Modulo 25 - Comunicazione e Contesto Sociale

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LEZIONE 25 – COMUNICAZIONE E CONTESTO SOCIALE Gli uomini si sono sempre impegnati nella produzione e nello scambio di informazioni e contenuti simbolici. Dalle prime forme di gestualità e di linguaggio fino agli sviluppi più recenti della tecnologia informatica, la produzione, l’immagazzinamento e la circolazione di informazioni e contenuti simbolici hanno sempre rappresentato aspetti centrali della vita sociale. L’idea che la comunicazione sia una forma di azione è diventata un luogo comune. Da quando Austin ha osservato che pronunciare una frase significa svolgere un’azione, e non semplicemente riferire o descrivere qualche stato di cose, tutti sono consapevoli del fatto che il parlare è un’attività sociale attraverso cui gli individui stabiliscono e modificano le loro relazioni. In tal senso i fenomeni sociali possono essere considerati come azioni intenzionali eseguite in contesti sociali strutturati. La vita sociale è costituita da individui che perseguono scopi e obiettivi di vario tipo, agiscono sempre all’interno di insiemi di circostanze date, circostanze che dotano individui differenti di inclinazioni e opportunità diverse. Pierre Bourdieu definisce questi insiemi di circostanze come “campi d’interazione”, all’interno dei quali gli individui occupano differenti posizioni, a seconda del tipo e della quantità di risorse a loro disposizione. La posizione di un individuo all’interno di un campo o di un’istituzione è strettamente legata al potere che egli possiede. Per potere deve intendersi la capacità di agire che l’uomo ha in vista dei propri obiettivi ed interessi, la capacità di intervenire sul corso degli eventi e di influire sui loro esiti. 1

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LEZIONE 25 – COMUNICAZIONE E CONTESTO SOCIALE

Gli uomini si sono sempre impegnati nella produzione e nello scambio di

informazioni e contenuti simbolici. Dalle prime forme di gestualità e di

linguaggio fino agli sviluppi più recenti della tecnologia informatica, la

produzione, l’immagazzinamento e la circolazione di informazioni e contenuti

simbolici hanno sempre rappresentato aspetti centrali della vita sociale.

L’idea che la comunicazione sia una forma di azione è diventata un luogo

comune. Da quando Austin ha osservato che pronunciare una frase significa

svolgere un’azione, e non semplicemente riferire o descrivere qualche stato di

cose, tutti sono consapevoli del fatto che il parlare è un’attività sociale

attraverso cui gli individui stabiliscono e modificano le loro relazioni. In tal

senso i fenomeni sociali possono essere considerati come azioni intenzionali

eseguite in contesti sociali strutturati. La vita sociale è costituita da individui

che perseguono scopi e obiettivi di vario tipo, agiscono sempre all’interno di

insiemi di circostanze date, circostanze che dotano individui differenti di

inclinazioni e opportunità diverse. Pierre Bourdieu definisce questi insiemi di

circostanze come “campi d’interazione”, all’interno dei quali gli individui

occupano differenti posizioni, a seconda del tipo e della quantità di risorse a

loro disposizione. La posizione di un individuo all’interno di un campo o di

un’istituzione è strettamente legata al potere che egli possiede. Per potere

deve intendersi la capacità di agire che l’uomo ha in vista dei propri obiettivi ed

interessi, la capacità di intervenire sul corso degli eventi e di influire sui loro

esiti.

Secondo Michael Mann è possibile distinguere quattro forme di potere

principali: il potere economico, il potere politico, il potere coercitivo e il potere

simbolico. Il potere economico deriva dall’attività produttiva, ossia dall’attività

che si preoccupa di procurare agli esseri umani i mezzi di sussistenza,

estraendo materie prime e trasformandole in beni consumabili o scambiabili sul

mercato. Il potere politico deriva dall’attività di coordinazione degli individui e

dalla regolamentazione dei modelli di interazione. Tutte le organizzazioni

comportano qualche grado di coordinazione e regolamentazione, e perciò di

potere politico in questo senso. Si possono identificare un insieme di istituzioni

per le quali occuparsi di tali attività rappresenta la funzione essenziale, una

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funzione che esse svolgono in modo relativamente centralizzato all’interno di

un territorio più o meno ben delimitato. Queste istituzioni costituiscono ciò che

viene generalmente definito come Stato, cioè l’istituzione paradigmatica del

potere politico. Il potere coercitivo consiste nell’uso, ma anche nella sola

minaccia di usare la forza fisica al fine di sottomettere o conquistare un

avversario. La forma più rilevante del potere coercitivo è il potere militare, che

ha da sempre giocato un ruolo straordinariamente importante nel determinare i

processi sociali e storici. Il potere simbolico, che viene anche definito come

potere culturale, deriva dall’attività che consiste nel produrre, trasmettere e

ricevere forme simboliche dotate di significato. Ad esempio i mezzi di

comunicazione di massa hanno il primato della detenzione del potere

simbolico.

La comunicazione può essere considerata come un genere particolare di

attività sociale che comporta la produzione, la trasmissione e la ricezione di

forme simboliche, e presuppone l’utilizzo di risorse di vario tipo. Nel produrre

forme simboliche e trasmetterle ad altri gli individui impiegano in genere un

mezzo tecnico, vale a dire gli elementi fisici con cui e per mezzo dei quali

l’informazione o il contenuto simbolico viene fissato e trasmesso dall’emittente

al destinatario. Tutti i processi di scambio simbolico avvengono tramite un

mezzo tecnico di qualche tipo. I mezzi tecnici consentono comunemente un

certo grado di fissazione delle forme simboliche: consentendo alle forme di

rimanere fissate o conservate su mezzi caratterizzati da diversi gradi di

resistenza nel tempo. I mezzi garantiscono un certo tipo di riproduzione, cioè la

capacità di un mezzo tecnico di consentire la produzione di più copie di una

forma simbolica.

Lo sviluppo della comunicazione di massa è inseparabile dalla nascita

dell’industria mediale, ossia dalla serie di organizzazioni che da secoli si

occupano dello sfruttamento commerciale delle innovazioni tecniche che

consentivano e consentono tutt’ora di produrre forme simboliche e di

diffonderle in modo generalizzato. Un’altra caratteristica della comunicazione

di massa è che questa istituisce una separazione strutturale tra la produzione

delle forme simboliche e la loro ricezione. In tutti i tipi di comunicazione di

massa, il contesto di produzione è in genere separato dal contesto di ricezione.

I beni simbolici vengono prodotti in un ambiente o insieme di ambienti e

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trasmessi a destinatari situati in contesti lontani e vari. Inoltre nella

comunicazione di massa il flusso dei messaggi è prevalentemente unilaterale,

proprio per questo si può dire che è un flusso strutturato, in cui la capacità dei

riceventi di intervenire o di contribuire al processo di produzione è

strettamente limitata.

I ricercatori di analisi sociali prendono in considerazione le caratteristiche e il

ruolo dei destinatari dei messaggi in maniera abbastanza approfondita anche

per cercare di studiare il tipo di effetto che la comunicazione di massa suscita

sulla collettività. Lazarsfeld a tal proposito sostiene che sono stati messi a

punto dei metodi d’indagine degli effetti della comunicazione di massa e

studiati diversi fattori: la dimensione e la composizione del pubblico, il grado di

attenzione e comprensione mostrati, gli “effetti” a breve e a lungo termine

dell’esposizione ai messaggi dei media, i “bisogni” sociali e psicologici

soddisfatti dal consumo legato ai mezzi di comunicazione.

Alcuni degli studi più approfonditi sui processi di ricezione del pubblico

sottoposto alla comunicazione di massa, hanno esplorato approfonditamente le

condizioni sotto cui gli individui ricevono i prodotti dei media, cosa ne facciano

e quale senso attribuiscano loro, utilizzando diversi metodi, compresa

l’osservazione partecipante o la somministrazione di questionari ed interviste.

Da questo tipo di analisi si è arrivati alla conclusione che è assolutamente

sbagliata l’idea che i destinatari dei prodotti dei media siano consumatori

passivi, in quanto è stato ripetutamente dimostrato che la ricezione è un

processo molto più attivo e creativo di quanto il “mito” del ricettore passivo

suggerisca.

Con l’avvento delle società moderne nel tardo medioevo e nella prima

modernità, si è avviata una trasformazione culturale sistematica. Grazie ad una

serie di innovazioni tecniche legate alla stampa e successivamente alla

tecnologia dell’informazione, si è prodotta, riprodotta e messa in circolazione

una quantità di forme simboliche senza precedenti. I modelli di comunicazione

ed interazione sono così cambiati in modo profondo ed irreversibile. Tali

mutamenti, che includono quella che possiamo definire “mediatizzazione della

cultura”, sono stati possibili grazie allo sviluppo delle organizzazioni mediali.

L’emergere delle società moderne ha presupposto uno specifico insieme di

cambiamenti economici, grazie ai quali il feudalesimo europeo si è

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gradualmente trasformato in un sistema basato sulla produzione capitalistica e

lo scambio. Lo sviluppo delle società moderne è stato caratterizzato da un

particolare processo di cambiamento politico, attraverso il quale le molte unità

politiche dell’Europa medievale si sono gradualmente ridotte di numero, e al

loro posto si è costituito un sistema di stati-nazione interdipendenti, ciascuno

dei quali si è proclamato sovrano su un territorio precisamente delimitato e

dotato di un sistema centralizzato di tassazione e di amministrazione.

Dal punto di vista tecnologico la Rivoluzione industriale si caratterizza per

l'introduzione della macchina a vapore. L'energia abbondante offerta dalla

macchina a vapore viene applicata alle lavorazioni tessili, rendendo possibile

una più efficiente organizzazione della produzione grazie alla divisione del

lavoro e allo spostamento delle lavorazioni all'interno di fabbriche

appositamente costruite, nonché alle estrazioni minerarie e ai trasporti. La

rivoluzione industriale ha prodotto effetti non solo in campo economico e

tecnologico, ma anche un aumento dei consumi e della quota del reddito, dei

rapporti di classe, della cultura, della politica, delle condizioni generali di vita,

con effetti espansivi sul livello demografico e sociale. Infatti la rivoluzione

industriale ha comportato un generale stravolgimento delle strutture sociali

dell'epoca, attraverso una impressionante accelerazione di mutamenti che ha

portato nel giro di pochi decenni alla trasformazione radicale delle abitudini di

vita, dei rapporti fra le classi sociali, e anche dell'aspetto delle città, soprattutto

le più grandi.

La rivoluzione industriale, a lungo andare, ha permesso comunque di elevare le

condizioni di benessere di una sempre più vasta percentuale della popolazione,

conducendo già dalla fine del XIX secolo ad un generale miglioramento delle

condizioni sanitarie (non è casuale che dalla rivoluzione industriale in poi

l'Europa non abbia più conosciuto l'incubo della peste e delle carestie di tipo

agricolo), un estendersi della alfabetizzazione, la disponibilità per un maggior

numero di persone di beni e servizi che in altre epoche erano totalmente

preclusi alle classi più povere. Le numerose e importantissime novità

tecnologiche hanno avuto un ruolo decisivo in tal senso. L'avvento, concentrato

in pochi decenni, di grandi invenzioni come la macchina industriale a vapore, la

ferrovia, l'energia elettrica, l'illuminazione a gas e quella elettrica, il telegrafo,

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la dinamite, e nella seconda fase della rivoluzione, il telefono e l'automobile,

hanno rapidamente trasformato la vita della popolazione e coinvolto l'intero

quadro sociale dei paesi industrializzati, modificando alla radice secolari

abitudini di vita e contribuendo ad un rapidissimo cambio di mentalità e di

aspettative degli individui. In tale contesto le autorità che gestivano il potere

degli stati sono state costrette ad escogitare strumenti di tassazione e

amministrazione sempre più ingegnosi. Il consolidarsi degli stati, grazie anche

all’accumulazione del benessere economico ha contribuito a determinare un

saldo sentimento di identità nazionale. La creazione di tale sentimento di

appartenenza ha notevolmente avvantaggiato le autorità politiche,

contribuendo a consolidare lo stato-nazione, a contrastare le tendenze alla

frammentazione, e a mobilitare il sostegno necessario al perseguimento di

obiettivi militari e non. L’emergere di un senso di identità nazionale è quindi

strettamente legato allo sviluppo di nuovi mezzi di comunicazione, mezzi di

comunicazione che hanno consentito di esprimere e diffondere idee e simboli di

un linguaggio comune.

Si può quindi far risalire la nascita dell’industria dei media come nuova base

del potere simbolico alla seconda metà del secolo. Johann Gutemberg, un orafo

di Magonza, ha compiuto i suoi primi esperimenti di stampa nel 1440.

Gradualmente la stampa ha sostituito l’attività di amanuensi e copisti. I libri

stampati acquistarono il loro peculiare formato e il loro particolare aspetto, i

caratteri si uniformarono anche sotto la veste tipografica, e il mercato dei libri

si estese rapidamente. Le imprese editoriali e tipografiche che nacquero

nell’Europa della prima modernità erano istituzioni culturali, oltre che

economiche. Infatti molte delle case editrici, oltre ad essere delle aziende di

produzione dei testi, erano anche luoghi di incontro per ecclesiastici, studiosi

ed intellettuali.

A partire dall’inizio del XIX secolo lo sviluppo dell’industria dei media ha

determinato tre tipi di sviluppi: 1) la trasformazione delle istituzioni mediali in

imprese commerciali di grandi dimensioni. Ne sono un esempio evidente i

principali centri di diffusione della comunicazione, si pensi alla Fininvest, alla

Bertelsmann e alla Time Warner di Murdoch, che sono diventati attori centrali

dell’industria dei media. Queste immense concentrazioni di potere economico e

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simbolico rappresentano le basi istituzionali per la produzione di informazioni e

contenuti simbolici e per la loro circolazione su scala mondiale; 2) la

globalizzazione della comunicazione; 3) lo sviluppo di forme di comunicazione

mediate elettronicamente. L’invenzione e lo sfruttamento di queste diverse

tecnologie si sono intrecciati al potere economico, politico e coercitivo in modi

complessi. Gli interessi economici, politici e militari hanno giocato un ruolo

decisivo nell’espansione delle reti via cavo della seconda metà del XIX secolo.

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