MENSILE DELLA COMUNITÀ DEI FIGLI DI DIO...GIUGNO 2013 – anno XXVI – n.10 1 MENSILE DELLA...

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1 GIUGNO 2013 – anno XXVI – n.10 MENSILE DELLA COMUNITÀ DEI FIGLI DI DIO Spedizione in abb. post. comma 2 - Art. 1 D.L.353/03—Conv. L. 46/04 - Filiale Rovigo - Direttore responsabile: p. Carlo Ravano Sede: Casa San Sergio, 50135 Settignano (Firenze) - Autorizzazione n. 3743 - Tribunale di Firenze 10/8/1988

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1 GIUGNO 2013 – anno XXVI – n.10

MENSILE DELLA COMUNITÀ DEI FIGLI DI DIO

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Notiziario CFD Giugno 2013

Sommario

Calendario 1

Da padre Benedetto: Del lavoro 2-3

La parola del Padre: Una fede sempre più pura e sempre più grande 3-4

Dall ’Assistente Generale: “Ve lo dico in nome di Dio: cercate di essere santi!” 5-6

Inserto biblico: Lettera ai Galati , I e II lettera a Timoteo 7-10

Avvisi 10

Formazione permanente: La via del ri torno - I sacramenti cris tiani (capi tolo 11) 11

La via, le due vie, le tre vie, per unirsi ogni giorno di più a Gesù 12

Formazione e attualità : Parola - ascol to 13

Adunanze 2012-2013: Fede e salvezza (Rm 5) 14-16

Angolo della cari tà 16

Incontri comunitari - Pellegrinaggio 17-18

Vi ta comunitaria 18-31

Corrispondenza 32

Necrologio 33-39

Anniversario dei defunti : Giugno 2013 39

I nostri Santi patroni dei gruppi : Giugno 2013 40

Se tu vuoi Gesù...

«Se tu vuoi Gesù, non cercarlo in chiesa: Egli si fa presente sotto le specie del pane non per rimanere l ì fermo, ma per essere mangiato, perché vuol vivere in noi . Perciò ognuno di noi , se è in grazia, è il taber-nacolo più vero del Signore, perché in noi Egli rimane e vuol rimanere».

Ritiro del 29.12.1988 a Biella

TRACCIA DEL MESE

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CASA MADONNA DEL SASSO

Santuario Madonna del Sasso

50065 Santa Brigida (FI) 055.8300162 [email protected]

CASA SAN GREGORIO

via per Chiavazza, 30 13856 Vigliano Biellese (BI) 015.811134 [email protected]

CASA MATER MISERICORDIAE

via per Chiavazza, 30 13856 Vigliano Biellese (BI) 015.811305 [email protected]

CASA S. MARIA DELLE GRAZIE

Santuario Madonna di Pietracupa via Pietracupa, 20 50020 S. Donato in Poggio (FI) 055.8072924

CASA SANT’AGOSTINO

DI CANTERBURY

Catholic Presbitery 93 Saddleback Road Dookie 3646 - Victoria - Australia 0061.3.58286473 [email protected]

CASA DELLA TRASFIGURAZIONE

via Rossellino, 7

50135 Settignano (FI) 055.697101

CASA “DON DIVO BARSOTTI”

via Tevere, 12

09040 Guamaggiore (CA) 070.985495 [email protected]

CASA SAN BENEDETTO

via Monte Asolone, 8

00195 Roma 06.37350711

CASA DELLA VISITAZIONE

via A. Da Burgio, 7

90136 Baida (PA) 091.6731238

CASA DELLE BEATITUDINI

via dell’Olmeto, 7/F

50135 Settignano (FI) 055.697140

NUMERI UTILI

Segreteria della Comunità: c/o Casa delle Beatitudini, via dell’Olmeto 7/F, 50135 Settignano (FI).

Telefono e fax : 055.6557409, risposta telefonica diretta lunedì e mercoledì, segreteria e fax tutti i giorni 24 ore su 24; e -mai l: [email protected].

Ufficio Economato: c/o Casa delle Beatitudini, via dell'Olmeto 7/f 50135 Settignano (FI).

Telefono 055.697140; e-mail: [email protected].

Archivio: c/o Casa delle Beatitudini, via dell’Olmeto 7/F, 50135 Settignano (FI).

Tel. e fax: 055.697140, e-mail: [email protected].

Notiziario: c/o Casa Madonna del Sasso, 50065 Santa Brigida (FI).

Tel.: 055.8300162, e-mail: [email protected].

Conto corrente postale Comunità: n° 23703507, intestato a “Comunità dei figli di Dio”, via Crocifissalto 2, 50135 Settignano (FI).

Conto corrente bancario Comunità: n° 15302/68, intestato a “Comunità dei figli di Dio”, presso Monte dei Paschi di Siena, Filiale di Firenze, Codice IBAN: IT28 I010 - 3002 - 8570 - 0000 - 1530 - 268.

Per le offerte riguardanti i libri: conto corrente postale n° 98674914 , intestato a Tommaso Caldarone, via per Chiavazza 30, Vigliano Biellese, (Biella); per le offerte libri con bonifico Codice IBAN: IT16 X076 - 0110 - 0000 - 0009 - 8674 - 914. Per eventuali richieste sui libri, contattare padre Paolo Radice all'indirizzo e-mail: [email protected].

Sito internet CFD: http://www.figlididio.it (dal sito è possibile anche scaricare il Notiziario).

La Casa Madre e le altre case della Comunità dei figli di Dio

CASA SAN SERGIO

via Crocif issalto, 2 50135 SETTIGNANO (FI)

055.697778 [email protected]

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Calendario Giugno 2013

1 sab Esercizi spi rituali a Paestum (Salerno).

2 dom Solennità Santissimo Corpo e Sangue di Cristo.

Esercizi spi rituali a Paestum (Salerno).

3 lun

4 mar

5 mer

6 giov

7 ven Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù.

8 sab

9 dom X Domenica del Tempo Ordinario (II settimana del Salterio, anno C).

10 lun

11 mar

12 mer

13 giov

14 ven

15 sab

16 dom XI Domenica del Tempo Ordinario (III settimana del Salterio, anno C).

17 lun

18 mar

19 mer Esercizi spi rituali a Lecceto (FI).

20 giov Esercizi spi rituali a Lecceto (FI).

21 ven Esercizi spi rituali a Lecceto (FI).

22 sab Esercizi spi rituali a Lecceto (FI).

23 dom XII Domenica del Tempo Ordinario (IV settimana del Salterio, anno C).

Esercizi spi rituali a Lecceto (FI).

24 lun Solennità della Natività di San Giovanni Battista.

25 mar

26 mer

27 giov Incontro dei formatori ai voti (Madonna del Sasso).

28 ven Incontro dei formatori ai voti (Madonna del Sasso).

29 sab Solennità dei Santi Pietro e Paolo.

Incontro dei formatori ai voti (Madonna del Sasso).

30 dom XIII Domenica del Tempo Ordinario (I settimana del Salterio, anno C).

Incontro dei formatori ai voti (Madonna del Sasso).

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DEL LAVORO

da padre Benedetto

Carissimi , Durante il soggiorno in Australia, sono s tato feli-

cemente sorpreso ed is trui to dall ’ascol to di una catechesi di fratel Massimo che trattava dell’argo-mento dell’esercizio della presenza di Dio. Tale pratica è senza dubbio una delle principali caratte-ris tiche della vi ta di un monaco anche durante i momenti delle sue occupazioni lavorative, certa-mente non secondarie per lo meno per quanto ri -guarda il tempo che vi consacra . Questo è ancora più vero per coloro che, consacrati al Signore nella Comunità, vivono nel mondo ed eserci tano una professione. Rimandandovi dunque alla lettura degli articoli dello Statuto che riguardano il lavoro, e la pagina del Padre qui di segui to, credo sarà uti-le per tutti approfi ttare della sintesi offertami da questo caro fratello. Ciò che distingue la nostra vi ta da quella di molti altri cris tiani (anche se solo Dio conosce perfettamente la vi ta intima dell ’uo-mo) è l ’attenzione alla presenza amorosa di Dio (cfr “Le Virtu’ Negative” 1° volume delle ci rcolari ed.1991, pag. 62), che prende consistenza grazie

ad un atto della volontà che come nel caso della preghiera liturgica , ci porta ad interrompere mo-mentaneamente il nostro pensiero o il nostro lavo-ro per reci tare mentalmente o vocalmente una breve preghiera . Tale esercizio sarà possibile e a sua vol ta puri ficherà il nostro cuore e le nostre at-tivi tà , se col tiveremo contemporaneamente quat-tro disposizioni interiori .

La prima e più semplice sarà quella di concentrar-ci effettivamente su quanto stiamo facendo senza preoccuparci d’altro. La mente infatti non può effi-cacemente impegnarsi in varie cose allo stesso tempo a meno che Dio non provveda altrimenti . Se per esempio stiamo cucinando un risotto, dobbia-mo concentrarci sulla sua cottura , altrimenti un bel puzzo di bruciato ci risveglierà ben presto dai nostri sogni ... Non dobbiamo dimenticare che la grazia che Dio ci dona, è quella del momento pre-sente. Così scrive il Padre parafrasando la Beata Elisabetta della Trini tà : “Vivere l ’attimo presente, perché quest’attimo è Dio. Il tempo coincide con l ’eterni tà ... l ’a ttimo solo che vivi è eterno!”.

La seconda, strettamente correlata alla preceden-te, è quella di s tare attenti a non lasciarci prendere dalla smania di voler fare troppe cose e quindi di-ventare precipi tosi pensando a quello che faremo dopo, un po’ come i bambini che pensano ai giochi quando fanno i compiti . Anche in questo caso dob-biamo ricordare che la presenza di Dio è discreta . Egli è come uno che passa silenziosamente, senza farsi notare o darsi importanza, in mezzo ad una turba di gente rumorosa, immagine che simboleg-gia i nostri pensieri e le nostre preoccupazioni .

La terza disposizione si chiama diligenza, parola che viene dal latino “diligere”, cioè amare, preferi -re. Indica quell ’attitudine per cui ciò che facciamo, viene fatto diligentemente a motivo di un amore preferenziale per il Signore: “Qualunque cosa fac-ciate fatela per il Signore e non per gli uomini”.

La quarta ed ul tima disposizione è quella del di-s tacco e in apparenza sembra essere in contrasto con le al tre tre. Si tratta semplicemente di non la-

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sciarsi completamente prendere dal proprio lavo-ro, cioè di non preoccuparsi eccessivamente del risul tato, o meglio del nostro successo. Dobbiamo impegnarci ed aggiornarci riguardo alla nostra pro-fessione o anche a quanto facciamo abitualmente, ma rimanere interiormente liberi di farlo per il Si-gnore, capaci di interrompere le nostre attivi tà in qualunque momento per ricordare, celebrare, lo-dare il Suo amore e impetrare il suo aiuto e la sua misericordia sulla nostra povertà .

Carissimi , ho pensato di scrivervi queste cose per-

ché ciascuno possa utilizzare uno s trumento a noi adatto per rendere più vero, concreto ed efficace il nostro impegno di realizzare la nostra unione con Dio. Sforziamoci dunque con tutte le nostre risorse e sperimenteremo la consolazione della sua Pre-senza. Colui che ha promesso di essere con noi tut-ti i giorni fino alla fine del mondo vegli sul cuore di ciascuno, ci unisca ulteriormente tra noi e ci renda capaci di cogliere nella cari tà gli autentici bisogni dei nostri fratelli per far crescere la nostra vocazio-ne a servizio del Regno.

La preghiera di per sé è atto che impegna le potenze supe-riori dell ’uomo. Certo noi vediamo nella liturgia che il sacer-dote, pregando, compie alcuni gesti, impegna anche le mem-bra. Il corpo aiuta la preghiera e mani festa lo spi ri to. Ci si mette in ginocchio, ci si prostra per terra , si s ta in piedi , si congiungono le mani , si aprono: sono gesti che vogliono signi -ficare qualcosa. Tuttavia la preghiera non può consistere in questi gesti sol tanto; il gesto può essere preghiera solo se l ’anima ispi ra prima e accompagna poi il gesto, s ì da fare di ogni gesto un segno della vi ta interiore dell ’anima. La pre-ghiera è dunque essenzialmente esercizio delle potenze supe-riori dell’uomo, è attivi tà morale ed è attivi tà razionale, ma per vi rtù della fede e della carità queste attivi tà vengono in qualche modo trasfigurate e hanno per loro fine Dio s tesso. La preghiera è anche attivi tà manuale, ma solo nella misura che questa attivi tà è già divenuta umana, cioè penetrata tutta da un valore etico e razionale. Un’attivi tà umana che non è penetrata da questo valore etico e razionale è incapace di divenire preghiera . Di qui la necessità che il lavoratore conservi una certa libertà interiore se vuole pregare, perché un lavoratore che è così op-presso dal peso del proprio lavoro da non poter elevare la sua anima, da non poter eserci tare la sua intelligenza o la sua volontà non può nemmeno pregare. Bisogna che il lavoro manuale sia penetrato dai valori più alti dell ’uomo. Il lavoro dev’essere per l ’anima l’esplicazione di una vi rtù che è vi rtù di pa-zienza, di cari tà, di servizio al prossimo o almeno esercizio di morti ficazione; comunque il lavoro uma-no, se non è penetrato da un certo valore etico, non può divenire preghiera. Possiamo attraverso il la-voro partecipare alla Passione del Cris to, in quanto il lavoro è una mortifi cazione, in quanto il lavoro esige da parte dell ’anima l ’accettazione di un peso, di una sofferenza, di una umiliazione che natural-mente morti fica la nostra natura . Ora , nella misura che noi accettiamo questa morti fi cazione e l ’amia-mo e la vogliamo, nella s tessa misura noi penetriamo il nostro lavoro di un valore etico. E nella misura che questo lavoro umano viene penetrato da un valore etico, nella s tessa misura anche il lavoro uma-no può essere trasfigurato. Allo s tesso modo il lavoro umano può essere penetrato dalla carità , o an-che dalla filantropia , se volete. Se il lavoro umano viene compiuto in vista dei fratelli, per un servizio

LA PREGHIERA LAVORO DELL’UOMO

LLAA PAROLAPAROLA DELDEL P PADREADRE

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alla ci ttà , per un servizio ai propri familiari , noi lo penetriamo di un valore etico, ed è facile che in que-sto caso il lavoro divenga un atto di cari tà, di amore cristiano. La cosa importante è che noi non subia-mo il lavoro, ma lo assumiamo. Se noi si subisce il lavoro rendiamo schiava la nostra anima del lavoro medesimo, e in questo caso è impossibile una trasformazione del nostro lavoro in preghiera. Non subi-re il lavoro, ma assumerlo: assumerlo vuol di re eserci tare la nostra volontà nell ’accettazione di questo impegno in vista di qualche motivo, perché è un atto umano e un atto umano ha sempre una sua finali-tà . Noi siamo uomini quando preghiamo, siamo uomini quando siamo in famiglia con i figli, siamo uo-mini quando andiamo alla Casa del popolo, quando fa cciamo dei comizi ; possiamo non essere uomini quando andiamo all ’officina . Quando l ’uomo è nell ’officina si può dimenticare di essere uomo. Come schiavo, come animale compie a volte il lavoro senza alcun esercizio di intelligenza, né di volontà . Ma noi non dobbiamo essere servi nemmeno del nostro lavoro. È importante che tutti coloro che debbono lavorare non si sentano avvili ti, non si lamentino, perché lamentarsi del proprio lavoro vuol di re in fon-do non averlo ancora accettato, non avere avuto dunque la forza di assumerlo, vuol di re perciò senti re più o meno il lavoro come un atto di schiavitù, subirlo come un atto che asservisce. Nella misura che ci lamentiamo, il lavoro non è ancora preghiera . Perché il lavoro crea nella grande massa umana il risenti-mento, l ’odio verso gli al tri? Precisamente perché asservisce, perché rende schiavi ; l ’uomo non può accettarlo, sente che nel compiere quel dato lavoro di fatto rinuncia alla propria umanità e non può accettare questo avvilimento che è contro la sua natura , e se la piglia con tutti . Importante sarebbe invece che l’uomo avesse la capaci tà non più di subire il lavoro, ma di assumerlo, poi trasformarlo e farlo divenire l ’esercizio stesso per il quale la sua personali tà umana si sviluppa, si apre, si perfeziona. Proprio attraverso il lavoro la personalità umana dovrebbe trovare il suo compimento. Perché questo avvenga che cosa s ’impone? Si impone che non rinunciamo mai all ’esercizio delle nostre potenze supe-riori : cercar di fare il nostro lavoro impegnando la nostra intelligenza. Nell ’insegnare non tramandare una dottrina meccanica, cercare d’impegnare veramente la nostra personalità onde la comunicazione di una dottrina agli al tri sia la comunicazione anche della nostra persona. Così ugualmente, anzi di più, il lavoro deve comportare sempre anche l ’esercizio di una nostra attivi tà morale. Ma come questo po-trà avvenire? L’uomo è s tato creato per essere re, non per essere schiavo: di una regalità lo investì il Signore quando lo creò. Questa è la digni tà dell ’uomo, questa è la finali tà per la quale l ’uomo è stato creato. Se l ’uomo non vive nell’esercizio di questa sua dignità , praticamente egli è incapace di far sì che il lavoro divenga uno s trumento di santifi cazione. Ora , per dominare le cose, bisogna avere una certa calma, bisogna avere una certa pace interiore; se noi la perdiamo, indubbiamente la preoccupazione del lavoro ci opprime, ci soffoca, ci schiaccia. Bisogna avere una certa leggerezza . Non dobbiamo esse-re presi totalmente dal lavoro, trascinati e fatti schiavi delle cose. Siamo noi che dobbiamo imprimere nelle cose un loro senso, una loro di rezione e dare alle cose un loro signi ficato; non debbono essere le cose invece a voler imporre a noi i loro modi , il loro peso. Dominare gli avvenimenti , la condizione nella quale ci troviamo e le diffi col tà che dobbiamo superare. Calma, una certa calma che non vuol di re non fare quello che ci viene chiesto, vuol di re non perdere mai la visione esatta di quello che ci viene chie-s to di fare. Non perdere mai il controllo di noi stessi. L’anima non deve essere preoccupata per quello che verrà . Vivere giorno per giorno. Pensa al peso che giorno per giorno devi portare, ora per ora . Que-sto insegnamento non è sol tanto etico, ma evangelico: a ciascun giorno il suo affanno. È il Signore che ci chiede questa libertà interiore, una certa spensieratezza: non la spensieratezza di coloro che non pensano, ma la spensieratezza di colui che vuol avere il pieno possesso di sé, perché vuol dominare le cose e non essere dominato da loro. Allora sol tanto noi possiamo trasfigurare il lavoro manuale in pre-ghiera (Introduzione al Breviario, ed. San Paolo 2006, pp. 39-42).

il Padre

LLAA PAROLAPAROLA DELDEL P PADREADRE

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“VE LO DICO IN NOME DI DIO: CERCATE DI ESSERE SANTI!”

dall’Assistente Generale

«Per prima cosa devo cercare di farvi capire e capire io stesso che cosa abbia voluto dire per noi questa chiamata di Dio alla Comunità, che cos’è la Comunità, cosa chieda da parte di Dio a tutti noi».

Carissimi fratelli e sorelle, molti ri corderanno queste parole che il Padre disse nel giorno del suo novantesimo compleanno, e non solo: «Miei cari fratelli, ecco quello che vorrei di rvi : noi sia-mo s tati chiamati dal Signore ed Egli aspetta di ricevere in dono da noi tutti , noi stessi».

La nostra è s tata solo una donazione apparen-te, di facciata, di una momentanea infatuazione nello scorrere della nostra esistenza terrena? Al momento della Consacrazione avevamo questa coscienza che stavamo donando noi s tessi a Dio? Ed a distanza di anni abbiamo capi to cosa abbia-mo fatto? Quanto ancora Dio deve pazientare con noi? Andando in visi ta nelle Famiglie/Delegazioni, (io) noto che molti vivacchiano, c’è poco entusiasmo e tanti volti tris ti e s tanchi . Le colpe? Lasciatemi passare una battuta di una vecchia pubblicità : forse c’è il logorio della vi ta moderna, e sicuramente per noi appartenenti a questa famiglia religiosa ci sono al tri problemi di vi ta comunitaria e colpe che vanno dis tribui te fra tutti e nessuno commetta l’errore di senti rsi escluso! E un errore grande potrebbe essere quello di andare avanti e far finta o non notare le varie problematiche.

Continua il padre: «…Ma quante sono in real tà le anime che veramente si donano a Dio, quante sono le anime che veramente vogliono la santità e che ci tendono giorno per giorno?».

Fratelli , facciamo attenzione a non s tancare la pazienza di Dio, la quale è infinita come il suo amore per noi, come anche la sua infini ta miseri-cordia, ma abbiamo sempre a mente che co-munque saremo giudicati .

Ricordo le parole del Salmo 94: «Per qua-rant’anni mi disgustai di quella generazione e dissi: Non entreranno nel luogo del mio riposo».

Ci accontentiamo del minimo indispensabile: le quattro preghiere; con fatica quando sono libero da al tri impegni vado all ’Incontro di Gruppo; al Ri ti ro posso anche non andarci tanto è obbligo solo per chi ha i voti ; per l ’Adunanza al tre scuse; gli Esercizi spi ri tuali molti non sanno cosa siano; quanti di noi sentono la necessità e si s forzano di andare a Messa in settimana? O per lo meno nei giorni in cui per la liturgia si celebra una solenni-tà o una festa?! La preghiera li turgica (Lodi e Ve-spri ), che dovrebbe essere il nostro pane quoti-diano ed indispensabile…, si nota chiaramente che i breviari (ricordo che sono libri che conten-gono la preghiera ufficiale della Chiesa e che tut-ti dovremmo averli consumati) si aprono solo quando si partecipa ad un atto di vi ta comune; la Sacra Scri ttura , la Parola di Dio (il libro del mese) l ’amiamo? Mi sforzo di trovare il tempo per met-termi in ascol to della Sua parola?

Le Tempora le viviamo come sono volute dal nostro padre don Divo Barsotti o anche qui silen-ziamo la coscienza facendo la nostra offerta in danaro e… basta?!

Nelle feste importanti della Comunità , faccio l ’impossibile per esserci con i fratelli?

Quale rapporto ho con i miei fratelli/sorelle? Mi interesso a loro? Sono dispiaciuto quando non li vedo? Credo e amo questa Famiglia Religiosa che Dio mi ha dato?

La santi tà, come ce la vogliamo guadagnare? Vogliamo prendere coscienza che l’atto di Con-sacrazione che abbiamo scri tto e fi rmato sull ’al-tare in presenza di tanti testimoni è un contratto s tipulato con Dio ed è il mio consenso senza ri -serva alcuna a rispondere alla sua chiamata per la mia santi tà? Ora, subi to e nella Comunità dei figli di Dio?! Con i fratelli non scel ti da me e con gli s trumenti che questa comunità mi offre?!

Ancora il padre: «Ecco quello che devo di rvi in nome di Dio: non possiamo rinunciare alla santi-tà vera e propria che il Signore ha ribadi to come Sua legge fondamentale data a noi nelle parole

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del Vangelo: ‘Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli ’. Il fine della vi ta del-la nostra Comunità è essere questa imitazione di Dio… Chiunque ci vede deve di re: ‘Abbiamo vis to Gesù’, perché senza questo la nostra vi ta è un fallimento».

Non posso di re di amare Dio se poi questo a-more non lo vivo concretamente nel modo che Lui vuole che io lo viva . Il nostro amore a Dio passa attraverso la Comunità ed i fratelli che co-me me hanno scel to di fare questo cammino. Certo non tutti abbiamo lo s tesso passo, le s tes-se capaci tà, in ognuno di noi la Grazia di Dio agi-sce in modo ed in tempi diversi ; quello che non dobbiamo fare è lo s tare fermi e non opporre resistenza a quel poco che il Signore ci chiede.

Ascol tiamo il Padre: «La chiamata di Dio si rea-lizza nel far sì che l ’uomo entri in comunione con Lui attraverso la comunione coi fratelli. Ecco l ’importanza della Comunità. Dopo aver amato Dio al di sopra di tutto si impone amore alla Co-munità stessa. Dico: alla Comunità nostra . La pri -ma cosa dunque che vi chiedo, dopo l ’amore a Dio, è l ’amore alla Comunità… Rendetevi conto che l ’amore che noi dobbiamo portare gli uni agli al tri , che dobbiamo portare alla Comunità intera , questo amore deve poi essere vero, rea-le, nell’obbedienza semplice e vera , ed anche

nella stima e nella fiducia nei Superiori . Sappiate amare, rispettare e aver fiducia in noi tutti. Pri -ma di tutto in Dio, ma dopo Dio anche nei Supe-riori (…) Non cri ticate troppo; la cri tica , se c’è, dovete farla però molto aperta , molto chiara ai Superiori stessi perché si rendano conto di quel-le che possono essere le manchevolezze nella vi ta della Comunità . Ma soltanto passando attra-verso i Superiori le vostre cri tiche sono posi tive, possono essere d’aiuto anche a una maggiore realizzazione del piano di Dio. Se le vostre osser-vazioni nascono invece da un bisogno di cri tica , di polemica, abbiate timore di quello che di te, di quello che fate, perché potreste disgregare, divi -dere quelle anime che, invece, devono essere una sola cosa fra loro, come sono una cosa sola con Cristo Gesù.

…La Comunità intera sia veramente lo strumen-to scel to da Dio per la salvezza degli uomini, per la salvezza del mondo. Certo non noi soli , ma anche noi , anche noi siamo chiamati a questa missione cos ì grande, così divina».

Vi abbraccio e saluto affettuosamente, esortan-dovi a credere all ’Opera che Dio vuole compiere con la nostra collaborazione.

Nel Cristo Risorto, vostro fratello e servi tore,

Vito

Bari, aprile 2013. Il nostro Assistente

Generale Vito Di Ciaula con il responsabile della

Delegazione Inghilterra Tom Craigmyle e la moglie

Alice.

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LETTERA AI GALATI, I E II LETTERA A TIMOTEO

Le due lettere a Timoteo fanno parte del gruppo delle cosiddete “Lettere Pastorali” (insieme alla let-tera a Ti to), cosi’ chiamate perche’ contengono so-prattutto di rettive consigli, raccomandazioni che riguardano il governo delle comunita ’ cristiane fon-date da Paolo durante i suoi viaggi missionari e indi -ri zzate ai suoi discepoli preposti alla guida di esse. Chi era Timoteo? Timoteo entra in scena nel corso del secondo viaggio dell'apostolo. Era nato a Lis tra da padre pagano e da madre giudea (Eunice), aveva ricevuto un'educazione ebraica sia dalla madre che dalla nonna (Loide), ed era stato converti to al cri -s tianesimo forse da Paolo stesso, fin dal primo sog-giorno dell'apostolo proprio a Lis tra , quindi già du-rante il primo viaggio. Pur avendo un carattere timi -do e pur essendo molto giovane, Timoteo godeva già di larga s tima tra i cris tiani della Licaonia , perciò Paolo, ripassando da Lis tra , durante il suo secondo viaggio, decide di prenderselo come collaboratore e, fattolo ci rconcidere, perché potesse predicare liberamente tra le comunità ebraiche di quella re-gione, si di rige con lui alla vol ta delle province d'A-sia e di Macedonia . Dalla prima lettera a Timoteo si evince che egli è a capo della comunità di Efeso ( 1Tm 1,3). Paolo lo invi ta a recarsi a Roma, portan-dogli il suo mantello e i suoi libri e pergamene ri -masti presso Carpo ( 2Tm 4,7ss). Stando agli apocri fi Timoteo assiste alla morte di Paolo, dopodiché tor-na ad Efeso, dove muore marti re nel 97. Forse Ti -moteo e’ anche "l 'angelo della chiesa di Efeso" che nell'Apocalisse (12,1-6) lotta contro i Nicolai ti . I ri fe-rimenti biblici che lo riguardano, di rettamente o indirettamente, sono i seguenti : ol tre ovviamente alle due Lettere, Atti 14,6-20; 16,1-3; 17,14-15; 1-8,5; 19,22; 20,4; 1-2 Tess 1,1; 1 Tess 3,2-6; Fil 1,1; Col 1,1; Rm 16,21; 1 Cor 4,17; 16,10-11; 2 Cor 1,1; Ebr 13,23, Filem 1. Prima di iniziare il suo commen-to a queste lettere il Padre ci ri corda che la Parola di Dio consegnata a noi dalla Chiesa negli scri tti di San Paolo e degli al tri apostoli e’ una parola sempre viva e attuale per noi anche quando riguarda si tuazioni contingenti che non sembrano avere a che fare con noi oggi , anche quando e’ di retta a persone singole come Timoteo, il discepolo prediletto di Paolo. Nel

suo commento il Padre afferma:“le lettere pastorali che sembrano cosi ’ semplici nell ’umil ta ’ del loro insegnamento continuano cosi’ad alimentare la vi ta del cris tiano, la vi ta di tutta la chiesa...Non sono certo per ricchezza e profondita ’ di pensiero fra le cose piu’ alte del Nuovo Testamento, tuttavia sono testi fondamentali per rivelarci la struttura della Chiesa e il sacerdozio ministeriale.”( D.Barsotti , Me-ditazione sulle lettere pastorali, Queriniana Brescia 1992, 7). Si tratta sempre di una Parola divina che in quanto rivelazione di Dio conserva un certo carat-tere di infini ta’ ed eternita ’e pertanto rimane per noi sempre insuperabile e inesauribile, e insieme ad essa rimane la presenza di coloro che un giorno furono i suoi destinatari . Noi partecipiamo all’infini -ta ’ della Parola di Dio in quanto la accogliamo nella fede: «la misura del dono divino non e’ in Dio ma nell ’uomo e la misura dell ’uomo e’ la sua fede» in-segna sempre il Padre ( ib.5). Quello che colpisce in queste lettere e’ da una parte l ’amore e lo zelo del -l ’apostolo per la Chiesa , la sua preoccupazione per la conservazione della sana dottrina da cui dipende il sussi tere della chiesa s tessa e la sua unita ’nella cari ta ’, la conseguente necessita ’ di una funzione di magistero e di governo; dall’al tra quel rapporto spi ri tuale cosi ’ vivo e pieno anche di tenerezza e di affetto umano che lega Paolo e Timoteo. Si puo di re che Paolo dimostra davvero di avere un cuore materno. Non si tratta di due cose separate: il rap-porto che Paolo vive con le comunita ’ cristiane nel loro insieme non si disgiunge mai dal rapporto inti -mo e personale con ciascuno, specialmente i suoi piu’ fedeli discepoli. Nella Chiesa in quanto corpo mistico del Cristo una sola e’ la cari ta’ per la quale le due dimensioni , comunitaria e personale, si com-penetrano a vicenda cosi ’ che la cari ta ’ fraterna tan-to piu’ diviene universale quanto piu’ cresce il rap-porto intimo e personale; inol tre tutto cio’ che ri -guarda gli aspetti giuridici e isti tuzionali della Chiesa come societa ’ visibile non ha al tro fine che la cari -ta ’. Si tratta di un aspetto rilevante se pensiamo che le lettere pastorali ri flettono un momento s tori -co particolare della Chiesa nascente alla fine dell’e-poca apostolica, quando cioe’, dopo l ’ascensione

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del Cristo, dopo il grande fervore degli inizi con le manifestazioni miracolose dello Spiri to la comunita ’ cris tiana tende a is ti tuzionalizzarsi secondo norme precise che riguardano in particolare la gerarchia( anche se la distinzione tra vescovi e presbi teri non e’ ancora cosi ’ chiara come lo sara’ poco piu’ tardi , per esempio gia’nelle lettere di Sant’Ignazio di An-tiochia). Il messaggio delle lettere pastorali e’ im-portante anche per noi che viviamo il mistero della Chiesa nella CFD: tutto ( la s truttura , il governo, l ’obbedienza ai superiori , la fedel ta ’ agli impegni comunitari ecc.) deve essere solo un mezzo, come ci ri corda lo Statuto, per raggiungere il fine, che e’ la perfezione della carita ’. Ma la radice di tutto e’ la custodia di quel “ deposi to della fede” su cui le due lettere spesso ri tornano: la fede in Colui che ci ha scel ti.

PRIMA LETTERA A TIMOTEO

La lettera indirizzata al suo giovane discepolo fu scri tta dopo la prima prigionia di Paolo, poco prima del marti rio. Alcuni s tudiosi collocano la data fra 63 e il 66-67.

Nel c.1 San Paolo ricorda al suo “vero figlio nella fede” la raccomandazione fattagli di rimanere in Efeso per ammonire coloro che insegnano dottrine fuorvianti aggiungendo che pero’ il fine di ogni ri -chiamo nella Chiesa deve essere la cari ta ’. Segue una chiarimento ( a motivo dei sedicenti dottori della Legge prima nominati ) sul rapporto tra la vi ta del cris tiano e la Legge giudaica , che e’ superata in quanto la salvezza e’ solo opera della misericordia di Dio manifestata in Cris to. Infine vi e’ l’ avverti -mento a Timoteo a rimanere saldo nella fede. Su quest’ultimo aspetto, che ci ri chiama alla fedel ta ’ alla nostra vocazione, conviene riportare il com-mento del Padre: “ E’sempre il medesimo Spirito che guida il cris tiano e tutta la Chiesa; se dunque non si e’ fedeli alla di rezione interiore dello Spi rito, nemmeno lo saremo alla direzione dello Spi ri to che guida tutta la Chiesa. Se il cristiano sara’ fedele alla parola interiore che dovra ’ realizzare la sua santi ta ’, egli sara’ fedele anche alla Chiesa. Uno solo e’ lo Spi ri to che come guida la Chiesa guida anche ogni anima. Se non ascol tera ’ quella parola , allora la s tessa fedel ta ’ alla Chiesa sara ’ minacciata . Se il cri -s tiano sara’ fondato sulla parola interiore potra ’ combattere la buona battaglia con fede e fiducia . Non si puo’ dividere l ’impegno di una santi ta ’ perso-

nale dall’impegno di una missione nella Chiesa di Dio” ( 32-33). Il c.2 che inizia con un impellente ri -chiamo alla preghiera universale ( particolarmente per coloro che sono al potere) ci ri corda anche due veri ta ’ importanti della nostra fede: l ’universale vo-lonta ’ salvifi ca divina ( “Dio vuole che tutti gli uomi-ni siano salvi e giungano alla conoscenza della veri -ta ’”) e l ’unico modo del suo realizzarsi ( “uno solo il mediatore tra Dio e gli uomini , l ’uomo Cris to Gesu’, che ha dato se stesso in riscatto per tutti”). Il c.3 riguarda soprattutto coloro che sono alla guida del -la comunita ’ ( vescovi , diaconi ), la loro scelta e il loro comportamento. Importanti le a ffermazioni sul mis tero della Chiesa ( “Casa di Dio” e “colonna e fondamento della veri ta’) e la dossologia finale sul mis tero di Cris to. Il c.4 si apre con l ’annuncio dell’a -postasia degli ul timi tempi cui segue l ’invi to a Timo-teo eserci tarsi nella pieta ’( il senso vivo del legame che unisce a Dio e al prossimo), ad essere di esem-pio agli altri , a custodire nella fede il dono del mini -s tero conferi togli dedicandovisi alacremente. Col c.5 il tono diviene piu’ esortativo. San Paolo parla delle vedove e dei presbi teri mettendo in luce le fragili ta’ e le miserie umane. L’ insegnamento che se ne puo’ ricavare e’ un antidoto contro la comune tendenza ad idealizzare la real ta ’ della chiesa visibi-le che resta sempre deludente ( come anche la CFD...visibile!) . Non esiste proporzione tra quello che Dio ha compiuto con l ’Incarnazione , la Passio-ne, la morte e la Resurrezione di Cristo e quello che l ’uomo puo’ realizzare quaggiu’ con la fede. Il Padre commenta: “ Uno ha salvato tutti , poi , gene-razione per generazione, sono i pochi che savano i molti. Era Paolo, era Timoteo da una parte Paolo, dall ’altra tante povere comunita ’ di credenti , non cattivi , mediocri . Ma c’era Paolo. La sua fede, la sua pazienza, il suo amore bastavano. Si ’, l ’azione della grazia lascia il mondo apparentemente come lo tro-va . Ma ci sono i santi . Non fanno cose straordinarie, ma e’ s traordinaria la loro fede, la loro presenza, il loro amore. Hanno donato la loro vi ta a Cristo in una fede viva . Per loro il mondo si salva “ ( 82). Il c.6 contiene i seguenti argomenti : la fede cris tiana che deve tras figurare in un nuovo spi ri to di fraterni ta ’ anche i rapporti tra padroni e schiavi ; la messa in guardia contro l ’orgoglio e l ’idolatria dei beni pre-senti ; l’invi to a Timoteo a condurre la “buona bat-taglia della fede”; una dossologia che esal ta la figu-ra del Cris to “Re dei re e Signore dei Signori”; l ’esor-

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tazione finale: “ O Timoteo, custodisci il deposito, evi ta le chiacchiere profane e le obiezioni della co-siddetta scienza, professando la quale taluni hanno deviato dalla fede”.

SECONDA LETTERA A TIMOTEO

Quando Paolo scrive questa seconda lettera al “diletto figlio” e’ di nuovo prigioniero a Roma e sente ormai l ’imminenza della morte ( avvenuta se-condo la tradizione nel giugno del 67d.C.). Puo’ fi -nalmente di re ( lui che aveva espresso altrove il desiderio di essere sciol to dal corpo per essere sem-pre con Cristo) “ ho combattuto la buona battaglia , ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede”, ma nondimeno sente la solitudine e l ’abbandono di tanti suoi discepoli . Per questo manifesta piu’ vol te il desiderio di rivedere Timoteo e affidargli le ultime consegne. E’ l ’ul tima lettera di Paolo ed e’ un po’ il suo testamento. La divisione e’ la seguente: tra il saluto e il ringraziamento iniziale ( 1,1-5) e la con-clusione ( 4,6-22) vi sono due esortazioni . La prima e’ una esortazione ad essere fermo e coraggioso ( 1,1-2,46). La seconda invi ta a guardarsi dai falsi dottori che sorgeranno negli ul timi tempi ( 3,1-4,5). Ci soffermiamo sullo “Spirito di forza, carita ’ e pon-deratezza” di cui parla Paolo all’inizio della prima parte ( 1,6ss ). Il Padre nel suo commento si soffer-ma soprattutto sulla forza dello Spi ri to che sbaraglia ogni ostacolo e opposizione: “Cio’ che dis tingue la testimonianza cris tiana e’ questo spi ri to di forza che mantiene fermo e sicuro il cris tiano, anzi travolge gli os tacoli , non tuttavia perche’ sottrae l ’uomo al mar-ti rio, ma perche’ lo fa vi ttorioso della morte...Non vi e’ al tra via per il discepolo che quella di essere cro-cifisso come il Signore. Paolo augura aTimoteo non un successo, ma di soffri re come egli ora , in catene, soffre. La forza dello Spi ri to non dispensa dalla pas-sione, ma ci fa superare l’angoscia del cuore, la timi -dezza del carattere e la debolezza della natura . “Chi ci separera ’ dunque dall’amore di Cris to? Forse la tribolazione, l ’angoscia , la persecuzione, la fame, la nudita’, il pericolo, la spada?”...La forza che unisce il discepolo a Cris to e’ pi’ forte di tutti i tormenti : l’a -more che lo spi ri to effonde nel cuore del discepolo e’ piu’ forte della morte” ( ib 121-122).

LETTERA AI GALATI Non si sa bene se i I Galati cui San Paolo indirizza la

lettera siano gli abi tanti della Galazia propriamente detta ( regione dell ’Asia Minore centrosettentriona-le abitata da un’antica popolazione celtica immigra-ta nel III sec. a .C. dalla Gallia ) oppure altri abi tanti della successiva provincia romana che portava lo s tesso nome e abbracciava ol tre a quella anche al-tre regioni ci rconvicine (quali l ’Isauria, la Cilicia , parte della Licaonia) . Ad ogni modo occasione del -la lettera fu lo scompiglio generato da alcuni dissi-denti giudaizzanti in seno alla comunita’, i quali ten-tavano una sorta di sincretismo tra il giudaismo e il nuovo messaggio cristiano sostenendo queste tesi : la Legge giudaica ( ci rconcisione e tutte le pratiche giudaiche) sarebbe ancora normativa per i cris tiani perche’ non risul terebbe che Cris to l ’avesse aboli ta ; inol tre Paolo non sarebbe un vero apostolo come gli al tri , ma solo un loro mandatario, avrebbe predi -cato un vangelo di sua invenzione e si sarebbe di -mostrato peraltro incompetente. Probabilmente la lettera fu scri tta durante il terzo viaggio missionario dell ’apostolo, verso il 54 a .C. La lettera , importante perche’ anticipa molti temi che saranno trattati piu’ estesamente nella Lettera ai Romani ( la giusti -fi cazione, la legge, lo Spi ri to, la figliolanza adottiva) inizia con autopresentazione insolita , in cui si av-verte una certa aria polemica, come di chi vuol dife-dersi dalle accuse. Si dis tinguono quattro parti . Pri-ma parte ( 1,1-2,21). Il tema e’ l ’annuncio del Van-gelo: i termini “vangelo ed “evangelizzare” ricorrro-no parecchie vol te. Esis te un solo vangelo, quello che Paolo ha loro predicato: un vangelo che ha ap-preso di rettamente mediante una rivelazione di ret-ta di Cris to, un vangelo che e’ stato approvato da Pietro e dagli altri apostoli, un vangelo che Paolo ha di feso quando ha s tigmatizzato il comportamento ipocri ta di Pietro. Seconda parte ( 3,1-29). Il tema fondamentale e’ quello della fede ( la parola “fede” ricorre qui piu’ che al trove): la giustifi cazione viene dalla fede e non dalle opere della legge ( 3,1-14); la benedizione data ad Abramo e alla sua discendenza trova la sua realizzazione in Cris to cui siamo uniti per la fede; la legge ha avuto solo una funzione provvisoria in attesa che la fede costi tuisse il nuovo popolo di Dio. Terza parte ( 4,1-31). Il tema fonda-mentale e’ quello della filiazione divina per mezzo della fede in Cristo con la conseguente liberta ’. Pao-lo spiega che la filiazione e’ stata realizzata da Dio mediante il Suo Spiri to, che e’ lo Spi ri to del Figlio, quando giunse la pienezza dei tempi ( 4,1-7). Subito

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AVVISI

Lettura biblica del mese Nel mese di giugno si leggeranno la I e II Lettera a Timoteo e la Lettera ai Galati; nel mese di luglio si leggeranno I e II Lettera di Pietro, Lettera di Giacomo e Lettera di Giuda; nel mese di agosto si leggeranno i libri di Osea, di Gioele, di Amos, di Abdia, di Giona.

Il libro della formazione per il prossimo anno comunitario Il Comitato della formazione avvisa che nell'anno comunitario 2013-2014 nei Gruppi si leggerà il libroVen-

ga il tuo Regnoche è disponibile a € 8 presso Casa Mater Misericordiae e Casa San Sergio. Vi invi tiamo a procurarvi per tempo il testo per poterne cominciare subi to la lettura a settembre.

Un evento musicale al Sasso: tre serate con J.S. Bach Il 5 giugno del 1981 il Padre scriveva nel suo diario In Cristo: «Spesso la vi ta dei santi è viziata dal suo ca-

rattere agiografico. La s toria dell ’arte, della letteratura, della musica, delle arti plastiche, ci introduce a vol -te più potentemente nel mistero grandioso dell'uomo. (…) Quando l'arte è rivelazione autentica del mis te-ro dell'uomo, allora è anche rivelazione di Dio. La misura dell'uomo è la presenza di Dio, non solo quando l'arte lo confessa e Io celebra , ma anche quando lo vuole negare e lo bestemmia. Tuttavia la pura negazio-ne si risolve fatalmente nella morte stessa dell 'uomo e nella fine dell ’arte. (…) È evidente che Dante, Mi-chelangelo, Shakespeare, Bach, Dostojevski j sono fra i più grandi testimoni di Dio, perché meglio rivelano la profondità del mis tero dell 'uomo e sono anche per questo i più grandi geni dell'Occidente. Ma perfino la grandezza di Goethe, di Holderlin di Pascal, di Leopardi, di Tols toi , di Baudelaire è soprattutto nella loro ricerca e nella loro lotta o contro Dio o in favore di Dio». È a parti re da queste affermazioni del Padre che è nata l ’idea di proporre un’importante iniziativa musica-

le presso il Santuario del Sasso: venerdì 5, sabato 6 e domenica 7 luglio, si terranno tre serate musicali de-dicate a J.S. Bach. Suonerà per noi la violinista polacca-americana Veronika Schreiber-Kadlubkiewicz: soli -

s ta e cameralista di fama internazionale, oggi si dedica principalmente alla musica di Bach, proponendola anche nei luoghi di cul to e svelandone cos ì la densissima valenza religiosa . Il programma delle tre serate prevede l ’esecuzione dell ’opera integrale di Bach per violino solo, senza dubbio uno dei vertici della musica composta per questo s trumen-to. Ogni sera, dalle 21 alle 22, dopo una breve introduzione a parti re dagli scri tti del Padre, ascol teremo insieme una Sonata e una Partita. Le serate si concluderanno con la reci ta comunitaria della Compieta. Per chi lo desidera c’è la possibilità di pernottare al Sasso in autogestione per parteci -pare a tutte e tre le serate. Per maggiori informazioni contattare p. Stefano: 055.8300162; [email protected].

dopo nell ’esortare i Galati , tentati di ri tornare indie-tro dopo essere s tati beneficati da Dio con tale do-no, Paolo usa espressioni di veemente passionalita ’ e insieme e di commovente materna tenerezza , cer-tamente tra le piu’ sublimi del suo epis tolario: “ figli miei che ancora che ancora partorisco nel dolore finche’ non sia formato Cristo in voi” ( 4,8-20). Infi -ne Paolo mostra , come la vi ta dei figli, liberi e non schiavi , e’ quella promessa da Dio ai veri figli di A-bramo, figli della Gerusalemme celeste( 4,21-31). Quarta parte( 5,1-6,10). Il tema dominante e quello della vi ta secondo lo Spi ri to. In primo luogo Paolo afferma che la liberta ’, frutto dello Spi rito, deve pla-

smare la vi ta dei figli di Dio: se si ri torna al giudai-smo si cade di nuovo nella schiavi tu’ ( 5,1-12). In secondo luogo la liberta’ del cristiano, in quanto proveniente dallo Spi rito, deve spingere ad agi re secondo la carita ’ ( 5,13-15). In terzo luogo si distin-guono i frutti dello Spi ri to che si contrappongono alle opere della carne ( 5, 6-24). Infine la vi ta secon-do lo Spi ri to importa anche un comportamento pra-tico conforme ( 5,25-6,10). Nell’epilogo ( 6,11-18) Paolo scrive alcune righe di sua mano ( “vedete con che grossi caratteri vi scrivo”; il res to lo ha dettato) riprendendo alcuni motivi della lettera .

p. Martino

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LA VIA DEL RITORNO I SACRAMENTI CRISTIANI (CAPITOLO 11)

FORMAZIONE PERMANENTE

In questo s tupendo capi tolo il Padre parte da un enunciato: tutta la nostra vi ta cristiana è in dipendenza dalla Parola di Dio e quindi dai sacra-menti , perché i sacramenti non sono altro che «Parola di Dio fatta visibile ed in sé stessa effica-ce». Per capirlo bene occorre forse ricordare quale sia la definizione di “sacramenti” che ci dà il catechismo di san Pio X: essi sono segni efficaci di grazia e necessitano di materia (un elemento sensibile) assieme alla forma (delle parole della Sacra Scri ttura , che il ministro deve proferi re). Per esempio: per il sacramento del Battesimo è necessaria come materia l'acqua, come forma la Parola “Io ti battezzo nel nome del Padre, del Fi-glio e dello Spirito Santo”. I l Padre ribadisce que-sta dottrina , dicendo che i sacramenti sono «Parola di Dio fatta visibile e in se s tessa effica-ce», ottima sintesi che mette in evidenza la di-pendenza dei sacramenti dalla parola di Dio.

Attraverso i sacramenti l'uomo entra in comu-nione col Verbo fatto carne perché in ogni sacra-mento è Gesù che nella sua umanità entra in rapporto con noi, si comunica a noi e a noi si do-na.

Nell'Eucarestia Gesù si dona come lo sposo, ne-gli altri sacramenti Gesù agisce in noi : è come il medico che guarisce e salva . Tutto è ordinato all'Eucarestia che è il sacramento per eccellenza a cui tendono tutti gli al tri sacramenti proprio perché è l 'anticipazione della vi ta del cielo.

Il Padre mette in parallelo i sacramenti dell'ini-ziazione cristiana con i tre gradi della vi ta spi ri-tuale:

- al Battesimo corrisponde la via purgativa: è l'inizio. Si diviene figli di Dio attraverso una morte di cui l 'acqua del Battesimo è se-gno. Le facol tà spi rituali sono presenti nel battezzato, ma non ancora in funzione. È ancora lontano il Signore! L'anima non lo vede, non lo conosce e la via che porta a Lui è lunga e faticosa, fatta di rinunzie, di mor-te.

- alla Cresima corrisponde la via illuminati-

va. È il sacramento della maturi tà e della perfezione cristiana. Il cris tiano come figlio di Dio può eserci tare finalmente in pienezza le sue facol tà spi rituali. Non è più l 'uomo a muoversi faticosamente verso Dio, ma Dio vive nel suo cuore. È lo Spi rito Santo che ora muove il cris tiano a vivere la vi ta cristiana con docili tà e abbandono sotto l'influsso dei doni dello Spi ri to che trasfigurano la sua azione: i doni del consiglio (forza , pietà , ti -mor di Dio) per la vi ta attiva ; il dono della scienza, dell'intelletto e della sapienza per la vi ta contemplativa .

- infine all'Eucarestia corrisponde la via uni-tiva, l'unione con Dio, la consumazione delle nozze con Cris to. Nel sacramento dell'Euca-restia viviamo la fame di Dio che ci s trappa alle cose e ci vuole tutti per sé e diveniamo in Cris to un solo Figlio unigenito.

Il Padre riprendendo il tema dai Padri della

Chiesa propone anche in questo capitolo la sim-bologia che accompagna tutto il libro, quella cioè della vi ta spi ri tuale come ri torno al paradiso terrestre.

In questa simbologia l 'acqua del Battesimo è l'immagine dei quattro fiumi che ci rcondano e proteggono l 'Eden, e che è quindi necessario at-traversare; lo Spi ri to ricevuto nella Cresima è «l 'effluvio odoroso del paradiso», il dolce profu-mo di Cristo; ed infine l 'Eucarestia è l 'albero del-la vi ta, piantato al centro del Paradiso... e ora non è più proibi to mangiarne il frutto. Il frutto è Gesù e l'uomo, cibandosene, riceve la vi ta s tessa di Dio ed in Lui si trasforma.

Ecco come tramite i sacramenti si vive la vi ta di Dio... per quanto è possibile su questa terra!

a cura del Comitato della formazione

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LA VIA, LE DUE VIE, LE TRE VIE, PER UNIRSI OGNI GIORNO DI PIÙ A GESÙ

Nel N.T. si fa allusione ai cris tiani e al loro modo di vivere come “la Via”. S. Paolo s tesso ci esorta : «Camminate nel Signore…» (Col 2, 6).

Due vie: questo tema, ripreso dal Discorso della montagna, entra nella catechesi cristiana (cfr. inizio della Didachè, I ,1: «…vi sono due vie, quella della vi ta e quella della morte» e Lettera a Barnaba XVIII , 1-2: «vi sono due vie di insegnamento e di azione: quella della luce e quella delle tenebre») solleci tan-do il catecumeno ad una scel ta radicale e definitiva per la Via della vi ta e della luce.

Questi documenti si limitano ad esortare il catecu-meno ad una scel ta salvifi ca necessaria, radicale, ma non ne descrivono la dinamica, la forza intrinse-ca che porta di progresso in progresso fino al rag-giungimento di una “perfezione” che invece è l ’ide-ale dei primi gnostici , quali San Clemente Alessan-drino († 215 ca .) e Origene († 254 ca .) che spronano ad ascendere verso una sempre più profonda cono-scenza di Dio.

«Sii sempre malcontento del tuo s tato se vuoi arri -vare ad uno s tato più perfetto, poiché quando ti compiaci in te s tesso, cessi di progredire», racco-manda S. Agostino. E S. Bernardo incalza : «Chi non vuol progredire, indietreggia . Gesù Cris to è il pre-mio della corsa . Se vi fermate mentre Egli avanza a grandi passi, non solo non vi avvicinerete alla meta, ma la meta s tessa si allontana da voi».

Tre vie: la divisione tripartita del progredire nella vi ta spi ri tuale appare già in Evagrio Pon[co († 400 ca .), con la classificazione in tre fasi: prassi, contem-plazione e teologia; lo Pseudo-Dionigi l ’Aeropagi ta (sec. V-VI) dis tingue attivi tà purgativa , illuminativa ed uni tiva , mentre la grande sistematizzazione di S. Tommaso († 1274) consegna ai posteri tre “classi” di fedeli in via di perfezionamento: gli incipienti , i proficienti ed i perfetti ; i vari manuali e compendi di ascetica e mistica del XX secolo adottano questo schema dinamico triparti to fondendo o giustappo-nendo i due schemi , tomista ed areopagitico:

la via purgativa o degli incipienti consis te nella lot-ta contro il peccato e la puri fi cazione dell’anima;

la via illuminativa o dei proficienti consiste nella pratica posi tiva delle vi rtù;

la via unitiva o dei perfetti è la vi ta mis tica di unio-ne con Dio.

Il Padre s tesso evoca queste conoscenze, che era-no patrimonio di tutte le anime piamente educate e formate alla di rezione spi ri tuale dai padri confesso-ri gesui ti, domenicani , carmeli tani ; in particolare nei capitoli finali del libro La via del ritorno - cioè nella meditazione della sera del 5 e di tutto il 6 ago-s to 1955, capitoli intitolati “La Parola di Dio” fino a “L’opera dello Spi ri to” - ma anziché inaridi rsi in det-tagli e minuziosi tà, riconduce davvero all ’essenzia-le: non vi è progresso se non ri tornando alle due sorgenti di dynamis cioè di forza intrinseca che so-no la Parola che Dio s tesso ci rivolge a parti re dal più tenebroso mistero fino alla pienezza della rive-lazione della gloria nel Verbo incarnato e trasfigura-to.

Innanzi tutto la Parola , dunque, viva ed efficace, e poi lo Spi ri to, aggiungendo in questo bel capi tolo il parallelismo con i tre sacramenti dell’iniziazione cris tiana, tratto dalla spiri tualità orientale e che sa-prà sviluppare anche in al tri testi (La vita in Cristo, Spiritualità carmelitana e sacramenti).

Semplice e innovativo, il Padre convinceva e con-quistava gli animi perché debordava del nutrimento della Scri ttura che lui s tesso aveva assimilato pro-prio con le disposizioni del figlio nutri to dal padre: parola data amorevolmente a noi per crescere fino alla piena maturi tà e non polemicamente utilizzata per dibattere o per una difesa apologetica . Quanto fosse “nuovo” questo suo linguaggio lo potremmo desumere affacciandoci al dibatti to vivo dagli anni ’40 in poi fra quanti avevano a cuore di ricongiun-gere Sacra Scri ttura e vi ta spi rituale; per noi che non siamo addetti ai lavori , ci basti l ’accenno dello s tudioso A. Raspanti nel suo contributo al convegno D. Barsotti testimone di Dio nell’Italia del ‘900, nel paragrafo dedicato al rapporto fra il Padre e Louis Bouyer.

a cura del Comitato della formazione

Bibliografia Nuovo Dizionario di Spiritualità, a cura di S. De Fio-

res e T. Goffi , Ediz. S. Paolo, p. 797ss .

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PAROLA-ASCOLTO

FORMAZIONE E ATTUALITÀ

«Tutto ha il suo momento, e ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo […]. C’è un tempo per tacere e un tempo per parlare» (Qo 3, 1.7b).

«Hai mai vis to un uomo precipi toso nel parla-re? C’è più da sperare da uno s tol to che da lui» (Pr 29, 20). Per Is raele la sapienza comincia non dal saper parlare ma dal saper ascoltare: «Ascol ta Israele!» (Dt 5, 1). Ascoltare è l ’atteggiamento attivo della persona e del popolo dinanzi a Dio che si rivela gradualmente nella parola , nel messaggio e nell’annuncio. Dio è parola , ma è anche «voce di esile silenzio» (1 Re 19, 12). Egli non solo ci parla nel silenzio, ma ci parla attraverso il silenzio: «Come mostra la cro-ce di Cris to, l’esperienza della lontananza del-l’Onnipotente e Padre, Dio parla anche per mez-zo del suo silenzio… Il silenzio di Dio prolunga le sue precedenti parole, è tappa decisiva nel cam-mino terreno del Figlio». In Gesù, Dio si è comu-nicato totalmente, ha dato tutto Se stesso, il suo amore, la sua Veri tà , la sua Grazia, ma in Gesù Dio si è fatto anche assoluto Ascol to, Silenzio, condivisione totale.

«Sii pronto nell'ascol tare, lento nel proferire una risposta . Se conosci una cosa, rispondi al tuo prossimo; al trimenti metti ti la mano sulla bocca. Nel parlare ci può essere onore o disonore; la lingua dell'uomo è la sua rovina» (Sir 5, 11-13).

Il contrasto tra silenzio e parola sta assumendo gradi di polari tà estrema in questo nostro tempo in cui la parola si presenta così spesso come un confondersi di molte e contrastanti voci , soffo-cando quel poco di silenzio che ciascuno cerca di salvare per sé. Così il Padre ri teneva indispensa-bile per i consacrati mettere per iscri tto anche quello che reci ta Statuto 27: «Si difenda quel tanto di silenzio e solitudine che a ciascuno è possibile».

Avvol ti come siamo dalla valanga di suoni e pro-vocazioni che si abbattono quotidianamente su di noi , se non siamo vigilanti, perdiamo non solo la Parola , confusa con le chiacchiere del mondo, ma anche il senso della nostra comunicazione con gli altri , a parti re dai vicini , dai fratelli di Co-

munità . «Ognuno sarà testimone “fedele e vera-ce” del Cristo» (Statuto 29). Ad immagine di Dio siamo chiamati a essere s trumenti del suo Amo-re, della sua Parola ma anche del suo Silenzio.

La nostra capaci tà d’ascolto dell’al tro si ferma solitamente ad un livello puramente conosci tivo, d’informazione e nel migliore dei casi emotivo: riusciamo ad ascol tare non sol tanto con le orec-chie, ma anche col cuore. È assai di ffi cile però giungere ad un ascolto ‘esistenziale’: vivere in noi s tessi quello che l ’altro s ta vivendo. «Rallegratevi con quelli che sono nella gioia ; piangete con quelli che sono nel pianto» (Rm 15, 12); «Abbiate in voi gli s tessi sentimenti che furono in Cristo Gesù» (Fil 2, 5).

Dio in Cristo ha voluto ascoltarci così a fondo da condividere con noi la nostra s tessa condizione umana. In Gesù ci ha manifestato il suo infini to Amore venendo ad ascol tare i nostri gemiti più profondi , il nostro bisogno di senso, di vi ta e di salvezza. Sono i bisogni spesso inespressi e na-scosti del cuore, che il mondo non vuole ascol ta-re perché non sa rispondere, perché non sa ama-re. E noi ne siamo capaci? Ci stiamo almeno pro-vando? Siamo capaci di portare il li vello della co-municazione con l ’altro, sia che parliamo, sia che ascoltiamo, alla Presenza di Dio?

Siamo chiamati ad ascol tarci a vicenda come Dio in Cris to ha ascol tato noi .

«Se taci , taci per Amore. Se parli, parla per Amore. Se correggi , correggi per Amore. Se perdoni , perdona per Amore. Metti in fondo al cuore la radice dell’amore. Da questa radice non può che maturare il bene» (sant’Agostino). «Solo nella misura in cui saranno una sola cosa tra loro, i membri della Comunità potranno anche vivere la missione del Cris to» (Statuto 30).

a cura del Comitato della formazione

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FEDE E SALVEZZA (ROMANI 5)

ADUNANZE 2012-2013

Con l ’adunanza di giugno cerchiamo di seguire san Paolo nella riflessione che sviluppa nel quin-to capi tolo della lettera indirizzata alla comunità cris tiana di Roma.

Il tema affrontato da Paolo è quello della giusti-zia di Dio, che, accol ta nella fede, è strumento di salvezza per l’uomo, perché lo libera dalla legge, dal peccato e soprattutto dalla morte.

Questa lettera è considerata il suo capolavoro teologico e la dottrina della giustifi cazione in es-sa contenuta è s tata centrale nella Riforma lute-rana, che l ’ha considerata «la dottrina che go-verna e giudica tutti gli altri aspetti della dottrina cris tiana», e punto di ri ferimento per la risposta cattolica alla Ri forma enunciata nel Concilio di Trento (1545-63).

«Dice il Concilio di Trento che la nostra giustizia non è la giustizia per la quale Dio stesso è giusto, ma la giustizia per la quale Egli giusti ci fa… In quanto la giustizia di Dio diviene in qualche mi-sura, ma intimamente e con tutta verità, la no-stra stessa giustizia, la vita di Dio la nostra vita, il suo atto il nostro medesimo atto», spiega don Divo.

Ma vediamo cosa ci dice san Paolo. «Giustificati dunque per la fede, noi siamo in

pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo» (Rm 5, 1), dice Paolo. “Giustifi cati” è un verbo al passato perché si ri ferisce a qualcosa che è già avvenuto nella nostra vi ta ed è ciò che ci fa cris tiani : il Battesimo. Attraverso il Battesi-mo siamo giustifi cati per fede, viviamo nella gra-zia perché siamo in Gesù Cris to grazie al dono dello Spi ri to, cos ì che «noi siamo in pace con Dio»: una pace che non è una sorta di quieto vivere, di armonia col mondo e con noi s tessi, ma che ci deriva dal nostro rapporto col Signore Gesù, che attraverso la Sua morte e resurrezione ci ha riconciliati con Dio.

Nella giustifi cazione possiamo allora leggere un’azione trini taria di Dio nei confronti dell ’uo-mo: è insieme cari tà di Dio Padre, espiazione sal-vi fi ca del Figlio e opera santifi catrice dello Spi ri to Santo.

“Giusti fi cati” significa essenzialmente per Paolo essere “resi giusti” e salvati per opera di una fe-de che è abbandono di tutto l 'essere umano alla Rivelazione divina. «La giustizia del cristiano - ci dice don Divo - non è infatti una imputazione esteriore, forense, dei meriti e della santità di Gesù: è una reale incorporazione a Cristo, una vera immersione in Lui. La santità, se è la stessa vita di Dio nell'uomo, non può consistere nelle opere dell'uomo - avrebbe ragione il protestante-simo a negare ogni nostra giustizia se la facessi-mo dipendere da noi, dalle opere nostre - ma la santità dell'uomo consiste in una fede che, inne-standosi a Cristo, fa nostra la sua medesima vi-ta». Dio e l ’uomo divengono uno in Cris to, così che la salvezza non è compiuta da Dio invece che dall'uomo, ma è operata da Dio proprio attraver-so l'uomo, che si trova in una situazione di radi-cale debolezza peccatrice da cui non può liberar-si senza l’opera della giustizia divina. Così, quan-do a Paolo apparve il “sole di giustizia”, tutti i suoi meri ti derivanti dal rispetto della Legge gli sembrarono “perdita”, “spazzatura”.

Ancor più grave il giudizio di don Divo: «Una mia attività che si eserciti in una mia indipenden-za da Dio è assolutamente inconcepibile nell'or-dine di natura e, se è possibile nell'ordine di gra-zia, mi precipita nel peccato e non opera che la mia morte».

È interessante a questo punto seguire il Padre quando confronta le due posizioni apparente-mente opposte riguardo alla salvezza: quella del Deuteronomio, che parla di centralità delle ope-re, e quella di Paolo, che esalta la potenza della fede: «Debbono avere ragione tutti e due i testi, se, di fatto, l’uno e l’altro sono Parola di Dio». Fede e opere in real tà sono insieme il risul tato del nostro essere in Cristo: «Se la moralità non basta – dice - però la moralità non può essere messa tra parentesi, non può essere nemmeno esclusa nel cammino della salvezza perché, se la salvezza esige il superamento dell’umano, sup-pone l’umano… Ma il problema è un altro: pos-siamo essere uomini senza essere cristiani?… Se

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noi crediamo che il peccato originale ha vera-mente ferito la nostra natura, ne viene in conse-guenza che noi crediamo anche che per l’uomo non è possibile vivere pienamente la legge mora-le senza la grazia di Dio. Ed è quello che dice san Paolo quando non condanna – per sé – la legge, ma dice che la legge – per sé – non ha salvato gli uomini. Perché? Perché la legge non dona il po-tere della sua osservanza».

Ma «la Legge poi sopravvenne perché abbon-dasse la caduta» (Rm 5, 20), cioè fu necessaria perché si manifestasse l’abbondanza del pecca-to, si formasse una coscienza piena del peccato senza la quale non può esserci desiderio di sal-vezza , né consapevolezza della grazia ricevuta.

La grazia di cui parla Paolo (Rm 5, 2), passa at-traverso la morte in croce di Gesù, morte che per don Divo «è cominciamento assoluto, vera-mente nuova creazione, creazione di un amore che trae tutto dal nulla, dal caos della morte e del male».

L’amore di Cris to è allora un amore che crea, cioè opera in noi rinnovandoci profondamente. E cos ì, paci ficati , rinnovati e riuni ti con il Padre, possiamo entrare nella Sua grazia, la quale susci-ta in noi il desiderio e la volontà di rimanere in essa, pregustando quella gloria divina che ali-menta in noi la speranza nella vi ta eterna. Que-sto ci dice Paolo.

La fede in Dio deve infatti fondarsi su questa speranza per non ridursi ad una dimensione oriz-zontale dell ’esistere dove tutto è fatto per que-sto mondo, dove tutto è fatto per Dio e nulla è fatto da Dio. Noi dobbiamo invece credere che è per Cristo che abbiamo guadagnato la vi ta eter-na e che la nostra fede va continuamente rinno-vata per ottenere nuova giusti ficazione e salvez-za .

La certezza che Dio vuole renderci partecipi del-la risurrezione del Suo figlio ci dona poi la forza di a ffrontare e vantarci nelle tribolazioni , che, se vissute nella fede, producono costanza, pazien-za , fedel tà e speranza (Rm 5, 3).

«La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5, 5). Paolo parla di speranza come “vi rtù provata”, certa , ben radicata . “Non delude”, dice infatti, e in queste parole vi è il centro di tutta la sua pre-

dicazione: la speranza di ed in Dio non ci delude-rà perché nasce dal Suo amore, quello che ha riversato nei nostri cuori attraverso lo Spi ri to Santo, e di cui gustiamo già la dolcezza . Non è speranza umana, ma escatologica , e ci parla di risurrezione, di vi ta eterna, di eredi tà dei santi , di visione di Dio, di salvezza dell’uomo; speranza che don Divo considera miracolo ancor più gran-de della fede per chi dal di fuori guarda il cris tia-no, «perché la fede può sembrare fanatismo, ma la speranza cristiana non è fanatismo, se ci fa mantenere la pace e la serenità, se ci fa superare il dolore e le prove… Ed è questa speranza cristia-na che è lo stupore del mondo».

Essa non può mai venir meno se crediamo che «mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito» (Rm 5, 6). “Peccatori”, dice Paolo, cioè impotenti a liberarci dal peccato, ma ancor prima “empi”, cioè uomini che non vivono al cospetto di Dio e che da ciò derivano ogni loro peccato. E se Dio ci ha salvato quando eravamo peccatori , quanto più ci vuole salvi ora , dice Paolo, che ci ha riconciliati con Lui grazie al sacri ficio del Suo Figlio (Rm 5, 10), origi-nato non dal nostro essere degni del Suo amore, ma dall’esserne pienamente indegni . Questa è la prova rivoluzionaria dell ’amore di Dio e il fonda-mento della nostra speranza.

«In S. Paolo, più ancora che negli altri scrittori ispirati del Nuovo Testamento - dice il Padre -, è centrale il messaggio della Morte redentrice, perché, più che negli altri, la Morte di Cristo si identifica alla rivelazione ultima, al dono supre-mo dell'amore divino». E dunque «come nella prima Alleanza così nella seconda, l’iniziativa ri-mane esclusiva di Dio; nemmeno il pentimento dell’uomo precede il perdono - è invece, il perdo-no che crea il pentimento medesimo».

Centro di tutto per Paolo non è allora una dot-trina , ma una Persona, Cristo. «L'Apostolo è co-me abbacinato dalla rivelazione stupenda di que-sto amore e con foga irresistibile combatte come nemici di quella rivelazione, di cui fa noto il mes-saggio, precisamente coloro che in qualche mo-do vorrebbero negare o limitare l'assoluta gra-tuità dell'amore divino. È la grazia di Dio che o-pera la salvezza», precisa don Divo.

Certo, anche le altre religioni indicano una via di salvezza , ma lasciano l ’uomo solo ad operare

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per essa. Il cris tianesimo, invece, non ha inizio con quello che deve fare l ’uomo per salvarsi , ma con quello che Dio ha fatto per salvarlo. Prima di tutto c’è il suo dono, Gesù: «Cristo Gesù è diven-tato per noi, sapienza, giustizia, santificazione e redenzione» (1Cor 1, 30).

La morte di Cristo ci ha reintrodotti nel piano salvifi co di Dio dopo la disobbedienza di Adamo, per il quale sono entrati nel mondo il peccato e la morte, perché tutti eravamo in Adamo, non ancora individui divisi l ’uno dall’altro con volontà proprie; tutti i peccati che vengono dopo, anche se non a somiglianza di quello di Adamo, attesta-no semplicemente il nostro essere nella morte come conseguenza di un solo peccato e di una sola colpa.

Ma la morte ha regnato da Adamo fino a Mosè, cioè fino a tutto il tempo della Legge, per essere poi sconfi tta dalla venuta di Gesù (Rm 5, 12-14), che viene a salvare anche il tempo che precede la Sua venuta, come dimostrano anche i santi e i giusti dell’Antico Testamento, e non solo Is raele, ma tutti i popoli e ogni singolo uomo.

Adamo «è figura di colui che doveva veni-re» (Rm 5, 14), cioè di Cristo, perché inaugura come Cris to un’economia: Adamo quella univer-sale del peccato e della morte, Cristo quella uni-versale della grazia. Ma non c’è alcun confronto tra la vi ta che abbiamo perso per colpa del pec-cato e quella che ci è ridata per la fede in Cris to, non nella stessa misura , ma in un’abbondanza che fa nuove tutte le cose.

L’atto di fede allora dà vero senso e valore a quella libertà costi tutiva che Dio stesso ci ha do-nato, ma è anche missione, dice il Padre: «Dare agli uomini il senso della fede, dare agli uomini questa certezza proprio per la nostra certezza; dare questa pace perché noi possediamo la pace; dare agli uomini il senso della verità, perché noi l'abbiamo riconosciuta. Ecco il primo modo per noi di vivere la mediazione del Cristo, la missione della salvezza. Perché la prima salvezza è la fede. Siamo giustificati per la fede, dice San Paolo, per quella fede che implica l'adesione al Cristo e che è la riprova che noi lo abbiamo trovato. Non è dalle nostre virtù che attendiamo la salvezza, ma dalla fede in Cristo. Ed è questo che il Signore chiede anche a noi: di essere anime di fede».

Bibliografia - D. BARSOTTI, «Non dividere il Cris to» (in Il mi-

stero cristiano nell’anno liturgico); - D. BARSOTTI, «La morte di Cris to» (in La rivela-

zione dell’amore); - D. BARSOTTI, Esercizi spi ri tuali del Consiglio

(Napoli 4-7 maggio 1988): «La nostra solida-rietà con i peccatori»;

- D. BARSOTTI, Ri ti ro a S. Sergio per la famiglia emiliana (4 giugno 1972): «La Legge e la giu-s tifi cazione della fede» [L.V. 41, pp. 623-634].

Maria Rosaria Salvo per il Comitato della Cultura

€ 100,00 N.N. (CS) € 300,00 Famiglia CFD lombarda € 100,00 N.N. (MI) € 400,00 N.N. (BZ) € 50,00 N.N. (LI)

€ 50,00 N.N. (FI) € 300,00 Monastero della Visitazione (PA) € 50,00 N.N. (BI) € 20,00 N.N. (BI) € 530,00 N.N. (Colombia)

ANGOLO DELLA CARITÀ

Per la causa di beatificazione del Padre

“ Il Signore mi diede e mi dà tanta fede nei sacerdoti che vivono secondo la forma

della Santa Chiesa romana, che se mi muovessero persecuzioni voglio far ricorso a

loro”.

Testamento di San Francesco

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INCONTRI COMUNITARI ESERCIZI SPIRITUALI

Paestum (Salerno), 29 maggio – 2 giugno. Organizza: Dolores Rossi Seccia , via Mario Fiore 34, 80129 Napoli ; tel. 081/5562420; cell . 338/3161713. Da Napoli parti rà un pullman organizzato dalla Comunità che porterà direttamente alla casa degli esercizi . Il pullman partirà il 29 maggio alle ore 11.30 da piazza Medaglie d’Oro (zona Vomero); pren-derà altri partecipanti alla s tazione centrale dei treni (punto di ri trovo: davanti all’hotel Terminus), alle ore 12.30. Arrivo alla casa degli esercizi ore 14.00 ci rca . Chi intende usufrui re di questo servizio è pregato di comunicarlo immediatamente all’organizzatrice.

Lecceto (Fi renze), 19-23 giugno. Organizza: Segreteria CFD, Casa delle Beati tudini , via dell’Olmeto 7/F, 50135 Settignano (FI); tel . 055/6557409; e-mail: [email protected] t.

Poggio San Francesco (Palermo), 7-11 agosto. Organizza Giovanni Alioto, via Pietro Corradini 3, 90142 Palermo; tel . 091/542331; cell . 338/5017536 (Giovanni ) e 335/8760414 (Giusi Alioto); e-mail : [email protected].

Ballabio (Lecco), 23-27 agosto. Organizza Stefania Radice, via Aldo Moro 1, 23811 Ballabio (LC). Telefono: 0341/530767. La casa è: “Is ti tuto Figlie della Cari tà Canossiane”, via A. Moro 13, 23811 Ballabio (LC). Tel . 0341/530169; e-mail: [email protected] t.

Lecceto (Fi renze), 11-15 settembre. Organizza: Segreteria CFD, Casa delle Beati tudini, via dell’Olme-to 7/F, 50135 Settignano (FI); tel . 055/6557409; e-mail : [email protected] t. INCONTRO FORMATORI PER I VOTI Si terrà quest’anno per la prima vol ta un incontro di coloro che hanno l ’incarico di formare i fratelli

che lo richiedono alla vi ta dei voti nella Comunità . L’incontro si terrà nei giorni 27-30 giugno 2013 presso il Santuario della Madonna del Sasso. A ques to incontro sono invi tati anche i Referenti dei voti . Prenotazioni presso la Segreteria centrale della Comunità (Elisabetta).

INCONTRO GIOVANI ESTIVO Sulle orme di San Francesco d’Assisi (Foligno-Assisi)

La Comunità propone per i più giovani un incontro-pellegrinaggio sulle orme di San Francesco di Assi-si. Il percorso parti rà da Foligno e si concluderà ad Assisi. L’inizio dell’incontro è previs to a Foligno nel pomeriggio del 25 luglio; si riparti rà verso casa il 31 luglio da Assisi. Ol tre a visitare i più importanti luoghi francescani , incontreremo al tre figure della santi tà cris tiana come la Beata Angela da Foligno e il beato Charles de Foucauld.

L’incontro è aperto ai giovani dai 16 ai 25 anni : i posti disponibili sono 25. La quota di partecipazione è di 200 euro (esclusi i viaggi di andata per arrivare a Foligno e di ri torno da Assisi).

Per le iscrizioni e per ul teriori informazioni contattare p. Stefano, Santuario Madonna del Sasso, 500-65 Pontassieve (FI), tel . 055/8300162, e-mail : sassocfd@gmail .com.

INCONTRO ESTIVO PER LE FAMIGLIE L’incontro estivo per le famiglie si terrà anche quest’anno a Piniè di Cadore (BL), nello splendido sce-

nario delle Dolomiti. Il periodo è: 18 - 25 agosto. Sono invi tate le famiglie per una settimana di preghiera, riposo, incontri, nell’inimitabile paesaggio

dolomitico. Sarà presente come sempre un nostro fratello sacerdote del IV ramo. Iscri zioni presso Pao-lo e M. Caterina SIGHINOLFI, p.za A. Riccò 3 - 41124 MODENA, tel 059/306527; cel . 328/0560769 –

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340/0021671; e-mail: [email protected] t e [email protected]. INCONTRO SUI VOTI Si terrà a Lecceto (Fi renze) nei giorni 24-27 ottobre 2013. Prenotazioni presso la Segreteria centrale

della Comunità (Elisabetta).

PELLEGRINAGGIO

Il pellegrinaggio della Comunità nell ’anno 2013 si terrà in Inghilterra , dal 14 al 19 agosto. I l tema del pellegrinaggio sarà: “Il sangue dei martiri e la tradizione monastica”. Per informazioni e iscrizioni : Se-greteria della Comunità (Elisabetta , telefono 055/6557409; e-mail : [email protected] t).

MATRIMONIO E CONSACRAZIONE NELLA CFD - COLOMBIA

Dennis Calderón Escobar e Alexander (Alex) A-rias Mancera (trentasette anni , intendente del-la Polizia nazionale) hanno quattro figli: Geraldi-ne (diciannove anni , al primo anno di Economia nell ’università di Antioquia), Kevin Alexander (diciassette anni , alle superiori), Rogerth Stick

(quattordici anni ) e il più piccolo, Ronald (dodici anni , con i genitori nella foto a pag. 19).

Si conobbero a Bogotá nel 1994. Ci dice Dennis : «Sono di Puerto Boyacá e Alex, mio marito, è di Bogotá come i miei tre maschi . Mia figlia è nata a Puerto Boyacá. Sono venuta a lavorare a Bogotá che avevo già Geraldine. Uno zio di Alex ci pre-sentò e iniziammo una buona amicizia . Dopo quattro mesi abbiamo iniziato una relazione che perlopiù fu a dis tanza, perché lui cominciò il corso

VITA COMUNITARIA

Bogotá, 10 febbraio 2013. Don Óscar presiede alla consacrazione di Dennis

nella parrocchia di San Vincenzo Ferrer.

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nella scuola di Polizia a Santa Rosa de Viterbo. L’anno scorso Dio ci ha finalmente condotto al matrimonio, il 14 dicembre. L’Ordinario castren-se, Mons . Fabio Suescún Mutis, ha benedetto la nostra unione».

Queste parole sono di una donna amante di Dio, di suo marito e dei suoi figli. Per più di due anni ha portato avanti il suo aspirantato sognando di potersi un giorno consacrare al Signore nella CFD, dopo aver celebrato davanti a Lui il suo matrimo-nio con l’uomo con cui ha condiviso la maggior parte della sua vi ta , con cui ha gioi to, pianto, lot-tato e amato. E, da ora in poi , “finché morte non li separi”.

Il ri to della consacrazione nella CFD, il 10 feb-braio 2013, è s tato presieduto, con il permesso di p. Benedetto, da don Óscar Hernández, parroco di San Vincenzo Ferrer.

Melba Cecilia Ruiz de Manrique

GEMELLAGGIO SPAGNA - FIRENZE Tempo fa ho ricevuto un messaggio da parte di

due fratelli della nostra Comunità che attualmen-te vivono in Spagna, Lina e Leopoldo Nutini, che mi scrissero da Barcellona dove vivono da alcuni anni in quanto la loro figlia é sposata con uno spagnolo. Sono nonni di due nipotini - Niccoló (anni 4) e Pietro (anni 3) - e la loro figlia é in atte-sa di un bimbo che, a Dio piacendo, nascerà alla fine di giugno. Da queste brevi informazioni si comprende la ragione del loro trasferimento in terra catalana.

Ci tengono però a precisare che, pur essendo lontani dalla Comunità , non si sentono isolati, ri -cevono da Mariarosa Lanfranchi le relazioni espo-ste dai vari gruppi durante le adunanze mensili e l'audio della meditazione del Padre che ascol tia-mo a San Sergio durante il ri tiro del mese. Per il quarto incontro del mese, Beatrice Ceraso (assistente del gruppo S. Re David al quale appar-tengono e che si ri trova a Molino del Piano), invia loro i versetti da meditare relativi al libro biblico del mese. Restano costantemente in contatto te-lefonico con fratelli e sorelle della nostra famiglia e non. Tengono l'incontro settimanale di gruppo in genere il sabato pomeriggio in quanto liberi da impegni in veste di nonni . Tengono l'adunanza insieme a noi leggendo la relazione ricevuta e ter-minando con la S. Messa nella loro parrocchia . Tengono il ri ti ro nella parrocchia Mare de Déu del Roser (Madonna del Rosario) dove fanno l 'Adora-zione eucaris tica . La ricezione puntuale del Noti-ziario rappresenta per loro un ul teriore motivo di unione spi ri tuale con noi tutti , anche se sentono la mancanza del gruppo e dell 'adunanza dove ci si confronta più efficacemente con i fratelli e le so-relle per la nostra crescita spi rituale, senza di -menticare poi la S. Messa domenicale a San Ser-gio o alla Madonna del Sasso.

Abi tando vicino alla Casa Madre era per loro molto naturale essere presenti agli avvenimenti comunitari quali le vestizioni , le ordinazioni dia-conali e sacerdotali, i seminari di s tudio, etc.; ora niente di tutto questo. Si chiedono quali disegni abbia il Signore per loro. Si affidano a Lui e prega-no affinché il loro gruppo spagnolo aumenti di numero. Mi raccontano come hanno conosciuto P. Oriol che alcuni anni orsono lesse il libro (tradotto in spagnolo) Il Mistero Cristiano nell'an-no Liturgico e contattò la segreteria della CFD.

Bogotá, 14 dicembre 2012. Alex e Dennis entrano in

chiesa per il loro matrimonio preceduti da Ronald, il

loro figlio più piccolo, in veste di paggetto.

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UN RINGRAZIAMENTO DALLO SRI LANKA: GESÙ VI BENEDICA! Miei cari fratelli e sorelle, io sono Carmel Fernando, la Delegata dello Sri

Lanka. Dobbiamo ringraziare il Signore continua-mente per le Sue innumerevoli grazie che ricevia-mo ogni momento della nostra vi ta. Dopo di Lui a voi miei carissimi rivolgo il ringraziamento del mio cuore, perché con il vostro aiuto materiale e spi ri-tuale ho potuto partecipare all’incontro degli As-sistenti di Famiglia 2012. Ringrazio specialmente Padre Benedetto, l’Assistente Generale Vito, la segretaria della Comunità Elisabetta Prosperi , s r. Elena, s r. Francesca e tutte le sorelle di Casa della Trasfigurazione, Rosa Mancuso, le mie speciali sorelle italiane Lina Casu e Paola Staderini (hanno avuto il coraggio di venire fino in Sri Lanka per conoscerci), padre Damiano, padre Stefano, pa-dre Silverio, don Roberto Razzoli di Pis toia , la cop-pia Ostuni e Lidia di Padova, Milena e Rosaria di Palo del Colle, Simonetta di Pisa, la mia cara ma-drina Carmela e fratel Gregorio. Questi sono i no-mi che sono riusci ta a scrivere nel mio quaderno; vi chiedo perdono se mi sono dimenticata di scri -vere il nome di qualche al tro fratello o sorella .

Carissimi , venire in Italia, pregare nella Basilica di S. Pietro in Vaticano, al Santuario di S. Antonio di Padova, da S. Pio da Pietrelcina e nella Cappella della Casa Madre davanti alla tomba del nostro Padre Fondatore... tempo fa questi erano tra i miei sogni . Invece vorrei di re con tanta gioia che i miei occhi hanno avuto la fortuna di vedere tutte queste cose.

Il 21 settembre 2012 sono parti ta dall’aeroporto di Colombo per venire in Italia, facendo scalo al-l ’aeroporto di Dubai . Nonostante s r. Francesca mi avesse spiegato tutto quello che dovevo fare e mi avesse detto che avrebbe mandato anche il suo angelo custode, nella mia mancanza di fede ho senti to tanta paura di viaggiare da sola , ma tante persone mi hanno aiutato.

Sr. Francesca e la cara sorella Rosa Mancuso so-no venute a prendermi all’aeroporto di Roma Fiu-micino; erano le dieci di sera quando siamo arri -vate a Casa S. Benedetto. In quella prima notte la gioia del mio cuore ha cancellato tutta la stan-chezza del viaggio. Il giorno dopo al mattino pre-s to Rosa ha dovuto andare al suo paese per il fu-nerale di un caro parente. Siamo rimaste a casa s r. Francesca ed io e in quel giorno lei mi ha por-tato a visitare la Basilica di Santa Maria Maggiore, la Basilica di S. Giovanni in Laterano, la Chiesa della Scala Santa e la Chiesa di Santa Croce in Ge-rusalemme. In genere ho un grande dolore al gi-

Padre Agostino chiese loro di andarlo a trovare, cosa che fecero con piacere. Avendo s tudiato a Roma, il padre parla correttamente l 'italiano; at-tualmente insegna al seminario minore di Terras -sa ed é di rettore spi ri tuale dello s tesso. Gli parla-rono della nostra Comunità , del suo fine, della sua struttura , etc. Gli hanno portato molti libri del Padre e da quattro anni riceve il Notiziario. Da ci rca tre anni , abi tando per diversi mesi consecu-tivi a Barcellona, Leopoldo e Lina si confessano mensilmente da lui . In questo ul timo anno P. O-riol , ogni domenica , dalle 18 alle 21 espone il San-tissimo e quindi ne approfi ttano per rimanere tut-to il giorno in parrocchia per la confessione, la S. Messa e l'Adorazione. Ogni domenica diverse persone (di 30/40 anni) provenienti dal centro e sud America rimangono in parrocchia tutto il gior-no. Si tratta di uomini e donne che lavorano a Barcellona e dintorni e, non avendo famiglia, pre-feriscono rimanere insieme per condividere con il Signore la giornata domenicale.

Il passo del vangelo (Mt 18, 19-20) in cui si leg-ge: «In veri tà vi dico: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà . Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, l ì sono io in mezzo a loro», fa riflettere sul fatto che noi abbiamo preso un impegno, che è diven-tato una scel ta di vi ta insieme ad altri fratelli: a -mare l ’al tro fino a farlo “diventare” nostro. È pro-prio il momento della preghiera che, nonostante la lontananza, ci unisce e ci fa essere Comunità . Pregare è stare insieme ed amare. Quindi pre-ghiamo affinché Lina e Leopoldo si sentano sem-pre abbracciati da questo nostro reciproco amore che nessuna lontananza può scalfi re, e preghiamo perché, attraverso la loro opera, il piccolo gruppo spagnolo possa ingrandirsi portando verso nuovi confini la nostra Comunità e facendo conoscere la ricchezza del messaggio di don Divo ai fratelli cri -s tiani di Spagna.

Margherita Bisardi Fi renze

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nocchio, cammino con tanta fatica , ma quando ho cominciato a salire la Scala Santa in ginocchio, è spari to il mio grande dolore e ho potuto salire fino alla cima. Questo è uno dei miracoli che ho sperimentato nella mia vi ta . Il giorno dopo siamo andate alla Basilica di S. Pietro per partecipare alla S. Messa, pregare e visitare gli ambienti del Vaticano. Fino a quel giorno questi posti li avevo vis ti solo in televisione. Il lunedì 24 Settembre siamo parti te da Roma per andare a Fi renze.

Suor Elena è venuta a prenderci alla s tazione con un’al tra persona carissima: si tratta di Lina Casu, una sorella sarda (è venuta due vol te a visi-tarci in Sri Lanka). Non avrei mai immaginato di vederla, perché sapevo che abi ta molto lontano, in un’isola. Siamo arrivate a Casa della Tras figura-zione. In questa beata Casa ho potuto pregare tanto. Per di re la veri tà , all ’inizio ho trovato un po’ di difficol tà a pregare cos ì tanto, ma ho potu-to imparare dalle sorelle il modo giusto di pregare senza distrazione e fare l ’adorazione in silenzio. Ho potuto conoscere due sorelle consacrate della Colombia, l’Assistente di Famiglia di Bogotà e la Delegata di Medellin, e l’Assistente della Famiglia australiana. Ci siamo riunite in quella casa da di-verse parti del mondo, ogni tanto a tavola abbia-mo pregato con le nostre proprie lingue e ho sen-ti to tanto la presenza di Gesù in mezzo a noi . Il 25 settembre per la prima vol ta sono andata a Casa S. Sergio e ho potuto pregare davanti alla tomba del Padre Fondatore. Proprio in quel giorno si ce-lebrava la festa di San Sergio; abbiamo partecipa-to alla Santa Messa e dopo abbiamo festeggiato il Santo della nostra Casa madre, ma non solo, per-ché il buon Dio secondo la Sua santa volontà ha fatto nascere anche la nostra s r. Francesca pro-prio in quel giorno. Allora per me era doppia fe-s ta.

ll giorno dopo siamo andate a vedere la torre di

Pisa e da questa ci ttà , salutandoci , Lina è parti ta per la Sardegna. Sono stata fortunata a s tare con lei due giorni nella s tessa s tanza e ho potuto im-parare da lei tanti gesti di cari tà . Anche se non sapevo parlare in i taliano abbiamo potuto ridere tanto nell ’incomprensione.

Un giorno insieme ai fratelli e alle sorelle del IV ramo ho potuto partecipare al loro ri ti ro alla For-nace. Quel giorno, vis ta l ’assenza di s r. Francesca , gli altri mi hanno spiegato in inglese l’importanza

di quel posto. Anche se sr. Francesca è s tata sem-pre disponibile a viaggiare con me, in quei giorni era immersa nel lavoro per completare la batti tu-ra della traduzione del Vademecum in singalese. Sono contenta perché anch’io ho potuto dare un piccolo aiuto al suo lavoro correggendo gli errori tecnici causati dal computer.

Il primo Ottobre siamo andate a Padova al San-tuario di S. Antonio; Lidia di Monselice è venuta prenderci dalla s tazione con don Linton (un sacer-dote consacrato dello Sri Lanka che in quel mo-mento si trovava a Battaglia Terme per motivi di s tudio). Lui quando era in Sri Lanka diverse vol te ci aveva aiutato guidando i nostri ri ti ri mensili, mentre in quest’occasione mi ha spiegato alcune cose della vi ta di S. Antonio e di S. Leopoldo.

Il 5 Ottobre siamo arrivati all’eremo di Lecceto per l ’incontro degli Assistenti e dei Delegati della Comunità. Padre Stefano ci ha spiegato tante co-se meravigliose della vi ta del Padre Fondatore. Ascol tando la narrazione della ricchissima vi ta spi ri tuale del Padre e della sua umil tà ho senti to tanto la povertà della mia vi ta spi ri tuale. Il modo di insegnare con i disegni che padre Stefano ha usato, mi ha aiutato tanto per intendere bene l ’argomento e alcuni di essi ancora vengono alla mia mente. Durante questo incontro ho avuto occasione di ascol tare l ’esperienza di vi ta comuni-taria degli altri Assistenti di Famiglia e dei Delega-ti . Ho potuto conoscere la nostra ex Assistente

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Generale Antonietta Petrosino, che fino a quel momento avevo conosciuto solo attraverso le sue carissime e materne lettere e anche Maria Persi-co, la nuova Assistente Generale.

(…) Gli ultimi giorni sono rimasta in casa riposan-do e preparando la mia valigia per ri tornare in Sri Lanka. A questo punto ho trovato una grande dif-fi col tà perché avevo tante cose che tanti di voi avevate regalato a me e ai miei fratelli e sorelle dello Sri Lanka. Non ho potuto metterle tutte nel-le valigie, perché il peso sarebbe salito a 50 kg, mentre mi era consenti to portarne solo 30. Con-tro voglia ho dovuto lasciare alcune cose e con l ’aiuto di s r. Francesca ho potuto sis temare tutto. Per il viaggio di ri torno ci sarebbe stata anche lei con me. Alla fine è arrivato il giorno della parten-za . Nonostante il desiderio di rivedere i miei figli e nipotini , ho senti to una certa tristezza nel sepa-rarmi dalle carissime sorelle della Trasfigurazione. Dopo averle salutate tra le lacrime, s r. Francesca ed io siamo parti te per la s tazione con don Rober-to Razzoli. Lui non solo ci ha accompagnato, ma nella sua gentilezza ci ha aiutato a portare le no-s tre pesantissime valigie fino al treno. Ho pensa-to: «Ora il treno va avanti velocemente, restiamo noi due sole (s r. Francesca ed io) e come possia-mo portare tutte queste valigie all’aeroporto? Non dobbiamo cambiare il treno anche a Roma Termini?». Veramente mi sono preoccupata!!! Ma ho visto che s r. Francesca si è addormentata serenamente senza nessuna preoccupazione. Co-me mai? Dopo ho scoperto il suo segreto, cioè con un’indicazione del buon p. Silverio, della cara s r. Elena e con l ’aiuto di tutti gli angeli custodi dei fratelli e delle sorelle del IV ramo aveva già richie-s to l ’assistenza per portare tutti i nostri pesi ma-teriali fino all’aeroporto.

Comunque a voi, miei carissimi, vorrei di re sin-ceramente che se alla dogana avessero deciso di pesare i buoni esempi e i valori spi rituali che mi avete trasmesso durante questo viaggio, sono sicura che non mi avrebbero fatto passare facil-mente. Infatti, tantissime cose preziose mi avete donato da portare ai miei fratelli e sorelle della Delegazione dello Sri Lanka. Vi ricordo sempre nelle mie preghiere e vi voglio tanto bene.

Carmel Fernando Delegata dello Sri Lanka

SPECIALE SVIZZERA: Grazie, don Divo! Carissimi , queste poche righe per aggiornarvi sul

piccolo campo che la Comunità s ta coltivando nel -la vicina Svizzera , dove don Divo si recò, negli anni ’80, a predicare ripetutamente gli esercizi alle Suore Brigidine di Lugano, proprio a poca distanza da casa mia. Curioso, perché appresi questo parti -colare il giorno prima della mia consacrazione; lo ri tenni un regalo da parte di don Divo. Ho cono-sciuto la CFD attraverso le catechesi di p. Serafino a Radio Maria . Era un appuntamento mensile; pri -ma di allora non avevo mai sentito parlare della Comunità anche se avevo letto di un grande misti -co di nome Barsotti ed avevo acquis tato alcune copie di un suo libro, La mia giornata con Cristo, sia per me che come regalo a suore neo professe. Tutto si sarebbe arenato se non fosse s tato per una coppia di amici di Biella che nel febbraio 2011 andavano a Roma e mi avevano invi tata a parteci -pare al viaggio organizzato con la Comunità . Per convincermi mi avevano passato al telefono una “certa” Paola che con entusiasmo diceva di essere consacrata nella CFD. Avendo degli impegni pro-fessionali, non potei aggregarmi . Mi invi tarono il mese successivo a casa loro in occasione della conferenza su S. Gianna Beretta Molla, tenuta dalla figlia Gianna Emanuela che avrei incontrato a casa loro. Sia per il piacere di rivederli che per il fascino della santa, partii per Biella nonostante un tempo infame. Fu una testimonianza emozionan-te ed una conferenza molto coinvolgente. La sor-presa fu l’apprendere che il tutto era s tato orga-nizzato dalla CFD. Vidi spuntare un frate che trovò posto vicino a me. Era p. Serafino che sino allora non conoscevo. Al termine dell’incontro andai in chiesa per la S. Messa, domandai a p. Serafino, entrato per un breve momento di adorazione, una benedizione speciale… Mi chiese se volevo entrare in aspi rantato. Risposi che volevo saperne di più, per compiere un gesto consapevole. Il viag-gio di ri torno a Lugano fu un disastro, feci almeno 50 km in più, forse anche perché dis tratta dal pensiero della chiamata degli apostoli (il mio tor-mentone) e di Matteo che, chiamato da Gesù, si alzò e lo seguì, senza indugio.

Nei giorni successivi cercai notizie in internet e lasciai riposare il seme nel buon terreno. Dopo un tempo di riflessione, il 22 maggio, giorno di Santa Ri ta , tornai a Biella senza coinvolgere i miei amici per potermi meglio concentrare sulla CFD e capire

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se aderi re o meno. Accettai di diventare aspiran-te. Ricevuto il prezioso Manuale prima di rientra-re a Lugano, mi recai in visi ta al santuario di No-stra Signora di Oropa e, in attesa della celebrazio-ne della S. Messa, pregavo usando il Manuale ed affidavo questo cammino alla nostra Santa Ma-dre. Data la ricchezza del contenuto, molto ricco e completo se comparato ad altri del mio cammi-no precedente, intravvedevo lo bellezza spiri tuale della Comunità . L’avventura era iniziata sotto la protezione di S. Ri ta che non mancò di parola, affidandomi alle amorevoli cure della nostra cara assistente della famiglia Lombarda, Rita appunto!

Il “quartetto” di Cantù a cui sono s tata affidata,

mi ha aiutata a muovere i primi passi sino a giun-gere alla consacrazione del 28 ottobre 2012, in occasione della visita di p. Benedetto a Milano (vedi foto). L’indomani , in una splendida giornata di vento, per non lasciarmi subito sola , p. Bene-detto accompagnato da Ri ta e Lorenza è venuto a celebrare nella mia chiesetta di S. Carlo nel centro di Lugano, susci tando molto interesse. Ciò ha per-messo di riunirci a pranzo dalle Brigidine e di co-noscere Carlo Storrer, l ’unico consacrato della Comunità in Svizzera, che per molti anni ha man-tenuto accesa la fiamma.

Non siamo vicinissimi , ma sicuramente ci sarà qualche occasione per riunirci . Ad ottobre Anny di Lugano e a febbraio Daniela di Bioggio, sono di-ventate aspiranti, grazie allo zelo ed alla testimo-nianza di Elena e Carlo di Biella, conosciuti duran-te un pellegrinaggio.

Sospinto da un vento impetuoso, il 15 e 16 mar-zo anche p. Serafino è venuto a Lugano, in occa-sione della presentazione del libro su don Divo presso la libreria delle Paoline di Como.

Ha potuto tenere una catechesi presso la parroc-chia luganese di S. Nicolao sul tema: “L’Eucaristia fa la Chiesa , la Chiesa fa l ’Eucaristia”, tema sugge-ri to dal parroco don Marco che ha susci tato mol-to interesse.

In tale occasione una cara amica con cui condivi-devo già dei momenti di spi ri tuali tà e la mia espe-rienza in CFD è diventata aspirante dopo la cele-brazione eucaris tica di p. Serafino presso le Claris-se di Cademario, un monastero in una posizione con vista mozzafiato sul lago di Lugano.

Anche la celebrazione della S. Messa prefestiva a S. Nicolao ha motivato Tiziana con Sonia e Gian-piero a cogliere l’invi to di entrare in aspi rantato. Se son rose fioriranno… Affidandoci alla preghiera dell ’intera comunità per poter continuare a cre-scere in sapienza, grazia ed armonia, possiamo solo ringraziare il Signore per tutti i suoi benefici.

Francesca Dati

P.S. Grazie a Giorgio Fontana di Cernobbio ab-

biamo un ampio servizio fotografico a livello pro-fessionale!

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Lugano, 29 ottobre 2013. Casa S. Brigida. P. Benedetto con Carlo Storrer alla sua destra e Don Marek a sini-stra, Rita, Lorenza, Don Marco, Francesca e Madre Hilary, superiora.

DALLA MADONNA DEL SASSO Dall ’ul tima cronaca riportata su queste pagine,

l ’evento più s traordinario riguardante la comuni-tà del quarto ramo presente al Sasso è s tato il trasferimento di alcuni fratelli.

La nuova formazione comprende, ol tre la pre-senza preis torica di Silvano e quella ormai con-solidata di Stefano e Martino, quella nuova di Ireneo e Serafino, trasferi ti al Sasso dal mese di settembre.

Di conseguenza l ’impegno maggiore di questi ul timi mesi è s tata la ricerca di un nuovo equili-brio, dell’armonia di forze, risorse e doti nuove e diverse per procedere sempre come un solo cor-po, così come richiede il Signore.

È s tato ed è tuttora Stefano, in quanto respon-sabile riconfermato della casa ed il maggiore e-sperto di musica fra noi , a concertare i talenti , sia in cappella, di rigendo il canto della preghiera

li turgica per fondere insieme le voci, che durante il resto della giornata , coordinando le attivi tà della casa e dei fratelli nei loro ruoli : Serafino alla scure e motosega, Martino alla zappa nel-l ’orto e alla cura dell ’apiario, Ireneo - spi ri to e-clettico napoletano - ai vari s trumenti della casa, dalla lavatrice all’incudine e martello, Silvano alla foresteria della Casa del Pellegrino, riuscen-do ad ottenere un buon accordo del quartetto. Un quartetto che spesso, con il passaggio di tanti fratelli della comunità , consentito dalle ampie possibilità di accoglienza del santuario, si dilata fino a divenire orchestra a volte davvero nume-rosa, ma con ciascuno calato nella sua parte, sia in cappella che nelle attivi tà pratiche, per l ’ese-cuzione di grandi sinfonie.

I fratelli della Madonna del Sasso

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RAVENNA: INCONTRO CON IL NUOVO VESCOVO Venerdì 17 marzo p. Ireneo (che era in visita da

noi) ci ha accompagnati , noi consacrati di Argenta e Ravenna (presenti anche Elena e Benedetta To-gnetti), a presentarci come CFD al nuovo vescovo Mons . Lorenzo Ghizzoni : la sua semplici tà e curio-sità si è espressa con domande per meglio cono-scere la Comunità e noi tutti , apprezzando l ’ul ti-mo testo di p. Serafino sul Padre, che noi gli ab-biamo regalato; ha pure condiviso alcuni progetti che forse riusci remo a realizzare in occasione del centenario del Padre, nel 2014.

La serata si è conclusa con una semplice cena e la gioia di avere con p. Ireneo due simpatiche bim-be, facendo “ricreazione di ricordi”.

(…) Sabato pomeriggio è avvenuto l ’incontro con gli aspi ranti e gli incaricati : padre Ireneo con la sua delicatezza ha invi tato ognuno di noi a espri-mere un pensiero, dandoci cos ì la possibilità di conoscerci meglio e senti rci anche tutti molto consapevoli che questo cammino è un dono a cui

di ffi cilmente si può di re di no. Le parole di padre Barsotti sono risuonate spesso, la conversazione è avvenuta con toni pacati dandoci il tempo di assa-porare i contenuti che ci esponeva, senza l ’ansia di dover saturare i silenzi fra un pensiero e l’al tro. Quattro consacrandi, Donatella, Andrea, Cinzia, Matteo, hanno cominciato a prepararsi spi ri tual-mente al ri to di consacrazione che è avvenuto do-menica 17 durante la santa Messa, presso la par-rocchia di Sant’Anna a Bologna nella giornata di ri ti ro e adunanza.

La parrocchia di Sant’Anna ci ha richiamato la memoria di Laura Zuccolini che il 19 marzo 1961, nelle mani di don Divo Barsotti , proprio qui diven-tava la prima consacrata della nostra Famiglia del-l ’Emilia Orientale. Di ogni cosa diamo lode al Si-gnore! A lei , a p. Barsotti , in comunione chiedia-mo preghiere per custodire il nostro cammino.

Daniela Minghelli (Ravenna)

Ravenna, 17 marzo 2013. Il nuovo Vescovo di Ravenna, mons. Lorenzo Ghizzoni, con la Comunità di Ravenna e Argenta. Alla destra del Vescovo c’è Lucia Pozzi, l’Assistente di Famiglia.

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DAL TRENTINO ALTO ADIGE L’anno comunitario inizia con il cambio di Assi-

s tente di Famiglia. In occasione della visita di p. Silverio, in settembre, abbiamo ringraziato Anni-ta Canali per la sua dedizione e grande amore alla guida della nostra Famiglia. Con mano ferma ci ha condotto in questi anni non sempre facili e durante i quali molti fratelli e sorelle sono man-cati . Chi vi scrive, Inger, è subentrata e ha fatto il primo anno di “rodaggio”. È stato un anno ricco di grazie, guidato dallo Spi ri to Santo. Ci rendia-mo sempre più conto che non siamo noi che fac-ciamo, ma un al tro ci guida. Ti affidi a Lui , e le cose che prima sembravano difficili a poco a po-co si risolvono. In Famiglia ci lega l ’Amore e que-st’amore si avverte sempre nelle Adunanze, nel-le visite ai fratelli e sorelle.

Durante l ’anno dedicato alla fede si sono svolte le nostre Adunanze che sono s tate una grande ricchezza per tutti . Non sono intervenuti “gli e-sperti” questa vol ta , ma sorelle e fratelli della Famiglia , e ognuno ha dato molto a tutti noi . E-manuele (il nostro prossimo diacono), Sergio, Lidia , Giovanni , Silvia , Bina; un grande applauso

e grazie a tutti . Ci mancano ancora due Adunan-ze, a Cavalese in maggio con Olga e il pellegri -naggio a San Giuseppe Freinademetz che faremo in giugno con Giovanna, e sono sicura che andrà tutto bene anche l ì. L’adunanza è un momento importantissimo per la vi ta della Famiglia : è un momento di formazione, ma anche di fraternità e di conoscenza tra noi consacrati. Pregando in-sieme, vivendo un momento di fraterni tà allar-gata , realizziamo più pienamente la nostra con-sacrazione.

Nel mese di aprile c’è s tata la visita di padre Bernardo. Lo abbiamo aspettato con trepidazio-ne, perché avevamo ben 5 aspiranti da consacra-re! Grande festa al Santuario delle Laste domeni-ca 14 aprile! Lì si sono consacrate Paola, Giovan-na e Albertina , tutte tre di Predazzo in Val di Fiemme. Era una bella giornata di sole e di pri -mavera, e le nostre neo-consacrate facevano a gara con il sole chi fosse la più raggiante!

Il giorno dopo a Merano è toccato alle altre due, Manuela e Anna, che si sono consacrate nella cappella dell’Is ti tuto della Cari tas. Qui il padre don Divo aveva celebrato tante vol te

Trento, 15 aprile 2013. Consacrazione di Albertina, Giovanna e Paola, nella foto con padre Bernardo, l’Assi-stente di Famiglia Inger Nones e Lidia Costa.

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quando veniva a Merano, e la sua presenza si avvertiva . Commosse hanno posato per le foto di ri to, come sposine con il mazzo di fiori in mano.

Padre Bernardo è s tato molto paziente e sere-no con tutti noi durante la sua lunga visita . O-vunque ha parlato dell’importanza di vivere un rapporto personale con il nostro Signore, medi-tando sull’art. 15 dello Statuto, del come vivere la consacrazione e la sua importanza, e sempre nella gioia dell ’incontro con Lui . Grazie p. Ber-nardo per la tua preziosa presenza!

Affidiamo le nostre sorelle neo-consacrate alle vostre preghiere, e auguriamo a loro buon cam-mino nella nostra bella Comunità!

Abbiamo ancora aspiranti che si s tanno prepa-rando alla consacrazione, in Val Gardena, Val di Fiemme e Merano: una grande ricchezza di gra-zia , che speriamo possa sfociare in nuove consa-crazioni .

Infine vi invi to a pregare per tutti i nostri anzia-ni e malati . Non vogliamo mettere i loro nomi, ma il Signore che sa tutto, saprà indirizzare bene anche queste preghiere.

A tutti i consacrati CFD in gi ro per l ’Italia e nel mondo un saluto dalla Famiglia del Trentino Al to Adige!

Inger Nones

INIZIO DELLA CFD A MANTOVA, CON LA BENE-DIZIONE DEL VESCOVO

Nello scorso mese di gennaio, in occasione di una venuta di p. Serafino, abbiamo avuto la be-nedizione del Vescovo per il nuovo gruppo della Comunità nella ci ttà di Mantova.

La sera precedente p. Serafino aveva tenuto un incontro nella chiesa di santa Teresa a Mantova dal titolo: “Il compito dei laici nella Chiesa”.

Il giorno dopo siamo andati a visitare la casa della Beata Osanna Andreasi , domenicana del XV secolo, alla quale è dedicato il nostro gruppo CFD a Mantova. La beata Osanna che ha vissuto presso i Gonzaga, laica , è s tata una mistica che ha vissuto in famiglia la sua consacrazione.

A mezzogiorno abbiamo incontrato il Vescovo di Mantova, mons. Roberto Busti , il quale ci ha detto che ha conosciuto don Divo e ne ha letto i libri da giovane sacerdote. Il Vescovo si è poi in-teressato alla Comunità , ha chiesto di averne lo Statuto e di conoscere i nomi delle persone della sua Diocesi che ne fanno parte. Al termine del colloquio, che ha avuto un tono amicale, il Ve-scovo ci ha dato la sua benedizione e incoraggia-to nel nostro cammino.

Nel pomeriggio padre Serafino ha visitato pres -so la casa di riposo Villa Maddalena di Goito, l ’anziano sacerdote mons. Antonio Tassi, già ret-tore per molti anni del Santuario delle Grazie di Curtatone; don Antonio è un amico di famiglia di padre Serafino. Infatti, da bambino giocava spes-so con suo papà, essendo amici e vicini di casa nella bassa mantovana, a Poggio Rusco.

Terminata la visi ta a don Antonio e fatta una preghiera presso il santuario delle Grazie essen-do di strada, l ’appuntamento era presso il chio-sco di san Barnaba, dove padre Serafino ha pre-sentato il suo libro Don Divo Barsotti. Il sacerdo-te, il mistico, il padre.

Infine, nella chiesa di san Giorgio Marti re a Cer-longo, ospitati da don Massimo Mattioli , p. Sera-fino ha tenuto una catechesi sulla santi tà dei cri-s tiani dal titolo “Maestro, cosa dobbiamo fare per diventare santi?”.

La domenica mattina padre Serafino ha conce-lebrato la Messa con don Massimo presso la chiesa di Cerlongo: diverse persone sono entrate in aspi rantato e tra di esse lo stesso don Massi-mo.

Dopo pochi giorni , il 10 febbraio, ho avuto la

Trento, aprile 2013. Incontro di p. Bernardo con una delle colonne della Comunità Trentina, Guido

Lorenzi.

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UN BELL’INCONTRO All'incontro tra Papa Francesco e il Papa emeri-

to Benedetto non ero presente, ma sono s tato testimone di un al tro abbraccio s torico: quello tra le nostre sorelle isolate, nonché amiche di antica data , Desolina e Maria Pia.

Paola , nipote di Desolina , da tempo desiderava farle incontrare, ma vari inconvenienti

(maltempo, salute malferma, impegni di lavo-ro...) avevano costretto a rinviare.

Alla vigilia della festa della Divina Misericordia, finalmente, coinvolgendomi nella splendida ini-ziativa , è riusci ta a trasbordare Desolina dalla sua s truttura ove è ospi tata a quella dell 'amica.

Al nostro arrivo un'operatrice s tava accompa-gnando Maria Pia nella cappella semideserta del-l'is ti tuto, sicché il nostro gruppetto le si è uni to per la preghiera del Rosario e per i Vespri , il tut-to al cospetto del Santissimo esposto.

Terminata la preghiera ci siamo intrattenuti in conversazione: Desolina con la sua pacatezza e Maria Pia con la grinta che la contraddis tingue si sono scambiate notizie di consacrati e amici co-muni , impressioni sul nuovo Papa, si sono inco-raggiate e confortate a vicenda, hanno riso insie-me...

Io e Paola abbiamo assisti to al repentino ri fiori-re di due sorelle, nel vero senso della parola , che finalmente potevano ri trovarsi e dialogare, sia pure per poco più di un'ora . Un'ora - oserei di re - luminosa, ri flessa sui loro s tessi vol ti .

Mantova, gennaio 2013. La neonata Comunità mantovana dal Vescovo Roberto Busti. Paolo Negri (l’autore

dell’articolo) è il primo a sinistra. Seguono Gino Ostini (aspirante), mons. Busti, p. Serafino e le sorelle De Flora. Dietro troneggia una immagine di san Pio X, che prima di essere Patriarca di Venezia e poi Papa, fu Vescovo di Mantova.

grazia e la gioia di consacrarmi nella Comunità, mentre Alberta e Gabriella De Flora hanno pro-fessato i voti defini tivi nel terzo ramo, tutti e tre nelle mani dell’Arcivescovo di Modena Antonio Lanfranchi , alla presenza di padre Silvano e delle due nostre Famiglie dell ’Emilia.

Ringraziamo di cuore padre Serafino per l ’ami-cizia, la disponibilità nella sua visita nella nostra ci ttà e per tutti i bei momenti di condivisione fraterna. Che questa grazia possa portare buoni frutti per il Regno dei Cieli e per la Comunità .

Uniti in Cris to.

Paolo Negri

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Marigliano (NA), 16 marzo 2013. Il piccolo gruppo di Marigliano con p. Stefano in visita da loro (con la chitarra, stru-mento di e vangelizzaz ione). Il Delegato è Mimmo Perre lla, il primo a sinistra.

Nella sua semplici tà questo incontro ci ha con-fermato una vol ta di più quanto sia necessario mantenere i contatti con chi è costretto a s tare in attesa di una visi ta , una lettera , una telefona-ta . Una goccia è solo una goccia, diceva madre Teresa di Calcutta , ma tante gocce insieme for-mano il mare; se ci organizzassimo tutti per spre-mere una goccia ogni tanto dal nostro tempo

congestionato di impegni , forse anche il tempo, a volte così pesante e interminabile, di chi è solo o sofferente, diventerebbe un po’ più luminoso.

Maria Pia e Desolina salutano, ricordano e rin-graziano per le preghiere tutta la Comunità dei figli di Dio.

Gian Luca Regge

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«Scrivi che benedico tutti i miei frati che sono ora nell’Ordine e quelli che vi entreranno

fino alla fine del mondo. Siccome non posso parlare a motivo della debolezza e per la

sofferenza della malattia, brevemente manifesto ai miei frati la mia volontà in queste tre

esortazioni.

Cioè: in segno di ricordo della mia benedizione e del mio testamento, sempre si amino

tra loro,

sempre amino ed osservino la nostra signora la santa povertà,

e sempre siano fedeli e sottomessi ai prelati e a tutti i chierici della santa madre Chiesa».

Piccolo Testamento di san Francesco (1226)

Aprile 2013, Madonna del Sasso. Ecco nella foto Mary Baiano con la zia e con i fratelli della Madonna del

Sasso p. Silvano, p. Ireneo, p. Serafino e p. Stefano. Mary ha da poco ultimato la traduzione in lingua inglese della biografia del Padre “Divo Barsotti. Il sacerdote, il mistico, il padre”. La zia è una professoressa di lette-ratura inglese: per sicurezza Mary passava i capitoli tradotti alla zia, che supervisionasse per la scorrevolez-

za della lettura in inglese. A forza di leggere di don Divo Barsotti, la zia al termine ha detto alla nipote: “Perché non andiamo a visitare i luoghi qui descritti?” Presto fatto: Mary è zia hanno organizzato un

“pellegrinaggio barsottiano” di una settimana, in cui hanno visitato Casa San Sergio, Palaia, la Fornace, Monte Senario, il convento della Calza e tutti gli altri luoghi del Padre. Ringraziamo di cuore Mary e la zia

per il loro grande lavoro, e speriamo che presto si possa avere la pubblicazione in inglese del testo.

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…e uno a Oristano: Maria Grazia della nostra bella Sardegna!

Auguri di buon cammino ad entrambe!

Un recente aspirantato

a Lugano (Svizzera):

Fiammetta…

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DALL’AUSTRALIA: LA CONDIZIONE DI CASEY Da tempo stiamo pregando per il piccolo Casey,

nipote di Beverly Thomas. Nel mese di aprile abbiamo ricevuto questa lettera che ci aggiorna sulla situazione.

Il tumore neuroblastoma è s tatisticamente

meno del 10 % dei tumori infantili, ma è al tamente mortale per la sua rapidi tà di espansione all ’interno dell ’organismo dei bambini . Inol tre il neuroblastoma forma metastasi in altre parti del corpo, assai diffi cili da curare - le metastasi sono la causa della morte di coloro che hanno questa malattia .

Attualmente ci sono cure sperimentali su bambini che non hanno avuto riscontri favorevoli dai trattamenti classici come la chemioterapia , la radioterapia e la rimozione chi rurgica del tumore principale, e Casey è uno di questi bambini : s ta facendo una cura sperimentale ed è monitorato mensilmente. Ormai sono quasi due anni da quando è s tato diagnosticato a Casey il tumore neuroblastoma,

allo s tadio 4, con molte metastasi ormai diffuse in tutto il corpo (aveva poco più di tre anni). Da allora una supplica incessante è salita al Cielo per l ’intercessione del nostro Padre don Divo Barsotti , e il piccolo Casey è ancora qui con noi . Lasciamo ogni cosa nelle mani di Dio, che agisca attraverso lo staff medico e le persone che pregano.

Io desidero ringraziare tutti voi a nome anche di mia figlia (la mamma di Casey) e mio genero per l ’amore e la fede con cui avete accol to l ’appello alla preghiera per il loro bambino più piccolo. Oggi Casey ha cinque anni . Ci sono giorni buoni e giorni di maggior sofferenza, ma è un bambino positivo e non si lamenta mai.

Nella foto che vi mando lo vedete con delle specie di cuffie per l ’udi to, dal momento che ha avuto danni nella parte interna delle orecchie causa le cure pesanti cui è stato sottoposto in questi anni .

Che il Signore vi benedica tutti. Confidiamo in Dio e nell’aiuto materno della Beata Vergine Maria .

Beverly Thomas (Melbourne, Australia)

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Dorothea Camilleri (nata Ryan) era una dei quattro figli di Michael e Dorothy Ryan, presso Dookie, nel Victoria , dove aveva trascorso i suoi primi anni di scuola , prima che la famiglia si trasferisse a Sheppar-ton, dove frequentò la scuola superiore. Entrò nelle Suore della Misericordia , ma prima di emettere i voti le fu chiesto di lasciare l ’isti tuto a causa della salute mal ferma e ne ebbe il cuore s traziato. Riuscì poi ad ottenere un diploma per l ’insegnamento ed insegnò a Mildura e alla scuola S. Paolo per non vedenti . Lavorò anche con i giovani svantaggiati e gustò la possibilità di lavorare come membro del gruppo mis-sionario dei Padri Maris ti a Wewak, in Nuova Guinea.

Lavorando a Campion Press, fece amicizia con molti seminaris ti e sacerdoti, con cui poté condividere la sua fede profonda e spi ri tuale. Alcuni di loro rimasero suoi amici per tutta la vi ta e la descrivevano come una ‘persona per gli al tri ’.

Nel 1981 Dorothea sposò John Camilleri e visse con lui in una fattoria a Catani . Insieme adottarono e crebbero 9 bambini (allevandone altri 7). Ricevettero la benedizione apostolica di Giovanni Paolo II per il loro contributo presso il College Missionario S. Paolo, l ’Isti tuto di Studi Mary MacKillop di Timor Est, i Salesiani, i Fratelli Maris ti, [Is ti tuto] S. Pietro Claver, Missionari dell’Amore di Dio e Missionari del Verbo Divino.

A casa aveva uno speciale angolo, dove pregava ogni giorno, e i suoi scaffali mostravano il suo gusto autenticamente cattolico nel leggere le opere classiche della spi ri tualità .

John aveva costrui to un’altra casa sul loro terreno, dove ospi tavano vari seminaristi , sacerdoti e religio-si, che volessero prendersi un momento di ri tiro. Dorothea, in quei casi , chiedeva con dolce insistenza che si celebrasse la Messa a casa loro, se possibile.

Alcuni anni dopo, amici di vecchia data la informarono che alcuni giovani monaci si erano stabili ti a Do-okie [il paese dove era nata]. Dorothea si informò e volle anche lei far parte di questa Comunità di pre-ghiera , con gli s tessi intenti : la Comunità dei figli di Dio. Più o meno in quel periodo le fu diagnosticata una malattia del motoneurone [una malattia degenerativa , tipo la SLA]. In segui to Dorothea fece la con-sacrazione a casa sua, con p. Doroteo, e si sentì privilegiata per la presenza anche dei fratelli Daniele e Massimo, in quel momento tanto importante per la sua vi ta e per la sua anima. Da allora , Faye, Wally e Monica, del Gruppo S. Padre Pio, si recavano ogni settimana a casa dei Camilleri per l ’Incontro, dato che le forze di Dorothea andavano gradualmente diminuendo, rendendole alla fine difficile anche il respi ro. Negli ultimi mesi della sua vi ta , ascol tava quando pregavamo il Rosario o cantavamo inni, ed era come assorbi ta quando si pregava la Li turgia delle Ore, la Formula di Consacrazione e l ’Atto di Affidamento a Maria . Non disse mai una volta : «Perché proprio a me?». In quelle ul time settimane in cui la malattia compiva il suo corso, Dorothea era la prova visibile della sua profonda unione con il suo Signore crocifis-so, nella fede, nell’amore e in una sofferenza che spiegava la realtà della bellezza che viene dall ’amore.

NECROLOGIO

Dorothea Ryan in Camilleri Catani (Australia)

Nata: 24 novembre 1941

Consacrata: 2 febbraio 2012

Morta: 13 febbraio 2013

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Il 19 Marzo, giorno di San Giuseppe, ci ha lasciati Bettino Gerini . Bettino era un uomo silenzioso e per diversi anni non ho quasi avuto la possibilità di senti re il tono della sua voce. Un giorno improvvisamen-te mi ha avvicinato e ha iniziato a parlare. Stupi ta ho cercato di carpi re il massimo di ciò che diceva in quanto sospettosa che l'evento non si sarebbe ripetuto. E così, nel ricordo della sua voce calma, gentile posso ancora senti re il calore del sole e la luce di quella bellissima giornata.

Superato l ’evento ho pensato che non si sarebbe ripetuto e invece, durante una pausa di un’adunanza, mi avvicinò di nuovo e, sempre con la sua grande educazione e la voce calma e gentile, mi portò a capi re quanto la gentilezza e l'educazione, e soprattutto il silenzio, possa essere associato a vivaci tà ed espe-rienza di vi ta . Bettino era un uomo che aveva amato, aveva vissuto, sbagliato e che aveva tante cose di cui argomentare. Ricordo sempre il racconto del suo matrimonio con una giovane e bella ragazza s tra-niera e la dolce pacatezza con la quale parlava della figlia.

Ho avuto modo di incontrarlo anche nella sede del Movimento per l'Infanzia del quale è Presidente il nostro fratello Andrea Coffari e da quel momento cercavamo di coordinarci per incontrarci di nuovo seppur con scarso successo. Domenica 17 Marzo, durante l'esposizione del tema “La fede di Pietro” pre-sentata all'adunanza, Bettino, in qualità di relatore, manifestava di ffi col tà nel parlare, respirava con fati-ca , ma non si è esonerato dal suo compito che ha portato avanti fino in fondo.

Mi rivolgo ora di rettamente a te, Bettino, mentre ti vedo che parli con fatica nella ripresa che ho effet-tuato per scrivere la cronaca della giornata , e mi sembra impossibile che tu sia morto. Ci tengo però a chiederti scusa perché ad un certo punto mi hai fatto un cenno, come al solito garbato e gentile; volevi parlarmi ma io avevo tante cose da fare e la tua gentilezza non è riuscita a fermarmi . Sì, ti chiedo scusa per non essermi soffermata anche solo un secondo su di te. Ci sono racconti che hai lasciato a metà per cui , caro Bettino, non lasciamoci condizionare da questa momentanea di ffi col tà di incontro; lontano dal-le problematiche della vi ta avremo molto più tempo per raccontarci quando ci incontreremo di nuovo.

una sorella di Firenze

NECROLOGIO

Bettino Gerini Fi renze

Nato: 21 luglio 1940

Consacrato: 14 febbraio 2010

Morto: 19 marzo 2013

Dopo l ’ingresso di Dorothea nella vi ta eterna, L’Arcivescovo di Melbourne, Denis Hart, scrisse a John, ricordando quando era s tato a trovarla nell ’ul timo mese della sua vi ta, e parlava del suo calore e della sua bontà e di come ella ha sostenuto la propria terribile sofferenza con grande pazienza, fede e soppor-tazione.

Monica Hesse Gruppo S.Padre Pio

Upper Beaconsfield, Australia

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IN RICORDO DI BETTINO GERINI

Firenze, aprile 2013 Nessuna persona passa nella nostra vi ta come “non fosse”; anche l ’incontro più fuga-ce lascia una traccia , un segno in ognuno di noi e ci cambia, forse senza neanche ac-corgercene ci arricchisce, ci apre ad un universo di anime e ci predispone a nuovi in-contri , a nuovi sguardi e a nuove parole. Cos ì è s tato l ’incontro con Bettino che, anche se da pochi anni in Comunità , in questo ul timo periodo ho avuto la possibilità di poter conoscere meglio, ma non abbastanza per poter raccontare di lui . Era così schivo, riservato, cos ì silenzioso da passare quasi inosservato, ma era in real tà un’anima molto viva e vivace, di una certa preparazione e conoscenza: scriveva libri e sceneggiature, ed era fini to in Comunità quasi per caso durante una sua ricerca sui tabernacoli delle strade di Settignano. Così si è ri trovato in un cammino contemplativo, lui che mi aveva confessato di comprendere meglio il senso di una vi ta attiva che non di quella contemplativa . Eppure il Signore lo ha chia-mato proprio qui . Ogni settimana veniva a casa per aspettare Piero e di rigersi insieme all ’incontro di gruppo. Mi trovava sempre a sti rare una montagna di roba e mentre sti ravo si parla-va , ci si conosceva, si faceva comunione. Nonostante il disordine e la confusione (con tre figlie) che poteva trovare in casa, lui era sempre l ì tranquillo, sorridente, paci fico: sì, trasmetteva pace. Per le mie figlie era normale vederlo arrivare alle 18.30 e stare lì silenzioso ad ascol tare la vi ta di Van Gogh, di Gauguin e Cezanne di Sara , gli uomini primitivi di Maria Elisa o i capricci di Silvia . Bettino è entrato nella nostra vi ta e nella nostra casa velocemente e cos ì al trettanto velocemente e silenziosamente ci ha lasciati , ma la sua presenza ha arricchi to la no-s tra vi ta. È morto il giorno di San Giuseppe, due giorni dopo aver condiviso con tutti noi l ’Adu-nanza su “La fede di Pietro” tenuta dal suo gruppo, dopo aver condiviso silenziosa-mente quella che dovrebbe essere la massima espressione della comunione tra noi nella nostra Comunità : l’Adunanza. Adesso la sua adunanza è nei cieli dove, sempre silenziosamente, continua la sua co-munione con tutti noi .

Maria Pia Calcagno

«I fratelli si mostrino benevoli l’uno verso l’altro, e con franchezza dichiarino l’uno al-

l’altro ciò di cui hanno bisogno: poiché, se una madre nutre e ama il proprio figlio car-

nale, con quanto maggiore impegno non si dovrà amare e nutrire il proprio fratello

spirituale!».

Francesco di Assisi, Regola Bollata 6, 8-10

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Salvatore ha fatto parte della Comunità fin dal 1982. Sia nel passato che in questi ul timi tempi ha mes-so a disposizione la sua casa per gli incontri comunitari .

Era celibe, viveva da solo e ci accoglieva settimanalmente con gioia . Io l’ho conosciuto prima come ami-co e poi come collega. Da giovane aveva conseguito il diploma di peri to tessile ed ha poi insegnato al-l ’I .T.I .S. ed alla scuola media .

Ognuno di noi era legato a Salvatore non solo per la stessa spiri tualità barsottiana ma anche da ricordi affettivi : abbiamo frequentato insieme il periodo di aspi rantato e, insieme, ci siamo consacrati nel 1983. Maria Buonincontri , consacratasi un anno fa , ci ri corda spesso che era s tata sua alunna alla scuola media ed Antonella Palladino ha collaborato per anni nel negozio di tessuti, gestito dal fratello di Salvatore, do-ve lui era sempre presente.

Anche mia moglie Liliana (pure consacrata nella CFD), ha conosciuto la famiglia di Salvatore fin dalla adolescenza, essendo anche lei cliente affezionata del negozio. Con la sua scomparsa abbiamo perso non solo un amico, ma anche un fratello.

Salvatore era un uomo semplice, riservato, digni toso, sobrio. Vestiva con gusto ed eleganza. Il suo trat-to distintivo era quello di una singolare signorili tà che aveva con tutti coloro che venivano a contatto con lui : sempre col sorriso sulle labbra, mai un atto di impazienza.

La sua fede era semplice, ma solida ed autentica , lontana da falsi pietismi . Spesso, negli incontri di gruppo, chiedeva spiegazioni e chiarimenti su varie problematiche religiose, seguiva con attenzione ed interesse il ragionamento ed accoglieva con entusiasmo le soluzioni, cercando di metterle in pratica nel-la vi ta quotidiana.

La sua scomparsa lascia un vuoto nel cuore di tutti coloro che l’hanno conosciuto. Antonio Rescigno

Conoscevo Salvatore da una vi ta : infatti avevo appena cinque anni (mi accingevo a frequentare la scuo-

la elementare) quando sono andata ad abi tare accanto al famoso negozio di s toffe che andava avanti da tre generazioni e che Salvatore, il professore, gestiva insieme a suo fratello.

Appena diplomata, in attesa di cominciare l ’università , mi ri trovai a fare la commessa in quel negozio e l ì sono rimasta otto anni ; l ì ho conosciuto p. Sera fino che venne a fare visi ta a Salvatore, già consacrato; l ì sono avvenuti i miei incontri da aspirante.

Salvatore era molto timido: infatti , solo dopo molti anni che lavoravo con lui mi disse che faceva parte

NECROLOGIO

Salvatore Paone Marigliano (NA)

Nato: 14 aprile 1923

Consacrato: 27 febbraio 1983

Morto: 13 marzo 2013

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Abbiamo perso una sorella, esempio di semplici tà e umil tà. Per il nostro gruppo di preghiera , con il suo carattere solare, la sua fede e la devozione alla Madonna di Medjugorje è s tata una testimone di Dio, che ha accettato la sofferenza della sua malattia , con sereni tà e coraggio.

Dopo la morte del suo caro mari to Antonio e per il peggioramento delle sue condizioni fisiche, ci senti -vamo solo telefonicamente.

La voce di Emilia era flebile, ma le sue parole erano piene di fede e di rassegnazione. Alla notizia della sua morte è consolante sperare e credere che la santa Vergine Maria a cui era tanto devota l’abbia ac-col ta , dandole pace e consolazione.

Elisa e Graziella Muratori

NECROLOGIO

Maria Emilia Cuoghi ved. Lucchi Modena

Nata: 23 aprile 1931

Consacrata: 15 dicembre 1991

Morta: 29 marzo 2013

di una comunità di preghiera . Quando cominciava a familiari zzare diventava spi ri toso, i ronico, giocherel-lone e poi era molto generoso: donava con amore ciò che aveva pur di vedere gioi re chi gli stava di fron-te. Un vero signore, un uomo di al tri tempi , sempre elegantemente vesti to, non sembrava affatto una persona anziana, anzi era un vero piacere s tare con lui ed in quel negozio c’era tanta complici tà tra noi .

Ricordo con affetto quando io e mio marito Agostino lo portammo con noi al Santuario della Madonna del Sasso: come fu contento e ci fu sempre grato per avergli fatto compagnia! In un’al tra occasione, in-sieme a suo fratello Gaetano ti tolare del negozio, andammo a Bologna per i 30 anni della Comunità bo-lognese: fu un bellissimo fine settimana durante il quale incontrammo tanti fratelli della Comunità , fra i quali Pino Guarnieri . Tornati a casa, parlammo a lungo di quei momenti e della ricchezza ricevuta .

Quante vol te io ed Agostino siamo stati a casa di Salvatore con molti nostri amici e lui ci preparava tan-te pietanze, ci faceva assaggiare i liquori che preparava. Non era sposato, quindi viveva da solo ed ama-va tanto s tare in compagnia dei giovani .

Negli ul timi anni gli incontri di gruppo si tenevano quasi sempre a casa sua, soprattutto in inverno per non farlo usci re ed era sempre felice di accoglierci .

Ci stavamo organizzando per festeggiare il suo 90° compleanno, fargli una festa che meri tava senz’al -tro, ma il Signore ha voluto che lo raggiungesse prima, che festeggiasse questa ricorrenza con Lui .

La sua scomparsa ha sorpreso tutti noi perché s tava bene, nonostante qualche acciacco: una banale caduta, segui ta da una seconda qualche tempo dopo l ’operazione, ha provocato delle complicazioni che lo hanno portato alla morte.

Salvatore, riposa in pace: resterai sempre nei cuori di tutti noi , soprattutto per la tua profonda umil tà. Antonella Palladino

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Ci ri teniamo molto fortunati di aver avuto per alcuni anni Peter tra noi, nei Gruppi “S.Teresa de los An-des” e “Beato Giovanni Paolo II”. Nelle sue ultime settimane, abbiamo assisti to con apprensione al deterio-ramento delle sue condizioni : aveva di ffi col tà a respirare e portava continuamente la maschera dell ’ossige-no, tuttavia sopportava molto pazientemente le sue sofferenze, mostrando di essere pronto ad andare al Signore, in qualunque momento Egli lo avesse chiamato.

Credo che vivendo in Sud Africa , Peter abbia conseguito grandi risul tati, tra cui , la professione di ingegne-re civile ed una fiorente attivi tà in questo campo, ed inol tre l ’aver formato e cresciuto una famiglia con sei figli . Vorrei tuttavia condividere con voi alcune parole su come noi lo abbiamo conosciuto, da quando alcu-ni di noi lo incontrarono quando era ancora nella parrocchia di S. Gerardo, a Warrandyte (Melbourne).

Peter e Berenice emigrarono dal Sud Africa nel 1995 e si s tabili rono a Warrandyte vicino a dove abi tava già il loro figlio Patrick con la propria famiglia. Avevano anche una figlia nel Queensland [un altro Stato del-l’Australia, NdT]. Al tre due figlie vivevano rispettivamente in Scozia e negli Stati Uniti ed ancora un figlio e una figlia in Sud Africa .

Dopo lunga malattia, Berenice morì alcuni anni fa ; Peter era s tato il primo nell’assisterla. Lo incontrai un giorno dopo la Messa e gli dissi: «Caro Peter, penso che, dopo un momento così diffi cile per la tua vi ta, ti potrebbe far piacere venire a pregare con noi al nostro Gruppo della Comunità, qui a Warrandyte, il marte-dì sera ...». Lui rispose: «Beh, avrei lezione di pi ttura , il martedì, ma credo che potrei sal tarla per una vol -ta».

Al termine del primo incontro a cui aveva partecipato, tornando a casa in macchina, diceva che era “Meravigliooso!”, come era solito esclamare – e non tornò mai più alle sue lezioni di pi ttura (sua figlia Su-san diceva che, comunque, non era per niente portato per l’arte).

Peter aveva seguito un corso per diventare diacono, in Sud Africa, perciò aveva già familiarità col brevia-rio. Si inserì con molta naturalezza nel ri tmo della nostra preghiera . Fece la consacrazione con p. Benedet-to, l ’8 dicembre 2003, festa dell’Immacolata Concezione. Diceva che quello era s tato uno dei momenti più felici della sua vi ta e che avrebbe da allora potuto vivere la sua vedovanza nella preghiera e nella gioia del-la Comunità .

A Peter piaceva molto il fatto che la nostra è una comunità contemplativa . Uno dei suoi libri preferi ti era La Pratica della Presenza di Dio, di fr. Lorenzo della Risurrezione. Un giorno confidò che un momento signi -ficativo per la sua vi ta fu quando durante un Incontro di Gruppo udì, come se fosse per lui la prima volta , le parole: «In questo sta l ’amore: non siamo s tati noi ad amare Dio, ma è Lui che ha amato noi» (1 Gv 4, 10). Ciò che conta è il fatto che Dio ci ha amati per primo. Con l ’obbiettivo di crescere nella santi tà , nella conti-nua ricerca di un amore totale, Peter arrivò a comprendere che la preghiera contemplativa non è tanto

NECROLOGIO

Peter Leo Monahan Melbourne (Australia)

Nato: 23 aprile 1931

Consacrato: 8 dicembre 2003

Voti : 3 giugno 2010

Morto: 4 marzo 2013

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1 Maria Marinetti 1898 + 1979 Venezia

2 Lucia Grassetto v. Rossi 1912 + 1998 Padova

Clotilde Fini v. Righi 1912 + 1998 Modena

Libero Fattorini 1932 + 2008 Bolzano

4 Maria Sartini in Fiumalbi 1903 + 1985 Palaia PI

Adriana Mazzoni 1911 + 1998 Firenze

Susanna Martiner in Bianco 1965 + 2010 Tollegno BI

6 Giorgio Barsotti 1935 + 2009 Pala ia PI

7 Agnese Zerbato v. Santambrogio 1916 + 2001 Vigliano Bi.se BI

9 Emma Cipolletta v. Sabatino 1916 + 1999 Napoli

Luigina De Marchi 1928 + 2012 Trento

10 Bruno Malacarne 1913 + 1978 Palaia PI

Rosetta Genduso in Pacciani 1925 + 1980 San Casciano Val di Pesa FI

Iris Amadei 1908 + 1997 Ca rpi MO

Maria Grazia Amore v. Duro 1927 + 2012 Napoli

Giuseppina Perria v. Merella 1935 + 2012 Cagliari

11 Concetta Croci 1916 + 1998 Palermo

Carmela Ferra ra in Cornacchia 1937 + 1999 Napoli

Margherita Giordano v. Di Berna rdo 1920 + 2008 Napoli

12 Paolina Ferrari v. Paganelli 1898 + 1989 Marti PI

Maria Zerbato v. Oliaro 1914 + 1996 Sandigliano BI

Maria Tomasin 1923 + 2008 Camposampiero PD

Ida Zammarano v. Cavallo 1921 + 2010 Foggia

13 Margherita Bezzi v. Nardini 1898 + 1970 Firenze

Raffaela Liguori in Cacciapuoti 1925 + 1998 Napoli

Rosanna Rodegher v. Sangalli 1943 + 2009 Modena

14 Vincenza Penna 1916 + 1992 Siracusa

Rosa Pappalardo v. Musorella 1922 + 2010 Siracusa

Cesare Alvergna 1926 + 2012 Bologna

15 Maria Cerlini 1912 + 1984 Bomporto MO

Teresa Stefani v. Verardi 1918 + 2003 Bologna

16 Maria Lorena Boni 1925 + 1998 Firenze

Filomena (Lina) Boccardi in Testa 1921 + 2004 Napoli

17 Dolores Sella 1918 + 2006 Lucca

18 Flora Astolfi 1908 + 1979 Bologna

Elena Pigorini v. Cappellato 1917 + 1996 Padova

Anna Pisu in Denotti 1941 + 1999 Oristano

20 Lucia Rorato 1909 + 2006 Vittorio Veneto TV

Vittoria Danini in Ceretti 1924 + 2006 Verbania

Maria Alessi v. Caldarella 1920 + 2008 Siracusa

21 Eufros ina Luscia v. Trevisan 1898 + 1963 Firenze

Giuseppina Carone v. Maddaloni 1909 +2006 Napoli

22 Angelo Oliva 1913 + 1985 Palermo

Annamaria Vellotti in Di Stasio 1928 + 2002 Napoli

23 Anna Fissneider v. Masia 1930 + 2010 Rovereto TN

Antonio Lucchi 1927 + 2011 Modena

24 Enrico De Martino 1930 + 2011 Cosenza

25 Maria Tirinnanzi v. Marchioni 1893 + 1972 Firenze

Maria Invernici v. Bertoglio 1913 + 2007 Brescia

26 Zaira Cuoghi v. Garagnani 1902 + 1981 Spilamberto MO

Alma Mazzon v. Salerno 1893 + 1981 Roncade TV

Ciro Satta 1924 + 1999 Bergamo

Fortuna Vallese v. Carlino 1930 + 1999 Na poli

27 Rosa Iervolino in Iaccarino 1950 + 2008 Napoli

28 Caterina Corda v. Pesarin 1927 + 2011 Oris tano

Cesarina Caneti 1921 + 2012 Bologna

ANNIVERSARIO DEI DEFUNTI

A Lodi e Vespri dopo l’ultima invocazione si aggiunga:

Lett. “Signore, ti raccomandiamo il nostro fratello (la nostra sorella) … che in questo giorno hai chiamato a te da questa vita …

Ass. Donagli/le la tua pace e fallo/a partecipe della gloria della Tua resurrezione”.

GIUGNO 2013

una questione di amare Dio, ma di lasciarsi amare da Lui . Ad un certo punto, Peter dovette lasciare la sua casa di Warrandyte per tras feri rsi presso una casa di ripo-

so, nel quartiere di Templestowe. Considerò quel momento come un’occasione ideale per vivere una vita di preghiera . Inizialmente riusciva a recarsi quotidianamente a Messa e, quando non poté più farlo, un suo ami-co gli portava la Comunione tutti i giorni . Infine prese la decisione di fare i Voti nel terzo ramo, e cos ì valoriz-zò molto la propria vi ta , pregando tutto il giorno per i propri familiari , per noi e per tutto il mondo.

Quando cominciò a perdere la vis ta , gli venne di ffi cile leggere il breviario e dovette rimediare con uno s tru-mento che ingrandiva le parole. Noi tenevamo gli Incontri di Gruppo presso la casa di riposo, ogni martedì sera , ed egli non vedeva l ’ora che arrivasse quel momento, come noi d’altra parte non vedevamo l ’ora di a -scol tare i suoi sapienti commenti negli incontri biblici e di formazione.

Col passare dei mesi e degli anni , con ammirazione, lo vedevamo crescere in santi tà, cosa percepita da quanti gli s tavano intorno. Nei suoi ul timi giorni si sentì assai fortunato di ricevere una visita e l ’Unzione degli Infermi da parte di p. Benedetto e p. Martino, che andarono a trovarlo subi to dopo il loro arrivo dall’Italia. Morì pochi giorni dopo, il 4 marzo 2013, ad ottantotto anni . Malgrado fossimo tris ti ed in lacrime per la sua diparti ta , il suo funerale è s tato un trionfo. Sappiamo che non lo abbiamo perduto e tuttora gli chiediamo di intercedere per noi . Insieme con il coro gospel Soweto, cantiamo: «Stenditi, caro fratello, s tenditi e riposati , voglio deporre il tuo capo sul petto del tuo Salvatore. Ti voglio bene, ma Gesù ti ama più di tutti».

Con amore, Valerie Dale

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Maria SS. dei Miracoli

Beata Osanna Andreasi

Ven. Elena Aiello B. Giovanni XXIII

I NOSTRI SANTI PATRONI DEI GRUPPI

Nella Preghiera Litanica si aggiunga, nel giorno relativo:

Per i nostri fratelli del Gruppo di ... dedicato a San ..., perché per sua intercessione siano un cuore solo ed un'anima sola nella fedeltà e nell'amore, preghiamo …

GIUGNO 2013

3 B. Giovanni XXIII (gruppo di Bergamo)

7 Sacro Cuore di Gesù (Madampe – SRI LANKA)

8 B. Nicola da Gésturi (gruppo di Oristano)

Cuore Immacolato di Maria (Wattala – SRI LANKA)

9 S. Efrem (gruppo di Modugno BA)

B. Anna Maria Taigi (gruppo di Roma)

11 B. Maria Schininà (gruppo di Ragusa)

13 S. Antonio di Padova (gruppi di Padova, Brindisi, Wagga Wagga – AUSTRA-

LIA e Madampe – SRI LANKA)

14 S. Metodio (gruppo di Siracusa)

Beata Maria Candida dell’Eucaristia (gruppo di Ragusa)

S. Marciano Vescovo e Martire (gruppo di Siracusa)

17 B. Joseph Marie Cassant (gruppo di Cuneo)

18 Beata Osanna Andreasi (gruppo di Mantova)

19 Ven. Elena Aiello (gruppo di Cosenza)

SS. Trinità (gruppo di Cerveteri RM)

21 Maria SS. dei Miracoli (gruppo di Alcamo TP)

22 S. Paolino da Nola (gruppo di Marigliano NA)

S. Thomas More (gruppi di Modena e Bath – GRAN BRETAGNA)

24 S. Giovanni Battista (gruppo di Ragusa)

Serva di Dio Marianna Amico Roxas (gruppo di San Cataldo CL)

26 S. Vigilio (gruppo di Trento)

29 SS. Pietro e Paolo (gruppo di Roma)

S. Pietro (gruppo di Sedilo OR)

S. Paolo (gruppi di Oria BR, Piacenza)

30 Santi protomartiri romani (gruppo di Roma)