Cultura ETRUSCHI -...

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Cultura ETRUSCHI CHE PASSIONE Quaranta capolavori in arrivo dal British Museum . Per onorare un popolo misterioso. Il direttore Neil MacGregor spiega la mostra di Cortona. E perché l'arte italiana conquista visitatori e YouTube DI RICCARDO LENZI C laudio Eliano, nel secondo se- colo dopo Cristo, scriveva che gli etruschi, per andare a caccia di cervi e cinghiali, non si ser- vivano solo di cani e reti, ma anche della musica. Grazie agli studi rea- lizzati fino a oggi si può affermare con certezza che ritmi e melodie scandivano sempre importanti avvenimenti della vita cittadina etrusca: matrimoni, funerali, raccolti, vendemmie, banchetti e cerimo- nie religiose. Come vediamo in uno stra- ordinario bassorilievo, inciso sul lato di un cippo in pietra calcarea che doveva essere posto all'esterno di una tomba, raffigurante un ragazzo che suona l'aulòs tra un uomo e una donna: quasi che il musico scolpito volesse fermare la danza propiziatoria dell'atto procreativo e con ciò l'inesorabile scorrere del tempo. Questo capolavoro, chiamato dagli studiosi "Musica per l'aldilà", è uno dei tesori della mostra "Seduzione Etrusca": viene dal British Museum ed è stato pre- stato per la prima volta, insieme ad altri trentanove pezzi per l'esposizione che si terrà nel Palazzo Casali di Cortona dal 22 marzo al 31 luglio (catalogo edito da Skira). La mostra-evento ricostruirà con dipinti, disegni, documenti e reperti ar- cheologici la nascita dell'etruscologia moderna nel XVIII secolo e la passione degli anglosassoni per gli etruschi, grazie a una serie di prestiti eccezionali non solo dal British Museum ma anche da Holkham Hall, residenza di Lord Coke, pioniere dell'etruscologia. Saranno in mostra anche i disegni originali del "De Etruria Regali", il primo libro a stampa completato da un corredo iconografico delle principali opere etrusche in Italia: quel libro, pubblicato a Firenze da Lord Coke nel 1726, fu la miccia che fece esplodere la moda dell'etruscologia. Ne parliamo con Neil MacGregor, un elegante signore scozzese di 67 anni che è il direttore del British Museum, uno dei più famosi musei del mondo, visitato ogni anno da sei milioni di persone e fondato nel 1753: «Dunque di 25 anni più giova- ne del vostro Museo dell'Accademia etrusca di Cortona», precisa con ironia MacGregor. In questi mesi le sue collabo- ratrici, per preparare la mostra, sono state viste spesso nelle strade della citta- dina toscana, ripercorrendo così il tour dello scrittore Henry James che la consi- derava, come scrisse in"Ore italiane", «la più antica e straordinaria città d'Italia». «Ho visitato Cortona e mi piace molto», conferma MacGregor, «non ho proprio niente da ridire sull'opinione di James». Con il museo cortonese, MacGregor ha instaurato una partnership che «è l'ulti- mo tassello di una grande tradizione che continua da circa duecentocinquanta anni. Siamo tutti accomunati sin dall'ini- zio dall'ideale illuminista dell'istruzione come bene pubblico non limitato ai con- fini nazionali. Il terzo partner è la Holkham Hall, la grande residenza rea- lizzata nel 1764 da Thomas Coke, primo Conte di Leicester. In tutti e tre i luoghi possiamo apprezzare non solo le prime risposte alla "Seduzione Etrusca", ma

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Cultura

ETRUSCHICHE PASSIONE

Quaranta capolavoriin arrivo dal British

Museum . Per onorareun popolo misterioso.

Il direttore NeilMacGregor spiega la

mostra di Cortona.E perché l'arte

italiana conquistavisitatori e YouTube

DI RICCARDO LENZI

Claudio Eliano, nel secondo se-colo dopo Cristo, scriveva chegli etruschi, per andare a cacciadi cervi e cinghiali, non si ser-vivano solo di cani e reti, ma

anche della musica. Grazie agli studi rea-lizzati fino a oggi si può affermare concertezza che ritmi e melodie scandivanosempre importanti avvenimenti della vitacittadina etrusca: matrimoni, funerali,raccolti, vendemmie, banchetti e cerimo-nie religiose. Come vediamo in uno stra-ordinario bassorilievo, inciso sul lato diun cippo in pietra calcarea che dovevaessere posto all'esterno di una tomba,raffigurante un ragazzo che suona l'aulòstra un uomo e una donna: quasi che ilmusico scolpito volesse fermare la danzapropiziatoria dell'atto procreativo e conciò l'inesorabile scorrere del tempo.

Questo capolavoro, chiamato daglistudiosi "Musica per l'aldilà", è uno deitesori della mostra "Seduzione Etrusca":viene dal British Museum ed è stato pre-stato per la prima volta, insieme ad altri

trentanove pezzi per l'esposizione che siterrà nel Palazzo Casali di Cortona dal22 marzo al 31 luglio (catalogo edito daSkira). La mostra-evento ricostruirà condipinti, disegni, documenti e reperti ar-cheologici la nascita dell'etruscologiamoderna nel XVIII secolo e la passionedegli anglosassoni per gli etruschi, graziea una serie di prestiti eccezionali non solodal British Museum ma anche daHolkham Hall, residenza di Lord Coke,pioniere dell'etruscologia. Saranno inmostra anche i disegni originali del "DeEtruria Regali", il primo libro a stampacompletato da un corredo iconograficodelle principali opere etrusche in Italia:quel libro, pubblicato a Firenze da LordCoke nel 1726, fu la miccia che feceesplodere la moda dell'etruscologia.

Ne parliamo con Neil MacGregor, unelegante signore scozzese di 67 anni cheè il direttore del British Museum, uno deipiù famosi musei del mondo, visitato ognianno da sei milioni di persone e fondatonel 1753: «Dunque di 25 anni più giova-

ne del vostro Museo dell'Accademiaetrusca di Cortona», precisa con ironiaMacGregor. In questi mesi le sue collabo-ratrici, per preparare la mostra, sonostate viste spesso nelle strade della citta-dina toscana, ripercorrendo così il tourdello scrittore Henry James che la consi-derava, come scrisse in"Ore italiane", «lapiù antica e straordinaria città d'Italia».«Ho visitato Cortona e mi piace molto»,conferma MacGregor, «non ho proprioniente da ridire sull'opinione di James».Con il museo cortonese, MacGregor hainstaurato una partnership che «è l'ulti-mo tassello di una grande tradizione checontinua da circa duecentocinquantaanni. Siamo tutti accomunati sin dall'ini-zio dall'ideale illuminista dell'istruzionecome bene pubblico non limitato ai con-fini nazionali. Il terzo partner è laHolkham Hall, la grande residenza rea-lizzata nel 1764 da Thomas Coke, primoConte di Leicester. In tutti e tre i luoghipossiamo apprezzare non solo le primerisposte alla "Seduzione Etrusca", ma

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I NEIL MACGREGOR NEL BRITISHMUSEUM, DI CUI È DIRETTORE.A SINISTRA: IL CIPPO "MUSICAPER L'ALDILÀ" E UN BRONZETTOIN MOSTRA A CORTONA

Tutte testimonianze chefacevano parte della fortu-nata mostra "Life and de-ath in Pompeii and Hercu-laneum" del British. È poidi prossima pubblicazioneper Adelphi il libro piùrecente di MacGregor,"Shakespeare's restlessworld", storia del Bardo edel suo tempo attraversoventi oggetti.

La mostra evento diCortona, fra le altre cose,testimonia la passione de-gli anglosassoni per glietruschi. Un amore che ha

anche una costante determinazione apromuovere gli studi etruschi nel mondomoderno».

MacGregor è uno degli intellettualibritannici di punta ma anche un divulga-tore sopraffino. Di quelli, per intenderci,di stampo illuministico, che già nel diciot-tesimo secolo si prefiggevano lo scopo disemplificare e rendere gradevole la spie-gazione delle nuove scoperte scientifiche.Dedicandosi a una materia apparente-mente volatile come l'arte, ha portato uncontributo paragonabile a quello di gran-di storici come Kenneth Clark, vale a dire:semplificare i concetti ma non ridurne laverità con metafore fuorvianti. Figlio dimedici, all'età di 9 anni MacGregor ha ilsuo primo incontro fatale con l'arte attra-verso il "Cristo di San Giovanni dellaCroce" di Salvador Dalì. Dopo gli studilinguistici al New College di Oxford,frequenta filosofia a l'Ecole NormaleSupérieure di Parigi. Nel 1972 decide diprendere una laurea in Storia dell'arte alceleberrimo Courtlaud Institute. Fruttodi questo apprendistato è il suo insegna-mento di storia dell'arte all'Università diReading. Successivamente ha abbando-nato la carriera accademica per dedicarsialla direzione del "Burlington Magazi-ne", il mensile inglese dedicato alle artifigurative. Dal 1987 al 2002 è stato diret-tore della National Gallery di Londra. Siadurante la direzione alla National, sia al

British, dov' è direttore dal2002, MacGre-gor ha collaborato con la Bbc per pro-muovere programmi televisivi. Fra le sueultime idee realizzate con enorme succes-so, è quanto meno coraggiosa quella diraccontare la storia della civiltà umanasulla Terra attraverso cento oggetti.MacGregor li ha scelti dalle collezioni delBritish Museum e ne ha parlato alla radio,in altrettante puntate da un quarto d'oral'una trasmesse tre anni fa dalla Bbc. Perfarlo, ha sostituito alle immagini un nu-mero equivalente di storie, raccontate dipersona, ma anche lasciando la parola auna folla di studiosi, esperti, artisti. Il ri-sultato? Un grande successo, che ha inco-raggiato MacGregor a trasformare tuttoil materiale trasmesso in un libro, tradot-to in Italia da Adelphi ("La storia delmondo in cento oggetti").

Un'altra idea azzeccata alla quale hacollaborato è stata quella di "Pompei", ilprimo film interamente prodotto dalBritish Museum, che raccontava la vitadegli abitanti di Pompei e di Ercolano,con gli oggetti, le musiche e le poesie cheattraversarono la loro vita poco primadella devastante eruzione del Vesuvio.

influito sulla storia dell'arte. «Si puòdire che la prima reale consapevolezzadegli anglosassoni sugli etruschi si ebbenel 1723», spiega MacGregor. «Inquell'anno fu pubblicata da ThomasCoke e Filippo Buonarroti dell'Accade-mia etrusca di Cortona l'opera fonda-mentale del Dempster, il "De EtruriaRegali", scritta un secolo prima. In se-guito, le collezioni d'arte classica porta-te in patria dagli emissari diplomaticibritannici in Italia e dagli aristocratici diritorno dal Grand Tour misero in risaltole ricchezze venute alla luce dalle tombeetrusche. Ma fu la mostra allestita nel1837 dai fratelli Campanari a Pall Mall,nel centro di Londra, con le sue sugge-stive ricostruzioni degli interni delle tom-be etrusche, a creare una grande ondatadi entusiasmo intorno a quel popolo,perpetuatasi nella etruscomania del seco-lo scorso. Il British Museum acquisì granparte del materiale a evento concluso,esibendo sarcofagi e dipinti nella sua"Sala Etrusca". Nel 1845 il pittore JamesStephanoff classificò l'arte antica utiliz-zando gli oggetti esposti al British Mu-seum e in base alla sua gerarchia questi ►

«Gli inglesi li "scoprirono" nel 1723.Poi gli aristocratici di ritorno dal GrandTour scatenarono l'etruscomania»

20 marzo 2014 1 1$spreasO 183

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Cultura

IN MOSTRA A CORTONA: BROCCA IN CERAMICA PRESTATA DAL BRITISH, UNA COPIA DELLA CHIMERA D'AREZZO E UN'ANFORA

oggetti furono collocati non troppo di-stanti dal Partenone e da altri capolavorigreci. Molto più tardi Henry Moore so-stenne che la sua opera era stata fortemen-te influenzata dallo studio dell'arte etru-sca. E ancora oggi questi oggetti continua-no a ispirare l'arte».

Una passione rinnovata da alcune re-centi scoperte che hanno riguardato il"De Etruria Regali ". Precisa MacGregor:«Quello che ha aperto nuove possibilitàall' "Etruria Regali" nel Ventunesimo se-colo è stato il ritrovamento, nel 2007,della contabilità relativa alle spese effet-tuate per la stesura dell'opera che hannorivelato informazioni utili su una serie didomande irrisolte - come, per esempio,chi fossero gli artisti; come lavoravano ochi fossero gli incisori etc. Il fatto che aHolkham siano conservati i manoscrittiautografi, i disegni, le lastre di rame e lacontabilità delle spese, significa che là sitrovava il nucleo dell'intero progetto».

A Cortona, dunque, verranno presen-tate 40 opere che fanno parte delle rac-colte del museo di MacGregor. Sarà inassoluto la più ampia collezione di reper-ti etruschi che il British abbia mai presta-to a qualsiasi altro museo del mondo.

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sposizione dello stupendo "Auriga" diMozia nel 2012 o, nel 2010, delle incre-dibili teste marmoree romane di età im-periale provenienti da Pantelleria».

Molti sono i capolavori etruschi chesaranno esposti. Alcuni forse potrebbe-ro rientrare in una nuova edizione ditrasmissioni della Bbc? MacGregor èpossibilista: «Una "Storia del mondo incento oggetti" è un progetto che potreb-be essere ripetuto molte volte con unadiversa soluzione di oggetti. Le scelte cheriguardano la nostra contemporaneità,in particolare, sono sempre suscettibilidi cambiamenti con il mutarsi del nostromondo e le collezioni del British Mu-seum cercheranno sempre di rifletterlo».A proposito di contemporaneità: chissàse con l'ampliamento dei confini cultu-rali, con Internet, sarebbe ancora possi-bile immaginare, rinnovato, un GrandTour nel nostro paese? «Questo stasuccedendo in molti modi», è l'opinionedi MacGregor. «Migliaia di turisti visi-tano ogni anno il Mediterraneo pervedere non solo le antichità classichema per ogni genere di evento, monu-menti e luoghi famosi, proprio comefacevano i viaggiatori nel Grand Tour.

E, naturalmente, ci sono moltialtri modi di venire a contattocon questo materiale attraver-so prestiti internazionali, peresempio, o attraverso il digita-le. Internet offre l'opportunitàa tutti di relazionarsi con que-sti oggetti e, ovviamente, difare una cosa molto importan-te, cioè di condividere le espe-rienze con il mondo».

Perché Internet e la televisionerappresentano anche il futurodei musei. «Il mondo digitale ci

offre la magnifica opportunità di condivi-dere la collezione del British Museum nelmodo più ampio possibile, di rendereaccessibili questi oggetti a un pubblicoglobale», spiega MacGregor. «Tutti imusei, ai nostri giorni, operano sia a livel-lo reale che virtuale. Le persone, ovvia-mente, vorranno sempre vedere la cosereali e così i musei continueranno a esseresempre popolari, ma l'esperienza digitaledà un altro livello al modo in cui le perso-ne possono confrontarsi con gli oggetti eil patrimonio artistico. E, allo stesso mo-do, la trasmissione per radio o televisione,in streaming al cinema o su YouTube, ciconsente di condividere e confrontarcicon il pubblico di tutto il mondo». Nebeneficerà anche il "sistema cultura" ita-liano, che nel 2013-14 ha esportato intutto il mondo mostre di Perugino, Pierodella Francesca, Canova, Parmigianino,Bellotto. L'arte italiana non passa di mo-da: «È impossibile che accada», concludeMacGregor, «l'Italia ha prodotto una talericchezza di creazioni artistiche che cisarà sempre qualcosa da ammirare perognuno. Enorme è, a esempio, l'attesa perla mostra del Veronese alla National Gal-lery di Londra». n

di c ndivvidere quanto più possibile le sue Quando Voltaire andava all'Accademiacollezioni ed esso, infatti, è il più signifi-cativo prestatore al mondo per numerodi oggetti ed eventi in trasferta che sitengono in ogni parte del globo», specifi-ca con orgoglio MacGregor. «La mostradi Cortona si inserisce nella linea di pro-getti di collaborazione anglo-italiani checi ha visto impegnati e che, di recente, haregistrato l'enorme successo della mostrasu Pompei ed Ercolano al British Museume quella su Adriano nel 2008 e altri pic-coli specializzati eventi a tema, come l'e-

La mostra, curata da Paolo Bruschetti, Bruno Gialluca, Paolo Giulierini, Suzanne Reynoldse Judith Swaddeling, si svolgerà al Museo dell'Accademia Etrusca di Cortona (Maec),istituito nel 1727. Gli studi pubblicati in Accademia assunsero presto una rilevanzaeuropea, dando origine al movimento della "etruscheria", da cui nacque la modernadisciplina. All'Accademia aderirono studiosi come Montesquieu, Voltaire e Winckelmann.La struttura è ospitata nello storico Palazzo Casali. Il museo è stato progettato da MarioTorelli, archeologo e docente di Archeologia e Storia dell'Arte greca e romanaall'Università di Perugia. Fra le opere etrusche più famose del Museo, il "Lampadario",capolavoro della bronzistica, e la "Tabula Cortonensis", formata da sette frammenti inbronzo: il documento è il terzo testo etrusco rimasto per lunghezza. Già nel 2011 ilmuseo aveva ospitato i capolavori etruschi del Louvre: la mostra attirò 38.500 visitatoriper 210mila euro d'incasso, alla faccia di chi dice che con la cultura non si mangia.