Lungarno n. 35

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Dicembre 2015 35 TRIBUTO A MONICELLI / ENIO DROVANDI / NATALE A FIRENZE / L’AGENDA DI DICEMBRE

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mensile gratuito di arte e cultura a Firenze

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Dicembre 2015

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TRIBUTO A MONICELLI / ENIO DROVANDI / NATALE A FIRENZE / L’AGENDA DI DICEMBRE

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1 / 6 dicembre

GEPPY GLEIJESESMARCO MESSERIMARIANELLA BARGILLI

L’UOMO, LA BESTIA E LA VIRTÙdi Luigi Pirandelloregia Giuseppe Dipasqualeore 20.45, domenica 15.45

3 / 4 dicembre

CACÁ CARVALHO

2x2=5l’uomo dal sottosuolo

da Memorie dal sottosuolodi Fëdor Michajlovic Dostoevskij

regia Roberto Bacciore 18.45

8 / 20 dicembre

LUCA ZINGARETTI

THE PRIDEdi Alexi Kaye Campbell

regia Luca Zingaretti

ore 20.45, domenica 15.45

11 / 13 dicembre

ANIMALI DA BARuno spettacolo di Carrozzeria Orfeo regia Alessandro Tedeschi Gabriele Di LucaMassimiliano Settiore 18.45

18 / 20 dicembre

MADE IN CHINAPostcards from Van Gogh

uno spettacolo di Leviedelfool

regia Simone Perinelli

ore 18.45

7 / 9 - 15 / 17 - 28 / 30 dicembre

HAPPY BIRTHDAY MR. MARLEYregia Véronique Nah e Alessandro Libertini7 dicembre: ore 20.45 9 e 15 / 17 dicembre: ore 9.45 8 e 28 / 30 dicembre: ore 18.45

28 dicembre / 3 gennaio

EMILIO SOLFRIZZI

SARTO PER SIGNORAdi Georges Feydeauregia Valerio Binasco

ore 20.45 eccetto giovedì 31, ore 20.30domenica 15.45

BiglietteriaVia della Pergola 30Tel. [email protected]. > sab. 9.30 - 18.30, dom. riposo

www.teatrodellapergola.com

In vendita in tutto il Circuito Box Office e online

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SOMMARIO4

oscar

non siamo mica ad hollywooddi caterina liverani

24i provinciali

natale a pratodi pratosfera

palestra robur

firenze, 1985di leandro ferretti

Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Firenze n. 5892 del 21/09/2012

N. 35 - Anno IV - DICEMBRE 2015 - Rivista Mensile - www.lungarnofirenze.it

Editore: Associazione Culturale Lungarno Via dell’Orto, 20 - 50124 Firenze - P.I. 06286260481

Direttore Responsabile: Marco Mannucci

Direttore Editoriale: Matilde Sereni

Responsabili di redazione: Gabriele Ametrano, Riccardo Morandi

Social Media Manager: Bianca Ingino, Valentina Messina

Editor: Cristina Verrienti • Amministrazione: Arianna Giullori

Stampa: Grafiche Martinelli - Firenze

Distribuzione: Ecopony Express - Firenze

Hanno collaborato: Alessandra Pistillo, Marta Staulo, Caterina Liverani, Eleonora Ceccarelli, Alba Parrini, The NightFly, Martina Milani, Alice Cozzi, Tommaso Chimenti, Riccardo Morandi, Giulia Focardi, Pratosfera, Mattia Marasco, Carol & Giuki, Michelle Davis, Leandro Ferretti, Tommaso Ciuffoletti, Nanni, Faolo Pox, Gabriele Ametrano, Aldo Giannotti, Gianluca Danti, Giovanni Frasconi.

Nessuna parte di questo periodico può essere riprodotta senza l’autorizzazione scritta dei proprietari. La direzione non si assume alcuna responsabilità per marchi, foto e slogan usati dagli inserzionisti, né per cambiamenti di date, luoghi e orari degli eventi segnalati.

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Si ringrazia la famiglia Fattori per sostenere e credere in Lungarno.

“A MONICELLI” di Giovanni FrasconiAttraverso una mia ricerca personale e profonda sulla figura di Mario Monicelli, ho cercato di indagare l’aspetto psicologico e sociologico che ha rappresenta-to nel cinema italiano. Il mio lavoro non si è limitato alla mera raffigurazione iconografica del regista; ma ho tentato di entrare in una dimensione di lettura personale come osservatore rispettoso. L’idea parte dalla rappresentazione di un panorama urbano dalle tinte bluastre, di una città vecchia, tradizionale, elemento tipico del cinema neorealista di Monicelli. Al centro si erge la figura di un uomo, nettamente in contrasto con il paesaggio circostante, sia per i colori caldi, sia per i volatili rappresentati dentro il profilo. Gli uccelli, se da un lato riportano alla mente il gesto del regista toscano, lanciatosi dalla finestra dell’ospedale in cui era ricoverato, dall’altro simboleggiano l’idea di libertà che la figura di Mario Moni-celli ha sempre trasmesso. Gli uccelli a becco aperto simboleggiano l’approccio alla vita del regista, la sua ironia cinica, il suo sguardo sul mondo. Una personalità che aveva molto da dire e che rimarrà, attraverso i suoi film, sempre attuale.

EDITORIALE di matilde sereni

Sergente Barriferri: Ma Cristo dove sei!?Cappellano: È qua con noi sergente. Se è vero che ha trentatré

anni, è dell’84. [La Grande Guerra]

E adesso cosa c’entra Monicelli?Con dicembre si chiude il 2015 e con il 2015 salutiamo i primi cento anni di Mario.Che tra Monicelli e Firenze scorra buon sangue e che il fil rouge si aggomitoli intorno ad Amici miei è cosa risaputa e confermata definitivamente dal 18 novembre, quando “Tarapia tapioco, come se fosse antani,  blinda la super-cazzola”, aka “La Supercazzola”, è entrata di diritto nel vocabolario Zingarelli tra le 500 nuove voci. Nonostante questo noi abbiamo provato a spingerci oltre.Lo abbiamo fatto per darvi uno sguardo sulla città attra-verso i suoi occhi, perché i nostri, di occhi, al momento sono annebbiati da altro e hanno carnalmente bisogno di riscoprire il Bello.E in questo, Mario, a modo suo, era bravino.Dicembre è anche mese di classifiche, resoconti, tredicesi-me, idee, ricerca di idee, ricerca di regali, ricerca di viaggi, vanificarsi delle tredicesime e così via.Quindi tranquilli, non mancheranno spunti per il Natale e per il Capodanno.Troverete champagne, concerti, mostre, mercatini artigia-nali (anche noi ne facciamo uno!), musica jazz, delicatezze culinarie e amore. Tantissimo amore. In ogni pagina, in ogni parola. Visto che è l’unica cosa che possiamo - e sappiamo - fare.Siamo una rivista gratuita che si occupa di arte e cultura, non dimentichiamocelo mai.

La speranza è una trappola, è una cosa infame inventata da chi comanda. (M.M.)

5comparse

signori, adesso cinema!di gabriele ametrano

6luoghi

la toscana di monicellidi alba parrini

10strenne

natale a firenzedi alessandra pistillo

8sapori

in QUel del Vega(r)nodi marta staulo

11personaggi

il candore dell’innocenza perdUtadi michelle davis

7fermo immagine

il Bardi mattia marasco

16 l’agenda di dicemBre

18boxini

dicemBre da non perdere

25in città tutto tranquillo

caro san BernardUsdi nanni the pug

caro cuore non buttarti giù

per le feste, siate BUonidi carol & giuki

20domande

ocarinadi eleonora ceccarelli

champagne

anche detto shampoodi tommaso ciuffoletti

21farfalle

la mUsica ci salVeràdi the nightfly

casa jazz

simone grazianodi giulia focardi

22prêt-à-porter

a ciascUno il sUodi alice cozzi

nodi da sciogliere

proViamo a capircidi martina milani

26niente panico

noi siamo i gioVanidi tommaso ciuffoletti

la sciabolata

saVe the gift di riccardo morandi

27 stelledi faolo pox

30 sUonidi gianluca danti

29 paroledi gabriele ametrano

13note

sUona la firenze che sUonadi riccardo morandi

14sipario

il gran teatro del mondodi tommaso chimenti

IN COPERTINA

Giovanni Frasconi è un illustratore pratese, frequenta prima l’Accademia di Belle Arti di Bologna, per poi specializzarsi in Illustrazione all’ISIA di Urbino. Il suo modo di rappresentare è percorso da un carattere emotivo e un contatto inscindibile con la natura. Da poco traferitosi a Bologna, lavora come artista freelance, collabora con realtà locali e non, per associazioni, aziende e librerie. Inoltre, progetta e organizza laboratori di illustrazione rivolti ai bambini di tutte le età.

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Ne I soliti ignoti Mastroianni sbeffeg-giato dai “colleghi” per la scarsissima qualità delle sue riprese della cassa-forte, realizzate con una cinepresa ru-

bata a Porta Portese, esasperato esclama: «Non siamo mica a Hollywood!», e poche battute dopo è Totò, Dante Cruciani l’esperto scassina-tore, a rincarare la dose: «Come film, è proprio una vera schifezza».I soliti ignoti, il film diretto da Mario Monicelli nel 1958, che con la sua scanzonata parodizza-zione del neorealismo ha aperto un nuovo cam-mino per la commedia all’italiana, non era certo una schifezza e a Hollywood ci arrivò eccome! Candidato all’Oscar come miglior film straniero nel 1958, battuto dal francese Mio zio di Jacques Tati, I soliti ignoti ha conosciuto una fortuna tra le più longeve fra i film italiani arrivati alla ribalta negli Stati Uniti; uscito con il titolo Big Deal on Madonna Steet, oltre ad aver acceso l’interesse dei critici per la genialità della sceneggiatura, la bellezza delle sue riprese fuori dai teatri di posa di Cinecittà e l’interpretazione dei protagonisti come Gassman e Mastroianni, ha conosciuto ben due rifacimenti. Un primo nel 1984 diret-to da Louis Malle e interpretato da Sean Penn e uno successivo, e più celebre, nel 2002 intitola-to Welcome to Collinwood prodotto da George Clooney impegnato anche come interprete nel ruolo che fu di Totò.Nel 1960 arrivò la seconda candidatura come

miglior film straniero per La grande guerra il film “difficile”, quello che non si doveva fare per-ché si temeva che una commedia, se pur amara, sulla Prima guerra mondiale, avrebbe turbato il pubblico italiano, che alla fine divenne un ma-nifesto sull’umanità e la fratellanza che nascono spontanee nei momenti più bui. D’altronde era ferma convinzione in Monicelli che la comme-dia all’italiana, contraddicendo tutte le regole del suo genere, non indulgendo nel lieto fine a tutti i costi, contenendo momenti drammatici e ironizzando sulla morte, la miseria e la fame, potesse arrivare dappertutto, anche a raccontare il tabù della Grande Guerra. Hollywood non si limitò a riconoscere la mae-stria del Monicelli regista, ma gli rese anche il giusto tributo nella sua prolificissima attività di sceneggiatore, candidandolo insieme agli ami-ci di sempre Age & Scarpelli, Tonino Guerra e Suso Cecchi D’Amico all’Oscar per la migliore sceneggiatura dell’amaro I compagni (1965) sulla dignità e il coraggio della Torino operaia di fine Ottocento, e Casanova 70 (1966) la com-media interpretata da Mastroianni, che aveva già ottenuto una nomination come miglior attore per Divorzio all’italiana. Una lunga storia d’amore quella con la sceneg-giatura che Mario Monicelli sentiva forse ancora più affine rispetto alla regia: «Io sceneggio bat-tuta per battuta, dialogando continuamente con i miei colleghi. Non avrei mai potuto fare il regi-

sta se non avessi partecipato così intensamente all’elaborazione di personaggi e luoghi».Seguirono altre due nomination nella categoria di miglior film straniero, quella nel 1969 per La ragazza con la pistola con la bionda ed emanci-pata Monica Vitti, ancora volto simbolo dell’in-comunicabilità antonioniana, trasformata in ag-guerrita siciliana, ed esattamente dieci anni più tardi insieme a Scola e Risi, per I nuovi mostri feroce ed esasperata satira della società italiana.Ma cosa pensava Monicelli dell’industria del ci-nema americano che lo aveva dichiarato padre della commedia all’italiana? Che non ne fosse un particolare estimatore non era un mistero; pur riconoscendosi debitore delle commedie di Lubitsch e Wilder, il regista toscano era piut-tosto scettico verso il cinema degli Studios: «I colossal non sono il cinema, sono dei cadaveri che non sanno di essere morti che vanno avanti a iniezioni di milioni di dollari. Il vero cinema è fatto di pochi mezzi e molte idee» affermava du-rante un celebre confronto televisivo con Nanni Moretti alla fine degli anni Settanta.Amava però i film di Cassavetes e a proposi-to della generazione di Coppola e Scorsese, quest’ultimo suo grandissimo estimatore, rite-neva che avesse riscattato un cinema messo in crisi dal neorealismo di Rossellini concludendo che «quando si parla d’arte ci sono sempre di mezzo gli italiani anche se nati in America.»

NON SIAMO MICA A HOLLYWOOD

4 OSCAR di caterina liverani

MONICELLI E quEI quATTRO fILM DA OSCAR

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COMPARSE di gabriele ametrano 5

SIGNORI, ADESSO CINEMA!Sedetevi. Mettevi comodi su una pol-

trona e aspettate che il proiettore si accenda. Sul grande schermo sta per cominciare uno dei film di Mario Mo-

nicelli. Potrebbe essere Amici miei – atto secon-do o Speriamo che sia femmina, o anche I Picari. O addirittura Le due vite del fu Mattia Pascal. In tutti questi ritrovereste un attore. L’unico che ha partecipato come caratterista alle regie di quat-tro film del Maestro. Siamo sicuri che se fosse presente in sala si alzerebbe in piedi, accostereb-be il dito alle labbra per intimare silenzio e con grande emozione presenterebbe il film con una sola frase: «Signori, adesso Cinema!».Enio Drovandi ama definirsi un ragazzo della provincia, uno di quelli cresciuti in una umile famiglia pistoiese che gli ha insegnato il piacere della miseria e la grandezza dei sentimenti. Poi l’amore per la recitazione e la capacità sul pal-co lo hanno portato altrove, al fianco di grandi come Mario Monicelli. «Il più grande attore caratterista gli è il Drovandi di Pistoia diceva Mario, che si spacciava per viareggino senza es-serlo» ricorda con un po’ di orgoglio il nostro toscano. «Era un uomo con una forza e un co-raggio impareggiabile, così come era incoscien-te. Amava essere attivo e quel suo non essere più indipendente con la malattia lo ha portato al gesto estremo. Quando l’ho saputo non mi

sono meravigliato: la voglia di lasciare tutti a bocca aperta non l’ha abbandonato neanche nel suo ultimo sguardo.» Enio Drovandi lo ricorda come un uomo che amava la libertà, un vero in-tellettuale, cinico ma capace di essere il Cinema in tutti i suoi aspetti. «Sul set amava e veniva amato ma era capace anche di grandi crudeltà» ci racconta Drovandi. «Mi portò in Spagna sul set de I Picari. Nella scena dovevo ricevere un calcio tra le gambe e, ve lo confesso, puoi essere un ottimo attore, ma sapere di essere preso a pe-date proprio lì non è facile. Mi muovevo, avevo timore, e Monicelli andò su tutte le furie. Me ne disse di tutti i colori e mi offese. Fu Enrico Mon-tesano che mi convinse a continuare a girare. Mi disse “è più grande di te, devi capirlo” e io capii che quell’uomo stava facendo la storia del cine-ma e potevo solo imparare, anche se aveva modi bruschi.» Monicelli gli ha permesso di esprime-re il suo estro creativo anche quando la sceneg-giatura era già decisa. «Quel “per me la cosa è chiarita” mentre interpretavo il Signor Becchi o il “Madonna del parabrezza” in Speriamo che sia femmina sono mie invenzioni che Monicelli accettò ed esaltò in fase di montaggio» ci rivela Drovandi. «Era un uomo grande che accettava l’improvvisazione geniale.» I due si sentivano a volte e il Maestro, seppur con una carriera da gigante, fu sempre disponibile.

«Giravo sempre con un libro in borsa: un vo-lume che avrei voluto farmi autografare da Mo-nicelli. A Venezia lo incontrai e gli chiesi l’au-tografo. “Ma tu sei matto, non vale nulla. Varrà qualcosa quando sarò morto, forse” mi disse e io non pensai, mi venne spontaneo. “T’aspetterò” dissi e ci facemmo una sonora risata alla vita.»Enio Drovandi può raccontarlo mille e mille volte questo incontro e mai cambierà di una virgola il suo ricordo di un uomo che rise alla vita e insegnò agli altri a fare altrettanto. Se oggi potesse dirgli qualcosa, un’ultima frase, non la direbbe in modo triste, ma con il sorriso.«Mario ci siamo conosciuti in un periodo mera-viglioso, gli anni Ottanta. Ho avuto la fortuna di lavorare con te e di essere al tuo fianco imparan-do cos’è il cinema. Il vero cinema. Erano tempi in cui i sentimenti erano grandi e a colori mentre le tv erano piccole e in bianco e nero. Oggi tutto è cambiato: le televisioni sono grandi e a colori mentre i sentimenti si sono rimpiccioliti e sono diventati in bianco e nero. Grazie Mario.» E adesso silenzio perché sta per cominciare il film.

in alto: Mario Monicelli dirige Enio Drovandi e Athina Cenci nello stesso film

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Parlare della Toscana di Mario Moni-celli significa intraprendere un viaggio che inizia subito con una supercazzola come se fosse Antani. Il regista che da

sempre ha dichiarato di essere toscano di na-scita, più precisamente viareggino, ha scelto Firenze come luogo simbolo della comicità to-scana solo in seguito. Verso la fine della sua vita, il critico Stefano Della Casa scoprì che il regista era in realtà nato a Roma, nel quartiere Prati. Si dice che Monicelli alimentasse questo equivoco come omaggio alla città di Viareggio perché, nelle parole del sindaco della città versiliese Lu-nardini «amava talmente tanto Viareggio che considerava questa città il luogo in cui era nata la sua anima, quindi lui stesso. E perciò elesse Via-reggio a sua città natale, come riportano tutte le enciclopedie e le biografie sulla base della testi-monianza diretta raccontata dall’interessato.»Dunque Monicelli era toscano soltanto di ele-zione. Ciò non toglie il fatto di essere riuscito ad assorbire lo spirito fiorentino, inteso sia come animo che come attitudine ironica e dolce ama-ra alla vita, fino al punto da diventarne uno degli emblemi.È risaputo che Monicelli adorasse profonda-mente la Toscana, eppure si suppone che il suo rapporto con il capoluogo fosse in bilico tra amore odio, almeno tanto quanto lo era il suo sentimento verso i personaggi della pellicola più

cara ai fiorentini, Amici miei. Dire Amici miei equivale a dire Firenze. Ecco perché il Bar Nec-chi in via dei Renai 17 è stato fino a due mesi fa molto apprezzato e frequentato, nonostante la diversa location. Negli stessi locali aveva infatti aperto il Bar Negroni, storico ritrovo in san Nic-colò, fino alla chiusura lo scorso ottobre. Certo è che la Firenze abitata e vissuta da Monicelli è molto diversa da quella del 2015. Basti pensare che la clinica del Sassaroli, idealmente situata a Pescia, altro non è che la Villa del Salviatino, oggi relais di lusso che niente ha da spartire con le zingarate dei quattro vecchi del gruppo. E come dimenticarsi della scena degli schiaffi dal treno in Santa Maria Novella? È facile capire quanto tutto sia cambiato se pensiamo che ades-so per avvicinarsi al binario occorre prima mo-strare il biglietto. Magari oggigiorno le zingarate non sarebbero più possibili. Monicelli e Amici miei sono tutt’uno con il quartiere Santo Spirito. Se vi è mai capitato di parlare con un ex sessantottino, forse saprete a quale tipo di immaginario popolare facesse rife-rimento il regista. Erano i primi anni Settanta, gli anni del fermento, nessuno era stabile, non esisteva ancora la consapevolezza del benessere economico. In Oltrarno si respirava ancora l’aria del paese, più che del quartiere, con le macchine che giravano senza impedimenti e la gente che viveva spesso la strada, oltre che per strada. Non

è un caso che la scena finale del film, quella del funerale del Perozzi, sia ambientata proprio in Piazza Santo Spirito.A suggellare questo legame profondo tra la città e uno dei registi che più ha saputo capirla, nel 2010 Santo Spirito è tornato a essere il soggetto di un cortometraggio che proponeva un finale diverso per il film. L’ultima zingarata, è stato girato quindi con l’intento di inscenare «un fu-neralone da fargli pigliare un colpo a tutti e due a quelli… E migliaia di persone, e tutti a piange-re… E corone, e telegrammi, bande, bandiere, puttane e militari…» per dirla con le parole che Monicelli fa pronunciare a Moschin. Alle ripre-se hanno partecipato, oltre al Maestro stesso, an-che la banda musicale di Fucecchio, un gruppo di majorette e tantissime comparse accorse da tutta la città.Diverso è il caso dell’ambientazione di Speriamo che sia femmina, pellicola girata in Maremma che vanta una delle rarissime partecipazioni da interprete del regista. Pochi infatti sanno che ol-tre a questa, nel Ciclone di Peraccioni, la voce del nonno che grida dalla finestra del casale è pro-prio quella di Monicelli. Anche la produzione di Under the Tuscan Sun del 2003, girato nella cam-pagna tra Arezzo e Firenze, lo coinvolge come attore per celebrare i paesaggi agresti toscani.

LA TOSCANADI MONICELLI

6 LUOGHI di alba parrini

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IL BAR

www.lamiafirenze.mattiamarasco.it

FERMO IMMAGINE di mattia marasco 7

È tempo di zingarate. Perozzi, Mascetti e Melandri parcheggiano di fronte al bar del Necchi. Suonano il clacson per invitarlo a far presto, ma attirano l’attenzione di un vi-

gile: «Tarapia tapioco… prematurata la supercazzo-la o scherziamo?», «Prego…?», «No, mi permetta: no, io… scusi, noi siamo in quattro, come se fosse antani anche per lei soltanto in due oppure in quat-tro anche scribacchi a pofalina. Come antifurto, per esempio!». Da qui alla leggenda il passo è breve. Questa scena di Amici miei si imprime in poco tempo in quel luogo e nel cuore di Firenze che riconoscerà nel numero 17 di via dei Renai un simbolo della goliardia e della spensieratezza a cui i fiorentini ameranno abbando-narsi volentieri, forti del fatto che del doman’ non c’è certezza.Nel mondo di oggi, fatto di zone a traffico limitato e di serate shot&go, forse c’è poco spazio per i miti e le leggende nati dalla mente di Monicelli. È per questo che il Bar Negroni, sorto dalle ceneri del Bar Necchi circa quattordici anni fa, proprio questo autunno, ha deciso di chiudere la saracinesca, salutando Firenze con la promessa che sarà solo un arrivederci.Gli amanti delle supercazzole restano in attesa.

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SAPORI di marta staulo8

Adesso che in rete echeggia la notizia che il glutine fa male, che la carne rossa è cancerogena, che la caseina pure (The China Study, ndr) e nono-

stante si abbiano ancora dubbi sul sesso orale, le prese in giro verso i vegani paiono essersi esau-rite e “Salva una pianta, mangia un vegano” ha smesso di essere il claim del momento.Nonostante cibarsi di insetti sia appena stato di-chiarato legale, i vegani sono sempre più nume-rosi, personcine simpaticissime – quando non ti accusano di omicidio plurimo – che mangiano solo piante e tutto quello che ne deriva per mo-tivi di sensibilità e/o di salute e/o di amore nei confronti di altre personcine green come loro, per le quali la fiorentina non è altro che la squa-dra del cuore.Questa è una selezione dei locali in città dove gli unici animali ammessi al tavolo siete voi.

Bioveggy - via Erbosa 12/rmartedì-domenica 19.30-22.30 venerdì-sabato 19:30-23:00Nella sempre più crescente offerta vegan, Bio-veggy, ristorante biologico e vegano, decide di porsi come una delle pochissime realtà to-talmente gluten free in città. Decisione a cui affianca quella di proporre numerosi piatti raw (crudisti) tra cui compare persino la pizza. Un progetto di Cinzia Re, imprenditrice prove-niente dal mondo della musica, in collaborazio-ne con il suo socio Riccardo, nato con la missio-ne di dare un’opportunità di scelta alle persone.

Una scelta, quella di Bioveggy, di intraprendere un percorso alimentare davvero stretto nel quale riesce a giostrarsi con piatti caleidoscopici dove gli chef a rotazione si mettono alla prova nell’of-frire il meglio della loro esperienza e passione per il cibo. Aperto solo a cena, nota interessante nel menù è le presenza di piatti di degustazione, di assaggi cotti o raw e dei fermentini, simili a formaggi, ma a base di frutta secca, insaporiti con spezie ed erbe fresche, serviti con pere e composte di frutta.

Dolce vegan - via San Gallo 92/rlunedì-domenica 12.00-15.00 19.30-23.30martedì chiusoPer quanto lo si possa confondere con una pa-sticceria, Dolce Vegan in via San Gallo è uno dei primi locali in città ad affacciarsi sul mondo cruelty-free, termine che specifica nel suo pay-off.E oltre a non essere solo una pasticceria, Dolce Vegan è un piccolo ristorante dove si apparec-chia (e sparecchia) da soli, si compila la lista dei piatti scelti e si ritira al banco quando è pronto. Questa impronta di indipendenza, si riflette anche in buona parte nella composizione del menù, che permette di ordinare primi abbinan-do tipi di pasta e condimento, così come creare delle insalate secondo le voglie del momento.E se preferiamo apparecchiare a casa, Dolce Ve-gan è anche take-away (e catering su prenota-zione) che rende l’intero menù disponibile da asporto in confezioni biodegradabili.

Silvana - via de’ Neri 12/r lunedì-mercoledì 8.30-22.00 (solo pranzo 12.00-16.00) giovedì-sabato 8.30-00.00 (pranzo e cena)domenica 8.00-20.00Se Silvana sia stata una donna vegana non si sa, ma il suo nome neorealista – ah, la Manga-no e i suoi campi di riso! – sembra garantire un’impronta di genuinità al bar. Di sicuro Cri-stian Giorni, fino a poco tempo fa in forza al Mercato Centrale, ha preso le redini del locale dirottandolo su un’offerta che esclude in modo categorico ogni ingrediente di origine animale. Siamo in via dei Neri, il nuovo asse dello street food urbano, e Silvana non è solo un bar dove le merende sanno di infanzia anche senza burro, ma soprattutto un ristorante e punto vendita di prodotti e libri in linea con le proposte della propria cucina, nonché delle opere che espone a decorare i propri spazi. Naturalmente consape-voli e vegani sono anche gli aperitivi e il brun-ch proposto tutte le domeniche in un ambiente davvero green, pareti del locale e del bagno in-cluse, dove non ci si può alzare dalla sedia senza aver assaggiato la crema scintillante, gelatino di crema al limone con semini vari (mandorle, chia e canapa) che scoppiettano sotto i denti e che non ti fa andare via senza prima aver tirato a lu-cido la coppetta con la lingua.

IN quEL DEL VEGA(R)NO

Leggi anche l’articolo KEEP CALM E LEGGI VEGANO su www.lungarnofirenze.it

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NATALE A fIRENzE

Natale 2015. Fiorentini, ci siete? Pron-ti, che la corsa ai regali è già comin-ciata e mica possiamo farci mancare lo stress da shopping compulsivo

proprio adesso. È arrivata l’ora di immergerci dentro fiumi di esseri umani, riversarci per le strade, restare sommersi da una quantità invero-simile di pacchi e stiparci dentro grandi magaz-zini, in coda alle casse e in preda alla frenesia. E se quest’anno ce la vivessimo diversamente? Potremmo rispondere all’ansia del consumismo con la bellezza della tradizione. Non sarebbe male se tornassimo a coltivare con lentezza, pre-senza e consapevolezza lo spirito del dono: a co-minciare dalla scelta dei luoghi dove comprare i regali. I mercatini di Natale, ad esempio, sono il posto giusto per ritrovare la vera atmosfera nata-lizia. Le loro origini antiche, che affondano le ra-dici nelle fiere paesane, possono farci riscoprire lo spirito del Natale di dickensiana memoria. Fi-renze offre spunti molto interessanti al riguardo, mercatini tradizionali e di beneficienza sparsi in lungo e in largo per la città. Così abbiamo pen-sato di regalarvi un elenco delle atmosfere più suggestive da visitare.Dal 2 al 20 dicembre torna in Piazza Santa Croce il Weihnachtsmarkt, mercatino di tra-

dizione tedesca che ricrea un tipico villaggio natalizio con chalet di legno illuminati. Dall’8 dicembre al 6 gennaio Largo Pietro Annigo-ni si trasforma nel Villaggio di Babbo Natale: piste per pattinare sul ghiaccio, spettacoli, street food, bancarelle equo solidali e Babbo Natale in persona pronto a leggere le letterine di tutti i bambini. L’appuntamento con la solidarietà invece è all’Obihall dal 4 al 6 dicembre con Aspettando il Natale, la mostra-mercato rea-lizzata a sostegno della Croce Rossa Italiana, i cui proventi andranno alle persone bisognose dell’area fiorentina per fornire loro abiti, alimen-ti e supporto economico. Dal 18 al 20 dicembre anche Palazzo Corsini diventa solidale con il NataleperFile, e gli espositori presenti (grandi brand e artigiani locali) devolveranno parte del ricavato alla Fondazione Italiana di Leniterapia. Un altro appuntamento importante con la soli-darietà: dal 1 al 24 apre in via Ginori 14 il tempo-rary store Natale per Emergency, che raccoglie fondi a sostegno del progetto Programma Italia, per garantire un’assistenza sanitaria a tutti colo-ro che ne hanno bisogno e che non possono per-mettersela. Gli orari di apertura sono dalle 13.00 alle 19.00 nei giorni feriali, dalle 10.00 alle 19.00 nei weekend e nei festivi dalle 10.00 alle 18.00.

Segnaliamo anche l’open day di Busajo Onlus, un mercatino natalizio che si svolgerà il 13 e 14 dicembre dalle 15.00 alle 20.00. L’associazione per i bambini e le bambine di strada di Soddo, in Etiopia, ci invita così a scoprire la sua nuova sede in via delle Caldaie 14, dandoci la possi-bilità di acquistare una Gift Card Giunti con lo sconto del 20%, oggetti di artigianato etiope e tanti deliziosi gadget. Il 20 dicembre ricordia-moci della Fierucolina di Natale che  si terrà in piazza Santo Spirito, mentre l’8 dicembre appuntamento in piazza SS. Annunziata con la tradizionale fiera dei prodotti dell’agricoltura biologica, dell’artigianato manuale e della vita vernacolare. Anche la Fortezza, infine, si accen-de dall’11 al 14, per farci immergere in un am-biente caldo e accogliente a curiosare tra stand di ogni genere, con degustazione di prodotti tipici, musica natalizia e Babbo Natale che passa anche da qui per chiacchierare con i più piccoli. Cari fiorentini, il calendario è fitto, nonché molto utile a ricordarci che il momento degli acquisti può essere trasformato in un tempo di solidarietà e relax. Non resta che l’imbarazzo della scelta.

10 STRENNE di alessandra pistillo

AppuNTAMENTI E MERCATINI IN CITTà

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IL CANDORE DELL’INNOCENzA pERDuTA

in alto: “Le personalità” (dettaglio)di Diego Gabrile, 2015

PERSONAGGI di michelle davis 11

Lolite dalle iridi annebbiate, visi tondi, spigolose pose plastiche. Crude pen-nellate raffigurano estraniate e sot-tili figure femminili la cui centralità

sembra metterle in una condizione di stelle disagiate, protagoniste involontarie di sogni ambigui. Queste creature aliene e sensuali sono figlie del pittore toscano Diego Gabriele, classe 1981. In una piovosa giornata ottobrina siamo riusciti a strappare il pittore dalla sua fervida attività per scambiare quattro chiac-chiere sulla sua arte e sulle sue muse disin-cantate. «La prima bimba che ho disegnato era nel 2003, pausa pranzo, quattro salti in padella riscaldati male, un post-it e una pen-na. Ce l’ho ancora, raffigura una bimba con una testa davvero grande. Ricordo che tornai a casa, avevo un paio di tele piccole e le imbrattai con dell’ecoline nera. Prima di quel momento mi dilettavo a disegnare fumetti e illustrazio-ni, avevo fondato una casa editrice di fumet-ti indipendenti, Medicina Nucleare, ma da quei primi lavori capii che potevo raccontare storie anche con i quadri.» Come Toulouse Lautrec e Kirchner, Diego Gabriele ha scelto il cartone come suo supporto prediletto: «Ini-zialmente l’uso del cartone era dettato da una necessità, poi mi sono appassionato, passando all’acrilico e ai pastelli. Ho sempre cercato una tecnica per dare risalto al tratto. Pur essendo

appassionato di fumetti e dello stille grafico di Trevor Brown, Junko Mizuno, Range Mu-rata, Yoshitoshi Abe e l’immancabile Hayao Miyazaki, la mia vera influenza pittorica sono Tranquillo Cremona, Modigliani, Soutine, Schiele, Donghi e Casorati». La commistio-ne tra diversi stili è evidente nelle sue opere, dove si fondono la sua anima da mangaka e il suo amore per artisti storici. Diplomato all’I-stituto d’Arte di Siena, Gabriele ha esposto in grandi città europee e in location prestigiose come il compianto Tacheles di Berlino e la MF Gallery di New York. In Italia ha lavorato con diverse realtà indipendenti, oltre a cimen-tarsi in performance di live painting e a creare design per linee di abbigliamento parigine. «Mi piace moltissimo collaborare con altre realtà artistiche, è stimolante ed emozionante. Inizialmente ho un vuoto, il niente, poi le idee iniziano ad affiorare, ed è allora che nascono i nuovi progetti. Così è stato, ad esempio, per il disco del cantautore Atterraggio Alieno, di cui una volta realizzato l’artwork, ho autopro-dotto un ebook con le illustrazioni ispirate al suo album il Disgelo.» Pur avendo scelto Fi-renze come città di adozione, da tempo Diego Gabriele sfida i limiti di quella che lui stesso definisce Firenzeland: «Direi che percepisco le creatività fiorentine come discontinue e a compartimenti stagni. Firenze negli ultimi

anni è stata modificata profondamente, molto è stato migliorato, sono nate delle belle realtà: nuove librerie, conferenze di alto livello, nuovi artigiani, coworking, forse troppa poca musica indipendente. Le realtà esistono, ma non sono collegate fra loro. Spesso deleghiamo al web gran parte della comunicazione, non solo per promuovere gli eventi, ma anche nelle pub-bliche relazioni. Credo che dovremmo uscire dai nostri studi per interagire maggiormente, mapparci e dialogare». Fermo sostenitore dell’autoproduzione, ha recentemente pub-blicato una raccolta intitolata 149 Post-It, de-dicato ai piccoli foglietti gialli che dal 2006 al 2009 sono serviti da ricettacolo semi-adesivo per i suoi pensieri e scarabocchi volanti. A Fi-renze il libro può essere trovato presso la Li-breria Todo Modo di via dei Fossi. Nel tempo, le sue bimbe si sono fatte più grandi, più sofi-sticate. Ogni giorno la pagina Facebook Diego Gabriele Art si popola di volti nuovi, disegni a mano libera e chine finemente elaborate. Da pubescenti schizzi d’inchiostro le sue bambi-ne hanno acquisito corposità, colore e forza. In loro si annida la bellezza di una malinconia consapevole.

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neutra estetica e benesseretel. 055 685259 | via del paradiso, 2r | �renze

Neutra Estetica e Benessere

TRATTAMENTO ILLUMINANTE VISOin OMAGGIO “Relax Schiena”

TRATTAMENTO CORPO AL SALE HYMALAIANO

in OMAGGIO “Trattamento Levigante Occhi”

TRATTAMENTO OLISTICOVISO/CORPO RIGENERANTE

in OMAGGIO 1 seduta “Keope”

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Vacanze estive, Natale, Pasqua, Ca-podanno. Inutile girarci intorno, le ricorrenze hanno legato a sé un fo-togramma: qualcosa che ricorderai,

magari senza troppa enfasi, ma ricorderai. Io aggiungo a questi eventi temporali il Rock Con-test insieme al Festival di Sanremo. Ma tralascia-mo il secondo avvenimento, di cui disquisiremo a febbraio, e parliamo del primo. Cominciamo chiamandolo solo Contest, perché la parola rock spesso viene glissata da noi aficionados come succede per i Rolling Stones, che diventano Stones, o ai Creedence Clearwater Revival (alla faccia del nome) che per tutti sono i Creedence.Il Contest me lo ricordo sin dalle superiori, quando girava in classe un CD o una cassetta con dentro canzoni dei Cayo Rosso (i cui testi avrebbero fatto impallidire anche i 99 Posse per quanto fossero schierati) e i Magic Can-dle Corporation che, se non sbaglio, vinsero quell’edizione. Il Contest me lo ricordo a metà anni 2000, quando rimossero la mia macchina parcheggiata in curva sopra via Mercati, perché la Flog, luogo storico della finalona, presentava come avviso di posti auto esauriti un cartello che oramai per tutti i fiorentini è un’opera d’arte concettuale.Ho anche suonato ben due volte, al Contest, guadagnandomi un bel terzo posto. Perché, dimenticavo, che c’è una regola implicita fra i ragazzi di Firenze, una sorta di comandamento

tramandato oralmente: se suoni uno strumento, se canti, prima o poi passerai dal palco del Rock Contest. Almeno una volta.È forse didascalico fermarsi a spiegare nel dettaglio da comunicato stampa i numeri e le dinamiche di questo concorso per band emergenti, di fatto il più importante d’Italia. È comunque giusto, per dovere di cronaca, dire che di qui sono passati Roy Paci, Irene Grandi, Dirotta Su Cuba, Offlaga Disco Pax, Street Clerks, che vede ogni anno una giuria composta da alcuni dei giornalisti italiani più competenti, insieme a personaggi della musica rock come Piero Pelù e Manuel Agnelli, e che quest’anno Luciano Ligabue ne è il testimonial. Insom-ma, quel concorso nato nel 1984 dalla forza di Controradio, emittente radiofonica fiorentina nonché faro della cultura alternativa, ripreso e portato avanti dal 2002, in primis da Giuseppe Barone e da Ernesto De Pascale, è un super concorso.Ma come anticipato in precedenza, l’atmosfera che vi si respira non è semplice esibizione. Quel-lo che ho vissuto in prima persona è la potente alchimia dei ragazzi di tutta Italia, più o meno giovani, che spediscono demo e macinano chi-lometri invernali per esibirsi, fortificando l’idea di promozione musicale con concretezza. Tutti coloro che hanno fatto parte di questo mon-do sanno quanta competenza e rispetto per le band si nasconde dietro al progetto. Progetto

arricchito dalla conduzione di Stefano “Trevis” Luporini ed Edo, una sorta di duo che mescola Pippo Baudo del 1986 con I Giancattivi di Ad Ovest di Paperino. Il tutto accompagnato dalla diretta radio, coinvolgente per le band, per gli ospiti ma soprattutto per il pubblico. Perché ar-rivando all’Auditorium Flog presto, e non come il sottoscritto, è possibile ascoltare la diretta di Giustina Terenzi durante la prima esibizione mentre ancora si sta parcheggiando la macchina. Prendere poi la schedina, votare e fare il totovoto con i presenti. Un gioco che si verifica una volta all’anno, e a cui tutti teniamo.Intendiamoci, il Rock Contest ospita di tutto. Quindi non spacciatevi per dei moderni Gino Castaldo, il cui metro di giudizio ci sembra forse più adatto a una rassegna di filarmoniche della Germania est del 1975, ma nemmeno fate come Simona Ventura che, nonostante la bravura, ha coniato la semplicistica espressione “mi arriva”. Andate alla Flog, beccatevi il CD dello scorso anno in regalo, ascoltate le band e votate. E so-prattutto, dopo il concerto, quando i ragazzi sa-ranno in giro a farsi le foto di rito con i fotografi Marco Quinti e Giulia Nuti (due personaggi che meriterebbero il Nobel per la Pace, per la sereni-tà, la bravura e la pazienza), fermateli e fate loro i complimenti. Il Rock Contest suona, suona la Firenze che suo-na, e non solo. Evviva.

NOTE di riccardo morandi 13

SuONA LA fIRENzE CHE SuONA

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IL GRAN TEATRODEL MONDONuove incertezze nebulose si addensa-

no cupe e gonfie alla fine di un altro anno di questo millennio appena cominciato e che già malediciamo.

Immersi nelle celebrazioni dei cento anni dallo scoppio della Prima guerra mondiale, evidente-mente abbiamo mancato tutte le altre, troppo complicate da vedere nel presente. Più facile ricordare la corrida che prendere il toro per le corna quando sta sbuffando e raspando con lo zoccolo a terra. I teatri sono diventati di colpo luoghi non più così sicuri (non lo saranno mai a pieno, cosa volete metterci i metal detector?), ricordando il Dubrovka moscovita e il Bataclan parigino. Luoghi per gente inerme, sognatori che a bocca aperta decidono di credere, con un patto collettivo e condiviso, a quello che dal pal-co stanno raccontando. Ci piacciono le bugie, le menzogne, le metafore, i paradigmi, i paradossi, le parabole, il vero che si miscela con il falso, il non accaduto che è universale perché potrebbe essere accaduto chissà dove o perché potrebbe diventare realtà domani.In questo clima di ricordo (e poesie e comme-morazioni e corone di fiori secchi e minuti di silenzio e bande istituzionali e discorsi alla na-zione e ufficialità e patriottismo e inni e fanfare) di una Guerra lontana e scordata (in definitiva

il “nostro” conflitto è la Seconda con Nazismo e campi di concentramento) arriva L’ultima esta-te dell’Europa (4 dicembre, Teatro Puccini) con Giuseppe Cederna imbonitore e guida tra le pieghe di uno scontro sottovalutato senza veri vincitori. Le parole di Gadda, Ungaretti, Trilus-sa, Rumiz, tra gli altri, sono specchio e cartina al tornasole, rimbalzo e riflesso per spiegare l’in-spiegabile, per dare un senso a un dolore senza giustificazioni. Niente da celebrare, sarebbe me-glio invece cerebrale.Lo stato a base religiosa ha fallito, per questo una Missalaika (8, Fabbricone), una preghie-ra non immersa in alcun credo, potrebbe avere delle virtù e delle possibilità di riuscita. Arturo Annecchino, che da anni firma le più belle mu-siche e i tappeti sonori per il teatro di qualità, stavolta si fa primattore, confortato e nascosto ed esaltato dietro al suo pianoforte nero. Abbia-mo ancora bisogno di giungere le mani rivolte al cielo, forse lo stesso cielo dove fu costretta a volare proprio Laika, la cagnolina martire, mor-ta per andare a toccare le stelle, o magari Dio.Tutt’altro tono, e ne abbiamo bisogno, per le performance, sgangherate e insieme raffinate, della Banda Osiris (11, Teatro Puccini), dal titolo Le dolenti note, che se nel loro essere esi-laranti e musicalmente popolari e alte sono sem-

pre estrose, irriverenti, deliziosamente balcani-che e sciagurate; seviziatrici di opere classiche, torturano Bach e Beethoven. Passano gli anni ma la Banda ancora sprizza vitalità e saccheg-gia note e mitraglia medley, agganci, assonanze: intramontabili, inamovibili, eterni evergreen, inarrivabili, ora e sempre viva Wanda.Tornano ancora una volta in Italia, e di nuovo a Firenze, grazie alla visione internazionale dei Pupi e Fresedde che ne hanno fatto una ban-diera dei loro cartelloni in questi ultimi anni, il gruppo spagnolo degli Yllana. Dopo essersi ci-mentati, e dopo aver visto nello spazio di Mordi-ni & Savelli, con un safari pericoloso e sguaiato in Zoo, con toreri sull’orlo di una crisi di nervi e d’isteria in Muu!, con il mondo del mare in Spla-sh, con pistoleri e Colt, con indiani e assalti alla diligenza in Far West. Giocosi e giocolieri, fu-mosi e colorati, stavolta sfatano, demitizzano e sdrammatizzano l’universo mafioso, quello del-la Mala organizzata in Baciamo le mani, perfet-to per chiudere un altro annus orribilis e tuffarsi nel 2016 (31 dic-3 gen), che nella legenda della Smorfia napoletana è “o’ Culo”. La traduzione è superflua.

14 SIPARIO di tommaso chimenti

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DICEMBREMARTEDÌ 1

IL NEMICO (1-11/12) Circolo La Pace (Compiobbi) ing. 15/12

ART MIAMI (1-6/12) Eduardo Secci Contemporary (FI) ing. libero GUSTO VISIVO (1/12-31/01) Vinci Eataly (FI) ing. libero L’UOMO, LA BESTIA E LA VIRTÙ (1-6/12) Teatro della Pergola (FI) ing. 16/32 euro

SPAZIO DI NATALE EMERGENCY (1-24/12) Provincia via de’ Ginori (FI) ing. libero

MERCOLEDÌ 2

DIETRICH PARADES+SERGEY KHACHATRYAN Teatro Verdi (FI) ing. 16/13 euro

GIOVEDÌ 3

QUEST’ITALIA SUONA IL JAZZ Teatro Puccini (FI) ing. 12 euro BATTUAGE (3-5/12) Teatro di Rifredi(FI) ing. 16/14 euro

LA MERAVIGLIOSA AVVENTURA DEL TANGO Auditorium al Duomo (FI) ing. 15 euro ENJOY FIRENZE (3-29/12) Varie locations (FI) ing. NP BIGA Rex (FI) ing. libero FINISTER Combo Social Club (FI) ing. libero

KEBAB PER DUE Todo Modo (FI) Ing. libero TAMANDUA’ Ditta Artigianale (FI) ing. libero JAZZ E ALTRE VISIONI Pinocchio Jazz (FI) ing. libero DENTRO LA MUSICA Obihall (FI) ing. NP 2X2=5 (3-4/12) Teatro della Pergola (FI) ing. 12/10 euro

VENERDÌ 4

L’ULTIMA ESTATE DELL’EUROPA Teatro Puccini (FI) ing. 8 euro I SEGUGI INFERNALI DEL PURGATORIO Combo Social Club (FI) ing. libero LA MIA S’IGNORA Circolo Il Progesso (FI) ing. NP

SWINGIN’ TOWN Auditorium Flog (FI) ing. 8/5 euro

ASPETTANDO IL NATALE (4-6/12) Obihall (FI) ing. 5 euro CESAR MARTIGNON & MAMBO KIDS Tasso Hostel (FI) ing. libero JESUS CHRIST SUPERSTAR Teatro Verdi (FI) ing. 20/55 euro

VERMOUTH ON THE RO(CKS) X Teatro di Cestello (FI) ing. 15/13 euro

SABATO 5

I VIAGGI DI GULLIVER Teatro Verdi (FI) ing. 8/5 euro

THE GAME Teatro Puccini (FI) ing. 18/22 euro

L’ACQUA CHETA (5-13/12) Teatro Reims (FI) ing. 15/12 euro RIVER TO RIVER (5-10/12) Teatro Odeon (FI) ing. NP

JUSTDANCE KIDS Le Murate Caffè Letterario (FI) ing. libero con prenotazione

L’AMORE È... Teatrodante Carlo Monni (Campi Bisenzio) ing. 7/5.50

IN THE HEART OF THE SEA (5-13/12) Spazio Alfieri (FI) ing. 7 euro MONKEY SHOW Combo Social Club (FI) ing. libero

DISAPPEARS+HIS CLANCYNESS Glue (FI) ing. libero con tessera RE.START PARTY Circolo Il Progesso (FI) ing. NP

FINALE ROCKCONTEST Auditorium Flog (FI) ing. 10/5 euro

DEBORA PETRINA Pinocchio Jazz (FI) ing. NP

THÈ CON L’ARTISTA Cartavetra (FI) ing. libero

ANTONELLO VENDITTI Mandela Forum (FI) ing. 30/60 euro

BOOSTA Viper Theatre (FI) Ing. 15 euro

LA SCUOLA DELLE MOGLI (5-8/12) Teatro Le Laudi (FI) ing. 18/16 euro

QUESTA VOLTA TE LO DICO CHE TI AMO (5-6/12) Teatro Lumière (FI) ing 15/13 euro

ARTOUR (5-7/12) Piazza Strozzi (FI) ing. libero

DOMENICA 6

CAVEMAN - L’UOMO DELLE CAVERNE Teatro Puccini (FI) ing. 18/22 euro

B.KIDZ BATTLE Auditorium Flog (FI) ing. 10 euro

LuNEDÌ 7

ROMEO E GIULIETTA (7-8/12) Teatro di Rifredi(FI) ing. 16/14 euro

NECESSARIAMENTE Auditorium Flog (FI) ing. 10 euro

NEXTECH SPECIAL Fortezza da Basso (FI) ing. 32 euro

MOODYMANN Viper Theatre (FI) Ing. NP

SCHIACCIANOCI Teatro Verdi (FI) ing.19/31 euro

MARTEDÌ 8

LA REGINA DELLA NEVE Teatro Puccini (FI) ing. 8 euro

FAVOLE AL TELEFONO Teatrodante Carlo Monni (Campi Bisenzio) ing. 12/8 euro

DONI CARTAVETROSI Cartavetra (FI) ing. libero

THE PRIDE (8-20/12) Teatro della Pergola (FI) ing. 16/32 euro

RENZO ARBORE E L’ORCHESTRA ITALIANA Teatro Verdi (FI) ing. 26/86 euro

FIERUCOLA DELL’IMMACOLATA Piazza Santissima Annunziata (FI) ing. libero

MERCOLEDÌ 9

GIOVEDÌ 10

SELFIE (10-12/12) Teatro di Rifredi(FI) ing. 16/14 euro

ANY OTHER Combo Social Club (FI) ing. libero

FREDDIE MAGUIRE AND THE BAND Ditta Artigianale (FI) ing. libero

CINQUANT’ANNI DALLA MORTE DI LE CORBUSIER (10-11/12) Le Murate (FI) ing. libero

HUGO RACE Circolo Il Progesso (FI) ing. NP

PETER HOOK & THE LIGHT Viper Theatre (FI) ing. 15/20 euro

XIX MEETING SUI DIRITTI UMANI Mandela Forum (FI) ing. NP

AN HARD BOILED STORY (10-13/12) Teatro di Cestello (FI) ing. 15/13 euro

VENERDÌ 11

GAIA NANNI Teatro Puccini (FI) ing. 5 euro

LE DOLENTI NOTE Teatro Puccini (FI) ing. 18/22 euro

DOLCE VITA (11-20/12) Cango (FI) ing. 10/8 euro

SOFIA BRUNETTA Rex (FI) ing. libero

GULP! Combo Social Club (FI) ing. libero

BALKAN PARTY Auditorium Flog (FI) ing. 8/5 euro

VERNISSAGE ROSSO Cartavetra (FI) ing. libero MECNA Viper Theatre (FI) Ing. NP

FISTFUL OF THRASH Cycle (Calenzano) ing. NP

ANIMALI DA BAR (11-13/12) Teatro della Pergola (FI) ing. 12/10 euro

SABATO 12

FORBICI E FOLLIA (12-13/12) Teatro Politeama (Prato) ing. 14/18 euro

LA PORTI UN BACIONE A FIRENZE Teatrodante Carlo Monni (Campi Bisenzio) ing. 12/10 euro

LUCA DE GENNARO Life Club (FI) ing. 5 euro

FIORE SUL VULCANO Combo Social Club (FI) ing. libero

STUDI DI COMPOSIZIONE MANIERISTA (12/12-20/02) Museo Marino Marini (FI) ing. 6/4 euro

LA NOTTE Glue (FI) ing. libero con tessera

COLLA/JEU Black Spring (FI) Ing. libero

IL TEATRO DEGLI ORRORI Auditorium Flog (FI) ing. 13 euro

PASQUALE MIRRA & GABRIELE MITELLI Pinocchio Jazz (FI) ing. NP

OFFICINA RACCONTO ILLUSTRATO Cartavetra (FI) ing. libero

HOT SHOT Viper Theatre (FI) Ing. NP

PINOCCHIO (12-13/12) Teatro Verdi (FI) ing. 25/37 euro

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MUSICA TEATRO ARTE CINEMA EVENTIPERCHÉ A FIRENZE NON C’È MAI NIENTE DA FARE...

COPPIA APERTA (12-13/12) Teatro Le Laudi (FI) ing. 18/16 euro ODISSEA (12-13/12) Teatro Lumière (FI) ing 15/13 euro

DOMENICA 13

CANTO DI NATALE Teatro Puccini (FI) ing. 8 euro TI DONO UNA STELLA Teatrodante Carlo Monni (Campi Bisenzio) ing. NP LE LUCI DELLA CENTRALE ELETTRICA (13-14/12) Sala Vanni (FI) ing. 15 euro

IN SUA MOVENZA È FERMO Teatro della Pergola (FI) ing. 15/12 euro FIERA DI SANTO SPIRITO Piazza del Carmine (FI) ing. libero

LuNEDÌ 14

HUMANKIND 79rosso (FI) ing. libero LOLITA Teatro Manzoni (Calenzano) ing. 13/10 euro

THE HUNGER GAMES (14-15/12) Cinema Odeon (FI) ing. 8 euro

MARTEDÌ 15

POSSESSIONE DEMONIACA Next Emerson (FI) ing. libero CINE MAGIC SHO (15-16/12) Spazio Alfieri (FI) ing. 15 euro JAM LAB Teatro del Romito (FI) ing. libero

MERCOLEDÌ 16

BRUNA È LA NOTTE (16-19/12) Circolo Il Progesso (FI) ing. NP STAR WARS 7 (16-31/12) Cinema Odeon (FI) ing. 8 euro

GIOVEDÌ 17

QUINTETTO DI OTTONI E PERCUSSIONI DELL’ORT Teatro delle Arti (Lastra a Signa) ing. NP UNA CITTÀ CHE BALLA (17-18/12) Teatrodante Carlo Monni (Campi Bisenzio) ing. 15 euro IRRATIONAL MAN (17-31/12) Spazio Alfieri (FI) ing. 7 euro MICHAEL BYRNE+MILLELEMMI Rex (FI) ing. libero

ATTILA & MIGHTY CEZ Combo Social Club (FI) ing. libero

MALIBRA TRIO Ditta Artigianale (FI) ing. libero

LA CITTÀ DEL JAZZ Pinocchio Jazz (FI) ing. libero

THE CHARLESTON MASS CHOIR Teatro Verdi (FI) ing. 18 euro

VENERDÌ 18

PRESUNZIONE (18-19/12) Teatro di Rifredi(FI) ing. 16/14 euro

BUTTERFLY SHOWCASE Combo Social Club (FI) ing. libero

GIANLUIGI TOSTO Teatro Puccini (FI) ing. 5 euro

NATALEPERFILE (18-20/20) Palazzo Corsini (FI) ing. NP

CAMILLOCROMO BEAT BAND Auditorium Flog (FI) ing. 8/5 euro ZUMPA & BALLA Viper Theatre (FI) Ing. NP

UNEVEN STRUCTURE Cycle Club (Calenzano) ing. 10 euro + tessera ACSI

MADE IN CHINA (18-20/12) Teatro della Pergola (FI) ing. 12/10 euro

EVOLUSHOW 2.0 (18-20/12) Teatro Verdi (FI) ing. 26/63 euro

IL CLAN DELLE VEDOVE (18/12-10/1) Teatro di Cestello (FI) ing. 15/13 euro

SABATO 19

IL PICCOLO PRINCIPE (19-20/12) Teatro Puccini (FI) ing. 8 euro

SWINGABILLY CHRISTMAS Combo Social Club (FI) ing. libero

SHENZHEN SIGNIFICA INFERNO (19-20/12) Teatro Manzoni (Calenzano) ing. 13/10 euro

GODBLESSCOMPUTER Glue (FI) ing. libero con tessera

ALICE C’EST MOI Black Spring (FI) Ing. libero

NO ONE BAND Auditorium Flog (FI) ing. 8/5 euro

CESAR MARTIGNON & MAMBO KIDS Pinocchio Jazz (FI) ing. NP

TIZIANO FERRO (19-22/12) Mandela Forum (FI) ing. NP AUCAN Capanno Blackout (Prato) ing. 10 euro

GLI ATROCI+RUNOVER+CAJAVERO Cycle Club (Calenzano) ing. NP

PIEDI DI FELTRO (19-20/12) Teatro Lumière (FI) ing 15/13 euro

FORTEZZA ANTIQUARIA (19-20/12) Piazza Vittorio Veneto (FI) ing. libero

SCANDALO SOBRIO Nof Club (FI) ing. libero

DOMENICA 20

FIERUCOLA DI NATALE Piazza Santo Spirito (FI) ing. libero

LuNEDÌ 21

CARMINA BURANA Teatro Verdi (FI) ing. 19/31 euro

MARTEDÌ 22

ANDREA CHIMENTI IN DAVID BOWIE Teatro Metastasio (Prato) ing. 10 euro

MERCOLEDÌ 23

LA BALERA DEL COMBO Combo Social Club (FI) ing. libero

NITRO Viper Theatre (FI) Ing. NP

GIOVEDÌ 24

CONCERTO DI NATALE Teatro Verdi (FI) ing. 16/13 euro

SMOKIN’ HOT Combo Social Club (FI) ing. libero

VENERDÌ 25

VACANZE DI NATALE Combo Social Club (FI) ing. libero NEW YORK SKA JAZZ ENSEMBLE Auditorium Flog (FI) ing. 10/8 euro

MAMAMIA Viper Theatre (FI) Ing. NP

SABATO 26

LA MECCANICA DELL’AMORE (26-29/12) Teatro di Rifredi(FI) ing. 16/14 euro

PIACERI PROLETARI Combo Social Club (FI) ing. libero

JAM SESSION Circolo Il Progesso (FI) ing. NP

CALAFOSCOPA PARTY Auditorium Flog (FI) ing. 5 euro

DOMENICA 27

IO DOPPIO - IL RITORNO Teatro Verdi (FI) ing. 17/34 euro

CIOMPI MENSILE ANTIQUARIATO Piazza dei Ciompi (FI) ing. libero

LuNEDÌ 28

DIVINA COMMEDIA BALLO 1265 (28-30/12) Salone dei Cinquecento (FI) ing. libero con prenotazione

MARIO BIONDI Obihall (FI) ing. 27/56 euro

SARTO PER SIGNORA (28/12-03/01) Teatro della Pergola (FI) ing. 16/32 euro

MARTEDÌ 29

WINX CLUB MUSICAL SHOW Obihall (FI) ing. 20/37 euro

UN’ORA DI TRANQUILLITÀ (29/12-3/1) Teatro Verdi (FI) ing. 25/37 euro

MERCOLEDÌ 30

IL CANTO DELLA REGINA (30-31/12) Teatro Puccini (FI) ing. 18/31 euro

GIOVEDÌ 31

BACIAMO LE MANI (31/12-3/01) Teatro di Rifredi(FI) ing. 40/28 euro

DELITTO PERFETTO (3/12-17/01) Teatro Reims (FI) ing. 15/12 euro

ORCHESTRA DI PIAZZA VITTORIO Piazza del Comune (Prato) ing. libero

EDDY (31/12-01/01) Teatrodante Carlo Monni (Campi Bisenzio) ing. 40 euro L’ACQUA CHETA Spazio Alfieri (FI) ing. 30 euro

CENONE E FESTA DI CAPODANNO Combo Social Club (FI) ing. 40/20 euro

RITORNO DAL FUTURO Auditorium Flog (FI) ing. 30 euro

UN CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE (31/12-6/1) Teatro Le Laudi (FI) ing. 18/16 euro

CAPODANNO IN PIAZZA Varie locations (FI) ing. libero

CONCERTO DI FINE ANNO Teatro dell’Opera (FI) ing. NP

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DICEMBRE da non perdere

TuTTO IL MESETEATRO DI RIfREDIFirenzeLungi da me voler dare un “premio Lungarno” per i teatri visto che, per fortuna nostra, collaboriamo e siamo in contatto con quasi tutti i teatri fiorentini e

accogliamo la grandissima produzione e messa in scena che esiste nella nostra città intorno a quest’arte. Ma un po’ per affetto un po’ per simpa-tia, dedico un boxino intero al Teatro di Rifredi che zitto zitto anche a dicembre offre una produzione varia, fitta e sempre interessante. Per me è un teatro di quartiere che rende vivace e partecipata la routine di una zona di Firenze meno patinata del centro, meno cool dell’Oltrarno, ma con una fortissima identità e con delle radici che restano ben salde anche grazie al loro lavoro. Bravi.

SABATO 19, DOMENICA 20 e MARTEDÌ 22TIzIANO fERROTeatro Puccini (FI)“Il regalo mio è più grande… eh eh ehhh…” in epo-ca natalizia ecco la trinità di Tiziano Ferro, celebrata presso il Mandela Forum, con una stella assoluta del pop italiano capace di distinguersi tra le tante comete

dei talent o delle mode. Tiziano si fa in tre come i Re Magi e porta a Firenze l’oro delle sue hit, l’incenso delle sue ballate e la mirra che non so che cazzo sia quindi salta la metafora. Soprattutto temo le ire della Curia se insisto, ma per me Tizianone sta diventando qualcosa di simile al culto e il fatto che il suo concerto sia sotto Natale mi riempie il cuore di giubilo al pari di un’annunciazione, un’apparizione dell’arcangelo. Perché in questi tem-pi di fanatismo religioso mi sembra giusto credere in qualcosa che unisca. Io credo in Tiziano Ferro.  

SABATO 12LuNGARNO @ THE HuBvia Panciatichi (FI)Continua il sodalizio tra Lungarno e The Hub co-struito su reciproche influenze, reciproche ospitalità e reciproci scambi di idee, insomma, niente di anoma-

lo. Il 12 dicembre vi invitiamo tutti a The Hub – che con il treno per Rifre-di ci si arriva in quattro minuti precisi a piedi. Fino alle 17.30 si potranno seguire workshop gratuiti di storytelling , mentre la sera si potrà aperitiveg-giare (Dio mi fulmini se riuso questo verbo) e saltellare tra i banchini di alcuni artigiani locali promossi da Lungarno, ascoltando dell’ottima mu-sica. Poi tutti a casa in ritiro spirituale che il giorno dopo la Viola gioca contro i gobbi, accident’a loro.

MERCOLEDÌ 23Teatro dell’Opera (FI)GIOVEDÌ 24Teatro Verdi (FI) CONCERTI DI NATALEQuando ero piccolo, tra la gioia dell’inizio delle vacan-

ze natalizie e l’euforia nell’aprire i regali, c’era sempre la disperazione di dover andare tutti insieme al Concerto di Natale. Musica classica sopori-fera e patinata, dove anche la più piccola amministrazione locale sfoggiava i suoi ori. A volte era all’interno di sale comunali che puzzavano di arazzo e pelliccia della zia morta, altre volte erano in chiese cupe come una tonaca e incensate come una sacristia, altre all’aperto con tanto di vin brulé che fa molto Santa Klaus. Era il momento in cui mi mettevano il cappotto blu, mi pettinavano alla Piccole canaglie e non potevo mai scaccolarmi o fare qual-che battuta perché nell’aria girava il Cinque Dita misterioso di mio padre, lo schiaffone a tradimento, sordo ma netto come una badilata, che nessuno vedeva e che io sentivo pulito come la traversa di Di Biagio ai Mondiali del 1998. Poi un anno arrivò il Gospel e tutto si sistemò.

SABATO 12 e DOMENICA 13MERCATINO NATALIzIOBusajo Onlus, via delle Caldaie 14 (FI)Orde di famiglie in giro tra casette di legno luccicanti, odore intenso di zucchero che si condensa al freddo prenatalizio, palle di vetro, palle di cartapesta, palle di

ceramica, palle dei babbi che se le sfracellano aspettando madri che balza-no da una stella di natale a un addobbo tutto lustrini e paillette. Ecco l’im-maginario dei mercatini di Natale, fatti per così dire rilanciare l’economia che significa anche un po’ sputtanare una tredicesima. Va bene tutto, ma noi invece andremo al mercatino natalizio organizzato dalla Onlus Bu-sajo con la speranza d’investire una parte della nostra tredicesima (che non abbiamo) in qualcosa di utile.

GIOVEDÌ 31CApODANNOAvremmo voluto un casino darvi delle informazioni in anteprima sul Capodanno fiorentino, magari rispon-dendo alle mail che ci sono arrivate. Diciamo che gli ultimi cinque anni hanno avuto come padrini Caparez-za, Elio e le storie tese, Subsonica, Max Pezzali, e Ma-

rio Biondi alle Cascine. Potremmo provare a fare il pronostico sperando che dall’umido Piazzale del Re tutto torni nel centro cittadino, magari di nuovo alla Stazione o forse in Oltrarno, che sarebbe una cosa nuova. Altri pronostici inaspettati: pare che il Sindaco suonerà in Piazza della Signo-ria rifacendo la sigla di Quark. Altro pronostico: in largo Annigoni un re-vival. Sono stati toccati tutti i decenni più importanti, adesso ci si aspetta un dancing anni Trenta con Charleston fino al Trio Lescano. Oppure un futuristico revival 2020 con remix di Emma Marrone e robotici Negramaro dubstep salentu 4.0. Pare però che il Turkmenistan, l’Uzbekistan e la Mol-davia stiano discutendo animatamente per chi dovrà fornire l’orchestra a supporto dell’evento più straordinario e innovativo mai realizzato a Firenze per Capodanno: un concerto diretto nientepopodimeno che dal Maestro Lanzetta. Ma acqua in bocca, è una sorpresa.

INFO E PRENOTAZIONI: Tel 055 294609 / www.teatrocestello.it / Biglietti disponibili nei punti Box Office e sul sito www.boxol.it

noccioline

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DOMANDE di eleonora ceccarelli20

OCARINA

CHAMPAGNE di tommaso ciuffoletti

CONfIDENzIALMENTE DETTO SHAMpOO

Brindare alla vita. Contro l’abominio. Con lo champagne. Brindare alla Francia.

E a quel monaco benedettino francese che lo in-ventò. Ecco una delle grandi ironie dello cham-pagne, che fa sì che il nome di questo sant’uomo evochi oggi, ovunque nel mondo, più brindisi che preghiere: Dom Pérignon. Altra grande ironia è il fatto che il prode Pérignon trascorse tutta la vita a fare dello champagne un vino sen-za bollicine. Voleva un bianco che rivaleggiasse con i grandi rossi di Borgogna. Eppure quando morì nel 1715, già si capiva che a conquistare il pubblico sarebbero state proprio le bollicine. Altra grande ironia, se così si può dire, è che il vino da festa per eccellenza è nato in quel-la terra imbevuta di sangue che gli dà il nome. La regione dello Champagne si trova nel cuore dell’Europa, una pianura circondata da pianure, senza ostacoli fisici a farle scudo. Terra di scorre-rie dai tempi degli unni, guerre dei Cento e dei Trent’anni, fino ai drammi del fronte Occiden-tale della Grande Guerra. Il terroir dello cham-pagne è fatto di gesso e sangue, eppure è sinoni-mo di gioia di vivere in tutto il mondo.Bernardo Conticelli, 35 anni, consulente di marketing per aziende vinicole e uno splendido

sorriso fiorentino è l’ambasciatore dello cham-pagne in Italia per il 2016. Proprio a lui, uno dei maggiori esperti del settore, abbiamo posto una e una sola domanda. Perché lo champagne? «Lo champagne è il vino più conosciuto al mondo, sinonimo di convivialità, di festeggiamento e di unicità; un’unicità che si esprime in una molteplicità di stili nel bicchiere. La produzio-ne di champagne è il più eclatante esempio del legame tra natura e uomo. È un vino prodotto in condizioni climatiche al limite, e senza la sa-piente mano dell’uomo sarebbe del tutto impos-sibile realizzare un prodotto tanto particolare. L’assemblaggio della cuvée di uno champagne è l’esercizio tecnico più complicato e per questo affascinate. Il prode Dom Pérignon ha tracciato una strada davvero difficile da battere.»

C’era una volta un padre di tre figli che aveva una necessità: fare ascoltare la musica ai

propri bambini in autonomia e ovunque. Per esempio durante un viaggio o in camera da soli, con gli amici o con la famiglia, per addormen-tarsi o a una festa. Dopo varie ricerche su inter-net e per negozi decise insieme a suo fratello di creare lui stesso un prodotto che rispondesse alle sue esigenze. Così inizia la storia di Ocari-na, un simpatico lettore mp3 con registratore. Inizialmente veniva della lontana Cina, per poi rinnovarsi nel design e nella qualità, fino ad av-vicinarsi e rientrare nei nostri confini al 100%. Un modo comodo, sicuro, intuitivo e fruibile per ogni bambino, ma soprattutto resistente per portare con sé favole e canzoni senza fili e cuffie. Ocarina è un nome con un’infinità di riferimenti e che si presta a molti doppi sensi: una paperetta di nome Rina, ma anche oh carina! Ma soprat-tutto è un omaggio a Capitan Harlock, l’eroe della infanzia del suo ideatore. Così Gianluca Giannini descrive il suo ricordo: «Mayu, la bambina sulla terra di cui Capitan Harlock era

tutore, suonava sempre un’ocarina pensando a lui… che invece girava nello spazio con la sua astronave da guerra. Una favola spaziale di altri tempi che mi accompagna ancora oggi». Una storia bellissima e del tutto italiana e chissà che Ocarina non riesca nel suo intento, ossia «di fare ascoltare musica e di tenere lontano tutti i bimbi dai diabolici schermi luminosi almeno per un po’».La musica è una compagna e uno strumento di crescita fondamentale ecco perché stimiamo l’i-niziativa di proporre a una nuova generazione di bambini (e di genitori) uno strumento lowtech che sappia divertirli e aiutarli a crescere in ma-niera sana e sicura proprio come lo è stata quella valigetta arancione pesantissima dove inseriva-mo i 45 giri in vinile tutti graffiati che suonavano male, ma non importava. E quindi la nostra storia potrebbe cominciare così: C’era una volta un bambino che ascoltava musica…

http://ocarinamp3.com

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FARFALLE di the nightfly 21

LA MuSICA CI SALVERà

La musica ci salverà. Anche da Facebook che, nelle ore folli di un novembre di sangue, mi

spara in faccia intolleranza, luoghi comuni e idiozie di ogni genere. Non giudico. No, mi tiro solo fuori. Riflettere, conoscere, ascoltare chi conosce più cose di me. Meglio. Intanto scappo dalla mischia di parole. Per rispetto soprattutto. E mi guardo intorno per provare a combattere con la bellezza e con il sentimento l’odio e la paura. La radio è un punto fermo. La notte del lunedì l’unica casa che non ho cambiato mai. Oddio no, non è vero, visto che prima di via Rosso Fiorentino c’era via Maso di Banco. Ma questo è un dettaglio. La verità è che lo studio radiofonico può essere ovunque. La luce di ta-glio che punta sul mixer, il microfono e la cuffia. Potrei essere a Toronto, a Tokyo o a Dicomano. Già, sto cercando storie di vita e trovo il nuovo di Neil Young. Che non è affatto nuovo. Lui vive

il presente un passo davanti a tutti e guarda oltre anche quando fruga nei suoi archivi. Una for-tuna. Se Dave Gahan con i Soulsavers è il best di questo autunno, Bluenote Café del geniaccio canadese è un racconto live di fine anni Ottanta, come quelli di This Note’s for You, disco inaspet-tatamente soul che mescola anima e invettive, fiati neri e prese di posizioni forti contro il way of life reaganiano e contro lo strapotere delle multi-nazionali e degli artisti venduti al sistema. Den-tro questo disco importante scelgo subito Twi-light, ballata ispirata e sublime. E ascolto il sax che chiacchiera affettuosamente con la chitarra. Sento l’anima che vibra mentre fuori è notte e la finestra è ancora affacciata sul buio di questi giorni di violenza, di paura e di dolore. Ringra-zio Neil che mi porta via. Per cinque minuti o poco più. Sembrano pochi, ma è un viaggio lun-ghissimo.

Trentacinque nella smorfia è il numero dei volatili. Un numero leggero, aereo, in ascesa.

Un po’ come Simone Graziano che al trentacin-que si lega nel 2015 a doppio filo. Trentacinque sono i suoi anni, Trentacinque è il suo terzo al-bum, il secondo come leader del quintetto Fron-tal (uscito a settembre per Auand Record). Fiorentino di nascita, crescita e vocazione, Gra-ziano dedica a Firenze, in maniera ideale, il suo album. Un lavoro denso, trasversale, maturo che esordisce – nelle note di copertina – con le parole di Vasco Pratolini “Firenze ha i miei trent’anni” ed esplora dalla prima traccia il rap-porto naturale tra la musica e la logica (mate-matica, psicologica). «Se per logica intendiamo organizzazione razionale di un discorso, essa è il mezzo attraverso cui posso dare forma a una vi-sione musicale» racconta Graziano che sembra avere un approccio quasi magico e spirituale alla propria vita e alla composizione. «Talvolta pen-so alla musica come alla luce delle stelle, sebbe-ne queste siano morte continuano a illuminare l’Universo per milioni di anni. Nel momento in cui scrivo musica, proietto una luce intrisa del mio passato verso il futuro.»Lo incontriamo prima dell’inizio della sua tournée promozionale e oltre a raccontarci del

rapporto con Pratolini al quale deve la scoper-ta dei quartieri di San Frediano, Santa Croce e Santo Spirito, i loro vicoli e le storie che vi abi-tano, ricorda con entusiasmo uno degli incontri fondamentali della sua vita: «La vita del musi-cista si fonda proprio sugli incontri con uomini straordinari. Nel mio caso l’uomo straordinario si chiamava Ornette Coleman». Incontrato a New York, in un pomeriggio d’inverno, per uno strano caso del destino, il celebre sassofonista

accolse Simone nel proprio studio a Manhattan. «In un attico open space, con le pareti ricoper-te di quadri d’arte contemporanea. Ci parla per tre ore Ornette, dopo averci accolto come se ci fossimo sempre conosciuti. Ci parla del senso della vita, dell’amore e del sesso. Della musica nemmeno una parola!»

foto: Angelo Trani

SIMONE GRAzIANO E I TRENTACINquE

CASA JAZZ di giulia focardi

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Dicembre rappresenta per molti la famigera-ta corsa ai regali. Quest’anno non riduce-

tevi all’ultimo minuto come sempre. Eviterete stress, sudore e soprattutto di sbagliare. Siccome Lungarno vi vuole bene, ecco cinque indirizzi in base a chi regalare cosa.

il Foodie - Dolce Emporio Borgo San Frediano 128 r - www.dolcemporio.comQuesto negozio è una delle vere gemme dell’Ol-trarno. A pochi passi da Porta San Frediano, si trova il Dolce Emporio, conosciuto in tutto il mondo per le sue delizie dolci, ma anche sala-te. Un consiglio: provate i biscotti delle nonne di San Frediano. Farete contento un foodie a voi caro.

l’artista - Officine Noravia dei Preti 2-4 r - www.officinenora.itL’artista è sempre difficile da accontentare. Re-galategli un corso da Officine Nora, il nuovo laboratorio di oreficeria di Santo Spirito, dove si impara l’arte di fare i gioielli. Non importa es-sere Chopard per parteciparvi e a fine corso si portano a casa le proprie creazioni.

il fashionista alternativo - Société Anonyme via Giovan Battista Niccolini 3www.societeanonymestore.comLe marche di questa boutique sono così ricer-cate, da poter sembrare anonime a molti, ma il vero fashionista saprà riconoscere un Comme de Garcons da un Freitag.

l’ecologista - Jane H.via Bartolini 1 r - www.harmanjane.itIn ogni famiglia che si rispetti c’è un ecologista. Vi chiede se mangiate cibi a chilometro zero e se usate la bicicletta invece della macchina.

Accontentatelo quest’anno e regalategli qual-cosa da Jane H., concept store di oggetti in legno eco di ogni tipo. Chiedete delle riproduzioni in legno dei monumenti fiorentini.

il viaggiatore - Patti & Co. via de’ Federighi 10 r - Patty & Co. su FacebookNon a caso il secondo nome di questo vintage store è raccolta di oggetti straordinari da tutto il mondo. I due proprietari viaggiano per il globo alla ricerca di pezzi di antiquariato unici. Servizi da caffè, bigiotteria, abiti, valigie e mappamondi.

PRÊT-À-PORTER di alice cozzi22

A CIASCuNO IL SuO

NODI DA SCIOGLIERE di martina milani

pROVIAMOA CApIRCI

Esiste qualcosa che si muove, muta e si rinno-va quanto il linguaggio? Può darsi, anzi c’è

di sicuro, ma qui non ci interessa perché proprio del linguaggio vogliamo parlare e principiare (come avremmo detto nella Vecchia Firenze) da una domanda ci aiuta a stimolare la curiosità. Ecco, questa è retorica, un piccolo trucco della lingua italiana che ogni giorno vestiamo come un abito alla moda a cui sono appesi anche gli accessori del passato e i monili ereditati dalla fa-miglia (io per esempio a volte me ne esco fuori con un poeri a noi). Tante lingue all’interno di una sola. Diversissime le lingue del mondo. Ma come fare a capirci? Se lo sono chieste Francesca Bazzanti, France-sca Bensi, Chiara Caparello e Margherita Polizio che nel 2014 hanno fondato LiMo – Linguaggi in Movimento. «Offriamo servizi e strumenti per facilitare l’apprendimento della lingua» dice Chiara, una laurea in Filosofia e una scrivania condivisa con le tre socie a Impact Hub Firen-ze. Sono partite dal presupposto che in un’epoca globale e in una società multietnica il linguag-gio è uno strumento fondamentale. «Molti mi-granti – spiega Francesca Bazzanti – oltre a non

conoscere l’italiano, hanno un livello basso di scolarizzazione quindi non sono abituati a usare i libri di testo o a seguire una lezione frontale. Con queste persone occorre inventarsi dei me-todi nuovi di insegnamento che variano a secon-da delle loro esigenze ed esperienze.» Partire dal bisogno significa anche facilitare l’apprendi-mento della lingua in vista di un lavoro. Per que-sto LiMo collabora con agenzie formative e in-terinali affiancando gli stranieri che frequentano percorsi di inserimento lavorativo e aiutandoli

a comprendere il lessico settoriale degli addetti al magazzino, aiuto cuoco, pellettieri e pizzaioli. Poi ci sono i corsi personali di italiano per la pa-tente e la formazione insegnanti sul bilinguismo.Mi viene in mente mio nonno che seduto al ta-volo della cucina risolveva i cruciverba e quando non gli tornavano li faceva tornare, inventando le parole e annerendo a penna le caselle rimaste vuote. Quello era il suo linguaggio in movimen-to.

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Cavalli, David Bowie e strade illuminate, ecco i protagonisti del dicembre pratese.

Siamo una città di nostalgici e l’inverno è la nostra stagione. Rimembriamo i tempi andati dei telai accesi di giorno, di notte e di quando Giovanni Lindo Ferretti veniva a cantare al Cencio’s A tratti e Palpitazione tenue. Per il se-condo inverno consecutivo il “signore delle parole”, ormai appassionato soltanto di equini maremmani e frisoni, torna a Prato. Con il suo teatro barbarico equestre, lo spettacolo si chia-merà Oracolo d’inverno e si svolgerà domenica 20 dicembre alle ore 15.00 all’interno del Ca-stello dell’Imperatore, in piazza delle Carceri (ingresso gratuito con prenotazione). «Umani-tà e bestialità, ci sorprendono nel loro manife-starsi: esperimento e messa in atto di un arcaico patto e di tutto ciò che ne consegue» si legge nella presentazione. Io sto bene, io sto male, io non so come stare verrebbe da commentare. Comunque non diciamo niente di nuovo se dichiariamo che Ferretti o lo si ama in tutto il suo essere artista, poeta, punk di ieri e di oggi, benché pettini i cavalli con le spazzole e reciti il

vespro, o lo si odia all’ennesima potenza per il suo amore per Ratzinger. Noi facciamo since-ramente parte della prima categoria e andremo di sicuro a vedere questa sua nuova impresa.  Altro nome che ormai possiamo inserire nella categoria di quelli “che fanno un po’ il cavolo che gli pare” è quello del secondo protagonista del dicembre pratese – anche lui provenien-te dal passato. No, non è David Bowie, non quello vero. Di certo è uno dei suoi discepoli italiani meglio riusciti: Andrea Chimenti. L’ex cantante dei Moda (senza l’accento, ci racco-mandiamo) proporrà al teatro Metastasio il 22 dicembre uno spettacolo dedicato al Duca bian-co, accompagnato da una grande orchestra sin-

fonica. Proprio lui che con la sua band riuscì a farsi produrre un disco da Mick Ronson, che di Bowie e dei suoi Spiders from Mars era il chitar-rista e che durante gli inizi della sua carriera con Ziggy Stardust c’è andato a braccetto. Tra i brani non mancheranno Life On Mars, Space Oddity, Rock’n Roll Suicide e altri capolavori della lunga carriera di Bowie. Nella stessa serata saranno interpretate musiche di Schumann e di Beetho-ven con l’incipit della Quinta Sinfonia. Un mix molto particolare che potremmo commentare a brucia pelo con le parole che cantava Fiumani, ossia “Andrea torna al rock”, e che non mancherà di incuriosire i più. Proprio perché sarà senz’al-tro un gran bello spettacolo.

Nel dicembre1985 una famiglia media italiana faceva quat-tro telefonate al giorno e 120 al mese per le quali pagava

alla Sip 40.332 lire. Aldo Serena segnava parecchi gol nella Juve e il principe Andrea aveva appena conquistato la rossa Sarah Ferguson. Il generale inverno, appena arrivato, cominciava a far sentire i suoi effetti. Con la tipica rassegnazione natalizia che ti divora l’adolescenza e la giovinezza mi preparavo a vi-vere, nella mia prima stagione da studente ripetente, quelle fe-ste alla vigilia delle quali avevo rimediato l’ennesima fregatura sentimentale. Nemmeno il pensiero dell’imminente Capodan-no a Barcellona, sostanzialmente il primo vero viaggio da solo, aiutava a rendermi un po’ allegro. Firenze spumeggiava ancora di moda e new wave, e si preparava a essere la seconda Città Capitale della Cultura Europea per l’incipiente 1986. Leggen-do un’inchiesta giornalistica su un un’importante rivista, però, si incontravano autorevoli e discordanti pareri sul fatto che la notte a Firenze non fosse più quella di una volta. Alla Pergola c’era in scena Lavia, al Maggio Zubin Mehta. E la pellicola più gettonata a Natale era Rambo 2 la vendetta, “sign of the times” verrebbe da dire. John J. Rambo non sbagliava un film, ma non cancellava nemmeno lo spleen adolescenziale. Natale con mol-to Topexan e pochi sorrisi, sotto le luci che allora ti facevano dire davvero ecco, pare di essere a Natale.

NATALE A pRATO

I PROVINCIALI di pratosfera24

fIRENzE, 1985

lezioni di ginnastica culturale per fiorentini

PALESTRA ROBUR di leandro ferretti

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CARO CUORE NON BUTTARTI GIÙ di carol & giuki

L’istinto in questo periodo è sempre lo stesso. Quando il bipede mette in casa l’albero io

mi avvicino, odoro un po’ e poi devo necessaria-mente marcare il territorio. Anche gli urli sono sempre gli stessi. Siamo dei terribili abitudinari io e il mio bipede. Da piccolo mi volevano far credere che a Nata-le venisse quel San Bernardus grosso e peloso a portarmi ossetti e biscotti, ma poi ho capito che era quel deficiente su due piedi a mettermeli sot-to il cuscino, muovendosi in punta di piedi per non far rumore. Ancora oggi non ha inteso che faccio la guardia anche mentre dormo. Certo, non che questa scoperta mi abbia disperato: a me quel tipo di amici giganti hanno sempre fat-to paura e anche un po’ schifo, con quella testa grande e i filamenti di bava che colano a terra. Sono dei bestioni trogloditi, ma San Bernardus, be’, sarebbe stata un’eccezione ben gradita. Per non far dispiacere il mio bipede anche quest’an-no ho scritto la letterina. Ho pensato che queste feste io le avrei passate al caldo, sotto un tavo-lo ricco di sorprese cadenti e parecchie carezze mentre fuori c’era qualcuno meno fortunato di me. Parlo di quei diavoli di gatti, ma anche dei miei amici quadrupedi che non potranno stare

in casa perché hanno perso il bipede. Ho pensa-to che avrei potuto chiedere qualcosa per loro. A Sesto Fiorentino c’è il Canile di Termine. Sostenuto dall’Associazione Unione Amici del Cane e del Gatto, cercano di trovare rifugio ai miei amici sfortunati, dando cibo e assisten-za, nella speranza di dare loro una casa. In quel posto c’è sempre bisogno di aiuto: cibo, coper-te, lettiere per quei diavoli, qualche medicinale e una carezza che non fa mai male. Quest’anno poi hanno pure inventato un bel calendario del 2016 con le foto di chi abita o ha abitato il ca-nile: un bel ricordo e un contributo economico per sostenere le spese della struttura. Allora ho preso carta e penna e ho scritto (anche se il pol-lice opponibile non ce l’ho!). “Caro il mio San Bernardus, quest’anno non perderti in giochi, palline o altre chincaglierie che rosicchierei in un secondo. Lascia stare pure quei biscotti bio-logici che non mi sono mai piaciuti. Quest’anno ti chiedo di pensare agli amici del Canile di Ter-mine. Prendi la borsa e portala a loro. Farà fred-do in questi giorni e una coperta donerà più spe-ranza. E se proprio vuoi fare il miracolo, invita i bipedi a dare loro un’altra possibilità. Convincili ad aprire la porta a quei musi che non sorridono

da giorni. Perché anche l’adozione è un dono. Un dono di vita a chi sarà per sempre fedele”. Sotto c’ho messo la firma, Nanni The Pug, l’ho imbustata e l’ho messa vicino l’albero. E visto che c’ero ho marcato nuovamente il territorio. Buone Feste cari bipedi!

Ci siamo. Sta per arrivare. Bukowski sostene-va che “è Natale da fine ottobre. Le lucette

si accendono sempre prima, mentre le persone sono sempre più intermittenti. Io vorrei un di-cembre a luci spente e con le persone accese.” Provate a dire il contrario se ne avete il coraggio. È un’intermittenza che si manifesta in ogni am-bito della nostra vita e l’amore non ne è esente. Pronti? Pronti!

Care Carol&Giuky, ho un problema di nome Facebook. Secondo voi è normale che il mio fidanzato lo utilizzi per guardare sempre le foto di altre con cui è stato e di signorine che amo definire panterone da selfie. Per me sta diventando insopportabile, e finiamo sem-pre per litigare su questo argomento. Come farlo smettere? LetiziaCara Letizia, ma di cosa stiamo parlando? Cioè state… no, stai! Ma tu come lo sai? Ah, sei an-data a sbirciare nel suo profilo eh?! L’ho fatto anch’io, ma sapevo cosa avrei trovato (e così è stato, ma lasciamo stare sennò mi innervosisco). Che ti importa se guarda altre su Facebook? A cosa porta arrabbiarsi? Ma ti rendi conto che

stiamo parlando di un social network? Il con-trollo cronologia è davvero l’ultimo passo pri-ma della pazzia, secondo me. Accenditi Letizia, metti in moto neuroni e sinapsi: ho capito che Facebook ne ha separati di più che la seconda Guerra mondiale, ma stiamo parlando di una realtà virtuale!

Ciao ragazze, sono Gianluca. Dalla scorsa primavera ho cominciato a frequentare una ragazza molto carina con la quale ho molti interessi in comune. Non mi sento di dire che siamo una coppia nonostante io veda solo lei più volte a settimana. Poco tempo fa mi ha confessato il suo amore e che vorrebbe qual-che sicurezza in più da parte mia. Però ho paura che la monogamia non faccia davvero per me: sono spesso tentato da altre situazio-ni quando esco con i miei amici anche se fino ad ora non sono mai andato oltre semplici flirt. Non so se ho voglia di avviare una rela-zione seria con una persona quando potrei fare ancora altre esperienze. Vorrei parlarle di tutto questo prima che accada l’irreparabi-le, ma non credo voglia una relazione aperta.

Davvero? E cosa te lo fa pensare che non la pren-derebbe bene? Il fatto che ti abbia detto che è innamorata di te? Credo che se la frequenti dal-la scorsa primavera, ti sarai pur fatto un’idea se vuoi starci o meno. Se non è la monogamia che vuoi perché hai paura di cadere in altre tentazio-ni, sii chiaro. Se non merita fedeltà, merita co-munque il tuo rispetto.

pER LE fESTE, SIATE BuONI: SpEGNETE LE LuCI E ACCENDETE I NEuRONI

CARO SAN BERNARDuS

IN CITTÀ TUTTO TRANqUILLO di nanni the pug 25

scrivi a [email protected]

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NIENTE PANICO di tommaso ciuffoletti26

LA SCIABOLATA di riccardo morandi

NOI SIAMO I GIOVANI

J ingle Bells, suonano le campane. Last Christmas, l’ultimo Natale, che alla fine

sembra un film di Lars Von Trier. Tu scendi dalle stelle, l’inno perfetto per una setta di contattisti che aspettano astronavi da Nibiru. Astro del ciel, in pratica il contendente italiano a Goldrake.Ci siamo signori: allacciamo le cinture e tor-niamo bambini. Anche se quei bambini che credevano a Babbo Natale, quel signore che so-miglia nell’aspetto a Karl Marx e nel carattere a Pierluigi Bersani, sono cresciuti in fretta. La letterina, che un tempo era una sorta di lista di prescrizione come il diktat dell’Unione Europea alla Grecia di Tsipras, è sparita. Siamo arrivati all’estremo opposto. Il regalo diventa una forma di redenzione: con lo stesso paradosso con cui stiamo attenti a non spreca-re un goccio d’acqua, nonostante la Terra sia composta al 70% da H2O, la frenesia del riuso ha contagiato anche il nostro status, facendo del regalo a sua volta uno spreco. La fine della Pri-ma Repubblica, quando si acquistavano le auto nuove, piccole ma nuove, e l’avvento delle com-pagnie aeree low-cost e dell’Erasmus hanno im-posto non solo il dramma della cannella in tutte le torte di mele, ma hanno condotto a un abomi-

nio ideologico. Peggiore del gustare una fetta di pandoro con dello Champagne. Peggiore di un menù di Capodanno del 1985 con le crepes af-fogate e infiammate nel Mandarinetto Isolabel-la (che poi non si è mai capito che liquore sia). Sono arrivati i regali riciclati. Un’orgia di agende delle più disparate banche italiane ha distrutto le nostre feste, esplose insieme a penne stilogra-fiche Aurora (nel migliore dei casi), candele o candelabri di un gusto tale che nemmeno a casa Memphis, quella di Ricky Memphis, avrebbero potuto essere sfoggiate.Dovevano dircelo prima, magari al telegiornale. Il 20 dicembre 1998 sarebbe dovuto essere va-rato un decreto legge per la liberalizzazione dei regali riciclati; almeno avremmo capito che sta-vamo oltrepassando il limite. Avrebbero dovuto avvisarci che dopo il giro subdolo dei vini itine-ranti di cena in cena, responsabili di situazioni in cui abbiamo aperto esterrefatti bottiglie di Chianti 1976, il livello era salito fino ai regali di Natale. E tralasciamo la versione metafisica del regalo riciclato, ossia quella della “pesca di Nata-le”, in cui il dono non solo non ha un acquirente definito, ma nemmeno un destinatario. Follia.Il regalo riciclato non è un risparmio e farne uno

nuovo non è uno spreco. Nemmeno se regalate il cofanetto di Elvis, anche se gli interessati l’a-vevano già in casa, per ascoltare solamente Blue Suede Shoes.Andiamo a prelevare e acquistiamo qualcosa, seppur piccola. Almeno quel regalo sarà nostro. Evitando, magari, calzini a scacchi impossibili da indossare a meno che non si suoni con Björk. Buon Santo Natale.

SAVE THE GIfT

Non sono giorni facili e non c’è un cazzo da aggiungere. Quindi parleremo d’altro. Di

disimpegno, di surf, di isole Canarie, di bionde olandesi, bionde svedesi, bionde norvegesi, mi-lanesi, torinesi, siamo venute qua perché vorrem-mo lavorare con i surfisti, ora lo chiamano lavora-re. Cocktail, birre, papas arrugadas, vinho verde, sbornie, sbornie moleste, barbecue, feste in pisci-na, ciao come stai, hola cómo estás, hi how are you, insomma ti va di scopare? La banalità del banale. Quando sei là fuori siete solo tu e la tua onda. Essere in un tubo è la sensazione più bella del mondo. Tutto si ferma e per un attimo ti sembra che Dio si sia fatto liquido intorno a te. Spero che quel Dio liquido ti punisca per quello che hai det-to. Ehi, ciao ho i capelli biondi bruciati dal sole, la pelle abbronzata bruciata dal sole, gli occhi azzurri bruciati dal mare ed è come un’uniforme. Voglio bruciarmi anch’io. Ma niente evoca, dalle profondità recondite dell’abisso, il mio stakano-vismo. Niente quanto l’adesivo go surfing work sucks, che da questa parti va parecchio di moda. Tatuaggi, tatuaggi maori, tatuaggi simbolici, mi-stici, fallici, esoterici, esotici, asiatici, ridicoli, questo l’ho fatto per mio figlio. Spero che tuo fi-glio ne sia orgoglioso. Il suo nome sul tuo bicipite

destro che potrà mostrare ai propri figli quando sarà grande. Guardate bambini, qua tra queste ru-ghe è dove il nonno si tatuò il mio nome: Aloha. Chiamare un figlio Aloha e mantenerne la patria potestà. E tatuaggi di donne che perdono di vi-sta il punto. Banalmente il punto è che i tatuaggi femminili sono stati sdoganati dal porno. Perché nell’era del bisturi degli anni Ottanta e Novan-ta, che tutto omologava, le pornostar, tra labbra gonfie, tette rifatte e zigomi piallati, avevano il problema di farsi riconoscere dai propri fan. E considerate che spesso non venivano esattamen-te inquadrate in viso. Così il tatuaggio in luoghi strategici serviva per renderle riconoscibili. Sul pube, sulla chiappa, sopra il culo, sulle caviglie strette tra le mani dell’attore di turno. La funzio-ne del tatuaggio, insomma, è la stessa in nome della quale si è sempre marchiato il bestiame, identificare. In quel caso per sapere chi fosse il padrone. Mi dispiace per voi donne emancipate con il tatuaggio sulla caviglia, farfalline pubiche, ma a farvi scuola sono state le attrici porno. E a far scuola a loro sono stati i capi di bestiame. Amen. Siamo l’esercito del surf.Combatteremo per voi.Buon Natale.

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STELLE di faolo pox - disegni di aldo giannotti 27

La fine dell’anno ti rende nervoso, tra ottobre e novembre hai accumulato qualche fastidio di troppo che rischi di sfogare a dicembre per col-pa di un piccolissimo screzio o di una spiega-zione data male. Spero che tu riesca a evitare l’esplosione e la successiva crisi del “oddio cos’ho fatto?”. NUMERO 10 DEL MESE: Roberto Mancini

Fuggi dai bilanci come un gatto fugge dall’ac-qua, a prescindere dai risultati. Sono proprio i bilanci che a volte ti infastidiscono e che non reputi molto importanti. Ma questa volta il bi-lancio è positivo su quasi tutta la linea. È stato un anno del quale puoi essere fiero, torello. Sfotti gli avversari e goditi la fascia da capitano.NUMERO 10 DEL MESE: Francesco Totti

Che dire del tuo anno gemelli? Una stagione dove hai segnato delle punizioni dal limite pen-nellate al 7, ma dove hai anche sparato qualche rigore addosso al portiere. Per i tuoi detrattori sarà l’anno “no”, per altri invece l’anno della ma-turità. Analizza le tue prestazioni volta per volta e fai tesoro della tua altalena nel 2015. L’anno è finito.NUMERO 10 DEL MESE: Dejan Savicevic

L’aria da disturbatore che hai addosso si è mo-strata in modo maturo per tutto l’anno e a di-cembre ti accorgerai dei frutti – buoni – che hai seminato. Perché potrebbe essere l’anno in cui hai capito che la tua natura va espressa e non repressa, e per ogni cartellino rosso ci sarà sem-pre qualche tifoso in più che stimerà la tua eclettica polemica.NUMERO 10 DEL MESE: Carlos Valderrama

È stato un anno in cui hai dovuto fare a tratti il fantasista che inventa, e a tratti il realizzatore, quello che la butta sempre dentro anche di rim-balzo, senza troppi gesti estetici. Questo ti ha portato a vedere solo la porta, ma meno chi ti fa i cross, gli allenatori, il fisioterapista o semplice-mente chi ti passa la palla. Si gioca in undici, si-gnifica che per fortuna non sei da solo, leoncino. NUMERO 10 DEL MESE: Romario (de Souza Faria)

Il tuo tratto schivo e sempre dentro le righe ti fa godere in modo pacato ed esultare in modo rabbioso, ma mai fastidioso. È un tuo tratto po-sitivo, una gara sempre con te stesso intervalla-ta solo da qualche confronto esterno. Ma fai bene a metterti alla prova, a riflettere e a cercare sempre il modo più tuo di tirare i calci piazzati che la vita ti offre.NUMERO 10 DEL MESE: Roberto Baggio

È questo tratto incompleto che risulta in tutto il 2015 e anche a dicembre dirà la sua. Potresti essere un campione, ma sembri esserlo solo per i pochi estimatori che ti vivono quasi come un mito, quindi distante dal modo in cui ti vedi. Datti alle cose semplici bilancia, e sfrutta le oc-casioni scegliendo la cosa migliore per te ades-so e per il futuro.NUMERO 10 DEL MESE: Zico (Arthur Antunes Coimbra)

Incredibile il tuo fine anno. Sarà un dicembre pazzesco, forza fisica, visione di gioco, simpatia, brillantezza, gioco di squadra, sei il giocatore che tutti vorrebbero, sei attraente, porti il risul-tato e fai divertire. Credi che sia un caso? Se-condo me no, è frutto del talento che sai di ave-re e dell’allenamento che troppe volte hai sottovalutato.NUMERO 10 DEL MESE: Ruud Gullit

Se sei stanco di tutti quegli allenatori che non hanno mai saputo valorizzare le tue qualità, se sei stufo di giocare fuori ruolo, allora effettua delle scelte radicali, scendi di livello e gioca par-tite meno impegnative, perché Saturno ti met-terà in crisi con un attacco travolgente e una difesa marmorea e tu dovrai trovare mille solu-zioni per segnare.NUMERO 10 DEL MESE: Gheorghe Hagi 

Tenere insieme la squadra, non farsi influenza-re da voci che provengono da fuori dello spo-gliatoio, cercare di dire poche parole e rappre-sentare un punto di riferimento mantenendo un profilo basso, ma concreto. Questa è la ricet-ta per chiudere l’anno bene e affrontare un 2016 che porterà sudore, tanto sudore, ma an-che trofei.NUMERO 10 DEL MESE: Lothar Matthaus

Bisogna scegliere con il cuore e anche con il porta-foglio, capire quando un ciclo è finito e andarsene con stile alla ricerca di nuovi stimoli senza mai di-menticare chi ti ha permesso di essere quello che sei. Ma meno sentimentalismi e più sentimenti. Cose concrete, verticalizzazioni, assist e finte in mezzo al campo che allargano la visuale.NUMERO 10 DEL MESE: Manuel Rui Costa

Sottovalutato da chi ti opprime e basta, esaltato da chi ti lascerà spazio e campo libero e ti farà sentire un oggetto prezioso. La stabilità che stai cercando è un po’ questa, trovare un posto dove fermarti e magari mettere delle radici facendo i conti anche con le tue paure. Perché alla fine fa piacere fermarsi un po’.NUMERO 10 DEL MESE: Dennis Bergkamp

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CORSO DIDISEGNOIl primo passoper essere un artista!

Silvano Mezzatestahttp://frame72.blogspot.it/

www.scuolacomics.com

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ESERCIZI DI STILE / gabrieleametrano.com

ATLANTE DELLE MICRONAZIONIdi Graziano GrazianiQuodlibet - pp. 378

È il sogno più comune avere un nostro spazio. Un luogo in cui possiamo decidere regole che non appartengono agli altri, inventare diritti e allontanare i doveri. Da bambini cominciamo con un tappeto, poi l’armadio, per giungere da grandi allo spazio della famiglia, la casa. Ma oggi possiamo dirlo: i nostri sogni e le nostre isole felici sono state ben superate da coloro che hanno pensato in grande. Non un casset-to, una stanza, una villa; al mondo ci sono uo-mini che hanno sognato nazioni e sono riusci-ti nel loro intento (e almeno in parte lo hanno realizzato). Atlante delle micronazioni è uno di

quei volumi che ti capitano in mano gironzolando tra gli scaffali della libreria. Si guarda il titolo, si pensa a qualche buffa combinazione tra piccolissime nazioni, fantasie dell’autore e una impossibile cartina. Poi invece lo sfogli e capisci che Graziano Graziani ha dedicato del tempo a raccogliere dati, storie e costituzioni di nazioni esistenti, non riconosciute ma reali. Edito dalla Quodlibet, questo atlante racconta stati che hanno chiesto la propria indipen-denza, ma il cui diniego è stato chiarito legittimamente. Le micronazioni hanno una popo-lazione ristretta (620 cittadini come l’Isola di Shark, 320 come il Principato di Seborrea o zero come nel Regno di Redonda), una superficie limitata o idealmente illimitata (Celestia, Nazione dello Spazio Celeste non ha confini) e una formazione che naturalmente risulta piuttosto eccentrica. Non hanno validità giudica, non hanno esercito né riconoscimento, ma vivono nella testa dei propri abitanti che spesso scrivono costituzioni e seguono le regole. La Costituzione di Užupis recita “Tutti hanno il diritto di morire, ma non è un obbligo” (art. 3) o “Un cane ha diritto di essere un cane” (art. 12). Riflettendo su questi dettami, stabiliti dagli abitanti di un paese di mezzo chilometro quadrato posizionato nei Paesi Baltici e fondato da Frank Zappa, possiamo giustamente capire che la questione delle micronazioni è seriamen-te divertente. Se però leggiamo l’articolo 16 la voglia di attraversare i confini è impellente: “Tutti hanno il diritto a essere felici”. Siete pronti anche voi a cambiare nazione?

IDENTITÀ LETTERARIENome: Paolo Cognome: GiordanoAnni: 32 Altezza: 1,83 mPeso (lordo, con i vestiti): 84 kgCittà in cui risiedi: TorinoCittà in cui vorresti vivere: Los AngelesSegno zodiacale: SagittarioTatuaggi: NoOrecchini e/o piercing: NoUltimo libro pubblicato: Il nero e l’argento(Einaudi)Prima lettura nella vita: Un libro su tre bambini-esploratori dello spazio, credo. Ricordo le immagini, ma non il titolo. Se lo scovate ve ne sarò grato a vita.

Un libro che hai cominciato ma non hai mai finito di leggere: Viaggio al termine della notte di Louis-Ferdinand Céline, che amo enormemente, ma che mi sovrasta e schiaccia.Un film che non ti stancheresti mai di rivedere: Marie Antoinette di Sofia CoppolaLa vacanza più bella finora fatta: L’Islanda, sempre.La citazione che più ami: «E l’anima lenta gli svanì nel sonno mentre udiva la neve cadere lieve su tutto l’universo, lieve come la discesa della loro ultima fine su tutti i vivi, su tutti i morti» ( J. Joyce, I morti)

LA FIGLIAdi Clara UsónSellerio - pp. 496

Ci andiamo in vacanza, ci meravigliamo della bel-lezza delle coste e dell’entroterra. La Jugoslavia era un unico stato fino a poco più di vent’anni fa. Oggi sei stati dividono un territorio che ha combattuto per l’indipendenza e che ancora trova ferite aper-te. Troppi silenzi e contraddizioni hanno celato la verità su cosa stesse realmente accadendo: la follia umana ha troppe maschere per farci comprendere subito le sue fattezze. La figlia di Clara Usón (Selle-rio Editore) è uno di quei libri da leggere con calma, cercando di entrare nel gran polverone di una guer-ra che non ha avuto vincitori, ma solo lutti. Prota-gonista è Ana, figlia di quello che verrà considerato “il boia dei Balcani”, Ratko Mladić. Quello che per lei è un padre affettuoso e un eroe della nazione serba per la storia è l’uomo dell’assedio di Saraje-vo, del massacro di Srebrenica, della pulizia etnica. Un viaggio a Mosca strapperà il velo dai suoi occhi. Perderà l’innocenza che credeva avere e con lei tutti quelli che non hanno voluto vedere la realtà.

PAROLE di gabriele ametrano 29

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TOP 2015I 20 DISCHI Dell’anno

lanternS on tHe lakeBeingsBella UnionFuori per Bella Union (grandiosa label di Beach House, Wild Nothing, The Flaming Lips) i Lanterns on The Lake vengono da

Newcastle e sono una delle più solide band della scena dream-pop britannica e che si è guadagnata molta attenzione dopo un lungo tour tra Europa e Nord America. Beings rafforza quanto di buono già fatto con il precedente Until the Colours Run. Certo, dall’Inghilterra negli ultimi anni sono uscite centinaia di band con questo stampo e cadere nel banale è sempre molto facile. I Lanterns on The Lake però, con le loro combinazioni di chi-tarre in crescendo tipicamente post rock e l’inquietudine degli accordi di pianoforte (onnipresente in tutta la tracklist), svelano un’armonia e una profondità che vi stuzzicheranno l’ascolto.

tropIC of CanCerstop sufferingBlackest ever BlackTropic of Cancer, il progetto della cali-forniana Camella Lobo, fa il suo ritor-no nella scuderia di Blackest Ever Black (Prurient, Raime, Vatican Shadow) con

un EP dal titolo Stop Suffering che fa da preview al prossimo full length in uscita nel 2016. La titletrack, come tutti i precedenti lavori dell’artista di Los Angeles, è una sequenza tra ritmi mini-mali e lugubri, synth nebulosi e voci cariche di eco e reverberi che mantengono quel mood malinconico e affascinante che si evocava anche in Restless Idylls. Se le sonorità rimangono ben riconoscibili, anche i testi restano in possesso di quell’animo fatalista anche se sembrano voler comunicare un nuovo modo di vivere la sofferenza, non più in modo arrendevole, ma come pretesto per la nascita di una nuova felicità. Difficile, straziante e bellissimo.

We are tHe CItyABove CluBSinnbusI canadesi We are The City sono la pro-va che esiste ancora un modo di scrivere dischi indie–pop senza risultare prevedi-bili e tradizionalisti. Dopo il precedente

Violent che riusciva a condensare l’indie di impronta Grizzly Bear con melodie vocali apertamente pop, tornano con Above Club, che esce ancora per la tedesca Sinnbus e attesta l’assoluto valore della band di Vancouver, capace di esaltare la voce dan-zante di Cayne McKenzie (Keep on Dancing) con inserti elet-tronici (Club Music) prendendo spunto anche dal prog–rock (Cheque Room). Il tutto retto da un songwriting imponente ed esclusivo. Non hanno paura di osare questi tre canadesi che meriterebbero molta più considerazione anche in Italia. Tempo al tempo, noi ci scommettiamo.

SUONI di gianluca danti30

[email protected]

My Bloody Valentine - loVeless (1991 - Creation reCords)

Quello dei My Bloody Valentine, nel febbraio del 2013, fu uno dei ritorni alle scene più esaltanti di sempre, seguito dalla realizzazione di un nuovo album di inediti M B V (PickPocket Rec), ventun anni dopo Loveless vera e leggendaria pietra miliare dello shoegaze. Quello di Kevin Shields fu indubbiamente il progetto musicale più innovativo a cavallo tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta. Una fantastico ibrido tra art-punk, noise pop e psichedelia che portò alla pub-blicazione prima di Isn’t Anything (1988 via Creation) poi nel 1991 di Loveless: un album allucinato e rarefatto, frutto di una sperimentazione sonora che avrebbe successivamente influenzato una band celebre come i Radiohead. La rivoluzione sonora parte proprio da Loveless, un disco trascendentale concepito per trainare l’ascoltatore verso un contesto diverso da quello reale e che ancora oggi non ha perso la sua grandezza e il suo fascino. Un patrimonio da tramandare.

CLASSIQUE C’EST CHIC

4. Panda Bear Panda Bear Meets the GriM reaPer (domino)

5. Julia Holter haVe you in My Wilderness (domino)

6. Florence + tHe MacHine hoW BiG hoW Blue hoW Beautiful (island rec)

7. cHelsea WolFe aByss (sargent House)

8. BeacH House dePression Cherry (subPop/Bella union)

9. sleater Kinney no Cities to loVe (subPop)

10. Mount eerie sauna (P.W. elverum & sun)

11. tHee oH sees Mutilator defeated at last (castle Face records)

12. GodsPeed you! BlacK eMPeror asunder, sWeet and other distress (constellation)

13. deerHunter fadinG frontier (4ad)

14. sexWitcH sexWitCh (Parlophone)

15. Holly Herndon PlatforM (4ad)

16. Viet conG Viet ConG (Jagjaguwar)

17. loW ones and sixes (subPop)

18. torres sPrinter (Partisan)

19. soKo My dreaMs diCtate My reality

20. east india youtH Culture of VoluMe (xl recordings)

1.

2.

3.

suFJan steVensCarrie & LoweLLasthmatic Kitty

JaMie xxin CoLouryoung turks

BJörKVuLniCuraone little indian

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Dio esiste e vive a Bruxelles

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