Aprile 2007 - Anno 9 (n° 101) Mensile della Comunità...

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Il carattere festivo della domenica è certo quello più immediatamente percepito e più universalmente condiviso dalla cultura contemporanea. Ogni festa nasce dalla concorrenza di due fattori: un evento importante da vivere e il bisogno di ritrovarsi per celebrarlo gioiosamente insieme. Tale è la domenica per i cristiani. La domenica trae origine dalla Risurrezione, evento talmente importante e decisivo da meritare di essere commemorato e celebrato ogni settimana, nel primo giorno, detto appunto la domenica perché giorno del Signore. Per sua natura e per espressa volontà di Cristo tale evento non può che essere vissuto comunitariamente. A partire da questo giorno così pieno di divino e di umano vengono illuminati, e prendono significato tutti gli altri giorni della settimana; vale a dire che ritrovano giusta dimensione le cure quotidiane, gli impegni settimanali, che altrimenti rischiano di travolgerci sotto il loro peso. Nella domenica durante la festa le cose per le quali ci affanniamo e che a volte finiscono per dominarci, ritrovano la loro giusta misura; anche le persone che ci vivono accanto assumono il loro vero volto, perché a partire da là dove le abbiamo incontrate, durante la festa, abbiamo imparato a guardarle da amici come fratelli e sorelle, come compagni di viaggio. La luce del Risorto aiuta tutti a liberarci dalla schiavitù delle cose; alla Aprile 2007 - Anno 9 (n° 101) Mensile della Comunità Parrocchiale di Torri del Benaco sua scuola l’amore aiuterà a vincere il risentimento e la cattiveria, e la capacità di essere dono vincerà la ricerca egoistica dell’interesse. Già da subito, dal giorno della Risurrezione del Signore, i cristiani hanno abbandonato il sabato come giorno da dedicare a Dio nel riposo e nel culto, e lo hanno sostituito con il primo giorno dopo il sabato, il primo della settimana; perché “il vero giorno del Signore è quello in cui il Signore è risorto ed è apparso ai discepoli”. Egli stesso, il Risorto, infatti aveva come suggerito e consacrato il ritmo settimanale del giorno da dedicare al suo ricordo apparendo di nuovo otto giorni dopo, agli undici riuniti nello stesso luogo. L’eucaristia che viene fatta ogni domenica non è solo un rito, ma è anche scuola di vita: è una festa che non può esaurirsi tra L L A A D D O O M M E E N N I I C C A A G G I I O O R R N N O O D D E E L L S S I I G G N N O O R R E E G G I I O O R R N N O O D D E E L L L L A A F F E E S S T T A A

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Il carattere festivo della domenica è certo quello più immediatamente percepito e più universalmente condiviso dalla cultura contemporanea. Ogni festa nasce dalla concorrenza di due fattori: un evento importante da vivere e il bisogno di ritrovarsi per celebrarlo gioiosamente insieme. Tale è la domenica per i cristiani. La domenica trae origine dalla Risurrezione, evento talmente importante e decisivo da meritare di essere commemorato e celebrato ogni settimana, nel primo giorno, detto appunto la domenica perché giorno del Signore. Per sua natura e per espressa volontà di Cristo tale evento non può che essere vissuto comunitariamente. A partire da questo giorno così pieno di divino e di umano vengono illuminati, e prendono significato tutti gli altri giorni della settimana; vale a dire che ritrovano giusta dimensione le cure quotidiane, gli impegni settimanali, che altrimenti rischiano di travolgerci sotto il loro peso. Nella domenica durante la festa le cose per le quali ci affanniamo e che a volte finiscono per dominarci, ritrovano la loro giusta misura; anche le persone che ci vivono accanto assumono il loro vero volto, perché a partire da là dove le abbiamo incontrate, durante la festa, abbiamo imparato a guardarle da amici come fratelli e sorelle, come compagni di viaggio. La luce del Risorto aiuta tutti a liberarci dalla schiavitù delle cose; alla

Aprile 2007 - Anno 9 (n° 101)

Mensile della Comunità Parrocchiale di Torri del Benaco

sua scuola l’amore aiuterà a vincere il risentimento e la cattiveria, e la capacità di essere dono vincerà la ricerca egoistica dell’interesse. Già da subito, dal giorno della Risurrezione del Signore, i cristiani hanno abbandonato il sabato come giorno da dedicare a Dio nel riposo e nel culto, e lo hanno sostituito con il primo giorno dopo il sabato, il primo della settimana; perché “il vero giorno del Signore è quello in cui il Signore è risorto ed è apparso ai discepoli”. Egli stesso, il Risorto, infatti aveva come suggerito e consacrato il ritmo settimanale del giorno da dedicare al suo ricordo apparendo di nuovo otto giorni dopo, agli undici riuniti nello stesso luogo. L’eucaristia che viene fatta ogni domenica non è solo un rito, ma è anche scuola di vita: è una festa che non può esaurirsi tra

LLAA DDOOMMEENNIICCAA GGIIOORRNNOO DDEELL SSIIGGNNOORREE GGIIOORRNNOO DDEELLLLAA FFEESSTTAA

le mura del tempio, di sua natura tende necessariamente a varcarle per diventare impegno gioioso di testimonianza e servizio di carità. Quando l’assemblea si scioglie si è rinviati alla vita, è tutta la vita che deve diventare dono di sé. È anche questo un significato del comandamento del Signore: “fate questo in memoria di me”, “andate ed annunziate ai miei fratelli”. Il cristiano che fa festa nel Signore si sentirà debitore verso ogni fratello di ciò che ha ricevuto. Attraverso la gioia di coloro che hanno risposto alla chiamata, il Risorto vuole raggiungere ogni altro fratello, ogni uomo: coloro che non hanno potuto rispondere, coloro che non hanno voluto rispondere, coloro che non hanno neppure sentito la chiamata. Nel rispetto dovuto alla libertà di ciascuno, il cristiano non può rimanere indifferente di fronte alla lontananza o alla latitanza di tanti suoi fratelli. Ognuno ne è responsabile per la sua parte. La domenica è il giorno da vivere e da far vivere a partire dai fanciulli ai ragazzi dai giovani agli adulti come giorno della festa, giorno in cui ci si riunisce insieme per fare l’assemblea liturgica, oltre che come giorno del riposo; è il giorno dell’ascolto della Parola, della conversione, del perdono, e dell’accoglienza reciproca, del servizio fraterno. Verso la domenica intesa come giorno di festa deve convergere l’intera settimana, la catechesi feriale e la vita della comunità. Il giorno del Signore diviene il giorno della comunità, momento privilegiato dell’azione educativa, per crescere nella vita di comunione con Cristo e con tutta la comunità dei fratelli e delle sorelle che è la Chiesa. La domenica dell’uomo secolarizzato non è la stessa di quella del cristiano. L’uomo secolarizzato vive la sua domenica soprattutto come giorno di riposo dal lavoro e la sua festa si riduce al semplice sentirsi liberato dai fastidi della fatica quotidiana; un giorno di vacanza che è quasi solo evasione. La cultura contemporanea secolarizzata, ha svuotato la domenica del suo significato religioso originario e tende a sostituirlo sia con la fuga nel privato, sia con nuovi riti di massa: lo sport, la sagra, la discoteca, il supermercato, il turismo. Linguisticamente si è passati dal “giorno del Signore” al “week-end” dal “primo giorno della settimana” al “fine settimana”.

Nessuna di queste realtà è di per sé stessa cattiva, o illegittima, ma non si può negare che da tutto questo può derivare il pericolo della perdita della dimensione religiosa della vita e del tempo. Il giorno del Signore potrebbe ridursi a semplice giorno dell’uomo. Si apre al proposito una delle sfide più impegnative per il nostro tempo, occorre cogliere gli aspetti positivi del nuovo modo di vivere la domenica perché in questa nuova cultura coloro che liberamente e gioiosamente decidono di essere cristiani, discepoli del Risorto, possano celebrare degnamente il giorno del Signore ed esserne testimoni trasparenti radunandosi insieme attorno al Risorto ogni settimana nel primo giorno della settimana, per far festa insieme; la Chiesa vive e si realizza innanzitutto quando si raccoglie in assemblea convocata dal Risorto e riunita nel suo Spirito. Una comunità riunita nella fede e nella carità è il primo segno ”sacramento” della presenza del Signore in mezzo ai suoi: nel segno umile, ma vero del ritrovarsi in molti nell’unità di “un cuore solo e un’anima sola”, si manifesta l’unità di quel corpo misterioso di Cristo che è la Chiesa. Per tutti vale la raccomandazione della Chiesa antica a non diminuire la Chiesa e a non ridurre di un membro il corpo di Cristo con la propria assenza. A tutti buona Pasqua in Cristo risorto!

Il Parroco Don Giuseppe Cacciatori

SOMMARIO

Pag 03 Alcuni suggerimenti… Pag 03 La Prima Confessione Pag 04 La Messa di Prima Comunione Pag 04 La Festa della Divina Misericordia Pag 05 Riflessioni sul Matrimonio Pag 05 Pensieri liberi sul Catechismo Pag 06 Il Popolo di Lourdes Pag 07 Antonio Maria Zaccaria Pag 08 Angelus di Novembre Pag 10 Vangeli e Apostolato Pag 11 Le Rogazioni Pag 13 Il Circolo NOI Pag 13 I Lavori del Consiglio Pastorale Parr. Pag 14 Atti degli Apostoli Pag 15 La Via Crucis

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AALLCCUUNNII SSUUGGGGEERRIIMMEENNTTII PPEERR CCEELLEEBBRRAARREE BBEENNEE

LLAA PPAASSQQUUAA 1. La celebrazione del “Triduo pasquale”

deve impegnare le migliori forze della comunità e dei suoi ministeri vari (lettura, canto, ornato, monizioni) come momento opportuno per unificare tutte le forze vive (gruppi, aggregazioni, categorie) nella realtà che unisce tutti nella celebrazione dell’essenziale della fede cristiana: il mistero pasquale di Cristo crocifisso - risorto.

2. Queste celebrazioni sono suscettibili di una animazione concreta, e ad una creatività liturgica in rapporto stretto ed organico con i solenni, sacri riti della Chiesa. È pure possibile e doverosa una integrazione armonica di alcuni riti della pietà popolare.

3. La comunità che celebra il “Mistero pasquale di Cristo morto e risorto” non può non celebrare il proprio mistero pasquale, con una attualizzazione che rispecchia l’oggi della Chiesa, del mondo, della comunità, nelle monizioni, nei canti, nella predicazione, nelle intenzioni delle preghiere.

4. Il vertice e il punto focale del “Triduo pasquale” è la celebrazione e la partecipazione di tutta la comunità alla grande Veglia pasquale: è la Pasqua del Signore, è la Pasqua della Chiesa, origine e radice di tutto l’anno liturgico.

Paolo il ministrante

LLAA PPRRIIMMAA CCOONNFFEESSSSIIOONNEE

““FFEESSTTAA DDEELL PPEERRDDOONNOO””

Anche quest’anno i bambini di terza elementare (i cui genitori ne hanno fatto richiesta) si sono preparati per un appuntamento importante, il Sacramento della Riconciliazione (del Perdono) che è stato celebrato il 25 marzo. Noi Catechiste li abbiamo preparati con senso di responsabilità e fatica sotto la guida di Don Giuseppe cercando di fare del nostro meglio. A questa età i bambini non capiscono l’importanza del Sacramento e noi li accompagniamo in questo cammino. Il tempo a nostra disposizione è poco e per questo essi hanno bisogno soprattutto dei genitori o di un altro adulto che li aiuti a capire e vivere meglio questo momento. Chiediamo a chi li accompagna che una volta fatta la Prima Confessione non finisca tutto li, ma che i bambini usino il più spesso possibile questo Dono per conoscere la bontà di Dio. Vivere da fratelli perdonandosi come Gesù ci insegna nel Vangelo.

Lucrezia e Lucia - 3 -

LLAA MMEESSSSAA DDII PPRRIIMMAA CCOOMMUUNNIIOONNEE

In preparazione alla nostra Messa di Prima Comunione, ci siamo impegnati tutti, bambini di quarta elementare, genitori, catechiste, con l'aiuto di Don Giuseppe, per rendere questo evento il più possibile coinvolgente e piacevole e affinché rimanga un buon ricordo in noi. A partire già da gennaio i bambini al catechismo hanno imparato a conoscere i gesti di salvezza di Gesù, le opere di carità; aiutando i poveri, gli ammalati, tutte le persone bisognose, perdonando chi ci ha offeso... solo così seguiremo Gesù. Solo così diventeremo buoni cristiani. Hanno imparato quanto è grande la misericordia del Padre, che ci perdona tutti i nostri peccati; attraverso le 10 parole di vita o i 10 comandamenti sanno come comportarsi, sanno come ha detto Gesù: "Amatevi gli uni e gli altri come io vi ho amato. Da questo sapranno che siete miei discepoli." Con le Beatitudini hanno capito che cambiando vita, ma in meglio, si avrà la vera felicità. Poi hanno conosciuto il dono più grande di Gesù, il dono della sua stessa vita per salvarci. Attraverso questo suo dono riconoscono nell'Eucaristia che Gesù è veramente presente sotto le specie del pane e del vino. I genitori hanno svolto un cammino simile durante gli incontri del giovedì pomeriggio. Don Giuseppe ha incontrato, poi, tutte le famiglie dei bambini che riceveranno la Prima Comunione. E' stato un incontro piacevole, genitori e figli, si sono preparati ad accogliere un mite sacerdote nella veste di Gesù, come un amico, un fratello, una persona a noi cara. Infine come preparazione alla Pasqua, durante le cinque domeniche di Quaresima, sono state invitate le famiglie a partecipare ad una speciale Messa alle ore 10.00 animata dai bambini con tutta la famiglia. Credo che tutto questo abbia lasciato veramente un segno in noi, e che tutti i genitori aspettino con gioia il dono che i

loro figli riceveranno nella Messa di Prima Comunione il 6 Maggio.

Anna (una catechista)

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LLAA FFEESSTTAA DDEELLLLAA DDIIVVIINNAA

MMIISSEERRIICCOORRDDIIAA

La festa della Divina Misericordia viene celebrata la domenica successiva alla Pasqua. Questa Festa ha avuto particolare risonanza da quando l’indimenticabile papa Giovanni Paolo II promulgò la lettera enciclica “Dives in Misericordia” (Dio ricco di misericordia) cioè tutti gli uomini, in particolare i Cristiani, sono invitati ad accogliere il dono salutare della misericordia divina, di questo Dio che è Amore e si è rivelato come Amore donandoci suo Figlio come vittima di propiziazione per i nostri peccati. Attraverso il sangue preziosissimo di Gesù infatti, è arrivata a noi la misericordia, cioè il perdono del Padre celeste. Noi siamo stati riconciliati con Dio. Questo pensiero dovrebbe farci sentire molto grati a Gesù che dovremmo pregare sempre ed al quale dovremmo chiedere di diventare anche noi misericordiosi verso gli altri. Il papa Giovanni Paolo II era molto legato a questa festa che era stata sollecitata anche da una suora polacca (da lui canonizzata il 30 aprile 2000), suor Faustina Kowalska. Questa da Gesù stesso aveva avuto speciali rivelazioni. Ed altro fatto significativo: il papa moriva il sabato 2 aprile 2005, di sera quando erano appena stati recitati i primi vespri della Festa della Divina Misericordia. Sembra una meravigliosa coincidenza, per farci capire che quel meraviglioso papa otteneva “come il premio” di una grande realtà, nella quale ha grandemente creduto. Anche noi e gli altri che stanno vicino a noi cerchiamo di credere sempre nella misericordia divina e di usare misericordia verso gli altri. La nostra vita trascorrerà serena, con la benedizione di Dio.

Raffaella

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RRIIFFLLEESSSSIIOONNII AALL TTRRAAGGUUAARRDDOO

DDEEII 3355 AANNNNII DDII MMAATTRRIIMMOONNIIOO

né culla né tomba dell’amore ma sempre scuola

“Impegnarsi per tutta la vita è impossibile”. È specialmente (sebbene non solo) sulla scorta di questa convinzione che diverse coppie preferiscono le convivenze al matrimonio, scansano i legami e prediligono rapporti a tempo determinato o con “clausola di rescissione”. Ma costruire un matrimonio duraturo, pur essendo difficile (non ce lo nascondiamo), è possibile, se ci si accosta ad esso con un accurato cammino (che oggi viene raramente fatto dai fidanzati) di preparazione (ma quanto si studia per un lavoro? Quanto si indaga per un acquisto?) e di conoscenza reciproca, di elaborazione di un progetto condiviso (abitazione, figli, ecc. ecc.). È possibile se non si parte già sfiduciati (non posso vincere una gara se sono già in partenza convinto di perdere) e, soprattutto, se si vive nella logica del dono reciproco, invece che in quella di chi cerca la propria gratificazione egoistica. Infatti i media rappresentano quasi sempre famiglie che si sfasciano e anche la grande letteratura descrive il cammino degli innamorati, talvolta irto di difficoltà, che si conclude col coronamento del matrimonio, ma raramente racconta la quotidianità della vita matrimoniale. Tuttavia, la realtà supera la rappresentazione mediatica e letteraria: è possibile impegnarsi per tutta la vita e lo dimostra sia il fatto che per secoli e secoli gli uomini e le donne siano riusciti ad amarsi per tutta la loro esistenza, sia che ancora oggi esistano molti casi di matrimoni riusciti, che non vengono però mai rappresentati, dove i problemi, ovviamente, ci sono, ma vengono superati. Il fatto che questi matrimoni non vengano rappresentati non vuol dire che non

esistano, ma solo che i media li ignorano, in buona o in mala fede: ci sono molte più cose in cielo e in terra di quelle che appaiono sui mezzi di comunicazione. In tali matrimoni la fedeltà non è rigidità, perché l’amore può essere creativo e ricomincia ogni giorno, per esempio nella stima e nella fiducia reciproca, sia tra la coppia che tra i figli che per tutta la vita si riconosceranno nel padre e nella madre (unici!). Noris

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PPEENNSSIIEERRII LLIIBBEERRII SSUULL CCAATTEECCHHIISSMMOO

Caro Gesù, mi piace andare al catechismo perché si impara a conoscerti. Veronica

Le nostre catechiste sono gentili e ci insegnano tante cose della Chiesa e di Gesù. Angela

Caro Gesù, ti voglio bene e speriamo che il Battesimo della nostra amica Angela sia bello. Sara

Il catechismo è bello e mi diverto. Elisa

Il catechismo mi aiuta a conoscere meglio Gesù e le preghiere. Giuseppe

Don Giuseppe ci insegna, ci parla sempre con pazienza e non è mai arrabbiato. Giorgia

Perché la Chiesa sia sempre la casa della preghiera per tutti noi, preghiamo. Sara

In aula di catechismo scrivo le frasi alla lavagna. Cerco così di volere bene ai miei compagni e a Gesù. Kevin

Caro Gesù, ti voglio tantissimo bene e spero che tu stia sempre con me. Silvia Asia

La Chiesa è la casa di tutti dove si va a pregare anche per la mia nonna che è andata in cielo. Asia

Caro Gesù mi piace il catechismo perché si imparano tante cose di te; io ti amo e anche le catechiste. Michela

I bambini della classe prima

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IILL PPOOPPOOLLOO DDII LLOOUURRDDEESS

Giorni or sono mi è capitato di leggere un articolo che mia cognata ha trovato nella sua parrocchia di Milano e che parla dei pellegrinaggi che si fanno a Lourdes (ma anche a Fatima, Santiago di Compostela, San Giovanni Rotondo). Senza che, ovviamente, me ne rendessi conto la mia mente ha continuato a riflettere anche se ero indaffarata in altre cose. Ho così ricordato, nel sonno notturno, un infermiere milanese che mio marito ha spesso curato (e che da lui è stato assistito): Giuseppe, padre di 5 figli, persona eccezionale sempre ben disposta verso tutti, pronto ad aiutare il prossimo. Mi ha più volte raccontato della sua rinuncia a parte delle ferie (cosa che faceva ogni anno e noi lo abbiamo frequentato per oltre 15 anni!) per accompagnare gli ammalati con il “treno della speranza”, o treno bianco”, a Lourdes impegnando il suo tempo ed anche i suoi soldi. Ad ogni ritorno portava qualche piccola, preziosa cosa per noi ed aveva racconti sempre emozionanti, di quelli che lasciano il segno. Questo viaggio lo descriveva come una fuoriuscita dal mondo con una immersione in se stessi. Un pellegrinaggio in cui ritrovava sempre fatica, ascolto e rispetto, umiltà e pazienza e gioia della condivisione a tappa conclusa. Parlando con lui si capiva che dentro questa ripetuta esperienza c’era di tutto: dalla forza di volontà alla costanza al piacere di progredire passo passo con l’ammalato superando gli ostacoli, magari anche cadere ma sempre per rialzarsi perché il pellegrinaggio, diceva, mi apre la mente e il cuore e lo fa anche alle persone che non credono. Ci sono infatti emozioni che, per scambiarle, basta uno sguardo. Tornando a bomba sull’ articolo di provenienza milanese, mi è piaciuto molto quello che scrive la signora Marina Corradi su Avvenire. Narra delle moltissime persone che - ormai da quasi

150 anni - si recano a Lourdes per il pellegrinaggio annuale (viaggio che dura in media ben 12 ore). “È un popolo, quello degli italiani a Lourdes, che suscita stupore e rispetto. Stupore perché sui giornali, nel raccontare il quotidiano dell’Italia, non li vedi quasi mai, benché siano veramente tanti...e rispetto, per quel loro restare fedeli a una tradizione cristiana dipinta come vecchia, retrograda, oscurantista. Queste persone tornano a Lourdes e nei santuari italiani, a pregare sempre con le stesse parole di due generazioni fa. Malgrado i modelli culturali diffusi dal pulpito televisivo la radice ostinata di questa gente non sembra scalfita”. Un’altra persona racconta: “È una settimana di vita nella quale si è alle prese con una realtà difficile, quella del dolore, che normalmente spaventa e si rifugge. Assistere persone con gravi problemi fisici non è affatto semplice, soprattutto quando stridono con il tipo di vita “facile” che tutti noi un po’ istintivamente sogniamo. Durante questo pellegrinaggio si ha il privilegio di poter vivere l’incontro con i malati e gli altri volontari in una dimensione completamente nuova. È chiaro che non vengono interpellate solo la propria forza o la propria sollecitudine. È il cuore di ciascuno che è chiamato a spingere la carrozzina, la barella, o altro…”. È quindi innanzitutto la carità, il soffio dell’amore che tutto muove, che ispira l’attività dei volontari ed è a lei che ciascuno si appella per compiere al meglio il servizio. A Lourdes c’è un detto tipico che recita: “si inizia afferrando con la mano a sostenere con lo Spirito”. Mentre cioè il volontario aiuta con le proprie mani il malato che gli sta di fronte, con quel semplice gesto spesso contribuisce a rendere l’amico bisognoso più disponibile ad affidare la propria vita con fiducia all’amore di Dio, così da far fiorire una fede sempre più matura. E questo è di certo il miracolo più grande che Maria ripete ogni anno in questo paesino sui Pirenei francesi, piccolo ma anche così enormemente grande. Liliana

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AANNTTOONNIIOO MMAARRIIAA ZZAACCCCAARRIIAA

L’estate scorsa e per l’esattezza il 5 luglio 2006 scorrendo l’Osservatore Romano ho scoperto un nuovo santo: Antonio Maria Zaccaria. Dico nuovo non perché sia del giorno d’oggi, ma perché non lo conoscevo. Infatti egli è nato a Cremona nel 1502. Non vi narrerò tutta la sua vita, che benché breve, morì infatti a soli trentasette anni, fu dedicata, dopo l’ordinazione sacerdotale, alla riforma del clero regolare, secolare e del laicato. Istituì infatti “le Angeliche” per la riforma dei monasteri femminili, la “Congregazione dei coniugati” per la riforma delle famiglie e dei sacerdoti, detti di san Paolo Decollato che a Milano prendevano il nome di Barnabiti. Eucaristia, Crocifisso e san Paolo sono i tre motivi che ricorrono nell’iconografia del santo. Antonio Maria per il “rinnovamento del fervore cristiano” istituì la commemorazione del Crocifisso col suono delle campane alle tre pomeridiane del venerdì; sua ispirazione a Milano sono le Quarantore nella forma di esposizione eucaristica solenne e continuata a turno per le varie chiese e penitenza per condurre le anime “al vero e dispregiato Crocifisso”. Ecco perché anche a Torri, ogni venerdì alle ore quindici la campana suona per ricordare la morte di Gesù sul Calvario e forse fin da quando nel 1724 “si dette compimento al campanile, eretto sopra la rotonda delle mura che guarda a Nord”.

(Luigi Eccheli: Torri Garda e la Gardesana dopo il Mille). In questo tempo di Quaresima vogliamo anche noi come Antonio Maria Zaccaria, proclamato santo il 27 maggio 1897 da Leone XIII, spenderci per amore del Crocifisso. Come? In mille modi: ognuno sceglierà quello a lui più consono. Fin dai primi secoli la Chiesa scelse tra i Salmi alcuni che marcavano il vivo senso del peccato, il desiderio di conversione, la speranza del perdono ed intensi sentimenti di sofferenza. Si trattava di sette suppliche, furono denominati “Salmi penitenziali” ed entrarono nell’uso liturgico. Tra questi ricordo il salmo 6, il 32 (31), il 38 (37), il 102 (101), il 130 (129), il 143 (142). Per incontrare Dio, per accogliere la sua parola e partecipare alla sua gloria, dobbiamo salire con Gesù sul monte del sacrificio, cioè dobbiamo fare della nostra vita un dono d’amore per dare gioia e speranza e testimoniare l’amore di Dio. Per questo la carità è uno dei segni costitutivi della Quaresima cristiana. La penitenza quaresimale esige il perdono reciproco. Cristo non soltanto ha perdonato molti peccatori, Pietro compreso, ma ha perdonato nel momento supremo della croce: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Lc. 23, 34). Da qui l’imitazione di Cristo richiesta ai cristiani con il perdono vicendevole fino a settanta volte sette (Mt. 18, 21-22) ed esattamente “Come Dio ha perdonato a voi in Cristo” (Ef. 4, 32; cf. Col. 3, 13) fino al perdono dei persecutori, come Stefano che muore pregando “Signore, non imputare loro questi peccati” (At. 7, 60). Perdonare apre al perdono divino “Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori” (Mt. 6, 12-14). Servire: la regalità è quella di colui che “Non è venuto per essere servito ma per servire e dare la sua vita in riscatto di molti”. Cristo ha insegnato che regnare è servire. E così via, ognuno di noi si interroghi e cerchi di perfezionarsi là dove si sente più debole!

Adriana

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AANNGGEELLUUSS ddeell PPAAPPAA GIORNATA DELLA VITA (4 febbraio) Cari fratelli e sorelle! Quest’oggi si celebra in Italia la Giornata per la vita, promossa dalla Conferenza Episcopale sul tema: "Amare e desiderare la vita". Saluto cordialmente quanti sono convenuti in Piazza San Pietro per testimoniare il loro impegno a sostegno della vita dal concepimento fino al suo termine naturale. Mi unisco ai Vescovi italiani per rinnovare l’appello più volte lanciato anche dai miei venerati predecessori a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, affinché si mostrino accoglienti verso il grande e misterioso dono della vita. La vita, che è opera di Dio, non va negata ad alcuno, neppure al più piccolo e indifeso nascituro, tanto meno quando presenta gravi disabilità. Allo stesso tempo, facendo eco ai Pastori della Chiesa in Italia, invito a non cadere nell’inganno di pensare di poter disporre della vita fino a "legittimarne l’interruzione con l’eutanasia, magari mascherandola con un velo di umana pietà".Nella Diocesi di Roma inizia oggi la "Settimana della vita e della famiglia", occasione importante per pregare e riflettere sulla famiglia, che è "culla" della vita e di ogni vocazione. Sappiamo bene come la famiglia fondata sul matrimonio costituisca l’ambiente naturale per la nascita e per l’educazione dei figli, e quindi per assicurare l’avvenire dell’intera umanità. Sappiamo però pure come essa sia segnata da una profonda crisi e debba oggi affrontare molteplici sfide. Occorre pertanto difenderla, aiutarla, tutelarla e valorizzarla nella sua unicità irripetibile. Se questo impegno compete in primo luogo agli sposi, è anche prioritario dovere della Chiesa e di ogni pubblica istituzione sostenere la famiglia attraverso iniziative pastorali e politiche, che tengano conto dei reali bisogni dei coniugi, degli anziani e delle nuove generazioni. Un clima familiare sereno, illuminato dalla fede e dal santo timor di Dio, favorisce inoltre lo sbocciare ed il fiorire delle vocazioni al servizio del Vangelo. Mi riferisco, in particolare,

oltre che a quanti sono chiamati a seguire Cristo nella via del sacerdozio, a tutti i religiosi, le religiose, le persone consacrate, che abbiamo ricordato venerdì scorso, nella "Giornata Mondiale della Vita Consacrata". MADONNA DI LOURDES (11 febbraio) Cari fratelli e sorelle, quest'oggi la Chiesa fa memoria della prima apparizione della Vergine Maria a santa Bernardetta, avvenuta l'11 febbraio del 1858 nella grotta di Massabielle, presso Lourdes. Un evento prodigioso che ha fatto di quella località, situata sul versante francese dei Pirenei, un centro mondiale di pellegrinaggi e di intensa spiritualità mariana. In quel luogo, da ormai quasi centocinquant'anni, risuona con forza il richiamo della Madonna alla preghiera e alla penitenza, quasi permanente eco dell'invito con cui Gesù inaugurò la sua predicazione in Galilea: "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al Vangelo". Quel Santuario è, inoltre, diventato meta di numerosi pellegrini ammalati, che ponendosi in ascolto di Maria Santissima, sono incoraggiati ad accettare i loro patimenti e ad offrirli per la salvezza del mondo, unendoli a quelli di Cristo crocifisso. Proprio per il legame esistente tra Lourdes e la sofferenza umana, quindici anni or sono l'amato Giovanni Paolo II ha voluto che, in occasione della festa della Madonna di Lourdes, si celebrasse anche la Giornata Mondiale del Malato. Quest'anno il cuore di questa ricorrenza è nella città di Seoul, capitale della Corea del Sud, dove a rappresentarmi ho inviato il Cardinale Javier Lozano Barragán, Presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute. Rivolgo a lui e a quanti sono ivi radunati un cordiale saluto. Vorrei estendere il mio pensiero agli operatori sanitari del mondo intero, ben consapevole dell'importanza che riveste nella nostra società il loro servizio alle persone malate. Soprattutto desidero manifestare la mia spirituale vicinanza e il mio affetto ai nostri fratelli e sorelle ammalati, con un particolare ricordo per

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coloro che sono colpiti da mali più gravi e dolorosi: ad essi, in modo speciale, è diretta in questa Giornata la nostra attenzione.

AMATE I VOSTRI NEMICI (18 febbraio) Cari fratelli e sorelle! Il Vangelo di questa domenica contiene una delle parole più tipiche e forti della predicazione di Gesù: "Amate i vostri nemici". E’ tratta dal Vangelo di Luca, ma si trova anche in quello di Matteo (5,44), nel contesto del discorso programmatico che si apre con le famose "Beatitudini". Perché Gesù chiede di amare i propri nemici, cioè un amore che eccede le capacità umane? In realtà, la proposta di Cristo è realistica, perché tiene conto che nel mondo c’è troppa violenza, troppa ingiustizia, e dunque non si può superare questa situazione se non contrapponendo un di più di amore, un di più di bontà. Questo "di più" viene da Dio: è la sua misericordia, che si è fatta carne in Gesù e che sola può "sbilanciare" il mondo dal male verso il bene, a partire da quel piccolo e decisivo "mondo" che è il cuore dell’uomo. Giustamente questa pagina evangelica viene considerata la magna charta della nonviolenza cristiana, che non consiste nell’arrendersi al male spezzando in tal modo la catena dell’ingiustizia. Si comprende allora che la nonviolenza per i cristiani non è un mero comportamento tattico, bensì un modo di essere della persona, l’atteggiamento di chi è così convinto dell’amore di Dio e della sua potenza, che non ha paura di affrontare il male con le sole armi dell’amore e della verità. L’amore del nemico costituisce il nucleo della "rivoluzione cristiana", una rivoluzione non basata su strategie di potere economico, politico o mediatico. La rivoluzione dell’amore, un amore che non poggia in definitiva sulle risorse umane, ma è dono di Dio che si ottiene confidando unicamente e senza riserve sulla sua bontà misericordiosa. Ecco la novità del Vangelo, che cambia il mondo senza far rumore. Ecco l’eroismo dei "piccoli", che credono nell’amore di Dio e lo diffondono

anche a costo della vita. I Domenica di Quaresima (25 febbraio) Cari fratelli e sorelle, quest’anno il Messaggio per la Quaresima prende spunto da un versetto del Vangelo di Giovanni, che a sua volta si rifà ad una profezia messianica di Zaccaria: "Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto". Il discepolo prediletto, presente insieme con Maria, la Madre di Gesù, ed altre donne sul Calvario, fu testimone oculare del colpo di lancia che trapassò il costato di Cristo, facendone uscire sangue ed acqua. Quel gesto compiuto da un anonimo soldato romano, destinato a perdersi nell’oblio, rimase impresso negli occhi e nel cuore dell’apostolo, che lo ripropose nel suo Vangelo. Lungo i secoli quante conversioni sono avvenute proprio grazie all’eloquente messaggio di amore che riceve colui che volge lo sguardo a Gesù crocifisso! Entriamo, dunque, nel tempo quaresimale con lo "sguardo" fisso al costato di Gesù. Nella Lettera enciclica Deus caritas est ho voluto sottolineare che, solo volgendo lo sguardo a Gesù morto in croce per noi, può essere conosciuta e contemplata questa verità fondamentale: "Dio è amore". "A partire da questo sguardo – ho scritto – il cristiano trova la strada del suo vivere e del suo amare". Contemplando con gli occhi della fede il Crocifisso, possiamo comprendere in profondità che cos’è il peccato, quanto tragica sia la sua gravità e, al tempo stesso, quanto incommensurabile sia la potenza del perdono e della misericordia del Signore. Durante questi giorni di Quaresima non distogliamo il cuore da questo mistero di profonda umanità e di alta spiritualità. Guardando Cristo, sentiamoci al tempo stesso guardati da Lui. Colui che noi stessi abbiamo trafitto con le nostre colpe non si stanca di riversare sul mondo un torrente inesauribile di amore misericordioso.

Possa l’umanità comprendere che soltanto da questa fonte è possibile attingere l’energia spirituale indispensabile per costruire quella pace e quella felicità che ogni essere umano va cercando senza sosta.

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AAPPRRIILLEE 22000077

FFRRAASSII GGUUIIDDAA PPEERR II VVAANNGGEELLII DDEELLLLAA DDOOMMEENNIICCAA

Domenica 1 Aprile, Domenica delle Palme: “Io sto in mezzo a voi come colui che serve” (Lc. 22, 27)

Domenica 8 Aprile, Pasqua di Resurrezione: “Dio lo ha risuscitato il terzo giorno” (At. 10, 40)

Domenica 15 Aprile, Seconda di Pasqua: “Non essere più incredulo, ma credente!” (Gv. 20, 27)

Domenica 22 Aprile, Terza di Pasqua: “Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo” (Gv. 21, 17)

Domenica 29 Aprile, Quarta di Pasqua: “Le mie pecore ascoltano la mia voce” (Gv. 10, 27)

-- IINNTTEENNZZIIOONNII DDII PPRREEGGHHIIEERRAA --

Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, Madre della Chiesa, in unione al Sacrificio Eucaristico, le preghiere e le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno: in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.

-- IINNTTEENNZZIIOONNII PPAARRTTIICCOOLLAARRII --

IN COMUNIONE CON IL SANTO PADRE

• Per una risposta fedele alla vocazione alla santità sotto la guida dello Spirito. Giovanni Paolo II dopo il Giubileo del Duemila aveva indicato alla Chiesa tutta come programma pastorale quello di promuovere in tutti i cristiani lo sforzo di rispondere all’universale chiamata alla santità. L’Intenzione generale di questo mese nel tornare sull’argomento ci ricorda che la nostra risposta dovrebbe essere caratterizzata dall’entusiasmo e dalla fedeltà. Ma come raggiungere l’entusiasmo gioioso e soprattutto la fedeltà nell’impegno verso la santità? Perché ciò si avveri nella nostra vita dobbiamo con la costante preghiera e attenzione alle ispirazioni lasciarci illuminare e guidare dallo Spirito Santo, il Maestro interiore della nostra santificazione.

• Per la crescita delle vocazioni in America del Nord e nei Paesi dell’Oceano Pacifico. In tutti i territori di Missione il numero delle vocazioni sacerdotali e religiose è di primaria importanza per lo stabilirsi ordinato e completo della presenza della Chiesa. In questo mese ci si propone di pregare per le vocazioni nell’America settentrionale e nei Paesi dell’Oceano Pacifico. Una flessione nella presenza di missionari e missionarie inviati da altre Chiese rende più acuto il problema in quei luoghi di questa crescita, necessaria, per dare adeguata risposta alle esigenze pastorali e missionarie di quelle popolazioni. Le diocesi sono vaste e talvolta le distanze tra le parrocchie condizionano la possibilità che un sacerdote possa servirne più di una.

IN COMUNIONE CON I VESCOVI ITALIANI

• Perché Gesù, il Risorto, ci orienti verso una speranza viva per raggiungere gli uomini d’oggi. Siamo nel tempo di Pasqua e abbiamo, nelle nostre Chiese, celebrato con i nostri Vescovi, la Beata Passione e rinnovato la nostra fede in Gesù, il Risorto che vive in mezzo a noi. Da questa esperienza deve provenire la nostra fiducia perché la fede orienti i passi delle nostre comunità nelle opere che facciano apparire la speranza viva che risponde alle attese più profonde degli uomini d’oggi. Attese che superano il livello della vita quotidiana e cercano le radici più profonde dell’uomo in Cristo, unico Salvatore.

Cuore di Gesù, rivesti i tuoi ministri di santità e di carità perché operino secondo il tuo Cuore.

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LLEE RROOGGAAZZIIOONNII Secondo il Direttorio della Chiesa è nelle processioni, espressioni culturali di carattere universale e di molteplice valenza religiosa e sociale, che il rapporto tra liturgia e pietà popolare acquista particolare rilievo. Quelle delle “Rogazioni”, dal latino rogatio (preghiera), erano pubbliche processioni di supplica, accompagnate dalla recita delle litanie dei santi, che si facevano per propiziare il raccolto e il buon andamento delle attività lavorative legate all’economia del paese, come erano un tempo la pesca o l’allevamento dei bachi da seta. Nei tempi passati ve n’erano infatti due: una detta di San Marco che si svolgeva il 25 aprile, e una seconda, che durava i tre giorni che precedevano la festa dell’Ascensione. Le Rogazioni dell’Ascensione, in memoria degli Apostoli che avevano accompagnato Gesù al Monte degli Ulivi assistendo alla sua salita al cielo, appartengono alla pratica delle Litanie minori e si possono svolgere in forma di triduo, cioè nelle giornate di mercoledì, giovedì, venerdì. Sono state invece abrogate del Rogazioni del 25 aprile (o Litanie maggiori) perché esse avevano un’origine locale: già Ovidio ne descriveva il percorso intorno alle campagne di Roma, fino a giungere a San Pietro. Esse non avevano comunque nessun legame con San Marco, se non il nome, perché la loro istituzione era antecedente a quella della festa del santo. Nei giorni delle Rogazioni, quando la stagione cominciava a mettersi al bello, ci si alzava di buon mattino, si partiva in processione dalla Chiesa e si faceva un lungo giro per strade, sentieri, campi. Il percorso cambiava ogni giorno, ma si ripeteva identico ogni anno. L’itinerario era studiato in modo da toccare tutto il territorio della Parrocchia: dalle contrade e frazioni del paese, fino a giungere ai confini con Albisano. In testa il prete con i chierichetti e, a fianco, i rappresentanti delle Confraternite con le loro tuniche e gli stendardi colorati Dietro, le donne e i bambini e in fondo gli uomini.

Il prete intonava litanie particolari e il coro dei fedeli rispondeva a tono con partecipata devozione. Quando si arrivava in punti prestabiliti, la processione si fermava e il parroco, alzando la croce, cominciava: “A folgore e tempestate” (dalle folgori e dalla tempesta) e i fedeli inginocchiati a terra rispondevano “Libera nos Domine” (liberaci o Signore), mentre lo sguardo di ognuno si rivolgeva verso il proprio campo o casa. Poi, in quell’aria di primavera, seguivano altre implorazioni come “A peste, fame et bello” (dalle malattie, dalla fame e dalla guerra) a cui si ripeteva il Libera nos Domine. E così ad ogni capitello, ad ogni chiesetta di contrada, ad ogni croce che segnavano le tappe del cammino, si andava avanti con queste suppliche in latino, che tutti comunque capivano benissimo, fino al rientro della processione alla Chiesa parrocchiale. Scrivendo queste poche righe, ho avuto l’impressione di immergermi in racconti di altri tempi, specie per me che non li ho vissuti direttamente… Ma ho fatto una riflessione: i nostri avi erano forse meno acculturati ma avevano un legame fede/natura molto più profondo del nostro che discutiamo tanto di rispetto del territorio, di valorizzazione della natura, di interazione tra ambiente e qualità di vita… Tanto se ne parla ma difficilmente si considera e, di conseguenza, si rispetta come un dono che ci dato Dio.

Chiara - 11 -

AATTTTII DDEEGGLLII AAPPOOSSTTOOLLII

La nascita della Chiesa

Scorrendo il calendario liturgico che va dalla Santa Pasqua al giorno della Pentecoste, quotidianamente viene letto durante la liturgia della parola un brano preso dagli “Atti degli apostoli”. Il libro, quinto del nuovo testamento, attribuito a Luca e scritto verso l’anno 80-85 dopo Cristo, è la logica continuazione del Vangelo dello stesso autore, è scritto con le stesse caratteristiche di stile, e racconta la nascita della Chiesa Cattolica-Apostolica. Per Luca, dunque, l’impegno e i sacrifici che sono stati fatti dagli apostoli per trasformare il movimento cristiano, nato all’ombra del tempio di Gerusalemme, in una Chiesa Universale, emancipata ed autonoma è parte integrale della “Buona Novella della Salvezza”. Questo libro, oltre ad essere per noi un libro sacro, rappresenta lo straordinario documento storico che ci permette di conoscere il cammino della Chiesa. Il Vangelo di Luca termina con la crocifissione di nostro Signore Gesù, la sua sepoltura da parte di Giuseppe d’Arimathea e le pie donne, il ritrovamento del sepolcro vuoto e ancora la vicenda dei due di Emmaus, la benedizione e del pane e infine l’apparizione di Gesù agli apostoli e la sua ascensione (Luca 23-24). È ricordando brevemente questi fatti che Luca inizia gli “Atti” e mette l’accento sulle cose di cui Gesù parla ai suoi discepoli: tutto ciò che riguarda il regno di Dio. Egli raccomanda loro di non lasciare Gerusalemme ma di attendere il compimento della Promessa di un nuovo battesimo, previsto anche da Giovanni il Battista, colui che li battezzò con l’acqua (Atti 1,1-11). Con la forza data dalla discesa dello Spirito Santo, diventati testimoni della Cristianità, il viaggio della Chiesa potrà cominciare sotto la guida di Pietro ed arrivare fino ai confini del mondo (Atti 2,1-13). La Pentecoste segna dunque il primo passo di questo viaggio. I cristiani in quel tempo, conducono

un’esistenza ideale: mettono in comune i loro beni, si amano in modo fraterno, posseggono il sacramento della Eucaristia, ma partecipano ancora alla liturgia del tempio (Atti 2,44-47). Essi si sentono una corrente rispettata dalla legge mosaica che battezzati in Gesù Cristo. Il secondo passo avviene con la lapidazione di Stefano (Atti 7,54-59), diacono preposto alla cura dei poveri, delle vedove, degli orfani. Perseguitato e lapidato dagli ebrei con la sua morte mostra l’impassibilità di un cammino comune. Così il movimento cristiano in parte esce da Gerusalemme: Filippo, un altro diacono, evangelizza la Samaria; Pietro battezza, dopo una visione, pagani romani e in un magnifico discorso annuncia che è di tutti coloro che amano Dio e che operano nel bene. La salvezza è quindi universale (Atti 10,34-36). Nasce la Chiesa di Antiochia, con caratteristiche esclusivamente cristiane. Saulo da Tarso si converte e diventa Paolo. Insieme a Barnaba, con spirito missionario porta il vangelo in tutta l’Asia minore dove la comunità cristiana è composta prevalentemente da fedeli di provenienza pagana. Il terzo passo libera tutti i cristiani non ebrei dall’osservanza di qualsiasi regola giudaica. Da questo momento negli “Atti” Gerusalemme non compare più come punto di riferimento perché il movimento è ormai alla conquista del mondo. L’ultima parte è dedicata alla complessa attività di Paolo e al suo arrivo definitivo a Roma dove può con tutta franchezza e senza restrizioni predicare il regno di Dio, prima di essere martirizzato. Dopo il viaggio metaforico di Gesù verso Gerusalemme (il vangelo secondo Luca), gli Atti raccontano un altro viaggio: quello della Chiesa da Gerusalemme, teatro della morte redentrice e della resurrezione di Cristo, a Roma, capitale del più grande impero conosciuto; quindi il mondo intero.

Gabriella

CONGRATULAZIONI A MAMMA SARA E A PAPÀ ALBERTO

PER LA NASCITA DI DENISE

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CCIIRRCCOOLLOO NNOOII Buone nuove al Circolo NOI della nostra Parrocchia… Già dalla festa di Santa Lucia e, da quella più recente, del Carnevale si è potuto vedere come un affiatato gruppo di mamme abbia portato una ventata di entusiasmo al Centro Giovanile. Tutti i martedì e i giovedì pomeriggio, infatti, le mamme si turnano per accogliere i bambini che desiderano passare qualche momento ricreativo insieme, nel quale possono mettere alla prova le loro capacità manuali con semplici lavoretti. Come ha tenuto a precisare anche don Giuseppe nell’assemblea dei soci che si è tenuta il 16 del mese di febbraio le finalità e gli scopi dei circoli cattolici hanno un’importante funzione educativa, soprattutto perché questa viene offerta in un ambiente ricreativo cristiano. Dalla stessa assemblea è scaturito il nuovo Consiglio Direttivo del Circolo, votato dai soci presenti. Questi i nominativi degli eletti: Elerdini Lucia, Greco Francesco, Marini Brigitte, Pozzani Chiara, Renda Nuccia, Salaorni Antonio, Savoia Giusi, Tonolli Loredana, Vicenzi Marinella, Vittadello Elisabetta e Zanolli Rosanna. Nel primo incontro del nuovo Consiglio Direttivo del 22 febbraio si è proceduto, come da statuto, alla ripartizione delle cariche che sono: Zanolli Rosanna Frucco Presidente, Marini Brigitte Vice-Presidente, Vittadello Elisabetta Segretario e Pozzani Chiara Tesoriere. Il nostro Parroco don Giuseppe Cacciatori ha, naturalmente, la carica di Presidente Onorario. Il Direttivo ha già iniziato a lavorare “a gonfie vele” perché quest’ estate l’organizzazione del Grest sarà un impegno del Circolo NOI. A questo proposito si ricorda che la collaborazione di tutti: ragazzi, animatori, mamme e

tutte le persone volontarie a dar una mano sono la condizione necessaria e fondamentale per una buona riuscita di questo entusiasmante momento ricreativo ed educativo dei nostri ragazzi durante i mesi estivi. Perché anche loro, e spesso meglio di noi, possano scoprire quanto sia bello stare insieme, confrontarsi e, soprattutto, dedicare il tempo anche per gli altri.

Chiara

II LLAAVVOORRII DDEELL CCOONNSSIIGGLLIIOO PPAASSTTOORRAALLEE

PPAARRRROOCCCCHHIIAALLEE

Nel giornalino parrocchiale di marzo avevamo annunciato il resoconto di tre Consigli Pastorali Parrocchiali succedutisi dopo l’arrivo di don Giuseppe. Per ragioni di spazio però, è stato riportato il resoconto dei primi due. Ora, di seguito vi diamo quanto emerso dal terzo incontro. Il terzo incontro del Consiglio Pastorale Parrocchiale si è tenuto martedì 6 febbraio. Prima di iniziare a trattare gli argomenti all’ordine del giorno, don Giuseppe ci informa dei suoi incontri con le famiglie dei fanciulli che si preparano ai Sacramenti dell’Iniziazione Cristiana, dice di presentarsi non solo a nome proprio ma di tutta la comunità. Pone alla nostra attenzione l’interrogativo che se amiamo il Signore Gesù dobbiamo aiutare gli altri a conoscerlo, dimostrando che Gesù nella nostra comunità c’è. Ci sono famiglie che per motivi di lavoro provengono da altri Stati, dove la religione era combattuta o inesistente, se qualcuno di loro ci chiedesse: “Chi è Gesù”, noi cosa risponderemmo? A noi spetta accoglierli come fratelli, perché anche se non lo conoscono sono anche loro figli di Dio. Qualcuno ha già chiesto il battesimo e don Giuseppe chiede la disponibilità di qualche famiglia che li possa accompagnare per una preparazione più approfondita. Don Giuseppe propone per il periodo di Quaresima di celebrare, alla domenica

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alle ore 10.00 una Santa Messa per i ragazzi, con le loro famiglie, che durante l’anno saranno ammessi ai Sacramenti. Il Consiglio Pastorale Parrocchiale esprime il proprio sì all’unanimità.

E ora gli argomenti all’ordine del giorno:

1. Celebrazioni Pasquali. 2. Mezzi di Comunicazione Parrocchiali. 3. Attività estive.

Celebrazioni Pasquali: Don Giuseppe si è informato su ciò che veniva fatto negli anni scorsi. Dopo attenta valutazione si è deciso cosa è meglio fare perché ci sia una numerosa partecipazione e perché tutto riesca per il meglio. Giovedì Santo: ore 21.00 “in Cena Domini”, lavanda dei piedi dei bambini e ragazzi di Prima Comunione e Cresima, Santa Comunione sotto le due specie (pane e vino). Venerdì Santo: ore 15.00 Azione Liturgica, ore 20.30 Via Crucis per il paese. Sabato Santo: ore 21.30 Solenne Veglia Pasquale.

Mezzi di comunicazione parrocchiale: All’unanimità si è deciso che la parrocchia abbia un suo sito internet. Per studiare i problemi tecnici a questo legati viene nominata una commissione formata dai consiglieri Dall’Agnola Giorgio, Greco Francesco e Pippa Daniela.

Attività estive: Due saranno le priorità per l’attività estiva a favore della parrocchia una, dei ragazzi l’altra. A favore della parrocchia verranno allestite anche quest’anno la pesca di beneficenza e la lotteria che serviranno per le spese della messa in sicurezza delle statue esterne della chiesa e per la facciata. Per la pesca si è deciso di non usare gli ambienti liturgici per dare un segnale che le cose pur necessarie devono essere divise, perciò si sta cercando un ambiente dove allestire la pesca anch’essa necessaria per il reperimento di fondi. Per i ragazzi è stato deciso di fare anche nel 2007 il GREST. I vari pareri espressi indicano, visto che si sta riorganizzando il Circolo NOI, di affidare a questo organismo la gestione. Suor Nazzarena parla dell’esperienza della parrocchia di Lazise, altri consiglieri

propongono altre soluzioni. Alla fine a don Giuseppe stava a cuore porre il problema, la soluzione è stata rimandata al prossimo Consiglio Pastorale Parrocchiale.

Il 6 marzo scorso, come gli anni precedenti, c’è stato il ritiro spirituale di Quaresima per tutti i consiglieri e per quanti avessero voluto partecipare. Il ritiro, quest’anno, è stato imperniato sul Pio Esercizio della Via Crucis, tratta dalla meditazione del Cardinal Ratzinger oggi Benedetto XVI. Ogni consigliere leggeva un commento e una preghiera, poi tutti insieme si recitava il Padre Nostro e una strofa dello Stabat Mater. Finita la Via Crucis siamo passati in sala Comboni per un breve incontro di consiglio. Don Giuseppe ha informato sulla S. Messa della domenica alle ore 10.00, proposta in modo particolare per le famiglie, che in questa prima esperienza ha dato ottimi risultati. Poi ha presentato una proposta per una “festa del perdono”. Cioè invitare tutta la comunità alla prima confessione dei ragazzi, in modo che il Sacramento della Confessione non sia un fatto privato, ma come per i Sacramenti della Prima Comunione e della Cresima, abbia una rilevanza partecipativa più ampia. Al termine di questa “festa del perdono” ci sarà un momento di gioia condivisa, con qualche segno conviviale. Per la Settimana Santa sarà preparato un programma specifico. L’orientamento, anche per stare alle direttive della liturgia della Chiesa per il Venerdì Santo è questo: alle ore 15.00 azione liturgica con lettura del Passio, preghiera universale, adorazione della Croce e Comunione. Alla sera alle ore 20.30 Via Crucis, animata dai ragazzi per le strade di Torri. Ultimo argomento trattato è stato l’orario delle Sante Messe festive: dalla Domenica delle Palme gli orari sono stati unanimemente stabiliti così: ore 7.00, ore 8.30, ore 10.00, ore 11.15 e ore 18.00. Con una preghiera alla Madonna e la benedizione di don Giuseppe si è chiuso l’incontro.

Rosanna

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