NELL’ANNUALE RITORNO DELLA PASQUA IL CRISTIANO … · 2008-09-08 · registrato al tribunale di...

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REGISTRATO AL TRIBUNALE DI FORLI’ IL 12 GENNAIO 1998 N. 36/97 - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB FORLI’ - UNA COPIA 0,80 EURO NELL’ANNUALE RITORNO DELLA PASQUA IL CRISTIANO RITROVA IL FONDAMENTO DELLA PROPRIA FEDE Cristo, mia speranza è risorto! ANNO XIX - N. 7 11 APRILE 2006 A UN ANNO DALLA MORTE DI GIOVANNI PAOLO II E A VENT’ANNI DALLA SUA VENUTA IN TERRA DI ROMAGNA Vivo ricordo per un grande Papa ECO augura a tutti i suoi lettori BUONA PASQUA Cristo è risorto! Parole dette da Bene- detto XVI in occasione della commemorazione di Giovanni Paolo II. È passato già un an- no dalla morte del Servo di Dio Gio- vanni Paolo II, avvenuta quasi a questa medesi- ma ora - erano le 21,37 -, ma la sua memoria continua ad essere quan- to mai viva, come testi- moniano le tante mani- festazioni programmate in questi giorni, in ogni parte del mondo. Egli continua ad es- sere presente nella nostra mente e nel nostro cuore; continua a comunicar- ci il suo amore per Dio e il suo amo- re per l’uomo; continua a suscitare in tutti, specie nei giovani, l’entusiasmo del bene e il coraggio di seguire Gesù e i suoi insegnamenti. Come riassumere la vita e la testimo- nianza evangelica di questo grande Pontefice? Potrei tentare di farlo uti- lizzando due parole: “fedeltà” e “de- dizione”, fedeltà totale a Dio e dedi- zione senza riserve alla propria missio- ne di Pastore della Chiesa universale. Fedeltà e dedizione apparse ancor più convincenti e commoventi negli ul- timi mesi, quando ha incarnato in sé ciò che ebbe a scrivere nel 1984 nella Lettera apostolica “Salvifici doloris”: “La sofferenza è presente nel mondo per sprigionare amore, per far nasce- re opere di amore verso il prossimo, per trasformare tutta la civiltà uma- na nella “civiltà dell’amo- re” (n. 30). La sua malat- tia affrontata con coraggio ha reso tutti più attenti al dolore umano, ad ogni dolo- re fisico e spirituale; ha da- to alla sofferenza dignità e valore, testimoniando che l’uomo non vale per la sua efficienza, per il suo appa- rire, ma per se stesso, per- ché creato e amato da Dio. Con le parole e i gesti il ca- ro Giovanni Paolo II non si è stancato di indicare al mondo che se l’uomo si la- scia abbracciare da Cristo, non mortifica la ricchezza della sua umanità; se a Lui aderisce con tutto il cuore, non gli viene a mancare qual- cosa. Al contrario, l’incontro con Cri- sto rende la nostra vita più appassio- nante. Proprio perché si è avvicinato sempre più a Dio nella preghiera, nella contemplazione, nell’amore per la Ve- rità e la Bellezza, il nostro amato Papa ha potuto farsi compagno di viaggio di ognuno di noi e parlare con autorevo- lezza anche a quanti sono lontani dal- la fede cristiana. Nel primo anniversa- rio del suo ritorno alla Casa del Padre siamo invitati questa sera ad accoglie- re nuovamente l’eredità spirituale che egli ci ha lasciato; siamo stimolati, tra l’altro, a vivere ricercando instanca- bilmente la Verità che sola appaga il nostro cuore. Siamo incoraggiati a non aver paura di seguire Cristo, per reca- re a tutti l’annuncio del Vangelo, che è fermento di una umanità più frater- na e solidale. Giovanni Paolo II ci aiu- ti dal cielo a proseguire il nostro cam- mino, restando docili discepoli di Gesù per essere, come egli stesso amava ri- petere ai giovani, “sentinelle del mat- tino” in questo inizio del terzo millen- nio cristiano. Nella foto: la celebrazione in piazza S. Pietro in suffragio di Giovanni Paolo II. Messaggio pasquale di monsignor Vescovo. D opo il cammino quaresi- male, siamo giunti alla ce- lebrazione annuale del- la Pasqua, la festa più grande e importante dell’anno, il centro di tutto l’anno liturgico. La Passio- ne, la morte, la sepoltura e la ri- surrezione di Cristo sono cele- brate in tre giorni come unico mistero di morte e risurrezione, che rivivremo nel sacramento. La fede ci porta a riconoscere in questo l’evento centrale di tut- ta la storia, dopo il quale nulla può più essere come prima. Ge- sù Cristo crocifisso, morto, se- polto ha vinto la morte, è risorto, è vivo, è il vivente che comunica il suo Spirito, la sua vita a quan- ti lo accolgono nella fede. È lui la nostra speranza, che non delu- de, anche di fronte alla morte. La liturgia celebra questo miste- ro con vari accenti: inneggia al- la croce quale albero glorioso dal quale è venuta la vita al mon- do e Cristo innalzato attira tutti a sé; canta Gesù Cristo luce del mondo, che sconfigge le tenebre degli uomini. Con Cristo siamo chiamati a risorgere anche noi a vita nuova. La nostra partecipazione si com- pie e si rinnova attraverso i sa- cramenti pasquali; la rigenera- zione battesimale, l’adozione a figli, la vita nuova in Cristo. San Paolo ci esorta a camminare in novità di vita, come nuove crea- ture, da figli della luce, e a cercare le cose di las- sù dove Cristo è assiso alla destra del Padre. E san Giovanni afferma: “Noi sappiamo che sia- mo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama ri- mane nella morte”. L’augurio che rivolgo a tutti i credenti in Cristo è che la celebrazione pa- squale rechi ad ognuno, in particolare a quan- ti sono provati nel cor- po e nello spirito, pace, gioia e serenità e raffor- zi la speranza.

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REGISTRATO AL TRIBUNALE DI FORLI’ IL 12 GENNAIO 1998 N. 36/97 - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB FORLI’ - UNA COPIA 0,80 EURO

NELL’ANNUALE RITORNO DELLA PASQUA IL CRISTIANO RITROVA IL FONDAMENTO DELLA PROPRIA FEDE

Cristo, mia speranza è risorto!

ANNO XIX - N. 7 11 APRILE 2006

A UN ANNO DALLA MORTE DI GIOVANNI PAOLO II E A VENT’ANNI DALLA SUA VENUTA IN TERRA DI ROMAGNA

Vivo ricordo per un grande Papa

ECO auguraa tutti i suoi lettori

BUONA PASQUACristo è risorto!

Parole dette da Bene-detto XVI in occasione della commemorazione di Giovanni Paolo II.

È passato già un an-no dalla morte del Servo di Dio Gio-

vanni Paolo II, avvenuta quasi a questa medesi-ma ora - erano le 21,37 -, ma la sua memoria continua ad essere quan-to mai viva, come testi-moniano le tante mani-festazioni programmate in questi giorni, in ogni parte del mondo. Egli continua ad es-sere presente nella nostra mente e nel nostro cuore; continua a comunicar-ci il suo amore per Dio e il suo amo-re per l’uomo; continua a suscitare in tutti, specie nei giovani, l’entusiasmo del bene e il coraggio di seguire Gesù e i suoi insegnamenti.Come riassumere la vita e la testimo-nianza evangelica di questo grande Pontefi ce? Potrei tentare di farlo uti-lizzando due parole: “fedeltà” e “de-

dizione”, fedeltà totale a Dio e dedi-zione senza riserve alla propria missio-ne di Pastore della Chiesa universale. Fedeltà e dedizione apparse ancor più convincenti e commoventi negli ul-timi mesi, quando ha incarnato in sé ciò che ebbe a scrivere nel 1984 nella Lettera apostolica “Salvifi ci doloris”: “La sofferenza è presente nel mondo per sprigionare amore, per far nasce-re opere di amore verso il prossimo, per trasformare tutta la civiltà uma-

na nella “civiltà dell’amo-re” (n. 30). La sua malat-tia affrontata con coraggio ha reso tutti più attenti al dolore umano, ad ogni dolo-re fi sico e spirituale; ha da-to alla sofferenza dignità e valore, testimoniando che l’uomo non vale per la sua effi cienza, per il suo appa-rire, ma per se stesso, per-ché creato e amato da Dio. Con le parole e i gesti il ca-ro Giovanni Paolo II non si è stancato di indicare al mondo che se l’uomo si la-scia abbracciare da Cristo,

non mortifi ca la ricchezza della sua umanità; se a Lui aderisce con tutto il cuore, non gli viene a mancare qual-cosa. Al contrario, l’incontro con Cri-sto rende la nostra vita più appassio-nante. Proprio perché si è avvicinato sempre più a Dio nella preghiera, nella contemplazione, nell’amore per la Ve-rità e la Bellezza, il nostro amato Papa ha potuto farsi compagno di viaggio di ognuno di noi e parlare con autorevo-lezza anche a quanti sono lontani dal-

la fede cristiana. Nel primo anniversa-rio del suo ritorno alla Casa del Padre siamo invitati questa sera ad accoglie-re nuovamente l’eredità spirituale che egli ci ha lasciato; siamo stimolati, tra l’altro, a vivere ricercando instanca-bilmente la Verità che sola appaga il nostro cuore. Siamo incoraggiati a non aver paura di seguire Cristo, per reca-re a tutti l’annuncio del Vangelo, che è fermento di una umanità più frater-na e solidale. Giovanni Paolo II ci aiu-ti dal cielo a proseguire il nostro cam-mino, restando docili discepoli di Gesù per essere, come egli stesso amava ri-petere ai giovani, “sentinelle del mat-tino” in questo inizio del terzo millen-nio cristiano. Nella foto: la celebrazione in piazza S. Pietro in suffragio di Giovanni Paolo II.

Messaggio pasquale di monsignor Vescovo.

Dopo il cammino quaresi-male, siamo giunti alla ce-lebrazione annuale del-

la Pasqua, la festa più grande e importante dell’anno, il centro di tutto l’anno liturgico. La Passio-ne, la morte, la sepoltura e la ri-surrezione di Cristo sono cele-brate in tre giorni come unico mistero di morte e risurrezione, che rivivremo nel sacramento.La fede ci porta a riconoscere in questo l’evento centrale di tut-ta la storia, dopo il quale nulla può più essere come prima. Ge-sù Cristo crocifi sso, morto, se-polto ha vinto la morte, è risorto, è vivo, è il vivente che comunica

il suo Spirito, la sua vita a quan-ti lo accolgono nella fede. È lui la nostra speranza, che non delu-de, anche di fronte alla morte.La liturgia celebra questo miste-ro con vari accenti: inneggia al-la croce quale albero glorioso dal quale è venuta la vita al mon-do e Cristo innalzato attira tutti a sé; canta Gesù Cristo luce del mondo, che sconfi gge le tenebre degli uomini. Con Cristo siamo chiamati a risorgere anche noi a vita nuova. La nostra partecipazione si com-pie e si rinnova attraverso i sa-cramenti pasquali; la rigenera-zione battesimale, l’adozione a fi gli, la vita nuova in Cristo. San Paolo ci esorta a camminare in novità di vita, come nuove crea-

ture, da fi gli della luce, e a cercare le cose di las-sù dove Cristo è assiso alla destra del Padre. E san Giovanni afferma: “Noi sappiamo che sia-mo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama ri-mane nella morte”.L’augurio che rivolgo a tutti i credenti in Cristo è che la celebrazione pa-squale rechi ad ognuno, in particolare a quan-ti sono provati nel cor-po e nello spirito, pace, gioia e serenità e raffor-zi la speranza.

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2 11 APRILE 2006 - ANNO XIX - N. 7 L’ECO DELLA DIOCESI DI FORLì-BERTINORO

Sabato 7 ottobre 2006A ROMA PERA ROMA PER

GIOVANNI PAOLO IIGIOVANNI PAOLO IIE BENEDETTO XVIE BENEDETTO XVIin occasione del XX anniversariodella visita del Papa in Romagna

PROGRAMMA PROVVISORIO TRENO SPECIALE per il giorno 7 ottobre

Da IMOLA (partenza alle ore 24) per FAENZA, FORLÌ, CESENA, RIMINI;via Ancona per ROMA stazione di S. Pietro.

PULLMAN organizzato dall’Agenzia Viaggi Ramilli in collaborazione conl’Uffi cio pastorale diocesano, l’Uffi cio diocesano per il Turismo, i Vicariati.

PROPOSTE DIVERSIFICATE DA SCEGLIERESECONDO LA PROPRIA NECESSITÀ

PER 1 GIORNO (sabato 7 ottobre):quota indicativa per persona euro 45,00/50,00

Ore 4 partenza in bus dalla Parrocchia per Roma, con sosta su strada.Ore 10 Trasferimento alla Sala Nervi.

Ore 12 Udienza Papale di Papa Benedetto XVI in occasione del ventennale della visita in Romagna di Papa Giovanni Paolo II.

Ore 13,30 pranzo in ristorante riservato, bevande comprese.Visita alla tomba di Papa Giovanni Paolo II.

Ore 16,00 S. Messa in S. Pietro e rientro a Forlì.

PER 2 GIORNI (venerdì 6 e sabato 7 ottobre):quota indicativa per persona euro 100,00/120,00

1° GIORNO – Partenza in bus dalla Parrocchia(arrivo a Roma dopo circa 5 ore, con sosta su strada).

Pranzo libero (oppure in ristorante riservatocon supplemento euro 15/20 bevande comprese).Pomeriggio visite personalizzate della Parrocchia.

Cena e pernottamento in Istituto Religioso,camere doppie con servizi (bevande comprese).

2° GIORNO – Colazione del mattino e trasferimentoalla Sala Nervi per l’Udienza Papale.

Pranzo in ristorante riservato. Visita alla tomba di Papa Giovanni Paolo II.Ore 16 S. Messa in S. Pietro e rientro a Forlì.

PER 2 GIORNI (sabato 7 e domenica 8 ottobre):Si può effettuare anche il programma precedente invertito nei servizi.

PER 3 GIORNI (venerdì 6, sabato 7 e domenica 8 ottobre):quota indicativa per persona euro 180,00/200,00

1° GIORNO Partenza in bus dalla Parrocchia. Pranzo libero (oppure in ristorante riservato con supplemento euro 15/20).

Pomeriggio visite personalizzate della Parrocchia.Cena e pernottamento in Istituto Religioso, camere doppie con servizi.

2° GIORNO – Colazione del mattino e trasferimentoalla Sala Nervi per l’Udienza Papale. Pranzo in ristorante riservato.

Visita alla tomba di Papa Giovanni Paolo II.Ore 16,00 S. Messa in S. Pietro. Cena e pernottamento in Istituto.

3° GIORNO – Prima colazione. Visite a Roma.Pranzo in ristorante riservato. Rientro serale.

L’UNITALSI provvederà a verifi care le condizioni di partecipazione degli amma-lati al pellegrinaggio.

Per informazioni più dettagliate rivolgersi al proprio parroco.

A UN ANNO DALLA MORTE DI GIOVANNI PAOLO II E A VENT’ANNI DALLA SUA VENUTA IN TERRA DI ROMAGNA

Vivo ricordo per un grande Papa

Giovanni Paolo II, al termine della so-lenne concelebrazione della S. Messa in piazza Saffi , durante la quale aveva amministrato il sacramento del Batte-simo, si è così rivolto ai partecipanti:“Carissimi fratelli e sorelle di Forlì ringraziamo tutti il Signore per questo meraviglioso incontro, che ci è stato dato oggi, il quarantesimo giorno dopo

la Risurrezione del Signore, giorno del-la sua Ascensione. Abbiamo celebrato insieme l’Eucarestia, abbiamo potuto vivere tutti insieme, nella grande co-munità della città e della diocesi, la nascita alla vita soprannaturale dei nuovi cristiani, gioia dei loro genitori, padrini e madrine, e gioia di tutta la Chiesa, di tutta la co-munità cristiana. Noi viviamo con questa gioia, che ci è data og-gi come dono. Ringra-zio tutti i presenti, tut-ti i cittadini di Forlì, le Autorità, la Chiesa di Forlì, il vostro Vesco-vo, il suo Presbiterio, includendo in questi ringraziamenti non so-lamente la Chiesa di Forlì, ma anche quel-la di Bertinoro, unita nella stessa persona di

Vescovo. Ringrazio tutti i parteci-panti. In modo speciale ringrazio i giovani, che hanno portato a que-sta comune celebrazione la testi-monianza della loro giovinezza spirituale. E auguro questa giovi-nezza spirituale a tutti i cristiani e a tutti i cittadini di questa an-tica Chiesa di Forlì, specialmente agli anziani e ai sofferenti.Carissimi, non possiamo mai esse-re stanchi, perché Cristo, Cristo che porta la croce, Cristo cro-cifi sso, Cristo risorto, è sempre giovane, è sempre davanti! Allo-ra, camminiamo, seguendo Cristo Gesù. Sia lodato il suo Santo No-me! Sia lodato Gesù Cristo!”.

Mentre il Santo Padre, deposti gli abiti pontifi cali, si trattene-va a salutare i concelebranti, in-vano sollecitato a lasciare il pal-

co dal segretario particolare mons. Dziwisz, soprattutto da parte dei gio-vani si chiedeva ad alta voce che il Pa-pa percorresse a piedi il tratto davan-ti alla transenne, ed allora il Santo Pa-dre ha aggiunto:“Ecco, si poteva pensare che i giovani sono molto moderni, che non amano camminare a piedi, che vogliono sola-

mente andare con le macchine, o forse con l’elicottero, come il Papa. Invece, si vede che essere moderni vuol dire camminare a piedi. E io sono dello stesso parere!”....e invece è prevalsa l’esigenza di ri-spettare gli orari successivi ed è par-tito!

8 maggio 1986 L’ADDIO AI FORLIVESI

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3 L’ECO DELLA DIOCESI DI FORLì-BERTINORO11 APRILE 2006 - ANNO XIX - N. 7

NELLA GIORNATA DELLA CARITAS DIOCESANA È STATA PRESENTATA L’ENCICLICA DI BENEDETTO XVI

Deus caritas est

È un messaggio forte e coraggioso

A ROMA PERGIOVANNI PAOLO IIE BENEDETTO XVI

Anche la chiesa di Regina Pacis, dopo quella di Coriano, ha da-to splendida prova di accoglien-

za verso le numerose persone che si erano radunate nel pomeriggio di do-menica 2 aprile per la presentazione dell’enciclica di Benedetto XVI: Deus caritas est, presieduta dal vescovo mons. Lino Pizzi. Una presentazione a più voci e multimediale che era stata promossa dalla Caritas Diocesana nel-la giornata che la comunità cristiana forlivese dedica alla stessa Caritas ed ai suoi problemi.

Come si è detto i fedeli erano molti ed anche i momen-ti in cui si è svolto il complesso even-to e tutto è stato coordinato dal dot-tor Riccardo Ricci, responsabile dioce-sano della prepara-zione al prossimo Convegno ecclesia-le di Verona. Il primo interven-to è stato del gio-vane professore di

teologia della Facoltà teologica del-l’Emilia Romagna, don Valentino Bul-garelli il quale con piena padronan-za del metodo e chiara esposizione ha presentato i punti cardine della parte teologica dell’enciclica raccordando-li con la teologia più generale e con il magistero di Giovanni Paolo II.Il prof. don Franco Appi, nostro con-diocesano, docente alla stessa facol-tà, ha sviluppato la seconda parte del documento pontifi cio in cui si analiz-za quella modalità della carità che tocca la giustizia, la politica e l’eco-

Cose molto belle e giuste sono state dette a proposito del-l’enciclica “Deus caritas est”

da poco pubblicata da papa Bene-detto XVI. In questa pagina vi è una breve cronaca della presenta-zione ‘uffi ciale’ che ne è stata fat-ta a Regina Pacis in occasione della giornata diocesana della Carità. È chiaro che non ho nulla da eccepi-re su tutto ciò che è stato detto ma mi chiedo se non possa essere fat-ta qualche altra rifl essione di carat-tere più generale, quasi sollevan-do gli occhi dal testo e, dopo aver-lo ben letto, chiedersi se non vi sia un’ulteriore grado di lettura oltre quello specifi camente esegetico. Mi sembra che la prima enciclica di un papa come Ratzinger debba es-sere considerata in un contesto più vasto che, credo, non è pura illa-zione o fantasia. Do-po averne fatto lettura potrebbe sorgere l’im-pressione che essa sia, come ha detto qualcu-no, lo schema di una conferenza che aveva pronta nel suo casset-to di teologo e l’ha pub-blicata poiché non ave-va altro da dire: un bel compitino sull’amore per stimolare i cristiani ad essere caritatevoli. La prima enciclica di un Papa, spesso program-matica, non può essere ridotta a questo livello;

occorre cercarvi un respiro più va-sto che, a mio avviso, questa so-lenne lettera di fatto contiene. Se si è visto nei discorsi del card. Ra-tzinger nei giorni immediatamente precedenti alla sua nomina, quello a Subiaco, quello ai cardinali riuniti in conclave ad esempio, un grande respiro culturale, non si può non si-tuare questa enciclica nel contesto della visione di un Papa che ha già manifestato alcune delle sue priori-tà. L’ansia ecumenica, la consape-volezza della complessità del dialo-go interreligioso, la preoccupazio-ne per il destino del cristianesimo europeo, la lotta contro il relativi-smo e l’esasperato laicismo, la pro-posizione chiara, lineare e rigorosa del messaggio cristiano sono l’oriz-zonte in cui leggere quest’encicli-ca. E allora ci si accorge della sua

importanza e del suo peso. L’appa-rente banalità e semplicità di dati che sono ben conosciuti dal più pic-colo allievo di una classe di catechi-smo sono in realtà una grande pro-vocazione, una magistrale lezione di metodi e di contenuti. A cristiani sbadati e superfi ciali Be-nedetto XVI ha ricordato alcune cose molto importanti. Nel turbine di un relativismo che tutto omolo-ga verso il verso basso, ove la ‘sel-va delle fedi’ rende irriconoscibile la specifi cità del Dio cristiano, ove tutto sembra valere il contrario di tutto, Ratzinger ricorda chi è il Dio cristiano: ‘carità’; non assimilabile a nessun altro dei diversi déi pro-posti sulla piazza del mondo. Il cri-stiano non ha dubbi nel riconoscer-lo immediatamente, non può con-fonderlo con nessun altro, neppure

il più compassionevo-le. È una forte affer-mazione dell’identità del Dio cristiano che proprio perché è ca-rità non trova spazio nel panteon relativista dell’uomo contempo-raneo. Il forte e serrato dialo-go che il Papa intesse con la cultura profa-na (inusuale in un at-to magisteriale ponti-fi cio) a proposito del-l’amore (eros – agape) più che una lezione ri-stretta a poche pagine

è un invito forte a tutti i cattolici di riprendere in mano il tema della cultura, di conoscerla con profondi-tà, di costruire una nuova apologe-tica o se si vuole, propone una nuo-va missione della cultura, la quale sia strumento utile per una nuova evangelizzazione. Nella creazione dell’uomo, cui Dio partecipa il suo amore, viene deli-neata un’antropologia che pone la creatura umana nel circolo di una dimensione comunionale che da Dio si allarga ai fratelli e si concretiz-za poi nella fattiva carità delle ope-re. Ma è importante prima di tutto aver delineato con chiarezza (do-po aver sgomberato il terreno da-gli equivoci della cultura niciana e dei suoi discepoli) il ‘chi è’ dell’uo-mo d’oggi. Qui infatti sta il nucleo della crisi contemporanea: l’uomo non sa chi è, si perde nell’effi mero della propria isolata individualità, riduce il proprio solipsismo a metro di tutto, pretende tutti i diritti rifug-gendo dalla logica della reciprocità (la quale è alla base del rapporto di amore) che prevede anche doveri.Non è possibile qui dilungarci di più, volevo solo suggerire che “Deus caritas est” di Benedetto XVI è qualcosa di più di un invito ai cri-stiani per una elemosina maggior-mente sostanziosa e forse non sa-rebbe male ritornarci sopra leggen-dola anche da altre angolature ove il metodo non sia meno importante del contenuto.

Franco Zaghini

nomia con il relativo impegno dei cat-tolici. È seguito don Renzo Gradara, direttore della Caritas di Rimini, che ha affrontato l’ultima parte dell’en-ciclica nella quale l’esercizio della carità concreta è, dal Papa, rivendi-cato come strettamente correlato al-la natura stessa della Chiesa, per cui ne ha enucleato i principi ed illustra-to le modalità di attuazione.È stato poi il can. Adriano Ranieri a presentare l’attività della Caritas Diocesana nel suo coordinamento con quelle parrocchie e con gli enti pub-blici con i quali col-labora (il n. 4 del 2006 di Eco, aveva ben quattro pagine dedicate a questo tema).Al tema dell’amore il prof. Andrea Bri-gliadori ha dedica-to, con fi ne recita-zione, la lettura di alcuni brani bibli-ci (principalmen-te dal Cantico dei Cantici).Infi ne don Franco

Zaghini ha mostrato con l’ausilio di immagini come nella storia dell’ar-te, da quella bizantina ai nostri gior-ni, sia stata declinata tanto l’idea di Dio che quella dell’amore verso Dio stesso e il prossimo.D’altronde già l’enciclica aveva pre-sentato come icone viventi della cari-tà alcuni dei grandi santi della storia della Chiesa.La S. Messa, presieduta da mons. Ve-scovo, ha costituito il culmine dell’in-tenso pomeriggio.

A. B.

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4 L’ECO DELLA DIOCESI DI FORLì-BERTINORO 11 APRILE 2006 - ANNO XIX - N. 7

Il CONVEGNO DI VERONA È TAPPA DI UN CAMMINO INIZIATO DALLA CHIESA ITALIANA OLTRE TRENT’ANNI FA

ROMA 1976: “Evangelizzazione e promozione umana”.Il primo Convegno nazionale della Chiesa italiana si tiene a Roma dal 30 ot-tobre al 4 novembre 1976. Il contesto è quello del programma pastorale av-viato tre anni prima sul tema: “Evangelizzazione e sacramenti”, nell’in-tento – scrivevano i vescovi – di “imprimere una spinta vigorosa all’azione apostolica e missionaria della Chiesa in Italia”. Sono passati solo dieci an-ni dalla conclusione del concilio. A motivare l’assemblea è anche il rinno-vamento della vita delle comunità e l’esigenza di imprimere una nuova uni-tà alla vita ecclesiale.Ripensare la missione. Il 31 ottobre, Paolo VI accoglie i convegnisti in S. Pie-tro e presiede l’Eucaristia. Nell’omelia, il papa invita “ad un ripensamen-to della missione nel mondo contemporaneo, ad una coscienza religiosa au-tentica e nuova, ad un confronto col vertiginoso mondo moderno, anzi ad un dialogo di salvezza per chi assume la non facile missione di aprirlo, e per chi abbia la felice sorte di accoglierlo”. La risposta è condensata nelle sintesi dei lavori: “Una Chiesa in ricerca, in servizio, in crescita”. La prospettiva dello sviluppo integrale della persona porta alla conclusione che l’evangelizzazione include al suo interno e allo stesso tempo trascende la promozione umana, che a sua volta non è possi-bile senza la partecipazione delle persone.La Chiesa serve l’uomo evangelizzando, attraverso la catechesi, la liturgia, l’incarnazione nella cultura, ma è anche chiamata ad evangelizzarsi, ac-cogliendo il dono della Parola e dei Sacramenti. E sviluppando le strutture della partecipazione alla sua vita. Alcune urgenze. Tra queste, emergono alcune urgenze: la scelta prioritaria dei poveri e degli emarginati; l’attenzione al mondo del lavoro, l’impegno politico dei cattolici.

LORETO 1985: “Riconciliazione cristiana e comunità degli uomini”.Sono passati poco meno di nove anni dal Convegno di Roma, e quattro dal-la pubblicazione del piano pastorale decennale “Comunione e comunità”, quando si apre a Loreto il secondo incontro nazionale della Chiesa italia-na. È il 9 aprile 1985. L’11 aprile arriva Giovanni Paolo II. Il suo discorso la-scia il segno e orienta la rifl essione. Il Papa invita a dare testimonianza di unità, a vivere in piena sintonia con la Chiesa, ad operare affi nché la fede cristiana “in una società pluralistica e parzialmente scristianizzata... recu-peri un ruolo guida e un’effi cacia trainante nel cammino verso il futuro”. La condizione perché ciò accada è che venga superata “quella frattura tra Vangelo e cultura che è, anche per l’Italia, il dramma della nostra epoca”.Occorre mettere mano, quindi, ad un’opera di inculturazione del Vange-lo che trasformi le linee di pensiero e i modelli di vita, avendo cura anche “che non si appiattisca la verità cristiana e non si nascondano le differenze,

fi nendo in am-bigui compro-messi”. Il ri-schio da cui Giovanni Paolo II vuole mette-re in guardia è quello di fi -nire “espro-priati” di ciò che è sostan-zialmente cri-stiano, “con la conseguenza

della assimilazione al mondo invece che della sua cristianizzazione”.Due mesi dopo la conclusione del Convegno, i vescovi hanno già pronta una Nota pastorale per raccoglierne e rilanciare il messaggio. “La Chiesa in Ita-lia dopo Loreto” offre la chiave interpretativa del tema: l’incontro con Cri-sto risorto che annuncia la risurrezione è ciò che avvicina la fede e la vita, la Chiesa e il mondo, l’esperienza religiosa e l’attività umana. Ne deriva uno stile nutrito di dialogo e di ricerca comune, una Chiesa che vive il dono della riconciliazione, che emerge come comunità riconciliata e missionaria.

PALERMO 1995: “Il Vangelo della carità”Il terzo Convegno della Chiesa italiana si tiene a Palermo, dal 20 al 24 no-vembre 1995. Il tema è disegnato sugli orientamenti pastorali degli anni Novanta: “Il Vangelo della carità per una nuova società in Italia”; i delega-ti lo affrontano suddivisi in cinque ambiti: cultura e comunicazione socia-le, impegno sociale e politico, amore preferenziale per i poveri, famiglia, giovani. Il senso globale di questa scelta “è che la verità dell’uomo, mani-festata pienamente dal Vangelo della carità, si traduce in una cultura della responsabilità e della solidarietà nelle molteplici dimensioni della vita”.Giovanni Paolo II arriva a Palermo il 23 novembre. Le sue parole danno un deciso orientamento ai lavori: “Il nostro non è il tempo della semplice con-servazione dell’esistente, ma della missione”. Sei mesi dopo. Nel maggio 1996, i vescovi pubblicano la nota pastorale “Con il dono della carità dentro la storia. La Chiesa in Italia dopo il Conve-gno di Palermo”. Il “progetto culturale” è il frutto più maturo del Conve-gno di Palermo. Il card. Ruini, nelle conclusioni dei lavori, ne parla sottoli-neando la necessaria complementarietà tra la pastorale ordinaria, la vita e il lavoro quotidiano delle comunità, e la dimensione cosiddetta “alta” del-la cultura e della ricerca intellettuale.

FUNDRAISER, CHI È COSTUI?Ormai nella nostra società sta

trovando ampio spazio l’am-bito del volontariato, delle or-

ganizzazioni sociali e di quelle che più precisamente sono chiamate Onlus ovverosia organizzazioni non gover-native senza scopo di lucro; tutte met-tono al primo posto l’interesse per le fasce sociali più deboli e sono impe-gnate nell’aiuto concreto. Ma il proble-ma è sempre lo stesso: i soldi. Come trovarli?Quasi tutti sono a conoscenza del si-stema dell’8 x mille che aiuta la Chie-sa Cattolica, recentemente è stato messo in atto un sistema che con il 5 x mille permette di collaborare costrutti-vamente con le società non profi t (che non hanno il profi tto come scopo spe-cifi co).Solo recentemente è nata la fi gura del fundraiser, cioè colui che si dedica al fund raising. Al di là dei raffi nati angli-cismi il tutto signifi ca: ricerca di soldi e ricercatore di soldi. Il fundraiser, or-mai lo chiamiamo così perché ci sia-mo capiti, è ora diventato oggetto di studi che hanno confermato fra le al-tre cose, come la maggioranza di que-

sti professionisti abbia imparato il pro-prio mestiere direttamente sul campo. Alcuni (i più fortunati) sono stati aiuta-ti a muovere i primi passi nel fund rai-sing attraverso brevi e occasionali pe-riodi di tirocinio, sotto la guida di per-sone più esperte, oppure attraverso corsi di formazione improvvisati. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, i nuovi fundraiser erano lasciati soli a cercare di sbrogliare la matas-sa della raccolta fondi.Ad un certo punto, pe-rò, la crescente com-petizione tra le orga-nizzazioni non profi t per attrarre i donatori e il calo nei fi nanzia-menti provenienti dal-l’ente pubblico ha fatto comprendere alle or-ganizzazioni non profi t che è indispensabile avere dei valenti fun-draiser: ed è così che le organizzazioni no profi t hanno iniziato a chiedere sistematiche attività di formazione

per questa fi gura professionale.È questa l’esigenza da cui è nato nel 2002 il Master in Fund Raising e Re-sponsabilità Sociale, che mira a dare una sistematicità all’insegnamento del fund raising, seguendo modalità didat-tiche mai utilizzate prima.Ciò è avvenuto nell’Università di Bolo-gna sede di Forlì, Facoltà di Economia istituendo uno specifi co master (corso

di specializzazione) diretto dal prof. Valerio Melandri.Oggi il Master in Fund Raising e Re-sponsabilità Sociale è ormai ricono-sciuto quale primo corso nel suo ge-nere in Italia.Giovedì 30 marzo, alla presenza delle autorità accademiche e di quelle citta-dine si è concluso il terzo ciclo (conse-gnando i diplomi ai partecipanti) e si è

aperto il quarto. Per quanto paradossale possa sembrare, gli allievi erano numerosi (nella foto assieme ad alcuni inse-gnanti), e per molti di colo-ro che hanno già frequen-tato il corso si sono aperte possibilità di lavoro fi nora insperate.I giovani che già vivono questa esperienza ne han-no dimostrato l’utilità, la durezza, ma anche la gra-tifi cazione morale per una professione che è prima di tutto un servizio per i più bisognosi.

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5 L’ECO DELLA DIOCESI DI FORLì-BERTINORO11 APRILE 2006 - ANNO XIX - N. 7

NELLE SCUOLE FORLIVESI CELEBRATA LA TESTIMONIANZA DEL MARTIRE SICILIANO

L’eredità morale di don Puglisi

Davvero Cristo è risortoPRESENTATO ALL’ISTITUTO DI SCIENZE RELIGIOSE IL LIBRO DI DON ERIO CASTELLUCCI

Il tema della testimonianza della speranza, richiamato nella traccia di rifl essione proposta dai Vescovi

nel cammino preparatorio al Conve-gno Ecclesiale Nazionale di Verona, ha avuto una concreta risposta dal-la scuola forlivese impegnata ad offri-re un orizzonte di senso che illumini e sostenga la speranza dei ragazzi.L’Istituto Superiore “Roberto Ruffi l-li” ha dato, sabato 1 aprile, un buon esempio del come ci si può muove-re nell’ambito dell’educazione, facen-do proposte in grado di coinvolgere i giovani, presentando esperienze di vi-ta, fi nalizzate all’educazione alla con-vivenza civile, alla difesa dei valori e della dignità della vita.La fi gura di don Giuseppe Puglisi, na-to nella borgata palermitana di Bran-caccio il 15 settembre 1937, fi glio di un calzolaio e di una sarta, ucciso dal-la mafi a nella stessa borgata il 15 set-tembre 1993, giorno del suo 56° com-pleanno, è stata al centro delle do-mande che i ragazzi hanno rivolto al prof. Roberto Lopes, palermitano, in-tervenuto presso la scuola di via Ro-manello 6, a Forlì, per ricordare il sa-cerdote nell’ambito del progetto “Le-galità, lavoro, giustizia”, cui hanno aderito circa 200 alunni delle Scuole “Oliveti” e “Melozzo”.Sono bastate poche parole del prof.

Lopes, insegnante presso il liceo Basile di Palermo, per-ché gli studenti seduti nel parquet della palestra, si aprissero alle domande sulla mafi a, argomento introdotto da una coinvolgente canzo-ne dal titolo “Tu, da che par-te stai?” cantata dal docen-te che, accompagnandosi con la chitarra, ha trascinato i giovani col linguaggio uni-versale della musica.Dalla rifl essione sulla vita del sacerdote ucciso 13 anni fa, il cui impegno si rivolge-va al recupero degli adole-scenti già reclutati dalla cri-minalità mafi osa, riafferman-do nel quartiere una cultura della legalità illuminata dal-la fede, è scaturito un inte-ressante confronto, di cui ri-feriamo brevemente.Come è riuscito don Puglisi a sfi dare la mafi a? Don Pu-glisi forniva ai giovani un’op-portunità di crescita con dei valori e insegnava che la mafi a si combatte rifi utando i compro-messi.Quale speranza ha oggi la gente del Sud? Il primo dovere è quello di lavora-re sulle nuove generazioni: con i bam-

bini siamo ancora in tempo e l’azione pedagogica può essere effi cace.Don Puglisi è morto da eroe o da mar-tire? Don Puglisi è stato un fedele te-stimone di speranza e la testimonian-

za cristiana, che è sempre andata incontro a diffi coltà, può diventare an-che martirio.Perché il Sud è così pieno di contrasti? Al Sud servono altri modelli che prima o poi arriveranno. Diceva don Puglisi: “Ogni cuore ha i suoi tempi, che nep-pure noi riusciamo a comprendere. Il Signore bussa e sta alla porta: quan-do il cuore è pronto si aprirà”.Nella copertina del libretto (nella foto) in distribuzione nelle classi, corredato da una postfazione del card. Salvato-re De Giorgi, Arcivescovo di Palermo, c’è una frase di don Puglisi che di-ce: “Venti, sessanta, cento anni di vi-ta. A che serve se sbagliamo direzio-ne? Ciò che importa è incontrare Cri-sto, vivere con lui, annunciare il suo Amore che salva. Portare speranza e non dimenticare che tutti, ciascuno al proprio posto, anche pagando di per-sona, siamo i costruttori di un mon-do nuovo”.Dagli argomenti sollevati dai ragazzi e dalle puntuali risposte del docente, è emerso chiaramente come la diret-trice pastorale della “cultura” presente nel documento preparatorio del Con-gresso di Verona, abbia colto un’esi-genza reale della nostra società che ha necessità di capire ciò che succe-de attorno a sé.

Giorgio Medri

La sala era gremita di allievi ed amici poiché don Erio, o meglio il chiarissimo Preside della Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna, tra di noi non ha biso-gno di presentazione. Giovedì sera, nell’aula magna del Seminario, veniva

presentato il suo libro: Davvero il Signore è risorto. “Eco” ne ha già parlato, ha invitato alla lettura, lo ha additato come sussidio in preparazione al Convegno di Verona. Assieme a don Erio c’era il dott. Luciano Sedioli, direttore della Libreria del Duomo, che ha detto parole di introduzione e una presentazione attualizzante è stata fatta dal teologo don Giovanni Cesare Pagazzi (nella foto a destra).Nelle sue parole iniziali don Erio ha voluto sottolineare come questo testo che ov-viamente ha una sua precisa scientifi cità e si pone come strumento di lavoro e di approfondimento in primo luogo per i teologi, possiede un risvolto esperienziale che ne costituisce la motivazione prima sia in ordine alla sua elaborazione che al-la sua diffusione. Prima di tutto vi è stata la nitida percezione del carattere cen-

trale che il tema assume nella teologia e, soprattutto, nella vita cristiana. Poi vi è l’esperienza che nasce di fronte alle situazioni umanamente ferite o compromes-se, specie nella salute e negli affetti; ogni messaggio o gesto che non parta dalla risurrezione di Gesù o ad essa non orienti risulta banale e palliativo. Anche le situazioni belle e gioiose ricevono il loro sapore autentico quando si sve-stono del timore di svanire senza lasciare traccia: se Gesù è davvero risorto nel suo corpo, è aperta anche a noi la prospettiva di ricuperare, trasfi gurata e im-mortalata la nostra ‘carne’. Ultima ma non meno importante la risposta che dalla risurrezione di Gesù viene all’impatto esistenziale creato dagli innumerevoli ‘segnali di morte’ che quotidia-namente attraversano il mondo e, talvolta, ci toccano da vicino. La risurrezione di Gesù può permettersi di sollevare il velo del dolore e della morte? Resta solo una cosa da fare, leggerlo, meditarlo e trarne tutto il profi tto possibile.

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Gli artigiani cristiani forli-vesi, in occasione della Festa del loro Patrono,

san Giuseppe, hanno parteci-pato a diversi incontri formati-vi e di preghiera.Sabato 18 marzo, si sono ri-trovati presso la Chiesa di S. Paolo per assistere alla S. Mes-sa in suffragio di Mario Vasumi-ni, socio fondatore e primo Pre-sidente ACAI.Domenica 19 marzo, hanno partecipato a Roma, nella Ba-silica di S. Pietro, alla celebra-zione eucaristica per il mondo dei lavoro, presieduta dal San-to Padre Benedetto XVI (nella foto i consiglieri ACAI).Lunedì 20 marzo, hanno assistito, assieme alle altre associazioni artigia-ne, alla Santa Messa nella chiesina di S. Giuseppe dei Falegnami in Via Al-bicini. Ha celebrato il nuovo Vescovo mons. Lino Pizzi, che ha manifestato la sua ammirazione per la bellezza della

chiesa recentemente rimessa a nuovo.Domenica 26 marzo, i soci dell’ACAI, assieme ai loro familiari, hanno pre-senziato alla Santa Messa nella nuova chiesa di S. Giuseppe Artigiano.II parroco, don Emanuele Lorusso, do-po il saluto di benvenuto, ha invitato il

Presidente Roberto Petrini ad illustrare gli scopi dell’Asso-ciazione, poi si è rivolto con parole semplici, ma molto ef-fi caci a tutti i presenti.Don Stefano Vasumini, Con-sulente Ecclesiastico Pro-vinciale ACAI, ha invi-ta-to gli associati a rifl ettere su di un passaggio dell’Encicli-ca “Deus caritas est”, di Pa-pa Benedetto XVI: “ad un mondo migliore si contribui-sce soltanto facendo il bene adesso ed in prima persona con passione e ovunque ce ne sia la possibilità”.È seguito il pranzo sociale presso il Ristorante L’Altopa-

lato a Bertinoro. La giornata è conti-nuata con la visita al Museo Interreli-gioso nella Rocca Vescovile, e con una passeggiata alla riscoperta della riden-te località, in un pomeriggio allietato dal primo sole primaverile.

Pino Vespignani

Lavoro e spiritualitàDOMENICA 26 MARZO L’ACAI HA FESTEGGIATO IL PATRONO SAN GIUSEPPE

LAVORIIN CORSO:CERCANSI

PARTECIPANTI

L’UCIIM FORLIVESE SI INTERROGA SULLA EDUCAZIONE GLOBALE DEI GIOVANI

3 giorni per conoscere; 3 giorni per capire; 3 giorni per ragionare; 3 giorni per progettare; 3 giorni per

mettersi in gioco. 15 giorni?? No, un con-centrato di attività racchiuse in un week-end. Questa la proposta che la segrete-ria nazionale del MSAC (Movimento Stu-denti di Azione Cattolica) ha lanciato a tutte le diocesi italiane, con l’intento di ri-scoprire l’importanza della partecipazio-ne attiva all’interno degli istituti (vivendo in modo partecipe la rappresentanza) e l’impegno di “costruire” scuole di parteci-pazione. Da qui il nome dell’esperienza “MO.CA. (movimento in cantiere), l’im-portante è partecipare!”.Alle prime fasi incentrate sulla presenta-zione di ciò che “rappresentanza” signi-fi ca, ha signifi cato, dovrebbe signifi ca-re (anche grazie agli incontri con relato-ri esterni) sono seguiti momenti di vero e proprio lavoro: i vari partecipanti, divi-si in gruppi di lavoro, hanno preparato modelli di partecipazione da proporre al-l’interno delle scuole. Infi ne l’esperienza si è conclusa con un dibattito e un con-fronto tra i vari partecipanti e responsa-bili diocesani.Forse quello che ha caratterizzato di più questi giorni è stato il clima di amicizia e di scambio da subito instauratosi tra le varie persone, la disponibilità a con-dividere con gli altri un pezzo della pro-pria esperienza personale e diocesana, l’attenzione e il rispetto verso realtà così diverse eppure così vicine tra loro. Co-sì accadeva che a discussioni su modi diversi di vivere e percepire l’universo scolastico seguissero progetti di scuo-le di partecipazione adattabili a tutte le situazioni particolari delle varie città. E le immagini migliori per “rappresentare” questa esperienza sono le “gare” tra le varie canzoni regionali che terminavano sempre con l’inno italiano; un modo sim-patico ed effi cace per ricordarci che pu-re con le nostre diversità siamo parte di un’unica realtà, che anche se i proble-mi che affl igono le nostre scuole non si presentano con la stessa faccia in tutta la penisola l’entusiasmo con il quale cer-chiamo di migliorarli è sempre lo stes-so. E in fondo qual è il senso della rap-presentanza: se non riportare le parole di altre persone diverse tra loro e rac-cogliere le idee di tanti per trasformarle in un progetto coerente? Perché, come ci ha ricordato Mons. Coletti (vescovo di Livorno), l’unico modo per vivere la rap-presentanza è mettere a frutto il coman-damento nuovo, “amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”, mettendo gli altri davanti a se stessi, come ha fatto Gesù sulla croce. E ricordandosi sempre che vale la pena trasformare la propria testi-monianza in partecipazione, perché non si può essere cristiani senza testimonia-re la propria fede nei luoghi in cui si vi-ve, e quale mezzo allora è migliore della partecipazione attiva?!Infi ne il messaggio di questi 3 giorni può essere riassunto nel “co.co.co” del-lo studente (fortunatamente ben diver-so dal celeberrimo contratto): per esse-re testimoni credibili; per capire ed utiliz-zare effi cacemente uno strumento quale la rappresentanza è necessario mettere in atto e miscelare tra loro coraggio, co-stanza e coerenza.

Sofi a Garavini

“Per i docenti è par-ticolarmente diffi cile insegnare la storia in quanto le nuove ge-nerazioni vivono uno schiacciamento sul presente e mancano di una visione prospettica tra passato e futuro. In questo processo di “presentifi cazione” i giovani incontrano una reale diffi coltà concet-tuale a comprendere la profondità storica”. Sono le parole con le quali il prof. Roberto Balzani, ordinario di storia contempo-ranea all’Università di Bologna, ha in-trodotto la conferenza sul tema: “La metodologia della ricerca storica”, nell’incontro promosso da UCIIM, in collaborazione con CIF e AIMC, svolto-si venerdì 31 marzo presso la sede del Centro Italiano Femminile, nell’am-bito del corso su “Educazione alla convivenza civile: aspetti pedagogi-ci e valore della tradizione storica”. “In questo nostro tempo è venuta a mancare, ha sottolineato il relatore, quella potenzialità che l’insegnamen-to della storia aveva sempre avuto nella scuola italiana, come pilastro della identità nazionale, con lo scopo di dare allo studente la coscienza di partecipare a questa identità”.Questa idea pedagogica ed ideologica è entrata in crisi e costringe gli in-segnanti a inseguire il presente, per entrare in contatto con gli studenti: “Oggi l’insegnante di storia, ha pro-seguito il ricercatore europeo, deve

inventarsi un approccio innovativo capace di unire un passato, sentito estraneo e un presente che divora il tempo, in quanto i giovani tendono a ricordare in modo sensoriale, visivo e non logico - cognitivo. Essi stanno vivendo un processo di consumismo e di mercifi cazione anche dei valori, recepiti in velocità e presto dimenti-cati; vanno educati a collocare, nello spazio e nel tempo, i fatti per strut-turare una conoscenza selettiva, ma non frammentaria”.Come ridefi nire un percorso, quando la ricerca storica diverge dalle esi-genze dell’insegnamento della storia, nella scuola? Per una chiarifi cazione concettuale, a questa domanda lo storico ha risposto ponendo in eviden-za con chiarezza, alcune problemati-che sul modo di comunicare la storia, fornendo ai numerosi insegnanti pre-senti, alcune proposte per favorirne l’apprendimento.Dopo aver sottolineato che esiste

l’abitudine dei giova-ni di conoscere speri-mentando, senza me-morizzare molti dati, Balzani ha aggiunto: “Si deve partire da queste caratteristi-che per evitare il ri-fi uto della storia: in un contesto di crisi, gli insegnanti devono provocare le curiosità dei ragazzi attraver-so nuovi nuclei sto-riografi ci. Serve una nuova organizzazione didattica, per gene-

rare una memoria culturale di even-ti del passato rispetto alle strutture tradizionali, usando l’ironia, la con-taminazione tra storia letteratura, cinema, fumetti, in cui si può vede-re lo stesso episodio interpretato con ottiche e in prospettive diverse da cui derivare una inquadratura interpreta-tiva composita e critica”. Una didattica basata sulla scelta di alcuni nuclei che vanno sviluppati in tutte le direzioni e in modo laborato-riale, è una delle vie indicate dallo studioso che le ha proposte come iso-le di approdo sicuro su cui ancorare la conoscenza storica. “Se la comu-nicazione offre una massa informe e frammentata di dati, ha concluso il professore universitario, compito del-l’insegnante è attuare un’operazione selettiva che permetta di dare ai ra-gazzi i concetti fondamentali su cui costruire una solida rete di relazioni storiche”.

Gabriella Tronconi - Uciim Forlì

Un approdo per la storia

S. Apollinare in Classe

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IL CONVEGNO DELLESOTTOSQUADRE CITTADINEDomenica si tenne il convegno del-le Sottosquadre dell’“Avanguardia Cristiana” della Città. Erano pre-senti anche la S. Tarcisio e i rappre-sentanti della Pianta e dei Romiti. Il numero degli intervenuti è stato consolantissimo, essendo quasi al completo i soci dei circoli. Parlarono, applauditissimi, il cano-nico Mordenti dimostrando il per-ché del Convegno; quindi i giovani A. Canotti, A. Granellini, B. Bagni, P. Albonetti per le sottosquadre della città. Infi ne commemorando il compianto V. Silvani disse brevi parole A. Mon-tanari ed invitò a partecipare al trasporto funebre. Essendo tardi, l’arc. D. Morgagni eccitò all’unio-ne, all’amore scambievole e s’au-gurò che al Convegno seguente, non solo si sia cresciuti di numero ma cresciuti anche in coscienza di partito. Si chiuse il convegno fra entusiasti-ci evviva all’Avanguardia Cristiana, all’unione, all’istruzione religio-sa. Ci auguriamo frequenti questi convegni, poiché è nell’entusiasmo che si maturano tanti propositi di opere molte. Bravi i nostri giova-netti delle sottosquadre.

IL COMIZIO DI S. VARANODomenica dopo l’orazione panegiri-ca sul Rosario tenuta dal sac. Evan-gelisti, nella quale si fece la que-stua per i fratelli calabresi, e dopo la solenne processione, i propagan-disti dell’A. C. tennero all’aperto un comizio in cui parlaro-no Castagnoli sull’organiz-zazione nostra, Pistocchi sul nostro programma so-ciale e Paganelli sui siste-mi di azione degli avversari destando nei numerosi in-terventi il più schietto en-tusiasmo. Nel frattempo, in altro luo-go, parlavano degli orato-ri repubblicani e sociali-sti e la gente naturalmen-te, secondo gli umori o la curiosità, s’era divisa fra i due campi. Ordine perfet-to, nessun incidente.

Domenica nelle parrocchie di Rotta e Castellaccio si costituiva la Squa-dra dell’Avanguardia Cristiana che prendeva per insegna il motto “Li-bertà e Lavoro”. Con l’intervento di una squadra di ciclisti forlivesi, dopo una confe-renza di don Evangelisti aderivano all’Avanguardia Cristiana il Circo-lo Operaio Cattolico, il Circolo Don Albertario e il Circolo Leone XIII.Si spera ardentemente in una for-te ripresa del movimento nel no-

stro paese. Quando saranno costi-tuite le squadre nelle varie parroc-chie del Vicariato terremo anche noi un convegno avanguardista per la nostra zona come la tengono ora gli amici di S. Pietro in Vincoli e S. Varano.

La sera 19 nel Ritrovo Albertario, per iniziativa della Squadra Edu-cazione e Diletto, don Tomaso Ne-diani tenne una gustatissima con-ferenza sul tema già annunciato. Era presente un uditorio numero-so nel quale notammo anche il Si-gnor Gaetano Fronticelli Sindaco di Meldola e Consigliere Provinciale, il quale festegiatissimo disse brevi parole d’incoraggiamento. L’adu-nanza si svolse fra il più schietto entusiasmo. Ci auguriamo che a questa conferenza ne seguano al-tre sempre più numerose. Dopo la conferenza di Nediani si adunò il Consiglio Federale del-l’Avanguardia Cristiana il quale prese alcune disposizioni in ordi-ne ai convegni. Fu creato un segre-tariato dell’A.C. in Forlimpopoli di cui fu incaricato il compagnio Mar-chini Francesco. I compagni notino quest’innovazione che può avere conseguenze importantissime per lo sviluppo della nostra organizza-zione. Essendovi necessità di dare alle sottosquadre un indirizzo con-corde e positivo fu stabilito di crea-re una loro Direzione autonoma di cui fu incaricato il can.co Mordenti il quale accettò sul momento e as-sunse per segretari i giovani B. Ba-gni e P. Gurini.

Fu deliberata la stampa del Pro-gramma dell’A.C. e in ordine alla Unione Popolare Italiana si approvò il seguente ordine del giorno: Il C. F. dell’A. C. presa visione degli sta-tuti dell’Unione Popolare Italiana, considerando che questa riceverà i cattolici individualmente e perso-nalmente delibera di non occupar-si uffi cialmente di detta Unione e di non entrare perciò in discussio-ne sugli statuti medesimi, lasciata ai singoli la piena libertà di dare, ove lo credano, la loro adesione al-l’Unione medesima.

MUSICA E CANTO PERLA BELLEZZA DELLA LITURGIA

Curiosando nell’elegante book shop dei nuovissimi musei civi-ci in S. Domenico, ho avuto una

gradita sorpresa. Fra gli eleganti vo-lumi che vengono proposti nell’ambito della grande mostra sul Palmezzano, l’occhio mi è caduto su un’immagine nota: la stupenda cantoria marmorea e l’organo della Cappella della Madon-na del Fuoco nella nostra Cattedrale. Ho scoperto così che è stata pubblica-ta, per i tipi di Leo S. Olschki Editore, una monografi a dal titolo “Vita musica-le nella Cattedrale di Forlì tra XV e XIX

secolo”. Trattasi della revisione di una tesi di laurea in Conservazione dei Be-ni Culturali (Università di Bologna, se-de di Ravenna) discussa nel 1997 dal Dott. Luca Bandini su Musica e musi-cisti nel Duomo di Forlì tra settecento e Ottocento. Evidentemente il lavoro era piaciuto al relatore, il Prof. Osvaldo Gambassi, che ha pensato così di rive-derne l’impostazione assieme all’auto-re e trasformarlo nel volume di cui qui si parla. Diciamo subito che non è stato facile il compito degli autori. La scarsi-

tà di documentazione disponibile e so-prattutto la sua frammentarietà, hanno complicato l’opera di ricostruzione del-la storia della musica sacra nella no-stra Cattedrale. Partendo dalla fi gura del canonico Ugolino da Orvieto (no-stro concittadino), che potremmo defi -nire il primo Maestro di Cappella (1415) si viene scoprendo che della presenza stabile di una Cappella Musicale, si ha notizia a partire dal 1634. Essa era de-dicata alla Madonna del Fuoco ed era composta da un organico vocale e stru-mentale che raggiunse il suo massimo splendore nell’Ottocento. La Cappella era tenuta ad eseguire musica durante tutto il corso dell’anno (circa 260 servi-zi!) sia all’interno del Duomo, sia in al-tre chiese della Diocesi. Particolarmen-te solenne era la liturgia allestita in oc-casione della festa della Madonna del Fuoco, preceduta da una novena in cui i musici eseguivano Litanie e Tantum Ergo e che si concludeva il giorno del-la festa, quando la Cappella Musicale vedeva raddoppiato il proprio organico, grazie al concorso di cantanti e stru-mentisti esterni. Il più illustre Maestro di Cappella fu Ignazio Cirri che resse l’in-carico dal 1759 al 1787. L’ultimo Mae-stro di cui, invece, si ha documentazio-ne fu Pietro Romagnoli (1884-1886). La Cappella, infatti, sia per l’occupazio-ne francese che, dapprima, ne arrestò la produzione musicale, sia per i disagi avvenuti negli anni coincidenti con la ri-costruzione della Cattedrale e che por-tarono il Capitolo ad una politica econo-mica tesa al massimo risparmio, entrò in decadenza, sopravvivendo però fi no al 1904, quando venne defi nitivamen-te soppressa anche a seguito del Mo-tu Proprio di Pio X che gettando le basi della riforma della Musica Sacra chie-deva l’istituzione in tutte le chiese catte-drali di scuole di canto gregoriano.

Daniele Casi

La comunità cristiana di Civitella di Romagna vivrà quest’anno un importante evento legato alla sua storia civile e religiosa. Ricorre, infatti, in questo me-se di aprile, il 450° anniversario delle apparizioni di Maria SS. al piccolo men-

dicante Pasquino da Vignale. Per celebrare nel modo migliore l’avvenimento sono stati eseguiti, in particolare a partire dall’anno 2000, importanti lavori di restauro e abbellimento del Santuario che fu eretto sul luogo dei prodigiosi eventi e che, pren-dendo il nome dal torrente che gli scorre vicino, è conosciuto come “Madonna della Suasia”. Dopo aver restaurato facciata, cupola e canonica e posato una nuova pa-vimentazione e recinzione dell’area esterna, si è posto mano ad un importante in-tervento all’interno della chiesa: il restauro dell’antico organo. Fra i tanti tesori che lo adornano, il Santuario annovera, infatti, un prezioso strumento opera di Felicia-no Fedeli da Camerino che lo costruì nel 1731.Guardando l’altare maggiore, esso è collocato sopra la porta nel lato sinistro ed in-serito all’interno dell’imponente e severo complesso ligneo costituito dalla vasta cantoria e dalla cassa che lo contiene. Lo strumento non è nato però per questa chiesa; vi giunse, infatti solo nel 1800, a cura dei frati serviti che allora reggevano il santuario. Proviene da Bologna e probabilmente fu acquisito da una chiesa sop-pressa nella bufera napoleonica. Non è di grandi dimensioni, conta infatti nove re-gistri con le sonorità caratteristiche della scuola italiana dell’epoca, ma la bravura del suo autore ne ha fatto una macchina sonora di grande valore artistico-musica-le che ben si adatta alle dimensioni del tempio.Restaurato una prima volta nel 1970 dall’organaro Piccinelli di Padova e solo spo-radicamente sottoposto ad accordatura, necessitava con sempre maggiore urgen-za di un intervento più profondo. Questo è stato eseguito dalla Bottega Organa-ra Dell’Orto & Lanzini di Dormelletto (No) che, lavorando in loco, ha compiuto una completa revisione di tutte le parti dello strumento e in particolare ha restaurato il somiere su cui poggiano le canne, ha sostituito l’elettroventilatore e ha revisionato tutte le canne ridonando loro una sonorità che ormai era dimenticata. Lo scorso 1 aprile, in apertura delle celebrazioni centenarie, il M° don Rino Giunchi, ha tenuto un applaudito concerto di presentazione del restauro. Il prossimo 30 aprile si terrà, invece, il concerto inaugurale vero e proprio. Alla consolle siederà il M° Francesco Tasini che con un programma di musiche appositamente preparato, farà apprezza-re tutte le potenzialità delle voci di questo antico strumento.

Daniele Casi

SUASIA: NUOVA VOCE ALL’ORGANO

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associato

INCONTRIINCONTRI PER

FIDANZATIFIDANZATIIN PREPARAZIONE AL MATRIMONIOMATRIMONIO

CRISTIANOCRISTIANO

PELLEGRINAGGIOPELLEGRINAGGIODIOCESANO

AL SANTUARIODI LOURDESLOURDES

dal 19 al 22 giugno 2006con la partecipazione del Vescovo in aereo da Forlì

quota di partecipazione euro 555,00quota di iscrizione: euro 30,00

supplemento singola: euro 75,00

ISCRIZIONE ENTRO IL 15 APRILEISCRIZIONE ENTRO IL 15 APRILELa quota comprende: passaggio in aereo in classe turistica con volo apposi-tamente noleggiato; trasferimenti da/per l’aeroporto di Lourdes in pullman; alloggio in albergo a 3 stelle in camere a due letti con bagno o doccia; tratta-mento di pensione completa; tasse di imbarco; pasti e rinfreschi a bordo ove previsti; assistenza sanitaria, assicurazione bagaglio e annullamento Europ Assistance. Sconti per anniversari, religiosi e bambini.

Info: don Felice Brognoli, piazza S. Antonio 4, Predappio, telefono 0543 922104 (ore 9-10), cellulare 328 6665047. Info e iscrizioni: Agenzia Viaggi Ramilli, piazza Saffi 48, Forlì (da lu-nedì a venerdì 8,30-12,30; 15-19), telefono 0543 28600.

PIEVE SALUTARE (via Na-zionale 169, Pieve Salutare, tel. 0543/767651) giovedì ore 21: 20, 27 aprile; 4, 11, 18 maggio.

VECCHIAZZANO (via Ca-stel Latino, 23, Forlì, tele-fono 0543/85466) martedì ore 21: 18, 25 aprile; 2, 9, 16 maggio.

PREDAPPIO (piazza S. An-tonio 4, Predappio, telefono 0543/922104) venerdì ore 21: 21, 28 aprile; 5, 12, 19 maggio.

CA’ OSSI (via Ribolle 110, Forlì, tel. 0543/65442) gio-vedì ore 21: 20, 27 aprile; 4, 11, 18 maggio.

CAVA (via Firenzuola 10, Forlì, tel. 0543/700030) lunedì ore 21: 8, 15, 22, 29 maggio; 5 giugno.

S. GIUSEPPE ART. (via-le Spazzoli 181, Forlì, tel. 0543/67754) martedì ore 21: 2, 9, 16, 23, 30 maggio; 6 giugno.

SUSSIDIO CATECHISTICOSUL VANGELO DI MARCO

Centro Diurno Assistenziale e Comunità AlloggioASILO DEI NONNIASILO DEI NONNI

“Giovanni Paolo II”via Ravegnana, 737 Coccolia (RA) telefono e fax 0544 569177

Finalità del centroÈ una struttura assistenziale a carattere semiresidenziale destinata ad anziani parzialmente autosuffi cienti o non autosuffi cienti. Si pone come obiettivi la tu-tela socio-sanitaria, la riabilitazione e il mantenimento delle capacità residue dell’anziano. È inoltre un concreto aiuto alla famiglia in diffi coltà organizzative e relazionali. Al proprio interno sono erogate attività quali assistenza di base, as-sistenza infermieristica e riabilitativa programmata, somministrazione dei pasti, attività ricreativo-occupazionali. Inoltre è previsto un servizio di trasporto, an-che per il sabato.

Orari del centro diurnoDal lunedì al venerdì dalle 8 alle 18,30; sabato mattina dalle 8 alle 13,30. Os-pitalità con orari diversi e modalità personalizzate, possono essere concordate con il coordinamento interno.

Rette e informazioniTelefonare al presidente Pier Luigi Ravaioli: 0544 551082 - 338 9187720.

L’associazione “Amici di don Artu-ro Femicelli” visto il buon risultato dell’iniziativa canora dello scorso

anno, propone ora la Seconda Edizio-ne della Rassegna Musicale “Don Arturo Femicelli”. Furono gradite le esecuzio-ni di: HISTORIA CANTORUM della Libera Uni-versità degli adulti, diretto da M° Ales-sandra Bassetti; LA BADIA diretto da M° Luca Bartoletti; AGESCI FORLÌ 3 anima-to da Marco Selvi; DUO DI BARISANO, diret-to dal M° Vanni Landi; CANTORI “SANTA CA-TERINA” diretto da Massimo Neri; GRUPPO ADULTI S. CASSIANO E PREDAPPIO diretto da don Felice Brognoli; I FILARMONICI DI FORLÌ diret-to da M° Alessandra Bassetti.Quest’anno le esecuzioni verranno svol-te a Forlì, presso la “Sala Multimedia-le San Luigi” Via L. Nanni, 12 nel pome-riggio di domenica 7 maggio e per tale scopo si chiede ai diversi cori e gruppi musicali di aderire in tempo, consultan-do il sito: www.donarturo.org e scriven-do una e-mail a: [email protected] oppure inviando una lettera a “Amici di don Arturo Femicelli” Via I. Gervasi, 26 - 47100 Forlì.Il presidente di questa associazione Ric-cardo Fiumi ci conferma: “Con que-sta iniziativa si continua a sottolineare il valore artistico e culturale del ‘can-tare insieme’ e contemporaneamente mantenere vive la memoria e la fi gura di don Arturo Femicelli che per il canto corale si è prodigato con tanta passione e convinzione riconoscendone e valoriz-zandone l’enorme forza di aggregazione e di elevazione spirituale. La sua atti-vità con la musica sia come composito-re sia come esecutore si è accompagna-ta fedelmente alla sua missione sacer-dotale che, ancorata alla preghiera e al contatto vivo con la Parola di Dio, è sta-ta costantemente fi nalizzata a diffonde-re gioia e speranza”.L’associazione “Amici di don Arturo Fe-micelli” conserva gli spartiti di circa quaranta composizioni musicali del sa-cerdote forlivese e ha provveduto a re-gistrare le esecuzioni di diversi cori e gruppi che hanno inserito nel proprio repertorio alcune sue composizioni. Inoltre propone ai propri soci l’ascolto di due cd che permettono di apprezza-re sia don Arturo stesso che gruppi co-rali mentre eseguono tali melodie.Sappiamo quanto sia necessaria la sen-sibilizzazione verso i valori e la prati-ca del canto corale e quanto facciano a questo proposito le organizzazioni esi-stenti. Ci sembra comunque che questa rassegna possa dare un notevole contri-buto a tale fi nalità sia perché la parte-cipazione è aperta a tutti i gruppi co-rali esistenti (parrocchiali, scolastici, associativi) - e potrebbe essere un’oc-casione per un signifi cativo incontro e reciproco riconoscimento - sia perché il coinvolgimento di don Arturo e il ricor-do del suo stile dovrebbero favorire non solo il rigore dell’esecuzione ma anche la forza socializzante del canto stesso.Proprio per ricordare l’attività musicale di don Arturo, si chiede che un brano dei due che verranno eseguiti, sia tolto dal-le sue composizioni musicali, composizio-ni di poliedrica valenza che vanno dalle Messe cantate, le Litanie e i canti liturgi-ci propri della tradizione musicale in lati-no, ai canti in italiano che accompagna-no la Liturgia ispirati alla Sacra Scrittura, ai canti in romagnolo.

Attilio Gardini

SECONDA RASSEGNAMUSICALE “DON

ARTURO FEMICELLI”