Memoria - Marzo 2014

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1 ANNO IX numero 3 Marzo 2014 distribuzione gratuita DIOCESANA Quaresima di carità 2014 VOCE DEL VESCOVO Bisogno di salvezza CULTURALE Non buttiamoci giù mensile di informazione della Diocesi di Oria MemOria Papa Francesco riceve sul capo le ceneri, 5 febbraio 2014.

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MemOria - Mensile di informazione della Diocesi di Oria - Marzo 2014

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ANNO IX

numero 3

Marzo 2014

distribuzione gratuita

DIOCESANAQuaresima di carità 2014

VOCE DEL VESCOVO Bisogno di salvezza

CULTURALENon buttiamoci giù

mensile di informazione della Diocesi di Oria

MemOria

Papa Francesco riceve sul capo le ceneri, 5 febbraio 2014.

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MemOria anno IX n. 3 Marzo 2014

Sommario

MemOria

Memoria

Mensile di informazione della Diocesi

di Oria - Periodico di informazione

Religiosa

Direttore editoriale:

��Vincenzo Pisanello

Direttore Responsabile:

Franco Dinoi

Redazione:

Gianni Caliandro

Franco Candita

Alessandro Mayer

Francesco Sternativo

Pierdamiano Mazza

Progetto grafico

impaginazione:

Progettipercomunicare

EDIZIONI E COMUNICAZIONE

www.progettipercomunicare.it

Stampa:

ITALGRAFICA Edizioni s.r.l.

Oria (Br)

Curia Diocesana:

Piazza Cattedrale, 9 - 72024 Oria

Tel 0831.845093

www.diocesidioria.it

e-mail: [email protected]

Registrazione al Tribunale di Brindisi

n° 16 del 7.12.2006

ANNO IX numero 3

Marzo 2014

mensile di informazione della Diocesi di Oria

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VOCE del VESCOVOBisogno di salvezzaLa Curia Diocesana

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IN... VERSI... Roberto Roversi

PROSPETTIVE58

Le mille sfi de nell’Italia d’oggiMartyria: un caso serio della vita cristiana

MemOria

1718

CULTURALENon buttiamoci giùDa 300 anni in biblioteca

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DIOCESANA La confraternita del Carmine e dei Morti di Sava Lo Spirito ci comunica la gioia di annunciareil VangeloQuaresima di carità 2014

Agenda pastorale del Vescovo, marzo 2014PRO-MEMORIA

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facebook.com/memoria.diocesidioria

PILLOLE DI liturgialiturgia10Il tempo della festa

PILLOLE DI catechismocatechismo12Risorgeremo dopo la morte

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MemOria anno IX n. 3 Marzo 2014

� Vincenzo Pisanello

Bisogno di salvezzaBisogno di salvezza

Nel vocabolario della lingua italiana c’è una parola che indica più di altre il particolare tempo storico che stiamo vivendo: questa

parola è cambiamento. C’è anche un sinonimo: aggiornamento. Assistiamo, infatti, al cambiamento delle mode, delle persone, delle istituzioni. Purtroppo, però, spesso sperimentiamo che non sempre il cambiamento è sinonimo di novità: ciò che cambia sembra perpetuare ciò che era prima. Sembra così che il famoso detto del libro del Qoelet, “Nihil novi sub soli”, “Non c’è niente di nuovo sotto il sole” (Qo 1, 9), non lasci speranza.

Se solo riuscissimo a non farci prendere da questo vortice di cambiamenti, se ci fermassimo a rifl ettere sulla nostra esistenza, ci accorgeremmo della necessità di un cambiamento radicale nella nostra esistenza, un cambiamento che riguarda noi stessi, il nostro modo di sentire, di pensare, di agire. Mentre tutto sembra avvenire caoticamente, senza lasciarci la possibilità di renderci conto di ciò che sta avvenendo, abbiamo una forte percezione di dover fare chiarezza, di mettere ordine nella nostra vita. Sentiamo la necessità di un tempo per respirare. Spesso diciamo o sentiamo dire: “Sono stanco, non ne posso più”. Nemmeno le vacanze, le ferie e i fi ne settimana sembrano liberarci da questa stanchezza.

Abbiamo bisogno di un riposo profondo, di un tempo il silenzio che vivifi chi la nostra esistenza. Abbiamo bisogno di chiarezza e serenità, di superamento degli odii antichi, di credere nella fecondità del perdono, di credere nella gioia della riconciliazione, dell’incontrarsi, del riunirsi fraternamente, del dialogo.

Tutto questo si chiama bisogno di salvezza!

Ma l’uomo è capace di realizzare la propria salvezza?

Per il cristiano il tempo della Quaresima è il tempo più opportuno per operare un vero cambiamento e un rinnovamento, per riprendere a respirare a pieni polmoni, per mettere ordine nelle molte confusioni, per stabilire relazioni autentiche, per riprendere dialoghi interrotti, per gustare il vero riposo: in una parola, per arrivare alla salvezza!

Tutto questo, però, non può avvenire per semplice atto di volontà, né è frutto di una brillante intelligenza, ma nasce solo dalla personale decisione di porsi in ascolto di Dio e della Sua Parola, di lasciarsi cambiare da Lui, di abbandonare le vie percorse sino ad ora per percorrere le Sue vie, di entrare in una storia di salvezza.

Questo è un cammino condiviso, che si fa insieme, che spinge ciascuno a sentirsi responsabile del fratello che non sa o non vuole camminare. È un cammino di Chiesa. È il cammino della nostra Chiesa di Oria.

Ciascuno senta la responsabilità di accompagnare il fratello all’incontro con Dio che ci aspetta, e non da soli ma insieme.

Così il vero cambiamento sarà incontrare Dio nel fratello che ho accompagnato. E questo sarà vita beata. E questo ci darà la gioia della Pasqua.

A tutti, buon cammino insieme!

VOCE del VESCOVO

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MemOria anno IX n. 3 Marzo 2014

vicario generaleSac. Gianni CALIANDRO AREA AFFARI GENERALI

cancelleria diocesanaCancelliereSac. Francesco NIGROVice CancelliereSac. Pompeo DELLI SANTINotaio per Pratiche MatrimonialiSac. Carlo Umberto PEZZAROSSA

economato diocesanoEconomo DiocesanoSac. Francesco NIGRO

servizio diocesano edilizia di cultoIncaricatoSac. Francesco NIGRO

servizio diocesano beni culturali ecclesiastici e arte sacraIncaricatoSac. Francesco NIGRO

archivio storico, biblioteca e museo diocesanoDirettoreSac. Daniele CONTE

servizio diocesano sostegno economico della chiesaIncaricatoDiac. Francesco DI PUNZIO

servizio informatico diocesanoIncaricatoSig. Salvatore DE FAZIO

AREA ATTIVITÀ PASTORALE

uffi cio diocesano di evangelizzazione e apostolato biblicoDirettoreSac. Andrea SANTORO

uffi cio catechistico diocesanoDirettoreSac. Giacomo LOMBARDI

uffi cio liturgico diocesanoDirettoreSac. Salvatore RUBINOIncaricato per la Musica SacraSac. Fernando Dellomonaco

uffi cio per la cooperazione missionaria tra le chiese, ecumenismo e dialogo interreligiosoDirettoreSac. Crocifi sso TANZARELLA

uffi cio diocesano per la pastorale della famigliaDirettoreSac. Lorenzo ELIAVice DirettoreSac. Domenico SPINA

uffi cio diocesano per l’apostolato dei laiciDirettoreMons. Alfonso BENTIVOGLIO

uffi cio diocesano per le confraterniteDirettoreSac. Daniele CONTE

uffi cio diocesano per la pastorale delle vocazioniDirettoreSac. Alessandro MAYERVice DirettoreSac. Pietroronzo CINIERI

uffi cio diocesano per la pastorale giovanileDirettoreSac. Cosimo STERNATIVOVice DirettoreSac. Emanuele BALESTRAVice DirettoreSac. Giuseppe LEPORALE

uffi cio diocesano per la pastorale scolastica e per gli insegnanti di religione cattolicaDirettoreSac. Franco CANDITAVice DirettoreSac. Francesco STERNATIVO

uffi cio diocesano per il diaconato permanenteDirettoreMons. Franco DE PADOVA uffi cio diocesano per la vita consacrataDirettoreFr. Cosimo PRO, ofm

caritas diocesanaDirettoreSac. Alessandro MAYERVice DirettoreSac. Vincenzo MARTINA

uffi cio diocesano per i problemi sociali e il lavoro e per la pastorale dei migrantiDirettoriDott. Piergiorgio PASTORELLI e Dott.ssa Stefania CALIZIACentro Servizi Progetto PolicoroSig. Angelo NACCI (AdC)

uffi cio diocesano per la pastorale della saluteDirettoreSac. Michele ELIA

uffi cio diocesano per le comunicazioni sociali e la culturaDirettoreDott. Pierdamiano MAZZA

uffi cio diocesano pastorale del tempo libero, turismo e sportDirettoreSac. Franco MARCHESE

AREA ESERCIZIO DELLA POTESTÀ GIUDIZIARIA

tribunale diocesanoVicario GiudizialeSac. Gianfranco AQUINOPromotore di Giustizia eDifensore del VincoloSac. Francesco NIGRONotaio - AttuarioSac. Pompeo DELLI SANTI

Il Vescovo di Oria mons. Vincenzo Pisanello ha emanato il nuovo Regolamento della Curia diocesana e ha rinnovato l’organigramma, con decorrenza da gennaio 2014.

VOCE del VESCOVO

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la pietra su nessuno», anche se le iniziative siano state prese con retta intenzione.

La situazione sociopolitica italiana e l’urgente bisogno di conversione laica per una battaglia per il bene comune. Quest’ultimo cade in frantumi ogni giorno di più, peggio di Pompei, per la schizoide separazione tra politica, economia ed etica. Tre governi stagionali hanno sposato “L’austerity-trappola”. «L’ideologia del rigore che blocca la ripresa, pari alla medicina medioevale che pretendeva di curare i malati a furia di salassi, togliendo loro sempre più sangue» (F. Rampini). Essa ha svuotato i frigoriferi degli Italiani (-3,3% di spesa per il cibo nel 2013 e -2,8% nel 2012; totale ultimi due anni -6,1%!). Ha fatto crescere la diseguaglianza tra ricchi e poveri, tra scolarizzati e analfabeti di ritorno, tra fruitori dei mezzi di informazione e gli incolti non digitali; ha allargato la

dispersione scolastica; ha aumentato la disoccupazione al 12,6%. Il Jobs Act vorrà recuperare i posti di lavoro pre-crisi e rimediare alla politica franosa che ha spinto le industrie a delocalizzare. Il parco macchine ammodernato con l’applicazione dell’informatica, frattanto, ha reso le industrie sempre più robottizzate col sèguito di riduzione ed espulsione di masse di salariati, come al tempo del luddismo in Europa. La ristrettezza del credito e l’incubo Equitalia hanno fatto il resto.«Se in questi anni avessimo prestato ai mercati rionali lo stesso ascolto che abbiamo prestato ai mercati fi nanziari - ha detto il Presidente del Consiglio, Renzi, chiedendo la fi ducia al senato - ci saremmo accorti che la prima richiesta è di una tregua della politica rispetto ai cittadini». Il palazzo, il potere è lontano dai cittadini (mercati rionali) occupato com’è a frequentare i mercati della fi nanza per iperossigenare i propri profi tti, mentre il popolo fatica a respirare e risente delle ristrettezze imposte dal tallone dell’euro-marco.Il “mercatino rionale” non ha un’unica narrazione come il palazzo delle fi nanze; mille storie: l’anziana con carrello appresso che scapa (rovista) per trovare qualcosa di mangiabile tra i mucchi di verdure gettate nei cassonetti; c’è chi cerca i generi di consumo a kilometri zero per pagarli meno e possibilmente meno “gonfi ati” dai concimi; storie di portamonete contenenti centesimi e non tagli da € 100 o da € 500. La narrazione del palazzo delle fi nanze sul facsimile degli impieghi usurai è fatta da gente che fa soldi coi soldi, non commerciando i prodotti industriali o delle campagne; gente che con un click sul computer di casa sposta miliardi di euro, che dispone di bonifi ci estero su estero, che porta nei paradisi fi scali i suoi tesori. È la storia di palazzi rovina-persone e rovina-Stati-e-governi.C’è una narrazione ancor più ingloriosa del palazzo: «Più si tecnicizza il processo di decisione, più si burocratizza il processo decisionale, più si de-ideologizza il processo delle scelte fondamentali», aff erma N. Bobbio. Durante i governi tecnici che non hanno riparato i guasti dei governi politici, ma solo rappezzato gli squarci da essi prodotti. Gli inetti populisti «fanno ricorso più alla mobilitazione che alla partecipazione; ma se alla partecipazione si

Franco Candita

Le mille sfide nell’Italia d’oggi Le mille sfide nell’Italia d’oggi

PROSPETTIVE DI

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MemOria anno IX n. 3 Marzo 2014

sostituisce la mobilitazione» si ha una fl essione della responsabilizzazione degli elettori. «La partecipazione comporta un’adesione ad un modello culturale, a valori e riferimenti incarnati e vivifi cati nel presente. La mobilitazione comporta unicamente un’espressione di volontà, una scelta che domani potrebbe cambiare

(secondo le convenienze dei mobilitanti o dei mobilitati). Posso mobilitarm, ma questo non comporta che io aderisca intimamente ad un’idea. La stessa diff erenza che passa tra fl irt e matrimonio» (N. Bobbio). Al posto del pane oggi c’è una brodaglia de-ideologizzata; la “liquefazione delle idee” frantuma gli interessi generali, propone politiche farneticanti. Come dar torto a M. Twain che diceva: «Se votare facesse qualche diff erenza non ce lo lascerebbero fare», anzi ce l’impedirebbero. La democrazia l’hanno impunemente sofi sticata e adulterata. Votare l’hanno fatto divenire - scientifi camente - inutile, una non-scelta, al massimo una protesta e una ripicca. Garantirsi di poter far a lungo politica con la politica è la stessa perversione del far danari coi danari; roba questa da usurai. Rottamare non è poetico e non lo è neanche la mummifi cazione dei cittadini, prima col «mattarellum», poi col «porcellum» e infi ne con «l’italicum» gratinato. I politici cosa twittano in questi mesi sul rinnovamento? “#Cittadini, sereni! #lavoriamo per voi, e ancora: austerity, spending review, fl essibilità, licenziamenti, rinvio dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni e impossibilità per i cittadini di compensare il fi sco coi crediti verso lo Stato, burocrazia lenta e giustizia impossibile, riduzione del personale nei palazzi di giustizia, nei corpi di polizia e dei tutori dell’ordine pubblico; e l’immancabile slogan # “sicurezza”.

La situazione ecclesiale italiana: quali prospettive di cambiamento? Papa Francesco ha indicato serie inversioni di marcia per la quaresima spirituale e sociale della Chiesa, oltre la triade di preghiera, digiuno e conversione. «L’esortazione del profeta Gioele è forte e chiara: «Ritornate a me con tutto il cuore» (Gl 2,12). Perché dobbiamo ritornare a Dio? Perché qualcosa non va bene in noi, non va bene nella società, nella Chiesa e abbiamo bisogno di cambiare, di dare una svolta. E questo

si chiama avere bisogno di convertirci!». La triplice dimensione della svolta (individuale “in noi”, sociale “nella società”, ecclesiale “nella Chiesa”) è inscindibile. Una ripartenza per riparare, guarire, pentirsi, pronti ad una “metànoia (cambio di mentalità)” a fare “inversione di marcia”, così delineata dal profeta Isaia: «Ecco, nel giorno del vostro digiuno angariate tutti i vostri operai». «Digiunate fra litigi e alterchi e colpendo con pugni iniqui». Il digiuno che il Signore vuole è: «sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo, dividere il pane con l’aff amato, introdurre in casa i miseri senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo» (58,3ss).

1) Nell’importante “Messaggio per la Quaresima” il Papa ha esortato a centrarsi sull’impegno nei confronti delle molteplici povertà. «A imitazione del nostro Maestro, noi cristiani siamo chiamati a guardare le miserie dei fratelli, a toccarle, a farcene carico e a operare per alleviarle concretamente. La miseria è la povertà senza fi ducia, senza solidarietà, senza speranza. La miseria materiale tocca quanti vivono in una condizione non degna della persona umana: privati dei diritti fondamentali e dei beni di prima necessità: il cibo, l’acqua, le condizioni igieniche, il lavoro, la possibilità di sviluppo e di crescita culturale. La Chiesa off re il suo servizio, la sua diakonia, per andare incontro ai bisogni e guarire queste piaghe che deturpano il volto dell’umanità... Quando il potere, il lusso e il denaro diventano idoli, si antepongono questi all’esigenza di una equa distribuzione delle ricchezze. È necessario che le coscienze si convertano alla giustizia, all’uguaglianza, alla sobrietà e alla condivisione».«Il farsi povero di Gesù non è la povertà in se stessa, ma - dice san Paolo - “perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà”. Colpisce che l’Apostolo dica che siamo stati liberati non per mezzo della ricchezza di Cristo ma della sua povertà. La povertà di Cristo che ci arricchisce è il suo farsi carne, il suo prendere su di sé le nostre debolezze, i nostri peccati, comunicandoci la misericordia infi nita di Dio... Gesù è ricco della sua sconfi nata fi ducia in Dio Padre. È ricco come lo è un bambino che si sente amato e ama i suoi genitori e non dubita un istante del loro amore e della loro tenerezza. … Ciò che ci dà vera libertà, vera salvezza e vera felicità è il suo amore di compassione, di tenerezza e di condivisione».

2) Nel discorso ai neo cardinali, Bergoglio delinea svolte e stili nuovi di vita: «Evitiamo e aiutiamoci a vicenda

PROSPETTIVE DI

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MemOria

ad evitare abitudini e comportamenti di corte: intrighi, chiacchiere, cordate, favoritismi, preferenze». «Il nostro linguaggio sia quello del Vangelo: “sì, sì; no, no”; i nostri atteggiamenti quelli delle Beatitudini, la nostra via quella della santità». Chissà se un giorno sarà abolito il titolo dato ai cardinali di «prìncipi della Chiesa», per evitare linguaggi di corte inappropriati. E: «Amiamo coloro che ci sono ostili, benediciamo chi sparla di noi; salutiamo con un sorriso chi forse non lo merita; non aspiriamo a farci valere, opponiamo la mitezza alla prepotenza; dimentichiamo le umiliazioni subite». A buon intenditor...

3) Nell’intervista del direttore del Corriere della Sera al Papa si colgono aspetti signifi cativi del ministero petrino e suggestioni di cambiamenti relazionali utili per tutti (clero e laici). a) «Il Papa non è solo nel suo lavoro - risponde a De Bortoli - perché è accompagnato e consigliato da tanti. Sarebbe un uomo solo se decidesse senza sentire o facendo fi nta di sentire. Però c’è un momento, quando si tratta di decidere, nel quale è solo con il suo senso di responsabilità». Ricordando quante volte il papa ha condannato il clericalismo, questo decidere senza sentire o, peggio, facendo fi nta di sentire, è marchiato a fuoco. b) Tra questi ascolti, due in particolare sono valorizzati: ascolto dei teologi e ascolto dei confratelli vescovi e cardinali. Condizione previa è: sia che si tratti di dare l’opportunità delle seconde nozze in caso di divorzio come nella Chiesa orientale, o la comunione ai divorziati risposati: «Bisogna evitare di restare alla superfi cie. La tentazione di risolvere ogni problema con la casistica è un errore, una semplifi cazione di cose profonde, come facevano i farisei, una teologia molto superfi ciale. È alla luce della rifl essione profonda che si potranno aff rontare seriamente le situazioni particolari con profondità pastorale».c) La profondità teologica presuppone l’aperto dialogo fra tutte le componenti ecclesiali. Il Papa ha voluto una discussione a tutto campo sui temi della famiglia, del matrimonio e connessi. «Mi sarei preoccupato se nel Concistoro non vi fosse stata una discussione intensa, non sarebbe servito a nulla. I cardinali sapevano che potevano dire quello che volevano, e hanno presentato molti punti di vista distinti, che arricchiscono. I confronti fraterni e aperti fanno crescere il pensiero teologico e pastorale. Di questo non ho timore, anzi lo cerco». Gli insicuri e instabili, pastoralmente parlando, sappiano imitare il coraggio papale.d) Un’altra apertura del Papa (a molti incomprensibile)

è la rifl essione circa le unioni civili che gli Stati stanno regolando: «Il matrimonio è fra un uomo e una donna [questo è il punto fermo dottrinale e prosegue]: Gli Stati laici vogliono giustifi care le unioni civili per regolare diverse situazioni di convivenza, spinti dall’esigenza di regolare aspetti economici fra le persone, come assicurare l’assistenza sanitaria. Bisogna vedere i diversi casi, valutarli nella loro varietà». Questa prudenza valutativa, unita alla ferma convinzione sul sacramento del matrimonio, è una novità nell’atteggiamento pastorale. «La questione non è cambiare la dottrina ma di andare in profondità, far sì che la pastorale tenga conto delle situazioni e di ciò che per le persone è possibile fare». Parole che fanno eco alla relazione del cardinale Kasper nel concistoro sulla famiglia: «Il mondo sta vivendo una crisi antropologica; pertanto, il numero di coloro che hanno paura di fondare una famiglia o che falliscono nel realizzare il loro progetto di vita è aumentato in modo drammatico. Non basta considerare il complesso e spinoso problema dei divorziati risposati dal punto di vista esclusivamente canonico-giuridico e dalla prospettiva della Chiesa come istituzione; abbiamo invece bisogno di cambiare paradigma, considerando la situazione - come ha fatto il buon Samaritano - anche dalla prospettiva di chi soff re e chiede aiuto». Pericolo di relativismo o ricerca alla luce dello Spirito evangelico? Il cammino verso la Pasqua è o no un cammino di liberazione?

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MemOria anno IX n. 3 Marzo 2014

Il mese di marzo ritorna per noi tutti con il suo carico

di speranza e di primavera. Anche quest’anno ha la

celebrazione importante del ricordo di tutti i Mis-

sionari uccisi a causa del Vangelo, in ogni angolo della

Terra, specialmente nel 2013 appena trascorso. Il tema

scelto questa volta ripercorre la traccia segnata da una

sola, sconvolgente parola: Martyria. In greco essa signi-

fi ca testimonianza, per cui siamo invitati a riconsiderare

uno degli specifi ci caratteri identitari dell’esistenza dei

cristiani, in quanto laici battezzati e in alcuni casi anche

consacrati o presbiteri della Chiesa di Dio.

Siamo giunti alla 22a Giornata di preghiera e digiuno.

Tutti, non solo i missionari partiti per una terra lontana,

nella testimonianza quotidiana potrebbero provare a fare

la propria santa e bella professione di fede. In uffi cio, a

scuola, al lavoro, all’università, in convento o in parroc-

chia, in Italia o in Albania o in Mozambico, concepire

spazi nuovi di annuncio e di testimonianza credibile.

Non molti progetti per modifi care e ingrandire le strut-

ture, ma qualche piccolo segno di annuncio coerente con

il Vangelo, a partire dal dialogo e dalla fraternità vissuta

dentro le nostre famiglie. In una rifl essione teologica a

cura del Centro Studi di Missio, organismo pastorale del-

la C.E.I., hanno scritto per questa Giornata speciale del

24 marzo:

«Papa Francesco sin dall’inizio del suo pontifi cato ci esor-

ta ad attraversare le periferie, ad entrarvi ed impiantare

lì la nostra dimora, la nostra tenda missionaria, poiché

quelle periferie sono il luogo preferito di Gesù, la strada

è il luogo in cui Gesù ha scelto di vivere e di annunciare

il Vangelo. Martyria è dunque uscire da se stessi, per en-

trare nella casa dei poveri e rinascere con Lui ogni giorno

attraverso un annuncio che instancabilmente ci spinge

sulle strade del mondo!».

Non possiamo eludere la grande mole di lavoro che ci dà

Papa Francesco, come un compito impegnativo da svol-

gere a casa. Non possiamo accontentarci di rispondere

bene a chi dovesse interrogarci sulla teoria. Facciamo di

tutto per raggiungere almeno la suffi cienza anche nella

pratica di scelte coraggiose, piccoli cambiamenti di stile e

di vedute, per non oltraggiare mai più i poveri e i dimen-

ticati dagli uomini.

Anche il ricordo del sacrifi cio dei nostri fratelli cappuc-

cini Oreste Saltori, Francesco Bortolotti e Camillo Cam-

panella è sinonimo di un’eredità preziosa da rivitalizzare

e mettere a frutto. Il 2014 segna il venticinquesimo anno

da quella data fatidica e cruciale, una tremenda tragedia

che già da tempo stava consumando il popolo inerme

e senza via d’uscita. La guerra civile, forse la più brutta

di tutte le guerre! Eppure non si può davvero fare una

graduatoria nell’impeto della violenza, quando è l’uomo

stesso a regredire per colpa di altri uomini. Mani arma-

te dalle potenze occidentali, dagli stessi Stati un tempo

protagonisti della prima colonizzazione, vissuta anche in

Pier Giorgio Taneburgo*

Martyria: un caso serio della Martyria: un caso serio della vita cristianavita cristiana

PROSPETTIVE DI

24 marzo 2014: 22ª Giornata di preghiera e digiuno per i missionari uccisi

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MemOria anno IX n. 3 Marzo 2014

nome della bella notizia del Vangelo da portare a tutte le

genti.

Così ho deciso di andarmi a rileggere le pagine di Bazo-

oka e sangue a Inhassunge del nostro fratello Giocondo

da Campi, cronaca dell’eccidio e della sua “quaresima” tra

i guerrilheiros della Renamo: «Non c’era stata Pasqua a

Inhassunge / nel giorno della risurrezione del Signore. /

Nel lunedì dell’angelo una vera Pasqua / fu consumata nel

vostro olocausto. / Il vostro sacrifi cio è divenuto parola

di Dio / per una pace senza frontiere / a Inhassunge e al

crocifi sso Mozambico».

*Ministro Provinciale dei Padri Cappuccini

PROSPETTIVE DI

Il 27 marzo ricorrre il 25esimo anniversario della morte di padre Camillo Campanella, cappuccino francavillese, uc-ciso a Inhassunge in Mozambico, dove svolgeva la sua opera missionaria. Riportiamo sotto l’intervista di don Franco Dinoi alla madre Rosa, pubblicata su “Voce Amica del Seminario” anno VI n. 2 - aprile 1989, poche settimane dopo la morte di padre Camillo.

Che cosa vuol dire per una mamma donare due fi gli al Signore? Avere molta fede. Dal momento in cui sono nati, questi fi gli li ho cresciuti vicino al Signore. E così hanno continuato: andando in chiesa sempre, tutte le sere parteci-pavano alle funzioni, si vestivano da fratini, partecipavano alle processioni. Come è nata la vocazione di padre Camillo? Veramente è stato un po’ birichino quando era ragazzo; era molto vi-vace, giocava sempre, ne faceva di tutti i colori, una volta si ruppe perfi no una gamba; e prendeva tante botte. Allora una mia amica disse: “Vieni con me, Peppino, - si chiamava Peppino allora, - ti devo portare al Convento, così stai un po’ con i Padri”. “Si, portami, disse, perché io voglio andare!”. Era felice della sua vocazione? Ah, si, si, era felicissimo. Tutta la gioia sua. Dopo essere sta-to ordinato sacerdote mi dice: “Mamma, io voglio andare in Africa”. “No, - dico - tu non vai in nessun posto. Tu hai anche da lavorare qui in Italia, e lavori qui”. E piangeva, e piangeva: “Ma mamma, tienimi contento”. “Ma non hai capito che tu non vai? Tuo fratello è stato 10 anni in missione in Africa, ed è tornato malato; io non voglio che vada anche tu, perché lì sono cattive le persone”. “No, io devo andare: tu mi devi accontentare. Mamma cara, per pietà, - diceva- per pietà...”. Fino a quando una volta mi confessai e manifestai tutta la sua vocazione. Il padre mi disse: “Figlia mia, lascia fare a lui; è chiamata del Signore, e tu lo devi accontentare”. Così volle, e così sia. Come vive una mamma quando il pr oprio fi glio è in missione? Pensa sempre e prega sempre il Signore. Avevo trovato questa preghiera, che recitavo spesso: “Guarda, o Signore, i tuoi missionari, suore e laici, che lasciano ogni cosa per rendere testimonianza alla Parola e al tuo amore. Nei momenti diffi cili reggi le loro forze, consola i loro cuo-ri, corona di spirituali conquiste il loro lavoro. L’adorabile immagine di te crocifi sso li accompagni per tutta la vita”. Quando hai incontrato l’ultima volta tuo fi glio, che cosa ti ha detto? Non vedeva l’ora di partire. Io dicevo: “Stai ancora un altro poco”. “Mamma - rispondeva - devo partire, altrimenti dicono che sono bugiardo. Ho promesso loro di tornare presto. Ci siamo visti, sono contento. Ma debbo tornare, perché loro mi aspettano, mi aspettano chissà come, in quella terra dell’Africa”. Da mamma di due sacerdoti missionari, cosa ha da dire alle mamme giovani di oggi? Dio mi ha dato dieci fi gli. Con mio marito eravamo contenti dei fi gli che il Signore ci donava: per ogni fi glio c’è una grazia. Mia suocera mi diceva: “Mi raccomando, non vi sporcate mai le mani di sangue, è peccato”. Ed è un peccato quando le mamme non vogliono donare i propri fi gli al Signore. È Dio che ci dà i fi gli. Dio ce li crea nel nostro seno. Tutto è volontà sua”.

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MemOria anno IX n. 3 Marzo 2014

Dio disse: “Ci siano luci nel fi rmamento del cielo,

p er distinguere il giorno dalla notte; servano da

segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni

e servano da luci nel fi rmamento del cielo per illuminare

la terra”. E così avvenne: Dio fece le due luci grandi, la

luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per

regolare la notte, e le stelle. Dio le pose nel fi rmamento del

cielo per illuminare la terra e per regolare giorno e notte e

per separare la luce dalle tenebre. E Dio vide che era cosa

buona. (Gen 1,14-18)

La parola creatrice di Dio ordina le luci del fi rmamento, il

sole e luna, e l’universo inizia ad essere scandito dal ritmo

del tempo: gli anni, le stagioni, la notte, il giorno.

Anche l’uomo riceve da Dio un alito di vita (cfr. Gen 2,7)

e la sua esistenza è ritmata dal suo respiro.

Dio ordina la creazione e l’uomo trascorre la sua vita

segnata dal tempo. L’uomo fa esperienza di Dio e lo

incontra in luoghi e tempi particolari, eppure “Il Signore

sta assiso in eterno” (Sal 9,8).

Israele riconosce che Jhwh è l’unico Dio, Creatore e

Signore dell’universo.

L’uomo antico ha osservato gli astri e ha colto la grande

importanza che essi avevano per la vita della terra, da cui

egli stesso dipendeva, tanto da considerarli divinità. Per

la bibbia essi sono creature; infatti non sono chiamati

per nome (“sole” e “luna”), ma semplicemente “luce

maggiore” e “luce minore”, perché solo Dio è fonte di vita

e Signore del tempo. Dunque, la scansione del tempo

diventa la vita dell’uomo.

Ma esiste un tempo consacrato e benedetto, esiste il

tempo della festa, del riposo.

“Allora Dio, nel settimo giorno portò a termine il lavoro che

aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro.

Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso

aveva cessato da ogni lavoro che egli creando aveva fatto”

(Gen 2,2-3).

Il settimo giorno è il giorno del compimento e della

pienezza della creazione. La cessazione da ogni opera, cioè

il riposo, rende lo shabbat (in ebraico “cessare, smettere”)

un tempo benedetto, consacrato a Dio, colmato della sua

santità.

Anche l’uomo che lavora, imitando Dio, dopo aver

portato a compimento le sue fatiche, è chiamato ad

immergersi nella santità di Dio e ricevere la benedizione.

Egli, infatti, è il culmine della creazione (sesto giorno) e

si trova sulla soglia della pienezza divina.

Ogni tradizione culturale distingue il tempo profano

(umano) ed il tempo sacro (di Dio). Quello umano è

usurante, consuma, corrompe; il tempo di Dio rigenera,

ridona vita: è la festa carica di potenza.

Il tempo della festaIl tempo della festa

Salvatore Rubino

1 G. Van Der Leeuw, Fenomenologia della religione, Bordigheri, Torino, 1975, p. 303

PILLOLE DI

liturgialiturgia

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11

MemOria anno IX n. 3 Marzo 2014

La festa è regolata, attesa, scandita in ritmi annuali,

stagionali, quotidiani. Il calendario non è nato per

misurare il tempo ma per indicare quali momenti hanno

un valore, possiedono potenza1, forza rigenerativa.

La festa richiama un tempo sacro originario, un tempo che

interrompe il ritmo e rinvigorisce l’uomo; essa si ripeterà

ogni anno, quasi a dire che è sempre lì ad interrompere e

a rigenerare: è nel tempo ma appartiene all’eterno.

In occasione della festa si investe in bellezza, risorse,

energie, si rendono partecipi e sazi tutti; è il modo per

comunicare simbolicamente con il sacro.2

Noi apparteniamo a un mondo in cui è diventato

diffi cile fare festa; il tempo è diventato quasi interamente

profano: è in questa direzione che si muove il detto “il

tempo è denaro”. Un’azienda che vuol essere competitiva

sul mercato deve necessariamente “ottimizzare i

tempi lavorativi” dei suoi dipendenti. Non mancano,

a tal proposito, persino manuali con consigli utili per

ottimizzare il tempo libero.

In quest’ottica, la festa, il tempo di Dio, è “tempo perso”,

improduttivo.

Essa è stata ridotta, quando va bene, al riposo, in vista di

una ripresa produttiva.

Si investe nella bellezza solo se c’è un ritorno di immagine.

È diventato diffi cile oggi capire l’arte sacra che si ha

utilizzato marmi, oro, bronzi, argento... Il povero che

entrava in un luogo sacro si aspettava l’irruzione della

maestà di Dio e la ricercava. San Francesco d’Assisi,

pur obbligando i suoi alla massima povertà, addirittura

imponendo di non toccare neanche il denaro, scrive

nella sua prima Lettera ai custodi: «Vi prego, più che se

riguardasse me stesso, che, quando vi sembrerà conveniente

e utile, supplichiate umilmente i chierici di venerare sopra

ogni cosa il santissimo corpo e sangue del Signore nostro

Signore Gesù Cristo e i santi nomi e le parole di lui scritte

che consacrano il corpo. I calici, i corporali, gli ornamenti

dell’altare e tutto ciò che serve al sacrifi cio, devono essere

preziosi. E se in qualche luogo trovassero il santissimo

corpo del Signore collocato in modo miserevole, venga

da essi posto e custodito in un luogo prezioso, secondo

le disposizioni della Chiesa, e sia portato con grande

venerazione e amministrato agli altri con discrezione».

Abbiamo a tal proposito una testimonianza eloquente.

Prima di giungere alla tomba di santa Chiara, nell’omonima

chiesa, si possono ammirare alcuni paramenti liturgici

che ella in persona e altre Clarisse avevano cucito per i

sacerdoti dell›Ordine. Può sembrare strano, ma questi

paramenti sono abbelliti con oro zecchino, perché così

voleva il poverello di Assisi.

Da dove ripartire? Come vivere il tempo della festa?

L’azione liturgica ha la grande capacità di tenere uniti gli

opposti: tempo ed eternità. Nel culto essi si incontrano,

si compenetrano. “Il Signore sta assiso in eterno” (Sal 9,8)

eppure raggiunge, parla, santifi ca l’uomo che cammina nel

tempo e che aspira alla pienezza divina. Lo svolgimento

del culto segue il ritmo del tempo e lo santifi ca, affi nché

la nostra vita terrena, nutrita dall’Eucarestia, riceva il

pegno della vita eterna3.

3 Il pane che ci hai donato, o Dio, in questo sacramento di salvezza, sia per tutti noi pegno sicuro di vita eterna (cfr. Orazione dopo la comunione della VII domenica del T.O.)

2 R. Tagliaferri, La tazza rotta, il rito: risorsa dimenticata dell’umanità, EMP, Milano, p. 307.

PILLOLE DI

liturgialiturgia

Page 12: Memoria - Marzo 2014

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MemOria anno IX n. 3 Marzo 2014

Si può essere cristiani senza credere alla

resurrezione di Cristo?

Per questo primo appuntamento con Pillole di

catechismo prendo spunto dalla conversazione di qualche

giorno fa con un amico, molto assiduo nella partecipazione

alla Messa domenicale ed abbastanza inserito nella

propria comunità parrocchiale. In occasione della morte

di un proprio caro, mi confi dava di essere molto scettico

riguardo alla resurrezione. Condivide gran parte dei valori

morali di cui il Cristianesimo si fa promotore, ha un forte

senso religioso ed un’attitudine alla preghiera, ma dubita

che Gesù sia veramente risorto ed è del tutto scettico circa

il fatto che noi risorgeremo dopo la morte.

Il simpatico compendio del Catechismo preparato

qualche anno fa dalla Conferenza episcopale austriaca,

YOUCAT, al num. 104 risponde con un NO categorico

alla nostra domanda. Non possiamo dirci cristiani

se manca in noi la fede nella resurrezione di Gesù e la

speranza di ottenere in lui la vita eterna.

Lo stesso Catechismo della Chiesa Cattolica ci ricorda

che la fede nella resurrezione di Gesù è il centro della

predicazione degli apostoli sin dagli albori della vita

della Chiesa e che in essa “tutte le verità, anche le

più inaccessibili allo spirito umano, trovano la loro

giustifi cazione” (n. 651). Gli esperti della Sacra Scrittura

ci insegnano che uno dei testi più antichi del Nuovo

Testamento è proprio una formula primordiale di

professione di fede (che possiamo paragonare al nostro

“Credo” della Messa domenicale), contenuta nella Prima

Lettera di san Paolo ai Corinzi, al cap. 15, versetti 3b-5,

che recita così: Cristo morì per i nostri peccati secondo le

Scritture e fu sepolto, è risorto il terzo giorno secondo le

Scritture e apparve a Cefa e quindi ai Dodici.

Può essere molto utile al nostro scopo leggere tutto il

cap. 15 della suddetta Lettera, nella quale San Paolo cerca

di rispondere ai cristiani di Corinto, tra i quali si erano

proprio insinuati dei dubbi sulla resurrezione di Gesù. A

loro l’Apostolo ricorda che “se Cristo non è risorto, vuota

allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede”

(1Cor 15, 14).

La resurrezione di Gesù è il centro ed il fondamento

di tutta la fede cristiana. E’ a partire dalla meraviglia e

dalla gioia di vedere Gesù vivo dopo la sua morte che

gli apostoli hanno capito chi Egli fosse davvero: non solo

un sant’uomo o un grande profeta, ma il Figlio di Dio

incarnato, il signore della vita, la Vita stessa (cf. Gv 11, 25;

14, 6). E’ questo anche il centro del discorso di san Pietro

a Pentecoste, riportato dagli Atti degli Apostoli al cap. 2,

quando con forza ripete per tre volte che proprio quel

Gesù di Nazaret crocifi sso ed ucciso “Dio lo ha risuscitato

e noi tutti ne siamo testimoni”.

Durante la sua vita terrena, Gesù suscita negli apostoli

dapprima ammirazione, poi rispetto, in seguito fi ducia,

disponibilità a condividere i propri ideali… ma alla fi ne,

la costatazione della sua tragica morte, suscita anche

delusione, depressione, perdita di senso. Se da una

parte è vero che il cammino di fede degli apostoli è stato

frutto di una crescita pazientemente accompagnata dalla

frequentazione con Gesù per le strade della Palestina, è

ancora più vero che è solo l’esperienza di incontrarlo vivo

dopo la sua morte a radicare la fede in maniera stabile

e defi nitiva e a giustifi care la loro completa conversione,

l’opera di evangelizzazione, fondazione della chiesa e

testimonianza fi no all’eff usione del sangue.

Risorgeremo dopo la morteRisorgeremo dopo la morte

Alessandro Mayer

PILLOLE DI

catechismocatechismo

Page 13: Memoria - Marzo 2014

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MemOria anno IX n. 3 Marzo 2014

Dalle testimonianze bibliche e storiche si evince

chiaramente che l’obiettivo primario degli apostoli non

è stato quello di fondare una nuova religione o una sorta

di associazione o club, ma di annunciare a quanti più

possibile che “Egli è vivo!” (cf. Lc 24, 23).

Vuol dire allora che chi non crede fortemente nella

resurrezione di Gesù è destinato alla dannazione?

Anche a questa domanda occorre rispondere con forza

NO.

Non dobbiamo mai dimenticare che la nostra salvezza

è innanzi tutto e soprattutto frutto dell’immenso

misericordioso amore di Dio che ci previene, ci sostiene,

ci perdona e agisce con la sua grazia anche in maniere a

noi del tutto sconosciute, cercando tutti i modi affi nché

noi possiamo giungere alla conoscenza e alla comunione

con Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.

La nostra possibilità di salvezza può essere compromessa

soltanto da un nostro radicale rifi uto. E questo avverrebbe

qualora dovessimo volontariamente chiuderci alla grazia

della fede che irrompe nella nostra vita o smettessimo di

ascoltare in maniera defi nitiva la nostra coscienza, nella

quale la grazia di Dio agisce.

Certo, è vero: senza la resurrezione la novità del

messaggio del Vangelo non sarebbe più tale e tutto

quanto detto o fatto da Gesù - in particolare quanto Egli

ha mostrato di sé, del Padre e dello Spirito ed ancor più il

suo stile di amore totale di donazione e di oblazione di sé

fi no al martirio - perderebbe immediatamente di valore

e di senso. Il cristianesimo si ridurrebbe ad un insieme di

riti e comportamenti non tanto distanti da quelli di altre

religioni e conformi al naturale sentimento religioso di

ogni creatura umana. La morale cristiana perderebbe la

sua caratteristica di libertà e radicalità e si ridurrebbe ad

un’etica del buon senso.

Tuttavia non dobbiamo spaventarci se talvolta dubitiamo

o vacilliamo nella fede. Nessun credente è esente dalla

tentazione dell’incredulità. E’ importante però chiedere

sempre il dono della perseveranza e fare nostra la

bellissima e sincera quanto apparentemente paradossale

preghiera che un papà disperato per la sorte del proprio

fi glio rivolse a Gesù: “Credo! Aiuta la mia incredulità”

(Mc 9, 24). Per questo siamo anche chiamati ad usare

l’intelligenza e lo studio per conoscere meglio le Scritture

e comprendere che - sebbene la resurrezione non sia

mai dimostrabile - è tuttavia un evento molto credibile

e confortato da vari segni, non da ultimi l’esperienza

della presenza di Gesù vivo nella nostra vita quotidiana,

percepibile nella preghiera e nell’amore vicendevole, e

la testimonianza di tanti che nel nome di Gesù Cristo

hanno off erto la loro vita nel martirio.

Tutti coloro che volessero rivolgere delle

domande su qualsiasi argomento riguardante

la fede cristiana e la vita della Chiesa, possono

scrivere a [email protected]

PILLOLE DI

catechismocatechismo

Page 14: Memoria - Marzo 2014

14

MemOria anno IX n. 3 Marzo 2014

Si estende per circa tre secoli la storia della confra-ternita del Carmine e dei Morti di Sava, raccontan-do di una lunga tradizione che si fonde con la fede.

Eretta nel secondo decennio del XVIII secolo, è allocata nella chiesa della Croce, curandone la struttura e le mol-teplici attività di culto, attestate in numerosi documen-ti di notevole rilevanza storica. Sono oltre 80 i membri – uomini e donne – di questa confraternita, guidata at-tualmente da Maria Ligorio, priora da 8 anni e consorella da oltre 40; diversi i giovani e giovanissimi che ne fanno parte e che dunque ne rendono certo il futuro. Un effi ciente Consiglio – interamente “rosa” poiché com-posto da donne – mantiene in alacre attività la vita della confraternita del Carmine e dei Morti di Sava e la bella chiesa della Croce. Numerosi gli appuntamenti di fede e devozione che costellano l’anno: anzitutto l’oratorio men-sile, che si tiene il primo sabato di ogni mese; la devozione mariana nel mese di maggio e la devozione a sant’Anto-nio da Padova nella prima metà di giugno; le Quarant’ore all’inizio della Quaresima; la novena e i festeggiamenti religiosi in onore della Madonna del Carmine nel mese di luglio. Permane, secondo le originarie fi nalità confrater-nali, una costante operosità nelle azioni di carità sia nei confronti di confratelli e consorelle bisognosi ma anche di tante famiglie in grave stato di necessità.La confraternita del Carmine e dei Morti di Sava è però legata particolarmente legata a un importantissimo mo-

mento dell’anno liturgico: il Triduo pasquale. Nel Gio-vedì santo la confraternita cura l’allestimento dell’Alta-re della reposizione (popo-larmente detto “sepolcro”) nella chiesa della Croce, addobbato non con fi ori ma – secondo l’antica con-suetudine – con “lu ciju” ovvero i chiari germogli di semi di veccia e lenticchia coltivata al buio per tre set-

timane. Fino ad alcuni decenni addietro la chie-sa rimaneva aperta anche la notte e sul sagrato ve-niva acceso e alimentato un falò fi no all’alba. I riti del Venerdì santo vedono ancora oggi protagoni-sta la confraternita: nella mattinata prevede la pro-cessione della Desolata, cui le consorelle parteci-pano vestendo un abito nero; in serata si tiene poi la processione dei Miste-ri, di cui la confraterni-ta stessa – da secoli – è “titolare”; del resto nella chiesa della Croce sono custodite i simulacri dei Misteri, pregevoli opere d’arte fi gurativa tra cui spiccano la Vergine Addolorata e la bara di Gesù Morto, assieme ad una notevole effi gie in cartapesta della Desolata, del XVIII secolo, che nel 2011 è stata scelta a rappresentare il nostro territorio in una mostra internazionale di arte sacra a Milano.L’abito confraternale prevede il sacco marrone, con sca-polare mozzetta color crema per le consorelle; i confra-telli invece vestono il sacco bianco, su cui indossano la “pazienza” e la mozzetta color oro.Il sodalizio, componente attiva della comunità cristiana savese, è inoltre partecipe della vita confraternale dioce-sana; la confraternita del Carmine e dei Morti di Sava si mostra dunque valido strumento di edifi cazione cristia-na e sociale per donne e uomini di buona volontà.

(riferimento bibliografi co: Pietro Pesare, La passione di Cristo e della Vergine nella liturgia e nella devozione po-polare di Sava, 1996).

Pierdamiano Mazza

La confraternita del Carmine La confraternita del Carmine e dei Morti di Savae dei Morti di SavaCarità e devozione oltre il tempo

DIOCESANA

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MemOria anno IX n. 3 Marzo 2014

Da martedì 11 a giovedì 13 marzo nel santuario della Madonna di Cotrino in Latiano si è tenuta la Settimana Biblica Diocesana, appuntamento

ormai consueto rivolto all’intera comunità cristiana della Diocesi di Oria.Ha guidato la “tre giorni” di studio e approfondimento la prof.ssa suor Elena Bosetti che, partendo dagli Atti degli Apostoli, ha trattato la tematica “Lo Spirito ci comuni-ca la gioia di annunciare il Vangelo”, analizzando i vari aspetti e off rendo numerosi spunti di discussione.Suor Elena ha precisato: “Nella prima serata abbiamo puntato lo sguardo su Maria in attesa dello Spirito. Ab-biamo infatti visto una Chiesa che attende per nove gior-ni (dall’Ascensione alla Pentecoste); nove giorni che rin-viano ai nove mesi di attesa prima della nascita di una nuova vita: quindi è come una sorta di attesa in “concen-trato” perché la Pentecoste è il Natale della Chiesa”. Un inquadrare dunque per bene la fonte di tutto. La pro-fessoressa Bosetti si è poi così espressa sulla seconda se-rata: “Abbiamo visto come lo Spirito fa uscire dal cenaco-lo per incontrare proprio i popoli, dalla casa alla città, dal cenacolo alla piazza. La Chiesa nasce proprio con una di-mensione ecumenica, universale, come indica la moltitudine dei pellegrini pre-senti a Gerusalemme per la pentecoste ebraica. Vi è poi una dimensione che è il contrario di Babele ovvero una di-mensione comunionale: tutti possono comprendere la lingua che in fondo è la lingua dell’amore, quella che possiamo comprendere tutti. Dobbiamo conside-rare quali sono le quattro colonne della casa-chiesa, perché la Chiesa non nasce nel tempio e neppure in una sinagoga ma nasce all’interno della casa; c’è da re-cuperare la dimensione domestica. Un

conto è se la Chiesa avesse avuto origine del tempio, cioè una dimensione sacrale; nella casa invece, attorno al ta-volo, tutto acquista una dimensione propria della convi-vialità. Queste quattro colonne sono ben evidenziate nei sommari degli Atti: già alla fi ne del capitolo 2 troviamo che tutti quelli che erano venuti alla fede erano perseve-ranti nella didaché, l’insegnamento degli apostoli; nella koinonia, la comunione, la condivisione dei beni; nella fractio panis, cioè lo spezzare il pane, la celebrazione eu-caristica; nella preghiera. Sono dunque questi i pilastri che reggono questa casa, che chiamerei “la comunità che Gesù sognava”. Non va dimenticata la dimensione del servizio, oggetto di discussione della terza serata: “Ci è stato utile analizzare la fi gura del diacono Filippo – aggiunge suor Elena – del quale parla Luca al capitolo 8 degli Atti degli Apostoli. Dobbiamo recuperare la diaconia della Parola, facendo come il diacono Filippo che per strada, durante il suo servizio di annuncio, incontrò un ministro della regina Candace e dopo avergli annunciato la Parola lo rese parte della Chiesa”.

Pierdamiano Mazza

Lo Spirito ci comunica la gioia Lo Spirito ci comunica la gioia di annunciare il Vangelodi annunciare il Vangelo

DIOCESANA

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DIOCESANA

Anche quest’anno le nostre comunità par-rocchiali sono impegnate nella tradiziona-le Quaresima di carità animata dalla Cari-

tas Diocesana.

Il Vescovo ha stabilito che le off erte raccolte quest’anno saranno devolute alla parrocchia S. Rocco a Rranxa, in Albania, con la quale la nostra Diocesi collabora oramai da molti anni.

Papa Francesco nel suo Messaggio per la Quaresi-ma 2014 dal titolo “Si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà” ci ricorda che lo stile di Gesù non è quello di off rire “la salvezza dall’alto, come l’elemosina di chi dà parte del proprio superfl uo con pietismo fi lantropico”, bensì uno stile di condivi-sione completa con la nostra sorte di creature li-mitate e povere e spesso contaminate dal rapporto con il peccato.

Ed “è proprio il suo modo di amarci, il suo farsi prossimo a noi” che ci libera e ci fa ricchi e ci spin-ge ad avere anche noi uno stile simile al suo, che porti a “guardare le miserie dei fratelli, a toccarle, a farcene carico e a operare concretamente per al-leviarle”.

E’ questo il senso della Quaresima di carità. Essa è una strepitosa opportunità per essere sempre più ciò che siamo: persone ad immagine e somiglian-za di Dio che è Amore.

Le off erte dei fedeli possono essere consegnate al proprio parroco, ai responsabili delle Caritas par-rocchiali o direttamente presso la sede della Cari-tas Diocesana in piazza Cattedrale 9, ad Oria.

a cura della Caritas diocesana di Oria

Quaresima di carità 2014Quaresima di carità 2014

Il vescovo Vincenzo e la redazione di MemOria si congratulano con suor Elisabetta Piccione, ba-dessa del Monastero delle Benedettine “San Giovanni Battista” di Manduria, eletta presidente della Federazione del centro e sud Italia dei monasteri benedettini.

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Pasquale Dellomonaco e Antonio Sternativo

Ha proprio ragione papa Francesco che nel messaggio per questa Quaresima ci ha detto: “preoccupante è la  miseria morale. Quante

persone hanno smarrito il senso della vita, sono prive di prospettive sul futuro e hanno perso la speranza! E quante persone sono costrette a questa miseria dalla mancanza di lavoro che le priva della dignità che dà il portare il pane a casa. In questi casi la miseria morale può ben chiamarsi suicidio incipiente”. Simile è il caso dei quattro personaggi del romanzo londinese di Nick Hornby “Non buttiamoci giù”, messo in scena nell’omonimo fi lm, in sala dal prossimo 20 marzo: un presentatore televisivo, una donna cinquantenne con alle spalle una vita anonima, una ragazzina di diciotto anni ed un uomo di trenta. Si ritrovano lì, sul più alto palazzo di Londra, la notte di san Silvestro, notte in cui tutti esprimono propositi e desideri, per ben altra ragione: togliersi la vita. Quel gesto estremo che tutti e quattro avrebbero voluto compiere, ma che quell’incontro inaspettato ha impedito loro di portare a termine. La notte del suicidio si trasforma in un’esperienza totalmente opposta: dalla timidezza della prima sera all’apertura totale nel racconto delle motivazioni che li avevano portati su quell’alto tetto. Nello sfogo e nel confronto reciproco trovano l’antidoto per ridare un senso alla loro vita. Novantasei minuti, dunque, per guardare - riprodotte su uno schermo - le cause che portano tanti uomini e donne a vivere i drammi della vita come un precipizio di disperazione. E noi, cristiani, sperimentiamo - citando papa Francesco - “la gioia di diff ondere la buona notizia del Vangelo, di condividere il tesoro a noi affi dato, per consolare i cuori aff ranti e dare speranza a tanti fratelli e sorelle avvolti dal buio” ?

CULTURALE

Data uscita: 20 marzo 2014

Genere: Commedia

Anno: 2014

Regia: Pascal Chaumeil

Sceneggiatura: Jack Th orne

Attori: Pierce Brosnan, Imogen Poots, Aaron

Paul, Toni Collette, Rosamund Pike, Sam

Neill, Tuppence Middleton, Joe Cole, Shola

Adewusi, Mohammed Ali

Fotografi a: Ben Davis

Montaggio: Chris Gill, Barney Pilling

Musiche: Dario Marianelli

Produzione: Wildgaze Films, BBC Films, DCM

Productions

Distribuzione: Notorious Pictures

Paese: Gran Bretagna

Durata: 96 Min

Non Non

buttiamoci giùbuttiamoci giù

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MemOria anno IX n. 3 Marzo 2014

La biblioteca “Annibale Maria Di Francia” della

Casa dei Padri Rogazionisti di Oria trae origine

da ciò che senza meno potrebbe considerarsi la

parte più pregiata del suo patrimonio librario: la biblioteca

dei Francescani Alcantarini di Oria. Il convento “San

Pasquale Baylon” fondato nel 1783, una volta espropriato

nel 1866 dal Regno d’Italia e venduto a privati, fu a sua

volta acquistato, nel 1909, da Sant’Annibale Maria Di

Francia per poter trasferire i piccoli orfani dei suoi istituti

di Messina profughi del terremoto del 1908.

Prima di passare al demanio, gli scaff ali lignei

settecenteschi della biblioteca francescana contenevano

verosimilmente circa 1600 libri - tra cui 18 cinquecentine,

32 seicentine e 681 volumi del ’700 - dei 15 mila e passa

documenti ad oggi custoditi.

Nell’ultimo decennio - ceduta la sede originaria

all’archivio storico della Casa rogazionista -, la biblioteca

ha ricevuto una più consona collocazione logistica

nell’attuale ubicazione per poter permettere non solo una

migliore disposizione e conservazione dei libri ma anche

un agevole accesso a studiosi e utenti. Nel contempo ha

acquisito dall’Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle

biblioteche italiane e per le informazioni bibliografi che

(ICCU) il proprio codice identifi cativo (IT-BR0028)

ed è in corso di perfezionamento l’adesione al Sistema

integrato dei Beni culturali e del Sistema bibliotecario

regionale.

La maggior parte dei testi contenuti nella biblioteca

“Annibale Maria Di Francia”, come intuibile, tratta

argomenti umanistici, di teologia e di diritto canonico.

Soprattutto fi no alla prima metà del secolo scorso, la

biblioteca ha continuato ad arricchirsi di opere di valore

e notevole interesse, come, ad esempio, la prima edizione

dell’opera omnia di Antonio Rosmini, manuali di teologia

e fi losofi a, opere prime di noti pedagogisti e fi losofi del

tempo.

Naturalmente cospicua è la sezione “rogazionista”

contenete fonti e testi di spiritualità, in primis, gli scritti di

Sant’Annibale Maria Di Francia:

gli originali delle sue opere

edite e gli scritti recentemente

pubblicati in edizione critica.

La sezione contemporanea è

composta da un consistente

numero di libri di teologia

e spiritualità, tra cui

preponderano gli argomenti

di catechesi, vita religiosa e

diritto canonico. Notevole,

infi ne, è il numero delle collane

enciclopediche.

Tra le curiosità e preziosità del

Da 300 anni in bibliotecaDa 300 anni in biblioteca

CULTURALE

Dopo anni di restauro riapre la biblioteca dei Rogazionisti di Oria.

Page 19: Memoria - Marzo 2014

19

MemOria anno IX n. 3 Marzo 2014

patrimonio librario della biblioteca abbiamo l’edizione del

1592 della Bibbia “Vulgata Clementina” che deve il proprio

nome a papa Clemente VIII (1592 - 1605) che ne portò

a termine la stampa. La prima edizione in Italiano della

“Vita di Tommaso Moro gran Cancelliero d’Inghilterra” del

camilliano Domenico Regi, stampata a Venezia nel 1681

ed una “Pratica per confortare i condannati a morte”, edita

a Napoli nel 1712, dell’agostiniano francese Giacinto

di Montargon (Hyacinthe De Montargon). Un altro

volume interessante è “Le bbinte rotola dello Valanzone”,

stampato a Napoli nel 1746. Si tratta di un poema sulle

venti leggi che regolavano la vita del “Portico della

Stadera”, una scuola fi losofi ca che cercava di armonizzare

e fondere lo stoicismo con la morale cristiana, scritto in

dialetto napoletano da Nunziante Pagano (1683 - 1755).

Curiosa e originale è la “Dissertazione sopra i vampiri” di

Giuseppe Antonio Davanzati (1717 - 1755), Arcivescovo

di Trani, data alle stampe dal nipote di questi nel 1774. Il

libro che è ancora venduto nelle librerie in una ristampa

curata dall’editrice Besa, è un classico sull’argomento.

Nell’Europa del Settecento - prima ancora che si

aff ermi l’Illuminismo - l’alto prelato, intellettuale e colto

studioso, analizza e demolisce come superstizioni dicerie

e leggende su spiriti e vampiri. Infi ne tre testimonianze -

tra le tante altre - che fanno della biblioteca una grande

memoria storica della nostra città. Il saggio: “Palma

d’Oria. Esame della tesi razionalista. Lista istorica degli

stimmatizzati”, stampato a Lecce nel 1902, che raccoglie

le osservazioni scientifi che del medico francese Antoine

Imbert - Gourbeyre sul caso della stimmatizzata oritana

Maria Palma Matarrelli (1825 - 1888). Il testo nella

edizione francese del 2010 dal titolo “Les Stigmatises” è

ancora nelle librerie. I libri del cuoco, fi losofo e letterato

oritano Vincenzo Corrado (1736 -1836): “Fisiologia

degli agrumi, dell’erbe aromatiche e de’ fi ori”, del 1787,

e “La manovra del cioccolato e del caff è”, del 1794; e del

canonico oritano Vincenzo De Angelis (1809 - 1893)

abbiamo un “Corso elementare di lingua latina”, del 1843,

ed uno scritto in difesa del potere temporale dei Papi “Il

Papa Re”, del 1862.

La biblioteca è ora una struttura attrezzata e moderna,

pur conservando il fascino dell’antico e della tradizione. A

breve inoltre sarà fruibile anche la mediateca e verranno

allestiti degli espositori in cui si potranno ammirare

i volumi più pregiati ed interessanti del patrimonio

librario.

La biblioteca sarà fruibile su prenotazione al numero

0831 848106, dal lunedì al venerdì, dalle ore 16.00 alle ore 18.00.

Page 20: Memoria - Marzo 2014

20

MemOria anno IX n. 3 Marzo 2014

PRO

Agenda pastorale del Vescovo, marzo 2014Agenda pastorale del Vescovo, marzo 2014

sabato 1 marzo 2014

Santuario Madonna di Pasano, Sava

santa Messa ore 16:30

domenica 16 marzo 2014

Chiesa Madre, Torre Santa Susanna

Cresime ore 10:00

santuario di Sant’Antonio di Padova, Oria

santa Messa settore Giovani di

Azione Cattolica ore 17:30

mercoledì 19 marzo 2014

Santuario di Santa Lucia, Erchie

santa Messa per la festa di San Giuseppe ore 11:00

giovedì 20 marzo 2014

Basilica Cattedrale, Oria

“Scenni Crištu”, celebrazione dell’antico

rito e della santa Messa con catechesi

del Vescovoore 15:45

venerdì 21 marzo 2014

Basilica Cattedrale, Oria

santa Messa con il “canto delle Piaghe”

e catechesi del Vescovo ore 17:30

venerdì 7 marzo 2014

Basilica Cattedrale, Oria

santa Messa con il “canto delle Piaghe”

e catechesi del Vescovo ore 17:30

giovedì 6 marzo 2014

Basilica Cattedrale, Oria

“Scenni Crištu”, celebrazione dell’antico

rito e della santa Messa con catechesi

del Vescovoore 15:45

giovedì 13 marzo 2014

Basilica Cattedrale, Oria

“Scenni Crištu”, celebrazione dell’antico

rito e della santa Messa con catechesi

del Vescovoore 15:45

venerdì 14 marzo 2014

Basilica Cattedrale, Oria

santa Messa con il “canto delle Piaghe”

e catechesi del Vescovoore 17:30

Santuario dei Santi Medici , Oria

scuola di preghieraore 19:00

mercoledì 12 marzo 2014

Chiesa Madre, Manduria

santa Messa per la festa di San Gregorio ore 18:00

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MemOria anno IX n. 3 Marzo 2014

PRO

ANNIVERSARI di ORDINAZIONE

25 marzo

Sac. Domenico Spina VIII

31 marzo

Sac. Franco Marchese XXX

COMPLEANNI

2 marzo

Sac. Gianfranco Aquino

8 marzo

Sac. Francesco Nigro

13 marzo

Sac. Daniele Giangrande

17 marzo

Sac. Gianni Caliandro

26 marzo

Sac. Giuseppe Leucci

lunedì 24 marzo 2014

Basilica del Rosario, Francavilla Fontana

Celebrazione in ricordo dei

martiri missionari ore 18:30

giovedì 27 marzo 2014

Basilica Cattedrale, Oria

“Scenni Crištu”, celebrazione dell’antico

rito e della santa Messa con catechesi

del Vescovoore 15:45

Parrocchia “Sette Dolori”, Francavilla Fontana

Dedicazione sala a padre Camillo

Campanellaore 18:00

venerdì 28 marzo 2014

Basilica Cattedrale, Oria

santa Messa con il “canto delle Piaghe”

e catechesi del Vescovo ore 17:30

sabato 29 marzo 2014

parrocchia “Sacro Cuore” , Latiano

Cresimeore 18:00

domenica 30 marzo 2014

Manduria

Via Crucis diocesana con le confraterniteore 16:00

lunedì 31 marzo 2014

santuario dei Santi Medici , Oria

lectio divina diocesana ai ministri

straordinari dell’Eucarestiaore 18:00

domenica 23 marzo 2014

parrocchia “San Vincenzo de’ Paoli” , Villa Castelli

Cresimeore 13:30 e ore 18:00

sabato 22 marzo 2014

parrocchia “San Vincenzo de’ Paoli” , Villa Castelli

Cresimeore 18:00

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MemOria anno IX n. 3 Marzo 2014

IN...VERSI

Mi fermo un momento a guardare

Non correre. Fermati. E guarda.Guarda con un solo colpo dell’occhiola formica vicino alla ruota dell’auto veloceche trascina adagio adagio un chicco di panee così cura paziente il suo inverno.Guarda. Fermati. Non correre.Tira il freno alza il pedaleabbassa la serranda dell’inferno.Guarda nel campo fra il granolento e bianco il fumo di un caminocon la vecchia casa vicina al grande noce.Non correre veloce. Guarda ancora.Almeno per un momento.Guarda il bambino che passa tenendo la madre per manoil colore dei muri delle casele nuvole in un cielo solitario e saggiole ragazze che transitano in un raggio di soleil volto con le vene di mille annidi una donna o di un uomo venuti come Ulisse dal mare.Fermati. Per un momento. Prima di andare.Ascoltiamo le grida d’amoreo le grida d’aiuto

il tempo trascinato nella polvere del mondose ti fermi e ascolti non sarai mai perduto.

Mai più! Mai più! Mai più!

I treni partivanoi treni arrivavano“al mare” dicevano i treni“alla montagna” dicevano i treni.I treni ridevanocantavanoerano felici i treni.(Mai più! Mai più! Mai più!)

Il cielo era con nuvole azzurreall’improvvisoil cielo è diventato neroil cielo è diventato fuocoil treno non è più partitoil treno non è più arrivatoil treno si è fermato (è in ginocchio per terra).(Mai più! Mai più! Mai più!)

A un tratto il cielo

a cura di Francesco Sternativo

... Roberto Roversi

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MemOria anno IX n. 3 Marzo 2014

IN...VERSI

il cielo è diventato di fuocoi bambini piangevanole mamme gridavanostesi per terra in silenziouomini donne bambinementre il sangue cadeva dal cielo.(Mai più! Mai più! Mai più!)

Le nubi non erano più biancheerano rosse di sangueerano nere di fumo.Poi il tempo è passatoi morti sono ancora con noicon noi in partenza col trenoal mare in montagna.(Mai più! Mai più! Mai più!)

AscoltoascoltoascoltoQuello che vola lassù:ci porta in vacanzaal mare o in montagnafra le nuvole bianche(Mai più! Mai più! Mai più!)

Ascoltate guardateguardate la grande navepassarele ondele onde calde del marenuotareandiamo al mare.(Mai più! Mai più! Mai più!)

Ascoltateascoltateguardateil trenoche arriva a Bolognanoi nella stazione aspettareallegri per correre al mare.

(Mai più! Mai più! Mai più!)

I baracconi

Sui volti oscillano le lampade,le ragazze appoggiate ai baracconiguardano oltre i vetri,gonfi e le labbra,  i grandi occhi in-certi.Gli uomini sparano spavaldi;fi ngono esse un entusiasmovecchio come il mondo,applaudono con le manimorsicate dal gelo.Sulla giostra i bambinigirano con spavento,non possono aff errarela felicità che fugge.Entro umide gabbie gli orsi, similia misteriosi uomini impazienti,pregano nella notte fi utando oscuri venti. Una donna siede a un tavolino con la pistola; il bersagliogira in eterno, pallido, graffi ando:scuote le chiome agli alberi.

La bomba di Hiroshima

La bomba di Hiroshimabruciò troncando le ultime parole.L’ossa calcinateriverberano il cielo senza fi ato.L’erba per sempre ha il verde rove-sciato,l’albero ha il suo tronco congelatoper sempre, la natura scompareper sempre, nell’orrore dell’uomodentro un fuoco di morte.File di carri cercano le frontiere,appena cadute le barrieredi fi lo spinatola gente beve nelle mani screpolatee corre forte sperando lontano

per la pianura, macerie a frugaremacchie nere di lava paura;nel sole la guerra è seppellitacon gli ultimi soldati in pietra dura.Nel Giappone una città nuovacresce adesso funebre violentasopra uomini esanimi che al solesi scuoiano nei fossi.E qua è l’Italia, non intende, tace,si compiace di marmi, di paceavventurosa, di orazioni uffi ciali,di preghiere che esorcizzano i mali.Ma nel mondo le occasioni perdutesono i sassi buttati dentro il mare;nei luoghi devastati dalla lebbrao accucciati nell’ombra a imprecarenon un granello di polvere nel fondodell’occhio incantato che li domina.Tutti i morti ormai dimenticati.Il ventre della speranza è schiacciatoNella polvere da una spada antica;anni interminabili, senza amore,inchiodano col fuoco alla fatica.

Ritagliare le quattro piccole verità

Ritagliare le quattro piccole veritàa che serve?Leggere il fuoco del mondo brucian-do le ali.Vedo nel volo degli uccellila mutazione del viaggioe come la migrazione ricerca altri fi nie come raggiunge un approdo.I poli sono aggreditile ultime selve foresteda mondo a mondo un unico sole di fi amma.Cresce la potenza delle tenebre macresce la speranzalascia tutti attoniti perché ha lunghe braccia.

Roberto Roversi (Bologna, 28 gennaio 1923 - Bologna, 14 settembre 2012) è stato uno scrittore, poeta, giornalista e li-

braio italiano, in gioventù partigiano, dal 1948 al 2006 gestì la libreria Palmaverde di Bologna. Alcuni versi del poeta sono

diventati testi di canzoni, messe in musica ed eseguite da artisti come gli Stadio e soprattutto da Lucio Dalla, con cui, negli

anni settanta, intraprese un vero sodalizo artistico che diede vita a tre album discografi ci, ad uno spettacolo teatrale e ad

un quarto album, inciso verso la fi ne degli anni novanta.

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