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Modernità e modernizzazione Dipartimento di studi sociali e politici Processi di globalizzazione Anno Accademico 2011-2012 III Trimestre Lezione del 23-24 aprile e 7 maggio 2012 Prof. Cristiano Codagnone

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Modernità e modernizzazione

Dipartimento di studi sociali e politici Processi di globalizzazione Anno Accademico 2011-2012 III Trimestre Lezione del 23-24 aprile e 7 maggio 2012 Prof. Cristiano Codagnone

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Le società occidentali contemporanee nascono da un processo di modernizzazione originato da una duplice rivoluzione:

•  La rivoluzione economico-sociale che attraverso le invenzioni tecnologiche e l’industrializzazione, la formazione dei mercati e l’accumulazione di capitale sotto forma di moderna proprietà privata ha dato origine al capitalismo;

•  La rivoluzione politica e culturale che attraverso l’illuminismo e l’utilitarismo (secolarizzazione e razionalismo) ha dato origine alla democrazia moderna, all’individualismo borghese e ai diritti civili.

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Aspetti essenziali del processo di modernizzazione •  Scienza e tecnologia come fonti primarie della crescita economica e

del cambiamento sociale; •  Crescente interdipendenza economica interna dovuta allo sviluppo di

un mercato nazionale (che può essere inizialmente protetto rispetto alla concorrenza globale);

•  Specializzazione funzionale delle diverse sfere della vita sociale; •  Differenziazione strutturale e mobilità sociale; •  Diffusione di valori legati all’individualismo, al razionalismo,

all’universalismo, all’acquisizione; •  Secolarizzazione; •  Urbanizzazione e urbanesimo: cultura e consumo di massa; •  Sistemi di istruzione di massa e diffusione dei mezzi di

comunicazione di massa;

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Il modello dicotomico di Durkheim: solidarietà meccanica e solidarietà organica

n  1893, La divisione sociale del lavoro, classico della sociologia: un paradosso della modernità ü Da un lato l’individuo è sempre più autonomo ü Ma al tempo stesso è anche sempre più dipendente dagli altri ü Pertanto l’individualismo porta, non ad uno sradicamento dei legami sociali e

della solidarietà come collante della convivenza, ma ad un suo mutamento qualitativo

n  Nella società tradizionale, scarsamente differenziata, l’unità è data meccanicamente dalla somiglianza tra entità e dalla loro comune sottomissione ad un entità accettata di rango superiore: solidarietà meccanica

n  Nella società moderna, divisione sociale del lavoro e differenziazione funzionale, la solidarietà sociale non si fonda sull’uguaglianza ma sulla differenza: solidarietà organica

n  Gruppi e individui ‘fanno società’ perchè sono tutti interdipendenti (esiste però il rischio di anomia)

n  Durkheim vede questo passaggio anche nelle leggi: nella transizione da leggi basate su punizioni esemplari al diritto civile fondato su sanzioni restitutive

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Il modello dicotomico, e anche un pò ‘nostalgico’, di Tönnies: Comunità e società

n  1887: Gemeinschaft und Gesellschaft (Comunità e società): interpretazione simile a quella di Durkheim, ma rovesciata nell’attribuzione di un valore positivo ad uno dei due poli della comparazione

n  Organica è la comunità intesa in senso tradizionale, caratterizzata dall’intensità e intimità informale dei rapporti tra individui simili legati da vincoli di sangue e di vicinato: ovvero dentro gruppi primari quali la famiglia o la comunità intesa in senso stretto

n  La società o associazione, che per Tönnies è la forma di convivenza predominante nell’era moderna, si fonda invece su di una integrazione meccanica tra atomi isolati e separati ü Il rapporto societario tipico è quello di scambio mediato da meccanismi

livellatori e spersonalizzanti quali moneta e rapporti formalizzati di subordinazione

ü E come nello scambio, i rapporti sociali sono competitivi in un gioco a somma zero

n  La vita associativa moderna è dunque per Tönnies una convenzione artificiosa e non autentica

n  Implicazioni ideologiche della posizione di Tönnies

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Il modello delle “pattern variables” di Parsons: una generalizzazione struttural-funzionalista delle varie prospettive dicotomiche (1/2)

n  Parsons ha elaborato un modello per l’interpretazione comparativa della società moderna rispetto a quella tradizionale che rappresenta una specificazione ed estensione del principio di base dell’analisi di Tönnies

n  Parsons fonda la sua analisi a partire dall’osservazione dei fattori di ordine culturale

n  In particolare pone l’attenzione su: ü Gli orientamenti di valore ü Gli orientamenti normativi

n  Per concetuallizzare comparativamente il mutamento in questi valori che si è verificato nel passaggio dalla società tradizionale a quella moderna, egli elabora cinque coppie dicotomiche di termini che definisce patterrn variable

n  Queste coppie possono essere viste, sia come dilemmi di azione per ogni singolo individuo, sia come alternative tra azioni ritenute o meno appropriate dalle norme di un dato contesto sociale

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Il modello delle “pattern variables” di Parsons: una generalizzazione struttural-funzionalista delle varie prospettive dicotomiche (2/2)

n  Affettività vs neutralità affettiva ü Nella società moderna l’espressioni di emozioni sono confinate alla sfera privata ü Sul posto di lavoro l’aspettativa di ruolo esclude che io possa andare dal mio superiore a

raccontargli i miei problemi personali

n  Orientamento egoistico vs orientamento verso la collettività ü Nelle società moderne ci sono situazioni ben definite in cui è accettabile il perseguimento

di un interesse individuale, ma altre in cui ci si aspetta che gli individui tengano conto dell’interesse pubblico

n  Particolarismo vs universalismo ü Nella società moderna normativamente ci si attendono comportamenti ispirati da principi

universalistici (es. Assumo il signor X perchè ha la competenza per svolgere la funzione Y) piuttosto che da considerazioni particolaristiche (es. Assumo il signor X perchè è del mio paese e sono sicuro che mi sarà leale)

n  Specificità vs diffusione ü Nella società moderna la maggior parte delle situazioni richiedono agli individui un

coinvolgimento limitato solo ad alcuni aspetti (esempio la mia relazione con il medico vs la mia relazione con un amico)

n  Ascrizione vs acquisizione ü Nella società moderna contano di più le caratteristiche acquisite (es. Livello di istruzione e

capacità professionali) rispetto a quelle ascritte (es. L’appartenenza etnica)

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In un periodo che, a seconda delle diverse aree geografiche varia tra il XVI e il XX secolo, le società europee conoscono una fase di mutamento sociale accelerato

n  Prima di questo periodo la grande maggioranza degli europei passava la sua vita all’interno di formazioni sociali di tipo agrario in condizioni qualitativamente non molto diverse di quelle presenti 2000 anni addietro

n  Da un certo momento invece il mutamento accelera e modifica progressivamente nella sua globalità le condizioni di vita degli europei: ü Transizione demografica con tutte le sue implicazioni ü Aumento della produttività ü Aumento della partecipazione politica ü Svincolo da credenze e legami tradizionali ü Avvento della scienza e della razionalità ü Individualismo ü Comunicazioni di massa

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Le trasformazioni della vita economica: dal sistema feudale al capitalismo moderno e razionalista

n  Il concetto di capitalismo (che è il punto di arrivo)

n  Come si è passati dall’ordine feudale a quello capitalista: ü I mutamenti nell’agricoltura

ü L’importanza dei mercanti

ü La trasformazione dell’artigianato e l’indebolimento delle corporazioni

ü La formazione dell’imprenditorialità

ü L’origine religiosa dello spirito del capitalismo

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Il capitalismo moderno nell’analisi e concettualizzazione di Karl Marx

n  Breve digressione su Karl Marx ü Materialismo storico ü Forze Produttive (FP) e Rapporti Sociali di Produzione (RSP)

n  Secondo Marx a seconda delle combinazioni tra FP e RSP nella storia si possono individuare 4 modi di produzione ü Il comunismo primitivo ü Il modo di produzione antico o schiavistico ü Il modo di produzione feudale ü Il modo di produzione capitalistico

n  Il modo di produzione capitalistico è caratterizzato da ü Il dominio dei detentori dei mezzi di produzione (capitalisti) ü La presenza di individui che vendono il loro lavoro (proletariato) ü Il perseguimento del profitto e della sua accumulazione attraverso il

reinvestimento –  M-D-M (modo di produzione feudale) M= merce; D= denaro –  D-M-D’ dove D’>D

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Il capitalismo moderno: la canonizzazione di Sombart e una precisazione di Weber

n  Riassumendo quindi: ü Economia monetaria di scambio ü Sul mercato oltre alle merci viene venduta forza lavoro ü L’orientamento dei capitalisti è verso il profitto in sé e il suo reinvestimento ü L’impresa è gestita secondo criteri di razionalità economica (tecnologie,

tecniche contabili)

Per capitalismo intendiamo un determinato sistema economico con le seguenti caratteristiche: è un’organizzazione economica di scambio, in cui collaborano, uniti dal mercato, due diversi gruppi di popolazione, i proprietari dei mezzi di produzione, che contemporaneamente hanno la direzione,..., e i lavoratori nullatenenti e che è dominata dal principio del profitto e dal razionalismo economico (Sombart)

L’impulso acquisitivo e l’aspirazione al guadagno, al guadagno monetario più grande possibile, non ha di per sé nulla a che fare con il capitalismo. Questa aspirazione è esistita e esiste...in all sorts and conditions of men in tutte le epoche e in tutti i paesi della terra...Invero il capitalismo si identifica con l’aspirazione al guadagno nell’impresa capitalistica razionale, continuativa, e ad un guadagno sempre rinnovato, ossia la redditività (Weber)

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Il capitalismo occidentale moderno

•  Una forma di organizzazione economica che consente il soddisfacimento dei bisogni attraverso imprese private che producono beni per il mercato sulla base di un calcolo di redditività del capitale da investire (aspettative di profitto) e che impiegano razionalmente forza lavoro salariata formalmente libera.

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Condizioni del capitalismo moderno

•  Diritto che garantisca i diritti dell’individuo e della proprietà privata (cittadinanza)

•  Etica economica specifica •  Sviluppo della scienza razionale •  Presenza di uno Stato razionale-legale •  Ruolo della città occidentale nella formazione delle

due classi fondamentali

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Lo spirito del capitalismo

•  Non è spirito acquisitivo •  Ricerca del profitto guidata eticamente •  Vocazione professionale •  Calcolo razionale del rendimento del capitale •  Reimpiego costante e sistematico e astensione dal

consumo vistoso

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I mutamenti dell’economia agricola

n  Il sistema economico feudale ü Economia agricola di sussistenza ü Signori fondiari che estraggono una rendita dal lavoro dei contadini ü Consuetudini e usi comunitari di boschi e terre da pascolo ü Sistema sostanzialmente statico: agricoltura estensiva a basso livello di

produttività e con rare innovazioni tecnologiche

n  Questo quadro si infrange per la prima volta in Inghilterra a partire dal XVII, sotto la spinta di una domanda crescente di manufatti e rifornimenti derivante da un mercato internazionale in formazione, ma anche in funzione di situazioni militari

n  Il meccanismo più tipico e noto: le cosiddette recinzioni

n  Si diffonde una classe di capitalisti agrari interessati ad una conduzione efficiente e redditizia dell’attività agricola

n  Masse di contadini sono espulsi dalle campagne e si dirigono verso le città, mentre altri diventano forza lavoro agricola ma salariata (braccianti)

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L’impulso proveniente dalla crescente attività mercantile, stimolata dalle ‘scoperte’ geografiche e dall’espansione dei mercati

n  Il dibattito teorico sul ruolo dei mercanti nella transizione dal feudalesimo al capitalismo ü  Formazione del ceto dei mercanti e di un mercato internazionale come motore

principale della disgregazione dell’ordine economico feudale ü Mercantilismo non è incompatibile con il feudalesimo, il vero motore del

cambiamento va ricercato nei mutamenti avvenuti nella sfera della produzione

n  Il caso italiano: mercanti e banchieri prosperano sin dal tardo medioevo e soprattutto nel periodo rinascimentale, ma un sistema compiuto di economia capitalistica non è emerso fino alla fine del XIX secolo

n  Molto diverso fu il caso dello sviluppo del mercantilismo, in concomitanza con i mutamenti nella produzione agricola, che si verificò a partire dal XVIII secolo in Inghilterra: ad esempio il sistema del putting-out system sulla base del quale nacquero centinaia di imprese capitaliste

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L’artigianato e l’abbattimento dei vincoli delle corporazioni

n  Il putting-out system è un segno dei mutamenti e dell’indebolimento delle corporazioni che per secoli hanno regolamentato l’attività artigianale

n  Le corporazioni erano, e sono tuttora per alcune professioni, delle organizzazioni monopolistiche con l’obiettivo di assicurare l’esercizio esclusivo di determinate attività ai loro associati

n  Il loro spirito era ed è eminentemente ‘anti-capitalistico’, in quanto orientato a limitare la concorrenza e il libero incontro tra domanda e offerta. Nessun membro di una corporazione infatti poteva: ü Cercare materie prime a prezzi inferiori ü Assumere apprendisti e lavoranti in numero superiore a quello stabilito ü Farsi pubblicità per allargare il proprio giro di affari

n  Un sistema simile era tuttavia compatibile solo con una domanda limitata, prevedibile e senza oscillazioni

n  Condizioni spazzate via dai mutamenti che si andavano verificandosi in altre sfere dell’attività economica

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Gli uomini nuovi del capitalismo: l’imprenditorialità come forza di distruzione creativa

n  La nascita del capitalismo è il frutto congiunto di azioni singole compiute da uomini nuovi: gli imprenditori

n  Digressione sull’origine sociale degli imprenditori ü Dal basso ü Dall’alto ü L’ipotesi della marginalità

n  In ogni caso individui per certi versi ‘devianti’ rispetto all’ordine costituito del loro tempo che hanno dovuto scavalcare ostacoli e cercare legittimazione

n  E per usare un espressione schumpeteriana hanno dato vita ad un processo di distruzione creativa

n  ... In merito al tema dell’imprenditorialità nasce la domanda circa quali possano essere state le basi culturali e psico-sociologiche per l’emergere di questo nuovo tipo sociale

n  Una delle possibili risposte è quella formulata da Weber sulle origini religiose dello spirito del capitalismo che approfondiremo successivamente

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Mezzi, fini: conformisti e innovatori

FINI CONDIVISI

MEZZI CONDIVISI

+

+

-

-

CONFORMISTA RITUALISTA

INNOVATORE /DEVIANTE

RIVOLUZIONARIO

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Dalla caduta dell’impero romano il sistema di potere feudale si era consolidato in una forma di frammentato localismo

n  L’ordine feudale si reggeva su di un sistema localistico e frammentato di poteri

n  All’interno ristretto delle terre affidate al loro dominio, i feudatari esercitavano in proprio una serie di poteri: ü Imponevano dazi ü Esigevano tributi ü Amministravano la giustizia ü Organizzavano le forze militare ü Proteggevano i loro sudditi

n  Naturalmente avevano degli obblighi verso poteri di rango più elevato, quali ad esempio: ü Trasferire parte dei tributi riscossi ü Fornire forze militari e materiali per le varie campagne di guerra

n  Ma una volta rispettati questi obblighi, il loro esercizio di potere in loco era libero e non vincolato da regole e principi di delega e decentralizzazione

n  Ruolo e autonomia delle città rispetto ai vincoli dell’ordine feudale

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La debolezza dei poteri centrali rispetto a quelli locali favoriva il perpetuarsi di una condizione endemica di conflittualità

n  Conflitti tra feudi confinanti relativi alla delimitazione dei possedimenti, che davano vita ad un sistema mutevole e fluido di alleanze

n  Potere e ricchezza dei feudatari, data una gestione estensiva e non produttiva delle risorse, dipendeva esclusivamente dall’estensione territoriale dei loro possedimenti

n  Questa situazione in Europa durò per diversi secoli

n  Fino a quando, dalle lotte, dal gioco delle alleanze dinastiche e della diplomazia, non emerse un potere, inizialmente assolutista, in grado di sottomettere i vari poteri locali

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La pacificazione dell’ordine feudale, ovvero l’assolutismo come fondamenta dello stato centrale moderno

n  La pacificazione avviene in sostanza quando un potere più forte fu in grado di instaurare su di un territorio prima conteso quella che Weber considera la prerogativa distintiva dello stato moderno, ovvero ‘il monopolio sull’uso legittimo della violenza’

n  In altri termini il diritto esclusivo di un sovrano di utilizzare la forza all’interno del territorio da esso controllato

n  Il monopolio sull’uso della violenza è il pre-requisito per l’esistenza di uno stato, nell’accezione che noi oggi abbiamo di questo termine, e questa condizione nell’Europa occidentale si verificò con l’avvento delle monarchie assolutiste

n  In queste formazioni, in assenza ancora di quella organizzazione capillare di regole e delega tipica degli stati moderni evoluti, in ogni caso si era affermato il principio del diritto di successione dinastica come base per l’esercizio legittimo del potere sanzionato dalla forza

n  Pacificazione e formazione di monarchie assolute sono processi che si sono sviluppati in tempi e secondo modalità diverse nelle diverse aree geografiche europee

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La nascita dello stato moderno è stato il risultato di una serie di processi di “espropriazione” e centralizzazione

n  La centralizzazione dell’organizzazione degli eserciti: ovvero l’espropriazione dei guerrieri dai loro ‘mezzi di guerra’

n  La centralizzazione e razionalizzazione dell’amministrazione pubblica: ovvero l’espropriazione dei funzionari pubblici dai ‘mezzi di amministrazione’ ü Esempio: il prelievo fiscale dal sistema degli appalti alla centralizzazione ü In pratica lo stato pre-moderno era nelle mani dei suoi servitori ü La cui lealtà implicava anche l’accettazione dell’arbitrio che essi usavano nel

gestire la cosa pubblica ü Lo stato moderno invece rende il funzionario uno stipendiato dello stato e non

un appaltatore ü Sottrae la sua azione all’arbitrio tipico di rapporti personalistici, sottoponendolo

alle norme della regolamentazione e dell’organizzazione burocratica

n  Centralizzazione e monopolio sulla facoltà di battere moneta

n  Centralizzazione e monopolio nell’amministrazione della giustizia

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Sovranità e legittimità: i due pilastri dello stato moderno

n  Guerra e pace, esercito, amministrazione pubblico, emissione di moneta, amministrazione della giustizia, emanazione di leggi, tutti insieme questi poteri costituiscono il cuore del moderno concetto di sovranità

n  Un potere è legittimo quando chi ubbidisce lo fa perchè ritiene che chi comanda abbia un titolo per farlo

n  Nello stato moderno assolutista il principio di legittimità e quello della successione dinastica, o in altre parole è ancora il principio della tradizione

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La cittadinanza come fondamento dello stato moderno di diritto

n  Una serie di fattori cominciano a minare le basi di legittimità degli stati assolutisti ü La crescita di ricchezza e potere di nuovi ceti ü La Riforma ü Le filosofie dell’illuminismo

n  Stati assolutisti che vengono sfidati e in parte modificati tra il XVII e il XVIII secolo da eventi quali: ü La rivoluzione inglese ü La rivoluzione americana ü La rivoluzione francese

n  Si fa progressivamente avanti l’idea che il rapporto tra governanti e governati debba basarsi sulla titolarità di diritti da parte di quest’ultimi

n  Nasce e si sviluppa il moderno concetto di cittadinanza

n  Ma anche il principio della divisione dei poteri

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I mutamenti nella concezione del mondo, nei valori, nelle idee circa l’umanità e la convivenza che caratterizzano la modernità ruotano attorno a due pilastri: individualismo e razionalità

n  Individualismo e nuove figure sociali: l’imprenditore e il cittadino esprimono un mutamento che pone l’individuo e le sue libertà al vertice della scala dei valori sociali

n  L’individualismo occidentale, come vedremo, ha radici lontane e molto antiche, ma è solo all’interno della nuova formazione sociale che definiamo modernità che esso viene riconosciuto come valore dominante ü Es. status ascritto vs. status acquisito

n  Anche il razionalismo occidentale ha una storia antica che predata la modernità (sintesi tra la tradizione monoteista giudaico-cristiana e la cultura filosofico-giuridica greco-romana)

n  Ma anche in questo caso si può affermare che solo con l’avvento della modernità la ragione diventa una sorta di ‘divinità’ laica

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Le caratteristiche distintive della cultura moderna: l’individualismo

n  Se si pensa all’evoluzione del genere del ritratto, si capisce la profondità del mutamento culturale: negli essere umani cominciano ad essere apprezzate le loro caratteristiche uniche e non più o non solo quelle che li rendono simili ad altri

n  Il valore dell’individuo, non è più semplice riflesso del valore del gruppo a cui egli è ascritto, ma viene misurato da ciò che egli è in grado di realizzare

n  L’idea di un individuo libero di fronte alla propria coscienza non era dominante nelle società tradizionali

n  Le manifestazioni dell’individualismo moderno ü La religiosità individuale prende il sopravvento su quella mediata dalla Chiesa ü In campo economico si afferma il pieno riconoscimento dei diritti di proprietà

individuale ü In campo politico il diritto di espressione e partecipazione ü Eguaglianza e libertà ü Diritto naturale, diverso sia da quello soprannaturale di origine divina sia da

quello positivo che ha origine nello stato, e il relativo concetto di contratto sociale

n  L’individualismo nella modernità non è comunque rimasto un valore incontrastato

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Le caratteristiche distintive della cultura moderna: il razionalismo

n  La Ragione, sostituisce la fede, e diventa una forza rivoluzionaria che libera gli uomini da errori, sottomissione, superstizioni

n  L’interesse sociologico è tuttavia non tanto verso la Ragione, quanto verso razionalità e razionalizzazione dove: ü Razionalità= attributo specifico dell’azione umana ü Razionalizzazione= processo storico che investe e modifica la società e le sue

istituzioni

n  La razionalizzazione degli ordinamenti è, al tempo stesso, il risultato e il contesto dell’azione umana ispirata dal principio di razionalità

n  L’uomo è liberamente in grado di agire in funzione dei valori e dei fini che si è posto e quindi di utilizzare i mezzi a sua disposizione

n  La razionalità deve intendersi in ogni caso come condizione di potenzialità

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Weber: Il metodo comparativo in azione

n  Con il termine razionalizzazione possono indicarsi molti fenomeni diversi ü Esistono metodi di razionalizzazione della contemplazione mistica, ovvero di

una condotta che, da altri punti di vista, appare eminentemente “irrazionale” ü Si possono razionalizzare i campi dell’economia, della politica, della scienza

nei modi più diversi a seconda dei punti di vista e dei fini ultimi perseguiti e ciò che è razionale da un punto di vista, apparirà irrazionale da un altro

ü Le razionalizzazioni dei diversi ambiti della vita sociale si sono verificate sotto le forme più varie in tutte le zone di civiltà

n  Il problema della ricerca è dunque quello di riconoscere i caratteri distintivi del razionalismo occidentale, i tratti della sua forma moderna e di spiegarne comparativamente l’origine

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Perchè proprio in occidente la razionalizzazione di così ampi ambiti della vita?

n “Nel trattare i problemi della storia universale, il figlio della moderna cultura europea formulerà inevitabilmente e a ragione la seguente domanda: per quale concatenazione di circostanze, proprio qui, in terra d’Occidente, e soltanto qui, si sono prodotti dei fenomeni culturali i quali – almeno come ci piace raffigurarceli – si sono trovati in una direttrice di sviluppo di significato e validità universali?” (Weber)

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La peculiarità occidentale vista da Weber: un processo onnicomprensivo e unico di razionalizzaione (1/2)

n  Soltanto in occidente Weber vedeva 1.  Lo sviluppo di forme di conoscenza sistematica e razionale

–  La scienza con le rispettive conoscenze empiriche –  Una riflessione filosofica sui problemi del mondo –  Una teologia sistematica e razionalizzata, unicità del Cristianesimo sotto l’influenza

dell’ellenismo –  Forme di sapere e osservazioni di grande finezza si sono riscontrate anche in Cina,

India, Egitto, Babilonia, ma mancavano di quella base di sistematicità e razionalità che caratterizza la conoscenza in occidente (all’astronomia babilonese mancava la base matematica, alla geometria indiana mancava la dimostrazione razionale, alle scienze naturali indiane molto sviluppate dal punto di vista dell’osservazione mancava il metodo della sperimentazione razionale ripetuta sistematicamente)

2.  La razionalizzazione dei codici giuridici e delle forme di organizzazione statale –  Alle codificazioni indiane e a tutte le forme sviluppatesi nell’Asia minore manca la

rigorosa schematizzazione giuridica e la forma del pensiero del diritto romano e del diritto occidentale da esso derivato

3.  Lo sviluppo di forme artistiche razionaliste e razionalizzate 4.  La nascita della stampa periodica 5.  La nascita di razionali e sistematiche industrie specializzate nella produzione

di conoscenza (le università)

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La peculiarità occidentale vista da Weber: un processo onnicomprensivo e unico di razionalizzaione (2/2)

n  Segue 6.  La nascita della figura del funzionario specializzato, pietra angolare dello

stato moderno e della moderna impresa capitalistica : –  “Naturalmente il “funzionario”, anche quello specializzato in qualche

ramo, è una figura molto antica nelle più diverse civiltà. Ma l’assoluta ed inevitabile dipendenza della nostra esistenza, delle condizioni fondamentali politiche, tecniche ed economiche della nostra vita da un’organizzazione di funzionari specializzati sotto il profilo tecnico, commerciale, ma soprattutto giuridico, come esecutori delle più importanti funzioni quotidiane della vita sociale, sono fenomeni che nessun paese e nessuna epoca ha conosciuto come il moderno Occidente.”

7.  Lo stato nel senso di una istituzione politica –  Con una costituzione posta razionalmente come fondamenta –  Un diritto razionalmente codificato –  Un’amministrazione retta da funzionari secondo un insieme sistematico e

coerente di regole 8.  ... E soprattutto il capitalismo, ovvero il potere più decisivo della nostra vita

moderna

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Il capitalismo razionale moderno: ripresa di un tema già trattato n  Lo spirito del capitalismo non si identifica con la mera ricerca del massimo

guadagno, anzi può coincidere con il temperamento o perlomeno con il controllo razionale di questi impulsi irrazionali

n  Il principio della calcolabilità: utilizzo efficiente di cose e risorse per ottenere il profitto ü Peculiare è il calcolo del capitale in termini monetari per mezzo delle tecniche

contabili del bilancio: la comparazione tra investimento e guadagno ü Un atteggiamento che distingue il capitalismo razionale moderno rispetto al

capitalismo degli avventurieri e degli speculatori finanziari (di cui peraltro Weber riconosce la persistenza anche nella società moderna)

n  Altri elementi distintivi fondamentali ü Organizzazione razionale capitalistica del lavoro libero ü La netta separazione tra amministrazione domestica e impresa ü La contabilità razionale

n  La diffusione di questa forma di impresa capitalistica razionale è stata massima solo in Occidente

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Lo sviluppo del moderno capitalismo razionale è stato possibile non solo grazie al progresso delle possibilità tecniche...

n  Sicuramente lo sviluppo delle possibilità tecniche, dal momento che la sua razionalità dipende dalla calcolabilità dei fattori tecnici, è stato importante ü Ciò quindi vuole anche dire che tale razionalità dipende dalle peculiarità delle scienze

occidentali ü Scienza e tecnica da un lato, e capitalismo razionale dall’altro, stanno in un rapporto di

influenza reciproca, una affinità elettiva che si è data solo in Occidente

n  Gli incentivi che hanno prodotto l’affinità elettiva tra attività economica da un lato, e scienza e tecniche dall’altro, derivano dai caratteri peculiari della struttura sociale dell’occidente e bisogna quindi chiedersi quali aspetti di tale struttura hanno fornito tali incentivi ü Sicuramente la struttura razionale del diritto e dell’amministrazione (necessità di certezza

del diritto e amministrazione fondata su regole formali) ü Allora bisogna chiedersi da dove viene questo diritto e questa forma di amministrazione

fondata su regole formali? ü Non sono semplicemente gli interessi materiali dei capitalisti ad aver spianato la strada per

la nascita del diritto ü E perchè gli interessi capitalistici non hanno avuto lo stesso ruolo in Cina e in India? ü Per quali motivi in questi paesi lo sviluppo scientifico, quello artistico, quello politico e

quello economico non hanno imboccato la via della razionalizzazione propria dell’occidente?

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Breve digressione sulla sociologia delle idee e degli interessi: Marx, Nietzsche e Weber a confronto

n  Per Marx le idee esprimono e riflettono degli interessi

n  Per Nietzsche sono delle razionalizzazioni a beneficio dell’individuo

n  Weber nel legare le idee agli interessi materiali e/o alle motivazioni personali parla di ‘affinità elettive’

n  Nel tempo, o le idee sono discreditate e perdono di importanza, oppure diventano la guida dell’agire che viene promosso da determinati interessi

n  Le idee selezionate e re-interpretate dalla dottrina originale acquisiscono un affinità con gli interessi dei membri di determinati gruppi

n  Nella tesi dell’etica protestante Weber vuol dimostrare che nella storia le idee possono svolgere un ruolo autonomo: ü Un nuovo tipo di personalità i cui tratti socio-psicologici discendono da una

peculiare interazione tra un insieme di credenze religiose e gli effetti che esse hanno sull’azione

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L’importanza delle credenze religiose come base per l’ethos economico di un sistema sociale (1/2)

n  Questo tipo di analisi non può prescindere dall’importanza del fattore economico, ovvero della sua influenza sullo sviluppo delle forme della conoscenza, delle motivazioni, dell’organizzazione

n  Ma anche la correlazione inversa non può essere trascurata

n  Infatti se il razionalismo economico, alla sua origine, dipende, in generale dalla tecnica e dal diritto razionale, così esso dipende altresì dalla capacità e dalle disposizioni degli uomini di adottare certi tipi di condotta pratica e razionale

n  A maggior ragione poiché, laddove questa condotta si è trovata ostacolata da inibizioni di carattere spirituale, lo sviluppo di una razionale condotta economica ha incontrato gravi resistenze interne

n  Nel passato, ovunque nel mondo, gli elementi fondativi e formativi della condotta si ritrovano inequivocabilmente tra le forze magiche e religiose e tra i precetti etici ad esse collegate

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L’importanza delle credenze religiose come base per l’ethos economico di un sistema sociale (2/2)

n  Pertanto Max Weber, per comprendere le origini peculiari del moderno razionalismo occidentale, compie uno studio sociologico comparato delle maggiori religioni mondiali

n  Più in particolare la sua ricerca intende evidenziare l’influenza di determinate credenze religiose sullo sviluppo dello “spirito economico”, del cosiddetto ethos di un determinato sistema economico

n  Nell’opera L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, Weber si limita ad illustrare la correlazione tra lo spirito della moderna vita economica occidentale e l’etica razionale del protestantesimo ascetico

n  Ma nei saggi su L’etica economica delle religioni mondiali Weber cerca di sistematizzare e rafforzare questa affermazione attraverso una comparazione grandiosa nella quale individua le peculiari assenze e presenze di condizioni particolari che spiegano i diversi sviluppi sociali

n  Infatti solo attraverso una comparazione estesa e approfondita si possono scoprire legami causali e sviscerare il tema teorico del rapporto tra credenze religiose da un lato, ed ethos di un sistema di organizzazione sociale ed economica dall’altro

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L’etica protestante e lo spirito del capitalismo: la tesi weberiana in breve

n  Alla base dello spirito del capitalismo, secondo Weber, si pone un atteggiamento di ascetismo mondano, che non fugge la vita terrena, ma vi agisce per dominarla e trasformarla secondo principi di moralità

n  Questo ascetismo mondano, così diverso da quello contemplativo dei monaci, sarebbe il frutto della Riforma protestante, e in particolare del dogma della predestinazione che caratterizza il calvinismo

n  Questa dottrina avrebbe, secondo Weber, invece di un atteggiamento fatalistico ingenerato effetti esattamente opposti

n  Di fronte all’angoscia dell’imperscrutabilità della volontà divina, i credenti hanno cercato nei successi terreni un segno della loro grazia

n  Un vita attiva, lontana dall’ozio, dedita al perseguimento di un fine astratto è il mezzo per placare l’angoscia

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La psicologia sociale delle religioni del mondo

n  Per religioni del mondo weber intende i cinque sistemi di credenze regolatrici della condotta di vita che hanno raccolto moltitudini di credenti: ü Confucianesimo ü Induismo ü Buddismo ü Cristianesimo ü Islamismo

n  Il Giudaismo, pur non vantando un numero di credenti paragonabili alle altre cinque, è importante e analizzato da Weber in quanto contiene in se le pre-condizioni religiose necessarie per la comprensione del Cristianesimo e dell’Islam

n  Per etica economica di una religione Weber intende riferirsi agli impulsi pratici all’azione che sono derivabili da, e contenuti in, il contesto psicologico e pragmatico della religione

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Tutte le grandi religioni sono state inizialmente propagandate e diffuse da strati intellettuali marginali

n  Religione e strati ü Confucianesimo era l’etica di status dei letterati detentori di prebende in Cina ü L’Induismo nacque da una casta di letterati colti che, vivendo rimossi da

qualsiasi attività pratica, svolgevano la funzione di ritualisti e guide spirituali per altri individui o comunità

ü Il buddismo fu propagato da monaci mendicanti strettamente contemplativi e che rifiutavano il mondo terreno

ü Nel periodo iniziale l’Islam era la religione di guerrrieri-conquistatori, ma successivamente nel medioevo il sofismo mistico e contemplativo acquisì una pari importanza sotto la guida di una intellighentzia piccolo-borghese

ü Dall’esilio, il giudaismo divenne la religione civica di un popolo pariah e nel medioevo cadde sotto la leadership di uno strato di intellettuali

ü Il Cristianesimo, prima di divenire la religione civica del teatro urbano dell’occidente, fu propagato da individui anch’essi identificabili come marginali

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Ma il nucleo delle religioni, non è legato solo agli interessi materiali dei suoi sostenitori iniziali, bensì ai suoi contenuti di annunciazione e di regolazione della condotta di vita

n  Nel tempo infatti i precetti vengono riutilizzati e re-interpretati da altri gruppi, possibilmente diversi dagli iniziali sostenitori per poi diffondersi trasversalmente

n  In tutte le religioni una teodicea della sofferenza è emersa dalla speranza della salvazione

n  Inizialmente le promesse di salvazione erano legate a pre-condizioni ritualistiche piuttosto che etiche

n  Quando interviene l’elemento profetico il peccato non è più visto come una offesa ‘magica’, ma piuttosto come il risultato della trasgressione dei precetti propagati dai profeti

n  Nell’idea della redenzione e della salvezza radicata nelle religioni profetiche esiste in nuce una concezione razionalistica del mondo, da cui è poi nata una teodicea razionale della sofferenza

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Lo sviluppo religioso in oriente ha portato ad una separazione dei virtuosi dal mondo

n  In oriente i virtuosi si sono separati lasciando le masse nella tradizione della magia

n  In occidente ai virtuosi si è contrapposta l’organizzazione sociale della chiesa, che ha routinizzato e burocratizzato la grazia diffondendo una concezione che si è impegnata eticamente a regolamentare e razionalizzare la vita di tutti i giorni

n  Dovunque i valori sacri e i mezzi di redenzione dei virtuosi hanno avuto un carattere contemplativo o orgiastico-estatico, non è esistita una cinghia di trasmissione tra la religione e l’azione pratica di tutti i giorni e, quindi, l’etica economica ü In questi casi l’attività economica è stata considerata religiosamente inferiore ü Nessuna motivazione psicologica per l’azione mondana poteva essere derivata dagli

atteggiamenti venerati come massima espressione di sacralità ü In quanto religioni basate sul raggiungimento di condizioni psichiche straordinarie ed

estatiche, mistico-orgiastiche che portano via dal mondo terreno e come tali si considerano sacre

ü Un abisso separa la vita delle moltitudini da quelle dei virtuosi ü Si passa pertanto ad una sorta di antropolatria: venerazione dei virtuosi come santi, ai

quali si pagano dei tributi

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Diverso invece è stato in Occidente l’effetto dell’organizzazione dei virtuosi in una comunità che cerca di modellare la vita terrena

n  Diverso è il caso di una comunità di virtuosi che si organizza in una setta ascetica che ha come fine quello di modellare la vita sulla terra in conformità ai principi di Dio

n  Due condizioni in relazione al valore supremo e sacro ü Non deve essere di natura contemplativa, ovvero l’unione ad un essere supremo che, in

contrasto con il mondo, è perenne e statico ü Ne un’unità mistica da raggiungere attraverso pratiche orgiastiche o di apatia estatica ü Deve aver rinunciato al carattere puramente magico e sacramentale dei mezzi di grazia (in

quanto questi mezzi svalutano l’azione mondana)

n  Quando ciò avviene due obbiettivi sono raggiunti: ü Il disincanto del mondo ü Il blocco ai percorsi di salvazione attraverso una fuga dalla vita mondana

n  Il percorso verso la salvazione è reindirizzato da, una fuga contemplativa dal mondo, al lavoro attivo nel mondo

n  Tutto ciò è stato raggiunto nella sua forma massima solo nella Chiesa e nelle sette Protestanti

n  Ed è stato possibile, in parte come risultato contingente della posizione sociale dei primi sostenitori della Riforma, ma anche perchè le precondizioni erano già presenti nel Cristianesimo e nella sua ascendenza nella tradizione giudaica e greco-romana

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Sintesi dell’analisi weberiana

n  Secondo Weber solo in Occidente si è sviluppato un sistema di credenze che, ponendo il sacro su di un piano assolutamente trascendente rispetto al mondo, ha permesso di guardare alla realtà umana e naturale come a qualcosa di oggettivo, priva di significati magici e quindi manipolabile senza restrizioni dall’azione umana

n  Ascetismo mondano in cui il virtuoso prova a Dio e a se stesso la sua vocazione e la sua grazia attraverso la sua condotta in questo mondo

n  Un ascetismo che si propone di razionalizzare eticamente il mondo in funzione dei precetti di dio

n  Quindi i virtuosi protestanti hanno fermentato la razionalizzazione di una condotta di vita metodica, in generale e in particolare nell’attività economica

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Il ruolo della religione (Weber)

•  Emancipazione dalla magia •  Superamento del misticismo con il profetismo; •  Superamento del dualismo etico con la concezione

universalistica delle grandi religioni occidentali;

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…. Ma anche disincanto e, forse, progressiva perdita di senso…

n Max Weber

n Il revival religioso (lotta la relativismo, al nichilismo, anti-darvinismo e disegno intelligente)

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Individualismo e cultura europea

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L’eredità religiosa

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Il Rapporto tra stato e chiesa nell’Europa occidentale

n Dopo la riforma si afferma il principio cujus regio, eius religio

n Differenze rispetto all’altra europa: chiesa sottomessa allo stato

n Differenze rispetto agli Stati Uniti: diversità delle confessioni è componente della costituzione

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Il rapporto tra chiesa e stato-nazione

n il principio cujus regio, eius religio ha fatto sì che a partire dal XVIII le istituzioni ecclesiastiche moderne si siano formate contemporaneamente allo stato-nazione

n  Differenza tra “l’universalismo” cattolico e “l’etnocentrismo” protestante

n L’idea della comunità europea nasce a metà del XX secolo ad opera di un gruppo di cattolici sociali

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Differenze nazionali nel rapporto tra stato e chiesa

n L’effettiva separazione assoluta tra stato e chiesa è peculiarità solo della Francia e della sua tradizione anticlericale e repubblicana

n Questa peculiarità francese contrasta con le altre 4 nazioni cattoliche (Portogallo, Irlanda, Spagna e Italia)

n La chiesa d’Inghilterra è nazionale ma coabita con due altre chiese nazionali in Galles Scozia

n La Germania è caratterizzata da un pluralismo confessionale territorializzato

n In Belgio e, soprattutto, in Olanda il pluralismo religioso è una caratteristica costitutiva dell’ordine sociale e politico

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Alcuni spunti di analisi n In Germania le diverse chiese (cattolica, luterana, riformata) sono

potenti e gestiscono diversi servizi sociali e culturali: ü Il 10% dei tedeschi decide di destinare parte delle tasse pagate

alla propria chiesa ü I bambini a scuola devono dire quale è la loro religione ü La recente controversia sul crocefisso in Baviera

n Il Paradosso Italiano: ü Lo stato si è costituito contro il Vaticano ü Partito cattolico ha governato 50 anni ü 60% crede nella chiesa e il 40% le versa l’8 per mille

n Il consociativismo olandese

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La pratica religiosa

n Tutta l’Europa occidentale è caratterizzata da contrasti regionali nella frequenza di partecipazione alle pratiche religiose

n Il trend generale è tuttavia quello di una progressiva diserzione dei luoghi di culto

n Dai dati della ricerca European Values Survey viene da chiedersi se non stiamo attraversando un periodo di scristianizzazione

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Un Europa Post-Cristiana? n Lo schema di Hervieu-Leger: l’intreccio di quattro dimensioni

ü Espressione dell’identità individuale ü La continuità di una cultura in una dottrina ed in un sapere ü I principi etici ü L’esperienza emotiva

n Questo intreccio sembra oggi essersi sciolto ü Si crede senza far riferimento ad una dottrina particolare ü Si è fedeli ad un etica senza essere credenti ü Si appartiene senza praticare ü Si crede senza appartenere

n Siamo di fronte dunque ad una personalizzazione e frammentazione della credenza

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Ma l’individualizzazione non presuppone una perdita d’importanza del momento collettivo

n Non bisogna concludere che la personalizzazione isoli il credente nei suoi riti particolari

n L’individuo ha bisogno di condividere con altri

n Ma sempre più sceglie autonomamente...

n ....Il diffondersi dei nuove chiese e sette ü Correnti spiritualizzanti ü Correnti conversioniste ü Correnti restituzioniste

n Sono fenomeni che testimoniano il disagio verso il ‘ non senso’, la perdita di senso che caratterizza la modernità

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I valori europei

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Dalla comune radice cristiana gli europei hanno derivato una morale individualistica riassumibile nel decalogo

n  Le inchieste comparative sui valori degli europei indicano che questo substrato rimane vivo trasversalmente a paesi, regioni e categorie sociali

n  Peraltro, annotazione di tipo metodologico, è proprio grazie al fatto che, ad esempio, tutti gli europei concordano nel condannare il furto che è possibile comparare quali tipi di furto risultano più scusabili a seconda delle aree e delle categorie sociali

n  Le diverse ricerche, ripetute periodicamente, indicano che le gerarchie di valori sono rimaste pressoché immutate come anche le differenze nazionali…

n …emerge tuttavia una tendenza alla permissività: dati 12 comportamenti considerati sanzionabili tutti sono stati considerati scusabili da un percentuale maggiore nella rilevazione del 1990 rispetto a quella del 1981

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Prima di interpretare questa tendenza alla permissività è necessaria una breve digressione sui concetti di materialismo e post-materialismo valoriale

n  In primo luogo bisogna sgombrare il campo da alcuni usi comuni del termine materialismo e dell’aggettivo materialista

n  Il modello di Inglehart: ü In società sottoposte a forti pressioni primarie gli individui hanno bisogno di regole forti e

sicure, in altre parole di maggiore costrizione sociale ü In condizioni invece di relativa sicurezza gli individui possono maggiormente tollerare la

diversità e l’incertezza che può derivare da un allentamento delle costrizioni sociali e da regole più flessibili

ü Osservazione: quale distinzione operata da un autore classico ci ricorda questa impostazione?

n  Materialismo valoriale DEF: “Orientamento alle necessità primarie di soddisfacimento dei bisogni fisici elementari e di conservazione della sicurezza fisica”

n  Post-materialismo valoriale DEF: “Orientamento al soddisfacimento di bisogni immateriali quali il prestigio, lo sviluppo della propria identità e personalità, nonché alle soddisfazioni estetiche”

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La maggiore permissività morale come indicatore del passaggio ad un Europa post-materialista?

n  Utilizzando il modello di Inglehart l’aumento della scusabilità di comportamenti, comunque considerati sanzionabili, rientra nell’orientamento valoriale post-materialista: maggiore tolleranza verso comportamenti diversi

n  Peraltro i dati dell’Eurobarometro analizzati da Inglehart sembrano confermare in generale la tendenza verso il post-materialismo: ü Negli ultimi 10 anni in Europa i materialisti puri sarebbero scesi dal 32% al 19% della

popolazione ü Mentre i post-materialisti puri sarebbero saliti dal 13% al 22%

n  Ammesso che effettivamente i dati dei sondaggi supportino questo passaggio al post-materialismo come definito precedentemente, come interpretare questo trend? ü Interpretazione pessimista tipicamente tradizionalista e passatista: ‘…ai miei tempi

c’era più disciplina…’ ü …..o anche ‘non ci sono più le mezze stagioni….’ ü Interpretazione ottimistica: progresso del liberalismo e della tolleranza riguardo alle

differenze, in altre parole un ulteriore passo verso il modernismo e un progressivo indebolimento del tradizionalismo religioso

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La distribuzione di materialismo e post-materialismo

n  L’analisi per paesi e regioni sembra confermare uno scenario diffusionista del trend verso il post-materialismo: ü Il movimento iniziato nel nord protestante si sta diffondendo verso il sud ü Nel 1990 la percentuale massima di post-materialisti si riscontra in Olanda,

Germania, Francia e in Scandinavia ü Italia, Spagna, Portogallo e Irlanda pur rimanendo più “materialiste” si sono

notevolmente ‘ammorbidite’

n  Più chiara è invece la variazione rispetto alle categorie sociali ü I tradizionalisti (materialisti) sono più numerosi in fondo alla scala sociale ü I modernisti (post-materialisti) sono più numerosi verso l’alto ü Negli ultimi anni è aumentato il divario tra elite e resto della popolazione

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Alcuni dati e osservazioni sui valori europei: Famiglia e lavoro (1/2)

n  Famiglia e lavoro rimangono i valori principali: la felicità in famiglia è la prima aspirazione degli europei e il 75% dichiara di averla raggiunta ( a prescindere dalle forme di convivenza)

n  Rispetto a sessualità, divorzio e nascite le opinioni variano da paese a paese con risultati per certi versi sorprendenti: ü Gli spagnoli sono i più favorevoli ad una libertà sessuale completa ü Mentre insieme agli irlandesi i meno favorevoli sono gli scandinavi

n  In generale in tutti i paesi le opinioni favorevoli alla completa libertà sessuale sono in aumento

n  In generale sembra emergere una certa convergenza: soprattutto i paesi cattolici mediterranei stanno rapidamente convergendo verso la media europea

n  Differenze tra opinioni e comportamenti: ü In tutti i paesi il divorzio è approvato dall’80% della popolazione ü Ma in Italia, Spagna e Irlanda si divorzia di meno

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Alcuni dati e osservazioni sui valori europei: Famiglia e lavoro (2/2)

n  I valori legati al lavoro non sono in regresso, contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare sia nell’ottica della transizione al post-materialismo sia rispetto alle teorie post-moderniste

n  Tuttavia si rileva la maggior importanza assunta da certi elementi che si possono far rientrare nella categoria del post-materialismo, ovvero le componenti non salariali

n  ..Anche se gli italiani continuano a mettere al primo posto un buon salario

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Alcuni dati e osservazioni sui valori europei: La politica (1/2)

n  Destra/sinistra, Morbidi/duri ü Sinistra: uguaglianza > libertà ü Destra: libertà > uguaglianza

n  In Europa l’interesse per la politica negli ultimi due decenni è rimasto pressoché stabile

n  Molto interessante il fatto che 1 europeo su 5 rifiuta di posizionarsi rispetto alla scala destra/sinistra

n  I posizionamenti politici sarebbero molto legati a convinzioni religiose e morali: ü Un forte identità religiosa, basata su principi religiosi e morali, è tipica della destra ü Caratteristico della destra è anche la minore tolleranza verso gli stranieri ü Maggiore propensione per il rischio individuale, il privato e il mercato

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Alcuni dati e osservazioni sui valori europei: La politica (2/2)

n  La militanza politica ü In calo quella dentro i partiti ü In aumento quella diretta: dal 16% al 23% negli ultimi dieci anni

n  Cosa si aspettano gli europei dal governo in ordine d’importanza: ü Accrescere la partecipazione dei cittadini ü Assicurare la libertà d’espressione ü Garantire l’ordine: in forte calo come obiettivo tra gli europei

n  L’analisi a 4 assi: modernismo/tradizionalismo e gradualismo/radicalismo: L’orientamento dell’Europa non è ne verso una sinistra permissiva né verso una destra dura, ma verso un centro socialdemocratico che ruota attorno al consenso

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Osservazioni conclusive di sintesi

n  Convergenza verso l’ammorbidimento delle norme e la tolleranza delle differenze, che è in linea con l’individualismo fondato dal Vangelo e poi proclamato nella dichiarazione dei diritti dell’uomo

n  A livello politico è anche evidente una convergenza verso il centro e la social-democrazia

n  Fine delle ideologie rigide e ben definite: i referenti ideologici degli individui oggi formano dei sistemi meno rigidi e meno omogenei

n  Questa osservazione sul modo in cui le ideologie si individualizzano richiama quanto detto in precedenza rispetto alla religione

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Modernizzazione e media

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Le modalità di comunicazione dentro varie forme di convivenza sociale si sono evolute passando attraverso 6 periodi

n  Segni e segnali

n  Parola e linguaggio

n  Scrittura e manu scripti

n  Stampa e comunicazione di massa cartacea

n  Cinema, radio, televisione

n  I nuovi media

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Le tecnologie della comunicazione hanno reso possibile l’evoluzione delle forme comunicative

Scrittura Stampa

Telegrafo

Telefono

Fotografia

Fonografo

Radio

Televisione

Fax

Computer

Pager

Multimedia Telefono cellulare

Internet

XV sec. XVIII sec. XIX sec. XX sec. 800 a.C.

Posta elettronica

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La storia dei mutamenti sociali può leggersi anche dalla prospettiva della medium theory

n  La maggior parte degli studi sulla comunicazione e sui media si concentrano sul contenuto e sugli effetti del contenuto comunicato

n  Pochi si sono invece soffermati sullo studio delle conseguenze e degli effetti, a prescindere dai contenuti trasmessi, del medium utilizzato per la trasmissione

n  La medium theory si concentra sullo studio delle caratteristiche del medium e si domanda: quali sono gli elementi caratterizzanti un dato medium e come essi lo rendono fisicamente, psicologicamente e socialmente differente da altri media e dall’interazione faccia-a-faccia? ü  quali sensi sono coinvolti ü  uni-direzionalità, bi-direzionalità, multi-direzionalità ü  quanto velocemente i messaggi sono diffusi ü  facilità/difficoltà di codificazione e decodificazione ü  queste dimensioni influenzano l’uso del medium e i suoi impatti psicologici, sociali

e politici a prescindere dai contenuti del messaggio

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Dalla prospettiva della medium theory la storia può dividersi in quattro fasi

n  Società tradizionali e oralità

n  La fase transitoria degli scribi

n  La stampa e la cultura moderna

n  La cultura globale elettronica

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Società tradizionali e oralità

n  L’importanza della memoria e della recitazione ü per memorizzare le idee in forma di poemi e miti

n  Comunicazione orale e presenza fisica ü la memoria è tramandata in ambiti comunitari ristretti face2face ü attraverso frasi di repertorio e rituali

n  Chiusura ü pochi scambi comunicativi con l’esterno ü internamente limita individualità e differenziazione

n  Conservazione ü sforzi per conservare ciò che esiste ü mutamento lento

n  ma anche apertura e profondità ü nelle esperienze sensoriali ü nell’interazione sociale

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La fase transitoria degli scribi

n  La scrittura comincia a rompere: ü  la coesione sociale e la chiusura ü  la modalità di pensiero legata alla comunicazione orale

n  Permette la nascita di comunità simboliche ü  possibilità di connessione senza co-presenza fisica ü  quindi unisce e divide gli individui in nuovi modi

n  Ma scrittura e lettura non sono modi di comunicazione ‘naturali’ ü  codifica ü  decodifica

n  L’impatto della scrittura è ineguale e limitato ü  sforzi per conservare ciò che esiste ü  mutamento lento

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La stampa e la cultura moderna

n  L’invenzione della stampa: una rivoluzione a prescindere dai contenuti ü  produrre tante copie dello stesso testo diffonde e libera la conoscenza ü  I primi testi stampati sono religiosi: la Bibbia ü  Il risultato non è la conservazione ma … lo scisma religioso ü  …l’umanesimo rinascimentale e un po’ godereccio ü  la rivoluzione scientifica ü  il pensiero razionale e l’individualismo

n  Ulteriore indebolimento della comunità locale ü  divisione in sistemi di comunicazione separati ü  dall’interazione co-locata a mondi informativi separati

n  Massimo sviluppo delle comunità simboliche: nazione e nazionalismo ü  la comunità locale è sostituita da comunità di ordine superiore ü  comunità simboliche costruite e immaginate come la nazione

n  Linearità, razionalità, impersonalismo ü  da esperienza e circolarità ad oggettificazione e linearità ü  distacco e contemplazione ü  punti di vista e linee di pensiero

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La cultura globale elettronica

n  I media elettronici (telefono, radio, tv) reintroducono la simultaneità di ü  azione ü  percezione ü  reazione

n  L’esperienza sensoriale è nuovamente al centro della comunicazione ü  ma si tratta di una nuova oralità ü  senza vincoli spazio/temporali ü  messaggi che possono essere ricevuti da una grande mass di persone

n  I confini ‘noi’/‘loro’ mutano ancora ü  i mass media travalicano i gruppi letterari, le associazioni, le nazioni ü  illusione di comunanza con individui molto diversi da noi

n  Nuove forme di esperienza e modalità di pensiero ü  diverse dalla conoscenza astratta della cultura moderna della stampa ü  La parola ritorna alla sua forma originaria: evento e non più oggetto ü  Le IDEE perdono d’importanza ü  diminuisce l’importanza della linearità

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Nuovi media: ipotesi preliminari di impatto

n Ridefinizione del confine tra sfera pubblica e privata

n Nuove forme di esclusione sociale: digital divide

n Indebolimento degli agenti tradizionali di socializzazione (famiglia e scuola)

n Altro?

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Quale è stato il motore del cambiamento?

n  L’economia (approci materialisti)

n  La politica (approcci polito-centrici)

n  La cultura (approcci idealisti)

n  In realtà la complessità del fenomeno non può essere ridotta ad una sola dimensione

n  Come d’altra parte il pensiero dei grandi classici della sociologia, seppure popolarizzato come facente capo ad uno dei tre poli, è stato complesso e più sfumato