N° 9 - Costa degli Etruschi News

8
www.costadeglietruschinews.com www.costadeglietruschinews.com www.costadeglietruschinews.com Mensile Aprile 2011 / Anno 1 - n. 9 di Gianluca Parodi U no dei comuni più gran- di della provin- cia di Livorno è sicuramente quello di Ro- signano Ma- rittimo, sette frazioni, dalle spiagge di Vada alle colli- ne di Nibbiaia, dalla cittadina di Rosignano Solvay alla turistica perla del Tirreno, Castiglioncello, passando per Castelnuovo della Misericordia e il Gabbro, per una cifra complessi- va di 32mila abitanti. Una celebre e lunga storia alle spalle, specialmente negli ultimi anni in cui, il comune, ha acquistato sempre più importanza a li- vello regionale con iniziative ed operazioni rilevanti. Intervistato dal CostaDegliEtruschiNews, il sindaco, Alessandro Franchi, parla a 360gradi di resoconti e prospettive, alla vigilia del secondo compleanno della sua amministrazione. Cosa pensa che sia cambiato rispetto alla gestione comunale a lei precedente? Innanzitutto si è fortemente modificato il contesto sociale in cui operare. La crisi c’è e si avverte in ogni campo, naturalmente soprattutto in senso economico. La precarietà del lavoro e la condizione di difficoltà che attanagliano sempre più, molte fa- miglie italiane, esiste inequivocabilmente e risuona anche in ambito comunale. I forti tagli previsti ed attuati già a partire dall’anno in corso, da parte del governo alle regioni, province e comuni, sono tangibili e concreti e inginocchia- no spesso l’amministrazione, costretta ad ade- guarsi alla minore disponibilità di fondi. In questi termini, sicuramente, è più difficile portare avanti una politica di “welfare” che si rende sempre più complicata, ma è il nostro obiettivo principale, riu- scire a mantenere inalterati servizi e garanzie ai cittadini pur con uno sforzo enorme. Assicurare, il più possibile, una qualità della vita elevata, senza gravare con delle tassazioni, è molto complicato, ma stiamo lavorando sodo per questo. Vorremmo evitare spiacevoli riduzioni a vari settori e benefi- ci del territorio, come il trasporto, la cultura e altri aspetti del vivere quotidiano che, nel nostro comu- ne, sono da sempre soddisfacenti. Se resta molto difficile aiutare materialmente le numerose impre- se in difficoltà, lo stesso discorso non vale per tutti quei nuclei familiari con gravi problemi economici, per questi ultimi, il Comune si sta continuando ad impegnare con una politica di aiuti importante. Per quanto riguarda le iniziative appog- giate dall’amministrazione, che cosa ci tiene a sottolineare e quali pensa che sia- no i risultati delle sue politiche in questi settori? Prima di tutto vorrei soffermarmi sull’aspetto turi- stico, che lega a sé numerosi interventi, anche in altri ambiti. Ci stiamo concentrando sul tentativo di mettere insieme le varie realtà del territorio legate alle strutture ricettive e a ciò che questo comune può offrire a chi lo sceglie come meta vacanzie- ra. Il successo del 2010 della “Notte Blu”, che ha celebrato la consecuzione della bandiera blu per il “nostro mare”, sarà ripetuto quest’anno, con un intervento sempre più tangibile dell’amministrazio- ne nell’evento. Doveroso è ricordare che, lo scorso anno, la presenza dell’istituzione comunale, a fian- co delle attività commerciali del luogo, è stata una novità che ha portato fondi e una maggiore libertà di movimento. Stiamo cercando, infatti, seppur a piccoli passi per la delicatezza della questione, di alleggerire e modificare, tutte quelle situazioni e procedimenti che ostacolano le iniziative private sul territorio. Vorremmo offrire quantità e qualità nei divertimenti, nella ristorazione e nell’alberga- zione e cercheremo di procedere a delle revisioni, per quanto possibile, per agevolarne la presenza e l’aumento. Siamo in fase di revisione del rego- lamento urbanistico a proposito di agricoltura, turismo e commercio ed è importante sottolineare come, negli ultimi due anni, si sia cercato di attua- re un’inversione di tendenza sulle associazioni dei commercianti. - A pagina pag. 2 - IL SINDACO ALESSANDRO FRANCHI: “LAVORARE DURO PER VINCERE LA CRISI” facebook di Marica Galassi L’uovo di Pasqua è un dolce della tradizione pa- squale, divenuto nel tempo uno dei simboli della stessa festività cristiana. L’uovo è sempre stata una figura dai marcati tratti simbolici sin dai tem- pi antecedenti al sorgere della religione cristiana. Le uova, infatti, hanno spesso rivestito il ruolo del simbolo della vita in sé, ma anche della sacra- lità, anche molti millenni avanti Cristo: secondo alcune credenze di diverse religioni pagane e mi- tologiche del passato, il cielo e il pianeta erano considerati i due emisferi che andavano a creare un unico uovo, e le uova costituivano la vittoria della vita. Gli antichi Egizi, inoltre, lo considera- vano come il fulcro dei quattro elementi dell’uni- verso (acqua, aria, terra e fuoco). La tradizione del dono di uova è documentata già fra gli anti- chi Persiani, che si scambiavano semplici uova di gallina, rudimentalmente decorate a mano, all’avvento della stagione primaverile. L’usanza dello scambio di uova decorate si sviluppò poi nel Medioevo come regalo alla servitù e da sim- bolo della rinascita primaverile della natura, andò ad intrecciarsi con il Cristianesimo divenendo il simbolo della rinascita dell’Uomo, di Cristo. Si diffuse anche la tradizione della creazione di uova artificiali fabbricate o rivestite in materiali preziosi quali argento, platino od oro, ovviamen- te destinata agli aristocratici e ai nobili. La ricca tradizione dell’uovo decorato è dovuta all’orafo Peter Carl Fabergé, che nel 1883 ricevette dallo zar il compito di preparare un dono speciale per la zarina Maria; l’orafo creò per l’occasione il primo uovo Fabergé, un uovo di platino smaltato di bianco contenente un ulteriore uovo, creato in oro, il quale conteneva a sua volta due doni: una riproduzione della corona imperiale ed un pulci- no d’oro. La fama che ebbe il primo uovo di Fa- bergé contribuì anche a diffondere la tradizione del dono interno all’uovo. In tempi più recenti l’uovo di Pasqua maggiormente celebre e diffuso è il classico uovo di cioccolato, la cui diffusione è stata probabilmente incentrata nell’ultimo se- colo. Il giorno di Pasqua, in molti riti, si compie la benedizione pubblica delle uova, simbolo di resurrezione e della ciclicità della vita, e la suc- cessiva distribuzione tra gli astanti. Prima del consumo, in particolare nella tavolata di Pasqua, ognuno sceglie il proprio uovo e in- gaggia una gara con i commensali, scontrandone le estremità, fino ad eleggere l’uovo più resisten- te. Questo viene considerato di buon augurio. Le colorazioni vengono effettuate attualmente con coloranti alimentari tipici della pasticceria, ma in passato si utilizzavano prodotti vegetali, tra cui la buccia esterna delle cipolle di varietà rossa. Le Uova Pasquali Bilanci, obiettivi ed iniziative del comune di Rosignano Marittimo Maestro Luca Battini a pag. 2 L’Accademia Navale a pag. 3 Elba a pag. 4 Appuntamenti a pag. 5 Cent’anni di Pellegrino Artusi a pag. 6 La nostra passione: la Pasta a pag. 6 Intervista Eventi A tavola...e non solo Arcipelago Toscano di Marica Galassi A d aprile la primavera desta tutta la na- tura dal lungo sonno invernale e le pri- me giornate calde mettono il buon umore, chissà se questa neonata allegria ha dato vita al famoso pesce d’aprile? La tradizione del pesce d’aprile, seguita in diversi paesi del mondo, consiste in uno scherzo da mettere in atto il 1º aprile. Le origini del pesce d’aprile non sono note, anche se sono state proposte diverse teo- rie. Si considera che sia collegato all’equi- nozio di primavera, che cade il 21 marzo. Prima dell’adozione del Calendario Grego- riano nel 1582, veniva osservato come Ca- podanno da diverse culture, distanti come l’antica Roma e l’India. Il Capodanno era in origine celebrato dal 25 marzo al 1º aprile, prima che la riforma gregoriana lo spostas- se indietro al 1º gennaio. In seguito a ciò, secondo una prima versione sull’origine di questa usanza, si creò in Francia la tradi- zione di consegnare dei pacchi regalo vuoti in corrispondenza del 1º di aprile. Il nome che venne dato alla strana usanza fu pois- son d’Avril, per l’appunto pesce d’aprile. Ma dato che l’usanza è un po’ comune a tutta l’Europa, alcuni studiosi sono andati un pochino più indietro nel tempo e hanno ipotizzato come origine del pesce d’aprile l’età classica, ed in particolare hanno intra- visto sia nel mito di Proserpina che dopo essere stata rapita da Plutone, viene vana- mente cercata dalla madre, ingannata da una ninfa, sia nella festa pagana di Vene- re Verticordia alcune possibili comunanze con l’usanza attuale. Diversi mezzi di comunicazione di massa hanno deliberatamente o involontaria- mente diffuso in molti paesi diversi pesci d’aprile (per gli inglesi April fool’s day, per i tedeschi Aprilscherz). Persino giornali e televisioni considerate serie considerano il primo aprile un giorno in cui è lecito far passare per informazione corretta bufale anche notevoli. Ogni anno in questo gior- no compaiono delle notizie vere che poi si rivelano false. Ecco alcuni scherzi. Alberi degli spaghetti: ancora la BBC fece nel 1957 un reportage riguardante la raccolta degli spaghetti in Svizzera. Ci furono spet- tatori che volevano comprarne. Google presenta il progetto CADIE (Cogni- tive Autoheuristic Distributed-Intelligence Entity) che nella notte ha permesso ad un Panda di creare una pagina web personale. Tutto rigorosamente confermato da link a pagine tecniche in inglese. Il 1° aprile 2010 il sito Total Film pubblica la notizia che i film tratti dal libro Lo Hobbit saranno girati in 4D, ovvero accompagnati da stimoli sensoriali come odori e spruzzi d’acqua durante la proiezione in sala, ol- tre all’effetto tridimensionale, per una full immersion totale. In Italia la notizia viene riportata come vera il 9 aprile dall’ANSA, la Repubblica, il Giornale, TGcom e dai siti Movieplayer e Cineblog.Verso la fine degli anni ottanta, una televisione britannica, in una trasmissione per ragazzi presentò uno speciale tipo di walkman (il Chippy, che ri- chiamava alla mente le fish and chips care agli inglesi) in grado di contenere centinaia di canzoni grazie ad un microchip. Una decina d’anni dopo fu ideato un oggetto ormai di uso comune, il lettore MP3. Uovo simbolo della vita - A pagina pag. 3 - 130 anni di storia e tradizione a Livorno L’Accademia Navale si apre alla città Una delle più prestigiose e conosciute Università del mare Primo Piano Foto di Paolo Pagnini Foto di G.Parodi Nella foto il Sindaco Franchi Foto di Enzo Masci

description

N° 9 - Costa degli Etruschi News Costa degli Etruschi News - Mensile Free Press di Informazione e News da Livorno a Grosseto. www.costadeglietruschinews.com

Transcript of N° 9 - Costa degli Etruschi News

Page 1: N° 9 - Costa degli Etruschi News

www.costadeglietruschinews.com • www.costadeglietruschinews.com • www.costadeglietruschinews.com

Mensile Aprile 2011 / Anno 1 - n. 9

di Gianluca Parodi

Uno dei c o m u n i più gran-

di della provin-cia di Livorno è sicuramente quello di Ro-signano Ma-rittimo, sette frazioni, dalle spiagge di Vada alle colli-ne di Nibbiaia, dalla cittadina di Rosignano Solvay alla turistica perla del Tirreno,

Castiglioncello, passando per Castelnuovo della Misericordia e il Gabbro, per una cifra complessi-va di 32mila abitanti. Una celebre e lunga storia alle spalle, specialmente negli ultimi anni in cui, il comune, ha acquistato sempre più importanza a li-vello regionale con iniziative ed operazioni rilevanti. Intervistato dal CostaDegliEtruschiNews, il sindaco, Alessandro Franchi, parla a 360gradi di resoconti e prospettive, alla vigilia del secondo compleanno della sua amministrazione.

Cosa pensa che sia cambiato rispetto alla

gestione comunale a lei precedente?Innanzitutto si è fortemente modificato il contesto sociale in cui operare. La crisi c’è e si avverte in ogni campo, naturalmente soprattutto in senso economico. La precarietà del lavoro e la condizione di difficoltà che attanagliano sempre più, molte fa-miglie italiane, esiste inequivocabilmente e risuona anche in ambito comunale.I forti tagli previsti ed attuati già a partire dall’anno in corso, da parte del governo alle regioni, province e comuni, sono tangibili e concreti e inginocchia-no spesso l’amministrazione, costretta ad ade-guarsi alla minore disponibilità di fondi. In questi termini, sicuramente, è più difficile portare avanti una politica di “welfare” che si rende sempre più complicata, ma è il nostro obiettivo principale, riu-scire a mantenere inalterati servizi e garanzie ai cittadini pur con uno sforzo enorme. Assicurare, il più possibile, una qualità della vita elevata, senza gravare con delle tassazioni, è molto complicato, ma stiamo lavorando sodo per questo. Vorremmo evitare spiacevoli riduzioni a vari settori e benefi-ci del territorio, come il trasporto, la cultura e altri aspetti del vivere quotidiano che, nel nostro comu-ne, sono da sempre soddisfacenti. Se resta molto difficile aiutare materialmente le numerose impre-se in difficoltà, lo stesso discorso non vale per tutti quei nuclei familiari con gravi problemi economici, per questi ultimi, il Comune si sta continuando ad impegnare con una politica di aiuti importante.Per quanto riguarda le iniziative appog-giate dall’amministrazione, che cosa ci

tiene a sottolineare e quali pensa che sia-no i risultati delle sue politiche in questi settori?Prima di tutto vorrei soffermarmi sull’aspetto turi-stico, che lega a sé numerosi interventi, anche in altri ambiti. Ci stiamo concentrando sul tentativo di mettere insieme le varie realtà del territorio legate alle strutture ricettive e a ciò che questo comune può offrire a chi lo sceglie come meta vacanzie-ra. Il successo del 2010 della “Notte Blu”, che ha celebrato la consecuzione della bandiera blu per il “nostro mare”, sarà ripetuto quest’anno, con un intervento sempre più tangibile dell’amministrazio-ne nell’evento. Doveroso è ricordare che, lo scorso anno, la presenza dell’istituzione comunale, a fian-co delle attività commerciali del luogo, è stata una novità che ha portato fondi e una maggiore libertà di movimento. Stiamo cercando, infatti, seppur a piccoli passi per la delicatezza della questione, di alleggerire e modificare, tutte quelle situazioni e procedimenti che ostacolano le iniziative private sul territorio. Vorremmo offrire quantità e qualità nei divertimenti, nella ristorazione e nell’alberga-zione e cercheremo di procedere a delle revisioni, per quanto possibile, per agevolarne la presenza e l’aumento. Siamo in fase di revisione del rego-lamento urbanistico a proposito di agricoltura, turismo e commercio ed è importante sottolineare come, negli ultimi due anni, si sia cercato di attua-re un’inversione di tendenza sulle associazioni dei commercianti.

- A pagina pag. 2 -

IL SINDACO ALESSANDRO FRANCHI: “LAVORARE DURO PER VINCERE LA CRISI”

Box UVA NERA 6x5 6-07-2010 17:13 Pagina 1 C M Y CM MY CY CMY K

facebook

di Marica Galassi

L’uovo di Pasqua è un dolce della tradizione pa-squale, divenuto nel tempo uno dei simboli della stessa festività cristiana. L’uovo è sempre stata una figura dai marcati tratti simbolici sin dai tem-pi antecedenti al sorgere della religione cristiana. Le uova, infatti, hanno spesso rivestito il ruolo del simbolo della vita in sé, ma anche della sacra-lità, anche molti millenni avanti Cristo: secondo alcune credenze di diverse religioni pagane e mi-tologiche del passato, il cielo e il pianeta erano considerati i due emisferi che andavano a creare un unico uovo, e le uova costituivano la vittoria della vita. Gli antichi Egizi, inoltre, lo considera-vano come il fulcro dei quattro elementi dell’uni-verso (acqua, aria, terra e fuoco). La tradizione del dono di uova è documentata già fra gli anti-chi Persiani, che si scambiavano semplici uova di gallina, rudimentalmente decorate a mano, all’avvento della stagione primaverile. L’usanza dello scambio di uova decorate si sviluppò poi nel Medioevo come regalo alla servitù e da sim-bolo della rinascita primaverile della natura, andò ad intrecciarsi con il Cristianesimo divenendo il simbolo della rinascita dell’Uomo, di Cristo.Si diffuse anche la tradizione della creazione di uova artificiali fabbricate o rivestite in materiali preziosi quali argento, platino od oro, ovviamen-te destinata agli aristocratici e ai nobili. La ricca tradizione dell’uovo decorato è dovuta all’orafo Peter Carl Fabergé, che nel 1883 ricevette dallo zar il compito di preparare un dono speciale per la zarina Maria; l’orafo creò per l’occasione il primo uovo Fabergé, un uovo di platino smaltato di bianco contenente un ulteriore uovo, creato in oro, il quale conteneva a sua volta due doni: una riproduzione della corona imperiale ed un pulci-no d’oro. La fama che ebbe il primo uovo di Fa-bergé contribuì anche a diffondere la tradizione del dono interno all’uovo. In tempi più recenti l’uovo di Pasqua maggiormente celebre e diffuso è il classico uovo di cioccolato, la cui diffusione è stata probabilmente incentrata nell’ultimo se-colo. Il giorno di Pasqua, in molti riti, si compie la benedizione pubblica delle uova, simbolo di resurrezione e della ciclicità della vita, e la suc-cessiva distribuzione tra gli astanti.Prima del consumo, in particolare nella tavolata di Pasqua, ognuno sceglie il proprio uovo e in-gaggia una gara con i commensali, scontrandone le estremità, fino ad eleggere l’uovo più resisten-te. Questo viene considerato di buon augurio. Le colorazioni vengono effettuate attualmente con coloranti alimentari tipici della pasticceria, ma in passato si utilizzavano prodotti vegetali, tra cui la buccia esterna delle cipolle di varietà rossa.

Le Uova Pasquali

Bilanci, obiettivi ed iniziative del comune di Rosignano Marittimo

Maestro Luca Battinia pag. 2

L’Accademia Navalea pag. 3

Elba a pag. 4

Appuntamenti a pag. 5

Cent’anni di Pellegrino Artusi a pag. 6

La nostra passione: la Pasta a pag. 6

Intervista

Eventi

A tavola...e non soloArcipelago Toscano

di Marica Galassi

Ad aprile la primavera desta tutta la na-tura dal lungo sonno invernale e le pri-

me giornate calde mettono il buon umore, chissà se questa neonata allegria ha dato vita al famoso pesce d’aprile?La tradizione del pesce d’aprile, seguita in diversi paesi del mondo, consiste in uno scherzo da mettere in atto il 1º aprile.Le origini del pesce d’aprile non sono note, anche se sono state proposte diverse teo-rie. Si considera che sia collegato all’equi-nozio di primavera, che cade il 21 marzo. Prima dell’adozione del Calendario Grego-riano nel 1582, veniva osservato come Ca-podanno da diverse culture, distanti come l’antica Roma e l’India. Il Capodanno era in origine celebrato dal 25 marzo al 1º aprile, prima che la riforma gregoriana lo spostas-se indietro al 1º gennaio. In seguito a ciò, secondo una prima versione sull’origine di questa usanza, si creò in Francia la tradi-zione di consegnare dei pacchi regalo vuoti in corrispondenza del 1º di aprile. Il nome che venne dato alla strana usanza fu pois-son d’Avril, per l’appunto pesce d’aprile. Ma dato che l’usanza è un po’ comune a tutta l’Europa, alcuni studiosi sono andati un pochino più indietro nel tempo e hanno ipotizzato come origine del pesce d’aprile l’età classica, ed in particolare hanno intra-visto sia nel mito di Proserpina che dopo essere stata rapita da Plutone, viene vana-mente cercata dalla madre, ingannata da una ninfa, sia nella festa pagana di Vene-re Verticordia alcune possibili comunanze con l’usanza attuale.Diversi mezzi di comunicazione di massa hanno deliberatamente o involontaria-mente diffuso in molti paesi diversi pesci d’aprile (per gli inglesi April fool’s day, per i tedeschi Aprilscherz). Persino giornali e televisioni considerate serie considerano il primo aprile un giorno in cui è lecito far passare per informazione corretta bufale anche notevoli. Ogni anno in questo gior-no compaiono delle notizie vere che poi si rivelano false. Ecco alcuni scherzi. Alberi degli spaghetti: ancora la BBC fece nel 1957 un reportage riguardante la raccolta degli spaghetti in Svizzera. Ci furono spet-tatori che volevano comprarne. Google presenta il progetto CADIE (Cogni-tive Autoheuristic Distributed-Intelligence Entity) che nella notte ha permesso ad un Panda di creare una pagina web personale. Tutto rigorosamente confermato da link a pagine tecniche in inglese. Il 1° aprile 2010 il sito Total Film pubblica la notizia che i film tratti dal libro Lo Hobbit saranno girati in 4D, ovvero accompagnati da stimoli sensoriali come odori e spruzzi d’acqua durante la proiezione in sala, ol-tre all’effetto tridimensionale, per una full immersion totale. In Italia la notizia viene riportata come vera il 9 aprile dall’ANSA, la Repubblica, il Giornale, TGcom e dai siti Movieplayer e Cineblog.Verso la fine degli anni ottanta, una televisione britannica, in una trasmissione per ragazzi presentò uno speciale tipo di walkman (il Chippy, che ri-chiamava alla mente le fish and chips care agli inglesi) in grado di contenere centinaia di canzoni grazie ad un microchip. Una decina d’anni dopo fu ideato un oggetto ormai di uso comune, il lettore MP3.

Uovo simbolo della vita

- A pagina pag. 3 -

130 anni di storia e tradizione a Livorno

L’Accademia Navale si apre alla cittàUna delle più prestigiose e conosciute Università del mare

Primo Piano

Foto

di P

aolo

Pag

nini

Foto

di G

.Par

odi

Nella foto il Sindaco Franchi

Foto

di E

nzo

Mas

ci

Page 2: N° 9 - Costa degli Etruschi News

2 aprile 2011

Moby Prince, per non dimenticare

Domenica, 10 aprile 2011 ricorrono venti anni dal drammatico incidente che coinvolse il traghetto Moby Prince. La città di Livorno, nell’arco della giornata vedrà una serie di ce-rimonie di commemorazione promosse dalla Regione Toscana, dal Comune di Livorno, dal-la Provincia di Livorno e dal Comitato “Moby Prince 140”.Al nome della nave traghetto Moby Prince, della compagnia di navigazione privata Nav.Ar.Ma, è legata la più grave tragedia che abbia colpito la Marina mercantile italiana dal secon-do dopoguerra. La tragedia, avvenuta poco al largo del Porto di Livorno la sera del 10 aprile 1991, coinvolse lo stesso Moby Prince e la pe-troliera Agip Abruzzo, con la quale il traghetto entrò in collisione. Morirono nel rogo succes-sivo allo scontro tra il traghetto e la petroliera Agip Abruzzo tutte le 140 persone a bordo del Moby Prince, equipaggio e passeggeri, tranne il giovane mozzo napoletano Alessio Bertrand. Il 28 maggio 1998, la nave (posta sotto seque-stro) affondò nelle acque del Porto di Livorno mentre era ormeggiata alla banchina; in seguito fu recuperata, per poi essere avviata alla demo-lizione in Turchia.

1° Granfondo Amministratori

d’Italia

Domenica 17 aprile 2011Anche per il 2011 sarà organizzata nel nostro territorio la Gran Fondo Paolo Bettini previ-sta domenica 17 aprile. Ormai giunta alla sua 14a edizione la gara vedrà un percorso che si snoda in uno dei più suggestivi scenari della Toscana in quel tratto di terra che va dalle Col-line Metallifere fino Costa degli Etruschi, tra colline, vigneti e borghi medievali arrivando fino al mare, in tutto circa 100 km. Le passate edizioni hanno riscosso un notevole successo, contando circa 1300 partecipanti, 2400 persone in tutto tra accompagnatori e ci-cloturisti, divenendo così un importante evento non solo sportivo ma anche turistico promo-zionale. A questo proposito, nasce dalla fattiva collabo-razione tra il Comune di Castagneto Carducci (LI) e il Comune di Pomarance (PI) con l’in-tento appunto di valorizzare e promuovere il territorio, l’idea di organizzare nella stessa giornata la 1° Gran Fondo degli Amministrato-ri d’Italia, dedicata agli amministratori (anche ex amministratori) appassionati di ciclo turi-smo che in questa giornata oltre che praticare il loro sport preferito avranno la possibilità di scoprire e conoscere un territorio veramente suggestivo.Con il patricinio della regione Toscana e della Provincia di Livorno organizzato in collabora-zione con A.N.C.I Toscana partirà dalla cittadi-na di Pomarance situata nel cuore delle colline metallifere fino a giungere nel borgo medievale di Bolgheri a pochi chilometri dal mare e caro al Poeta Giosuè Carducci, sarà infatti proprio il celebre Viale dei Cipressi a far da pista.

Notizie in breve

newsMentre Sassetta si prepara già alla 3a

edizione di uno degli eventi artistici più importanti del suo calendario, il paese

continua a farsi bello con le opere delle pre-cedenti edizioni. Le cinque sculture in marmo rosso autoctono sono andate ad aggiungersi, per le strade del borgo. Le dieci sculture che ritraggono i temi principali della tradizione sas-setana (il bosco, la caccia e gli antichi mestieri) fanno bella mostra di sé tra i vicoli storici del borgo antico e nelle strade del centro urbano, nel giardino antistante il cimitero comunale, alla fonte delle Fornaci e al muro del Palazzo Montalvo, in attesa delle ulteriori cinque opere che saranno realizzate a luglio, durante la terza edizione della fortunata rassegna.La Camera di Commercio di Livorno ha avu-to un ruolo fondamentale per la realizzazione della posa: senza il suo contributo, infatti, per il Comune di Sassetta non sarebbe stato pos-sibile sostenere le spese per il piazzamento, la produzione delle targhe e la pubblicazione del catalogo del Simposio. «Un’opportunità che per noi è stata di importanza fondamentale» ha dichiarato l’Assessore al turismo e alle attività promozionali Paolo Lorenzelli. «Il contributo della Camera di Commercio, così come quello della Regione Toscana attraverso il Piano Inte-grato della Cultura e della Provincia di Livorno per l’organizzazione, ci dà l’opportunità di crea-re questo evento che ormai si è radicato nella tradizione culturale del nostro paese e che è una delle iniziative di punta del nostro calen-dario di eventi. La posa delle sculture ci sta permettendo di creare una sorta di “Percorso dell’Arte” grazie al quale il visitatore può veni-re a Sassetta ad ammirare le bellezze storiche affiancate da bellissime opere di scultura con-temporanea».Il bando per partecipare al Simposio di Scultura 2011 è già stato approvato e reso pubblico dal Comune: è scaricabile (in italiano e anche in in-glese – data la grande quantità di domande da parte di artisti internazionali) dal sito web istitu-zionale nella sezione “news”, affisso nella casa comunale e all’Albo Pretorio online, nonché pubblicizzato sul gruppo ufficiale di Facebook per la promozione degli eventi “Sassetta FuN Club” curato dall’Ufficio turismo e attività pro-mozionali. Sono già molti gli artisti che si stanno facendo avanti per partecipare alla rassegna, la maggior parte dei quali proveniente dall’estero, ma solo 5 di loro saranno selezionati da un’ap-posita giuria tecnica che esaminerà i progetti.Il termine fissato per la presentazione delle do-mande è il 16 maggio 2011.Il 3° Simposio di Scultura in Marmo Rosso di Sassetta si svolgerà dal 14 al 24 luglio 2011 e, come sempre, sarà un laboratorio a cielo aper-to di fabbricazione di opere d’arte: gli scultori lavoreranno a stretto contatto con i visitatori, dando vita alle loro sculture attraverso tutte le fasi del processo creativo, dalla sbozzatura del marmo alla rifinitura.

Simposio di scultura di SassettaGrazie al contributo e alla collabo-razione della Camera di Commercio di Livorno, anche le sculture del-l’edizione 2010 sono state piazzate nel paese

Notizie in breve

- continua da pag. 1 -

Sono state così create delle unioni più particolari, rispetto a quelle ge-nerali già presenti, come quelle dei ristoratori, degli albergatori e dei balneari, di modo da far procedere a braccetto le attività in quel per-corso che ricerca sempre più qualità. Vorrei citare due iniziative molto interessanti, una che si è appena conclusa e rappresenta l’inizio di un connubio fondamentale tra il turismo e la produzione agricola del ter-ritorio ed un’altra che porterà affluenza e prestigio nel nostro comune nei prossimi mesi. Sto parlando dell’appuntamento “Verde-Oro”, inte-ressante rassegna svoltasi nel mese di marzo, volta a creare una so-stanziale collaborazione tra la produzione agricola prettamente locale e la messa in commercio, si quest’ultima, nelle attività commerciali della zona. Olio, vino, miele, marmellate, formaggi, tutti prodotti nel-le terre del comune di Rosignano Marittimo, che i visitatori possono trovare servite, cucinate ed esposte in negozi e ristoranti del posto. Non è possibile competere con mete esotiche a livello di prezzi, visto che i costi della vita, in certe mete, non sono paragonabili ai nostri, ma possiamo giocare la carta della qualità. L’altra citazione riguarda i Mondiali di Danza Sportiva che si svolgeranno a maggio, al castello Pasquini di Castiglioncello e porteranno atleti da ogni parte del globo, si prevedono migliaia di arrivi in quelle settimane e ci stiamo organiz-zando con albergatori e ristoratori per farsi trovare preparati.Adesso una questione delicata che interessa molto ai cittadini: sa spiegarci la questione del “Corridoio Tirre-

nico” con la costruzione del nuovo casello autostradale e della barriera che sostituirà la Variante Aurelia? Inizio col garantire che il comune scenderà in campo in prima persona per far rispettare le norme della costituzione italiana che prevedono il diritto a una viabilità pubblica e regolare per i cittadini. In altri termini, faremo di tutto perché, con la costruzione del nuovo tratto a pagamento che collegherà Rosignano a Cecina, al posto della vecchia Variante Aure-lia, venga garantita la libertà di passaggio ai residenti senza dover pagare pedaggi. D’altronde questa in atto, è un’opera fondamentale non solo per i comuni del luogo ma per la nazione intera. Se guardia-mo la cartina dell’Italia, troveremo un grosso buco nero sulla mappa stradale, che sta ad indicare la mancanza di un collegamento diretto e veloce tra la nostra costa e la capitale, Roma. La realizzazione del cosiddetto “Corridoio Tirrenico” cercherà di ovviare a queste proble-matiche ma non saranno i nostri cittadini a rimetterci. Il comune, si sta organizzando anche con una progettazione di viabilità alternativa da concedere a chi si sposta con mezzi di trasporto, che riguarda soprattutto interventi nella località Polveroni, nei pressi di Vada e sulla statale 206. Infine, prima di concludere, una considerazione sulla di-scarica comunale, che nello scorso anno aveva destato preoccupazioni: come si è evoluta la situazione? Ci siamo dovuti adeguare alle nuove normative, riducendo lo smaltimento, ora la situazione si sta stabilizzando, ma il nostro obiettivo prefissato è

quello di limitare maggiormente la produzione di rifiuti all’interno del comune. Verranno attuate politiche per incoraggiare la raccolta differenziata. Ne è un esempio lampante l’inaugurazione, alla fine di marzo, della prima fontanella di “acqua di qualità”: una vera e propria sorgente pubblica, dalla quale, ogni cittadino, può attingere per rifor-nirsi di acqua potabile. Attentamente controllata secondo parametri fisici e fisiologici stabiliti dagli esperti, quest’acqua permetterà una riduzione dei consumi della plastica, un passo avanti deciso, in ter-mini di ecologia. Faremo sì che ogni frazione abbia la sua fontanella di “acqua di qualità”.

Schietto, sincero, senza tracciare voli pindarici né formulare promesse irrealizzabili, informale e diretto, data la sua giovane età, Alessandro Franchi, non nega che ci siano delle difficoltà, a livello amministrativo, in questo delicato momento internazionale. Ma si propone di portare avanti le proprie politiche di aiuto familiare e promozione del terri-torio, che sono le fondamenta del suo operato. Mentre sta entrando nel terzo anno del suo mandato, auguriamo al sindaco di Rosignano Marittimo, di poter continuare ad agire senza impedimenti, portare avanti il suo lavoro per realizzare i progetti prefissati e quelli ancora da prefissare, lavorando duro per vincere la crisi.

Intervista al Maestro Luca Battini

Nella foto al centro il Sindaco A.Franchi

di Enzo Masci

È un pomeriggio inoltrato a tratti piovoso, vengo ricevuto nello studio del Maestro a Rosignano Marittimo e

avverto da subito una forte sensazione di serietà e allo stesso tempo di accoglien-za. Mi guardo intorno e rimango subito meravigliato, scopro immediatamente tele, quadri per terra e alle pareti, scultu-re e soprattutto libri dappertutto, volumi di pittura, di saggistica, di narrativa disposti sugli scaffali e sulla scrivania in modo creativo, un luogo sicuramente magico.Il Maestro dopo avermi stretto la mano con energia, mi fa accomodare davanti a sé. Ha quegli occhi intensi, chiari molto vivaci, che ti scrutano e non si abbassano mai. Dopo avermi messo a mio agio con un sorriso , inizio quasi subito a formu-largli delle domande, noto con piacere che ogni sua risposta è ragionata, sem-bra scaturire da vecchi interrogativi , non risponde mai d’impulso, riflette e senza aver bisogno di pensare molto mi raccon-ta con un fascino tutto particolare il suo modo di essere artista . Un artista dai modi gentili e garbati, colto e pieno di creatività . Se dovessi fare un paragone con il cinema, penserei immediatamente al regista Bernardo Bertolucci, metico-loso, preparato sempre attento a tutti i particolari.Maestro cosa pensa di chi la inqua-dra nel panorama artistico contem-poraneo nel movimento artistico del-la “Pittura Colta” teorizzato agli inizi degli anni Ottanta dal critico d’arte Italo Mussa. Apprezzo l’accostamento, anche se non amo molto le definizioni o la tendenza a voler classificare ad ogni costo. Posso dire che i punti di contatto con questo movimento sono senz’altro una ricerca formale e tecnica che guar-da al passato, dunque rigorosa che fa a meno di facili scorciatoie interpretative, questo non in funzione di una sterile rivisitazione del passato ma perché amo pensare alla pittura come a un qualcosa di profondamente legato alla nostra ter-ra e alle nostre tradizioni, attraverso un percorso che ci riporta alle nostre origini profonde.Ci può dire quali sono i “grandi mae-stri” che hanno influenzato le vostre opere e quali sono i modelli a cui si ispira? A costo di sembrare esaltato devo dire che i miei modelli, i miei riferimenti sono i grandi maestri che hanno fatto la storia dell’arte, sia italiani che interna-

zionali. Quando guardo un dipinto in un museo o in una mostra, che sia Caravag-gio, Haiez, Lord Leinghton, Alma Tadema o Annigoni, cerco di intuire i segreti che quei dipinti celano, i colori utilizzati, lo studio delle luci, il perché della scelta di quell’ atmosfera o di quell’ombra in quel punto. Trovo anche interessante leggere delle loro vite, riportate ad esempio ne: “ Le vite de pittori” del Passeri, che narra le vite dei pittori attivi a Roma ne ‘600, per cercare di intravedere anche le loro personalità e conoscere le loro scelte pittoriche e di vita. Nonostante siano passati secoli, è incredibile notare quan-te similitudini ci siano tra le loro vite e quelle dei giovani artisti di oggi! Cosa rappresenta per lei Il ritorno all’uso delle antiche tecniche tradi-zionali pittoriche risalenti al Rina-scimento e quale messaggio vuole inviare ai giovani artisti di oggi. Credo sia una forma di rispetto, un custo-dire per tramandare, tecniche e “saperi” che un tempo erano accessibili, bastava frequentare la bottega di un maestro pittore, ma che oggi si corre il rischio di perdere, non essendoci nessuno o quasi – fatta eccezione per pochi attempati maestri – che “passi il testimone” ai no-stri giovani ed è a loro che dico che tutto ciò va prima riconquistato magari andan-dosi a leggere il “Trattato de Pitvra” dell’ Alberti, o “Il libro dell’arte” di Cennino Cennini, va sperimentato accanto ad un maestro – che nessun libro potrà mai sostituire - per poter “tradurre” dalla nozione alla pratica, e poi, una volta metabolizzato ognuno potrà mettere del suo.Quale rapporto nutre nei confronti dell’Arte Sacra e quali sensazioni le suscita la realizzazione di tali ope-

re? Esprimersi con l’arte Sacra è un pri-vilegio e una grossa responsabilità. Con-cordo pienamente con le parole di Sua Santità Papa Benedetto XVI, ( al quale ho avuto l’onore di consegnare il ritratto personalmente, in Vaticano pochi giorni fa) quando in occasione del suo discorso diretto agli artisti nel 2009, disse:” Voi siete i custodi della bellezza, voi avete grazie al vostro talento, la possibilità di parlare al cuore dell’umanità, ti toccare la sensibilità individuale e collettiva, di suscitare sogni e speranze, di ampliare gli orizzonti della conoscenza e dell’im-pegno umani.”Ci parli del suo lavoro che riguarda la realizzazione di un ciclo affresca-to sulla vita di San Ranieri Patrono di Pisa, nella Chiesa di S.Vito e Ra-nieri di Pisa. Il progetto consiste nel raccontare - con tecniche e materiali ri-nascimentali - in otto grandi scene la vita di San Ranieri (1118 – 1161), utilizzando come modelli – circa 250, su 200 metri quadri di superficie - i pisani di oggi, che ritraggo in costumi storici medievali, messi a disposizione dalla Fondazione Cerratelli, di San Giuliano. Tra i perso-naggi raffigurati anche S.A.E. il Principe e Gran Maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta, Frà Matthew Festing, sia perché l’Ordine è coevo al periodo nel quale San Ranieri visse, sia poiché visitò un territorio comune: la Terra Santa, nonché per i molti aspetti comuni tra la testimonianza del Santo e i valori fondanti del Cavalierato di Malta. Il tutto su autorizzazione dell’Arcidiocesi di Pisa, e della Soprintendenza B.A.P.P.S.A.E. di Pisa, con il patrocinio del Comune di Pisa ( Ente proprietario dell’immobile) della provincia di Pisa, della Regione Toscana e del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. La realizzazione di questo evento ha già avuto risonanza nazionale ed internazionale, l’iniziativa è stata infatti seguita tra gli altri da: “Daily Telegraph”, “Irish Independent”,

“The New York Sun”, “Avvenire”, “La Nazione”, “BBC World News” ed i princi-pali quotidiani e reti televisive nazionali. Una tappa importante vedrà, nel mese di Giugno scoprire la prima scena completa in affresco. Dopo tre anni dall’inizio di questa avventura, dopo avere studiato, progettato, fatto mostre a Pisa – Chiesa di San Domenico, Corso Italia - a Roma – Palazzo del Grillo, Fori Imperiali e Amalfi – Arsenali Repubblicani - esatta-mente nell’ occasione delle celebrazioni solenni per gli 850 anni dalla morte del Santo, che avvenne proprio nella Chiesa di San Vito, Chiesa dove il Santo visse al-cuni anni al ritorno dalla Terra Santa, e dove si narra, compì molti miracoli.Quanto efficace può essere l’opera nel trasmettere il messaggio intimo dell’ essere umano? L’opera d’arte in se è un miracolo dell’ingegno e dell’ar-dore creativo dell’uomo, così come ogni essere umano è l’incontro perfetto e mi-racoloso di corpo, anima, forma, grazia, misura, ordine e bellezza. Tanto più lo spirito dell’ opera parla a tutto questo, quanto più è efficace e dall’uomo può es-sere capita e sentita, senza intercessione alcuna.A quale progetto sta lavorando attualmente e se ci può svelare il sogno ancora non realizzato? Come si può immaginare, quasi tutte le mie energie in questo momento sono dedica-te all’affresco, anche se sto preparando una scultura in bronzo, celebrativa del Beato Gerardo Sasso, Monaco amalfitano fondatore del Sovrano Militare Ordine di Malta, per l’occasione delle festività di San Giovanni, protettore dei Cavalieri di Malta, il prossimo 24 Giugno. Per ora il mio sogno a parte finire l’affresco, è quello di riuscire a fare almeno la metà di ciò che hanno fatto i grandi maestri della storia dell’arte... e non è poco!

Box Momenti Conviviali 6x5 6-07-2010 17:23 Pagina 1 C M Y CM MY CY CMY K

BiografiaLuca Battini nasce a Rosignano Marittimo, provincia di Livorno, nel 1970. Amante fin da piccolo dell’arte figurativa italiana si iscrive per gli studi artistici superiori presso l’istituto “A. Gemelli” di Cecina, che conclude con ottimi voti, iscrivendosi poi all’Accademia di Belle Arti di Firenze dove segue i corsi del professor Giulietti. Nel frattempo segue e porta a termine i corsi di perfezionamento tecnico-artistico del maestro M.J. Angel, allievo del maestro Pietro Annigoni, affinando ulteriormente la tecnica pittorica realista nel rispetto delle antiche tradi-zioni accademiche ottocentesche.Vanta collaborazioni internazionali importanti, per la realizzazione di affreschi di opere pub-bliche di grandi dimensioni, ed è ulteriormente impegnato in importanti commissioni in Italia ed in U.S.A. ,senza mai perdere di vista la ricerca sia tecnica che pittorica.

Foto

Arc

hivi

o C

omun

ale

Nella foto il Maestro con Papa Benedetto XVI Ritratto di Battini

Piazza Garibaldi - Vada

Foto

Arc

hivi

o C

omun

ale

Rosignano Marittimo

Foto

Arc

hivi

o C

omun

ale

Spiaggia Caletta - Castiglioncello

Page 3: N° 9 - Costa degli Etruschi News

C M Y CM MY CY CMY K

3aprile 2011

Accademia Navale di LivornoCentotrenta anni di tradizioni e storia

di Marica Galassi

Passando sul lungomare della città di Livorno vi sarà capitato spesso di gettare l’occhio sulle alte cancellate e sulle siepi, che ferma-

vano immediatamente lo sguardo, dell’Accademia Navale. Un complesso di edifici ai quali ci siamo abituati, come siamo ugualmente abituati a ve-der girare per la città gli impeccabili allievi della Marina. L’abbiamo sempre vista si, ma forse non l’abbiamo mai ritenuta veramente parte integran-te di Livorno. Da un po’ di tempo però, complice l’attuale Ammiraglio Pierluigi Rosati, intanto le sie-pi sono state potate e ridotte in modo da lasciar vedere senza timore l’aspetto dell’Accademia, e i cancelli non risultano più così severi e invalicabili. L’ottica dell’Ammiraglio è proprio quella di una completa apertura e osmosi tra il mondo militare e quello civile. Così ha avviato un certo numero di attività e di procedure, ottenendo una grandissima soddisfazione in occasione del 17 marzo quando l’Accademia è stata aperta e ha avuto 4.472 visita-tori. Questo è in linea con il progetto “Accademia aperta”, che prevede, una volta al mese, l’apertu-ra dell’Accademia. C’è un’importante sinergia tra l’Accademia e la città e proprio in questi giorni è stato consegnato un gozzo, una barchina di 4 me-tri, per partecipare al Palio remiero, per la prima volta l’Accademia parteciperà, fuori gara, natural-mente perché non è un rione, ne vuole turbare gli equilibri della città, però parteciperà ad una festa come parte integrante di Livorno. Noi di Costa de-gli Etruschi News abbiamo avuto il privilegio ed il piacere di entrare in Accademia e incontrare l’Am-miraglio Pierluigi Rosati, una persona veramente attenta sia al patrimonio umano che si trova a do-ver addestrare e tutelare, sia a creare importanti sinergie con la città e i suoi abitanti.

Molti giovani sono attratti dalla vita offerta dalla Marina Militare, anche in virtù della pos-sibilità di seguire molteplici corsi di studi e conseguenti carriere professionali altamente qualificate, quale ruolo gioca il fascino del po-ter scoprire angoli del mondo remoti e nuove culture in tale scelta? E’ una scelta che dipende dalla predisposizione dei singoli. L’Accademia Navale è un’università del mare prestigiosa e molto conosciuta all’estero, che ha delle facoltà e un’attività didattica intensa. Dal 2006 è aperta anche agli studenti civili, adesso, 64 universitari di Pisa hanno espresso gradimento per l’Accademia e stanno frequentando qui. L’attività didattica vie-ne interrotta nel periodo estivo, perché i ragazzi che scelgono la Marina hanno come ambiente naturale il mare e conseguentemente devono fare attività in mare che sono le campagne addestra-tive; in prima classe, sul famosissimo Vespucci; in seconda classe su una nave grigia che è il San Giusto. Sono unità che anche per motivi di rap-presentanza, e per questo lavorano a favore del Ministero degli Affari Esteri, toccano determinati porti, dove, quando vi arrivano, i ragazzi scoprono la bellezza dell’estero e soprattutto il relazionarsi con gli altri. L’Ufficiale di Marina viene formato anche per un’attività diplomatica, noi dobbia-mo essere in grado di relazionarci con tutti, sia con l’ambasciatore che con il cittadino normale e riuscire a trasmettere i messaggi da parte del Governo italiano anche nei vari contesti. Il fascino dell’estero sicuramente c’è, viene però convertito, da parte dell’Accademia, in un’azione formativa al fine di dare le basi per poter svolgere bene le varie attività che gli ufficiali condurranno nella loro carriera. Quando una nave va all’estero, la prima cosa che fa il comandante è quella di andare a incontrare e salutare le autorità locali.L’Accademia fornisce non solo un bagaglio tecnico scientifico necessario a svolgere la futura professione, ma anche un ottimo livello culturale generale, quanto è cambiato negli ultimi anni il percorso addestrativo dei cadet-ti? La Marina è molto legata alle sue tradizioni. Io dico sempre che l’Accademia è una gelosa custode della propria tradizione, però allo stesso tempo è immersa e calata nella realtà e sempre proiettata in avanti. Le tradizioni e la storia fanno parte della nostra base, è come un edificio dove la base è costituita da questi sani valori e principi ed è una base solidissima, il primo piano è quello

che noi stiamo costruendo, ci guardiamo intorno per reperire tutti i materiali migliori che esistono. Noi abbiamo un occhio molto lungo e talvolta si dice che guardiamo avanti in anticipo, infatti se-guiamo il progresso delle varie tecnologie con particolare attenzione. Ora come ora l’Accademia è un college dove i ragazzi dimostrano serietà e impegno. Le classi sono composte al massimo da venti ragazzi, ben seguiti dai docenti che riesco-no a conoscerli e a trasmettere meglio le nozioni. Studiano stando a lezione e questo è un aspetto estremamente positivo. La lezione viene svolta anche a livello informatico, gli insegnanti inseri-scono le proprie le lezioni e valutazioni su una rete di campus e i ragazzi hanno la possibilità di intera-gire con essa. Abbiamo dei laboratori sull’ambien-te e spesso interagiamo con le università per la ricerca in questo campo. Siamo sempre proiettati in avanti e i nostri ragazzi hanno la possibilità e devono poter conoscere come operare in futuro.Visti gli scenari geopolitici attuali, i futuri Uf-ficiali si troveranno spesso in situazioni inter-nazionali difficili da gestire, quali qualità deve aver un ufficiale per espletare al meglio il pro-prio compito? Premetto che i posti a concorso sono 120, ormai da anni noi abbiamo più o meno 4000 domande. Lo scorso anno, idonei, erano solo 180. Dei 120 selezionati, nel migliore dei casi, riescono ad arrivare al quinto anno circa 80-85 ra-gazzi. Infatti dopo l’accesso, la selezione continua soprattutto in prima e in seconda classe, quindi i ragazzi devono essere molto determinati, pronti ad affrontare dei sacrifici. Volutamente li poniamo sotto uno stress controllato, perché al momento di prendere decisioni, in contesti difficili, le difficoltà subentrano quando il mare è mosso, magari le condizioni fisiche non sono ottimali, tutto l’equi-paggio ha gli occhi puntati sul comandante che deve prendere la sua decisione che spetta unica-mente a lui e alla sua coscienza. La sua decisione influirà sugli uomini dell’equipaggio e avrà riper-cussioni esterne, quindi i ragazzi devono essere preparati a questi momenti critici.Ci può descrivere la giornata tipo dei cadetti in base al loro anno di frequenza al corso? Parliamo del corso principale, che è quello del ruolo normale, cioè dei ragazzi che entrano in Accademia e escono con la laurea magistrale, cioè 5 anni come nel caso del corpo dello Stato Maggiore, che è colui che poi farà il comandante di nave, oppure per il commissario cioè quello che si interessa dell’aspetto amministrativo legislativo. Abbiamo anche altri corpi, come il Genio navale, il famoso direttore di macchina, e l’Arma navale, che prepara il responsabile di tutto quello che è informatico e questi corsi essendo legati alla facoltà di ingegneria hanno una durata maggio-re che prevede 6 anni di studio. Siamo collegati con 4 Università, Pisa, Trieste, Genova e Napoli. La Marina ha bisogno anche di Ufficiali medici, conseguentemente abbiamo deciso di formarli interamente da noi, quindi loro vivono la vita del-l’Accademia e al contempo seguono la facoltà di medicina. La vita è intensa, soprattutto per i primi tre anni che sono quelli in cui i ragazzi devono vi-vere in Accademia, scatta alle 6.25 e la mattinata è dedicata alle lezioni, alle 13.30 assemblea che è un momento di ritrovo per tutti, dopo si va in mensa. L’attività pomeridiana prevede almeno due ore di attività sportiva, dalle 17 c’è lo studio fino alle 20. Il periodo di studio è relativamente li-mitato rispetto alle ore di lezione, questo perché i ragazzi devono imparare a studiare stando a le-zione. Alle 22.30 a letto. Quelli che sono invece al quarto e quinto anno, che non sono più allievi ufficiali, ma ufficiali allievi, hanno la possibilità di vivere all’esterno, svolgendo la loro attività di-dattica all’interno fino alle 16.30. Possono vivere all’esterno finché sono bravi, perché nel momento in cui ci sono delle problematiche didattiche sono obbligati a dormire in Accademia. Vorrei precisare che i ragazzi dell’Accademia non sono persone speciali, ma normali ragazzi che comunque ap-partengono alla generazione esterna, hanno però preso una decisione e sono fermamente convinti e determinati a raggiungere il loro obiettivo.

Ammiraglio ci può dire quale ruolo svolge lo sport in Accademia? E’ fondamentale, fa parte della formazione. Per noi SPORT vuol dire: Sacri-ficio e Spirito di corpo, Professionalità, Onestà ad ampio spettro, Rispetto e Responsabilità, Tena-cia. Lo sport deve dare un fondamentale spirito di gruppo, anche se è uno sport “singolo” lo si esercita comunque a favore di un gruppo, di una squadra. Parlando di sport noi parliamo di molte discipline, nuoto, canottaggio, calcio, di cui da un anno e mezzo l’Accademia ha la sua squadra, uno strumento di promozione eccezionale, sono riusci-to anche a portare il torneo di Viareggio in Acca-demia, abbiamo atletica, equitazione, il 7 maggio si svolgerà la settantesima edizione del concorso ippico Accademia Navale. Non ho citato la vela perché per noi è molto più di uno sport. Si inizia a fare vela, con le barche più semplici, fin da subito, poi al quinto anno i più bravi diventano skipper. La vela è il confronto con il nostro ambiente naturale, ci permette di far conoscere il mare ma soprattut-to di rispettarlo. Prima di ufficiali di Marina siamo marinai, gente che deve saper andare per mare e che deve fiutare in anticipo il pericolo che può arrivare dal mare. La vela è quasi una materia in più di studio piuttosto che uno sport.L’albero maestro del brigantino “Alfredo Cap-pellini” interrato vicino al piazzale allievi per quali scopi viene utilizzato? Il nostro brigantino è anche un simbolo, ma per gli allievi della prima classe è una vera e propria palestra che gli per-mette di essere preparati all’imbarco sul Vespucci. Gli allievi vengono stressati su alcune metodolo-gie che devono seguire per la loro incolumità, in-fatti vengono addestrati ad attaccare la cintura di sicurezza appena arrivano sull’albero ma se non lo fanno subito vengono messi a rapporto, quindi per loro diventa un atteggiamento naturale per può scongiurare incidenti. Il nostro veliero, il Ve-spucci, ha ottanta anni, ed è il veliero più bello del mondo, con determinate tradizioni, la grandezza dei suoi alberi è significativa rispetto ad altri velie-ri, però noi abbiamo una cultura velica che deriva dalla storia della tradizione, da 130 anni facciamo questa attività ed è naturale divulgare determinate informazioni e pretendere certe cose.Come si è evoluta la realtà delle donne in Ac-cademia? Le donne sono una bellissima realtà, hanno sicuramente contribuito a migliorare il si-stema delle forze armate, anche perché ricoprono dei ruoli che solo loro possono fare. E’ importante entrare nel concetto che c’è la piena parità, quello che io pretendo dall’uomo lo pretendo anche dalla donna. Sono molto determinate, abbiamo molte ragazze che sono fra le prime, e con soddisfa-zione mi piace dire che quelle che sono andate a bordo, quindi passando da un’Università al servi-zio effettivo, sono molto brave e attente. Mi piace sottolineare che le forze armate hanno attenzione a tutte le norme e le leggi che tutelano le donne, è necessario che le donne non debbano fare una scelta, possono essere assolutamente mamme e

ufficiali di Marina. Nelle forze armate in genere, la centralità è la persona, si crede che il fattore stra-tegico delle forze armate italiane sia proprio que-sto concetto. Adesso abbiamo eliminato anche la quota rosa per entrare in Accademia.In merito al Trofeo Accademia Navale di Li-vorno, pur trattandosi di una manifestazione sportiva dedicata alle gare veliche, quanto conta per lei l’aspetto culturale e sociale del-l’evento? Quest’anno siamo alla ventottesima edizione, è chiaro che il cuore è l’evento sportivo ed è quello intorno a cui ruota tutto il resto. Quello che mi fa estremamente piacere è vedere che at-torno a questo evento sportivo c’è anche un even-to culturale. Come in tutte le cose ci deve essere anche l’aspetto commerciale, che è testimoniato dal villaggio “Tutto vela” che è in fase di costru-zione al porto di Livorno. Sempre di più l’aspetto culturale è variegato e prevede eventi importanti. Il Trofeo Accademia Navale di Livorno è uno stru-mento fondamentale per far conoscere Livorno almeno nel bacino del Mediterraneo, o meglio in tutte quelle nazioni dove la vela ha un certo peso. Dobbiamo attirare il turismo mediterraneo, e lo si attira anche con eventi. Da quest’anno abbiamo introdotto una serie di attività, non solo nella città, ma nell’intero territorio livornese, ci sarà, infatti, un convegno a Portoferraio, una gara di chef a Rosignano. Nella mia ottica questo è un inizio per ampliare sempre di più. Più coinvolgiamo il terri-torio, più lo facciamo conoscere al turismo e più sinergie riusciamo ad ottenere.Ci può svelare quali tesori custodisce il Museo Storico dell’Accademia Navale di Livorno? C’è la nostra storia e tradizione, ci sono i nostri mo-dellini, naturalmente quello della Vespucci e del gemello Colombo. Mi preme sottolineare però che è un museo che rappresenta l’uomo, abbiamo medaglie, sciabole, berretti di ufficiali, abbiamo libri ed album dove sono conservate le foto di tutti gli allievi che sono passati in Accademia. C’è una stanza dove sono conservate le bandiere di ogni corso, infatti al termine della campagna addestra-tiva sul Vespucci, pochi giorni prima di arrivare a Livorno, i ragazzi si riuniscono per decidere il nome del loro corso, a differenza di altre Acca-demie noi non abbiamo nomi che si ripetono, la classe decide il proprio nome in modo autonomo, deve però giustificarlo e deve creare sia un motto che una bandiera. Io dico sempre che a luglio par-te il Vespucci con cento allievi e a fine settembre rientra con un corso. E’ uno di quei musei da cui spicca e trasuda l’umanità.Ammiraglio prima di congedarci ci può rivelare quali sono i suoi hobby e le sue passioni? A me piace stare molto tra la gente e mi piace vivere in mezzo ai ragazzi, non ho orario, vado a lezione con i ragazzi, invito i ragazzi alla mia mensa per-ché mi piace mangiare con loro ma soprattutto mi piace trasmettere determinati valori. Io mi sto de-dicando, insieme alla mia signora, anima e corpo al mio incarico, chiaro che anch’io ho degli hobby, mi piace molto il calcio, come spettacolo, sono un amante della radio, la tv mi toglie il piacere di ascoltare la radio e di immaginare la partita. Ascol-tando la partita alla radio, faccio funzionare la mia fantasia e al termine del gioco scrivo la partita che la mia fantasia ha visto, che talvolta non è quella reale, però non mi interessa perché le emozioni che ho provato sono quelle che ho visto nella mia testa. Svelo di essere da sempre interista. Mi piace raccontare di questo mio hobby perché credo che dobbiamo talvolta staccarci dal consumismo, dal venale per riscoprire determinati valori e un modo può essere anche quello di sentire semplicemente la radio, ascoltare la musica, estraniarsi un attimo e vivere da uomini e non da robot. Credo inoltre che l’arte faccia parte dell’uomo, personalmente mi sono avvicinato al teatro da grande e quando sono arrivato qui, vedendo il programma del tea-tro Goldoni, ho pensato che dovevo fare in modo che l’allievo conoscesse questa realtà a vent’anni, però dovevo mettere i ragazzi in condizione di po-ter scegliere il teatro a condizioni economiche che lo rendessero compatibile con la loro realtà,

così parlando con la presidente della Fondazione Goldoni, abbiamo fatto una convenzione. La pri-ma volta ho offerto io il teatro a cinquanta allievi e da allora, con grande soddisfazione, quando vado a teatro li vedo a seguire non solo la prosa ma anche spettacoli più impegnativi. La formazione dell’allievo deve riguardare anche aspetti etici e culturali, e l’ufficiale di Marina deve saper parla-re di tutto. Emozionarsi davanti ad un quadro è una cosa importante. Dobbiamo cercare di essere aperti e curiosi per approfondire e non fermarsi alla superficialità.

1° Maggio a SassettaLa via dei carbonai

I sassetani provengono da generazioni di car-bonai e boscaioli (e anche qualche brigante). Il boscaiolo è un mestiere tutt’ora praticato, ma quello del Carbonaio è andato con gli anni a scomparire. Per rendere omaggio alle tradizio-ni di Sassetta e alla sua storia, il Comitato Cac-ciatori organizza ogni anno - IL 1° MAGGIO - un evento culturale che fa rivivere la storia degli antichi carbonai, la loro quotidianità, il lavoro, la vita nel bosco: “La Via del Carbo-ne”. Il percorso si snoda nei boschi del parco di Poggio Neri e attraversa le fasi di lavorazione delle carbonaie. Al centro del circuito c’è il Museo del bosco in cui sono allestiti tutti gli attrezzi da lavoro dei carbonai.Nel percorso della Via del Carbone ci sono diversi punti di ristoro in cui vengono propo-sti spuntini tipici di Sassetta: panini imbottiti, zonzelle e buon vino. Il museo si trova all’in-terno del Parco Forestale di Poggio Neri, nei boschi del Monte Bufalaio, ed è una ricostru-zione reale delle strutture e degli arnesi degli antichi carbonai. Il museo del bosco ospita: La capanna del carbonaio e della sua famiglia (fatta di zolle); Il luogo del desinare e un for-no in pietra; Il pollaio (costruito anch’esso con zolle); Il seccatoio. Tutti gli arnesi necessari alla fabbricazione del carbone

Notizie in breve

Senza Nome-1 1-04-2011 10:44 Pagina 1 C M Y CM MY CY CMY K

Foto

di E

nzo

Mas

ci

Nella foto l’Ammiraglio Rosati

Foto

di E

nzo

Mas

ci

Foto

di E

nzo

Mas

ci

Foto

di E

nzo

Mas

ci

Foto

di E

nzo

Mas

ci

Page 4: N° 9 - Costa degli Etruschi News

4 aprile 2011

Il primo di quattro focus sull’isola più grande della Toscana

Il Festival del Camminare

Il Festival del Camminare all’Isola d’Elba si svolgerà in primavera dal 16 aprile all’8 mag-gio 2011, ed in autunno dal 24 settembre al 1 novembre. Il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, con altri 6 parchi della Costa Toscana (il parco Regionale della Maremma, il parco di Migliarino - San Rossore e Massaciuccoli, il Parco delle Alpi Apuane, il parco Provinciale dei Monti Livornesi, il parco Interprovinciale di Montoni ed i Parchi della Val di Cornia) organizzano la seconda edizione del “Tuscan Coast and Islands Walking Festival”, ovvero il Festival del Camminare in Costa Toscana. Si tratta di passeggiate nella natura, a tema. Questa è un po’ la novità del Festival del Cam-minare. I temi sono svariati, dal camminare filosofico, al camminare per luoghi sacri, di culto, al camminare con e per i bambini, op-pure immersi nel silenzio, tenendo conto degli avvenimenti storici che hanno interessato i luoghi che si visitano e molti altri, camminare escursionistico, camminare Geo, camminare nella musica, camminare per conoscersi. Per informazioni sul programma del Festival nelle isole dell’Arcipelago Toscano mail: [email protected]

l’arcipelago

Le scintille sprigionate dai fuochi Etruschi per la ridu-zione del ferro ispirarono

il primo nome all’Isola d’Elba: Aethalia, un nome dato dai na-vigatori greci che incrociavano quest’isola nei loro viaggi tra le colonie dell’Italia meridionale e Marsiglia. All’epoca non si cono-sceva ancora la nascente potenza di Roma, ma nessuno, in tutto il Mediterraneo, ignorava l’esisten-za di quest’isola straordinaria-mente ricca di ferro e di numero-sissimi altri minerali. Il trekking che proponiamo farà conoscere a tutto tondo questa realtà mine-raria dell’isola: accompagnati da un geologo, esploreremo le vaste miniere a cielo aperto della zona nord orientale, con i sorprenden-ti laghi rossi creati dall’attività esplosiva, e visiteremo la straor-dinaria Miniera del Ginevro l’uni-ca in sottosuolo dell’Elba, con gallerie fino a -54 m sotto il livel-lo del mare.

Il programma prevede:sabato 30 aprile – Ritrovo dei partecipanti alla Stazione ma-rittima di Piombino verso le ore

8.45. Partenza in nave di linea per l’isola d’Elba alle 9.30. Trasfe-rimento in auto fino a Rio Ma-rina, dove inizierà l’escursione geologica tra i numerosi cantieri minerari a cielo aperto. Possibili-tà di raccolta di minerali. Visita del Museo Minerario di Rio Ma-rina. Pranzo al sacco. Al termine dell’escursione, trasferimento in auto all’Hotel per la cena e il pernottamento. (Dettagli del-l’escursione a piedi: tempo di

percorrenza 4h ca., dislivello in salita 300 m, percorso facile, non ombreggiato)Domenica 1 maggio – Dopo cola-zione breve trasferimento in auto fino a Capoliveri, da dove inizie-remo la nostra escursione a pie-di fino alla Miniera del Ginevro. La visita permetterà di scendere nelle gallerie minerarie perfetta-mente conservate e mantenute senza orpelli “turistici”. Visitere-mo quindi l’annesso museo sulla

storia dei minatori e tutti gli af-fioramenti minerari di crisocolla, ilvaite, granato, epidoto, filoni aplitici ecc… che caratterizzano questa zona elbana. Rientro a Capoliveri con l’ausilio di un bus-navetta, e quindi riprendendo le auto, trasferimento al porto per l’imbarco e il rientro a Piombino. Fine dei servizi. (Dettagli del-l’escursione a piedi: tempo ef-fettivo di percorrenza 4h30’ ca., dislivello in salita 400m ca.; diffi-

coltà medio-facile, percorso solo parzialmente ombreggiato)Gli spostamenti sull’isola saranno effettuati con le auto private dei partecipanti. Per la migliore ge-stione della logistica, il numero delle stesse sarà limitato in modo funzionale al numero complessi-vo dei partecipanti. L’organizza-zione smisterà i vari “equipaggi” auto nella fase delle iscrizioni, mettendo sempre a disposizione del gruppo anche la propria auto. Le spese di traghetto per le auto saranno suddivise equamente tra tutti i partecipanti.I pranzi sono previsti al sacco; poiché si tratta di 2 soli giorni, consigliamo a tutti i partecipanti di provvedere individualmente ai due pranzi prima della partenza.Indossare capi sportivi leggeri (a strati) e scarpe da escursionismo. Zaino leggero giornaliero oltre al bagaglio da lasciare presso le ca-mere, borraccia, torcia.Per info e prenotazione contatta-re: [email protected], www.toscanatrekking.it

Trekking nell’Elba delle MiniereSabato 30 aprile – domenica 1 Maggio 2011

Weekend in “Compagnia”La Compagnia Gli altri Siamo Noi è nata nel settembre del 2003 da giovani con lo scopo di organizzare eventi e spettacoli a scopo benefico in contatto con il comitato provinciale Unicef di Livorno, con cui hanno stretto un forte legame di collaborazione. I ragazzi che la compongono sono stati spinti dal desiderio di impegnarsi per la solidarietà, nonché dalla voglia di divertirsi insieme e dalla passione per il canto, ballo e la recitazione. Allesti-scono commedie e varietà musicali, dove tutto è scritto da loro, così come il corpo di ballo che si è aggiunto più recentemente pensa alle coreografie. Provengono dai vari paesi della provincia di Livorno, uno addirittura viene da Firenze ed hanno tra i 15 ed i 28 anni. I ragazzi non hanno una sede stabile per provare, ma sono ospitati, e per questo ringraziano, sia nelle sale messe a disposizione dal comune di Castagneto Carducci, sia dal circolo Arci, che dalla parrocchia sempre di Castagneto Carducci. Per il 15-16-17 aprile La Compagnia Gli Altri Siamo Noi ha organizzato una rassegna di solidarietà “Weekend in “Compagnia” che si terrà presso il teatro Roma di Castagneto Carducci dalle ore 21,15. Nei tre giorni saranno presentate tre discipline artistiche: danza, musica e teatro. L’ingresso sarà ad offerta e il ricavato sarà devoluto all’Associazione “Ci sono anch’io” di Piombino, formata da famiglie che vivono una situazione di disagio determi-nata dalle condizioni di deficit psichico, fisico e del linguaggio dei propri bambini. Il traguardo è l’inserimento nel modo più qualificato e autonomo possibile dei loro bambini nella società e nella realtà scolastica.

La Casa del Padre Celeste Questo progetto nasce alcuni anni fa dall’intuizione di realizzare una struttura di ospitalità per i “figli derelitti del Padre” quale risposta immediata e temporanea per coloro che presentano bisogni impellenti di ospitalità, assistenza, accudimento ed ascolto. Sono tanti i gruppi di preghiera in varie Diocesi italiane che sostengono il progetto di quest’Opera: le comunità di Roma Ciampino, L’Aquila, Marsala, Valle d’Olmo, Pistoia, Quarrata, Torino, San Vincenzo ne sono un esempio. La casa di accoglienza prende il nome di “Casa del Padre Celeste” alla cui realizzazione e gestione provvede oggi l’Associazione di volontariato “Casa del Padre Celeste”. Il progetto è impegnativo: la struttura è composta da ben quattro edifici tra loro collegati e costituiti da 40 camere, un refettorio con annessa cucina, un salone polifunzionale, servizi ambulatoriali vari, un auditorium di circa 200 posti e una cappella.L’Opera è strutturalmente progettata anche per favorire momenti di aggregazione, confronto e formazione per varie Istituzioni, associazioni e gruppi che ad essa si rivolgeranno.Miseria, abbandono, accattonaggio, solitudine, handicap, che oggi definiamo “disagio sociale”, sono le sfide dell’intervento a cui questa Opera risponderà potendo fornire un sollievo momentaneo a quanti non riescono a stare dentro la storia, o meglio a quanti la società tiene fuori dalla propria storia.Già da ora, coloro che transitano dalla variante Aurelia (S.S. 1) in direzione Livorno, poco prima della galleria di San Vincenzo, possono vedere alla loro destra, illuminata dalle prime ore della sera, una grossa croce con accanto il cantiere in costruzione.Coloro che sono interessati a conoscere ulteriori informazioni sull’Opera possono contattare il parroco allo 0565701015. Coloro che vogliono contribuire alla realizzazione dell’Opera lo possono fare facendo un versa-mento sul c/c postale n. 57123499 con causale “pro Casa del Padre Celeste”.

L’ELBA, REGINA DEL TIRRENOdi Gianluca Parodi

Isola d’Elba o semplicemente Elba, è la terza isola più grande d’Italia, la maggiore dell’arci-pelago toscano. Tra il mar Ligure e il mar Tirre-

no, è situata a circa 10km dalla costa, facilmente raggiungibile dal porto di Piombino, con un servi-zio frequente ed efficiente di traghetti ed aliscafi, attivo tutto l’anno. Divisa in otto entità comunali, tutte appartenenti alla provincia di Livorno, conta circa 30mila abitanti residenti, naturalmente, nel-la stagione estiva, questo numero è destinato a crescere vertiginosamente. L’isola d’Elba infatti, parte principale del Parco Nazionale dell’Arcipe-lago Toscano, è una meta turistica ambitissima per italiani ma soprattutto stranieri che vogliono godersi un sole intenso, spiagge da copertina ed un mare trasparente con scorci costieri da so-gno. La varietà della conformazione del litorale, è, appunto, una delle caratteristiche più rilevanti dell’isola. Dalle spiagge alla scogliera, dai fondali sabbiosi ai dirupi scoscesi, ce n’è per ogni gusto e preferenza. Come detto, l’estate, è il momento in cui l’Elba raggiunge i picchi più alti di turismo sfrenato, dunque, le strutture ricettive sono nu-merose e ben sparse sul territorio.Campeggi, hotel, ristoranti e bar, attività com-merciali in genere, sono la principale fonte di guadagno per l’orgoglioso e fiero popolo elbano, che annovera migliaia di abitanti tra le fila di co-loro che rendono l’isola una meta vacanziera di grande successo. Tracciato un profilo generale, che approfondiremo meglio nelle prossime uscite, percorriamo la storia isolana, partendo dagli albori della civiltà, fino all’epoca medievale. Viaggeremo nel tempo attraverso epoche storiche ed avveni-menti, scandendo le tappe di un luogo, da sempre, di rilevante importanza a livello locale e nazionale. Studi storici e scientifici, affermano che, nell’era

preistorica, l’Elba fosse attaccata alla terra ferma, componendo un territorio di caccia per gli uomini primitivi che abitavano queste fredde zone d’Eu-ropa. La fine delle “glaciazioni” fece sì che l’isola divenisse autenticamente isola, staccandosi dalla costa di qualche chilometro, diventando così inac-cessibile e, quindi, spopolata. Le testimonianze archeologiche, ritrovate sul luogo, parlano di ac-campamenti di caccia occasionali, risalenti a circa 50mila anni fa. Non ci sono tracce di industrie me-solitiche, questo fa supporre che l’isola sia stata priva di attività umana almeno per 5mila anni, fino all’arrivo dei primi navigatori neolitici, che vi sta-bilirono insediamenti, dedicandosi all’agricoltura, alla pastorizia e alla lavorazione della ceramica. La forte presenza di rame dette vita, in seguito, ad una comunità importante che viveva estraendo metalli, all’epoca, preziosi e commerciando, pro-babilmente, con genti del lontano Oriente. Queste teorie, sono avvalorate da una suggestiva scoperta

nei pressi di Rio Marina, la grotta di San Giuseppe: una sepoltura collettiva di una comunità mine-raria dell’Elba nordor ientale. Poi venne il tem-po della gloriosa d o m i n a z i o n e etrusca che rese il territorio un fondamenta le snodo commer-ciale, sia per questioni com-merciali, che per la produzione diretta del ferro,

praticato lungo tutta la costa, dove fioriva una delle culle storiche del popolo stesso: Populonia. Dopo la battaglia navale di Cuma (474 a.C.), nel-la quale gli Etruschi vennero sconfitti dalla flotta siracusana di Gerone I, sono attestati negli scavi, i segni di devastazioni e incendi. I vincitori riven-dicarono il predominio commerciale per il ferro presente sull’isola. Al tempo dei Romani, l’isola d’Elba fu rilevante per la sua posizione strategica, si trovava, infatti, sulla via delle rotte navali più percorse dai mercanti dell’antica Roma, verso la Gallia, la Spagna, il Nord Africa e le altre isole del Mediterraneo. Nonostante la sua immensa gran-dezza la civiltà romana non raggiungerà mai il livello dei predecessori etruschi, nella produzione del ferro, comunque l’Elba rimase un noto centro siderurgico. Gli scavi archeologici hanno portato alla luce un cospicuo numero di resti di ville ro-mane, residenze estive di nobili del tempo, pare che in una di esse, si recasse in vacanza il celebre

poeta Ovidio, intorno al I secolo.Con la caduta del’Impero romano e le invasioni barbariche, la riduzione dei traffici commercia-li, pur in mancanza di devastazioni, provocò lo spopolamento dell’isola. E i barbari giunsero al-l’Elba, testimonianze concrete le ritroviamo nella toponomastica, tipicamente longobarda, di alcune località del luogo. Quando i Franchi sconfissero i Longobardi, ponendo inizio alla loro supremazia sulla penisola italiana, l’intero Arcipelago Toscano fu conferito in donazione al Papato. Fu così che monaci ed eremiti furono i principali abitanti di monasteri, chiese e borghi che sorsero numerosi. Le repubbliche marinare, vere padrone del Medi-terraneo in epoca medievale, instaurarono la loro influenza nell’arcipelago e l’Elba vide prevalere, sulle sue coste, l’effigie di Pisa, in costante lotta con Genova per il controllo del monopolio com-merciale nel mar Tirreno. Alleate nella guerra ai minacciosi pirati saraceni, le due repubbliche marinare però si ritrovarono a scontrarsi più e più volte. Questa diatriba si concluse con la fa-mosa battaglia della Meloria, nel 1284, in cui Pisa fu costretta a gettare la spugna. Ma questa data coincise con una crisi europea senza precedenti, epidemie generali e carestie spopolarono anche l’Elba e molte delle sue strutture decaddero sot-to i colpi del tempo che scorreva lento, vuoto ed inesorabile. Nella prossima uscita proseguiremo col racconto storico, ricchissimo di avvenimenti in epoca moderna, dal dominio del Principato di Piombino a quello del Granducato di Toscana, co-nosceremo meglio anche l’età di Napoleone, che all’Elba visse in esilio, finendo con le vicende che hanno portato al contesto contemporaneo. Chia-ma Aetalia dai Greci, per la quantità di fuliggine che vi si produceva ed Ilva, da cui deriva il nome attuale, dai romani, quest’isola rappresenta uno dei patrimoni più indiscutibilmente preziosi della Costa degli Etruschi.

Le generalità e la storia fino al Medioevo

Box Ice Palace 6x5 6-07-2010 18:17 Pagina 1 C M Y CM MY CY CMY K

Notizie in breve

Per realizzare pubblicità, promuovere la tua azienda,

i tuoi prodotti con

COSTA degli ETRUSCHI News puoi farlo

Per spazi pubblicitari e info

cell. 340.7241313 oppure mail: [email protected]

Foto

di E

nzo

Mas

ci

Panorama di Lacona Marina di Campo

Page 5: N° 9 - Costa degli Etruschi News

5aprile 2011

Come portare beneficio a se

stessi e agli altri ‘Penso che in ogni ambito sociale, la chiave per un mondo più felice e di successo sia lo sviluppo della compassione. Non è necessa-rio diventare religiosi, né dobbiamo credere in un’ideologia. Tutto ciò che serve è che ciascuno di noi sviluppi le proprie buone qua-lità umane – Il XIV Dalai Lama (patrono di Essential Education)

Ci sono quattro aspetti della nostra vita quoti-diana che la rendono di valore: come pensia-mo, come agiamo, come ci relazioniamo agli altri e come diamo senso alle nostre azioni.Questi quattro aspetti possono essere valoriz-zati in modo da portare nella nostra vita e nel nostro ambiente gioia e serenità.La realizzazione di questo importante obiet-tivo si coniuga tramite la messa in atto di sedici linee guida sia negli ambiti personali della vita che in quelli sociali, come il servi-zio agli altri.Essential Education è un progetto internazio-nale che fa capo all’organizzazione non profit Foundation for Developing Compassion and Wisdom e si propone di svilupparle in diver-si settori d’azione per far crescere le proprie innate qualità di gentilezza e saggezza. Gli interventi e i progetti sono orientati alla di-vulgazione di una cultura di pace e di armonia in ambiti diversi quali la scuola, i luoghi di cura e di riabilitazione, le prigioni, i posti di lavoro e in famiglia.L’Istituto Lama Tzong Khapa organizza a Pomaia una conferenza e un seminario per presentare questo importante progetto di svi-luppo personale, formativo e sociale con la partecipazione straordinaria della principale esponente di Essential Education, Alison Murdoch.Alison Murdoch sarà affiancata dalla dotto-ressa Valentina Dolara e da Patriza Gavoni, esponenti italiane di Essential Education.Il programma della manifestazione è il se-guente:venerdì 8 aprile ore 21, conferenza pubblica a partecipazione liberasabato 9 aprile a partire dalle 9 di mattina, seminario di presentazione dei progetti di ap-plicazione di Essential EducationConferenza e seminario saranno tenuti in ita-liano e in inglese con traduzione consecutiva in italiano.Per le iscrizioni e informazioni contattare la segreteria dell’Istituto al numero di telefono 050 685654 interno 1 (tutti i giorni dalle 9 alle 12.30 e dalle 14 alle 17) oppure scriven-do a [email protected]

Notizie in breve

eventi

1° aprILe, apre IL CavaLLIno Matto

Un mondo colorato, pieno di gioia e serenità, un posto magico, dove gran-di e piccini si divertono, passando

giornate felici e spensierate. E’ il Cavallino Matto, il parco divertimenti più grande del centro Italia, completamente immerso nel verde, che si estende su un’area di 60.000 mq, ricca di giochi, attrazioni e spettacoli per tutta la famiglia. Il parco si trova all’interno della vasta pineta che costeggia le splendide spiagge di Marina di Castagneto, in provincia di Livorno,sul Mar Tirreno, un luogo incante-vole, dove la natura e la tranquillità regnano

sovrane.

Apertura prevista quest’an-no per il 1° aprile, anticipata rispetto alla tradizione della storica struttura di svago e divertimento nella Costa degli Etruschi, tra mare e verde. Anticipata per dare

l’opportunità a tutte le scuole che lo deside-rino, di partecipare ai nuovissimi “ progetti didattici”. Il Parco diviene così meta irrinun-ciabile delle “gite di istruzione” in Toscana. Il primo progetto è quello didattico naturalistico dove un tutor esperto guiderà i ragazzi di elementari e medie in un percorso di circa 800 mt. nella pineta del Parco, alla scoperta del mondo della fauna e della flora di questo territorio. Il secondo, attualissimo, di educa-zione ambientale permanente, si snoda in tre proposte di laboratori: il riciclo della carta, la piantumazione e i rifiuti … in gioco. Il Ca-

vallino Matto amplia quindi la sua offerta da prettamente ludica a didattica ed educativa con lo slogan: Imparare non è mai stato così divertente !Le 30 attrazioni del Parco offrono un venta-glio di emozioni per tutti: dai bambini picco-lissimi agli adolescenti e agli adulti più spe-ricolati. La nuova Shocking Tower svetta in modo stupefacente dalla cima degli alberi del Parco: 55 mt. di altezza e solo 1,8 secondi di spinta accelerata per raggiungere la cima . La Gold Mine, la splendida miniera d’oro al centro della terra, ospita il viaggio più avven-turoso e “pericoloso” per grandi e bambini, con sorprese esplosive ! Tra le attrazioni più amate troviamo lo Yukatan, la Baia dei Bu-canieri, il Topo Zorro, il Colorado Boats, la Canoa delle Favole, il Safari Adventures, il fantastico Roller Coast Project 1 e tante al-tre. Gli spettacoli all’Arena Show e al Pala Verde sono sempre nuovi ed accattivanti. Fiore all’occhiello degli spettacoli per questa

stagione sono un eccezionale ventriloquo, artista internazionale e unico nel suo gene-re, accompagnato dai suoi irriverenti pupazzi “parlanti” e una coppia di straordinari balleri-ni professionisti che danno vita ad uno spet-tacolo unico e coinvolgente,VOLEANDA: flamenco spagnolo e bolas argentine , in un mix esaltante di ritmo, forza, velocità ed eleganza.

Dal 17 aprile, presso il Residence & Hotel An-tico borgo San Marti-

no, in località San Martino a Riparbella verranno esposte sculture e opere degli artisti Franca Frittelli e Ariberto Badaloni, l’esposizione sarà visibile per tutta la stagione estiva, accessibile a tutti e con ingresso libero.L’ampio spazio esterno per-metterà a Franca Frittelli di esporre le sue sculture, anche di dimensioni più grandi. Franca Frittelli è un’artista dalle molteplici attività, oltre ad essere un’affermata scultrice, le sue sculture monumentali sono presenti in quasi tutta Europa ma anche in Africa,

Nuova Zelanda e Giappone, è anche attrice, autrice di spettacoli e film sperimen-tali, costumista, scenogra-fa, regista, insegnante. La sua creatività contamina ogni materiale, legno, gra-nito, marmo, bronzo e ce-ramica, tutto viene plasma-to trasformandosi nella sua personale visione del reale.Franca vive a Vada, dove lavora nel suo atelier.Lo spazio interno invece ospiterà i pastelli di Ariber-to Badaloni che ha voluto caratterizzare la rassegna con disegni su cartoncino che ritraggono volti di per-sonaggi più o meno famosi che lo hanno interessato nel corso della vita. Ariber-

to Badaloni nasce a Livorno, vive a Vada con la moglie Franca, anche lui è forte-mente attratto dal mondo del teatro come mezzo di espressione e comunicazio-ne totale. Fin da piccolo dimostra grande passione e abilità nel disegno. In-torno agli anni ottanta la sua attenzione si focalizza sulla grafica pubblicitaria, e inizia a sperimentare nella videografica computerizza-ta. Di anno in anno le sue partecipazioni a prestigiose manifestazioni aumentano e le sue opere grafiche e pittoriche sono sempre più presenti in paesi europei ed extraeuropei.

Spazio all’arteAntico borgo San Martino

Opere di Frittelli e Badaloni

Eventi & Appuntamenti in Aprile (la Redazione non è responsabile dell’eventuale variazione del programma degli eventi)

Con la rubrica eventi e appuntamenti avrai a portata di mano un’utile guida alle manifestazioni che si svolgeranno nella Costa degli Etruschi permettendoti così di organizzare al meglio il tuo tempo libero.

Livorno

• fino al 10 aprile Avanti popolo. Il PCI nella storia d’Italia Bottini dell’Olio Tutti i giorni ore 10.00-19.00. Unica tappa toscana della mostra per il 90° anniversario della nascita del Partito Comunista Italiano, con archivi del PCI ricchi di cimeli e documenti inediti del PCI toscano e di quello livornese.Do-cumenti autografi di Gramsci, Togliatti, Berlinguer • fino al 17 aprile Trofeo Accademia Navale. Una grande manifestazione del mare. Numerosi eventi di carattere culturale, sociale, artistico, accompa-gnano questa festa del mare• fino al 25 aprile Alfredo Muller, un ineffabile dandy dell’impressionismo Granai Villa Mimbelli. Mostra di circa 130 opere del pittore, nato a Livorno e morto a Parigi. orario: 10.00-13.00 16.00-19.00 chiuso lun. Info tel 0586 808001• 6 aprile Uto Ughi, violino Teatro C.Goldoni ore 21.00. Per info visita il sito del Teatro C.Goldoni• 11/12 aprile Il fu Mattia Pascal Teatro C.Goldoni ore 21.00. Versione teatrale di e con Tato Russo, Katia Terlizzi, Re-nato De Rienzo, Marina Lorenzi• dal 7 al 17 aprile Cacciucco & frien-ds: 1a edizione rassegna delle zuppe di pesce. Porto Mediceo - Villaggio Tutto-vela. Una kermesse del gusto con la partecipazione di celebri chef, serate biologiche e zuppe di pesce. Gradita la prenotazione. Orario: 18.00. Info tel. 0586895395 www.cacciucco.org• 13 aprile Anne Gastinel, Yoel levi, ORT Teatro C.Goldoni ore 21.00 (fuori ab-bonamento): Anne Gastinel, violoncello Yoel levi, direttore ORT (Orchestra della

Toscana) musiche di M.Ravel, C.Saint-Saens M.Ravel Pavane, G.BizetI• 29 aprile Certe notti Teatro C.Goldoni ore 21.00. Aterballetto con coreografie Mauro Bigonzetti canzoni, musiche, poesie Luciano Ligabue

Rosignano Marittimo

• 10 aprile Le mille e una notte. Spetta-colo teatrale per bambini orario: 16.15 Castello Pasquini Castiglioncello• 15 aprile Giovane danza d’autore Castello Pasquini Castiglioncello ora-rio: 21.15• 24 aprile Zerogrammi Spettacolo teatrale per bambini Castello Pasquini Castiglioncello orario: 16.15• 27 aprile La storia del cinema - i ca-polavori proiezione del film “8 e 1/2” di Federico Fellini. Cinema Castiglioncello orario: 21.15• 29 aprile Musicaromanzo Castello Pasquini Castiglioncello orario: 21.15• fino al 15 maggio Piccoli concerti musicali ogni domenica mattina orario: 11,00 Teatro Ordigno Vada. Info tel. 0586.788373• fino al 30 giugno Corso di teatro po-polare per adulti orario: 21,00 Teatro Ordigno Vada. Info tel. 0586788373

Cecina

• 9 aprile Fate (favole) Teatro De Filip-po. Due tempi di Paolo Poli liberamente tratti da Beaumont, Bandello, Perrault orario: 21.00• fino al 30 maggio Villa Guerrazzi

La Cinquantina. Giochi di narrazione, scrittura autobiografica, laboratorio di esercizi, approfondimenti e letture, produzione letteraria orario: Tutti i lu-nedì dalle 21 alle 23 Artimbanco Scuo-la di Teatro. Info tel 348.6051639

Bibbona

• 25 aprile Festa del Cedro e Palio delle botti Centro storico. Mercatino di artigianato artistico e di prodotti tipici locali. Tombolata in piazza, giochi pae-sani, concerti e degustazioni. Corteo in costume e Palio delle Botti.

Castagneto Carducci

• fino al 18 settembre Carducci e l’Uni-tà d’Italia. Museo Archivio Carducci al-lestito con materiale inerente all’Unità d’Italia ed i suoi fautori. Saranno a disposizione dei visitatori testi antichi, fotod’epoca ed oggetti storici. orario: 10.00 -13.00. Info tel. 0565.765032

Sassetta

• 1 maggio La via del carbone Parco di Poggio Neri. Vedi “Notizie in breve” pag. 3

San Vincenzo

• 7 aprile Astronomia. Conferenza a cura del dott.Paolo Volpini Torre S. Vin-cenzo orario: 15:30-17:00• 5 aprile Ragione e fede - la scienza e il sangue di San Gennaro Confe-renza a cura del Dott. Luigi Abagnale – farmacista Torre S. Vincenzo orario: 15:30-17:00 • 8 aprile Viva Verdi Concerto di mu-siche verdine per la celebrazione del 150° anniversario dell’unità d’Italia. Teatro Verdi orario: 21:00• 12 aprile Vocazione di abramo, vo-cazione dei cristiani a cura di Don Paolo Pasolini Torre S. Vincenzo orario: 15:30-17:00• 14 aprile Sole e cute: metodiche di prevenzione Conferenza a cura del Dott. Paolo Sbano - Dermatologo Torre S. Vincenzo orario: 15:30-17:00 • 15 aprile L’Ombra del Flaneur Teatro Verdi. Commedia orario: 21:00• 21 aprile Musica e donna Spettaco-lo di danza Teatro Verdi orario: 21:15. Prenotazioni ed info: 0565707273 -giorno dello spettacolo 388 3037936• 29 aprile Monologhi di Alan Bennet Due monologhi recitati Teatro Verdi orario: 21:00

Campiglia Marittima

• 7 aprile Nozze di sangue Tragedia che Federico Garcia Lorca terminò nel 1933, tre anni prima della fucilazione, permeata dallo spirito andaluso tanto caro al drammaturgo spagnolo. Teatro dei Concordi orario: 21:15• 8 aprile A tempo di jazz. La filarmo-

nica Mascagni di Venturina in versione Jazz band terrà un concerto insieme al chitarrista Corrado Rossetti Sala della Musica Venturina. orario: 21:30.• 11 aprile A passo d’uomo Donna=persona=diritti: l’identità fem-minile oltre gli sterotipi. Lezione di Loredana Lipperini Scrittrice, autrice e conduttrice radiotelevisiva. Auditorium BIC Venturina. Orario: 16:30

Piombino

• dal 9 al 17 Aprile Visite di Primavera nei parchi della Val di Cornia. Parco Ar-cheominerario di San Silvestro . “Fare il geologo” Un laboratorio per tutte le età ci fa scoprire l’affascinante mestie-re del geologo. Ingresso a pagamen-to. prenotazione obbligatoria. Info tel 0565226445 / e-mail [email protected]• 10 aprile Amico museo- le pietre rivivono. Museo archeologico del ter-ritorio di Populonia. Conferenza e visita al museo orario: 17.00 Parchi Val di Cornia tel. 0565226445• 16 aprile Amico museo - mosaici e mosaicisti all’acropoli di populonia Ba-ratti. Lo scavo di una domus sull’acro-poli di Populonia ha messo in luce mosaici policromi intatti realizzati nel I sec a.C. da abili artigiani mosaicisti. Adulti e bambini potranno riprodurla secondo una tecnica musiva antica orario: 11.00. Parchi Val di Cornia tel. 0565226445 www.parchivaldicornia.it• fino al 30 aprile Il ritorno di Leo-nardo a Piombino Museo del Castel-lo e della Città di Piombino. Info tel. 0565226445

Frittelli “Grandi Capelli”

Badaloni “Calendario” Badaloni “L’enigma della scala rossa”

Page 6: N° 9 - Costa degli Etruschi News

6 aprile 2011

La Colomba Pasquale

Altro tipico dolce di Pasqua è la colomba pa-squale. Anche se le leggende vorrebbero far risalire questo dolce in epoca longobarda, ad-dirittura al re longobardo Alboino che durante l’assedio di Pavia si vide offrire, in segno di pace, un pan dolce a forma di colomba, oppure legata ad una leggenda che coinvolge la regina longobarda Teodolinda e l’abate irlandese San Colombano; le origini di questo ormai indi-spensabile coronamento delle mense pasquali sono assai più recenti. Fu Dino Villani, diret-tore pubblicità della ditta milanese Motta, già celebre per i suoi panettoni natalizi, che negli anni trenta, per sfruttare gli stessi macchinari e la stessa pasta, ideò un dolce simile al panetto-ne, ma destinato alle solennità della Pasqua. La ricetta poi venne ripresa da Angelo Vergani che nel 1944 fondò la Vergani srl, azienda di Mila-no che ancora oggi produce colombe. Da allora la colomba pasquale volò sulle tavole di tutti gli italiani, e anche ben oltre i nostri confini.

La leggenda della colomba di

San ColombanoA Milano, Pavia e dintorni vi è una suggesti-va leggenda che viene tramandata insieme ad un’antica usanza di consumare a Pasqua una colomba di pane dolce in onore e ricordo di San Colombano. Si narra che al suo arrivo in città, attorno al 612, l’abate irlandese venne ricevuto dai sovrani longobardi e invitato con i suoi monaci ad un sontuoso pranzo. Gli furono serviti numerose vivande con molta selvaggina rosolata, ma Colombano ed i suoi, benché non fosse di venerdì, rifiutarono quelle carni troppo ricche servite in un periodo di precetto quale quello pasquale. La regina Teodolinda si offese non capendo, ma l’abate superò con diploma-zia l’incresciosa situazione affermando che essi avrebbero consumato le carni solo dopo averle benedette. Colombano alzò la mano destra in segno di croce e le pietanze si trasformarono in candide colombe di pane bianche, come le loro tuniche monastiche. Il prodigio colpì mol-to la regina che comprese la santità dell’abate e che poi decise di donare il territorio di Bobbio dove nacque l’Abbazia di San Colombano. La colomba bianca divenne il simbolo iconografi-co del santo, ed è sempre raffigurata sulla sua spalla.

Notizie in breve

A tavola...e non solo

Un ortaggio dal sapore piccante,

il ravanello

Uniti dalla stessa eterna passione, la pasta!

Superfluo forse affermarlo, ma siamo al mondo i principali produttori (3,2 milioni di tonnellate) e consumatori (26 kg a testa) di pasta. Il prodotto alimentare che senza ombra di dub-bio, assieme alla pizza, più ci rap-presenta nel panorama mondiale. “Spaghetti, pizza e mandolino” così ci deridono malignamente all’estero, specialmente in quei paesi talvolta un po’ invidiosi della nostra capacità prima, ovvero quella dell’arrangiarsi . Per una volta, almeno per quanto riguarda il lato culinario delle nostre peculiari caratteristiche, lasciamoci la licenza del dire “chi se ne frega”, e godiamo un po’ della squisitezza dei nostri prodotti. Mettendo da par-

te, almeno in queste righe, la storia che lega le nostre tradi-zioni alla pizza ed alla pas-sione (di gran parte degli ita-liani emigranti) per la musica, f oca l i z z i amo l’attenzione sul perché la pasta lungo i chilo-

metri di tutta la penisola, è divenuta sempre più di uso quotidiano; un piatto universale che si presenta al palato ogni giorno sotto una moltitu-dine di gustosissime ricette.Le notizie riferenti ai suoi primi con-sumi riportano che questa veniva già consumata nei territori dello stivale già nel lontano 1310. Ancora oggi, non si ha ben chiaro, quale sia stato il popolo inventore di tale prodotto. Ma sembrerebbe che Marco Polo, nello scrivere il “MIllione”, riportasse notizie dalla Cina riferenti ad un par-ticolare prodotto a base di farina che potrebbe tranquillamente trattarsi dei nostri cari spaghetti. Dunque pur non essendo ben chiara questa

circostanza possiamo appellarci ad un po’ del nostro sentimento di pa-triottismo ed affermare che la pasta è la nostra bandiera sotto la quale poter nel campo culinario, celebrare la nostra unità.L’evoluzione per la moderna ca-tegoria di pasta arrivò durante il medioevo, quando fu introdotto un nuovo metodo di cottura e di forme. Apparvero le paste forate e quelle ripiene; l’invenzione della pasta sec-ca a lunga conservazione, attribuita generalmente agli arabi bisognosi di provviste per i loro spostamenti nel deserto, fu invece la novità che più influì nelle abitudini alimentari e nei commerci. Fu infatti proprio nel Medioevo che sorsero le prime bot-teghe per la preparazione professio-nale della pasta. Dalla Sicilia, impre-gnata di cultura araba, alla Liguria sorgevano città che avrebbero avuto grande partecipazione nell’evoluzio-ne e nel successo delle paste ali-mentari. La tecnica dell’essiccazio-ne permise alla pasta di affrontare lunghi percorsi via mare o all’interno del continente per i quali si specia-lizzarono i commercianti genovesi. Anche la Liguria divenne luogo di produzione di paste secche mentre

l’ Emilia Romagna, la Lombardia e il Veneto rimasero legati all’uso della pasta fresca che tuttora persiste. Dunque una tradizione ed una storia che portano la pasta ad avere radici lontanissime. Sicuramente il succes-so di questo alimento costituito prin-cipalmente da semola di grano duro è dato dalla sua fondamentale sem-plicità; infatti bastano un filo d’olio buono e del parmigiano per rendere gustoso un normale piatto di spa-ghetti. Ma sono note ad ognuno di noi le svariate ricette con le quali da Bolzano a Palermo quotidianamente si consumano piatti a base di squisi-tissime paste, realizzate secondo ciò che la più estrema fantasia esprime. Sono quindi molte le ragioni che ci consentono di poter definire questo prodotto simbolo eterno di un’unità nazionale che in questo anno stiamo via via riscoprendo, celebrando e perché no, riassaporando. Un piatto di pasta quindi sempre più colora-to di verde, bianco e rosso perché come sempre affermiamo, il princi-pale intento della tavola deve essere quello della condivisione; condivisio-ne che in questo caso porta con se il significato di un’unità nazionale tutta da celebrare.

di Marco Provinciali

Entrando in aprile ci apprestiamo a lasciare definitivamente il lungo e piovoso inverno e, con esso, molte delle abitudini che per circa sei mesi ci hanno accompagnato. Via maglio-ni pesanti, via giacchette, via il grigiore delle giornate buie e spazio invece ad una nuova stagione piena di colori. Tra i tanti cambi che più o meno inconsapevolmente compiano, ce n’è uno che forse sfugge agli occhi di tutti, ovvero il nostro modo di mangiare. Cambia-mo i vestiti, cambiamo il mezzo di locomo-zione e inconsciamente cambiamo anche i colori delle nostre tavole, nel senso che la nostra dieta quotidiana si appresta ad avvici-narsi a dei piatti tendenzialmente più leggeri, composti spesso dalla numerosa offerta di verdure che il mercato lestamente propone.Una di queste, che inizierà ad essere so-ventemente presente sulle nostre tavole, sarà il ravanello, ortaggio della famiglia delle crocifere che può essere di colore bianco oppure rosso. La sua croccante polpa rivela talvolta un sapore dolce, talvolta piccante. E’ una pianta che vuole il caldo (si troverà infatti disponibile fino alla fine dell’estate) e pertanto si incomincia la sua semina tenden-zialmente in marzo seguendo i passi che vi elenchiamo:1- Occorre per prima cosa sceglie un posto soleggiato e preparare il terreno zappettan-dolo finemente per arieggiarlo ed eliminare tutte le infestanti. Poi si può procedere con la semina. Esistono in commercio vari tipi di ravanelli io solitamente compro quelli rossi rotondi.2- I ravanelli si seminano a spaglio da marzo a settembre, i semi vanno leggermente co-perti con la terra per evitare che formiche e altri insetti se li portano via. Quando le pian-tine hanno messo 2 o 3 foglioline occorre diradarle per lasciare uno spazio di 10 – 15 cm. Occorre innaffiare costantemente e zap-pettare il terreno per arieggiarlo ed eliminare le infestanti.3- La raccolta avviene quando la radice ha raggiunto una grandezza sufficiente, i rava-nelli migliori sono quelli piccoli perché più teneri, più crescono e più diventano legnosi, non occorre quindi aspettare troppo per gu-starseli in insalata!Questo ortaggio che si consuma esclusiva-mente a crudo ed è ottimo per insalate o per un gustoso pinzimonio. Forse però non tutti sanno che di questo ortaggio non si butta via proprio niente. I francesi infatti ci hanno in-segnato che, con le foglie di questa verdura, possiamo dar vita ad una buonissima zuppa, di cui di seguito vi riportiamo la ricetta:

Zuppa di ravanelli (soupe de fanes de radis)ravanelli: due mazzetti di fogliamecipolla: piccola 1patate: piccole 2acqua, sale pepeLavare accuratamente le foglie dei ravanel-li. Tritare la cipolla e sbucciare le patate poi tagliarle a pezzetti. Sistemare il tutto in un pentolino, coprire con dell’acqua (o un brodo vegetale leggero), salare e far cuocere per circa 20 minuti. Passato questo tempo, pas-sare la zuppa al mixer, e servirla con qualche ravanello affettato e, se piace, un cucchiaino di mascarpone o un goccio di panna fresca.

Marco Provinciali

Notizie in breve

Nel centenario della morte del padre della cucina italiana, sono tanti gli eventi che Forlimpopoli (Fc), sua città natale, pro-

muove assieme a Firenze, città di adozione, e ai tanti altri Enti che compongono il Comitato delle Celebrazioni proponendo un ricco calen-dario di iniziative per il 2011.Pellegrino Artusi, autore de “La scienza in cu-cina e l’arte di mangiar bene“, nacque a For-limpopoli il 4 agosto 1820, da Teresa Giunchi e Agostino. E’ stato un critico letterario, scritto-re e gastronomo italiano, morì a Firenze il 30 marzo del 1911. Nel gennaio 1851 la famiglia Artusi lasciò Forlimpopoli e si trasferì a Firen-ze, dove Pellegrino, poco più che trentenne, si dedicò, con un certo successo, all’attività commerciale.Artusi godette di una vita agiata, senza mai perdere di vista le sue passioni per la lettera-tura e la cucina.Quando Firenze divenne capitale nel 1865, Artusi cambiò casa e si ritirò a vita privata, dedicandosi a tempo pieno ai suoi interessi culturali, scrivendo prima una biografia su Ugo

Foscolo e poi “Osservazioni in appen-dice a 30 lettere del Giusti“. Entrambi i libri furono pubblicati a sue spese, senza grande successo, quel successo che sarebbe arrivato con “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene“, pubblicato nel 1891 a spese dell’autore “Pei tipi dell’editore Landi“. Prima edizione: 1.000 copie. È lo stesso Artusi a raccontarci le peripezie della sua celebre opera nella intro-duzione (inserita nel 1902 nella VI edizione) che intitolò significativamente “Storia di un libro che rassomiglia alla storia della Ceneren-tola”: dal severo giudizio del professor Trevi-san che sentenzia “Questo è un libro che avrà poco esito” all’aneddoto dei Forlimpopolesi che, avendo vinto due copie del libro in una lotteria, andarono a venderle dal tabaccaio non sapendo che farsene. Ma il successo alla fine arrivò e fu travolgente: in vent’anni Artusi stesso ne curò 15 edizioni; nel 1931 le edizioni erano giunte a quota 32 e l’”Artusi” (ormai ve-niva chiamato con il nome del suo autore) era uno dei libri più letti dagli italiani.Il volume, che ancora oggi conta un grande

numero di edizioni e una vastissima diffusio-ne, raccoglie 790 ricette, dai brodi ai liquori, passando attraverso minestre, antipasti (anzi “principii”), secondi e dolci. L’approccio è didattico , le ricette sono accompagnate da riflessioni e aneddoti dell’autore, che scrive con uno stile arguto. “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” costituì un vero e proprio spartiacque nella cultura gastronomica dell’epoca. All’Artusi va il merito di aver dato dignità a quel “mosaico” di tradizioni regiona-li, di averlo per la prima volta pienamente va-lorizzato ai fini di una tradizione gastronomica “nazionale”.Alfredo Panzini, Senigallia 1863 – Roma 1939, scrittore e critico letterato italiano, scrisse nel 1905: “Artusi, per antonomasia libro di cucina. Che gloria! Il libro che diventa nome! A quanti letterati toccò tale sorte? Era l’Artusi di Forlimpopoli… cuoco, bizzarro, caro signo-re, e molto benefico, come dimostrò nel suo testamento; e il suo trattato è scritto in buon italiano. E non era letterato né professore”.

Enzo Masci

Cent’anni di Pellegrino Artusi: l’unificatore dell’Italia a tavola

(1911-2011)

La polpa croccante di questo ortaggio simbolo della bella stagione può rivelare un gusto talvolta dolce, talvolta piccante

Box Osvaldo 6x5 6-07-2010 17:03 Pagina 1 C M Y CM MY CY CMY K

Gli spaghetti o i maccheroni? Fresca o all’uovo? Presente quotidianamente nelle tavole di tutta la penisola, il nostro prodotto culinario per eccellenza diviene, quantomeno nell’ambito culinario, simbolo indiscusso di un’unità tutta da celebrare

Ristorante “Il Garibaldi Innamorato” Piombino

di Luigi Cremona

Celebriamo nel nostro pic-colo i 150 anni d’Italia ricordando Garibaldi a

nostro modo, con questo loca-le che è a Lui dedicato. Siamo nella suggestiva e antica città etrusca di Piombino, e in pieno centro storico da anni è aperto il ristorante “Il Garibaldi Innamo-rato”, chiamato in questo modo per la celebre canzone di Sergio Caputo. L’atmosfera è cordiale e simpatica, il servizio è curato e Roberto Filippeschi, gestore e chef del locale, che offre ai clien-ti, oltre la sua cordialità, l’ottima qualità dei prodotti. L’ambiente è familiare ed accogliente, mentre l’arredamento è semplice ed es-senziale. Il locale si divide in due sale, una è una vecchia macelle-ria degli anni trenta, con ancora i marmi originali, mentre l’altra, forse più caratteristica per un ristorante, era una fiaschetteria dello stesso periodo. La cucina proposta da Roberto è legata alla terra d’origine e quindi basata su piatti di pesce, anche se in qualche piatto propone creatività e qualche rivisitazione della tra-dizione. Il menù è di solo pesce fresco, prevalentemente azzurro e varia quotidianamente.

Un pasto completo comprende: 8 assaggi di antipasti, 3 primi, 2 secondi e dolce. Tra gli antipasti si possono assaggiare, sempre secondo il pescato del giorno, l’Insalata di polpo con cannellini e rucola, il Pesce sciabola fritto, gli Scoppietti, Seppie e ceci bac-cala in varie forme, gli Sgombri, I Sugarelli, Carpaccio di tonno, Baccalà con la maionese, Soutè di arselle in guazzetto, Torta di palamita e patate, Moscardini fritti, Filetti di pesce sciabola fritto, Polpo in pignatta, Polenta fritta con bottarga, Baccalà ma-cerato con verdure, Baccalà alla livornese, Tortino di pesce spada

e Calamari in zimino. Per i primi si spazia dalle classiche paste con pesce e frutti di mare, alle più corpose paste imbottite di pesce, come Tortelli con sugo di gallinella, Spaghettini al nero di seppia e i Tagliolini con le acciu-ghe. Anche nei secondi il pesce è protagonista, come il Pesce spada alla marinara, il Tonno briao, cioè cotto con vino rosso e acciughe, la Frittura di paranza e la Tagliata di pesce speciale, quello di giornata, infatti è stata ribattezzata la “Tagliata di che c’è…c’è”. Unico piatto fisso è la Zuppa di pesce alla corsa, un passato di pesce servito con

crostini di pane salsa piccante e formaggio. Per finire in dolcezza, da non perdere i dessert, fatti in casa, come le famose Lingue di gatto con crema pasticcera, ma anche la Bavarese alla frutta e la Mousse al cioccolato e cre-ma pasticciera. Molti prodotti sono molto rari e sono “presidio Slow Food”, come nel caso della palamita, che è un pesce gusto-sissimo, tipico della costa della Maremma di Piombino, San Vin-cenzo. Il ristorante ha un occhio di riguardo anche per le persone che soffrono di Celiachia, infatti propone anche un menù senza glutine.

Foto

di M

.Pro

vinc

iali

Page 7: N° 9 - Costa degli Etruschi News

Editore Associazione Promo Alta Maremma, Resp. Massimo Tanini

Costa Degli Etruschi News n. 9Direttore Responsabile Marica GalassiGrafica e styling Valentina CambiStampa Pacini Editore SpA Pisa

Tiratura mese di Aprile 10.000 copie

(N. Registro stampa 9/2010 Aut. del 23/07/2010)

Mensile distribuito gratuitamente da Livorno a Piombino

Redazione via S.Barbara n. 8/12, 57023 Cecina tel. 0586.685058 mail:[email protected]

" - - - - - - - - - - -

- - - -

-

Diventa “Amico di Costa degli Etruschi News” e ricevi il nostro giornale al tuo indirizzo mailInvia il coupon a: COSTA degli ETRUSCHI News - via S.Barbara 8/12, 57023 Cecina

Oppure richiedilo registrandoti nel ns. portale www.costadeglietruschinews.com

Nome ..................................................................................................................................... Cognome ......................................................................................................................................

Tel. ..................................................................................................................................... Professione ......................................................................................................................................

Indirizzo ..................................................................................................................................... Data di nascita .....................................................................................................................................

MAIL: ......................................................................................................................................................................................

FORMULA DI CONSENSO PER TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI Acquisite le informazioni dell’art. 13 D.Lgs. 196/2003, ai sensi dell’art. 23 della legge stessa, IL/LA SOTTOSCRITTO/A conferisce il proprio consenso al trattamento dei propri dati personali.

Firma: ......................................................................................................................................................................................

7aprile 2011

Un tuffo nella storia

Nel lontano 1004, compare un docu-mento, redatto e firmato dalla nobi-le famiglia “Della Gherardesca”, in

cui si attesta la donazione del castello di Campillia, all’abbazia di Serena. Questa è la prima volta in cui compaiono le trac-ce dell’attuale grazioso borgo, immerso nelle colline toscane. Dal latino “cam-pus”, al toponimo classico, si aggiunge, nel 1862, la specificazione “Marittima”, che nella lingua dei nostri avi, stava ad indicare le terre della Maremma. In que-sto atto, festeggiato oggi dai cittadini, come il “compleanno del paese”, il conte Gherardo II, dona la metà del castello al monastero di Santa Maria di Serena, con-solidando i rapporti con il potente Stato Pontificio. In epoca medievale, queste donazioni, volte solitamente alla forma-zione di abbazie e monasteri, rappresen-tavano una realtà fondamentale.Lo Stato della Chiesa, beneficiava dei conferimenti da parte delle nobili fami-glie italiane, per rinsaldare il proprio pre-stigio, che nel Medioevo raggiunse il suo apice sia nell’ambito temporale, che in quello spirituale. La fede cattolica stavapercorrendo la strada che, di lì a poco, l’avrebbe portata ai vertici del mondo intero, con un’influenza immane sui comportamenti e i pensieri di milioni di persone. Il trasferimento territoriale alla corte papale, vide la cessione del castel-lo di Monte Calvo, detto ora, Rocca San Silvestro, situata sulle pendici del monte stesso. Questo fu un villaggio fortificato, fondato nel X-XI secolo, dalla famiglia dei Della Gherardesca per controllare le miniere di rame e di piombo argentifero della zona, sfruttate fin dall’epoca etru-sca. Il villaggio conserva una parte alta, cinta da mura, con la residenza signorile e una chiesa, il borgo inferiore è difeso da un’altra cinta in pietra e dotato di strutture produttive come un frantoio e dei forni. La lavorazione del ferro si svol-geva invece al di fuori delle mura. Nel XII secolo appartenne alla famiglia Della Rocca e si sviluppò economicamente. Le mura vennero ricostruite e dotate di una porta fortificata con una grande scalina-ta antistante, mentre il palazzo signorile si arricchì di una nuova torre e cisterne; anche la chiesa venne ingrandita.Alla fine del secolo, tuttavia, le attività minerarie iniziarono a decadere, per la concorrenza delle miniere della Sardegna e per l’invenzione di nuove procedure di

lavorazione, fu così che il borgo si spopolò fino al definitivo abbandono intorno al 1300. Nel marzo 1138 dentro le mura di C a m p i g l i a s o g g i o r n ò un ospite il-lustre, Papa Innocenzo II che rientra-va nel Lazio dopo aver p res ieduto

il concilio di Pisa di quell’anno. Durante i lunghi viaggi che li portavano, spesso, in giro per l’Italia, lontano da Roma, i pontefici si spostavano con una proces-sione carovaniera enorme, composta da guardie papali e provviste. Si fermavano per riposare in alcune località fortificate sulla strada percorsa e le famiglie nobili, si adopravano per fornire un’ospitali-tà memorabile, che conferiva prestigio al proprio nome. La rocca di Campiglia rimase sotto il dominino pisano fino al 1406 quando Firenze conquistò la re-pubblica marinara, il borgo venne cosi occupato dai fiorentini, divenendo il pun-to più meridionale dei dominii di Firenze nella Maremma Pisana, importantissimo avamposto anche per il controllo e l’in-fluenza su Piombino.Glorioso fu l’episodio del 1447, quando, Alfonso di Aragona re di Napoli, in marcia verso Milano, condusse il suo esercito in Toscana, presidiando lo stato di Piombi-no, ma, proprio nei pressi di Campiglia, venne ostacolato dai capitani Fiorentini, Neri Capponi e Bernardetto de Medici che fecero più di duemila morti nella pianura di Caldana; la rocca fu difesa così stre-nuamente che il capitano spagnolo get-tò la spugna. Le vicende del Granducato di Toscana, dapprima sotto i Medici, poi territorio dei Lorena, accompagnarono il paese, fino alla modernità. Gli abitanti siridussero notevolmente in tarda età medievale, a causa della terribile peste e delle carestie, che devastarono senza pietà le circostanti paludi della Marem-ma. Dopo la breve esperienza francese, con le truppe napoleoniche che occu-parono l’intera regione, Campiglia tornò sotto il protettorato della provincia di Pisa, fino a passare in quella di Livorno, in epoca fascista. Il 3 giugno 1949, il pre-sidente della Repubblica Italiana, con un decreto, stabilisce l’autonomia del comu-ne di Campiglia Marittima.E oggi, più di mille anni dopo, quando al tramonto il sole cala alle spalle delle iso-le dell’Arcipelago toscano, l’emozione di osservarlo da lassù rimane immutata, ilgiorno che muore è uno spettacolo asso-luto sulle vette del borgo millenario chedomina la vallata.

Gianluca Parodi

ricerca referenti ed agenti di vendita per varie aree provincia di livorno per info contattare resp. Marketing chiara coMparoni cell.340.7241313•mail:[email protected]

Dalle impronte degli etruschi agli albori medievali, un viaggioattraverso le tappe di uno dei comuni più antichi della costa

Campiglia Marittima: il borgo millenario che domina la vallata

“S’è fatta l’Italia!”. “S’è fatta l’Ita-lia!”, si gridava nelle piazze di Roma, per le strade di Milano, nelle vie di Torino, di Firenze, di Napoli e Palermo. “S’è fatta l’Italia!”, gioivail Cavour, s’inorgogliva il Garibaldi, sorrideva il Mazzini, festeggiava Vittorio Emanuele II. “Han fatto l’Italia!”, pensavano con rabbia gli austriaci e gli spagnoli, costretti ad abbandonare le terre di conquista, straziate dal loro dispotismo feroce di “stranieri”. Gli “stranieri” se ne vanno, questa parola ora assume un significato vero, intriso di pa-triottismo e d’identità nazionale, adesso uno “straniero” può esi-stere, perché prende forma e vita il suo opposto preciso e liturgico: “l’italiano”. E italiani erano tutti coloro che l’Unità l’avevano volu-ta, bramata, progettata, studiata sulle carte geografiche, italiani erano coloro che si erano battuti per una parola, per un’entità tanto astratta quanto meravigliosamen-te tangibile come la Patria. Italiani erano coloro che avevano lottato, sparato, ferito, gridato, sudato, ca-valcato per issare in cielo la nuova bandiera. Italiani erano coloro che sono morti da italiani anche se non hanno mai potuto sentire né grida-re: “S’è fatta l’Italia!”, sono morti per vivere per sempre nella me-moria del loro Paese. Non abbiamo la pretesa di sostituire un libro di storia, in questa sede, ma solo cer-cheremo di celebrare, osannare, elevare, a modo nostro, un periodo, un pensiero, un evento, un’imma-gine indelebilmente tricolore, fatta di grandi ideali e piccoli gesti, di immensi personaggi e di eroi ano-nimi, perché l’orgoglio d’italiani e l’amore per la nostra Terra si faccia reale e possa essere letto da qual-cuno, centocinquant’anni dopo. Perché noi italiani siamo un po’ come l’innamorato che non fa che lamentarsi della sua compagna, lacritica, la accusa, ma la ama smi-suratamente e senza di lei sarebbe perso. Ogni giorno sui giornali, alla radio, in TV, nelle strade e nelle case, si parla di ciò che non va, ma oggi, almeno nel giorno del suo compleanno, parliamo della bellez-za, dell’unicità, della meraviglia, della nostra compagna: l’Italia.Il termine “Risorgimento” è una sorta di avvenimento epocale grandioso e riconosciuto dapper-tutto, noi italiani, a scuola, lo stu-diamo come un evento decisivo per la nascita del nostro Paese, ma troppo spesso viene sottovalutata la portata storica di questa svolta nazionale. Durante gli anni del Ri-sorgimento tutto il mondo aveva gli occhi sull’Italia, la culla della civiltà occidentale, la terra su cui si erano glorificati le lance e gli scudi degli invincibili soldati Romani, la rocca-forte del cattolicesimo, lo “stivale” costellato di opere d’arte masto-

dontiche, simboli di tutte le tappe del percorso umano. Una penisola porosa di storia monumentale, tanto immensa nel suo splendore, quanto divisa, spezzata, sfiancata, conquistata, seviziata, occupata dalle potenze straniere che già da tempo si erano fatte stato unitario. Il sentimento nazionale pervadeva chi già si sentiva italiano, la voglia di unirsi in un popolo solo, alimen-tava i sogni di grandi condottieri, pregevoli statisti, giovani intellet-tuali e nobili deufradati. Ci sono svariate teorie revisioniste che vorrebbero apporre una brusca frenata in questi termini di patriot-tismo, sono in molti a sostenere che, in realtà, prevalessero molto più la voglia di liberarsi dagli op-pressori e l’influenza del forte stato piemontese che voleva riunire l’Ita-lia sotto la propria ala prestigiosa, rispetto a un reale e sano naziona-lismo. Ma sono punti di vista, certo avvalorati da studi e ricerche, che sono inevitabilmente messi a con-fronto con tutte le altre centinaia di testimonianze che parlano di un fervore reale, di un attaccamento a questo nuovo ideale di unità, che ritraggono ragazzi morti gridando: “Viva l’Italia”. E pensiamo che, in occasione di questa ricorrenza, sia giusto commemorarne il corag-gio, il martirio, la nobiltà di spirito, assicurando loro che è stato un sacrificio indimenticabile, anche a

centocinquant’anni di distanza. Machi fu a fare l’Italia nel pensiero? Chi fu a motivare gli animi di questi giovani condottieri che sfidarono il nemico con così tanto valore? Fu-rono personaggi di spicco impres-sionanti, carichi di vitalità e cari-sma, trascinatori nell’agire e nel pensare, progettarono, preparano, spronarono, avviarono un processo che avrebbe avuto, di lì a poco, il sapore della vittoria. Nell’epoca contemporanea, siamo abituati a vedere i vertici della politica na-zionale, incarnati in personaggi esperti e navigati, capelli bianchi oppure tinti per la vecchiaia, uo-mini già formati e giunti ad un tra-guardo che, talvolta, provoca sen-so di appagamento tradotto in un immobilismo da poltrona. All’alba

del 1861, chi guidò il popolo verso la liberazione e l’unità nazionale, furono spiccanti giovani. Avevano un’età per cui, se si affacciassero oggi, ai palcoscenici della politica, li definiremmo acerbi. Bene, l’Italia l’hanno fatta e promossa, uomini poco più che ventenni, che crede-vano nei valori della patria e della libertà. Non basterebbero cento volumi per scriverne i nomi, né per citare tutte le loro imprese e consideriamo riduttivo parlare solo di alcuni episodi, o fornire spoglie spiegazioni, per cui concluderemo immaginandosi, immergendosi, tuffandoci per un attimo solo, nel momento finale, che ci permette ora di sentirsi parte di un tutto e che oggi festeggiamo come il “nostro compleanno”. Il 17 mar-zo 1861, il parlamento affermò: “Vittorio Emanuele, è proclamato dal popolo, Re d’Italia”. L’eco di queste parole risuonò in ogni dove, nelle gesta di chi era sopravvissu-to e poteva festeggiare e nella me-moria di chi aveva donato la vita perché gli altri gioissero. E almeno in queste giornate, facciamo sì che una frase storica, pronunciata su-bito dopo l’Unità, si veda realizzata ed esaudita. Massimo D’Azeglio tuonò: “Fatta l’Italia, ora bisogna fare gli italiani!”. E così sia, e così sia stato. E allora festeggiamola! Senza sviolinarne una perfezione che non esiste, amiamola coi suoi pregi e i suoi difetti. Critichiamola senza mai insultarla né metterla in discussione, senza infangare la memoria di chi è morto per conse-gnarcela, per donarci una madre. Una splendida madre centocin-quantenne che ci culla nella sua arte, nella sua letteratura, nella sua poesia.. dalla Mole al Colosseo, dalla Laguna al Vesuvio, dalla Gio-conda alla Divina Commedia. Sen-za dimenticarci, mai, nemmeno per un istante, che solo e soltanto noi, nel mondo intero, possiamo gridare, un secolo e mezzo dopo: “S’è fatta l’Italia! E noi siamo gli italiani!” Gianluca Parodi

Centocinquanta volte ti amoCentocinquanta motivi per essere fieri di chi t’ha fatta

CENTOCINQUANT’ANNI D’ITALIA

Foto

Arc

hivi

o C

omun

ale

Ope

ra g

rafic

a Fr

ance

sco

Pez

zini

Page 8: N° 9 - Costa degli Etruschi News

Auguri di Buona Pasqua

Caff���a����

organizza ognimercoledì seradalle ore 19,30

Rimettiti in Forma