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MARKETING CHANNEL La creazione di valore nella distribuzione specializzata Gianpiero Lugli CORSO DI LAUREA MAGISTRALE TRADE-MIDA Capitolo 10

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MARKETING CHANNEL

La creazione di valore nella distribuzione specializzata

Gianpiero Lugli

CORSO DI LAUREA MAGISTRALE TRADE-MIDA

Capitolo 10

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DISTRIBUZIONE DI ABBIGLIAMENTO

Il prodotto, la marca e il mercato : Gli acquisti non soddisfano solo bisogni funzionali L’innovazione del prodotto crea la domanda generando

insoddisfazione nei non allineati Il ciclo di vita della moda degli anni ’60 e la permanente

ricerca di distintività dell’upper class La democratizazione della moda degli anni 70’ - ‘80 :

Industrializzazione dell’alta moda col pret a porter Il nuovo concetto di marca espresso dalla “griffe”

La fine dello sgocciolamento verso il basso degli anni ’90 : Comunicazione di massa, produzione tesa e flessibile Accesso contemporaneo alla moda di tutte le classi Seconde e terze linee per allargare la domanda Estensione della marca-griffe ad altre categorie Sviluppo di negozi monomarca di fascia intermedia

La massificazione della moda ha messo in secondo piano il prodotto rispetto alla comunicazione , creando un vuoto prontamente colmato da imprese come Italian Qualified

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DISTRIBUZIONE DI ABBIGLIAMENTO

Innovazione di prodotto : La massificazione della moda ha ridotto l’importanza

della dimensione funzionale La ricerca militare nelle fibre sta creando i presupposti

per il rilancio della dimensione funzionale Time based competition :

Imprese e consumatori si avvantaggiano inserendosi all’inizio dei cambiamenti in atto

Il difficile trade off tra outsourcing e tempi di ingresso Il caso Zara (produzione locale in piccoli lotti per

consegnare in 2-5 settimane e creare l’effetto scarsità, continuo rinnovo dell’assortimento tirato dal negozio, limitazione riassortimenti e svalorizzazione )

High fashion e fast fashion Cambiamenti nella filiera della moda :

Il programmato e la produzione sul venduto Il prontomoda e il riassortimento in stagione Programmato e prontomoda con rinfreschi stagionali

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DISTRIBUZIONE DI ABBIGLIAMENTO L’innovazione nel sistema moda :

Integrazione di canale per l’innovazione di prodotto La complessità che deriva dalla lunghezza della filiera e

dalla non codificazione della conoscenza nei due sensi Imput dei bureau de style ai produttori di fibre e inizio

progettazione con due anni di anticipo ( t1) La sfida del rinnovo continuo delle collezioni inserendo

componenti estetiche originali senza perdere l’identità stilistica e di immagine

L’innovazione si afferma attraverso la marca , che ha il compito di industrializzare la creazione dello stilista e difendere il valore di invenzioni non brevettabili

Il modello organizzativo sviluppato da GFT per legare il produttore- gallerista allo stilista – artista

Vertical branding e marketing esperenziale Sistemi verticali di marketing governati dalla

distribuzione ( Zara, H&M,GAP)e dall’industria (Benetton )

L’integrazione verticale degli stilisti con flagship store Segmentazione del brand per format distributivo

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STRUTTURA E PERFORMANCE DELLA DISTRIBUZIONE DI MODA

Le quote di mercato dei diversi canali ( 10.1 -5) Negozi indipendenti multimarca :

Diversa importanza / potenziale per categoria Acquisti in programmato e mark down per saldi Riduzione di numerica e ponderata molto più lenta degli

altri paesi europei Scarso potenziale dell’associazionismo per

l’instabilità del rapporto di fornitura e della brand loyalty l’aumento dei riassortimenti di pronto moda Il vantaggio competitivo non è nel costo del venduto ma nel

selezionare il prodotto che sarà richiesto e nell’acquistare in anticipo le quantità necessarie

Il grande magazzino : Despecializzato non food ( 200.000 referenze ) Grande dimensione e localizzazione centrale Forte presenza della marca privata e del servizio personale Mark up di 2-2,5 e centinaia di punti prezzo I fattori del declino :

difficoltà di uscita dal programmato per passare al fast fashion private branding incapace di creare moda perché sviluppata

con le logiche del grocery e non dei retailer industriali Accessibilità e costi della localizzazione centrale

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STRUTTURA E PERFORMANCE DELLA DISTRIBUZIONE DI MODA

Le grandi superfici specializzate ( GSS ) Localozzazione periferica, assortimento ampio e

profondo di una sola categoria, prezzi aggressivi Innovazione di formato cociliando :

problematicità di acquisto e libera scelta-libero servizio Specializzazione e alta rotazione Ampiezza/profondità assortimentali e prezzi aggressivi

Crescita sottraendo fatturato a tutti i format Le Catene di negozi specializzati monomarca :

Vertical branding Focalizzazione e internazionalizzazione ( 10.6 )

I flagship store Le differenze di formato e mission rispetto al

negozio monomarca classico La copertura del vuoto comunicazionale generato

con la riduzione di efficacia dei mezzi classici e le difficoltà di affermazione dei new media

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STRUTTURA E PERFORMANCE DELLA DISTRIBUZIONE DI MODA

I Factory Outlet : Evoluzione degli spacci aziendali Centro commerciale che soddisfa la domanda di

discount di marca e la necessità dei produttori di smaltire le rimanenze e/o ampliare il mercato

Il vantaggio del saldo permanente di un assortimento di griffe in un’unica localizzazione extraurbana

Numerica e composizione del fatturato ( F10.3-4 ) Forte sviluppo favorito da vuoto normativo Localizzazione orientata a ridurre il cannibalismo

Ipermercati e centri commerciali pianificati : Bassa quota dell’iper che propone prodotti banali

non di moda a prezzi aggressivi, anche grazie alla PL Forte sviluppo dei centri commerciali pianificati in

alternativa al centro storico difficile da ragggiungere

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STRUTTURA E PERFORMANCE DELLA DISTRIBUZIONE DI MODA

Il canale della vendita on line : Dal sito vetrina come mezzo di comunicazione al sito

come mezzo di relazione e vendita Lo scarso potenziale della vendita on line di moda :

Prodotto non digitalizzabile Informazione limitata nel contesto on line Aspetto ludico , emozionale ricreativo dello shopping Crescente importanza del punto vendita fisico nel branding e

nell’esperienza di acquisto Il successo della vendita on line di marche in saldo e di

articoli in esclusiva ( YOOX) INTERTYPE COMPETITION :

Diversificazione anche con PL ( Tex di Carrefour ) Articoli di moda a prezzi convenienti ( Asda, Tesco,Wal

Mart, Sainbury ) integrando la filiera,ma senza la profondità degli specialisti ( si acquistano prodotti finiti )

Le categorie a maggior potenziale nella GDO

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IL CONTROLLO INDUSTRIALE DEL MARKETING DISTRIBUTIVO

Se l’integrazione verticale discendente ha come unico obiettivo il vertical branding , quella ascendente si propone di :

ridurre il time to market selezionando-enfatizzando le tendenze in atto create dall’high fashion

Modificare il modello di business con la sostanziale riduzione dei riassortimenti e dei mark down

Il vertical branding industriale può essere realizzato con punti vendita diretti e in franchising

Il controllo industriale attraverso il franchising : Il valore del coordinamento Il valore della condivisione delle informazioni Il valore dell’azzeramento dell’intrabrandcompetition

Il sistema di licencing tradizionale di Benetton Il nuovo modello di business che Benetton ha mutuato

dai retailer industriali per i grandi punti vendita diretti

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IL CONTROLLO INDUSTRIALE DEL MARKETING DISTRIBUTIVO

I conflitti di canale non scompaiono col vertical branding , ma possono essere limitati :

Tarando la numerica sul potenziale di mercato Coniugando la centralizzazione del marketing con

l’adattamento dell’offerta ai mercati locali Inserendo esplicitamente nel contratto – manuale operativo

i meccanismi di coordinamento informativo Riducendo il rischio di invenduto con la proliferazione delle

collezioni, il controllo del mark down e il riacquisto dell’invenduto a prezzi concordati in precedenza

Anticipando la stagione nelle località di villeggiatura Il controllo sul marketing distributivo si esercita anche

nei confronti dei negozi multimarca : Politica distributiva selettiva su basi quantitative Contropartite informative, di merchandising e mark down ,

per il referenziamento industriale Il ruolo di filtro di una collezione molto ampia

Conflitti e collaborazione di canale nel multimarca

assortimento poco ampio e complementarietà tra brand-PV Riduzione della varietà delle collezioni e dell’incidenza del

programmato come nei punti vendita diretti e in franchising

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IL CONTROLLO INDUSTRIALE DEL MARKETING DISTRIBUTIVO

Più alto è il posizionamento del brand e maggiore è la necessità di : controllo del marketing distributivo con punti

vendita diretti e in franchising Coniugare il prodotto col servizio sia nei suoi

contenuti hard che in quelli soft di tipo relazionale L’importanza del personale di vendita, che deve :

Avere una cultura di problem solving Puntare alla soddisfazione del cliente nel medio –

lungo periodo e in tutte le fasi in cui si articola la relazione ( accoglienza, comprensione delle attese, soluzione dei problemi, consulenza, congedo )

Passare da un comportamento aggressivo , passivo, ad un comportamento assertivo di valorizzazione dell’esperienza di acquisto

Avere un approccio ottimistico alla vendita

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IL CONTROLLO INDUSTRIALE DEL MARKETING DISTRIBUTIVO

Solo controllando la distribuzione è possibile formare il personale di vendita sui valori e l’atmosfera che contribuiscono a fidelizzare il cliente al brand-griffe

Per vendere moda oggi : Non serve abbassare i prezzi Non basta il prodotto e il punto vendita Serve anche e soprattutto un alto coefficiente di

servizio personale e lo sviluppo di un marketing relazionale

Nel settore della moda, comprendere il cliente , anche attraverso gli strumenti della psicologia è fondamentale per suscitare desideri e fidelizzare alla marca – griffe

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LA DIFESA DEL VALORE DELLA MARCA DALLA CONTRAFFAZIONE

FENOMENO CONSISTENTE E IN CRESCITA, IN PARTICOLARE IN ITALIA , CHE SI TROVA IN UNA POSIZIONE AMBIGUA : Peggior performance nella lotta al falso Più marchi e di maggior valore , da difendere

RAGIONI DELLO SVILUPPO DEL FALSO : Aumento del prezzo relativo della marca e, di

conseguenza, del vantaggio della falsificazione Struttura industriale polverizzata, basata sul

terzismo, sul decentramento e sulle licenze Diversificazione della criminalità organizzata e

connivenza delle griffe nel sistema degli appalti , come documentato da Saviano in Gomorra

Consistente domanda di marca da parte di persone che non si possono permettere di pagare il prezzo

Difficoltà di applicare le norme a tutela del brand

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LA DIFESA DEL VALORE DELLA MARCA DALLA CONTRAFFAZIONE

La lotta alla contraffazione richiederebbe : L’educazione del consumatore, evidenziando tutte le

implicazioni dell’economia del falso L’evidenziazione della natura criminale del

fenomeno per superare la cultura della indulgenza L’estensione dei controlli ai negozi

L’esperienza fallimentare del nostro paese : Poche imprese hanno una funzione aziendale di

presidio del fenomeno e alcune ( Luxottica ) conside rano il falso funzionale alla estensione del mercato

Poca collaborazione tra imprese di uno stesso settore e di diversi settori , anche a livello associativo, per monitorare e colpire il fenomeno

Sanzioni penali e civili con risarcimento del danno Sezioni di tribunale specializzate Sanzioni fino a 10.000€ per l’acquirente incauto

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IL CASO “VESTEBENE”

Integrazione verticale del gruppo Miroglio per lo sviluppo di negozi monomarca di proprietà e in franchising : Motivi, Elena Mirò, Oltre

Fattori critici di successo : Presenza in tutte le tiplogie di punto vendita senza

sovrapposizione di marche Diversificazione dei negozi monomarca per target 20 collezioni all’anno per ciascuna marca Riduzione delle rimanenze ( 8% contro 25% medio)

Rispondendo velocemente alle richieste del mercato concentrando la produzione a ridosso della stagione

Flessibilità produttiva assicurata dalla produzione di filati e riassortimenti mirati in stagione

Azzeramento rotture di stock con movimentazione tra negozi e forniture rapide da magazzino centrale

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IL CASO “VESTEBENE”

Promozione per ridurre le eccedenze e gestire i saldiSconti superiori al 30%Merchandising dedicatoAssortimento aggiuntivo e dedicato per i saldiRiacquisto delle rimanenze dei saldi e proposta in

factory outlet

Il pricing :Margine variabile dal 150 al 200% in funzione della

marca, del periodo, del territorioPagamenti sul venduto e ritiro delle rimanenze a prezzo

di saldo , che comprende una marginalità per il PV

Merchandising centralizzato e formazione:Layout e attrezzatureAtmosfera Visual merchandising nelle vetrine e del negozio

Il posizionamento di miroglio ( M.UP )

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G. Lugli Università degli Studi di Parma

QUESITI PER LO STIMOLO DELL’APPRENDIMENTO

Come mai l’associazionismo dei piccoli dettaglianti non ha un rilevante potenziale nei prodotti tesili e dell’abbigliamento ?

Quali sono i punti di forza – debolezza dei sistemi verticali di marketing controllati dal distributore rispetto a quelli controllati dal fornitore ( Mark up ) ?

Quali sono i punti di forza-debolezza di ZARA ?

Come si spiega l’anticipo della stagione di merchan dising dei prodotti di moda nelle città balneari ?

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G. Lugli Università degli Studi di Parma

QUESITI PER LO STIMOLO DELL’APPRENDIMENTO

Qual è la griffe che non concede il marchio in licenza d’uso, non effettua mai svendite, offre linee a produzione limitata, cresce anche in recessione ?

Qual è il potenziale della vendita on line di moda, in generale , e con riferimento al segmento fast fashion (Zara 2009, H&M , GAP ) ?

Esiste un potenziale per la vendita on line delle rimanenze dei prodotti di lusso ? Cosa si può dire di un sito come Hautelook al quale si può accedere solo se cooptati, per acquistare articoli che rimangono in vendita al massimo per 24 ore , inaccessibile ai motori di ricerca che quindi non possono proporre pop up per le griffe ricercate on line ?

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Attività Stagioni

Primavera / estate 2010

Autunno / inverno 2010

Inizio della vendita al consumo

Febbraio / marzo 2010

Settembre 2010

Presentazione campionari e inizio raccolta ordini

Giugno 2009 Febbraio 2009

Fiere tessuti Marzo 2008 Ottobre 2008

Fiere filati Febbraio 2008 Luglio 2008

Disponibilità cartelle tendenze moda per confezionisti

Dicembre / febbraio 2008

Giugno / agosto 2008

Disponibilità cartelle tendenze moda per filatori e tessitori

Settembre / ottobre 2008

Febbraio / marzo 2008

Inizio progettazione collezione

Marzo / aprile 2008 Ottobre / novembre 2007

T1 – La tempistica dell’innovazione di prodotto

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F 10.1 le quote di mecato dei canali

18,2

24,1

10,5

47,2

GDO

catene

ambulanti

indipendentimultimarca

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Tab. 10.5 I canali distributivi nell’abbigliamento in Europa

CANALIITA ITA ITA FRA FRA GER GER U.K. U.K. SPA SPA U.E. U.E.

1989 1999 2005 1996 2005 1996 2005 1996 2005 1996 2005 1998 2005

NEGOZI INDIP 77% 54% 46% 29% 19% 40% 20% 16% 15% 48% 30% 32% 34%

CATENE 4% 15% 28% 23% 33% 21% 32% 35% 35% 20% 30% 25% 28%

GRANDI MAGAZZINI E MAGAZZINI POPOLARI

6%(2) 15%(2) 11% 6% 5% 14% 12% 29% 28% 11% 11% 15% 13%

IPERMERCATI E SUPERMERCATI

- - - 20% 21% - - - - 11% 12% 8% 7%

MERCATI AMBULANTI 7% 9% 6% - - - - - - - - - -

VENDITE PER CORRISPONDENZA

- - - - - - - - - - - 8% 10%

ALTRO 6% 7% 9% - 22% 25% 36% 20% 22% 10% 17% 12% 8%

TOTALE 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100%

Note: (2) il dato comprende anche il canale iper e supermercatiFonte: Sita Nielsen, Mark data, Osservatorio Europeo del tessile abbigliamento

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Tab 10.6 Graduatoria delle catene specializzate nella vendita di prodotti dell’abbigliamento

Fatturato ( miliardi di €)

Numero paesi

H&M 5,5 130

M&S 5,2 78

Zara ( inditex ) 5,0 55

C&A 4,8 55

Next 3,1 35

Arcadia 2,6 35

Esprit 1,9 34

Matalan 1,7 30

Benetton 1,4 28

Primari/penney 1,2 20

Fonte: Mintel 2005

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Fig. 10.3 Numerica dei centri commerciali in Europa

84%

2%

2% 9% 3%

shopping centers retail park

Mixed use Factory outlet

Entertainement center

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Fig .10.4 Struttura del fatturato dei factory outlet centers

59%

5%6%

11%

14%5%

abbigliamento adulto intimo adulto bambino

accessori calzature tessile cas

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G. Lugli Università degli Studi di Parma

Integrazione ascendente-discendente

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Targeting e Posizionamento

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Distribuzione e comunicazione

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G. Lugli Università degli Studi di Parma

Punti di forza – debolezza di ZARA

Business model Zara PUNTI DI FORZA

PUNTI DI DEBOLEZZA

Proliferazione collezioni non riassorti-te e conseguente riduzione stock(1m)

Modesto ricorso al decentramento produttivo ( costo del lavoro verso costi di transazione )

Prezzi ( riduzione SVA e aumento dei costi di produzione e distribuzione)

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