N° 10 - Costa degli Etruschi News

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www.costadeglietruschinews.com www.costadeglietruschinews.com www.costadeglietruschinews.com Mensile Maggio 2011 / Anno 1 - n. 10 di Marica Galassi L a beatificazione nel Cattolicesimo è il riconosci- mento formale, da parte della Chiesa, dell’ascen- sione di una persona defunta al Paradiso e la conseguente capacità di intercedere a favore di indi- vidui che pregano nel nome della persona beatificata, la quale però non può ancora rientrare formalmente tra i santi, il che richiede un processo più lungo, la canonizzazione. Il 1° maggio, a sei anni dalla morte, Giovanni Paolo II è stato beatificato e per questa oc- casione ho voluto farci raccontare e ricordare quando nel 1982 visitò Cecina, Rosignano e Livorno, da Don Luciano Cantini all’epoca giovane e appena nominato parroco di Rosignano Solvay. Cosa ha pensato quando le hanno detto che avrebbe ricevuto il Papa? Sinceramente ho pensa- to: “Ci mancava anche questa!”, ero giovane, avevo 34 anni, avevo solo otto anni di esperienza di prete, ero appena arrivato a Rosignano e non conoscevo nessuno, all’improvviso mi dicono “Arriva il Papa” e sono andato in tilt. Ma mi ero preoccupato troppo, infatti il dover organizzare e preparare fu unificante, mi fece incontrare tante persone con le quali si creò all’istante collaborazione e complicità dandomi la pos- sibilità di farmi conoscere velocemente, poi con il mio carattere è stato ancora più facile allacciare rapporti. Qual è stato il motivo del viaggio del Papa nella Costa degli Etruschi? Giovanni Paolo II era un per- sonaggio molto aperto, soprattutto sul lato umano e relazionale. Io credo che lui immaginò di utilizzare il 19 marzo festa di San Giuseppe, patrono dei lavora- tori, per andare a visitare un luogo di lavoro. Ricordate che lui quando era giovane aveva lavorato come ca- vatore alla Solvay in Polonia. La Solvay di Rosignano per fare la soda prendeva il calcare da San Carlo. I cavatori di San Carlo durante un viaggio fatto a Roma scrissero una lettera al Papa dove lo invitavano, visto che era stato cavatore come loro, a visitarli. Il Papa scelse proprio la festa di San Giuseppe di andare a trovare lo stabilimento Solvay a Rosignano. Aveva già avuto modo di incontrare Giovanni Paolo II in precedenza? No era la prima volta che lo incontravo, anche perché non era stato eletto da molto, avevo incontrato altri Papi in altre occasioni, e nel cuore avevo Paolo VI, incontrato da seminarista in un momento molto particolare. Come sono stati i giorni antecedenti l’incontro? Appena abbiamo saputo della Sua visita, con il ve- scovo incominciammo a ragionare un po’ su come legare la visita del Papa alla costruzione della chiesa di Santa Croce a Solvay, che all’epoca era una ba- racchina di ferro. Allora facemmo fare dai cavatori di San Carlo un pezzo di calcare squadrato in maniera artigianale con l’arte del cavatore, ci facemmo fare un buco nel mezzo e pensammo a quello come prima pietra dell’erigenda Chiesa, chiedendo al Papa di po- terla benedire. Nell’officina dello stabilimento Solvay facemmo fare un siluro di acciaio inossidabile, che sarebbe stato murato nel blocco di calcare, chiuso a vite per sigillare al suo interno una pergamena scritta a mano e firmata da Giovanni Paolo II. Come ci si prepara ad accogliere un Papa? Beh è sempre un personaggio che al di là della persona ha una sua rappresentatività per cui incontrare un Papa, specialmente per me in quel momento e in quella situazione significava incontrare la Chiesa, il Papa è il punto di riferimento, il perno di unione e quindi ha il senso dell’unità della la Chiesa, diciamo che la preparazione interiore fu questa, poi l’incontro è stato facilitato dal carattere umano di Karol Wojtyla per cui è diventato un incontro tra persone. Questo l’ho verifi- cato anche in seguito incontrandolo in altre occasioni e anche quando era molto malato, l’ultima volta che l’ho incontrato è stato quattro mesi prima che morisse, nonostante la malattia manifestava tutto il suo caratte- re. E’ qualcosa che rimane dentro. Quanto tempo si è soffermato a Rosignano? Tutta la mattinata fino a pranzo. Ho un ricordo simpatico di lui, al nostro primo incontro arrivò in elicottero e ad attenderlo c’erano il vescovo, Don Sirio parroco della chiesa di Santa Teresa, io, Don Vellutini parroco di Vada e il sindaco di Rosignano. Il vescovo ci presentò ed io ero molto imbarazzato, però lui non era molto cerimonioso nel suo modo di fare e quando gli fui pre- sentato come parroco del posto mi disse: “Eh allora io adesso sono suo parrocchiano, allora io debbo ubbidienza e riverenza a lei signor parroco”, era una battuta scherzosa che metteva in luce la sua simpatia e il suo carattere e mandò via il mio imbarazzo. - Segue a pagina pag. 3 - facebook 9° Campionato del Mondo di Danza e Danza Sportiva a pag. 2 Bolgheri Melody a pag. 3 La fabbrica Solvay a pag. 3 Elba a pag. 4 Castagneto a tavola a pag. 5 Alla corte della bevanda degli Dei a pag. 6 News Eventi A tavola...e non solo Arcipelago Toscano di Marica Galassi C on il termine picnic (in italiano: romanata) si identifica quel tradizionale pasto all’aperto compiuto in un contesto turistico o comunque che abbia una funzione sociale e ludica e non solamente alimentare. L’etimologia del termine va attribuita al termine composto piquenique, che in un francese arcaico abbina “pique” (prendere, rubacchiare) e “nique” (oggetto di poco valore). Il termine sembra si sia cominciato a diffondere alla fine del 1600 e si riferiva alla frugalità dell’evento, eseguito al di fuori dei riti imposti dal pranzo, composto da pochi e sempli- ci cibi sottratti direttamente alla cucina. Nel picnic, come ai nostri giorni, essenziale era il piacere del contatto con la natura e la partecipa- zione di più persone che provvedevano a portare singolarmente il cibo che veniva poi condiviso, senza avere l’ufficialità e lo sfarzo della classe nobiliare. Quest’ultima, specie nel XVIII secolo, era solita avere un seguito di servitori che im- bandivano tavolate all’aria aperta, a seguito di partite di caccia che vedevano le prede essere preparate al momento. Il picnic aveva un’estra- zione più popolare, se vogliamo intellettuale, dove il motivo aggregante era la socializzazione e il gusto del contatto con la natura. Nel XIX secolo ci si riferiva al picnic come alla consumazione di un pasto in allegria e in cli- ma rilassato da effettuarsi sui prati, in riva ad un fiume o sulla spiaggia, perdendo il desiderio di aggregazione in favore di un approccio più intimo, ideale contorno per il corteggiamen- to. Solitamente erano privilegiati i piatti freddi precedentemente preparati, come pane, salumi, formaggi, uova, insalate, frutta, torte, accompa- gnato da bevande enanalcoliche o da vini e birre a bassa gradazione. È questa l’immagine che venne immortalata nell’arte pittorica che dal di- ciottesimo secolo sempre più venne riprodotta, prima come sfondo di scene di caccia e poi, da- gli impressionisti, in ambito romantico. Il dipinto Colazione sull’erba (in francese “Le déjeuner sur l’herbe”) di Edouard Manet realizzato dall’autore nel 1863 ne è un esempio. Ai giorni nostri l’idea del picnic è più legata alla gita fuori porta, spesso più in ambito familiare che amichevole. Si è tuttavia sviluppato un mo- vimento culturale che, di comune accordo con le istituzioni locali, punta a utilizzare il pic-nic come strumento per riappropriarsi della vita all’aria aperta, conoscere le ville e i parchi del territorio, iniziare un percorso di tutela ambien- tale e rispetto civile. Primo Piano 1982: Papa Wojtyla alla Solvay 1° maggio, beatificazione di Giovanni Paolo II Profonda umanità, caparbietà e amore S arà mercoledì 11 maggio la data in cui la 5° Tappa del 94° Giro d’Ita- lia prenderà il via da Piombino. E non sarà un Giro qualunque, ma proprio quello che celebra i 150 anni dell’Unità d’Italia, un evento imperdibile dunque per la città e un’occasione importante per tutta la provincia di Livorno. La partenza dell’itinerario che condurrà i ciclisti appartenenti alle 22 squadre partecipanti fino ad Orvieto, prenderà il via ufficiale in località Gagno, dove i giu- dici faranno partire il cronometro, ma la festa del giro comincerà prima a Piazza Bovio, dove è previsto l’allestimento del Villaggio Partenza, sinonimo della spet- tacolarizzazione dell’evento sportivo che la carovana del giro è certamente in grado di realizzare. Dalla Piazza il serpentone degli atleti darà vita ad una vera e propria sfilata attraverso il centro storico seguendo un itinerario verso via- le del Popolo, via Giordano Bruno, piazza Verdi, corso Italia, via Lombroso, via del- la Repubblica, via Petrarca, piazza della Costituzione, via Vivaldi, via Amendola, viale Matteotti, viale Unità d’Italia. Presso il parcheggio dell’ex Fonderia Bernardini sarà allestito inoltre un altro villaggio aperto al pubblico dove sarà possibile prendere contatto con le aziende ed i loro prodotti. L’importanza del passaggio del Giro a Piombino, traspare con chia- rezza anche dalle parole del Sindaco: “Partecipare a un evento globale come questo significa esserci con la nostra storia, coinvolgendo tutti nella promozio- ne delle eccellenze del nostro territorio”. Dello stesso parere anche l’Assessore Provinciale Fausto Bonsignori che sot- tolinea come “si tratta di un Giro par- ticolare perché si celebra nei 150 anni dell’Unità d’Italia che porterà a Piombino 2000 persone la sera precedente l’11 maggio”. Fondamentale quindi, oltre al prestigio dell’evento dal punto di vista sportivo e culturale, anche la ricaduta economica sulla città, che non si ferma alla data dell’11 maggio e alla sera pre- cedente, giorni in cui sarà fisicamente presente tutto il “mondo del giro”, ma ha scelto di valorizzare l’appuntamento con un programma di iniziative curato da un apposito Comitato di tappa costituito in Comune, cominciate ad inizio anno e de- stinate a proseguire anche dopo il pas- saggio della corsa Rosa da Piombino. Tra quelle più significative ricordiamo: la Notte Rosa il 7 maggio, BiciInCittà il giorno successivo, Giro senza Barrie- re la mattina dell’11, lungo il percorso cittadino che poco dopo percorreranno i corridori, l’incontro con la Giornalista di Annozero Giulia Innocenzi il 30 di aprile e con Barbara Alberti a Palazzo Appiani l’8 maggio. Evento conclusivo sarà la Notte da CapoGiro che si terrà presso il portic- ciolo di Piombino il 21 di maggio a par- tire dalle ore 21:00 con musica, moda e spettacolo. E in più concorsi fotografici e interessanti mostre. Per ulteriori informazioni è possibile contattare il Comitato di tappa al numero 0565 63294, oppure consultare la pagi- na dedicata al Giro sul sito del comune di Piombino www.comune.piombino.li.it . Insomma ci sono tutte le premesse per- ché il ritorno del Giro d’Italia in provincia di Livorno dopo San Vincenzo nel 2008 e Livorno nel 2006, rappresenti un’altra bella prova di accoglienza, organizzazio- ne e spettacolo nel segno di uno sport affascinante ed epico che ha dato tanto al nostro territorio. Renato Nesi Piombino da CapoGiro Attese oltre 2000 persone. Occasione da non perdere tra sport, cultura e ricaduta economica per la città Foto Archivio Solvay Chimica Italia Foto Archivio Solvay Chimica Italia Al via dalla cittadina costiera la 5° tappa del Giro dei 150 Anni

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Mensile Maggio 2011 / Anno 1 - n. 10

di Marica Galassi

La beatificazione nel Cattolicesimo è il riconosci-mento formale, da parte della Chiesa, dell’ascen-sione di una persona defunta al Paradiso e la

conseguente capacità di intercedere a favore di indi-vidui che pregano nel nome della persona beatificata, la quale però non può ancora rientrare formalmente tra i santi, il che richiede un processo più lungo, la canonizzazione. Il 1° maggio, a sei anni dalla morte, Giovanni Paolo II è stato beatificato e per questa oc-casione ho voluto farci raccontare e ricordare quando nel 1982 visitò Cecina, Rosignano e Livorno, da Don Luciano Cantini all’epoca giovane e appena nominato parroco di Rosignano Solvay.Cosa ha pensato quando le hanno detto che avrebbe ricevuto il Papa? Sinceramente ho pensa-to: “Ci mancava anche questa!”, ero giovane, avevo 34 anni, avevo solo otto anni di esperienza di prete, ero appena arrivato a Rosignano e non conoscevo nessuno, all’improvviso mi dicono “Arriva il Papa” e sono andato in tilt. Ma mi ero preoccupato troppo, infatti il dover organizzare e preparare fu unificante, mi fece incontrare tante persone con le quali si creò all’istante collaborazione e complicità dandomi la pos-sibilità di farmi conoscere velocemente, poi con il mio carattere è stato ancora più facile allacciare rapporti.Qual è stato il motivo del viaggio del Papa nella Costa degli Etruschi? Giovanni Paolo II era un per-sonaggio molto aperto, soprattutto sul lato umano e relazionale. Io credo che lui immaginò di utilizzare il 19 marzo festa di San Giuseppe, patrono dei lavora-tori, per andare a visitare un luogo di lavoro. Ricordate che lui quando era giovane aveva lavorato come ca-vatore alla Solvay in Polonia. La Solvay di Rosignano per fare la soda prendeva il calcare da San Carlo. I cavatori di San Carlo durante un viaggio fatto a Roma scrissero una lettera al Papa dove lo invitavano, visto che era stato cavatore come loro, a visitarli. Il Papa scelse proprio la festa di San Giuseppe di andare a trovare lo stabilimento Solvay a Rosignano.Aveva già avuto modo di incontrare Giovanni

Paolo II in precedenza? No era la prima volta che lo incontravo, anche perché non era stato eletto da molto, avevo incontrato altri Papi in altre occasioni, e nel cuore avevo Paolo VI, incontrato da seminarista in un momento molto particolare.Come sono stati i giorni antecedenti l’incontro?Appena abbiamo saputo della Sua visita, con il ve-scovo incominciammo a ragionare un po’ su come legare la visita del Papa alla costruzione della chiesa di Santa Croce a Solvay, che all’epoca era una ba-

racchina di ferro. Allora facemmo fare dai cavatori di San Carlo un pezzo di calcare squadrato in maniera artigianale con l’arte del cavatore, ci facemmo fare un buco nel mezzo e pensammo a quello come prima pietra dell’erigenda Chiesa, chiedendo al Papa di po-terla benedire. Nell’officina dello stabilimento Solvay facemmo fare un siluro di acciaio inossidabile, che sarebbe stato murato nel blocco di calcare, chiuso a vite per sigillare al suo interno una pergamena scritta a mano e firmata da Giovanni Paolo II.

Come ci si prepara ad accogliere un Papa? Beh è sempre un personaggio che al di là della persona ha una sua rappresentatività per cui incontrare un Papa, specialmente per me in quel momento e in quella situazione significava incontrare la Chiesa, il Papa è il punto di riferimento, il perno di unione e quindi ha il senso dell’unità della la Chiesa, diciamo che la preparazione interiore fu questa, poi l’incontro è stato facilitato dal carattere umano di Karol Wojtyla per cui è diventato un incontro tra persone. Questo l’ho verifi-cato anche in seguito incontrandolo in altre occasioni e anche quando era molto malato, l’ultima volta che l’ho incontrato è stato quattro mesi prima che morisse, nonostante la malattia manifestava tutto il suo caratte-re. E’ qualcosa che rimane dentro.Quanto tempo si è soffermato a Rosignano? Tutta la mattinata fino a pranzo. Ho un ricordo simpatico di lui, al nostro primo incontro arrivò in elicottero e ad attenderlo c’erano il vescovo, Don Sirio parroco della chiesa di Santa Teresa, io, Don Vellutini parroco di Vada e il sindaco di Rosignano. Il vescovo ci presentò ed io ero molto imbarazzato, però lui non era molto cerimonioso nel suo modo di fare e quando gli fui pre-sentato come parroco del posto mi disse: “Eh allora io adesso sono suo parrocchiano, allora io debbo ubbidienza e riverenza a lei signor parroco”, era una battuta scherzosa che metteva in luce la sua simpatia e il suo carattere e mandò via il mio imbarazzo.

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9° Campionato del Mondo di Danza e Danza Sportiva a pag. 2

Bolgheri Melody a pag. 3

La fabbrica Solvaya pag. 3

Elba a pag. 4

Castagneto a tavola a pag. 5

Alla corte della bevanda degli Dei a pag. 6

News Eventi

A tavola...e non soloArcipelago Toscano

di Marica Galassi

Con il termine picnic (in italiano: romanata) si identifica quel tradizionale pasto all’aperto

compiuto in un contesto turistico o comunque che abbia una funzione sociale e ludica e non solamente alimentare. L’etimologia del termine va attribuita al termine composto piquenique, che in un francese arcaico abbina “pique” (prendere, rubacchiare) e “nique” (oggetto di poco valore). Il termine sembra si sia cominciato a diffondere alla fine del 1600 e si riferiva alla frugalità dell’evento, eseguito al di fuori dei riti imposti dal pranzo, composto da pochi e sempli-ci cibi sottratti direttamente alla cucina.Nel picnic, come ai nostri giorni, essenziale era il piacere del contatto con la natura e la partecipa-zione di più persone che provvedevano a portare singolarmente il cibo che veniva poi condiviso, senza avere l’ufficialità e lo sfarzo della classe nobiliare. Quest’ultima, specie nel XVIII secolo, era solita avere un seguito di servitori che im-bandivano tavolate all’aria aperta, a seguito di partite di caccia che vedevano le prede essere preparate al momento. Il picnic aveva un’estra-zione più popolare, se vogliamo intellettuale, dove il motivo aggregante era la socializzazione e il gusto del contatto con la natura.Nel XIX secolo ci si riferiva al picnic come alla consumazione di un pasto in allegria e in cli-ma rilassato da effettuarsi sui prati, in riva ad un fiume o sulla spiaggia, perdendo il desiderio di aggregazione in favore di un approccio più intimo, ideale contorno per il corteggiamen-to. Solitamente erano privilegiati i piatti freddi precedentemente preparati, come pane, salumi, formaggi, uova, insalate, frutta, torte, accompa-gnato da bevande enanalcoliche o da vini e birre a bassa gradazione. È questa l’immagine che venne immortalata nell’arte pittorica che dal di-ciottesimo secolo sempre più venne riprodotta, prima come sfondo di scene di caccia e poi, da-gli impressionisti, in ambito romantico. Il dipinto Colazione sull’erba (in francese “Le déjeuner sur l’herbe”) di Edouard Manet realizzato dall’autore nel 1863 ne è un esempio.Ai giorni nostri l’idea del picnic è più legata alla gita fuori porta, spesso più in ambito familiare che amichevole. Si è tuttavia sviluppato un mo-vimento culturale che, di comune accordo con le istituzioni locali, punta a utilizzare il pic-nic come strumento per riappropriarsi della vita all’aria aperta, conoscere le ville e i parchi del territorio, iniziare un percorso di tutela ambien-tale e rispetto civile.

Primo Piano

1982: Papa Wojtyla alla Solvay

1° maggio, beatificazione di Giovanni Paolo II

Profonda umanità, caparbietà e amore

Sarà mercoledì 11 maggio la data in cui la 5° Tappa del 94° Giro d’Ita-lia prenderà il via da Piombino. E

non sarà un Giro qualunque, ma proprio quello che celebra i 150 anni dell’Unità d’Italia, un evento imperdibile dunque per la città e un’occasione importante per tutta la provincia di Livorno.La partenza dell’itinerario che condurrà i ciclisti appartenenti alle 22 squadre partecipanti fino ad Orvieto, prenderà il via ufficiale in località Gagno, dove i giu-dici faranno partire il cronometro, ma la festa del giro comincerà prima a Piazza Bovio, dove è previsto l’allestimento del Villaggio Partenza, sinonimo della spet-tacolarizzazione dell’evento sportivo che la carovana del giro è certamente in grado di realizzare. Dalla Piazza il serpentone degli atleti darà vita ad una vera e propria sfilata attraverso il centro storico seguendo un itinerario verso via-le del Popolo, via Giordano Bruno, piazza Verdi, corso Italia, via Lombroso, via del-la Repubblica, via Petrarca, piazza della

Costituzione, via Vivaldi, via Amendola, viale Matteotti, viale Unità d’Italia. Presso il parcheggio dell’ex Fonderia Bernardini sarà allestito inoltre un altro villaggio aperto al pubblico dove sarà possibile prendere contatto con le aziende ed i loro prodotti. L’importanza del passaggio del Giro a Piombino, traspare con chia-rezza anche dalle parole del Sindaco: “Partecipare a un evento globale come questo significa esserci con la nostra storia, coinvolgendo tutti nella promozio-ne delle eccellenze del nostro territorio”.Dello stesso parere anche l’Assessore Provinciale Fausto Bonsignori che sot-tolinea come “si tratta di un Giro par-ticolare perché si celebra nei 150 anni dell’Unità d’Italia che porterà a Piombino 2000 persone la sera precedente l’11 maggio”. Fondamentale quindi, oltre al prestigio dell’evento dal punto di vista sportivo e culturale, anche la ricaduta economica sulla città, che non si ferma alla data dell’11 maggio e alla sera pre-cedente, giorni in cui sarà fisicamente

presente tutto il “mondo del giro”, ma ha scelto di valorizzare l’appuntamento con un programma di iniziative curato da un apposito Comitato di tappa costituito in Comune, cominciate ad inizio anno e de-stinate a proseguire anche dopo il pas-

saggio della corsa Rosa da Piombino.Tra quelle più significative ricordiamo: la Notte Rosa il 7 maggio, BiciInCittà il giorno successivo, Giro senza Barrie-re la mattina dell’11, lungo il percorso cittadino che poco dopo percorreranno i

corridori, l’incontro con la Giornalista di Annozero Giulia Innocenzi il 30 di aprile e con Barbara Alberti a Palazzo Appiani l’8 maggio. Evento conclusivo sarà la Notte da CapoGiro che si terrà presso il portic-ciolo di Piombino il 21 di maggio a par-tire dalle ore 21:00 con musica, moda e spettacolo. E in più concorsi fotografici e interessanti mostre. Per ulteriori informazioni è possibile contattare il Comitato di tappa al numero 0565 63294, oppure consultare la pagi-na dedicata al Giro sul sito del comune di Piombino www.comune.piombino.li.it . Insomma ci sono tutte le premesse per-ché il ritorno del Giro d’Italia in provincia di Livorno dopo San Vincenzo nel 2008 e Livorno nel 2006, rappresenti un’altra bella prova di accoglienza, organizzazio-ne e spettacolo nel segno di uno sport affascinante ed epico che ha dato tanto al nostro territorio. Renato Nesi

Piombino da CapoGiroAttese oltre 2000 persone. Occasione da non perdere tra sport, cultura

e ricaduta economica per la città

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Al via dalla cittadina costiera la 5° tappa del Giro dei 150 Anni

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2 maggio 2011

Pubblicato il bando per i finanziamenti

a sostegno dei giovani imprenditoriI finanziamenti saranno erogati sulla base di due linee di intervento. La prima è volta a sti-molare le capacità e le competenze dei giova-ni nell’ambito dell’innovazione tecnologica, attraverso l’incentivazione alla costituzione e avvio di attività imprenditoriali. Le attività devono avere contenuti innovati-vi, relativamente ai prodotti ed ai processi, con preferenza per quelle che utilizzano idee e progetti, ricerche ed applicazioni, an-che brevettate, prodotte dai proponenti. I settori interessati sono: manifatturiero, arti-gianato, bio-medicale, ambiente, difesa del suolo, agricoltura, automotive, logistica ed attività legate all’economia del mare, turi-smo e Servizi innovativi. La seconda linea di finanziamento riguarda l’avvio di attività giovanili, in forma di società cooperativa, che operano nel settore sociale e/o educativo. Lo scopo è quello di premiare la creatività gio-vanile applicata ad obiettivi di solidarietà e servizio alle comunità locali. I finanziamenti ammontano complessivamente a 500.000 euro, e saranno suddivisi in parti uguali tra le due linee di intervento. Possono presenta-re richiesta di contributo i giovani occupati con contratti di lavoro a tempo determinato o di natura precaria e i giovani inoccupati o disoccupati, con età compresa tra i 18 e i 35 anni. I candidati devono essere residenti nella provincia di Livorno e le attività imprendito-riali dovranno essere localizzate nel territorio provinciale. Ai beneficiari verrà concesso un finanziamento, a fondo perduto, nella misura massima di 25.000 euro. Le domande di partecipazione devono perve-nire all’Amministrazione Provinciale entro il 18 luglio 2011. Le richieste saranno valutate dai una commissione tecnica che sarà nomi-nata dalla Giunta.Il bando integrale e tutti gli allegati si trovano nella sezione Programmazione Economica.

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Notizie in breve

C’era un film, una volta, le cui immagini esaltavano le gesta di un piccolo grande uomo. Il film era appunto “Piccolo Grande Uomo” diretto da Artur Penn e il cui pro-tagonista era un piccolo grande uomo di nome Dastin Hoffman. Di piccoli grandi uomini nel corso della storia se ne sono visti molti, chissà perché, chissà quali particolari geni sono nascosti all’interno di quei corpi minuti che, il caso ha voluto, in un modo o in un altro divenissero più o meno celebri agli occhi e alla memoria di tutti. Qua, in queste righe però, non stiamo parlando di un perso-naggio celebre o famoso che dir si voglia, ma stiamo per raccontare la storia, la passione, il lavoro, di un ragazzo di paese, di bottega, di un ragazzo comune di nome Fi-lippo Quochi. Un ragazzo dalla corporatura minuta appunto, ma che con l’ardore del suo cuore e l’attaccamento innato per il mestiere di fabbro artigiano continua ancora oggi a mantenere viva quella tradizione che lega la sua famiglia al martello ed all’incudine sin dal 1780. Epoca in cui un suo trisavolo, probabilmente bisnonno del nonno, iniziò a battere i primi colpi su ferro battuto per adempire alle numerose richieste degli agricoltori dei tempi che muo-vendosi con il barroccio ed utilizzando attrezzi di ogni genere avevano quotidianamente bisogno di interventi, di rammendi, di lavori di mascalcia appunto.Filippo Quochi è un ragazzo poco più che trent’enne che, con estrema umiltà, da più di quattordici anni ha preso in mano la ditta che un tempo era dei nonni dei nonni, poi del padre e che adesso pian pianino sta divenendo sem-pre più sua. Sia nel senso pieno del termine, sia nel senso che Filippo da qualche anno ormai ha deciso di evolversi e di perfezionare la sua arte, accostando al lavoro di fab-bro, e quindi di interventi relativi a saldature, realizzazio-ne di cancelli o ferriate in genere, l’esecuzione di vere e proprie opere d’arte in ferro battuto. Sculture che sin dal 2003 vengono puntualmente esposte alla biennale di arte fabbrile organizzata dal comune di Stia (casentino). Una manifestazione che vede ogni volta arrivare partecipanti da tutte le parti del mondo, e che, come ci dice Filippo – “mette purtroppo in evidenza come la realtà artigiana italiana sia in grossa crisi, non tanto per la mancanza di lavoro ma piuttosto per la mancanza di giovani braccia italiane che sempre meno si vogliono avvicinare a quei lavori faticosi di un tempo, in cui ci si sporca ed in cui talvolta si rischia anche di farsi male, lavori forse trop-po umili per la superbia apparente nella quale navigano molte menti del mondo che stiamo vivendo”-. Filippo come dicevamo non è un ragazzo che si è fermato ad apprendere le gesta familiari ed a mettere in pratica i consigli del padre ma ha fatto e sta facendo quel pas-settino in più, sta riempiendo il suo zaino di esperienze proprie, sta seguendo dei corsi di arte fabbrile presso la scuola aretina del Maestro Claudio Bottero perché come Filippo stesso ci ha confidato -“ sono da sempre stato un appassionato di arte in generale”- e quindi, lui che sa benissimo il valore ed il sacrificio del suo lavoro, vuole divenire in questo sempre più bravo e professionale, ed un giorno magari poter lasciare anche lui nelle mani del figlio il mestiere che unisce la storia di una famiglia.Filippo Quochi per ritornare alle battute iniziali è quindi un piccolo, grande uomo, di quelli sicuramente meno cele-bri, ma non è la celebrità a fare grande un piccolo uomo, ne sono piuttosto le gesta, le opere che questo riesce a realizzare. Quindi Filippo è un piccolo, grande uomo dotato di grande talento e di grande senso del dovere che ogni mattina scende da Nibbiaia, località dove vive, per andare a realizzare le sue opere, i suoi lavori, nella sua officina, propri lì al numero 24 di piazza XI Maggio a Livorno dove nel secondo dopoguerra suo nonno ere-ditò anch’egli un mestiere, una cultura di una famiglia intera e dove ancora oggi nel 2011 Filippo Quochi nella suo piccolo, quotidianamente da vita a delle autentiche opere d’arte.

Marco Provinciali

Vogliamo attirare l’attenzione verso ra-gazzi e ragazze che si stanno facendo largo nel mondo dello sport, dell’arte e

della musica, della letteratura e della scienza. Da sempre i giovani sono tartassati dai soliti, negativi, luoghi comuni e se qualcuno di loro riesce, con costanza e impegno a raggiungere il proprio sogno, allora che serva di esempio e di aiuto a chiunque voglia provarci.

Giovani talenti della Costa

degli Etruschi

Piccole mani per grandi opere d’arte,

Filippo Quochi l’ultimo discendente

d’una famiglia di fabbri ferrai

Nel prossimo settembre le sue opere sa-ranno esposte per la quinta volta con-secutiva alla biennale di arte fabbrile organizzata dal comune aretino di Stia

Nella foto Filippo Quochidi Valentina Cambi

Il Dan Kafe di Cecina ha ormai com-piuto un anno e la scommessa è vinta asseriscono i proprietari!

Il locale caffetteria -libreria, unico nel suo genere sulla costa etrusca è riuscito ad attirare un pubblico di estimatori in continua crescita, dai giovani studenti ad affermati professionisti, dai cultori dell’ottimo Tè e Caffè , alle famiglie con bambini, a questi ultimi poi è destinato uno spazio ludico tutto per loro, al fine di consentire ai genitori di degustare le prelibatezze del locale. Il giovane proprietario ha trent’anni, è cecinese doc., ha seguito un percorso di studi umanistici, ed è costantemente impegnato nel mondo della cultura lo-cale. In passato ha gestito alcuni locali importanti sulla costa etrusca, mentre tra le sue ulteriori attività segnaliamo il

suo impegno come insegnante all’Istituto Alberghiero di Rosignano fino a qualche anno fa, ed è Sommelier dell’AIS.Marzio Porri ha recentemente pubblicato un libro dedicato al mondo del tè che si chiama “La Tazza dell’umanità” edito da Aibes in doppia lingua, che ha avuto un enorme successo e si avvia alla terza ristampa. Marzio che deriva dal nome latino Martius , che significa dedicato a Marte, ha tutte le caratteristiche del suo pianeta che indica l’energia, la forza ed il dinamismo, ha avuto la fortuna di innamorarsi di una donna speciale, colta e raffinata , nello stesso tempo sempre attenta all’esigenze dei suoi clienti. Lei è di Pechino, fa l’imprenditrice e da anni ha avviato una fortunata azienda che importa tè in foglia di qualità dal nome “Qte”, unitamente ad una linea di liquori pregiati sempre derivati dalla pianta del tè che sicuramente troverete all’interno del locale. Insieme hanno scommesso

proprio sull’oro verde decidendo di aprire, in Cecina in via da Vinci n.3, il primo caffè letterario della città, dal nome “Dàn Kafe”, in omaggio al loro bellissimo figlio con gli occhi a man-dorla di tre anni. Una sfida che i due gio-vani lanciano in un momento ancora di grande crisi che non risparmia neppure il commercio.

Oggi possiamo affermare che Marzio Porri e sua moglie Jing Qiao, complice la passione per l’infuso millenario , sono uniti sia in amore che in affari e visto i risultati possiamo constatare che essi la loro scommessa l’anno già vinta. Dàn che in Oriente - ricorda Porri- significa «il momento dell’alba» perché il locale sarà aperto dalle prime ore del mattino, per le colazioni dolci e salate, fino alla sera per i classici aperitivi nella terrazzina esterna vicino al pergolato di gelsomino. L’obiettivo del resto non era quello di aprire in città una comune attività di somministrazione di bevande, ma di dar spazio ad un luogo d’incontro dove - all’insegna di una filosofia «slow» - si sorseggia una tazza di tè, di caffè o una centrifuga di frutta potendo intrattenersi a leggere un libro. Secondo lo schema in parte rodato che cibo, tè e caffè ben si sposano con la cultura e in particolare la

lettura. «I clienti – spiega Jing arrivano a qualsiasi ora e stressati si mettono a sedere sorseggiando qualcosa di ricer-cato e magari leggendo il loro autore preferito. I locale dalle 12.00 alle 15.00 , è anche lunch break, infatti vengono preparate primi e insalate, il tutto con materie pri-me di qualità e preparate al momento per mantenere una linea d’eccellenza alta, sempre nell’interesse dei clienti.Il locale dispone di una grande libreria dove si trovano numerosi libri che tratta-no il tema del viaggio e dell’enogastro-nomia , il tutto in un atmosfera di pace e tranquillità in modo da far rilassare seppur per un attimo la mente dai cattivi pensieri e dai ritmi frenetici della vita di ogni giorno. Per scelta dei proprietari non troviamo internet «oggi gli internet caffè sono un po’inflazionati», continua il titolare e nell’intenzione di Marzio e Jing il locale si offre bene come punto di rife-rimento anche per ospitare iniziative cul-turali. Infatti dall’inizio dell’anno, sono state realizzate numerose presentazioni culturali al suo interno: dal poeta Fabri-zio Parrini al Critico d’Arte, Carlo Pepi . I proprietari ci dicono orgogliosi «Abbiamo ideato tutto noi, abbiamo unito le nostre passioni ed esperienze e luoghi d’origine così diversi: la Cina che abbiamo visitato a lungo in autunno e Cecina dove vivia-mo». Il resto lo fanno le miscele di «oro verde» di cui Marzio e Jing sono dei veri maestri. (www.dankafe.it)

Caffè Letterario “Dan Kafe”

di Marco Provinciali

E’ fatta, ormai ci siamo. Finalmente è arrivato il momento tanto aspettato. Maggio uno dei mesi più belli della stagione porterà quest’anno, presso il castello Pasquini di Casti-

glioncello, la nona edizione del campionato mondiale di danza moderna e sportiva. Dal 25 al 29 maggio la perla del tirreno sarà letteralmente invasa da più di cinquemila persone, tra atleti ed accompagnatori, provenienti da più di venti paesi stranieri,

europei soprattutto, ma anche extracontinentali. Dunque grazie alla collaborazione tra pubblico e privato, tra il Comune di Rosi-gnano Marittimo , la Provincia di Livorno, la International dance federation, la danza in collaborazione e soprattutto la scuola di danza Sabor de Cuba, il nostro territorio balzerà agli onori della cronaca mondiale per un campionato in cui gli atleti si sfideranno a colpi di ballo di diverse discipline, tra cui la dance show, la disco, la brack dance, l’hip hop, i balli caraibici e molte altre ancora; tutto all’insegna dello sport, tema questo sempre caro all’amministra-zione comunale di Rosignano Marittimo che negli ultimi anni si è mostrata favorevole e propensa ad appoggiare questo tipo di manifestazioni. Iniziative che oltre a portare un ondata di cultura sportiva differente a quella cui siamo sempre abituati a respirare, portano anche un consistente numero di persone sul territorio. A giovare di ciò, non saranno quindi solamente le associazioni e le istituzioni coinvolte, ma ne converranno anche tutto gli enti operanti nel settore turismo in generale. Questa importante competizione di danza torna nel territorio ita-liano dopo un’assenza lunga quattro anni; prima la Croazia, poi la Spagna ed infine l’Ungheria hanno ospitato le ultime tre edizioni del Mondiale registrando, in ogni sua edizione, un costante incre-mento di Paesi e di atleti partecipanti . Come ci spiega l’orga-nizzatore responsabile Ranieri Manfrin: “questa è per il territorio un’occasione unica per mettersi in mostra a livello mondiale, un evento sul quale stiamo lavorando da moltissimo tempo e che sarà inaugurato il giorno 25 Maggio con una bellissima cerimonia di apertura presso lo stadio comunale Ernesto Solvay . Uno spazio

grande come quello dello stadio perché a tale evento partecipe-ranno moltissime persone, dagli atleti, agli appassionati a tutti co-loro che direttamente o indirettamente saranno coinvolti in questa manifestazione di livello mondiale. Durante la cerimonia si terrà una imponente parata, alla quale parteciperanno le delegazioni di tutti i paesi con in testa il corteo storico degli sbandieratori di Volterra, che partendo da piazza del mercato arriverà sin dentro lo Stadio. Al centro del campo verrà allestito un palco in cui si esibiranno la Compagnia China Disabled Peoplè’s Performing Art Troupe riconosciuta dall’Unesco, i Los Locos, Moses ed alla fine ci sarà il passaggio del testimone dei prossimi campionati del mondo fra i Sindaci di Rosignano Marittimo e il sindaco della cittadina Inglese di Eastbourne che nel 2012 ospiterà i prossimi mondiali di danza”. Madrina dei campionati sarà Simona Atzori pittrice e bal-lerina italiana che pur nascendo senza gli arti superiori è riuscita con la sola forza di volontà, e l’amore per la vita, a raggiungere traguardi incredibili nella danza così come nella pittura; simbolo di un etica sportiva e morale sempre più difficile da scoprire la Atzori è un autentico schiaffo a coloro che ancora hanno il corag-gio di discriminare.Dunque da mercoledì 25 Maggio fino a domenica 29, l’appun-tamento è presso il castello Pasquini di Castiglioncello, dove per l’occasione saranno allestiti, all’interno della tensostruttura, due palchi che saranno teatro delle numerose esibizioni degli atleti partecipanti. Così grazie a questa importante manifestazione, le luci della dan-za torneranno finalmente a brillare su Castiglioncello.

9° WORLD CHAMPIONSHIP of Modern Dance SportSarà Castiglioncello il paese che ospiterà nel 2011 i Mondiali di Danza e di Danza Sportiva della

International Dance Federation oltre che al festival di danza per diversamente abili

di Gianluca Parodi

Nel caratteristico scenario del parco del Castel-lo Pasquini a Castiglioncello, dove si trovano gli uffici dell’organizzazione, abbiamo incon-

trato Andrea Nanni, direttore di Armunia, che ha parlato al Costa Degli Etruschi News del suo recente operato, dei riscontri sui primi progetti elaborati e a proposito degli obiettivi, con la stagione estiva ormai alle porte. Ma prima di affrontare l’argomento, è utile tracciare un profilo di questo importante personag-gio del mondo artistico italiano. Nanni nasce come critico teatrale, fiorentino negli anni ’90 lavorando a “l’Unità” di Firenze poi a “Nuova Radio”, radio dell’ar-te, e ne diviene il responsabile dei palinsesti culturali. Inizia, intanto, a scrivere per riviste di settore come “Lo Straniero” e “Hystrio”. Nel frattempo si allargano i suoi orizzonti di ricerca, cresce e si sviluppa un for-te interesse per la danza contemporanea, in cui, in breve tempo, si specializza. Intorno al 2000 avviene la sua personale rivoluzione lavorativa. Nanni si ac-

corge che fare il critico non gli basta più, confessa che è un mestiere teorico e solitario, vuole agire nella realtà e in un contesto di collaborazione di squadra. Si accorge di scrivere solo per un pubblico ristretto e a lui perfettamente noto, desidera allargarsi, trasmet-tere alla gente la sua passione. Per questo inizia a dedicarsi alla direzione artistica di spettacoli teatrali e di danza, con ottimi risultati, soprattutto nella sua esperienza in Emilia Romagna, dove lavora ad un progetto di successo chiamato “Teatro Errante”, in cooperazione con ERT (Emilia Romagna Teatro). Questa iniziativa consisteva nel portare un tendone mobile per gli spettacoli, nei paesi della regione in cui non esisteva fisicamente un teatro, proponendosi di arrivare ad un pubblico vergine da questo punto di vi-sta. Sottolineare questa sfida di Nanni è interessante perché ci riporta al suo impegno attuale in Armunia e al concetto di “svolta popolare” del nuovo teatro e della danza contemporanea. “Il termine popolare ulti-mamente viene snaturato, sradicato del suo significa-to originale e indiscutibilmente positivo. Popolare ora si accosta a qualcosa di comune, banale, televisivo, superficiale, ma non è affatto così nella mia accezio-ne. Credo che l’aggettivo “popolare” debba recupera-re la sua immensa forza di significato e debba ripor-tare alle persone, al popolo in senso estremamente buono della parola.” Si esprime chiaro e deciso il direttore. Con Armunia, Nanni si è proposto, come primo obiettivo, quello di creare una vera e propria “abitudine culturale”. Ovvero si è voluta delineare una continuità, una cadenza settimanale alternata, a cui gli spettatori potevano far riferimento. Il venerdì sera uno spettacolo per adulti, alla domenica, rassegne per bambini e così via per l’intera stagione invernale. “A volte si pensa al nuovo teatro come un tabù, un mondo elitario e inavvicinabile, un covo semi-oscuro per intellettuali esclusivi, ma non è affatto la verità. Ho voluto sfatare queste credenze dimostrando che sia il teatro che la danza contemporanei hanno un linguaggio semplice e comprensibile al pubblico.” E quale miglior modo di giungere dritti alle persone se non quello di lavorare molto con le nuove generazio-

ni? Il contatto con i bambini è un punto di forza di Armunia che, oltre a realiz-zare con un riscontro ina-spettato ed elevatissimo, spettacoli teatrali per i più piccoli, porta avanti progetti dentro le scuole del territorio volti ad avvicinare le nuove leve all’arte. Il grande riscontro ottenuto con le rassegne per bambini e le loro fami-glie ha condotto ad altre iniziative importanti. Una su tutte, in collaborazione con lo sponsor principale di Armunia, la REA, riguarda il delicato tema dell’am-biente, ogni bambino che portava all’ingresso del teatro almeno dieci bottiglie di plastica, riceveva uno sconto sul biglietto, i risultati eccezionali hanno co-stretto la REA a fornire alla fondazione due contenito-ri per la plastica in più. Tutto questo per parlare anche della crescente interazione con il territorio comunale e provinciale, infatti una delle conseguenze del pas-saggio di Armunia da associazione, a fondazione culturale, sarà proprio un incremento della presenza concreta delle zone limitrofe ed al di fuori del comune di Rosignano Marittimo. Ne sono un esempio palese le nascenti collaborazioni con i comuni di Guardistal-lo, Castagneto Carducci e Castellina Marittima che, durante il festival estivo ospiteranno delle compa-gnie nelle loro strutture comunali e degli spettacoli nei teatri del paese. Eccoci dunque a un argomento poroso di interesse, la punta di diamante dell’organiz-zazione: il festival estivo “Inequilibrio”. Nanni ci tiene a sottolineare che non si può certo identificare l’intera fondazione con il festival, seppur ricco di premi e di successi, lo definisce come il culmine, l’apice di un duro lavoro che abbraccia l’intero anno che fornisce ampi margini di soddisfazione anche aldilà del mese di luglio. Il già citato lavoro nelle scuole, l’intera sta-gione invernale ricca di rappresentazioni, la rassegna di poesia “Ai margini del bosco” che si svolgerà a giu-

gno, la programmazione d’agosto “Contrappunti”, un interessantissimo progetto autunnale di pedagogia e formazione teatrale con la presenza di OLIVE (or-ganizzazione delle scuole teatrali del mediterraneo), non sono solo la cornice di Armunia, ma ne sono la base, le fondamenta. Dal 1 al 10 luglio “Inequilibrio” sarà il vero e proprio specchio di ciò che abbiamo evidenziato e messo in risalto in questo approfondi-mento: la svolta popolare. Si cercherà di condurre gli spettacoli anche fuori dal tendone del Castello Pasquini, si tenterà di coinvolgere la gente, di appas-sionarla, includerla, entusiasmarla, divertirla, indurla a un contatto diretto con una realtà che non rimar-rà confinata all’interno del cancello dello splendido parco comunale. Per questo il festival si svolgerà in tre luoghi: ci sarà la canonica, tradizionale e sempre affascinante parte degli spettacoli, al pomeriggio sarà il parco del castello lo scenario di iniziative divertenti per i più piccoli come merende fiabesche e giochi di gruppo ed infine, il terzo palcoscenico sarà la stra-da. Si scenderà in piazza coinvolgendo passanti e interagendo con loro in momenti artistici suggestivi e inusuali, creando un contesto artistico che riporta alle feste paesane medievali, con un pubblico che, facen-dosi una passeggiata per il centro, si ritrova coinvolto in rappresentazioni, in scenografie improvvisate. Un altro punto incredibilmente innovativo sarà il proget-to della scuola di danza Virginio Sieni, coreografo fiorentino ai vertici della danza italiana, che porterà sulla scena bambine e nonne del territorio, creando con loro dei veri e propri piccoli spettacoli. Insomma, ci sarà da divertirsi e da appassionarsi, provando ad abbattere definitivamente quelle barriere dell’assurdo che allontanano il popolo da qualcosa di meraviglio-samente accessibile come l’arte.

ARMUNIA e la svolta popolare Bilanci, obiettivi e progetti della fondazione culturale

IntervIsta al neo dIrettore andrea nannI

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3maggio 2011

La fabbrica SOLVAY tra passato, presente e futuro

Grandi realtà del territorio: il primo di due focus sullo stabilimento Solvay

di Gianluca Parodi

Correva l’anno 1910, ai piedi di Rosignano Marittimo si esten-deva un immenso paesaggio

rurale e disabitato, quando il famoso imprenditore industriale belga, Erne-sto Solvay e il suo entourage, dopo un’accurata ispezione, individuarono il luogo ideale, su cui far nascere una delle sedi più importanti del loro grup-po multinazionale. Alla visita, seguì, in breve tempo, l’acquisizione dei terreni sui quali doveva erigersi la fabbrica per la produzione di carburante di sodio, ciò che noi comunemente oggi chiamiamo soda. Nel 1912 dunque, con un atto notarile, il gruppo Solvay si insediò ufficialmente sul territorio dan-do inizio a una storia che giunge drit-ta fino ai giorni nostri. La prima vera tappa fondamentale fu l’acquisizione, di centinaia di ettari intorno alla zona della fabbrica nascente, uno sguardo lungimirante e rivolto verso il futuro, pensando a creare un vero e proprio paese che facesse da spalla all’attivi-tà industriale. Vennero innalzate case per i dirigenti, per gli impiegati, per gli operai, furono costruite le scuole e la chiesa, il teatro, l’ospedale e tutte le altre strutture utili allo sviluppo di un nuovo agglomerato urbano. Questi luoghi rappresentavano l’ideale per un simile progetto, ma gli abitanti erano pochi e assolutamente non avvezzi al lavoro industriale, i più erano contadini o lavoravano nel commercio, non esi-steva affatto una cultura del lavoro in fabbrica. Tutto doveva essere creato dal nulla, bisognava dare vita ad un contesto, che avrebbe fatto da cornice ad uno stabilimento a ciclo continuo,

attivo 365 giorni all’anno, 24 ore su 24. Inoltre c’erano tutte le risorse ne-cessarie per le produzioni di chimica di base quali importanti giacimenti di salgemma e di calcare, oltre alla pre-senza, nelle vicinanze di un colosso industriale, che aveva assolutamente bisogno del prodotto finito: l’industria vetraria Saint Gobain, a Pisa. Fu così che la prima, vera, grande produzione furono milioni di mattoni, un’immensa fornace fornì la base indispensabile per la costruzione di edifici di ogni genere che sorsero numerosissimi. Con un’architettura tipica del nord Europa, influenzata dai venti dell’”Art Nouveau” che spiravano sugli addetti ai lavori, nacque una fabbrica inno-vativa e ancora oggi interessante e osservata per il suo particolare mo-dello architettonico. Milioni di matto-ni a parte, il primo prodotto finito ad uscire dallo stabilimento Solvay fu, nel 1917, la soda caustica. Quest’ultima presenta una composizione chimica diversa dal già citato carbonato di sodio, che in breve prenderà il soprav-vento, essa infatti, era estremamente

utile per l’industria bellica. Nel 1917, l’Italia si trovava impegnata al fronte, nelle terribili trincee della prima guerra mondiale e tutto il Paese si mobilita-va per il sostenimento dell’azione di guerra. Terminate le ostilità, si poteva procedere con lo sviluppo delle attività per cui l’industria era nata. Importante è sottolineare come, lo stabilimento Solvay, sia specificatamente industria di “chimica di base”, ossia la prima parte della catena della produzione di beni, ciò che sta a monte di tutte le attività produttive. Attuata questa premessa, definiremo dettagliatamen-te, nella prossima uscita, i processi di elaborazione, le materie prime usate e il prodotto finito messo in commercio, in un approfondimento più specifico e tecnico che ci aiuterà a capire meglio le reali attività dell’azienda. Ma ora è opportuno proseguire il racconto di come questo colossale impianto abbia dato vita ad una cittadina e sviluppato cultura e mentalità. Nel 1919, con un atto del consiglio comunale di Rosi-gnano Marittimo, nasceva ufficialmen-te la frazione di Rosignano Solvay, il

suo nome, in onore del reale fondato-re, titolare del marchio di fabbrica. Lo sviluppo successivo, nel corso della storia, si diramò in molteplici direzioni. L’industria non rimaneva confinata tra i propri cancelli, non si limitava a fornire posti di lavoro per operai e impiegati, ma dava vita ad un contesto esterno ad essa strettamente legato. L’importante attività culturale, inserita ad esempio nell’ambito teatrale, ha visto passa-re dal paese, svariati personaggi di spicco, grazie all’apporto di un illustre dipendente, Dino Lessi, delle cui esila-ranti capacità, la direzione dell’azien-da si accorse, permettendogli campo libero nella sua passione, che divenne un lavoro. Ne fu un esempio palese la presenza di una delle ballerine più il-lustri del panorama mondiale, la stella Carla Fracci, da lui invitata nel 1999. A proposito di passaggi d’eccezione a Rosignano, ancor più rilevante e spet-tacolare, fu, nel 1982, la visita di Papa Giovanni Paolo II, che quando ancora si chiamava Karol Wojtyla, cioè prima di diventare l’uomo più importante del mondo intero, fu un dipendente Sol-

vay nella sede polacca. Le problematiche am-bientali che, ingenti mul-tinazionali, portano alla luce, hanno permesso la formazione di un gran-de personaggio come il sindaco storico Demiro Marchi, uomo di spicco del panorama politico del passato di Rosignano e non solo, anche questi, indirettamente, sono con-testi culturali creati dalla presenza di una grande fabbrica. Naturalmente, col passare del tempo, l’impatto e il paternalismo del gruppo Solvay sul ter-

ritorio è andato inevita-bilmen-te ad a f f i e -vol irsi . L’indu-stria, al g io r no d’oggi, non fornisce più posti di lavo-ro a migliaia di cittadini e non patro-cina, come una volta, tutte le attività al di fuori dell’azienda, come lo sport o la cultura. Le elevate automazio-ni, l’utilizzo di nuove tecnologie, più economiche e sicure, hanno limitato il fabbisogno di manodopera e lo stabi-limento Solvay non può essere consi-derato il motore dell’intero paese. Ma il suo sviluppo nel corso della storia, ha fornito una mentalità imprenditoriale che ha permesso lo sviluppo di un’in-tera zona industriale, che ha dato una forte spinta all’industrializzazione e al terziario anche al di fuori del suo rag-gio d’azione. Importanti aziende priva-te come “Officina 2000” ad esempio, nata da un operaio messosi in proprio, ne sono la testimonianza. La presenza di un impianto di tale portata, inevita-bilmente, finisce per fornire spunti e creare ambiti lavorativi anche oltre i suoi confini. Per tutto questo, ancora oggi, è utile e importante conoscere questa grande realtà del nostro territo-rio, che, troppo spesso rimane velata da un alone di mistero, non si sa bene come funzionino gli impianti, che cosa producano in realtà. Questo primo fo-cus d’introduzione e il nostro prossimo approfondimento più tecnico e speci-fico, sono volti ad iniziare un pubblico che ignora ciò che succede all’interno dei cancelli di questa grande multina-zionale. Tutto questo, coincide proprio con il periodo ideale per farsi un’idea e informarsi meglio sull’azienda. Il 2011, infatti, è l’anno della chimica, stabilito dall’Unesco, che ogni anno definisce un tema fondamentale da sviluppare, quest’anno è proprio il turno di grandi fabbriche come la Solvay di mostrare il proprio potenziale e gli impianti di produzione. A fine maggio, dunque, saranno aperte le porte al pubblico che potrà visitare lo stabilimento in due giornate di introduzioni guidate e spiegazioni, come già avvenne nel 2005 con soddisfacenti risultati.

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Direttore Ghironi, si annuncia una nuova esaltante stagione per Bolgheri Me-lody? E’ naturalmente l’auspicio. La prima edizione è stata un successo oltre ogni aspettativa; la gente ha apprezzato, e lo dimostrano i numeri: quasi 30 mila spetta-tori arrivati da tutta Italia. Un successo clamoroso che ha portato tantissime persone a scoprire la nostra terra e a vedere per la prima volta, con i propri occhi, il Viale dei Cipressi. Ripetersi è sempre molto difficile, e di questo ne siamo consapevoli, ma il cartellone che stiamo definendo sarà all’altezza delle aspettative del pubblico e del territorio. Sono sicuro che sarà la stagione della conferma; Bolgheri diventerà presto uno dei principali eventi all’aperto live italiani.Due esclusive musicali, danza: cos’altro ancora? La musica e la danza sono l’ani-ma di Bolgheri Melody. Sono due dei generi più amati dal pubblico. Ed anche que-st’anno abbiamo puntato su due grandissimi interpreti del panorama internazionale: Gianna Nannini che nell’Arena Mario Incisa della Rocchetta terrà l’unico concerto estivo nel nostro paese, prima di iniziare il tour Europeo; e Bryan Ferry, un’ico-na di livello mondiale che ha scelto Bolgheri Melody. Anche questo evento sarà un’esclusiva: Bolgheri Melody sarà l’unica data italiana del suo tour mondiale. Ma il cartellone degli eventi sarà caratterizzato per la varietà dei generi e per il coraggio di proporre appuntamenti originali: abbiamo per esempio inserito un’operetta, una novità assoluta. Ma non è finita qui. Ricordo anche gli spettacoli di danza del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala di Milano, il Sogno di una notte di mezza estate e la prima mondiale della compagnia di ballo del Teatro Comunale di Firenze “Maggio Danza” ballata su musiche dei “Genesis”.Il progetto Bolgheri Melody va al di la dello spettacolo? Si, è vero. E’ un progetto che coinvolge tutto un territorio, e un sistema di attori, pubblici e privati, che colla-borano e lavorano all’unisono per creare condizioni economiche. Bolgheri Melody non significano solo vendita dei biglietti, non è un’operazione fine a se stessa. Bol-gheri Melody accende tutto un indotto fatto di strutture ricettive, ristorazione, mo-bilità e quanto altro. Bolgheri Melody vuole essere un pretesto aggiuntivo, insieme alla storia e al prestigio dei nostri vini, alla magia della Costa degli Etruschi, per far scegliere al turista la nostra terra.Fondamentale resta, al di la degli spettacoli, la liason con i viticoltori? Mas-

simo Guantini e Sauro Scalzini hanno immagi-nato Bolgheri Melody; i viticoltori si sono impegnati fortemente per realizzarlo. Basti pensare all’Arena, porta il nome di Mario Incisa, padre del “Sassicaia”, e al coinvolgimento di due personaggi straordinari della nostra storia: il Marchese Nicolà Incisa, e il Conte Gaddo che cura gli sponsor ed è stato determinante per far decollare l’appuntamento. Ma dietro Bolgheri Melody ci sono tutti i viticoltori di Bolgheri e dintorni. Bolgheri Melody è una creatura di una comunità straordinaria che sa essere lungimirante.Qualche anticipazione? Il talk show televisivo che debutterà in occasione di Ca-stagneto a Tavola. Una novità che ha l’obiettivo di elevare la proposta culturale di Bolgheri Melody. In tutto dieci appuntamenti dove si confronteranno e discuisiranno importanti personaggi della nostra società. L’altro grande progetto, probabilmente il più suggestivo, è la presenza, nel 2012, del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Abbiamo da poche settimane presentato richiesta ufficiale, attraverso il nostro esperto Angelo Piras. Siamo fiduciosi. Per Bolgheri e per tutta la Provincia di Livorno sarebbe un grandissimo onore.

Bolgheri Melody 2011

All’alba del centenario, una panoramica su un marchio che ha fatto la storia di un paese

“Vetrina Toscana” è il programma intersettoriale per lo sviluppo innovativo di collaborazioni di filiera tra la rete regionale dei pubblici esercizi

e le produzioni agroalimentari ed artigianali tipiche toscane, con finalità di qualificazione dei ristoranti, promozione dell’educazione alimentare e valorizza-zione dei territori e delle tradizioni toscane.Il programma ha permesso la costituzione della rete regionale Vetrina Toscana, una rete di ristoratori e botteghe agroalimentari che aderiscono e ottempera-no a specifici disciplinari tecnici: - disciplinare di Vetrina Toscana a Tavola per i risto-ratori- disciplinare delle Botteghe di Vetrina Toscana per le botteghe di prodotti artigianaliApprovato dalla Giunta regionale con delibera n. 1297/2000, il programma trova i suoi riferimenti programmatici nel Piano regionale di sviluppo econo-mico 2007-2010, è’ cofinanziato da Regione Toscana e Unioncamere Toscana ed attuato da quest’ultima in collaborazione con i Centri di assistenza tecnica re-gionali di Confcommercio, Confesercenti, Federazione italiana esercenti pubblici e turistici (Fiepet) e Fede-

razione italiana pubblici esercizi (Fipe). Le azioni previste dal pro-gramma Vetrina Toscana sono:- costituzione di reti di esercizi commerciali e pubblici esercizi di piccole

e medie dimensioni in grado di commercializzare al dettaglio, le produzioni di imprese agricole, artigia-nali, di trasformazione e di piccole e medie imprese industriali toscane.- coordinamento e creazione di marchi e di linee di comunicazione riferiti alle reti di distribuzione, di produzione e di servizi;- definizione di specifici protocolli di qualità ai quali aderiscono gli operatori interessati;- promozione delle produzioni tipiche locali di buona qualità, offerta di servizi di informazione e diffusione dell’immagine riconducibile alle produzioni tipiche locali, alla rete di distribuzione ed ai contesti terri-toriali interessati.Il programma opera attraverso moduli specifici per ambiti tematici o territoriali, come ad esempio Vetri-na Toscana a tavola.Sul sito della Rete www.vetrina-toscana.it è possibile registrarsi richiedendo un account e, qualora interes-sati, inviare richiesta di adesione a www.vetrina-to-scana.it/Servizi.

Valentina Cambi

“Vetrina Toscana” prodotti alimentari e artigianali della Toscana

Organizzata una rete per promuovere, diffondere e distribuire i prodotti

Intervista al direttore Luciano Ghironi

Dall’Arena Mario Incisa Della Rocchetta

- continua da pag. 1 - Curiosità e aneddoti di quel giorno? Per l’occasione della firma della pergamena avevamo preparato una scatola di legno con una penna che avrebbe dovuto usare per firmare, dopo di ché l’avremmo regalata a Giovanni Paolo II, ma al momento di firmare, invece di prendere la penna che gli porgevo, infilò una mano in tasca e tirò fuori la sua, sul momento ci sono rimasto male, la penna gliela abbiamo regalata comunque, ma non capivo il perché di quel gesto, non capivo se lo aveva fatto di proposito, l’ho capito dopo anni il per-ché... Quando fu costruita la chiesa e murammo final-mente la prima pietra in una colata di cemento armato ma che rimanesse visibile, scegliemmo di non murarci la pergamena ma di metterla sotto vetro esposta e le nostre firme fatte con la nostra penna si sono scolori-te, mentre la firma del Papa è ancora intatta e ben vi-sibile, li ho capito perché avesse preferito firmare con la propria penna. Dopo Giovanni Paolo II proseguì la sua visita all’interno dello stabilimento e al suo ritorno riconoscendomi esclamò: “Ah signor parroco sono stato bravo, devo dire la verità sono stato proprio bra-vo, non le ho creato alcun fastidio”. Quel giorno man-giò alla mensa dello stabilimento ad un tavolo unico con gli operai. La visita alla Solvay è stata la prima, da parte del Papa, ad un luogo di lavoro, ma è diventato poi consuetudine ogni 19 marzo recarsi a trovare gli operai anche in altri stabilimenti. Inoltre proprio quel giorno, alla Solvay, per la prima volta ha indossato il casco di protezione, naturalmente bianco.Che cosa le viene in mente pensando a Giovanni Paolo II? Giovanni Paolo II l’ho incontrato molte altre volte e per altri motivi, e ha sempre mostrato questo carattere umano, veramente semplice e questo met-teva a proprio agio quindi diventava un appuntamento tra persone che si conoscono. Quando lo ricordo, a distanza di anni, ricordo la sua profonda umanità, la sua caparbietà e la vera capacità di dimostrare af-fetto. Adesso io mi occupo di seguire le persone dei circhi e i luna park che sono in giro sia in l’Italia che in tutto il mondo e ho avuto modo di incontrarlo nel mondo circense visto che lui è sempre stato un aman-te del circo e si divertiva, faceva un sacco di battute, ricordo di un clown abbigliato con calzamaglia, maglia a righe lunga fino sotto al ginocchio, classiche scarpe da pagliaccio, ciuccio e cuffietta da bambino che rivol-gendosi al Papa gli disse: “Vede Santità come sono ridotto, cosa mi tocca fare per far ridere la gente” e lui gli rispose “Guardi me!”. Era una persona molto disponibile al contatto con gli altri e fino alla fine non ha permesso a nessuno di svolgere l’incarico che gli era stato affidato.

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Nella foto da sinistra Ghironi, Incisa e Giorgerini

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4 maggio 2011

Secondo approfondimento sull’isola più grande della Toscana

Festa dei parchi 201121 e 22 maggio ISOLA DEL GIGLIO All Wave Cup – Regata di Canoe Polinesiane. Infowww. allwave-cup.com23-29 maggio ISOLA D’ELBA 21° Giro Po-distico Isola d’Elba - Ortano Mare, Rio Marinawww.giropodisticoisolaelba.com23 maggio ISOLA D’ELBA Quattro passi nel-l’Elba Orientale. Passeggiata su un itinerario molto panoramico sul versante orientale del-l’Elba. Difficoltà: media_Durata: 3 ore. Info tel. 0565 94339924 maggio ISOLA DI PIANOSA Pianosa da scoprire. Percorso guidato nell’antico borgo di Pianosa e del suo porto. Difficoltà: facile_Du-rata 2 ore. Partenza ore 9,00 con nave Toremar da Rio Marina (tel. biglietteria 0565 962073)25 maggio ISOLA D’ELBA L’Orto della Bio-diversità. Passeggiata con i bambini attraverso la storia e le piante officinali dell’Orto Botani-co di Santa Caterina, immersi nei profumi e nei colori delle fioriture mediterranee. Difficoltà: media_Durata: 3 ore. Info tel. 0565 943399 Ore 21,30 incontro presentato da Franca Zani-chelli, Direttore del Parco Nazionale Arcipe-lago Toscano, con la proiezione di immagini riguardanti la biodiversità delle isole toscane26 maggio ISOLA D’ELBA Le fioriture del Monte Capanne. Passeggiata nell’antico borgo di Marciana e sulla Via Crucis fino al Santuario della Madonna del Monte circondato da un an-tico castagneto per osservare le splendide fiori-ture degli endemismi sulle pendici del Monte Capanne. Difficoltà: media_Durata: 3 ore. Info tel 0565 90103027 maggio ISOLA D’ELBA Giornata Studio. Strategie integrate per la valorizzazione delle produzioni agricole in un territorio ad alta vo-cazione turistica: l’Isola d’Elba.28 maggio ISOLA D’ELBA Il sentiero del-l’amore. Dalla spiaggia di Ortano Mare si imbocca il “Sentiero dell’Amore” immerso nei profumi della macchia mediterranea, dove il paesaggio tra cielo e mare offre suggestio-ni romantiche, per raggiungere l’antico borgo dominato dalla Torre degli Appiani.Difficoltà: media_Durata: 3 ore. Info tel. 0565 94339929 maggio L’antico borgo tra i castagni. Pas-seggiata tra i vicoli che ci conducono a scoprire l’antico borgo di Marciana che conserva ancora numerose attività artigianali della tradizione, in un ambiente suggestivo inserito tra i castagneti di montagna ed il mare, per raggiungere l’Ere-mo di San Cerbone. Difficoltà: media_Durata: 3 ore. Info tel. 0565 901030 PER INFORMAZIONI www.islepark.it

l’arcipelago

L’ELBA, REGINA DEL TIRRENOdi Gianluca Parodi

Il nostro viaggio nel tempo che fu, sull’isola d’Elba, si era interrotto con la battaglia

della Meloria, correva l’anno 1284 e il declino economico e demografico dovuto a carestie ed epidemie devastanti, prese il sopravvento. L’itinerario nel passato isolano, riparte con il colpo di stato a Pisa di Pietro Gambicorti, rovesciato dopo poco tempo dal suo segretario, Jacopo Appiano, fu proprio il figlio di Jacopo, Gherardo, a vendere Pisa e le sue terre cir-costanti al duca di Milano per una somma di 200mila fiorini. L’Elba però, non venne ceduta, rimase proprietà della fami-glia, che istituì il principato di Piombino. Quella degli Appiani però, non era una dominazione sicura ed autoritaria, così Ge-nova, approfittando di queste debolezze, quando il calenda-rio segnava l’anno 1401, cinse d’assedio il territorio elbano. Fu in questa occasione che si scatenò la tenacia del popo-lo isolano, che, con i rinforzi giunti da Piombino, respinse l’attacco della Repubblica Marinara. In questi anni terribili per gli abitanti dell’isola, proseguirono le incursioni piratesche che mettevano in ginocchio l’economia locale, ci fu anche un tentativo inizial-mente vittorioso di Cesare Borgia, sventato poi dal ritorno al potere degli Appiani. Ma il peggio doveva ancora arrivare. Nel 1534, con le sue te-mibili truppe navali d’assalto Kair Ad-din, detto il Barbarossa, irruppe nell’Arcipelago toscano semi-nando terrore. Centinaia di elbani vennero uccisi e imprigionati, fino a che, grazie all’alleanza con gli spagnoli, precedentemente stipulata, il re Carlo V,

consegnò il Principato a Cosimo de’ Medici perché si occupasse della sicurezza del territorio. Per i bi-strattati elbani, sembrò che le peripezie non finis-sero mai, di nuovo un attacco, quello di Francesco I, re di Francia, nemico di Carlo V, fu l’ennesima di una serie infinita di incursioni spaventose. La lotta proseguì inesorabile, all’alba del XVII secolo sull’isola sventolavano ben tre bandiere, tre sfere di influenza agguerrite per la conquista dell’intero territorio: spagnoli, francesi e il legittimo proprie-tario deufradato: il Principato di Piombino. Ma fu tra la fine del settecento e gli inizi dell’ottocento che il nome dell’isola echeggiò in tutta Europa

ospitando uno dei personaggi più potenti, importanti ed influenti del-l’intera storia: Napoleone Bonaparte. Dopo un breve periodo di accordi con la flotta inglese, il Granducato di Toscana fu conquistato dal comandante francese che dal 1796 s’impadronì del porto di Livorno, nel bel mezzo della sua “cam-pagna d’Italia”, dopo vari tentativi di resistenza, i Lorena dovettero arren-dersi e il Granducato co-stituì uno dei possedimenti dell’impero di Napoleone; il Principato di Piombino venne affidato alla sorella del generale: Elisa Bona-parte Baciocchi. Questo fu un periodo in cui si cercò di proseguire l’opera di sviluppo, sull’isola d’Elba, iniziata nei primi anni di in-fluenza francese, con forti spinte all’agricoltura e al commercio, con la costru-zione di opere pubbliche e miglioramentinell’istruzione, ma i forti problemi economici, dovuti

alle continue e perpetueguerriglie, da anni immancabili, non cessaro-no del tutto. Il 1814 fu la data storica dell’inizio della fine del mito. A Lipsia l’invincibile generale Bonaparte venne sconfitto duramente dalle trup-pe nemiche e fu costretto all’esilio, proprio nelle terre dell’Elba, che insieme a Pianosa e Palmaiola, costituivano i resti di un impero che fu e rimase-ro l’unico patrimonio di un imperatore mutilato. Troppo umiliante per un personaggio che aveva messo in ginocchio il mondo intero. Quindi fu proprio dall’isola, che, dopo un breve periodo di

dominazione personale in cui pensò soprattutto a trovare il denaro per finanziare la sua rinascita, Napoleone organizzò il suo ritorno sulla scena, dalla quale fu pesantemente e definitivamente cancellato dalle truppe anglo-olandesi a Waterloo. Nel 1815, il congresso di Vienna, punto di svolta, che, nella canonica suddivisione temporale rap-presenta l’inizio dell’età contemporanea, riorga-nizzò l’Europa, reduce dal ciclone del comandante corso che l’aveva sconvolta. Così, l’isola d’Elba, tornò sotto la giurisdizione dei Lorena, i comuni vennero ridotti dai sei stabiliti in età napoleoni-ca a quattro e fu rilevante l’opera del granduca Leopoldo II che cercò di incentivare l’economia isolana con buoni risultati. Le isole dell’arcipela-go divennero, a metà del 1800, zone di prigionia per i ribelli, che sostentavano il grande processo di unificazione dell’Italia, con le guerre di indi-pendenza. Personaggi illustri come Francesco Domenico Guerrazzi, vennero confinati, egli fu rinchiuso proprio a Portoferraio, nel forte Falcone. Dal 1860, il Granducato di Toscana fu annesso al Regno di Sardegna e nel 1861 anche l’intero arcipelago entrò a far parte del Regno d’Italia di Vittorio Emanuele II. Dopo un periodo di grave depressione economica, l’economia dell’isola si risollevò sensibilmente con lo sfruttamento degli altiforni dell’industria siderurgica, che furono lo specchio delle vicende di lotta di classe all’alba del ‘900. La posizione strategica dell’Elba, dagli albori della civiltà, la rese uno snodo fondamenta-le, ma nello stesso tempo, come abbiamo narrato, fu teatro di attacchi sfrenati e senza fine. Le due guerre mondiali non risparmiarono devastazioni e bombardamenti. Ma dagli anni ’80, un’opera di ingente rilancio, votata soprattutto al turismo vacanziero, ha portato l’Elba, ad essere, attual-mente, una delle mete più ambite d’Italia. Questo per la grande tenacia del popolo isolano, che tra mille peripezie, ha sempre trovato la forza di ri-partire e ora, nel XXI secolo, è riuscito a convertire l’inestimabile patrimonio naturale donatogli, in luccicante oro vacanziero che attrae, ogni estate, migliaia di visitatori.

TuTTi pazzi per la palamiTa 7 e 8 maggio

Sabato 7 e domenica 8 maggio a San Vincenzo il pesce azzurro è protago-nista con la decima edizione di “Tutti

pazzi per la palamita”, con alcune novità ri-spetto agli scorsi anni, prima fra tutte la pre-senza di una giuria popolare che affiancherà la giuria di esperti durante la gara di cucina, a base di palamita, tra i ristoratori sanvincen-zini e di tutta la costa livornese.Sarà infatti possibile sedersi tra i giurati po-polari rispondendo correttamente a cinque domande sulla palamita e sulle scorse edi-zioni della manifestazione compilando un questionario online reperibile sul sito internet ufficiale www.palamita.com.

Il questionario è disponi-bile anche sul sito internet dell’amministrazione co-munale all’indirizzo www.comune.sanvincenzo.li.itLe prime cinque persone che risponderanno cor-rettamente ai quesiti en-

treranno a far parte della giuria. Altre dieci persone che per prime avranno risposto cor-rettamente ma non sono entrate a far parte della giuria, riceveranno in omaggio un ticket per la degustazione da consumare nei giorni della manifestazione.Sabato 7 maggio alle ore 15.00, all’interno della tensostruttura allestita per l’occasione in piazza Unità d’Italia, si svolgerà quindi la seconda edizione della gara di cucina “La Palamita è servita!” al termine della quale sarà premiato il miglior piatto a base di pa-lamita in abbinamento ad un vino di qualità, utilizzando anche i prodotti tipici della zona.

Il vincitore sarà premiato con un’opera del giovane artista livornese Stefano Pilato che, attraverso un lavoro di recupero e riciclaggio, trasforma vecchi oggetti in sculture marine.A giudicare gli chef saranno i giurati popola-ri e una giuria di esperti composta da Luigi Cremona, giornalista, e maestro assaggiato-re di formaggi, Stefano Polacchi capo redat-tore della rivista Gambero Rosso, Eleonora Cozzella giornalista e responsabile del sito L’Espresso Food and Wine e Oriana Papa-dopoulos autrice del blog “Tuscanycious” nel quale promuove ricette ed eventi gastrono-mici toscani in lingua inglese.Domenica 8 maggio già dalla mattina sarà possibile degustare i prodotti della nostra zona con il mercatino agroalimentare “Cam-pagna Amica - Filiera corta”, a cura della Coldiretti, allestito in Corso Italia, con pro-dotti di agricoltura biologica provenienti dalle aziende aderenti all’associazione Val di Cor-nia Bio, con particolare attenzione per l’olio

prodotto nel nostro territorio. Nel pomeriggio a partire dalle 16.30 per tutti i visitatori si apri-ranno le porte del percorso esclusivo di de-gustazione che interesserà tutta la zona del centro abitato da piazza Unità d’Italia, dove sarà possibile, presso la tensostruttura, ac-quistare i due ticket per la degustazione dei vini e per gli assaggi gastronomici.Presso la tensostruttura, inoltre, alcuni risto-ratori si esibiranno in uno “showcooking”. Debora Corsi del ristorante “La Perla del Mare” proporrà la preparazione di un piatto di sushi all’italiana mentre Fulvietto Pierangeli-ni preparerà un piatto insegnando a cucinare e evitando allo stesso tempo gli sprechi.Spazio anche al divertimento per i bambini con il laboratorio creativo e le animazioni in piazza della Costituzione.A partire da sabato 7 maggio, inoltre, per una settimana, i ristoranti di San Vincenzo pro-porranno menù dedicati esclusivamente al pesce azzurro a prezzo fisso.

La storia dal Medioevo all’età contemporanea

Notizie in breve

Panorama di Portoferraio

Sapete cos’è il Kayak Surf e dove si trova l’unica scuola della Toscana? A Marina di

Castagneto Carducci e Francesco Socci, 25 anni, presidente dell’as-sociazione Kayak Team Donoratico nonché istruttore di Kayak Surf ci ha chiarito di cosa si tratta. “E’ uno sport che si pratica in mare, inse-guendo le onde e cavalcandole con gli stessi movimenti che si farebbe-ro con una tavola da surf, solo che al posto di essa siamo seduti dentro una piccola canoa, in plastica o in fibra di carbonio, con una pagaia per controllarne i movimenti”. Il Kayak è più conosciuto come sport fluviale e alla scuola di Francesco c’è anche un istruttore specializzato

in tale disciplina, ma prima si pren-de dimestichezza con l’attrezzatura e si impara a controllare la canoa in mare, ottima palestra prima di af-frontare le veloci acque dei fiumi.Capita spesso che gli atleti si spo-stino su coste straniere proprio alla ricerca di onde più divertenti che permettano maggiori evoluzioni e le coste più visitate sono quelle delle Canarie e del Portogallo, per quest’ultimo ci sono già in pro-gramma due viaggi, uno a maggio e uno in agosto. “In inverno invece” -racconta Francesco- “ci spostiamo specialmente nel nord dell’Italia per praticare Kayak fluviale”.L’attrezzatura essenziale è canoa, pagaia e, obbligatori per tutte le

uscite, casco e salvagente, inoltre è sempre consigliabile, per motivi di sicurezza, non uscire mai da soli. Lo scorso luglio, presso la spiaggia libera dello stabilimento balneare Shangri-Là a Marina di Donoratico, l’associazione ha organizzato una manifestazione, proprio per far co-noscere il Kayak Surf, alla quale ha partecipato con uno stand anche il conosciuto negozio romano “Gravi-tà Zero”, il più apprezzato in Italia per il ricco assortimento di attrezza-tura e abbigliamento tecnico sporti-vo. Anche quest’anno è prevista una manifestazione per luglio, ancora però da confermare. Non è uno sport particolarmente dispendioso, si può reperire, nei ne-

gozi specializzati, una buona attrez-zatura anche usata. Per chi volesse sfidare se stesso e provare il Kayak Surf, la scuola mette a disposizione l’attrezzatura, tranne naturalmente la muta, le lezioni hanno un costo di 30€. Insomma uno sport adatto a tutti e a tutte le età, perfetto per chi ama stare in compagnia condi-videndo avventure, natura e viaggi. Da ricordare però che è sempre meglio essere accompagnati da personale qualificato in grado di trasmettere le proprie conoscenze e il rispetto per gli elementi naturali che ci permettono di divertirci.Per saperne di più: www.kayaksur-fdonoratico.blogspot.com. Marica Galassi

Canoa e pagaia per cavalcare le onde marineKayak team Donoratico, l’unica scuola di Kayak Surf della Toscana

III° Trofeo Riva degli Etruschi

Terza edizione: una serie di regate di flotta su Laser, a batterie da 5/6 imbarcazioni alla volta, gareggeranno per sfide amichevoli e avvincenti presso il Tutun Club Surf&Sail di San Vincenzo dal 20 al 22 maggio prossimo.Il programma si sviluppa in tre giorni, con un primo giorno dedicato all’allenamento e due giorni di gare di vela su barche Laser. Il Tutun Club metterà a disposizione dei par-tecipanti il materiale e attrezzatura necessari per concorrere (giubbini di aiuto al galleggia-mento e barca con armo completo).Venerdì 20 Maggio: Giornata dedicata agli allenamenti, confronti in acqua prove di par-tenza, precedenze e assetto in barca. Iscri-zione alla manifestazione e poi tutti in mare a veleggiare.Sabato 21 Maggio: Seconda giornata de-dicata alle attività veliche con tabellone e batterie di qualificazioni (possibilità di ga-reggiare su barche singole e doppi) fino alle semifinali.Domenica 22 Maggio: Sfide semifinali, finali e a seguire premiazione.

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5maggio 2011

8 maggio 32° Palio delle

Botti a SuveretoAll’appuntamento folcloristico saranno al via nella Corsa delle Botti coppie di spingitori provenienti dalla Sardegna, Lazio, Campania, Veneto, Abruzzo.Alle 15,30 la Compagnia Sbandieratori e Mu-sici di Suvereto sfilerà nel tradizionale percor-so saliscendi con i classici contenitori in legno da cinque quintali di vino nelle vie del centro storico fino in piazza Vittorio Veneto, davanti alla pieve romanica di San Giusto, dove avver-rà la presentazione delle squadre. La squadra vincente gareggerà a Corropoli (Teramo) per il titolo nazionale. La corsa delle botti valorizza la grande tradizione vitivinicola del comune di Suvereto, i cui vini sono conosciuti e apprez-zati a livello internazionale.Ai vincitori andrà la “Bandinella” del Palio di S.Croce. In occasione del 150° dell’unità d’Italia quest’anno ci sarà un gran finale con la partecipazione della Fanfara dei Bersaglieri.

“Natura in corso”, dal 6 maggio su Tv9Venerdì 6 maggio ore 21.00, e per altri dieci venerdì su Tv9, inizierà il programma “Natu-ra in corso” che andrà in replica tutti i giovedì seguenti alle 13.30. Il programma realizzato dalla produzione di Tv9 e Roberto Magazzi-ni, istruttore di sopravvivenza del Cesn (Cen-tro Educativo Sportivo Nazionale), del Coni e trekking estremo, girato nei luoghi più belli della Val di Cornia, illustrerà come cavarsela sempre e dappertutto nei nostri boschi con le tecniche da lui acquisite in più di 25 anni di esperienza tra sport estremi, gare di survival e viaggi a giro per il mondo, dalle giungle equatoriali fino ai deserti affricani. Le loca-tion sono la vetta del Monte Calvi, il Parco di Montioni, la chiesa dell’Annunziata e i posti più belli della Val di Cornia. Gli artefici di tutto sono stati, oltre a Roberto, l’amministra-tore di Tv9 il Dott. D’Errico, il regista Andrea Grillotti ed il mitico cameraman Fabrizio Pompili che con la sua cinepresa lo ha seguito pari passo anche nelle riprese più pericolose, che sono state davvero molte. Naturalmente Roberto non ha fatto tutto da solo, ma ha avu-to due angeli custodi dietro le quinte, Mauro Cerbai alpinista e escursionista di alta monta-gna amico da una vita e a cui deve molto per-ché gli ha insegnato tantissimo sull’alpinismo e i ghiacciai e con cui ha fatto tante imprese epiche in invernale sulle Alpi Apuane, e l’al-tro Leonardo Guarnieri suo allievo che lo ha seguito come appoggio esterno.

Notizie in breve

eventi

Eventi & Appuntamenti in Maggio (la Redazione non è responsabile dell’eventuale variazione del programma degli eventi)

Con la rubrica eventi e appuntamenti avrai a portata di mano un’utile guida alle manifestazioni che si svolgeranno nella Costa degli Etruschi permettendoti così di organizzare al meglio il tuo tempo libero.

Livorno

• fino al 15 maggio I Mille libri di Ga-ribaldi - Villa Fabbricotti. Mostra biblio-grafica in occasione del 150° anni-versario dell’Unità d’Italia. L’ingresso è gratuito. Info Tel. 0586264511• 14/15 maggio Rievocazione storica Il maggio livornese• 22 maggio Coppa Santa Giulia - Sca-li delle Cantine. Le gare, suddivise in competizioni maschili e femminili, si svolgono in notturna su un percorso di circa 800 metri, con partenza ed arrivo nello specchio d’acqua prospiciente gli Scali delle Cantine. Info: Comune di Li-vorno tel 0586820111

Rosignano Marittimo

• 7 maggio Una cascata di sorelle - Commedia brillante Teatro Ordigno orario: 21,15 • fino al 22 maggio Il Risorgimento, pagine di storia locale e nazionale fra Rosignano e l’Italia - Castiglioncello presso Centro per l’Arte D. Martelli. Info: tel 0586 759012 - 724395 • dal 25 al 29 maggio Campionati mon-diali di danza moderna sportiva - Ca-

stello Pasquini Castiglioncello • 25 maggio La storia del cinema - i capolavori Orario: 21.15 Cinema Ca-stiglioncello Proiezione del fim “2001 Odissea nello spazio” di S. Kubrick• fino al 30 giugno Corso di teatro po-polare per adulti orario: 21,00 Teatro Ordigno Vada. Info tel. 0586788373

Bibbona

• 7/8 maggio “Incontri 2011” - Territo-rio, eccellenze e dintorni. Evento Oleo-Eno-Gastronomico per la conoscenza e promozione a 360° del prodotto di qualità tipico locale, toscano e nazio-nale. Degustazione dei prodotti tipici e vendita libera Info: tel 0586 600699• 22 maggio Festa dei parchi - Macchia della Magona Festa all’interno della Macchia della Magona Info: Comune di Bibbona Tel 0586 600699 • dal 27 al 29 maggio Festival degli aquiloni Luogo: Piazza del Forte Festa dedicata ai più piccoli ed a tutti gli ap-passionati di aquiloni

Castagneto Carducci

• fino al 18 settembre Carducci e l’Uni-

tà d’Italia. Museo Archivio Carducci al-lestito con materiale inerente all’Unità d’Italia ed i suoi fautori. Saranno a disposizione dei visitatori testi antichi, fotod’epoca ed oggetti storici. Info tel. 0565.765032• dal 6 al 22 maggio Castagneto a tavola e Bolgheri nel bicchiere. Centro storico. Rapporto tra il Territorio, il Vino, il Cibo. Info: Comune di Castagneto Carducci - Consorzio Bolgheri DOC tel 0565 778111 • 14 maggio La notte dei musei Orario: dalle 21.00 alle 23.00 Luo-go: Casa Carducci e Museo Archivio Carducciano. Apertura straordinaria in notturna dei musei “Casa Carduc-ci” e Museo Archivio Carducciano. Info: Associazione Culturale Messidoro tel 0565 765032

San Vincenzo

• 7/8 maggio La palamita - Torre di San Vincenzo. Manifestazione dedicata alla Palamita ed al pesce azzurro, con l’obiettivo di valorizzare la gastronomia del mare e la tutela delle biodiversità. Degustazione di piatti preparati apposi-tamente, con menù speciali in abbina-

mento ai vini D.O.C. della Costa degli Etruschi. Info: tel 0565 701533 • 15 maggio Walking festival - Sulla via del corbezzolo - San Carlo. Il percorso permette di attraversare le colline che separano il centro abitato di San Carlo dalla Valle dei Manienti. A pagamento prenotazione obbligatoria. Durata 6 ore - Difficoltà impegnativo. Info: Parchi Val di Cornia tel 0565 226445

Campiglia Marittima

• 8 maggio Amico museo - “ Mr Earle, un gentiluomo nelle miniere di Campi-glia “ Parco Archeomineario di San Sil-vestro. Una speciale visita animata per scoprire storie ed aneddoti sulla società e sul lavoro dei minatori nel 1900. Pre-notazione consigliata Info: Parchi val di Cornia tel 0565 226445• 22 maggio Walking festival: dal parco al borgo di Campiglia Marittima. Cam-minando lungo sentieri di interesse storico, archeologico, minerario e na-turalistico. A pagamento prenotazione obbligatoria. Durata 7,5 ore - Difficoltà media. Info: Parchi Val di Cornia tel 0565 226445• 29 maggio Walking festival : trekking

geologico Parco San Silvestro. Per co-noscere la geologia del Parco e la galle-ria mineraria del Temperino scavata nel corso del 1800 e 1900. A pagamento prenotazione obbligatoria. Durata 6 ore - Difficoltà impegnativo. Info: Parchi Val di Cornia tel 0565 226445

Piombino

• 8 maggio Museo in musica Ora-rio: 17.00 Museo archeologico del territorio di Populonia. Visita guidata e concerto di musica da camera. Il grup-po “Piano Quartet Open Ensamble” eseguirà brani scelti di Mozart, Brahms e Mahler. Ingresso libero Info: Parchi Val di Cornia tel 0565 226445 • 15 maggio “Il bagaglio di un medico a bordo del relitto del Pozzino” Ora-rio: 17.00 Museo archeologico del ter-ritorio di Populonia. Conferenza. Visita guidata finale. Ingresso libero Info: Par-chi Val di Cornia tel 0565 226445 • Giordano Bellincampi Orario: 21.00 Metropolitan. Giordano Bellincampi – direttore Romina Basso – mezzo-soprano.

Dal 5 al 27 maggio si svolgerà la 16° edizione di Castagneto a Tavola, l’intervista al sindaco Fabio Tinti e all’assessore Eleonora Lucchesi ricorda le

origini della manifestazione, la crescita nel corso degli anni e svela le novità del 2011.Come si è evoluta Castagneto a Tavola dalla prima edizione ad oggi? Assessore: Sicuramente c’è stato un miglioramento qualitativo sia per gli eventi che per la struttura organizzativa. Inizialmente era partita come una manifestazione di valorizzazione principalmente del vino e dei prodotti enogastronomici legati ad esso, succes-sivamente è stata allargata anche ad altri settori come quello storico culturale con mostre fotografiche di spes-sore, svolte nelle edizioni recenti, ed altri eventi culturali collaterali a Castagneto a Tavola. Quest’anno, al di là della partecipazione dei consorzi del vino, ci sono anche altri partner che ne fanno parte. Varie iniziative organiz-zate da Bolgheri Melody sono inserite nel calendario di Castagneto a Tavola. Una crescita c’è stata sicuramente arricchendo l’evento di importanti iniziative che coinvol-gono a 360° un pubblico più ampio.In che modo Castagneto a Tavola è la vetrina di lancio della programmazione estiva di Bolgheri Melody? As-sessore: In Castagneto a Tavola verranno realizzati degli eventi di Bolgheri Melody, uno indirizzato esclusivamente al pubblico scolastico, per i ragazzi delle scuole medie; l’altro evento sarà quello di un talk show con la presenza di un personaggio della televisione che ruota intorno al mondo dell’enogastronomia e in quell’occasione ci sarà la presentazione in anteprima del calendario degli eventi di Bolgheri Melody.Sindaco: Si è creata una convenzione tra Bolgheri Melody

e Castagneto a Tavola affinché le due iniziative collabo-rino in maniera sempre più stretta, anche perché l’evolu-zione di Castagneto Tavola ha rappresentato un ulteriore volano di valorizzazione dei giacimenti gastronomici e culturali di questa terra e Bolgheri Melody è una punta di eccellenza nella spettacolazione di intrattenimento a livello nazionale e internazionale dell’estate, quindi sono due elementi che si collegano insieme. Per Castagneto a Tavola è cresciuto l’apprezzamento da parte dei produt-tori e anche l’interessamento da parte del mondo della ristorazione.Che cosa o chi ha arricchito nel tempo Castagneto a Tavola? Sindaco: Sostanzialmente c’è stato un intera-gire continuo tra il territorio, le categorie economiche e l’amministrazione comunale, ogni evento, ogni anno ha rappresentato un elemento di arricchimento. Le edizioni sono state continuative con un crescendo di partnership importanti, prima eravamo in rapporto, anche a livello sovracomunale, con altri comuni che partecipavano all’iniziativa, questo adesso non c’è più, però c’è sempre il patrocinio per l’evento da parte delle istituzioni, della Provincia, della Regione, della Camera di Commercio. Ogni edizione è stata un gradino in più, un passo avanti verso il miglioramento dell’evento stesso. Importantissi-mo è il contributo delle associazioni di volontariato che sono state sempre presenti. E’ un’iniziativa che coinvolge tutto il territorio e tutte le attività produttive. Un ulteriore elemento di novità di questi ultimi anni, molto apprezzato, e confermato anche per quest’anno, sono i percorsi alla conoscenza del territorio. Tutti gli anni vengono organiz-zati dei tragitti studiati per la valorizzazione e la cono-scenza del territorio.

Assessore:Quest’anno la passeggiata enogastronomica è prevista per il 22 di maggio e sarà improntata sul tes-suto storico culturale. Ripercorrerà la strada dei vecchi mulini, cercando di dare notizie sia storiche e ambientali di questa parte di territorio. Gli altri percorsi, fino all’anno scorso, erano più orientati al settore vitivinicolo e nel per-corso c’era generalmente prevista la visita ad una canti-na. Adesso cerchiamo di coprire l’aspetto storico.Sindaco: Quando si parla della valorizzazione dei giaci-menti enogastronomici e culturali è anche questo, cioè la conoscenza del territorio. La scoperta del territorio attira anche tantissimi giovani, sia della zona che di altre città toscane. Se proprio devo eleggere un re e una regina di Castagneto a Tavola senza dubbio nomino la “zuppa toscana” e la “testina di cinghiale”. Non dimentichiamo che l’evento è nato dallo spirito del libro “Castagneto a Tavola” del maestro Luciano Bezzini, per rivalutare e rias-saporare le tradizionali ricette castagnetane.Possiamo dire che per far conoscere la storia e la cul-tura locale bisogna prendere le persone per la gola?Sindaco: Direi che c’è veramente una reale connessione tra il gusto e la riflessione, in questo caso una riflessione conviviale.Quali saranno i momenti clou della rassegna? As-sessore: Il 5 di maggio ci sarà la cena, presso l’hotel Tombolo, di presentazione dell’annata dei vini della Doc

Bolgheri con la presenza dei produttori. Il sabato inau-gureremo Piazza del Popolo; domenica 8 si ripeterà il tradizionale “pranzo in piazza” a Piazzale Belvedere, re-alizzato dall’Associazione per Castagneto, dove saranno presenti i piatti tipici tradizionali. Il fine settimana succes-sivo è dedicato al gemellaggio con la cittadina francese di Leognan, perché in questa occasione vorremmo iniziare un percorso di gemellaggio tra la strada del vino francese e la nostra strada del vino e quindi nel Piazzale Belvedere saranno presenti gli stand con i produttori sia francesi che nostri con degustazioni e incontri tra i produttori stessi per attivare questo tipo di percorso.Progetti per il futuro della rassegna? Sindaco: Quello di stringere il rapporto con Bolgheri Melody è propedeu-tico per fare di questa iniziativa un’anteprima dell’evento estivo, mantenendo comunque il marchio di Castagneto a Tavola e contando sulla presenza di nomi importanti del mondo dello spettacolo.

16° Castagneto a Tavola...E ne aggiunge di nuovi

Il borgo ritrova la sua storia e i suoi sapori...

Da sa-b a t o 2 3

aprile al 29 maggio 2011 la Fondazio-ne Culturale Hermann Gei-ger organizza nella Sala delle Esposi-zioni in Cor-so Matteotti 47 a Cecina (Livorno), la mostra di Liz

Gehrer dal ti-tolo “L’uomo

fra influssi e cambiamenti” curata da Alessandro Schiavetti. Una raccolta di sculture e oggetti, col-lages, video e grandi installazioni di questa artista svizzera ( con all’attivo numerose personali in Italia e Europa), che hanno come filo conduttore l’uomo e la sua quotidianità. Le sculture rappre-sentano figure umane modellate in maniera astratta dove carta, colla, ferro e gesso raccontano momen-

ti di vita vissuta: il cartone infatti non è liscio ma è rugoso, ruvido e ricco di solchi e di strappi, a dimostrazione dell’ambiguità e dell’enigmaticità dei rapporti umani. Ed è proprio questo lo stile della Gehrer, ridurre la figura umana ad una testa, ad un tronco, ad una massa indistinta di membra in cui è accentuata la linea verticale, andando così ad esprimere, in modo corporeo, le tematiche priori-tarie delle sue opere: la vulnerabilità e, allo stesso tempo, la forza dell’uomo e delle sue relazioni con l’ambiente e la natura, le altre persone, l’esposi-zione quotidiana al flusso delle informazioni. Oltre alle sculture il percorso espositivo propone alcune grandi installazioni come “Beflügelt” (Alato): una composizione di ali bianche sospese in aria tramite fili di nylon che ci comunica sia un senso di gran-diosità, sia di leggerezza, sia di fragilità. Oppure “Filtro per polveri sottili”, dove 10 tute bianche sono distese a terra, gonfiate con l’aria emessa da alcuni phon che le trasformano in uomini che diventano in realtà filtri per polveri sottili mentre vengono osservati, con sguardo quasi divertito, dalla gigantografia del volto di una bellissima ra-gazza. Una parte della mostra è dedicata a collages di grandi dimensioni.

Arte: alla Fondazione Geiger gli uomini di cartone di Liz Gehrer

La Primavera é in arrivo e l’Olanda apre le porte ai prodotti di qualità Italiani !

Sapori & Stile dell’Italia: 27, 28, 29 maggio 2011 – Castello de Haar (NL)

Notizie in breve

L’evento è dedicato alla cultura italiana a 360 gra-di ed all’espressione della sua creatività nonché alla promozione del turismo in Italia. L’iniziativa

sarà organizzata per l’ottava volta consecutiva sui giardini e nel Parco del magnifico Castello de Haar situato nel idillico paesino Haarzuilens alle porte della famosa città di Utrecht e a soli 30 km da Amsterdam. Secondo I lettori del più grande quotidiano nazionale olandese, il Telegraaf, il maniero é stato anche eletto come il più bel castello dei Paesi Bassi.L’evento realizzato dalla “Maestro Events”, è il più grande evento Italiano del Benelux che si svolge sui

giardini e Parco del Castello de Haar in Olanda e la sua peculiarità verte anche su forti connotazioni sia di business che mediatiche, in stretta collaborazione con Enit, ICE e Camera di Commercio Italiana in Olanda. Il successo è consolidato ed è sia di pubblico che di stampa. Nel 2010 ci sono stati 22.000 visitatori e 250 espositori, con una crescita costante ogni anno dalla prima edizione datata 2004. Nel 2011, per la 8a edizione, si prevede un ulteriore aumento di espositori ed una visitazione superiore alle 24.000 persone dell’annata precedente. Gli olandesi amano le manifestazioni all’aperto e non perdono occasione per avvicinarsi alla cultura ed alla enoga-stronomia italiana. Questa tre giorni di full immersion nel week end nel mese più bello dell’anno, è sempre affollata di pubblico pagante, di buyers e di stampa. Il target del visitatore è di appassionati dell’Italia, amanti delle mani-festazioni all’aperto, e persone che desiderano orientarsi per le prossime vacanze, alta la visitazione di buyers di vari settori e di ristoratori. Si incontrano le realtà italiane del turismo, dell’alta moda, delle auto d’epoca, della più alta produttività dell’alimentare di varie regioni italiane. Tra le aziende toscane che aderiranno all’iniziativa, tro-viamo la ditta “Probios” di Firenze leader nei prodotti alimentari biologici. Per maggiori informazioni e partecipare all’evento Tel: 0031 (20) 7513363, e-mail: [email protected] E. M.

Nella foto Assessore e Sindaco

Nella foto l’artista Gehrer

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6 maggio 2011

Peccato di golaLa rappresentazione allegorica della gola ha un chiaro valore dottrinario: si tratta di un modello negativo volto a ricordare allo spettatore i ri-schi che comporta l’eccedere nei cibi. Alle origini l’assunzione del cibo regolata unicamente dal bisogno era contrassegnata da semplicità e parsimonia. Il peccato di gola fu un segnale del progresso, in quanto preparazio-ni culinarie sempre più sofisticata scandirono le tappe della corruzione morale. Nell’esegesi biblica il peccato originale sembra essere prevalentemente interpretato come un peccato di gola, scaturito dal divieto divino di cibarsi del frutto proibito. Nel Medioevo, in accordo a tale visione, do-minò l’idea che il primo peccato fosse stato un peccato di gola e che attraverso questo tutti i mali fossero entrati nel mondo. I sette peccati capitali (gola, superbia, lussuria, ira, accidia, avarizia, invidia) diventarono oggetto di cita-zioni e descrizioni in numerosi scritti esegetici. In pittura la gola veniva spesso descritta nel-le rappresentazioni infernali che illustrano il Giudizio Universale, o nelle summe pittoriche dottrinarie con la personificazione dei vizi e delle virtù. In genere questo peccato è rappresentato per vie allegoriche con tavole riccamente imbandi-te intorno alle quali stanno assisi i golosi, o im-personato da esseri umani dal ventre volumino-so in atto di mangiare. Associati alla gola sono in genere gli animali noti per la loro voracità, come maiali o lupi. (“Taccuinistorici.it”)

La TavernaNella Roma antica le tabernae erano luoghi pubblici di pessima reputazione destinati alla plebe, ove oltre a mangiare una pietanza calda, si giocava d’azzardo e si esercitava la prostitu-zione. Le tabernae recavano esternamente delle insegne fatte di disegni che elencavano i piatti della casa e le specialità. Nelle tabernae si man-giava seduti, circondati spesso da prosciutti o altri cibi conservati appesi al soffitto. Il vino mesciuto era naturale o allungato con acqua, e si poteva portare anche via. Disprezzati dalla buona società pagana, anche in epoca cristiana le taverne vennero consi-derate luoghi di perdizione per i cittadini e i religiosi. La Chiesa aveva parole di condanna per quei suoi ministri che durante le loro pe-regrinazioni cedevano all’impulso di entrarvi a mangiare e bere. Isidoro di Siviglia nella “Ethymologiae” (VII sec.) fece derivare la denominazione latina del nome, dalle tavole in legno con cui il locale era fatto, e lo descriveva come luogo di frequenta-zione esclusivamente popolare. Successivamente in pieno Medioevo la taverna, pur considerata un posto sordido, divenne parte integrante della vita cittadina, come luogo di svago, d’evasione, oltre che di utile socializza-zione per la circolazione delle idee. Frequenti sono i riferimenti riportati nella letteratura del tempo, da Cecco Angiolieri al Boccaccio. Durante il ‘500 la taverna o osteria venne raffi-gurata, sopratutto dai pittori fiamminghi, come ambiente per scene licenziose di gusto popola-re. (“Taccuinistorici.it”)

Notizie in breve

A tavola...e non solo

La fragola

Enrico Faccenda, executive chef di fama nazionale, ci racconta la sua cucina

Enrico Faccenda è una persona sincera dallo sguardo profondo e tagliente, una parlata marca-

tamente labronica e un infinito senso per le nuove sfide. Una persona che da una vita gira attorno a fornelli ed acquai, gira nel senso pieno del ter-mine, perché lui con la sua cucina ha fatto più tappe nei quattro angoli

del globo lavorando come executive chef in elegantissimi ristoranti, a New York come a Sidney per poi di-rigersi nuovamente verso l’America, verso le spiagge della California pre-cisamente, e fermarsi nella bellissi-ma San Francisco dove per più di tre anni è stato il personal chef di una importante famiglia del jet set sta-tunitense. Un giro del mondo quindi fatto con i ferri del mestiere in mano, per apprendere ed arricchire quella ricerca e quella esperienza culinaria necessarie per divenire oggi uno chef di assoluta fama nazionale.Chiedere ad un cuoco quale sia il segreto della sua cucina è un’impresa assai ardua, e quindi non glielo chiediamo, però ci dica almeno qual’ è la sua filosofia, il -suo concetto di cucina? “La mia cucina è una cucina orientata essenzialmente alla genuinità del prodotto, lo studio che quotidianamente approfondi-sco poggia le basi su di un’intensa ricerca dei sapori. A mio parere Il ruolo di chef non può solamente attenersi alla mansione del pre-

parare dei gustosi piatti ma deve spingersi oltre perché in un mondo sempre più veloce e fluido anche il modo di cucinare quotidiano tende a perdere l’essenziale genuinità tipica della nostra tradizione gastronomi-ca. Pertanto la mia professione deve estendersi a quella dell’educatore culinario. Ai clienti dei due ristoranti che ora gestisco (Nonna Isola e Non-na Isola al Lido di Vada) propongo sempre e solamente prodotti genuini e freschissimi che ogni mattina vado personalmente a ricercare dai riven-ditori della zona”.Pertanto non solo pesce fresco ma anche e soprattutto locale? “Si indubbiamente, pesce locale pe-scato nel nostro mare che, anche se negli ultimi anni ne è un po’ meno abbondante riesce sempre a regalare immense soddisfazioni. Pensate solo alla bontà delle numerose qualità del pesce azzurro presente nelle nostre acque; acciughe, sgombri, sardine sono pesci che troverete spesso nei miei menù perché oltre ad avere un sapore straordinario hanno anche elevate qualità nutrizionali. Ma il mio

menù è composto da molto altro, dentici, saraghi, san pietro, crostacei e molluschi di ogni genere, il tutto però, come dicevo prima, rigorosa-mente fresco e di pescata”. Quindi da questa stagione si è preso un bel impegno, il suo ristorante storico Nonna Isola esporterà la sua cucina presso il i bagni Lido di Vada, come si chiamerà questo ristoran-te? “Si chiamerà -Nonna Isola al Lido- perché questo ristorante avrà la solita filosofia del mio ristorante storico, filosofia che vuole vedere primeggiare una cucina che definirei democratica nel senso che deve po-ter arrivare a tutti economicamente e concettualmente. Il nuovo ristorante mi affascina molto e rappresenta il mio ideale di ristorante perfetto. Una cucina a vista, un ampia sala molto luminosa e la possibilità di servire le pietanze proprio lì ad un passo dal mare, là in quell’infinito azzurro da cui la mia cucina prende spunto ed ispirazione”.

di Marco Provinciali

Tutti, o più o meno tutti sappiamo che esistono più varietà di Fragole. La prima selezione da fare sta innanzitutto nel differire le fragole di campo da quelle di bosco, le prime si ricono-scono dalle altre per le dimensioni ed i colori. Le fragole di campo sono infatti generalmente più grosse rispetto a quelle di bosco e, salvo alcune eccezioni, il loro colore è di un rosso più intenso rispetto alle altre. La fragaria, termine con il quale si indicano tutte le varie varietà di fragole presenti sul globo terrestre, è un frutto dall’ottimo profumo e dal sapore soave di cui in Europa ci cibiamo da circa trecentocinquanta anni. Probabilmenteperò nel sud America la coltivazione di questa pianta avveniva già da prima in quanto fu un ufficiale francese che, dopo un viaggio d’ispe-zione in Cile, importò nel vecchio continente la specie indigena di fragola da cui ne derivano tutte le varietà oggi coltivate.Parlando delle fragole come frutto compiamo però tutti uno stesso errore, perché al di la di ciò che si possa pensare, il frutto non è rap-presentato dal ricettacolo carnoso dal colore rosso, bensì dai semini di color giallo-bruno, posizionati sulla superficie della fragola, che a loro volta racchiudono un seme unico.In Italia la coltivazione delle fragole si effettua da nord a sud. Quelle di campo si raccolgono principalmente nella tarda primavera e durante l’inizio dell’estate, mentre quelle di bosco ven-gono chiamate anche fragole dalle quattro sta-gioni, in quanto la loro pianta è definita peren-ne ed i suoi frutti si possono raccogliere dalla primavera sino alle prime gelate invernali. Nel nostro territorio le fragole più conosciute sono sicuramente le fragole di Nemi, piccolo borgo dei castelli romani dove ogni anno si celebra la coltivazione di questa fragola che differisce da tutte le altre per le sue dimensioni e che nel cor-so della storia è divenuta così famoso per via di una leggenda secondo la quale si dice che alla morte di Adone, la dea Venere pianse molte lacrime nel bosco sacro di Diana e nel contatto con la terra queste si trasformarono in succosi cuori rossi. Da quel momento, il bosco - il ne-mus - rappresentò per i romani un luogo sacro, una cattedrale senza pareti, sorretta dagli alberi proiettati verso il cielo, verso il divino.In cucina questa frutto ha moltissimi usi dalle più comuni macedoni, alle insalate ad alcune sfiziose idee proposte per risotti o alcuni secon-di piatti, del resto la sua bontà universale per-mette a questo frutto di adattarsi a meraviglia con qualsiasi altro sapore.

Risotto con fragoleIngredienti per 1 persona:

10 fragole grosse - 1 scalogno - 4 cucchiai olio extra vergine di oliva - 50 gr. di riso - 1,5 litri di brodo di dado di verdura - 3 cucchiai da minestra di grana grattugiato - 30 gr. burro

1- lavare le fragole,tagliarne a pezzi 7 e quindi schiacchiarle con la forchetta fino a ridurle in purea2- pulire e affettare sottilmente lo scalogno e farlo imbiondire con l’olio3- aggiungere la purea di fragole e fare cuocere mescolando per circa due minuti - aggiungere il riso e portarlo a cottura col brodo mescolando spesso4- intanto che il riso cuoce tagliare a pezzi e schiacciare con la forchetta le restanti 3 fragole, quando il riso e’ quasi cotto ag-giungere le 3 fragole e terminare la cottu-ra5- a fine cottura e a fuoco spentospolvera-re con il grana e mettere il burro a ciuffetti-coprire con un coperchio e quando il burro e’ sciolto mescolare e servire

Marco Provinciali

Notizie in breve

Dopo una vita passata tra le mura della sua “Nonna Isola” adesso arriva anche la gestione del bellissimo ristorante presso il lido di Vada ovvero Nonna Isola al Lido

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“alla corte della Bevanda degli Dei”

Per i Ma ya era la

“bevanda degli dei”, gli Aztechi u s a v a n o il cacao in chicchi per comprare le schiave, per alcuni studiosi il cioccolato allunga la vita.La Pastic-

ceria Conca d’Oro, del Maestro Domenico D’Affronto, si trova nel centro storico di Venturina in via Indipendenza, un luogo diventato la meta preferita degli amanti della pasticceria creativa ed in particolare del cioccolato di qualità. Il Maestro, Toscano d’adozione, è un artigiano del cioc-colato unico nella sua creatività, la sua caratteristica pe-culiare è quella di attingere a piene mani nella cultura millenaria della sua terra d’origine, la Sicilia.

Tutti i suoi prodotti, sono il risultato di una ricerca me-ticolosa, frutto di continui aggiornamenti e seminari tenuti nel continente Europeo e Sud Americano. Le sue Idee, vertono su una rilettura del passato come memoria storica e di attualità per riscoprire la “Via del Cioccolato” dalle origini ai nostri giorni.La sua ricetta segreta, consiste nella continua e inces-sante ricerca di materie prime di altissima qualità, nella sperimentazione di nuovi prodotti all’insegna dell’ele-ganza, unicità e prelibatezza.Quello che accomuna tutti i suoi prodotti è l’amore che mette in tutto quello che compie, ogni sua azione è un rito magico, i suoi gesti sconfinano nelle sembian-ze dell’artista che produce sulle ali della creatività un Cioccolato di altissimo livello. Dalla sua intuizione nasce l’abbinamento vino - cioccolato, tale creazione prende il nome di “Enopraline” e verte sulla conoscenza di queste due entità, per cercare la fusione delle loro “anime” ar-rivando all’armonia pura . L’obiettivo primario è quello di creare una pralina a base di vino, che racchiuda le caratteristiche aromatiche di ogni singolo vino e non una composizione di cioccolato al sapore di vino.Tra le sue numerose creazioni di qualità troviamo una delle sue ultime perle : “Symposium” , un percorso de-gustativo guidato,composto da 18 enopraline da degustare in ordine crono-

logico per scoprire nuove sensazioni di gusto. Enopraline realizzate armonizzando le varietà di cacao più pregiate al mondo, per valorizzare ed esaltare le specificità aro-matiche di grandi vini toscani.Inoltre la pasticceria realizza 45 tipi di praline prive di grassi vegetali e più della metà preparate a mano con molta cura, 50 varietà di tavolette di cioccolato (linea mono-origine, con frutta secca, senza zucchero, alla frut-ta e speziate), e 10 originali ricette di creme spalmabili.Ma il locale non è solo cioccolateria, è un bar con un ec-cellente caffè, una bella scelta di lieviti per la colazione e anche un’offerta interessante di Torte e Gelati.Per concludere non possiamo dimenticare l’attenzione del Maestro nel creare dolci con minori percentuali di grassi totali, in questo modo si esaltano le caratteristi-che organolettiche e aromatiche del dolce e si rende molto più digeribile lo stesso.

Pasticceria Conca d’Oro

di E. M.

La via della birra toscana Conoscere il territorio attraverso la birra

di Marica Galassi

Dalla fine di aprile per gli appassio-nati e i cultori della birra è possibi-le acquistare, in qualsiasi libreria o direttamente dal sito www.ma-nidistrega.it, la guida “La via della birra”. Ce ne parla il suo giovane autore Renato Nesi.Che cos’è “La via della birra to-scana”? E’ il primo progetto edito-riale in Italia che unisce birra, tu-rismo e territorio, cioè si racconta la birra artigianale raccontando prima di tutto il territorio da cui proviene e le persone che ci la-vorano. Mi piace sottolineare che l’umanità, la passione e il lavoro delle persone sono legati indissolu-bilmente alla terra da cui proven-gono e proprio per carpire questo tipo di legame ho intervistato tutti di persona, più di trenta produttori di birra in tutta la Toscana, visitan-do decine di locali specializzati, ristoranti, agriturismi, prenden-do notizie su parchi naturali e su birrai che usano ingredienti locali, valorizzando tutta la filiera. Ho

provato a raccontare il prodotto che realizzano partendo dalla loro storia e dalle loro motivazioni.Questa guida vuole essere la prima pietra per la costruzione di una rete culturale della birra artigia-nale in Toscana, un settore che è in forte espansione. La Toscana è tra le prime regioni d’Italia che producono birra sia per numero di produttori che per volume di pro-dotto. I produttori continueranno a crescere perché il settore ha un mercato molto ampio, inoltre sono bravi, la media qualitativa è mol-to alta e sono persone che hanno delle belle storie da raccontare. Al premio “Birra dell’anno”, i produt-tori toscani hanno vinto sette pre-mi, tra cui due primi premi nelle rispettive categorie, uno vinto dal birrificio che ha aperto a Livorno a dicembre, l’altro da un produt-tore di Lucca che non ha neanche trent’anni di età. Insomma è stato bello raccontare la passione e le motivazioni di queste persone. Io però volevo collegare questo alla terra Toscana come un’altra eccel-lenza della nostra regione.Per cosa si differenzia da altre guide? La guida è diversa per vari motivi, intanto è scritta in prima persona, ho messo la faccia con tutti e la mia opinione è soltanto la mia visione delle cose. L’obiettivo è quello di promuovere la rete del-la birra artigianale in Toscana per tutti e aperta a tutti; voglio pro-

porre un modo nuovo di conoscere la nostra regione avendo come bussola quella dei luoghi dove si trovano i birrifici, che spesso sono in luoghi meravigliosi. Un’altra cosa interessante è che in molti utilizzano prodotti del territorio, e alcuni adesso stanno provando a coltivare cereali da birra, cosa che in Toscana non si faceva, qualcuno sta pensando di coltivare luppolo, in tanti caratterizzano la birra con l’acqua del territorio, piuttosto che le castagne o il miele che è un altro grande ingrediente utilizzato e le erbe aromatiche.Nel libro parlo anche del rapporto tra birra Toscana e cucina Toscana, quindi c’è un elenco di ricette tipiche abbinate ad alcune birre. Importante è anche il rapporto tra birra e salute, per avere con-sapevolezza di ciò che si consuma. La guida è divisa per province, ed ogni produttore specifica i dati del birrificio, l’elenco delle birre che produce. Nella rubrica “Occhio al boccale” io consiglio le birre di quel produttore che secondo me non ti devi perdere, con una valu-tazione in boccali da uno a cinque, senza però voler fare l’elenco dei più bravi, infatti sono presenti tut-ti i produttori, la guida vuole solo essere il racconto della Toscana birraia. La “Via della birra to-scana” vuole dare uno strumento utile e di facile comprensione e consultazione per far conoscere di

un certo luogo dove trovare locali specializzati che hanno una buona birra, dove mangiare e dormire in posti che seguono la filosofia del-l’accoglienza umana e cosa c’è da vedere in quel territorio.Perché la Toscana ha questo primato per la birra? Perché in Toscana c’è una forte sensibili-tà per i prodotti di eccellenza e dell’artigianato di qualità. Inoltre sono progetti legati alla rivaluta-zione del territorio e quando si è capito che la Toscana è di per se un marchio fantastico, è stato chiaro che la sua eccellenza può essere modellata in tanti prodotti.Quanti sono i birrifici della provincia di Livorno? Devo dire provincia di Livorno e Pisa, per-ché con Montescudaio, si contano cinque produttori di birra e sono storie molto interessanti, come il B.A.T., poi abbiamo tre produttori all’isola d’Elba e il Birrificio Livor-nese. Inoltre iniziano ad esserci ristoranti con una discreta carta della birra, e quattro o cinque pub che hanno anche duecento birre in carta. A Bibbona abbiamo una delle prime birroteche in Italia, il Brandibirra, piuttosto che la più giovane Doppio Malto a Cecina. La Costa degli Etruschi, complice for-se anche un turismo più sensibile a queste cose, è la provincia che ha più strutture interessanti tra birrifici e pub, della Toscana dopo Firenze.

Nella foto Domenico D’Affronto

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Editore Associazione Promo Alta Maremma, Resp. Massimo Tanini

Costa Degli Etruschi News n. 10Responsabile Valentina CambiDirettore Marica GalassiStampa Pacini Editore SpA Pisa

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(N. Registro stampa 9/2010 Aut. del 23/07/2010)Mensile distribuito gratuitamente

da Livorno a Piombino

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7maggio 2011

A vederla adesso, in tutto il suo fascino di piccola frazione del comune di Piombino, non possiamo neanche imma-ginarci quanto questa piccola cittadina sia impregnata

di una storia gloriosa, quanto peso essa avesse nell’economia di un tempo antichissimo. “Fufluna”, fu il suo nome originale, una ricerca della toponomastica dell’epoca, riporta al nome di una divinità, il Dio del vino e dell’ebbrezza, Populonia, fu l’unica città eretta sulla costa, in prossimità del mare su cui un popolo costruì la propria fortuna. Rappresentava una delle dodici “Lu-cumonie” etrusche, ovvero le città-stato più importanti dell’in-tera Etruria. L’acropoli della città storica corrisponde agli odierni Poggio del Castello e Poggio del Telegrafo, posti all’estremità sud-occidentale del Golfo di Baratti. Già in epoca arcaica, proba-bilmente, l’abitato si estese anche alle alture limitrofe e all’area del golfo, dove, oltre alle principali necropoli della città, è loca-lizzato anche il quartiere industriale. Infatti, Populonia, fu uno dei centri di maggiore attività mineraria insieme alla vicina Volterra, dei veri e propri avamposti dell’industria siderurgica. L’avvio del processo di aggregazione che sfociò nell’occupazione di Poggio del Castello e di Poggio del Telegrafo si colloca all’inizio dell’età del Ferro, dunque nel IX secolo a.C., il sistema insediativo del Bronzo Finale era invece caratterizzato da piccoli nuclei abita-tivi posti lungo il litorale, dal Golfo di Baratti verso Nord, fino a San Vincenzo. Populonia deve il suo splendore allo sfruttamento delle risorse minerarie del Campigliese e della vicina Isola d’El-ba, che la resero uno dei centri più fiorenti della metallurgia antica del bronzo e del ferro, grazie alla sua strategica posizione geografica. Fin dall’Età del Bronzo rappresentò un importante crocevia dei traffici medio tirrenici, un vero porto di mare e luogo d’incontro privilegiato di influssi provenienti dal resto del Mediterraneo; scambi di merce e di cultura, scambi di oggetti

e di parole, di promesse e di trattati, una sorta di ombelico del mondo antico. La vicinanza con l’arcipelago toscano, si connotò come una sorta di ponte verso le isole, sul quale la città iniziò presto ad esercitare una forma di controllo, divenendo interlo-cutore privilegiato nei rapporti con le vicine Corsica e Sarde-gna. Fu nel VI secolo a.C., che Populonia visse il suo periodo di massimo splendore, era una città con molte migliaia di abitanti, forse addirittura 18.000 o più, divisa in Acropoli, la parte alta e in Necropoli con i relativi quartieri portuali ed industriali, sul golfo di Baratti, munita di un’imponente cinta muraria. L’Acropoli e l’abitato erano difesi da una prima cinta, mentre una seconda estensione delle mura era posta a protezione dei quartieri indu-striali presso il porto; questi si erano sviluppati al di sopra delle necropoli più antiche, lasciando una notevole quantità di scorie di ferro, residui dell’attività metallurgica. Queste scorie lucci-canti e minuscole, sono alcuni dei reperti più suggestivi e tangi-bili, giunti intatti fino alla contemporaneità. Quando il sole batte sulle spiagge della vicina Baratti, l’effetto ottico è una peculiarità più unica che rara. Venne il tempo dei Romani, eredi naturali e conquistatori della magnificenza della civiltà etrusca, ma Po-pulonia non perse il suo smalto e la sua importanza. Lo storico latino Tito Livio ci informa che nel 205 a.C. proprio la città di Populonia fornì al gran condottiero, Scipione l’Africano, il ferro necessario per la gloriosa spedizione in Africa, atto conclusivo della seconda guerra punica. Mantenne sempre una certa auto-nomia, continuando, anche sotto l’egemonia di Roma, a battere moneta propria esercitando ancora un ruolo fondamentale nei commerci, era infatti un’alleata della capitale e molte sono le testimonianze architettoniche come i templi, le ville, le terme, in chiaro stile romano. L’episodio che sancì l’inizio di un lento e progressivo declino si ebbe nella guerra civile con protagonisti

Mario e Silla. Populo-nia, infatti, si schierò dalla parte di Mario, tragicamente scon-fitto, così Silla decise di punire tutti i propri nemici e distrusse la città. Era il I Secolo a.C., gli scritti dello storico romano Stra-bone, parlano di una visita a Populonia, de-scritta come una città fantasma, un centro in piena rovina, con un’ Acropoli in decadenza e abbandonata, rima-nevano in piedi solo pochi templi. Vivi e po-polati rimasero solo i quartieri industriali sul mare, le borgate lungo la spiaggia di Baratti e sui promontori che circondavano il porto. Come detto, da que-sto momento in poi, una lenta e lunghissima parabola discen-dente caratterizzò la vita di Populonia. Le invasioni barbariche e i saccheggi decimarono nei secoli successivi la popolazione, segnando irreparabilmente la storia della città. Nel 570 d.C., fu distrutta e conquistata dai Longobardi guidati da Gummarith, i pochi superstiti scampati insieme al vescovo Cerbone, poi di-venuto san Cerbone, si rifugiarono sull’isola d’Elba. Populonia, infatti, nonostante fosse ormai ridotta a piccolo centro, dove gli antichi baluardi erano solo un ricordo, era sede di Diocesi, in quanto città nobile del passato. L’ultimo grande saccheggio avvenne nell’809 d.C., ad opera dei pirati Saraceni, l’esodo degli ultimi abitanti rimasti, che fuggirono dalla furia dei barbari, dette vita ad un nuovo insediamento che si svilupperà ampiamente nei secoli successivi: Piombino. Nelle immediate vicinanze della città di Populonia sulle pendici di Poggio Tondo sorse il ricco monastero di San Quirico appartenente all’ordine benedettino. Anche se la presenza del monastero poteva costituire un im-

portante motore sociale e commerciale, la grande città etrusca non esisteva più; il futuro, ormai si chiamava proprio Piombino, a sud del promontorio, nei pressi dell’antico porto di Falesia. Il borgo di Populonia come lo vediamo oggi risale al XV secolo. Fa-ceva parte del Principato di Piombino, retto dalla famiglia degli Appiani, di origine pisana. Al loro intervento si deve l’impianto medievale del borgo, oltre alla torre e alle fortificazioni. L’ attuale rocca fu infatti iniziata dai Signori Jacopo II Appiani e portata a termine da Jacopo III Appiani nella metà del Quattrocento, a se-guito di un preciso progetto di rilancio urbanistico e demografico di Populonia, ridotta ormai allo stato di umile villaggio. Ritrova-menti di inestimabile valore, si susseguono oggi, sul territorio: da incredibili tombe a oggetti forgiati migliaia di anni fa, molti si possono ritrovare nei musei, ritratti e descritti sui libri di storia, ma basterà fare due passi sulla spiaggia, per ritrovarsi circonda-ti da un mondo che fu, ridotto in piccole, strabilianti, gocciolanti di gloria, piccole scorie di ferro. E basterà raccoglierne una per tuffarsi nella storia di chi ci ha permesso di essere qui.

Gianluca Parodi

Populonia: la culla degli antenatiIl fulcro del mondo etrusco, lo specchio di una civiltà, i resti di un’epoca illustre

Un tuffo nella storia

Sabato 14 maggio il Comitato Livornese per la promozione dei valori risorgimentali, orga-nizza una celebrazione della storica battaglia

del 10-11 maggio 1849, quando 800 uomini e donne difesero fieri e senza speranza la loro cit-tà da 12.000 soldati austriaci armati di cannoni, come descrive a toni vivi il vernacolo di Vittorio Matteucci:

“Gruppi di donne con bandiera rossacorrevan da San Marco a Fiorentina

dov’era più la strage e la rovinachiamavano e’ fratelli alla riscossa.

Le nostre mamme, ‘nsieme all’infermiere,cercavano ‘e feriti ‘n delle file,all’assetati davano da bere.”

Un evento eroico che il Comitato contribuisce a mantenere vivo nella memoria dei livornesi fin dal-la sua costituzione, nel 2000 con il contributo ed il sostegno di autorità, Accademia Navale, Folgore, Comando Provinciale dei Carabinieri, ANPI, ARCI, Associazione Perseguitati Politici e l’adesione del Presidente della Repubblica.Marzino Macchi, instancabile anima dell’iniziativa, ci racconta come nella giornata del 14 maggio sia-no coinvolti oltre 600 studenti delle scuole del ter-ritorio che portando la fascia tricolore sfileranno da Piazza Bartelloni dove si trova la Porta San Marco (si comincia alle 9:40 con i saluti istituzionali), fino a Piazza Garibaldi per la deposizione di una coro-na sulla statua dell’ ”eroe dei due mondi” e poi in Piazza della Repubblica per assistere al lancio dei Paracadutisti della Folgore. Le attività della matti-na si concluderanno con la deposizione di corone sul piazzale della Fortezza Nuova. Nel pomeriggio, alle ore 17:00, altro appuntamento di rilievo presso il Piazzale del Brigantino dell’Accademia Navale di Livorno, per l’occasione aperto al pubblico, con la

consegna dei “Bartelloni d’Argento” e il Gran Ballo risorgimentale eseguito da coppie di ballerini pro-venienti da diverse scuole d’Italia, organizzato in collaborazione con la Società di Danza – Circolo Livornese. Va sottolineato come la giornata del 14 maggio, che per inciso è stata scelta in quanto primo sabato successivo al 10 di maggio data della citata battaglia, rappresenti il momento finale di un lavoro lungo un anno svolto dal Comitato assieme a oltre 2.300 studenti e 160 insegnanti appartenenti a circa 108 classi di ogni ordine e grado che hanno affrontato il tema del risorgimento e dei suoi valori producendo elaborati, discutendone e mantenen-done così vivo lo spirito anche grazie al progetto delle “Borse di Studio sui valori risorgimentali” che rappresenta un obiettivo primario del Comitato. Tutte le classi che partecipano al progetto ricevono infatti un contributo per poter realizzare i lavori e ciascun ragazzo riceve un quaderno con tutte le attività svolte e un DVD con interviste e tanto mate-riale utile. Precisa Marzino Macchi come dietro alla scelta di assegnare le Borse di Studio alle classi ci sia la convinzione che per promuovere valori prima di tutto non si debba gravare sui già esigui bilanci della scuola, altra nota di merito, a parer nostro, ed impegno tanto più rilevante nell’anno del solenne e

travagliato 150° anniversario dell’Unità di Italia.Il comitato tuttavia non si limita a questo seppur cospicuo progetto: a ottobre organizza infatti una festa per i Docenti che hanno seguito le classi e poi convegni, dibattiti e seminari; sempre “per recuperare un terreno storico talvolta sommerso” all’insegna della promozione dei valori di libertà di pensiero, parola, culto, separazione del pote-ri e potere del popolo che costituiscono le radici dell’identità anche costituzionale del Nostro Paese e appartengono sia al Risorgimento che alla Lotta di Liberazione. Per chi volesse maggiori info sul Comitato: www.risorgimentolivorno.com, oppure: 0586 428078. La sede ufficiale del Comitato è presso la CNA di Livorno, quella operativa presso le Officine Macchi in via Dei Cordai.

Renato Nesi

Livorno celebra la Battaglia del 1849 contro gli AustriaciIl Comitato Livornese per la promozione dei valori risorgimentali organizza una giornata di eventi il 14 maggio,

con autorità, studenti e cittadini

L’unica città che si oppose all’Impero: uomini, donne e ragazzi diedero la vita per la libertà

Nel nostro viaggio tra i prodotti di qualità che nascono nella Costa degli Etruschi non pote-vamo tralasciare le terrecotte della famiglia

Bitossi. Giovanna e Lucia Bitossi, che adesso dirigo-no la ditta insieme ai loro mariti Fabio e Moreno, ci fanno partecipi della loro storia legata alla tradizione e all’artigianato. Nonno Luigi, originario di Montelupo Fiorentino con alle spalle quattro secoli di generazio-ni di “coppai”, conosce Cecina facendovi il militare e con occhio esperto nota subito la piccola fabbrica di mattoni, vicina al fiume e, non meno importante, vicina alla stazione. Nel 1929 torna con la famiglia, acquista la fabbrica e inizia la sua attività. Pensate che fino al 1983 l’argilla veniva estratta a mano da quattro cave, situate nella proprietà, che con il passaggio della piena del fiume Cecina si riempivano d’acqua, que-st’ultima scemando lasciava fango, ovvero argilla.Dei quattro figli di nonno Bitossi, due decidono di proseguire la tradizione di famiglia, il padre di Gio-vanna e Lucia, Renzo, e uno zio, scomparso però troppo presto. La ditta si sta espandendo, è stata ri-strutturata e adesso ha una parte nuova, che si è ag-giunta alla parte antica, quella che ricorda ancora la fabbrica di mattoni e riporta alla mente vecchi ricordi, odori e suoni dell’incessabile lavoro del vasaio. Infatti c’era bisogno di una presenza costante, giorno e notte per tre giorni, per verificare sempre la temperatura dei forni, che all’epoca andavano a fascine di legna, e solo l’esperienza, attraverso il colore della pietra all’interno del forno, riusciva a far capire se la tem-peratura era giusta o andava alzata. Molto diverso dal forno computerizzato che c’è adesso, costruito però sempre sullo stile dei vecchi forni ma naturalmente adesso è a metano. La lavorazione della terracotta continua ad essere completamente artigianale, legata alla tradizione come la cottura che avviene ancora in tre giorni, la temperatura del forno è portata gradual-mente fino a 850°C, l’ultimo giorno viene portata a 980°C ma tenete presente che la temperatura non si ferma ma supera i mille gradi, dopo di che il forno si spegne, e dopo l’assestamento la temperatura ini-

zia a calare, dopo circa tre giorni si inizia ad aprire di qualche centimetro la porta per far entrare piano piano l’aria esterna, e giorno per giorno si apre gra-dualmente sempre di più, in una settimana si ha il raffreddamento, quindi tutto il procedimento tra cot-tura e raffreddamento dura dieci giorni. Il forno viene acceso ogni venti giorni circa. La famiglia Bitossi è da sempre specializzata nella lavorazione della ter-racotta, ma tra i loro oggetti possiamo trovare anche ceramiche di qualità.La produzione di vasi e altre realizzazioni utilizza an-cora antiche tecniche come quella chiamata “colombi-na” e quella detta “a lucignolo” che variano a seconda di quello che si vuol creare. Esportano in Europa ma anche in Sudafrica, Giappone. E’ un prodotto unico, e nonostante la grande importazione di terrecotte dai paesi asiatici, riesce comunque a far valere la propria qualità, infatti generalmente i prodotti importati non riescono a superare le nostre temperature più rigide e tendono a rompersi o creparsi già dopo il primo in-verno, questo non dipende tanto dai materiali, quanto dalla cottura che è fondamentale. Fino a venti anni fa, da settembre, la produzione si concentrava esclusiva-mente sui coppi per l’olio, questa era una caratteristi-ca della ditta Bitossi. Il coppo, nella tradizione Tosca-na, lo si trovava in qualsiasi casa, in tutte le famiglie. Anche adesso, che è stato sostituito dai contenitori di acciaio, continua a far parte dell’arredo sia interno che esterno del rustico toscano, e anche se adesso non vengono più prodotti, continuiamo a vedere i coppi con il marchio Luigi Bitossi, ed è bello a distanza an-che di tanti anni ritrovare oggetti magari prodotti dal nonno o dal padre di Giovanna e Lucia, indice della qualità delle terrecotte. Tutti i prodotti Bitossi sono marchiati da sempre. “La nostra forza” dice Giovanna “è stato mantenere la tradizione nella lavorazione”. Babbo Renzo da circa tre anni, per ovvi motivi di età, è andato in pensione ed ha tramandato alle figlie e ai generi un’arte, un mestiere che devi sentirti dentro e che solo la passione può tenere vivo.

Da nonno Luigi, una famiglia di “coppai”

Bitossi, terrecotte dal 1929

Forte S.Piero

Marc Sardelli, Difensori livornesi

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