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NOVEMBRE-DICEMBRE 2012 Anno XIV Numero 7 Mensile in A.P. 70% C.P.O. Vicenza La storia di un’Europa alla ricerca di un sogno, prima e dopo un ‘900 che la cambierà per sempre. Il folclore di Dvořák e Veress, le impressioni di Debussy e Ravel, il “Pierrot Lunaire” di Schönberg narrato da Elena Vassilieva. C’era una volta... la musica e le parole della Società del Quartetto di Vicenza Welfare aziendale, responsabilità culturale Lo Studio Dentistico Balestro, nuovo supporter del Quartetto, investe in musica per espandere gli orizzonti e “fare gruppo” Musica oltre i confini Nuova edizione del progetto dedicato a linguaggio musicale e diritti umani: musicisti e giornalisti in 9 scuole del Veneto per promuovere una cultura di pace

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Musicare è il periodico di informazione della Società del Quartetto di Vicenza

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NOVEMBRE-DICEMBRE 2012

Anno XIVNumero 7

Mensile in A.P. 70% C.P.O. Vicenza

La storia di un’Europa alla ricerca di un sogno,prima e dopo un ‘900 che la cambierà per sempre.

Il folclore di Dvořák e Veress, le impressioni di Debussy e Ravel,il “Pierrot Lunaire” di Schönberg narrato da Elena Vassilieva.

C’era una volta...

la musica e le parole della Società del Quartetto

di Vicenza

Welfare aziendale, responsabilità culturaleLo Studio Dentistico Balestro, nuovo supporter del Quartetto,

investe in musica per espandere gli orizzonti e “fare gruppo”

Musica oltre i confiniNuova edizione del progetto dedicato a linguaggio musicale e diritti umani:

musicisti e giornalisti in 9 scuole del Veneto per promuovere una cultura di pace

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...Anno XIV - Numero 7 Novembre-Dicembre 2012 coordinamento editorialeGiovanni Costantini

collaboratoriFilippo LovatoPaolo MeneghiniAndrea Scarpari

impaginazioneAlessandra Melisonper le foto l’Editore è a disposizionedi quanti provassero diritti di Copyright

Periodico di cultura, musica e spettacolodella Società del Quartetto di VicenzaDirettore Resp.: Matteo SalinEditore: Società del Quartetto di VicenzaRedazione: vicolo cieco Retrone, 24 Vicenza - Tel. 0444/543729 Fax 0444/543546web www.quartettovicenza.orge-mail [email protected] iscritto al registro Stampadel Tribunale di Vicenza n. 977Stampa: Tipolitografia Pavan sncsu carta Passion 13 da 100 g/mq Tiratura 3000 copie

Paolo Pigatopresidente

Riccardo De Fonzovice presidente

Sandro Pupillodirettore generale

Piergiorgio Meneghinidirettore artistico

Antonio Manganotesoriere

Donata Folco Zambelli CattaneoLuciano GiacomelliLuca Trivellatoconsiglieri

Antonio Dal Masorevisore dei conti

organizzazione

Giovanna Reghellinamministrazione

Alessandra Melisoncomunicazione e segreteria

Maria Carolina di Valmaranarelazioni esterne

Giovanni Costantinididattica musicale

Paolo Meneghini ufficio stampa

MusicaMeseDvořák, intimo e popolaredi Andrea Scarpari 4MusicaMeseUn nome da conosceredi Giovanni Costantini 6MusicaMesePassato, presente e futurodi Filippo Lovato 8MusicaMeseAmbasciatori di notedi Paolo Meneghini 10Contr’appuntiWelfare: un investimento che ripagadi Paolo Meneghini 12Registri&NoteLogica del conflitto, cultura della pacea cura della redazione 14TracceTeatralità e raffinatezzapagina a cura di Filippo Lovato 15

La stecca «Ogni opera d’arte è figlia del suo tempo, e spesso è madre dei nostri sentimenti.» (Vasilij Kandiskij, Lo spirituale nell’arte, 1912)

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La nota In copertina: Elena Vassilieva, cantante soprano, sprechstimme (voce recitante) nel “Pierrot Lunaire” di Arnold Schönberg, il 18 dicembre al Comunale di Vicenza.Credit: MF. Plissart

Questo Musicare propone diverse storie “vicine”. L’abbiamo rilevato molte volte: c’è la tendenza, da parte dei più, a considerare il mondo della

“classica” qualcosa di vecchio e lontano, per non dire morto. Invece, i personaggi e le vite, che s’intrecciano dietro le musiche che attendono il pubblico del Quar-tetto tra novembre e dicembre, sono qualcosa di molto “vivo”. Sia chiaro: chi scrive ritiene assolutamente viva anche la musica di valore nata 400 anni fa. Tuttavia può essere comprensibile che una musica scritta su carta pergamena ed eseguita in parrucca possa essere percepita come “lontana”.A questo punto tocca invitare chi sfoglierà la rivista a non lasciarsi ingannare dalle immagini in bianco nero, in taluni casi figlie del loro tempo, in altri semplice scelta estetica: Claude Debussy (del quale ricorrono quest’anno i 150 anni dalla nascita) è arrivato a ve-dere la fine del primo conflitto mondiale, fatto storico poi non così “dimenticato”; Maurice Ravel ci ha lascia-ti non molto prima dello scoppio del secondo conflitto, e quando Arnold Schönberg è passato a miglior vita, Bruno Canino e Antonio Ballista (sul palcoscenico del Comunale di Vicenza il prossimo 4 dicembre), avevano rispettivamente 16 e 15 anni e, quasi di certo, suo-navano già la sua musica e quella degli altri autori appena citati con la stessa passione e “vitalità” di oggi. Non inganni l’anagrafica: la musica mantiene giovani, non è uno scherzo. È il caso anche di Sándor Veress, compositore ungherese naturalizzato svizzero, la cui arcata vitale dal 1907 al 1992 merita una lettu-ra, perché ci racconta un secolo di cambiamenti. E l’et-nomusicologia alla quale si accosta Veress è la stessa alla quale si era dedicato, tra gli altri, anche Antonin Dvořák, venuto a mancare nel 1904.I trii del compositore boemo - Trio di Parma, mercoledì 14 novembre 2012 - ci racconteranno i colori di un pa-ese lontano (allora più di oggi) e gli affetti quotidiani di un uomo che scriveva musica non su commissione ma per far scorrere i propri sentimenti. Al Merel Quar-tet - lunedì 26 novembre -, invece, il merito di propor-re l’opera di Veress. Naturalismo ed impressionismo di Debussy sono affidati alle mani del duo pianistico più longevo d’Italia (Canino-Ballista) e a quelle del collega Alexander Lonquich, che insieme ai solisti della Mahler Chamber Orchestra, porterà sul palco le avanguardie anche di Ravel e Schönberg (martedì 18 dicembre).Ci sono tanti modi di conoscere la storia e di ricordarla. Farlo attraverso l’arte espressa dall’uomo in quel tem-po è forse contemporaneamente uno dei più forti e più “dolci”. Avere poi la possibilità di conoscere interpreti che quella storia hanno contribuito a raccontarla è una fortuna rara. Grazie dunque a Bruno Canino e Antonio Ballista, e a tutti i loro colleghi più o meno giovani, che non cessano di far “passare” ogni giorno ciò che qualcuno ritiene solo “passato”. ●

Giovanni Costantini

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Dvořák, intimo e popolareDa Parma a Praga. A Vicenza gli “eredi” del Trio di Trieste per i trii del compositore boemo

Musica come specchio di sentimenti, tra ammirazione per Brahms e ricerca di sonorità “nazionali”

Mercoledì 14 novembre prossimo il Trio di Parma sarà protagonista al Comunale, per il primo dei due con-

certi che, fra questa stagione e la prossima, porteranno a Vicenza l’esecuzione integrale dei trii di Antonin Dvořák (1841-1904).Il Trio di Parma si è costituito nel 1990 pres-so il conservatorio della città emiliana ed in pochi anni si è fatto apprezzare non solo dal pubblico, ma anche dalla critica: fra i nume-rosi riconoscimenti ottenuti si ricorda l’af-fermazione al concorso “Gui” di Firenze e l’attribuzione del premio “Abbiati” della cri-tica musicale italiana, come migliore forma-zione cameristica, già nel 1994. La carriera concertistica lo ha portato in tutto il mondo, sempre raccogliendo favori e consensi, ma forse più dei titoli vale l’associazione, da molti suggerita, al Trio di Trieste: Rabaglia, Bronzi e Miodini, i componenti del Trio di Parma, sono da molti ritenuti gli eredi della storica formazione giuliana, con la quale si sono perfezionati presso la Scuola di Musica di Fiesole e l’Accademia Chigiana. A que-

sta formazione di elevata caratura artistica saranno dunque affidati due pezzi fra i più intensi e introversi del catalogo di Dvořák: i trii n. 2 e n. 3.La progressiva diffusione del piano insieme a piccoli complessi di archi o altri strumenti ha accresciuto l’importanza del trio con pia-noforte nel XIX secolo: sono pietre miliari, in questo senso, i trii di Brahms, composti fra il 1854 e il 1891, che furono di esempio e ispirazione per molti compositori successivi.Il legame con Brahms è un aspetto fonda-mentale nella vicenda umana ed artistica di Dvořák: fu proprio il maestro tedesco a incoraggiare il giovane boemo, facendogli ottenere una borsa di studio per composi-tori promettenti e la pubblicazione presso Simrock di alcune sue opere; Dvořák poté quindi abbandonare l’attività di orchestrale e organista e dedicarsi integralmente alla com-posizione, che lo portò a fondare la scuola nazionale ceca, definendo un carattere boe-mo nella musica e trasferendo nelle sue ope-re la cultura e le sonorità del suo paese.

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MERCOLEDì 14 NOVEMBRE 2012 ore 20.45Teatro Comunale di Vicenza

TRIO DI PARMAEnrico Bronzi violoncelloIvan Rabaglia violinoAlberto Miodini pianoforte

Integrale dei Trii Antonín Dvořák (primo concerto)

MUSICA PER ORIENTARENelle ultime decadi dell’Ottocento nacque l’interesse per le melodie popolari, anche fra i compositori più colti – si pensi alle celeber-rime danze ungheresi di Brahms – e vennero poste le basi per la futura etnomusicologia; Dvorák, con Smetana, visse da protagoni-sta questa fase, ma vide riconosciuto il suo

ruolo solo in età matura: nel 1883, anno del terzo trio per pianoforte, egli era infatti accu-sato di provincialismo, ed anche gli amici lo invitavano a spostare la sua attenzione verso uno stile mitteleuropeo.Il compositore visse con sofferenza tale spaccatura fra l’ammirazione per Brahms, mentore e maestro, vero epigono del roman-ticismo tedesco, e il desiderio di affrancare la musica della sua terra dall’influenza stranie-ra: il travaglio interiore emerge con forza nel trio n°3, a partire dalla sua gestazione, lunga quasi due mesi (il doppio degli altri trii) e dalla successiva revisione della composizio-ne; anche la scrittura, densa e brahmsiana fin dal concitato attacco, è al contempo model-lata sui ritmi delle danze di origine slava. La meravigliosa parentesi del terzo tempo è una pagina di ampio respiro e struggente tenerez-za, un nostalgico ricordo della madre morta pochi mesi prima, e precede la scelta defini-tiva del compositore: il finale, un travolgente furiant, dichiara che Dvořák ha deciso e punta verso la musica nazionale.

Solo sette anni separano il trio n°3 dal pre-cedente: un lasso temporale modesto, ma nel quale lo stile di Dvořák si evolve radical-mente; il trio n°2 è più compatto e l’aspetto etnico è meno marcato. Composto nel gen-naio del 1876, esso nasce, come il preceden-te, in una situazione di profonda tristezza, a causa della scomparsa della figlia primoge-nita: sembra quasi che il musicista boemo individui proprio nel ristretto organico del trio il mezzo per esprimere i sentimenti più intimi e personali. La cantabilità dei temi, fin dal primo tempo, prevale sulla compo-sizione, anche se improvvisi e cupi accordi interrompono il fluire della musica.Lo scherzo è caratterizzato da un tema acce-so, che si rincorre sui vari strumenti quasi in canone, e prepara il ben più luminoso finale, dove Dvořák fuga i foschi pensieri dell’ini-zio e ritrova la serenità che distingue la mag-gior parte delle sue composizioni. ●

Andrea Scarpari

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Un nome da conoscereSándor Veress. La sua musica e la sua storia tra i “già sentiti” Mozart e Brahms

Il Merel Quartet porta a Vicenza un autore che ha attraversato il ‘900 e l’Europa

Sándor Veress. Nel prendere tra le mani il programma di sala del concerto del 26 novembre prossimo al Comunale di

Vicenza, il mio occhio cadrà immediatamen-te su questo nome, che io sia un musicista professionista o che sia un semplice e non troppo dotto amante della musica. In questo secondo caso sarò autorizzato ad andare a scoprire ciò che, nel primo caso, dovrei già sapere. Ossia che in quella scaletta, che si apre e si chiude con due “già sentiti” Mozart e Brahms, troviamo nel mezzo uno dei più interessanti compositori ungheresi del ‘900, seppure non ancora adeguatamente ricono-sciuto nella sua opera.

La vita di Veress attraversa il ‘900 e l’Eu-ropa, iniziando il primo febbraio del 1907 a Kolozsvár, oggi Cluj, allora cittadina dell’Austria-Ungheria, oggi parte della Ro-mania: sempre e per tutti, al di là di qualun-que confine politico, Transilvania (ed ecco le Quattro Danze Transilvane per archi del 1949). Nel 1916, però, è già a Budapest, con la famiglia (“Musica Ungaresca” per orche-stra sinfonica è del 1938, come le Sette Dan-ze Ungheresi per pianoforte). Dalla sua bio-grafia si evince che un “battesimo del fuoco” potrebbe essere stato nel 1933, a 26 anni, quando il suo Primo Quartetto per archi fu premiato ed eseguito nella Music Academy

Merel Quartet

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LUNEDì 26 NOVEMBRE 2012 ore 20.45Teatro Comunale di Vicenza

MEREL QUARTETMary Ellen Woodside violinoMeesung Hong violinoAlexander Besa violaRafael Rosenfeld violoncellomusiche di Mozart, Veress e Brahms

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Hall della città, ad opera del primo Végh Quartet. Quattro anni più tardi, il Secondo Quartetto veniva premiato all’11° Interna-tional Music Festival di Parigi. Proseguire nella lettura della cronologia della vita di quest’uomo significa muoversi da est a ovest sul planisfero. Sfogliare la sua produzione porta a scoprire anche due Balletti (“A Cso-dafurulya” 1937, “Térszili Katicza” 1943) ed una “colonna sonora” per orchestra da camera, degli stessi anni, oltre ad una vasta raccolta di opere da camera, per orchestra e di concerti, la cui pubblicazione è spartita tra Editio Musica di Budapest, Müller&Schade di Berna e Suvini Zerboni di Milano.Tuttavia, chi scrive ritiene siano i titoli delle composizioni vocali a dare maggiormente le coordinate di una vita dedicata alla musica. Il punto di partenza di Veress fu la fusione di frasi melodiche di temi popolari ungheresi con la tecnica del contrappunto della prima polifonia italiana, che tanto ha contribuito a tutta l’evoluzione di quest’arte. Gli studi di etnomusicologia, la scuola di Bartok e Kodály, le impressioni dettate da Paul Klee, la conoscenza dei paesi visitati e vissuti,

fanno il resto. E così, colui che fu docente di composizione al Conservatorio di Budapest prima (Ligeti e Kurtag, tra gli altri, per allie-vi) e a quello di Berna poi, visiting professor a Adelaide (Australia) e Portland (Oregon, USA), musica nel 1945 Cinque canti su testi di Attila József per voce e pianoforte, e nel 1978 Das Glasklängespiel per coro e orchestra su testi di Hermann Hesse, nel 1939 Kárpátokon innen és túl. Öt erdélyi, bukovinai és moldvai népdal háromszólamú vegyeskarra (ossia: Di qua e di là dei Carpa-zi. Cinque canti popolari da Transylvania, Bukovina e Moldavia), e nel 1962 un’Ode all’Europa, diversi brani dalla difficile pro-nuncia e traduzione, fino al latino Sancti Au-gustini psalmus contra partem Donati.Il portrait di Sándor Veress si conclude così: “Il compito attuale è rendere l’opera di Ve-ress conosciuta ad un pubblico sempre più ampio”. Naturale, dunque, che a portarlo a Vicenza, tra Mozart e Brahms, sia il Me-rel Quartet. Il pubblico della Società del Quartetto più attento noterà, il 26 novem-bre prossimo, che i quattro volti, ungheresi per l’appunto, sono già noti: così come fan-no all’interno di orchestre come la Mahler Chamber Orchestra, la Lucerne Symphony o la Zurich Tonhalle, i quattro giovani stru-mentisti occupano un posto anche nelle ri-spettive file della Cappella Andrea Barca di András Schiff, anch’egli ungherese.Mary Ellen Woodside, Meesun Hong, Alexander Besa e Rafael Rosenfeld son oil Merel Quartet dal 2002, e si sono guadagnati, oltre a diversi premi, I complimenti di Alfred Brendel e Bernard Haitink. Quartetto “apolide” che sta trovando un adeguato spazio nel concertismo internazionale ed una sua lettura della musica di maestri di ogni tempo.E se nulla si è detto in questa sede di Mo-zart, Quartetto in Sol maggiore KV 387, e Brahms, Quartetto in Do minore op.51/1 n. 1, è perché si lascia volentieri all’ascolto ed alle note di sala la ripresa di pezzi già noti al “grande” pubblico. ●

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Passato, presente e futuro153 anni in due, 58 anni in duo. Canino e Ballista, il duo pianistico più longevo d’Italia

Il 4 dicembre, al Comunale di Vicenza, una coppia che non smette di scoprire e stupire

«Un senso dell’amicizia non invadente, equilibrio nervoso, piacere della scoper-ta, antiesibizionismo, lavoro paziente».

Ecco compendiati, per Bruno Canino, i prin-cipi sui quali si basa il fare musica da camera. Il pianista di origini napoletane parla per co-gnizione di causa. Con il collega meneghino Antonio Ballista forma infatti il più longevo duo pianistico italiano. Nel 2004 hanno cele-brato i cinquant’anni di attività assieme. Ca-nino è il più anziano, ben novantuno giorni maggiore di Ballista (30 dicembre del 1935 l’uno, 30 marzo del ’36 l’altro).Antonio Ballista entra al conservatorio Giu-seppe Verdi di Milano da bambino. È già un allievo di Enzo Calace quando arriva nella stessa classe Bruno Canino, napoletano, che fino ad allora aveva studiato a San Pietro a Majella con Vincenzo Vitale. Per ragioni di lavoro la famiglia di Canino deve trasferirsi

al nord e Vitale raccomanda il suo allievo a Calace. Capitava in passato e capita proba-bilmente anche oggi che un insegnante di pianoforte accoppi due suoi allievi con doti tecnico-artistiche compatibili per far loro scoprire il repertorio a quattro mani, quan-do non la letteratura per duo pianistico. Così Enzo Calace sceglie Antonio Ballista e Bru-no Canino per l’esecuzione della Tarantella per due pianoforti di Ettore Pozzoli. È l’ini-zio ed è il passato. Di certo i due potrebbero scrivere un bel libro a quattro mani sulla mu-sica in Italia dalla seconda metà del Nove-cento in poi. Il loro repertorio è estesissimo. Ma, soprattutto, hanno conosciuto tutti.Per Canino e Ballista hanno scritto compo-sitori come Berio, Stockhausen, Ligeti, Bus-sotti, Donatoni, Sciarrino e addirittura Fran-co Battiato. Proprio la Passion selon Sade di Sylvano Bussotti, eseguita all’Angelicum di

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eseMilano (ma i manifesti indicavano Passion

selon **, per non “turbare” il pubblico) li ha imposti all’attenzione del mondo musicale italiano. E grandi controversie ha suscitato la loro scelta di eseguire la Nona sinfonia di Beethoven trascritta per due pianoforti da Liszt. Alla fine è stato un clamoroso successo.Canino e Ballista sono così, amano le sfide. Padroneggiano il repertorio più noto ma non si tirano indietro di fronte al nuovo o, me-glio, all’inesplorato. Certo i due hanno an-che fatto carriere separate. Antonio Ballista ha accompagnato tante voci, da Anna Cate-rina Antonacci a Lucia Valentini Terrani, da Gemma Bertagnolli ad Alide Maria Salvetta. Col tenore Massimo Crispi si diverte a impa-ginare programmi irriverenti che accostano il repertorio classico alla musica leggera. Ma Ballista è anche la spalla musicale di attori come Paolo Poli, Milena Vukotic e Toni Ser-villo. Ed è stato attore egli stesso in piccoli camei nei film di Battiato. Bruno Canino ha suonato anche con Salvatore Accardo, Uto Ughi, Victoria Mullova, Severino Gazzello-ni, Rocco Filippini e, fiero della sua carriera di pianista da camera, ha pubblicato ormai quindici anni fa un volumetto ben scritto, tra il serio e il faceto, che si intitola appunto “Va-demecum del pianista da camera”. E discute sì di aspetti tecnici ma anche di semplici re-gole di bon ton a teatro. Così, per esempio, novella Donna Letizia delle sale da concerto, Canino ammonisce: “la voltapagine non deve

MARTEDì 4 DICEMBRE 2012 ore 20.45Teatro Comunale di Vicenza

BRUNO CANINOANTONIO BALLISTAduo pianisticoClaude Debussy a 150 anni dalla nascita

MUSICA PER AMMIRARE

applaudire alla fine del pezzo, poiché tutto sommato fa anche lei parte dello show”.Bruno Canino e Antonio Ballista sono un passato glorioso, ma anche un presente e un futuro tutti da scrivere. Tra i loro prossimi appuntamenti c’è il concerto di martedì 4 di-cembre al Comunale di Vicenza (inizio alle 20.45). Invitati dalla Società del Quartetto i due celebreranno i centocinquant’anni dalla nascita di Claude Debussy, a suo modo un classico, cui si debbono composizioni di se-rica, cangiante bellezza. L’impaginato pre-vede il Prélude à l’après-midi d’un faune, Petite suite, En blanc et noir, Lindaraja, le Six éphipraghes antiques e l’allegro Fêtes dai Trois Nocturnes. Le ironie di Canino, le intemperanze di Ballista: forse il segreto della loro duratura convivenza è non smet-tere di divertirsi. Il maturo piacere del gio-co, ecco un altro principio che regge l’in-vidiabile carriera di due pianisti da camera che sono stati fedeli a loro stessi, fedeli alla musica, e, perché no, fedeli l’uno all’altro, con qualche licenza. ●

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Ambasciatori di noteLonquich porta in scena le avanguardie prima della Grande Guerra: Schönberg, Debussy, Ravel

I Solisti della Mahler Chamber Orchestra fanno tappa a Vicenza: sei musicisti di sei nazionalità

L’anno scorso lo avevamo applaudito nel concerto inaugurale della stagio-ne 2011/2012, quando era arrivato a

Vicenza insieme all’Orchestra da Camera di Mantova ed al suo inseparabile pianoforte. A poco più di un anno di distanza, Alexander Lonquich torna - martedì 18 dicembre - a calcare il palcoscenico del Teatro Comunale, questa volta con un manipolo di solisti che fanno parte della rinomata Mahler Chamber Orchestra di Claudio Abbado: il violinista Timothy Summers, la violoncellista Johan-nes Rostamo, Júlia Gállego (flauto) e Jaan Bossier al clarinetto. A questi si aggiunge il soprano Elena Vassilieva, impegnata come voce recitante (sprechstimme).

Nata nel 1997 su iniziativa di alcuni stru-mentisti della Gustav Mahler Youth Orche-stra che volevano fortemente continuare a fare musica assieme, la Mahler Chamber Orchestra (MCO) è stata presa letteralmente per mano da Claudio Abbado che ne ha fatto quella che il quotidiano “Le Monde” è arri-vato a definire, qualche anno fa, “la migliore orchestra del mondo”.Con un organico stabile di 45 musicisti pro-venienti da 20 diverse nazioni, la MCO è in realtà un ensemble multietnico “senza fissa dimora”, nel senso che non ha una residenza stabile e non realizza una stagione concerti-stica in un determinato teatro, come invece fanno quasi tutte le orchestre del mondo.

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MARTEDì 18 DICEMBRE 2012 ore 20.45Teatro Comunale di Vicenza

MAHLER CHAMBER SOLOISTSAlexander LONQUICH pianoforteTimothy Summers violino/violaJohannes Rostamo violoncelloJúlia Gállego flauto - Jaan Bossier clarinettoElena Vassilieva sopranomusiche di Schönberg, Debussy, Ravel

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eseMa ciò non significa che il gruppo non abbia

alle spalle una struttura organizzativa, logi-stica e di produzione pari - se non qualita-tivamente superiore - a quelle vantate dalle “normali” orchestre.In ragione di ciò, il quartier generale della MCO è diviso fra tre Paesi europei: Ferrara in Italia, la Renania Settentrionale-Vestfalia in Germania (nelle città di Dortmund, Essen e Colonia) e Lucerna in Svizzera. Il consiglio di amministrazione si riunisce invece a Berlino.Fra le iniziative di maggior successo, al di fuori dell’ambito strettamente concertisti-co, sono da segnalare “MCO Academy” e “MCO Landings”. La prima, con lezioni individuali, workshop di musica da camera e prove d’orchestra, rappresenta un modello di formazione e perfezionamento delle nuo-ve generazioni di orchestrali. La seconda è un progetto socio-educativo che si basa sul desiderio dei musicisti della MCO di ap-profondire e incrementare, nel loro lavoro quotidiano, lo scambio con persone e cultu-re di diverse origini. Per questo impegno la Mahler Chamber Orchestra è stata recente-mente insignita del titolo di “Ambasciatrice Culturale Europea”.Grazie alla flessibilità della sua struttura, l’en-semble ha la possibilità di eseguire un reper-torio molto vasto che spazia dalla musica da camera alle grandi opere sinfoniche e operi-stiche, dal barocco fino ai brani contempora-nei. A seconda del progetto nel quale è coin-volta, la MCO si presenta dunque o al gran completo (molto spesso con Claudio Abbado sul podio), oppure nelle formazioni più diver-se con la presenza, anche, di solisti e direttori ospiti. È il caso dei due concerti che la Socie-tà del Quartetto si è assicurata con i Mahler Chamber Soloists per la stagione 2012/2013.Il primo di questi, martedì 18 dicembre al Teatro Comunale, rispecchia la matrice de-cisamente europea della MCO sia a livello dei protagonisti (i sei musicisti sono nati in altrettanti Paesi d’Europa, dalla Finlandia alla Spagna), sia del programma proposto, che è molto ben circoscritto anche dal punto di vista cronologico.Si tratta, infatti, di tre capolavori composti nel Vecchio Continente negli anni imme-diatamente antecedenti lo scoppio del pri-mo conflitto mondiale: il Pierrot Lunaire di Schönberg (1912), il secondo libro dei Préluds di Debussy (1913) e il Trio in La mi-nore di Ravel (1914). Tre protagonisti della musica del Novecento per altrettante traspo-

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sizioni in musica delle tensioni, degli attriti e del clima che si respirava in Europa alla vigilia di un evento catastrofico e devastante come solo una Guerra mondiale può essere. ●

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Welfare: un investimento che ripagaLo Studio Dentistico Balestro, impresa socialmente responsabile, nuovo supporter del Quartetto

La musica dal vivo come “strategia” aziendale per espandere gli orizzonti e fare gruppo

L’idea della responsabilità sociale del-le imprese ha iniziato a diffondersi in Europa negli anni ‘80, anche se solo

di recente è stata recepita nell’ambito delle normative comunitarie.Chiarito che il concetto di impresa è quanto mai vasto – comprendendo sia lo studio pro-fessionale o il piccolo laboratorio artigiana-le, sia la multinazionale con decine di unità produttive e decine di migliaia di dipendenti – essere imprese socialmente responsabili significa, in estrema sintesi, andare oltre gli obblighi imposti dalla legge (ad esempio in tema di rispetto ambientale o di tutela dei la-

« Comprendere il valore e lepotenzialità delle attività culturaliper la crescita di ognuno di noi,soprattutto in un periodo di crisicome quello che stiamo vivendo,è di fondamentale importanza,se vogliamo veramente costruireuna società migliore.»

voratori) e fare di più, migliorarsi, evolversi.Parlando di rapporto di lavoro, in partico-lare, le aziende “responsabili” dei Paesi più sviluppati danno oggi per assodati i diritti dei lavoratori conquistati grazie alle storiche lotte sindacali del passato (contrattazione collettiva, sicurezza, lavoro minorile, crite-ri retributivi, discriminazioni) e vanno più avanti, dando vita ad iniziative che potrem-mo definire di “welfare aziendale”.Responsabilità sociale, welfare, sviluppo so-stenibile, valori, etica. Belle parole, aria fritta – potranno dire gli scettici – ma... in pratica?Senza andare tanto lontano, il dottor Giu-seppe Balestro di Thiene è uno di quegli imprenditori “visionari” (ma anche tanto pragmatici) che hanno saputo trasformare in fatti concreti quelli che potrebbero sem-brare dei concetti astrusi, campati per aria. Un imprenditore un po’ particolare, il dottor Balestro, dal momento che da vent’anni è titolare di un avviato studio dentistico con una ventina di dipendenti e dieci odontoiatri. Una piccola azienda a tutti gli effetti.Appassionato di musica, qualche anno fa ha iniziato a coinvolgere i suoi collaboratori nell’esperienza dei concerti, invitandoli agli

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tieventi organizzati dalla Società del Quartet-to, ma portandoli con sé anche negli storici teatri d’opera di Venezia e Milano. L’idea di fondo era quella di incuriosire, di estendere gli orizzonti culturali delle persone che la-vorano con lui, di offrire ad ognuno di loro opportunità di crescita personale; ma anche di creare momenti di incontro, al di fuori del luogo di lavoro, che non fossero le so-lite pizze o la “banale” serata al ristorante. Rafforzare lo spirito di gruppo attraverso la crescita culturale.I risultati di questa iniziativa – o meglio, di questa serie di iniziative – sono stati stra-ordinari, a giudicare dalle testimonianze di coloro che hanno partecipato, e continuano a partecipare con entusiasmo, ai concerti della Società del Quartetto. “Grazie alla sua passione è riuscito a trasmettermi interesse e curiosità non solo per la musica classica, ma anche per gli stupendi scenari architet-tonici in cui si sono svolti i concerti”, sono le parole di Valentina. Sensazioni conferma-te da Evelin: “la possibilità che lo Studio ci offre di partecipare ai concerti ha per me un significato molto importante in quanto per-mette di allargare i confini della mia cultura personale verso un mondo prima d’ora sco-nosciuto”.“Che valore ha tutto questo? – si chiede Carla – impagabile, forse indescrivibile. Esperien-ze come queste sono tanto stimolanti per l’in-dividuo quanto unificanti per una squadra”.Soddisfattissimo il fautore dell’iniziativa: «ma non ne avevo dubbi – afferma convinto il dottor Balestro – tanto che ho portato avanti le mie idee anche contro chi cercava di convincermi che questo tipo di investimento

non avrebbe ripagato. Invece, anche dal punto di vista strettamente imprenditoriale, i numeri dei nostri bilanci parlano chiaro: calo drastico delle assenze per malattia e aumento della produttività del 20%. Senza contare che queste iniziative di welfare aziendale hanno portato ad un miglioramento dell’ambiente di lavoro e della qualità dei nostri rapporti. Giorno dopo giorno mi sono accorto di essere a contatto, di lavorare con delle persone più mature, consapevoli, motivate».Dalla “semplice” responsabilità sociale si passa attraverso il welfare aziendale e si arriva al concetto di responsabilità cultu-rale. «Comprendere il valore e le potenzia-lità delle attività culturali per la crescita di ognuno di noi, soprattutto in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo, è di fondamentale importanza, se vogliamo ve-ramente costruire una società migliore. Per questo – continua Balestro – come Studio ci siamo sentiti in dovere di aiutare concre-tamente alcune associazioni che operano in questo campo e siamo orgogliosi di essere fra i supporter della Società del Quartetto per la stagione 2012/13».“Non c’è vento a favore, per chi non cono-sce il porto” è il motto dello Studio Balestro preso in prestito da Seneca. Ed il dottor Giu-seppe Balestro ha ben chiaro dove sia il suo porto. Un’esperienza che, vincendo la sua naturale riservatezza, vorrebbe ora trasmet-tere ad altri studi professionali, a piccole imprese, ad associazioni di categoria. Per-ché investire in cultura fa bene alle aziende. E conviene. ●

Paolo Meneghini

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Logica del conflitto, cultura della paceMusica oltre i confini. Una nuova edizione dedicata a linguaggio musicale e diritti umani

Musicisti e giornalisti in 9 scuole del Veneto grazie a Regione Veneto, Liceo “Quadri” e Quartetto

Il successo della prima edizione del pro-getto “Musica oltre i confini” (2010) e la sensibilità ed il supporto espressi dall’i-

niziativa diretta della Regione del Veneto – Direzione Relazioni Internazionali, Coope-razione internazionale, Diritti umani e Pari opportunità – hanno portato la Società del Quartetto ed il Liceo Scientifico “Quadri” a rinnovare l’importante collaborazione che permette di rivolgersi alle scuole secondarie superiori del Veneto.La nuova edizione del progetto, dal titolo “Logica del conflitto, cultura della pace”, intende portare avanti, attraverso nuovi con-tenuti, le tematiche proposte nella prima edizione, potendo essere occasione di appro-fondimento per gli stessi studenti o nuova conoscenza e sensibilizzazione per nuovi partecipanti.Esaminare ed evidenziare l’importanza che il linguaggio musicale ha assunto in passato e continua ad assumere in tutto il mondo in relazione al tema dei diritti umani è il primo obiettivo del progetto, che copre quindi due ambiti fondamentali della formazione: edu-cazione civica ed artistica.

La musica, strumento universale di comuni-cazione ed inno alla libertà, ha descritto le guerre e cantato la pace, ora incitando alla battaglia e ora anelando alla quiete. La mu-sica si fa canto di chi non ha voce, ma può anche esprimere la potenza di chi prevarica. In questi paradossi e contrari si muoveranno la ricerca dei relatori ed il confronto tra sto-ria della musica ed attualità.A fare da relatori, nei quattro incontri “a tema” previsti, saranno due musicisti e due giornalisti.Michele Calgaro porterà ad esempio la sua esperienza di jazzista, presentando la storia, l’evoluzione e le principali caratteristiche di un genere che nasce come idioma musicale afro-americano, incontro e sintesi di differenti culture, per trasformarsi in pochi decenni in vero e proprio linguaggio universale.Giovanni Costantini si avventurerà in una ricerca-provocazione sul concetto di “armo-nia”, partendo dal mito greco per arrivare alle odierne flash-mob, tra esaltazioni e cen-sure sociali espresse dalla storia nei confron-ti della musica.Stefano Ferrio si avvicinerà ai ragazzi pro-ponendo loro una serie di riflessioni e incur-sioni nella parabola del Rock, così coinvol-gente da sintetizzare nei quattro minuti di una canzone alfa e omega, bianco e nero, popolare e colto.Paolo Meneghini, infine, andrà a narrare le storie di musiche e musicisti nate al di qua ed al di là del Muro di Berlino, nonché quel-le che ancora oggi soffrono repressioni o chiusure dovute a nuovi “muri”.Le scuole coinvolte dall’edizione 2012 di “Musica oltre i confini” sono equamente “sparpagliate” in tutto il Veneto (ad eccezio-ne della provincia di Verona, assente anche nella prima edizione): il Liceo Classico Pa-rificato “Lollino” di Belluno; l’Istituto Su-periore “Marchesi” di Padova e l’Istituto In-dustriale Statale “Atestino” di Este; il Liceo Scientifico “Paleocapa” di Rovigo; l’Istituto Industriale Statale “Florence Nightingale” di Castelfranco Veneto; gli Istituti Superio-ri “Pacinotti” e “Gritti” di Mestre; il Liceo Statale “Fogazzaro” e l’Istituto Superiore “Boscardin” di Vicenza. ●

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Teatralità e raffinatezzaIl barocchismo della Petite Bande in Bach e la sensibilità romantica del Trio di Parma in Lizt

La Johannes-Passion secondo Kuijken:un Bach “teatrale” da collezioneautore J. S Bachtitolo CD Johannes-Passioninterpreti Petite Bande, Sigiswald Kuijken (dir.) etichetta 2SACD Challenge Classics, CC72545, DDD, 2012

Un raffinato Trio di Parma per le pagine “da camera” di Lisztautore F. Liszttitolo CD Carneval de Pest, La Vallèe d’Obermann, Die Zelle in Nonnenwerth, Romance oublièe, Orphèe, Epithalaminterpreti Trio di Parmaetichetta CD Concerto, 2066, DDD, 2011

La Passione secondo san Giovanni fu la pri-ma passione scritta da Bach per la chiesa di San Tommaso a Lipsia, dov’era arrivato in qualità di Thomaskantor nel maggio del 1723. Venne composta per il Venerdì Santo del 1724. Ebbe almeno quattro esecuzioni che presuppongono quattro versioni diver-se del lavoro. Kuijken opta per la prima e sceglie un coro snello costituito da raddoppi dei quattro solisti (Gerlinde Sämann, Petra Noskaiová, Christoph Genz, Jens Hamann). Il secondo basso è l’abile cantante vicenti-no Walter Testolin. Per Kuijken la Passione secondo san Giovanni è più “teatrale” del-la San Matteo: più corta, meno arie e cori, azione meno spezzata, affidata a recitativi scritti con indubbio talento drammaturgico. Più focused, si direbbe. Bach ottiene il mas-simo con mezzi espressivi più modesti. Nel-la scelta dell’organico Kuijken (impegnato anche come violista) fa altrettanto. Ne vie-ne una lettura vivida, appassionata e nitida che un’eccellente presa del suono restituisce in tutto il suo valore. Davvero questa è una delle Passioni secondo san Giovanni da ave-re. Peccato che l’editore, pur avendo forni-to traduzioni in inglese, francese e tedesco dell’intervista a Kuijken inclusa nel booklet, abbia pubblicato solo la versione originale in tedesco del testo cantato. ●

Se Liszt è stato quell’osannato virtuoso del-la tastiera che fu, se è vero che era bello da giovane e le dame dell’high class lo cor-teggiavano, che era venerabile da vecchio, che ebbe in sorte il talento e la fortuna di vederselo riconosciuto, se insomma aveva lo straordinario successo di una star di oggi, perché avrebbe dovuto condividere il palco con altri? Interpretazione maliziosa, ma sta di fatto che il grande compositore unghe-rese, a fronte di oltre mille numeri d’opera dedicati al piano solo, ha prodotto non più di una decina di pezzi per ensemble da came-ra. In questo raffinato CD il Trio di Parma (Alberto Miodini, pianoforte; Ivan Rabaglia, violino; Enrico Bronzi, violoncello) presenta buona parte della produzione da camera di Liszt, quasi tutta derivata da opere per pia-no. Ci sono un’intensa trascrizione per trio della nona rapsodia ungherese, il “Carneval de Pest”, una dei “Tristia – La Vallèe d’O-bermann” dal “Premier Année de pèlegrina-ge (Suisse)”, la riduzione da camera di Saint – Saëns del poema sinfonico “Orphèe”, tra-scrizioni per cello e piano de “La lugubre gondola”, di “Romance oublièe”, e del lied “Die Zelle in Nonnenwerth”. Due le pagine originali, per violino e pianoforte, il “Gran Duo concertante” ed “Epithalam”. Ispirati gli interpreti, ma senza esibizionismi. ●

pagina a cura di Filippo Lovato 15

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il periodico Musicare è realizzato grazie a:

la carta di questa pubblicazione è gentilmente offerta da

SAVE THEDATE gli appuntamenti segnalati

dalla Società del Quartetto di Vicenza

14 NOVEMBRE 2012 ore 20.45concerto stagione 2012.2013Teatro Comunale di VicenzaMusica per orientareTRIO DI PARMAEnrico Bronzi violoncelloIvan Rabaglia violinoAlberto Miodini pianoforteIntegrale dei Trii Antonín Dvořák (primo concerto)

26 NOVEMBRE 2012 ore 20.45concerto stagione 2012.2013Teatro Comunale di VicenzaMusica per crescereMEREL QUARTETMary Ellen Woodside violinoAlexander Besa violaRafael Rosenfeld violoncelloMusiche di Mozart, Veress e Brahms

4 DICEMBRE 2012 ore 20.45concerto stagione 2012.2013Teatro Comunale di VicenzaMusica per ammirareBRUNO CANINO ANTONIO BALLISTAClaude Debussy a 150 anni dalla nascita

duo pianistico

18 DICEMBRE 2012 ore 20.45concerto stagione 2012.2013Teatro Comunale di VicenzaMusica per sognareMAHLER CHAMBER SOLOISTSAlexander LONQUICH pianoforteTimothy Summers violino/violaJohannes Rostamo violoncelloJúlia Gállego flautoJaan Bossier clarinettoElena Vassileva sopranoLE AVANGUARDIE PRIMA DELLA GRANDE GUERRAMusiche di Schönberg, Debussy, Ravel

15 NOVEMBRE 2012 ore 17:30 - ingresso liberoScrivi che ti cantoLibreria Galla Girapagina (Viale Verdi, 26 - Vicenza)Presentazione antologia “Dal Blu in poi...”MARIO LANARO

22 NOVEMBRE 2012 ore 20.15Sala del Ridotto - Teatro Comunale di Vicenza

Cowboy Junkies dei fratelli Timmins

I Cowboy Junkies proporranno la loro musica minimalista intrisa di folk, blues, rock e country.

BIGLIETTI: INTERO euro 43 / RIDOTTO UNDER35 E ABBONATI QUARTETTO euro 30INFO E PREVENDITA: Biglietteria Teatro Comunale (0444 324442) - MusicaIntus ([email protected])

www.cowboyjunkies.com