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Nerbini

Editoriale Professione ingegnere 3

Aurelio Fischetti

...in breve 5

Importanti riconoscimenti al Comune di Faenza

Abruzzo: 6 mesi dopo 6

Luca Gori

Amburgo, capitale verde europea 2011 10

Stefano Corsi, Lucia Recchia

Il processo edilizio ecosostenibile nella riqualificazione 15

e ampliamento del Centronova aVillanova di Castenaso

Angelo Mingozzi

“L’intervista” - a cura di Lio Fitti

Il passaggio in superficie per l’AltaVelocità nel nodo di Firenze 26

Lio Fitti

Strade ed epigrafi: attribuzioni corrette 32

Paola Villani

Back to the present, il ritorno al presente dei giovani artisti toscani 35

Intervista a Elisa Del Prete, curatrice della mostra

Matilde Puleo

“Ingegneri in Toscana tra passato e futuro” - rubrica a cura di Franco Nuti

La sede regionale RAI a Firenze di Italo Gamberini 44

Vincenzo Di Naso

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sommario

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Trimestrale d’informazionedell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Firenze

Via della Scala 91 – 50123 FirenzeTel. 055/213704 – Fax 055/2381138e-mail: [email protected]: www.ordineingegneri.fi.it

Anno IV, n. 3luglio-settembre 2009

Direttore responsabile:Cinzia De Salvia

Direttore editoriale:Aurelio Fischetti([email protected])

Comitato di redazione:Franco NutiEnrica SuffrediniMarco Masi

Consulenti:Giampaolo di Cocco – teorico arte-architetturaMarco Dezzi Bardeschi – ingegnere e architetto

Segreteria di redazione:Eleonora Nesi([email protected])

Progetto grafico:Paolo Bulletti e Federico Cagnucci([email protected])

Pubblicità:Lisa Silvestri

Stampa:Tecnostampa – Loreto (AN)

Autorizzazione del Tribunale di Firenzen. 5493 del 31.5.2006

Progettando Ing viene distribuito gratuitamente agli iscrittidell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Firenze.

Realizzazione editoriale: Prohemio editoriale srl, Firenze

© 2010 – Edizioni NerbiniVia G.B. Vico, 11 – 50136 FirenzeTel. 055/200.1085e-mail: [email protected]

ISSN 2035-7125ISBN 978-88-6434-149-1

Istruzioni per gli autoriI testi devono pervenire alla Direzione su sup-porto informatico di corredo a quello cartaceo.È possibile indirizzare al Direttore via e-mail:[email protected], fotografie ecc. saranno pubblicatespazio permettendo. L’invio dell’iconografia susupporto informatico è comunque indispensabile.Salvo casi eccezionali gli originali non verrannorestituiti.

Gli articoli firmati esprimono solo l’opinionedell’autore e non impegnano l’Ordinee/o la direzione e/o l’editore della rivista.

Questo numero è stato chiuso in tipografiail 15 gennaio 2010

… sembrava il treno anch’essoun mito di progressolanciato sopra i continenti.E la locomotiva sembrava fosseun mostro stranoche l’uomo dominava con il pensieroe con la mano:ruggendo si lasciava indietro distanzeche sembravano infinite,sembrava avesse dentro un potere tremendo,la stessa forza della dinamite,La Locomotiva (1972)

Francesco Guccini

Dal 13 dicembre 2009 sfrecciano i Frecciarossatra Firenze e Bologna in 37 minuti.78,5 km di binari che attraversano 12 comunidell’Appennino, al centro dell’Italia. Equamenteripartiti tra le due provincie, in un tracciato chesi sviluppa per 73,3 km in galleria, per 1,1 km suponti e viadotti e per soli 4,1 km su terrenoaperto.Un’opera complessa, discussa e problematicaper le modifiche portate all’ecosistema locale eper i costi eccessivi.Un’opera indispensabile per un paese moderno,realizzata dal lavoro di migliaia di operai, tecnicie ingegneri, ora ritornati anonimi, ma a cui iltempo renderà il doveroso omaggio.Nella foto (di A. Bartolomei/Il Casone) il postodi manovra di S. Pellegrino dove il treno escealla luce per poche centinaia di metri tra le duegallerie di Firenzuola (15.258m) e Scheggianico-Raticosa (3.558+10.410m).

(Fausto Giovannardi)

STORIA DI COPERTINA

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editoriale

Aurelio Fischetti

l terremoto dell’Abruzzo ha scatenato l’ennesima battaglia contro i professionistidelle strutture in cemento armato e dei consolidamenti, in particolaregli ingegneri.

Nulla di nuovo. Si decidono nuove e più restrittive leggi per evitare il ripetersidi un esercizio della professione scorretto. Si prevedono ulteriori e più pesanti sanzioniper chi infrange le regole.C’è di mezzo la vita della gente.Ho già avuto modo di indicare nelle pagine di questa rivista alcune anomaliedella normativa sismica italiana e dei meccanismi usati da noi professionisti,con la complicità dei proprietari e l’avallo delle autorità preposte a vigilare, per evitareuna corretta progettazione di un intervento su edifici in muratura, come di solito accadenei centri storici del nostro bel Paese. Purtroppo anche la nuova disciplina conserva questeoscure e possibili vie per intervenire con una certa facilità nel sostituire porzionidi strutture portanti con cerchiature, modificare la disposizione degli ambienticon l’eliminazione di pareti divisorie in mattoni pieni, aperture e chiusure di vani porta,consolidamenti (o appesantimenti) di solai in legno, e così via.Ma l’argomento che vorrei mettere in risalto questa volta è la responsabilità delle impresee l’indifferenza che viene loro riservata, chiamate anch’esse a rispondere di eventuali erroris’intende, ma senza mai mettere in discussione la loro adeguatezza. L’Italia è davveroun Paese libero. Pensate che chiunque può diventare imprenditore edile, senza alcunimpegno formativo obbligatorio. Una persona, da un giorno all’altro, può passaredall’attività di buttafuori di una discoteca di Messina a titolare e responsabile di cantieredi un’impresa di costruzioni con sede a Reggio Emilia.È così che la filiera dell’edilizia italiana nasconde uno dei più grossi pericoli per la sicurezzadi un cantiere edile.

INGEGNEREprofessione

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Giustamente bisognerà essere in regola con i contributi INAIL e INPS, ma presentandoil DURC tutto è a posto.Come evitare l’errore del costruire male è dunque lasciato alla sanzione a cose fatte,cioè quando è ormai accaduto il disastro?A nessuno viene in mente che bisognerebbe prevenire, piuttosto che attendere il disastro,impedendo l’accesso a una simile attività al buttafuori di turno?Possibile che si dia la responsabilità della conoscenza del costruire a regola d’artea una persona che non ha mai fatto, e nemmeno visto fare, un metro cubo di calcestruzzoo armare una trave?Sì. In Italia è possibile.Se quel buttafuori usa un conglomerato diverso da quello prescritto, se arma le travi senzasovrapporre i ferri in corrispondenza dei pilastri (in fondazione o in elevazione che sia)per soddisfare la necessaria sezione richiesta, lo si può venire a sapere anche solo dopo chela struttura è stata collaudata ed è crollata.Impressionante?No. È solo vero purtroppo.

****Ora vorrei fare un breve cenno su un’altra questione delicata e cioè sull’eterno conflittodelle competenze professionali tra ingegneri e geometri; argomento assai vicino a quelloappena trattato, ahimè con origini lontanissime, e mai risolto.C’è una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 19292/2009, che mettedei paletti assai pesanti sulla divisione dei compiti dell’ingegnere o architettoe del geometra. Sintetizzo per brevità di spazio quanto afferma la sentenza, confermandoche non vi può essere alcuna forma di subordinazione dell’ingegnere rispettoai professionisti in possesso di titolo di studio inferiore, rimandando a una letturapiù approfondita della stessa.La Suprema Corte ribadisce in sostanza quanto segue:1.L’integrale progettazione, compresa quella edilizia e/o architettonica, e non solo il calcoloe la progettazione strutturale, di costruzioni anche modeste comportanti l’impiego di cementoarmato, rientra nella competenza esclusiva dell’ingegnere (e dell’architetto).

2.La prestazione di progettazione, a prescindere dalla sua articolazione in fasi distinte, richiedeuna competenza professionale unitaria corrispondente alla sua complessità.

3. I professionisti con titolo accademico (laurea triennale e/o magistrale) non possono assumere,nell’espletamento dell’attività professionale di propria competenza, una posizione subordinatarispetto ai professionisti in possesso del solo diploma.

La Corte considera dunque la «progettazione una prestazione unitaria che deve essereespletata attraverso un omogeneo livello di competenze».

Si decidono nuove e più restrittiveleggi per evitare il ripetersidi un esercizio della professionescorretto. Si prevedono ulteriorie più pesanti sanzioniper chi infrange le regole

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1 Progetto generale:Ennio Nonni2 Team progetto: Federi-ca Drei, Devis Sbarzaglia,Marco Villa.

attualità

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...in breveImportanti riconoscimenti al Comune di Faenza

Segnalazione a Gubbio 2009 per il progetto del piano del centro storicoIl premio triennale Gubbio 2009 promosso dalla Associazione nazionale centri storico-artistici (ANCSA) è stato vinto quest’anno dall’arch. Renzo Piano con il progetto SpazioVedova alle Zattere – Venezia.Oltre al premio sono state attribuite tre menzioni d’onore e tre segnalazioni fra cui il pro-getto del piano del centro storico redatto dal Settore Territorio del Comune di Faenza(dirigente arch. Ennio Nonni).«Il progetto si segnala per l’articolazione e l’interazione tra i contenuti culturali e gestionali delpiano.In particolare i temi della partecipazione sociale e della sostenibilità ambientale del centro sto-rico emergono come componenti caratterizzanti le intenzioni e le azioni progettuali del proces-so di riqualificazione.Molto apprezzabile inoltre è l’attenzione che il progetto riserva agli elementi minuti della tra-dizione produttiva e culturale di Faenza che vengono intrecciati con le strategie di recuperoedilizio e dello spazio pubblico del nucleo antico. A questo proposito particolarmente oppor-tuna appare l’intenzione di demandare la regolamentazione normativa alla fase più diretta-mente progettuale e conoscitiva degli specifici ambiti fisici e architettonici di volta in voltaaffrontati.»Queste le motivazioni del prestigioso riconoscimento pervenuto al piano del centro stori-co di Faenza dalla giuria fra cui figurano gli esperti Guido Canali, Vincenzo Latina e Fran-co Purini.Il premio dell’ANCSA costituisce in ambito nazionale il più alto momento di verifica sullaqualità degli interventi sul patrimonio edilizio esistente, nella riqualificazione di ambitiurbani/territoriali anche in termini di strumentazione e aggiornamento rispetto al dibat-tito disciplinare e per la città di Faenza rappresenta un ulteriore stimolo a perseguire quo-tidianamente quella “qualità diffusa” che fa del centro antico della città un’autentica eccel-lenza nazionale.

1° premio Sostenibilità 2009 per la categoria URBANISTICA1

In occasione della settimana della Bioarchitettura e della domotica che si è tenuta a Mode-na dal 9 al 16 ottobre è stato assegnato al Comune di Faenza il Premio Sostenibilità 2009per la categoria Urbanistica con il Piano Strutturale Associato.La giuria composta da Regione Emilia-Romagna, Facoltà di Architettura di Ferrara eFacoltà di Ingegneria di Modena e Reggio Emilia ha così motivato la scelta del progettovincitore:«Il PSC associato del Comune di Faenza2 è un esempio innovativo di perequazione territoria-le applicata in modo strategico agli obiettivi della sostenibilità e coniuga la qualità insediati-va con la qualità paesaggistica, la qualità ecologica e la qualità sociale. Anticipando un obiet-tivo successivamente inserito nella recente normativa urbanistica regionale, il PSC stabilisceche almeno il 20% delle nuove aree edificabili sia riservato all’edilizia residenziale sociale; ilPOC e il RUE fissano un obiettivo minimo di risparmio energetico del 20% associato al 20%di energie da fonti rinnovabili sul totale dei consumi energetici. Infine, per pianificare il ter-ritorio secondo opzioni localizzative ottimali prescindendo dai confini comunali è stato istitui-to un fondo compensativo intercomunale che ridistribuisce fra i comuni associati oneri di urba-nizzazione e proventi ICI derivanti dai nuovi insediamenti.»

A.F.

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Ing. Luca GoriGenio Civile di Firenze

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1 Maggiori informazionisul lavoro svolto dai docentie dagli studenti del Diparti-mento di Ingegneria Civilee Ambientale sono disponi-bili all’indirizzohttp://www.dicea.unifi.it/

ono passati 6 mesi da quel 6 aprile,da quando la terra d’Abruzzo è statascossa con violenza, portando

distruzione e morte.Nel frattempo si sono succeduti tanti avve-nimenti, sono stati presi impegni, stanziatifondi, avviati lavori e anche consegnate leprime case.Ma quanto rimane ancora da fare?Le immagini che ci giungono dalla televisio-ne e le innumerevoli trasmissioni sul temahanno il pregio di mostrarci ogni giorno eda vicino gli ultimi avvenimenti ma nondanno una visione completa e non riesconoa entrare fino in fondo nella cruda e pesanterealtà del dopo-terremoto.Se ne ha la riprova tornando in quei territo-ri, 6 mesi dopo.

Toscana e Abruzzo,un segno di vicinanzaLa ricostruzione dei territori abruzzesi coin-volti nel terremoto passa, oltre che dai gran-di canali istituzionali nazionali e internazio-nali, anche da piccole iniziative, come quel-le che vedono coinvolti tantissimi soggetti,alcuni anche vicini a noi.La Regione Toscana e la Facoltà di Ingegne-ria di Firenze (Dipartimento di IngegneriaCivile e Ambientale1) hanno avviato unacollaborazione che prevede il sostegno all’at-tività di studio e tirocinio formativo ai lau-reandi con indirizzo strutturale, direttamen-te sui luoghi interessati dal sisma. Tale attivi-tà prevede sostanzialmente il censimento didettaglio dei danni agli edifici, l’analisi delletipologie edilizie e dei materiali fino a incro-ciare i dati raccolti con i risultati di microzo-nazione sismica per ricostruire un modellodi valutazione del rischio sismico della fra-zione di Castelnuovo nel Comune di SanPio delle Camere.Su queste basi si potranno anche valutare lemodalità di ricostruzione del paese, nelrispetto delle tecnologie edilizie tipiche,affiancate a tutti quei provvedimenti eaccorgimenti che consentano un accettabilelivello di sicurezza finale.Alla luce di questo accordo la delegazionedella Commissione Lavoro del Consiglio

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6 mesi dopo

Abruzzo: s

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regionale (consigliere Eduardo Bruno, inqualità di presidente e consigliere RossellaAngiolini, vicepresidente), il prof. AndreaVignoli, direttore del Dipartimento di Inge-gneria Civile e Ambientale della Facoltà diIngegneria di Firenze e chi scrive, hanno rag-giunto gli studenti proprio a Castelnuovo loscorso 12 ottobre2.

Ritorno a CastelnuovoCastelnuovo è una frazione di San Pio delleCamere, un comune a circa 25 km daL’Aquila. Un minuscolo paesino a mezzacosta con circa 600 abitanti cui il sisma nonha provocato particolari danni, forse a causadella sua particolare posizione nella morfo-logia e geologia locale.Sembra che la violenza del sisma abbia pre-ferito piuttosto abbattersi sulla frazione,l’unica popolosa di San Pio, cioè Castelnuo-

vo, distante un paio di chilometri e conpoco più di 200 abitanti.Qui gli edifici sono stati distrutti o grave-mente danneggiati ben oltre l’80%, un veroe proprio bombardamento di guerra.E nella distruzione delle case e di quasi tuttigli edifici sono morte 5 persone.Questa è anche la località dove è stato alle-stito il campo della Regione Toscana subitodopo l’evento del 6 aprile e dove si sonoalternate, nei mesi successivi, centinaia divolontari e operatori provenienti da tutta laToscana.Nel campo sono stati accolti e hanno vissu-to gli abitanti di Castelnuovo fino a pochesettimane fa. Poi, con l’avanzare della stagio-ne fredda, il campo è stato chiuso e sonostate trovate altre sistemazioni provvisorieper gli abitanti. Oltre il 95% della popola-zione ha la casa inagibile o distrutta.Il paese è posto su un rilievo abbastanzamarcato; tale circostanza fa ragionevolmentepensare che vi sia stato un effetto di amplifi-cazione sismica particolarmente spiccato,tanto da determinare la distruzione presso-ché totale della frazione.L’accesso è, ovviamente, chiuso. Non si entrain paese se non scortati dai Vigili del Fuoco.Lasciamo le auto fuori dal cancello in legno,vicino a due abitazioni, divise dalla strada eche sono accuratamente puntellate.Il cielo è grigio, brumoso e cominciano acadere le prime gocce di pioggia. Entriamosalendo una stradella che porta al centro delpaese.

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2 Il comunicato stampa della visitadella Commissione consiliare regiona-le è visibile al sitowww.consiglio.regione.toscana.it/agen-zia-stampa/Comunicati-stam-pa/comunicato/testo_comunicato.asp?id=12910

il progetto della Regione Toscanae della Facoltà di Ingegneria di Firenzeper la frazione di Castelnuovonel Comune di San Pio delle Camere:sostegno alle attività di studioe tirocinio formativo dei laureandisui luoghi del sisma per costruireun modello di valutazione del rischioe garantire sicurezza per il futuro

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Ci accompagna il Sindaco che ci fa da guidama le sue parole non corrispondono a ciòche vediamo.Ci dice: «Questa è la chiesa» ma non vi èaltro che un cumulo di macerie e qualchebrandello di muro miracolosamente in equi-librio, «Questa è la piazzetta principale» maanche qui si notano solo macerie.

Il silenzio è rotto solo dallo scalpiccio deipassi e dai sommessi commenti che faccia-mo tra di noi.Vediamo le case nel loro interno, le facciatesono ribaltate sulla strada. Sono tuttecostruzioni in muratura, la tipica muraturain pietrame, ciottoli e malta poverissima. Diqualche edificio rimasto precariamente inpiedi vediamo la recente ristrutturazione,gli intonaci colorati ma vistosamente lesio-nati. E per strada passiamo accanto a ogget-ti personali e domestici: piatti, giocattoli,libri, mobili, vestiti ormai usurati per imolti mesi di permanenza all’aperto sotto ilsole e la pioggia.

I danni: cause ed effettiGli edifici sono crollati prevalentemente perla povertà della loro muratura. Si nota chia-ramente che i crolli sono stati innescati prin-cipalmente per movimenti di scuotimentoorizzontale, che hanno portato al collasso leparti più alte delle case lasciando meno dan-neggiati i piani più bassi.I tetti sono spesso costituiti da semplicitavolati con l’impermeabilizzazione e ilmanto in cotto posti direttamente sopra.In molti edifici non vi è alcuna traccia dicordoli. Poche le catene visibili o rintrac-ciabili.

Di fatto da qui non è stato portato via nien-te, ci sono ancora le macerie dei crolli o glismassamenti operati per i primi interventi disoccorso.Poi tutto è rimasto lì, così.La strada prosegue ad anello con il gruppodi case all’interno, forse l’aggregato più anti-co e la cintura esterna più recente. Ma ovun-que lo spettacolo è spettrale.Il Sindaco ci riferisce di una curiosità. Moltiedifici sono stati costruiti sopra i “grottoni”.I grottoni sono locali interrati, scavati nelsottosuolo per realizzare cantine e rimesse.Da come ce lo spiega sembra che vi sia unafitta rete di grottoni, anche comunicanti,sotto le case della frazione.Mentre il Sindaco continua a descriverci ilpaese per come era, tentiamo nella nostramente di ricostruirlo, anche se con difficol-tà. Possiamo intuire la chiesa solo perchéintravediamo una colonna in finto marmoall’interno di un ambiente con un lampada-rio appeso a un tirante.C’era anche il campanile che ora è ridotto aun cumulo di macerie rovinate sopra un’au-to che spunta da sotto; è appena visibile,blu, con la vernice nuova.

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lo spettacolo del paese è spettrale: non è statoportato via niente, ci sono ancora le maceriedei crolli o gli smussamenti operati per i primiinterventi di soccorso, per la strada vestiti logoratidal tempo, tutto è rimasto lì... così

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Le pietre usate per le murature non sonominimamente lavorate, sono solo poste unasull’altra a formare pareti anche di elevatospessore e senza alcun legante efficace, solopolvere di calce e sabbia.Quando lo spessore è notevole si nota laclassica tipologia a “doppio paramento”con pietre regolarmente disposte sulle duefacce della parete, senza diatoni e con unriempimento assolutamente incoerenteall’interno.In tantissimi casi il paramento esterno, quel-lo che in genere non è ancorato né caricatodai solai interni, è rovinato in strada.Ci sono anche casi di interventi di ristruttu-razione strutturale che hanno mostrato il loroeffetto, a volte negativo e a volte positivo.Il rifacimento delle coperture in alcuni casiha consentito di salvare parti di edificio. Isoli cordoli in c.a. in alcuni casi hanno evi-tato che la copertura crollasse, specie seabbinati a coperture leggere in legno. Diver-so il caso in cui sia stato sostituito tutto ilvecchio solaio con uno nuovo in c.a. In que-sti casi la copertura ha schiacciato l’interoedificio con il suo peso.Un edificio era stato recentemente consoli-dato con placcatura delle pareti medianteintonaco armato. Con questa tecnologia si èarginata l’elevata vulnerabilità legata aimateriali e alla tipologia muraria. Sostanzial-mente è stata confinata la muratura aumen-tandone resistenza e duttilità e migliorandoanche il comportamento scatolare d’insie-me. L’edificio è rimasto regolarmente inpiedi pur con qualche danno.Parzialmente negativo invece il comporta-mento con intonaco armato su una sola fac-

cia della parete. La parte non consolidata(trattandosi di murature a doppio paramen-to) è crollata. L’edificio è comunque rimastomiracolosamente in piedi.Riguardo agli effetti di sito si è accennato ai“grottoni” sotto gli edifici.Si potrebbe pensare che la presenza di questecavità sia stata determinante per la distruzio-ne del centro abitato ma non sembra che siadavvero così. Salvo un moderato effettolocale, da combinare con la ben più impor-tante e determinante morfologia locale, igrottoni non sembrano aver giocato unruolo determinante nella catastrofe diCastelnuovo.

Le prospettiveLasciato il centro di Castelnuovo visitiamo ilCentro Operativo, un’ampia e nuova costru-zione in legno a un piano, dove hanno tro-vato posto la scuola materna, alcuni ambien-ti per la comunità e i locali dove studiano,lavorano e vivono i laureandi della nostraFacoltà di Ingegneria, coadiuvati da alcuniricercatori, sotto la supervisione del prof.Andrea Vignoli.La loro esperienza è veramente particolare.Sono tutti prossimi alla laurea e hannoentusiasmo da vendere. Sono qui da unmese e stanno facendo un lavoro certosino,nel tentativo di ricostruire la natura delpaese e rintracciare e scovare le cause dellasua rovina.Il progetto della Regione Toscana, insiemealla Facoltà di Ingegneria, prevede la perma-nenza dei laureandi ancora per alcuni mesi,ruotando su turni di durata mensile.C’è l’auspicio che il loro lavoro di studio ericerca, unito con l’impegno degli altri cheverranno possa concretamente contribuirealla ricostruzione del paese, nella sicurezzache merita.Dopo una breve presentazione e illustrazio-ne sul lavoro che stanno svolgendo, si passaai saluti.Adesso la pioggia si fa insistente e, lasciandoil Centro Operativo, si vede il cantiere dovesi stanno allestendo le prime unità abitative.Sorprende che a distanza di 6 mesi il cantie-re sia appena avviato. Si stanno ancora rea-lizzando le platee dove appoggiare le casetteprefabbricate in legno. È il 12 di ottobre e fagià freddo.Ma non si poteva cominciare un po’ prima?

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Ing. Stefano CorsiCommissione Ambiente

Ing. Lucia RecchiaECORE srl – Ecologia, Rifiuti, Energia

n Europa 4 cittadini su 5 vivono all’interno di contesti urbani. Pur senza dimenti-care il ruolo e l’importanza dei sistemi naturali e rurali extra urbani, è evidente comeun corretto approccio alla questione ambientale non possa prescindere dalla soluzio-

ne delle criticità ambientali delle città con particolare riferimento alle città metropolitane.In quest’ottica la Commissione europea ha istituito il premio European Green Capital (Capi-tale verde europea) destinato a città con popolazione superiore a 200 mila abitanti: il premioè stato assegnato a Stoccolma per il 2010 e ad Amburgo per il 2011, in base agli obiettivi disostenibilità ambientale e qualità urbana che queste due città hanno dimostrato di poter rag-giungere rispettivamente entro il 2010 e il 2011.Amburgo è una metropoli del nord della Germania da quasi 2 milioni di abitanti e, allargan-do il conteggio all’area metropolitana, raggiunge i 4,3 milioni di abitanti. È la seconda cittàper popolazione della Germania, nonché la sesta in Europa e la seconda tra le non capitalidel continente. Il porto di Amburgo, situato sul fiume Elba a circa 100 km dalla foce nelmare del Nord, è il secondo d’Europa per dimensione.La città ha goduto dello status di città libera da dazi all’interno del Sacro Romano Impero eha fatto parte nel medioevo della lega Anseatica ed è oggi una città Stato che costituisce unodei 16 Stati della Repubblica Federale Tedesca.La pianificazione urbanistica è stata sviluppata in modo da evitare la dispersione e l’utilizza-zione di superfici boschive, spazi verdi e aree ricreative esistenti. I nuovi interventi sono statisviluppati, quindi, come recupero di aree dismesse e marginali nel centro della città, median-te edilizia a elevata densità, o come realizzazione di nuovi quartieri periferici per edilizia a

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Amburgo,capitale verde europea 2011

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fiuti urbani e industriali) e contenenteanche un impianto pilota a celle combusti-bili. Saranno inoltre realizzati altri dueimpianti combinati a GPL, sostituibile concelle a combustibile, quando la tecnologiasarà considerata sufficientemente matura eaffidabile. A integrazione del sistema diriscaldamento saranno installati non menodi 1800 mq di pannelli solari termici a ser-vizio degli edifici residenziali.Il caso di Hafencity rappresenta l’eccellenzadi una serie di politiche e interventi dirisparmio energetico che hanno portato allariduzione delle emissioni di CO2 per abitan-te del 25% tra il 1990 e il 2006.Amburgo è, infatti, all’avanguardia anchesull’utilizzo di fonti rinnovabili. Nell’imme-diato futuro è previsto l’ampliamento del-l’esistente parco eolico da 33 MW a 100MW tramite nuove installazioni e/o ripoten-ziamento delle esistenti. La città ospitaanche il più grande frantoio per produzionedi biodiesel nel mondo ed è prossima la rea-lizzazione di una centrale a biocombustibili.L’impianto di depurazione dei reflui urbanigenera biogas utilizzato per produrre elettri-cità; la produzione di tale biogas sarà incre-mentata utilizzando anche rifiuti organici epotature. La biomassa prodotta dalle opera-zioni di gestione del verde urbano attual-mente impiegata per riscaldamento, sarà infuturo la principale fonte di alimentazione

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bassa densità connessi al centro mediantesistemi efficienti di trasporto pubblico. Inentrambi i casi viene richiesto di raggiunge-re elevati standard di sostenibilità e rispar-mio energetico.Amburgo sta ospitando uno degli interven-ti di recupero di contesti urbani più impor-tanti a livello europeo: la costruzione delquartiere di Hafencity. L’intervento preve-de il recupero e l’espansione dell’area deivecchi magazzini del porto, su una superfi-cie di oltre 155 ha nel centro della città,mediante interventi di edilizia a elevatasostenibilità. Esposizione, studio dei ventidominanti, dei fattori di forma, del micro-clima dell’edificio, illuminazione naturale,scelta di materiali eco-compatibili, domoti-ca, utilizzo di fonti rinnovabili e comfortacustico, sono solo alcuni degli aspetti presiin considerazione nei numerosi interventiedilizi in corso di realizzazione o già termi-nati. L’intera area sarà riscaldata tramite unsistema di teleriscaldamento da una centra-le di cogenerazione alimentata da variefonti (carbone, gas naturale, ma anche ri-

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di un impianto di cogenerazione. Infine, peril 2011 è previsto di raggiungere una super-ficie complessiva di 6000-7000 mq di collet-tori solari installati.Il sistema di mobilità di Amburgo è basatoprincipalmente su un trasporto pubblicointermodale a elevata efficienza, una retecapillare di piste ciclabili e un sistema viariobasato su arterie a rapido scorrimento estrade a percorrenza locale nei quartieri resi-denziali.Il sistema pubblico si basa su treni, metropo-litana, autobus e battelli ed è distribuito sututto il territorio cittadino: quasi il 100%della popolazione è a distanza non superiorea 300 m da servizi pubblici con frequenzaalmeno oraria. La flotta dei bus è rinnovatafrequentemente adottando mezzi rispettantile ultime normative in materia di emissioni(Euro 5) e alcuni veicoli a idrogeno.Nonostante le avversità climatiche, la cittàpresenta un’elevata propensione alla mobili-tà ciclabile: sono presenti 1700 km di piste,quasi tutti fisicamente separati dalla sedestradale garantendo così elevata sicurezza. Lamaggior parte delle piste ciclabili è stata rea-lizzata sugli ampi marciapiedi, in entrambi ilati della strada, dividendo cromaticamentele porzioni pedonali da quelle ciclabili e con

attualità

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Amburgo, 2 milioni di abitanti,un’area metropolitana di 4,3 milionidi abitanti, sesta città più popolosad’Europa, è la vincitrice del premioEuropean Green Capital (Capitaleverde europea) istituitodalla Commissione europeaper il 2011

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larghezza in media non inferiore a 1,5 m.Tutti gli incroci dispongono di attraversa-menti ciclabili agevoli e la maggior partedelle strade a senso unico sono percorribiliin bicicletta in entrambi i sensi. Inoltre, lebiciclette possono essere montate sulla mag-gior parte dei mezzi pubblici, favorendo cosìl’intermodalità.La maggior parte dei flussi del traffico priva-to avviene lungo arterie a rapido scorrimen-to, mentre il 45% delle strade è destinato altraffico locale con limite di velocità di 30km/h.Questa organizzazione della mobilità hapermesso di raggiungere obiettivi significa-tivi: contando gli spostamenti a qualsiasidistanza, meno di 1 su 2 avviene tramiteautomobile; per spostamenti nel raggio di 5km solo il 33% degli abitanti usa l’automo-bile, e di questi 1 su 3 come passeggero; il40% degli spostamenti avviene a piedi, il16% in bicicletta e il 10% con il trasportopubblico.Queste elencate sono solo alcune delle pre-rogative ambientali di Amburgo, ma merite-rebbero menzione altri aspetti quali l’elevatonumero di aree verdi (9% di parchi sul tota-le del territorio urbano, 17 mq/abitante,quasi 9 cittadini su 10 a distanza non supe-riore a 300 m da un parco, senza contareboschi e altre aree naturali protette), le poli-tiche di riduzione delle emissioni atmosferi-che e acustiche, le misure di risparmio idri-co, gli interventi per la qualità dei corsi d’ac-qua e la depurazione, ecc. Questi aspettiinsieme a quelli esposti in precedenza hannoportato alla nomina della città tedesca comeCapitale Verde Europea 2011.

Al momento della stesura di questo articolo,in Italia è viva la polemica sull’elevato nume-ro di candidature per ospitare le Olimpiadidel 2020. Eppure, nessuna città italiana hapartecipato alla competizione Green Europe-an Capital, sebbene tra le 35 candidature,insieme alle attese città tedesche, fiammin-ghe, anglosassoni e scandinave, ci sianoanche metropoli iberiche, rumene, polacche,lituane, lettoni, ceche. Fra queste ultimemolte, pur non raggiungendo gli elevatistandard ambientali delle vincitrici, hannovoluto partecipare cogliendo l’opportunitàdella gara come stimolo a migliorarsi sulletematiche ambientali. Resta, quindi, la spe-ranza che nel futuro qualche città italianapossa ambire, se non al premio, almeno auna seria e impegnata competizione, pro-muovendo così una cultura della sostenibili-tà ambientale capace di modificare il pensa-re e l’agire dei suoi cittadini, migliorandoneal contempo la qualità di vita.

Riferimenti utili

• http://ec.europa.eu/environment/europeangreencapital/index_en.htm• http://english.hamburg.de/• http://www.hafencity.com• http://www.designbuild-network.com/projects/Deichtor/• http://www.brt.de/en.html• http://www.youtube.com/watch?v=QyTAr07SsDQ

una rete capillare di piste ciclabili,un sistema viario di arterie a rapidoscorrimento, strade a percorrenzalocale nei quartieri residenziali,treni, metropolitana, autobuse battelli su tutto il territoriocittadino: il sistema di mobilitàdi Amburgo è basato princi-palmente su un trasporto pubblicointermodale a elevata efficienza

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n queste poche righe si cercherà di descrivere un’esperienza complessa, che si è ali-mentata del confronto costruttivo tra i numerosi attori coinvolti: committenti,amministratori, imprese, gestori, tecnici e specialisti, tutti orientati al raggiungimen-

to di obiettivi condivisi, che trovano nella qualità dell’ambiente costruito la loro matricecomune.Tale esperienza è stata condotta secondo un approc-cio integrale, multiscalare e multidisciplinare e si èavvalsa di una metodologia di indirizzo e controllodel processo edilizio, che parte da un’approfonditaanalisi del contesto, individua obiettivi di qualitàsostenibile e definisce le scelte di progetto, valutan-do il costo globale e tenendo conto anche degliaspetti gestionali (manutenzione e approvvigiona-mento energetico e idrico) dell’edificio.

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il processo edilizio ecosostenibilenella riqualificazionee ampliamento del Centronova

a Villanova di Castenaso

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L’esigenza di ampliare il “Centronova” è stata l’oc-casione, per progettisti, committenti e ammini-strazione comunale, per riqualificare sia l’edificioche l’intero comparto, con l’obiettivo di trasfor-mare un’area marginale di confine in un polo fun-zionale ed attrattivo a scala urbana, riducendo gliimpatti ambientali in un’ottica di sostenibilità

Ing.Angelo MingozziRicerca e Progetto – Galassi,Mingozzi e Associati - Bologna

Fig. 1 - Asse ciclopedonaleall’accesso nord

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Fig. 4 - Schema degli accessiai parcheggi

Fig. 3 - Elementi territoriali e urbanistici

Fig. 2 - Fasi dell’intervento

Con l’intervento di riqualificazione di que-st’area periferica di Castenaso si è operatauna trasformazione urbana che si è preoccu-pata di non creare per la città vincoli e pro-blemi da risolvere in futuro ma, al contrario,offre a essa un’opportunità di sviluppo, poi-ché è maturata accogliendo e interpretandogli orientamenti del PSC.Il risultato di questa trasformazione è unsistema urbano aperto che lascia agli ammi-nistratori e ai responsabili della gestione del-l’area e dell’edificio la possibilità di interve-nire in futuro, per migliorare ulteriormentela qualità dell’organismo edilizio e del tessu-to urbano nel quale è inserito seguendo unpercorso già tracciato.

Come il grande magazzino del XIX secoloera legato allo sviluppo della produzione dimassa e alle nuove tecniche costruttive checonsentivano la costruzione di grandi spaziliberi, il modello di sviluppo del centro com-merciale è legato alle esigenze di consumodel fruitore, ed è espressione di una societàestremamente motorizzata, i cui tempi sonoquelli legati alla produttività, ai consumi,all’economia di mercato.Ancora oggi, nella prassi, questa tipologia diedificio resta concettualmente un organismoedilizio chiuso all’esterno, apparentemente abasso costo di costruzione (il contenitore),che affida il controllo globale del benessereinterno (aria, luce, temperatura, ecc.) intera-

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Fasi dell’interventoFase 1: riorganizzazione reti e sistema di raccoltae laminazione acque meteoricheFase 2: realizzazione parcheggio multipianoFase 3: realizzazione parcheggio interratoFasi 4 e 5: ampliamento galleria commercialeFase 6: ampliamento, accorpamento e riorganizzazionesistema del verde e dei percorsi ciclopedonaliFase 7: riqualificazione edificio e gallerie esistentiFase 0: spostamento reti e interramento linee A.T.

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Fig. 5 - Ingresso nord

mente alla dotazione di impianti e che igno-ra l’ecosistema nel quale è inserito.L’edificio così concepito è calato all’internodi un sistema di “apparente efficienza auto-referenziata”, tutto orientato a risolvere ipropri “problemi interni” di accesso, par-cheggio, consumo, ristoro e svago. Un siste-ma che nega ogni rapporto con il contesto incui è calato, poiché è pensato solo per rende-re efficienti le funzioni per le quali viene rea-lizzato.L’intervento di riqualificazione e amplia-mento del “Centro Commerciale Centrono-va” a Villanova di Castenaso, nell’immediataperiferia bolognese, progettato da “Ricerca eProgetto - Galassi, Mingozzi e Associati” si

pone con una prospettiva diversa e si collocaall’interno di una maturata sensibilità verso itemi della sostenibilità ambientale e sociale.Un’ottica nuova, che cerca di integrare learee commerciali e terziarie periferiche con ilcontesto in cui sono calate e con le città,restituendo identità ai luoghi e facendoneemergere le specificità economiche e sociali.Un approccio rinnovato, che porta a conce-pire gli edifici come organismi edilizi aperti,

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la trasformazione urbana di Castenasonon crea vincoli e potenziali problemiper il futuro, ma opportunitàdi sviluppo che gli amministratoridella zona potranno cogliereper operare ancora miglioramentilungo un percorso già tracciato

Fig. 7 - Immagini 3Ddell’ampliamentovisto da nord-ovest

Fig. 6 - Fronte nordsul “giardinodelle querce”

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capaci di offrire spazi di relazione e di usare il luogo e l’ecosistema come risorsa, con atten-zione al costo globale dell’intervento in termini energetici e di impatto ambientale.All’interno di questa visione, l’esigenza economica di ampliare il Centro Commerciale Cen-tronova, utilizzando la quota di superficie utile residua non sfruttata dieci anni prima, è statatrasformata in un’occasione per migliorare non solo la qualità e l’efficienza dell’intero orga-nismo edilizio, ma anche per portare dei benefici all’intera area, riqualificando un pezzo dicittà.Questa opportunità è stata possibile grazie al contributo di committenti e amministratoripubblici che sentendo pienamente la propria responsabilità sociale, si sono riconosciuti inquesta idea di sviluppo consapevole, ma ha dovuto scontrarsi con le logiche di alcuni opera-

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Fig. 8 - Vista internadel nuovo ingressoprincipale nord

Fig. 10 - Spaccato assonometricodella nuova corte “dei cibi”

Fig. 9 - Spaccato assonometricodel nuovo ingresso nord

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tori di grandi catene internazionali, chefanno della omologazione e indifferenza alluogo dei propri punti vendita una strategiacommerciale.Il progetto dell’ampliamento del Centrono-va, elaborato tra il 2003 e il 2004, ha inqualche modo anticipato indirizzi normativisuccessivi: è risultato sostanzialmente con-forme alle linee guida per Aree CommercialiEcologicamente Attrezzate (ACEA) emanatedalla Provincia di Bologna nel 2009 e aglistrumenti normativi quali il D.Lgs 192/2005 e il D.Lgs 311/2006.L’insediamento è localizzato sul marginesud-ovest della periferia del Comune diCastenaso, al confine con le zone periferichedei comuni di Bologna e di San Lazzaro diSavena. Dal punto di vista urbanistico l’edi-ficio è inserito all’interno di un’area con untessuto urbano scarsamente differenziato,destinato a terziario e parcheggi, ed è colle-gato alla città e al territorio quasi esclusiva-mente tramite la viabilità carrabile di grandescorrimento.Ragionando a scala urbanistica, si è coltal’opportunità di ripensare l’intero compartoall’interno delle scelte che il PSC della Valledell’Idice stava allora elaborando, con ilduplice obiettivo di rendere quell’area perun verso un polo funzionale e attrattivo eper l’altro un terminale urbano qualificato, equindi non più un’appendice ma un ele-mento finale dell’espansione verso sud diVillanova.A scala edilizia si è realizzato un ampliamen-to complessivamente a impatto energeticozero, a scala insediativa è stata migliorata laqualità ambientale, intervenendo sul ciclodell’acqua, sul sistema del verde e dei percor-si ciclo-pedonali, sul sistema della viabilità edei parcheggi e sull’inquinamento elettro-magnetico, spostando e interrando l’elettro-dotto lungo la strada a sud del comparto.Sono state ridotte le emissioni inquinantigrazie all’efficienza energetica dell’edificio,alla funzionalità dei nuovi parcheggi e allarealizzazione del pergolato fotovoltaico, ingrado di produrre circa 340.000 kWh l’an-no, ulteriormente incrementabili con lafutura installazione di pannelli fotovoltaicisulle coperture dell’ampliamento che sonostate concepite e predisposte a questo scopo.È stato migliorato il ricarico naturale dellafalda idrica, aumentando la superficie per-

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Fig. 11 - Vista della nuova galleria est

Fig. 13 - Vista interna della vetrata a nord-est

Fig. 12 - Vista 3D dalla nuova galleria ovest

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Fig. 17 - Vista 3D nuova galleria

Fig. 14 - Particolare interno

Fig. 16 - Vista internadel nuovo ingresso ovest

Fig. 15 - Vista 3D“corte del cibo”

meabile dei suoli, accorpando i parcheggi erealizzando l’ampliamento della galleriacommerciale su due piani.Il sistema di smaltimento delle acque piova-ne è stato realizzato per depurare e laminarel’acqua piovana raccolta dalla copertura, daipiazzali e dai parcheggi, convogliandoladirettamente al fiume Savena, senza utilizza-re il fosso Zenetta che a valle era spesso sog-getto a crisi idrauliche.

È stata inoltre progettata e realizzata la pre-disposizione per la raccolta dell’acqua piova-na e per il suo riuso a scopi non alimentari.Questi risultati, che migliorano la qualitàenergetico-ambientale dell’insediamento,sono stati ottenuti con la collaborazione deicommittenti, dell’Amministrazione Comu-nale (in particolare dei tecnici dell’AreaSistema Città del Comune) e dei principaliEnti di controllo coinvolti (ARPA e AUSL),creando sinergie e collaborazioni positive,nella convinzione che valesse la pena prova-re a ridisegnare una significativa parte di ter-ritorio secondo i criteri della sostenibilità.

Il progettoIl progetto per l’ampliamento e riqualifica-zione del centro commerciale (32.000 m2 disuperficie) ha previsto la realizzazione dicirca 5000 m2 di nuova galleria commercia-le, comprensiva di negozi, ristoranti e bar, lariqualificazione ambientale e il restyling del-la galleria esistente.I committenti avevano espresso chiaramentela volontà di non creare una discontinuitàtra vecchio e nuovo che avrebbe finito perdequalificare, al raffronto, la parte preesi-stente.L’ampliamento della galleria commercialeprevedeva necessariamente la realizzazionedi un nuovo volume accostato sul lato norddel vecchio corpo di fabbrica.Questa necessità è stata trasformata inun’occasione per aprire verso l’esterno l’inte-ro edificio. La scelta è stata di organizzare il

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a scala edilizia: realizzatoun ampliamento complessivamentea impatto energetico zero; a scalainsediativa: migliorata la qualitàambientale, intervenendo sul ciclodell’acqua, sul sistema del verdee dei percorsi ciclo-pedonali, sul sistemadella viabilità e dei parcheggie sull’inquinamento elettromagnetico

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Fig. 20 - Fronte nord con vistadell’inserimento dell’area verde

all’interno del parcheggiointerrato

Fig. 18 - Vista esterna del lato estdella nuova galleria

Fig. 21 - Vista nord-ovestdel parcheggio multipianoe dei collegamenti pedonali

Fig. 19 - Nuovo ingressoad ovest

nuovo spazio come un organismo aperto incui i nuovi ingressi creassero per i percorsiinterni dei traguardi visivi sulle aree verdiesterne.Dall’interno della nuova galleria a nord sipercepiscono l’ingresso ovest, che si apre suun’area verde di pioppi, il “giardino dellequerce”, attraverso la grande vetrata a nord-est, e il viale alberato con peri da fiore e car-pini, che collega l’ingresso nord alla nuovaespansione di Villanova e al futuro parco.La realizzazione della “corte dei cibi”, comeluogo di connessione tra nuova e vecchia gal-leria, ha permesso di aprire quest’ultima versoil “giardino delle querce”, visibile anche dallazona casse del supermercato alimentare.La continuità tra spazi esterni e interni èstata enfatizzata, all’interno della galleria,anche dando seguito alle facciate ventilatedell’edificio, rivestite in lamiera zincata elaterizio.

Queste scelte erano volte a favorire il benes-sere psicologico e percettivo sia degli utentiche degli addetti, facilitando l’orientamento,la riconoscibilità dei luoghi e la sensazionedi sicurezza, grazie all’intuitiva individuazio-ne delle principali vie di accesso.A rafforzare l’integrazione tra il nuovo el’esistente, concorrono l’uso della luce, delcolore e della pavimentazione. Con l’inseri-mento di camini di luce naturale e la sempli-ficazione della nuova ambientazione, in cuidomina il colore bianco, è stata aumentatanotevolmente la luminanza della galleria esi-stente. Il disegno della pavimentazione,disposta in diagonale “a correre”, alternandocampi bianchi e grigi, insieme ai corpi lam-pada lineari colorati che corrono lungo i latidelle gallerie, creano linee di fuga che scardi-nano la rigidezza dell’impostazione planime-trica e suggeriscono la compenetrazionedegli spazi della nuova e vecchia galleria.

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Fig. 22 - Vista dello spaziotra il parcheggio multipianoe il percorso pedonale

I percorsi interni ed esterni costituisconoun sistema integrato di mobilità pedonalee ciclabile, inserito all’interno di ampispazi di verde pubblico, progettato perrispettare e valorizzare le querce centena-rie, memoria del luogo, e per potersi muo-vere in sicurezza.Il sistema del verde collega gli ingressi delcentro commerciale tra loro e con gli edificiconfinanti, e predispone la futura realizza-zione di un nuovo parco pubblico verso Vil-lanova, collegato al centro commerciale daun viale alberato e servito da percorsi cicla-bili e pedonali.Il sistema della mobilità pedonale trovapiena corrispondenza nell’organizzazionedei percorsi carrabili e dei parcheggi, chesono stati razionalizzati avvicinando il bari-centro delle aree di parcheggio agli ingressidel centro commerciale, riducendo le inter-ferenze tra auto e pedoni ed evitando la con-gestione nei punti d’innesto con la viabilitàpubblica principale.Per liberare aree da destinare a verde, sonostati realizzati un parcheggio interrato dicirca 10.000 m2 e un parcheggio multipianosu tre livelli di circa 15.000 m2, sul quale èstato installato un pergolato fotovoltaico.Il parcheggio interrato è stato realizzato indue compartimenti indipendenti, separatida una fascia di verde e collegati alla galle-ria commerciale da una zona pedonale. Iparcheggi si aprono verso l’esterno creandovedute sul verde, e sono stati concepiti conun sistema di percorsi pedonali in cui laluce naturale gioca un ruolo decisivo,accentuando i collegamenti stessi verso l’in-

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Anno 2003-2009

Localizzazione Villanova, Comune di Castenaso (BO)

Tipologia edificio commerciale – grande strutturadi vendita

Progettazione Ricerca e Progetto –e direzione lavori Galassi, Mingozzi e Associati

Progetto integrale e coordinamentoing.Angelo Mingozzi

Architettura e sistemazioni esterneing.Angelo Mingozzi, arch. Marco Bughi

Strutture in operaing. Raffaele Galassi

Reti, impianti, controllo ambientaleing.Angelo Mingozzi, ing. Sergio Bottiglioni

Prevenzione incendiing.Angelo Mingozzi

Pilotage tecnicoing. Matteo Proni

Coord. sicurezza prog. ed esecuzioneing. Giorgio Fiocchi

Direzione Lavoriing.Angelo Mingozzi (organismo edilizio e sistemaz. esterne);ing. Raffaele Galassi (reti e parcheggi)

Consulentiing. Francesco Petroncini (co-progettazione impianti meccanici);p.i. Loris Amaduzzi (co-progettazione impianti elettrici);ing. Leonardo Schippa;ing.Andrea Lamberti (assetto idrologico);dott. Roberto Malagoli (aspetti botanico-vegetaz.);dott. Michele Dall’Olmo (Geologia)

CommittentiProprietà dell’immobile privata (ampliamento e opere esterne);Immobiliare Grande Distribuzione s.p.a (recupero galleria esistente);Coop Adriatica s.c.a r.l. (pergolato fotovoltaico e ristrutturazione iper)

Imprese

Impresa generale: C.C.C. soc. coop.

Opere edili: Coop. Costruzioni soc. coop.

Opere impianti elettrici: Cariiee soc. coop.

Opere impianti meccanici: Stanzani s.p.a.

Opere di ambientazione galleria comm.:Cnc s.r.l.

Opere a verde: Nonsoloverde s.a.s.

Responsabile area sistema cittàdel Comune di Castenasoarch. Monica Cesari

Fig. 23 - Vista sud-estparcheggio multipiano

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Fig. 25 - Vista percorso pedonaleprotetto del parcheggiointerrato da nord-est

Fig. 24 - Vista del collegamentopedonale nel parcheggiomultipiano

gresso del centro commerciale. Questo edi-ficio è stato progettato senza impianti diaerazione meccanica e affida il controllodella qualità dell’aria a un sistema di aper-ture e di camini di aerazione naturale. Perquesta ragione è stato possibile contenere alminimo le altezze interne della struttura,riducendo gli sbancamenti e le interferenzecon la falda acquifera.Il parcheggio multipiano è composto daquattro elementi distinti: il corpo principalecontenente i parcheggi, il blocco delle rampecarrabili, il volume dei collegamenti pedona-li verticali e il pergolato che separa con unaspalliera di gelsomino il percorso ciclo-pedo-nale dal parcheggio. L’edificio, realizzato inparte in cls prefabbricato e in parte in accia-io, è sprovvisto di impianti di ventilazionemeccanica e per questa ragione è stato rive-stito da listelli in cotto che, garantendoun’adeguata ventilazione e illuminazionenaturale, permettono la percezione del-l’esterno, definendo e alleggerendo i volumidel corpo di fabbrica. Il parcheggio multi-piano rappresenta sicuramente l’elemento dimaggiore impatto potenziale sull’intorno,poiché si trova lungo via Villanova a confinecon la campagna ed è visibile da ogni dire-zione. Per questa ragione è stato curato inmodo particolare il suo inserimento nel con-testo, verificato anche con simulazioni emodelli digitali tridimensionali.Il tema dell’efficienza energetica dell’organi-smo edilizio è stato sicuramente una dellematrici del progetto.Gli interventi hanno comportato non solola progettazione e realizzazione dei nuovi

impianti relativi all’ampliamento, ma anchela modifica e riqualificazione di quelli esi-stenti e la riconfigurazione del sistema disupervisione e controllo dell’intero organi-smo edilizio.Il nuovo sistema di regolazione adottatogestisce e modula la produzione energeticasulla base delle diverse esigenze di benesserenell’ambiente interno, effettua il controllosullo stato di funzionamento dei diversicomponenti e memorizza in tempo reale iparametri di lavoro.I livelli di illuminamento di progetto dellanuova galleria commerciale e di quella esi-stente sono stati adeguati al compito visivo,dimezzandoli rispetto a quelli normalmenteprevisti, e sono ottenibili, in condizioni dicielo sereno, con la sola luce naturale che

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Fig. 28 - Vista ingresso carrabiledel primo livello

del parcheggio multipiano

Fig. 27 - Vista connettivopedonale tra i livellisuperiori del multipianoe la galleria commerciale

Fig. 26 - Vista lato nordparcheggio multipiano

penetra all’interno dai camini di luce, dai lucernari e dalle vetrate esposte a nord o scherma-te dall’irraggiamento solare diretto.La luce naturale è integrata da un impianto di illuminazione artificiale, realizzato con corpiilluminanti e lampade ad alta efficienza e dotato di un sistema di sensori lux metrici, predi-sposto per dimerare l’intensità della luce artificiale in relazione alla variazione d’intensitàdella luce naturale.Al fine di limitare ulteriormente le potenze termiche disperse per illuminazione, è stato inse-rito nel regolamento tecnico fornito ai gestori dei singoli negozi il vincolo a utilizzare preva-lentemente lampade fluorescenti, agli ioduri e/o ai vapori di sodio alta pressione o a Led,limitando l’uso di lampade alogene a incandescenza per un massimo di 5 W ogni metro qua-drato.L’impianto d’illuminazione esterna è stato realizzato con corpi illuminanti e lampade ad altaefficienza, dotate di riduttori di flusso e collegate per l’accensione a un sistema di temporiz-zazione e a una sonda crepuscolare.

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il centro commerciale ha continuato a funzionarea pieno nel corso dei lavori. È stato necessario procederea un’attenta pianificazione di tutti gli interventi,a una suddivisione dei lavori in fasi funzionali successivee predisporre al meglio i sistemi di sicurezza

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Fig. 31 - Vista esterna del lato norddella nuova galleria

Fig. 30 - Particolare vetratasul “giardino delle querce”

Sempre in tema di energia, sul fronte deisistemi passivi, i maggiori contributi sonostati dati dal forte isolamento delle copertu-re e delle pareti ventilate, dal controllo del-l’irraggiamento solare sulle superfici vetratee dall’adozione di guaine bianche per imper-meabilizzare le coperture dell’intero edificio,sostituendo le guaine esistenti nere bitumateper ridurre il surriscaldamento dei solai dicopertura nella stagione calda.In particolare il controllo dell’irraggiamentosolare ha anticipato le prescrizioni sul conte-nimento dei consumi energetici in regime esti-vo della Delibera Regionale 156/2008 del-l’Emilia Romagna.L’insieme delle strategie di contenimentoenergetico adottate ha permesso di raggiun-gere l’obiettivo di realizzare un ampliamentoa impatto energetico zero, in quanto i rispar-mi ottenuti grazie agli interventi di riqualifi-cazione sull’esistente superano i nuovi con-sumi energetici prodotti dalla nuova galleria.Grande rilevanza hanno avuto nella proget-tazione i temi della produzione edilizia (pro-grammazione, organizzazione dei lavori,controllo dei costi e sicurezza).Il progetto è stato fortemente condizionatonelle scelte, nelle fasi e nei tempi, dall’esi-genza di mantenere in pieno funzionamentoe in sicurezza l’attività del centro commer-ciale e degli altri edifici limitrofi, durantetutti i lavori, compresi quelli per la rifunzio-nalizzazione della galleria commerciale esi-stente.Questo ha comportato la necessità di proce-dere a un’attenta pianificazione di tutti gliinterventi e a una suddivisione dei lavori infasi funzionali successive.

attualità

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I piani operativi e di sicurezza predispostiper il cantiere nelle diverse fasi hanno dovu-to tenere conto delle esigenze di sicurezzaantincendio del centro commerciale e sonostati elaborati con la collaborazione delComando Provinciale dei Vigili del Fuoco diBologna.È stato inoltre necessario gestire, attraversoun pilotage tecnico, la contemporanea pre-senza, anche nelle ore notturne, di impresediverse che lavoravano all’interno della galle-ria, comprese quelle che operavano per alle-stire i singoli negozi.In oltre quattro anni di lavori il risultatofinale di questa pianificazione è stato estre-mamente positivo, essendo stati rispettatisostanzialmente sia i tempi che i costi pre-ventivati.

Fig. 29 - Vista di dettagliodella uscita di sicurezza

del “giardino delle querce”

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carsa qualità della progettazione, elevato rischio ambientale e idrogeologico delleopere progettate e costi rilevanti. Queste le conclusioni del rapporto del gruppo tec-nico, coordinato dal prof. Alberto Ziparo, e pubblicato nel giugno 2007, che auspi-

cava l’abbandono del progetto di sottoattraversamento per elaborare una proposta menoimpattante di passaggio in superficie.La fattibilità del passaggio in superficie nella sua forma essenziale è nota fin dal ’99, pubbli-cata su autorevoli riviste ferroviarie nel 2000 e resa da allora pubblica alle istituzioni.Il passaggio in superficie del TAV a Firenze, in alternativa al sottoattraversamento previsto,viene ignorata dagli amministratori locali, pur presentando diversi vantaggi:

intervista al prof. ing. Giovanni VannucchiDipartimento di Ingegneria Civile e AmbientaleUniversità degli Studi di Firenze

s

L’intervistarubrica a cura di Lio Fitti

il passaggio in superficieper l’Alta Velocità

nel nodo di Firenze

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– i costi, assolutamente inferiori rispettoallo scavo di due tunnel di 7,0 km. e allacostruzione della nuova Stazione AV deiMacelli. A fronte di un costo complessivodel sotto-attraversamento che, secondo lestime più prudenti, si aggirerebbe inizial-mente attorno a 1,7 mld di euro, quellodell’attraversamento in superficie varie-rebbe tra i 260 e i 300 milioni di euro;

– l’utilizzazione in itinere e l’ottimizzazionedi risorse territoriali e immobiliari già esi-stenti;

– il risparmio del sottosuolo urbano comerisorsa strategica a disposizione della città,la salvaguardia da un possibile rovinosoimpatto ambientale, analogamente a quan-to già verificatosi nel Mugello;

– la cantierizzazione in aree ferroviarie conlimitate conseguenze sul tessuto urbano.

Prof. Vannucchi cosa pensa del problema?I timori, espressi da cultori della materia,gruppi di docenti e comitati di cittadinicontro il sotto-attraversamento ferroviariodella città di Firenze, relativamente alleconseguenze in termini di impatto ambien-tale e socio-economico sono tutti condivi-sibili: costi altissimi e tempi di realizzazio-ne molto lunghi, entrambi stimati con otti-mismo ma destinati certamente a lievitaremolto in corso d’opera, aumento del traffi-co pesante nelle strade di accesso ai cantie-ri, con probabile ripercussione in granparte della città, inquinamento acustico,vibrazioni, inquinamento dell’aria e dell’ac-qua, ecc.

E per quanto riguarda i rischi all’ambientecostruito, strutture e infrastrutture, deri-vanti dalla costruzione degli imbocchi dellegallerie e della nuova stazione nell’area deiMacelli?L’alterazione della circolazione idrica sotter-ranea determinata dai diaframmi impermea-bili produrrà a monte degli sbarramenti uninnalzamento del livello della falda acquife-ra con possibili allagamenti degli scantinati eumidità delle murature ai piani inferioridegli edifici, rigonfiamenti e sollevamentidel piano stradale, riduzione della resistenzae della rigidezza del terreno, mentre a valledegli sbarramenti si determinerà un abbassa-mento del livello della falda con possibilicedimenti del suolo, cedimenti assoluti edifferenziali delle fondazioni, lesioni nellemurature, riduzione della portata dei pozzi,ecc. I possibili interventi per ridurre i feno-meni attesi (sifoni) e/o per mitigarne glieffetti sono di incerta efficacia e comunquemolto costosi.

l’intervista

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tanti, troppi svantaggi nel progetto di sottoattraversamentoferroviario della città di Firenze: costi altissimi, tempidi realizzazione molto lunghi, aumento del traffico pesantenelle strade di accesso ai cantieri, inquinamento acustico,vibrazioni, inquinamento dell’aria e dell’acqua, ecc.

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Ma soffermandoci sul rischio all’ambientecostruito derivante dallo scavo delle galleriee dal loro tracciato plano-altimetrico, aquali conclusioni è arrivato?Ho svolto alcuni sommari e semplici calcolicon riferimento al tracciato plano-altimetri-co delle gallerie previste per il sottoattraver-samento di Firenze allo scopo di valutarequantitativamente, seppure in modo appros-simato, i possibili effetti sulle costruzioni. Laconclusione è che molti edifici in una fasciaabbastanza ampia lungo il tracciato delle gal-lerie sono a rischio di danneggiamento, eche tale rischio è particolarmente alto in cor-rispondenza dei tratti di maggiore curvaturacome quello fra via Antonio Giacomini e viaSandro Botticelli (zona via Masaccio - vialeDon Minzoni).

Ci spieghi meglio.I cedimenti e gli spostamenti orizzontali insuperficie causati dallo scavo di una galleriasono inevitabili, anche se possono esseremitigati con opportuni accorgimenti. Essisono in parte dovuti alle deformazioni volu-metriche del terreno circostante lo scavo e,in misura maggiore, al volume perso, ovveroalla differenza fra il volume di terreno scava-to e quello occupato dalla galleria.Il volume perso dipende da vari fattori:natura del terreno scavato, tecnica di scavo,velocità di avanzamento del fronte, dimen-sioni della galleria, tracciato plano-altime-trico, ecc., e viene di norma stimato inmodo empirico. La tecnica di scavo cheviene utilizzata nelle gallerie urbane com-porta l’infissione a pressione nel terreno diun cilindro metallico, detto “scudo”, lungoil tracciato. Poiché il cilindro è un corporigido e ha una certa lunghezza, se il traccia-to è curvilineo (sul piano orizzontale e/o sulpiano verticale) si ha un effetto di aratura edi deriva che comporta un aumento eun’ovalizzazione della sezione scavata tantopiù accentuata quanto maggiore è la curva-tura. Inoltre il diametro esterno del tubo èmaggiore del diametro esterno del rivesti-mento della galleria, cosicché nel tempo cheintercorre fra il passaggio dello scudo, lamessa in opera del rivestimento e le iniezio-ni di intasamento a tergo del rivestimento,la cavità si restringe.

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come arginare i rischi? Esistonomolte tecniche per operareun consolidamento preventivoma, a parte il costo elevatoed eventuali controindicazioni,la loro efficacia può essere verificatasolo in corso d’opera e potrebberidursi nel tempo per fenomeniviscosi e/o per degrado dei materiali

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Poiché il tracciato delle gallerie per il sotto-attraversamento TAV di Firenze presenta inalcuni tratti forti curvature, ovvero raggi dicurvatura molto bassi, anche inferiori a 500m, il volume perso radiale sarà molto eleva-to. In tali tratti un valore ragionevole delvolume perso è dell’ordine del 2% dellasezione della gallerie. La stima dei cedimen-ti è basata su tale ipotesi. Un’altra compo-nente non trascurabile del cedimento insuperficie sarà dovuta alla realizzazione deicollegamenti di sicurezza fra le due gallerie.

E l’effetto mutuo delle gallerie affiancatecosa produrrebbe?Il bacino dei cedimenti di due galleriegemelle è asimmetrico e ha un volume

superiore a due volte il volume perso dauna galleria singola. Tuttavia, tenuto contodel livello di approssimazione delle valuta-zioni fatte e dell’incertezza nella stima del-l’effetto mutuo di due gallerie affiancate,tale effetto di non linearità è stato trascura-to. Ciononostante si perviene a una stimadi cedimento massimo in superficie in con-dizioni di campo libero, ovvero trascuran-do l’interazione con le costruzioni, dell’or-dine di 7,6 cm.

E dunque, il rischio di danno agli edificiqual è?La presenza degli edifici modifica radical-mente il bacino dei cedimenti in campolibero per effetto della loro rigidezza. Lo stu-dio dell’interazione terreno-struttura èmolto complesso e incerto, poiché dipendeda numerosi fattori, fra cui la geometria, larigidezza e la posizione dell’edificio rispettoall’asse delle gallerie, la distanza dal fronte diavanzamento, le proprietà fisico-meccanichedei materiali in elevazione e in fondazione,le tecniche usate per consolidare preventiva-mente il terreno, ecc. Pertanto nelle fasi dipredimensionamento o in analisi di fattibili-tà, l’interazione terreno-struttura viene dinorma ignorata e il rischio di danneggia-mento è valutato nell’ipotesi che gli edifici siadattino al profilo dei cedimenti in campolibero.Nel caso in esame, lungo il tracciato dellegallerie nel tratto di maggiore curvatura, lafascia all’esterno della quale si può ragione-volmente escludere che si manifestino dannirisulta avere larghezza pari a 56 m.

l’intervista

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Cosa vuol dire? Che gli edifici che ricadonoall’interno di tale fascia dovrebbero esserestudiati uno a uno?Sì. Una prima sommaria analisi può esseresvolta sulla base solo della tipologia struttu-rale, delle dimensioni e della posizione del-l’edificio rispetto al bacino dei cedimenti,valutando i parametri rapporto di inflessio-ne e distorsione angolare.Con riferimento al profilo dei cedimenti sti-mati i valori massimi del rapporto di infles-sione sono risultati sempre superiori al valo-re ammissibile, e i valori massimi delladistorsione angolare sono superiori ai valoriche, di norma, producono danneggiamentialle costruzioni in muratura.Occorre poi considerare il così detto “dannoocculto”, ovvero la riduzione delle riserve diresistenza delle murature derivanti dallevariazioni dello stato tensionale e deformati-vo senza che siano superati i valori di resi-stenza a rottura e quindi senza che si sianomanifestate lesioni visibili.

D’accordo, ma le valutazioni fatte sonomolto sommarie?Sì, e hanno il solo scopo di segnalare lanecessità di una più accurata analisi di inte-razione terreno-struttura per tutti gli edificiche ricadono nella fascia di influenza dellegallerie.Tali analisi non solo sono molto complessepoiché richiedono una modellazione tridi-mensionale del problema, la conoscenza didettaglio della stratigrafia e delle proprietàfisico-meccaniche dei terreni, ma sonocomunque incerte, poiché alcune ipotesi dicalcolo possono essere verificate solo incorso d’opera.

E qualora le analisi di interazione terreno-struttura confermino l’effettivo rischio didanneggiamento?È possibile prevedere opere di consolida-mento preventivo e/o di mitigazione deglieffetti. Esistono molte tecniche (ad es. inie-zioni cementizie e/o chimiche, diaframmi dijet grouting, ombrelli di infilaggi, ecc.) ma, aparte il costo elevato ed eventuali controin-dicazioni, la loro efficacia può essere verifi-cata solo in corso d’opera e potrebbe ridursinel tempo per fenomeni viscosi e/o perdegrado dei materiali. In genere l’Impresaritiene più conveniente correre il rischio didovere risarcire i danneggiati, se propriocostretta, nella misura minima e al più tardipossibile, piuttosto che rallentare i lavori eaumentare di molto i costi di costruzioneper ridurre, ma non escludere del tutto, ilrischio di danneggiamento.

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È dunque molto importante prevedere unaccurato sistema di monitoraggio in super-ficie e in galleria, che comprenda misure disubsidenza del terreno e dei fabbricati ubi-cati in prossimità del tracciato?Certo. E i risultati del monitoraggio devo-no essere confrontati con valori di soglia,di attenzione e di allarme definiti in faseprogettuale. Le misurazioni sono necessa-rie per conoscere l’effettiva risposta del ter-reno in sito, verificare la corrispondenzacon la previsione progettuale, e, se necessa-rio, adeguare la progettazione in corsod’opera.

In conclusione?La progettazione delle opere in sotterraneopresenta un livello di incertezza molto supe-riore a quello delle opere in elevazione. Incer-tezze derivanti dalla imperfetta conoscenzadelle condizioni stratigrafiche e geotecniche,dai modelli di calcolo, dall’efficacia delle tec-niche di consolidamento preventivo, dai pos-sibili “imprevisti” di qualunque natura (ancheburocratica) che possono variare i tempi diesecuzione, ecc. Ne consegue che una stima apriori dei costi e dei tempi di realizzazione èscarsamente attendibile. Nel progettare e rea-lizzare un’opera di ingegneria civile occorreprefissare un livello di rischio accettabile,tenendo conto del rapporto costi/benefici.Nel caso delle opere sotterranee in area urba-na, e specificamente nell’area fiorentina il cuisottosuolo è caratterizzato da una grandevariabilità, la riduzione del rischio comportaun forte aumento dei costi (per le indagini, ilmonitoraggio, le opere di prevenzione, diconsolidamento statico, ecc.).

Un suggerimento allora?Esiste un’ipotesi di tracciato in superficie.Che se ne tenga conto.

l’intervista

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progettare opere in sotterraneopresenta un livello di incertezzamolto superiore rispettoa progettare opere in elevazione:imperfetta conoscenzadelle condizioni stratigrafichee geotecniche, incertezzasull’efficacia delle tecnichedi consolidamento preventivo, possibili“imprevisti” di qualunque natura, ecc.Una stima a priori dei costie dei tempi di realizzazione èscarsamente attendibile

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Arch. Paola VillaniDIIAR Infrastrutture viarie -

Politecnico di Milano

stradeed epigrafi:

attribuzioni corrette

gli albori della civiltà la presenza di corsi d’acqua imponeva ai viandanti di seguiretracciati certi e percorsi già da altri per garantire il passaggio sull’altra sponda, fatto-ri che determinarono con il tempo l’intero tracciato stradale e determinano ancora

oggi il transito lungo molte strade poderali, laddove solo punti specifici permettono di pro-seguire valicando rogge e canali. I confini amministrativi dei territori coincisero quindi coni limiti fisici naturali: i fiumi. Le strade lungo i corsi d’acqua (antica radice li- che significascorre, da cui anche il greco leimon, luogo umido) rappresentavano quello che successiva-mente sarà definito dai romani come il limites, linea di confine contrassegnata da pietre chenon possono essere spostate. I romani diedero poi una definizione “religiosa e normativa” a

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a

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paese». La sola ipotesi di poter tracciare unastrada lontano da un corso d’acqua era con-siderata decisamente improbabile, opera chenessun essere umano all’epoca sarebbe statoin grado di fare: Bibbia (Isaia 43,19) «Ecco,io sto per fare una cosa nuova; essa sta per ger-mogliare; non la riconoscerete? Sì, io apriròuna strada nel deserto, farò scorrere dei fiuminella steppa.» Tutte le strade, dal neoliticosino a giorni nostri, sono caratterizzate dallapresenza di tombe, semplici camere sepol-crali sino ai più recenti cimiteri ottocente-schi collocati al di là della cinta urbana. GliEtruschi furono i primi a concepire un usosociale per le tumulazioni lungo le strade diadduzione ai centri urbani. Culto degli ante-nati e culto di ciò che gli antenati lasciavanoin eredità ai posteri. Non deve stupire quin-di la numerosità di epigrafi che riportano inepoca latina acronimi del tipo P. S. P. O. F.C. D. pecunia sua posuit – ordinavit – fecit –curavit oppure condidit – dedicavit (alterna-tivamente presenti).

tali pietre ed era un reato oltrepassarle o spo-starle. Il fiume proteggeva e, se non fossestato sufficiente, si poteva sempre aggiunge-re a maggior tutela un fossato che avrebbesvolto la duplice funzione di “canale irriga-tore” e difesa naturale ulteriore. Difesa natu-rale da molte avversità, anche per il sempli-ce trasferimento degli armenti da una locali-tà all’altra. Se da un lato, quindi, ci si pro-teggeva scavando, dall’altro gruppi interessa-ti al potere iniziarono la costruzione di stra-de lungo le quali si poteva transitare previacorresponsione di un obolo. Si trovano trac-ce di strade e sentieri nell’etimologia delleparole e nelle frasi riportate in molti testi. Sitrova conferma del fatto che le antiche stra-de fossero sempre parallele ai corsi d’acquanell’etimologia della parola itinerario dallatino iter-itineris, formatosi sull’indoiranico(e poi ittita) itas, itar (andare) e che perma-ne ad esempio nell’ungherese út (strada) eital (liquido), e il suffisso - neris che in moltelingue europee significa “fiume” o “flusso diacqua” o “canale”. Quindi itinerario nelsenso di “procedere lungo un corso d’ac-qua”. Il pedaggio era obbligatorio per igruppi talmente numerosi che si ritenevapotessero causare danni materiali. DallaBibbia (Secondo Libro del Deuteronomio27–29) «Lasciami passare per il tuo paese; iocamminerò per la strada maestra, senza girarené a destra né a sinistra. Tu mi venderai perdenaro contante i cibi che mangerò, e mi daraiper denaro contante l’acqua che berrò; permet-timi semplicemente il transito, come hannofatto i figli che abitano in Ar, finché io abbiapassato il fiume Giordano per entrare nel

cultura

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Fig. 2

Fig. 1

Stante la consolidata prassi di apporre targheper ogni opera pubblica, la totale assenza diepigrafi che rimandino agli artefici dei tunneldel Casale della Marcigliana sulla via Salaria odi Chiaia di Luna a Ponza o della CryptaNeapolitana a Posillipo suggeriscono di retro-cedere di qualche secolo la loro datazione.La Crypta Neapolitana (Grotta vecchia diPosillipo per raggiungere Napoli da Fuori-grotta), scavata nel tufo e lunga circa 700metri, era adibita ad uso stradale. Sotto ilDuomo di Pozzuoli, già Tempio di Augustoal Rione Terra, si trova l’iscrizione riportatain figura 1.L’iscrizione, secondo la tradizione etrusca de-gli acronimi, ponendo poche lettere in luogodi frasi note e di non porre alcuna interruzio-ne tra una parola (o un’abbreviazione) e l’al-tra, deve quindi necessariamente essere diver-samente letta e tradotta in figura 2.Questa opera, analogamente ad altre cherecano la medesima iscrizione (Basilica diMassenzio, Pantheon, Portus Iulius, laCrypta Romana, la cosiddetta Grotta diSeiano, la Dragonara a Miseno) venne dedi-cata (come se fossero Numi tutelari) ai primiConsoli Romani (esattamente quelli chegovernarono nel periodo 509-496 a.C.:infatti abbiamo nel 509 a.C. Lucius Tarqui-nius Collatinus sostituito da Valerio Publi-cola e Horatio Pulvillus e Iunius Brutussostituito da Lucretius Tricipitinus nel 501a.C. anno Postumius Cominius Auruncus eLarcius Flavius ai quali seguirono nel 497

a.C. Aulus Sempronius Atratinus e MarcusMinucius Augurinus, nel 496 a.C. i Conso-li Aulus Postumius Albus Regillensis e Vergi-nius Tricostus Caeliomontanus antenato diLucius Verginius Tricostus Esquilinus nel402 a.C.). L’acronimo LCOCCEIUS (acro-nimo di Labor Condidit Causam Coniun-ctam Eo Inferre IUs) significa «opera edificataper portare testimonianza a chi procede insie-me» (in senso anche spirituale) e se ne trovaun esempio, per il noto riutilizzo di marmiromani, anche nella Basilica di San Colom-bano in Val Trebbia.Questa stessa iscrizione appare nell’erronea-mente definita “Grotta di Cocceio” (dettaanche “della Pace” nota poi in tutto ilmondo come PAX ROMANA), galleria sot-terranea che collega Cuma con il lagod’Averno. PAX in realtà è di origine etrusca.

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le antiche strade erano sempre paralleleai corsi d’acqua: lo suggerisce la stessaetimologia della parola itinerario dal latinoiter-itineris, formatosi sull’indoiranico(e poi ittita) itas, itar (andare), e il suffisso- neris che in molte lingue europee significa“fiume” o “flusso di acqua” o “canale”

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ack to the present è il titolo scelto dalla curatrice Elisa Del Prete per la quinta edizio-ne del progetto regionale Networking, promosso dai comuni toscani di Firenze,Prato, Pontedera, Monsummano Terme, Livorno e dalla Provincia di Arezzo. 32 gio-

vani artisti toscani hanno partecipato a 5 workshop e a conclusione lavori, si presenterannocon una mostra, e una video proiezione plurima.Lo scopo di Back to the present è quello di relazionarsi col territorio toscano, indagando einterpretando i materiali visivi già presenti in raccolte pubbliche e private della regione, perrapportarsi al passato con i codici e le categorie della contemporaneità. Punto di partenza: gliarchivi intesi come memoria storica riservata ai posteri. Punto di arrivo: la costruzione di unanuova mappa visiva della Toscana che racconta una storia in evoluzione. 5 gli artisti tutor deiworkshop: Luchezar Boyadjiev ad Arezzo, Marzia Migliora (I) a Livorno, John Duncan eMelissa Pasut (USA/I) a Monsummano Terme, Stefanos Tsivopoulos (GR) a Pontedera,Pavel Braila (MD) a Prato, al lavoro con un gruppo stabilito di partecipanti hanno esplora-to lo strumento “immagine” in relazione al suo valore storico ed estetico. Il tutto si conclu-de negli spazi dell’EX3, di Firenze, a partire da sabato 12 dicembre con una lettura, ragiona-ta ed arguta di una regione che ha presentato e presenta molte contraddizioni. Ne parliamocon la curatrice in una stimolante intervista.

cultura

back to the present,il ritorno al presente

dei giovani artisti toscani

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a cura di

Matilde Puleo

Intervista a Elisa Del Prete,curatrice della mostra

Nasce nel 1978 a Bologna, dove attualmente vive. Ha studiatoStoria dell’Arte all’Università di Bologna specializzandosi inStoria dell’Arte Medievale e discutendo una tesi in Iconologiasulla Biblioteca di AbyWarburg e la sua storia postbellica, conparticolare attenzione all’influenza che ha prodotto in Italiarispetto a una cerchia specifica di studiosi. Da questa ricerca,che ha portato avanti successivamente durante un ulterioreperiodo di indagine all’IstitutoWarburg di Londra per l’Acca-demia Nazionale dei Lincei di Roma investigando la scena intel-lettuale degli anni Cinquanta-Settanta in Italia, ha approfonditola conoscenza e l’analisi della cultura visiva contemporanea conparticolare attenzione alle arti visive nello specifico. Dal 2005lavora come curatrice indipendente e dal 2007 è direttriceartistica di Nosadella.due, un programma di residenza per arti-sti e critici internazionali con sede a Bologna, per cui ha lavo-rato con artisti internazionali tra cui André Guedes, MartinePisani, Mario Rizzi, Daniela Comani, Nico Dockx, AndreasGolinski, Markus Hofer, Jukka Korkeila, Soren Lose.Parallelamente scrive per le riviste d’arte Arte&critica e Combo,oltre che per la redazione di Bologna del quotidiano Corrieredella Sera. Ultimamente ha approfondito la sua ricerca sullo svi-luppo attuale del linguaggio delle immagini nell’arte come nellasocietà, nella comunicazione e nella pubblicità con particolareattenzione al tema dell’immaginario erotico nelle arti visive eperformative. Ha inoltre maturato un interesse particolare pergli sviluppi attuali dell’arte relazionale e partecipata, supportan-do l’idea di un’arte come esperienza e dedicando quindi un’at-tenzione speciale al momento dell’azione e agli aspetti perfor-mativi nel lavoro artistico.

ElisaDelPrete

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Melissa Pasut e JohnDuncan, Transfigurationof a Shattered Mass, 2007

M.P.: A conclusione di questa prima fasedei lavori di Networking dall’emblematicotitolo Back to the present, penso che fare unbilancio sia molto difficile; tuttavia ti chie-do, qual è in definitiva la finalità di questoprogetto?E.D.P.: Io ho pensato Networking come unpercorso composto da due indirizzi; unasorta di binario parallelo di stimoli su cuilavorare. Da un lato, prima degli incontricon i tutor, i giovani artisti sono stati invi-tati a lavorare alle raccolte ordinate di dati,cioè agli archivi pubblici e privati, alloscopo di raccogliere immagini che illustras-sero la Toscana. L’idea era quella di chiede-re loro di andare a esplorare questi archiviper trovare immagini che comunicasseroloro qualcosa. La richiesta dunque era quel-la di costruire sguardi del presente puntatisulle immagini depositate alla storia. Riat-tivare la storia attraverso un ripescaggiocontemporaneo che ne definisse nuoverisultanze. Il limite imposto era la raccoltaordinata più o meno storica per una ricercainiziata da tutti gli artisti ad agosto. Ilmateriale prodotto andrà poi a convogliarenegli spazi dell’EX3 di Firenze nella faseconclusiva di Networking. Questa di Firen-ze pertanto, sarà una mostra d’immaginiche tenterà di rispondere a una serie di que-siti: qual è il ruolo dell’immagine oggi equale è il ruolo del giovane artista comecreatore d’immagini all’interno del conte-sto odierno. Oggi l’immagine è infatti unlinguaggio complesso dalle mille sfaccetta-ture, rielaborata o simbolica, l’immaginepuò essere molto manipolata ed è propriola natura di questa manipolazione chem’interessava evidenziare. I workshop dal-l’altro lato, costituiscono l’altro percorso diNetworking. Essi sono stati concepiti comevere e proprie interferenze all’interno dellaprima ricerca, al fine di costituire dei corto-circuiti. I workshop sono esperienze e pra-tiche di sguardo condotte da 5 artisti. Espe-rienze necessarie a mio avviso per arricchi-

re il personale percorso del giovane artista,in vista anche di quello che stanno giàricercando. I workshop si sono chiusi inquesta ultima sede aretina e d’ora in poi,tutti gli artisti partecipanti avranno iltempo per elaborare e finalizzare l’eserciziodi visualizzazione proposto da ogni tutor,in vista di ciò che faranno. La richiestaposta ai giovani artisti è: trova il linguaggiodi oggi che possa comunicare quell’imma-gine di ieri che è passata attraverso il tuosguardo.

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Nasce nel 1968, vive e lavora adArezzo. Dopo gli studi in Storiadell’Arte Contemporanea al-l’Università di Siena, scrive e sioccupa d’arte, curando rassegnee mostre personali. Collaboratri-ce di alcune gallerie private eistituzioni museali, nel 2006 haistituito un’associazione cultura-le con uno spazio espositivo pro-vocatoriamente esiguo, che pro-muove progetti d’arte in spazipubblici allo scopo di crearesituazioni di tipo formativo siaper gli artisti che per il semplicepassante. L’associazione culturaleMEGA+MEGA, di cui è direttriceartistica, promuove la condivisio-ne e l’incontro attraverso pro-getti specificatamente pensatiper un metro cubo di spazio,meglio definito dal nome “centrod’arte contemporanea”. Dal2008 è Indipendent Curator conMushroom e Marker (edizione2009), progetti sostenuti daTRART (Regione Toscana), peruno spazio espositivo del Comu-ne di Arezzo, nel quale promuo-ve l’attività dei giovani artisti delterritorio. Ha scritto numerositesti per libri e cataloghi e attual-mente collabora con l’Universitàdegli studi di Siena e con la casaeditrice EDIFIR. Scrive per la rivi-sta Espoarte ed è collaboratricefree-lance per alcune riviste online. Negli anni più recenti haorganizzato progetti speciali,mostre e rassegne di eventi dalvivo, privilegiando scenari in tra-sformazione, interventi urbani,performance, ricerca video, hap-pening e installazioni dal forteimpatto sociale e visivo.

Matilde Puleo

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Melissa Pasut e John Duncan, An OpenArea Inside the Mountain, Teatro Dimora,Mondaino, 2009

M.P.: Insomma, qualcosa come: chiediti seè proprio vero che la Toscana è fatta didolci colline, cipressi centenari e buoi dallelunghe corna. Discorso questo, che estesoall’Italia, potrebbe essere sviluppato attor-no al mandolino e allo spaghetto.E.D.P.: Sì infatti, per quanto riguarda lostereotipo in generale, Networking si è pre-fisso lo scopo di cercare un altro immagina-rio che ricostruisse la Toscana con altremodalità. Lo sguardo dei partecipanti saràinevitabilmente diverso da quello comune ea seguito dei workshop io spero che avremoun accostamento di immagini del tutto arbi-trario ma assolutamente in grado di direcosa quelle immagini sappiano ancoracomunicare ad un trentenne. Ne verrà fuoriuna nuova immagine, una nuova lettura delterritorio che supera, mi auguro, quella ste-reotipata, di cui buona parte di noi continuaa cibarsi.

cultura

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(Massachussetts, 1981. Vive e lavora aBologna)Diplomata al corso di BFA Dance Perfor-mance dell’Università del Sud della Florida,Melissa Pasut ha studiato con danzatoricome Gretchen Ward Warren, SandraRobinson, Lynne Wimmer, Jen Salk, GerriHoulihan, John Parks,Albena Arnaudova,Michael Foley, per poi affiancare alla danzaclassica anche studi di coreografia e produ-zione oltre che di pedagogia. Di famiglia ita-liana si è trasferita in Italia nel 2004 perdedicarsi alla danza contemporanea conun’attenzione speciale all’indagine del movi-mento nella sua essenza minimale in relazio-ne alla gestualità della più semplice espe-rienza quotidiana. Lavorando spesso a parti-re dall’improvvisazione, l’artista ricerca erealizza performance che partono dalladanza in cui il suo corpo è costantementemesso in relazione al contesto che lo cir-conda quasi reagisse ad ogni suo impulso.Ha recentemente lavorato con la compa-gnia Altroteatro di Roma e con la Compa-gnia Laudati di Bologna presentando opereproprie al FestivalAmmutinamenti di Raven-na, all’ 8MAX di Roma e alla Rassegna“Confini” di Modena.Dal 2008 lavora insieme a John Duncan perproduzione di coreografie sonore, perfor-mance di danza contemporanea e sessionidi improvvisazione fisico-sonora.

MelissaPasut

il punto di partenza di Backto the present: gli archivi intesicome memoria storica riservataai posteri. Il punto di arrivo:la costruzione di una nuova mappavisiva della Toscana che raccontauna storia in evoluzione

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M.P.: L’edizione di Networking curata da te è insomma un interrogarsi sul futuro del passa-to, nell’ottica delle giovani generazioni.E.D.P.: Sì, in sostanza la questione era: cosa rimane del passato e in quale forma. La storia,si sa, è frutto di continua ricostruzione. La ricostruzione attuale avviene tramite l’immaginee noi dovremmo cominciare a prendere coscienza di ciò. L’immagine delle torri gemelle èquella, non c’è molto da fare. Quello è il punto di vista e quella la focalizzazione. Ora biso-gnerebbe chiedersi: perché vengono depositati alla Storia proprio quei frame e non altri?Come ci stiamo costruendo questa storia e cosa abbiamo deciso di relegare all’ambito del-l’immaginazione.

M.P.: Riflessione che proprio relativamente ai fatti, usi e costumi diventa ulteriormenteutile se condotta in una regione complicata come questa.E.D.P.: Esatto. La Toscana è un capitolo importante della storia e della storia dell’arte occi-dentale. Il mondo contemporaneo sembra non sapersi liberare da questo peso e da questoobbligo e la regione risente di questo tacito compito assegnatole. La Toscana si è caricata fintroppo di responsabilità nei confronti del suo stesso passato e basta pensare all’architetturaper leggere la grande, quasi eccessiva, attenzione al recupero e al restauro.

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(Stati Uniti, 1953.Vive e lavora a Bologna)Principalmente sound artist, John Duncan ha vissuto e lavora-to a Los Angeles, Tokio e Amsterdam. Attualmente vive elavora a Bologna, la sua attività nel campo della musica con-temporanea è apprezzata da gran parte della critica di areasperimentale e le sue performance sono state presentateanche al MOCA di Los Angeles, al Mak di Vienna, al MACBAdi Barcellona e al MOT di Tokio.Il corpo dei lavori di John Duncan comprende performance,installazioni, produzioni sonore, video e cinematografiche.Aspetto fondamentale è l’uso estensivo della registrazione earchiviazione: la sua musica si compone infatti di brevi trac-ce audio trattate come ready made mentre i suoi lavori per-formativi partono dalla raccolta di stati d’animo, reazioni esuggestioni portati da esperienze che scardinano la normaleroutine della vita quotidiana, cui sottopone conoscenti, enon, per indagare la dimensione esistenziale dell’uomo, spes-so in rapporto con la natura. I temi che affronta sono arcai-ci e metafisici, talvolta spirituali ed esoterici, e si spingonofino in profondità dell’animo e del sentire dell’uomo.

la richiesta posta ai giovani artisti è: trovail linguaggio di oggi per comunicare quell’immaginedi ieri che è passata attraverso il tuo sguardo

John Duncan

John Duncan e AlfredoCosta Montoya, Atlantic

Waves festival, Church of St.Giles Cripplegate, London

2006, fotodi David Maranha

John Duncan, MAZE, Eventfor blind participants,Amsterdam, 1995

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Marzia Migliora,Bianca e il suo contrario/ Bianca and herOpposite, 2007Lambda print cm.70x100

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Marzia Migliora, Viddi la mia fortuna in altomare / I saw my fortune in the open sea, 2008

installation view at Art Agents Gallery, Hamburg

Marzia Migliora, NN, 2007, letterein acciaio lucido, retroilluminate

al neon, cm 140x160Courtesy collezione privata

e galleria Lia Rumma Milanoe Napoli

M.P.: Escluso un appuntamento (quello aLivorno tenuto da Marzia Migliora), nellealtre 4 sedi di Networking hai invitatoartisti stranieri. Qual è stato l’approccioche gli artisti tutor hanno scelto per pren-dere coscienza della presenza di un passatosempre presente in una regione come laToscana?E.D.P.: Quando ho contattato gli artistisapevo che per molti di loro non era la primavolta che visitavano l’Italia. Tuttavia, inqualche modo mi aspettavo che essi mimanifestassero un interesse speciale per laToscana che, in realtà, non ha mai assuntoun carattere nostalgico. Prima dell’avvio deilavori, li ho intervistati, ma non ho avutoriposte cariche di fascino. In generale, misembra che siano attratti ma allo stessotempo assai interrogativi sull’Italia e trovarsiin Toscana non ha spostato più di tanto illoro giudizio. Il loro approccio quindi èstato orizzontale: hanno vissuto una cittàcome un’altra, forse perché è gente abituataa viaggiare. Hanno avuto cioè uno sguardoequidistante in grado di mettere sullo stessopiano Seul, Berlino e Monsummano.

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(Alessandria, 1972.Vive e lavora a Torino)Lavorando con diversi linguaggi ha preso partealle più significative esposizioni italiane e interna-zionali. In Italia ha esposto le sue opere, fra l’al-tro, al PAC di Milano, al MART di Rovereto, allaFondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino,alla Fondazione Merz, alla GAM di Torino e aPalazzo Strozzi a Firenze.All’estero ricordiamo lesue mostre National Museum di Praga, al Con-temporary Art Centre di Salamanca, al FACT -The Foundation forArt & CreativeTechnology diLiverpool, al Cerrè d’Art di Nimes.Marzia Migliora lavora da sempre utilizzando varilinguaggi, dalla fotografia, al video, alla scultura einstallazione per raccontare storie di memorieculturali, individuali o collettive con l’intento dimostrare contrattempi, contraddizioni, accidenti,pensieri in cui emerge la necessità di uno stato diallerta della società contemporanea. La sua ricer-ca parte sempre da un approccio personaleall’esperienza quotidiana, dalla memoria chelascia, dall’adattamento che provoca e dalla vio-lenza dell’impatto che essa genera. Letteratura,cinema, danza, teatro sono spesso elementi checoesistono per restituire una complessità di pen-siero che si compone di frammenti e citazioni.L’artista stessa ama definire i suoi lavori come“detriti di pensiero”, tracce che rimangono dal-l’“inciampare nel quotidiano” e la scoperta del-l’autenticità delle cose che la circondano, lo sve-larsi del substrato che sta sotto l’apparenza delcomportamento individuale o del sistema socialeemergono sempre con decisione da opere diestrema poesia e raffinata esecuzione.

Marzia Migliora

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Stefanos Tsivopoulos,Untitled (The Remake),2007, still da video

M.P.: La risposta da parte dei giovani arti-sti è stata in grado di oggettivare la propriaposizione e vedersi con occhi esterni o troviche la toscanità abbia una qualche connota-zione specifica?E.D.P.: I giovani artisti sono rimasti un po’imbrigliati nella retorica del territorio. Quelliche hanno lavorato sulla città sono rimastiall’interno di alcuni stereotipi del passato edella storia, che io reputo controproducentiper loro. Mi sembra che nei loro lavori ci siauna preoccupante difficoltà a staccarsi dal pas-sato, in maniera critica. C’è molta nostalgia eossequio nei confronti della preservazione edel recupero. Fanno fatica ad allontanarsidalle certezze del cosa hanno detto o fatto chiè venuto prima di loro e quindi ho testato conmano una sorta di citazionismo inteso forsecome rimedio alla fatica di definire se stessi.

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(Praga 1973.Vive e lavora fra Amsterdam e Atene)L’artista greco ha recentemente completato due anni di residenza alla Rijksakademie diAmsterdam e sei mesi di residenza al Platform Garanti di Istanbul. Ha esposto al Museo diarte contemporanea di Belgrado, alla Biennale di Atene, al Kassel Kunstverein Friedericia-num, alla Biennale di Tessalonico, al Museo di Arte Contemporanea di Atene, al Montevi-deo Arts Institute di Amsterdam, al Center Photographique de l’Île-de-France a Parigi e alSammlung Essl diVienna. Ha vinto il Golden Cube Award 2008 al 25° Kassel film festival.“La Camera è l’occhio della storia”: questa frase del fotografo Mathew Brady sintetizza conefficacia la ricerca di StefanosTsivopoulos. L’interesse dell’artista è infatti rivolto a come lamemoria collettiva prende forma attraverso le immagini prodotte, a chi ne è il produtto-re, e a come l’immaginario contemporaneo sta codificando la storia attuale. Autore divideo, per la maggior parte,Tsivopoulos indaga la doppia valenza dell’immagine, di docu-mentazione e di opera d’arte.A partire dall’esplorazione di archivi storici e servendosi dellinguaggio cinematografico per scoprire quali sono le immagini che si sono depositate nellamemoria collettiva, estrapolandole dal loro contesto, ed indagando il valore assiomaticodel documento per la società, l’artista racconta storie nuove mettendo in qualche modoin discussione la validità dei documenti stessi e mostrandoci in chiave spesso enigmaticacome essi non siano altro che il racconto del “narratore” che ce li tramanda.

StefanosTsivopoulos

cultura

Stefanos Tsivopoulos,Untitled (In Plato’s

Cave), 2008,still da video

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M.P.: Quindi, che cos’è stato Networkingper loro?E.D.P.: Più che necessità di confrontarsicon gli artisti tutor, Networking è stataun’occasione per fare e del fare.

M.P.: Per quanto riguarda te: che idea si fadella Toscana una curatrice che viene da unaltro territorio?E.D.P.: Essendo stata in giro per città mino-ri dal punto di vista artistico e nello specifi-co nell’ambito del contemporaneo (esclusoovviamente Prato), ho trovato inevitabil-mente un po’ di silenzio. La Toscana è avolte, un territorio ostile e disinteressato epurtroppo mi sento di estendere questo giu-dizio anche a chi lavora nello stesso mio set-tore. Forse mi aspettavo un po’ di attenzioneda parte delle istituzioni o delle gallerie pri-vate o che gli stessi artisti cercassero di coin-volgere altre realtà. In altre occasioni ho

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(Sofia 1957.Vive e lavora a Sofia).Luchezar Boyadjiev lavora sugli ambienti urbani dando un’interpretazione personale deiprocessi pubblici. In tal senso ha partecipato a numerosi progetti e mostre presso museie spazi pubblici nel suo paese e in diversi paesi dell’Est europeo e medio-orientali, tracui la Fondazione Al-Ma’mal di Gerusalemme, la Galleria Skuc di Lubljiana, il MNAC diBucarest, Il Museo d’Arte Contemporanea di Salonicco, ma anche il Kusntwerke e l’IFAGallery di Berlino, la Kusthalle di Vienna, il Casino Luxembourg, il Museo Boijmans VanBeuningen di Rotterdam, il MART di Rovereto, l’EAF (Experimental Art Foundation) diAdelaide.Tra le altre è stato invitato alle biennali di Singapore, di Gyumri in Armenia, aquella di Santa Fe per progetti site specific, di Mosca, di Istanbul, Cetinje, oltre ad esserestato presente alla 51°Biennale di Venezia e a Manifesta 4.Regista, concettualista, interventista, fotografo, performer, Luchezar Boyadjiev realizzaprogetti che nascono da un profondo desiderio di comunicare. Per lui l’arte, qualsiasiforma prenda, è un catalizzatore per lo scambio di idee tra le persone. Nozioni di mar-ginalità, accessibilità e comunità figurano principalmente nel lavoro di Boyadjiev e lamaggior parte dei suoi progetti ha luogo al di fuori del contesto di musei e gallerie. Lasua pratica ad ampio raggio, che va da progetti su larga scala come le istallazioni cittadi-ne a esperienze di interazione più intime con le gente, è volta a nutrire le interazioni tragli individui, le loro comunità e gli ambienti circostanti.Testimone della caduta del comu-nismo e della crescita del capitalismo di stampo occidentale che ha sismicamente tra-sformato molti dei paesi dell’ex Blocco Sivietico, inclusa la sua nativa Bulgaria, Boyadjievlavora quasi sempre con l’intento di evidenziare l’importanza dello spazio pubblico.Ten-tando di combattere la duplice forza della privatizzazione e del capitalismo che hannoincredibilmente diminuito lo spazio civico, le azioni localizzate di Boyadjiev portano l’at-tenzione a questa perdita, forzando gli spettatori a conoscere le alterazioni subite dallacultura della collettività e dalla loro stessa identità.

LuchezarBoyadjiev

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avuto da parte di alcuni critici dei riscontriinteressanti, ma in generale, ho avuto la sen-sazione dell’estraneità e del disinteresse neiconfronti di un progetto che oltre che for-mativo e culturale, pensavo fosse un appun-tamento.

M.P.: Nella migliore delle ipotesi e nel-l’ambito del sogno irrealizzabile, qualedovrebbe essere secondo te la funzione diun progetto regionale come Networking?E.D.P.: Penso che dovrebbe essere quella diriuscire ad offrire ai giovani artisti un’espe-rienza veramente incisiva per la loro ricercache possa arricchirne il percorso. Ciò siottiene a mio avviso, a seguito di un proget-to a lungo termine che tuttavia non chiedaloro troppo dispendio di tempo, energie odenaro. Dovrebbe essere un’esperienza piùformativa e quindi forse anche un’esperienzamultidisciplinare, in modo da offrire lorosperimentazioni difficili da trovare altrove.Offrire loro una modalità attiva che li sot-

tragga dalla logica autoreferenziale dell’arte,creando momenti di discussione collettiva.Spesso invece il dislivello di autoconsapevo-lezza crea una differenza di atteggiamentiche, con i relativi giudizi e pregiudizi, piùche alla stima portano a sentirsi costretti adifendere ognuno il proprio “territorio”.Bisognerebbe combattere contro questostato di cose.

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nei lavori dei giovani artisti toscaniuna preoccupante difficoltà a staccarsidal passato in maniera critica, moltanostalgia e ossequio nei confrontidella preservazione e del recupero... faticaad allontanarsi dalle certezze di cosa hannodetto o fatto quelli venuti prima di loro

(Moldavia, 1971. Vive e lavora aChisinau).Video-artista e film-maker, negliultimi anni ha esposto i suoi lavo-ri in importanti sedi. Ha parteci-pato a Documenta 11 di Kasselnel 2002 e nel 2007 una sua per-sonale è stata organizzata allaNeue Nationalgalerie di Berlino.Sono da ricordare le sue espe-rienze a Parigi, Helsinki, Inns-bruck, Boston, New York, Praga,Vienna, Bruxelles. In Italia haesposto a Roma, Milano,Venezia,Bologna e al Centro d’Arte Con-temporanea L. Pecci di Prato.Attraverso una profonda rifles-sione sull’uso del linguaggio arti-stico adottato, sia esso il video, lapittura o l’installazione, che di-venta sempre un elemento de-terminante per la lettura del suolavoro, Braila indaga realtà socio-politiche in trasformazione apartire da quella del suo paesed’origine nell’epoca post-sovieti-ca. Il tempo e le mutazioni cheesso provoca, l’eredità del passa-to che si sovrappone ad un pre-sente distante, sono alcuni degliaspetti principali della sua ricer-ca. La sua attenzione cade suldettaglio, sulle storie personali,che diventano casi che parlano dicodici di comportamento con-traddittori accettati e perpetratida una società che è invece incontinua transizione. L’incon-gruenza di situazioni e contestidiventano spesso protagonistidei suoi lavori, dove l’immagine èsempre usata come efficace mez-zo di comunicazione visiva, stori-ca, ma anche estetica, e dovespesso i piani differenti di letturagenerano un cortocircuito in cuiil dramma sfocia nell’ironia.

Pavel Braila

Stefanos Tsivopoulos, TheInterview, 2007, still da video

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Ing.Vincenzo Di Naso

a progettazione della sede regionale della RAI iniziò nel 1962, anno successivo aquello in cui l’arch. Italo Gamberini vinse la cattedra in Elementi di Architettura eRilievo dei monumenti alla Facoltà di Architettura di Firenze, insegnamento di cui

era stato incaricato già nel 1944 e che tenne sino a quando fu chiamato per la Cattedra diComposizione.La comprensione delle opere di Gamberini non può essere disgiunta da quella dell’innova-zione didattica che apportò nell’attività accademica, come al contrario quest’ultima deveessere letta anche attraverso il supporto dato dalla ricerca di metodo che applicò nelle sue rea-lizzazioni.Gamberini aveva elaborato nel corso degli anni ’50 un metodo di “analisi degli elementicostituitivi dell’architettura” ovvero un modello semiotico-strutturale che consentiva di tra-durre i caratteri di ogni architettura indipendentemente dallo stile o dal periodo storico1.Gamberini affrontò il progetto dell’edificio della sede toscana della RAI avendo ormaicostruito un solido impianto teorico analitico/progettuale fondato sugli “elementi costitu-

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Ingegneri in Toscanatra passato e futuro

rubrica a cura di Franco Nuti professore ordinariodi Architettura Tecnica

presso la Facoltà di Ingegneria

di Firenze

la sederegionale RAI a Firenze

di Italo Gamberini

l

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1 «Questo studio, che io ho chia-mato “degli elementi dell’architettu-ra”, ha come sua caratteristica prin-cipale quella di non volersi porrecome estetica nel senso tradizionaledi critica del giudizio sul bello; maesso, come “introduzione allo stu-dio del linguaggio architettonico”,vuol essere solo una analisi fenome-nologica dei vari aspetti del linguag-gio architettonico. Nel mio studioavevo dato per certo il fatto che l’ar-chitettura fosse un linguaggio, cioèche i vari elementi dell’architetturapotessero porsi come altrettanti“segni” di questo linguaggio, ognu-no dei quali con un suo propriopreciso significato: la somma diquesti negli aspetti più disparaticostituisce, appunto, la “composi-zione architettonica”. Avevo anchedistinto fra i valori più immediata-mente percepibili quelli, per cosìdire, grammaticali, legati esclusiva-mente agli elementi in sé, e i valorisintattici, cioè più propriamentecompositivi, legati quindi ai valoridella linea, di superficie, di massa edi colore.» da I. Gamberini, Analisidegli elementi costitutivi dell’architet-tura. Raccolta delle lezioni tenute nel-l’anno accademico 1959-60, Coppi-ni, Firenze 1961.

Fig. 1 – Vista del prospettosud della Zona ufficidal Lungarno Colombo

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Fig. 2 – L’idea di progettoin uno schizzo di Gamberinidel 1964 (ASF- Archivio di Statodi Firenze)

tivi” intesi come codici sintattici e sui lororapporti semantici2. Negli anni ’50 si rilevòun’evoluzione nella produzione di Gambe-rini che si manifesta soprattutto nell’abban-dono dei materiali tradizionali3 e che appro-dò all’adozione delle innovative soluzionitecnologiche offerte dall’industria, così lasua ricerca progettuale finalizzata alla tradu-zione ambientale dei caratteri del contestosi attuò attraverso la coerente applicazionedel suo apparato teorico, affiancata daun’attenta ricerca materica e cromatica4.Caso esemplare è rappresentato dagli UfficiBICA a Firenze dove Gamberini introdussenel tessuto storico una facciata a curtainwall completata in sommità da un frangiso-le in vetrocemento, sintetizzando attraversotecnologie contemporanee i caratteri essen-ziali dei prospetti storici. Inoltre era giàmolto evidente quello che Gamberini defi-niva il “pallino per il dettaglio”5, rappresen-tato dalla sua profonda attenzione per lasoluzione tecnologica come supportoall’idea compositiva.

Il coinvolgimento di Gamberini all’internodel processo progettuale dell’edificio dellaRAI avvenne già dalla scelta del lotto su cuisarebbe dovuto sorgere6, che fu concordatacon Carlo Vigo, direttore della sede toscanaRAI.L’inserimento urbanistico dell’edificio, l’at-tenzione per la qualità della vita dei suoifruitori, l’attenta analisi funzionale ed esi-genziale costituirono la base progettuale diGamberini, specialmente in questo edificiocosì fortemente specialistico7 (fig. 2).

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Ricercatore pressoil Dipartimento di IngegneriaCivile e Ambientale di Firenze.L’attività di ricerca è rivoltasia alle tematiche relativeal recupero del Modernoche all’innovazione tecnologicacon particolare riferimentoai sistemi di involucro degli edifici.Attualmente è incaricatodei seguenti corsi: ArchitetturaTecnica nel Corso di Laureadi Ingegneria Civile, Progettazionedegli Elementi Costruttivi nel Corsodi Laurea di Ingegneria Edilee Progettazione degli ElementiCostruttivi complessi nel Corsodi Laurea di Ingegneria EdileMagistrale. Inoltre svolge attivitàprofessionale nell’ambitodella progettazione architettonicae strutturale.

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2 U. Eco, La struttura assente,Bompiani, Milano 1968.3 A. Bulleri, Italo Gamberini: glielementi costitutivi e la dimensioneurbana del progetto, Edizioni ETS,Pisa 2007.4 U. Tramonti, Italo Gamberini.Gli elementi di architettura come“parole” del linguaggio architettonico,in La Facoltà di Architettura diFirenze fra tradizione ecambiamento, atti del convegno distudi, Firenze, 29-30 aprile 2004,University Press, Firenze 2007.5 L. Macci, 1960 -1990: Fram-menti di memoria, in F. Gurrieri, L.Macci, U. Tramonti, Italo Gamberi-ni - L’architettura dal razionalismoall’internazionalismo, Edifir - Edi-zioni Firenze, Firenze 1995.6 L. Macci, 1960 -1990: Fram-menti di memoria, op. cit.7 «Ora questo sentirsi “a casa pro-pria” nel posto di lavoro, che è lasingolare caratteristica di questoedificio, credo che sia il più grandesuccesso che un architetto possadesiderare. Sembrerebbe, di primoacchito, che questo giudizio sulla“felicità” di un’opera fosse indipen-dente dal giudizio estetico, ma inrealtà non lo è affatto, poiché inuna brutta e sciatta architettura èquasi impossibile viverci bene».G.K. Koenig, A. Pica, L’officinaRadiotelevisiva italiana, Le Monnier,Firenze, 1969.

Ing.Vincenzo Di Naso

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Fig. 4 – Stralcio della tavoladel 1967 del prospetto suddel complesso, facente partedel Progetto esecutivoredatto da Gamberini, in cuisono presenti i voluminon realizzati (ASF)

Fig. 3 – Planimetriadel complesso allegata

alla Licenza di Costruzionedel 17.09.1965 (ARAIF-Archivio RAI a Firenze)

Per l’edificazione fu scelta l’area posta tra via Aretina e il Lungarno Colombo, che si colloca-va ai tempi ai limiti del tessuto urbano fiorentino, tanto che l’edificio fu ideato “come unanuova porta ideale di ingresso a Firenze”8.Il progetto architettonico, di grande complessità funzionale, che ebbe un gran numero diinterlocutori della committenza presieduta da Vigo, fu elaborato da Gamberini con la colla-borazione degli arch. Bambi, Peracchio, Barsotti e Macci, per la maggior parte tra il 1962 eil 1965, anno di rilascio della Licenza di costruzione.Il complesso doveva avere un’estensione assai superiore a quella realizzata, in quanto prospet-tava la presenza di altri volumi verso est (fig. 3).Dalla Licenza di costruzione si evince la previsione di una Zona TV di dimensioni assai mag-giori di quella realizzata, oltre a una Zona centro di addestramento. Tale ipotesi non fu maioggetto di progettazione esecutiva, a testimonianza probabilmente del fatto che la DirezioneRAI non fosse pienamente convinta della sua realizzazione, e venne abbandonata definitiva-mente solo dopo il maggio del 1967 (fig. 4).L’elaborazione del progetto architettonico da parte di Gamberini proseguì anche dopo il1965, infatti risulta presente in archivio una copiosa quantità di disegni esecutivi, redatti sinoalla fine del 1967, nei quali si rilevano affinamenti progettuali riferibili anche a una faseavanzata della costruzione.

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8 L. Macci, 1960 -1990: Fram-menti di memoria, op. cit.

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Fig. 7 – Vista dell’edificioin corrispondenza dell’atrio per il pubblico

Fig. 6 – Vista del complessodal Lungarno Colombo

Fig. 5 – Planimetriadel piano terra (ASF)

Il progetto evidenzia una forte tensione alladefinizione e al controllo delle tecnichecostruttive che si esprime attraverso elabora-ti di approfondimento delle soluzioni tecno-logiche sino al dettaglio “al vero”.A Gamberini fu affidata anche la progetta-zione dell’arredamento, della sistemazionedel verde e la soprintendenza artistica ditutti i settori. I calcoli statici delle strutturein metallo e in c.a. furono eseguiti dall’ing.G. Sforzina di Trieste; la D.L. fu assuntadalla Direzione dei Servizi Edili della RAIRadiotelevisione Italiana attraverso gli ingg.Serangeli e Mauri, coadiuvati dagli ingg.Materozzoli, Giorgi, Milanesi, De Sangro.La coordinazione dei lavori in cantiere fucurata dal geom. Navacchia.L’edificio fu inaugurato il 18 aprile 1968.

L’impianto planimetrico dell’edificio ha unageometria a “L” articolata secondo due corpiprincipali ospitanti uno gli uffici direzionalie l’altro la Zona radio (fig. 5). L’orientamen-to dell’edificio è tale che gli uffici si svilup-pano sull’asse nord-sud, invece la zona cheaccoglie gli studi e gli impianti radio è indirezione nord-ovest. L’esposizione dei pro-spetti principali dell’ala uffici consente digarantire l’illuminazione naturale nell’arcodella giornata su entrambi i fronti, inoltretale disposizione rivestiva una valenza sim-bolica in quanto l’imponente blocco ediliziodiretto verso l’Arno si configurava come unlimite visivo all’espansione urbana a est.Il volume ospitante gli uffici si innalza persei piani fuori terra ed è caratterizzato dallascansione orizzontale ottenuta tramite l’al-

La composizione volumetrica è dominatadai due corpi principali che sono tra lorovisivamente incernierati da un nucleo apianta quadrata, nettamente emergente dalcorpo uffici, che ospita i collegamenti verti-cali primari e al piano terra l’atrio di accessopubblico (fig. 7). La volontà è quella di ren-dere tutti i volumi visivamente distinti gliuni dagli altri a sottolineare l’identità fun-zionale di ognuno. In particolare in corri-spondenza della Zona radio la distinzione èottenuta tramite: un leggero arretramentodel fronte in corrispondenza dei servizi, undiverso trattamento delle superfici esterne e

ternanza di fasce di finestre a nastro e di rive-stimenti; la Zona radio mostra un’altezza ditre piani fuori terra e i suoi fronti principali,nonostante assumano una diversa caratteriz-zazione, risultano essere entrambi assaimeno permeabili rispetto a quelli del bloccouffici (fig. 6). Nel complesso è inoltre pre-sente il basso volume destinato alla ZonaTV. L’edificio è corredato di un pianoseminterrato e di un sottostante piano cuni-coli, entrambi di dimensioni assai più ampierispetto a quelli fuori terra.

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una sottrazione di volume realizzata al pianoprimo e terzo in corrispondenza dei collega-menti (fig. 8).È dal rapporto con il contesto che nasconole scelte cromatiche per i prospetti: per irivestimenti delle pareti Gamberini adottalastre di silipol di colore ocra rosata che evo-cano i colori della tradizione fiorentina,mentre gli ascensori, i collegamenti orizzon-tali e i locali tecnologici sono rivestiti inacciaio porcellanato blu-grigio-indaco, conla finalità di accostarsi al colore delle collinefiorentine presenti sullo sfondo9.Altri elementi significativi della composizio-ne sono l’elegante passerella pedonale coper-ta, che collega direttamente l’ingresso prin-cipale al lungarno, e il volume “sospeso”sopra l’atrio, sovrapposto parzialmente conla Zona uffici, leggermente a sbalzo rispettoal corpo principale (figg. 9 e 10).La divisione funzionale fra uffici e Zonaradio è chiaramente leggibile sin dal pianoseminterrato.La Zona uffici adotta principalmente unimpianto distributivo, tipico per questa fun-zione, costituito da un percorso centrale e daambienti di lavoro che si affacciano suentrambi i fronti principali (fig. 11). Taleimpianto è utilizzato nei primi quattro pianifuori terra: dal piano terreno al quarto piano

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9 U. Tramonti cita Gamberini: «Ilpensiero che queste masse tra loroconnesse e movimentate fosseroancora un pezzo di città che nonstesse a conclusione, ma quasi asutura con la nuova Firenze, mi hafatto pensare al controcampo e aicolori che si fissano nella retina,quando da distante, si osserva lacittà e si vede il nucleo antico cheemerge dovunque lo si guardi. Lapietra forte degli edifici antichi, ilcotto dei tetti, il giallo ocra di certemasse architettoniche anch’esse pre-minenti nel quadro, il grigio dellecolline viste negli sfondi mi ha sug-gerito una sintesi coloristica che hoespresso nei materiali usati per lesuperfici esterne del complesso. Itamponamenti portano colori rias-suntivi di Firenze. l transetti vertica-li meccanizzati, i transetti orizzonta-li del corpo Radio-TV, la centraleelettrica, sono protetti con lastre dilamiera smaltata e di colore grigio edecidono i tagli dei complesso inmaniera unitaria, appropriata, esal-tante, tutte le strutture metallichedel corpo Radio-TV, delle pensiline,sono protette con speciali vernici dicolore bruno ruggine. Gli infissiesterni in alluminio anodizzatocolor canna di fucile completano ilquadro dei materiali usati e mi sem-bra con risultato armonico fra leparti e fra queste e il paesaggio cir-costante» in U. Tramonti, Materiali,dettagli e ricerca dell’armonia croma-tica nelle opere fiorentine di ItaloGamberini, in F. Gurrieri, L. Macci,U. Tramonti, Italo Gamberini - L’ar-chitettura dal razionalismo all’inter-nazionalismo, Edifir - EdizioniFirenze, Firenze 1995.

Fig. 8 – Sezione trasversaledella Zona radio e prospetto ovestdella Zona uffici (ASF)

Fig. 9 – Vista della passerellasul fronte ovest

Fig. 11 – Vista di un corridoiodella Zona uffici

Fig. 10 – Sezione trasversaledella Zona uffici e prospetto sud

della Zona radio (ASF)

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Fig. 13 – Vista della scalaall’interno dell’atrio principale

La Zona radio al piano terreno ospita dueauditorium con le relative regie, questi loca-li hanno un’altezza interna equivalente acirca due piani della Zona uffici. L’audito-rium principale è accessibile dall’esternoattraverso un atrio collegato al piazzaleprincipale antistante l’edificio medianteuna scala e una piccola pertinenza esternapavimentata. I due auditorium sono disim-pegnati da un lungo corridoio che correlungo la parete nord del volume, il qualeviene illuminato naturalmente da “luci” a

la Zona uffici ospita principalmente ambien-ti di lavoro, sale riunioni e archivi. Spaziocaratterizzante il piano terra è l’ampio atrioprincipale, connotato da molti elementi rap-presentativi, tra cui: una raffinata scala inacciaio con sviluppo a elica su pianta quadra-ta posta su un basamento rivestito in marmobianco apuano, rivestimenti in pietra serenaper le pareti, una vetrata artistica di GuidoPolloni oltre ad altre opere d’arte (figg. 12, 13e 14, 15). Al quinto piano è presente il bar ei locali accessori, al sesto la mensa e le cucine.Per precise volontà funzionali e di separazio-ne dei flussi del pubblico e degli addetti, lamensa non è servita dalla scala principale matramite i due ascensori posti al piano terranell’atrio dell’ingresso impiegati, posto inadiacenza a quello principale, e mediante unascala in legno che collega esclusivamente gliultimi due piani. La copertura ospita unaserie di locali tecnici relativi alle trasmissionie ovviamente le antenne.

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la comprensione delle operedi Gamberini e quella dell’innovazionedidattica che apportò nell’attivitàaccademica non possono esseredisgiunte, quest’ultima deve essereletta anche attraverso il supportodato dalla ricerca di metodoche applicò nelle sue realizzazioni

Fig. 12 – Stralcio della tavoladel 1967 rappresentanteuna sezione dell’atrio

principale, facente partedel Progetto esecutivo redatto

da Gamberini (ASF)

Fig. 15 – Vetrata artisticadi Guido Polloni all’internodell’atrio principale

Fig. 14 – Dettagliodella scala all’internodell’atrio principale

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Fig. 17 – Planimetria del pianosecondo della Zona radioe del piano terzo della Zonauffici (ASF)

Fig. 16 – Planimetria del pianoprimo della Zona radioe del piano secondo della Zonauffici (ASF)

nastro. Al piano superiore, con impiantodistributivo simile a quello del piano terre-no, è posto l’auditorium per la prosa, corre-dato dalle sale regia e da tutti quegli spaziatti a ospitare la strumentazione per glieffetti sonori delle trasmissioni radio (fig.16). All’ultimo livello la Zona radio presen-ta invece un’organizzazione distributiva atriplo corpo. Sul fronte sud si affaccianouna serie di piccoli studi di registrazione ele relative sale regia; sul fronte nord vi sonolaboratori, centrali e altri locali tecnici, tuttiilluminati oltre che da “luci” anche dalucernari (fig. 17).La Zona TV è caratterizzata da un impian-to distributivo analogo a quello della Zonauffici, ospita ambienti di lavoro dedicatialla trasmissione del segnale televisivo,locali per il montaggio e altre funzioni con-nesse.È evidente una tensione all’unitarietà delprogetto ottenuta mediante la riproposizio-ne della “metrica” di aggregazione dei com-ponenti tecnologici, oltre alla volontà dicreare un rapporto duale tra funzioni inter-ne e linguaggio della parete esterna.Si possono individuare numerose invarian-ti, fra cui si può citare: la denuncia suifronti dei corpi scala, posti in posizioniangolari, attraverso la smaterializzazionedegli spigoli ottenuta tramite la realizzazio-ne di un angolo completamente vetrato enon schermato; la reiterazione di figuregeometriche, con diverse declinazioni,come ad esempio la croce utilizzata per glielementi verticali strutturali in acciaio chesi ritrova nelle quattro colonne dell’atriodell’auditorium, nel montante centraledella scala dell’atrio principale e nellecolonne a sostegno della pensilina in corri-spondenza dell’ingresso principale (figg.18, 19, 20 e 21).

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Fig. 19 – Dettaglio del montante della scalain acciaio all’interno dell’atrio principale, stralciodi una tavola del 1966 facente parte del Progettoesecutivo redatto da Gamberini (ASF)

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Fig. 18 – Vista del prospetto est della Zonauffici in corrispondenza di un vano scala

Fig. 20 – Dettaglio della coperturadell’atrio dell’auditorium

Fig. 21 – Dettaglio della tettoiache protegge l’ingresso dell’atrioprincipale

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Fig. 23 – Sezione di dettaglio della parete esternasul fronte ovest della Zona uffici, stralciodi una tavola del 1965 facente parte del Progettoesecutivo redatto da Gamberini (ASF)

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Fig. 22 – Dettaglio dell’angolotra il prospetto ovest e suddella Zona uffici

Il metodo progettuale di Gamberini risultaevidente, seppur molto articolato, nellacomposizione dei prospetti che è estrema-mente curata, si rileva infatti un attentostudio nella definizione dei rapporti geo-metrici e delle relazioni tra gli elementicostruttivi.Entrambi i fronti della Zona uffici sonoconnotati da sottrazioni e addizioni di volu-me e dall’alternanza di finestre a nastro erivestimento in silipol. Le lastre sono porta-te da un telaio in acciaio che consente diporre in aggetto il piano della parete opacache si presenta pluristrato con camera d’aria.I serramenti sono in alluminio con scherma-tura costituita da lamelle estruse dello stessomateriale, mobili e impacchettabili, postesul filo esterno della parete. La modularitàdei serramenti è organizzata su un passo di120 cm, mentre il rivestimento utilizzalastre, con altezza pari alle fasce parapetto elarghezze di tre tipi, combinate volutamentecon una sequenza dall’apparenza casuale(figg. 22 e 23).

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Fig. 25 – Vista del prospettosud della Zona radio

Il prospetto sud della Zona radio, che adotta anch’esso un rivestimento in silipol analogo allaZona uffici, è caratterizzato da una regolare struttura in acciaio verniciato, con un rapportofra i componenti molto articolato, che sottolinea la funzione tecnologica del blocco edilizio.La parete è costituita da un doppio corpo sulla quale a umido sono state applicate le lastre dirivestimento (figg. 24 e 25). La struttura in acciaio è composta da un reticolo di elementiorizzontali che interrompono il rivestimento, con la funzione di evidenziare i dislivelli plani-metrici interni, e verticali, distanti dal filo esterno della parete, ulteriormente sottolineatimediante il locale arretramento del paramento esterno (figg. 26 e 27).

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l’inserimento urbanistico dell’edificio, l’attenzioneper la qualità della vita dei suoi fruitori, l’attentaanalisi funzionale ed esigenziale costituironoin questo edificio la base progettuale di Gamberini

Fig. 24 – Prospetto suddella Zona radio (ASF)

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Fig. 27 – Dettagliodel prospetto sud della Zona radio

Fig. 26 – Dettaglio della pareteesterna sul fronte sud della Zona

radio, stralcio di una tavoladel 1966 facente parte del Progettoesecutivo redatto da Gamberini

(ASF)

Al fine di denunciare la funzione non por-tante della struttura in acciaio, al di sottodel coronamento della facciata viene lascia-ta a vista la struttura in c.a., inoltre Gam-berini aveva inizialmente previsto che lecolonne in acciaio si fermassero in corri-spondenza delle finestre del seminterratoche corrono per tutta la base della parete,ma tale soluzione fu successivamenteabbandonata.Il fronte nord della Zona radio è contraddi-stinto dalla scansione orizzontale data daivolumi in aggetto che ospitano i percorsiorizzontali a servizio dei primi due piani eparte degli ambienti tecnici in corrispon-denza dell’ultimo piano. Al fine di sottoli-nearne la funzione Gamberini prevedeacciaio porcellanato per il rivestimentoesterno in analogia con quello utilizzato pergli ascensori e altri locali tecnologici. Gli

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è evidente una tensione all’unitarietàdel progetto ottenuta mediantela riproposizione della “metrica”di aggregazione dei componenti tecnologici,oltre alla volontà di creare un rapportoduale tra funzioni interne e linguaggiodella parete esterna

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Fig. 30 – Dettagliodi un coronamento in rame

Fig. 29 – Dettagliodel rivestimento in acciaiosmaltato della parete esternasul fronte nord della Zona radio

Fig. 28 – Vista del complessoda via Aretina

aggetti sono completati da coperture ecoronamenti in rame. La parete principaleè invece rivestita in silipol (figg. 28 e 29).I coronamenti del complesso, con funzioneaggregante fra le diverse parti, sono in ramee caratterizzati dalla presenza di nervaturecon passo costante (fig. 30).L’edificio adotta per la maggior parte strut-ture in c.a., fanno eccezione l’atrio dell’au-ditorium, la passerella pedonale verso ilLungarno Colombo, l’atrio principale e lascala al suo interno, che utilizzano struttu-re in acciaio. Dalle annotazioni sugli elabo-rati progettuali relative al passaggio degliimpianti è possibile rilevare l’attenzione diGamberini rivolta all’ottenimento di un’ot-timale integrazione fra il sistema impianti-stico e gli altri subsistemi tecnologici.

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Ringraziamenti

V. Di Naso ringrazia per la particolaredisponibilità dimostrata l’Archivio di Stato diFirenze ed in particolare il dott. Roberto Fudae la sig.ra Linda Bussotti; la RAI nelle personedell’ing. Marco Castagnola, l’ing. Silvia Stipa,il geom. Luigi Tagliaferri e l’arch. DanielaUgolini, che gli hanno permesso inoltre laconsultazione e la riproduzione del materialepresente rispettivamente nell’Archivio di Statodi Firenze e negli Archivi della RAI di Firenzee di Roma.