa-zione tra la comunità locale e leistituzioni che la governano, tra icittadini e coloro che li rappre-sentano; il ginepraio delle com-petenze legislative che ha porta-to a far crescere del 500 percento il contenzioso tra Regionie Governo centrale. La crescita urbana e le modifica-zioni nelle strutture socialihanno portato ad una progressi-va riduzione degli spazi per lasocializzazione ed hanno accre-sciuto le tensioni, le insicurezzee gli elementi di conflitto tra chivive nelle aree urbane e l’am-

biente in cui si muove ed opera.Nei decenni scorsi la sfida per gliamministratori locali era quelladi contenere le pressioni per larealizzazione di nuovi insedia-menti, determinate dalla cresci-ta demografica e dall’inurba-mento della popolazione, digarantire un equilibrio fra lapopolazione ed il sistema delleinfrastrutture e dei servizi. Oggila politica urbanistica deveaffrontare la sfida che nascedalle carenze qualitative del-l’ambiente urbano. Come pro-gettare gli interventi per ridefini-re il tessuto di spazi e di insedia-menti in modo da elevare il livel-lo di qualità della vita; come ren-dere la città più idonea alle esi-genze di dialogo, di comunica-zione, ma anche di luoghi per ilsilenzio ed il raccoglimentocome auspicato dal cardinaleMartini; come rendere coerenti,o quanto meno non confliggenti,gli obiettivi di politiche urbani-stiche affidate ad amministrazio-ni diverse: sono questi alcuni deinodi con cui devono misurarsioggi gli amministratori locali. Inoltre, il problema della casa,che era passato in secondopiano negli ultimi anni, deveritrovare oggi un ruolo centralenei programmi amministrativi, afronte del degrado dell’ediliziaresidenziale pubblica, del rallen-

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tamento dei programmi costrut-tivi, dell’emergere di nuovepovertà e del dovere di assicura-re agli immigrati, in particolare achi è socialmente inserito, con-dizioni abitative civili.Ed è sperimentato da tutti, quoti-dianamente, come il traffico urba-no costituisca il principale fattoredi degrado della qualità della vitanon solo nelle grandi città, ma inquasi tutti i nuclei urbani.Infine la trasformazione delsistema produttivo, le riconver-sioni e le trasformazioni di interisettori industriali, hanno lascia-to sul territorio insediamenti diunità produttive chiuse o riloca-lizzate, ponendo a disposizioniaree da riconvertire a servizipubblici, a verde, a residenze oad attività terziarie. La combina-zione di tali funzioni, la qualitàdella progettazione architettoni-ca ed urbanistica rappresentanola grande sfida che molti ammi-nistratori locali sono chiamatiad affrontare.Fortunatamente, grazie ancheall’aiuto di sponsor, il materialeprodotto nei convegni, chehanno affrontato temi così vitali,non è andato disperso, poichésono stati raccolti e stampati ( osono in corso di stampa) gli atti1.Vi è, quindi, a disposizione unaquantità di saggi, di relazioni chepossono costituire la base per

chi voglia approfondire questetematiche, intenda promuovereun’azione formativa o aprire undibattito. Un supporto preziosoper i centri culturali che vorran-no o sapranno cogliere la provo-cazione di Villani.Dall’elaborazione culturale allaproposta politicaRimane il fatto che il passaggiodalle riflessioni culturali alleproposte politiche ed alla tradu-zione di queste in linee d’azioneo in programmi amministrativirimane assolutamente aleatorioe la provocazione di Villani èanche un grido d’allarme per losclerotizzarsi dei raccordi tra lacomunità e le centrali di decisio-ne politica.Un’affermazione apparente-mente in contrasto con una seriedi episodi che sembrerebberodimostrare un crescente impe-gno per animare il dibattito poli-tico e per promuovere la rifles-sione sui temi sociali. Nascono “pensatoi” all’internodel sistema dei partiti sia nellamaggioranza che nell’opposizio-ne, con un fiorire di sigle chespesso vogliono rimarcare ilcarattere operativo di questic e n t r i : d a “ O f f i c i n a” a“ L a b o r a t o r i o I t a l i a”, d a“IdeAzione” a “Italiani Europei”.Peraltro queste sigle corrispon-dono, in genere, ad aggregazioni

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interne ai partiti, quindi a cor-renti in nuove vesti, o ad azionitrasversali tra esponenti di parti-ti della stessa area: operazioni,quindi, di vertice, che non gene-rano necessariamente tesi politi-che o elaborazioni su problemispecifici. I due fronti registrano anche, dauna parte la nascita della nuovaaggregazione di “Libertà eGiustizia” – un neonato che hadimostrato una notevole litigio-sità già dai primi vagiti –;dall’al-tra il convegno organizzato aTodi dalla fondazione Liberal.Ed, infine, i fenomeni più rumo-rosi dei “girotondini” e dei “no-global” di cui è chiara la volontàdi protesta, molto meno chiarala capacità di proposta.Tuttavia questi episodi nuovi,certamente interessanti e daseguire, non sono in grado disoddisfare le esigenze di forma-zione di nuovi quadri politici, nédi fornire le palestre intellettualiin cui consolidare la preparazio-ne necessaria per affrontare lecomplesse tematiche con cuidevono confrontarsi gli ammini-stratori locali.Occorrono momenti prepolitici,luoghi in cui sia possibile ascol-tare e dibattere, sedi in cui si tra-ducano temi e valori di ordinegenerale in modalità di soluzio-ne dei problemi locali.

Certamente si può pensare oggidi utilizzare le nuove tecnologiedi comunicazione e le potenzia-lità di Internet, che possonoperò offrire possibilità di infor-mazione e di aggiornamento.Peraltro, come Internet può dareconsigli ed informazioni perrafforzare il fisico, ma non puòsostituire le palestre ed i“Palazzetti dello sport”, così nonpuò supplire all’esperienza delconfronto di idee e del dibattito.Per queste esigenze ed in questafase, la presenza sul territorio dicentri culturali, di giornali e diriviste che diano spazio ai pro-blemi attuali rappresenta unpatrimonio importante, da con-servare e valorizzare come“Palazzetti dello spirito” in cui sipossa tener viva la passione civi-ca e l’impegno per la comunità.

Gian Piero Cassio

1 Sono stati stampati dall’editoreFranco Angeli gli atti dei convegni “Allaricerca di principi di giustizia. Liberal ecomunitari”, “Etica, economia, principidi giustizia”, “Dibattito sulla globaliz-zazione”, “Sulla città oggi- Governo epolitiche urbane nella società globale”a cura di Andrea Villani e Gian CarloMazzocchi.

C U L T U R A D E L T I C I N O115

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