Modulo 25 - Comunicazione e Contesto Sociale
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LEZIONE 25 – COMUNICAZIONE E CONTESTO SOCIALE
Gli uomini si sono sempre impegnati nella produzione e nello scambio di
informazioni e contenuti simbolici. Dalle prime forme di gestualità e di
linguaggio fino agli sviluppi più recenti della tecnologia informatica, la
produzione, l’immagazzinamento e la circolazione di informazioni e contenuti
simbolici hanno sempre rappresentato aspetti centrali della vita sociale.
L’idea che la comunicazione sia una forma di azione è diventata un luogo
comune. Da quando Austin ha osservato che pronunciare una frase significa
svolgere un’azione, e non semplicemente riferire o descrivere qualche stato di
cose, tutti sono consapevoli del fatto che il parlare è un’attività sociale
attraverso cui gli individui stabiliscono e modificano le loro relazioni. In tal
senso i fenomeni sociali possono essere considerati come azioni intenzionali
eseguite in contesti sociali strutturati. La vita sociale è costituita da individui
che perseguono scopi e obiettivi di vario tipo, agiscono sempre all’interno di
insiemi di circostanze date, circostanze che dotano individui differenti di
inclinazioni e opportunità diverse. Pierre Bourdieu definisce questi insiemi di
circostanze come “campi d’interazione”, all’interno dei quali gli individui
occupano differenti posizioni, a seconda del tipo e della quantità di risorse a
loro disposizione. La posizione di un individuo all’interno di un campo o di
un’istituzione è strettamente legata al potere che egli possiede. Per potere
deve intendersi la capacità di agire che l’uomo ha in vista dei propri obiettivi ed
interessi, la capacità di intervenire sul corso degli eventi e di influire sui loro
esiti.
Secondo Michael Mann è possibile distinguere quattro forme di potere
principali: il potere economico, il potere politico, il potere coercitivo e il potere
simbolico. Il potere economico deriva dall’attività produttiva, ossia dall’attività
che si preoccupa di procurare agli esseri umani i mezzi di sussistenza,
estraendo materie prime e trasformandole in beni consumabili o scambiabili sul
mercato. Il potere politico deriva dall’attività di coordinazione degli individui e
dalla regolamentazione dei modelli di interazione. Tutte le organizzazioni
comportano qualche grado di coordinazione e regolamentazione, e perciò di
potere politico in questo senso. Si possono identificare un insieme di istituzioni
per le quali occuparsi di tali attività rappresenta la funzione essenziale, una
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funzione che esse svolgono in modo relativamente centralizzato all’interno di
un territorio più o meno ben delimitato. Queste istituzioni costituiscono ciò che
viene generalmente definito come Stato, cioè l’istituzione paradigmatica del
potere politico. Il potere coercitivo consiste nell’uso, ma anche nella sola
minaccia di usare la forza fisica al fine di sottomettere o conquistare un
avversario. La forma più rilevante del potere coercitivo è il potere militare, che
ha da sempre giocato un ruolo straordinariamente importante nel determinare i
processi sociali e storici. Il potere simbolico, che viene anche definito come
potere culturale, deriva dall’attività che consiste nel produrre, trasmettere e
ricevere forme simboliche dotate di significato. Ad esempio i mezzi di
comunicazione di massa hanno il primato della detenzione del potere
simbolico.
La comunicazione può essere considerata come un genere particolare di
attività sociale che comporta la produzione, la trasmissione e la ricezione di
forme simboliche, e presuppone l’utilizzo di risorse di vario tipo. Nel produrre
forme simboliche e trasmetterle ad altri gli individui impiegano in genere un
mezzo tecnico, vale a dire gli elementi fisici con cui e per mezzo dei quali
l’informazione o il contenuto simbolico viene fissato e trasmesso dall’emittente
al destinatario. Tutti i processi di scambio simbolico avvengono tramite un
mezzo tecnico di qualche tipo. I mezzi tecnici consentono comunemente un
certo grado di fissazione delle forme simboliche: consentendo alle forme di
rimanere fissate o conservate su mezzi caratterizzati da diversi gradi di
resistenza nel tempo. I mezzi garantiscono un certo tipo di riproduzione, cioè la
capacità di un mezzo tecnico di consentire la produzione di più copie di una
forma simbolica.
Lo sviluppo della comunicazione di massa è inseparabile dalla nascita
dell’industria mediale, ossia dalla serie di organizzazioni che da secoli si
occupano dello sfruttamento commerciale delle innovazioni tecniche che
consentivano e consentono tutt’ora di produrre forme simboliche e di
diffonderle in modo generalizzato. Un’altra caratteristica della comunicazione
di massa è che questa istituisce una separazione strutturale tra la produzione
delle forme simboliche e la loro ricezione. In tutti i tipi di comunicazione di
massa, il contesto di produzione è in genere separato dal contesto di ricezione.
I beni simbolici vengono prodotti in un ambiente o insieme di ambienti e
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trasmessi a destinatari situati in contesti lontani e vari. Inoltre nella
comunicazione di massa il flusso dei messaggi è prevalentemente unilaterale,
proprio per questo si può dire che è un flusso strutturato, in cui la capacità dei
riceventi di intervenire o di contribuire al processo di produzione è
strettamente limitata.
I ricercatori di analisi sociali prendono in considerazione le caratteristiche e il
ruolo dei destinatari dei messaggi in maniera abbastanza approfondita anche
per cercare di studiare il tipo di effetto che la comunicazione di massa suscita
sulla collettività. Lazarsfeld a tal proposito sostiene che sono stati messi a
punto dei metodi d’indagine degli effetti della comunicazione di massa e
studiati diversi fattori: la dimensione e la composizione del pubblico, il grado di
attenzione e comprensione mostrati, gli “effetti” a breve e a lungo termine
dell’esposizione ai messaggi dei media, i “bisogni” sociali e psicologici
soddisfatti dal consumo legato ai mezzi di comunicazione.
Alcuni degli studi più approfonditi sui processi di ricezione del pubblico
sottoposto alla comunicazione di massa, hanno esplorato approfonditamente le
condizioni sotto cui gli individui ricevono i prodotti dei media, cosa ne facciano
e quale senso attribuiscano loro, utilizzando diversi metodi, compresa
l’osservazione partecipante o la somministrazione di questionari ed interviste.
Da questo tipo di analisi si è arrivati alla conclusione che è assolutamente
sbagliata l’idea che i destinatari dei prodotti dei media siano consumatori
passivi, in quanto è stato ripetutamente dimostrato che la ricezione è un
processo molto più attivo e creativo di quanto il “mito” del ricettore passivo
suggerisca.
Con l’avvento delle società moderne nel tardo medioevo e nella prima
modernità, si è avviata una trasformazione culturale sistematica. Grazie ad una
serie di innovazioni tecniche legate alla stampa e successivamente alla
tecnologia dell’informazione, si è prodotta, riprodotta e messa in circolazione
una quantità di forme simboliche senza precedenti. I modelli di comunicazione
ed interazione sono così cambiati in modo profondo ed irreversibile. Tali
mutamenti, che includono quella che possiamo definire “mediatizzazione della
cultura”, sono stati possibili grazie allo sviluppo delle organizzazioni mediali.
L’emergere delle società moderne ha presupposto uno specifico insieme di
cambiamenti economici, grazie ai quali il feudalesimo europeo si è
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gradualmente trasformato in un sistema basato sulla produzione capitalistica e
lo scambio. Lo sviluppo delle società moderne è stato caratterizzato da un
particolare processo di cambiamento politico, attraverso il quale le molte unità
politiche dell’Europa medievale si sono gradualmente ridotte di numero, e al
loro posto si è costituito un sistema di stati-nazione interdipendenti, ciascuno
dei quali si è proclamato sovrano su un territorio precisamente delimitato e
dotato di un sistema centralizzato di tassazione e di amministrazione.
Dal punto di vista tecnologico la Rivoluzione industriale si caratterizza per
l'introduzione della macchina a vapore. L'energia abbondante offerta dalla
macchina a vapore viene applicata alle lavorazioni tessili, rendendo possibile
una più efficiente organizzazione della produzione grazie alla divisione del
lavoro e allo spostamento delle lavorazioni all'interno di fabbriche
appositamente costruite, nonché alle estrazioni minerarie e ai trasporti. La
rivoluzione industriale ha prodotto effetti non solo in campo economico e
tecnologico, ma anche un aumento dei consumi e della quota del reddito, dei
rapporti di classe, della cultura, della politica, delle condizioni generali di vita,
con effetti espansivi sul livello demografico e sociale. Infatti la rivoluzione
industriale ha comportato un generale stravolgimento delle strutture sociali
dell'epoca, attraverso una impressionante accelerazione di mutamenti che ha
portato nel giro di pochi decenni alla trasformazione radicale delle abitudini di
vita, dei rapporti fra le classi sociali, e anche dell'aspetto delle città, soprattutto
le più grandi.
La rivoluzione industriale, a lungo andare, ha permesso comunque di elevare le
condizioni di benessere di una sempre più vasta percentuale della popolazione,
conducendo già dalla fine del XIX secolo ad un generale miglioramento delle
condizioni sanitarie (non è casuale che dalla rivoluzione industriale in poi
l'Europa non abbia più conosciuto l'incubo della peste e delle carestie di tipo
agricolo), un estendersi della alfabetizzazione, la disponibilità per un maggior
numero di persone di beni e servizi che in altre epoche erano totalmente
preclusi alle classi più povere. Le numerose e importantissime novità
tecnologiche hanno avuto un ruolo decisivo in tal senso. L'avvento, concentrato
in pochi decenni, di grandi invenzioni come la macchina industriale a vapore, la
ferrovia, l'energia elettrica, l'illuminazione a gas e quella elettrica, il telegrafo,
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la dinamite, e nella seconda fase della rivoluzione, il telefono e l'automobile,
hanno rapidamente trasformato la vita della popolazione e coinvolto l'intero
quadro sociale dei paesi industrializzati, modificando alla radice secolari
abitudini di vita e contribuendo ad un rapidissimo cambio di mentalità e di
aspettative degli individui. In tale contesto le autorità che gestivano il potere
degli stati sono state costrette ad escogitare strumenti di tassazione e
amministrazione sempre più ingegnosi. Il consolidarsi degli stati, grazie anche
all’accumulazione del benessere economico ha contribuito a determinare un
saldo sentimento di identità nazionale. La creazione di tale sentimento di
appartenenza ha notevolmente avvantaggiato le autorità politiche,
contribuendo a consolidare lo stato-nazione, a contrastare le tendenze alla
frammentazione, e a mobilitare il sostegno necessario al perseguimento di
obiettivi militari e non. L’emergere di un senso di identità nazionale è quindi
strettamente legato allo sviluppo di nuovi mezzi di comunicazione, mezzi di
comunicazione che hanno consentito di esprimere e diffondere idee e simboli di
un linguaggio comune.
Si può quindi far risalire la nascita dell’industria dei media come nuova base
del potere simbolico alla seconda metà del secolo. Johann Gutemberg, un orafo
di Magonza, ha compiuto i suoi primi esperimenti di stampa nel 1440.
Gradualmente la stampa ha sostituito l’attività di amanuensi e copisti. I libri
stampati acquistarono il loro peculiare formato e il loro particolare aspetto, i
caratteri si uniformarono anche sotto la veste tipografica, e il mercato dei libri
si estese rapidamente. Le imprese editoriali e tipografiche che nacquero
nell’Europa della prima modernità erano istituzioni culturali, oltre che
economiche. Infatti molte delle case editrici, oltre ad essere delle aziende di
produzione dei testi, erano anche luoghi di incontro per ecclesiastici, studiosi
ed intellettuali.
A partire dall’inizio del XIX secolo lo sviluppo dell’industria dei media ha
determinato tre tipi di sviluppi: 1) la trasformazione delle istituzioni mediali in
imprese commerciali di grandi dimensioni. Ne sono un esempio evidente i
principali centri di diffusione della comunicazione, si pensi alla Fininvest, alla
Bertelsmann e alla Time Warner di Murdoch, che sono diventati attori centrali
dell’industria dei media. Queste immense concentrazioni di potere economico e
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simbolico rappresentano le basi istituzionali per la produzione di informazioni e
contenuti simbolici e per la loro circolazione su scala mondiale; 2) la
globalizzazione della comunicazione; 3) lo sviluppo di forme di comunicazione
mediate elettronicamente. L’invenzione e lo sfruttamento di queste diverse
tecnologie si sono intrecciati al potere economico, politico e coercitivo in modi
complessi. Gli interessi economici, politici e militari hanno giocato un ruolo
decisivo nell’espansione delle reti via cavo della seconda metà del XIX secolo.
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