Musicare 3/2013

16
MAGGIO-GIUGNO 2013 Anno XV Numero 3 Mensile in A.P. 70% C.P.O. Vicenza Il pianista silenzioso la musica e le parole della Società del Quartetto di Vicenza Schivo, riservato, non rilascia interviste se non raramente e si esibisce solo a determinate e precise condizioni: ai suoi concerti si respira un’aria particolare, quasi rituale. Torna a Vicenza, al Teatro Olimpico, il grande Radu Lupu. Ospite dell’amico András Schiff, per un omaggio speciale a Palladio. Seimila minuti di note Grande seguito agli appuntamenti 2012/13 del Quartetto, prima associazione concertistica del Veneto. E al pubblico i complimenti di artisti da 4 continenti. Oltre il pentagramma Intervista a Mario Lanaro dopo il nuovo corso di formazione per insegnanti: «Una pedagogia musicale programmata si apre sicuramente all’interdisciplinarità».

description

Musicare è il periodico di informazione della Società del Quartetto di Vicenza. Anticipazioni, interviste, recensioni sulle attività dell'Associazione

Transcript of Musicare 3/2013

Page 1: Musicare 3/2013

MAGGIO-GIUGNO 2013

Anno XVNumero 3

Mensile in A.P. 70% C.P.O. Vicenza

Il pianistasilenzioso

la musica e le parole della Società del Quartetto

di Vicenza

Schivo, riservato, non rilascia interviste se non raramentee si esibisce solo a determinate e precise condizioni:ai suoi concerti si respira un’aria particolare, quasi rituale.Torna a Vicenza, al Teatro Olimpico, il grande Radu Lupu.Ospite dell’amico András Schiff, per un omaggio speciale a Palladio.

Seimila minuti di noteGrande seguito agli appuntamenti 2012/13 del Quartetto, prima associazioneconcertistica del Veneto. E al pubblico i complimenti di artisti da 4 continenti.

Oltre il pentagrammaIntervista a Mario Lanaro dopo il nuovo corso di formazione per insegnanti:«Una pedagogia musicale programmata si apre sicuramente all’interdisciplinarità».

Page 2: Musicare 3/2013

Trov

ate

a pa

gina

...Anno XV - Numero 3 Maggio - Giugno 2013 coordinamento editorialeGiovanni Costantini

collaboratoriFilippo LovatoPaolo MeneghiniAndrea Scarpari

impaginazioneAlessandra Melisonper le foto l’Editore è a disposizionedi quanti provassero diritti di Copyright

Periodico di cultura, musica e spettacolodella Società del Quartetto di VicenzaDirettore Resp.: Matteo SalinEditore: Società del Quartetto di VicenzaRedazione: vicolo cieco Retrone, 24 Vicenza - Tel. 0444/543729 Fax 0444/543546web www.quartettovicenza.orge-mail [email protected] iscritto al registro Stampadel Tribunale di Vicenza n. 977Stampa: Tipolitografia Pavan sncsu carta Passion 13 da 100 g/mq Tiratura 3000 copie

Paolo Pigatopresidente

Riccardo De Fonzovice presidente

Sandro Pupillodirettore generale

Piergiorgio Meneghinidirettore artistico

Antonio Manganotesoriere

Donata Folco Zambelli CattaneoLuciano GiacomelliLuca Trivellatoconsiglieri

Antonio Dal Masorevisore dei conti

organizzazione

Giovanna Reghellinamministrazione

Alessandra Melisoncomunicazione e segreteria

Maria Carolina di Valmaranarelazioni esterne

Giovanni Costantinididattica musicale

Paolo Meneghini ufficio stampa

OuvertureSeimila minuti di notedi Paolo Meneghini 4MusicaMeseOmaggio a duedi Andrea Scarpari 6MusicaMeseLa star veloce che si fa attenderedi Filippo Lovato 10Registri&NoteOltre il pentagrammadi Giovanni Costantini 12TracceEmozioni e tesori nascostipagina a cura di Filippo Lovato 14

La stecca «Ciascuno può raccontare la stessa storia in maniera diversa, e questa storia può risultare coinvolgente e spontanea. Ma se non convince e non coinvolge, non ha valore.»(Radu Lupu, pianista, a proposito dell’interpretazione musicale, in una rara intervista del 1991)

Page 3: Musicare 3/2013

La nota In copertina: Radu Lupu, pianista rumeno, già in passato ospite del Quartetto, quest’anno guest star di Omaggio a Palladio.

L’anno scorso, dalla Svizzera, qualcuno è addi-rittura partito in bicicletta: qualche bel passo montano sulle gambe e meravigliosi panorami

negli occhi. Poi giù per la valle dell’Adige, e da Ve-rona il treno. Altri hanno invece optato per il treno fin da subito, dalla Germania soprattutto. Ma c’è anche chi, dall’Inghilterra o da altri paesi, atterra al Marco Polo di Venezia e poi si porta nella città del Palladio. La destinazione è per tutti la stessa: quel semicerchio antico e magico che abbraccia idealmente un palcoscenico che per tre sere ospita un evento unico.András Schiff e la Cappella Andrea Barca al Teatro Olimpico per “Omaggio a Palladio” non costitui-scono certo una notizia o una novità: non possono esserlo, dopo sedici anni che si ripete lo stesso rito. Eppure, forse, la notizia sta proprio nel fatto che si sia giunti alla sedicesima edizione di una kermesse musicale avviata quasi per caso sul finire degli anni ’90 del secolo scorso, grazie al dono palladiano che Vicenza porta in sé.Molte cose sono cambiate da allora, ma non il fa-scino che il Teatro Olimpico, e Vicenza in genere, esercita su artisti e pubblico da tutta Europa e oltre. Purtroppo viene da constatare che non è cambiato molto nemmeno sul fronte della ricetti-vità turistica della nostra città: dalla promozione del territorio alla gestione dell’ospite ci si scontra troppe volte con un mix di disinteresse, appros-simazione e incapacità, che davvero il capoluogo berico e i suoi dintorni non meriterebbero.La “conversione” turistica-culturale di Vicenza è un argomento già posto all’attenzione di chi am-ministra - o di chi si candida ad amministrare - da altri attori pubblici della città. Avvallando questa idea, ci permettiamo di rilevare che è necessaria prima una conversione culturale dei vicentini: una maggiore consapevolezza del tesoro e della risorsa che può essere il “bello” che ci circonda. E una presa di coscienza di questo genere non può che muovere da una sensibilità che renda capaci di stupirsi ancora, anche all’ennesima volta che si attraversano gli archi della Basilica, che si passa con l’auto davanti alla Rotonda o che si corre sul ciotolato di Ponte San Michele. Detto senza mezzi termini, è pressoché inutile che Vicenza sia patri-monio Unesco se non è prima di tutto patrimonio per chi la vive ogni giorno.Una stagione concertistica di alto profilo è un complemento fondamentale in una città che ambi-sca ad essere “europea” e meta per il turismo cul-turale. Al tempo stesso la musica (quella “buona”) è uno straordinario strumento di sensibilizzazione. La Società del Quartetto sta facendo la sua parte, e continuerà a farla. ●

Giovanni Costantini

Page 4: Musicare 3/2013

Mus

iCar

e M

aggi

o-G

iugn

o 20

13O

uve

rtu

re

4

Seimila minuti di noteBilancio artistico 2012/13: i numeri del Quartetto, prima associazione concertistica del Veneto

Grande seguito agli appuntamenti dal vivo e sul web. Al pubblico i complimenti degli artisti

Q uando si chiude una stagione con-certistica – quest’anno posticipata al 19 maggio per lo slittamento dell’attesissimo debutto a Vicenza

della pianista cinese Yuja Wang – si è soliti dire che è tempo di bilanci.Di tempo per riflettere, in realtà, non ce n’è molto, perché le note della Società del Quartetto, da qualche anno a questa parte, risuonano ben oltre la stagione principale di 15 concerti e coprono ormai quasi tutti i mesi dell’anno.Con l’arrivo della bella stagione, infatti, la musica esce dal Teatro Comunale e approda al Teatro Olimpico con i quattro concerti del festival “Omaggio a Palladio”, nelle piazze di Vicenza con gli “Artisti di strada”, nelle feste di quartiere (al rione Barche ed in Corso Fogazzaro), e nel giardino del Teatro Olimpico, con la rassegna “Olimpico OpeNights”. Per poi ritornare, quando le giornate si accorceranno di nuovo, fra le accoglienti mura del teatro di Viale Mazzini

per la 104ª stagione di concerti.Ma volgendo, per un attimo, lo sguardo alla stagione appena conclusa, possiamo dire che la Società del Quartetto di Vicenza si conferma anche per il 2012/13 la prima as-sociazione concertistica del Veneto ed una delle più attive ed importanti d’Italia. Lo è per numero di eventi realizzati, per numero di spettatori, per la caratura dei musicisti invitati, per la varietà e l’originalità delle proposte artistiche, per i lusinghieri riscon-tri del pubblico e della critica, per il costan-te impegno sociale, per il coinvolgimento di una platea che si amplia e si rinnova. Sem-pre tenendo conto che Vicenza non è certo una città delle dimensioni di Genova, Firen-ze, Bologna o Bari.E a proposito di pubblico del Quartetto, ci piace rivelare un “dietro le quinte” che lo riguarda da vicino. Tutti gli artisti che abbiamo ospitato, al termine delle esibizioni, in camerino, si sono complimentati per l’accoglienza, la concentrazione, il calore

Page 5: Musicare 3/2013

5

Mus

iCar

e M

aggi

o-G

iugn

o 20

13O

uve

rtu

ree soprattutto la competenza del pubblico della Società del Quartetto di Vicenza. Un complimento che naturalmente giriamo ai nostri spettatori e che ci inorgoglisce non poco, soprattutto quando proviene da musicisti di grande fama che sono abituati a calcare i più prestigiosi palcoscenici del mondo.Ma siccome un bilancio si fa principalmente con i numeri, eccoli.Gli eventi realizzati dall’Associazione negli ultimi dodici mesi sono stati 56 (non solo concerti, ma anche incontri in libreria con i protagonisti, musica per le scuole, corsi di formazione orchestrale, aggiornamenti per insegnanti, happening...) che sono stati se-guiti da oltre 25mila spettatori.Abbiamo realizzato complessivamente quasi 100 ore di musica dal vivo: 6000 minuti di note che sono state suonate da 480 artisti, dai 16 agli 83 anni, provenienti da 4 continenti e 32 diverse nazionalità: dagli Stati Uniti alla Cina, dall’Argentina alla Finlandia.Più di 100 i compositori eseguiti, per un arco di tempo che ha abbracciato 5 secoli di musica; una musica che spesso ha tra-valicato i confini del repertorio cosiddetto “classico” sconfinando – come è oramai no-stro stile – sul jazz, il rock, il pop, il soul, la bossa nova, le colonne sonore, la “classica” contemporanea...

Ma il successo della Società del Quartet-to corre anche sul web, con una crescente produzione di materiale multimediale che ha ottenuto ottimi risultati in termini di au-dience e popolarità.I 54 video caricati sul canale YouTube dell’Associazione, con i momenti salienti dei concerti, le interviste agli artisti, i cor-si di coralità, i trailer degli eventi futuri, sono stati seguiti complessivamente da 74mila “spettatori digitali” di ogni parte del mondo.Solo negli ultimi 365 giorni il canale You-Tube del Quartetto è stato frequentato da 36 mila appassionati per un totale di 50mila minuti di filmati seguiti via perso-nal computer, web tv, tablet e smartphone.Il sito www.quartettovicenza.org (presto online con una rinnovata veste grafica) ha fatto segnare mezzo milione di accessi, 12mila utenti diversi e 38mila pagine con-sultate negli ultimi dodici mesi.Molto buona anche la popolarità del Quartetto sui principali “social media”, come Facebook e Twitter, con decine di messaggi postati e migliaia di “mi piace” conquistati.Sì, siamo stati bravi. Ma in futuro lo sare-mo ancora di più. ●

Paolo Meneghini

Page 6: Musicare 3/2013

Mus

iCar

e M

aggi

o-G

iugn

o 20

13M

usi

caM

ese

6

Omaggio a dueOmaggio a Palladio, XVI edizione: artisti e pubblico internazionali per quattro sere all’Olimpico

Beethoven e Schubert, Dvorák e Brahms. Ma il “confronto” più atteso è tra Schiff e Lupu

András Schiff e i suoi amici saranno ancora una volta i protagonisti del festival Omaggio a Palladio, giunto

alla sedicesima edizione. Dal 2 al 5 maggio prossimi, il Teatro Olimpico e la Basilica dei SS. Felice e Fortunato ospiteranno in-fatti quattro serate al centro delle quali sarà la musica, proposta al pubblico da interpreti fra i più rinomati della scena internazionale. András Schiff porterà a Vicenza musicisti abituati a palchi ben più celebrati, richia-mati nella nostra città dall’intenso legame di affinità artistica e profonda amicizia che l’esperienza berica rinsalda fra loro di anno in anno, nell’inimitabile cornice del teatro palladiano.La novità più rilevante riguarda la durata della rassegna, accresciuta rispetto al passa-to grazie ad un attesissimo concerto-antepri-ma affidato al pianista Radu Lupu: l’artista sarà impegnato in un recital di musiche di Franz Schubert - autore fra i suoi prediletti - durante il quale proporrà le Danze Tedesche D783, gli Improvvisi op.142 e l’ultima So-nata per pianoforte, D960.

András Schiff ha abituato l’affezionato pub-blico di Omaggio a Palladio a programmi co-struiti seguendo alcuni fili conduttori, talora evidenti, altrove più nascosti, che conferisco-no unitarietà alla rassegna nel suo complesso: il cartellone di quest’anno, che comprende musica da camera, sinfonica e sacra, sembra ruotare intorno a tre coppie di musicisti: non solo quelle formate dai compositori Schubert-Beethoven e Dvorák -Brahms, ma anche dai due pianisti Lupu-Schiff.Il rapporto che lega Schubert a Beethoven è strettissimo: Schubert si impegnò a lungo per definire uno stile proprio, ma non vide riconosciuta la sua grandezza in una città, Vienna, così fortemente plasmata dal gusto di Beethoven; nemmeno la morte del più an-ziano compositore lasciò a Schubert la possi-bilità di imporsi nel panorama cittadino, dal momento che egli stesso sopravvisse ancora solo pochi mesi. Ciononostante, oggi la cri-tica ha compreso la grandezza di Schubert, che non intese mai opporsi a Beethoven, ma anzi volle ereditarne alcuni caratteri, svilup-pandoli in chiave personale.

© Priska Ketterer

Page 7: Musicare 3/2013

Mu

sica

Mes

e

7

Mus

iCar

e M

aggi

o-G

iugn

o 20

13

Il programma di Omaggio a Palladio met-te a confronto le sinfonie n. 1 di entrambi i compositori e due sonate per pianoforte.Se per Beethoven la composizione della pri-ma sinfonia fu un percorso accidentato, se-gnato da un avvicinamento graduale al gene-re in cui Haydn era campione, per Schubert la prima sinfonia venne quasi naturalmente, quando, appena sedicenne, ancora studia-va al Collegio Civico. Per entrambi essa fu l’occasione per lanciarsi in un’opera com-plessa, impegnativa per durata e per organi-co: è evidente, nei due giovani compositori, l’intenzione di offrire un tributo ai maestri del tempo (Haydn e Mozart in particolare) mettendosi al loro seguito e muovendosi fra luoghi - musicali - sicuri e battuti. Né Be-ethoven né Schubert tuttavia, ed in questo differiscono dai molti compositori di cui la storia della musica non conserva ricordo, rinunciarono a mostrare nelle rispettive sin-fonie qualche tratto peculiare: l’uso intenso dei fiati, la contrapposizione fra settori or-chestrali, la concezione dello Scherzo, sono tratti marcatamente beethoveniani, come la freschezza melodica è un carattere fortemen-te legato alla vena di Schubert, che si espri-me compiutamente nel genere del Lied.Beethoven compose la Sonata n.17 nel 1801, all’età di 31 anni, la stessa età che aveva Schubert quando ultimò la Sonata D960: ciononostante, i due compositori affronta-vano fasi della loro vita molto diverse. Per Beethoven era un periodo di grande speri-mentazione e ricerca, vissuto nella progres-siva emancipazione dai modelli e anzi nella definizione di un nuovo paradigma musicale,

che di lì a poco sarebbe sfociato in capola-vori quali, fra gli altri, la sinfonia Eroica. Lo scoramento e la frustrazione dettati dalla crescente sordità, la consapevolezza di un progressivo isolamento dal mondo sono ri-scattati con un’energia vitale travolgente, sin dalle prime battute: una prova di forza del tutto estranea al carattere di Schubert. La sua ultima sonata infatti è pervasa da un’i-nattesa serenità: non c’è inquietudine per la morte ormai prossima, ma anzi Schubert si concede un respiro ampio, nel quale dipana lungamente idee e melodie cantabili.Antonin Dvorák dovette moltissimo, in vita, a Johannes Brahms: se non fosse stato per l’intuizione del secondo, che gli fece otte-nere una borsa di studio e lo raccomandò all’editore Simrock, Dvorák difficilmente avrebbe ottenuto la celebrità che lo portò ad-dirittura oltre l’oceano. Al Teatro Olimpico, i compositori saranno presenti con due opere da camera: rispettivamente la Serenata op.44 e il Sestetto op.36.La storiografia musicale ha trasmesso l’im-magine di Brahms come uomo anziano, di-staccato, talora freddo: uno stereotipo in par-te motivato, ma che certo non rende giustizia della sua complessa personalità. Il secondo sestetto nasce al termine di una tormentata vicenda amorosa, che aveva visto il compo-sitore rompere il fidanzamento con la giova-ne Agathe Von Siebold, al cui nome è ispi-rato il tema del primo movimento: l’autore sembra volersi scusare, attraverso la musica, per il dolore provocato all’amata.

continua a pagina 8

© Priska Ketterer

Page 8: Musicare 3/2013

Mus

iCar

e M

aggi

o-G

iugn

o 20

13M

usi

caM

ese

8

Brahms visse consapevolmente il tramonto del Romanticismo, dalla cui poetica scelse tuttavia di non staccarsi: conscio che la musi-ca doveva cercare altre strade, egli si avvicinò con interesse al repertorio folkloristico, dal quale attinse una feconda ispirazione. Proprio l’attenzione nei confronti delle danze popo-lari lo portò probabilmente ad apprezzare le opere di Dvorák , oggi celebrato come il fon-datore della scuola nazionale boema. Brahms incoraggiò l’inclinazione di Dvorák nei con-fronti delle arie e dei ritmi della sua terra, ed accolse molto favorevolmente la Serenata op.44, al punto da consigliarla all’amico Jo-achim: in essa, il compositore ceco dà prova della sua abilità nel rivestire la musica popo-lare di un abito più “colto”, preservandone in toto la spontaneità.L’eccezionale partecipazione al festival di Radu Lupu, rende infine possibile un con-fronto fra due pianisti così diversi, ma ugual-mente ammirati nel mondo e legati dalla pas-sione per un repertorio in larga parte comune.Il pubblico “vicentino” - se così possiamo definirlo, essendo in gran parte composto da stranieri - conosce ormai bene András Schiff, ed anzi con lui ha maturato un rapporto di confidenza: sempre prodighi di sostegno e di applausi più che calorosi, gli spettatori

del festival sono ricompensati da esecuzioni impeccabili e coinvolgenti, che li conducono ai vertici dell’opera musicale in un contesto disteso e quasi familiare; una complicità cercata e coltivata, anche nei sorrisi e nelle espressioni, che risulta lontana dalla solennità quasi sacrale dei gesti del maestro Lupu.I movimenti asciutti, il volto austero non vanno però fraintesi con un atteggiamento che tende ad allontanare o peggio ad ignora-re il pubblico: Lupu cerca di eliminare ogni elemento che possa distrarre dalla sostanza della musica, dalla profondità di ogni pagina e di ogni battuta suonata, quasi a prestare le sue mani e la sua mente per dare corpo al pensiero ed all’opera di un altro.Schiff e Lupu non vengono a Vicenza per battagliare in un concorso o per definire una classifica: il loro intento è quello di mostrare come la musica dia spazio a molti per avvici-narsi a sé, lasciando che ciascuno, nel rispet-to delle proprie inclinazioni e considerazio-ni, trovi il modo più adatto ad interpretare il proprio ruolo.La XVI edizione di Omaggio a Palladio si arricchisce dunque, rispetto alle precedenti, di un ulteriore elemento, che contribuirà a renderla un momento intenso e appagante per tutti gli appassionati. ●

Andrea Scarpari

segue da pagina 7

Page 9: Musicare 3/2013

INFO Società del Quartetto di Vicenza: Vicolo Cieco Retrone, 24 / tel. 0444 543729 [email protected] / www.quartettovicenza.orgBIGLIETTI: intero € 49 / ridotto over60: € 43 / ridotto under30: € 22

I SOSTENITORI

partner

supporter

media partner

enti istituzionali

Page 10: Musicare 3/2013

Le star si fanno attendere. È norma ineludibile del bon ton internaziona-le. Poi arrivano e con il carisma del

loro talento cancellano ogni ricordo del disagio subito. Yuja Wang, benché appena ventiseienne, è una star del pianoforte, una ragazza raggiante, spiritosa, bellissima e di sovrumana bravura. “A star is born” aveva-no titolato al suo debutto. La previsione non fu azzardata. La pianista di origini cinesi non è venuta a Vicenza, com’era previsto, lo scorso 7 febbraio. Sarà al Comunale lunedì 6 maggio dalle 20.45 per un recital che di nuovo non ha solo la data, ma anche il pro-gramma.Si comincia con due sonate di Scriabin: la sonata-fantasia op. 19 n. 2 in sol diesis minore, che ebbe un tempo di gestazione lungo ben cinque anni e la sesta sonata in sol maggiore op. 62, brano atonale e inquietante, in un solo tempo marcato “mysterieux, concentré” che l’autore non eseguì mai in pubblico, paventandone l’oscuro terrore. Nella seconda parte del programma Yuja Wang si concede a Gargoyles op. 29 di Lowell Liebermann, un pezzo del 1989 tecnicamente assai impegnativo, per approdare all’amatissimo Rachmaninov. Del pianista e compositore russo l’artista cinese proporrà la sonata in si bemolle minore op. 36 rivista dallo stesso Rachmaninov nel 1931.

La star veloce che si fa attendereLunedì 6 maggio: nuova data e nuovo programma per la pianista dalla tecnica “sovrumana”

Yuja Wang, la ragazza cinese dalle “dita volanti”, recupera il recital saltato lo scorso 7 febbraio

Page 11: Musicare 3/2013

11

Mus

iCar

e M

aggi

o-G

iugn

o 20

13M

usi

caM

ese

LUNEDì 6 MAGGIO 2013 ore 20.45Teatro Comunale di Vicenza

YUJA WANG pianoforte

musiche di Scriabin, Ravel, Liebermann e Rachmaninov

MUSICA PER STUPIREProprio “sovrumana” è stata definita, dal San Francisco Chronicle, la sua abilità tecnica. Altri l’hanno soprannominata “dita volan-ti” decantandone la capacità, quasi senza pari, di sfogliare le partiture più impervie senza sforzo apparente, ogni nota al suo po-sto, anche quelle assiepate in fitti mazzi di biscrome. Certe volte va addirittura troppo in fretta. Tanto il padre jazzista, quanto gli insegnanti di pianoforte la rimproveravano per le sue accelerazioni. «È un mio difetto – ha dichiarato la pianista – è colpa del mio nervosismo: tendo ad andare sempre più ve-loce e vedo che le dita riescono a seguirmi».Eppure l’abilità digitale non è solo frutto di anni di studio. La signora Wang, balle-rina, ha provveduto per molto tempo allo stretching delle dita della figlia. «Le mie dita sono molto magre – racconta Yuja – e hanno una doppia articolazione. Possono flettersi in ogni direzione. Mia madre me le allungava fin da quando ero giovane. E così riesco a coprire intervalli lunghi anche se non ho mani grandi». Non è un caso quindi che la minuta Yuja Wang riempia di Rach-maninov i suoi programmi. Il russo, che fu grandissimo virtuoso della tastiera oltre che riconosciuto compositore, era infatti noto per avere mani enormi, le uniche cui calzas-sero a pennello i poderosi accordi che non lesinava nelle sue partiture.Testimoni della bravura di Yuja non sono solo i quattro CD realizzati per Deutsche Grammophone (la pianista incide in esclu-siva per l’etichetta gialla), ma anche i video (molti caricati su Youtube) che documenta-no la sua disinvoltura, la cura nel vestiario e nelle acconciature, e il sorriso sincero e alle-gro. La pianista cinese, che riesce a fare cir-ca un centinaio di concerti l’anno, è sempre in viaggio. Ama leggere (c’è anche Calvino nella sua biblioteca) ha un profilo Facebo-ok e un account Twitter. È una donna libera e indipendente che vive a New York, in un appartamento pieno di abiti e scarpe: ha as-sorbito i valori e lo stile di vita americani. Yuja Wang si permette il lusso di essere se stessa. Certo ci vogliono carattere e talento, ma si arriva in alto solo se non ci si piega alle consuetudini e alle circostanze: essere una star è un fatto mentale.Nata a Pechino nel febbraio del 1987 si è tra-sferita nel 1999 al Mount Royal College di Calgary e di lì al Curtis Institute di Filadel-fia. Ha imparato presto a badare a se stessa

e non è un caso che affermi di sentirsi più statunitense che cinese. Ha dichiarato, in un’intervista a Grazia: «Mi sento più vicina agli americani. Da loro ho imparato il valore dell’indipendenza. In Cina vado raramente, diciamo ogni tre anni. E quando sono lì, è come se mi sentissi una straniera in patria». E la sua indipendenza è libertà di pensie-ro: ci vuole una certa lodevole sfrontatezza per affrontare il pubblico conservatore della classica con minidress, exstension e tacco 12. Le critiche arrivano puntuali, lei sorride e fa spallucce. Il problema, in fin dei conti, è la musica, non l’abito. Nella stessa inter-vista la pianista cinese sfata un altro mito, che i nuovi talenti della Repubblica Popo-lare emergano da anni di dura disciplina. Sarà anche così per altri, non per lei. «Io non sono molto disciplinata… Forse lo ero quan-do ho iniziato a suonare, da bambina, a sei anni. Ora mi esercito solo tre ore al giorno. Ma lavorare duro è la parte più semplice. La parte più complicata è mantenere una mente libera, aperta, piena di ispirazione e pen-sieri originali. E non sempre ci si riesce». Studio per sole tre ore, potere del talento! Il problema sono i pensieri, una volta che si padroneggia la tecnica. Ma, incredibile al dirsi, “Dita volanti”, la pianista dai cento concerti l’anno che vive praticamente in ae-reo e in albergo, è pigra. La madre ballerina, che suonava un po’ il piano, fu la sua prima insegnate. Yuja Wang tra danza e strumento scelse il pianoforte, perché «quando suoni stai ferma, quando balli devi muoverti sem-pre. Troppo faticoso per me». ●

Filippo Lovato

Gli abbonati che per qualsiasi motivo non potessero partecipare

ai concerti in programma sono gentilmente pregati di darne comunicazione alla nostra

Segreteria (tel. 0444 543729 /

[email protected]).

Page 12: Musicare 3/2013

Mus

iCar

e M

aggi

o-G

iugn

o 20

13R

egis

tri&

Not

e

12

Oltre il pentagrammaScrivi che ti canto: intervista a Mario Lanaro dopo il nuovo corso di formazione per insegnanti

«Formare i docenti, perché una pedagogia musicale programmata si apre all’interdisciplinarità»

Se c’è qualcuno che, con onestà intellet-tuale e preparazione professionale, non si stanca di sostenere il valore educa-

tivo - e non solo formativo - della musica e dunque l’importanza di quest’ultima all’in-terno della scuola, state certi che questa persona si ritroverà a condividere l’azione culturale della Società del Quartetto.Da sempre l’associazione è impegnata sul fronte didattico e divulgativo, con i valori appena citati. E da molti anni ci tiene a ri-portare ai propri abbonati, sostenitori, spon-sor o “semplici” concittadini, il metodo, le attività e gli esiti di queste iniziative.Quest’oggi torniamo ad un progetto al quale siamo molto affezionati, e lo facciamo in-tervistando il fautore di questo importante percorso. Siamo nell’orbita del noto “Scrivi che ti canto”, e dunque il nome è quello del

maestro Mario Lanaro, docente di Eserci-tazioni corali al Conservatorio di Verona, nonché organista, compositore, direttore e musicista a tutto tondo.Nel mese di febbraio 2013 - grazie ancora una volta al fondamentale supporto di Ve-neto Banca - la sede del Quartetto ha accol-to gratuitamente 29 insegnanti di 15 scuole delle province di Vicenza, Padova e Verona, per tre incontri di formazione tenuti dal ma-estro Lanaro.“Scrivi che ti canto, il segno che diventa suono: percorsi per una lettura musicale creativa”. Il titolo fornisce già moltissimi spunti: maestro Lanaro, ce li potrebbe sviluppare e “tradurre”?«La trasformazione della nota scritta in sil-laba/suono. L’accento della parola che deve coincidere con quello ritmico della battuta musicale, per evitare errori come “án-co-ra / an-có-ra”. Una stessa frase che muta signi-ficato (da domanda ad affermazione) se la linea melodica cambia. Questi ed altri casi di intimo rapporto tra parola e suono, senza scomodare autori o parolieri e iniziando dal cognome e nome: bisillabo, trisillabo? Piano o tronco? Inventare al momento un “vestito musicale” e trovare poi i segni che ci per-mettono di fissare le piccole creazioni sul pentagramma».Il corso è stato basato sull’antologia “Dal Blu in poi...”, che raccoglie 18 tra le miglio-ri composizioni tratte dalle passate edizio-ni del concorso “Scrivi che ti canto”. Cosa significa per lei questo “progetto di vita” che si rinnova da moltissimi anni?«È un mio chiodo fisso: la divulgazione mu-sicale, ma non imposta dall’alto. Coinvol-gere il bambino e il ragazzo alla creazione del brano musicale; fargli capire che dalle sue parole, dalla sua fantasia nasceranno dei brani da cantare, mimare, declamare. La musica non è solo quella degli adulti, dei li-bri, dei video, degli mp3, ma la puoi trovare sul banco di scuola, tra i tuoi compagni mo-tivati dall’esempio dell’insegnante».

Page 13: Musicare 3/2013

13

Mus

iCar

e M

aggi

o-G

iugn

o 20

13R

egis

tri&

Not

eOltre agli incontri frontali, sono state predisposte delle lezioni in video di po-chi minuti, una sorta di “Istruzioni per fare un bel coro”: com’è nata questa idea e che prospettive ha secondo lei nell’am-bito della didattica corale?«Nella scuola dell’obbligo l’Educazione alla Musica deve fare i conti con le diffi-coltà economiche e con una chiusura data dalla scarsa conoscenza di una buona parte del corpo docente. Non mi stancherò mai di dire che una pedagogia musicale ben pro-grammata va ben oltre al pentagramma e si apre sicuramente all’interdisciplinarità. Le nostre lezioni “Fare un bel coro” offrono dei piccoli aiuti con spunti, consigli, prima esposti nell’aspetto teorico, poi pratico. È mia intenzione rivolgermi proprio alla di-dattica di base, con gli elementi fondamen-tali spiegati in modo semplice. Sarà così an-che per la prossima serie di quattro video».Ha avuto qualche riscontro dagli inse-gnanti che hanno partecipato al corso sul come si fa musica oggi nella scuola primaria e secondaria? E cosa ne pensa?«Molti insegnanti, anche tra quelli che hanno preso parte al corso proposto dal Quartetto, mi scrivono chiedendomi repertorio, idee, consigli. Si sentono isolati dalla poca cultura musicale che, come ho avuto modo di dire nei brevi video, dipende proprio dal fatto

che l’arte dei suoni è sempre stata vista/fatta/proposta come materia per imitazione, con il canto da insegnare per la festa della mamma, a Natale o a fine anno. Alla buona volontà dei singoli non corrisponde una continuità, una consapevolezza dell’alto valore educativo che l’Educazione musicale può esprimere. Le nostre proposte sono molto gradite e da più parti arrivano conferme e riconoscenza».L’anno prossimo verrà riproposto il progetto? Se sì, quali tematiche affron-terà, a chi si rivolgerà e con quali ini-ziative?«“Scrivi che ti canto” non è solo il con-corso di poesia per la musica; i corsi per docenti, la pubblicazione della nuova anto-logia e i video in internet dimostrano varie-tà di intenzione e produzione. Torniamo a proporre una nuova edizione del concorso, inserendolo in un panorama più ampio e più coinvolgente. Nulla di deciso ancora, ma l’intenzione è quella di entrare alla Ma-terna, Elementari e Medie (usiamo ancora la terminologia tradizionale, ndr) con temi di forte impatto: l’alimentazione, la lettura, il bullismo. Attraverso il canto, poter “ri-leggere” queste tematiche molto attuali e importanti». ●

Giovanni Costantini

Page 14: Musicare 3/2013

Emozioni e tesori nascostiUn cofanetto dedicato a Bach e un CD per rivalutare la strumentale italiana dell’800

L’ascetica essenzialità di Schiff su Bach;ma la telecamera ne coglie le emozioniautore J. S. Bachtitolo CD Suite francesi n. 1-6, Ouverture in stile franceseinterpreti A. Schiff (pianoforte)etichetta 2 DVD EuroArts 2058138, 2011

Viaggio nell’Italia musicale meno nota,condotti dall’ammirevole Quartetto di Cremonaautore AA.VV.titolo CD Italian Journeyinterpreti Quartetto di Cremonaetichetta CD Klanglogo KL1400, DDD, 2012

Le telecamere mostrano ciò che l’occhio di uno spettatore difficilmente arriva a vedere. Di An-drás Schiff si ammirano il controllo, la perfet-ta padronanza della partitura e quelle piccole emozioni che sfuggono al riservato contegno del pianista. Il regista János Darvas ha curato la registrazione che ha avuto luogo alla chiesa protestante di Lipsia in occasione del BachFest 2010. L’ambiente è spoglio, come vuole la tra-dizione della Riforma, il pubblico silenzioso e attento. Nel primo DVD il pianista ungherese infila, una dopo l’altra, le sei Suite francesi, la grande Ouverture in stile francese e conclude con il Concerto italiano come bis. C’è poco da dire dell’impeccabile interpretazione: nel corso del tempo le letture bachiane di Schiff paiono progredire verso un’ascetica essenzialità. Il se-condo DVD è tutto dedicato al bonus “András Schiff spiega Bach”, un documentario di una trentina di minuti che si apre con la constatazio-ne: «Sappiamo poco di Bach e forse è un bene». L’interprete parla in tedesco. Sono disponibili sottotitoli in inglese e francese. Per chi conosce le lingue, un racconto che, pur chiarendo alcuni dettagli dello stile del Kantor, si apre al miste-ro del suo genio, alla sua capacità di scrivere una tale mole d’opere di così alto livello. Basti un’osservazione di Schiff: «Non riesco a capire come facesse a lavorare con tale concentrazio-ne in una famiglia così numerosa, con così tanti figli. Non ci deve essere mai stato un momento di silenzio e pace». ●

La gloriosa tradizione del melodramma ha messo in ombra la pregevole scuola italiana di musica strumentale. Il Quartetto di Cremona (Cristiano Gualco e Paolo Andreoli, violini; Simone Gramaglia, viola; Giovanni Scaglione, violoncello) ha reagito proponendo un viaggio in Italia attraverso quattro significative parti-ture dedicate alla più intellettuale delle forma-zioni cameristiche. È un po’ come portare uno straniero a scoprire tesori di bellezza estranei al traffico turistico. Il generoso CD allinea, in ordine cronologico inverso, il Quartetto in Re maggiore di Respighi, solida partitura in stile anticato con un bellissimo tema con variazio-ni, il commovente Andante mesto dei “Crisan-temi” di Puccini, il Quartetto in Mi minore di Verdi, la più chiara dimostrazione che un com-positore può restare fedele per altre vie alla sua vocazione al melodramma, e il Quartetto n. 6 in Do maggiore dell’op. 2 di Boccherini, autore che con Haydn è riconosciuto l’inven-tore del genere. Il Quartetto di Cremona non si abbandona alle consuetudini interpretative che affliggono certe letture di musica italiana. Quindi niente sfoggi di vibrato o slanci espres-sivi da primadonna. I quattro badano piuttosto a cesellare i dettagli con un fraseggio teso e controllato, una dinamica curatissima e un equilibrio ammirevole. Un’interpretazione lu-cida e profonda dunque che consente, una vol-ta di più, di rivalutare il contributo degli italiani alla letteratura per quartetto d’archi. ●

pagina a cura di Filippo Lovato

Mus

iCar

e M

aggi

o-G

iugn

o 20

13T

racc

e

14

Page 15: Musicare 3/2013

la Società del Quartetto di Vicenza ricorda Florence Marzotto

DOMENICA 19 MAGGIO 2013 ore 16:30Gallerie d’Italia - Palazzo Leoni Montanari, Vicenza

Martina CONSONNI pianoforte Beethoven Sonata quasi una Fantasia op. 27 n. 2 “Al chiaro di luna” Chopin Scherzo n. 2 in si bem. min. op. 31 Mendelsshon Rondò Capriccioso Giulia ROSSINI pianoforte Schumann Arabesque in do magg. op. 18 Schumann Sonata n. 2 in sol min. op. 22

DOMENICA 26 MAGGIO 2013 ore 16:30Gallerie d’Italia - Palazzo Leoni Montanari, Vicenza

Gile BAE pianoforte Scarlatti Sonata K 159 - Sonata K 24 Bach Toccata in re min. Chopin Grand Valse op. 42 Chopin Rondò op. 16 Michelle CANDOTTI pianoforte Chopin Ballata n. 2 in fa magg. op. 38 Skriabin Sonata n. 2 op. 19 Prokof ’ev Sonata n. 3 in la min. op. 38

La partecipazione ai concerti è riservata ai visitatori delle Gallerie.Il biglietto d’ingresso alle esposizioni permanenti (intero € 5,00 - ridotto € 4,00) consente di assistere ad uno dei concerti programmati.

Per informazioni e prenotazioni:Gallerie d’Italia - Palazzo Leoni Montanari, VicenzaContrà Santa Corona, 25 - tel. 800.578875(da martedì a domenica dalle 10 alle 18)

con l’ospitalità di

in collaborazione con

Page 16: Musicare 3/2013

il periodico Musicare è realizzato grazie a:

la carta di questa pubblicazione è gentilmente offerta da

SAVE THEDATE gli appuntamenti segnalati

dalla Società del Quartetto di Vicenza

2 MAGGIO 2013 ore 20.30Teatro OlimpicoOmaggio a Palladio - XVI edizioneRadu LUPU pianofortemusiche di Schubert

3

SOcietà deL QuartettO di Vicenzavicolo cieco retrone, 24 - 36100 Vicenza / tel. 0444 543729

e-mail [email protected]

MAGGIO 2013 ore 20.30Basilica dei Santi Felice e FortunatoOmaggio a Palladio - XVI edizioneAndrás SCHIFF direttore e pianoforteCAPPELLA ANDREA BARCA orchestraSCHOLA SAN ROCCO coroFrancesco ERLE maestro del coromusiche di Haydn e Beethoven

4 MAGGIO 2013 ore 20.30Teatro OlimpicoOmaggio a Palladio - XVI edizioneAndrás SCHIFF direttore e pianoforteCAPPELLA ANDREA BARCA orchestramusiche di Schubert, Dvořák e Beethoven

5 MAGGIO 2013 ore 20.30Teatro OlimpicoOmaggio a Palladio - XVI edizioneAndrás SCHIFF direttore e pianoforteCAPPELLA ANDREA BARCA orchestramusiche di Schubert, Dvořák e Beethoven

19 MAGGIO 2013 ore 16:30 (info: numero verde 800.578875)Accademia Pianistica di Imola “Incontri col Maestro”Gallerie d’Italia - Palazzo Leoni Montanari, Vicenzala Società del Quartetto ricorda Florence MarzottoMartina CONSONNI pianoforteGiulia ROSSINI pianofortemusiche di Beethoven, Chopin, Mendelsshon e Schumann

26 MAGGIO 2013 ore 16:30 (info: numero verde 800.578875)Accademia Pianistica di Imola “Incontri col Maestro”Gallerie d’Italia - Palazzo Leoni Montanari, Vicenzala Società del Quartetto ricorda Florence MarzottoGile BAE pianoforteMichelle CANDOTTI pianofortemusiche di Scarlatti, Bach, Chopin, Skriabin e Prokof’ev

6 MAGGIO 2013 ore 20.45concerto stagione 2012.2013Teatro Comunale di VicenzaMusica per stupireYuja WANG pianofortemusiche di Scriabin, Ravel, Liebermann e Rachmaninov